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1 - VOICA ONLUS

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Marzo 2009Volume 7 · Numero 7Marzo 2009Notiziario del Volontariato InternazionaleVolume 7 · NumeroCanossiano1In questo numero...23456789101213141516Sono Tutti MieiLa Passione OggiOffri la Tua ManoAlla Carica !!!Benvenuti in “Dar” <strong>VOICA</strong>Un Viaggio Verso ilRegno di DioDalla Terra del SudanIl Simbolo del SudanSanta Bakhita,Esempio di SperanzaRitornando a Casa.. Ma...Una Lezione Imparata inCongoEccomi, Sono ProntoUna Biblioteca ad AruUna Sorgente di SperanzaNoi, I TestimoniFormazione e Notizie.<strong>VOICA</strong>Via Aurelia Antica, 18000165 ROME - ITALYTel. +39 06 39375103Fax +39 06 6385885www.voica.org/envoica@fdcc.orgIniziare l’anno con un viaggio è stata una magnifica esperienza, vagaretra le nuvole, sopra montagne e oceani, sentire che la vita è più grandedelle nostre minuscole giornate passate al computer o correndo per lacittà… che bello sentire la vita!Poi sono atterrata in Togo, una terra dai colori magnifici che dannotanta energia al cuore!La vita, la vita mi batteva dentro il suo ritmo serrato come i tamburi chela sera si sentono risuonare dopo il tramonto.La Vita è tutto!Il viaggio è proseguito seguendo i sentieri delle vicende di persone,grandi e bambini, ragazzi soli che non sanno cosa fare, a chi appoggiarsi,persone grandi, ammalate che una patologia grave lascia senzapossibilità di cura. Ho fatto tante corse all’ospedale, portando casiurgenti, caricati sulla automobile dei volontari. Per farli stare possibilmentecomodi… un piede sbucava dal sedile posteriore e mi arrivagiusto, giusto sotto il naso, un altro doveva stendere la gamba ormaiingangrenita che portavamo ad amputare, e poi i bambini ormai senzafiato, azzittiti dal lungo soffrire, dalla mancanza di alimenti…Bisogna fare qualcosa, bisogna aiutare la Vita!Abbiamo girato per le campagne,la bruche togolese, in cerca di uncampo grande abbastanza per produrre cereali in quantità. Abbiamoscritto un progetto: Agricoltura per la Vita.Vi invito a leggere le pagine che seguono con rispetto e silenzio dellamente. Vi invito a pensare a cosa poter fare per aiutare. Vi invito asalire le montagne della bellezza e a sprofondarvi nel significato delvivere e poi cogliere il dono della sofferenza innocente. Vi invito adintraprendere il cammino della solidarietà con chi ha bisogno di studiare,di guarire, di mangiare il necessario perché la Vita risplenda!


Marzo2009Volume 7 · Numero 1E’ l’inizio del mese, li vedi sbucare da dietro i cespugli della strada e dagli angoli del cancellone della missione, sono iragazzi grandi, ormai orfani da anni, che vengono a prendere la mancia mensile per il loro vitto, cinquanta centesimi algiorno per vivere studiando finchè la preparazione sarà finita e si cercheranno un lavoro. Sono i ragazzi che diventanoadulti in fretta, ma che lasciati a loro stessi forse sarebbero costretti a delinquere per sopravvivere. Non sono più bambinipiccoli per cui tanti di noi provano un senso di infinta pietà, sono grandi, ma abbandonati dalle situazioni della vita. Sitratta di aiutarli nella fase più delicata del loro sviluppo umano e culturale perché poi costituiscano una nuova fascia dipopolazione, sopravvissuta all’Aids, capace di costruire il futuro di tutto il villaggio, del loro paese. La Provvidenza perloro è nella mano che passa a pagare le tasse scolastiche, che procura loro i libri di base e che allunga la mancia delmangiare… qualcuno ha detto, mentre arrivano, “eccoli, sono tutti miei”. Questo cuore grande fa loro da madre.PATER VOLUNTAS…È il nome della scuola del villaggio, una struttura abbastanza bella da queste parti; da una parte ci sono i bambini delleelementari, dall’altra le aule per le medie. Nel complesso lavora uno staff di 22 persone: 20 professori, un direttore e unbidello. In totale, gli alunni sono circa 450, di questi, 92 sono sponsorizzati per le rette scolastiche che vengono datedirettamente al direttore in due trance annue. Oggi sono passata da loro per fare una foto, per avvicinarmi un pochinoalla loro vita, per scambiare un sorriso, per dire che il mondo lontano, quello grande, non si è dimenticato di loro e che illoro diritto all’educazione è garantito da chi non conoscono, ma comunque qualcuno che crede in loro, nella loro dignità,nel loro avvenire. Il futuro è nelle pieghe di un’educazione completa, realizzata. Il vero sviluppo di un popolo è nell’indicedi scolarità della fascia più giovane della popolazione. Ecco perché qualcuno si impegna a custodire il diritto all’istruzionedei piccoli.2


Marzo 2009Volume 7 · Numero 114 GENNAIO 2009, ore 19:15, Ospedale Tokoin Lomè, TOGOYayra, una piccola di otto anni, pesa forse 8 Kg. I suoi genitori sono morti a causa dell’Aids, la maladie. Lei è natasieropositiva, viene da un villaggio poco distante dalla capitale, ma sempre dentro la brusse, la campagna africana,lì non si parla francese...L’abbiamo incontrata all’ospedale ieri sera, la nonna è lì che l’ accompagna da più di tre mesi, Yayra è l’unica ereditàdei suoi figli ed ora anch’ essa si sta spegnendo. Le braccine sono piccole piccole, le manine lunghe, taglia ottoanni, le treccine sul capo parlano della cura e dell’amore ormai nostalgico della nonna. Yayra ha un sondino nelnaso per far correre giù un pochino di latte arricchito di vitamine, ha un ago nella vena della manina debole cheperò parla perchè si allunga verso lei, la bianca che l’aiuta... Yayra tende la mano per stringere quella di Maristellae seppur non parli, dice volumi di parole, un testo altissimo di sofferenza innocente, un grido silenzioso del sì allavita attraverso il riconoscimento dellafraternità vera. Questa piccola è undono che ridimensiona lo sguardo sulmondo, che azzittisce con tenerezza lechiacchiere del sapere, del possedere,del potere... eccola, Yayra, stremataeppur amante, colei a cui appartiene didiritto il Paradiso. “Yayra, angelo esile,emaciato dalla povertà e dalla malattia,neppur hai bisogno di perdonare ilmondo, soltanto vivi in pienezza il tuonome, benedizione*.”Mari, stacercandodi alleviarele sofferenzedellapiccolaUna mamma corre, corre con il suofardello in braccio, ha visto qualcunoche potrà aiutarla anche se cosìdiversa dalla gente solita del villaggio.La mamma apre l’involucro distracci coloratissimi e mostra la piagadolorante della sua piccolina natacon una malformazione grave, la spina bifida.... lei neppur sa cosa voglia dire, conosce solo il continuo pianto dellasua figlioletta, le offre il seno per per farle succhiare qualche goccia di amore così da alleviarle la sofferenza... latiene così, 24 ore al giorno attaccata al suo corpo... cos’altro potrebbe fare? Maristella guarda, l’accarezza, sta insilenzio, quasi piange, ma poi scorge sulla passerella dell’ospedale un medico specialista, lo ferma, lui si intrattiene,è la donna bianca che lo chiama. Questa bimba non ha molte chance, ma però bisognerebbe operarla subito,anzi ètardi! Ma il chirurgo della neurologia non ha gli strumenti per operare, è pronto, ma... la bimba continua a piangere,la mamma le dona il seno, le fanno la medicazione sulla protuberanza che si è logorata e poi????Forse la risposta è da un’altra parte, forse tocca a noi allungare l’occhio e toglierci la cecità del nostro contenutobenessere...29 GENNAIOLa giornata è iniziata bene, c’era festa in cappella per due fratelli inviati in missione in altre parti d’Africa. La preghieraal dispensario parlava della luce che si vede sul candelabro della carità… poi arriva Veronica, inaspettatamente.Doveva essere al corso per il programma nutrizionale, porta una notizia triste…Yayra è morta…è in macchina con lanonna che la tiene stretta nel pagne, sulla schiena, come si portano i bambini qui in Togo. Yayra sembra che dorma,


Marzo2009Volume 7 · Numero 1con la testina reclinata sul dorso della donna non ancora anziana, le treccine belle ben composte, una pace soffusa,solo disturbata dalle lacrime intense della sua nonna che irrorano il dolore, che piangono l’amore spezzato…il piedino,taglia otto anni, esce dal pagne, è bianco, cambia colore, ma è sempre al suo posto, attorno alla vita della donna che loporta, lo porta a sepoltura dopo tanto soffrire. Yayra ha lottato per vivere, mi ha donato solo qualche minuto di vita perdirmi, con grande grazia, l’ingiustizia del mondo. Veronica piange mentre guida, anche lei ha lottato per trattenere lapiccola in vita, ora sembra che ogni sforzo sia stato inutile (?) ma forse è stato temprato il suo cuore, diventerà cavaliereinfaticabile per i piccoli scarni e affamati, diventerà grembo di cura e di preoccupazione costante per loro che soffrono.“Yayra, sei morta piccola, ma sei passata da noi come un giganteche ha aperto i nostri occhi.”(Veronica ha da poco fattopartire il Programma Nutrizionaleper i bambini denutritidei villaggi circostanti il nostroCentro Medico SocialeS.Bakhita in Togo).La parola Yayra, inEwe,lingua locale,significabenedizione.Sr. PatriziaLivragaCoordinatriceInternazionale,<strong>VOICA</strong>*Aiutaci a portare avanti il programma nutrizionale per bambini, che Veronica e gli altri volontari hanno iniziato nellnostro Centro Medico Sociale S.Bakhita in Togo, offrendo il tuo contributo in denaro o donando latte in polvere epappe per bambini.Aiutaci a sostenere gli alunni e gli studenti che non hanno mezzi per andare a scuola...Avrai dato una mano a rimediare a delle situazioni penose che chiedono solidarietà e non possono aspettare.Per mandare un aiuto in denaro:BONIFICO A <strong>VOICA</strong> Onlus IBAN IT88 R030690503200002 3125633Oppure C/C Postale 85686830Causale: Progetti TogoSe invece vuoi donare latte in polvere o altromateriale, chiama: 06 39375103 / 339 11605294


Marzo 2009Volume 7 · Numero 1E’ sabato 7 marzo e l’ appuntamento è di quelli da non perdere!Finalmente si carica il container che salperà martedì 17 marzo per il porto di Lomè, la capitaledel Togo, fino a raggiungere la nostra Comunità Yayra.Alle ore 8.00 il cortile della cascina Decio a Orzinuovi (BS) accoglie i volontari.Il camion è già lì, ma solo all’ arrivo del carro attrezzi ci si inizia a “divertire”!Sì, l’ ambulanza donataci dalla Croce Rossa Italiana di Pergine, Trento, grazie alla perseveranzadella sig.ra Michela Geronazzo(mamma di Sole, volontaria in Togo da ormai 6 mesi) èstata la prima a trovare posto, dopo essere stata riempita all’ inverosimile di generi alimentari(soprattutto dolci!) e materiale medico. Catene di braccia umane si formano tra un furgone edun punto di scarico e smistamento sotto il portico, per poi ripartire in direzione del camion.Dall’ interno del container arrivano le direttive: scatole pesanti ed ingombranti piuttosto chescatolette di latta, o indumenti, o palloni per riempire gli spazi vuoti. I pacchi di cibo in scatola,omogeneizzati, latte in polvere, medicinali e detersivi si muovono veloci, grazie anche al fattoche le persone che li fanno girare sono aumentate! Siamo tutti qui, da Roma e Orzinuovi,Magenta e Vimercate, poi ancora da Pontevecchio, Pontevico, Robecco, Desio, Bussolengo,Rovato e Castrezzato, Treviso… Ci vogliamo proprio tutti quando si tratta di caricare le cosepesanti: macchine per la dialisi, tavoli e microscopi operatori, cappa a flussi lamellari, lettini davisita, motorini, armadi, computers, ecc.. TUTTI DEL <strong>VOICA</strong>"E' stata una gioia poter partecipare e coinvolgere amici e colleghi inquesta raccolta." Stefania"7 marzo...un occasione per fare del bene facendo del bene sopratutto a sestessi!....Certo lavoro,ma condivisione,gioia e tanta, tanta serenità!GRAZIE"Azzurra“... facciamo un passo indietro:intorno a metà febbraio a tutti i volontari èarrivata la mail in cui si spiegava in modo chiaro e semplice che era necessarioraccogliere del materiale (medico, agricolo, scolastico) per uncontainer che sarebbe partito per il Togo. E’ iniziata subito una corsacontro il tempo a chi raccoglieva più materiale possibile; è stato stupendocoinvolgere amici, parenti, conoscenti, parrocchiani. Il Signore ha detto“chiedi e ti sarà dato” e così è stato, che grande miracolo! Nella grandecascina, messa a disposizione, oltre al container c’eranotantissime cose utilissime e ogni persona che arrivava portavaun bel carico, chi in macchina, chi con un pulmino, chi a piedi!Eravamo davvero una bella squadra, con la voglia di lavorare,di divertirci e conoscerci meglio; questo ci ha permesso di farepiccole fatiche condivise senza neanche rendersene conto. Ametà giornata i padroni di casa ci hanno offerto un pranzo dafavola che ci ha ridato tutte le energie per continuare.Il tempo passava ma il materiale da caricare nondiminuiva mai e il difficile era incastrare il tutto peroccupare bene ogni spazio. A fine giornata ilcontainer era pronto per la spedizione con il suobel carico...Una bella giornata da ricordare. “Quello che noifacciamo è solo una goccia nell'oceanoma se non lo facessimo l'oceano avrebbe unagoccia in meno”. Grazie a tutti! Laura


Marzo2009Volume 7 · Numero 1Dar* دارCari ragazzi che seguite appassionatamente progetti, missioni e quanto ad esse correlato, è ora che qualcuno vi mettaal corrente di quanto succede nella casina <strong>VOICA</strong> a Roma, la vostra casa, quella dei volontari!Come saprete, la nostra Silvia si è trasferita…sì, è così! Nessun “ci ha lasciato” o “se n’è andata”, semplicemente haseguito la sua strada e il suo cuore che l’hanno riportata al suo bel paesello, in provincia di Brescia.“Complimenti Zampa per il coraggio dimostrato nelle scelte e grazie per averci accompagnato durante questi 2 anni!”In ufficio con sr. Pat, la mamma di chiunque decida di far parte della famiglia, ora c’è Federica (o capitan fede, per gliamici stretti!)! Tornata dai due anni spesi, in Egitto il primo e in Sudan il secondo, non se l’è sentita di “tagliare il cordoneombelicale” col mondo missionario; ha deciso di rimanere qui a Roma, di dare una mano al Voica e a voi tutti che sietesempre più affamati di testimonianze, spunti di riflessione, risposte alle esigenze dell’ anima..Ma, andiamo avanti con la carrellata ora e vediamo chi c’è nella saletta adiacente: è Diggy !La ragazza più pazza delle Filippine!!! La sua allegria e il suo sorriso sono contagiosi e mettono a proprio agio anche ivolontari più timidi e riservati. Collabora alla redazione del giornalino e alla formazione di quanti si preparano a salpareper la missione. Parla inglese, francese e italiano (pure il dialetto bresciano!) e impartisce anche lezioni di lingua. Nonsolo, si diletta spesso in cucina preparando pietanzeintercontinentali molto appetitose!A tenerci compagnia ci sono Michela e Dario, quasipronti a partire per il Brasile (Praia Grande) dove servirannoper due anni lei, per sei mesi lui . Anche loro nonse la cavano affatto male ai fornelli… ci mancheranno!!!Michele invece, tornato lo scorso dicembre, dopo il bienniobrasilero (Praia) ha deciso di riprovarci! Partirà infatti a breveper il Togo. Sta quindi passando il portoghese ai due nuovipionieri dell’ America Latina e studiando il francese con Adolfo,l’ultimo arrivato nella tribù Voica che si dedicherà per un mesettocirca alla missione congolese.Ma c’è anche chi passa semplicemente per salutarci, spinto forse da un pizzico di nostalgia!Il primo week end di Febbraio, infatti, ci hanno raggiunto due “vecchi” amici, tornati entrambi dal Congo a dicembre dovehanno trascorso un anno.“Cari Fausto e Patricia, grazie mille della vostra visita, delle vostre testimonianze, del cuore grande che avete dimostratoattraverso la semplicità delle vostre azioni e parole.”Il venerdì sera, solitamente, andiamo a dare una mano alla Caritas dove circa 500 persone trovano un pasto completo,un ambiente accogliente e caldo e uno “staff” giovane e allegro che, oltre al servizio ai tavoli, si presta all’ascolto delleloro storie di vita.Questo è quanto succede da queste parti, cari ragazzi e tra una lezione e un'altra, un articolo e una traduzione, si trovaanche il tempo per 6 altri “lavoretti” quali, per esempio, lo smistamento di medicinali che andremo a caricare nel containerin partenza per il Togo il 7/03.Per ora è tutto, ma prometto di ritornare e di tenervi aggiornati circa i prossimi sviluppi!Augurandoci di vedere qualche volto nuovo, vi aspettiamo…. Prossimo incontro per il volontariato estivo il 22 marzo.Pensateci! Noi ci saremo!!! A presto!Il Team <strong>VOICA</strong>P.S. “Dar” significa casa in arabo!


Marzo 2009Volume 7 · Numero 1Fin dai giorni della mia infanzia, la canzone che continuo a ripetermi è sempre stata..Qualsiasi cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatta a me. (Mt 25:40)Avevo fame, mi avete dato da mangiare. Avevo sete, mi avete dato da bere (Mt25:35)Ora entra nella casa del Padre mio.Per cominciare, mi imbarazza ammettere che non sono stata una fedele cristiana fin Rebeccadall’infanzia. Non ero entusiasta dei riti della liturgia Eucaristica né alimentavo la miacrescita spirituale frequentando il catechismo e i corsi estivi di studio della Bibbia. Non riuscivo a riflettere su me stessa,dato che sono rimasta spiritualmente analfabeta per anni. È una vergogna che non abbia mai colto l’opportunità dicapire l’amore che il Padre ci dona in abbondanza, a prescindere dal nostro carattere. Lui ha sopportato pazientementetutti i miei peccati, che erano sufficienti a trafiggergli il cuore ancor più in profondità e a premere le spine sul suocapo fino a farne uscire il sangue.Cercavo così disperatamente il vero amore tra le persone, che non mi sono mai preoccupata di notare il suo cuoremeraviglioso, pieno di grazia e di misericordia, amorevole e premuroso, e le sue mani spalancate per accogliere ilnostro arrivo. Piuttosto sono finita con il cuore spezzato dal dolore, e mi sono guardata intorno in cerca di un rimedioper guarire le ferite. E lì c’era Lui, ad offrirmi un abbraccio così caldo e affettuoso da perdonare tutti i miei peccati. Homesso la mia vita nelle sue mani e ho cominciato a camminare senza paura verso le tenebre dell’esistenza.Un viaggio di un anno mi ha mostrato misteri luminosi e bellissimi, alcuni dei quali vorrei condividere:1. Dio ci benedice con le sofferenze affinché stiamo abbastanza bene da pregare per implorare pietà e grazia attraversole preghiere, quando ci imbattiamo nella sofferenza nella vita degli altri. Per di più, possiamo anche essere di aiutocon i fatti. I fatti contano più delle parole.2. Bisogna accettare le persone per come sono in ogni momento del nostro viaggio. Meglio dimostrare di essere unesempio vivente del Padre, perdonando i nostri cari e accogliendoli in un abbraccio caldo, nonostante le ferite che avolte ci procurano quando non si rendono conto del nostro amore per loro. Potrebbe capitarci spesso di restare feritida persone che ignorano il nostro amore. Ad ogni modo, possiamo scegliere di scacciare questi sentimenti aspri eringraziare queste persone per le loro buone azioni nei nostri confronti.Condividere le nostre benedizioni spirituali alimenta una crescita migliore in noi stessi e negli altri.Condividere la nostra forza interiore con gli altri potrebbe raddrizzare la loro vita offuscata.Condividere i talenti con cui Dio ci ha benedetti potrebbe compiere meraviglie nella vita degli altri.Il miglior modo che mi viene in mente per spendere il mio tempo “per Lui” (seguendo i suoi insegnamenti), e la miavita “con Lui” (attraverso la preghiera) è tramite il servizio volontario per le persone bisognose, assetate di aiuto fisicoe mentale. Questo mi ricorda la splendida preghiera per avvicinarsi a Dio che insegnano nella nostra chiesa.Giorno per giorno, o Signore, tre cose ti chiedo:di vederti più chiaramente, di amarti più pienamente,di seguirti più da vicino, giorno per giorno.Era ben chiaro che non sarei riuscita a raggiungere quella vita, senza la Sua presenza e le benedizioni dello SpiritoSanto. Mentre cercavo di qua e di là il posto giusto, mi sono imbattuta nel Voica attraverso la cartella RISPOSTA e misono offerta come volontaria a tempi lunghi. Per favore, ricordateci nelle vostre preghiere affinché siamo degni dellaSua volontà, degni di spargere in tutto il mondo il suo amore e la sua premura. Mi piacerebbe concludere le mie parolecon un’altra stupefacente canzone di Daniel O’Donnell che ho sentito ultimamente.Io, il Signore del cielo e della terra, Ho udito il grido del mio popoloTutti coloro che abitano nelle tenebre e nel peccato La mia mano salverà:Io che ho creato le stelle e la notte Farò risplendere l’oscuritàChi porterà loro la mia luce? Chi manderò?Eccomi Signore, Sono io, Signore?Ho udito il tuo richiamo nella notte. Andrò, Signore, se tu mi guidi, Stringerò il tuo popolo al mio cuore.Mi delizia è fare la tua volontà, o mio Dio; la tua legge è nel mio cuore - Salmo 40:8 Castus Rebecca Xavier


Marzo2009Volume 7 · Numero 1Sono passati già più di due mesi dall’ ultima S. Messa in arabo.La solida cattedrale di El Obeid, nel Sudan mussulmano del nord, si trasforma ogni domenica in una coloratacampana di vetro dentro la quale ognuno di noi si sente LIBERO, libero di pregare.I cristiani che si radunano nei centri di spiritualità, sparsi in pochi villaggi, (la Chiesa fa innumerevoli sforzi, manon riesce a raggiungere tutti per vari motivi, purtroppo), sono i sudanesi considerati “feccia”, disprezzati dai lorofratelli dalla pelle chiara del loro stesso Paese, che vorrebbe potersi dichiarare arabo e mussulmano,ma nonafricano e in parte cristiano.Solo qui, davanti al grande affresco in cui S. Daniele Comboni e S. Giuseppina Bakhita stanno ai piedi del tronodella Beata Vergine Maria col bambin Gesu’, solo qui mi sento in Africa!E’ strano, dite?! Ma è l’unico posto in cui posso stare con i neri, coloro per i quali sono qui, stringere le loro mani,sentire le loro storie, i loro bisogni, e dar loro quanto il mondo gli nega: ascolto, conforto e speranza.Camice e abiti dai colori sgargianti si sostituiscono per un attimo alle bianche jalabie (camicione degli arabi)mentre i canti, i balletti dai tipici passi di danza tribale e le preghiere escono dalla bocca di tutti con solennità eorgoglio; sì, quello di essere cristiani e di poterlo esprimere .E’ qualcosa che non ho mai provato prima. Suona come unaboccata di ossigeno dopo un momento interminabile di apneaforzata. Quando alzi la testa dall’ acqua il gusto di quella respiratanon è indifferente! E’ vitale e serve per le immersioni seguenti.Il coinvolgimento è totale e la concentrazione non lascia spazioad altro che non alla preghiera.La minoranza etnica alla quale apparteniamo ci fa sentire uniti,attraverso il mistero della Resurrezione, a tutto il mondo cristiano,che ora sembra proprio essere lì con noi, a sostenerci, a ricordarciche i perseguitati in nome del Signore un giorno saranno beati.La voce del muezzin propagata dai megafoni della moschea difronte irrompe durante l’ offertorio, quasi a volerci riportare coipiedi per terra, a ricordarci che fuori di lì rispetto e libertà nonsaranno il nostro pane quotidiano e dovremo accettare nuoveprovocazioni, molestie e umiliazioni.Osservo i ragazzi del coro nei banchi davanti al mio; sembranonon sentire l’intrusione di questa voce. Alzo gli occhi e mi concedoun altro respiro profondo.Pellegrinaggio sui passidi ComboniAl termine della celebrazione, ci si riversa nel cortiletto esterno per i saluti; mi trovo immersa in un mare di sorrisi,dove branchi di mani si intrecciano, si stringono, si abbracciano.Guardo la gente uscire nella strada polverosa che, sotto il sole rovente, si avvia verso casa, a piedi.Se ne vanno via lentamente, in pace, custodendo gelosamente le croci che portano al collo, dimenticandosi perun attimo quella che pesa sulle loro spalle.Federica Maifredi, <strong>VOICA</strong>, RomaIl Baobab è un albero poco consapevole del tempo e delle critiche di chi lo tocca passandogli accanto. È unalbero nodoso che 8 cresce fino a raggiungere proporzioni gigantesche, in apparenza una cosa sconfitta, con pocaacqua e poco nutrimento di ogni tipo, costretta a cercare conforto scavando in profondità nella terra martellatadal sole. E quando viene schiacciato con forza, continua a mangiare letteralmente la polvere, senza raddrizzarsi…a volte, non dobbiamo rialzarci e cercare un nuovo posto, ma piuttosto costruirci una casa lì dove siamo. Il


Marzo 2009Volume 7 · Numero 1Baobab non punisce, ma viene punito. Eppure sa, come tutte lecreature del Sudan, che troverà redenzione almeno nella breveprimavera, anno dopo anno. O misterioso Gesù, nascosto nelprofondo delle nostre anime, fa’ che troviamo il coraggio di scavareprofondamente nella terra arida e sgretolata del nostrocuore, come fa l’umile Baobab. Fa’ che ti invitiamo a farci unacasa proprio dove siamo ora, e ti chiediamo di generare unaprimavera perenne. Benedici le creature sofferenti del Sudancon questo simbolo di forza e sopportazione e porta pace econforto a questa regione.-Nicole RoskowskiSi impone la domanda: in che cosa consiste la speranza che offre « redenzione»? Il nucleo della risposta è dato nel brano della Lettera agli Efesini: gliEfesini, prima dell'incontro con Cristo erano senza speranza, perché erano «senza Dio nel mondo ». Giungere a conoscere Dio – il vero Dio – questo significaricevere speranza. Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristianodi Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che provienedall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile. L'esempio diuna santa del nostro tempo può in qualche misura aiutarci a capire che cosasignifichi incontrare per la prima volta e realmente questo Dio.Penso all'africana Giuseppina Bakhita, canonizzata da Papa Giovanni Paolo II.Era nata nel 1869 circa – lei stessa non sapeva la data precisa – nel Darfur, inSudan. All'età di nove anni fu rapita da trafficanti di schiavi, picchiata a sanguee venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Da ultimo, come schiava si ritrovò al servizio della madre e della mogliedi un generale e lì ogni giorno veniva fustigata fino al sangue; in conseguenza di ciò le rimasero per tutta la vita 144cicatrici. Infine, nel 1882 fu comprata da un mercante italiano per il console italiano Callisto Legnani che, di fronte all'avanzatadei mahdisti, tornò in Italia. Qui, dopo « padroni » così terribili di cui fino a quel momento era stata proprietà,Bakhita venne a conoscere un « padrone » totalmente diverso – nel dialetto veneziano, che ora aveva imparato, chiamava« paron » il Dio vivente, il Dio di Gesù Cristo. Fino ad allora aveva conosciuto solo padroni che la disprezzavanoe la maltrattavano o, nel caso migliore, la consideravano una schiava utile. Ora, però, sentiva dire che esiste un «paron » al di sopra di tutti i padroni, il Signore di tutti i signori, e che questo Signore è buono, la bontà in persona. Venivaa sapere che questo Signore conosceva anche lei, aveva creato anche lei – anzi che Egli la amava. Anche lei eraamata, e proprio dal « Paron » supremo, davanti al quale tutti gli altri padroni sono essi stessi soltanto miseri servi. Leiera conosciuta e amata ed era attesa. Anzi, questo Padrone aveva affrontato in prima persona il destino di esserepicchiato e ora la aspettava « alla destra di Dio Padre ». Ora lei aveva « speranza » – non più solo la piccola speranzadi trovare padroni meno crudeli, ma la grande speranza: io sono definitivamente amata e qualunque cosa accada – iosono attesa da questo Amore. E così la mia vita è buona. Mediante la conoscenza di questa speranza lei era « redenta», non si sentiva più schiava, ma libera figlia di Dio. Capiva ciò che Paolo intendeva quando ricordava agli Efesini cheprima erano senza speranza e senza Dio nel mondo – senza speranza perché senza Dio. Così, quando si volle riportarlanel Sudan, Bakhita si rifiutò; non era disposta a farsi di nuovo separare dal suo «Paron». Il 9 gennaio 1890, fubattezzata e cresimata e ricevette la prima santa Comunione dalle mani del Patriarca di Venezia. L'8 dicembre 1896, aVerona, pronunciò i voti nella Congregazione delle suore Canossiane e da allora – accanto ai suoi lavori nella sagrestiae nella portineria del chiostro – cercò in vari viaggi in Italia soprattutto di sollecitare alla missione: la liberazione cheaveva ricevuto mediante l'incontro con il Dio di Gesù Cristo, sentiva di doverla estendere, doveva essere donata anchead altri, al maggior numero possibile di persone. La speranza, che era nata per lei e l'aveva « redenta », non potevatenerla per sé; questa speranza doveva raggiungere molti, raggiungere tutti. (Spe Salvi 3)


Marzo2009Volume 7 · Numero 1Ciao a tutti!SONO TORNATO! Ebbene sì, due anni sono già passati, sono due giorni che sono in Italia a Roma ma ho l'impressionedi non essermi mai spostato da qui. Il Brasile mi sembra già lontanissimo nel tempo e nello spazio. È una sensazioneveramente strana, il tempo sembra letteralmente volato, mi sembra di non essere mai partito ma nello stesso tempo, semi fermo a pensare, mi vengono alla mente tantissimi momenti felici passati in Brasile ed una forte nostalgia inesorabilmentemi assale.Nella mia mente c'è un susseguirsi di volti sorridenti di adulti e bambini che hanno fatto parte della mia vita per lungotempo e la maggior parte dei quali li sentivo come se fossero miei parenti stretti; luoghi tropicali in cui vivevo, che a voltemi ricordavano documentari visti in televisione in Italia che sempre mi affascinavano tanto (immaginate l'emozione avederli dal vivo) senza parlare delle tantissime esperienze vissute che mi rimarranno scolpite nella memoria per lungotempo.Tutto questo è stato per me il Brasile e la mia esperienza missionaria di questi due anni, per cui penso che mi possiatecapire quando dico che una grande nostalgia mi sta stringendo il cuore e che nonostante sia appena arrivato già stoprogrammando un futuro ritorno che spero sia molto prossimo.Tornando alla missione vorrei innanzitutto ringraziare di cuore tutti coloro che hanno contributo sia da un punto di vistaeconomico, che spirituale alla realizzazione di questo progetto.Mi dispiace di non aver dato tantissime notizie soprattutto ultimamente ma è stato un periodo molto ricco di avvenimentiche si sono succeduti a ritmo serrato e che non mi lasciavano neanche il tempo di pensare a cosa si stava facendo, maadesso a mente lucida posso ripercorrere con calma questi avvenimenti e farvi un piccolo riassunto dei fatti degli ultimitempi e dei progetti realizzati.I soldi inviati alla missione sono stati utilizzati soprattutto per quattro progetti, due di carattere strutturale e due di caratteresociale. Cominciamo da quelli strutturali innanzitutto. Come scritto nel progetto di quest'anno abbiamo ristrutturato ilmuro di cinta dell'oratorio che era piuttosto pericolante, è stato rinforzato a dovere e adesso è decisamente più stabile esicuro; inoltre abbiamo riformato anche il campo che adesso grazie ad un bellissimo prato d'erba sarà possibile utilizzarloanche dopo abbondanti piogge (cosa molto frequente in quella regione del Brasile).La seconda opera strutturale non era in programma ma è stata necessaria per adempiere alle norme igienico sanitarie,ovvero due fosse biologiche una per il salone che usiamo soprattutto per l'oratorio e l'altra per la cappella Santa Bakhitache è ad uso della comunità per le celebrazioni domenicali, la catechesi e il rosario del giovedì, ma fa comunque partedella struttura canossiana.Passiamo ora ai due progetti di carattere sociale chesono stati ovviamente quelli che hanno dato maggiorisoddisfazioni da un punto di vista umano. Nelmese di Novembre come premio a quei bambini chepiù partecipavano alle nostre attività durante l'anno(sia alle attività ludiche ma anche a quellereligiose) abbiamo portato 20 bambini maschi efemmine tra i 10 e i 13 anni a Rio de Janeiro perquattro giorni.Immaginate la gioia di questi bambini di andare in unposto che fino a quel momento conoscevano soloper mezzo della televisione e inoltre per molti di loroera anche la prima volta che stavano fuori di casasenza genitori per un periodo così lungo. Mi sembra10superfluo sottolineare quanto sia stato emozionantee divertente per loro questa gita che sicuramente


Marzo 2009Volume 7 · Numero 1rimarrà impressa nella loro memoria permolto tempo, basti pensare che qualcuno adistanza di un anno ancora mi raccontavacon tanta gioia e nostalgia della prima gitache avevamo fatto insieme ad Ilha Bella cheera durata solo due giorni e in un posto decisamentemeno famoso. Senza dubbio questadi Rio de Janeiro farà parlare di sè per tantotempo ancora.Per ultimo (ma solo in ordine di apparizione)per il Natale è stata organizzata l'ormai rinomatafesta di chiusura delle attività dellacomunità Bakhita, ma quest'anno è stataorganizzata in maniera diversa dal solito.Oltre a distribuire cibo e bevande, è stataofferta la possibilità di divertirsi con alcunigiochi, tra cui grandissimo successo ha avutola piscina gonfiabile, per giocare al calciosaponato, affittata con i soldi dei progetti Michele e i bambini durante l’”agosto feliz”estivi. È stato un grandissimo successo cheha soddisfatto tantissimo sia i patrocinatorilocali che hanno offerto gli alimenti e alcuni regali, ma soprattutto tutti i bambini del quartiere che hanno trascorso ungiorno intero a divertirsi come matti tanto da non avere più voglia di tornare a casa.La cosa secondo me più bella è che grazie all? idea di Madre Amelia di dare dei soldi falsi durante un mese a tuttiquei bambini che partecipavano alle attività dell'oratorio, ma anche alle messe e ai rosari, i bambini hanno potutocomprarsi con i loro soldi guadagnati tutto ciò che volevano per quel giorno e, ovviamente, tutti coloro che più partecipavanosono stati in grado di approfittare di tutto ciò che c'era e in abbondanza.Direi di aver già scritto abbastanza! mi dispiace di non avervi dato notizie per molto tempo ma questo è un po' ilriassunto di tutto ciò che è successo tra Agosto e Dicembre.In chiusura, oltre ai doverosi auguri di un Felice Natale, anche se in ritardo e di un prospero anno nuovo, vi lasciocon una notizia che penso sorprenderà molti: è mia intenzione continuare la mia esperienza missionaria, solo che sisposta la mia destinazione, ovvero AFRICA. Lo stato ancora non mi è chiaro in testa ma spero presto di avere un'illuminazione.Questo per dire che dopo il 2 di gennaio ma solo fino al 10 sarò di nuovo a casa (dei miei genitori aVimercate) ma poi tornerò qui a Roma per prepararmi con la lingua francese e per insegnare il portoghese allaprossima volontaria che andrà in Brasile.Un grande abbraccio e un bacione a tutti voi, a prestoMichele Minunno06 39375103o scrivici voica@fdcc.org


Marzo2009Volume 7 · Numero 1Sono ormai passati più di tre mesi dal giorno della mia partenza prematura da Aru, D.R. Congo, quando ho dovutolasciare la missione per ricevere cure mediche negli Stati Uniti. Ancora oggi continuo ad analizzare l'esperienza vissutadurante i 14 mesi di missione passati nel cuore dell'Africa, in questo piccolo paese circondato da verdeggianti colline,punteggiato da capanne con i tetti di paglia. Aru era un mondo così diverso dal mio in Colorado, ancor oggi mi stupiscoche entrambi possano coesistere nello stesso tempo. Che cosa ho imparatovivendo in quest'altro mondo?La lezione che ho imparato può essere riassunta abbastanza bene, nel ritornellodi una canzone scritta da Richard Mullins:Noi non siamo così forti come pensiamo di essere.Siamo fragili.Siamo fatti in modo meraviglioso ma siamo anche pieni di paure.Forgiati nel fuoco delle passioni umane,Soffocati dal fumo di una furia egoista.E con questi nostri inferni e paradisi così poco separati da noiDobbiamo essere così tremendamente piccoli, e non così forti come pensiamo di essere.Una delle mie preghiere durante la missione era quella di stare in un luogo dove avrei potuto essere più vulnerabile difronte a Dio, e perciò più aperta alla sua volontà nella mia vita. Io ho ottenuto molto più di ciò che ho chiesto! Ad Aru, misono sentita tremendamente vulnerabile: fisicamente, emotivamente, spiritualmente e socialmente. Io volevo essereforte, auto-sufficiente, efficiente, indipendente? Era sconfortante scoprire, che nonostante tutti i miei sforzi, non potevoessere me stessa da sola, non potevo servire gli altri da sola, e non potevo sopravvivere senza la provvidenza di Dio.Naturalmente, non solamente ad Aru io ho avuto bisogno di Dio e degli altri, ma è lì che Dio mi ha toccato e mi ha insegnatoquesta lezione di umiltà, tra gli altri, per sperimentare la sua grazia costante. Io sono grata per aver avuto la possibilitàdi servire come volontaria <strong>VOICA</strong> e continuerò a pregare per il coraggio e la grazia dei volontari che stanno servendoad Aru e in tutte le altre missioni Canossiane sparse per il mondo.Patricia PipkinFin da piccolo ho sempre sognato l’Africa, questo enorme continente imbevuto di sangue e di miseria. Ho semprepensato di provare un’esperienza missionaria per dare una mano a chi non ha mai avuto il privilegio di vivere unavita dignitosa.12Certo è facile dire “poverini” stando a casa con la pancia piena e i piedi caldi. Così l’anno scorso dopo la scomparsadi mia madre, ho sentito il forte sentimento della partenza.E’ stato il <strong>VOICA</strong> a bussare alla mia porta dopo tante richieste, ricordo ancora la voce di Sister Pat che mi diceva:(cont. a pg 13)


Marzo 2009Volume 7 · Numero 1La missione nella Repubblica Democratica del Congo è in costante espansione, cambiamento, e miglioramento.Alcuni dei progetti che stiamo attualmente sostenendo includono il supporto ad una scuola materna, una scuola elementare,una scuola media, una clinica medica, una fattoria,un panificio, un centro per l’utilizzo dei computer, e uninternet café. Non c’è bisogno di sottolineare che non ciannoiamo mai. Il nostro progetto più recente è la costruzionedi una biblioteca pubblica per gli studenti e per la comunitàdi Aru.Questo progetto è partito alcuni anni fa quando i volontaridel <strong>VOICA</strong> hanno cominciato a conoscere una famiglialocale. Il padre aveva cercato di creare una biblioteca pubblicaad Aru per anni ma con poche risorse a disposizione.Nel 2008 quest’uomo è morto e le suore insieme ai volontaridel <strong>VOICA</strong> hanno deciso di prender parte a questo progettooltre agli altri già in vigore nella missione. Il progetto èpartito lo scorso anno per questo centro che conterrà libri,computer, locali per l’ascolto di musica, per la visione difilm, e un centro di studio.Questo centro sarà una grande risorsa per gli studenti e la comunità. Molti studenti si sforzano di dividersi tra gli impegniscolastici e le responsabilità che hanno in casa. Ritornano da scuola e devono fronteggiare il lavoro e prendersi curadella loro famiglia fino a tarda sera. Senza elettricità per la luce è molto difficile per gli studenti studiare e portare atermine i compiti con il buio. Con i pannelli solari in questo centro saremo in grado di offrire agli studenti un luogo perstudiare e lavorare per più ore durante il giorno.Con il completamento del centro, i computer e l’internet café troviamo che, grazie a queste risorse, abbiamo abbastanzaspazi nella struttura esistente per avere una biblioteca efficiente. Questo farà risparmiare sui costi della costruzione epermetterà ad una persona di poter usufruire sia di un centro di computer che della biblioteca.Ora, abbiamo solo bisogno di libri!Attraverso la raccolta di libri, fondi e donazioni generose abbiamo già 4 computer portatili, 5 lettori CD, un proiettore, unlettore DVD, e più di 500 libri da collocare in biblioteca. Speriamo di continuare a costruire la nostra collezione di libri eaumentare le nostre risorse, ma abbiamo bisogno di aiuto! Stiamo cercando libri, CD, DVD, e programmi educativiper computer in Francese. Ora, siamo in procinto di costruire gli scaffali e fare un inventario dei libri e contiamo diaprire la biblioteca al pubblico entro i prossimi mesi. Vi chiediamo il vostro supporto e le vostre preghiere durante questoperiodo di sviluppo della missione! Grazie, e che Dio vi benedica!Elizabeth Ruginis Aru, Dem. Rep. of Congo(cont. da pg.12)“potresti andare un mese in Congo, là servono i muratori”.Che emozione, il mio cuore impazziva, io semplice e piccola goccia, pronta a tuffarsi nell’immensooceano per dare il mio contributo!E così eccomi qui, dieci giorni di formazione nella casa del <strong>VOICA</strong>, un’esperienza comunitariaintensa, basata sulla fede e sulla condivisione, valori importantissimi che vanno viavia scemando in questa nostra realtà fatta di ricchi epuloni.Voglio ringraziare Sister Pat e tutti i ragazzi con i quali ho vissuto questi splendidi giorni.Spero di essere pronto ad andare come ultimo tra gli ultimi, come Gesù, poiché Lui hasempre amato i poveri e i derelitti e l’ha dimostrato nascendo in una stalla e“Morendo” sulla croce.Adolfo Rizzi


Marzo2009Volume 7 · Numero 1Sia lode a Dio, Padre del Signore NostroGesù Cristo! Nella Sua grande misericordiaci ha fatto rinascere nella speranza vivaattraverso la resurrezione dai morti diGesù Cristo. (Ebrei 11:1)Gesù è morto a causa del suo amore abbondanteper tutti noi ed è risorto per rafforzare lanostra fede e perché noi possiamo davverocredere che Lui è sempre con noi, dandocicosì la speranza che c’è vita dopo la morte.Ma qual è il vero significato della SPERANZA,specialmente nei periodi di instabilitàdellenostre vite? La speranzaè lafede. Senza speranzanonlac’è fede. La fede senzasperanza non è niente.E c’è davvero speranzaquando vediamo una scintilladi luce in mezzo alle tenebre. Lasperanza èpresente quando, dopo aver persoqualcosa oqualcuno di prezioso, continuiamo a credereche verrà qualcosa o qualcuno di meglio. La fiducia in Dio ci porta a sperare nell’arcobaleno, quando attraversiamo unperiodo di tempeste. In altre parole, la Speranza ci aiuta a credere che “Quando si chiude una porta, si apre un portone”(come dice Alexander Graham Bell) e che tutto accade per una buona ragione. Sì, la speranza è viva quandocrediamo che c’è vita dopo la morte!Potrebbe capitarci a volte di sentirci scoraggiati. Ma sta a noi gestire la situazione. Anch’io in alcuni momenti della miavita ho provato un senso di desolazione, ma non le do un posto nel mio cuore. Non la cullo né la alimento, neanche neimiei pensieri.Possiamo essere tormentati da tanti problemi nel corso della nostra vita. Ma potremmo considerarli delle occasioni percrescere nella fede, che è il modo migliore di credere come persone. Non dobbiamo vedere solo il lato negativo dellavita, perché la vita è come un albero che attraversa tutte e quattro le stagioni.La primavera, quando tutto è fresco e nuovo, pieno di magnifici boccioli.L’estate, con fiori variopinti e frutti dolci, anche se a volte è arida.L’autunno spoglio e senza vita, quando le foglie cadono a terra.Il tetro inverno quando tutto ci sembra vuoto.Non lottiamo con la vita, seguiamola dove ci conduce. “Dato che la vita è un viaggio, godiamoci la corsa.”Le diverse esperienze che facciamo in ogni stagione della nostra vita ci insegnano tutte qualcosa. Perciò non possiamogiudicare la vita da una sola stagione. Queste esperienze ci aiutano a rafforzarci e a restare saldi anche nellepeggiori tempeste della nostra vita.A volte non riusciamo a capire perché succedono certe cose. Non dobbiamo capire tutto; dobbiamo solo avere fede inDio. “Se ci ha portato fin qui, di sicuro ci aiuterà a superare questo momento.”La speranza è il dono perfetto per tutti noi, specialmente per coloro che soffrono e attraversano periodi difficili. Continuarea sperare non è mai vano, neanche nelle circostanze più disperate e nella tempesta più violenta. Teniamo amente che il raggio della speranza brilla attraverso le nuvole di ogni temporale.Non scoraggiamoci, perché con Dio c’è sempre speranza. Continuiamo a credere in Lui e a sperare anche quandonon c’è ragione di farlo. Perciò, di fronte alle sfide, fissiamo sempre lo sguardo su Dio, la Primavera della Speranza!Possa il tuo amore essere sempre con noi, Signore, perché in Te riponiamo la nostra fiducia. (Sal 33:22)14Digna P. Esguerra, <strong>VOICA</strong>, RomaLa fiducia in Dio ci porta a sperare nell’arcobaleno,quando attraversiamo un periodo di tempeste.


Marzo 2009Volume 7 · Numero 1Non avrei mai immaginato di poter partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, considerando poi che mitrovavo a El Obeid (Sudan) come volontaria Voica. Mai mi sarei aspettata di poter mostrare al mondo intero ivolti, i sorrisi e la fede delle persone meravigliose con cui, da tempo ormai, condividevo giornate sabbiose, infuocatedal sole rovente, in una terra ostile, sopratutto ai cristiani.Non sono in grado di esprimere a pieno cosa ha significato per me questa esperienza; posso solo chiedervi diimmaginare!Sono coi miei fratelli sudanesi africani, coloro i quali sono disprezzati, vittime dei loro stessi connazionali che siritengono però arabi, assolutamente non africani e servi di Allah. Sono una pulce bianca, attorniata da circa 40giovani, ragazze e ragazzi altissimi e nerissimi. Nonostante questo mi sento una di loro perché mi fanno sentireuna di loro e, forse, dopo 18 mesi di convivenza coi sudanesi, un po’ lo sono davvero! Mi coccolano, mi incitano,mi insegnano le canzoni che cantiamo insieme nei cortei o nei bus. In due soli giorni, don Santino (il leader)mi fa capogruppo e, con la bandierina dai colori di una libertà mai vista, me li porto in giro, tra Opera House eHarbour Bridge, da una celebrazione eucaristica di fronte all’oceano, ad una via Crucis per le vie del centro.L’entusiasmo è tale da farmi sentire come alla prima gita della mia vita. E’ quasi soprannaturale l’aria che respiriamo,il profumo è di quelli che ti ricordano l’infanzia. Potete ricordare voi, il vostro primo gelato? La prima voltache avete visto il mare? La prima volta al ristorante? Come vi siete sentiti?Io ho potuto riassaporare e rivalutaretutto questo grazie a loro,ai ragazzi del conteso Sud Sudan,dove non esistono scalemobili e nemmeno monopattini,ma dove l’essere cristiano contasopra ogni cosa, dove la fedeviene difesa coi denti e pagatacol sangue, ma mai accantonata.Per chi non ci è mai stato, inquesta terra così contraddittoria,risulterà difficile capire. Pensatesolo che metà di essa (Nord) èmussulmana ed abitata in prevalenzada arabi, mentre il Sud èanimista e cristiano; il governocentrale di Khartoum impone alpopolo la legge islamica chevorrebbe estendere su tutta laregione. Risultato: al nord nonFederica con i giovani del Sudan alla GMG 2008 a Sidneyc’è libertà di professare apertamente il nostro credo e al Sud si è fatta la guerra per 20 anni, finita solo nel 2005.Ora però, siamo qui, in Australia, liberi!, per le strade possiamo cantare “Jesus loves me” , inneggiare a Bakhitae a Comboni senza paura, e si intravede quasi un raggio di speranza toccare la “nostra” bandiera, cosi difficilmenteidentificabile dalla moltitudine di pellegrini presenti. Mai prima d’ ora ho sentito il dono della fede esseretanto prezioso.Il tema del pellegrinaggio è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.Quest’ ultima parola rimbomba nella mia testa. Nel mio cuore si accende il desiderio di esserlo concretamente,ora, qui, come pure a El Obeid dove tornero’ tra pochi giorni o in Italia, tra 5 mesi.Testimoniare l’amore del Padre,che è padre di tutti, bianchi e neri, che si è fatto uomo passando attraverso lacarne di una donna e che tutt’ ora ci invita a “farlo passare”, ad essere i suoi “fili conduttori”.Possiamo essere tutti suoi testimoni. Allora, “facciamoLo girare” ragazzi, così da mantenerlo ancora vivo inmezzo a noi. Siamo in tempo di Quaresima, incrementiamo quei gesti di carità e solidarietà che spesso rimangono“intrappolati” tra un impegno lavorativo e una festa di compleanno.La Pasqua sarà una gran festa allora, proprio come la si celebrerà in Sudan, anche se solo nel cuore dei nostrifratelli neri.Federica Maifredi


Marzo2009Volume 7 · Numero 1Ecco il calendario degli incontri di preparazione per il Volontariato Internazionale Estivo 2009. Gliincontri si svolgono a Brescia per i volontari del Nord Italia e a Roma per quelli del Centro-Sud. L'eventodel 30 maggio-2 giugno 2009 è per tutti i volontari da tutta Italia, ci riuniremo in forma plenaria.8 Marzo 2009 - dalle 9.00 alle 16.00Brescia, Via San Martino, 1322 Marzo 2009 dalle 9.00 alle 16.00Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19.26 Marzo - dalle 20.00 alle 22.00incontro di preparazione a Roma5 Aprile 2009 dalle 9.00 alle 16.00Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 197 Aprile - dalle 20.00 alle 22.00incontro di preparazione a Roma26 Aprile 2009 dalle 9.00 alle 16.00Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 1930 Aprile - dalle 20.00 alle 22.00incontro di preparazione a Roma10 Maggio 2009 dalle 9.00 alle 16.00Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 1914 Maggio - dalle 20.00 alle 22.00incontro di preparazione a Roma30 Maggio-2 Giugno 2009Costalunga-Brescia, Via Valbottesa 19.Tre giorni di convivenza e formazione per tutti i volontari.21 Giugno 2009 dalle 10.00 alle 15.00Mandato MissionarioCostalunga-BS, Via Valbottesa 19.25 Giugno - dalle 20.00 alle 22.00incontro a Roma29 Dicembre ’08 — Michele Minunno è tornato dal Brasile dopo due anni di servizio.1-5 Gennaio ’09 — un gruppo di volontari ha celebrato il capodanno a Romanella casa del <strong>VOICA</strong>1-31 Gennaio — Sr. Pat ha fatto visita alla comunità <strong>VOICA</strong> in Togo2 Febbraio — Federica Maifredi si è trasferita a Roma per aiutare in Ufficio <strong>VOICA</strong>.5 Febbraio — Dario De Masi di Benevento è arrivato per la formazione tempi brevi,andrà in Brasile con Michela che presterà servizio a tempi lunghi (2 anni).16 Febbraio — Adolfo Rizzi si è aggiunto al gruppo per imparare il francese eprepararsi per un mese di volontariato in Congo.7 Marzo — abbiamo un grandissimo container per il Togo a Orzinuovi (Brescia).8 Marzo— inizia la formazione per il volontariato estivo 2009.14 Marzo—Michele Minunno parte per il Togo per un anno.24 Marzo— Michela Periccioli e Dario De Masi partono per il Brasile .16Grazie mille per la vostra disponibilità e generosità! Che voi possiate condivideresempre con tutti l’amore di Dio ovunque voi siate.

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