CIBI E SAPORI ANTICHI menù e ricette dal passato - Valle di Susa ...
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<strong>CIBI</strong> E <strong>SAPORI</strong> <strong>ANTICHI</strong><br />
<strong>menù</strong> e <strong>ricette</strong> <strong>dal</strong> <strong>passato</strong><br />
Coor<strong>di</strong>namento segreteria piano <strong>di</strong> valorizzazione<br />
info@vallesusa-tesori.it<br />
0122/622640
RICETTE DALLA PROTOSTORIA<br />
A cura <strong>di</strong> Stefania Padovan<br />
Per quanto concerne la Protostoria, non è possibile elaborare <strong>ricette</strong> nel significato o<strong>di</strong>erno del<br />
termine, ma soltanto proporre suggestioni “<strong>di</strong> gusto”, tratte <strong>dal</strong>l’analisi dei resti archeologici e <strong>dal</strong>lo<br />
stu<strong>di</strong>o filologico dei testi degli scrittori romani. La visione dunque è parziale, ma estremamente<br />
significativa, permettendo <strong>di</strong> avvicinare all’archeologia un vasto pubblico attraverso il gusto, non<br />
con l’intento <strong>di</strong> proporre dell’archeologia sperimentale, poiché le tecniche e le stesse sequenze <strong>di</strong> un<br />
menu sono profondamente mutate, così come gli abbinamenti cibo-birra e cibo-vino, ma piuttosto<br />
con l’intento <strong>di</strong> sviluppare interesse e a stimolare fantasia e curiosità.<br />
Le seguenti proposte sono tratte da<br />
Del vino d’orzo. La storia della birra e del gusto sulla tavola a Pombia, a cura <strong>di</strong> F.M. Gambari, Atti dei Convegni “Cervisia. La<br />
birra nell’archeologia e nella storia del territorio”, Pombia, 13/4/2003 e “Spuma Cervisiae. La birra nella tra<strong>di</strong>zione novarese del<br />
banchetto dai dati archeologici ad oggi”, Pombia, 19/9/2004, Pombia, 2005.<br />
1. Filetto <strong>di</strong> maiale affumicato accompagnato da salsa alle mele con insalatina <strong>di</strong> fichi e farro<br />
grezzo<br />
Columella racconta che i Celti esportavano carni <strong>di</strong> maiale in gran<strong>di</strong> quantità non soltanto a Roma,<br />
ma anche verso altre regioni d’Italia. Nel De coquinaria <strong>di</strong> Apicio le carni sono spesso<br />
accompagnate da salse a base <strong>di</strong> frutta, <strong>di</strong> cui era particolarmente ricco il territorio.<br />
2. Panicium <strong>di</strong> miglio, lenticchie e cicerchie con porro brasato e straccetti <strong>di</strong> maiale al vino<br />
rosso<br />
Il Panicium del territorio della Padania occidentale è una zuppa asciutta <strong>di</strong> panico alla quale si<br />
faceva assorbire l’acqua <strong>di</strong> cottura dei legumi. Si utilizzavano prevalentemente fagiolo dell’occhio,<br />
lenticchia, veccia e cicerchia. Il porro sembra si <strong>di</strong>ffonda in Cisalpina <strong>dal</strong>la Penisola nel corso<br />
dell’età del Ferro, precedendo <strong>di</strong> poco la cipolla, <strong>di</strong> origine asiatica, <strong>di</strong>ffusa soprattutto con la<br />
romanizzazione. La zuppa <strong>di</strong> legumi poteva essere arricchita con pezzi minori <strong>di</strong> carne <strong>di</strong> maiale,<br />
fino a formare un piatto unico, completo e nutriente. Il panico simile al miglio, è un cereale <strong>di</strong> taglia<br />
più piccola del miglio,ma molto antico.<br />
3. Torta <strong>di</strong> ricotta e nocciole con salsa <strong>di</strong> miele <strong>di</strong> montagna<br />
La ricotta (coagulum) in età antica era conosciuta ed apprezzata anche come dolce. Con la panna, il<br />
miele, la ricotta, le uvette, le nocciole <strong>di</strong>ventano il più facile ingre<strong>di</strong>ente dei semplici dolci<br />
casalinghi, secondo una tra<strong>di</strong>zione ben viva ancora oggi e particolarmente presente nel pandolce <strong>di</strong><br />
segala <strong>di</strong>ffuso nelle vallate alpine piemontesi e soprattutto nell’Ossola.<br />
4. Gorgonzola con composta <strong>di</strong> fichi e balsamico <strong>di</strong> mosto<br />
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Il formaggio, detto bubulus (<strong>di</strong> latte bovino) da Varrone, può essere d’alpeggio (bitto in celtico,<br />
alpinus per gli scrittori romani), mentre il gorgonzola a fermentazione naturale richiama la<br />
tra<strong>di</strong>zione della chéga (<strong>dal</strong> celtico cagio, “stalla, recinto”, nel senso <strong>di</strong> formaggio <strong>di</strong> stalla)<br />
novarese, derivato dai primi formaggi erborinati con la muffa <strong>di</strong> raschiatura della crosta del pane <strong>di</strong><br />
segale, probabilmente da ricollegarsi a quel formaggio gallicus descritto da Plinio il Vecchio che<br />
non era particolarmente gra<strong>di</strong>to ai Romani, avendo “il gusto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina”. Per quanto concerne il<br />
vino, in cucina era impiegato soprattutto il mosto o vino cotto, ottenuto concentrando il mosto da<br />
2/3 alla metà.<br />
Ricette degli antichi romani<br />
a cura <strong>di</strong> Stefania Ratto<br />
Ingre<strong>di</strong>enti severamente vietati (arrivano <strong>dal</strong>l’America): pomodori, peperoni, patate, mais.<br />
ANTIPASTI<br />
OLIVE NERE IN AGRODOLCE (Columella, R.R., XII. L)<br />
Era un modo per conservare le olive durante la stagione invernale e consumarle gradualmente.<br />
L’ideale per assaporarle meglio è preparare le olive almeno 15 giorni prima <strong>di</strong> consumarle. In<br />
questo caso si mettono delle olive in un vaso capiente. Si prepara una marinata composta da 3 parti<br />
<strong>di</strong> miele ed una <strong>di</strong> aceto, nonché un pizzico <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> finocchiella, il tutto sufficiente a coprire<br />
interamente le olive. Nel caso non si avesse tanto tempo e si volesse gustare subito le olive,<br />
utilizzare una pirofila dove versare le olive. Preparare la marinata con 3 parti <strong>di</strong> miele ed una <strong>di</strong><br />
aceto nonché con un po’ <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> finocchiella e versarla sulle olive, ma senza coprirle<br />
interamente. In pratica, non dovendo conservare le olive, ma consumandole subito, basta che ci sia<br />
un velo <strong>di</strong> marinata cosparso sulle stesse.<br />
EPITYRUM (Catone CXIX)<br />
Snocciolare e tritare delle olive nere, possibilmente quelle molto gran<strong>di</strong> e seccate (le “passolone”<br />
siciliane, ad esempio, o similari), utilizzando un frullatore. Aggiungere lentamente un po’ <strong>di</strong> olio e<br />
un po’ <strong>di</strong> aceto. Poi aggiungere un pizzico <strong>di</strong> ruta (se <strong>di</strong>sponibile altrimenti si può sostituire con<br />
poco prezzemolo e foglie <strong>di</strong> sedano), <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> coriandolo, <strong>di</strong> cumino, <strong>di</strong> finocchiella selvatica, <strong>di</strong><br />
menta. Si formerà in questo modo una sorta <strong>di</strong> paté che può essere conservato anche per più tempo<br />
in un barattolo <strong>di</strong> vetro in frigo.<br />
L’epyterum si può anche utilizzare mescolato con olive intere sempre dello stesso tipo.<br />
OLIVE AL MIRTO<br />
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Utilizzare olive ver<strong>di</strong>. Far cuocere dell'acqua con sale, foglie <strong>di</strong> alloro e rametti <strong>di</strong> mirto. Togliere<br />
<strong>dal</strong> fuoco e far raffreddare. Versare l'acqua sulle olive fino a coprirle e tenercele almeno 24 ore.<br />
UOVA SODE CON SALSA ELIXA (Apicio, VII. 19. 2)<br />
Preparare una salsetta con 3 o 4 acciughe sciolte nell’olio, a cui aggiungere o del pepe ed il succo <strong>di</strong><br />
uno spicchio d’aglio o del vino e dell’olio. Preparare delle uova sode e servire con la salsetta<br />
preparata in precedenza.<br />
UOVA SODE DI MECENATE<br />
Lessare delle uova, tagliarle e rinforzarle con una salsa fatta <strong>di</strong> vino e garum. L’impasto acquisterà<br />
un sapore veramente particolare se gli aggiungerete miele e pepe<br />
FORMAGGIO ALLE ERBE<br />
Tritare insieme del pecorino fresco e del formaggio fresco (ad esempio ricotta del tipo romano) in<br />
proporzione <strong>di</strong> 1/3 <strong>di</strong> pecorino e 2/3 <strong>di</strong> formaggio fresco. Aggiungere all’impasto un ciuffetto <strong>di</strong><br />
santoreggia, poca ruta (in mancanza usare prezzemolo e foglie <strong>di</strong> sedano), qualche foglia <strong>di</strong><br />
coriandolo verde, un gambo <strong>di</strong> sedano, un paio <strong>di</strong> cipolline fresche, qualche foglia <strong>di</strong> rucola e <strong>di</strong><br />
lattuga, qualche pizzico <strong>di</strong> timo e menta. Amalgamare con olio. Infine aggiungere un po’ <strong>di</strong> aceto e<br />
pepe tritato.<br />
FORMAGGIO AI PINOLI<br />
I Romani usavano il formaggio “gallico” che <strong>dal</strong>le descrizioni fatte doveva essere parente del<br />
parmigiano. Pertanto tagliare del parmigiano o del grana a pezzetti o a scaglie. Preparare nel<br />
frullatore una salsa composta da mentuccia, timo, origano, santoreggia (se la si trova), pepe, una<br />
bella manciata <strong>di</strong> pinoli, aceto ed olio. Con<strong>di</strong>re con la salsa il formaggio. Volendo si può anche<br />
macinare con la salsa lo stesso formaggio così da dargli una consistenza morbida da renderlo<br />
spalmabile sul pane. In quest’ultimo caso, lo si può anche conservare in una pirofila coprendolo<br />
interamente <strong>di</strong> olio e tenendolo in frigo.<br />
MORETUM (Appen<strong>di</strong>x Virgiliana)<br />
Un poemetto attribuito a Virgilio, denominato "Moretum", in un lungo passo descrive la<br />
preparazione <strong>di</strong> un gustoso formaggio all'aglio. Sbollentare qualche spicchio <strong>di</strong> aglio in un<br />
pentolino, passarli nel frullatore insieme a del pecorino (100 gr. <strong>di</strong> formaggio per ogni spicchio <strong>di</strong><br />
aglio), del sedano, un pizzico <strong>di</strong> coriandolo in foglie e della ruta. Amalgamare il tutto aggiungendo<br />
un po' d'olio e <strong>di</strong> aceto. Eventualmente aggiungere un po' <strong>di</strong> sale, se necessario.<br />
MORETUM APICIANO (Apicio XLI)<br />
Ingre<strong>di</strong>enti: menta, ruta, coriandolo, finocchio tutto verde, ligustico, pepe, miele, liquame (pasta<br />
d'acciughe), formaggio pecorino. Se necessario, aggiungi aceto.<br />
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Preparazione: polverizza e omogeneizza 10 foglie <strong>di</strong> menta verde, 5 piante <strong>di</strong> coriandolo, 2 costole<br />
<strong>di</strong> sedano con tutte le foglie, 10 grani <strong>di</strong> pepe con altrettanti <strong>di</strong> ligustico. Grattugia una forma <strong>di</strong><br />
pecorino grasso non troppo vecchio, mescola con le erbe, aggiungi un cucchiaio <strong>di</strong> miele, 3 cucchiai<br />
<strong>di</strong> salsa <strong>di</strong> soia e 3 cucchiaini <strong>di</strong> pasta d'acciughe. Assaggia ed eventualmente aggiungi 1 cucchiaio<br />
<strong>di</strong> aceto. Impasta, dai al tutto una forma <strong>di</strong> palla e conserva a temperatura ambiente per almeno 1<br />
giorno. Squisito anche caldo: per questo mettetelo nel forno già caldo (200°) per circa 15 minuti e<br />
servite accompagnato da salsicce arrosto e olive con<strong>di</strong>te.<br />
RICOTTA QUATTRO COLORI<br />
Ingre<strong>di</strong>enti: ricotta molto fresca, 1 cipollotto, 1 manciata <strong>di</strong> fiori <strong>di</strong> borragine, 1 manciata <strong>di</strong> petali <strong>di</strong><br />
papavero, 1 manciata <strong>di</strong> petali <strong>di</strong> geranio rosa, 1 manciata <strong>di</strong> petali <strong>di</strong> violette gialle, sale, pepe. In<br />
una ciotola mescola 600 gr. <strong>di</strong> ricotta con 2 cucchiai <strong>di</strong> olio extra vergine <strong>di</strong> oliva, un pizzico <strong>di</strong> sale<br />
e uno <strong>di</strong> pepe bianco. Trita e poi unisci uno scalogno o un piccolo cipollotto (oppure 3 steli <strong>di</strong> erba<br />
cipollina). A questo punto <strong>di</strong>vi<strong>di</strong> la ricotta in 4 parti. Alla prima porzione aggiungi una manciata <strong>di</strong><br />
fiori <strong>di</strong> borragine tritati grossolanamente. Proce<strong>di</strong> allo stesso modo con la seconda porzione <strong>di</strong><br />
ricotta, ma utilizza i petali <strong>di</strong> papavero; usa poi i gerani rosa per la terza porzione e viole del<br />
pensiero gialle per la quarta. Otterrai così 4 creme <strong>di</strong> colore <strong>di</strong>verso da servire dentro a delle foglie<br />
<strong>di</strong> insalata.<br />
PANE ALESSANDRINO (Apicio CXXVII)<br />
Si tratta <strong>di</strong> un modo fresco per gustare una sorta <strong>di</strong> “bruschetta” dell’antichità. Si prendono delle<br />
fette <strong>di</strong> pane caserecce, possibilmente un tipo integrale. Le si bagna con un misto <strong>di</strong> due parti<br />
d’acqua ed una parte <strong>di</strong> aceto, facendo colare il liquido eventualmente in eccesso. Preparare in un<br />
frullatore una salsa con i seguenti ingre<strong>di</strong>enti: 50 g <strong>di</strong> parmigiano grattugiato, 3 o 4 foglie <strong>di</strong><br />
coriandolo verde o prezzemolo, 3 o 4 foglie <strong>di</strong> menta, una spruzzata <strong>di</strong> pepe, 2 spicchi <strong>di</strong> aglio, 3<br />
cucchiai <strong>di</strong> miele millefiori ed un po’ <strong>di</strong> olio (minimo 3 cucchiai). Formare una pasta (nel caso<br />
aggiungere un altro po’ <strong>di</strong> olio o pochissima acqua) e versarla sulle fette <strong>di</strong> pane. Nel periodo estivo<br />
si può preparare il tutto con qualche ora <strong>di</strong> anticipo, mettendo in frigo. Si possono provare anche<br />
alcune varianti, per esempio, sostituendo il parmigiano con della ricotta vaccina. Oppure tagliando<br />
il pane a tocchetti e, dopo averlo bagnato con acqua ed aceto e ben strizzato, metterlo in una<br />
zuppiera e versare poi la salsa sul tutto.<br />
LIBUM DI CATONE (Catone LXXV)<br />
Catone nel suo libro: “De Agricoltura” scrive: "Farai così il libum. Sciogli bene in un mortaio due<br />
libbre <strong>di</strong> formaggio. Quando lo avrai reso del tutto liscio impasta bene...".<br />
La ricetta che vi proponiamo, sia per la semplicità della sua preparazione, che per la presenza del<br />
nobile alloro, era ritenuta una delle preferite da Catone, il quale ne consigliava la cottura in un'unica<br />
pagnotta. Oggi, è molto più pratico fare tante piccole focaccine.<br />
Prendete della ricotta <strong>di</strong> pecora fresca, fatene una crema e aggiungetevi farina, uovo, sale e pepe.<br />
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Impastare il tutto e farne delle palline, che adagerete su foglie d’alloro da passare in forno affinché<br />
non saranno ben dorate<br />
PASTICCIO FREDDO DI FORMAGGIO E FEGATINI (Apicio 125)<br />
Ingre<strong>di</strong>enti: ½ Kg <strong>di</strong> ricotta, 4 etti <strong>di</strong> fegatini <strong>di</strong> pollo, 2 grossi cetrioli (o cetriolini sottaceto), 100<br />
gr. <strong>di</strong> pinoli; capperi. Per la salsa: pepe, erbe, pinoli, il tuorlo sodo <strong>di</strong> tre uova, 1 cucchiaino <strong>di</strong><br />
garum, 1 cucchiaino <strong>di</strong> miele, 1 cucchiaio <strong>di</strong> aceto.<br />
Preparare la salsa con gli ingre<strong>di</strong>enti in<strong>di</strong>cati uniti a mollica <strong>di</strong> pane macerata nell’aceto. A parte,<br />
fare cuocere i fegatini e passarli nel tritacarne per due volte. Riempire una terrina con strati<br />
alternati: primo strato <strong>di</strong> cetrioli, poi pinoli, poi mollica e formaggio, poi fegatini con capperi tritati<br />
fini.<br />
SOUFFLE’ DI PISELLI ALLA COMMODO (Apicio CXCVIII)<br />
Fate lessare i piselli, scolateli e passateli nel passaverdura, con<strong>di</strong>te con una salsina ottenuta pestando<br />
insieme pepe, cipolla, aneto, vino e garum. Aggiungete le uova sbattute come per la frittata oppure,<br />
per fare montare <strong>di</strong> più, con i bianchi separatamente montati a neve. Mettete in una pirofila, fate<br />
cuocere per 20-25 minuti a forno me<strong>di</strong>o.<br />
PRIMI PIATTI<br />
SFORMATO DI ORTICHE<br />
Sbollentare le ortiche per pochi minuti finché si afflosciano, poi tagliuzzarle o passarle al tritatutto.<br />
Battere in una scodella delle uova intere (5 per un chilo <strong>di</strong> ortica), amalgamare con gli altri<br />
componenti e versare in un coccio ben unto ed infarinato che si farà cuocere a bagnomaria oppure a<br />
forno moderato.<br />
ZUPPA DI ORTICHE<br />
Cuocere in acqua o al vapore per pochi minuti foglie e cime tenere <strong>di</strong> ortica. Unire con cipolla<br />
affettata ed erbe aromatiche (menta e prezzemolo) aggiunte alla fine. Accompagnare con crostoni<br />
sfregati con aglio ed insaporire con una goccia <strong>di</strong> aceto.<br />
PATINA COTIDIANA<br />
E’ una sorta <strong>di</strong> pasticcio <strong>di</strong> lasagna bianco (i Romani non conoscevano i pomodori, importati <strong>dal</strong>le<br />
Americhe nel '500) che veniva con<strong>di</strong>to con un sugo che, nella ricetta originale, veniva realizzato<br />
con "pezzi <strong>di</strong> poppa <strong>di</strong> scrofa, <strong>di</strong> pollo e <strong>di</strong> pesce". Ingre<strong>di</strong>enti per 6 persone: mezzo kg <strong>di</strong> sfoglia<br />
per lasagne (nell'antichità la realizzavano senza uova), pezzi <strong>di</strong> carne, pollo, pesce, prosciutto e così<br />
via, 1 litro <strong>di</strong> brodo, 3 o 4 rossi d'uovo, 4 cucchiaini <strong>di</strong> amido, 1/2 bicchiere <strong>di</strong> marsala, 1 bicchiere<br />
<strong>di</strong> vino, pepe, levistico (può essere sostituito da un misto <strong>di</strong> sedano e premezzolo), garum (o 3<br />
acciughe sciolte in po' d'olio e sale).<br />
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Mescolare o frullare insieme pepe, levistico, vino e marsala. Diluire con il brodo e salare con il<br />
garum. Mettere il tutto in una pentola con avanzi <strong>di</strong> carne, pesce, pollo, salumi e quant'altro c'è in<br />
casa. Far bollire a lungo ed alla fine far legare con i rossi d'uovo e l'amido. Poi in una teglia<br />
sistemare a strati alternati le sfoglie <strong>di</strong> lasagna ed il sugo, concludendo con uno strato <strong>di</strong> sfoglia che<br />
va bucherellato e poi ricoperto <strong>di</strong> sugo. La cottura può avvenire o su un largo fornello o in forno per<br />
18 minuti a 180°, coprendo la teglia con un coperchio ed immergendola in parte in una più grande<br />
con acqua (così si evita che la sfoglia superiore secchi).<br />
POLENTA GIULIANA (Apicio CLXXIX)<br />
Fare una polenta con acqua e 250 g <strong>di</strong> semolino. Per il con<strong>di</strong>mento frullare 2 cervelli <strong>di</strong> agnello,<br />
preventivamente lessati, ben puliti e snervati, con una manciata <strong>di</strong> sedano e prezzemolo, pepe, semi<br />
<strong>di</strong> finocchiella, un bicchiere <strong>di</strong> vino e 3 cucchiai d’olio. Mescolare questa salsa con 200 g <strong>di</strong> carne<br />
macinata e cuocere a lungo a fuoco lentissimo. Servire la polenta con la salsa così ottenuta.<br />
ZUPPA D’ORZO DI APICIO (Apicio CLXXIII)<br />
Dopo averlo messo ad ammorbi<strong>di</strong>re per un giorno, lava e schiaccia l’orzo. Mettilo sul fuoco e,<br />
durante la cottura, aggiungi olio in abbondanza, un mazzetto <strong>di</strong> aneto, una cipolla, santoreggia e uno<br />
zampetto <strong>di</strong> maiale. Fai cuocere il tutto insieme all’orzo, in modo da ottenere un brodo denso.<br />
Aggiungi del coriandolo pestato con il sale e fa cuocere bollendo. Quando tutto sarà cotto, togli il<br />
mazzetto <strong>di</strong> aneto e travasa la zuppa d’orzo in un’altra pentola. Mescola bene e, passandola<br />
attraverso un setaccio, falla colare sul pezzo <strong>di</strong> maiale. Ora, pesta nel mortaio pepe, sedano<br />
montano, un poco <strong>di</strong> mentuccia essiccata, del cumino e silfio macinato, aggiungendo al tutto miele,<br />
aceto, e garum. Versa in una pentola e fa cuocere a fuoco basso.<br />
FAVATA<br />
Per la realizzazione <strong>di</strong> questa ricetta conviene avvalersi delle fave selvatiche, cioè il favino,<br />
coltivato per l’alimentazione del bestiame.<br />
Si sgranano i piccoli baccelli e si fanno cuocere in un tegame dove è stata fatta insaporire la cipolla<br />
con il rigatino <strong>di</strong> maiale.<br />
A metà cottura si aromatizza con timo e alloro, bagnando ogni tanto con un po’ <strong>di</strong> vino bianco.<br />
Prima <strong>di</strong> servire si aggiusta <strong>di</strong> sale e <strong>di</strong> pepe.<br />
PULS DEI LEGIONARI<br />
Questa è un'interpretazione arricchita del cibo <strong>di</strong>ffuso fra i legionari della Roma pre-imperiale.<br />
Far bollire in acqua latte un tritello <strong>di</strong> grano o farro, avendo cura <strong>di</strong> girare costantemente.<br />
Prima del termine della cottura, inserire cervella <strong>di</strong> maiale adeguatamente tritate.<br />
Portare a fine preparazione, aggiungendo vino, pepe pestato e sale.<br />
Il puls ottenuto, <strong>di</strong> una consistenza simile all’o<strong>di</strong>erna polenta, potrebbe essere reso ancora più<br />
originale cosparso <strong>di</strong> garum.<br />
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ZUPPA DI VERDURE (Apicio CLXXIV)<br />
Mettere a bagno per 24 ore lenticchie, ceci, piselli e orzo; dopo averli sciacquati metterli a cuocere<br />
in acqua salata. Dopo tre ore <strong>di</strong> cottura aggiungere bietole e porri, tagliate come per il minestrone e<br />
varie erbe secche miste. Fate cuocere a parte verza e broccoletti che aggiungerete nell’ultima<br />
mezz’ora. Preparate un pesto <strong>di</strong> olio, erbe ed aglio che verserete nel minestrone a fine cottura.<br />
SECONDI PIATTI<br />
TONNO ALL’UVA<br />
Tonno fresco 4 fette spesse almeno 5 centimetri<br />
Olio extravergine <strong>di</strong> oliva 3 cucchiai<br />
Cipolle bianche me<strong>di</strong>e 2<br />
Farina 1 cucchiaio<br />
Pepe q.b.<br />
Cumino q.b.<br />
Coriandolo 1 pizzico<br />
Uva sultanina 4 cucchiai<br />
Aceto <strong>di</strong> vino 4 cucchiai<br />
Miele 2 cucchiai<br />
Mettete le fette <strong>di</strong> tonno e le cipolle tagliate a fette sottili in una padella dove avrete fatto riscaldare<br />
l’olio. Quando il tonno sarà leggermente dorato levatelo <strong>dal</strong>la padella lasciando le cipolle ed<br />
aggiungete la farina mescolando per ottenere una salsa. Aggiungete quin<strong>di</strong> tutti gli Altri ingre<strong>di</strong>enti<br />
sempre mescolando e, quando saranno ben amalgamati, rimettete a cuocere il tonno. Fate cuocere<br />
per circa 15 minuti.<br />
ARROSTO DI TONNO<br />
Per la vinaigrette:<br />
3 cucchiai <strong>di</strong> aceto forte<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> garum, o aceto con pasta d’acciughe<br />
9 cucchiai <strong>di</strong> olio d’oliva<br />
4 scalogni tritati<br />
1 cucchiaino <strong>di</strong> pepe<br />
1 cucchiaino <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> levistico<br />
25g <strong>di</strong> menta fresca<br />
Mettere tutti gli ingre<strong>di</strong>enti per la vinaigrette in un vaso e agitare bene per mescolarli.<br />
Lavare i filetti <strong>di</strong> tonno con olio, pepe e sale, poi grigliarli su un lato su una griglia calda. Girarli e<br />
spennellarli sul lato grigliato con la vinaigrette. Ripetere. La carne del tonno deve essere rosa dentro<br />
quin<strong>di</strong> non lasciare che cuocia troppo. Servire con la vinaigrette avanzata.<br />
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PESCE AL FORNO<br />
Rombi, cefali, saraghi e simili, sono molto adatti da cuocere in forno o nel testo, strumento <strong>di</strong><br />
cottura impiegato anche dai etruschi e romani.<br />
Pulire bene i pesci e imbottire il loro ventre con un impasto <strong>di</strong> pane grattato, formaggio ed olio.<br />
Disporli in una teglia ben unta, salarli, irrorarli con abbondante olio e passarli in forno.<br />
Presentare il pesce spolverizzato <strong>di</strong> carum carvi, cioè il cumino dei prati.<br />
FEGATO ALLA BRACE (Apicio CCLXI)<br />
Fu grazie ad Apicio che il fegato da (lat. iecur) iniziò a chiamarsi “ficatum” per via della sua<br />
abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ingrassare gli animali con i fichi.<br />
Ingre<strong>di</strong>enti:<br />
fegato <strong>di</strong> maiale, aceto, pepe, sedano, bacche <strong>di</strong> alloro, sale, pepe, budelli <strong>di</strong> maiale (o rete)<br />
Preparazione: tagliare a pezzetti del fegato e metterlo in una marinata composta <strong>di</strong> aceto, pepe<br />
macinato, sedano tritato e bacche <strong>di</strong> alloro. Passato del tempo, ritirare i pezzi <strong>di</strong> fegato <strong>dal</strong>la<br />
marinata, salarli, peparli, e riempirci dei piccoli budelli, avendo cura <strong>di</strong> legarli bene. Preparare una<br />
griglia unta e rovente ed arrostirci il ficatum.<br />
CINGHIALE MIELATO<br />
In un recipiente adeguato far rosolare in abbondante olio, delle cipolle, aglio e erbe aromatiche<br />
come rosmarino, timo, menta e sedano. Aggiungere dei grossi pezzi <strong>di</strong> cinghiale, salare, bagnare<br />
con succo <strong>di</strong> limone ed incoperchiare. Durante la lunga cottura emulsionare <strong>di</strong> continuo con acqua<br />
mielata, per far risultare le carni molto più tenere.<br />
Presentare il cinghiale mielato su fette <strong>di</strong> pane, irrorate con sugo <strong>di</strong> cottura.<br />
BOLLITO MISTO ALLA MODA ROMANA<br />
In una casseruola piena d’acqua, aggiungere per aromatizzare: cipolla, sedano, aglio, carota,<br />
prezzemolo, molto pepe, aceto e sale.<br />
Quando l’acqua comincia a bollire, inserire pezzi <strong>di</strong> vari animali, come: guance, orecchie, pie<strong>di</strong>,<br />
intestini e trippa.<br />
Fare cuocere a lungo, affinché le carni risultino ben tenere. Consumare questo bollito ancora<br />
fumante, possibilmente con una salsa a base <strong>di</strong> menta<br />
LEPRE FARCITA DI APICIO (Apicio CCCLXXXVI)<br />
“Per il ripieno: pinoli interi, mandorle, noci, pepe in grani e carne <strong>di</strong> lepre. Metti in forno la lepre<br />
coperta con cotenna <strong>di</strong> maiale…”<br />
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Preparazione: lavare ed asciugare una lepre. Fare un trito per il ripieno della lepre con: pinoli,<br />
mandorle, noci, fegato <strong>di</strong> lepre appena rosolato nel burro, uova sbattute, sale e pepe. Farcire la lepre<br />
con quest’impasto e legarla. Riscaldare dell’olio in una casseruola e far rosolare la carne da ambo le<br />
parti. Salare, pepare, bordare la lepre ripiena con fettine <strong>di</strong> speck. e passarla in forno caldo.<br />
PESCE FINTO DI APICIO<br />
Cuoci il fegato <strong>di</strong> lepre, capretto, agnello o pollo, tritalo e mettici pepe, garum e sale. Aggiungi olio.<br />
Dai all’impasto forma <strong>di</strong> pesce. Versaci olio verde.<br />
MAIALINO ARROSTO<br />
Trita pepe, ruta, santoreggia, cipolla, tuorli <strong>di</strong> uovo sodo, garum, vino, olio e con<strong>di</strong>mento. Fai<br />
bollire. Versa il con<strong>di</strong>mento sul maialino in un piatto da portata e servi in tavola.<br />
MAIALE ALLE MELE (Apicio 168)<br />
Può essere realizzato con carne <strong>di</strong> maiale cruda o prosciutto <strong>di</strong> spalla, che riduce <strong>di</strong> molto la cottura.<br />
Lessare la carne <strong>di</strong> maiale e tagliarla poi a cubetti come per uno spezzatino. Intanto preparate delle<br />
polpettine <strong>di</strong> carne tritata. Mettete a cuocere i cubetti <strong>di</strong> maiale e le polpette in una casseruola nella<br />
quale avete fatto soffriggere olio, garum, porri e coriandolo tritati. Fate insaporire poi bagnate con<br />
un po’ <strong>di</strong> brodo e fate cuocere. A metà cottura aggiungete mele tagliate a pezzi. Poco prima della<br />
fine della cottura aggiungete un con<strong>di</strong>mento preparato con pepe, coriandolo, menta, olio, aceto e<br />
miele e ispessite con della farina.<br />
GALLINA CON LA ZUCCA (Apicio LXXX)<br />
Prendete una gallina giovane e mettetela a cuocere in una casseruola con un po’ <strong>di</strong> olio e vino.<br />
Dopo 20 minuti circa unite la zucca, sbucciata e tagliata in cubetti. Finite la cottura a fuoco lento<br />
finché la zuppa sarà completamente sfatta. Insaporite con garum e pepe.<br />
A parte preparate una salsa con pesche sbucciate e tagliate a pezzi, datteri tritati, un trito <strong>di</strong> erbe<br />
fresche, 1 bicchiere <strong>di</strong> vino bianco, 1 cucchiaio <strong>di</strong> olio, 1 cucchiaino <strong>di</strong> garum, 1 cucchiaino <strong>di</strong><br />
miele e una spruzzata <strong>di</strong> aceto. Servite la salsa come accompagnamento alla gallina.<br />
OMELETTE AL LATTE ALLA MODA DI LUCULLO (Ova sfongia ex lacte)<br />
Prepara una miscela con uova, latte e sale. Versa un poco d’olio in un tegame, fallo <strong>di</strong>ventare ben<br />
caldo e poi versaci la miscela. Quando l’omelette è cotta da un lato, girala su un piatto piano,<br />
spalmala <strong>di</strong> miele, spolverizzala con pepe e servila.<br />
INSALATE<br />
ACETARIA DI ERBE RUSTICHE<br />
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Preparare come una normale insalata utilizzando crescione d'acqua, pimpinella, cicorietta,<br />
borragine, tarassaco, dolcetta, portulaca, erba cipollina, menta, foglie <strong>di</strong> carota, carota, raponzolo,<br />
malva, rucola, foglie <strong>di</strong> fava, crespigno, rosolaccio, cerfoglio, erba noce, finocchiella, aglio<br />
selvatico. Aggiungere olio d'oliva, aceto, sale. Con<strong>di</strong>re con olio d’oliva, aceto e sale.<br />
INSALATINA AL GARUM<br />
Preparare come una normale insalata, condendo della rucola e del soncino (o altra insalatina) con<br />
delle cipolline fresche, poco olio, poco aceto, una manciata <strong>di</strong> timo verde e garum (se necessario<br />
aggiungere un po’ <strong>di</strong> sale).<br />
INSALATA DI COLUMELLA (Columella, Re Rustica, XII-lix)<br />
100 g <strong>di</strong> menta fresca (e / o mentuccia)<br />
50 g <strong>di</strong> coriandolo fresco<br />
50 g <strong>di</strong> prezzemolo fresco<br />
1 porro piccolo<br />
un rametto <strong>di</strong> timo fresco<br />
200g <strong>di</strong> formaggio salato fresco<br />
aceto<br />
pepe<br />
olio d’oliva<br />
Mettere l’insalata nel mortaio con menta, ruta, coriandolo, prezzemolo, porro affettato, o, se non è<br />
<strong>di</strong>sponibile, cipolla, foglie <strong>di</strong> lattuga e rucola, timo verde, o nepitella. Aggiungere mentuccia e<br />
formaggio salato fresco. Schiacciare il tutto. Mescolare con un po’ <strong>di</strong> aceto pepato. Mettere il<br />
composto in un piatto e aggiungere dell’olio.<br />
In altre <strong>ricette</strong> Columella aggiunge delle noci: eventualmente si possono unire agli altri ingre<strong>di</strong>enti<br />
anche in questo caso.<br />
CONTORNI<br />
CAROTE AL CUMINO<br />
Lessare delle carote e tagliarle a rondelle. Preparare una salsa tritando insieme molto cumino con<br />
levistico (in mancanza si può usare prezzemolo e foglie <strong>di</strong> sedano), menta secca e, se <strong>di</strong>sponibile,<br />
del nardo. Unire miele, aceto e garum. Con<strong>di</strong>re le carote con questa salsa e spolverare il tutto con<br />
una piccola manciata <strong>di</strong> cannella in sostituzione del malobatro, erba ormai introvabile.<br />
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BIETA AL GARUM<br />
Lessare delle biete o altra verdura. Con<strong>di</strong>rle con poco olio, poco aceto, una manciata <strong>di</strong> timo verde e<br />
garum (se necessario aggiungere un po’ <strong>di</strong> sale).<br />
CAROTE FRITTE<br />
Tagliare le carote a fettine o bastoncini e friggerle. Preparare una salsa frullando insieme una<br />
ventina <strong>di</strong> grani <strong>di</strong> pepe, due gambi <strong>di</strong> sedano e del prezzemolo, aggiungendo poi del garum, un<br />
cucchiaino <strong>di</strong> miele e mezzo bicchiere <strong>di</strong> vino rosso. Porre la salsa sul fuoco aggiungendo un po’<br />
d’olio e facendo bollire lentamente. Quando è cotta, legare la salsa con un po’ <strong>di</strong> amido e poi<br />
con<strong>di</strong>re le carote.<br />
LENTICCHIE CON CORIANDOLO<br />
Ingre<strong>di</strong>enti:<br />
250 g <strong>di</strong> lenticchie<br />
2 litri d’acqua<br />
1 porro tagliato, lavato e tritato<br />
75g <strong>di</strong> coriandolo fresco<br />
3g <strong>di</strong> pepe, più extra per la finitura del piatto<br />
75g <strong>di</strong> mentuccia fresca, o menta<br />
10ml <strong>di</strong> garum (o pasta d’acciughe)<br />
10ml <strong>di</strong> aceto<br />
5ml <strong>di</strong> miele<br />
olio d’oliva<br />
Lavare le lenticchie e metterle in una pentola con 2 litri <strong>di</strong> acqua fredda. Portare a ebollizione, poi<br />
aggiungere il porro e la metà del coriandolo fresco. Macinare le spezie e le altre erbe, e aggiungere<br />
il garum, il miele e l’aceto. Lasciare cuocere finché le lenticchie sono quasi cotte. Controllare ogni<br />
tanto che l’acqua non sia evaporata. All’ultimo minuto aggiungere l’olio d’oliva, il pepe macinato al<br />
momento e il resto del coriandolo tritato.<br />
FINGHI PORCINI DELL’IMPERATORE CLAUDIO<br />
Pulire i funghi e tagliarli a pezzi. Farli rosolare in una padella con abbondante olio. Quando avranno<br />
preso un bel color bruno, aggiungervi del vino e continuare la cottura. Trascorso qualche minuto<br />
incorporare dell’acqua e terminare a fuoco lento la ricetta.<br />
Prima <strong>di</strong> servire spolverizzare con sale, pepe e coriandolo tritato.<br />
SALSE<br />
GARUM<br />
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Era prassi abituale dei Romani utilizzare <strong>di</strong>verse salse per coprire i sapori che talvolta non<br />
dovevano essere dei migliori. Fra le tante la più utilizzata era senz’altro il garum, una salsa ottenuta<br />
con piccoli pesci (il nome deriva <strong>dal</strong> greco garon che era il nome del pesce più utilizzato come<br />
ingre<strong>di</strong>ente principale). Il garum si presentava come un liquido quasi dorato <strong>dal</strong> sapore piuttosto<br />
forte ed acidulo. Veniva utilizzato su quasi tutti i piatti, ma occorreva saperlo dosare. Il garum<br />
veniva persino aggiunto all’acqua per renderla più saporita e <strong>di</strong>ssetante soprattutto d’estate. Anche i<br />
viaggiatori portavano sempre con sé la fiaschetta <strong>di</strong> garum per utilizzarlo a piacimento. Il garum si<br />
otteneva con un proce<strong>di</strong>mento simile a quello o<strong>di</strong>erno per le acciughe sotto sale con la <strong>di</strong>fferenza<br />
che il pesce veniva più volte rimescolato per far sì che venisse macerato. Oltre al sale si aggiungeva<br />
olio, vino, aceto e varie erbe; la mistura si lasciava poi a riposo per una notte in un recipiente <strong>di</strong><br />
terracotta e quin<strong>di</strong> veniva fatta fermentare all’aperto, esposta al sole e rimescolata <strong>di</strong> tanto in tanto,<br />
per due o tre mesi; a questo punto la parte liquida si era ridotta e la si filtrava utilizzando un cestino.<br />
La parte solida non veniva gettata, ma era utilizzata come cibo prendendo il nome <strong>di</strong> allec.<br />
Volendo preparare oggi il garum, si può seguire il seguente proce<strong>di</strong>mento: in un vaso <strong>di</strong> coccio<br />
porre <strong>di</strong>versi strati alternati <strong>di</strong> erbe tritate, piccoli pesci e sale. Al termine coprire. Dopo sette giorni,<br />
rimestare con un cucchiaio <strong>di</strong> legno e ripetere l’operazione una volta al giorno per venti giorni. A<br />
questo punto pigiare con forza e raccogliere il succo che è il garum. La polpa (allec) può essere<br />
consumata a parte.<br />
Non avendo tutto questo tempo a <strong>di</strong>sposizione (e soprattutto la necessaria pazienza) si può provare a<br />
stemperare 3-4 filetti <strong>di</strong> acciughe in olio ben caldo oppure ricorrere ad una salsa indocinese che si<br />
chiama “nuoc-nam”, in ven<strong>di</strong>ta in negozi specializzati in cucina orientale.<br />
SALSA PER UOVA (in ovis hapalis )<br />
Pesa insieme pepe, sedano montano e pinoli messi precedentemente ad ammorbi<strong>di</strong>re. Versaci sopra<br />
miele ed aceto e gustalo con il garum.<br />
DOLCI<br />
"CASSATA" <strong>di</strong> OPLONTIS<br />
In un affresco <strong>di</strong> un triclinio della Villa <strong>di</strong> Oplontis (Torre Annunziata) è raffigurato un dolce <strong>dal</strong>la<br />
incre<strong>di</strong>bile somiglianza con una moderna cassata, il tra<strong>di</strong>zionale dolce siciliano a base <strong>di</strong> ricotta e<br />
zucchero. Ecco una ricetta basata su ingre<strong>di</strong>enti esistenti all'epoca. Tagliare a da<strong>di</strong>ni della frutta<br />
secca composta da albicocche (150 gr), prugne (150 gr), uva sultanina (100 gr), datteri (a piacere) e<br />
mettere da parte alcuni frutti interi per la decorazione. Far cuocere in poco miele 100 gr <strong>di</strong> noci<br />
spellate e dei pinoli fino ad ottenere una miscela caramellata consistente. Lasciar raffreddare e poi<br />
sminuzzare. Passare 1 kg e mezzo <strong>di</strong> ricotta vaccina al setaccio lasciandone 100 gr per la<br />
decorazione superiore. Mescolare il resto aggiungendo gradatamente 500 gr <strong>di</strong> miele fino ad<br />
ottenere una crema <strong>di</strong> dolcezza pari a quella della normale cassata. Continuare a mescolare fin<br />
quando la crema non <strong>di</strong>venta morbida e leggera. Aggiungere la frutta a da<strong>di</strong>ni ed il caramello<br />
sminuzzato. A parte impastare 150 gr <strong>di</strong> farina <strong>di</strong> mandorle con un po’ <strong>di</strong> miele ed un po’ <strong>di</strong> colore<br />
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osso da pasticceria in polvere così da ottenere una sorta <strong>di</strong> marzapane rosso. Foderare una teglia<br />
<strong>dal</strong> <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 30 cm con carta unta con olio <strong>dal</strong>la parte interna. Stendere il marzapane rosso con<br />
un mattarello per ottenere una striscia con cui foderare i fianchi della teglia. Riempire il vuoto della<br />
teglia con la crema <strong>di</strong> ricotta ed infilare il tutto nel frigorifero. Lasciare riposare un giorno, poi<br />
sformare la cassata su <strong>di</strong> un vassoio staccando la carta delicatamente. Coprire la parte superiore con<br />
un velo <strong>di</strong> ricotta passata al setaccio e decorare con la frutta messa da parte.<br />
PANE AL MODO DI GAVINA<br />
Tagliate una pagnotta <strong>di</strong> pane <strong>di</strong> campagna tipo pugliese in fette abbastanza spesse che farete<br />
indurire per due giorni. Mettete le fette a bagno nel latte. Quando si saranno bene imbevute, fatele<br />
friggere nell'olio, in una padella. Cospargete <strong>di</strong> miele prima <strong>di</strong> servirle, ancora calde.<br />
DOLCETTI ALLA UBELIO<br />
Ingre<strong>di</strong>enti per 4 persone: 200g <strong>di</strong> farina ( o <strong>di</strong> semola); 1 litro e mezzo <strong>di</strong> latte;3 cucchiai d'olio<br />
d'oliva; 100g <strong>di</strong> miele.<br />
Prendete della farina raffinata (quella che i Romani chiamavano “fior <strong>di</strong> farina”). Cuocetela nel latte<br />
rimescolando spesso, in modo da ottenere una massa spessa e priva <strong>di</strong> grumi, che rovescerete sul<br />
piano del tavolo. Quando si sarà raffreddata, tagliatela in cubetti <strong>di</strong> uguali <strong>di</strong>mensioni che friggerete<br />
nell'olio, in una padella. Quando i cubetti saranno tutti fritti, cospargeteli <strong>di</strong> miele e insaporiteli con<br />
il pepe. Potete utilizzare la semola al posto della farina.<br />
Tempo <strong>di</strong> cottura: 20 minuti circa<br />
DOLCE AI PINOLI<br />
Ingre<strong>di</strong>enti per 4 persone: 1 litro <strong>di</strong> latte; 1 pizzico <strong>di</strong> pepe verde; 100g <strong>di</strong> pinoli; 2 cucchiai <strong>di</strong><br />
miele; il succo <strong>di</strong> mezzo limone verde; 1/2 bicchiere <strong>di</strong> vino passito; 2 uova; miele a piacere (o<br />
zucchero a velo); 1 pizzico <strong>di</strong> pepe nero<br />
Preparate un impasto abbastanza liquido mescolando al latte il pepe verde, i pinoli sgusciati, il<br />
miele, il succo <strong>di</strong> limone e il vino; mettetelo a fuoco molto basso, e quando comincia a rapprendersi<br />
unite le uova sbattute. Servite versandoci sopra il miele ( o lo zucchero a velo) e spolverando <strong>di</strong><br />
pepe.<br />
Tempo <strong>di</strong> cottura: da 2 a 3 minuti<br />
CREMA ETRUSCO-ROMANA<br />
Bollire tanto latte quanto ne contiene una pentola, con l’aggiunta <strong>di</strong> molto miele per addolcire.<br />
Unire le uova e lavorare molto lentamente a fuoco lento.<br />
Quando l’insieme sarà cremoso, per renderlo ancora più vellutato, si filtri in un altro recipiente<br />
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tramite un panno bianco e, lo si riporti ad ebollizione a fiamma moderata, per ridargli consistenza.<br />
Servire la crema fredda spolverizzata con pepe pestato.<br />
TORTA DOLCE AL FORMAGGIO (savillum <strong>di</strong> Catone)<br />
Impostare del formaggio fresco (preferibilmente ricotta romana) con farina, miele e uovo.<br />
Versare l’impasto in una teglia unta e passarla in forno caldo per circa trenta minuti.<br />
A cottura ultimata cospargere <strong>di</strong> miele, spolverizzare con semi <strong>di</strong> papavero e rimettere in forno per<br />
cinque minuti.<br />
PADELLATA DI PERE (patina de piris Apicio CLXI)<br />
Cuoci delle pere in acqua o in vino bianco, togli i semi e schiacciale. Unisci la purea ottenuta a pepe<br />
macinato, cumino, miele, ed un filo d’olio. Aggiungi delle uova battute e della farina gialla<br />
precedentemente sciolta nel vino passum (marsala).<br />
Mescola bene questo impasto e fanne uno sformato. Cuocilo in forno e servilo spolverizzato con<br />
pepe.<br />
PADELLATA DI PESCHE (patina de persicis; Apicio CLXII)<br />
Come sopra ma con le pesche.<br />
PLACENTA CON DOLCE SORPRESA<br />
E’ un piatto dolce <strong>di</strong> origine greca.<br />
Si prepari la tracta, che è una specie <strong>di</strong> sfoglia fatta con acqua e farina <strong>di</strong> farro o grano.<br />
Contemporaneamente si lavori un ripieno <strong>di</strong> ricotta e miele al fine <strong>di</strong> ottenere una morbida crema.<br />
Si impasti farina ed acqua per preparare la placenta, che stenderemo con un mattarello, in una<br />
sfoglia sottile <strong>dal</strong>le <strong>di</strong>mensioni maggiori della piastra da forno sulla quale l’andremo a porre.<br />
Fare tante piccole sfoglie <strong>di</strong> tracta e adagiarle nella placente a strati intervallati con la crema, fino<br />
ad esaurimento.<br />
Infine si ricopra il tutto con la sfoglie esterna (placenta) da saldare al centro.<br />
Unto il dolce con un po’ d’olio, lo si metta in forno ben caldo e quando la placenta sarà dorata,<br />
spalmarla <strong>di</strong> miele e ripassarla in forno per caramellare.<br />
NOCCIOLE DORATE AL MIELE<br />
Preparare delle nocciole tritate e mescolarle a miele.<br />
Presentare le nocciole dorate in piattini decorati con chicchi d’uva e spicchi <strong>di</strong> fico.<br />
BEVANDE<br />
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BEVANDA ALLA RUCOLA: Considerata altamente afro<strong>di</strong>siaca, la rucola poteva essere usata<br />
anche come bevanda rinfrescante. Per prepararla frullare tre foglie <strong>di</strong> rucola con un po’ <strong>di</strong> acqua.<br />
Lentamente aggiungere ancora acqua fino ad arrivare ad un litro. Le proporzioni possono variare a<br />
seconda del gusto. Eventualmente nel frullatore si può aggiungere anche un cucchiaino <strong>di</strong> miele.<br />
ACQUA DI ROSE: per ogni litro <strong>di</strong> acqua i petali <strong>di</strong> tre rose, semi <strong>di</strong> cardamomo e chio<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />
garofano.<br />
DECOTTO DI MIRTO: bollire 20 g <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> mirto in 100 cl d’acqua per 5 minuti.<br />
ACQUA ALLO ZENZERO: 1 l <strong>di</strong> acqua, un po’ <strong>di</strong> zenzero, miele, succo <strong>di</strong> limone. Macinare<br />
dello zenzero in acqua; prendere il succo filtrato e aggiungerlo al litro d’acqua, al succo <strong>di</strong> limone,<br />
al miele. Mescolare e mettere nel frigo.<br />
DECOTTO AL BASILICO: bollire 3 g <strong>di</strong> foglie e cime fiorite <strong>di</strong> basilico in 100 ml d’acqua per 5<br />
minuti.<br />
ACQUA DI FIORI DI GELSOMINO: lasciare una manciata <strong>di</strong> fiori <strong>di</strong> gelsomino (solo le<br />
corolle) per 3 giorni coperti d'acqua in infusione, in un vasetto <strong>di</strong> vetro sigillato e conservato in<br />
frigorifero. Scuotete 3 o 4 volte al giorno, poi filtrate il liquido.<br />
RICETTE CURIOSE E IMPOSSIBILI (FORSE….)<br />
FENICOTTERO O PAPPAGALLO ARROSTO (Apicio 232)<br />
Spenna e spella il fenicottero, lavalo, preparalo per la cottura, mettilo in una casseruola, aggiungi<br />
acqua, sale, aneto e un po’ <strong>di</strong> aceto. A metà cottura lega un mazzetto <strong>di</strong> porri e coriandolo e fallo<br />
cuocere insieme. Quando sarà quasi cotto aggiungi defrutum per dare colore. Metti nel mortaio<br />
pepe, cumino, coriandolo, ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> laser, menta, ruta; pesta, bagna con aceto, aggiungi datteri, sugo<br />
<strong>di</strong> cottura. Versa nella casseruola e lega con un po’ <strong>di</strong> farina. Versa la salsa sul fenicottero<br />
(accomodato sul piatto <strong>di</strong> portata) e servi. La stessa ricetta può servire anche per i pappagalli.<br />
GHIRI FARCITI (Apicio 397)<br />
Farcisci i ghiri con polpette <strong>di</strong> maiale e con la carne tritata dei ghiri stessi con pepe, pinoli, laser e<br />
garum. Dopo averli ricuciti e messi su una tegola, mettili al forno oppure, una volta farciti, cuocili<br />
in una teglia.<br />
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Alcuni suggerimenti per <strong>menù</strong> e <strong>ricette</strong><br />
Biancomangiare oltremontano<br />
∼<br />
Spie<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> anguilla<br />
Torta bolognese<br />
Frittelle dell’Imperatore<br />
∼<br />
Arrosto con sauce cameline (e altre salse)<br />
Maialino <strong>di</strong> latte ripieno<br />
Insalata <strong>di</strong> cipolle arrosto<br />
∼<br />
Torta in balconata<br />
Pere sciroppate al vino<br />
Frittelle <strong>di</strong> farina <strong>di</strong> castagne<br />
∼<br />
Confetti <strong>di</strong> cedro con Ippocrasso<br />
ANTIPASTI<br />
PANUNTO<br />
Domenico Romoli detto il Panunto<br />
La singolar dottrina 1560<br />
Ricette me<strong>di</strong>oevali<br />
a cura <strong>di</strong> Sofia Uggè e Paola Greppi<br />
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“le fette del pane mettetele a soffrigere con butiro,…et mettetevi per ciascuna una fetta sottile<br />
<strong>di</strong> provatura fresca…et mettavisi <strong>di</strong>sopra il zuccaro et cannella”<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
3 mozzarelle<br />
20 fettine <strong>di</strong> pane tagliate da una baguette<br />
60 gr. <strong>di</strong> burro<br />
1 cucchiaio <strong>di</strong> zucchero e 1 cucchiaino <strong>di</strong> cannella mischiati<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Arrostire le fette <strong>di</strong> pane. Riscaldare il burro in una padella a fuoco bassissimo e passarvi le fette <strong>di</strong><br />
pane senza far annerire il burro nè inzuppare eccessivamente il pane. Mettere una fetta <strong>di</strong><br />
mozzarella su ogni crostino e grigliare finché risulti fusa e leggermente dorata. Spolverare <strong>di</strong><br />
zucchero e cannella. Servire cal<strong>di</strong>ssimo.<br />
FRITTELLE DI FORMAGGIO<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
Pasta per frittelle<br />
125 gr. <strong>di</strong> farina<br />
2 rossi d'uovo<br />
2 dl. <strong>di</strong> vino bianco<br />
1 bel pizzico <strong>di</strong> sale<br />
400 gr. <strong>di</strong> formaggio dolce <strong>di</strong> vario tipo (provola, emmental, gruviera,...)<br />
strutto o olio per friggere<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Preparare un'ora prima la pasta per le frittelle, mischiando i rossi d'uovo con la farina e il sale e<br />
mescolando bene con la frusta fino ad ottenere un impasto piuttosto consistente ma molto vellutato.<br />
Tagliare il formaggio a bastoncini della grossezza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>to e lunghi 3-4 cm. scaldare l'olio e<br />
mettere i bastoncini nella pasta per le frittelle. Quando l'olio fuma, immergetevi 5 o 6 bastoncini per<br />
volta e, appena dorati da tutte le parti, toglierli e metterli su un foglio <strong>di</strong> carta assorbente.<br />
Servire cal<strong>di</strong>ssimi, stando attenti a non metterli uno sull'altro.<br />
TORTA DEL MÉNAGIER<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
Pasta brisèe<br />
200 gr. <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> bietola<br />
1 mazzetto <strong>di</strong> prezzemolo<br />
1 mazzetto <strong>di</strong> aneto o le efflorescenze <strong>di</strong> un finocchio bulboso<br />
200 gr. <strong>di</strong> spinaci<br />
200 gr. <strong>di</strong> formaggio tipo raveggiolo (cacio)<br />
200 gr. <strong>di</strong> pecorino fresco<br />
2 uova<br />
1 cucchiaino <strong>di</strong> zenzero in polvere<br />
80 gr. <strong>di</strong> parmigiano grattato<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
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Lavare le erbe, strizzarle con cura e tritarle finissime. Schiacciare il raveggiolo, grattugiare il<br />
pecorino fresco e mischiare alle erbe. Aggiungere le uova sbattute e lo zenzero e salare. Stendere<br />
una sfoglia <strong>di</strong> pasta e foderarne una tortiera dai bor<strong>di</strong> piuttosto alti. Cuocere senza far colorire per<br />
un quarto d'ora, dopo averla riempita <strong>di</strong> fagioli secchi per evitare che gonfi. Versare il ripieno nella<br />
crosta vuota, spolverare <strong>di</strong> formaggio grattugiato e cuocere in forno caldo (250°) per circa un'ora.<br />
PRIMI PIATTI<br />
MINESTRA D'ERBE FRESCHE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
1,5 lt. <strong>di</strong> brodo <strong>di</strong> manzo<br />
500 gr. bietola<br />
1 pugno abbondante <strong>di</strong> borragine, spinaci, romana, scarola, ..<br />
1 mazzetto <strong>di</strong> prezzemolo<br />
1 mazzetto <strong>di</strong> menta fresca<br />
sale<br />
pepe<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Mondare e lavare le bietole. Lavare gli spinaci e le altre erbe. Cuocerle in acqua bollente salata per<br />
5-7 minuti senza coprire, per mantenere il colore verde. Scolare e strizzare con cura. Tritarle fini sul<br />
tagliere con il coltello o la mezzaluna, oppure frullarle. Tritare separatamente il prezzemolo e la<br />
menta, non troppo in anticipo affinché la menta non perda il suo aroma. Portare ad ebollizione il<br />
brodo, aggiungere le erbe cotte e 3 cucchiai <strong>di</strong> prezzemolo e 2 o 3 <strong>di</strong> menta. Far riprendere il<br />
bollore, aggiustare <strong>di</strong> con<strong>di</strong>mento, pepare e servire.<br />
Il gusto dell'erba fresca viene dato <strong>dal</strong> prezzemolo e <strong>dal</strong>la menta, la cui quantità va regolata in base<br />
al gusto; la consistenza viene invece data <strong>dal</strong>le erbe cotte.<br />
PORRATA VERDE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
1,7 kg. <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> bietola<br />
200 gr. <strong>di</strong> pancetta a da<strong>di</strong>ni<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> prezzemolo tritato<br />
1 cucchiaio <strong>di</strong> finocchio tritato<br />
1 lt. <strong>di</strong> brodo <strong>di</strong> carne<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Mondare e lavare le bietole eliminando le parti bianche carnose. Affettarle in una finissima julienne.<br />
Metterle a bagno in acqua fredda, che andrà cambiata una volta, scolare e strizzare con cura. Portare<br />
ad ebollizione il brodo insieme alla pancetta, quando bolle, cuocere poi per 15 minuti la julienne <strong>di</strong><br />
bietole. A fine cottura aggiungere il prezzemolo e il finocchio. Sul fondo della scodella, sotto la<br />
porrata, si metterà del burro fresco o del formaggio stagionato.<br />
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BIANCOMANGIARE OLTREMONTANO<br />
Il biancomangiare, servito per lo più in scodelle all’inizio del pranzo, almeno nella tra<strong>di</strong>zione<br />
culinaria italiana, era un piatto molto <strong>di</strong>ffuso nei banchetti me<strong>di</strong>evali. In esso predomina l’esigenza<br />
del bianco, che obbliga ad usare ingre<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> questo colore: riso, latte <strong>di</strong> mandorle, petto <strong>di</strong> pollo,<br />
zucchero.<br />
L’ideologia del “mangiare in bianco” trovò la sua più completa co<strong>di</strong>ficazione nel 1489, in un<br />
trattato pubblicato da Marsilio Ficino, filosofo alchimista. Ficino affermava che nel corpo umano vi<br />
sono quattro “umori”, <strong>dal</strong> cui equilibrio deriverebbe un perfetto stato <strong>di</strong> salute. Poiché uno <strong>di</strong> questi<br />
“umori”, la bile nera, che si forma <strong>dal</strong> sangue quasi come un deposito simile a terra, tende ad<br />
aumentare nelle persone de<strong>di</strong>te al lavoro intellettuale, causando loro molte malattie, anche mortali,<br />
per eliminare l’eccesso <strong>di</strong> bile nera era in<strong>di</strong>spensabile alimentarsi “in bianco”. Il trattato, de<strong>di</strong>cato a<br />
Lorenzo de’Me<strong>di</strong>ci, fece presa sugli intellettuali dell’epoca e sui loro me<strong>di</strong>ci, che crearono una<br />
<strong>di</strong>etetica basata su cibi bianchi, morbi<strong>di</strong>, la cui cottura non doveva alterarne il colore; la ricetta del<br />
“biancomangiare” era il piatto per eccellenza, raccomandato inoltre ai malati in quanto poco<br />
speziato. Per poterlo gustare in ogni periodo dell’anno i cuochi inventarono anche una versione per<br />
la Quaresima, in cui la gallina o il pollo erano sostituiti da pesce con la carne bianca, cotto in brodo<br />
<strong>di</strong> piselli.<br />
L’enorme <strong>di</strong>ffusione del “biancomangiare” è provata <strong>dal</strong>la varietà <strong>di</strong> <strong>ricette</strong>, con preferenze <strong>di</strong>verse:<br />
in Italia si tendeva ad adoperare la farina <strong>di</strong> riso e si mettevano più spezie; gli inglesi “for to make<br />
blank maunger” usavano molto zucchero e mandorle fritte nel grasso bianco, con cui decoravano<br />
anche la superficie della scodella; i francesi mettevano poco zucchero e utilizzavano il riso intero.<br />
Proponiamo, in apertura della cena, questa variante “oltremontana”, che riteniamo più vicina alle<br />
nostre abitu<strong>di</strong>ni alimentari:<br />
Ingre<strong>di</strong>enti(per 4-6 persone)<br />
60 gr. <strong>di</strong> petto <strong>di</strong> gallina o <strong>di</strong> pollo lessato<br />
30 gr. <strong>di</strong> riso<br />
1/2 lt. <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> capra o <strong>di</strong> mucca<br />
30 gr. <strong>di</strong> zucchero bianco<br />
50 gr. <strong>di</strong> lardo bianco<br />
10 mandorle spellate<br />
ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> zenzero<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Sfilettare i petti <strong>di</strong> gallina o <strong>di</strong> pollo. Tagliare il lardo a da<strong>di</strong>ni e dorarne metà in padella senza farlo<br />
colorire troppo, finché <strong>di</strong>venti molto croccante. Mettere il latte sul fuoco e, quando bolle, gettarvi il<br />
riso a pioggia. Cuocere rimestando per qualche istante, quin<strong>di</strong> aggiungere il petto <strong>di</strong> gallina<br />
sfilettato con i 2/3 dello zucchero e i da<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> lardo fritti. Togliere <strong>dal</strong> fuoco quando il riso è<br />
abbastanza cotto da spappolarsi tra le <strong>di</strong>ta. Grigliare il resto del lardo come prima, insieme alle<br />
mandorle. Servire tiepido o freddo, picchiettando la superficie con mandorle, da<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> lardo e<br />
lamelle <strong>di</strong> zenzero.<br />
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SECONDI PIATTI<br />
LIMONIA O POLLO AL LIMONE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
1 pollo <strong>di</strong> fattoria<br />
150 gr. <strong>di</strong> mandorle<br />
1/2 lt. <strong>di</strong> brodo <strong>di</strong> carne<br />
2 cipolle <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a grandezza<br />
60 gr. <strong>di</strong> lardo<br />
il succo <strong>di</strong> un limone<br />
1 cucchiaino <strong>di</strong> spezie forti (pepe nero, chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> garofano e noce moscata)<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Preparare il latte <strong>di</strong> mandorle mettendo a scaldare un pentolino d’acqua e quando bolle, versandoci<br />
le mandorle e aspettando che l’acqua riprenda il bollore. Scolare e passare sotto l’acqua fredda.<br />
Mondare le mandorle, frullarle aggiungendo acqua fino ad ottenere un bel liquido bianco. Filtrare il<br />
liquido.<br />
Svuotare il pollo e pulirlo. Tagliarlo a pezzi. Tagliare il lardo a da<strong>di</strong>ni e farlo sciogliere in una<br />
casseruola. Rosolarvi i pezzi <strong>di</strong> pollo e le cipolle finchè non siano dorati. Togliere i pezzetti <strong>di</strong> lardo<br />
rimasti. salare e spolverare <strong>di</strong> spezie. Aggiungere il latte <strong>di</strong> mandorle. Portare ad ebollizione, quin<strong>di</strong><br />
abbassare la fiamma e cuocere a fuoco lento per 30-40 minuti circa. Quando il pollo è cotto,<br />
aggiustare il con<strong>di</strong>mento, aggiungere il succo <strong>di</strong> limone,, dare uno o due bollori e servire.<br />
La salsa in questo piatto rimane piuttosto liquida, se la si preferisce più densa <strong>di</strong>minuire il latte <strong>di</strong><br />
mandorle.<br />
PESCE IN AGRODOLCE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
1 kg. <strong>di</strong> pescatrice o <strong>di</strong> pesce <strong>dal</strong>le carni solide e grasse<br />
4 grosse cipolle<br />
10 gr. <strong>di</strong> mandorle spellate<br />
100 gr. <strong>di</strong> uva passa<br />
20 prugne secche<br />
15 cl. <strong>di</strong> vino bianco o rosso<br />
5 cl. <strong>di</strong> aceto<br />
5 cl. <strong>di</strong> olio d'oliva<br />
10 stigmi <strong>di</strong> zafferano<br />
1/4 <strong>di</strong> cucchiaino <strong>di</strong> pepe macinato<br />
1 punta <strong>di</strong> cucchiaino <strong>di</strong> zenzero in polvere<br />
1 punta <strong>di</strong> cucchiaino <strong>di</strong> cardamomo in polvere<br />
sale<br />
1/2 bicchiere <strong>di</strong> passito<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Friggere il pesce tagliato a pezzi in olio <strong>di</strong> oliva caldo. Togliere e mettere da parte. Friggere le<br />
cipolle a rondelle nel resto dell'olio. Aggiungere le mandorle, l'uva passa e le prugne ben lavate,<br />
quin<strong>di</strong> il vino e l'aceto. bollire per una ventina <strong>di</strong> minuti. Disporre il pesce e le cipolle a strati in un<br />
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piatto fondo, meglio se <strong>di</strong> terracotta. Servire freddo o tiepido. All'ultimo momento si può annaffiare<br />
con 1/2 bicchiere <strong>di</strong> passito.<br />
SPIEDINI DI ANGUILLA<br />
Il pesce ebbe una grande importanza nell’economia alimentare dei secoli passati, dominati <strong>dal</strong>le<br />
rigide norme <strong>di</strong> astinenza <strong>dal</strong>la carne del calendario liturgico; il grande consumo dell’anguilla fu<br />
determinato inoltre <strong>dal</strong> fatto che poteva sopportare lunghi spostamenti ed era facile da conservare.<br />
La ricetta che proponiamo è tratta da una novella del senese Gentile Sermini (fine XIV-primi del<br />
XV secolo) e ha come protagonista ser Meoccio <strong>di</strong> Acquapendente, curato <strong>di</strong> Pernina, una piccola<br />
chiesa nei pressi <strong>di</strong> Siena. Siamo nel Quattrocento, quando sta nascendo la contestazione contro la<br />
Chiesa corrotta, e il Sermini descrive il curato come un uomo più devoto della buona tavola e dei<br />
libri <strong>di</strong> cucina che del Vangelo, che raggira i parrocchiani, ingenui conta<strong>di</strong>ni, convincendoli a fare<br />
generose offerte in prodotti agricoli per onorare degnamente il santo <strong>di</strong> ogni giorno dell’anno.<br />
Il 22 gennaio, la festa <strong>di</strong> san Vincenzo, un parrocchiano <strong>di</strong> nome Vincenzo portò al curato una<br />
grossa anguilla ma non trovandolo, in quanto ser Meoccio si era già recato a <strong>di</strong>r messa, la lasciò al<br />
suo cuoco. Quest’ultimo non sapendo come prepararla corse in chiesa e, <strong>dal</strong>la porta, attirò<br />
l’attenzione del curato mostrandogli con gran<strong>di</strong> gesti l’anguilla. Ser Meoccio capì e sviò abilmente<br />
la pre<strong>di</strong>ca, col pretesto <strong>di</strong> condannare il peccato <strong>di</strong> gola, in<strong>di</strong>cando al suo cuoco come cucinare quel<br />
prelibato pesce. E così i parrocchiani, che stavano ascoltando la narrazione dei miracoli <strong>di</strong> san<br />
Vincenzo, sentirono il loro curato tuonare <strong>dal</strong> pulpito: “Questo santo Vincenzio era or<strong>di</strong>nato nel<br />
mangiare e nel bere! E non faceva come questi ghiottoni del dì d’oggi, che ve ne vuò contare una<br />
ch’io ne vi<strong>di</strong>…prima pellaro quella anguilla…poi ne fecero rocchij agugliati…e miserli in uno<br />
spedone con fron<strong>di</strong> d’alloro in mezzo…e così temperatamente l’arrostiro…e …”.<br />
Gli spie<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> anguilla “alla san Vincenzo”, dove ogni pezzetto <strong>di</strong> pesce è cotto separato <strong>dal</strong>l’altro<br />
da una foglia <strong>di</strong> alloro, sono il risultato <strong>di</strong> un’antica e raffinata tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>evale, che ancora<br />
perdura ai nostri tempi sulle rive del Trasimeno e del lago <strong>di</strong> Bolsena.<br />
INGREDIENTI (per 4-6 persone)<br />
1 o 2 anguille (ca.1,5 Kg in totale)<br />
foglie <strong>di</strong> alloro fresche<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> finocchio pestati<br />
5 cucchiai d’olio d’oliva<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> pangrattato<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> farina<br />
1 cucchiaino <strong>di</strong> zucchero<br />
¼ <strong>di</strong> cucchiaino <strong>di</strong> cannella<br />
sale<br />
2 arance amare (o 1 limone e 1 arancia<br />
dolce)<br />
spie<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> metallo<br />
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PROCEDIMENTO<br />
Far spellare l’anguilla <strong>dal</strong> pescivendolo, pulirla, lavarla e asciugarla; tagliarla poi a pezzi regolari,<br />
eliminando la testa e l’estremità della coda.<br />
Mischiare in un recipiente l’olio, il finocchio e il sale, aggiungervi i pezzi d’anguilla e farli<br />
impregnare nella marinata per circa mezz’ora, poi infilzarli sugli spie<strong>di</strong>ni intercalandovi le foglie <strong>di</strong><br />
alloro, lavate e asciugate bene. Arrostire a fuoco basso su una griglia, rigirando regolarmente,<br />
finché cominciano a dorarsi. Spolverarli con una miscela <strong>di</strong> pangrattato, farina e zucchero,<br />
rigirandoli e aspettando che si formi una crosta dorata. Quando gli spie<strong>di</strong>ni sono perfettamente<br />
dorati, servirli accompagnati da spicchi <strong>di</strong> arance amare, oppure <strong>di</strong>sporli su un piatto fondo e<br />
versarvi sopra il succo delle arance, dei limoni e spolverare con la cannella e un po’ <strong>di</strong> zenzero.<br />
Trote in gelatina<br />
Bartolomeo Scappi<br />
Opera 1570<br />
“et in questo modo durano cotti tre giorni, et più…et si serveno fred<strong>di</strong> con petrosemolo<br />
sopra”<br />
Torta <strong>di</strong> cipolle<br />
Anonimo trecentesco della corte angioina<br />
Liber de coquina XIV secolo<br />
“Pone prima l’aqua fuora ben con stamegna e po’ le bati finalmente e toy lardo fino e batillo<br />
bene;<br />
toy l’ova e caxo frescho e zafarano e bati insiema e fay la torta”<br />
INGREDIENTI<br />
Base:<br />
pasta brisée (la ricetta è con 200 g <strong>di</strong> farina e 100 g <strong>di</strong> burro, sale e acqua in proporzione; noi<br />
consigliamo quella pronta)<br />
Ripieno:<br />
500 g <strong>di</strong> cipolle o scalogni; 125 g <strong>di</strong> pancetta; 300 g <strong>di</strong> pecorino fresco (o formaggio tipo raveggiolo<br />
ben sgocciolato); 1 uovo; 4-5 stigmi <strong>di</strong> zafferano (in busta non so <strong>di</strong>rti a quanto equivalga); sale<br />
PROCEDIMENTO<br />
Preparare la pasta e farla riposare; intanto sbucciare e lavare le cipolle, cuocerle in acqua bollente<br />
salata per circa 20 minuti. Scolare e lasciare freddare. Tritare fine la pancetta, poi le cipolle e<br />
mischiare il tutto insieme al formaggio. Sbattere l'uovo e aggiungerlo alla miscela; incorporare lo<br />
zafferano. Stendere la sfoglia in uno stampo e versare il ripieno (in questa versione me<strong>di</strong>evale non<br />
c'è copertura con un'altra sfoglia; è una specie <strong>di</strong> quiche lorraine <strong>di</strong> cipolle!). Cuocere per 45-60<br />
minuti in forno a 225-250°, sorvegliando la cottura. Se il ripieno sembra troppo liquido precuocere<br />
la sfoglia per 20 minuti.<br />
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SALSE PER CARNI E PESCI<br />
Di seguito due salse che vanno bene con qualsiasi arrosto, o anche con pesce lessato.<br />
Non si può parlare <strong>di</strong> cucina me<strong>di</strong>evale senza parlare <strong>di</strong> salse: la salsa è ciò che da sapore a un<br />
piatto, ma svolge anche un’importante funzione estetica. Le salse me<strong>di</strong>evali sono infatti colorate,<br />
per risvegliare il palato e la vista; <strong>di</strong> gusto schietto e consistente, speziate, spesso acide o agrodolci,<br />
ideali per accompagnare arrosti e un buon numero <strong>di</strong> lessi, sia <strong>di</strong> carne che <strong>di</strong> pesce. Nel<br />
Cinquecento le salse hanno conservata intatta la leggerezza e il gusto speziato delle epoche<br />
precedenti, ma predominano ora sapori più dolci, come impone la moda dello zucchero che si<br />
<strong>di</strong>ffonde nel XVI secolo. Tra le componenti si privilegia la frutta o le piante aromatiche, legate con<br />
mollica <strong>di</strong> pane, con mandorle, senza aggiunta <strong>di</strong> grasso né <strong>di</strong> farina, in modo da renderle<br />
perfettamente <strong>di</strong>geribili.. Il colore continua ad essere un elemento importante; spesso da il nome alla<br />
salsa ed è decisivo nel determinarne la scelta come accompagnamento dei vari piatti.<br />
Abbiamo scelto due salse: la camelina, un classico delle tavole me<strong>di</strong>evali, e la salsa <strong>di</strong> arance<br />
amare, che meglio risponde alla pre<strong>di</strong>lezione per i sapori dolci dell’epoca rinascimentale, con un<br />
sottile gusto agrodolce-speziato. Se la camelina, il cui nome rimanda alla cannella o al colore “pelo<br />
<strong>di</strong> cammello”, proprio appunto <strong>di</strong> questa salsa, è molto adatta per accompagnare bolliti ed arrosti,<br />
insieme all’agliata e ad alcune salse ver<strong>di</strong> assai <strong>di</strong>ffuse nel me<strong>di</strong>oevo in Francia, Italia, Inghilterra e<br />
Catalogna, la salsa <strong>di</strong> arance amare, invece, si sposa bene con la selvaggina, ma può anche<br />
accordarsi gradevolmente con preparazioni dolci e, in chiave moderna, ad<strong>di</strong>rittura con le crêpes.<br />
Come è già stato sottolineato a proposito del “biancomangiare”, a parte l’impiego basilare della<br />
cannella, esistono poi numerose varianti per preparare la camelina: in Italia si uniscono i chio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
garofano e un ingre<strong>di</strong>ente dolce, in Francia lo zenzero, in Inghileterra e Catalogna si usano molte<br />
spezie oltre alla cannella. Proponiamo una camelina agrodolce, più vicina a quelle <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />
italiana.<br />
SALSA CAMELINA<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
70 g <strong>di</strong> mandorle spellate<br />
40 g <strong>di</strong> uva passa<br />
40 g <strong>di</strong> mollica <strong>di</strong> pane raffermo<br />
20 cl <strong>di</strong> aceto <strong>di</strong> mele <strong>di</strong>luito<br />
in 10 cl <strong>di</strong> acqua<br />
1 cucchiaino <strong>di</strong> cannella in polvere<br />
¼ <strong>di</strong> cucchiaino <strong>di</strong> chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> garofano<br />
in polvere<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Lavare e mettere a bagno per 1 ora l’uva passa. Pestare o frullare le mandorle e stemperarle in un<br />
po’ d’acqua; filtrare la miscela ottenuta. Frullare l’uva passa insieme alle spezie e alla mollica <strong>di</strong><br />
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pane precedentemente messa a bagno in un po’ d’acqua. Mischiare il latte <strong>di</strong> mandorle e l’uvetta e<br />
aggiungervi l’aceto <strong>di</strong>luito. Amalgamare bene e salare leggermente; la consistenza deve essere<br />
fluida, il colore biondo vivo.<br />
SALSA DI ARANCE AMARE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
35 cl <strong>di</strong> succo <strong>di</strong> arance amare<br />
(o <strong>di</strong> succo <strong>di</strong> 2 arance dolci e 4 limoni)<br />
12 cl <strong>di</strong> succo <strong>di</strong> limone (circa 2 limoni)<br />
350 g <strong>di</strong> zucchero in polvere<br />
7 gr <strong>di</strong> cannella in stecche<br />
2 chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> garofano<br />
PROCEDIMENTO<br />
Filtrare il succo degli agrumi e mescolarlo allo zucchero e alle spezie. Cuocere a fuoco molto basso<br />
per circa 1 ora, finché lo sciroppo si è ridotto a 2/3 del volume iniziale; si deve addensare<br />
assumendo il colore ambrato del miele <strong>di</strong> montagna.<br />
AGLIATA BIANCA<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
70 gr. <strong>di</strong> mandorle<br />
3 spicchi d'aglio<br />
la mollica <strong>di</strong> una fettina <strong>di</strong> pane<br />
40 cl. <strong>di</strong> brodo ben sgrassato<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Mondare le mandorle e frullarle aggiungendo uno dopo l'altro gli spicchi d'aglio. mettere la mollica<br />
a bagno in una parte <strong>di</strong> brodo, schiacciarla bene fino ad ottenere un composto liscio e aggiungere la<br />
pasta <strong>di</strong> mandorle e aglio. Montare questa miscela stemperandola col brodo fino ad ottenere la<br />
consistenza desiderata. salare e aggiustare il con<strong>di</strong>mento prima <strong>di</strong> servire.<br />
CONTORNI<br />
Misto <strong>di</strong> insalate ripassate<br />
Ricetta della fine del ‘500 tratta <strong>dal</strong> convento <strong>di</strong> suor Maria Vittoria della Verde;<br />
piatto magro conforme all’atmosfera <strong>di</strong> ascetica gola <strong>di</strong> un convento <strong>di</strong> clausura<br />
“lava le foglie intere, cuocile e scolale…tritale bene o batti e aggiungi sale, olio, aceto…<br />
e pepe e garofani. Soffriggi e servi in tavola con pepe”<br />
FINOCCHI E PORRI ALLO ZAFFERANO<br />
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Ingre<strong>di</strong>enti<br />
1 kg <strong>di</strong> finocchi<br />
500 gr. <strong>di</strong> porri<br />
50 gr. <strong>di</strong> lardo salato<br />
una decina <strong>di</strong> stigmi <strong>di</strong> zafferano<br />
1 uovo<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Lavare i finocchi conservandone solo il bianco e affettarli. Affettare i porri. Rosolare in un tegame<br />
il lardo tagliato a pezzetti, aggiungere il finocchio e il porro, quin<strong>di</strong> un bicchiere d'acqua e salare<br />
con moderazione. Cuocere a vapore a fuoco bassissimo per circa mezz'ora. al momento <strong>di</strong> servire,<br />
sbattere un uovo intero con lo zafferano, mischiarvi un po' <strong>di</strong> sugo delle verdure e incorporare<br />
all'insieme. Servire caldo o tiepido.<br />
FUNGHI SALTATI ALLE SPEZIE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
500 gr. <strong>di</strong> funghi selvatici o <strong>di</strong> champignons<br />
1 cipollina<br />
olio d'oliva<br />
1 pizzico <strong>di</strong> pepe appena macinato<br />
1 pizzico <strong>di</strong> zenzero in polvere<br />
1 pizzico <strong>di</strong> noce moscata grattugiata<br />
2 pizzichi <strong>di</strong> coriandolo in polvere<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Mondare e lavare i funghi. Se sono grossi tagliarli in due o quattro parti. Cuocerli in acqua bollente<br />
per 10 minuti e scolarli con cura. Tritare una cipolla e farla sciogliere in un filino d'olio. Aggiungere<br />
i funghi e rosolarli per qualche istante a fuoco vivo. Salare e aggiungere le spezie, abbassare la<br />
fiamma, coprire e sobbollire per una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> minuti. Sorvegliare la cottura mescolando <strong>di</strong><br />
tanto in tanto e, quando sono ben dorati, servire.<br />
DOLCI<br />
Prugne al vino bianco<br />
Bartolomeo Scappi<br />
Opera 1570<br />
“e come saranno cotte, habbianosi apparecchiate fette <strong>di</strong> pane brustolite in piatti, et pongasi<br />
sopra le prugne con la decottione…”<br />
Pasta <strong>di</strong> mele<br />
Anonimo trecentesco della corte angioina<br />
Liber de coquina XIV secolo<br />
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“Poy lassala refredare e fane a modo de schachieri in pezetti picholi e reponile in una<br />
schatolla con foie de laurano de sotto…”<br />
PERE SCIROPPATE AL VINO<br />
Ingre<strong>di</strong>enti (dosi per 4 persone)<br />
4 pere; 160 g zucchero; 120 g burro; 1/2 bicchiere <strong>di</strong> vino rosso; 1/2 bicchiere <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> rose; 1<br />
pezzetto <strong>di</strong> scorza <strong>di</strong> cannella.<br />
Proce<strong>di</strong>mento: mischiare vino, acqua <strong>di</strong> rose, burro e zucchero e portare a ebollizione. Intanto<br />
mondare le pere, togliere il torsolo e tagliarle in quattro. Immergere la frutta nello sciroppo bollente,<br />
abbassare la fiamma al minimo e far sobbollire per 15-20 minuti finché le pere non <strong>di</strong>vengono rosa<br />
e traslucide.<br />
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RIS ENGOULÉ<br />
Eslisez-le et le lavez…puis le faites ainsi comme demy cuire…mettez amandes bien forment<br />
broyées et sans couler; puis succrer et sans saffren.<br />
(Ménagier de Paris)<br />
La ricetta <strong>di</strong> questo dolce <strong>di</strong> riso con le mandorle è contenuta nel Ménagier de Paris, scritto alla fine<br />
del Quattrocento da un borghese <strong>di</strong> Parigi, avanti con gli anni, per la giovane moglie, inesperta <strong>di</strong><br />
“economia domestica”. Il ricettario è infatti inserito in una summa che raccoglie premurosamente<br />
consigli per una saggia gestione della casa e della cucina, <strong>di</strong>venendo talora guida <strong>di</strong> condotta<br />
morale. Nella parte de<strong>di</strong>cata alle <strong>ricette</strong> - che si ispira al più antico Vian<strong>di</strong>er* del Taillevent, alias<br />
Guillaume Tirel, cuoco alla corte del re <strong>di</strong> Francia alla fine del Trecento - l’anziano parigino<br />
<strong>di</strong>mostra un vero sapere pratico, soffermandosi sui “segreti” per trasformare ingre<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> origine<br />
vegetale o animale in un risultato non solo piacevole come sapore, ma anche bello nella forma e nei<br />
colori. Egli sa adattare alla tavola della “borghesia” <strong>di</strong> alto livello l’arte culinaria <strong>di</strong> corte ma<br />
contemporaneamente raccoglie tra<strong>di</strong>zioni più modeste, in genere trasmesse oralmente da madre in<br />
figlia; non si può escludere che alcune siano state trasformate <strong>dal</strong>la sua geniale inventiva.<br />
L’antico francese delle pagine del Ménagier de Paris ci riflette dunque uno spaccato <strong>di</strong> vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana che risuona <strong>di</strong> grande attualità nel nostro tempo in quanto, oggi come alla fine del<br />
Quattrocento, i padroni <strong>di</strong> casa, gli uomini, non solo non erano esclusi <strong>dal</strong>la cucina, ma anzi… si<br />
muovevano in essa come veri e propri cuochi professionisti!<br />
La ricetta originale del Ménagier de Paris permette <strong>di</strong> realizzare una sorta <strong>di</strong> crema <strong>di</strong> riso e <strong>di</strong><br />
mandorle molto dolce e da mangiare al cucchiaio. Abbiamo operato quin<strong>di</strong> alcune mo<strong>di</strong>fiche,<br />
inserendo pane grattato per smorzare il gusto decisamente dolce, uova e una cottura nel forno per<br />
mo<strong>di</strong>ficarne la consistenza. I can<strong>di</strong>ti sono un’aggiunta coloristica che risponde bene alla cucina <strong>di</strong><br />
epoca rinascimentale, de<strong>di</strong>ta alla confetteria e ai piatti “da assaporare con gli occhi”; il risultato ci<br />
pare buono e dunque pensiamo che il Ménagier perdonerà le nostre variazioni, fatte per rispondere<br />
meglio ai palati degli uomini del terzo millennio.<br />
PER SAPERNE DI PIÙ<br />
Vian<strong>di</strong>er è un termine generico che rinvia a viande (in latino vivenda; in italiano vivanda), che in<br />
francese antico alludeva a tutto ciò che era commestibile e necessario alla vita (oggi <strong>di</strong>remmo “i<br />
viveri”). Per in<strong>di</strong>care la carne commestibile si usava all’epoca la parola chair.<br />
Con il nome <strong>di</strong> Vian<strong>di</strong>er sono designati vari libri francesi <strong>di</strong> <strong>ricette</strong>, nati da successive risistemazioni<br />
<strong>di</strong> un testo della fine del Duecento; uno dei più noti è proprio quello attribuito a GuillaumeTirel,<br />
detto Taillevent, cuoco <strong>di</strong> Carlo V e <strong>di</strong> Carlo VI, re <strong>di</strong> Francia.<br />
Dispense <strong>di</strong> cucina ad uso degli operatori della <strong>Valle</strong> <strong>Susa</strong> Card 2011<br />
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FRITTELLE DELL'IMPERATORE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
260 gr. <strong>di</strong> formaggio fresco, tipo tomino<br />
3 chiare d'uovo<br />
40 gr. <strong>di</strong> pinoli<br />
50 gr. <strong>di</strong> farina<br />
zucchero<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Schiacciare con la forchetta il formaggio e incorporare le chiare d'uovo fino ad ottenere una miscela<br />
omogenea. Aggiungere la farina e i pinoli. mettere sul fuoco un recipiente per friggere. Quando è<br />
cal<strong>di</strong>ssimo far cadere il composto nell'olio cercando <strong>di</strong> fare delle palline. Quando sono dorate,<br />
togliere e mettere a scolare su un foglio <strong>di</strong> carta assorbente. Spolverare <strong>di</strong> zucchero e servire<br />
imme<strong>di</strong>atamente.<br />
OMELETTE DI ARANCE PER RUFFIANI E PROSTITUTE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
6 uova<br />
2 arance e 1 limone<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> zucchero<br />
2 cucchiai <strong>di</strong> olio <strong>di</strong> oliva<br />
sale<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Procedere come per una semplice omelette, sbattendo le uova e aggiungendovi lo zucchero, un<br />
pizzico <strong>di</strong> sale, il succo delle arance e dei limoni spremuti. Cuocere in una padella in olio <strong>di</strong> oliva.<br />
Servire tiepida.<br />
PASTICCIO DI PERE CRUDE<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
pasta brisèe<br />
6 pere<br />
250 gr. <strong>di</strong> zucchero in polvere<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Imburrare e infarinare due stampi da torta. Stendere 2 sfoglie alte 1/2 cm. Sbucciare le pere<br />
lasciando il picciolo. Mettere l'una accanto all'atra tre pere per ogni stampo. Riempire gli interstizi<br />
con lo zucchero in polvere. Ripiegare e saldare la pasta lasciando fuori i piccioli: serviranno da<br />
camini per la fuoriuscita del vapore durante la cottura. Dorare con l'uovo sbattuto. Cuocere a 200°<br />
per un'ora e mezzo. Lasciar freddare prima <strong>di</strong> sformare.<br />
DIRIOLA<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
pasta brisèe<br />
75 cl. <strong>di</strong> latte fresco<br />
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6 rossi d'uovo<br />
300 gr. <strong>di</strong> zucchero in polvere<br />
1 cucchiaio <strong>di</strong> cannella in polvere<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Stendere la sfoglia e foderarne una tortiera con i bor<strong>di</strong> molto alti. Cuocerla senza farla colorire in<br />
forno caldo (220°) per circa 20 minuti, riempiendola <strong>di</strong> fagioli secchi.Nel frattempo sbattere i rossi<br />
d'uovo insieme allo zucchero, aggiungere il latte e montare ancora con la frusta. Profumare con la<br />
cannella. Aggiungere un pizzichino <strong>di</strong> sale. Versare il ripieno nella sfoglia precotta e mandare a<br />
forno caldo (220-250°) per circa un'ora. Se la torta si colorisce troppo, proteggerne la parte superior<br />
econ un foglio <strong>di</strong> alluminio. Quando il ripieno si è rappreso, cioè quando trema leggermente, il<br />
dolce è pronto.<br />
BEVANDE<br />
VINO D'IPPOCRASSO<br />
Ingre<strong>di</strong>enti<br />
1 lt. <strong>di</strong> vino rosso <strong>di</strong> buona qualità o <strong>di</strong> vino bianco secco<br />
150 gr. <strong>di</strong> zucchero in polvere<br />
8 gr. <strong>di</strong> cannella in polvere<br />
8 gr. <strong>di</strong> zenzero in polvere<br />
1 pezzetto <strong>di</strong> zenzero<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
Mischiare insieme le spezie. mettere il vino in una zuppiera, aggiungere lo zucchero e le spezie,<br />
mescolare e lasciar riposare per circa due ore. Filtrare più volte <strong>di</strong> seguito con una garza messa in<br />
doppio strato affinché il vino risulti limpido. Imbottigliare e mettere al fresco. lasciar riposare<br />
qualche giorno prima <strong>di</strong> consumare.<br />
Per saperne <strong>di</strong> più…<br />
M. MONTANARI, F. SABBAN (a cura <strong>di</strong>), Atlante dell'alimentazione e della gastronomia, vol. I,<br />
Risorse, scambi, consumi, vol. II, Cucine, pasti, convivialità, Torino 2004.<br />
F. SABBAN , S. SERVENTI , A tavola nel Rinascimento con 90 <strong>ricette</strong> della cucina italiana, Roma-<br />
Bari 1996.<br />
O. REDON, F. SABBAN, S. SERVENTI, A tavola nel Me<strong>di</strong>oevo con 150 <strong>ricette</strong> <strong>dal</strong>la Francia e<br />
<strong>dal</strong>l’Italia, Roma-Bari 1995.<br />
E. FACCIOLI (a cura <strong>di</strong>), L’arte della cucina in Italia. Libri <strong>di</strong> <strong>ricette</strong> e trattati sulla civiltà della<br />
tavola <strong>dal</strong> XIV al XIX secolo, Torino 1992.<br />
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Il cibo del <strong>di</strong>giuno….<br />
A cura <strong>di</strong> Valeria Bonaiti<br />
MINESTRA IN CASO DI CARESTIA<br />
Quando gli accorgimenti per la conservazione del cibo non bastavano, o quando il raccolto era stato<br />
insufficiente e non vi era <strong>di</strong> che sfamarsi, le famiglie si arrabattavano come potevano, inventando<br />
<strong>ricette</strong> che al gusto o<strong>di</strong>erno possono non sembrare particolarmente appetitose, ma che svolgevano<br />
alla perfezione il compito <strong>di</strong> riempire la pancia e ingannare la fame come questa “Minestra in caso<br />
<strong>di</strong> Carestia”, rinvenuta in una raccolta <strong>di</strong> notizie e curiosità risalente alla fine del XVIII secolo:<br />
“Minestra, modo <strong>di</strong> fare una minestra abbondante e a basso costo per sfamare i poveri abitanti in<br />
tempo <strong>di</strong> carestia. Prendere una libbra <strong>di</strong> farina <strong>di</strong> frumento, impastarla con poca acqua salata,<br />
quando la pasta sarà <strong>di</strong>ventata morbida,<strong>di</strong>viderla in pezzi della grandezza <strong>di</strong> un uovo ciascuno,<br />
stenderli separatamente con un mattarello fino a renderli molto sottili, <strong>di</strong>sporli su un tavolo e<br />
tagliarli in piccolissime listarelle, tenere pronta sul fuoco una pentola con quattro pinte d'acqua<br />
calda, gettarci un po' <strong>di</strong> sale e un quarto <strong>di</strong> burro o grasso, appena il tutto bolle aggiungere tutti i<br />
pezzi <strong>di</strong> pasta, far cuocere il tutto a fuoco moderato per un'ora e mezza rimestando con un cucchiaio<br />
<strong>di</strong> legno fino in fondo alla pentola perché la pasta non si attacchi. Se la minestra appare troppo<br />
spessa, aggiungervi acqua calda, se è troppo liquida un po' <strong>di</strong> farina. Questa dose può essere<br />
sufficiente per sfamare sei persone, la metà a pranzo e il resto a cena <strong>di</strong>luita con un po' d'acqua<br />
tiepida e scaldata a fuoco lento. Si deve calcolare la quantità <strong>di</strong> farina in proporzione alle persone<br />
che si vogliono sfamare, con <strong>di</strong>eci libbre <strong>di</strong> farina si possono sfamare sessanta persone per un<br />
giorno intero, si deve utilizzare la farina macinata per panificare, non deve essere troppo fine ne<br />
grossa, è una minestra buona e nutriente.”<br />
1 pinta: circa mezzo litro.<br />
1 libbra: 453 gr.<br />
JEAN ANTOINE GROS, Recueil de <strong>di</strong>fférentes Choses utiles curieuses intéressantes par Jean<br />
Antoine Gros prêtre et curé du Sauze d'Oulx commencé les onzième May 1785.<br />
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