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ottobre - Konrad

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9 <strong>Konrad</strong> <strong>ottobre</strong> 2011Trieste la bella addormentataBeniamino PagliaroTrieste. La bella addormentataEdizioni Biblioteca dell’immagine,pp. 148, € 12,00Chi sono i destinatari di un libro dedicato all’analisi degli ultimi eventi politici esociali di una città? In generale i cittadini stessi, ma se Trieste è la città in questione,allora la curiosità può toccare un campo di lettori più esteso. Non moltopiù esteso, ovviamente, si parla sempre dello sparuto plotone di lettori italiani.Stiamo parlando del libro Trieste, la bella addormentata, di BeniaminoPagliaro, giovanissimo giornalista con collaborazioni all’Ansa, MessaggeroVeneto e La Stampa e vogliamo affrontare il punto di vista di due tipi dilettore: di chi certi fatti li conosce bene perché a Trieste vive e lavora, emagari di alcuni episodi è stato attore, anche se di secondo ordine, e di chidi Trieste ha solo un ricordo.Come infatti scrive lo stesso autore molti che ci sono nati o che ci hannoabitato ora si sono spostati altrove per lavoro. Pur non potendo essere consideratia pieno titolo cittadini, sono comunque avidi di notizie: scrutano trale righe il ritratto della città amata come si farebbe nel cercare di riconoscereda una foto recente i tratti di una persona che non s’incontra da tempo.Inoltre, specie nell’anniversario dei centocinquant’anni d’Italia, questa città,che è stata uno dei luoghi sacri della costruzione di un’identità nazionale,può costituire un caso esemplare per chi voglia esplorare l’evoluzione delnostro Paese.Dei modi per accostarsi al libro, pertanto, quello di quest’ultimi è farsi raccontarela città com’è oggi; l’altro, quello dei cittadini, ascoltare un’altra vocedel dibattito in corso, per capire, concordare o negare. Non a caso nellapresentazione del libro, per quello che si può intendere dalla cronaca, si èparlato, più che del libro stesso, della protagonista: Trieste.Per chi si accosta al libro nel primo modo, per curiosità intellettuale onostalgia, la prima cosa che salta agli occhi è ancora il carattere arcaicodella città, un piccolo paradiso terrestre dove la qualità di vita è altissima puressendoci, a detta dei triestini, tantissimi problemi.Una città il cui scenario politico è ancora la pagina cittadina de “Il Piccolo”,il quotidiano locale, in anni in cui altre prestigiose testate fronteggiano unfuturo buio per la scomparsa dei lettori.Una città dove la pausa pranzo, che altrove basta appena per guadagnareun bar affollato e trangugiare un panino, qui permette di raggiungere Barcolae fare un tuffo in mare.Dove l’aria è mondata da un vento estroso ma immancabile, e comunqueè rinnovata da due polmoni naturali, tra i quali l’area abitata è racchiusa: ilmare e il Carso.Certo, il senso di colpa italiano per le offese e le amnesie del dopoguerrahanno viziato l’economia che oggi è in grande maggioranza dipendentedallo Stato. Con vicini industriosi come veneti e “furlani”, per contrastoquesto sembra un male. Che il vecchio ruolo di porto dell’Est sia sempre piùlontano così come molti giovani debbano lasciare la città in mano a vecchilongevi e in salute, anche.Tuttavia, a chi vive afflitto dalla nebbia, dall’inquinamento, dal traffico, dairitmi ossessivi delle industrie in crisi appare così criticabile il ruolo di una“bella addormentata”?La risposta è no e l’analisi di Pagliaro, peraltro mai prolissa ma precisa edesauriente, lo conferma, anche se da triestino avanza tutte le preoccupazionied i dubbi del caso.A Trieste d’altra parte il libro non è passato inosservato. Ha suscitato interesseed è andata subito esaurita la sua prima edizione. I lettori triestini, nonmolti ma notoriamente voraci, non erano abituati agli instant book o ai librisulla storia più recente della città. Mancava un’analisi degli ultimi vent’annidi governo della città. Pagliaro disegna i ritratti personali dei tre sindaci,Riccardo Illy, Roberto Dipiazza e Roberto Cosolini. Il momento da cui il libroparte è quello dell’uscita della democrazia italiana dal sistema dei partiti checoincise con l’elezione diretta dei sindaci da parte dei cittadini. In assenzadi un rapporto con le forze politiche che li espressero, essendo questeultime a loro volte entrate in crisi quali enti esponenziali degli interessi deicittadini, Illy e Dipiazza operarono in apparente autonomia. Dietro il secondosi stagliava l’ombra del senatore, Giulio Camber. Il libro include un’intervistaa questo personaggio, certamente atipico nell’odierno panorama politico,che molti hanno voluto mitizzare forse non avendo mai avuto l’interesse, ilcoraggio o la statura per affrontarlo.Pagliaro, di questi personaggi, tratteggia le origini, il carattere, i vezzi. Lapenna scorre veloce sul taccuino dell’intervistatore. Non è quella del giornalistad’inchiesta, non si intrufola in quella palude intricata di piccoli interessiimprenditoriali, professionali e di bottega che in questi anni hanno strizzatol’occhio all’uno e all’altro sindaco, che ne hanno sostenuto le campagneelettorali con l’aspettativa di favori ed incarichi.Quello che fa bene è l’analisi spigliata e intelligente di dati demografici estatistici ben noti. Pagliaro confronta questi numeri con l’assioma: Trieste sipiace troppo per cambiare.Ecco che “la bella addormentata” si trasforma in un Narciso che si specchianella sua immagine dorata, quella che la fa amare da chi ci vive, da chi ci havissuto e da chi l’ha visitata e compresa.Roberto Cosolini nel libro trova poco spazio. È al futuro che vogliamo guardare,ed è forse questo limitarsi all’analisi della dinamica del momento chefrena l’autore a cercare una risposta diversa.Per esempio quella di una cittadinanza assai più moderna e matura rispettoad altre, che non si fa abbindolare dalle proposte che le organizzazioniimprenditoriali triestine sono state sempre pronte a sostenere, senza unminimo di autonomia di giudizio. Se fosse per loro dovremmo compiacerci diavere una Ferriera che associazioni e comitati sostengono ammorbi la città,accogliere felici due rigassificatori nel Golfo, far finta di non aver contaminatola zona industriale e di aver realizzato due discariche a mare di rifiutipericolosi, a pochi passi dai più frequentati stabilimenti balneari.I triestini certamente sono preoccupati per il futuro della città. Constatanol’inesistenza di una classe politica, contestano gli enti incapaci di gestireanche la manutenzione del loro patrimonio immobiliare (un esempio sono lescuole), vedono la città sprofondare nelle classifiche nazionali sulla qualitàdella vita quando si tratta dei temi della raccolta differenziata, dell’uso delleenergie alternative e delle piste ciclabili.Chi vive a Trieste sa che basta qualche scelta sbagliata per rendere Triestemeno bella con la soddisfazione di aver sacrificato il proprio appeal turisticoad esempio per assumere la funzione di polo energetico nazionale.Un buon governo, invece, potrà rendere questa città “bellissima” o conservarla“nobilissima” secondo la definizione che Croce volle per la sua Napoli.Roberto Cosolini ha ricevuto dai cittadini il mandato di amministrare Trieste.Per ottenere degli ottimi risultati non è necessario essere il principe chesveglia la “bella addormentata”: basta volerla ben amministrare.Mauro Mollo – Alessandro Giadrossi

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