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Anno III - n. 1 in formato pdf - Consiglio dell'Ordine degli Avvocati ...

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36historia et antiquitates marzo 200637marzo 2006Historia et Antiquitatesdi Teobaldo Fortunatofoto Archivio Altrastampamare retrocedette dal lido (sembrava che il mare retrocedevadal lido, ma <strong>in</strong>vece era la terra che si elevava <strong>in</strong>quella zona d’<strong>in</strong>torno al Vesuvio), sicché rimasero asecco navi e galere; si videro con orrore sull’arena ostrichee pesci morti. In seguito vennero gli alluvioni, cosìterribili da sembrare fiumi, che passando su quelle terrebruciate fecero divenire quelle acque bollenti, le qualidevastarono sempre più tutti quei siti, città e casali d’<strong>in</strong>tornoal Vesuvio, di maniera che fecero non solchi mavallate nei pressi del Monte» 13 .Interessante la lettera del padre Ascanio Capece diNapoli scritte al padre Antonio Capece dellaCompagnia di Gesù a Roma nella quale si confermache le ceneri dell’eruzione erano arrivate s<strong>in</strong>o<strong>in</strong> Puglia danneggiando i sem<strong>in</strong>ati e provocandoil timore di una carestiaSui casali già provati dall’«orrendo <strong>in</strong>cendio» si scatenòun forte temporale; la tumultuosa correnteascendente dell’aria dette luogo alla formazionedel temporale, grazie anche alle condizionimeteorologiche favorevoli.Con la pioggia torrenziale che ne derivò, già di persé fangosa per la cenere contenuta e la sua cadutasul suolo, ricoperto anch’esso di cenere <strong>in</strong> modotale da impedirne l’assorbimento, si crearonograndi torrenti di fango che trasc<strong>in</strong>arono a valletutto quello che <strong>in</strong>contrarono; i torrenti solcaronoi fianchi del monte. Molti bracci d’acqua sisp<strong>in</strong>sero f<strong>in</strong>o al mare, nel quale si riversò l’enormemassa di materiale trasportato.La forza esplosiva del vulcano orig<strong>in</strong>ò conseguenzegravissime per tutte le popolazioni e le terredell’area vesuviana; dalle parole di un cronistaviaggiatore, il Bracc<strong>in</strong>i, si possono rievocare analiticamentequesti disastri.Egli <strong>in</strong>izia i suoi appunti soffermandosi anzituttosui danni provocati dalle <strong>in</strong>ondazioni: «nei d<strong>in</strong>tornidel Vesuvio i detriti si accumularono tanto da raggiungere<strong>in</strong> alcuni punti f<strong>in</strong>o a sei metri di spessore … ilviaggio che io feci a 13 del mese di Febbraio, sopra l’istessaMontagna, essendo prima passato per molte delleterre danneggiate, parte dal fuoco, parte dalle ceneri,altre dalle piovute pietre e molte più dall’acque» 14 .Per quanto riguarda i vari flussi, sia lavici chepiroclastici, che discesero dal vulcano, il nostroscrittore ritiene che uno si riversò su Boscotrecasee Torre Vecchia (Torre Annunziata), un altro suTorre del Greco, Res<strong>in</strong>a e Portici, un altro ancorasu San Giorgio a Cremano distruggendola quasicompletamente ed ancora un altro giunse aMadonna dell’Arco, passando per San Sebastianoed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e un ramo raggiunse Pietrabianca (l’anticaLeucopetra) che da allora mutò il nome <strong>in</strong>Pietrarsa.Le lave ed i flussi piroclastici furono emessi sia dalcratere sommitale che da grandi squarci apertisialla base del «Gran Cono» si riversarono sui quadrant<strong>in</strong>ord-occidentale e sud-orientale delVesuvio, causando ovunque morte e distruzione,mentre il vento disperdeva i prodotti di cadutadell’alta nube eruttiva verso est-nord-est, <strong>in</strong> direzionedi Ottaviano.Dunque l’eruzione durò f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e diDicembre e distrusse quasi tutti gli abitati ai piedidel vulcano, bruciando circa c<strong>in</strong>quanta casali 15 ecausando oltre seimila vittime ed importantimodificazioni topografiche dell’<strong>in</strong>tero territoriovesuviano.Le ceneri coprirono «le montagne di Lauro,Monteverg<strong>in</strong>e, Avella, Visciano, Rocca, Arienzo eArpaia, giungendo pers<strong>in</strong>o a Costant<strong>in</strong>opoli» 16 ............................................1 Orlandi, Dell’<strong>in</strong>cendio del Monte di Somma. Compita relatione e di quantoè succeduto <strong>in</strong>f<strong>in</strong>o ad hoggi, Napoli, Lazzaro Scoriggio, MDCXXXI, p. 4.2 Giuliani, Trattato del Monte Vesuvio e dei suoi <strong>in</strong>cendi, Napoli, 1632, p.23.3 Favella, Abbozzo delle ru<strong>in</strong>e fatte dal Monte di Somma, Napoli,Roncagliolo, 1632, p. 66.4 Lanelfi, Incendio cit., p. 26 «la sovrabbondanza della p<strong>in</strong>gued<strong>in</strong>e di questamateria era causa di magior fiamme e densità di calig<strong>in</strong>e, che poggiando <strong>in</strong>aria, s’andava distruggendo e <strong>in</strong>cenerendosi quei vapori terrogenii, cagionavaeffetti <strong>in</strong>eguali, poiché parte se risolveva <strong>in</strong> lapilli, parte <strong>in</strong> cenere e parte<strong>in</strong> acque, con cont<strong>in</strong>ui tuoni e tremori della terra, <strong>in</strong> modo che anco i caniandavano ululando come lupi e da questa vorag<strong>in</strong>e n’è anco uscita copiagrandissima d’acqua, anzi diluvio, assorbita dall’istessa calig<strong>in</strong>e, nelle visceredella terra e poi vomitata <strong>in</strong> diversi luoghi e con diversi effetti».5 Oliva, La ristampata lettera, Napoli, Scoriggio, 1632, pp. 11-16.6 Favella, Abbozzo cit., p. 69.7 Ceraso, L’opre stupende e meravigliosi eccessi dalla natura prodotti nelMonte Vesuvio, Napoli, Roncagliolo, 1632, pp. 11-14.8 Oliva, La ristampata lettera cit., p. 10.9 Ceraso, L’opre stupende cit., p. 19.10 Mercalli, Vulcani e fenomeni vulcanici <strong>in</strong> Italia, Milano, 1883, p. 21.11 Si tratta di tre lettere del Capece Ascanio di Napoli al fratello <strong>in</strong>Roma, due lettere del Marchese di Villa, Giovan Battista Manzo, l’amicodel Tasso, dirette al letterato Antonio Bruni, nativo diCasalnuovo, <strong>in</strong> terra d’Otranto e stabilito alla corte dei Barber<strong>in</strong>i <strong>in</strong>Roma, una relazione d’ignoto autore ed una serie di lettere, notizie,avvisi da Napoli, da Roma e da Venezia <strong>in</strong> Nuovi documenti sull’<strong>in</strong>cendiovesuviano dell’anno 1631 e bibliografia di quella eruzione, a cura diLuigi Riccio, <strong>in</strong> Archivio Storico per le Prov<strong>in</strong>ce Napoletane, 1889, pp.489-555.12 S<strong>in</strong>iscalco, Istoria del Vesuvio e del Monte Somma, Napoli, 1890, p. 4.13 S<strong>in</strong>iscalco, Istoria cit., p. 6.14 Bracc<strong>in</strong>i, Dell’<strong>in</strong>cendio fattosi nel Vesuvio a XVI di Dicembre M.DC.XXXIe delle sue cause ed effetti, Napoli, Roncagliolo, 1632, cit., p. 32.15 Relazione dell’<strong>in</strong>cendio del Monte Vesuvio nel 1631 (autore ignoto) «…IlViceré mandò c<strong>in</strong>quecento guastatori con pale e altri arnesi per far seppelliretutti i morti di quei villaggi convic<strong>in</strong>i».16 Marciano-Casale, Vesuvio 1631: l’eruzione alla luce di nuovi documenti,Napoli, Procacc<strong>in</strong>i, 1994, p. 2, «…l’acqua copiosissima <strong>in</strong>ondò tutto ilpiano di Palma, radendo al suolo quasi del tutto «da questa parte tre bei casalidella Città di Nola, Sirico, Santelmo e Saviano». Sopra i tetti dell’Irp<strong>in</strong>iafurono trovate «alcune cotte sardelle, con <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite alghe portatevi dallagagliarda furia di quell’altissima nuvola».A s<strong>in</strong>istra.Angelo e FrancescoSolimena,Paradiso e <strong>in</strong>coronazionedella Verg<strong>in</strong>e,Arciconfraternitadel Rosario,Vescovado,Nocera Inferiore.A destra.Angelo Solimena,Estasi di Santa Rosa da Lima,Chiesa di San GiovanniBattista,Angri.Angelo e Francesco Solimenanell’Agro nocer<strong>in</strong>o-sarnese.Ripercorrendo a ritroso, la strada che tanti <strong>in</strong>tellettualidel Grand Tour hanno attraversato persoggiornare nella città de’ La Cava, giungendo aNocera de’ Pagani, ultima stazione ferroviaria delMezzogiorno f<strong>in</strong>o alla metà del XIX secolo, ci sirende conto che “l’Agro Nocer<strong>in</strong>o non è periferia diuna capitale, e non è neppure isola o enclave autonoma,ma parte <strong>in</strong>tegrante e <strong>in</strong>tegrata del territorio dell’ItaliaMeridionale” (M. De Cunzo).Qui, nel collasso urbanistico <strong>degli</strong> ultimi decenni,resistono molte realtà monumentali di grandeimpatto, diversificate per epoche e connotazionispecifiche che rendono difficile la scelta o il percorsoda privilegiare. E se <strong>in</strong>vece di appuntare lanostra attenzione su conventi o chiese o edificimonumentali dei s<strong>in</strong>goli comuni <strong>in</strong> cui da oltrecento anni, si è frantumato l’antico territorio diNuceria Alfaterna, tentassimo di trovare un denom<strong>in</strong>atoreche per molti versi li leghi tra loro? Unlegante potrebbe essere costituito dalle personalitàe dalla produzione artistica, talora s<strong>in</strong>ergica,dei due Solimena, il padre Angelo, Francesco ilfiglio. Entrambi, a cavallo tra il XVII ed il XV<strong>III</strong>secolo, r<strong>in</strong>novarono quel processo culturale cheda sempre aveva collegato l’Agro nocer<strong>in</strong>o-sarnesealle grandi realtà della Campania e più <strong>in</strong> generaleal Vicereame. Forse l’occasione fu offerta dalmatrimonio “nocer<strong>in</strong>o” di Angelo - orig<strong>in</strong>ario diCanale di Ser<strong>in</strong>o - con Marta Grisignano, celebratonel 1655 e dalla nascita del primogenitoFrancesco, il futuro “Abate Ciccio” (battezzatonella Chiesa di San Matteo, a Nocera Inferiore),osannato pittore presso le corti europee, ritenutodal De Dom<strong>in</strong>ici, “il Pr<strong>in</strong>cipe di tutti i Pittori viventi”.Dunque, quale delle opere ammirare, <strong>in</strong> cui siapossibile ritrovare le mani di entrambi gli artisti,

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