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norme di attuazione - Provincia di Viterbo

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PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICACapo 1.Sistema Ambientale22NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA23NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA1.0 DefinizioneSi intende per Sistema Ambientale il complesso deglielementi naturali (suolo, aria, acqua, bosco) in cui vivonogli esseri umani, gli animali e le piante, nonché le lorobiocenosi (complesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse specie, animalio vegetali, che coabitano in un determinato ambiente) e iloro habitat naturali e seminaturali (complesso dei fattorifisici e chimici che caratterizzano l’area e il tipo <strong>di</strong> ambientein cui vive una data specie <strong>di</strong> animale o <strong>di</strong> pianta).Il fatto <strong>di</strong> considerare gli aspetti ambientali nellapianificazione, permette <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni necessarieper la tutela delle basi naturali della vita e <strong>di</strong> prevederedelle misure contro gli interventi dannosi.Le esigenze <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a del sistema ambientale,in senso ampio, con<strong>di</strong>zionano l'assetto del territorio, nonpiù secondo una mera visione vincolistica, ma nel senso <strong>di</strong>cogliere le potenzialità in grado <strong>di</strong> concorrere allo sviluppodel territorio stesso.E’ <strong>di</strong>retto il riferimento alle linee fondamentali dellaL.R. 38/99, la quale sostiene che una delle attività <strong>di</strong>governo del territorio è finalizzata alla tutela dell’integritàfisica del territorio e delle sue singole componenti:sottosuolo, suolo, soprassuolo naturale, corpi idrici,atmosfera.Questo sistema rappresenta quin<strong>di</strong> l'elemento prioritarioper le politiche territoriali in quanto è in grado <strong>di</strong> assicurareil miglioramento dello stato <strong>di</strong> conservazione, soprattuttoper gli ecosistemi più pregiati e fragili, e <strong>di</strong> contribuireefficacemente ad uno sviluppo sostenibileUn sistema complesso, così inteso, vuole garantireuna salvaguar<strong>di</strong>a della bio<strong>di</strong>versità intesa non solo come24NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAvincolo <strong>di</strong> conservazione e tutela ma anche come elemento<strong>di</strong> fruizione e qualificazione del territorio provinciale.1.1 Difesa dell’assetto idrogeologicoDefinizioniIl suolo è la parte superficiale della crosta terrestre ed è ilrisultato delle trasformazioni subite delle sostanze minerali eorganiche che si sono formate partendo dalla roccia madre sottol’influsso degli agenti climatici, dell’acqua, della vegetazione, delmondo animale e delle attività umane.Esso rappresenta uno degli elementi fondamentalidell’utilizzazione e della pianificazione del territorio, e va protetto inquanto ospita le altre risorse naturali e la vita in genere.La tutela dell’assetto idrogeologico dai <strong>di</strong>ssesti si realizzaattraverso una puntuale conoscenza della vulnerabilità del territorio,una appropriata gestione del Vincolo Idrogeologico e l’<strong>attuazione</strong>dei Piani per l’Assetto Idrogeologico delle autorità <strong>di</strong> bacino.Art. 1.1.1 Tutela del suolo in relazione alla prevenzionedel rischio idrogeologico per le popolazione e i beniespostia. ContenutiSi definisce come rischio idrogeologico l’insieme <strong>di</strong> pericoli realie potenziali legati al rapporto tra le acque, sia superficiali chesotterranee, e il terreno. Il rischio idrogeologico viene definito inoltredall'entità attesa delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> vite umane, feriti, danni a proprietà,interruzione <strong>di</strong> attività economiche, in conseguenza del verificarsi <strong>di</strong>frane o inondazioni.La protezione idrogeologica, termine invalso ormai nell’uso dacirca un ventennio, soprattutto nell’ambito della ricerca scientifica25NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAb. Riferimenti NormativiR.D. n. 3267/1923 (Rior<strong>di</strong>namento e riforma della legislazione inmateria <strong>di</strong> boschi e <strong>di</strong> terreni montani);R.D. n. 1126/1926 (Approvazione del regolamento perl’applicazione del R.D. n. 3267/23);L. n. 183 del 18/05/1989 (Norme per il riassetto organizzativo efunzionale della <strong>di</strong>fesa del suolo)L. n. 353/2000 (Legge quadro in materia <strong>di</strong> incen<strong>di</strong> boschivi);L. 365 del 11/12/2000 (Interventi urgenti per le aree a rischioidrogeologico molto elevato e in materia <strong>di</strong> protezione civile nonchéa favore <strong>di</strong> zone colpite da calamità naturali)L.R. del Lazio n. 53/1998 (Organizzazione Regionale della <strong>di</strong>fesadel suolo in applicazione della L. n. 183/89);L.R. del Lazio n. 4/1999 Adozione delle prescrizioni <strong>di</strong> massima epolizia forestale <strong>di</strong> cui al R.D. n. 3267/23 fino alla data <strong>di</strong> esecutivitàdel regolamento forestale <strong>di</strong> cui all’art. 36 della L.R. del Lazio n.39/2002;L.R. del Lazio n. 14/1999 (Organizzazione delle funzioni a livelloregionale e locale per la realizzazione del decentramentoamministrativo);L.R. del Lazio n. 39/2002 (Norme in materia <strong>di</strong> gestione delle risorseforestali);DGR 4340/96 Criteri progettuali per l’<strong>attuazione</strong> degli interventi inmateria <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del suolo;DGR n°6215/96 in materia <strong>di</strong> Vincolo Idrogeologico;DGR n°3888/98 Delega <strong>di</strong> funzioni in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del suolo ,D.G.R. del Lazio n. 3107/1999 (Direttive per l’esercizio dellefunzioni delegate con la L.R. del Lazio n. 4/99)DGP n 567/98 Assegnazione <strong>di</strong> competenze in materia <strong>di</strong> vincloidrogeologico all’Ufficio Tutela Suolo;DGP n.321 del 3/9/99 Approvazione del regolamento provincialeper la gestione del vincolo idrogeologico;D.M. 14/02/97 (Direttive tecniche per l’in<strong>di</strong>viduazione e laperimetrazione da parte delle Regioni, delle aree a rischioidrogeologico)c. obiettivi e in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> PianoIl presente PTPG in<strong>di</strong>vidua sul territorio provinciale le aree poste atutela per rischio idraulico: tavola n. 1.1.2 (Aree poste a tutela perrischio IDROGEOLOGICO) e geomorfologico: tavola n. 1.1.3 (Areeposte a tutela per rischio GEOMORFOLOGICO) come in<strong>di</strong>cate nei Piani<strong>di</strong> assetto idrogeologico dei Piani <strong>di</strong> Bacino vigenti.Le aree vulnerabili dal punto <strong>di</strong> idrogeologico sono riportate nellatavole n. 1.1.4 (aree normate da PAI e PSAI e <strong>di</strong>ssesti graviativi eidraulici censiti)Il PTPG recepisce i contenuti, le in<strong>di</strong>cazioni e le <strong>norme</strong> dei PAIvigenti. In particolare recepisce i seguenti obiettivi:_ la conservazione, la sistemazione ed il recupero del suolo neibacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulici, idraulicoforestali,idraulico-agrari, silvo-pastorali, <strong>di</strong> forestazione, <strong>di</strong> bonifica,<strong>di</strong> consolidamento e messa in sicurezza;_la <strong>di</strong>fesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabilinonché la <strong>di</strong>fesa degli abitati e delle infrastrutture contro i fenomenifranosi e altri fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto;A questo proposito per quanto riguarda l’instabilità dei versanti, vavalutato il grado <strong>di</strong> pericolosità connesso con movimenti gravitativi omovimenti <strong>di</strong> massa.Gli Strumenti Urbanistici comunali, prendendo comeriferimento il Modello delle aree geomorfologicamente fragiliin<strong>di</strong>viduate dal PTPG (Tavola n. 1.1.5), precisano i perimetri dellearee a rischio in<strong>di</strong>viduando più in dettaglio le aree interessate dapericolosità per frana <strong>di</strong>stinti per livelli:27NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAClasse A Aree interessate da pericolosità per frana estremamenteelevata, in cui sono presenti movimenti <strong>di</strong> massa in atto, con una<strong>di</strong>namica geomorfologica tendente o meno all’estensione arealedella pericolosità.Classe B Aree interessate da elevata pericolosità per franaevidenziata da in<strong>di</strong>catori geomorfologici <strong>di</strong>retti, quali l’esistenza <strong>di</strong>antichi corpi <strong>di</strong> frana, <strong>di</strong> segni precursori <strong>di</strong> movimenti gravitativi(ondulazioni, contropendenze, perio<strong>di</strong>che lacerazioni, etc.).Classe C Aree con moderata pericolosità per frana valutabile cometale sulla base <strong>di</strong> caratteri fisici territoriali (litologia e caratterigeotecnici dei materiali, struttura e giacitura geologica, processi <strong>di</strong>degradazione meteorica, <strong>di</strong>namica geomorfologica in atto),vegetazionali e <strong>di</strong> uso del suolo, ma prive al momento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazionimorfologiche <strong>di</strong> fenomeni, sia superficiali che profon<strong>di</strong>, che possanoriferirsi a processi erosivi capaci <strong>di</strong> innescare fenomeni franosi, o amovimenti gravitativi veri e propri.Classe D Aree esenti da pericolosità per frana, nelle quali iprocessi geomorfologici e le caratteristiche fisiche dei terreni noncostituiscono fattori pre<strong>di</strong>sponenti al verificarsi <strong>di</strong> movimenti <strong>di</strong>massaIn merito alla valutazione del danno potenziale o del rischio, nonchéi criteri ed i meto<strong>di</strong> per la mitigazione <strong>di</strong> quest’ultimo, vengonoproposte delle linee guida generali:Nelle aree interessate da pericolosità per franaestremamente elevata (Classe A), in cui sono presenti movimenti <strong>di</strong>massa in atto, con una <strong>di</strong>namica geomorfologica tendente o menoall’estensione areale della pericolosità, deve essere vietataqualsiasi nuova utilizzazione urbanistica e e<strong>di</strong>lizia, nonché agricolaquando aumenti l’instabilità del terreno, fino a quando non sianorealizzate opere atte a rimuovere o mitigare la pericolosità.Per la salvaguar<strong>di</strong>a delle aree in Classe B gli StrumentiUrbanistici dei Comuni subor<strong>di</strong>nando, <strong>di</strong> norma, a stu<strong>di</strong> ed indaginied indagini geologiche e geotecniche <strong>di</strong> dettaglio ogni interventovolto alla utilizzazione o al recupero funzionale dell’area stessa.Nelle aree in Classe C, ferma restando la necessità <strong>di</strong>eseguire approfon<strong>di</strong>te indagini geologico-tecniche per superfici <strong>di</strong>congrua estensione nel caso <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> opere e importantitrasformazioni territoriali, per interventi <strong>di</strong> modesta entità sonorichieste indagini specifiche limitate al sito dell’intervento.Nelle aree in Classe D sono ammissibili, senza specificheindagini geologico-geotecniche, interventi <strong>di</strong> modesta entità._la <strong>di</strong>fesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua;_la moderazione delle piene, anche me<strong>di</strong>ante serbatoi d’invaso,vasche <strong>di</strong> laminazione, casse <strong>di</strong> espansione, scaricatori, scolmatori,<strong>di</strong>versivi o altro, per la <strong>di</strong>fesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;_la riduzione del rischio idrogeologico, il riequilibrio del territorio ed ilsuo utilizzo nel rispetto del suo stato, della sua tendenza evolutiva edelle sue potenzialità d'uso;_la riduzione del rischio idraulico ed il raggiungimento <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong>rischio socialmente accettabili.I 4 punti precedenti interconnessi tra loro costituisconocomplessivamente il rischio idraulico che costituisce uno dei più<strong>di</strong>ffusi e frequenti .tra quelli che interessano il territorio italiano ed èla risultante <strong>di</strong> fattori naturali ed antropici.Infatti vanno considerati gli effetti sui corsi d’acqua dell’evoluzionesocio-economica e i riflessi connessi sull’assetto dei territorimontani, collinari e <strong>di</strong> pianura; delle mo<strong>di</strong>fiche nelle pratiche colturalie nelle conduzioni agricole; della scarsa manutenzione delle28NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAsistemazioni montane, dei boschi e degli alvei; dell’imprevidenza <strong>di</strong>scelte urbanistiche rispetto al rischio idraulico.Il rischio idraulico scaturisce dalla possibilità <strong>di</strong> danno apersone e/o beni in conseguenza dei principali fenomeni <strong>di</strong>trasporto in alveo e può essere sud<strong>di</strong>viso in:• rischio da esondazione: connesso al trasporto <strong>di</strong> massa liquida;• rischio da <strong>di</strong>namica d’alveo: connesso al trasporto <strong>di</strong> massasolida;• rischio da inquinamento: connesso al trasporto <strong>di</strong> massainquinante.La riduzione del rischio prevede una fase preventiva chemetta in essere quelle misure che si realizzano me<strong>di</strong>ante interventistrutturali e interventi non strutturali, in cui i primi tendono a ridurrela probabilità che si verifichi un evento, mentre i secon<strong>di</strong> miranoinvece alla riduzione del danno conseguente.In ogni caso va evidenziato che l’obbiettivo della riduzionedel rischio va coniugato con le altre funzioni del fiume: corridoioecologico per flora e fauna, tutela ambientale e paesaggistica,valorizzazione culturale, etc.. Questo impone, ogni qual volta siinterviene nelle fasi preventive, <strong>di</strong> considerare il fiume nei suoicaratteri globali, intervenendo per la riduzione del rischio senzatralasciare gli aspetti connessi alla conservazione sia degliecosistemi esistenti che dei valori paesaggistici dei luoghi.Tenendo conto delle normative vigenti desumibili dai Piani<strong>di</strong> Bacino delle rispettive Autorità (Norme PAI e PSAI, riportate nelletavole del PTP n. 1.1.2 e n. 1.1.4, per la riduzione <strong>di</strong> ciascuno deitre rischi idraulici si in<strong>di</strong>viduano due tipologie <strong>di</strong> interventi: strutturalie non strutturali.La riduzione del rischio da esondazione e ristagnoA) Interventi strutturaliGli interventi strutturali sono rappresentati dalle opere <strong>di</strong> tipo<strong>di</strong>ffuse, o a scala <strong>di</strong> bacino, e dalle opere in alveo,comprendendo anche tutte le attività relative alla loromanutenzione.A scala <strong>di</strong> bacino gli interventi strutturali riguardanoessenzialmente le sistemazioni idraulico-forestali e lesistemazioni idraulico-agrarie (stabilizzazione dei pen<strong>di</strong>i e delreticolo idrografico minore, attività <strong>di</strong> forestazione, praticheagricole). Tali interventi devono essere opportunamentepianificati e coor<strong>di</strong>nati al fine <strong>di</strong> ottenere il miglior assettoidrogeologico del territorioGli interventi strutturali in alveo possono essere sud<strong>di</strong>visi in:• interventi <strong>di</strong> regimazione, finalizzati al controllo del regimedelle portate liquide (invasi, casse <strong>di</strong> espansione, scolmatori,<strong>di</strong>versivi, opere <strong>di</strong> arginatura);• interventi <strong>di</strong> regolarizzazione, mirati al miglioramento dellecon<strong>di</strong>zioni del deflusso me<strong>di</strong>ante mo<strong>di</strong>fiche dell’assetto planoaltimetricodel corso d’acqua (risagomature d’alveo, drizzagni).B) Interventi non strutturaliTra gli interventi non strutturali mirati alla riduzione del danno daesondazione si elenca:• la limitazione d’uso delle aree vulnerabili me<strong>di</strong>anteprescrizioni in rapporto alle specifiche con<strong>di</strong>zioni• la messa a punto <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> preannuncio, me<strong>di</strong>antel’utilizzo <strong>di</strong> radar meteorologici, <strong>di</strong> reti <strong>di</strong> telemisure(pluviometriche e idrometriche) e modelli previsionali.• la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> adeguati piani <strong>di</strong> protezione civile.• la realizzazione <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> monitoraggio,comprendenti lo sviluppo <strong>di</strong> adeguati sistemi <strong>di</strong> rilievo e controllodelle grandezze fisiche <strong>di</strong> base relativamente ai principalifenomeni in alveo.29NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICALa riduzione del rischio da <strong>di</strong>namica d'alveoA) Interventi strutturaliA scala <strong>di</strong> bacino: sono praticamente gli stessi interventi giàdescritti per il rischio da esondazione, cioè’ gli interventi <strong>di</strong>idraulica forestale e <strong>di</strong> idraulica agrariaB) Interventi non strutturaliLa riduzione dei danni conseguenti ai fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>namicad’alveo puo’ ottenersi me<strong>di</strong>ante:• una maggiore attività <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> monitoraggio dei corsid’acqua (es.: misure dei se<strong>di</strong>menti e del trasporto solido,rilievi delle sezioni fluviali);• una corretta pianificazione degli interventi e delle attivitàantropiche a scala <strong>di</strong> bacino e in alveo (es.: uso del suolo,pratiche agricole, attività estrattive).La riduzione del rischio da inquinamentoA) Interventi strutturali che comprendono:• per i carichi concentrati l’impiego <strong>di</strong> tecnologie pulite, ilriciclaggio dei rifiuti, la riduzione dei consumi d’acqua, la messain sicurezza <strong>di</strong> lavorazioni pericolose; depurazione degli scarichi,con soluzioni adatte alla tipologia dei carichi da abbattere, sceltadella soluzione impiantistica anche in funzione della capacitàportante del corpo recettore, verifica sistematica dellafunzionalità degli impianti, corretta progettazione dei sistemi <strong>di</strong>adduzione degli scarichi per soluzioni accentrate (impianticonsortili) o <strong>di</strong>ffuse (piccoli impianti anche con soluzioni afitodepurazione);• nei confronti dei carichi <strong>di</strong>ffusi la conservazione o ilpotenziamento delle "zone a filtro vegetate" lungo i corsid’acqua (rinaturazione), il controllo delle pratiche <strong>di</strong> utilizzodei fertilizzanti nei territori agricoli, lo sviluppo delle opere <strong>di</strong>forestazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dall’erosione dei suoli.B) Interventi non strutturali che riguardano essenzialmente:• una gestione del territorio mirata alla riduzionedell’inquinamento <strong>di</strong>ffuso (criteri urbanistici, costruttivi,impiantistici, <strong>di</strong> conduzione agricola);• una attività <strong>di</strong> controllo e monitoraggio della qualità degliscarichi e dei corpi idrici riceventi;• piani <strong>di</strong> risanamento organizzati per territori coincidenti coni bacini <strong>di</strong> drenaggio al fine <strong>di</strong> ottimizzare gli investimentirispetto al risanamento dei corpi idrici interessati;• definizione <strong>di</strong> "obiettivi <strong>di</strong> qualità" realistici da raggiungerein tempi prefissati, sulla base <strong>di</strong> investimenti definiti, e dacontrollare alla fine del piano;• collegamento tra piani che prevedono interventi sullaquantità e sulla qualità delle acque, piani urbanistici,territoriali e Paesistici.Gli Strumenti Urbanistici comunali delimitano le aree vulnerabilibasandosi sulla valutazione delle superfici soggette a inondazionecon perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> ritorno pari a 10, 100 e 300 anni (per situazioni <strong>di</strong>particolare interesse possono essere considerati eventi con tempi <strong>di</strong>ritorno superiori a 300 anni).Nelle aree così delimitate si in<strong>di</strong>viduano le seguenti 3 fasce:• Fascia <strong>di</strong> assoluto rispetto del corso d’acqua: la zonainondabile con portate aventi tempi <strong>di</strong> ritorno fino a 10 anni.• Fascia <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a: la zona inondabile con portateaventi tempi <strong>di</strong> ritorno compresi tra 10 e 100 anni.30NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA• Fascia <strong>di</strong> protezione: la zona inondabile con portate aventitempi <strong>di</strong> ritorno compresi tra 100 e 300 anni.Gli Strumenti Urbanistici comunali <strong>di</strong>spongono affinché:- qualunque intervento eseguito nelle tre fasce anzidette nonaggravi il livello <strong>di</strong> pericolosità a valle;- le fasce <strong>di</strong> assoluto rispetto siano zone destinateesclusivamente alla <strong>di</strong>namica fluviale. La riduzione del rischioda esondazione deve essere, <strong>di</strong> norma, effettuata me<strong>di</strong>anteinterventi non strutturali, salvo i casi, comunque concertati congli enti preposti ai sensi della normativa vigente, in cuil’intervento strutturale è ritenuto in<strong>di</strong>spensabile.Nelle fasce <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e protezione sono ammessi quegliinterventi che non producono livelli <strong>di</strong> rischio superiore a quelloprefissato. Tali fasce dovranno <strong>di</strong> conseguenza essere ridefinite infunzione degli interventi previsti.Anche le Norme dei PAI che si applicano nelle aree perimetrateposte a tutela, impongono vincoli all’attività e<strong>di</strong>ficatoria e <strong>di</strong>trasformazione del territorio con l’obiettivo <strong>di</strong> non aumentare ilcarico esposto a rischio o, attraverso la manutenzione delle opereesposte e interventi <strong>di</strong> sistemazione, <strong>di</strong> ridurre il carico stesso. Lastruttura <strong>di</strong> base delle misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a consente per le aree arischio molto elevato ed elevato le seguenti attività con restrizionidecrescenti con il grado <strong>di</strong> rischio:Manutenzione opere idraulicheCon parereInterventi idraulici, sistemazioni, bonifica <strong>di</strong> Con pareremovimenti franosi per messa in sicurezzaRistrutturazione e<strong>di</strong>lizia *Ristrutturazione urbanistica *Interventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuzione della vulnerabilità Con pareredegli e<strong>di</strong>fici e dei beniOpere <strong>di</strong> interesse pubblicoCon parere* ammessi solo dopo l’<strong>attuazione</strong> <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> messa in sicurezza approvatidall’autorità competente.Per quanto riguarda le attività consentite nelle aree a rischio ilpresente PTPG fa proprie le <strong>norme</strong> <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a vigenti in ognibacino cosi come approvate da ciascuna Autorità <strong>di</strong> Bacinoterritorialmente competenteI Comuni all’interno dei propri Strumenti Urbanistici, così comeprevisto nei punti precedenti, precisano i perimetri delle aree arischio, ne in<strong>di</strong>viduano <strong>di</strong> nuove e precisano le azioni necessarie perla riduzione del rischio prevedendo una fase preventiva me<strong>di</strong>anteinterventi strutturali e interventi non strutturali (come descritti neipunti precedenti).Il tutto, compresa la eventuale avvenuta realizzazione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong>messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, viene trasmessoall’Autorità <strong>di</strong> Bacino competente per territorio le richiestefinalizzate alla ridefinizione del perimetro delle zone soggette arischio.TIPO DI ATTIVITA’Demolizioni senza ricostruzioniManutenzione or<strong>di</strong>naria - straor<strong>di</strong>naria –restauro e risanamento conservativoAdeguamento in materia <strong>di</strong> sicurezza e<strong>di</strong>giene sul lavoro e adeguamento sismicoOpere <strong>di</strong> manutenzione <strong>di</strong> reti tecnologicheLe buone pratiche agricole a con<strong>di</strong>zioneche non venga aumentato il livello <strong>di</strong>rischioAMMISSIONESempreSempreSempreSempreSempre31NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAArt. 1.1.2 Corretta gestione del Vincolo Idrogeologico edelle aree vulnerabilia. ContenutiIl Vincolo IdrogeologicoIl RD 3267/23 sul “Rior<strong>di</strong>no e riforma della legislazione in materia <strong>di</strong>boschi e terreni montani, e il R.D. 1126/26 “Approvazioneregolamento attuativo del RD 3267/23” per la prima volta hannogettato le basi della tutela dell’assetto dei versanti e dei territorimontani dal <strong>di</strong>ssesto idrogeologico, sottoponendo a vincolo i terreni<strong>di</strong> qualsiasi natura e destinazione che, per effetto <strong>di</strong> forme <strong>di</strong>utilizzazione contrastanti con i contenuti del Regio Decreto,possono con danno pubblico perdere <strong>di</strong> stabilità, subiredenudazione o turbamento del regime delle acque (art 1 del RD3267/23).Sempre ai sensi delle medesime norma, la trasformazione deiboschi e dei terreni sal<strong>di</strong> in altre qualità <strong>di</strong> coltura, in terreni soggettia perio<strong>di</strong>ca lavorazione e, come successivamente stabilito, in altreforme d’uso, è subor<strong>di</strong>nata ad autorizzazione e a modalitàappositamente prescritte allo scopo <strong>di</strong> prevenire i danni <strong>di</strong> cuiall’art.1. Vengono inoltre prescritte particolari forme <strong>di</strong> gestione deiboschi, dei terreni cespugliati nonché dei lavori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssodamento deiterreni vegetati e sal<strong>di</strong> e dei terreni a coltura agraria. Anche ilpascolo viene appositamente regolamentato.Il Vincolo Idrogeologico, regolamentando <strong>di</strong> fatto l’uso del suolo e isuoi cambiamenti, ha una valenza fortemente paesistica.Attualmente le competenze in materia <strong>di</strong> vincolo idrogeologico sonoregolamentate in modo nettamente <strong>di</strong>stinto a seconda che si tratti <strong>di</strong>interventi che comportano movimento <strong>di</strong> terra e interventi inerenti lagestione delle aree boscate o cespugliate.Movimenti terraPer quanto riguarda la gestione dei movimenti <strong>di</strong> terra il panoramadelle competenze è regolato dalla Delibera <strong>di</strong> G.R. n° 6215/66, dallaDelibera <strong>di</strong> G.R. n° 3888/98 e dalla L.R. 53/98.Con deliberazione <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le del 03/09/1999 n. 321 èstato approvato il Regolamento <strong>Provincia</strong>le per la gestione delvincolo idrogeologico (www.provincia.vt.it /areetematiche/ambiente/Tutela suolo/aria …).In base al tipo <strong>di</strong> uso del suolo in essere le procedure perl’ottenimento dell’autorizzazione per Vincolo Idrogeologico si<strong>di</strong>stinguono in:• procedura <strong>di</strong> cui all’art 21 del RD 1126/26 relativa ai movimenti<strong>di</strong> terreno <strong>di</strong>retti a trasformare i boschi in altre qualità <strong>di</strong> coltura ed iterreni sal<strong>di</strong> in terreni soggetti a perio<strong>di</strong>ca lavorazione (o che,comunque, comportino mo<strong>di</strong>fiche all’uso del suolo e alla morfologiadel terreno); la procedura prevede la presentazione <strong>di</strong> un’istanza <strong>di</strong>autorizzazione, corredata della idonea documentazione e il rilasciodell’autorizzazione della prescritta con le opportune prescrizionientro 180 giorni da parte dell’ente competente.• procedura <strong>di</strong> cui all’art 20 del RD 1126/26 relativa ai movimenti<strong>di</strong> terreno che non siano <strong>di</strong>retti alla trasformazione a coltura agrariadei boschi e dei terreni sal<strong>di</strong>, in regime <strong>di</strong> comunicazione rivolgendole <strong>di</strong>chiarazione all’ente competente entro 30 giorni all’inizio lavori.La gestione delle aree idrogeologicamente vulnerabiliLa sensibilità del territorio al <strong>di</strong>ssesto idrogeologico è determinataprincipalmente dalle con<strong>di</strong>zioni morfologiche e clivometriche, oltreche geologiche del territorio.L’approccio utilizzato per la determinazione della sensibilità delterritorio al <strong>di</strong>ssesto idrogeologico nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> si basasulla considerazione che la propensione al <strong>di</strong>ssesto <strong>di</strong> un’area ètendenzialmente segnalato dal numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesti verificatosi32NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAnell’area stessa. Pertanto il numero delle frane censite per comunepuò essere considerato un in<strong>di</strong>catore della sensibilità al <strong>di</strong>ssesto.Si è proceduto all’allestimento <strong>di</strong> un archivio provinciale delle franecensite (a partire dal censimento regionale). Nel catalogo sono statecatalogate 399 frane areali che interessano una superficiecomplessiva <strong>di</strong> 2.797 ettari; sono state inoltre censite 2.706 franelineari per un totale <strong>di</strong> 3.105 fenomeni gravitativi georeferenziati.Inoltre si è effettuata l’analisi delle variabili fondamentali che hannodeterminato l’instabilità geomorfologia (geologia, copertura delsuolo, clivometria) con particolare riferimento alle aree in franacensite nella provincia. Si sono successivamente ricercate su tutto ilterritorio provinciale, me<strong>di</strong>ante tecniche GIS, le aree nelle qualisono presenti le stesse combinazioni dei fattori chepresumibilmente hanno innescato i <strong>di</strong>sseti censiti e si è stimato unin<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> propensione al <strong>di</strong>ssesto.Perimetrando tutte le singole areole che per pendenza, uso delsuolo e litologia, fanno assumere alla funzione pericolosità relativaun valore elevato, si ottiene un area complessiva pari a circa il 20 %del territorio (Ve<strong>di</strong> tavola n.1.1.5- Modello delle Areegeomorfologicamente fragili) che rappresenta la porzione <strong>di</strong>territorio con elevata propensione al <strong>di</strong>ssesto geomorfologico (Cartadella Vulnerabilità Idrogeologica del territorio provinciale). Si deveconsiderare che la maggior parte <strong>di</strong> tale area insiste su territori aforte pendenza e nu<strong>di</strong> tali che non devono destare particolarepreoccupazione per il rischio antropico, la cui in<strong>di</strong>viduazionecostituisce comunque un importante elemento conoscitivofondamentale per una corretta attività <strong>di</strong> programmazione.Da questa tavola, integrata con la carta inventario dei <strong>di</strong>ssestifranosi e idraulici e delle aree sottoposte a tutela per pericolo <strong>di</strong>frana e d'inondazione, si ottiene la tavola n 1.1.6 dal titolo Cartadelle aree idrogeologicamente vulnerabili.e della carta della funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa idrogeologica dei soprassuolib. Riferimenti NormativiVe<strong>di</strong> articolo 1.1.1, punto bc. obiettivi e in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> PianoLa <strong>di</strong>fesa del suolo e la tutela dell’assetto idrogeologico si applica atutto il territorio provinciale e in particolare alle aree sottoposte avincolo idrogeologico e alle aree vulnerabili, caratterizzatelocalmente da con<strong>di</strong>zioni geomorfologiche, idrauliche e <strong>di</strong> uso delsuolo che possono creare i presupposti per il verificarsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verseforme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto idrogeologico.Il presente PTPG auspica una celere revisione del vincoloidrogeologico da parte dei competenti Servizi Regionali ai sensidella lettera p) dell'art. 3 della L.183/89 i cui contenuti tecnicisiano concordati con tecnici ed esperti dell’Amministrazione<strong>Provincia</strong>le, recependo le finalità <strong>di</strong> riassetto geomorfologico e <strong>di</strong>assetto idraulico dei vigenti Piani per l’Assetto Idrogeologico dellaAutorità <strong>di</strong> Bacino; tale revisione terrà conto delle reali situazioni <strong>di</strong>vulnerabilità idrogeologica escludendo dalla perimetrazione quellearee che non presentano situazioni reali o potenziali <strong>di</strong> rischio per lepopolazioni, le infrastrutture, i beni esposti e la stabilità del suolo,porzioni <strong>di</strong> versanti e il regime delle acque.Il Piano si prefigge <strong>di</strong> affrontare il problema della prevenzione amonte del <strong>di</strong>ssesto idrogeologico, attraverso il governodell’uso del suolo, ritenuta unanimemente dal mondoscientifico, sin dai tempi della Commissione De Marchi, l’unicaed autentica soluzione a questo tipo <strong>di</strong> problematica.In tal senso, l’Amministrazione <strong>Provincia</strong>le intende affrontare la<strong>di</strong>fesa idraulica ed idrogeologica attraverso interventi <strong>di</strong>ffusi <strong>di</strong>uso del suolo che assicurino l’invarianza idrologica e delbilancio dei se<strong>di</strong>menti ad ogni trasformazione dell’uso delsuolo progettata.Essa fornisce in<strong>di</strong>cazioni relativamente alle aree da sottoporre aconsolidamento e <strong>di</strong>fesa degli abitati, vocate al rimboschimento, alle33NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAaree che richiedono interventi <strong>di</strong> sistemazione e manutenzioneidraulico agrarie e forestale.Le opere <strong>di</strong> consolidamento e <strong>di</strong>fesa degli abitati (LR 53/98 art.2,comma 1, lettera d), <strong>di</strong>chiarati da consolidare dalla legge 9 luglio1908, n. 445 o quelle previste dai piani <strong>di</strong> bacino, sono finalizzatealla salvaguar<strong>di</strong>a degli abitati minacciati da frane o movimenti <strong>di</strong><strong>di</strong>ssesto e consistono in interventi <strong>di</strong> sistemazione idrogeologica aprotezione degli abitati stessi. Alla realizzazione delle opere <strong>di</strong> cui alcomma 1 provvedono i comuni. Fra le opere <strong>di</strong> cui sopra nonrientrano gli interventi volti alla ristrutturazione <strong>di</strong> singoli e<strong>di</strong>fici e <strong>di</strong>infrastrutture pubbliche o private, né i lavori <strong>di</strong> riparazione <strong>di</strong> strade.Ai sensi della L.R53/ 98 art.2, comma 1, lettera c, le opere <strong>di</strong>forestazione protettiva e <strong>di</strong> sistemazione idraulico-forestaleriguardano interventi <strong>di</strong> inerbimento, cespugliamento erimboschimento; gli interventi <strong>di</strong> ingegneria naturalistica volti alconsolidamento dei versanti ed alla <strong>di</strong>fesa del suolo dall'erosione edal <strong>di</strong>lavamento provocato dalle acque <strong>di</strong> scorrimento; gli interventi<strong>di</strong> miglioramento della stabilità ecologica, cure colturali o <strong>di</strong>manutenzione dei boschi; le opere per la costituzione <strong>di</strong> vivaiforestali permanenti o provvisori; le opere forestali <strong>di</strong> prevenzione elotta agli incen<strong>di</strong> boschivi; le opere per la realizzazione <strong>di</strong> pisteforestali per l’antincen<strong>di</strong>o e l’esecuzione degli interventi <strong>di</strong>manutenzione idraulica.Le provincia e le comunità montane <strong>di</strong>rettamente o attraversoapposite convenzioni, provvederanno alla realizzazione degliinterventi <strong>di</strong> forestazione protettiva e <strong>di</strong> sistemazione idraulicoforestalecon la collaborazione dei comuni, e dei privati interessati.La <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> concerto con La Regione e le Autorità <strong>di</strong> Bacinoin<strong>di</strong>viduerà le modalità <strong>di</strong> gestione e governo dei terreni al fine <strong>di</strong>prevenire danni pubblici per per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> stabilità, turbativa al regimedelle acque, e denudazioni, promuove azioni finalizzate a migliorarel’or<strong>di</strong>namento colturale e all’adozione pratiche agricole e forestali infunzione delle criticità <strong>di</strong> assetto idrogeologico.Le modalità <strong>di</strong> gestione dovranno garantire la invarianza idrologicoerosiva<strong>di</strong> ogni cambio <strong>di</strong> uso del suolo proposto.A tale scopo costituisce riferimento la tavola n. 1.1.6 Carta dellearee idrogeologicamente vulnerabili.La politica agricola e forestale Regionale <strong>di</strong> concerto con lein<strong>di</strong>cazioni delle Autorità <strong>di</strong> Bacino e della <strong>Provincia</strong> dovràprevedere criteri <strong>di</strong> priorità nella valutazione degli interventi voltialla riduzioni delle criticità idrogeologiche in<strong>di</strong>viduate nell’ambitodelle misure finanziarie (DOCUOP ob. 2, PSR ecc.).E’ evidente che nelle aree dove è più importante il ruolo giocatodalla copertura del suolo per l’effetto stabilizzante sui versanti e lariduzione dei tempi <strong>di</strong> corrivazione delle acque meteoriche, sidovranno concentrare gli sforzi per l’ampliamento e ilmiglioramento del patrimonio forestale. E’ altresì evidente che gliinterventi <strong>di</strong> sistemazione idraulico forestale e <strong>di</strong> ripristino dellafunzionalità idraulica dei corsi d’acqua si dovranno concentrare inquelle aree dove maggiore è il rischio idraulico.34NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAArt. 1.2 Tutela delle acquee valorizzazione delle risorse idricheArt. 1.2.1 Salvaguar<strong>di</strong>a del ciclo delle acquea. contenutiLa salvaguar<strong>di</strong>a del ciclo delle acque, sia superficiali chesotterranee, si attua sia me<strong>di</strong>ante la tutela degli acquiferi cheracchiudono risorse idropotabili fondamentali per la provincia e <strong>di</strong>quelli che assicurano la ricarica dei sistemi termali, sia attraversola tutela qualitativa e quantitativa dei corsi d’acqua superficiali, suiquali si concentrano le pressioni inquinanti dovute allaantropizzazione del territorio.La tutela della qualità delle acque sotterranee rappresenta unelemento sostanziale per garantire una riserva duratura nel tempoe significativa sia da un punto <strong>di</strong> vista qualitativo che quantitativo.Il mantenimento <strong>di</strong> una riserva <strong>di</strong> acque sotterranee permette <strong>di</strong>evitare un sovrasfruttamento delle risorse idriche superficiali e,soprattutto, consente <strong>di</strong> affrontare situazioni critiche, tenendoconto dell’elevata vulnerabilità delle risorse superficiali a perio<strong>di</strong>siccitosi.La tutela delle risorse idriche sotterranee e’ realizzabile insede <strong>di</strong> pianificazione del territorio me<strong>di</strong>ante attività <strong>di</strong> previsione econtenimento del rischio <strong>di</strong> inquinamento, nonché me<strong>di</strong>ante unaapprofon<strong>di</strong>ta conoscenza delle utilizzazioni seguita da unarazionalizzazione dei prelievi in funzione degli usi.La tutela delle acque superficiali deve garantire una adeguata<strong>di</strong>sponibilità della risorsa sia per fini <strong>di</strong> tipo produttivo ed agricolo(in alternativa all’uso delle risorse idriche più pregiate costituitedalle acque sotterranee) che per la <strong>di</strong>fesa della qualità ecologicadegli ambienti fluviali e ripariali.Tale ultimo aspetto qualitativo riveste grande importanza nellaprovincia, atteso che il sistema idrologico <strong>di</strong> superficie costituiscenell’ambito del territorio motivo <strong>di</strong> interconnessione biologica traambienti <strong>di</strong>versi e struttura <strong>di</strong> base per la rete ecologica delnostro territorio. In tal senso la programmazione territoriale devegarantire la tutela del patrimonio naturale costituito dagli ambientifluviali delle forre della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>, i quali costituisconoelemento naturale caratteristico e qualificante del territorio.b. riferimenti normativiR.D. 523/1904R.D. 1775/1933Legge 36/1994D.lvo 152/1999Legge regionale 53/1998Legge regionale 14/1999Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CESchema P.T.R.G., Sistema Ambientale, punto 1.2.(Salvaguardare il ciclo delle acque _ 1.2.1.)c. <strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> PianoIl complesso settore che afferisce alla <strong>di</strong>fesa del patrimonio idricodella <strong>Provincia</strong> ed alla gestione degli usi della risorsa acquacostituisce, allo stato attuale, un punto nevralgico nel panoramadella gestione ambientale del territorio.35NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICASe, infatti, è vero che la tutela della risorsa non rappresenta inlinea generale motivi <strong>di</strong> particolare preoccupazione, a causa dellaelevata <strong>di</strong>sponibilità della stessa e dei livelli <strong>di</strong> pressione antropicarelativamente bassi, è altrettanto vero che l’aumento progressivodelle cause <strong>di</strong> pressione e soprattutto la concentrazione dellepressioni in alcuni limitati settori geografici del nostro territoriorischiano <strong>di</strong> provocare livelli <strong>di</strong> stress localmente inaccettabili.In ogni caso, proprio la ricchezza <strong>di</strong> risorse idriche <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponela <strong>Provincia</strong> deve indurre ad intraprendere azioni <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a emonitoraggio volte a prevenirne eventuali compromissioni qualiquantitative,anche nell’ottica complessiva degli obiettivi <strong>di</strong> sviluppoturistico, ambientale ed agricolo che il presente Piano stabilisce peri nostri territori.Nel presente Piano le problematiche relative al compartovengono esaminate con riferimento ai sistemi delle acquesuperficiali e <strong>di</strong> quelle sotterranee, evidenziando per ciascuno <strong>di</strong>essi quali siano allo stato attuale le maggiori problematiche <strong>di</strong>gestione ed in<strong>di</strong>viduando <strong>di</strong> conseguenza gli obiettivi <strong>di</strong>pianificazione.Obiettivo generale del presente Piano è tuttavia la progressivaintegrazione delle problematiche quantitative e qualitative dellagestione delle risorse idriche, effettuata anzitutto attraverso ungenerale censimento delle cause <strong>di</strong> pressione puntuale e <strong>di</strong>ffusa sui<strong>di</strong>versi corpi idrici della <strong>Provincia</strong>.Il Piano auspica pertanto una adeguata concertazione dei <strong>di</strong>versienti operanti sul territorio (<strong>Provincia</strong>, ARPA, Autorità <strong>di</strong> Bacino,Comuni, Regione, Corpo Forestale dello Stato), al fine delcoor<strong>di</strong>namento delle informazioni e delle azioni <strong>di</strong> rispettivacompetenza, per la costituzione <strong>di</strong> una base informativa comune sulsistema acqua del territorio provinciale. In tal senso il piano auspicaanzitutto una rapida conclusione delle attività <strong>di</strong> ricognizione delleutenze <strong>di</strong> acqua sotterranee da parte delle Autorità <strong>di</strong> Bacino, <strong>di</strong>concerto che gli enti territorialmente competenti, ai sensi dei pianistralcio per la tutela delle acque sotterranee già adottati o in corso<strong>di</strong> adozione da parte delle <strong>di</strong>verse Autorità.Sulla base delle informazioni acquisite nella fase conoscitivadovranno essere prioritariamente adottate le misure <strong>di</strong>adeguamento delle pressioni al carico ammissibile dai corpi idrici,sia in termini quantitativi che qualitativi; per le acque sotterraneetale adeguamento consisterà essenzialmente nella rimodulazionedei prelievi in funzione delle <strong>di</strong>sponibilità degli acquiferi e delleidroesigenze per attività, mentre per le acque superficiali tale attivitàdovrà derivare da una contestuale lettura dei dati <strong>di</strong> prelievo e <strong>di</strong>scarico, in relazione al regime idrologico ed idraulico dei corsid’acqua.In riferimento alla valutazione del regime idrologico dei corsid’acqua, particolarmente in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> magra, il Piano auspical’adozione da parte delle Autorità <strong>di</strong> Bacino <strong>di</strong> adeguati strumentiper il calcolo del deflusso minimo vitale da garantire in alveo a valle<strong>di</strong> ciascuna utilizzazione, e rispetto al quale effettuare le ulterioristime circa la sopportabilità dei carichi (lineari e concentrati) indottidalle attività che gravano sul corso d’acqua. A tal fine, ove non<strong>di</strong>sciplinato <strong>di</strong>versamente dalle competenti Autorità <strong>di</strong> Bacino,costituiscono comunque riferimento i dati relativi alle stime dellaportata minima <strong>di</strong> durata 7 giorni e tempo <strong>di</strong> ritorno 10 anni,elaborate per i principali corsi d’acqua della <strong>Provincia</strong> e riportatenella cartografia <strong>di</strong> riferimento del quadro conoscitivo del presentePiano.Per quanto riguarda l’approvvigionamento e la depurazione per usipotabili ed urbani, essi costituiscono oggetto <strong>di</strong> un’ampia <strong>di</strong>saminadei bisogni e <strong>di</strong> una approfon<strong>di</strong>ta pianificazione in sede <strong>di</strong> Pianod’Ambito territoriale ottimale (A.T.O.), che costituisce strumento <strong>di</strong>programmazione <strong>di</strong> riferimento del presente Piano in materia <strong>di</strong>gestione del ciclo dell’acqua ed al quale si fa integrale riferimentoper le relative <strong>norme</strong> <strong>di</strong> <strong>attuazione</strong>.36NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAAd integrazione <strong>di</strong> quanto riportato nel Piano d’Ambito, ilpresente Piano auspica particolare attenzione, in sede <strong>di</strong>programmazione e<strong>di</strong>lizia del territorio, alle problematiche connessecon l’approvvigionamento idrico e la depurazione a servizio deinuovi inse<strong>di</strong>amenti urbani ed industriali.Gli Strumenti Urbanistici comunali dovranno garantire,prioritariamente, un idoneo sistema <strong>di</strong> approvvigionamento idricopubblico e <strong>di</strong> collettamento e depurazione delle acque reflue,evitando comunque la frammentazione dei sistemi <strong>di</strong>approvvigionamento e depurazione.La tutela delle acque sotterraneeIl presente Piano mira al miglioramento della gestione dellerisorse idriche sotterranee. Il primo necessario adempimento èquello <strong>di</strong> attuare un censimento dettagliato delle utenze,cominciando da quelle note all’Amministrazione, ovvero quelle perle quali è presente una denuncia <strong>di</strong> pozzo trasmessa ai sensidell’art. 10 del D.lgs. 12/07/1993 n° 275 (oppure ai sensi dell’art.103 del R.D. 1775/33 per pozzi escavati dopo il 21/08/1999), e/ouna richiesta <strong>di</strong> concessione <strong>di</strong> derivazione d’acqua. La L.R. n°30/2000 consente ai possessori <strong>di</strong> pozzi utilizzati da prima del10/08/1999 (e denunciati prima del 30/06/2003), <strong>di</strong> utilizzareliberamente l’acqua del pozzo fino al 2010. La <strong>Provincia</strong>, ai sensidell’art. 3 della citata L.R. procede ad un atto ricognitivo delleutenze aderenti a tale Legge. In quest’ottica la <strong>Provincia</strong> ritieneessenziale procedere quanto prima ad un rior<strong>di</strong>no dello statoconoscitivo delle utenze, così da avere un quadro esaustivo degliutenti aventi <strong>di</strong>ritto. E’ evidente che tale processo potrà essereportato completato solo al termine dell’atto ricognitivo soprarichiamato.La ricognizione delle utenze comporta anche la verificadell’atten<strong>di</strong>bilità dei dati contenuti nelle denunce e nelle vecchieconcessioni; andranno privilegiati sistemi <strong>di</strong> rappresentazionecartografica me<strong>di</strong>ante l’utilizzo <strong>di</strong> programmi tipo GIS: unitamentead un sistema unitario <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fica-classificazione dei corsi d’acqua,tale georeferenziazione fornirà uno strumento in<strong>di</strong>spensabile, nonsolo per l’in<strong>di</strong>viduazione ed una rapida contestualizzazioneterritoriale delle utenze esistenti, ma anche come punto <strong>di</strong> partenzaper ogni processo <strong>di</strong> futura pianificazione gestionale.Il PTPG recepisce le “Misure <strong>di</strong> Salvaguar<strong>di</strong>a degli acquiferivulcanici” dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio e dell’Autorità<strong>di</strong> Bacino Nazionale del fiume Tevere, già approvate o in corso <strong>di</strong>approvazione. (Tav. 1.2.1 Vulnerabilità degli acquiferi vulcanici aiprelievi)In particolare la <strong>Provincia</strong> recepisce la sud<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> parte delterritorio provinciale secondo i bacini idrogeologici (8, 9, 10, 14, 15e 17) in<strong>di</strong>viduati all’Art.5 comma 1 delle citate m.d.s. comedelimitati nelle Tav. 1 e 2 allegate alle m.d.s. stesse, nonchél’in<strong>di</strong>viduazione delle aree critiche e le aree <strong>di</strong> attenzione <strong>di</strong> cui aicommi 2 e 3 dell’art. 5.Nelle aree critiche e <strong>di</strong> attenzione potranno essere adottati iprovve<strong>di</strong>menti cautelativi previsti dal comma 5 dell’art. 7 dellemisure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a, ivi compreso la sospensione del rilasciodelle autorizzazioni alla ricerca delle acque sotterranee e delrilascio dei provve<strong>di</strong>menti o riconoscimenti <strong>di</strong> nuova concessione.A norma del comma 4 dell’art. 7 delle misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a, ilcensimento <strong>di</strong> tutte le utenze, sarà condotto prioritariamente nellearee critiche e nelle aree <strong>di</strong> attenzione, con finalità <strong>di</strong> verificare leopere <strong>di</strong> captazione esistenti ed i volumi annualmente prelevati. Ilcensimento riguarderà non solamente le utenze note all’Amm.ne,rior<strong>di</strong>nate nel modo sopra richiamato, ma anche quellesconosciute ma presumibilmente esercitate su porzioni <strong>di</strong> territorioin cui i bilanci idrici eseguiti, appaiono contrastare con la stimadelle idroesigenze dell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.Dovrà seguire una efficace azione <strong>di</strong> controllo, da intraprenderepromuovendo azioni congiunte con altri Enti ed Autorità <strong>di</strong>37NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAVigilanza preposti (es. Corpo Forestale dello Stato, Vigili Urbanietc.).Una volta che sia stata raggiunta una esauriente conoscenza deiprelievi sotterranei esistenti sul territorio provinciale (in particolaresulle porzioni <strong>di</strong> territorio ricadenti nei bacini idrogeologici soprarichiamati e specialmente all’interno delle aree critiche)l’esecuzione <strong>di</strong> bilanci idrici aggiornati (da eseguire <strong>di</strong> concertocon le Autorità <strong>di</strong> Bacino e secondo i criteri in<strong>di</strong>cati nell’allegato Adelle citate misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a) consentirà <strong>di</strong> valutare la<strong>di</strong>sponibilità della risorsa idrica in relazione alle effettiva richiesta,compatibilmente con gli obiettivi <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a degli acquiferi chesono (a norma dei criteri <strong>di</strong> riferimento in<strong>di</strong>cati nel citato All. A):1. mantenimento del deflusso <strong>di</strong> base attuale dell’acquifero e/orecupero <strong>di</strong> almeno il 25% del deflusso naturale, nelle situazionipiù compromesse;2. tutela delle captazioni <strong>di</strong> acque sotterranee riservate per gli usiidropotabili. (Tav. 1.2.2 Aree <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a delle captazioni aduso idropotabile_ della regione Lazio)Sulla base <strong>di</strong> tali verifiche potranno essere adottati tutti iprovve<strong>di</strong>menti cautelativi ritenuti necessari, inclusa larimodulazione delle concessioni e/o la chiusura delle captazioniche non potranno essere autorizzate in fase <strong>di</strong> revisione.Primaria attività della <strong>Provincia</strong> deve essere quelladell’incentivazione del risparmio idrico e della lotta agli sprechi.Tale attività potrà concretizzarsi nelle seguenti azioni:1. installazione <strong>di</strong> contatori volumetrici e misuratori <strong>di</strong> portata;2. accentuazione dei controlli delle utenze in atto (per la verificadella rispondenza tra quantitativi concessi e quantitativieffettivamente prelevati);3. incentivazione <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> irrigazione tendenti al risparmioidrico e sensibilizzazione degli operatori del settore sull’utilizzodei soli quantitativi strettamente necessariLa provincia inoltre recepisce i criteri preferenziali in<strong>di</strong>cati nellemisure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a per il rilascio delle concessioni, quali:- ove possibile l’uso idropotabile dello stabilimento deve esseregarantito dall’acquedotto pubblico; ove non presente la rete <strong>di</strong>acquedotto, il prelievo da falda per uso idropotabile è in<strong>di</strong>viduatoin ragione <strong>di</strong> 100mc/anno/addetto (per uso industriale);- il raffreddamento dei macchinari deve prevedere l’uso esclusivoper la ricarica <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> raffreddamento a circuito chiuso (peruso industriale);- nel rilascio delle concessioni ed autorizzazioni al prelievo sonoprioritarie le attività che <strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> gestire i processiproduttivi secondo i principi <strong>di</strong> risparmio idrico (per usoindustriale);In considerazione del punto 3 sopra in<strong>di</strong>cato è auspicabilel’acquisizione <strong>di</strong> ulteriori conoscenze in merito alle esigenze irriguedelle particolari colture praticate sul territorio provinciale, ovvero suiquantitativi irrigui specifici in relazione all’uso del suolo. In questocontesto la <strong>Provincia</strong> potrà farsi promotrice <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e <strong>di</strong> verifichesperimentali da eseguire preferibilmente in collaborazione con EntiUniversitari.In ragione della accresciuta vulnerabilità degli acquiferi,parallelamente all’aumento della richiesta idrica proveniente daisettori produttivi del territorio, la <strong>Provincia</strong> auspica una revisionedella normativa specifica <strong>di</strong> settore al fine <strong>di</strong> ridurre i tempi massimi<strong>di</strong> durata delle concessioni <strong>di</strong> piccola derivazione (attualmentefissati in trenta anni ed ad<strong>di</strong>rittura quaranta anni per uso irriguo).Una riforma normativa è inoltre auspicabile al fine <strong>di</strong> semplificarel’iter istruttorio previsto per il rilascio delle concessioni.La <strong>Provincia</strong> recepisce le in<strong>di</strong>cazioni contenute nell’All. C dellemisure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a sopra citate, relativamente alladocumentazione da chiedere in fase <strong>di</strong> autorizzazione alla ricerca <strong>di</strong>acque sotterranee, nonché le linee guida per la costruzione deipozzi. Si auspica altresì che le stesse linee guida vengano recepite38NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAdai comuni nell’ambito delle istruttorie <strong>di</strong> autorizzazione allaescavazione dei pozzi ad uso domestico.In particolare gli Strumenti Urbanistici dei Comuni prevedono chenelle aree ad alta vulnerabilità debba essere evitato l’inse<strong>di</strong>amento<strong>di</strong> infrastrutture e/o attività potenzialmente inquinanti, ad es.:<strong>di</strong>scariche <strong>di</strong> R.S.U., stoccaggio <strong>di</strong> sostanze inquinanti, depuratori,depositi <strong>di</strong> carburanti, pozzi neri a <strong>di</strong>spersione, span<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>liquami, etc.Le fognature devono essere alloggiate in manufatti impermeabili.Deroghe a queste limitazioni possono essere ammesse solo inseguito a specifiche indagini geognostiche ed idrogeologiche cheaccertino situazioni locali <strong>di</strong> minore vulnerabilità intrinseca dellefalde: a tal fine deve essere misurata la permeabilità <strong>di</strong> livelli posti al<strong>di</strong> sopra dell’acquifero, calcolando sperimentalmente il "tempo <strong>di</strong>arrivo" <strong>di</strong> un generico inquinante idroveicolato.Nelle aree in classe <strong>di</strong> alta vulnerabilità gli Strumenti Urbanisticidei Comuni, per quanto <strong>di</strong> competenza, <strong>di</strong>spongono affinché:a) l’uso <strong>di</strong> fertilizzanti, pestici<strong>di</strong> e <strong>di</strong>serbanti ed anchel’autorizzazione al pascolamento intensivo e all’allevamentoformino oggetto <strong>di</strong> specifica regolamentazione e controlloavendo cura che, per i primi, i quantitativi usati siano soloquelli strettamente necessari, e che, per i secon<strong>di</strong>, la praticae la permanenza non siano eccessivi;b) l’acqua <strong>di</strong> falda sia sottoposta a controlli perio<strong>di</strong>ci perverificare la compatibilità dell’uso attuale dei presi<strong>di</strong> sanitaricon la qualità dell’acqua <strong>di</strong> sottosuolo.La tutela della qualità delle acque attinte per il consumo umanopubblico, si attua attraverso l’imme<strong>di</strong>ata applicazione delle <strong>norme</strong> <strong>di</strong>cui all’art 21 del D. Lgs 152/99 e smi, relativamente alle aree <strong>di</strong>salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong>stinte in zone <strong>di</strong> tutela assoluta (<strong>di</strong>eci metri <strong>di</strong> raggiodal punto <strong>di</strong> captazione) e zone <strong>di</strong> rispetto (aree <strong>di</strong> raggio <strong>di</strong> 200metri <strong>di</strong> raggio, se non <strong>di</strong>versamente perimetrate dalla Regione),nonché alle zone <strong>di</strong> protezione (all'interno dei bacini imbriferi e dellearee <strong>di</strong> ricarica della falda). (Tav. 1.2.2 Aree <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a dellecaptazioni ad uso idropotabile_ della regione Lazio)I comuni nella redazione e adeguamento dei PUCG dovrannotenere conto delle misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a previste per le aree <strong>di</strong>protezione delle captazioni e non potranno prevedere attività nonconsentite ed inoltre, nel caso sia necessario dovranno esserepre<strong>di</strong>sposti piani <strong>di</strong> recupero.La zona <strong>di</strong> tutela assoluta deve avere un’estensione almeno <strong>di</strong>10 m <strong>di</strong> raggio e deve essere a<strong>di</strong>bita esclusivamente ad opera <strong>di</strong>presa e ad infrastrutture <strong>di</strong> servizio; deve essere recintata, provvista<strong>di</strong> canalizzazione per le acque meteoriche, protetta da esondazioni<strong>di</strong> corpi idrici limitrofi.Per le captazioni preesistenti e per le captazioni nei centri abitatil’estensione della zona <strong>di</strong> tutela assoluta può essere ridotta, previamotivata valutazione circa l’assenza <strong>di</strong> rischi e/o con l’adozione <strong>di</strong>particolari accorgimenti a tutela della captazione.Nella in<strong>di</strong>viduazione delle zone <strong>di</strong> rispetto ristrette e allargate gliStrumenti Urbanistici dei Comuni sottopongono a specifica verificale con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità del corpo idrico.La tutela delle acque superficialiAttualmente la tutela delle acque superficiali si confronta conl’'evoluzione del quadro normativo relativo alla tutela delle risorseidriche, che prevede un approccio del tutto nuovo: dal controllopuntuale allo scarico <strong>di</strong> parametri chimico-fisici", al mantenimento eall’incremento della capacità autodepurativa naturale <strong>di</strong> un corsod’acqua, attraverso la tutela integrata dei corpi idrici in quantità equalità.Le <strong>norme</strong> <strong>di</strong> riferimento che hanno in qualche modo stravoltol’approccio normativo precedente sono del Decreto legislativo152/99 sulla tutela delle acque (e sue mo<strong>di</strong>ficazioni-D.Lgs.258/2000), che recepisce la <strong>di</strong>rettiva nitrati (91/676/CEE) e la39NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA<strong>di</strong>rettiva sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271/CEE), ela <strong>di</strong>rettiva quadro sulle acque 2000/60/CE.Queste <strong>norme</strong> prevedono una attività <strong>di</strong> monitoraggio e controllo,dalle quali si possono ottenere dati e informazioni checostituiscono il punto <strong>di</strong> riferimento per la valutazione dello Statoecologico dei corsi d’acqua, inteso come l’insieme delle informazioniprovenienti da tutti i comparti ambientali che Decreto legislativo152/99 compongono l’ecosistema fiume: quello biotico e quelloabiotico.L’insieme dei dati raccolti permetterà una prima classificazionedello stato <strong>di</strong> qualità ambientale dei corpi idrici e l’in<strong>di</strong>viduazionedelle pressioni e degli impatti da essi subiti. Inoltre viene definito unobiettivo specifico: il raggiungimento <strong>di</strong> uno stato ecologico buonoentro il 2016.I principali motivi <strong>di</strong> pressioni sui corpi idrici superficiali sono leemissioni in gli scarichi puntuali e <strong>di</strong>ffusi, sono prodotti dai settoriagro-zootecnico, industriale, civile e turistico.I principali inquinanti derivati dagli inse<strong>di</strong>amenti civili sono lesostanze organiche biodegradabili, il settore agro-zootecnicoproduce inquinamento da nutrienti, fertilizzanti e fitosanitari, mentrel'industria genera quello da sostanze organiche alogenate e dametalli pesanti.L’in<strong>di</strong>viduazione delle fonti <strong>di</strong> emissione, azione preliminare aqualunque opera pianificatoria <strong>di</strong> controllo e recupero della qualitàdelle acque, passa attraverso il catasto degli scarichi. Se questoapproccio è valido per le emissioni puntuali, per quelle <strong>di</strong>ffuse, lacarenza <strong>di</strong> informazioni è in parte compensata da approccimodellistici basati sugli usi dei prodotti che determinanol'inquinamento (usi fertilizzanti e pestici<strong>di</strong>) o sulla stima <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ciquali le carenze depurative per l'inquinamento da sostanzeorganiche biodegradabili.Un altro fattore importante per la tutela delle acque superficiali è lavalutazione delle portate in alveo e quin<strong>di</strong> la tutela quantitativa:infatti la scarsità d’acqua in un corso d’acqua non solo provoca unimpatto <strong>di</strong>retto alla comunità biotica, ma provoca anche laconcentrazione degli inquinanti potenziandone l’effetto tossico ealterando in modo irreversibile i fenomeni naturalidell’autodepurazione, che provvedono alla degradazione dellesostanze inquinanti <strong>di</strong>sciolte in acqua.A tale proposito, è auspicabile nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>, prenderecome riferimento per quanto riguarda la valutazione del deflussominimo <strong>di</strong> acque che deve essere presente in alveo. Per stsabilirequesto parametro si considera l’unica elaborazione <strong>di</strong>sponibile allostato attuale che è quella effettuata dalla Autorità dei BaciniRegionali nell’ambito degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> settore e terminata con laelaborazione dello stu<strong>di</strong>o “ST9 - DISPONIBILITÀ IDRICHESUPERFICIALI E MINIMI VITALI”; tale stu<strong>di</strong>o ha definito per alcunesezioni ubicate nei bacini dei principali corsi d’acqua della provincia(Marta, Mignone, Arrone, …..) la funzione statistica che descrive lavariazione della portata <strong>di</strong> assegnata durata per prefissato tempo <strong>di</strong>ritorno. Tale funzione, stimata per durata <strong>di</strong> 7 giorni e tempo <strong>di</strong>ritorno 10 anni permette <strong>di</strong> calcolare il valore della portata minima <strong>di</strong>durata 7 giorni che si verifica con tempo <strong>di</strong> ritorno decennale inciascun corso d’acqua; tale portata, denominata Q 7,10 , costituisce ilparametro <strong>di</strong> base per una possibile stima del Deflusso MinimoVitale con criteri idrologici e, opportunamente graficizzata, permetteuna valutazione <strong>di</strong> massima delle <strong>di</strong>sponibilità idriche dei principalicorsi d’acqua della <strong>Provincia</strong>. E’ noto che stime <strong>di</strong> questo tipo,basate su criteri esclusivamente idrologici, non sono idonee arappresentare esaurientemente i meccanismi biologici chepermettono la sopravvivenza <strong>di</strong> una ampia comunità biotica nelcorso d’acqua; è opportuno quin<strong>di</strong> che le valutazioni idrologichesiano integrate da analoghe valutazioni <strong>di</strong> tipo biologico, quali quellerappresentate dall’In<strong>di</strong>ce Biologico Esteso, introdotto40NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAnell’or<strong>di</strong>namento italiano con il d.lgs. 152/99: in questa <strong>di</strong>rezione sista oggi muovendo la provincia (anche me<strong>di</strong>ante l’istituzione delcorso nazionale <strong>di</strong> formazione per operatori IBE), <strong>di</strong> concerto conl’ARPA Lazio (che gestisce la rete provinciale <strong>di</strong> rilevamentodell’In<strong>di</strong>ce Biologico Esteso) e con la Regione Lazio. Tuttavia, allostato attuale delle conoscenze la stima del Q 7,10 rappresenta unutile strumento <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong> massima delle portate minime inalveo e soprattutto un criterio <strong>di</strong> massima per valutare la congruitàdei prelievi con la risorsa <strong>di</strong>sponibile.Per quanto concerne la tutela quantitativa della risorsa idrica, siauspica <strong>di</strong> avviare un censimento <strong>di</strong> tutte le concessioni presenti, alfine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare quali siano i bacini idrografici che maggiormentesubiscono questo tipo <strong>di</strong> pressione (apportata in maggior misura dalcomparto agricolo), verificando contestualmente anche dell’utilizzodell’acqua, le modalità <strong>di</strong> prelievo e i tempi <strong>di</strong> attingimento.Regolamentare i prelievi delle acque permetterà inoltre <strong>di</strong>preservare il più possibile la quantità <strong>di</strong> acqua che deveobbligatoriamente in alveo (Deflusso Minimo Vitale), evitando che icorpi idrici si trovino a sostenere un carico inquinante eccessivodovuto alla scarsa <strong>di</strong>luizione degli stessi e soprattutto a limitare ilpiù possibile i conflitti tra gli utenti dovuti alla scarsità <strong>di</strong> acqua.A tal proposito, e secondo quanto definito dalla legislazionecorrente, si auspica la validazione del catasto scarichi provinciale alfine <strong>di</strong> valutare il carico effettivo <strong>di</strong> inquinanti che vengono immessisui corpi idrici superficiali.Tale azione permetterà agli uffici preposti <strong>di</strong> valutare l’opportunitào meno <strong>di</strong> concedere nuove autorizzazioni allo scarico nei tratti <strong>di</strong>fiume già compromessi, valutando al meglio quali siano i tratti <strong>di</strong>fiume più a rischio e quali siano da tutelare.Inoltre nell’ambito <strong>di</strong> questa operazione i dati informatizzati deldatabase saranno utilizzati per facilitare le attività <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong>revisione delle autorizzazioni in atto.Inoltre, si auspica, secondo quanto stabilito dal Decreto legislativo152/99 sulla tutela delle acque, e nell’ambito delle competenzedefinite dall’art. 106 della L.R. 14/99, che i dati forniti dall’organotecnico vengano posti a base per definire linee guida provinciali <strong>di</strong>gestione qualitativa della risorsa idrica, al fine della valutazionedello stato ecologico dei corsi d’acqua e del raggiungimento degliobiettivi <strong>di</strong> qualità.A questo scopo si auspica inoltre l’applicazione <strong>di</strong> due ulteriorimetodologie, previste dal citato Decreto 152/99, per verificarequalità delle acque e la funzionalità fluviale intesa come capacità <strong>di</strong>resistere agli stress e <strong>di</strong> recupero dopo un evento inquinante daparte <strong>di</strong> una determinata porzione <strong>di</strong> corso d’acqua.Si auspica quin<strong>di</strong> l’applicazione dell’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Funzionalità Fluviale(I.F.F.) su tutti i corsi d’acqua principali, anche nell’ottica <strong>di</strong> utilizzarequesto in<strong>di</strong>ce come strumento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo per la gestione dei corsid’acqua e <strong>di</strong> pianificazione urbanistica e territoriale, così comeavviene già in altre province in Italia.Per il PTPG costituisce infatti riferimento, la cartografia chescaturirà dall’applicazione su larga scala dell’I.F.F., attraverso laquale saranno definite tre tipologie <strong>di</strong> fascia riparia, in base allacapacità <strong>di</strong> svolgere una efficace azione filtro rispetto ilruscellamento superficiale degli inquinanti e a provvedere ad unaefficace azione <strong>di</strong> autodepurazione. Inoltre tale caratterizzazionepermetterà <strong>di</strong> definire quali siano quelle aree meritevoli <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong>ripristino ambientale secondo questo schema:- fascia riparia <strong>di</strong> “adeguata qualità ecologica” costituita daformazioni arboree ed arbustive riparie ben consolidate, chedev’essere protetta e correttamente manutenzionata. Questazona, interposta tra il sistema fluviale e il territorio circostante,svolge la funzione eco-tampone intercettando e depurando inutrienti e gli inquinanti <strong>di</strong>lavati dal territorio, prima che giunganoal fiume. Inoltre garantisce la presenza <strong>di</strong> un corridoio fluvialeper il mantenimento dei flussi biologici da monte a valle eviceversa;41NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA- fascia fluviale “ecologicamente alterata ma con possibilità <strong>di</strong>rinaturazione” situata in zone scarsamente urbanizzate,agricole, pascolive o incolti. Il ripristino <strong>di</strong> queste fasce consistenel creare una zona a<strong>di</strong>acente al fiume larga trenta metri, apartire dalla riva, costituita <strong>di</strong> vegetazione arborea ed arbustiva<strong>di</strong> tipo ripario (es. salici, ontani), in grado <strong>di</strong> garantire la funzione<strong>di</strong> ecotampone e <strong>di</strong> corridoio fluviale. Le strutture e<strong>di</strong>ficate oinfrastrutture viarie già esistenti all’interno <strong>di</strong> questa fasciaesulano dalle considerazioni precedenti, ma sarà compito delleAutorità competenti del ripristino fare in modo che non ci sianoulteriori aumenti e<strong>di</strong>ficatori che potrebbero sminuire le funzionidella fascia riparia;- fascia “intensamente urbanizzata” alterata all’interno <strong>di</strong> zone adurbanizzazione matura, dove gli interventi <strong>di</strong> rinaturazione, senon possono riguardare parti della fascia esterna possonolimitarsi agli argini dell’alveo e all’alveo stesso, me<strong>di</strong>anteprogetti <strong>di</strong> riqualificazione del letto fluviale atti ad aumentare lamorfo<strong>di</strong>versità ambientale e la conseguente <strong>di</strong>versificazionedelle nicchie ecologiche, nonché migliorare la ritenzione dellasostanza organica grossolana, a tutto vantaggio dellabio<strong>di</strong>versità e del processo ecofunzionale, sempre nel rispettodella sicurezza idraulica.Tale caratterizzazione costituisce riferimento, per il PTPG, circa lagestione delle fasce riparie.In ogni caso, nel più generale ambito della tutela dei corsi d’acquadall’inquinamento <strong>di</strong>ffuso e per incrementare il potereautodepurante degli stessi (una fascia <strong>di</strong> vegetazione dalle<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 330 X 30 m, ha il potere depurante pari a undepuratore <strong>di</strong> 2-3000 abitanti equivalenti), il PTPG in<strong>di</strong>ca ai comuniuna generale ricostituzione della fascia riparia con specie autoctonee tipiche degli ambienti ripari. Questa azione sarà svolta ancheattraverso l’uso <strong>di</strong> incentivi economici per stimolare gli agricoltori arecuperare e preservare questo importante ambiente naturale.E’ auspicio del PTPG l’applicazione dell’I.B.E. (In<strong>di</strong>ce BioticoEsteso) che permetterà <strong>di</strong> caratterizzare la qualità dei corsi d’acquadella provincia che non rientrano nel piano <strong>di</strong> monitoraggiodell’ARPA, e permetterà inoltre <strong>di</strong> verificare l’impatto degli scarichisui corpi idrici superficiali, anche in relazione alle concessioni <strong>di</strong>derivazione assentite (che incidono <strong>di</strong>rettamente sulla portata).Al fine <strong>di</strong> provvedere ad una corretta gestione della risorsa e delcontenimento dell’inquinamento, per quelle fonti <strong>di</strong> inquinamento<strong>di</strong>fficilmente controllabili e per le quali non esistono dei catasti bencaratterizzati, è auspicabile avviare, secondo quanto previsto dalla<strong>di</strong>rettiva quadro sulle acque 2000/60/CE, l’applicazione su tutto ilterritorio provinciale <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> tipo GIS, chepermetteranno <strong>di</strong> orientare le scelte degli uffici circa lapianificazione delle attività <strong>di</strong> rilascio <strong>di</strong> autorizzazioni <strong>di</strong> derivazionesuperficiale, allo scarico, e definire quali siano le aree chemaggiormente necessitano <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> recupero. Lo strumento <strong>di</strong>analisi territoriale e <strong>di</strong> pianificazione da adottare è un modellomatematico chiamato In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Inquinamento Diffuso Potenziale(I.D.P.). Questo strumento permetterà <strong>di</strong> valutare quali aree delterritorio provinciale siano a maggior rischio potenziale <strong>di</strong>inquinamento <strong>di</strong>ffuso e quali siano gli interventi necessari acontenere questo tipo <strong>di</strong> inquinamento e quali siano le misure daadottare al fine <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre gli opportuni piani per il recupero dellearee degradate. L’evoluzione ulteriore dell’I.D.P. permetterà inoltre<strong>di</strong> valutare l’impatto <strong>di</strong> altre attività antropiche che generanopressioni sui corpi idrici superficiali, quali derivazioni superficiali,scarichi puntiformi e sbarramenti o altre opere <strong>di</strong> regimazione delleacque.Allorquando l’I.D.P. sarà validato e applicabile sulla realtàterritoriale della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>, comprese le successiveevoluzioni, questo strumento costituirà riferimento per il PTPG. Aquel punto, tale metodologia sarà fatta propria dagli uffici che,nell’ambito dell’istruzione delle pratiche autorizzative, dovranno42NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAnecessariamente applicarlo al fine <strong>di</strong> valutare <strong>di</strong>rettamente qualisiano gli effetti sul comparto acquatico delle decisioni prese (es. ilrilascio <strong>di</strong> un’autorizzazione allo scarico, o il <strong>di</strong>niego alla stessa perun eccessivo carico <strong>di</strong> inquinanti in uno specifico tratto <strong>di</strong> corsod’acqua).Al fine <strong>di</strong> razionalizzare la gestione dei reflui <strong>di</strong> tipo civileprovenienti dagli inse<strong>di</strong>amenti urbani, il PTPG auspica <strong>di</strong> operaresecondo una duplice linea d’azione. Da un lato in<strong>di</strong>ca lacostituzione <strong>di</strong> un fondo de<strong>di</strong>cato per l’adeguamento tecnologico e<strong>di</strong>l miglioramento delle infrastrutture dei depuratori civili. Il PTPGauspica che tale fondo sia costituito dalla Regione Lazio attraverso iproventi provenienti dall’applicazione delle sanzioni amministrativecomminate ai comuni inadempienti rispetto a quanto definito dalDecreto legislativo 152/99. Questi contributi dovrebbero essereobbligatoriamente utilizzati allo scopo <strong>di</strong> migliorare la funzionalitàdegli impianti, analogamente a quanto già avviene nel campo delvincolo idrogeologico, dove esiste la possibilità <strong>di</strong> accantonare fon<strong>di</strong>per la <strong>di</strong>fesa del soprasuolo.L’altra linea d’azione concernente gli scarichi civili è quella <strong>di</strong>sviluppare e incrementare la <strong>di</strong>ffusione degli impianti <strong>di</strong>fitodepurazione. Il PTPG in<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> adottare un metodo <strong>di</strong> analisipreliminare del territorio provinciale, basato sulla fattibilità degliimpianti nelle <strong>di</strong>verse aree, sulla base <strong>di</strong> caratteristiche <strong>di</strong> tipoambientale (temperatura, esposizione, pendenza, ecc…) e <strong>di</strong> tipotecnico-economico (valutazione dei costi <strong>di</strong> realizzazione e <strong>di</strong>gestione, presenza <strong>di</strong> infrastrutture <strong>di</strong> supporto, ecc…).Dall’applicazione <strong>di</strong> questa metodologia è stata effettuata unazonizzazione del territorio provinciale che prevede aree ad alta,me<strong>di</strong>o-alta, me<strong>di</strong>a, me<strong>di</strong>o-bassa e bassa fattibilità. Il PTPG prevede<strong>di</strong> sviluppare quin<strong>di</strong>, tali tipologie <strong>di</strong> impianti per quei nuclei abitativiche possiedano le caratteristiche idonee (numero limitato <strong>di</strong> abitantiequivalenti) e per i quali sarebbe economicamente svantaggiosal’applicazione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> depurazione tra<strong>di</strong>zionali o il collegamentoalle reti fognarie già esistenti.Per il PTPG costituisce riferimento la cartografia delle aree <strong>di</strong>fattibilità realizzata attraverso la metodologia sopra in<strong>di</strong>cata.Art. 1.2.2 Tutela e salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> particolariambienti fluviali.a contenutiCostituisce parte integrante del PTPG il Piano <strong>Provincia</strong>le per ilRisanamento delle Forre realizzato nell’ambito dei Progetti <strong>di</strong>valorizzazione turistico-ambientale delle forre del viterbese.Le forre sono degli ambienti si originano dall’e<strong>norme</strong> forzaerosiva dei fiumi nei relativamente recenti perio<strong>di</strong> successivi alleglaciazioni. L’attività vulcanica infatti aveva ricoperto il suolo <strong>di</strong>prodotti piroclastici e lave che, percorse e solcate da numerosi corsid’acqua hanno cominciato a erodersi in modo caratteristico, cioècon profon<strong>di</strong> valloni con pareti molto alte e ripide. La relativa“giovinezza” <strong>di</strong> questi canaloni è segnalata proprio dal fatto che leforze erosive non sono riuscite ancora ad “addolcire” questi pen<strong>di</strong>iche sono ancora stretti e alti così come sono stati scavati centinaia<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> anni fa.Dal punto <strong>di</strong> vista ecologico, questi ambienti sono quin<strong>di</strong> unici,infatti la forra rappresenta un ambiente del tutto peculiare da tutti ipunti <strong>di</strong> vista.Come ecosistema, questa rappresenta un ambito territorialefisicamente isolato dal contesto che lo circonda, le strette paretiinfatti non permettono una libera circolazione <strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong>organismi, come la fauna dei gran<strong>di</strong> vertebrati o quelle specievegetali che hanno bisogno <strong>di</strong> una buona quantità <strong>di</strong> suolo perattecchire. Quin<strong>di</strong> la forra presenta un popolamento animale evegetale del tutto caratteristico rispetto al contesto che la circonda.43NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAb riferimenti normativiL.R. 10/2001c <strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> pianoIl Piano prevede la esplicita possibilità <strong>di</strong> recupero a fini turisticoricreativi<strong>di</strong> questi particolari ambienti, verificando la eventualepossibilità <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> opportunità <strong>di</strong> sviluppo occupazionalelegate alla gestione ambientale e turistica degli ambienti recuperati.L’art. 153 della L.R. 10/2001, inerente i Progetti <strong>di</strong> valorizzazioneturistico-ambientale delle forre del viterbese, stabilisce ai commi 1 e2 che la regione promuove l’<strong>attuazione</strong> <strong>di</strong> progetti per consentire ilrecupero ambientale, attraverso l’attribuzione <strong>di</strong> finanziamenti perprogetti elaborati al fine <strong>di</strong>:- procedere all’esecuzione <strong>di</strong> interventi urgenti <strong>di</strong> recuperoidrogeologico, <strong>di</strong> bonifica igienico-sanitaria ed ambientale;- re<strong>di</strong>gere stu<strong>di</strong> e progetti per il recupero ambientale e paesisticodel sistema delle forre della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>;- promuoverne la valorizzazione ai fini turistici e produttivi.Ai fini dell’<strong>attuazione</strong> <strong>di</strong> quanto stabilito all’art. 153 della L.R.10/2001 è necessario inoltre procedere alla preventivapianificazione degli interventi <strong>di</strong> risanamento, al fine <strong>di</strong> garantirel’effettivo raggiungimenti degli obiettivi sopra elencati, garantendoaltresì l’effettuazione della necessaria analisi preliminare,comprendente il censimento e la caratterizzazione ambientale delsistema delle forre della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>.Art. 1.2.3 Tutela e valorizzazione dei bacini termali.a. contenutiIl territorio provinciale risulta essere, dal punto <strong>di</strong> vistageomorfologico, caratterizzato da formazioni <strong>di</strong> origine vulcanicaaccompagnate da manifestazioni secondarie.La presenza <strong>di</strong> sorgenti <strong>di</strong> acque termali costituisce un elementonaturalistico particolarmente pregiato e fragile, tipico dellaprovincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>.La tutela <strong>di</strong> questi elementi naturali avviene attraverso latutela degli acquiferi che ne assicurano la ricarica idrica mentre lavalorizzazione consiste nel proteggere i siti dove insistono lesorgenti in oggetto. Data la peculiarità del territorio provinciale lavalorizzazione dei bacini termali può anche integrarsi, quando sene verifica la compresenza, con la riqualificazione <strong>di</strong> areearcheologiche. Questo connubio ha la finalità <strong>di</strong> promuovere esviluppare un'utenza <strong>di</strong> tipo turistico-termale.b. riferimenti normativiSchema P.T.R.G., Sistema Ambientale, punto2.4. (Proteggere gli ambiti <strong>di</strong> rilevante especifico interesse ambientale _ 2.4.2.)c. <strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> PianoIn<strong>di</strong>viduazione degli ambiti termali all’interno dei corrispettivibacini, in cui tutelare le acque ed i manufatti archeologici a cui sonoassociati.La riqualificazione ambientale e lo sviluppo economico dellerisorse va inquadrato nel contesto del sistema ambientale integrato.44NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICARegime <strong>di</strong> tutela delle sorgenti e delle falde termali simile aquello delle aree naturali protette.Seguendo le in<strong>di</strong>cazioni dello schema <strong>di</strong> QRT la provinciain<strong>di</strong>vidua delle aree termali principali e propone in esse, formeintegrate <strong>di</strong> tutela e valorizzazione, attraverso l’eventualein<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> istituti. (Tav. 1.2.3)Area termale <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>: Creazione <strong>di</strong> un parco archeologico- termale che include tutte le sorgenti idrotermali ed una notevolequantita' <strong>di</strong> resti archeologici. E' prevista la ristrutturazione el'ampliamento degli stabilimenti termali.La strategia e gli obiettivi del parco archeologico-termale(Tavola 6.2.1) prevedono il riequilibrio territoriale, l’arresto dei fattoridegradanti, il restauro ambientale, lo sviluppo e valorizzazione delleattività socio economiche, la fruizione del tempo libero,la tutela delpaesaggio e delle risorse.Area termale <strong>di</strong> Canino: Realizzazione delle Terme <strong>di</strong> <strong>di</strong>Musignano (Intervento inserito nel P.R.U.S.S.T. “Patrimonio <strong>di</strong>S.Pietro in Tuscia ovvero Il Territorio degli Etruschi”).Area termale <strong>di</strong> Orte: Potenziamento del complesso ricettivoturistico (Intervento inserito nel P.R.U.S.S.T. “Patrimonio <strong>di</strong> S.Pietroin Tuscia ovvero Il Territorio degli Etruschi”).Art. 1.3 Tutela e valorizzazione del patrimonio forestalea. ContenutiSi definisce bosco qualsiasi area coperta da vegetazione forestale<strong>di</strong> specie in<strong>di</strong>cate negli allegati A1, A2 e A3 della L.R. 39/2002,avente estensione non inferiore a 5 mila metri quadrati e <strong>di</strong>larghezza, me<strong>di</strong>amente maggiore <strong>di</strong> venti metri, e copertura noninferiore al 20 per cento in qualsiasi sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sviluppo, conmisurazione effettuata dalla base esterna dei fusti; comprende:1) le aree riparali ricoperte da vegetazione con specie <strong>di</strong> cui agliallegati A1, A2 ed A3, <strong>di</strong> qualsiasi estensione;2) le aree ricoperte da vegetazione arbustiva, denominatiarbusteti, <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> cui all’allegato A3, associate ad esemplari <strong>di</strong>specie <strong>di</strong> cui agli allegati A1 ed A2;3) i castagneti da frutto e le sugherete aventi le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>cui alla lettera a);4) le aree già boscate nelle quali l’assenza del soprassuoloarboreo, o una sua copertura inferiore al 20 per cento, abbianocarattere temporaneo e siano ascrivibili ad interventi selvicolturalio <strong>di</strong> utilizzazione, oppure a danni per eventi naturali, accidentali oper incen<strong>di</strong>o;5) i vivai forestali interni ai boschi.In base ai dati ISTAT del 5°Censimento Generaledell’Agricoltura 2000, I boschi della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> investonoun'area <strong>di</strong> 56.155 ha.Considerato però che ai sensi della normativa regionale(L.R. Lazio 39/02) anche i castagneti da frutto sono classificati45NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAcome boschi, la superficie boscata passa a 58.934 ettari, cosicchél’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> boscosità provinciale ammonta al 16,3% dell’interoterritorio. Da confronto <strong>di</strong> questi dati con quelli del 4° censimento(1990) si può osservare una contrazione della superficie boschiva <strong>di</strong>appena il 2% contro il 16% del dato regionale.Tav. 1 - Superficie territoriale della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>per destinazione d'uso (dati in ettari)SeminativiSuperficie agraria e forestaleColtivazionilegnoseagrariePratipermanenti epascoliBoschiAltrasuperficieTotaleSup.territoriale147.412 39.234 21.013 58.934 14. 476 281.070 361.212Fonte: nostra elaborazione dati ISTAT, 2002Attraverso la <strong>di</strong>gitalizzazione delle foto aeree del voloItalia 2000 in scala 1:10.000 è stata ottenuta la carta delle areeprovinciali boscate. L’elaborazione dei dati così ottenuti hapermesso <strong>di</strong> stimare la superficie provinciale dei boschi misuratame<strong>di</strong>ante fotointerpretazione in 78.590 ettari (il 33% in più dellasuperficie in<strong>di</strong>cata dal censimento Istat). Questo dato porta l’in<strong>di</strong>ce<strong>di</strong> boscosità provinciale al 21,6%.Le funzioni della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> in materia forestale,sono relative alle utilizzazioni boschive per superfici superiori a treettari ed hanno carattere tecnico amministrativo.La <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>:_Può fornire collaborazione ai comuni, me<strong>di</strong>ante le formeassociative previste dal D. Lgs. n. 267/2000;_Deve pre<strong>di</strong>sporre i piani <strong>di</strong> gestione ed assestamento forestale <strong>di</strong>cui all’articolo 13 della L.R. del Lazio n. 39/2002 relativamente aldemanio forestale regionale assegnatogli._Partecipa alle conferenze <strong>di</strong> servizi finalizzate all’approvazione <strong>di</strong>progetti <strong>di</strong> miglioramento boschivo che consentano lo svincolo deifon<strong>di</strong> accantonati dagli enti pubblici per migliorie boschive.La <strong>Provincia</strong>, ovvero gli enti gestori delle aree naturali protette per iterritori ricadenti all’interno <strong>di</strong> esse adotta un apposito piano perl’in<strong>di</strong>viduazione dei boschi da destinare alla conservazione dellabio<strong>di</strong>versità e del germoplasma vegetazionale, in relazione alle<strong>di</strong>sponibilità finanziarie da utilizzare per gli indennizzi.Al fine <strong>di</strong> valorizzare la funzione naturalistica, ambientale e paesiticadei boschi produttivi, in<strong>di</strong>ca annualmente la superficie dei boschieconomicamente produttivi da destinare alla conservazioneintegrale (art. 27 della L.R. del Lazio n. 39/2002).Al fine <strong>di</strong> garantire la tutela idrogeologica dei territori montani e la<strong>di</strong>fesa del suolo, descrive in apposito “Elenco dei boschi insituazioni speciali” tutti i boschi situati nei terreni mobili, quelli inforte pendenza soggetti a caduta massi; questo elenco vieneaggiornato ogni 3 anni e notificato agli interessati e pubblicato per15 giorni all'albo dei comuni nei quali i boschi sono situati.Approva i progetti <strong>di</strong> miglioramento e ricostituzione boschivapre<strong>di</strong>sposti dai proprietari o possessori <strong>di</strong> boschi pubblici e/o privatiche intendono costituire, recuperare, migliorare, ricostituire osottoporre a conversione gli stessi boschi usufruendo <strong>di</strong> contributipubblici.Rilascia le autorizzazioni (previste dalla L. n. 987/31 e dal R.D. n.1700/33) per l’esercizio dell’attività vivaistica forestale, laproduzione <strong>di</strong> piante e <strong>di</strong> altro materiale <strong>di</strong> propagazione, compresele sementi nonché il prelievo nelle aree boscate <strong>di</strong> piante o <strong>di</strong>materiali <strong>di</strong> moltiplicazione raccolti in natura o provenienti daespianti autorizzati ai sensi delle vigenti <strong>norme</strong> in materia, seeffettuati a scopo <strong>di</strong> cessione a terzi a qualsiasi titolo, purché relativia specie <strong>di</strong> cui agli allegati A1 ed A2 della LR 39/02. Il cicloproduttivo del materiale <strong>di</strong> propagazione è sottoposto a controllo e46NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAmonitoraggio da parte della <strong>Provincia</strong> e, ai sensi della normativavigente, da parte del Servizio Fitosanitario Regionale.Può sostituirsi nella gestione dei boschi abbandonati affetti da graviprocessi <strong>di</strong> degrado che <strong>di</strong>ffondendosi possono arrecare pregiu<strong>di</strong>zioal restante patrimonio forestale regionale.b. riferimenti normativi_ R.D. n. 3267/1923 (Rior<strong>di</strong>namento e riforma dellalegislazione in materia <strong>di</strong> boschi e <strong>di</strong> terreni montani);_ R.D. n. 1126/1926 (Approvazione del regolamento perl’applicazione del R.D. n. 3267/23);_ D.P.R. n. 357/1997 (Regolamento recante <strong>attuazione</strong>della <strong>di</strong>rettiva 92/43/CEE relativa alla conservazione deglihabitat naturali e seminaturali, nonché della flora e dellafauna selvatiche);_ L.R. del Lazio n. 53/1998 (Organizzazione Regionaledella <strong>di</strong>fesa del suolo in applicazione della L. n. 183/89);_L.R. del Lazio n. 4/1999 (Adozione delle prescrizioni <strong>di</strong>massima e polizia forestale <strong>di</strong> cui al R.D. n. 3267/23) finoalla data <strong>di</strong> esecutività del regolamento forestale <strong>di</strong> cuiall’art. 36 della L.R. del Lazio n. 39/2002;_D.G.R. del Lazio n. 3107/1999 (Direttive per l’eserciziodelle funzioni delegate con la L.R. del Lazio n. 4/99)_L.R. del Lazio n. 14/1999 (Organizzazione delle funzionia livello regionale e locale per la realizzazione deldecentramento amministrativo);_L. n. 353/2000 (Legge quadro in materia <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>boschivi);_D. Lgs. n. 227/2001 (Orientamento e modernizzazionedel settore forestale, a norma dell’articolo 7 della L n.57/2001);_L.R. del Lazio n. 39/2002 (Norme in materia <strong>di</strong> gestionedelle risorse forestali);_D.P.R. n. 120/2003 (Regolamento recante mo<strong>di</strong>fiche e<strong>di</strong>ntegrazioni al D.P.R. n. 357/97, concernente <strong>attuazione</strong>della <strong>di</strong>rettiva 92/43/CEE relativa alla conservazione deglihabitat naturali e seminaturali, nonché della flora e dellafauna selvatiche)._D. Lgs. n. 386/2003 (Attuazione della <strong>di</strong>rettiva1999/105/CE relativa alla commercializzazione deimateriali forestali <strong>di</strong> moltiplicazione)_Delibera del Consiglio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> n. 38del 25/05/04 che approva le Linee guida per la gestionedei tagli colturali e delle utilizzazioni boschivec. in<strong>di</strong>cazioni, prescrizioni <strong>di</strong> PianoLa <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> riconosce il bosco (Tavola 1.3.2) come bene<strong>di</strong> rilevante interesse per la collettività e, in linea con gli orientamentie le strategie previsti dalla politica ambientale e forestale47NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAinternazionale e dell’Unione Europea, così come sono stati recepitidalla normativa nazionale e regionale in materia ambientale,promuove lo sviluppo del sistema forestale nonché lamultifunzionalità del sistema forestale stesso e la suavalorizzazione.Scopo della politica forestale provinciale, con tutte le attività ad essaconnesse, è la valorizzazione degli ambienti forestali e montani,intesa come integrazione degli aspetti ambientali, produttivi,economici, protettivi, sociali e ricreativi. Tale valorizzazione vieneattuata attraverso la promozione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> gestione delle risorseboschive che meglio consentono lo sviluppo, la crescita, la tutela ela riproduzione dei soprassuoli boschivi; pertanto le stesse vengonoassimilate, agli effetti <strong>di</strong> legge, a tagli colturali.La <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>, al fine <strong>di</strong> garantirne la tutela e promuovernela valorizzazione, <strong>di</strong>sciplina l’uso delle risorse forestali, del territorioboscato e delle aree correlate come previsto nelle Linee Guida perla gestione dei tagli colturali e delle utilizzazioni boschive, tenendoconto delle peculiarità proprie <strong>di</strong> ogni ecosistema e perseguendo inparticolare i seguenti obiettivi generali:• la tutela idrogeologica dei territori montani e la<strong>di</strong>fesa del suolo;• la tutela del paesaggio e della tutela dellabio<strong>di</strong>versità;• lo sviluppo delle aree montane ai sensi della L. n.97/94 ;• la tutela delle aree <strong>di</strong> rilevante valore ambientalequali le Aree Naturali Protette, i Siti <strong>di</strong> ImportanzaComunitaria (SIC), le Zone a Protezione Speciale• ZPS, ai sensi della L. n. 394/91 e della L.R. delLazio n. 29/97, della Direttiva 92/43/CEE, dellaDirettiva 79/409/CEE, della D.G.R. n. 2146 del21/03/1996 come regolamentate dal D.P.R. n.357/97 (così come mo<strong>di</strong>ficato dal D.P.R. n.120/03,;• la promozione dell’economia forestale ai sensidel D. Lgs. n. 227/2001;• la tutela degli ecosistemi dagli incen<strong>di</strong>, ai sensidella L. n. 353/2000 (Legge quadro in materia <strong>di</strong>incen<strong>di</strong> boschivi);• la <strong>di</strong>vulgazione del valore ecologico,paesaggistico e culturale del patrimonio forestaleprovinciale;• la pianificazione, ampliamento e riqualificazionedel patrimonio forestale provinciale;• la promozione della multifunzionalità degliecosistemi forestali e dello sviluppo rurale;• il miglioramento strutturale, infrastrutturale e<strong>di</strong>sciplina delle modalità d’uso delle risorseforestali;• l’accrescimento della <strong>di</strong>sponibilità della massalegnosa ed il miglioramento delle suecaratteristiche tecnologiche (boschi a prevalentefunzione produttiva);• la conoscenza sistematica dell’assetto forestale edelle attività connesse tramite catalogazione <strong>di</strong>dati, monitoraggio e ricerche;• la formazione ed aggiornamento degli operatoridel settore e promozione della cultura forestale.Inoltre il PTPG fissa i seguenti obiettivi <strong>di</strong> rilevanza strategica per lavalorizzazione e la conservazione del patrimonio boschivoprovinciale:• Promuovere le potenzialità economiche eproduttive della filiera foresta-legno-energia per48NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAvalorizzare le produzioni dei boschi provinciali <strong>di</strong>querce, castagno, conifere, faggio e sugheraattraverso la ricerca scientifica in collaborazionecon l’Università della Tuscia, e lo sviluppo deisettori per:1. adottare forme <strong>di</strong> gestione forestaleassociata;2. promuovere la certificazione forestale;3. valorizzare le produzioni forestali locali perl’ottenimento <strong>di</strong> materiali pregiati da opera,per l’industria del mobile e degli arre<strong>di</strong> daesterno,4. valorizzare e promuovere i prodotti dellasughera;5. sviluppare le piccole industrie e le attivitàartigianali <strong>di</strong> trasformazione delle produzioniforestali;6. adottare e trasferire in modo sostenibile latecnologia per l’uso delle biomasse forestaliper fini energetici; impianti <strong>di</strong> cogenerazione<strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni potranno essererealizzati in <strong>di</strong>stretti vocati quali le aree rurali,<strong>di</strong>mensionandoli ed ubicandoli in relazionealle potenzialità produttive del bacino. Inquesto modo sarà possibile produrre energiaelettrica pregiata e, col cascame termico,riscaldare e<strong>di</strong>fici in piccoli e me<strong>di</strong> centriurbani; ciò permette contemporaneamente <strong>di</strong>ottenere la riduzione delle emissioni <strong>di</strong> CO2 elimitare i fattori responsabili del rischio <strong>di</strong>incen<strong>di</strong>o boschivo asportando gli scarti deicantieri forestali.• Promuovere la rinnovazione delle fustaie <strong>di</strong>conifere provenienti da rimboschimenti realizzatisu vaste aree me<strong>di</strong>ante l’inserimento <strong>di</strong> latifoglieautoctone quali cerro, roverella, leccio, castagnoecc. per naturalizzare.• Promuovere azioni con finalità <strong>di</strong> antincen<strong>di</strong>oboschivo quali; la ripulitura delle scarpate stradalie ferroviarie; ripulitura dal materiale combustibilenel sottobosco delle fasce boscate confinati constrade e via <strong>di</strong> transito; graduale avviamento adaltofusto delle fasce boscate lungo le strade peruna profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> m 10; l’organizzazione delservizio antincen<strong>di</strong>o boschivo,• Promuovere una gestione forestale che migliori lefunzioni <strong>di</strong> tutela idrogeologica e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa delsuolo assolte dalle foreste, in<strong>di</strong>viduandopuntualmente i boschi in situazioni speciali situatinei terreni mobili, quelli in forte pendenzasoggetti a caduta massi e promovendo larealizzazione negli interventi colturali <strong>di</strong> tagliateaccorpate <strong>di</strong> estensione inferiore a 30 ettari;Promuovere i prodotti non forestali del boscoquali: l’attività <strong>di</strong> raccolta dei funghi, le funzioniricreative e sociali, l’attività turistica.49NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA1.4 Conservazione, potenziamento e valorizzazionedelle aree <strong>di</strong> particolare interesse naturalisticoArt. 1.4.1 Valorizzazione delle aree naturali protette e <strong>di</strong>altre aree <strong>di</strong> particolare interesse naturalisticoa ContenutiLa conservazione degli habitat <strong>di</strong> particolare interesse naturalisticoe ambientale è un elemento essenziale per la realizzazione <strong>di</strong> unmodello territoriale sostenibile.I territori nei quali siano presenti i valori le formazioni fisiche,geologiche, geomorfologiche e biologiche, o gruppi <strong>di</strong> esse, chehanno rilevante valore naturalistico e ambientale, soprattutto sevulnerabili, dovrebbero essere sottoposti ad uno speciale regime <strong>di</strong>tutela e <strong>di</strong> gestione, allo scopo <strong>di</strong> perseguire, in particolare, leseguenti finalità:a) conservazione <strong>di</strong> specie animali o vegetali, <strong>di</strong> associazionivegetali o forestali, della bio<strong>di</strong>versità, <strong>di</strong> singolaritàgeologiche, <strong>di</strong> formazioni paleontologiche, <strong>di</strong> comunitàbiologiche, <strong>di</strong> biotopi, <strong>di</strong> valori scenici e panoramici, <strong>di</strong>processi naturali, <strong>di</strong> equilibri idraulici e idrogeologici, <strong>di</strong>equilibri ecologici;b) applicazione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> gestione o <strong>di</strong> restauro ambientaleidonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambientenaturale, anche me<strong>di</strong>ante la salvaguar<strong>di</strong>a dei valoriantropologici, archeologici, storici e architettonici e delleattività agro-silvo-pastorali e tra<strong>di</strong>zionali;c) promozione <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> educazione, <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong>ricerca scientifica, anche inter<strong>di</strong>sciplinare, nonché <strong>di</strong> attivitàricreative compatibili;d) <strong>di</strong>fesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici.Queste strategie nella realtà vengono attuate attraverso il sistemaregionale delle Aree Naturali Protette del Lazio e la Rete Natura2000 dei Siti <strong>di</strong> importanza Comunitaria proposti (pSIC) e le Zone <strong>di</strong>Protezione Speciale (ZPS).Il sistema delle ANP è articolato, in relazione alle <strong>di</strong>versecaratteristiche e destinazione delle aree stesse, nelle seguenticategorie:1) Parchi Naturali: sono costituiti da aree terrestri, fluviali,lacuali e da tratti <strong>di</strong> mare prospicienti la costa, <strong>di</strong> valorenaturalistico ed ambientale che configurano un sistemaomogeneo caratterizzato dagli aspetti naturali dei luoghi, daivalori paesaggistici ed artistici e dalle tra<strong>di</strong>zioni culturali dellepopolazioni locali;2) Riserve Naturali: sono costituite da aree terrestri, fluviali,lacuali che contengono una o più specie naturalisticamenterilevanti della flora e della fauna, ovvero presentano uno opiù ecosistemi importanti per le <strong>di</strong>versità biologiche o per laconservazione delle risorse genetiche;3) Monumenti Naturali: si intendono habitat o ambienti <strong>di</strong>limitata estensione, esemplari vetusti <strong>di</strong> piante, formazionigeologiche o paleontologiche che presentino caratteristiche<strong>di</strong> rilevante interesse naturalistico e/o scientifico nonchéambiti territoriali caratterizzati dalla presenza <strong>di</strong> aspettipaesaggistici rurali e da attività agricole tra<strong>di</strong>zionali.Con la legge istitutiva della singola area protetta è definito il livello <strong>di</strong>interesse regionale o provinciale, ai fini della relativa competenza50NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAamministrativa, tenendo conto della <strong>di</strong>mensione, della collocazioneterritoriale e delle caratteristiche dell’area stessa.Oasi <strong>di</strong> Vulci159 ettari4) Si possono inoltre considerare tra le aree protette, le Oasi <strong>di</strong>Protezione previste dal piano faunistico-venatorio,in<strong>di</strong>viduate ai sensi della LR 17/95, in quanto aree destinatealla conservazione della fauna selvatica, a favoredell’inse<strong>di</strong>amento e l’irra<strong>di</strong>amento naturale delle speciestanziali e la sosta delle specie migratorie attraverso ilmiglioramento delle capacità faunistiche degli ambienti, ealla promozione della ricerca faunistica.La tavola n. 1.4.1 rappresenta la <strong>di</strong>slocazione <strong>di</strong> questi istituti nelterritorio della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> (in tutto 11 aree protette per unasuperficie complessiva <strong>di</strong> circa 12.600 ettari) oltre che delle aree <strong>di</strong>cui allo Schema Regionale dei Parchi <strong>di</strong> cui alla DGR n. 11746/93.Quest’ultimo schema prevede una serie <strong>di</strong> macro aree che, per laloro valenza ambientale, sono suscettibili a essere sottoposte aqualche forma <strong>di</strong> protezione. In particolare sono in<strong>di</strong>viduate aree <strong>di</strong>interesse interregionale e regionale (Comprensorio dell’Alta Tuscia,della Valle del Tevere, dei Monti della Tolfa) e aree <strong>di</strong> interesse<strong>Provincia</strong>le (Comprensorio Costiero, del Lago <strong>di</strong> Bolsena, deiCalanchi, dei Monti Cimini e del Lago <strong>di</strong> Vico).SUPERFICIE PROTETTA ISTITUITA13.290 ha.(3,7% sup.provinciale)I Siti <strong>di</strong> importanza Comunitaria proposti (SIC) e le Zone <strong>di</strong>Protezione Speciale (ZPS) designate, ai sensi delle <strong>di</strong>rettivecomunitarie Habitat (92/43/CEE) ed Uccelli (79/409/CEE),costituiscono le aree afferenti alla Rete Natura 2000. Essarappresenta uno dei car<strong>di</strong>ni su cui sono incentrate la strategiacomunitaria e la strategia nazionale, finalizzate alla conservazionedella natura e della bio<strong>di</strong>versità.Complessivamente, in <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> sono stati identificati 42proposti Siti <strong>di</strong> interesse comunitario (SIC) ai sensi della DirettivaHabitat - 92/43/CE e 12 Zone <strong>di</strong> Protezione Speciale (ZPS) ai sensidella Direttiva Uccelli - 79/409/CEE per una superficie <strong>di</strong> circa55.800 ettari.b riferimenti normativiAREA PROTETTA ISTITUITAR.N. Lago <strong>di</strong> VicoR.N. Monte RufenoR.N. Selva del LamoneR.N. <strong>di</strong> TuscaniaR.N. Monte Casoli <strong>di</strong> BomarzoParco Sub. MarturanumParco Sub. Valle del TrejaParco Urbano Antichissima Città <strong>di</strong> SutriRiserva Statale Saline <strong>di</strong> TarquiniaMonumento Naturale Pian Sant’AngeloT3.240 ettari2.892 ettari2.002 ettari1.901 ettari285 ettari1.220 ettari800 ettari7 ettari170 ettari614 ettari- Legge n. 394/1991 Legge quadro sulle Aree Protette- Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”- Direttiva 92/43/CEE “Habitat”- DPR n. 357/97 (Regolamento recante <strong>attuazione</strong> della<strong>di</strong>rettiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitatnaturali e seminaturali, nonché della flora e della faunaselvatiche);- DPR n. 120/03 (Regolamento recante mo<strong>di</strong>fiche e<strong>di</strong>ntegrazioni al D.P.R. n. 357/97, concernente <strong>attuazione</strong>della <strong>di</strong>rettiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli51NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAhabitat naturali e seminaturali, nonché della flora e dellafauna selvatiche).- DM n. 224/02 Linee guida per la gestione dei Siti Natura2000.- Legge Regionale n. 29/97 Norme in materia <strong>di</strong> AreeNaturali Protette- Legge Regionale n. 30/99 Istituzione della RiservaNaturale <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Monte Casoli <strong>di</strong> Bomarzo;- Legge Regionale n. 10/03 Mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni alla LR29/97- Legge Regionale n. 22/03 Mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni alla LR29/97- Legge Regionale n. 87/90 Norme per la tutela delpatrimonio ittico e per la <strong>di</strong>sciplina dell'esercizio della pesca- Legge Regionale n. 16/95 Mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni dellaLR 87/90- Legge Regionale n. 38/99 Norme sul governo delterritorio- DGR n. 11746/93 Schema <strong>di</strong> Piano Regionale deiParchi e delle Riserve Naturali- DGR n. 2146/96 Approvazione della lista dei Siti convalori <strong>di</strong> importanza comunitaria del Lazio ai finidell’inserimento nella Rete Ecologica Europea Natura 2000- DGR n. 1100/02 Direttive della Giunta Regionale perl’adeguamento dello Schema <strong>di</strong> Piano Regionale dei Parchie delle Riserve naturali <strong>di</strong> cui alla DGR n. 11746/93- DGR n. 1103/02 Approvazione delle Linee guida per laredazione <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> gestione e la regolamentazionesostenibile dei SIC e delle ZPS.- DGR n. 1534/02 Approvazione del programma degliinterventi relativo alla Misura I.1 “Valorizzazione delpatrimonio ambientale regionale”, Sottomisura I.1.2 “Tutelae gestione degli ecosistemi naturali” prevista nel DOCUPOb. 2 Lazio 2000-2006- DGR 59/04 Approvazione del secondo programma degliinterventi relativo alla Misura I.1 “Valorizzazione delpatrimonio ambientale regionale”, Sottomisura I.1.2 “Tutelae gestione degli ecosistemi naturali” prevista nel DOCUPOb. 2 Lazio 2000-2006- DOCUP Asse III, Misura III.3, Sottomisure III.3.1 e III.3.2- DCP n. 72/03 Approvazione delle proposte perl’adeguamento dello Schema <strong>di</strong> Piano Regionale dei Parchie delle Riserve- DCP n. 7/04 Approvazione del Piano <strong>di</strong> Salvaguar<strong>di</strong>a delleForre- DGP n. 119/02 Attivazione della Riserva Naturale MonteCasoli <strong>di</strong> Bomarzo- DGP n. 85/03 Approvazione programmi <strong>di</strong> lavoro dei SICMonti Vulsini, Calanchi <strong>di</strong> Civita <strong>di</strong> Bagnoregio, Fiume Marta(alto corso) e Sughereta <strong>di</strong> Tuscania- DGP n. 160/03 Attivazione della Riserva Naturale <strong>di</strong>Tuscania- DGP n. 262/03 Istituzione della Consulta provinciale delleAree Protette- DGP n. 186/04 Approvazione dei Programmi <strong>di</strong> lavororelativi ai SIC e ZPS Fosso cerreto, Monti Cimini (versantenord), Caldera <strong>di</strong> Latera e Lago <strong>di</strong> Mezzano e delProgramma <strong>di</strong> Lavoro relativo alla Rete Ecologica “MonteRufeno - Caldera <strong>di</strong> Latera - Lamone/Fiora”c <strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> PianoIl patrimonio naturalistico ambientale della provincia <strong>di</strong><strong>Viterbo</strong> costituisce un bene <strong>di</strong> altissimo pregio e generalmente<strong>di</strong>ffuso per il quale è opportuno perseguire strategie <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>ae tutela.52NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICALa tutela degli ambienti naturali attuata me<strong>di</strong>ante l’istituzione<strong>di</strong> Aree Protette viene attualmente considerata la forma <strong>di</strong> governodel territorio più idonea a contrastare le trasformazioni ambientaliindotte dall’uomo e a conservare le specie, le comunità, gliecosistemi ed i processi ecologici. Tuttavia la sola istituzione <strong>di</strong> areeprotette potrebbe non garantire la conservazione a lungo termine.La politica <strong>di</strong> gestione delle aree protette dovrebbesvilupparsi, infatti, secondo un ampio respiro territoriale attraversola pianificazione <strong>di</strong> un “sistema <strong>di</strong> aree protette” organizzate ecoor<strong>di</strong>nate con tutti gli aspetti antropici (infrastrutture e attivitàumane), al fine <strong>di</strong> una corretta gestione del territorio.Il PTPG promuove una gestione <strong>di</strong> tali aree caratterizzata egarantita dalla collaborazione <strong>di</strong> enti <strong>di</strong>versi (Regione Lazio,Agenzia Regionale delle Aree Protette, Enti gestori, <strong>Provincia</strong>,Comuni) e sempre più orientata verso la promozione della culturaambientale, dell’economia locale e delle nuove professionalitàspecifiche.Il presente PTPG, ad integrazione e adeguamento delloschema regionale dei parchi, recepisce e promuove le in<strong>di</strong>cazioniper istituzione <strong>di</strong> nuove aree naturali protette in zone <strong>di</strong> particolarevalenza naturalistica (aree boscate, zone umide, SIC/ZPS, etc.)come approvate dalla DCP n. 72/03 relativa alle proposte perl’adeguamento dello Schema <strong>di</strong> Piano Regionale dei Parchi e delleRiserve e dalla DCP n. 7/04 relativa al Piano <strong>di</strong> Salvaguar<strong>di</strong>a delleForre già inviate alla Regione Lazio, secondo come riportato nelloschema seguente:AREA PROTETTA PROPOSTAMonumento Naturale "Valle deiCalanchi <strong>di</strong> Civita <strong>di</strong> Bagnoregio"Riserva Naturale del Fiume TimoneES1.420 ettari530 ettariAmpliamento della R N Lago <strong>di</strong> VicoAmpliamento della Riserva NaturaleMonte Casoli <strong>di</strong> BomarzoMonumento Naturale “Bosco delSasseto”R.N. Fossi Rigo e BagnoloR.N. Fosso AlianoR.N. Forre <strong>di</strong> BleraR.N. San Giovenale e Civitella CesiR.N. Fossi Arsa e FontanelleSUPERFICIE PROTETTAPROPOSTASUPERFICIE PROTETTAPROGRAMMATASIC e ZPS non incluse inAREE PROTETTE763 ettari468 ettari61 ettari360 ettari237 ettari262 ettari798 ettari1.074 ettari5.973 ha. (1,7%sup. provinciale)18.564 ha. (5,2 % superficieprovinciale)43.687 ha. (12 %superficie provinciale)Le Aree Naturali Protette (<strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> Piano)Il PTPG pone l’obiettivo <strong>di</strong> armonizzare le esigenze <strong>di</strong> tutelae conservazione delle emergenze ambientali presenti nelle areenaturali protette del territorio provinciale con le esigenze e leopportunità <strong>di</strong> sviluppo socio economico delle popolazioni in esseresidenti.Gli elementi più tra<strong>di</strong>zionali che caratterizzano il modellosocioeconomico <strong>di</strong> queste aree (sistemi produttivi agroalimentari econtesti storico culturali tra<strong>di</strong>zionali, ritmo <strong>di</strong> vita rilassato, rapportodell’uomo con l’ambiente basato su uno sfruttamento sostenibiledelle risorse e la considerazione da parte delle popolazioni del53NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAproprio il territorio come ricchezza) vengono considerati fattori evolani per lo sviluppo. Dato il <strong>di</strong>ffuso valore ambientale del territorioprovinciale, si vuole prendere il modello socioeconomico delle areeprotette, quale riferimento e punto <strong>di</strong> partenza da estendereeventualmente anche a quelle porzioni <strong>di</strong> territorio provincialeancora parzialmente o totalmente immuni da fenomeni <strong>di</strong>urbanizzazione <strong>di</strong>ffusa e degrado del territorio.Le strategie da perseguirsi, per lo sviluppo del territorioall’interno delle aree protette, andranno definite nell’ambito dei piani<strong>di</strong> assetto dei parchi. In particolare in tutte queste aree andrannoprevisti, promossi e attivati programmi per tutelare, conservare e/oriscoprire:• storie e tra<strong>di</strong>zioni del posto;• prodotti tipici e varietà locali abbandonate;• mestieri antichi;• attività artigianali <strong>di</strong> lavorazione delle risorse e delleproduzioni locali.Questi elementi caratterizzanti del territorio dovranno essereoggetto <strong>di</strong> specifiche politiche <strong>di</strong> valorizzazione che prevedano:• la messa a punto <strong>di</strong> un sistema dei musei dei parchi e <strong>di</strong>ecomusei;• la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una ricettività specializzata per categorieturistiche sensibili alle problematiche della natura edell’ambiente attraverso la formazione degli operatori el’adeguamento strutturale (ecoalberghi);• rete <strong>di</strong> centri servizi specializzati (centri visita, informazione,visite guidate, educazione ambientale; centri <strong>di</strong> esperienzaed educazione ambientale, fattorie <strong>di</strong>dattiche);• la promozione della attività agrituristica e agricola compatibilicon la conservazione e <strong>di</strong>ffusione delle tecniche <strong>di</strong> buonapratica agricola;• strategie <strong>di</strong> tipicizzazione e certificazione delle produzionilocali (es. prodotti agroalimentari tipici ottenuti da agricolturabiologica, cicli produttivi con certificazione ambientale).• l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aree correttamente <strong>di</strong>mensionate soggettea regimi <strong>di</strong> tutela compatibili con l’inse<strong>di</strong>amento e la crescitadelle attività in<strong>di</strong>cate come strategiche per quel il territorio.• il miglioramento dell’offerta turistica coerentemente con leopportunità offerte dal mercato attraverso l’applicazione delconcetto <strong>di</strong> Sviluppo Sostenibile e la realizzazione della“Carta del Turismo Sostenibile”. Detto documento dovràrispondere ai criteri riportati nella Carta europea del turismosostenibile espressi dalle raccomandazioni dell’Agenda 21,adottate durante il Summit della Terra a Rio nel 1992 eriba<strong>di</strong>ti dalla Carta Mon<strong>di</strong>ale del Turismo Sostenibileelaborata a Lanzarote nel 1995, nonché nelle <strong>di</strong>chiarazioni<strong>di</strong> Berlino del 1997;Nelle aree protette andranno definite nel dettaglio e in relazione alcontesto locale, anche le strategie per lo sfruttamento sostenibiledelle risorse attraverso il risparmio energetico e l’impiego <strong>di</strong> fontienergetiche alternative (es. sistemi fotovoltaici) compatibilmentecon i <strong>di</strong>versi regimi <strong>di</strong> tutela delle varie zone del parco, con lanecessità <strong>di</strong> equilibrare il bilancio energetico e l’opportunità <strong>di</strong>ridurre le emissioni <strong>di</strong> CO2.Nel territorio delle aree protette che non abbiano approvato il piano<strong>di</strong> assetto e relativo regolamento volgono le misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a<strong>di</strong> cui all’art. 8 della L. R. 29/97 e smi.Piani <strong>di</strong> Gestione dei SIC e ZPS (<strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> Piano)La valorizzazione delle aree della Rete Natura 2000 (SIC eZPS) al fine <strong>di</strong> conseguire il mantenimento <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong>conservazione sod<strong>di</strong>sfacente degli habitat e delle specie, compresi54NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAgli allegati delle <strong>di</strong>rettive comunitarie <strong>di</strong> riferimento, verrà attuataattraverso la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> “Piani <strong>di</strong> gestione”. I Piani <strong>di</strong>Gestone dei SIC e ZPS, in linea con le in<strong>di</strong>cazioni della <strong>di</strong>rettivacomunitaria, dovranno contenere:I) il quadro conoscitivo dettagliato relativo alle caratteristiche del sito(aspetti fisici, biologici, socio-economici, archeologici, architettonicie culturale, paesaggistici);II) la valutazione delle esigenze ecologiche <strong>di</strong> habitat e specie;III) gli obiettivi <strong>di</strong> conservazione;IV) la strategia gestionale e le azioni specifiche necessarie daintraprendere per la conservazione.In particolare per quanto riguarda il Programma“Regolamenti e Piani <strong>di</strong> Gestione”, la Regione Lazio, ha identificatouna serie <strong>di</strong> soggetti beneficiari (amministrazioni provinciali,amministrazioni comunali, enti parco), che si sono impegnati arealizzare per i SIC/ZPS loro assegnati, un apposito “Piano <strong>di</strong>Gestione/Regolamento” sulla base <strong>di</strong> un “programma <strong>di</strong> lavoro”, daloro stessi redatto (DGR n. 1534/02, DGR n. 59/04).Il PTPG riconosce i piani <strong>di</strong> gestione dei SIC e ZPS redattied adottati dagli enti beneficiari ed approvati dalla Regione Lazio aisensi della DGR n. 1534/02 e DGR n. 59/04, al Piano <strong>di</strong> assetto eal regolamento delle area naturali protette <strong>di</strong> cui L.R. 29/97.Nei SIC e ZPS, tutti i progetti e piani che incidono sullatrasformazione territoriale, urbanistica ed e<strong>di</strong>lizia sono sottopostialla procedura della valutazione d’incidenza.Rete EcologicaIl PTPG è attento alla valutazione <strong>di</strong> ogni criticità dell’ambientalecausa <strong>di</strong> “gap territoriali <strong>di</strong> conservazione della natura” e dellaframmentazione degli habitat. Il Piano riconosce l’importanza <strong>di</strong>prevedere quegli interventi in grado <strong>di</strong> ridurre la generaleimpermeabilità del territorio che ostacola i flussi <strong>di</strong> animali e piantenello spazio. Inoltre intende riqualificare gli ecosistemi degradati,ricostituendo le interconnessioni attraverso le quali realizzare ladeframmentazione degli habitat.Il Piano in<strong>di</strong>vidua in un’ottica <strong>di</strong> sistema, una prima “rete connettiva”tra aree con un buon livello <strong>di</strong> naturalità (in grado <strong>di</strong> sostenerecomunità biotiche ben strutturate e <strong>di</strong> elevata importanzanaturalistica), e in<strong>di</strong>ca le "aree <strong>di</strong> connessione" che, con il lorocontributo, consentano la costruzione della suddetta rete. Siin<strong>di</strong>vidua altresì un sistema <strong>di</strong> "aree contigue" alle zone protette chepossa contribuire da un lato alla costruzione dello stesso sistema, edall'altro consenta il mantenimento <strong>di</strong> alcune attività antropiche(essenzialmente venatorie) per le popolazioni locali.Secondo tale logica entrano a far parte del “sistema territoriale”:• Aree già protette (ai sensi della L. 394/91)• Aree della Rete Natura 2000• Aree <strong>di</strong> connessione biologica, localizzate in zone ad elevata“valenza archeologica”• Aree <strong>di</strong> connessione biologica localizzate in zone sottopostead una gestione <strong>di</strong> tipo “faunistico-venatorio”• Aree <strong>di</strong> connessione biologica localizzate su “sistemi fluviali”Ciò si ottiene anche avviando quei processi tesi ad ottenere ilcoinvolgimento attivo <strong>di</strong> soggetti tra<strong>di</strong>zionalmente non consideratinelle strategie <strong>di</strong> conservazione (e semmai considerati un ostacolo)e tuttavia presenti attivamente sul territorio, proprio in quelle areeconsiderate spesso “Gaps <strong>di</strong> conservazione”.II Piano tende infine a conciliare le finalità <strong>di</strong> tutela delle areeprotette in genere, con le in<strong>di</strong>cazioni che scaturiscono dal pianofaunistico-venatorio provinciale e con le attività della pescaprevedendo sia un giusto equilibrio tra le superfici dei vari istituti <strong>di</strong>protezione della natura e quelli faunistico venatori siaprevedendone una corretta <strong>di</strong>stribuzione territoriale.55NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAL’attività <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione nelle aree agricole ricadenti nei SIC e ZPSè sottoposta alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> cui al punto 3.2.5 delle presenti<strong>norme</strong>.La tavola 1.4.2. rappresenta lo scenario <strong>di</strong> progetto del PTPGriferito al sistema AmbientaleI Comuni, <strong>di</strong> concerto con la <strong>Provincia</strong>, possono in<strong>di</strong>viduare dellearee naturali protette <strong>di</strong> interesse locale in ambiti territorialidensamente antropizzati e che necessitano <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong>conservazione, restauro o ricostituzione delle originariecaratteristiche ambientali e che possono costituire oggetto <strong>di</strong>progetti <strong>di</strong> sviluppo ecocompatibile.Tali aree, che possono avere anche <strong>di</strong>mensioni ridotte ed esserecomprese in ambiti urbanizzati, sono definite ambiti <strong>di</strong> reperimentoper l'istituzione <strong>di</strong> parchi, riserve e aree naturali protette <strong>di</strong> interesselocale e comprendono i territori, caratterizzati da singolaritànaturale, geologica, flori-faunistica, ecologica, morfologica,paesaggistica, <strong>di</strong> coltura agraria ovvero da forme <strong>di</strong> antropizzazione<strong>di</strong> particolare pregio per il loro significato storico, formale e culturalee per i loro valori <strong>di</strong> civiltà.I loro perimetri vengono precisati a seguito <strong>di</strong> analisi approfon<strong>di</strong>te <strong>di</strong>norma inseriti negli Strumenti Urbanistici e fino all'istituzione <strong>di</strong>parchi, delle riserve naturali e delle aree naturali protette <strong>di</strong>interesse locale, gli strumenti urbanistici comunali consentononuove e<strong>di</strong>ficazioni o trasformazioni urbanistiche solo se congruenticon le caratteristiche in<strong>di</strong>cate al punto precedente, conformandosialla prescrizione che gli e<strong>di</strong>fici esistenti aventi una utilizzazione noncongruente con le caratteristiche dell'ambito non possono essereampliati, salva la loro ristrutturazione al solo fine <strong>di</strong> garantirne unadeguamento funzionale.Gli Strumenti Urbanistici dei Comuni in<strong>di</strong>viduano, inoltre, quelle areedefinite <strong>di</strong> Recupero e/o <strong>di</strong> Restauro ambientale che presentanocon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rilevante degrado:Per questo gli strumenti urbanistici dei Comuni si informano aiseguenti criteri:a) il recupero e il restauro ambientale <strong>di</strong> aree degradate èattuato me<strong>di</strong>ante specifici progetti previsti da normative <strong>di</strong>settore (ad es.: cave, siti inquinati) o piani attuativi. I pianiin<strong>di</strong>cano gli interventi <strong>di</strong>retti al recupero delle areedegradate comprese nei perimetri e alla loro reintegrazionenel contesto ambientale, paesistico e funzionale delterritorio;b) il recupero delle aree degradate nei contesti urbanizzatio ai loro margini è finalizzato a migliorare gli standardurbanistici, alla realizzazione <strong>di</strong> nuove infrastrutture e servizio all’ampliamento e completamento <strong>di</strong> attrezzature esistenti;c) il recupero <strong>di</strong> aree degradate nel territorio aperto èfinalizzato al ripristino delle con<strong>di</strong>zioni originarie o allecon<strong>di</strong>zioni più prossime e compatibili con i caratteri naturalidel territorio. Gli interventi <strong>di</strong> risanamento ambientale(rimodellazione del terreno, risanamento idrogeologico,<strong>di</strong>sinquinamento, rimboschimento, ecc.) devono esseresupportati da adeguati stu<strong>di</strong>;d) ove il degrado è causato da attività in corso, l’azione <strong>di</strong>recupero prevede la realizzazione delle opere <strong>di</strong>rette amitigare gli impatti negativi da in<strong>di</strong>viduare con appositi stu<strong>di</strong>;tali opere possono avere anche finalità preventive;e) i progetti <strong>di</strong> recupero ambientale o i piani attuativiprecisano:- le opere da eseguire;56NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA- le destinazioni da assegnare alle aree recuperate;- i soggetti titolari delle <strong>di</strong>verse opere.f) nelle aree minerarie esistenti è consentita la prosecuzionedell’attività estrattiva. Deve assicurarsi il recupero ambientaleanche me<strong>di</strong>ante interventi da effettuare, previa consultazionedell’Autorità mineraria, nel corso della coltivazione..1.4.2 Popolamento animale ed aree faunistichea ContenutiUna importante componente degli ambienti naturali è costituitadal popolamento animale, non solo in sé stesso ma nelrapporto con le altre con<strong>di</strong>zioni locali (soprattutto lavegetazione, le acque, le colture).La progressiva riduzione della fauna e la scomparsa <strong>di</strong> moltespecie ha, come è noto, ra<strong>di</strong>ci lontane ed è legata in particolarealla colonizzazione agricola, al taglio dei boschi, alle bonifichedelle zone umide, agli abbattimenti incontrollati, alla caccia allespecie cosiddette "nocive".Oggi esistono le con<strong>di</strong>zioni per una ripresa della vita animale,favorita dall’abbandono <strong>di</strong> molti terreni coltivati, dal ridottosfruttamento del bosco, dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> molti pascoli nonpiù utilizzati, dalla <strong>di</strong>minuita raccolta <strong>di</strong> prodotti spontanei(castagne, ghiande, ecc.). Si ha così una minor concorrenza trauomo e animale selvatico.Le azioni maggiormente limitanti la presenza animale sonolegate ad una presenza antropica sempre più <strong>di</strong>ffusa espressasoprattutto in termini <strong>di</strong> attività venatorie, con un prelevo spessosuperiore alle capacità <strong>di</strong> riproduzione, <strong>di</strong> certe praticheagronomiche (trattamenti, scomparsa <strong>di</strong> vegetazionespontanea, ecc.) e <strong>di</strong> sviluppo invasivo dell’e<strong>di</strong>lizia con effetti <strong>di</strong>alterazione ambientale molto rilevanti.b riferimenti normativi- Legge n. 157/92 Norme per la protezione della faunaselvatico omeoterma e per il prelievo venatorio.- Legge Regionale n.17/95 Norme per la tutela della faunaselvatica e la gestione dell’esercizio venatorioc <strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> PianoNon rientra nei compiti del PTPG dare <strong>norme</strong> suicomportamenti, sulle pratiche e sulle zone <strong>di</strong> caccia, ma rientrainvece nelle competenze del Piano considerare il prelievoanimale in relazione al più aperto problema <strong>di</strong> tuteladell’ambiente visto nella sua globalità e non come aspettosettoriale.Si deve cioè partire dagli ecosistemi nel loro insieme valutandoil popolamento animale come elemento <strong>di</strong> tutta la vita biologicae dell’ambiente in generale.Di conseguenza, se la legislazione venatoria (in particolare laLegge Regionale 17/95 ”Norme per la tutela della faunaselvatica e la gestione programmata dell’esercizio venatorio”),ha una propria autonomia e detta <strong>norme</strong> sulle modalità <strong>di</strong>svolgimento della caccia ed in<strong>di</strong>ca, tra le finalità della legge,che la Regione <strong>di</strong> concerto con le provincie promuove sia latutela degli habitat naturali in cui vivono le popolazioni <strong>di</strong> faunaselvatica e delle oasi e zone <strong>di</strong> ripopolamento e cattura che il57NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAcoor<strong>di</strong>namento della programmazione dell’uso del territorioorientata anche alle esigenze ecologiche della fauna selvatica,il Piano Territoriale valuta i problemi della fauna e del suoprelievo come parte della salvaguar<strong>di</strong>a delle aree protette.La legge vieta, come è noto, la cacciagione nei parchi e nelleriserve naturali, mentre prevede la possibilità <strong>di</strong> regimi <strong>di</strong> cacciaparticolari nelle cosiddette aree contigue e nelle aree <strong>di</strong>interesse locale (caccia controllata, caccia riservata ai residenti,ecc.).Il problema si pone nelle aree <strong>di</strong> protezione paesistica, chesono già in parte zone <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieto, quali i crinali e i valichimontani, le zone intorno a emergenze naturali (biotopi, geotopi,ecc.) e storiche (monumenti d’arte, giar<strong>di</strong>ni, ecc.).La materia non ha solo rilevanza naturalistica ma anchesociale, in quanto la caccia è <strong>di</strong>venuta modernamente unaattività <strong>di</strong> tipo ricreativo e una pratica del tempo libero intornoalla quale orbita un indotto economico tutt’altro chetrascurabile. Essa rientra perciò tra gli aspetti dell’uso delterritorio e del go<strong>di</strong>mento dell’ambiente che sono prerogativa <strong>di</strong>tutti i citta<strong>di</strong>ni e non solo <strong>di</strong> alcune categorie. Nella gestionedelle aree protette il tema della caccia deve essere valutato inbase alle situazioni e alle opportunità locali tenendo presente lapluralità delle attività che possono interessare la popolazione(residenza, turismo, agricoltura, ecc.).L’attuale normativa <strong>di</strong>sciplina l’attività venatoria secondo i criteridella commisurazione dei prelievi sulla base delle capacitàfaunistiche del territorio determinate in base a: ( potenzialitàfaunistiche locali, il numero <strong>di</strong> utenti venatori e l’entità degliabbattimenti per specie) e della programmazione della caccia inambiti definiti e regolamentati sulla base <strong>di</strong> criteri tecnicoscientifici.Relativamente alle potenzialità faunistiche locali, si opera unaazione <strong>di</strong> recupero e potenziamento con immissioni <strong>di</strong>sostegno, reintroduzioni o introduzioni <strong>di</strong> specie nuove. Ma iripopolamenti con finalità non scientifiche o ecologiche mapuramente venatorie possono portare a squilibri biologici e adeffetti indesiderati quali una moltiplicazione ab<strong>norme</strong> <strong>di</strong>presenze animali, con danni alle colture e saccheggio <strong>di</strong>prodotti utili all’uomo, e possono provocare la prevalenzainnaturale <strong>di</strong> alcune specie sulle altre, oltre a problemi <strong>di</strong>consanguineità e <strong>di</strong> degrado genetico.Riguardo al numero <strong>di</strong> utenti venatori, l’attuale normativalimitando la mobilità <strong>di</strong> ogni cacciatore cerca <strong>di</strong> prevenirefenomeni <strong>di</strong> eccessiva concentrazione, stimolando anche unamaggiore responsabilità in<strong>di</strong>viduale nello svolgimento <strong>di</strong> una piùcorretta pratica venatoria.Ma il popolamento animale non è solo un problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinavenatoria, perché la fauna è formata dal complesso <strong>di</strong> tutte lespecie animali, anche non cacciabili, che vivono o si spostanoin un determinato ambiente.La sua tutela è legata quin<strong>di</strong> ad altri fattori, quali la qualità e laquantità della flora, la presenza delle acque e il loro grado <strong>di</strong>inquinamento, gli interventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> varia natura.Si deve perciò procedere al rilievo <strong>di</strong> particolari zoocenosi edegli spazi atti alla sopravvivenza <strong>di</strong> determinate comunitàanimali soprattutto se rare o in via <strong>di</strong> estinzione Le con<strong>di</strong>zionilocali devono essere tutelate per evitare una prevalenza dellespecie ubiquiste.La Pianificazione del territorio58NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAIl Piano faunistico venatorio regionaleLa normativa regionale prevede che le finalità della Legge n.157/92 vengano raggiunte attraverso lo strumento pianificatoriodel Piano Faunistico venatorio che realizzando ilcoor<strong>di</strong>namento dei piani provinciali pre<strong>di</strong>spone il Pianoregionale sulla base dei criteri <strong>di</strong> omogeneità e congruenzaforniti dall’INFS.Il Piano faunistico venatorio regionale coor<strong>di</strong>na il regime <strong>di</strong>tutela della fauna selvatica e le attività intese alla conoscenzadelle risorse naturali e della consistenza faunistica, nonchè<strong>di</strong>sciplina gli in<strong>di</strong>rizzi e a modalità <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento deiprovve<strong>di</strong>menti amministrativi attuativi della legge regionale inmateria <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> tutela delle aree naturali protette egli impegni finanziari per la realizzazione degli in<strong>di</strong>rizzi e degliobiettivi della legge.DestinazioniIl territorio agro.silvo-pastorale della Regione è destinato peruna quota , calcolata su base provinciale, non inferiore al 20 %e non superiore al 30% a protezione della fauna selvatica,comprendendo anche le aree dove sia vietata l’attivitàvenatoria.Una percentuale massima del 15% del territorio agro-silvopastoraleè destinato a caccia riservata, a gestione privata,preferibilmente ripartito tra: aziende faunistico-venatorie (8%),aziende agro-turistico-venatorie (6%), centri privati per lariproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (1%).Sul rimanente territorio agro-silvo-pastorale la regionepromuove forme <strong>di</strong> gestione programmata della caccia (AmbitiTerritoriali <strong>di</strong> Caccia_ATC).Il Piano faunistico venatorio provincialeIl Piano faunistico venatorio provinciale coor<strong>di</strong>nato dal pianoregionale comprendono:a) Oasi <strong>di</strong> protezioneZone destinate alla conservazione della fauna selvatica, afavorire l’inse<strong>di</strong>amento e l’irra<strong>di</strong>amento naturale delle specieattraverso il miglioramento delle capacità faunistiche degliambienti ed alla promozione della ricerca faunistica.Il territorio delle Oasi deve presentare particolare valenzaecologica dell’habitat.La gestione delle Oasi è affidata ala provincia (comitati <strong>di</strong>gestione degli ATC) che può avvalersi, con convenzione, dellacollaborazione delle associazioni venatorie, delleorganizzazioni professionali agricole, delle associazioni <strong>di</strong>protezione ambientali, nazionalmente riconosciute.Nelle Oasi la caccia è vietata, ma la provincia, su richiestadell’INFS, può autorizzare catture a scopo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> ricercascientifica , e catture <strong>di</strong> determinate specie <strong>di</strong> fauna selvatica inaccertato soprannumero, a scopo <strong>di</strong> ripopolamento o <strong>di</strong>reintroduzione.I soggetti gestori con cadenza triennale dovranno condurrecensimenti qualitativi-quantitativi della fauna e documentare lasituazione ambientale e faunistica.b) Zone <strong>di</strong> ripopolamento e catturaZone destinate alla riproduzione della fauna selvatica al statonaturale, al suo irraggiamento nelle zone circostanti ed allacattura della medesima per l’immissione sul territorio.Queste zone devono essere costituite in terreni idonei allespecie per le quali sono destinati e non soggetti a coltivazionispecializzate o suscettibili <strong>di</strong> particolare danneggiamento per larilevante presenza <strong>di</strong> fauna selvatica.59NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAIn esse è vietata ogni forma <strong>di</strong> attività venatoria e ogni tre annila provincia deve documentare la situazione ambientale efaunistica con particolare riferimento ai valori <strong>di</strong> produttivitàregistrati.La loro gestione è affidata ai comitati <strong>di</strong> gestione ATCcompetenti per territorio e le catture devono essere effettuate inmodo da garantire la continuità della riproduzione della faunaselvatica.c) Centri pubblici <strong>di</strong> riproduzione <strong>di</strong> fauna selvaticaSono istituiti dalla provincia e costruiti prevalentemente suterreni demaniali allo scopo della riproduzione <strong>di</strong> faunaselvatica allo stato naturale.Esse hanno carattere sperimentale per lo stu<strong>di</strong>o e la ricercasulle tecniche <strong>di</strong> immissione in natura <strong>di</strong> fauna selvaticaautoctona finalizzata alle reintroduzione e al ripopolamento.La gestione può essere della provincia, delle comunitàmontane, dei comuni singoli o associati , dei consorzi <strong>di</strong>gestione dei parchi, delle università agrarie, nonché dei comitati<strong>di</strong> gestione degli ATC.Dette aree devono essere recintati in modo atto ad impe<strong>di</strong>re lafuoriuscita degli animali allevati.La provincia autorizza la concessione <strong>di</strong> aziendefaunistico.venatorie per prevalenti finalità <strong>di</strong> rilevante interessenaturalistico e faunistico. Le richieste devono essere corredateda programmi <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> ripristino ambientale e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>care le specie da produrre.La caccia è consentita al concessionario e alle persone da essoautorizzate.e1) Aziende agro-turistico-venatorieQueste aziende devono essere preferibilmente situate neiterritori <strong>di</strong> scarso rilievo faunistico e coincidenti con il territorio <strong>di</strong>una o più aziende agricole preferibilmente ricadenti in aree adagricoltura svantaggiata, ovvero <strong>di</strong>smesse da interventi agricoliaisensi del regolamento n. 1094/88/CEE e successivemo<strong>di</strong>ficazioni.Le aziende situate nelle zone umide e vallive debbonocomprendere bacini artificiali ed utilizzare esclusivamente, perl’attività venatoria, fauna acquatica <strong>di</strong> allevamento.d) Centri privati <strong>di</strong> riproduzione <strong>di</strong> fauna selvaticaQuesti centri sono organizzati in forma <strong>di</strong> azienda agricolasingola , consortile o cooperativa e autorizzati dalla provincia.In tali centri è <strong>di</strong> norma consentito il prelievo me<strong>di</strong>ante catturadegli animali allevati appartenenti alle specie cacciabili.A richiesta, per ragioni <strong>di</strong> carattere strettamente sanitario, puòessere consentito l’abbattimento dei soggetti malati o menomatisotto il controllo del competente organo della provincia.e) Aziende faunistico – venatorie60NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAArt. 1.5 Prevenire le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> inquinamento,gestione dei rifiutia. contenutiL’inquinamento consiste nell’introdurre nell’ambiente naturale,sostanze chimiche o biologiche in grado <strong>di</strong> provocare <strong>di</strong>sturbi odanni all’ambiente stesso. La prevenzione a questo fenomeno siattua attraverso misure <strong>di</strong> risparmio energetico e <strong>di</strong> materie prime,l’uso <strong>di</strong> energie alternative; attraverso la gestione razionale dei rifiutie la revisione del ciclo <strong>di</strong> smaltimento delle sostanze reflue (urbane,industriali, agricole, ecc.); attraverso il controllo delle emissioniinquinanti nell’atmosfera, attraverso la riduzione ed il controllo <strong>di</strong>emissioni acustiche e luminose.b. riferimenti normativiinquinamento atmosfericoD.P.R. 203/1988;D.P.C.M. 21/7/1989;D.M. 21/12/1995;D.P.C.M. 08/03/2002;Legge regionale 48/1989;D.G.R. 7104 del 05/09/1996;inquinamento elettromagnetico_D.M. 16/1/1991 “Aggiornamento delle <strong>norme</strong> tecniche per la<strong>di</strong>sciplina della costruzione e dell’esercizio <strong>di</strong> linee elettriche aereeesterne” (G.U. 16/2/1991, n. 40)._D.P.C.M. 23/4/1992 “Limiti massimi <strong>di</strong> esposizione ai campielettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale(50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno” (G.U.6/5/1992, n. 104)._D.P.R. 27/4/1992 “Regolamentazione delle pronunce <strong>di</strong>compatibilità ambientale e <strong>norme</strong> tecniche per la redazione degliStu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Impatto Ambientale e la formazione del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>compatibilità <strong>di</strong> cui all’art. 6 della legge 8/7/1986 n. 349 per glielettrodotti aerei esterni” (G.U. 22/8/1992 n. 197)._D.P.C.M. 28/9/1995 “Norme tecniche procedurali <strong>di</strong> <strong>attuazione</strong> delDecreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23/4/1992relativamente agli elettrodotti”._DM n. 381 del 10/09/1998 – “Regolamento recante <strong>norme</strong> per ladeterminazione dei tetti <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ofrequenza compatibili con la saluteumana”_L. 36/2001 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni acampi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”_i due DPCM emanati in data 8/07/2003 in <strong>attuazione</strong> <strong>di</strong> quantoriportato nella Legge Quadro.In tale contesto normativo la Legge quadro n. 36/2001 rimandava ladefinizione dei limiti <strong>di</strong> esposizione, dei valori <strong>di</strong> attenzione e degliobiettivi <strong>di</strong> qualità a successivi decreti del presidente del Consigliodei Ministri e proprio con i DPCM del 08/07/2003 vengono in<strong>di</strong>catitali limiti con riferimento alla protezione della popolazione.Inoltre, la legge 36/2001, all'art.8 (Competenze delle regioni, delleprovince e dei comuni) comma 6, recita testualmente che "I comunipossono adottare un regolamento per assicurare il correttoinse<strong>di</strong>amento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzarel'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici".61NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAIn questo quadro normativo, la Regione Lazio, con Legge regionalen.14/99, all’art.114, ha attribuito alle Province la competenza per lavalutazione dei progetti <strong>di</strong> risanamento per l’inquinamentoelettromagnetico nonché la vigilanza sull’osservanza dei limiti e deiparametri previsti dalla normativa vigente e sull’esecuzione delleazioni <strong>di</strong> risanamento relative ad alcune tipologie <strong>di</strong> impianti (ra<strong>di</strong>ocomunicazione, ponti ra<strong>di</strong>o, elettrodotti fino a 150KV).inquinamento luminosoLegge regionale 23/2000inquinamento acusticoD.Lgs 22/1997;L.R. 18/2001;gestione dei rifiutiD.Lgs. 22/1997;L.R. 22/1998;Piano Regionale dei Rifiuti (approvato conD.C.R. 112/2002)Schema P.T.R.G., Sistema Ambientale,punto 1.4. (Prevenire le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong>inquinamento _ 1.4.1. – 1.4.2. – 1 4.3.)Inquinamento elettromagneticoc. <strong>di</strong>rettive, azioni <strong>di</strong> PianoLa <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong>, sta re<strong>di</strong>gendo il Piano provincialesull’inquinamento elettromagnetico, nell’ambito della gestionedell’inquinamento elettromagnetico nel suo territorio. Una voltaredatto il suddetto piano costituirà parte integrante del seguentePTPG.Gli obiettivi delle attività svolte sono focalizzati sulla necessità <strong>di</strong>valutare il rischio <strong>di</strong> esposizione a campi elettromagnetici, valutareeventuali emergenze e priorità per la protezione della salute dellapopolazione e per la <strong>di</strong>fesa del territorio, dotare le istituzioni e glienti locali delle necessarie competenze, tecniche e normative,attraverso le quali sia possibile esercitare al meglio una efficaceattività <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> protezione della salute dei citta<strong>di</strong>ni e <strong>di</strong><strong>di</strong>fesa delle risorse territoriali ed ambientali eventualmenteminacciate dal rischio <strong>di</strong> esposizione a tale inquinamento.Le finalità del re<strong>di</strong>gendo piano sono:a) definizione degli aspetti amministrativi, delle competenze, deglioneri dei comuni ed in<strong>di</strong>cazioni per la redazione dei regolamenticomunali da re<strong>di</strong>gere ai sensi della recente normativab) sistema <strong>di</strong> gestione dell’iter autorizzativo e pianificazione dellenuove installazioni connesso con la normativa in materia <strong>di</strong>e<strong>di</strong>lizia ed urbanisticac) analisi ed in<strong>di</strong>cazioni sugli aspetti sanitari e sulle necessità <strong>di</strong>prevenzione e protezione correllate allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>caratterizzazione ed all’analisi del rischiod) piani <strong>di</strong> monitoraggio al fine <strong>di</strong> procedere alla caratterizzazionedettagliata dei livelli <strong>di</strong> Rischio e delle eventuali situazioni62NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAespositive per poter mettere in atto eventuali misure <strong>di</strong>prevenzione e protezionee) in<strong>di</strong>rizzi per l’informazione al pubblico.Gestione dei rifiutiIn materia <strong>di</strong> gestione dei rifiuti il Piano recepisce le in<strong>di</strong>cazioni eprescrizioni riportate nel Piano provinciale per la gestione dei rifiuti enel Piano <strong>di</strong> gestione dei rifiuti della Regione Lazio, adottato conDeliberazione del Consiglio regionale 10.07.2002, n. 112.In tema <strong>di</strong> gestione dei R.S.U. (rifiuti soli<strong>di</strong> urbani), il Pianoriconosce che strumenti essenziali per l’ulteriore sviluppo dellaraccolta <strong>di</strong>fferenziata sono:rilevanza ambientale, quale l’utilizzazione agronomica dei fanghi <strong>di</strong>depurazione, la produzione e l’utilizzazione del compost <strong>di</strong> qualità ela realizzazione <strong>di</strong> recuperi ambientali me<strong>di</strong>ante rifiuti.Al fine <strong>di</strong> favorire comportamenti virtuosi da parte delle imprese e<strong>di</strong> stimolare il ricorso a sistemi <strong>di</strong> recupero e riutilizzo dei rifiuti, ilPiano auspica l’adozione, <strong>di</strong> concerto con i soggetti interessati, <strong>di</strong>adeguati accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> programma, necessari per fornire alle impresechiare <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> comportamento, in<strong>di</strong>viduando le possibilisemplificazioni procedurali compatibili con il sistema legislativo <strong>di</strong>riferimento._ un’incisiva azione <strong>di</strong> educazione ambientale, soprattutto a livelloscolastico e delle giovani generazioni;_la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> adeguate infrastrutture, coerentemente conla previsione del Piano regionale, la cui realizzazione deve essereincentivata me<strong>di</strong>ante misure <strong>di</strong> finanziamento regionale, nazionale ecomunitario a sostegno dei Comuni;_la formulazione <strong>di</strong> una tariffa per lo smaltimento degli R.S.U. chepremi adeguatamente i comportamenti virtuosi delle comunità locali.Ad integrazione degli strumenti <strong>di</strong> pianificazione sopra elencati, ilpresente Piano intende porre particolare attenzione alleproblematiche <strong>di</strong> controllo delle attività <strong>di</strong> gestione rifiuti me<strong>di</strong>anteprocedura semplificata ai sensi degli artt. 31 e 33 del d.lgs. 22/97,auspicando in particolare sistemi <strong>di</strong> semplificazione proceduraleidonei a favorire l’adesione delle imprese esercenti a regimiautorizzativi <strong>di</strong> maggiore garanzia ambientale, quali quelli previstidagli artt. 27 e 28 del d.lgs. 22/97.Il Piano auspica inoltre il coor<strong>di</strong>namento degli enti <strong>di</strong> controllooperanti sul territorio in materia <strong>di</strong> gestione dei rifiuti,particolarmente nelle operazioni <strong>di</strong> controllo delle attività a maggiore63NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAArt. 1.6 Prevenire la pericolosità sismicaL. 64/1974OPCM 3274 del 20/3/2003DGR 766 del /10/2003a. contenutiL’esigenza <strong>di</strong> incrementare la sicurezza antisismica su tuttoil territorio nazionale è stata drammaticamente evidenziata dallatrage<strong>di</strong>a del crollo della scuola elementare <strong>di</strong> San Giuliano <strong>di</strong> Pugliaa causa del terremoto che ha interessato il Molise il 31 Ottobre2002.I criteri antisismici per le costruzioni che sono fissati dallaLegge 64/74, devono essere obbligatoriamente adottati nelle zoneclassificate sismiche. La trage<strong>di</strong>a accaduta ha evidenziato che laclassificazione del rischio sismico vigente fino a quel momento erainadeguata alla reale sensibilità del territorio ai terremoti.Con l’Or<strong>di</strong>nanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003 sono state fornite in<strong>di</strong>cazioni per la nuovaclassificazione sismica e per le verifiche da effettuare a cura deiproprietari sia su e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> interesse strategico sia su opereinfrastrutturali.La Direzione Regionale Ambiente e Protezione Civile altermine <strong>di</strong> un lavoro iniziato nel 2002 ha approvato la nuova dellaclassificazione sismica del territorio regionale con Delibera <strong>di</strong> GiuntaRegionale n. 766 del 1 agosto 2003.L’intensità dei danni subiti a causa <strong>di</strong> un terremoto<strong>di</strong>pendono da molti fattori tra i quali la forza del terremoto, il pattern<strong>di</strong> propagazione dell’energia sismica, l’assetto geologico e lavulnerabilità del patrimonio e<strong>di</strong>lizio.b. riferimenti normativic. <strong>di</strong>rettive e azioni <strong>di</strong> PianoPur essendo la pericolosità sismica un fenomeno puramentenaturale per il quale non esistono strumenti <strong>di</strong> controllo emitigazione, il PTPG <strong>di</strong>vulga i contenuti della recente OPCM3274/03 la quale ha introdotto alcune importanti innovazioni:• nei “Criteri” proposti è prevista una classificazione a 4 zonesismiche, con pericolosità decrescente dalla zona 1 alla 4;• la facoltà <strong>di</strong> considerare o meno la 4^ zona come soggettaa normativa sismica;• molti comuni precedentemente non classificati sismici sonostati inseriti nella 3^ zona sismica.Si riporta appresso l’elenco dei comuni della provincia <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> ela loro relativa “riclassificazione sismica”categoria Zonizzazione Zonizzazionesismica ai Sismica ai sensi Sismica vigentesensi del dell'Or<strong>di</strong>nanza (riclassificazioneDM 1984 P.C.M. 3274/03 Regionale ai sensidella DGR 766/03)Acquapendente 2 2 2Arlena 4 3 3Bagnoregio 4 3 2Barbarano R. 4 3 3Bassano R. 4 3 3Bassano in T. 4 3 3Blera 4 3 364NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICABolsena 4 3 3Bomarzo 4 3 3Calcata 4 3 3Canepina 4 3 3Canino 4 3 3Capo<strong>di</strong>monte 4 3 2Capranica 4 3 3Caprarola 4 3 3Carbognano 4 3 3Castel Sant'Elia 4 3 3Castiglione in T. 4 3 3Celleno 4 3 2Cellere 4 3 2Civita Castellana 4 3 3Civitella D'Agliano 4 3 3Corchiano 4 3 3Fabrica <strong>di</strong> R. 4 3 3Faleria 4 3 3Farnese 4 3 3Gallese 4 3 3Gradoli 4 3 2Graffignano 4 3 3Grotte <strong>di</strong> C. 4 3 2Ischia <strong>di</strong> C. 4 3 3Latera 4 3 2Lubriano 4 3 3Marta 4 3 3Montalto <strong>di</strong> C. 4 4 4Montefiascone 4 3 3Monte Romano 4 3 3Monterosi 4 3 3Nepi 4 3 3Onano 2 2 2Oriolo R. 4 3 3Orte 4 3 3Piansano 4 3 3Proceno 2 2 2Ronciglione 4 3 3Villa S. Giovanni in T. 4 3 3San Lorenzo Nuovo 2 2 2Soriano 4 3 3Sutri 4 3 3Tarquinia 4 3 3Tessennano 4 3 3Tuscania 4 3 3Valentano 4 3 3Vallerano 4 3 3Vasanello 4 3 3Vejano 4 3 3Vetralla 4 3 3Vignanello 4 3 3<strong>Viterbo</strong> 4 3 3Vitorchiano 4 3 3La D.G.R. 766/03 oltre ad approvare la nuova classificazionesismica comunale, invidua l’elenco degli e<strong>di</strong>fici e delle opere dasottoporre a verifiche da parte dei proprietari ai sensi dell’art. 2dell’Or<strong>di</strong>nanza del P.C.M. n. 3274/03 che dovranno essereeseguite in via prioritaria nei comune delle zone sismiche 1 e 2.65NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAELENCO PRELIMINARE DEGLI EDIFICI E DELLE OPERE DASOTTOPPORRE A VERIFICA (art.2 c. 3 O.P.C.M. 3274/03)EDIFICI DI INTERESSE STRATEGICO EOPERE INFRASTRUTTURALI CON FINZIONI DIPROTEZIONE CIVILE IN CASO DI SISMA:Ospedali, case <strong>di</strong> cura, presi<strong>di</strong> sanitarie ambulatori, se<strong>di</strong> <strong>di</strong> A.S.L.Se<strong>di</strong> <strong>di</strong> Prefetture, Regione, Provincie,Municipi, Comunità Montane, UfficiTecnici dello Stato.Caserme delle Forze Armate,Carabinieri, Pubblica Sicurezza, Vigilidel Fuoco, Guar<strong>di</strong>a della Finanza eCorpo ForestaleCentrali elettriche, centrali operative,impianti per le telecomunicazioniEDIFICI E OPERE INFRASTRUTTURALIRILEVANTI IN RELAZIONE ALLECONSEGUENZE IN CASO DI COLLASSOSTRUTTURALEAsili nido, scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne egrado, palestre università,conservatori, provve<strong>di</strong>torati.Se<strong>di</strong> comunali decentrate, poste etelegrafi, musei, biblioteche, carceri euffici giu<strong>di</strong>ziari, chiese, teatri,cinema, au<strong>di</strong>torium, e<strong>di</strong>fici per lemostre, sta<strong>di</strong>, e impianti sportivi,centri commerciali, mercati, banche,e<strong>di</strong>fici con cubatura > a 5000 m 3 perogni scala.Fabbriche, e<strong>di</strong>fici con lavorazione <strong>di</strong>sostanze pericolose o tossiche.Stazioni ferroviarie, stazioni autobuse tranviarie, metropolitane, porti eaeroporti.I fattori che possono essere controllati sono la vulnerabilità ed ilvalore degli elementi a rischio me<strong>di</strong>ante interventi strutturali (es.adeguamento delle costruzioni alle <strong>norme</strong> antisismiche) o nonstrutturali (es. limitazioni <strong>di</strong> uso del territorio).La progettazione con criteri antisismici <strong>di</strong>venta obbligatoria neicomuni delle zone sismiche 1, 2 e 3. Nella 4^ zona sismica laprogettazione antisismica <strong>di</strong>viene obbligatoria solo per le opere einfrastrutture <strong>di</strong> cui è prevista la verifica.La delibera stabilisce inoltre che fino al 9 novembre 2004 resterà invigore anche la classificazione sismica precedentemente approvatacon D.G.R. 2649/99 e da facoltà ai proprietari o alle amministrazioni<strong>di</strong> applicare la classificazione sismica in vigore precedentementealla Or<strong>di</strong>nanza del P.C.M. 3274/03 ad eccezione che per lecostruzioni in<strong>di</strong>cate nell’elenco delle opere soggette a verifica.Il più recente DPCM 21-10-03 oltre ad in<strong>di</strong>viduare gli e<strong>di</strong>fici e leinfrastrutture per le quali l’onere delle verifiche è statale, fornisce lein<strong>di</strong>cazioni per le verifiche tecniche da effettuarsi sugli e<strong>di</strong>fici e leopere strategiche come in<strong>di</strong>viduate dal Or<strong>di</strong>nanza 3274/2003. IlDPCM fissa 3 livelli <strong>di</strong> acquisizione dati e <strong>di</strong> verifica in funzione dellapriorità e delle caratteristiche degli e<strong>di</strong>fici e delle opere in esame. Inparticolare il livello 0 prevede unicamente l’acquisizione <strong>di</strong> datisommari su tutte le opere. I 2 livelli successivi si riferiscono acategorie <strong>di</strong> opere ad elevata priorità e si <strong>di</strong>fferenziano per dettaglio<strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> analisi richiesti.Il PTPG in<strong>di</strong>ca come utile per la valutazione del rischio sismicol’effettuazione <strong>di</strong> indagini tese a definire la microzonizzazionesismica : riconoscimento a scala locale <strong>di</strong> aree omogenee dal punto<strong>di</strong> vista della risposta sismica locale.La microzonazione deve sostanzialmente in<strong>di</strong>viduare la presenza <strong>di</strong>terreni <strong>di</strong>namicamente instabili (quelli cioè che in caso <strong>di</strong>sollecitazione sismica possono essere soggetti a deformazionipermanenti, quali frane, liquefazione, addensamento, etc.) e stimarele accelerazioni che si possono determinare sui terreni<strong>di</strong>namicamente stabili.La microzonazione si basa essenzialmente sui risultati <strong>di</strong> indaginigeologiche, geomorfologiche e geotecniche. Esistono infattiparticolari situazioni geologiche e geomorfologiche che determinanovariazioni nella risposta sismica locale (fenomeni <strong>di</strong> amplificazione eattenuazione delle onde sismiche, fenomeni <strong>di</strong> liquefazione) equin<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pericolosità indotta.Queste indagini geologico-tecniche <strong>di</strong> supporto alla pianificazioneurbanistica prendono in considerazione i reali problemi dell’area :66NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali


PROVINCIA DI VITERBOSERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICAAmplificazioneEsistono particolari con<strong>di</strong>zioni morfologiche e geologiche chepossono determinare un’amplificazione locale dell’intensitàsismica.Questa amplificazione è connessa a fenomeni <strong>di</strong>concentrazione delle onde sismiche in corrispondenza <strong>di</strong>brusche variazione della topografia (pen<strong>di</strong>, creste rocciosesottili, bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> terrazzo o zone <strong>di</strong> ciglio su balze strapiombanti).I fattori geolitolofici che favoriscono i fenomeni <strong>di</strong> amplificazionesi riconducono alle situazioni in cui materiali <strong>di</strong> scarsa rigi<strong>di</strong>tàmeccanica si trovano sovrapposti su un substrato con elevatarigi<strong>di</strong>tà (valli fluviali con depositi addensati e consistentipoggianti su roccia; depressioni poco profon<strong>di</strong> coperte damodesti spessori <strong>di</strong> materiali limosi o limosi-argillosi; accumulidetritici, depositi morenici, conoi<strong>di</strong>; accumuli rocciosi lapideimolto fratturati).Ce<strong>di</strong>mentiLa pericolosità connessa con ce<strong>di</strong>menti o ce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>fferenziali<strong>di</strong>pende essenzialmente da fattori litologici:- depositi <strong>di</strong> terreni granulari gradate e poco addensate (sabbiee ghiaie);- depositi <strong>di</strong> terreni con caratteristiche meccaniche scadenti(argille e limi poco consistenti, riporti poco addensati);- contatti tra litotipi con caratteristiche ficihe marcatamente<strong>di</strong>verse;- cavità sotterranee suscettibili <strong>di</strong> collasso.pressione interstiziale che possono dar luogo a fenomeni <strong>di</strong>liquefazione.In tali situazioni si ha la totale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> resistenza al taglio delmateriale che può quin<strong>di</strong> colare come un fluido anche supendenze molto modeste.FraneI fenomeni franosi che possono essere associati ad un eventosismico si riconducono alle seguenti tipologie:a) frane <strong>di</strong> neoformazione in roccia (scivolamenti, ribaltamentie crolli) o riattivazioni <strong>di</strong> fenomeni franosi quiescenti inroccia, innescate <strong>di</strong>rettamente in corrispondenza dell’eventosismico;b) frane <strong>di</strong> neoformazione connesse a fenomeni <strong>di</strong>liquefazione <strong>di</strong>namica, anch’essi innescati <strong>di</strong>rettamente incorrispondenza dell’evento sismico;c) riattivazione <strong>di</strong> frane preesistenti in terreni argillosi che ingenere si verificano <strong>di</strong>lazionate <strong>di</strong> alcune ore o giornirispetto all’evento sismico.LiquefazioneIl fenomeno assume una particolare pericolosità in presenza <strong>di</strong>materiali granulari poco addensati saturi.Il terremoto può infatti determinare una densificazione delmateriale e, <strong>di</strong> conseguenza, generare elevati valori <strong>di</strong>67NORME DI ATTUAZIONE_ Parte Generale e Disposizioni Strutturali

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