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spettAcOlO<br />
di NicOlettA teMperA<br />
Cardarelli, scenografo dell'anima:<br />
«La scena teatrale come microcosmo»<br />
Non sono solo gli attori sulla scena a far<br />
grande uno spettacolo. C’è un lavoro,<br />
dietro ogni opera teatrale o cinematografica,<br />
che ad alcuni può parere superfluo<br />
o semplice. Ma che è l’essenza stessa<br />
di uno spettacolo. Hic et nunc dicevano i<br />
latini. Qui e adesso. Quante versioni si conoscono<br />
di un classico come l’Amleto di<br />
Shakespeare? M<strong>il</strong>ioni.<br />
Più belle, meno belle, moderne, surrealiste,<br />
da teatrino parrocchiale. Cos’è che fa<br />
la differenza, allora? E’ l’arte di chi sta dietro<br />
le quinte, di chi manovra luci e ombre,<br />
di chi crea <strong>il</strong> mondo dove si snoda la vicenda<br />
teatrale: questo è <strong>il</strong> mestiere che si<br />
è scelto Pietro Cardarelli, artista dell’immagine<br />
e scenografo. Ascolano, classe<br />
1981, Cardarelli è uno dei migliori nel suo<br />
settore, con un curriculum da fare invidia<br />
ai ‘grandi’ (anche nel senso anagrafico<br />
del termine).<br />
«L’ambiente e le atmosfere sono, per me,<br />
la colonna sonora dello stato d’animo». In<br />
questa frase tanto semplice quanto profonda<br />
è racchiusa un po’ tutta la f<strong>il</strong>osofia<br />
di questo giovane artista.<br />
F<strong>il</strong>osofia formatasi alla ‘corte’ dei più<br />
quotati rappresentanti del settore: solo<br />
per citare alcune collaborazioni, nel<br />
suo curriculum compaiono stage e lavori<br />
con personaggi del calibro di Dario Fo,<br />
Vanessa Beecroft, Peter Brook, Leo Muscato.<br />
In tv, ha partecipato alla realizzazione<br />
di Rockpolitik con Celentano e<br />
l’Isola dei Famosi 3, mentre a teatro vanta<br />
allestimenti sia per l’opera lirica che<br />
per la prosa. Iscritto dal 2006 all’Asc (Associazione<br />
italiana Scenografi Costumisti<br />
e Arredatori) di Cinecittà, oggi ha<br />
all’attivo anche svariati lavori per note<br />
compagnie teatrali locali, come <strong>il</strong> Teatro<br />
Cast di Alessandro Marinelli o <strong>il</strong> Laboratorio<br />
Minimo Teatro.<br />
«La messa in scena dello spettacolo – spiega<br />
Cardarelli –, la vita che entra intimamente<br />
nel cuore e nell’immaginario del<br />
pubblico, nasce da un continuo scambio<br />
di idee dei vari componenti dell’equipe:<br />
dal regista al costumista, dai tecnici<br />
agli attori stessi, dal musicista ai ballerini<br />
<strong>il</strong> logos prende forma. Lo spettatore, persa<br />
la cognizione reale del tempo, dovrebbe<br />
abbandonarsi in un tempo oltre <strong>il</strong> tempo<br />
della sua anima». Costantemente ispirato<br />
all’opera onirica di Federico Fellini,<br />
al mondo nero e favoloso di Tim Burton,<br />
Cardarelli vede lo spettacolo come un<br />
costante scambio tra pubblico ed equipe<br />
teatrale. Tra le sue ultime fatiche, si annoverano<br />
le scenografie di «Fremito», per <strong>il</strong><br />
Teatro Cast, e del corto «L’ultimo partigiano»<br />
di Claudio Sest<strong>il</strong>i con Flavio Bucci (di<br />
cui <strong>Piceno33</strong> si è occupato lo scorso mese,<br />
ndr).<br />
Alla domanda: “cosa pensi del mondo<br />
culturale ascolano?” la risposta di Cardarelli<br />
è secca: «Praticamente è inesistente<br />
e ciò che di valido, da solo, riesce a spuntare<br />
tra l’indifferenza generale non è minimamente<br />
considerato. Colpa degli ascolani,<br />
ma anche e soprattutto delle istituzioni<br />
che danno spazio solo a chi ha già un nome<br />
noto e non si curano, minimamente, del<br />
resto».<br />
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Foto di Ignacio Maria Coccia
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