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CIBI E SAPORI ANTICHI menù e ricette dal passato - Valle di Susa ...

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piatto fondo, meglio se <strong>di</strong> terracotta. Servire freddo o tiepido. All'ultimo momento si può annaffiare<br />

con 1/2 bicchiere <strong>di</strong> passito.<br />

SPIEDINI DI ANGUILLA<br />

Il pesce ebbe una grande importanza nell’economia alimentare dei secoli passati, dominati <strong>dal</strong>le<br />

rigide norme <strong>di</strong> astinenza <strong>dal</strong>la carne del calendario liturgico; il grande consumo dell’anguilla fu<br />

determinato inoltre <strong>dal</strong> fatto che poteva sopportare lunghi spostamenti ed era facile da conservare.<br />

La ricetta che proponiamo è tratta da una novella del senese Gentile Sermini (fine XIV-primi del<br />

XV secolo) e ha come protagonista ser Meoccio <strong>di</strong> Acquapendente, curato <strong>di</strong> Pernina, una piccola<br />

chiesa nei pressi <strong>di</strong> Siena. Siamo nel Quattrocento, quando sta nascendo la contestazione contro la<br />

Chiesa corrotta, e il Sermini descrive il curato come un uomo più devoto della buona tavola e dei<br />

libri <strong>di</strong> cucina che del Vangelo, che raggira i parrocchiani, ingenui conta<strong>di</strong>ni, convincendoli a fare<br />

generose offerte in prodotti agricoli per onorare degnamente il santo <strong>di</strong> ogni giorno dell’anno.<br />

Il 22 gennaio, la festa <strong>di</strong> san Vincenzo, un parrocchiano <strong>di</strong> nome Vincenzo portò al curato una<br />

grossa anguilla ma non trovandolo, in quanto ser Meoccio si era già recato a <strong>di</strong>r messa, la lasciò al<br />

suo cuoco. Quest’ultimo non sapendo come prepararla corse in chiesa e, <strong>dal</strong>la porta, attirò<br />

l’attenzione del curato mostrandogli con gran<strong>di</strong> gesti l’anguilla. Ser Meoccio capì e sviò abilmente<br />

la pre<strong>di</strong>ca, col pretesto <strong>di</strong> condannare il peccato <strong>di</strong> gola, in<strong>di</strong>cando al suo cuoco come cucinare quel<br />

prelibato pesce. E così i parrocchiani, che stavano ascoltando la narrazione dei miracoli <strong>di</strong> san<br />

Vincenzo, sentirono il loro curato tuonare <strong>dal</strong> pulpito: “Questo santo Vincenzio era or<strong>di</strong>nato nel<br />

mangiare e nel bere! E non faceva come questi ghiottoni del dì d’oggi, che ve ne vuò contare una<br />

ch’io ne vi<strong>di</strong>…prima pellaro quella anguilla…poi ne fecero rocchij agugliati…e miserli in uno<br />

spedone con fron<strong>di</strong> d’alloro in mezzo…e così temperatamente l’arrostiro…e …”.<br />

Gli spie<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> anguilla “alla san Vincenzo”, dove ogni pezzetto <strong>di</strong> pesce è cotto separato <strong>dal</strong>l’altro<br />

da una foglia <strong>di</strong> alloro, sono il risultato <strong>di</strong> un’antica e raffinata tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>evale, che ancora<br />

perdura ai nostri tempi sulle rive del Trasimeno e del lago <strong>di</strong> Bolsena.<br />

INGREDIENTI (per 4-6 persone)<br />

1 o 2 anguille (ca.1,5 Kg in totale)<br />

foglie <strong>di</strong> alloro fresche<br />

2 cucchiai <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> finocchio pestati<br />

5 cucchiai d’olio d’oliva<br />

2 cucchiai <strong>di</strong> pangrattato<br />

2 cucchiai <strong>di</strong> farina<br />

1 cucchiaino <strong>di</strong> zucchero<br />

¼ <strong>di</strong> cucchiaino <strong>di</strong> cannella<br />

sale<br />

2 arance amare (o 1 limone e 1 arancia<br />

dolce)<br />

spie<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> metallo<br />

Coor<strong>di</strong>namento segreteria piano <strong>di</strong> valorizzazione<br />

info@vallesusa-tesori.it<br />

0122/622640

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