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catalogo mostra - Valle di Susa. Tesori di Arte e Cultura Alpina

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Černobyl’ e FukushimaEppure i prati hanno il verde variegato <strong>di</strong> sempre,il paesaggio immobile con le nevi in alto che sisciolgono, rendono questa tarda primavera simile aquella degli anni passati.Ma qualcosa si è rotto e il mio rapportocon l’ambiente si è fatto più <strong>di</strong>fficile:sono arrivati i barbari silenziosi ed io in<strong>di</strong>fesonon li posso combattere. Ma mi consola la “parola”:Cristo è risorto dai morti.Eugenio Bolley


Comune <strong>di</strong> BardonecchiaConsolato Generaledel Giappone a MilanoTsunami NucleareOmaggio alle vittime <strong>di</strong> FukushimaBardonecchia3 - 31 Agosto 2013Palazzo delle Feste


Tsunami NucleareOmaggio alle vittime <strong>di</strong> Fukushima3 - 31 agosto 2013Palazzo delle Feste, Piazza <strong>Valle</strong> Stretta, 1BARDONECCHIAMostra a cura <strong>di</strong>Comune <strong>di</strong> BardonecchiaTesto critico a cura <strong>di</strong>Renata PisuSegreteriaAssessorato alla <strong>Cultura</strong>del Comune <strong>di</strong> BardonecchiaImmaginiLe foto scattate in Giappone sono <strong>di</strong>Atsushi Mifune, Atsushi Mori, Fuji Susumu,Giorgio Donetti e Bolley.La foto che riprende Bolley a Ginevraè <strong>di</strong> Simone Passerin.Le foto recenti <strong>di</strong> Bolley sono <strong>di</strong>Renzo Miglio e Alberto Donnet.La foto della “megabici”è <strong>di</strong> Marco ViscontiImpaginazione e stampaL’Artistica SaviglianoLe opere <strong>di</strong> Bolley sono visibilisui seguenti siti internet:www.fondazioneferrero.itwww.ashanti.itwww.ashantigalleria.comwww.bellini -art.comwww.luxgallery.itUn particolare ringraziamentoai Signori Blanchet, Marco Isidori,Fabrizio Valentini e Marco ViscontiNella foto in alto: il dott. Atsushi Mifune, DirettoreGenerale dello Spazio Institute <strong>di</strong> Tokyo durante unasua visita a BardonecchiaSotto: Bolley “ancora chiomato” per le vie <strong>di</strong> Tokyo


La <strong>mostra</strong> “Omaggio alle vittime <strong>di</strong> Fukushima” <strong>di</strong> Eugenio Bolley proponedue temi che ritengo particolarmente importanti nella società attuale:il primo è quello della solidarietà, il secondo è quello artistico-sociale delconfronto con l’altro, con ciò che socialmente e culturalmente è lontano dalmodello dominante.In questa bella esposizione delle opere, che il maestro Bolley ha realizzatoin parte durante il suo soggiorno in Giappone, troviamo molte rappresentazionidel Fuji, che evocano in modo nuovo gli antichi “kami“, cioè le mitiche<strong>di</strong>vinità nipponiche e gli spiriti ancestrali, e costringono lo spettatore a confrontarsicon il <strong>di</strong>verso e con un modo nuovo <strong>di</strong> concepire la realtà e l’arte.La parte più copsicua delle opere è però incentrata sull’evento “Tzunaminucleare”, che ha causato 24.000 vittime e 160.000 sinistrati.Le tematiche <strong>di</strong> questi lavori hanno lo scopo <strong>di</strong> valutare criticamente le, nonsempre con<strong>di</strong>visibili, scelte operate dai nuovi “appren<strong>di</strong>sti stregoni“, che <strong>di</strong>fronte all’impreve<strong>di</strong>bile non sanno poi come <strong>di</strong>stricarsi se non affidandosi all’azioneeroica <strong>di</strong> qualche centinaio <strong>di</strong> volontari come Masao Yoshida, <strong>di</strong>rettoredell’ impianto nucleare, deceduto per cancro all’esofago il 9 Luglio scorso.Il libro <strong>di</strong> Pio D’Emilia “I trenta giorni che sconvolsero il Giappone”, de<strong>di</strong>catoa Fukushima, e la ricca documentazione fotografica che illustrano insequenza il <strong>di</strong>sastro, sono serviti a Bolley, come già con “Il Mangianuvole”,a denunciare e far conoscere a chi <strong>di</strong> “nulla si accorge” che certe sceltevanno testate, con<strong>di</strong>vise e, se e` il caso, rifiutate.Il singolare percorso che possiamo intraprendere attraverso le “visioni” <strong>di</strong>Bolley ci coinvolge in nuovi meccanismi <strong>di</strong> emozioni e conoscenza <strong>di</strong> unestremo oriente che se da una parte ci affascina e stupisce, spingendoci alconfronto con l’impalpabile assonanza della tra<strong>di</strong>zione giapponese che inmodo lieve unisce guerrieri e asceti, artisti e giar<strong>di</strong>nieri, dall’altra ci sconvolgecon la drammaticità degli eventi contemporanei.È quin<strong>di</strong> su questo terreno che l’arte <strong>di</strong>venta uno strumento per crescere,conoscersi e avere una visione più allargata della vita.Nella convinzione che la cultura e la conoscenza siano i migliori strumentiper sconfiggere i pregiu<strong>di</strong>zi e il “rischio dell’in<strong>di</strong>fferenza” <strong>di</strong> fronte alle gran<strong>di</strong>trage<strong>di</strong>e del mondo, il Comune <strong>di</strong> Bardonecchia ha sostenuto e patrocinatoquesta iniziativa a cui augura il successo che merita.”Roberto BorgisSindaco <strong>di</strong> Bardonecchia5


SommarioTSUNAMI NUCLEARE<strong>di</strong> Renata Pisu . . . . . . . . . . . . . . pag. 7opere . . . . . . . . . . . . . . . » 11biografia . . . . . . . . . . . . . . » 43hanno scritto <strong>di</strong> lui . . . . . . . . . . . » 54SERVIZI RADIOTELEVISIVI . . . . . . . . . . » 55contributi critici . . . . . . . . . . . . » 56Il primo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Bolley a Kawaguchi-Ko6


Tsunami Nuclearelungo hanno pianto gli urogalli e le farfalle, le chocho, che Bolley neiA suoi giorni <strong>di</strong> eremita in Giappone inseguiva per sentieri scoscesi: alungo hanno pianto nei giorni terribili della catastrofe del nucleare, figliadel terremoto e dell’onda dello tsunami, e ancora piangono oggi, creature<strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> fantasia, <strong>di</strong>segnate dal pittore che un amico giapponese hadescritto come ”un mistico naif, un folle buono”.Che il Giappone avesse potuto tanto intristirsi e soffrire, Eugenio Bolley nonpoteva immaginarlo quando, più <strong>di</strong> venti anni, fa rimase folgorato dall’in<strong>di</strong>cibiledella sua esperienza giapponese e si impegnò a <strong>di</strong>pingere i pensierie le associazioni <strong>di</strong> senso che quel paesaggio e quell’ambiente gli suggerivano.Così, con i segni ha impostato il suo <strong>di</strong>scorso, tutto grafico, tuttosognato. Ma sogni così poteva farli soltanto in una casetta alle pen<strong>di</strong>ci delmonte Fuji dove ha vissuto l’estasi <strong>di</strong> ritrovare un paesaggio a lui consueto,alberi, silenzio, verde, filtrato dai colori <strong>di</strong> una favola esotica, punteggiatoqua e là dagli ideogrammi <strong>di</strong> una scrittura arcana.E poi, quando l’onda cattiva si è abbattuta sul Paese del Sol Levante, laterra ha tremato, le navi sono state sbriciolate nel mare, gli uomini sono<strong>di</strong>ventati pesci e tartarughe, ecco che Bolley ha rivisitato con angoscia il suosogno, la sua favola del Giappone che è stato ferito e contaminato. Ancoracon i suoi segni grafici,niente meglio <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno può raccontare la trage<strong>di</strong>a.Penso all’immagine dell’onda del Maestro Hokusai, colta nell’attimo incui si è appena sollevata e sta per rovesciarsi, con la schiuma sulla crestache pare un’enorme bocca dentata, con la forza cieca <strong>di</strong> un animale feroceche si è fatto belva acquatica.Fukushima come Hiroshima, come Nagasaki. Gli atomi nei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Bolleysono frecce panciute nere e rosse che percorrono un cielo grigio. “Il Fuji èlontano”, così intitola una delle sue composizioni: in primo piano ecco la7


centrale, mastodonte <strong>di</strong> metallo, sullo sfondo il cono della montagna sacradel Giappone, un vulcano della natura che mai ha seminato tanta morte e<strong>di</strong>struzione come i nuovi vulcani dell’uomo.Sulla centrale nucleare, in questa come in altre immagini, la ban<strong>di</strong>era delGiappone non appare come un rettangolo ma è <strong>di</strong>mezzata, ridotta a triangolo,è spezzato il sole rosso, simbolo <strong>di</strong> un paese che ha il sole nel nome.In giapponese il nome è infatti Ni-pon, ni che significa “sole” e pon chevuol <strong>di</strong>re “ra<strong>di</strong>ce”. Il sole che sorge, il Sol Levante. Così. in queste immagini,Bolley racconta la catastrofe, ne riassume il senso fissando l’emozione<strong>di</strong> momenti che altrimenti rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperdersi, sommersi dalla mareadella narrazione in cui si rischia <strong>di</strong> perdere l’autenticità dell’emozione cheviene prima <strong>di</strong> ogni altra cosa. Invece bisogna continuare a emozionarsi perricordare piangendo. E pregando.Il 6 agosto del 1987, quando Bolley viveva sulle pen<strong>di</strong>ci del Fuji, ha ricordatola trage<strong>di</strong>a dei morti <strong>di</strong> Hiroshima proprio nel giorno in cui quarantadueanni prima fu sganciata la bomba atomica sulla città. Si è inginocchiatoassieme al guardaboschi Susumu e alla moglie <strong>di</strong> lui Hiromy, si sono tenutiper mano e hanno osservato un minuto <strong>di</strong> silenzio. Proprio non credevaBolley che l’atomo avrebbe colpito ancora il Giappone. Eppure così è stato.Renata Pisu** Nota sinologa, è stata corrispondente da Tokio e inviato speciale in Cina per il quoti<strong>di</strong>ano La Stampa <strong>di</strong> Torino.8


Nella foto in alto: il Fujiyama visto da Kawaguchi-KoSotto da sin.: La visita gra<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Giorgio Donetti e ReikoKithataA destra: il pittore Atsushi Mori con la figlia Kejo, sullosfondo il Fujiyama coperto <strong>di</strong> nuvoleA lato: Tetsuro Hito con la moglie, Renata Pisu e GiorgioDonetti9


Nella foto in alto. Bolley con Tetsuro Hito e Atsushi Mifune, rispettivamente Presidente e Direttore Generale dellaSpazio Institute <strong>di</strong> Tokyo, negli uffici della sede centraleSotto: Fujii Susumu-San, addetto alla griglia con il falegname KobaiachiA destra: foto <strong>di</strong> gruppo10


OPERE


Il Fujiyama vistodal lago <strong>di</strong> Kawaguchi-ko1987 (K), acrilico su masonitemm 756 x 567Il galante Fujii Susumu-San1987 (K), collagemm 291 x 232Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank -Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,Giappone, 1987“Il giar<strong>di</strong>no delle parole”, Museoe Pina coteca Comunale, Macerata,dal 14 al 26 luglio 1990Espace Banca Monte Paschi BelgioBruxelles, 200512


Il samurai con chòchò1987 (K), collage e chinamm 363 x 259Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi BelgioBruxelles, 2005Il samurai Okuma1987, collage, china e pastellimm 363 x 259Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi BelgioBruxelles, 200513


Tako, chòchò, hoshie tsuki1987 (K),China e acquerellomm 321 x 300Esposizioni:Espace Banca Monte PaschiBelgio - Bruxelles, 2005Omaggioa Renata Pisu1987 (K), china, pastellie acquerellimm 272 x 248Esposizioni:Espace Banca Monte PaschiBelgio - Bruxelles, 200514


Tra le nuvole<strong>di</strong> Hokusai1987 (K),china e acquerellomm 348 x 343Esposizioni:Sede Centrale dellaFukuoka Sogo Bank -Fukuoka, Giappone, 1987.Museo MarueyHyakka -Ten - Nagoya,Giappone, 1987Espace Banca MontePaschi BelgioBruxelles, 2005Tako, hoshi e tsuki1987 (K), china e acquerellomm 400 x 300Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank -Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,Giappone, 1987Espace Banca Monte Paschi BelgioBruxelles, 200515


Fujiyama, chòchò, tako,tsuki e hoshi1987 (K),china e acquerellomm 400 x 300Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,Giappone, 1987Espace Banca Monte Paschi Belgio -Bruxelles, 2005Hashi e chòchò1987 (K), china e acquerellimm 195 x 127Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 200516


Omaggio a Hokusai1987,china e acquerellomm 445 x 405Esposizioni:Espace Banca Monte PaschiBelgio - Bruxelles, 2005Segni antichi1987 (K), china, acquerelli e pastellimm 320 x 240Esposizioni:“Bolley. Viaggio nella memoria”, GalleriaAshanti, Roma, 2003.Espace Banca Monte Paschi Belgio -Bruxelles, 200517


Nuvola sul Fuji1987 (K),china e acquerellimm 400 x 300Esposizioni:“Bolley. Colors: des del Japò al Principatd’An dorra (obre sobre paper del periodeJa pones), Centre <strong>Cultura</strong>l del Comùd’Escaldes-Engor dany, Principat d’Andorra,dal 7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti <strong>di</strong> viaggio”, Centro<strong>Cultura</strong>le Valdese, Torre Pellice (To), dal27 luglio al 31 agosto 2002.Espace Banca Monte Paschi Belgio -Bruxelles, 2005L’albero del Fuji, con chòchò1988,china e acquerellomm 400 x 300Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles,200518


Parole tra le pietre.Omaggio a Gianni Vattimo1987 (K),china e pastellimm 380 x 350Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola Galleria Dantesca,Torino, 1988.“Favole giapponesi”, Galleria Saporito,Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò al Principat d’Andorra(obre sobre paper del periode Japones),Centre <strong>Cultura</strong>l del Comù d’Escaldes-Engordany,Principat d’Andorra, dal 7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti <strong>di</strong> viaggio”, Centro <strong>Cultura</strong>leVal dese, Torre Pellice (To), dal 27 luglio al 31agosto 2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”, Galleria Ashanti,Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottami e isegnidelmondo”,Civica Galleria d’<strong>Arte</strong> Contemporanea “FilippoScroppo”, Torre Pellice (To) dal 13 novembre2004 al 26 febbraio 2005.Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles,2005La grande nuvola del Fuji1987 (K), china e acquerellomm 380 x 350Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola GalleriaDan tesca, Torino, 1988.“Favole giapponesi”, Galleria Saporito,Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò al Principatd’Andorra (obre sobre paperdel periode Japones), Centre <strong>Cultura</strong>ldel Comù d’Escal des-Engordany,Principat d’Andorra, dal 7 al 31d’octubre 1999.“Bolley. Appunti <strong>di</strong> viaggio”,Centro Cul turale Valdese,Torre Pellice (To), dal 27 luglio al 31agosto 2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”, Galleria Ashanti, Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottamie isegnidelmondo”, Civica Galleriad’<strong>Arte</strong> Contemporanea “FilippoScroppo”, Torre Pellice (To) dal 13novembre 2004 al 26 febbraio 2005.Espace Banca Monte Paschi Belgio- Bruxelles, 200519


Chòchò1987 (K),china e acquerellimm 180 x 130Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola Galleria Dantesca,Torino, 1988.“Favole giapponesi”, Galleria Saporito, Alba(Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò al Principatd’Andorra (obre sobre paper del periodeJapones), Centre <strong>Cultura</strong>l del Comùd’Escaldes-Engordany, Principat d’Andorra, dal7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti <strong>di</strong> viaggio”, Centro <strong>Cultura</strong>leValdese, Torre Pel lice (To), dal 27 luglio al 31agosto 2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”, GalleriaAshanti, Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottami e isegnidelmondo”,Civica Galleria d’<strong>Arte</strong> Contemporanea“Filippo Scroppo”, Torre Pellice (To) dal 13novembre 2004 al 26 febbraio 2005.Espace Banca Monte Paschi Belgio -Bruxelles, 2005Notturno sulFujiyama1988,china e acquerellomm 375 x 375Esposizioni:“Bolley. Anche la farfallefanno pipì”, Biblioteca CivicaInternazionale, Bor<strong>di</strong>ghera(Im), 1988.“Bolley. Viaggio nellamemoria”, Galleria Ashanti,Roma, 2003.Espace Banca Monte PaschiBelgio - Bruxelles, 200520


Segni sulla neve1977,china su carta a manomm 430 x 365Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola GalleriaDante sca, Torino, 1988.“Favole giapponesi”,Galleria Saporito, Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japòal Principat d’An dorra (obre sobrepaper del periode Ja pones), Centre<strong>Cultura</strong>l del Comù d’Escaldes-Engor dany, Principat d’Andorra, dal7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti <strong>di</strong> viaggio”, Centro<strong>Cultura</strong>le Valdese, Torre Pellice(To), dal 27 luglio al 31 agosto2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”,Galleria Ashanti, Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottamie isegnidelmondo”, Civica Galleriad’<strong>Arte</strong> Contemporanea “FilippoScroppo”, Torre Pellice (To) dal 13novembre 2004 al 26 febbraio2005.Espace Banca Monte PaschiBelgio - Bruxelles, 2005Bolley-San a Kawaguchi-kovestito da samuraiRitratto dal pittore Atsushi Mori11-7-1987 (K), pastello su cartonemm 337 x 250Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles,200521


Fukushima, Tsunami nucleare2011, china e pastellimm 400 x 300Senza titolo2012, chinamm 320 x 24022


Centrale atomica2012, china e pastellimm 330 x 240Tako sul Fuji1987 (K), china e pastellimm 250 x 17523


Fukushima e l’arca nucleare2011, china e pastellimm 297 x 210Il grande 52012, china e pastellimm 250 x 17424


Era meglio quando l’energiaera prodotta dal vento1987 (K), china e pastellimm 269 x 209Fukushimaaiuto aiuto2011,china e pastellimm 180 x 18025


Tako e sole nero1987 (K), china e pastellimm 205 x 145La montagna del samurai2011, chinamm 244 x 16026


Tako1987 (K), china e pastellimm 175 x 130Fukushima, un anno dopo2012, china e pastellimm 235 x 17527


Fukushima2011, china e pastellimm 175 x 130La grande fiammata2011, china e pastellimm 250 x 17428


Fukushima, il grande uccello2011, china e pastellimm 250 x 174Centrale eolicaper respirare pulito2012, chinamm 245 x 19529


Il dragone rosso1988, china e pastellimm 250 x 175Fuji, luna e bambù1987, china e pastellimm 320 x 24030


Pietre laviche1987 (K), acquarello e chinamm 304 x 238Senza titolo1989, china e pastellimm 175 x 13031


Quando si gioca con l’atomo…1987 (K), china e pastellimm 205 x 135Stella, nuvolee tako2012, china e pastellimm 176 x 17432


Sonde spaziali, buchi neri e fossile1987, china e pastellimm 205 x 145Fukushima: il Fuji è lontano1987 (K), chinamm 250 x 17333


Il grande pilone <strong>di</strong> Kawaguchi-ko1988, china e pastellimm 219 x 140Bambù a Kawaguchi-ko1988, china e pastellimm 250 x 17534


Il 5 ripetuto <strong>di</strong> Fujii Susumu-San1987, china e pastellimm 205 x 145Fukushima… è solo l’inizio2011, china e pastellimm 250 x 17535


Il Fujiyama e le centrali atomiche2012, china e pastellimm 235 x 175Tako, stella e mangianuvole1988, china e pastellimm 250 x 17536


Sulle pen<strong>di</strong>ci del Fuji2001, china e pastellimm 212 x 155Cinquantacinque1988, china e pastellimm 175x 25037


Quando ancora sul Fujiyama, esistevanogli Urogalli primigeni1998, china e pastellimm 208 x 268Le pietre del Fuji1987 (K), china e pastellimm 330 x 228Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 198738


Mutazionegenetica2011, serigrafia, china,acquerelli e pastellimm 497 x 500La torre instabile1987 (K), china, acquerelli e collagemm 540 x 360Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone,198739


Il poeta e il Fuji proiettato1987 (K), china e collagemm 725 x 515Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,Giappone, 1987I giochi <strong>di</strong> Keiko e <strong>di</strong>Idemi1987 (K), collagemm 360 x 350Esposizioni:Sede Centrale dellaFukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone,1987.Museo Maruey Hyakka -Ten- Nagoya, Giappone, 198740


Il grande samurai1987 (K), china e collagemm 515 x 365Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,Giappone, 1987Una cascata <strong>di</strong> numeri1987 (K), collagemm 540 x 360Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone,198741


Fuji 20001987 (K), china, acquerelli e collagemm 515 x 365Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone,1987Fuji futurista1987 (K), collagemm 515 x 365Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka SogoBank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone,198742


BiografiaEugenio Bolley a tre anniEugenio Bolley è nato a Gap (Francia), vivee lavora a Bardonecchia dal 1973, in viaMelezet, 29. Dai suoi esor<strong>di</strong>, che risalgonoalla fine degli anni Sessanta, ha realizzato inItalia e all’estero oltre centoventi mostre trapersonali e collettive. Tra le sue mostre, fortementecaratterizzate da un tema sociale, lagalleria Quaglino Incontri <strong>di</strong> Torino promuove,nel 1972, un’esposizione dal titoloemblematico, “Il Mangianuvole”. È forse laprima volta, in Italia ma anche all’estero, cheviene affrontato in pittura il tema dell’inquinamentoatmosferico (testo <strong>di</strong> presentazione<strong>di</strong> Albino Galvano). Queste, ed altreopere che trattavano il problema del degradoambientale, furono poi presentate aRoma nella Galleria Ferro <strong>di</strong> Cavallo. Semprenel 1972 il Mangianuvole lasciano l’Italia perapprodare oltre Manica, presso la FondazioneBertrand Russel <strong>di</strong> Londra, in occasione del“Bertrand Russel Centenary, International ArtExhibition and Sale”.Nel 1975, nelle sale del Palais des Congrès<strong>di</strong> Aix-en-Provence (Francia), viene allestitala <strong>mostra</strong> “Bolley paint sur deux versaints”.Queste opere saranno poi presentate nelCentre d’Animation Maison des Jeunes etde la Culture <strong>di</strong> Cavaillon, e infine presso laGalerie des Maîtres Contemporains, sempread Aix-en-Provence. Nell’estate dello stessoanno espone nel Museo Pinacoteca SanFrancesco della Repubblica <strong>di</strong> San Marino.“I testi <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> queste mostrefurono firmate da Ernesto Caballo e RenzoGuasco”.Alla fine degli anni Sessanta inizia ancheun’ampia ricerca sul segno. Su queste tematiche,gli e<strong>di</strong>tori Priuli & Verlucca pubblicanoil libro “L’evoluzione del segno”, che raccogliequaranta riproduzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni a chinae pastello. La pubblicazione, preziosamentecurata, ha una tiratura <strong>di</strong> centocinquantacopie numerate e firmate; il libro sarà integratoda un’incisione ad acquaforte contesto a firma <strong>di</strong> Giorgio Calcagno e StefanoReggiani. Agli inizi del 1980, mentre continuaa sviluppare una ricerca sempre piùorientata a massificare il segno, inizia ad43


Vista aerea <strong>di</strong> Kawaguchi-Ko sulle pen<strong>di</strong>ci del Fujiyama dove Bolley ha soggiornato tre mesi nella casa in<strong>di</strong>cata dallafrecciaFoto scattata da Bolley a Tokyo il 7 luglio 1987, a RenataPisu allora corrispondente de “La Stampa” e al dott.Atushi Mifune <strong>di</strong>rettore generale dello Spazio InstituteA destra: Bolley con Fujii Susumu-San a Kawaguchi-Ko44


Disegno raffigurante Bolley-San vestito da antico samurai,realizzato dal pittore Atsushi Mori su <strong>di</strong> un tovagliolopiegato (25 luglio 1987)assemblare vecchi attrezzi soprattutto in usopresso la civiltà montano-conta<strong>di</strong>na; dall’accortacomposizione <strong>di</strong> questi “ferri” ormai in<strong>di</strong>suso nasceranno i mitici “Urogalli”. Questeed altre opere desteranno l’interesse degliscrittori Primo Levi e Mario Rigoni Stern, maanche del fisico Tullio Regge e <strong>di</strong> tanti altriintellettuali. Nel 1981 realizza un manifestoper pubblicizzare la <strong>mostra</strong> libraria Scienza etecnica in Francia presso il Politecnico <strong>di</strong>Torino. L’allestimento fu curato dall’Office dePromotion de l’E<strong>di</strong>tion Française, dell’Unipressee dal Centre Culturel Franco-Italien <strong>di</strong>Torino.Nel 1983 Bolley viene invitato al Quirinaledal Presidente della Repubblica SandroPertini a cui dona il quadro “Tutti gli uominidel re”. Quest’opera faceva parte <strong>di</strong> un ciclolegato alla <strong>di</strong>ttatura khomeinista e ad altrisistemi totalitari esistenti in quegli anni nelmondo; in questo quadro compare unaringhiosa figura antropomorfa che sovrastasegni “normali e succubi”.Sempre nel 1983, in collaborazione conl’autosalone Zuar-Car <strong>di</strong> Torino, allestisce una<strong>mostra</strong> dal titolo “Volvo <strong>Arte</strong>”: gli “Urogalli”vengono collocati tra le automobili. In questacircostanza vengono donati da VolvoItalia all’ingegner Nuccio Bertone e all’allorapresidente della Volvo, Thomas Malm, i lororitratti che erano stati eseguiti in precedenzada Bolley me<strong>di</strong>ante papier collè.La presidenza della Regione Piemonte, nel1985, gli organizza una <strong>mostra</strong> dove vengonoesposte per la prima volta le “Testerosse”, gli “Urogalli” e un’ampia rassegna <strong>di</strong>opere legate al segno. Questa <strong>mostra</strong>, oltrea molte recensioni sulla stampa nazionale ea un servizio <strong>di</strong> Liliano Frattini per il telegiornale<strong>di</strong> Raiuno, desterà anche l’interesse <strong>di</strong>Enzo Ferrari e sarà visitata da Primo Levi, acui era stata de<strong>di</strong>cata.Il testo <strong>di</strong> presentazione è firmato da PaoloFossati. Nel 1987 soggiorna tre mesi aKawaguchi-Ko sulle pen<strong>di</strong>ci del Fujiyamasu invito dello Spazio Institute <strong>di</strong> Tokyo,uno dei più importanti centri <strong>di</strong> ricerca graficadel Giappone. Le opere realizzate inGiappone saranno esposte nel 1988 inalcuni spazi pubblici nelle città <strong>di</strong> Nagoya,Fukuoka e Tokyo, sotto il patrocinio dell’AssociazioneItalo-Giapponese e della FukuokaSogo Bank, per la quale realizza il calendarioper l’anno 1988, stampato in duemilioni <strong>di</strong> esemplari. Nel 1988 <strong>di</strong>segna ecostruisce una macchina-scultura in ferro elegno, “Omaggio a Enzo Ferrari… l’auto chenon correrà mai”. Per l’occasione la RegionePiemonte pubblica un prezioso <strong>catalogo</strong>con testi del Presidente Vittorio Beltrami,Sergio Pininfarina, Gianpaolo Ormezzano,Ferruccio Barnabò, Angelo Dragone, PierluigiBerbotto e Angelo Mistrangelo, con una serie<strong>di</strong> fotografie che illustrano le fasi costruttivedell’opera, poi collocata definitivamente nelPalazzo della Regione in piazza Castello a45


Bolley con dei militari giapponesi durante una esercitazione sul monte FujiTorino. Nel 1989 l’artista <strong>di</strong>venta “stilista”<strong>di</strong>segnando vestiti “Bolley’s Geometric anTraces - Introduces Linea Alex”: vestiti prêtà-porterrealizzati con tessuti stampati, riproducentii segni che caratterizzano il lavoro<strong>di</strong> Bolley, eseguiti in esclusiva per la casa <strong>di</strong>moda torinese. La collezione sarà poi presentatacon sfilate a Torino, Milano, Tokyo,Osaka e Singapore.Nel 1990 la città <strong>di</strong> Macerata gli de<strong>di</strong>ca nelMuseo Pinacoteca comunale una <strong>mostra</strong>antologica dal titolo “Il giar<strong>di</strong>no delle parole”.(Presentazione <strong>di</strong> Lucio Cabutti).Nel 1991 presenta presso la Galleria Biasutti<strong>di</strong> Torino “Il giar<strong>di</strong>no della musica”. Questiquadri, sempre legati alla ricerca segnica,hanno come elemento dominante i segnimusicali: crome, biscrome, chiavi <strong>di</strong> violinoecc. (Presentazione <strong>di</strong> Paride Chiapatti).Nel 1992, su invito della presidenza delLioness Club Moncalieri Castello, illustraventuno racconti scritti da alcuni dei maggioriscrittori italiani, tra cui Giorgio Calcagno,Guido Ceronetti, Roberto Gervaso, LorenzoMondo, Nico Orengo, Mario Rigoni Stern,Antonio Spinosa, Mario Soldati, ecc... I raccontisaranno raccolti e pubblicati in un librodal titolo “Tavolozza <strong>di</strong> favole”.Nel 1993 inizia a costruire i “Segnatempo”(orologi-sculture); queste opere sarannopoi esposte per la prima volta presso laBiblioteca Civica A. Arduino <strong>di</strong> Moncalieri(10 ottobre 2002 - 11 gennaio 2003).Nelle sale della Galleria La Bussola, a Torino,nel 1994 conclude il ciclo dei Giar<strong>di</strong>ni46


“segnici” con la <strong>mostra</strong> “Alfabeto per unanuova Babele”.(Testo <strong>di</strong> Lorenzo Mondo).Nel 1995 al Centro culturale valdese <strong>di</strong> TorrePellice (Torino) viene allestita una <strong>mostra</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti dal titolo “Dal silenzio originario aisegni”(Testo <strong>di</strong> Giorgio Calcagno). L’opera“Il bosco <strong>di</strong> Ez”, presentata in quell’occasione,viene scelta dal Prof. Clau<strong>di</strong>oCanuto, responsabile del Dipartimento <strong>di</strong>Matematica del Politecnico <strong>di</strong> Torino, peressere riprodotta sul manifesto pubblicatoin occasione del convegno internazionale“Recent Advances in Numerical Methodsfor Partial Differential Equations”. Nel 1996realizza i tre<strong>di</strong>ci quadri (12+1) che servirannoad illustrare il calendario ufficiale dellaRai, stampato in trentamila copie. Semprenel 1996 espone queste opere in un’unica<strong>mostra</strong>, presso la Galleria <strong>Arte</strong> Tre <strong>di</strong>Trieste, unitamente ad altre ventuno serviteper illustrare il già citato libro “Tavolozza <strong>di</strong>Favole”(Testo <strong>di</strong> Paolo Gallarati). In quellacircostanza il poeta Edoardo Sanguinetide<strong>di</strong>ca al lavoro <strong>di</strong> Bolley una poesia chel’artista elabora graficamente, l’acrostico daltitolo “Sestina”, che sarà poi pubblicata nel<strong>catalogo</strong> e nella raccolta Corollario e<strong>di</strong>ta daFeltrinelli.Nel 1997, in occasione dei Mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> scidel Sestriere, “costruisce” per conto delleFerrovie dello Stato e del Comune <strong>di</strong> Oulxla scultura mobile “Testa rossa”, in acciaioe alluminio, collocata in pianta stabile pressola stazione ferroviaria <strong>di</strong> Oulx (Torino).Con lo stesso materiale, ma con sostanziali<strong>di</strong>fferenze formali, costruisce una seconda“Testa rossa” che gli viene commissionatadal Comune <strong>di</strong> Sauze d’Oulx per esserecollocata nella piazza centrale del paese, aricordo dell’avvenimento mon<strong>di</strong>ale. Per l’occasione,due sue opere grafiche, verrannostampate su commissione della ComunitàMontana Alta <strong>Valle</strong> <strong>di</strong> <strong>Susa</strong> e l’Apt Valsusa,e donate agli atleti e alle autorità presentiin valle in occasione dei Mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> sci. Iltesto <strong>di</strong> presentazione delle due cartelle èfirmato dalla Prof.ssa Evelina Bertero, sindaco<strong>di</strong> Oulx. Per il cinquantenario dell’Unicefillustra e realizza una T-shirt, che sarà messain ven<strong>di</strong>ta per fini umanitari, in collaborazionecon i Servizi <strong>di</strong> Stazione delle Ferroviedello Stato. Anche la Rai gli commissionaalcune, T-shirt, che verranno stampate conl’illustrazione “Notturno dall’Italia”, tratta dalcalendario <strong>di</strong> cui sopra. Su invito della Rai,il 26 maggio 1997 partecipa al programmaUno Mattina. In quella circostanza presenta“Gli Urogalli: le vecchie cose tornano d’attualità”.La Direzione generale dei Monopoli<strong>di</strong> Stato pubblica l’opera “L’Albero <strong>di</strong> Neve”per illustrare il “Gratta e vinci - Bingo!” stampatoin trecento milioni <strong>di</strong> esemplari, piùdue milioni <strong>di</strong> locan<strong>di</strong>ne. Per lo Zonta ClubTorino 2 illustra la “Remember Card n. 5.Segnalibro d’autore”. Con lo stesso soggettoviene realizzata un’opera grafica colorata amano con colori ad acquerello. La finalitàdella ven<strong>di</strong>ta avrà carattere umanitario.Nel 1998 presso il Centre des Congrès “LeManège” <strong>di</strong> Chambéry (Francia) viene alle-La grande bicicletta rosa e blu realizzata da Bolley inoccasione del 14ª tappa del Giro d’Italia 201347


Bolley escursionista tra le montagne dell’Alta Val <strong>Susa</strong>stita con finalità <strong>di</strong>dattica la <strong>mostra</strong> “Anchegli Urogalli vanno all’Università”. La manifestazionerientra nel progetto “La scuoladel vicino - L’école du voisin”, organizzatadal Provve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino e dalRectorat d’Académie de Grenoble nell’ambitodel programma Interreg Cee. Sotto ilpatrocinio delle Province <strong>di</strong> Torino, <strong>di</strong> Asti e<strong>di</strong> Biella, Bolley partecipa in qualità <strong>di</strong> espertoe collabora allo svolgimento dei lavori nellaboratori-atelier Scienze e Arti.Nel 1999 illustra per la Torveca <strong>di</strong> Vigevano,con elementi segnici caratterizzanti il suolavoro, una serie <strong>di</strong> sei tazzine da caffè (ascopo benefico) che saranno poi prodottedalla Ipa <strong>di</strong> Usmate (Milano).Ancora nel 1999 espone presso il Centre<strong>Cultura</strong>l del Comù d’Escaldes-Engordany, nelPrincipato <strong>di</strong> Andorra, nella <strong>mostra</strong> “Colors:des del Japò al Principat d’Andorra”, testo<strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> Paolo Gallarati. Nellaprospettiva delle Olimpia<strong>di</strong> del 2006 realizzauna significativa opera riproducente moltitratti caratterizzanti la valle <strong>di</strong> <strong>Susa</strong>. Questoquadro sarà poi riprodotto me<strong>di</strong>ante stampa“serigrafica”, con una tiratura limitata, perconto della presidenza della Provincia <strong>di</strong>Torino. Nel 2000 inizia a costruire, sempreusando “sofisticati” materiali <strong>di</strong> recupero(valvole in bronzo, rubinetterie, vecchiferri da stiro, ecc.), il ciclo degli elicotteri.Nel periodo della <strong>mostra</strong> “Omaggio alla<strong>Valle</strong> <strong>di</strong> <strong>Susa</strong>”, organizzata dal Comune <strong>di</strong>Bardonecchia presso il Palazzo delle Festedurante le vacanze <strong>di</strong> Natale, viene presentatoil volume “Dal silenzio ai segni”, con testointroduttivo del giornalista de “La Stampa”,Giorgio Calcagno. Le quaranta opere riprodotte,che illustrano il libro, erano state realizzateper la maggior parte durante il soggiornodell’artista in Giappone nel 1987. Nellaprimavera del 2001, in collaborazione conun gruppo <strong>di</strong> Anziani Ferrero, realizza unascultura-elicottero <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni cheresterà stabilmente presso la FondazioneFerrero. L’opera, alta circa 4,5 m, è espostacon altre cento opere nella <strong>mostra</strong> personale“L’elicotterorosa”, allestita nella sede dellaFondazione Ferrero <strong>di</strong> Alba. L’esposizione e“Momenti n. 5”, firmato da Francesco Poli,sono de<strong>di</strong>cati alla memoria <strong>di</strong> Arturo Buccolo,valente collaboratore della Fondazione, pre-48


maturamente scomparso, legato a Bolley daprofonda e fraterna amicizia.Nel 2002, per il Premio Grinzane Cavour,realizza una coloratissima opera segnica,graficamente formulata come un acrostico,dove le parole “Grinzane” e “Cavour” sonoripetute in un elaborato gioco <strong>di</strong> incastri.Da quest’opera sono tratti un poster e unprezioso segnalibro custo<strong>di</strong>to in una cartellaimbustata. In occasione dell’annualegara po<strong>di</strong>stica “Stratorino”, Bolley <strong>di</strong>pinge ilquadro “Stratorino: optima maxima”, dove isegni si rincorrono verso il traguardo in unagiocosa alternanza formale. L’opera, pubblicatasulla rivista della manifestazione tirataper l’occasione in quarantamila copie, èanche stampata su poster e T-shirt; vieneinoltre realizzata una preziosa cartella <strong>di</strong>grafica dove l’opera è riprodotta me<strong>di</strong>antestampa in serigrafia, a tiratura limitata. Iltesto introduttivo è a firma <strong>di</strong> Gian PaoloOrmezzano. Il tutto sarà posto in ven<strong>di</strong>tasenza fini <strong>di</strong> lucro; beneficiaria la rubrica“Specchio dei Tempi” del quoti<strong>di</strong>ano “LaStampa”.Nell’ambito del progetto della FondazionePalazzo Bricherasio, “A.A. Amico ArtistaCercasi”, che ha coinvolto oltre mille studentidelle scuole dell’obbligo presenti sul territorioregionale, la Fondazione ha presentatoal suo pubblico una personale <strong>di</strong> EugenioBolley, che ha riproposto a Torino una consistenteparte delle opere già presentatead Alba presso la Fondazione Ferrero nel2001: nell’occasione è stata esposta all’esternodel palazzo Bricherasio anche l’opera“L’elicotterorosa”. Il testo del prezioso <strong>catalogo</strong>,stampato per l’occasione, è firmato da49


Bolley tra i suoi “ferri” recuperati ad essere altra cosaFrancesco Poli. Ad agosto sono state espostepresso il Centro <strong>Cultura</strong>le Valdese <strong>di</strong> TorrePellice, le 40 opere (<strong>di</strong>segni a china e acquarelli),che Bolley aveva realizzato durante ilsuo lungo soggiorno in Giappone, nel 1987.Queste opere, mai esposte e già raccolte nelprezioso volume “Dal silenzio ai segni”, contesto introduttivo <strong>di</strong> Giorgio Calcagno, sonostate nuovamente pubblicate sul <strong>catalogo</strong>della <strong>mostra</strong>, con un nuovo testo <strong>di</strong> presentazionedal titolo: “No! Non ci credo al silenzio<strong>di</strong> Bolley”, a firma <strong>di</strong> Daniela Magnetti<strong>di</strong>rettrice della Fondazione PalazzoBricherasio <strong>di</strong> Torino. Su invito dell’Assessoratoalla <strong>Cultura</strong> del Comune <strong>di</strong> Moncalieri(Torino) viene allestita, dal 10 ottobre 2002all’11 gennaio 2003, presso la BibliotecaCivica A. Arduino, la <strong>mostra</strong> “Giar<strong>di</strong>ni e abbecedari- Omaggio a Moncalieri”; l’esposizioneè stata patrocinata dalla Regione Piemonte(testo<strong>di</strong> Olga Gambali).Nel 2002, un particolare del quadro“Alternanze”, nonché la riproduzione <strong>di</strong> “Segnibarbarici”, “Variazioni in chiave <strong>di</strong> Sol” e “Lunasul Fuji” compaiono nel libro <strong>di</strong> Cristina Faloci“Lorenzo Jovanotti. Pensieroa ritmo <strong>di</strong> energia”, e<strong>di</strong>trice Zonta. Si tratta<strong>di</strong> un saggio sulla produzione dei testi delnoto cantante italiano uscito nella collana“Aminoaci<strong>di</strong>. Libri per musica d’autore”;ad accompagnare l’analisi delle canzoni el’intervista esclusiva ci sono, oltre a numerosefoto ine<strong>di</strong>te, alcuni quadri dello stessoJovanotti. L’autrice del libro, che collaborada alcuni anni ai programmi culturalira<strong>di</strong>ofonici della Rai, e che ha conosciutoBolley in occasione <strong>di</strong> un’intervista per latrasmissione “L’Arcimboldo” sulla <strong>mostra</strong>“L’elicotterorosa”, ha voluto accostare dueartisti <strong>di</strong> ambito e generazione <strong>di</strong>versa, macon inattese affinità nello sguardo sul mondoe nella sensibilità ai problemi della contemporaneità.Il libro è stato presentato il 30novembre dello stesso anno in occasionedella Fiera Nazionale della me<strong>di</strong>a e piccolae<strong>di</strong>toria a Palazzo dei Congressi a Roma,alla quale, insieme a Bolley, sono intervenutiMarino Sinibal<strong>di</strong>, Direttore <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o 3,Felice Liperi, critico musicale <strong>di</strong> “Repubblica”e i due giovani scrittori Giordano Meacci eFrancesca Serafini. Nel 2003 costruisce “Lamacchina del vento”, struttura in acciaio altaoltre 5 metri con un doppio sistema <strong>di</strong> rotazione.Con il patrocinio del Comune <strong>di</strong> Roma50


Bolley da gli ultimi ritocchi alla macchina del vento, Ginevra, parco del Palazzo delle Nazioni51


Bolley con alcune delle sue macchine fantastiche(Municipio I - Roma centro storico) allestiscepresso la Galleria Ashanti la <strong>mostra</strong> <strong>di</strong> chinee acquarelli “Viaggio nella memoria” (il testo<strong>di</strong> presentazione al <strong>catalogo</strong> è a firma <strong>di</strong>Cristina Faloci).Presso il Palazzo delle Feste <strong>di</strong> Bardonecchia(Torino) viene allestita la <strong>mostra</strong> “A <strong>di</strong>fesadella memoria - Bardogalli, macchine eaffini”(testo <strong>di</strong> Daniela Magnetti ed EnricoCamanni), in cui vengono esposte opere<strong>di</strong> recente realizzazione tra cui il mobil “Lamacchina del vento”. In occasione delle“Luci d’Artista” a Bardonecchia è stata proiettata(prima mon<strong>di</strong>ale) per oltre tre mesiuna serie <strong>di</strong> quadri megaingigantiti sulla pistaFISI n. 1 <strong>di</strong> Campo Smith; nell’occasionesono state stampate 24.000 cartoline perfinalità benefiche, grazie al contributo <strong>di</strong> unanota Società assicurativa. Nel 2004 esponele sue opere nel Palazzo delle NazioniUnite <strong>di</strong> Ginevra (6-24 settembre): la <strong>mostra</strong>“Bolley. Con l’arte facciamo sorridere i bambini”darà al pittore-scultore una visibilitàinternazionale(testo <strong>di</strong> Giuliano Soria eAlessandro Perissinotto). Su invito dell’Assessoratoalla <strong>Cultura</strong> del Comune <strong>di</strong> TorrePellice (Torino), viene allestita la <strong>mostra</strong>“Affabulandoconirottamieisegnidelmondo”,nella Civica Galleria <strong>di</strong> <strong>Arte</strong> Contemporanea“Filippo Scroppo”(testo <strong>di</strong> Paolo Levi).L’esposizione resterà aperta dal 13 novembre2004 al 26 febbraio 2005 nell’ambitodel progetto <strong>di</strong>dattico “Giocare con l’arte”.Nel 2005 le sue opere varcano i confini,per approdare a Bruxelles. Nelle sale dell’EspaceBanca Monte Paschi Belgio, presentala <strong>mostra</strong> “Fujiyama” omaggio a KatsushikaHokusai, 46 opere su carta (chine, acquarellie pastelli) realizzati da Bolley nel1987 a Kawaguchi-Ko in Giappone(testo<strong>di</strong> Leonardo Osella). La <strong>mostra</strong> inauguratal’11 ottobre, in occasione del convegno“Impresa e Arti visive” organizzato dall’Istituto<strong>di</strong> <strong>Cultura</strong> Italiano, resterà poi aperta finoall’8 <strong>di</strong>cembre 2005. Sempre a Bruxelles il16 novembre inaugura la <strong>mostra</strong> “L’Urogallodes vallées olympiques rencontre le Coqwallon”. Questa <strong>mostra</strong> voluta dall’Associa-52


zione Piemontesi nel Mondo, dalla RegionePiemonte e dal Ministro Vallone dell’Agricoltura,della Ruralità, dell’Ambiente e delTurismo, si inserisce nell’ambito delle manifestazioniall’estero legate all’evento olimpico<strong>di</strong> Torino 2006; tutto il materiale cartaceo sifregerà del simbolo olimpico (testo <strong>di</strong> presentazione<strong>di</strong> Bruno Quaranta). Il <strong>di</strong>rettoredel Museo Nazionale della Montagna “Ducadegli Abruzzi” CAI - Torino, architetto AldoAu<strong>di</strong>sio, lo invita ad esporre le sue sculturenel Salone degli Stemmi del Forte <strong>di</strong> Exilles.La <strong>mostra</strong> “Geometrie <strong>di</strong> civiltà. Gli Urogalli <strong>di</strong>Bolley” è de<strong>di</strong>cata allo scrittore Mario RigoniStern per il suo 85° complenno, aperta dall’8luglio al 1 ottobre 2006, sarà poi prorogatafino ai primi <strong>di</strong> novembre e sarà visitata daoltre 22.000 persone. I testi introduttivisono <strong>di</strong> Aldo Au<strong>di</strong>sio e Gianni Oliva, mentre iltesto antologico per il <strong>catalogo</strong> fa parte <strong>di</strong> unaraccolta <strong>di</strong> tre presentazioni scritte in perio<strong>di</strong><strong>di</strong>versi sul lavoro <strong>di</strong> Bolley da Mario RigoniStern. Ra<strong>di</strong>o 3 Suite (RAI 3) ha realizzatoper l’occasione un servizio intervista a Bolleycondotto da Guido Barbieri, interverrannotelefonicamente nella trasmissione ancheMario Rigoni Stern e Aldo Au<strong>di</strong>sio, <strong>di</strong>rettoredel Museo della Montagna <strong>di</strong> Torino. Nel2011 viene allestita la <strong>mostra</strong> “Le macchinefantastiche <strong>di</strong> Bolley” presso il Politecnico<strong>di</strong> Torino. Il testo introduttivo è del Rettore,Prof. Francesco Profumo. Il testo critico del<strong>catalogo</strong> è firmato dal Prof. Vittorio Marchis,Direttore del MAP. La <strong>mostra</strong>, inaugurata il24 marzo e prorogata fino al 15 giugno, rientrerànelle manifestazioni ufficiali <strong>di</strong> Italia 150e sarà visitata da oltre 200.000 persone, trastudenti e visitatori esterni. Sponsor ufficialedella <strong>mostra</strong>, Reale Mutua Assicurazioni.Il 28 settembre 2011, nell’ambito delle manifestazioniall’estero per Italia 150° è stata collocatain pianta stabile, nel parco del palazzodelle Nazioni Unite a Ginevra, “La macchinadel vento”, struttura in acciaio e alluminioalta 5 metri. La parte superiore è girevolee le tre pale hanno i colori della ban<strong>di</strong>eraitaliana. L’iniziativa, voluta dall’AmbasciataItaliana presso le Nazioni Unite, avrà il plausodel Presidente della Repubblica, GiorgioNapolitano. All’inaugurazione dell’opera oltreall’ambasciatore italiano presso le NazioniUnite Dott.ssa Laura Mirachian, sarà presenteil Vice segretario Generale dell’ONU aGinevra, Kassym-Jomart Tokayev.In occasione della 14° tappa del 96° Girod’Italia 2013, con arrivo a Bardonecchia(Jafferau,1908 m), Bolley ha realizzato unamegabicicletta con parziale utilizzo <strong>di</strong> materiale<strong>di</strong> recupero, <strong>di</strong>pinta con i colori delgiro, che rimarrà permanentemente collocatanella rotonda ove confluiscono Viale dellaVittoria e Via Torino. Il funesto evento delloTsunami nucleare, come già l’evento <strong>di</strong>sastroso<strong>di</strong> Chernobyl, ha profondamente colpitola sensibilità <strong>di</strong> Bolley, il quale ha lavoratomesi e mesi per rendere il doveroso omaggioalle 24.000 vittime, con una <strong>mostra</strong> daltitolo “Omaggio alle vittime <strong>di</strong> Fukushima”,che sarà allestita nell’estate 2013 nel Palazzodelle Feste <strong>di</strong> Bardonecchia. I testi sarannofirmati da Lorenzo Mondo e da RenataPisu, che fu corrispondente da Tokyo per LaStampa.“L’iniziativa ha il plauso del Presidente dellaRepubblica e il patrocinio dell’AmbasciataGiapponese a Roma.”53


Bolley con una delle sue macchine del ventoHanno scritto <strong>di</strong> luiLuciano Accornero, Carlo Accossato,Fer<strong>di</strong>nando Albertazzi, Salvatore Aloisio,Mario Ambrois, Bruno Andolfatto,Mori Atsushi, Aldo Au<strong>di</strong>sio, Francesco Avato,Maria Teresa Avato, Maurizio Avato,Maria Grazia Avidano, Tony Ayala,Barbara Bagnasacco, Enrico Baj,Daniela Ballanti, Felice Ballero,Giorgio Barberis, Silvana Bassetti,Elsa Begnis, Lucia Bellaspiga,Milena Bellini-Sheppard, Vittorio Beltrami,Anna Benazzo, Pier Paolo Benedetto,Pier Luigi Berbotto, Ferruccio Bernabò,Marziano Bernar<strong>di</strong>, Eugenio Bernar<strong>di</strong>ni,Clau<strong>di</strong>o Bertalot, Evelina Bertero,Piero Bianucci, Leonardo Bizzaro,Cristiana Bizzarri, Ivo Blan<strong>di</strong>no,Ernesto Bo<strong>di</strong>ni, Maria Pia Bonanate,Lorenzo Bonar<strong>di</strong>, Toni Bonavita,Nevio Boni, Roberto Borgis, Daniela Borghi,Fabrizio Borio, Vittorio Bottino,Paolo Bramardo, Mercedes Bresso,Giorgio Brezzo, Paolo Bruni,Antonio Buccolo, Arturo Buccolo,Ernesto Caballo, Irene Cabiati, GiulianaCabrini, Lucio Cabutti, M. Calabresi,Giorgio Calcagno, Enrico Calilli,Enrico Camanni, Roberto Canu,Clau<strong>di</strong>o Canuto, Laura Carcano,Gemma Cardona, Franco Caresio,Emanuele Cassarà, Danila Chareun,Paride Chiapatti, Mabel Chiappo,Actis Li<strong>di</strong>a Chiarelli, Paolo Ciliutti,Silvana Clementino, Jean-Pierre Collot,Angelo Conti, Marily Conti, Tiziana Conti,Alberto Corsani, Enrico Crispolti,Luciano Curino, Guido Curto,Vittorio Cutrupi, Marzio Dall’Acqua,Piero Dardanello, Rosanna De Angelis,Fernanda De Bernar<strong>di</strong>, Federica De Chiara,Giuseppe De Franceschi,Sergio De Francesco, Silvio De Stefanis,Paola Debernar<strong>di</strong>, Lucio Del Gobbo,Aurora Devalle, Giampiero Devalle,Alberto Di Majo, Enzo Di Martino,Gilberte Domenge, Emio Donaggio,Ilaria Dotti, Angelo Dragone,Paola Durandetto, Lella Durando,Dino Erba, Paolo Fabbri, Lorenzo Faccenda,Maurizio Fagiolo, Vito Faiuolo,Giorgio Falossi, Daniele Fenoglio,Maria Giovanna Ferrante, Clau<strong>di</strong>a Ferraresi,Guido Ferrero, Gianfranco Ferroni,Giuseppina Fiori, Guido Folco,Paolo Fossati, Giuliano Frabetti,Liliano Frattini, Paolo Gallarati,Albino Galvano, Bruno Gambarotta,Rodolfo Garau, Aldo Garosci, Bruno Geraci,Sara Ghiotto, Valter Giuliano, Gigi Gosamo,Roberto Grassi, Elisabetta Graziani,Giorgio Griffa, Oscar Grimal<strong>di</strong>,Renzo Guasco, Max Sofia Giar<strong>di</strong>no, Guillen,Herman, Pier Carlo Jorio,Zat Kalobe, Sumio Kuwabara, Luisa Lainati,Fabrizio Legger, Matteo Legnani,Nino Leporati, Paolo Levi,Bartolomeo Lingua, Massimo Lunardelli,Maurizio Lupo, Benois Lutgen,Amedeo Macagno, Marco Madoni,Valentina Maglione, Daniela Magnetti,Maurizia Manassero, Annalisa Man<strong>di</strong>a,Fabio Marangoni, Vittorio Marchis,54


Renzo Margonari, Giorgio Martellini,Maria Teresa Martinengo, Paola Masetta,Michelangelo Massano,Gian Giorgio Massara, Lucia Massari,Paola Meinar<strong>di</strong>, Thomas Meyer,Pino Menzio, Clau<strong>di</strong>o Mercan<strong>di</strong>no,Rita Miglia, Rosella Migliavacca,Augusto Minucci, Angelo Mistrangelo,Lorenzo Mondo, Michel Monory,Gianna Montanari, Mario Monticone,Bruno Munari, <strong>Susa</strong>nna Muzzatto,Giuseppe Nasillo, Maria Luisa Negro,Paolo Nesta, M. Nishimura, Silvana Nota,Gianni Oliva, Albina Olivatti, Nico Orengo,Ruggero Orlando, Gian Paolo Ormezzano,Sergei Ordzhonikidze, Leonardo Osella,Marina Paglieri, Giovanni Paparo,Lisa Parola, Emanuele Paschetto,Dino Pasquali, Xavier Paujol, Alessia Penna,Federico Peiretti, Alessandro Perissinotto,Monica Perosino, Franco Piccinelli,Sergio Pininfarina, Gabriella Pinter,Renata Pisu, Giuseppe Platone,Francesco Poli, Francesco Prestipino,Francesco Profumo, Adriano Provera,Mariagiuseppina Puglisi, Bruno Quaranta,Sandra Reberschak, Tullio Regge,Stefano Reggiani, Mario Rigoni Stern,Renato Rizzo, Mario Rocca, Marco Rosci,Adalberto Rossi, Patrizia Rossi, Vivi Rosso,Clau<strong>di</strong>o Rovere, Agnese Saglia,Marcello Salvati, Roberto Saporito,Emanuela Sarti, Vera Schiavazzi,Savina Sciacqua, Marco Sebellico,Giovanni Serpellon, Alberto Sinigaglia,Giuliano Soria, Aldo Spinar<strong>di</strong>,Antonio Spinosa, Na<strong>di</strong>a Sussetto,Fabio Tanzilli, Gian Maria Tarizzo,Donatella Taverna, Clau<strong>di</strong>o Tescari,Maria Luisa Tibone, Marco Tini,Alessia Toldo, Elisabetta Toldo,Elisabetta Tolosano, Almerigo Tomaselli,Giulia Tonini, Franco Torriani,Federica Tourn, Alberto Ugona,Albane Urtin, Marco Vaglietti, Fredo Valla,Michele Vaschetto, Luca Vespoli,Giovanni Viarengo, D. Viganò, Aldo Viglione,Alessandra Vindrola, Maria Teresa Vivino,Sara Ricotta Voza.Servizi Ra<strong>di</strong>otelevisiviWalter Baldasso, Marina Bigo,Renato Bossa, Guido Boursier,Franco Caresio, Luigi Carluccio,Gianfilippo Centanni, Alessandra D’Angelo,Nucci De Gemini Perotto, Elena De Marchi,Cristina Faloci, Giorgio Falossi,Orlando Ferraris, Liliano Frattini,Mirella Fulvi, Bruno Geraci, Ina Ghisolfi,Paolo Girola, Sumio Kawabara,Michele Mannucci, Eduardo Martinez,Sergio Melito, Andrea Ottonello,Cristian Panzanaro, Federito Peiretti,Graziella Riviera, Mario Rocca,Noemi Rodriguez, Melba Ruffo,Sergio Zanetti, Guido Barbieri,Antonio Au<strong>di</strong>no, Guido Zaccagnini.55


Contributi critici…Per esempio, la S <strong>di</strong> Silenzio: un universo<strong>di</strong> neve primigenio, assoluto, che puòesistere, in Bolley, solo a patto <strong>di</strong> non farsiparola. Per esempio, la S <strong>di</strong> Segno: una farfallacangiante, proiettata verso la libertà delpossibile, che può levarsi in volo solo a patto<strong>di</strong> non appesantirsi in scrittura.Bolley non ama parlare, non ha bisogno<strong>di</strong> scrivere. Ma è il solo, fra tutti gli artisti,che sa <strong>di</strong>pingere i silenzi, trasformandoliin segni. Può andare lontano, Bolley, puòtrasferirsi in una nuova - o antichissima -civiltà, nel Giappone degli shogun e insiemedei Toshiba; dove la ragazza con il nome <strong>di</strong>farfalla attendeva un fil <strong>di</strong> fumo dall’estremoconfin del mare. E lui ritroverà, sulle pen<strong>di</strong>cidel Fuji, la stessa ispirazione alpina chenella sua Valsusa gli ha dettato i paesaggia scacchi multicolori, le lune soggardani aforma <strong>di</strong> C; i suoi numeri irreali, sfuggentialle possibilità <strong>di</strong> calcolo, le lettere uscite daalfabeti indecifrabili, preistorici, pre-arcaici, oforse semplicemente extratemporali, depositari<strong>di</strong> un enigma resistente a ogni tentativo<strong>di</strong> interpretazione. Solo il fil <strong>di</strong> fumo lassù,mandato dal cratere del vulcano, sopra l’ultimovertice innevato, anziché dalla ciminieradella nave, darà un segno più intelligibile,mi nac cioso per tutti.È la spia del nostro pianeta che finalmentecompie l’opera <strong>di</strong> auto-<strong>di</strong>struzione strisciantedell’uomo. deflagrando nella nuvola scurache si addensa nel cielo: il loro, il nostro,equamente votato alla fine.Giorgio Calcagno, 2000Dalle pen<strong>di</strong>ci del Fujiyama vengono leimmagini <strong>di</strong> “Favole giapponesi”, acquerellie <strong>di</strong>segni a china e matite colorate <strong>di</strong>Eugenio Bolley, pittore <strong>di</strong> Bardonecchia.Nella sua ricerca <strong>di</strong> armonia (nella vitae nell’arte) Bolley si avvicina allo stile <strong>di</strong>Joan Mirò e Paul Klee e <strong>di</strong>segna una realtàcolorata e magica che filtra la Storia (tra iprimi il pittore si è impegnato nella <strong>di</strong>fesadell’integrità dell’ambiente) privilegiandoun colloquio quasi mistico con l’Assoluto.Le farfalle, le nuvole e gli arcobaleni della<strong>mostra</strong> sono frammenti <strong>di</strong> un sogno gioiosoche stabilisce un singolare legame trale montagne sabaude ed il profilo del Fuji.Rossella Migliavacca - 1988…Prima <strong>di</strong> approdare all’attuale ricercaastratta incentrata sull’analisi e lo sviluppodel segno, è stato pittore <strong>di</strong> matrice rigorosamentefigurativa (più in particolare quellafigurativo-fantastica). All’inizio degli anni ’70la «conversione», una conversione maturatavivendo per lungo tempo in Giappone efortemente influenzata, per rigore ed essenzialità,dalla cultura del luogo. Da questaesperienza, conclusasi circa due anni fa, lanascita <strong>di</strong> questo nuovo alfabeto pittorico,un alfabeto a metà tra passato e futuro,originale, che però molto deve all’opera ealla ricerca <strong>di</strong> Paul Klee. Marziano Bernar<strong>di</strong>,critico d’arte de “La Stampa”, scriveva nel1972: «Il colore pulito e limpido, teso come56


seriche superfici, a comporre fantastiche,irreali immagini, conferisce ai quadri <strong>di</strong>Eugenio Bolley un carattere gentile <strong>di</strong> fiaba».Angelo Dragone, dalle colonne dello stessoquoti<strong>di</strong>ano, riba<strong>di</strong>va due anni dopo: «Inrealtà è il mitore <strong>di</strong> queste brevi notazioni,la loro gracile apparenza che nasconde unaben più colta sensibilità e un temperamentoricco d’inventiva».Arturo Buccolo - 1988…Incline, per sua natura, a inseguire dasempre il frammento o un’idea passibili <strong>di</strong>rimontaggio in qualche suo nuovo contestovisivo, Eugenio Bolley reduce da un soggiornogiapponese si <strong>di</strong>rebbe voglia esibireciò che ha saputo trarre dalla fresca suggestioneemotiva del suo incontro con l’anticaterra <strong>di</strong> ciliegi, draghi e vulcani. Dalla realtàappena conosciuta è nata così la dupliceserie dei 21 <strong>di</strong>segni a china e matite coloratee <strong>di</strong> altrettanti acquerelli esposti daFògola (piazza Carlo Felice, 19, fino al 31maggio). Vi si vedono trascritti, ri<strong>di</strong>segnaticon can<strong>di</strong>da fantasia, i concettuali segni <strong>di</strong>una realtà destinata a rimaner chiusa nelsuo mistero: e sono così cieli, alberi edacque, comprese le antiche pen<strong>di</strong>ci delsacro Fuji, ma in una “versione” altra, daleggersi fors’anche a livello psicoanaliticoAngelo Dragone - 1988…Nove ore <strong>di</strong> volo sulla Siberia («un’esperienzaunica <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> infinito»),un breve soggiorno a Tokyo («non si puònon essere conquistati dall’or<strong>di</strong>ne, dallapulizia e dall’armonia <strong>di</strong> questa metropoliche riesce a controllare i suoi eccessisupermoderni») e poi nella casetta inmezzo ai boschi sulle pen<strong>di</strong>ci del Fuji, ilcelebre monte, nel villaggio residenziale <strong>di</strong>Kawaguchi-ko a 160 chilometri da Tokyo eBolley, con alle spalle la cima del Fujiyama, sulla qualecon grande rammarico, non è salitoa 1300 metri d’altezza. Tutto solo con unpiccolo prontuario <strong>di</strong> frasi fatte, una scorta<strong>di</strong> viveri e tanto silenzio. «La prima sera miguardai attorno con stupore, forse stavosognando, <strong>di</strong> lì a poco mi sarei risvegliatonella mia casa <strong>di</strong> Bardonecchia avrei ripresole mie abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> tutti i giorni, incontratogli amici e le persone care. Quando miconvinsi che non sognavo presi i pennelli,uscii nel silenzio del bosco e cominciai a<strong>di</strong>pingere freneticamente. Dopo due settimanele pareti erano ricoperte <strong>di</strong> quadri e<strong>di</strong> schizzi. Ero in Giappone».Un universo all’insegna della semplicità e<strong>di</strong> una infanzia che permette all’occidentee all’oriente <strong>di</strong> capirsi, <strong>di</strong> avere un linguaggiocomune, le stesse favole e i medesimisogni. Anche le stesse paure da esorcizzare.Mariapia Bonanate - 198857


…Disegni a china e matite colorate, acquarelli,rappresentano il “corpus” della personaleche Bolley ha allestito nelle sale dellaGalleria Dantesca, in piazza Carlo Felice,19. Il suo <strong>di</strong>scorso è ora volto a ridefinireil ruolo del segno come momento significantedell’indagine dell’artista. Infatti Bolleyha trasferito in Giappone il proprio stu<strong>di</strong>o,ha esplorato paesaggi e cieli e ideogrammi,ha “scoperto” il fascino <strong>di</strong> quel lontanopaese, ha ritrovato atmosfere limpidenelle quali queste sue nuove figurazioniemergono come per incanto. Dalle nuvoledel Fujiyama si staccano le parole <strong>di</strong> un“<strong>di</strong>re” dalle segrete cadenze poetiche: «IlGiappone a Bolley deve essere apparsocome una pagina scritta – sottolinea NicoOrengo in <strong>catalogo</strong> – ideogrammi al postodel cielo, dei prati, della luna, dei fiumi,degli alberi». E da queste “pagine” fluisceun mondo <strong>di</strong> sensazioni purissime, <strong>di</strong> cartelli,<strong>di</strong> lettere nello spazio, <strong>di</strong> favole. Bolleyha trovato, nuove latitu<strong>di</strong>ni per <strong>di</strong>pingere,per fermare il fluire delle stagioni, per suggerireuna chiave <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong> una ricercache nel corso degli anni ha mutato angolazionie prospettive sino a pervenire a questeaeree testimonianze, a queste immaginiche richiamano le tra<strong>di</strong>zioni giapponesi.Angelo Mistrangelo - 1988…Bolley invece è andato a cercare ispirazionenel lontano Giappone e <strong>di</strong> fronte almondo orientale fatto <strong>di</strong> un’altra cultura, <strong>di</strong>segni rituali, misteriosi, indecifrabili, <strong>di</strong> frontead una realtà per lo più sconosciuta, neha tratto impressioni, emozioni, rivelazioni.L’immaginazione <strong>di</strong> Bolley, già normalmentescatenata, <strong>di</strong> fronte al mondo giapponesesi è fatta <strong>di</strong>ligente e pensosa, quasi perrispettare quella silenziosa poesia, quelladelicatezza raffinata che caratterizza l’artefigurativa <strong>di</strong> quel popolo. Così Bolley si ècimentato con il vulcano Fuji, con i ciliegi,con i segni misteriosi, gli ideogrammi, icieli, i draghi, del Giappone, con quellepiccole e tenui cose cariche <strong>di</strong> significazionidella grafica giapponese.Giovanni Viarengo - 1988…Le “Favole giapponesi” <strong>di</strong> Bolley (<strong>di</strong>segnia china e matite colorate e acquerelli)sono fatte <strong>di</strong> levità e impregnate <strong>di</strong> umorisottili. L’autore, nativo <strong>di</strong> Gap, <strong>di</strong>viso trail mondo italiano e quello giapponese,in quanto vive ora a Bardonecchia ora aTokyo, esperisce in modo personalissimol’incontro tra due culture apparentementemolto <strong>di</strong>stanti, fondendole attraverso la<strong>di</strong>mensione interiore, emotiva, sensitiva,che gli consente <strong>di</strong> “trasfigurare” e trascrivernei dati alla luce <strong>di</strong> una co<strong>di</strong>ficazionepeculiare. La favola è l’espressione antica,originaria, scaturita dall’interiorità della tra<strong>di</strong>zionepopolare, non contaminata dallalogica e dalla razionalità, è sublimazionedella realtà alla luce degli schemi semplicie spontanei, <strong>di</strong> colori e sensazioni pure.Bolley recupera questa <strong>di</strong>mensione, fondealchemicamente elementi paesistici - farfalle,laghi, nuvole, pietre - facendone cifradella sensibilità, che prende commiato dalmondo e dai suoi rumori <strong>di</strong>stoglienti, perrecuperare una regione pura e incontaminatadella coscienza.Tiziana Conti - 1988…L’hanno capito subito con intuizione singolarei suoi nuovi mecenati - il <strong>di</strong>rettore delloSpazio Institute <strong>di</strong> Tokyo e gli amici della FiatGiappone - conducendo l’artista a lavorare inun luogo <strong>di</strong> rara bellezza, capace <strong>di</strong> ricreareil clima e la purezza della montagna alpina.Sulle pen<strong>di</strong>ci del Fujiyama, al centro <strong>di</strong>uno spettacolare terreno da golf, Bolley hatrovato una casa ed un spazio per lavorare.Da quattro mesi vi produce gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti ad58


olio e piccoli deliziosi “papiers colles”, doveil segno grafico della grande lingua ancorasconosciuta si organizza, campito su sfon<strong>di</strong>limpidamente impaginati, dove i “germogli”,piccoli birilli della natura, (la soya o qualchealtra tenerissima gemma) si trasfiguranonelle bambole Kokeshi; dove il Fuji, sognato,si ricrea nella realtà del suo magico e geometricoprofilo, dove gli sfon<strong>di</strong> <strong>di</strong> colore purissimorivelano la “foglia d’azzurro” appagata daun cielo <strong>di</strong> cristallo. Nel contrasto stupefacenteche quest’Oriente della tecnologia saoffrire alla nostra immaginazione quando ci<strong>mostra</strong> la <strong>di</strong>stesa incontaminata <strong>di</strong> foreste espazi ver<strong>di</strong>, solo rotti dalla macchia più teneradel “green” attrezzato per un golf esclusivo,Bolley riguarda incantato i “prati che hannoil verde variegato <strong>di</strong> sempre” il paesaggioimmobile con le nevi in alto” – cose, chetemette <strong>di</strong> perdere per sempre, con la nuvola59


<strong>di</strong> Chernobyl – e <strong>di</strong> questi “nuovi” segni dellanatura ridà una visione <strong>di</strong> composta armonia,nella infinita e variegata tessitura <strong>di</strong> incastrifantastici, dolcemente scan<strong>di</strong>ti dai più morbi<strong>di</strong>e raffinati cromatismi. Una serie <strong>di</strong> mostrea Tokyo, Kyoto, Osaka, Fukuoka, sostenuta dauna catena <strong>di</strong> valide sponsorizzazioni, concluderàil soggiorno giapponese dell’artista,messaggero del vecchio Pie mon te in unaterra tanto <strong>di</strong>versa e lontana.Maria Luisa Tibone - 1987… E nessun altro artista come Bolley erain grado <strong>di</strong> accogliere e <strong>di</strong> ricomporre iframmenti <strong>di</strong> questo sogno gioioso: farfalledal colore <strong>di</strong> arcolbaleno, nuvole evanescenti,cigliegi in fiore, draghi e vulcani: segniconcettuali <strong>di</strong> una realtà tanto affascinantequanto misteriosa, che Bolley percepisce evive con cuore <strong>di</strong> valsusino, in una <strong>di</strong>mensionenuova, emotivamente scintillante, chegli permette <strong>di</strong> sintetizzare in modo personaleed originalissimo l’incontro <strong>di</strong> questedue culture così <strong>di</strong>stanti.“Favole giapponesi” intitola Bolley questasua raccolta <strong>di</strong> una quarantina d’opere(<strong>di</strong>segni a china e matite colorate, acquerelli)che ha presentato recentemente alpubblico torinese: e della fiaba hanno veramentetutto il suggestivo, infantile incanto,tutta la levità, i sottili umori, l’arcano “nonsenso”. Qui la realtà è sublimata alla luce <strong>di</strong>schemi semplici e spontanei, <strong>di</strong> sensazioniestremamente pure, <strong>di</strong> colori tenui, morbi<strong>di</strong>,avvolgenti, quasi timorosi <strong>di</strong> imporsi e <strong>di</strong>comparire. Per tradurre questo suo intentofabulistico Bolley si serve <strong>di</strong> grafemicuriosi e strani che contribuiscono a creareveramente l’immagine e la convinzione <strong>di</strong>un ritorno ad un’umanità primigenia, tuttasogno e candore, nuovamente spoglia daqualsiasi pretenzioso artificio: qui è soprattuttoil segno, nella sua estrema semplicità,a modulare le cadenze <strong>di</strong> questa incantataleggenda. Indubbiamente in questa sualunga “me<strong>di</strong>tazione” giapponese, Bolley èriuscito a trovare quella particolare luminosità<strong>di</strong> atmosfere, visive e spirituali, dacui far emergere come per incanto le suenuove sfavillanti figurazioni.L’arte ed il genio <strong>di</strong> Bolley può riservarciancora nolte luminose sorprese. Questagiapponese, forse, ne è soltanto l’inizio.Guido Ferrero - 1988C’è il segno dell’infanzia, il can<strong>di</strong>do stuporedel clown, la poesia <strong>di</strong> un mondo magico eirreale nelle “Favole giapponesi” che Bolleyespone alla Galleria Dantesca dei fratelliFògola. Sono <strong>di</strong>segni a china, matite coloratee acquerelli ispirati a Bolley da una lungaparentesi <strong>di</strong> lavoro a Tokyo. Li connota unafigura archetipica: il cono vulcanico del Fuji.Intorno a quel cono che assume i lineamentiarcani <strong>di</strong> un Totem, si <strong>di</strong>spone la “favola”:ora un cavallo-giocattolo con le sue ruoteper casalinghe cavalcate, ora una farfalla oun uccello usciti da bestiari fantastici e adolescenziali,ora una freccia colorata a doppiacoda, come la stilizzazione <strong>di</strong> una cometa,ora una manciata <strong>di</strong> stelle coloratissime ela falce della luna, in mezzo a una nebulosa<strong>di</strong> lapilli che escono come coriandolidal vulcano. Strana storia, quella <strong>di</strong> Bolley.Nasce a Gap, in Francia, 53 anni fa, lavorada moltissimi anni a Bardonecchia, esponeun po’ dappertutto: a Londra e a Roma nel’72, a Aix-en-Provence e a San Marino nel‘75, a Nagoya, in Giappone, l’anno scorso.Con l’Impero del Sol Levante si sviluppaun rapporto privilegiato, l’Associa zioneItalo-giapponese invita Bolley a Tokyo. Equi Bolley, sollecitato da esperienze ra<strong>di</strong>calmentenuove rispetto a quelle che possonooffrirgli le montagne delle sue Alpi (dovevive secondo una sua personale francescanareligione della natura), reinventa ilproprio stile, il proprio modo <strong>di</strong> leggere ilmondo e <strong>di</strong> fare arte.Piero Bianucci - 198860


Lorsque nous avons rencontré MonsieurBolley pour parler des possibilités d’organiserune exposition dans nos locaux,nous avons été charmés par sa personnalitéchaleureuse qui se traduit aussi dans sonœuvre artistique. Non seulement son artreflète ses émotions tel un miroir mais, enplus, il souhaite que son œuvre puisse contribuerà la construction d’un monde meilleur.C’est pourquoi Banca Monte PaschiBelgio est d’autant plus heureuse de pouvoirorganiser cette exposition dans le cadre del’inauguration de sa nouvelle salle «EspaceBanca Monte Paschi Belgio».Des œuvres d’art créés par un Italien auJapon et exposées à Bruxelles, une occasionrêvée pour notre «banque italienne au cœurde l’Europe».Tomas Meyers - 2005Bolley et les signes, Bolley et le Japon,Bolley et la nature. La vie artistique et le parcoursidéaliste d’Eugenio Bolley se déclinentprincipalement autour de ces trois «piliers»(en vérité, il en existe un quatrième dontnous parlerons plus tard). L’arrivée définitiveà la peinture s’est produite au terme d’unlong apprentissage d’auto<strong>di</strong>dacte et d’un«arrêt» tout aussi long dans une entrepriseoù il a d’abord rempli les fonctions detechnicien avant d’y occuper un poste de<strong>di</strong>rigeant. Mais, déjà à ce moment-là, laliberté intellectuelle coulait dans ses veineset nous nous réjouissons d’avoir perdu untechnicien et gagné un artiste. Depuis desannées, Bolley se nourrit de ses montagnes,celles de Bardonecchia. Il s’en abreuve dèsle lever, lorsqu’il ouvre grand la fenêtre deson atelier donnant sur le Mont Colomion etsur les pinèdes. D’aucuns ont affirmé qu’enfin de compte, ces montagnes n’étaientpas visibles sur les œuvres de Bolley: affirmationdédaigneusement rejetée puisqu’ilconfia au journaliste Giorgio Calcagno: «lesbois, les cimes, la variété du paysage danslesquels je me plonge et desquels je m’inspiresont vitaux pour mon travail, égalementcelui réalisé avec les signes: il est faux de<strong>di</strong>re que je ne peins pas de paysage, je lespeins juste à ma manière».L’immersion dans les travaux de Bolley serévèle également très <strong>di</strong>vertissante. Deschiffres et des caractères plus ou moinsdéformés et «revisités», des notes demusique et des paroles, des cieux étoilés etdes animaux aux structures géométriques,des lunes et des papillons: les sources d’inspirationde Bolley sont très nombreuses,même si on peut les ramener à trois (voirequatre) motifs de base auxquels il a été faitallusion. Quoi qu’il en soit, la composantequi sans nul doute se <strong>di</strong>stingue des autresest la couleur. Il est incroyable de voir lenombre de nuances que cet artiste parvientà obtenir et à utiliser, en ayant recoursassez rarement à la nuance, mais en sub<strong>di</strong>visantla surface peinte en de nombreuses«sous-surfaces» bien délimitées, égalementgrâce à la technique du collage. Il s’agit,en quelque sorte, d’un aspect naïf de l’art,mais ne nous y trompons pas: ce n’est pasun défaut, bien au contraire. En effet, lesœuvres de Bolley naissent de motivationsprofondes et d’une conception de l’art entant qu’expression pure et dépourvue desimulations, tout comme les enfants sontpurs et ne simulent pas. Et ce sont justementles enfants qui procurent cet élanéthique à l’artiste de Bardonecchia: sesinitiatives en faveur de l’enfance témoignentune fois de plus d’une activité artistique quiest, d’une certaine manière, une mission. ÀGenève, il a organisé une exposition dontle titre, «Avec l’art, nous faisons sourire lesenfants», décrit parfaitement le personnageet son altruisme. Et c’est ici que se détachele quatrième «pilier» auquel nous avons faitréférence: la foi, que Bolley professe avecconviction. Bolley a tiré de riches motifsd’inspiration durant un voyage au Japon oùil fut invité en 1987. Il fut particulièrementenchanté par sa visite du Fuji-Yama, surles pentes duquel il était hébergé: le motifdu mont qui se dresse entre les nuages61


est un motif récurrent dans ses œuvres,ainsi que les pleines lunes qui évoquent lessouvenirs des nuits suggestives japonaises.Mais les coqs de bruyère, dont a parlé MarioRigoni Stern, furent également pour lui unerévélation ; objets d’une série de sculpturesgéniales rebaptisées «Urogalli».Bolley peint en écoutant de la musique,après avoir puisé dans sa riche collection de<strong>di</strong>sques, parce que, a-t-il confessé, parfoisc’est vraiment la musique qui lui suggèrel’utilisation des couleurs.C’est de là que naquit, il y a quelquesannées, l’exposition «Motets et madrigaux»en hommage à la mémoire du grand musicologueMassimo Mila, avec des allusionsoriginales aux quatuors et aux virtuosités,aux variations et aux concerts, aux rondeauxet aux duos, dans une infatigable recherchede beauté, d’harmonie et, en définitive, depaix : un but que tous les hommes, et passeulement les artistes, devraient poursuivre.Leonardo Osella - 2005La presenza dell’ambiente naturale, cheha frequentato con passione <strong>di</strong> scalatore econtemplatore, è una costante nel lavoroartistico <strong>di</strong> Eugenio Bolley. Prati incantati ecieli smaltati popolano i suoi <strong>di</strong>pinti e la suagrafica, ben al <strong>di</strong> là delle giovanili esperienzefigurative con le quali andava cercando lasua strada.Un particolare rilievo assumono le montagne.Anche le sculture, nate da ferrigni assemblaggi<strong>di</strong> materiali usati e <strong>di</strong>smessi dallemani conta<strong>di</strong>ne (penso alla totemica serialitàdegli urogalli) rinviano al mondo naturale.Che indossa tuttavia i colori della favola.Perché Bolley interpreta e reinventa l’amatissima<strong>Valle</strong> <strong>di</strong> <strong>Susa</strong> con uno sguardo <strong>di</strong> nativa,fanciullesca innocenza. Ma quel mondorappresentato con amorosi sensi si apre viavia all’inquietu<strong>di</strong>ne: per le mutazioni che rischiano<strong>di</strong> corromperlo, per le nuvole velenoseche irrompono nella campitura pulitadei cieli. Senza indulgere alla retorica ecologista(e perfino alle suggestioni apocalitticheche potrebbero nascere dalle sue biblicheletture) senza rinunciare alla libertà dei suoimo<strong>di</strong> espressivi, Bolley segnala con l’ambiguapresenza dei mangianuvole il pericoloche incombe sulle aeree montagne.Nel 1987 Eugenio è stato in Giappone, si ètrovato a lavorare ai pie<strong>di</strong> del Fujiyama.Fu per lui una straor<strong>di</strong>naria, felice occasione.La linearità della pittura giapponese, lapurezza del segno, la levigatezza del coloreapparivano congeniali al suo tratto. E rispondevaal suo sentire la venerazione per la naturamanifestata dai citta<strong>di</strong>ni del Sol Levante.Lo appren<strong>di</strong>amo da una serie <strong>di</strong> chine checontaminano il paesaggio piemontese conquello giapponese. Si intravedono in unagiocosa mescolanza casette e stelle, drappie ban<strong>di</strong>ere, fiori e bambù, un mondo che hala leggerezza degli origami.Emergono dal contesto, monti dalla cimamozza che si atteggiano a vulcani, segni alfabeticie numeri misteriosamente allusivi.Una amicizia che si rinnova, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong>anni, per l’emozione suscitata in lui dal <strong>di</strong>sastro<strong>di</strong> Fukushima. I mai sopiti turbamentiper la natura che, stravolta e offesa, può<strong>mostra</strong>rsi ven<strong>di</strong>cativa, trovano nel Giappone,irra<strong>di</strong>ato questa volta “pacificamente” (supremaironia) dalle esalazioni nucleari, unasconvolgente riprova. Eppure, tornando idealmentein Giappone, Bolley non cede allosconforto.Non mancano nelle sue nuove chine i segnalisinistri – le nuvole nere, il Fujiyamascoperchiato – ma predomina, se non erro,un timbro <strong>di</strong> festosità, quella <strong>di</strong> prima. In realtà,a guidare la mano <strong>di</strong> Bolley, più che lospavento e da deprecazione, è la nostalgiaper una stagione irripetibile, senza escludereuna specia <strong>di</strong> fiducioso risarcimento al coraggioe alla tenacia <strong>di</strong> un popolo, al Giapponeche era e che sarà.Lorenzo Mondo - 201362


GlossarioKi = AlberoTako = AquiloneHashi = BastonciniChòchò = FarfallaTsuki = LunaHoshi = StellaSamurai = Nobile giapponese, <strong>di</strong> casta feudaleche poteva esercitare solo le armi egli uffici pubblici.= Bolley EugenioNote:(k) = opere realizzate a Kawaguchi-Ko (Giappone)


Finito <strong>di</strong> stamparenel mese <strong>di</strong> Luglio 2013per i tipi deL’Artistica Savigliano

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