Marzo2009Volume 7 · Numero 1Sia lode a Dio, Padre del Signore NostroGesù Cristo! Nella Sua grande misericordiaci ha fatto rinascere nella speranza vivaattraverso la resurrezione dai morti diGesù Cristo. (Ebrei 11:1)Gesù è morto a causa del suo amore abbondanteper tutti noi ed è risorto per rafforzare lanostra fede e perché noi possiamo davverocredere che Lui è sempre con noi, dandocicosì la speranza che c’è vita dopo la morte.Ma qual è il vero significato della SPERANZA,specialmente nei periodi di instabilitàdellenostre vite? La speranzaè lafede. Senza speranzanonlac’è fede. La fede senzasperanza non è niente.E c’è davvero speranzaquando vediamo una scintilladi luce in mezzo alle tenebre. Lasperanza èpresente quando, dopo aver persoqualcosa oqualcuno di prezioso, continuiamo a credereche verrà qualcosa o qualcuno di meglio. La fiducia in Dio ci porta a sperare nell’arcobaleno, quando attraversiamo unperiodo di tempeste. In altre parole, la Speranza ci aiuta a credere che “Quando si chiude una porta, si apre un portone”(come dice Alexander Graham Bell) e che tutto accade per una buona ragione. Sì, la speranza è viva quandocrediamo che c’è vita dopo la morte!Potrebbe capitarci a volte di sentirci scoraggiati. Ma sta a noi gestire la situazione. Anch’io in alcuni momenti della miavita ho provato un senso di desolazione, ma non le do un posto nel mio cuore. Non la cullo né la alimento, neanche neimiei pensieri.Possiamo essere tormentati da tanti problemi nel corso della nostra vita. Ma potremmo considerarli delle occasioni percrescere nella fede, che è il modo migliore di credere come persone. Non dobbiamo vedere solo il lato negativo dellavita, perché la vita è come un albero che attraversa tutte e quattro le stagioni.La primavera, quando tutto è fresco e nuovo, pieno di magnifici boccioli.L’estate, con fiori variopinti e frutti dolci, anche se a volte è arida.L’autunno spoglio e senza vita, quando le foglie cadono a terra.Il tetro inverno quando tutto ci sembra vuoto.Non lottiamo con la vita, seguiamola dove ci conduce. “Dato che la vita è un viaggio, godiamoci la corsa.”Le diverse esperienze che facciamo in ogni stagione della nostra vita ci insegnano tutte qualcosa. Perciò non possiamogiudicare la vita da una sola stagione. Queste esperienze ci aiutano a rafforzarci e a restare saldi anche nellepeggiori tempeste della nostra vita.A volte non riusciamo a capire perché succedono certe cose. Non dobbiamo capire tutto; dobbiamo solo avere fede inDio. “Se ci ha portato fin qui, di sicuro ci aiuterà a superare questo momento.”La speranza è il dono perfetto per tutti noi, specialmente per coloro che soffrono e attraversano periodi difficili. Continuarea sperare non è mai vano, neanche nelle circostanze più disperate e nella tempesta più violenta. Teniamo amente che il raggio della speranza brilla attraverso le nuvole di ogni temporale.Non scoraggiamoci, perché con Dio c’è sempre speranza. Continuiamo a credere in Lui e a sperare anche quandonon c’è ragione di farlo. Perciò, di fronte alle sfide, fissiamo sempre lo sguardo su Dio, la Primavera della Speranza!Possa il tuo amore essere sempre con noi, Signore, perché in Te riponiamo la nostra fiducia. (Sal 33:22)14Digna P. Esguerra, <strong>VOICA</strong>, RomaLa fiducia in Dio ci porta a sperare nell’arcobaleno,quando attraversiamo un periodo di tempeste.
Marzo 2009Volume 7 · Numero 1Non avrei mai immaginato di poter partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, considerando poi che mitrovavo a El Obeid (Sudan) come volontaria Voica. Mai mi sarei aspettata di poter mostrare al mondo intero ivolti, i sorrisi e la fede delle persone meravigliose con cui, da tempo ormai, condividevo giornate sabbiose, infuocatedal sole rovente, in una terra ostile, sopratutto ai cristiani.Non sono in grado di esprimere a pieno cosa ha significato per me questa esperienza; posso solo chiedervi diimmaginare!Sono coi miei fratelli sudanesi africani, coloro i quali sono disprezzati, vittime dei loro stessi connazionali che siritengono però arabi, assolutamente non africani e servi di Allah. Sono una pulce bianca, attorniata da circa 40giovani, ragazze e ragazzi altissimi e nerissimi. Nonostante questo mi sento una di loro perché mi fanno sentireuna di loro e, forse, dopo 18 mesi di convivenza coi sudanesi, un po’ lo sono davvero! Mi coccolano, mi incitano,mi insegnano le canzoni che cantiamo insieme nei cortei o nei bus. In due soli giorni, don Santino (il leader)mi fa capogruppo e, con la bandierina dai colori di una libertà mai vista, me li porto in giro, tra Opera House eHarbour Bridge, da una celebrazione eucaristica di fronte all’oceano, ad una via Crucis per le vie del centro.L’entusiasmo è tale da farmi sentire come alla prima gita della mia vita. E’ quasi soprannaturale l’aria che respiriamo,il profumo è di quelli che ti ricordano l’infanzia. Potete ricordare voi, il vostro primo gelato? La prima voltache avete visto il mare? La prima volta al ristorante? Come vi siete sentiti?Io ho potuto riassaporare e rivalutaretutto questo grazie a loro,ai ragazzi del conteso Sud Sudan,dove non esistono scalemobili e nemmeno monopattini,ma dove l’essere cristiano contasopra ogni cosa, dove la fedeviene difesa coi denti e pagatacol sangue, ma mai accantonata.Per chi non ci è mai stato, inquesta terra così contraddittoria,risulterà difficile capire. Pensatesolo che metà di essa (Nord) èmussulmana ed abitata in prevalenzada arabi, mentre il Sud èanimista e cristiano; il governocentrale di Khartoum impone alpopolo la legge islamica chevorrebbe estendere su tutta laregione. Risultato: al nord nonFederica con i giovani del Sudan alla GMG 2008 a Sidneyc’è libertà di professare apertamente il nostro credo e al Sud si è fatta la guerra per 20 anni, finita solo nel 2005.Ora però, siamo qui, in Australia, liberi!, per le strade possiamo cantare “Jesus loves me” , inneggiare a Bakhitae a Comboni senza paura, e si intravede quasi un raggio di speranza toccare la “nostra” bandiera, cosi difficilmenteidentificabile dalla moltitudine di pellegrini presenti. Mai prima d’ ora ho sentito il dono della fede esseretanto prezioso.Il tema del pellegrinaggio è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.Quest’ ultima parola rimbomba nella mia testa. Nel mio cuore si accende il desiderio di esserlo concretamente,ora, qui, come pure a El Obeid dove tornero’ tra pochi giorni o in Italia, tra 5 mesi.Testimoniare l’amore del Padre,che è padre di tutti, bianchi e neri, che si è fatto uomo passando attraverso lacarne di una donna e che tutt’ ora ci invita a “farlo passare”, ad essere i suoi “fili conduttori”.Possiamo essere tutti suoi testimoni. Allora, “facciamoLo girare” ragazzi, così da mantenerlo ancora vivo inmezzo a noi. Siamo in tempo di Quaresima, incrementiamo quei gesti di carità e solidarietà che spesso rimangono“intrappolati” tra un impegno lavorativo e una festa di compleanno.La Pasqua sarà una gran festa allora, proprio come la si celebrerà in Sudan, anche se solo nel cuore dei nostrifratelli neri.Federica Maifredi