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le terme di Sardara all'inizio del XX secolo - Centro Studi SEA

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Roberto IbbaFurono questi personaggi illustri a spingere per la creazione <strong>di</strong> un comitato,presieduto dallo stesso Orrù, che riprendesse la vecchia idea <strong>del</strong>la questua in tuttal’Isola: ma la Sardegna post-unitaria versava in uno stato <strong>di</strong> grave povertà e laraccolta fon<strong>di</strong> non procurò l’effetto sperato. Il 20 gennaio 1862, il Prefetto invitava ilconsiglio comuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> <strong>Sardara</strong> ad affidare il progetto <strong>di</strong> ristrutturazione dei bagni auna società privata. Il Comune si <strong>di</strong>sse <strong>di</strong>sposto ad accordare ta<strong>le</strong> concessione, ma inSardegna non erano ancora presenti impren<strong>di</strong>tori in grado <strong>di</strong> portare avanti unprogetto che aveva il valore, comunque notevo<strong>le</strong>, <strong>di</strong> oltre 50.000 lire.Si cercò dunque <strong>di</strong> arrivare a un accordo tra Comune e Provincia, che impegnava ilprimo a cedere i terreni <strong>del</strong><strong>le</strong> vecchie <strong>terme</strong> e <strong>le</strong> sorgenti alla Provincia, e questa acostruire un nuovo stabilimento, non più nella località <strong>di</strong> Santa Maria de is Acquas,ma nel centro abitato. Si decise <strong>di</strong> riprendere il vecchio progetto <strong>del</strong> Cima, che fuinterpellato anche personalmente. L’accordo però sfumò, perché all’interno <strong>del</strong>consiglio <strong>di</strong> <strong>Sardara</strong> non vi era unanimità sulla cessione <strong>del</strong><strong>le</strong> <strong>terme</strong> alla Provincia.La Provincia avviò comunque degli stu<strong>di</strong> per verificare la fattibilità <strong>del</strong> progetto:facevano parte <strong>del</strong>la commissione istruttoria gli ingegneri Luigi Clau<strong>di</strong>o Ferrero eFilippo Vivanet, i me<strong>di</strong>ci Luigi Zanda e Giuseppe Marci, e i chimici Vincenzo Salis eEfisio Cugusi. La commissione, oltre a consegnare una descrizione sulla fatiscenza<strong>del</strong>la struttura dei bagni, lasciò anche una consistente nota spese che ammontava a757 lire e 15 centesimi 9 .I contrasti tra Comune e Provincia, sulla proprietà dei nuovi bagni da costruire e sullaloro localizzazione, non si attenuarono e si giunse a una ricomposizione soltanto nel1873. Fu nominata un’altra commissione presieduta dallo stesso Don Raimondo OrrùLilliu, de<strong>le</strong>gata a trattare con la Provincia e ad elaborare un nuovo progetto perl’erezione dei nuovi bagni. Si scelse <strong>di</strong> recuperare ancora una volta il vecchioprogetto <strong>del</strong> Cima, che però rifiutò l’incarico <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rezione dei lavori a causa<strong>del</strong>l’avanzata età. Si occupò dunque <strong>del</strong>l’aggiornamento <strong>del</strong> progetto l’ingegnereGiuseppe Dessì <strong>di</strong> Cagliari, che aumentò l’importo tota<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> spese a circa 80.000lire. Per recuperare maggiori fon<strong>di</strong>, il 28 maggio 1876, il consiglio comuna<strong>le</strong> decise<strong>di</strong> fissare lo svolgimento <strong>del</strong>la sagra <strong>di</strong> Santa Maria Acquas (inizialmente la data erafissata per la terza domenica <strong>di</strong> settembre e fu poi spostata al penultimo lunedì <strong>del</strong>lostesso mese per evitare concomitanze con altre feste) 10 . Il consiglio comuna<strong>le</strong> si riunìnuovamente per <strong>di</strong>scutere sul tema <strong>del</strong><strong>le</strong> <strong>terme</strong> il 16 ottobre 1876: dopo la relazione<strong>del</strong> consigliere Onofrio Carboni, il consiglio votò un atto che prevedeva larealizzazione <strong>del</strong>lo stabilimento secondo il vecchio progetto <strong>del</strong> Cima, aggiornato daDessì, la richiesta <strong>di</strong> finanziamento per un quarto dei costi alla provincia e per unquarto al Governo, e per la copertura <strong>del</strong><strong>le</strong> restanti spese l’emissione <strong>di</strong> 300 azioni<strong>del</strong> valore <strong>di</strong> 100 lire.È opportuno notare come in questi anni si sviluppi anche tra i Sardaresi, certo quelli<strong>di</strong> rango e istruzione più e<strong>le</strong>vata, l’utilizzo <strong>di</strong> termini che forse fino a qualche annoprecedente sarebbe stato <strong>di</strong>fficilmente immaginabi<strong>le</strong>: il ricorso ad un’offertapubblica <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> azioni è sicuramente un dato che fa rif<strong>le</strong>ttere sull’evoluzione<strong>del</strong><strong>le</strong> concezioni economiche e finanziarie. Da una concezione quasi fisiocratica <strong>di</strong>accumulo <strong>di</strong> ricchezza e <strong>di</strong> proprietà si passa a strumenti e terminologie più vicine aquel<strong>le</strong> <strong>del</strong> mercato contemporaneo.Nel maggio seguente <strong>le</strong> azioni furono incrementate da 300 a 500, e si fecero pressionisu Governo e Provincia per l’elargizione dei contributi. Ma il comitato, e<strong>le</strong>tto per la9 Cfr. MASCIA, Le <strong>terme</strong> <strong>di</strong> <strong>Sardara</strong> nella Sardegna <strong>del</strong>l’800, cit., pp. 81-86.10 Ivi, pp. 92-93.252

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