12.07.2015 Views

fonologia autosegmentale - Lettere e Filosofia

fonologia autosegmentale - Lettere e Filosofia

fonologia autosegmentale - Lettere e Filosofia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Laura VanelliLA FONOLOGIA AUTOSEGMENTALE: UN MODELLO DIRAPPRESENTAZIONE NON LINEARE1. Da che cosa è costituito il componente fonologico di una lingua?Che cosa individuiamo in un enunciato linguistico, un messaggio sonoro, dalla prospettiva dellivello fonologico?1.1. Aspetto “segmentale” o “melodico”: un segmento fonologico è un insieme di “trattifonologici”. I tratti definiscono il “contenuto” fonologico del fonema, che è dunque costituito da unfascio di tratti.1.2. Aspetto “sequenziale” o“prosodico”: l’enunciato viene suddiviso in gruppi di segmenti,costituenti chiamati sillabe, piedi, parola fonologica, ecc.Sillaba: sequenza di segmenti raggruppati attorno a un picco di prominenza o intensità sonora,chiamato nucleo.Piede: costituente composto da più sillabe di cui una prominente.1.3. Aspetto “soprasegmentale”: variazioni nell’intensità o nell’altezza dei segmenti che dannoorigine a vari fenomeni: accento, intonazione, toni.1.4. Aspetto “temporale”: nella misura in cui un enunciato si svolge nel tempo, va interpretatoanche come una sequenza di unità puramente temporali, indipendentemente dal loro contenutofonologico. A questo si devono i fenomeni di durata o quantità, che sono fonologicamentepertinenti: vocali lunghe o brevi, consonanti scempie o geminate.2. Nella <strong>fonologia</strong> generativa “classica” (Chomsky / Halle 1968) tutti questi aspetti vengono resiattraverso una rappresentazione lineare: un costituente fonologico è costituito da una sequenzalineare di segmenti, ciascuno dei quali porta non solo le informazioni segmentali in senso stretto,cioè la specificazione dei tratti “melodici” che lo compongono, ma anche le informazioni nonsegmentali. Questo significa che anche le specificazioni relative alla posizione nella sillaba,all’accento, al tono, alla durata vengono espresse come se fossero dei tratti e come tali vengonoinserite nella “matrice” (+/- sillabico, +/- accento, +/- H/L, +/- lungo).Questa soluzione ha una sua legittimità perché in ultima analisi l’enunciato È lineare: il nucleo disillaba È una vocale, l’accento / il tono “CADONO” su segmenti vocalici, SONO le vocali o leconsonanti a essere lunghe o brevi.1


3. PROBLEMA: ma questa rappresentazione unidimensionale è anche adeguata dal punto di vistadescrittivo e teorico per rendere conto dei fenomeni fonologici? Oppure la struttura lineare è solo il“punto d’arrivo” concreto di una organizzazione del componente fonologico che a un altro livello,più astratto è strutturato in modo diverso?4. IPOTESI: il componente fonologico ha, al livello soggiacente, una strutturazione non-lineare,multidimensionale, è cioè strutturato su più livelli. Ciascun livello è autonomo rispetto agli altri.Esistono dunque differenti moduli autonomi: quello segmentale o melodico (che raccoglie leinformazioni relative al contenuto fonologico in senso stretto), quello prosodico, il livello dellastrutturazione in sillabe, e i moduli soprasegmentali (quello dove si assegnano gli accenti e quellodi assegnazione dei toni).4.1 Per ogni enunciato / unità lessicale abbiamo su ciascun livello una rappresentazione di unastringa / sequenza di “autosegmenti” (= segmenti autonomi, da cui il nome di <strong>fonologia</strong>“<strong>autosegmentale</strong>”). Gli “autosegmenti” sono delle unità indivisibili, sono in ultima analisi delleunità di organizzazione mentale del componente fonologico.Ogni sequenza di autosegmenti sui diversi livelli costituisce un tier.4.2. Se la rappresentazione soggiacente è multidimensionale, bisogna però arrivare in superficie auna dimensione lineare. I segmenti dei diversi tiers si devono “sincronizzare”: questo avvieneattraverso le cosiddette linee di associazione, che indicano dunque la simultaneità nel tempo.4.3. La dimensione che fa da interfaccia tra i vari piani, dove convergono le linee di associazione èquella dello “scheletro” o “ossatura”: questo tier funziona com “metronomo”, in quantorappresenta il livello sul quale si susseguono le “battute” del tempo fonologico.5. IL PIANO TONALE (cfr. Goldsmith 1976)Argomenti a favore dell’autonomia del piano tonale:1) la velocità di vibrazione delle corde vocali, che determina l’altezza tonale, è un parametroarticolatorio autonomo, che può avere domini diversi, dato che può caratterizzare parte di unsegmento, un intero segmento, una sillaba, una parola;2


2) la stabilità, cioè la proprietà per cui la cancellazione una vocale non porta necessariamentealla cancellazione del tono ad essa associato, che viene associato ad una vocale adiacente (un tonosenza vocale associata);3) il fenomeno delle melodie tonali: in molte lingue tonali esiste un insieme finito di melodie,cioè specifiche sequenze di toni, che si comportano nello stesso modo indipendentemente dalnumero di sillabe della parola a cui sono associate (a più vocali è associato lo stesso tono).5.1. I toni nella lingua Margi (lingua chadica parlata in Nigeria) (cfr. Kenstowicz 1994: 312 ss.).In questa lingua si ha un’opposizione tra tre toni: alto, basso, ascendente: k y í ‘composto’, tì(‘mattino’ o ‘lutto’), fǐ (‘gonfiarsi’).Dal punto di vista descrittivo è però più adeguato analizzare il tono ascendente come unacombinazione di [basso] + [alto].Argomenti a favore: 1) stabilità del profilo tonale; 2) fenomento delle “melodie tonali”1) a. sál+árì ‘l’uomo’ (árì = suffisso definito)Regola: se la parola termina per V, questa devocalizza, cioè diventa una semivocale e perde il tono:(1) b. ?ímí+árì ‘l’acqua → ?ímj+árìc. kú+árì ‘la capra’ → kw+árìIl tono alto scompare, o meglio viene assorbito dalla V del suffissoMa se la V ha un tono basso:(2) d. tì+árì → tj+ǎrìe. hù+árì ‘la tomba’ → hù+ǎrìIl tono basso non si perde, ma va a formare un tono modulato sostenuto dalla V seguente.Insomma, il profilo tonale resta lo stesso.2) “Melodie tonali” presenti nei verbi Margi = specifiche sequenze di toni che si comportano nellostesso modo indipendentemente dal numero di sillabe cui i toni sono associati.Dato che il Margi ha tre toni contrastivi, ci si potrebbe aspettare che la tipologia delle opposizionidovrebbe aumentare, in ragione del numero delle sillabe, secondo una progressione geometrica: ades. 2 sillabe: 3x3 = 9, ecc.Invece, il numero dei toni rimane costante indipendentemente dal numero delle sillabe: il profilotonale si contrae o si dilata a seconda della lunghezza della trama sillabica.Ne consegue che i verbi bisillabici Margi hanno solo tre profili tonali: alto-alto, basso-basso, bassoalto.(3) a. [tédú] ‘cadere’ b. [gèrhù] ‘aver paura’ c. [pèzú] ‘deporre uova’3


I verbi monosillabici hanno ugualmente tre profili tonali: alto, basso, ascendente:(4) a. [sá] ‘smarrirsi’ b. [dlà] ‘cadere’ c. [hǔ] ‘crescere’La melodia è sempre la stessa: A, B, BA.5.1.1. Distribuzione del tono ascendente in Margi: o è il risultato della contrazione V+V o è larealizzazione della melodia BA nei verbi monisillabici.Come rendere conto di questa distribuzione? Nella <strong>fonologia</strong> lineare il tono ascendente può esserecaratterizzato solo attraverso un tratto specifico: [+/-ascendente], e non si può rappresentare in altromodo perché ogni specificazione del tratto marca il segmento (la V nel nostro caso) con + o -.Questo significa che non possiamo “tradurre” [+ascendente] come [-alto] [+alto]contemporaneamente.5.1.2. La rappresentazione dei toni nella <strong>fonologia</strong> <strong>autosegmentale</strong>.I segmenti fonologici e i toni costituiscono due sequenze su tiers diversi:V.... V.....A.... B.....Rappresentazione <strong>autosegmentale</strong> della distribuzione dei toni in Margi.1) Stabilità del profilo tonale nel caso della devocalizzazione:(5) a. k u + a r i b. t i + a r i c. h u + a r iA A B B A B B A BProcedura di associazione dei toni al tier segmentale:Principio della modulazione obbligatoria (OCP) (Leben 1973, Odden 1986, Yip 1988,): per ognicoppia di autosegmenti adiacenti a e b, a ≠ b. (O anche: autosegmenti identici adiacenti sono vietatinella rappresentazione lessicale di un morfema)Il principio prescrive che non è possibile avere due toni identici e adiacenti sullo stesso piano; sedue toni hanno la stessa specificazione, questa è unica ed associata ad entrambe le V: il tono adestra viene cancellato e quello a sinistra è associato alla V “libera”:(6) k u + a r iAConvenzione Universale di Associazione (Goldsmith 1976, Pulleyblank 1986):Principio di corrispondenza (mapping): associa biunivocamente i toni alle vocali procedendo dasinistra verso destra – o da destra verso sinistra, dipende dalla lingua – fino all’esaurimento dei tonio delle vocali):4


(7) a. k u + a r i b. t i + a r i c. h u + a r iA B B A B B A B(8) /i/ → [j] /u/ → [w]La regola in (8) lascia in (7b) e (7c) un tono B disassociato, cioè floating(9) a. k w + a r i b. t j + a r i c. h w + a r iA B B A B B A BPrincipio di scarico (dumping): se restano degli autosegmenti liberi (il tono in questo caso), questivengono associati alla V adiacente a destra:(10) b. t j + a r i c. h w + a r iB A B B A B2) Le melodie tonali: assumiamo che il verbo Margi abbia solo tre profili tonali:11) a. s a b. d l a c. v a lA B B A(12) a. t . d u b. g . r h u c. p . z uA B B AProcediamo ad applicare il principio di corrispondenza:(13) a. s a b. d l a c. v a lA B B A(14) a. t . d u b. g . r h u c. p . z uA B B APrincipio di scarico:(13) c. v a lB APrincipio di propagazione (spreading): se restano delle V libere, queste si associanoall’autosegmento adiacente a destra (il tono in questo caso) (per cui sembra che ci sia unapropagazione del tono):5


(14) a. t . d u b. g . r h uAB6. IL TIER TEMPORALE: LO “SCHELETRO”Lo “scheletro” è il tier dove si susseguono le “battute” del tempo fonologico (funziona dametronomo): dimensione che fa da interfaccia tra i diversi piani, dove convergono le linee diassociazione (McCarthy 1979, Halle / Vergnaud 1980, Clements / Keyser 1983, Kay / Lowenstamm1984, Hyman 1985, McCarthy / Prince 1986, Hayes 1989).Sullo scheletro vengono rappresentati i fenomeni fonologici che sono connessi con la “durata”.6.1. La rappresentazione delle consonanti geminate (Schein / Steriade 1986, Kenstowicz 1994: 410ss.)Sembrano avere un comportamento duplice:1. C geminata = CC (due consonanti). Si veda ad es. la sillabificazione delle geminate initaliano In pollo, ficco, metta la V tonica è breve, così come è breve davanti a CC (polso,fico, menta), mentre la V è lunga se è seguita da una C scempia (polo, fico, meta).2. C geminata = C [+ lungo] (segmento unico).6.2. L’integrità delle geminate (Kenstowicz / Pyle 1973): a. inalterabilità; b. inseparabilità.6.2.1. L’inalterabilità (Hayes 1986): le geminate non vengono sottoposte a regole la cuiapplicazione modificherebbe solo metà della geminata.Due esempi:A. In Ebraico biblico c’è una regola per cui le occlusive postvocaliche diventano fricative:(15) a. katab → kaTav b. yiktob → yixtovma: c. gibbōr → *givbōr, *givvōrSe le geminate vengono trattate come CC, si dovrebbe far ricorso a una regola piuttosto complicata.Dovrebbe infatti indicare che se la seconda C è identica alla prima, allora la regola non si applica,se invece è diversa, la regola si applica:d. yipgōš → yifgōšIn questo caso è molto più adeguato definire le geminate con il tratto [+ lungo]: allora è sufficienteinserire nella descrizione della regola il tratto [- lungo] e si evita così di applicare erroneamente laregola anche alle C geminate.6


B. In Persiano (cfr. Hayes 1986) si applica la regola:(16) /v/ → [w] / __ $ (in coda di sillaba)per cui, a partire da /nov/, si ha [novi:n] ‘nuovo’, ma [nowru:z] ‘nuovo anno’Se però la [v] è la prima matà di una geminata, la regola è bloccata:(17) [œvvœl] ‘primo’ e non *[œwvœl]Anche in questo caso, se le geminate vengono trattate come CC, la regola dovrebbe essereformulata in modo da andare a controllare se la C che segue quella in coda è identica alla prima:solo in questo caso la regola non si applica. Ma si tratta di una regola piuttoato implausibile: sivedrà più avanti perché non si applica con le geminate.6.2.2. L’inseparabiltà: le geminate non ammettono regole di inserzione di un segmento all’internodella geminata stessa.In un dialetto Berbero parlato nei monti del Medio Atlante in Marocco (cfr. Guerssel 1977, 1978)c’è una regola per cui:(18) Ø → [ə] / C__CC (C i C i oppure C i C j )(19) a. [s] ‘con’: [s wudi] ‘con burro’, [sə zzit] ‘con olio’b. [am] ‘come’: [am langliz] ‘come un inglese’, [amə tfunast] ‘come una mucca’,[amə ṭṭalyan] ‘come un italiano’Ma se abbiamo un contesto con una geminata iniziale = C i C i C, allora non si può inserire lo [ə] tra laprima e la seconda parte della geminata:(20) [tazzla] ‘correre’, e non *[tazəzla]6.3. La rappresentazione delle geminate nella <strong>fonologia</strong> <strong>autosegmentale</strong>.La “duplicita” delle geminate viene rappresentata in questo modo:(21) X XAUna geminata è formata da due segmenti sul tier dello scheletro, ma da un solo segmento (perOCP), sul tier segmentale (melodico).La struttura di una parola con una geminata, come ad es. asso, è allora la seguente:(22) σ σRRN C O NX X X XA S O7


6.4. Perché le geminate hanno la proprietà dell’integrità?6.4.1. Principio di uniformità o esaustività (Hayes 1986, Schein / Steriade 1986): il cambiamentodel contenuto in tratti di un segmento A richiesto da una determinata regola è possibile se e solo setutte le posizioni (slot) sullo scheletro soddisfano la regola in questione.Questo principio rende conto della proprietà della inalterabilità.6.4.1. 1. Riformuliamo in termini autosegmentali la regola del Persiano (v. 6.2.1.B):(23) /v/ → [w] / __ $(24) a. n o v r u: z b. œ v œ lX X X X X X X X X X X XN C O N N C O Nσ σ σ σIn a. il principio di uniformità è rispettato perché il cambiamento di tratti riguarda il segmento /v/che è collegato a un singolo slot, che soddisfa esaustivamente a descrizione della regola.In b. la regola non si può invece applicare perché violerebbe il principio di uniformità: infatti, peressere applicata esaustivamente, si dovrebbe applicare anche alla posizione associata all’onset, dalmomento che il segmento interessato [v] è associato a entrambe le posizioni sullo scheletro. Ma nonsi può applicare all’onset, perché la descrizione della regola fa riferimento alla sola posizione dicoda, dunque la regola non si può applicare esaustivamente.6.4.1.2. Riformuliamo in termini autosegmentali la regola del Ebraico biblico (v. 6.2.1.A):(25) /b/ → [f] / V___(26) g i b ō rX X X X X XPer il principio di uniformità, entrambe le posizioni associate al segmento sottoposto alla regoladevono soddisfare la descrizione della regola, ma in realtà solo il primo slot con cui è associato ilsegmento /b/ soddisfa il contesto postvocalico richiesto, mantre il secondo slot non lo soddisfa.Ciò significa che la regola si applica solo se il segmento che cambia è associato a un solo slot nelloscheletro, traduzione in termini autosegmentali del tratto lineare [-lungo].6.4.2. Principio del divieto di incrocio delle linee di associazione (No-Crossing Constraint)8


Questo principio rende conto della proprietà della inseparabilità.Regola di inserzione di [ə] nel Berbero(18) Ø → [ə] / C__CC (C i C i oppure C i C j )ma, se C i C i C allora non si applica: *[tazəzla].Proviamo ad applicare (18) anche a tazzla:(27) t a z l aX X X X X X X(28) a. A b. AX X XX X XC’è una violazione del principio del divieto di incrocio delle linee di asociazionePerché vige questo principio? Le linee di associazione stanno a indicare il sincronismo tra gliautosegmenti sui diversi tiers, cioè:(29) A B A precede BX 1 X 2 X 1 precede X 2Dunque: A X 1 precede B X 2(30) A BX 2 X 1A precede B come segmentoX 2 precede X 1 come unità di tempo.Ma, date le linee di associazione che indicano sincronismo, AX 1 precede B X 2 , ma anche AX 1 segueB X 2.6.5 Un altro argomento a favore dello scheletro: l’allungamento per compenso (cfr. Hayes 1989)La perdita di un segmento fonologico non implica necessariamente anche la perdita dellacorrispondente unità sullo scheletro. L’unità temporale rimane, ma siccome non può rimanere nonassociata, viene riassociata ad un altro segmento fonologico che risulta così “lungo”.(31) a. Latino: la caduta della [s] in coda viene compensata con l’allungamento della Vprecedente: NĬSDUS → NĪDUS , PRĬSMUS → PRĪMUSb. Turco: la caduta opzionale di [h] davanti a nasale o fricativa viene compensata conl’allungamento della V precedente: [mehmet] → [me:met], [kahve] → [ka:ve]9


(32) k a h v eX X X X X7. IL PIANO SEGMENTALE (O MELODICO)Nella <strong>fonologia</strong> lineare i fonemi sono rappresentati come un fascio di tratti fonologici non ordinati enon strutturati.7.1. Nella <strong>fonologia</strong> <strong>autosegmentale</strong> invece anche i tratti fonologici sono degli “autosegmenti",cioè per ogni tratto esiste un tier specifico autonomo rispetto agli altri (ad es. il tratto [continuo]è autonomo rispetto al tratto [nasale] o al tratto [coronale]).Argomenti a favore dell’autonomia dei tratti (Cfr. Odden 2005: 321 ss.):a. nella lingua Vata (famiglia Niger-Congo, gruppo Kru, Costa d’Avorio?) il tempo passato èmarcato semplicemente dal tratto [+ alto] che è suffissato allo stem e si realizzafoneticamente nell’ultima vocale:(33) n le ‘ mangio’ n li ‘ho mangiato’n plE ‘passo’ n plI ‘sono passato’n no ‘sento’ n nu ‘ho sentito’n vOlO ‘lavo’ n vOlU ‘ho lavato’b. la lingua Fula (Fulani, famiglia Niger-Congo, parlata in tutta l’Africa Occidentale) presentauno schema di accordo (“pattern B”) marcato da un prefisso costituito da una specificazionesegmentale [- continuo] che fa cambiare una C iniziale continua in un’occlusiva:(34) Pattern A Pattern Bweccobeccewibjobibjeruuldeduuldehellokelle7.2. Nella <strong>fonologia</strong> <strong>autosegmentale</strong> i tratti fonologici sono strutturati tra di loro in modogerarchico, così da formare una sorta di struttura “ad albero”, chiamata “geometria dei tratti”(Clements 1985, Sagey 1986, Halle 1992, Halle1995; e cfr. anche Steriade 1987, McCarthy1988). Questa organizzazione gerarchica è dovuta al fatto che, se è vero che tutti i tratti sono aun certo livello autonomi, è anche vero che certi sottoinsiemi di tratti costituiscono dei gruppifonologici coerenti in quanto dipendenti da costituenti posti più in alto nella gerarchia.Argomenti a favore della “geometria dei tratti”:10


a. le regole fonologiche riguardano specifici raggruppamenti di tratti, tra tutti quelli possibili edi questo bisogna tener conto. Per esempio non esistono regole fonologiche che riguardanofonemi definiti da coppie di tratti come [+ stridulo, - arrotondato] o [- basso, + distribuito](argomento fonologico);b. i raggruppamenti di tratti come risultano dalla gerarchia hanno una base anatomica (per es.[anteriore] e [distribuito] sono tratti strettamente connessi con uno specifico articolatore, cioèla lamina della lingua, oppure [corde vocali rigide] [glottide allargata] [corde vocali rilassate]sono connessi alla posizione e ai movimenti della laringe (argomento fonetico).7.3. La geometria dei tratti secondo il modello di Halle / Vaux / Wolfe 2000[suzione][continuo][stridulo][laterale][Labiale][arrotondato]Labbra[Coronale] Lamina della lingua Luogo [consonantico][anteriore][sonorante][distribuito][Dorsale][alto][basso][posteriore][Rinale][nasale]Corpo della linguaPalato molle[Radicale][radice della lingua avanzata][radice della lingua arretrata][Glottale][corde vocali rigide][corde vocali rilassate][glottide compressa][glottide allargata]Radice della linguaLaringeGutturale11


7.3.1. La duplice funzione dei tratti:1) hanno funzione distintiva in quanto servono come strumento mnemonico per distinguere unfonema da un altro (nei termini classici: servono quindi per distinguere le parole / i morfemi chesono depositati nella “memoria” dei parlanti come sequenze di fonemi discreti);2) ma i tratti servono anche come istruzione per mettere in azione una delle sei parti mobili delcanale vocale, i cosiddetti “articolatori” (di qui il nome di Articulator Theory, con cui vieneindicato questo tipo di approccio), che sono le strutture anatomiche che producono il suonolinguistico: Labbra, Lamina della lingua, Corpo o Dorso della lingua, Radice della lingua,Palato molle, Laringe.7.3.2. Tratti terminali dominati da nodi.Ogni articolatore è in grado di compiere solo un numero ristretto di azioni, e ognuna di questeazioni è associata a un particolare tratto detto “terminale”. Ad es. i tratti [posteriore] e [alto] sonoassociati (e nel diagramma risultano dominati) esclusivamente all’articolatore Corpo della lingua,mentre [arrotondato] è collegato a Labbra, ecc.Tutti i tratti che sono eseguiti dallo stesso articolatore sono raggruppati insieme sotto un unico“nodo” non terminale che porta il nome dell’articolatore specifico, e che riflette gli aspetti rilevantidell’anatomia del canale vocale. Siccome gli articolatori possono essere controllatiindipendentemente gli uni dagli altri, si possono combinare liberamente, anche se con restrizioni,nella produzione dei suoni (ad es. una /o/ chiama in causa tre articolatori: Corpo della lingua per itratti [+ posteriore] [-alto], [-basso], le Labbra per il tratto [+ arrotondato] e la Radice della linguaper il tratto [+ radice della lingua avanzata].7.3.3. Tratti terminali non dominati.Non tutti i tratti che definiscono un fonema sono dipendenti da uno specifico articolatore; ce nesono anche alcuni che possono essere realizzati da diversi articolatori, come ad es. [consonantico], o[continuo] o [laterale]: sono i tratti che indicano il diverso grado di costrizione o chiusura del canale(modo di articolazione), e sono indipendenti dai singoli articolatori.7.3.4. Il nodo Radice.Due tra i tratti indipendenti dagli articolatori, e cioè [consonantico] e [sonorante] compaiono allasommità del diagramma e costituiscono il contenuto fonologico di quello che viene chiamato ilnodo “Radice”: esso rappresenta il nodo che unifica le informazioni fonologiche e si connette congli altri livelli attraverso il collegamento diretto con le unità dello scheletro (McCarthy 1988).12


Va però notato che in ogni caso un fonema deve essere realizzato almeno da un articolatore:insomma non ci può essere un segmento continuo o occlusivo che non sia implementato da unospecifico articolatore (che esegue i tratti dipendenti relativi): per ogni segmento fonologico sarà inazione almeno un articolatore: questo articolatore viene chiamato “articolatore designato”.7.3.5. Tratti binari e tratti monovalenti.Poiché i processi fonologici chiamano in causa solo i tratti terminali, cioè quelli più in basso nellagerarchia, l’articolatore designato viene indicato anche come tratto terminale sotto il rispettivo nodoche fa riferimento alla parte anatomica che viene messa in azione, cioè Coronale, Dorsale, Labiale,Rinale, Radicale, Glottale. La differenza tra questo tipo di tratti e gli altri è che i tratti che siriferiscono agli articolatori designati non sono definiti per i valori + o -, ma sono o attivi o nonattivi, cioè sono tratti monovalenti ("unary", secondo la terminologia di Halle / Vaux / Wolfe 2000:392), mentre gli altri tratti sono, secondo l’analisi tradizionale, binari.7.3.6. La geometria dei tratti e i processi fonologici.I processi fonologici, in particolare i processi di assimilazione, sono formalmente caratterizzatimediante la “propagazione” (spreading) di uno o più tratti terminali nella gerarchia al nodoimmediatamente dominante di un segmento adiacente sullo stesso tier: viene così tracciata una lineadi associazione (linking), rimuovendo la precedente linea di associazione (delinking) del o dei trattiche cambiano.7.3.6.1. Un esempio: l’armonia vocalica in turco.In molti suffissi turchi il valore per i tratti [post] e [arrot] sono determinati dai valori corripondentidelle vocali della radice del nome e per questo motivo non danno origine a contrati lessicali.Si tratta di un fenomeno di armonia vocalica, come illustrato dagli esempi seguenti:(35) Radice lessicale nominale Plurale Accusativodal dal-lar dal-Kkol kol-lar kol-ukKz kKz-lar kKz- Kkul kul-lar kul-uyel yel-ler yel-igøl gøl-ler gøl-ydiS diS-ler diS-igyl gyl-ler gyl-y13


La regola secondo la <strong>fonologia</strong> lineare:(36) a. V → [α post] / V C 0 ____[α post]b. V → [α arrot] / V C 0 ____[+ alto] [α arrot]La regola secondo la geometria dei tratti:(37) a. X X[- cons, + sonor] [- cons, + sonor]LUOGODORSALELUOGODORSALE[ +/- post] [- alto]b. X X[- cons, + sonor] [- cons, + sonor]LUOGOLUOGODORSALE LABIALE LABIALE DORSALE[+/- post][+ arrot] [+ alto]14


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICIClements, George N. / Keyser, Samuel J. (1983). CV Phonology: A Generative Theory of theSyllable. Cambridge: MIT Press.Clements, George N. (1985). “The Geometry of Phonological Features”. Phonology Yearbook, 2:225-252.Chomsky, Noam / Halle, Morris (1968). The Sound Pattern of English. New York: Harper & Row.Goldsmith, John (1976). Autosegmental Phonology. Ph.D. dissertation, Cambridge, MIT.,Published 1979 New York: Garland Press.Goldsmith, John (1990). Autosegmental and Metrical Phonology. Oxford: Blackwell.Guerssel, Mohamed (1977). “Constraints on Phonological Rules”. Linguistic Analysis, 3: 267-305.Guerssel. Mohamed (1978). “A Condition on Assimilation Rules”. Linguistic Analysis, 4: 225-254Halle, Morris (1992). Phonological Features. In: W. Bright (ed.). International Encyclopedia ofLinguistics, vol. 3. Oxford: Oxford University Press: 207-212.Halle, Morris (1995). “Feature Geometry and Feature Spreading”. Linguistic Inquiry, 26: 1-46.Halle, Morris / Vaux, Bert / Wolfe, Andrew (2000). “On Feature Spreading and the Representationof Place of Articulation”. Linguistic Inquiry, 31: 387-444.Halle, Morris / Vergnaud, Jean Roger (1980). “Three Dimensional Phonology”. Journal ofLinguistic Research, 1: 83-105.Hayes, Bruce (1986). “Inalterability in CV Phonology”. Language, 62: 321-351.Hayes, Bruce (1989). “Compensatory Lengthening in Moraic Phonology”. Linguistic Inquiry, 20:253-306.Hyman, Larry (1985). A Theory of Phonological Weight. Dordrecht: Foris.Kay, Jonathan / Lowenstamm, Jean (1984. De la sillabicité. In: F. Dell et al. (eds.). Forme sonoredu langage. Paris: Hermann: 123-159.Kenstowicz, Michael (1994). Phonology in Generative Grammar. Oxford: Blackwell.Kenstowicz, Michael / Pyle, Charles (1973). On the Phonological Integrity of Geminate Clusters.In: M. Kenstowicz / C. Kisseberth (eds.). Issues in Phonological Theory. The Hague: Mouton: 27-43.Leben, William (1973). Suprasegmental Phonology. Ph.D. dissertation, Cambridge, MIT.Levin, Juliette (1985). A Metrical Theory of Syllabicity. Ph.D. dissertation, Cambridge, MIT.McCarthy, John (1979). Formal Problems in Semitic Phonology and Morphology. Ph.D.dissertation, Cambridge MIT, Published 1985 New York: Garland Press.15


McCarthy, John / Prince, Alan (1986). Prosodic Morphology. Waltham, Mass.: Brandeis UniversityPress.McCarthy, John (1988). “Feature Geometry and Dependency: A review”. Phonetica, 43: 84-108.Odden, David (1986). “On the Obligatory Contour Principle”. Language, 62, 353–383Odden, David (2005). Introducing Phonology. Cambridge: Cambridge University Press.Pulleyblank, Douglas (1986). Tone in Lexical Phonology. Dordrecht: Foris.Schein, Barry / Steriade, Donca (1986). “On Geminates”. Linguistic Inquiry, 17: 691-744.Sagey, Elisabeth C. (1986). The Representation of Features and Relations in Non-LinearPhonology.Steriade, Donca (1987). Locality Conditions and Feature Geometry. In: J. MacDonough / D.Plunkett (eds.). Proceedings of the 17 th Annual Meeting of NELS, GLSA, University ofMassachusetts, Amherst.Yip, Moira (1988). “The Obligatory Contour Principle and Phonological Rules: A loss of identity”.Linguistic Inquiry, 19: 65-100.16

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!