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INFORTUNI NELLE ABITAZIONI - CCM Network

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<strong>INFORTUNI</strong><strong>NELLE</strong><strong>ABITAZIONI</strong>Manuale tecnicoper gli operatoridella prevenzioneSERVIZIO SANITARIO REGIONALEASSAziendaServiziSanitariN°1 triestinaDipartimento di PrevenzioneGruppo Sicurezza AbitazioniPiano nazionale della prevenzione


Centro Nazionale per la Prevenzionee il Controllo delle Malattie<strong>INFORTUNI</strong><strong>NELLE</strong><strong>ABITAZIONI</strong>Manuale tecnicoper gli operatoridella prevenzioneSERVIZIO SANITARIO REGIONALEASSAziendaServiziSanitariN°1 triestinaDipartimento di PrevenzioneGruppo Sicurezza AbitazioniPiano nazionale della prevenzione


Infortuni nelle abitazioni. Manuale tecnico per gli operatori della prevenzioneCoordinatore del gruppo di lavoro:Valentino PatussiCuratore della pubblicazione:Roberto MichelazziCopertina, progetto grafico e impaginazione:Comunicazione Sociale, Programmazione strategica.Azienda per i Servizi Sanitari n. 1 triestinaRevisione disegni:Gianpiero SpangherResivione foto:Paola Di BellaIl logo del gruppo di lavoro è stato realizzato da Giulia Basolu.Finito di stampare nel mese di giugno 2010da Arti grafiche Stella - TriesteNomi e marchi citati nel testo sono generalmentedepositati o registrati dalle rispettive case produttrici


Questo manuale è dedicato a Patrizio Erba,quello che abbiamo fatto sino ad ora nonsarebbe esistito se lui non ci avesse creduto,anche nei momenti in cui parlare di unagestione complessiva di questi problemisembrava visionario,grazie


Il manuale «Infortuni nelle abitazioni» è il primo manuale tecnico cheraccoglie tutti gli aspetti del rischio infortunistico nelle abitazioni,dalla sicurezza degli impianti all’analisi dei comportamenti a rischio,dalle diverse fragilità delle persone che nella casa vivono, alle problematichelegate all’intervento degli operatori della prevenzione cheoperano nelle Istituzioni.È un punto di partenza, un riferimento ad uso degli operatori delle aziendesanitarie che si occupano di prevenzione e sicurezza negli ambienti divita prodotto sulla base dell’esperienza maturata negli ultimi anni.Il testo è un punto di riferimento per progettisti, impiantisti e manutentorioltre che per gli operatori del sociale e i referenti degli entilocali che hanno titolo ad autorizzare e valutare i progetti edilizi, nellostesso vengono approfonditi gli aspetti dei rischi presenti nelle abitazioni,prevalentemente infortunistici e vengono proposte idonee misuredi prevenzione e protezione.Gli infortuni domestici comportano ogni anno in Italia un numero dimorti superiore a quello conseguente a incidenti stradali o ad infortunisul lavoro.Se certamente il domicilio è inviolabile per principio costituzionale,non si deve accettare che rappresenti un rischio per la salute degli individuiche vi abitano.L’impegno organico del Ministero della salute con il Piano SanitarioNazionale 2006-08 ed il Piano Nazionale della Prevenzione 2005-07per la prevenzione degli incidenti e degli infortuni nelle abitazioni hainnescato l’avvio di un processo mirato alla prevenzione e al contenimentodel fenomeno infortunistico.Il Ministero della Salute si è fatto promotore dell’attivazione di unpercorso che, da una parte, ha l’obiettivo di stimolare le Regioni e leAziende Sanitarie Locali ad organizzarsi per affrontare sistematicamentee non più per sporadici progetti queste tematiche e, dall’altra, diincrementare la cultura della sicurezza domestica tra i cittadini.Il manuale «Infortuni nelle abitazioni» rappresenta un riferimento tecnicosul quale porre le basi per un continuo aggiornamento di coloroche, a diverso titolo si occupano di prevenzione, siano questi operatoridelle Aziende Sanitarie delle Regioni, operatori degli enti locali o ancheprofessionisti che si occupano di progettazione e installazione di struttureo impianti, al fine ultimo di saldare le rispettive conoscenze in unpercorso comune di aggiornamento ed evoluzione tecnica mirato alla sicurezzadi quel luogo, sacro per la nostra cultura che si chiama «casa».IL MINISTROOn. le Ferruccio FazioMinistro della Salute


Ogni giorno la stampa riporta la notizia di gravi infortuni avvenuti inambiente domestico, si va dai bambini che si ustionano con i fornelli,che cadono arrampicandosi su parapetti o mobili o che ingerisconopiccoli oggetti, dagli adulti che si feriscono nell’esecuzione di lavoridomestici o di manutenzione della casa, dagli anziani che a causa delleloro fragilità si infortunano in un ambiente che per loro non aveva rappresentatoun rischio apprezzabile nel corso di tutta una vita - e chespesso restano intrappolati nella loro casa anche per l’impossibilità dipoterne uscire autonomamente, per problemi di spazi o di scale -, sinoagli incidenti a causa di impianti difettosi, che vanno dalle esplosionied incendi alle intossicazioni letali da ossido di carbonio, senza scordarele folgorazioni.Questo drammatico bollettino trova certamente risalto mediatico, maspesso non trova un adeguato sistema di prevenzione che possa effettivamenteincidere sul fenomeno.Oltre alle fragilità delle persone, nelle diverse fasi della loro vita, allecarenze tecniche di strutture, impianti ed attrezzi, l’intervento preventivodeve mirare all’acquisizione della consapevolezza, da parte dellepersone, dei rischi presenti nella propria casa, consapevolezza che devepartire dall’essere in grado di analizzare tutti i fattori elencati, a partiredalle capacità delle persone che nella casa vivono.Con questo Manuale si è voluto saldare tutti questi aspetti, per fornireagli operatori della prevenzione una visione complessiva del problemae gli strumenti tecnici per affrontarlo, strumenti che vanno dalla rilevazionedel fenomeno alla rimozione del singolo fattore di rischio,passando attraverso gli strumenti per la conoscenza del proprio ruoloe il corretto approccio alla persona.L’ASSESSORE REGIONALEalla Salute, Integrazione Sociosanitariae Politiche SocialiRegione Autonoma Friuli Venezia GiuliaVladimir Kosic


sommario


Sommario11SommarioCapitolo 1La dimensione del fenomeno incidenti in ambiente domestico in Italia: fonti, dati emetodi.................................................................................................................................................................... 25Introduzione ........................................................................................................................................... 27Definizioni e fonti dei dati.................................................................................................................. 27Gli incidenti in ambiente domestico in Italia: l’indagine Istat multiscopo sulle famiglie......... 27Le persone coinvolte............................................................................................................................ 29Dati e risultati....................................................................................................................................................... 29Cause, ambienti e conseguenze ...................................................................................................... 30Definizioni e fonti dei dati.................................................................................................................. 31Gli incidenti in ambiente domestico in Italia: l’indagine Istat sulle cause di morte................... 31Dati e risultati.......................................................................................................................................... 33Conclusioni.............................................................................................................................................. 35Bibliografia............................................................................................................................................... 36Note............................................................................................................................................................ 36Capitolo 2I soggetti istituzionali che svolgono un ruolo di prevenzione................................................... 37Quale il possibile scenario della prevenzione?........................................................................... 41L’Informazione: la percezione del rischio e l’empowerment individuale.......................... 42Gli aspetti strutturali: una casa per sempre.................................................................................. 42Protezione................................................................................................................................... 42Prevenzione ............................................................................................................................... 42Promozione ............................................................................................................................... 43Conclusioni.............................................................................................................................................. 45Capitolo 3Responsabilità dell’operatore di Sanità Pubblica che accede alle abitazioni e rilevaproblematiche inerenti la sicurezza........................................................................................................ 47Una premessa lunga ma necessaria: i contenuti fondamentali della L. 5 marzo 1990 n. 46 edelle sue disposizioni applicative......................................................................................................................... 49La «ricodificazione» del «sistema» della L. 46 del 1990 nelle disposizioni contenute nell’art.107 e ss. del T.U. approvato con D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380.............................................................. 60La previsione dell’art. 11-quaterdecies, comma 13, del D.L. 203 del 2005 convertito con modificazioniin L. 248 del 2005 e il superamento del “sistema” della L. 46 del 1990....................... 62L’emanazione del D.M. 22 gennaio 2008 n. 37 e della circolare applicativa dd. 26 marzo 2008del Ministero dello Sviluppo Economico. I problemi aperti................................................................ 67Le conclusioni in ordine alla responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni e rilevaproblematiche inerenti alla sicurezza.......................................................................................................... 78Note............................................................................................................................................................ 79Capitolo 4I soggetti che nelle abitazioni vivono, analisi dei rischi legati alle caratteristiche fisiologicheed alle eventuali minori abilità degli stessi............................................................................ 83Soggetti a rischio................................................................................................................................... 85Il nucleo abitativo............................................................................................................................................... 85


12SommarioRischi legati a caratteristiche fisiologiche..................................................................................... 86Rischi legati alle patologie.................................................................................................................. 88Disabili....................................................................................................................................................... 90Abilità e disabilità............................................................................................................................................... 91L’orientamento........................................................................................................................................ 93Il cammino................................................................................................................................................ 93Principali attività funzionali............................................................................................................................. 93Le scale...................................................................................................................................................... 94Nell’anziano................................................................................................................................ 94Nel bambino.............................................................................................................................. 94Nel disabile................................................................................................................................. 95Il letto......................................................................................................................................................... 95Nell’anziano................................................................................................................................ 95Nel bambino.............................................................................................................................. 95Nel disabile................................................................................................................................. 95La sedia...................................................................................................................................................... 95Interazione soggetto-ambiente.................................................................................................................... 96Nell’anziano:............................................................................................................................... 96Nel bambino.............................................................................................................................. 96Nel disabile................................................................................................................................. 96La casa giusta.......................................................................................................................................... 96Gli spazi..................................................................................................................................................... 96Le porte..................................................................................................................................................... 97Le superfici............................................................................................................................................... 97Le scale...................................................................................................................................................... 97Gli arredi.................................................................................................................................................... 98Conclusioni.............................................................................................................................................. 99I comportamenti: la sorveglianza dei soggetti a rischio....................................................................... 99Bibliografia.............................................................................................................................................100Capitolo 5Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni, loro elementi strutturali ed arredi.....101Introduzione .........................................................................................................................................103Staticità e strutture...........................................................................................................................................104Le fondazioni.........................................................................................................................................104Le opere in elevazione.......................................................................................................................105L’abitazione.........................................................................................................................................................107Igiene dell’abitazione......................................................................................................................................109Ambienti dell’abitazione................................................................................................................................110Cucina......................................................................................................................................................110Consigli......................................................................................................................................111Soggiorno / Sala da pranzo..............................................................................................................111Consigli......................................................................................................................................112Camera da letto....................................................................................................................................112Consigli......................................................................................................................................112Camera dei bambini...........................................................................................................................113Consigli......................................................................................................................................113Servizio igienico / Bagno...................................................................................................................114Consigli......................................................................................................................................114


Sommario13Corridoi e disobblighi.........................................................................................................................115Consigli......................................................................................................................................115Ripostiglio, soffitta, cantina..............................................................................................................115Consigli......................................................................................................................................115Garage......................................................................................................................................................116Consigli......................................................................................................................................116Giardino e terrazzo..............................................................................................................................117Consigli......................................................................................................................................117Elementi strutturali delle abitazioni...........................................................................................................118Scale fisse...............................................................................................................................................118Scale portatili e sgabelli.....................................................................................................................119Pavimento .............................................................................................................................................120Tappeti.....................................................................................................................................................121Parapetti e ringhiere ..........................................................................................................................121Serramenti di porta e finestra.........................................................................................................122Superfici vetrate...................................................................................................................................122Arredi........................................................................................................................................................123Conclusioni............................................................................................................................................124Come possiamo intervenire? ............................................................................................124Bibliografia.............................................................................................................................................124Capitolo 6Rischi legati all’utilizzo di utensili-attrezzi nell’ambito del lavoro domestico, degliinterventi di manutenzione e dell’hobbistica..................................................................................125Premessa.................................................................................................................................................127Dal pericolo al danno se si abbassa la guardia..........................................................................128Come si riconoscono utensili ed attrezzature sicure ed a norma? ....................................129Gli ambiti di rischio nelle attività manuali casalinghe............................................................130Utensili, dispositivi ed attrezzi nell’ambito del lavoro domestico...................................................132Frullatori a bicchiere (o caraffa)......................................................................................................132Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................132Frullatori ad immersione e sbattitori............................................................................................132Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................133Pentola a pressione.............................................................................................................................133Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................134Ferro da stiro..........................................................................................................................................134Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................135Vaporetto................................................................................................................................................136Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................136Coltelleria, utensili da taglio e forbici...........................................................................................137Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................138Le scale portatili...................................................................................................................................139Utensili ed attrezzi nell’ambito di interventi manutentivi «fai da te» e dell’hobbistica..........139Caratteristiche costruttive di sicurezza...........................................................................140Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................141Dispositivi di Protezione Individuale:..............................................................................144Manutenzione raccomandata:..........................................................................................145Gli sgabelli..............................................................................................................................................145


14SommarioIl trapano portatile..............................................................................................................................145Fattori di rischio residui e/o comportamentali durante l’uso................................146Procedure operative e di sicurezza preventive all’uso del trapano......................147Controlli durante l’uso del trapano..................................................................................148Operazioni da compiere dopo l’uso del trapano........................................................149Consigli e raccomandazioni di sicurezza.......................................................................149Dispositivi di Protezione Individuale...............................................................................149Il banco da lavoro................................................................................................................................150Smerigliatrice angolare portatile...................................................................................................152Rischi principali.......................................................................................................................152Misure preventive di sicurezza..........................................................................................152Consigli e raccomandazioni di prevenzione................................................................153Dispositivi di Protezione Individuali................................................................................153Mola da banco......................................................................................................................................153Rischi specifici della macchina..........................................................................................154Requisiti specifici di sicurezza............................................................................................154Principali norme comportamentali di sicurezza.........................................................154Dispositivi di protezione individuale..............................................................................155Compressore d’aria.............................................................................................................................155Destinazione d’uso................................................................................................................155Identificazione della macchina..........................................................................................155Documentazione a corredo................................................................................................156Caratteristiche tecniche.......................................................................................................156Principali accessori.................................................................................................................156Modalità d’impiego...............................................................................................................156Analisi dei rischi......................................................................................................................157Disposizioni generali per la sicurezza.............................................................................157Istruzioni operative................................................................................................................157Dispositivi di Protezione Individuale raccomandati..................................................158Trapano a colonna...............................................................................................................................158Rischi specifici della macchina..........................................................................................159Principali norme comportamentali dei lavoratori e procedure.............................160Dispositivi di protezione individuale..............................................................................160Idropulitrice...........................................................................................................................................161Identificazione della macchina..........................................................................................161Documentazione a corredo................................................................................................161Caratteristiche tecniche.......................................................................................................161Modalità d’impiego...............................................................................................................162Analisi dei rischi......................................................................................................................162Disposizioni generali per la sicurezza.............................................................................162Istruzioni operative................................................................................................................162Idropulitrice e rischio di infezione da Legionella pneumophila............................163Dispositivi di Protezione Individuale...............................................................................166La saldatura............................................................................................................................................166Saldatore ad elettrodo..........................................................................................................167Fattori di rischio in saldatura..............................................................................................168Fattori condizionanti tipologia ed entità dell’esposizione......................................169Elementari misure di prevenzione e protezione.........................................................170Dispositivi di Protezione Individuale...............................................................................171


Sommario15Sostanze e prodotti nocivi................................................................................................................172Lo sverniciatore....................................................................................................................................172Misure antincendio................................................................................................................172Misure di primo soccorso....................................................................................................172Misure in caso di rilascio accidentale..............................................................................173Manipolazione e immagazzinamento............................................................................173Possibili effetti tossici sulla salute.....................................................................................173Dispositivi di Protezione Individuale...............................................................................174Giardino/orto......................................................................................................................................................174La cesoia da giardinaggio.................................................................................................................175Descrizione e funzionamento............................................................................................176Operazioni da compiere .....................................................................................................176Analisi dei rischi .....................................................................................................................177Cautele d’uso generali..........................................................................................................178Indicazioni per il comportamento...................................................................................178Dispositivi di Protezione individuale...............................................................................179Il decespugliatore................................................................................................................................180Descrizione e funzionamento............................................................................................180Operazioni che deve compiere l’addetto......................................................................181Precauzioni e consigli per la sicurezza ...........................................................................182Annotazioni tecniche generali .........................................................................................184Manuali di uso e manutenzione ......................................................................................184Dispositivi di Protezione Individuale...............................................................................184La motosega a catena portatile......................................................................................................185Descrizione e funzionamento............................................................................................185Posizione di avvio...................................................................................................................186Operazioni che deve compiere l’addetto......................................................................186Annotazioni tecniche generali .........................................................................................187Targhetta di identificazione ...............................................................................................188Manuali di uso e manutenzione ......................................................................................188Dispositivi di Protezione Individuale...............................................................................188Macchine per la lavorazione del terreno con conducente a piedi.....................................189Sicurezza d’uso........................................................................................................................190Operazioni da compiere e analisi dei rischi..................................................................191Rischi...........................................................................................................................................191Raccomandazioni di sicurezza ..........................................................................................191su motocoltivatori e motozappe......................................................................................191Utilizzazione in campo della macchina..........................................................................193Annotazioni tecniche generali..........................................................................................194Dispositivi di protezione individuali ...............................................................................194Prodotti fitosanitari.............................................................................................................................194Tipologie di Prodotti Fitosanitari......................................................................................195Composizione dei Prodotti Fitosanitari..........................................................................196Tipologie di «formulazione»...............................................................................................196Tipologie di azione................................................................................................................196Compatibilità e miscibilità..................................................................................................196Parametri da rispettare per un corretto impiego........................................................197L’etichetta..................................................................................................................................197La conservazione dei prodotti Fitosanitari....................................................................197


16SommarioConsigli di sicurezza .............................................................................................................198Consigli operativi di sicurezza...........................................................................................198Dispositivi di Protezione Individuali................................................................................199Dispositivi di protezione individuali................................................................................200La movimentazione manuale dei carichi....................................................................................201Bibliografia.............................................................................................................................................202Capitolo 7Impianti elettrici ed elettrodomestici..................................................................................................203Premessa.................................................................................................................................................205Alcuni dati statistici..........................................................................................................................................205Aspetti generali....................................................................................................................................207Legge N. 186 del 1 marzo 1986......................................................................................................207Riferimenti legislativi.......................................................................................................................................207Disposizioni legislative relative ai componenti elettrici........................................................208D.M. n. 37 del 22 gennaio 2008.......................................................................................................212Ambito di applicazione (art. 1)..........................................................................................212Definizioni (art. 2)...................................................................................................................212Imprese abilitate (art. 3).......................................................................................................213Requisiti tecnico professionali (art. 4) ............................................................................213Progettazione degli impianti (art. 5) .............................................................................213Realizzazione degli impianti (art. 6) ..............................................................................214Dichiarazione di conformità (art. 7) ................................................................................215Obblighi del committente/proprietario (art. 8)...........................................................218Certificato di agibilità (art. 9).............................................................................................219Deposito Dichiarazione di Conformità (art. 11) .........................................................219Cartello (art. 12) .....................................................................................................................219Documentazione (art. 13) Abrogato!...........................................................................219Riferimenti normativi......................................................................................................................................220Aspetti generali....................................................................................................................................220Comitato Elettrotecnico Italiano ...................................................................................................220Applicabilità delle norme CEI..........................................................................................................221La norma CEI 64-8: «Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a1000 V in c.a. e a 1500 V in c.c.» ......................................................................................................222Norme CEI relative alle apparecchiature........................................................................222Elettrocuzione.......................................................................................................................................222Effetti della corrente nel corpo umano.....................................................................................................222Effetti termici............................................................................................................................223Contrazioni muscolari...........................................................................................................223Fibrillazioni cardiache...........................................................................................................224Variabili .....................................................................................................................................224Protezioni da sovracorrenti...........................................................................................................................226Aspetti generali ...................................................................................................................................226Portata (CEI 64-8 art.25.5)....................................................................................................226Sovracorrente (CEI 64-8 art. 25.6).....................................................................................226Corrrente di sovraccarico (CEI 4-8 art. 25.7)..................................................................226protezioni (CEI 64-8 art. 433.1)..........................................................................................226Correnti di sovraccarico.....................................................................................................................227Dimensionamento del dispositivo di protezione da sovraccarico.....................................227


Sommario17Correnti di corto circuito...................................................................................................................229corrente di cortocircuito (CEI 64-8 art. 25.8).................................................................230protezioni (CEI 64-8 art. 434.1)..........................................................................................230Protezioni da contatti diretti.........................................................................................................................231Aspetti generali....................................................................................................................................231Isolamento..............................................................................................................................................232Involucri...................................................................................................................................................232Protezioni da contatti indiretti.....................................................................................................................236Aspetti generali....................................................................................................................................236Massa e massa estranea....................................................................................................................236Sistemi di protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione..............238Sistema elettrico TT...............................................................................................................238Sistemi che non prevedono l’interruzione automatica dell’alimentazione....................241Sistemi che limitano il valore di corrente....................................................................................241Ambienti particolari.........................................................................................................................................242Capitolo 8La sicurezza degli impianti e delle attrezzature di distribuzione ed utilizzo di gas......245Introduzione..........................................................................................................................................247Rischi collegati all’utilizzo del gas combustibile ..................................................................................247Incendio..................................................................................................................................................248Esplosione..............................................................................................................................................248Intossicazione da ossido di carbonio............................................................................................249Cause che portano all’evento............................................................................................251Esame delle cause di incidenti da gas combustibile...............................................................251Quadro legislativo...............................................................................................................................253Norme tecniche e regola dell’arte.................................................................................................254Distribuzione ed utilizzo del gas combustibile.........................................................................255I tipi di gas utilizzato...........................................................................................................................255Attenzione................................................................................................................................257Gli apparecchi di utilizzazione........................................................................................................257Gli impianti .........................................................................................................................................................257Ventilazione ed aerazione................................................................................................................259Evacuazione dei prodotti della combustione............................................................................260Camino.......................................................................................................................................261Canna collettiva......................................................................................................................261Canna collettiva ramificata.................................................................................................261Condotto intubato.................................................................................................................261Comignoli..................................................................................................................................262Scarico a parete.......................................................................................................................262Scarico diretto al tetto..........................................................................................................262Installazione, uso e manutenzione degli impianti...................................................................262Uso consapevole del gas: regole pratiche per l’utente............................................265Uso delle bombole di GPL................................................................................................................266Intervento delle ASL per la verifica degli impianti................................................................................267Individuazione dei soggetti coinvolti...........................................................................................269Condizioni preliminari .......................................................................................................................271La verifica del professionista.........................................................................................................................271Esame a vista......................................................................................................................................................272


18SommarioTubazioni................................................................................................................................................272Materiali.....................................................................................................................................272Tracciato....................................................................................................................................272Mantenimento........................................................................................................................273Apparecchi.............................................................................................................................................274Installazione.............................................................................................................................274Mantenimento........................................................................................................................275Ventilazione..............................................................................................................................276Areazione..................................................................................................................................278Sistemi di scarico dei prodotti della combustione..................................................................278Scarico P.D.C.............................................................................................................................278Compatibilità...........................................................................................................................279Assenza riflusso.......................................................................................................................279Prove ed esami strumentali...........................................................................................................................282Assenza di riflusso e corretta evacuazione dei P.D.C.................................................284Verifica dell’efficienza dei camini singoli collegati ad apparecchi di tipo B......285Verifica della funzionalità delle canne fumarie collettive ramificate .................286Precisazioni sulla verifica del corretto tiraggio............................................................287Misura diretta del tiraggio effettivo.................................................................................288Misurazione indiretta del tiraggio effettivo..................................................................289Caratteristiche degli strumenti..........................................................................................290Alcune considerazioni sulla determinazione del tiraggio.......................................291La verifica dei sistemi asserviti ad apparecchi di Tipo C...........................................292Direttive per lo svolgimento dell’attività in caso di incidenti sugli impianti a gas......293Considerazioni sull’attività di polizia giudiziaria...................................................................................293Note..........................................................................................................................................................298Capitolo 9Rischio legato ai generatori di calore alimentati a combustibili solidi................................299I generatori di calore alimentati a legna o ad altri biocombustibili solidi (potenza focolare


Sommario19Quali sono i soggetti coinvolti........................................................................................................310Come lo misuro....................................................................................................................................310Analisi dei determinanti comportamentali................................................................................311I soggetti coinvolti...............................................................................................................................311Come li rilevo/osservo/misuro........................................................................................................311Fattori prioritari....................................................................................................................................311Determinanti comportamentali..................................................................................................................311Modificabilità.........................................................................................................................................311Importanza.............................................................................................................................................311Modificabilità.........................................................................................................................................312Importanza.............................................................................................................................................312Come agiscono.....................................................................................................................................312Come li rilevo/osservo/misuro........................................................................................................312Fattori prioritari....................................................................................................................................312I fattori predisponenti, abilitanti e rinforzanti........................................................................................313Valutazione del rischio per impianti gas in ambito domestico........................................................314Valutazione del rischio.......................................................................................................................314Ipotesi di tabella da compilare in sede di sopralluogo..........................................................315Capitolo 11Il rischio incendio negli edifici di civile abitazione........................................................................317Che cos’è un incendio......................................................................................................................................319Comburenti............................................................................................................................................320Sorgenti di innesco ............................................................................................................................320Accensione diretta.................................................................................................................320Accensione indiretta ............................................................................................................320Attrito.........................................................................................................................................321Autocombustione o riscaldamento spontaneo..........................................................321Prodotti della combustione.............................................................................................................321Effetti dell’incendio sul corpo umano..........................................................................................321Anossia e azione tossica dei fumi.....................................................................................321Azione termica........................................................................................................................322Le fasi dell’incendio.............................................................................................................................323Fase di innesco........................................................................................................................323Fase di propagazione............................................................................................................323Incendio generalizzato (flash-over).................................................................................323Estinzione e raffreddamento..............................................................................................324Estinzione degli incendi ed agenti estinguenti........................................................................324Raffreddamento......................................................................................................................324Soffocamento..........................................................................................................................324Riduzione del combustibile...............................................................................................324Anticatalisi o inibizione chimica.......................................................................................324Le sostanze estinguenti.....................................................................................................................324Estintori d’incendio.............................................................................................................................325Manutenzione e controllo degli estintori......................................................................326Utilizzo degli estintori portatili..........................................................................................326Rete di idranti antincendio.................................................................................................327Dotazioni minime negli edifici di civile abitazione....................................................328


20SommarioCompiti e responsabilità......................................................................................................329Analisi del fenomeno incendi in Italia..........................................................................................330Incendi di origine elettrica...............................................................................................................331Incendi prodotti da guasti agli impianti di distribuzione........................................331Incendi prodotti da guasti alle apparecchiature.........................................................332Incendi prodotti da errato collegamento o errato utilizzo delle apparecchiatureelettriche...................................................................................................................................333Surriscaldamento di camini.............................................................................................................336Scopo e campo di applicazione........................................................................................337Idoneità del locale..................................................................................................................337Coesistenza con altri apparecchi .....................................................................................337Evacuazione dei fumi............................................................................................................337Innesto del canale da fumo nella canna fumaria........................................................338Mozziconi, sigarette, fiammiferi.....................................................................................................339Faville.......................................................................................................................................................340Cause minori..........................................................................................................................................342Ritorni di fiamma ed esplosioni........................................................................................342Surriscaldamento motori, macchine, impianti di produzione del calore, fiammelibere...........................................................................................................................................343Fuochi d’artificio e fulmini..................................................................................................343Cosa fare in caso di incendio...........................................................................................................344Appendice normativa.....................................................................................................................................345Note..........................................................................................................................................................385Capitolo 12Rischio chimico e tossico............................................................................................................................387Il rischio chimico e tossicologico.................................................................................................................389Premessa.................................................................................................................................................389Definizioni..............................................................................................................................................389Gli aerosol.................................................................................................................................389Gli inquinanti chimici aerodispersi.............................................................................................................389Gli aeriformi..............................................................................................................................390Vie di assorbimento............................................................................................................................391Effetti causati dagli agenti chimici...................................................................................391livello di tossicità....................................................................................................................392Classificazione ed etichettatura......................................................................................................393L’etichetta..................................................................................................................................393Simboli di pericolo.................................................................................................................393Frasi R .........................................................................................................................................394Frasi S .........................................................................................................................................394Le schede di sicurezza..........................................................................................................394Incompatibilità tra sostanze pericolose.......................................................................................395Incompatibilità e conseguenze.........................................................................................395Il campionamento delle sostanze chimiche aerodisperse....................................................396Metodiche analitiche per la determinazione delle sostanze chimiche aerodisperse.397Gascromatografia...................................................................................................................397Cromatografia liquida ad alte prestazioni: HPLC........................................................401Tecniche spettroscopiche...................................................................................................402


Sommario21Spettrofotometria ad assorbimento atomico..............................................................403Spettrofotometria UV-Vis....................................................................................................404Spettrometria di massa........................................................................................................405Le sostanze chimiche in casa........................................................................................................................406Prodotti per la casa..............................................................................................................................406Prodotti per la pulizia ...........................................................................................................406Prodotti per la cura e l’igiene personale........................................................................407Le intossicazioni ..................................................................................................................................407Diagnosi dell’intossicazione acuta ..................................................................................408Detergenti.................................................................................................................................409Biocidi.........................................................................................................................................409Giardino e tempo libero.......................................................................................................410Farmaci.......................................................................................................................................411La prevenzione in casa.......................................................................................................................411I Dispositivi di Protezione Individuale............................................................................412Primo soccorso casalingo ................................................................................................................413Intossicazione .........................................................................................................................413Armadietto di pronto soccorso.........................................................................................413altri inquinanti e loro possibili fonti.................................................................................414Simboli e indicazioni di pericolo....................................................................................................415Appendice...........................................................................................................................................................415Combinazioni delle frasi R................................................................................................................417Elenco dei consigli di prudenza S..................................................................................................419Combinazioni delle frasi S................................................................................................................421Schede di dati di sicurezza...............................................................................................................422La scheda di sicurezza sezione per sezione..................................................................422Capitolo 13Analisi dei principali comportamenti a rischio................................................................................425Analisi dei principali comportamenti a rischio......................................................................................427Note..........................................................................................................................................................432Capitolo 14Obblighi del titolare - gestore dell’appartamento. Documentazione da conservare..433Obblighi del titolare - gestore dell’appartamento. Documentazione da conservare..............435Obblighi per l’installazione, la trasformazione, l’ampliamento e la manutenzione degli impianti.....................................................................................................................................................................436Obblighi del committente .............................................................................................................436Assegnazione dei lavori ......................................................................................................436Allacciamento di una nuova fornitura di gas, energia elettrica, acqua..............436Casi in cui il committente è tenuto alla consegna al distributore o al venditoreCopia della dichiarazione di conformità dell’impianto............................................437Opere in edifici subordinati al permesso di costruire...............................................438Certificato di agibilità............................................................................................................438Obblighi del proprietario................................................................................................................438Gestione degli impianti........................................................................................................438Obblighi dell’ impresa installatrice................................................................................................438Abilitazione delle imprese installatrici............................................................................438


22SommarioRifacimento o installazione di nuovi impianti relativi ad edifici per i quali è giàstato rilasciato il certificato di agibilità...........................................................................439Cartello informativo da posizionare all’esterno del cantiere edile.......................440Conformità degli impianti ...............................................................................................................440Manutenzione degli impianti............................................................................................441Dichiarazione di conformità e di rispondenza..........................................................................441Rifacimento parziale di impianti.......................................................................................441Dichiarazione di rispondenza............................................................................................441Progettazione degli impianti...........................................................................................................441Definizioni relative agli impianti ...................................................................................................443Definizione di impianto termico.......................................................................................445Scadenze temporali massime per le operazioni di controllo tecnico, manutenzionee verifica del rendimento.............................................................................................445Impianto termico..............................................................................................................................................445Responsabilità ......................................................................................................................................447Documentazione.................................................................................................................................449Documentazione dell’impianto termico di potenza nominale inf. a 35 kW ....449Documentazione dell’impianto termico relativo agli impianti civili di potenzanominale uguale o superiore a 35 kW............................................................................449Impianti soggetti a denuncia all‘ISPESL.........................................................................451L’Amministratore di condominio....................................................................................................452Le agevolazioni fiscali......................................................................................................................................454La detrazione Irpef per le spese di ristrutturazione.................................................................454Lavori di ristrutturazione per i quali spettano le agevolazioni .............................454L’agevolazione per la riqualificazione energetica....................................................................457Gli interventi in sintesi interessati all’agevolazione...................................................458Cumulabilità delle agevolazioni.....................................................................................................459Iva agevolata del 10% per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.............459Note..........................................................................................................................................................461Capitolo 15La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale del fenomeno infortunistico....463La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale del fenomeno infortunistico...........465Premessa.................................................................................................................................................465I concetti di rischio e pericolo.........................................................................................................465Oggettività-soggettività: il rischio e il «senso comune» .......................................................466Le Euristiche e il bias dell’ottimismo ingiustificato..................................................................467Fattori che influenzano la percezione del rischio....................................................................468Bibliografia.............................................................................................................................................470Capitolo 16Modificare la percezione del rischio ed i comportamenti..........................................................471Modificare la percezione del rischio ed i comportamenti.................................................................473Bibliografia.............................................................................................................................................478Capitolo 17La promozione della salute e la percezione del rischio...............................................................479La promozione della salute e la percezione del rischio......................................................................481Il cittadino competente protagonista della propria salute...................................................481


Sommario23I prerequisiti per la salute..................................................................................................................481Sviluppare le abilità personali...........................................................................................482Quale comunicazione strumento efficace di promozione della salute..........................482La comunicazione per l’educazione alla salute...........................................................482La valutazione del rischio.................................................................................................................484Bambini......................................................................................................................................484adulti...........................................................................................................................................484anziani........................................................................................................................................485Conclusioni............................................................................................................................................485Bibliografia.............................................................................................................................................486Capitolo 18Come ridurre i rischi di incidente domestico tra i bambini........................................................487Introduzione..........................................................................................................................................489Accorgimenti suggeriti se a casa abbiamo un piccolo hooligan.....................................................490Da 1 a 3 mesi..........................................................................................................................................490da 6 a 9 mesi..........................................................................................................................................491Da 12 a 18 mesi.....................................................................................................................................492Da 24 mesi a 3 anni.............................................................................................................................493Da 4 a 6 anni..........................................................................................................................................494Capitolo 19Abitare accessibile, salubre e sicuro.....................................................................................................497Premessa..............................................................................................................................................................499Criteri per costruire bene e con lungimiranza........................................................................................499Il tetto.......................................................................................................................................................500Terrazze e verande...............................................................................................................................501I solai.........................................................................................................................................................501Spazi interni...........................................................................................................................................501La pavimentazione..............................................................................................................................502Le scale....................................................................................................................................................502Ascensori e rampe...............................................................................................................................503Vie di fuga...............................................................................................................................................504Gli impianti.............................................................................................................................................504I serramenti............................................................................................................................................505Le porte...................................................................................................................................................506Il bagno....................................................................................................................................................507Le camere...............................................................................................................................................509La cucina.................................................................................................................................................510Gli arredi..................................................................................................................................................511Bibliografia.............................................................................................................................................512Capitolo 20Prevenzione e tutela delle persone più vulnerabili in situazioni di emergenza.............513Prevenzione e tutela delle persone più vulnerabili in situazioni di emergenza........................515Informazione ........................................................................................................................................515Prevenzione...........................................................................................................................................516Gestione dell’emergenza..................................................................................................................517Gestione della post emergenza......................................................................................................518


24SommarioCapitolo 21Strumenti di valutazione dei rischi da parte degli operatori della prevenzione e deglistessi cittadini..................................................................................................................................................519Strumenti di valutazione dei rischi da parte degli operatori della prevenzione e degli stessicittadini.................................................................................................................................................................521Lista di controllo per la sicurezza in casa ....................................................................................521Indicatore di rischiosità domestica (ISPESL)...............................................................................522Matrice di rilevazione.........................................................................................................................524La check list............................................................................................................................................524Marcature CE............................................................................................................................525Marchiatura IMQ.....................................................................................................................525Conclusioni............................................................................................................................................525Gruppo di lavoro <strong>CCM</strong> che ha predisposto la Check list........................................................526Bibliografia.............................................................................................................................................527Allegati al capitolo 211. Lista di controllo per la sicurezza in casa.............................................................................................531(UPI - Ufficio Prevenzione Infortuni, CH).....................................................................................531Valutazione............................................................................................................................................535Livello di sicurezza A.............................................................................................................535Livello di sicurezza B..............................................................................................................535Livello di sicurezza C ............................................................................................................5352. Indicatore di rischiosità domestica........................................................................................................536Versione integrata, utilizzata per l’indagine condotta in Friuli Venezia Giulia...............536Come compilare il test.......................................................................................................................536Pagine: soggiorno, cucina, bagno, camera del bambino, dell’adulto e dell’anziano.................................................................................................................................................537Pagina: elementi generali/comuni...................................................................................537Pagina: casa..............................................................................................................................537Valutazione della pericolosità.........................................................................................................5503. Matrice di rilevazione per gli eventi infortunistici............................................................................5514. Lista di controllo per la sicurezza in casa.............................................................................................554Una check list di autovalutazione della rischiosità domestica............................................554Autori...................................................................................................................................................................569


La dimensionedel fenomenodegli incidentiin ambiente domesticoin Italia:fonti, dati e metodicapitolo 1Sante OrsiniSilvia Bruzzone


Incidenti in ambiente domestico in Italia: fonti, dati e metodi27IntroduzioneGli incidenti domestici rappresentano unproblema di Sanità Pubblica di grande rilevanza.Politiche di prevenzione e sicurezzaal fine di ridurre la portata di talefenomeno sono state avviate da alcunianni in diversi Paesi Europei ed extra-Europei.Non devono essere, poi, sottovalutatii costi che ne derivano, sia in terminidi vite umane e di invalidità permanentiche di costi socio-sanitari.La sorveglianza epidemiologica delle lesionicausate dagli incidenti viene effettuataanche attraverso il sistema comunitario diraccolta dati ed il programma di scambiodi informazioni sulle lesioni personali basatosul rafforzamento ed il miglioramentodei risultati conseguiti tramite il sistemaEHLASS (European Home and LeisureAccident Surveillance System).In Italia, la Legge n. 493/99 indica le funzionidel Servizio Sanitario Nazionale inmateria di sorveglianza e prevenzionedegli incidenti domestici, dando particolareenfasi alle azioni di informazione ededucazione sanitaria e alla realizzazionedi un sistema informativo dedicatoistituito, presso l’Istituto Superiore diSanità (ISS). Il Piano Nazionale della Prevenzione2005-2007, confermato ancheper il 2009, dedica uno specifico paragrafoa tale problematica, richiamando gliobiettivi del Piano Sanitario Nazionale diriduzione della mortalità e disabilità derivantida incidenti domestici, obiettivi inmolti casi recepiti e contestualizzati neiPiani Sanitari Regionali.Gli incidenti in ambiente domestico in Italia: l’indagine Istatmultiscopo sulle famiglieDefinizioni e fonti dei datiNegli ultimi anni si è giunti ad un sostanzialeaccordo in ambito internazionale sulsignificato da dare alla dizione incidentedomestico che si è estesa sino a comprendere,oltre agli incidenti che possonocomunemente accadere all’interno dellemura domestiche propriamente dette,anche quelli avvenuti nell’ambito dellepertinenze dell’abitazione (es. cortili, garage,spazi condominiali comuni, ecc.).Secondo una definizione dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità (OMS) per infortuniosi intende: «l’evento improvvisodeterminato da causa esterna involontaria- anche se alla stessa contribuisconocome concausa le condizioni psicofisichedel soggetto interessato - che causi dannoper la salute dello stesso, definito asua volta come infortunato». Si definisce,poi, infortunio domestico l’evento conle caratteristiche sopra descritte occorsonell’ambito della residenza abitativao nelle relative pertinenze quali scaleesterne, giardini, cantine, garage, ter-


28Capitolo 1razze, ecc. (World Health Organization,1957; British Medical Association 1964).Attualmente le fonti statistiche ufficiali,disponibili a livello nazionale, sul fenomenorelative a questa sottopopolazionesono costituite dalle schede di dimissioneospedaliera (SDO), dall’indagine Istatsulle cause di morte, dall’indagine Istatmultiscopo sulle famiglie «Aspetti dellavita quotidiana».Il flusso informativo delle SDO permetteun’analisi dei traumatismi da incidentidomestici, ma presenta delle criticitàrelative alla qualità della compilazionein quanto non sempre la causa esterna(infortunio in ambiente domestico) è indicata.Inoltre questa fonte è relativa aisoli eventi che hanno dato luogo ad unricovero ospedaliero ed esclude i casi chepur hanno dato luogo al ricorso al prontosoccorso. L’indagine sulle cause di mortedà conto dei decessi per cause violenteidentificati come incidenti in ambientedomestico, ma sconta una sottostima deicasi reali a causa della frequente mancanzadell’indicazione, da parte del medico,del luogo dell’incidente.L’indagine multiscopo sulle famiglie«Aspetti della vita quotidiana» è un’indaginecampionaria sulle famiglie chedal 1998 fornisce una stima della popolazionecoinvolta in incidenti domestici,nei tre mesi precedenti l’intervista, e delnumero di eventi verificatosi.L’evento deve presentare le seguenti caratteristiche:• compromissione temporanea o permanentedelle condizioni di salute acausa di ferite, fratture, contusioni,lussazioni, ustioni o altre lesioni;• accidentalità dell’evento (indipendenzadalla volontà umana);• essersi verificato in una abitazione(all’interno o in locali adiacenti adessa) indipendentemente dal fattoche si tratti dell’abitazione della famigliastessa o di altri parenti, amici,vicini, ecc.Questa fonte ha quindi il vantaggio di rilevareanche quegli eventi che non hannodato luogo ad ospedalizzazione del soggetto.Le fonti attualmente disponibili non consentonodi effettuare stime esaurientisulla dimensione complessiva del fenomenosu scala nazionale in quanto l’IndagineMultiscopo sulle famiglie «Aspettidella vita quotidiana» fornisce stimesugli eventi non mortali e i dati relativialla mortalità sono sottostimati perché,pur essendo dal 1999 previsto esplicitamentel’incidente domestico quale causaesterna del decesso nel certificato dimorte, molto spesso questa informazioneè mancante.


Incidenti in ambiente domestico in Italia: fonti, dati e metodi29Dati e risultatiLe persone coinvolteNel 2008 gli incidenti in ambiente domesticohanno coinvolto, nei tre mesi precedentil’intervista, 797.000 persone, pariall’13,5‰ della popolazioneSu questa base si può stimare che, nell’arcodi 12 mesi, il fenomeno abbia coinvolto3 milioni di persone, cioè 54 individuiogni mille.Il numero complessivo di incidenti domesticirilevati nel trimestre è 930.000.Oltre il 70% di tutti gli incidenti accadutiriguarda le donne con un quoziente diinfortuni pari al 17,6‰, mentre fra gli uominiè del 9‰.Nelle età più giovanili (fino a 14 anni) gli incidentiprevalgono tra gli uomini, mentrele donne sono coinvolte più degli uominialle età successive, sia per una maggiorepermanenza fra le mura domestiche, siaper un più frequente contatto con oggetti,utensili ed elettrodomestici che possonoessere all’origine di un infortunio (taglio,ustione, etc.). Le casalinghe sono ungruppo di popolazione particolarmenteesposto: quasi 4 incidenti su 10.A rischio, oltre alle donne, anche gli anziani(>64 anni, il 19,5‰ ha subìto unincidente nei tre mesi precedenti l’intervista)ed i bambini più piccoli ( 13 40 53 13,0 20,3 17,8 14 48 62Totale 260 537 797 9,0 17,6 13,5 292 638 9301.1 - Persone che negli ultimi tre mesi hanno subìto incidenti in ambiente domestico per sesso e classe di età. Anno 2008.(Fonte: Istat. Indagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti di vita quotidiana». Anno 2008)


30Capitolo 1In base ai dati dell’approfondimento sugliincidenti domestici effettuato nell’ambitodell’Indagine Multiscopo sulle famiglie«Aspetti della vita quotidiana. Anno1999», le cause principali di incidentedomestico sono rappresentate dall’utilizzodi utensili d’uso domestico o daattività svolte in cucina (33,0%) (tra gliutensili di cucina il primo responsabileè il coltello che, da solo, è causa del12,8% di tutti gli incidenti) e dalle cadute(28,4% degli incidenti). La strutturaedilizia dell’ambiente domestico (pavimento,scale in muratura e altre partifisse, senza considerare porte, finestree specchi) è all’origine di un quinto degliincidenti (20%).La cucina è l’ambiente a maggior rischio(52% degli infortuni); seguono le scale interneed esterne (9,5%) e gli altri localidella casa. Per le donne la cucina rappresentadi gran lunga l’ambiente più a rischio(58,1% degli incidenti), mentre pergli uomini i luoghi in cui avvengono gliincidenti si presentano più diversificati:cucina (31,1%), balcone, terrazzo e giardino(14,5%), cantina, garage e altro ambiente(13,6%), soggiorno, salone (11,7%).La mappa dei luoghi in cui avvengono gliincidenti riproduce la mappa degli ambientiin cui uomini e donne nelle varieetà trascorrono più tempo in casa e neiquali svolgono con maggiore frequenzale attività più a rischio.Le lesioni principali sono rappresentatedalle ferite per il 43%, dalle ustioni per il25,5% e dalle fratture per il 13%.Le parti del corpo di gran lunga più compromessesono gli arti: circa 8 incidentisu 10 provocano conseguenze a dannodi gambe, braccia, mani o piedi (81,2%).Poco più di un incidente su 10 interesdentidomestici meno di 12 persone su1.000, salgono al 15,9‰ nel Nord-Est, al12,6‰ nel Centro, al 13,7‰ nel Sud e,infine, sono il 13,8‰ nelle Isole.Persone che hanno subìtoincidenti domestici(valori in migliaia)Quozienti per 1.000personeNumero di incidenti inambiente domestico(valori in migliaia)Piemonte 70 16,1 78Valle d’Aosta 1 10,5 2Lombardia 105 10,8 120Trentino Alto Adige 10 10,5 10Bolzano 5 11,2 5Trento 5 9,8 5Veneto 58 12,2 64Friuli Venezia Giulia 25 20,5 30Liguria 11 7,0 12Emilia Romagna 86 20,1 93Toscana 39 10,6 44Umbria 14 16,1 17Marche 13 8,5 14Lazio 80 14,6 97Abruzzo 19 14,5 21molise 2 7,8 3Campania 75 12,8 89Puglia 62 15,3 79Basilicata 6 9,8 9Calabria 29 14,8 37Sicilia 76 15,3 93Sardegna 16 9,5 19Totale 797 13,5 930Nord - Ovest 187 11,9 212Nord -Est 179 15,9 197Centro 146 12,6 172Sud 193 13,7 238Isole 92 13,8 112ITALIA 797 13,5 9301.2 - Persone che negli ultimi tre mesi hanno subìto incidentiin ambiente domestico per regione e ripartizionegeografica. Anno 2008. (Fonte: Istat. Indagine multiscoposulle famiglie «Aspetti di vita quotidiana». Anno 2008)Cause, ambienti e conseguenze


Incidenti in ambiente domestico in Italia: fonti, dati e metodi31sa la testa (11,8%). Complessivamente,arti o testa sono le parti lesionate nellaquasi totalità degli incidenti (88,6%). Neibambini da 0 a 4 anni, invece, la testa èpiù esposta: rimane lesa nel 43,5% deicasi.La metà degli infortunati (49,2%) ha dichiaratodi aver avuto bisogno di ricorre-re ad assistenza medica e, in particolare,circa un terzo (32,6%) al Pronto Soccorso,mentre il 6,8% ha avuto bisogno diun ricovero.Quasi 5 infortunati su 10 sono stati limitatiper qualche giorno nelle loro attivitàquotidiane e circa il 15% è stato costrettoa rimanere a letto.Gli incidenti in ambiente domestico in Italia: l’indagine Istatsulle cause di morteDefinizioni e fonti dei datiGli infortuni in ambiente di vita ed inparticolare gli infortuni domestici, comegià ribadito in precedenza, rappresentano,nella maggior parte dei Paesi industrializzati,un argomento di interesserilevante per la sanità pubblica, sia dalpunto di vista della mortalità, sia daquello della morbosità che da questieventi consegue.Per lo studio degli infortuni mortali inambiente domestico 1 viene spesso utilizzatal’indagine sulle cause di morte.La rilevazione viene effettuata correntementedall’Istat attraverso l’utilizzo deimodelli ISTAT/D.4 e D.5 (scheda di morteoltre il primo anno di vita per maschioe per femmina), ISTAT/D.4 bis e D.5 bis(scheda di morte nel primo anno di vitaper maschio e per femmina). Su tali modellivengono riportate le notizie relativeal decesso fornite dal medico curante onecroscopo (Parte A della scheda di morte)e le informazioni di carattere demograficoe sociale (Parte B della scheda dimorte) a cura dell’ufficiale di Stato Civiledel Comune di decesso.Il medico certificatore è tenuto a compilaretutti i quesiti relativi alla causa didecesso presenti sulla scheda di morteed in particolare deve riportare la causainiziale ossia la malattia che attraversoeventuali complicazioni o stati morbosiintermedi ha condotto al decesso, la causaintermedia o complicazione che includel’eventuale successione morbosa dellamalattia indicata al primo quesito, la causaterminale per la quale si intende la malattiao lo stato morboso che ha direttamenteprovocato il decesso e gli altri statimorbosi rilevanti tra i quali si consideranole malattie e gli stati morbosi che hannocontribuito al decesso.Nel caso in cui si tratti di causa di morteviolenta il medico è tenuto ad indicarecon esattezza la descrizione della lesione,le malattie o complicazioni, gli stati morbosipreesistenti ed il mezzo o modo col qualela lesione è stata determinata. In questo


32Capitolo 1gruppo sono, infatti, compresi tutti i decessicausati da traumatismi ed avvelenamenti,classificati con riferimento allanatura della lesione e al mezzo o modocon cui la lesione stessa è stata provocata.Tramite l’indagine Istat sulle cause dimorte è possibile reperire informazionianche sulla tipologia della causa violenta(accidentale, infortunio sul lavoro, suicidio,omicidio), sul luogo dell’accidente(abitazione, istituzione collettiva, scuola,istituzioni e aree della P.A., luogo dedicatoalle attività sportive, strade e vie,luogo di commercio e servizio, area industrialee di costruzione, azienda agricola,altri luoghi) e sul luogo di decesso (abitazione,istituto di cura pubblico, istitutodi cura privato, struttura socio-assistenziale,altro).L’analisi della mortalità per cause violente,con particolare riferimento agli incidentiin ambiente domestico, rappresenta unargomento di grande interesse ed attualità.Gli studi consentono di descriverele principali tipologie di infortunio e ditrauma subìto e soprattutto di delinearele caratteristiche demografiche e socialie le tipologie dei soggetti maggiormenteesposti al rischio.Le problematiche legate allo studio dellamortalità per incidenti domestici, tramitel’utilizzo di dati provenienti dall’indaginesulle cause di morte, riguardano soprattuttole difficoltà nella corretta individuazionedella natura della causa violenta edel luogo dell’accidente. Quando tali notizievengono omesse, è possibile risaliresoltanto alla natura del trauma e al mezzocon cui la lesione è stata determinata.Non sussistono, invece, problemi perquanto concerne la codifica del processomorboso riportato dal medico sul certificatodi morte e l’individuazione dellacausa iniziale.L’individuazione e la codifica della causaprimaria avviene sulla base di opportunicriteri di decisione, in accordo con le regoledi codifica fornite dall’OMS (OrganizzazioneMondiale della Sanità), tenendoconto di tutte le informazioni demografichee sanitarie riportate sulla scheda dimorte. È opportuno sottolineare che labontà della codifica è strettamente legataalla corretta compilazione in tutte le sueparti della scheda di morte e tale condizionenon è rispettata in modo omogeneosul territorio nazionale.La codifica delle cause di morte, a partiredall’anno di decesso 2003, viene effettuatautilizzando la Decima Revisionedella Classificazione Internazionale delleMalattie (Icd10). Tale revisione dellaIcd consente di prevedere un maggiordettaglio nella codifica, con riferimentospecifico anche al luogo di eventodell’accidente.Nello sforzo di migliorare la qualità e lacompletezza dei dati di mortalità raccolti,nell’ambito dell’Indagine sulle causedi morte, nel corso degli ultimi anni,l’Istat ha apportato diverse modificheai modelli di rilevazione. In particolare,a partire dall’Edizione 2002, sono stateinserite, sul retro del modello, istruzioniper la compilazione della parte sanitariadella scheda di morte.Nella guida alla compilazione, indirizzataai medici che certificano la causa didecesso, inoltre, viene ribadita l’importanzadi compilare i quesiti riferiti alleinformazioni sulla data, il tempo intercorsotra l’azione violenta e la morte edil luogo in cui l’accidente è avvenuto, ricordandoche ciò consente una miglioreelaborazione dei dati a livello nazionale,garantendo così un miglior servizio allacollettività.Purtroppo, come esplicitato dai dati pre-


Incidenti in ambiente domestico in Italia: fonti, dati e metodi33sentati nel paragrafo successivo, persisteancora un’alta percentuale di casi per iquali il medico omette l’informazionesul luogo dell’accidente.Una prospettiva per il futuro potrebbeessere, grazie all’attuale processo di registrazionecontrollata dell’intero processomorboso riportato sulla schedadal medico, l’effettuazione di una analisitestuale, selezionando così tutti i recordcontenenti parole chiave, collegateall’incidente domestico, scelte ad hoc.Dati e risultatiOgni anno, in Italia, muoiono mediamentecirca 560.000 persone (nel 2006 2 sonomorte persone 558.614 di cui il 49,5%maschi e il 50,5% femmine). La gran partedi queste morti è ascrivibile a malattia(principalmente malattie cardiovascolarie neoplasie) e si manifestano fisiologicamentenella gran parte dei casi, segnatamentenelle classi d’età più avanzate,oltre i 75 anni d’età.Circa il 5% di tutte le morti (circa 25.000casi) sono conseguenti a cause accidentalio violente; nell’ambito di queste,circa un 50% deriva da cause accidentalinon dovute ad incidenti stradali, suicidio omicidi. Tra queste morti accidentalisono compresi i decessi che conseguonoad infortunio in ambiente domestico edaltre morti che si realizzano per incidentiaccaduti in altri ambienti.I casi di morte, esclusi gli incidenti stradali,suicidi e omicidi, sono stati, nel corsodel 2006, circa 14.000; i casi per i quali èstato indicato esplicitamente come luogodell’accidente l’abitazione sono risultati2.009 (circa il 48% sul totale dei casi per iquali era stata indicata l’informazione sulluogo dell’accidente) nel 2006.Il dato è riferito ai soli individui oltre ilprimo anno di vita a causa di alcune difficoltàad elaborare i dati, con riferimentoal luogo dell’accidente, per i decessinell’età infantile (tabella 1.3).Luogo decessoLuogo accidenteNonindicatoAbitazioneIstitutodi curapubblicoIstituto dicura privatoStrutturasocio-assistenzialeAltroTotaleNon indicato 673 2.850 4.184 890 588 505 9.690Abitazione 185 445 1.297 36 14 32 2.009Istituzione collettiva 7 0 85 4 9 6 111Scuola,istituzioni e aree della P.A. 4 0 11 0 1 3 19Luogo dedicato alle attività sportive 7 4 11 0 0 13 35Strade e vie 116 5 175 10 2 204 512Luogo di commercio e servizio 8 2 20 0 0 11 41Area industriale e di costruzione 28 0 61 2 1 85 177Azienda agricola 26 8 26 4 0 51 115Altri luoghi 189 15 260 18 17 667 1.166Totale 1.243 3.329 6.130 964 632 1.577 13.8751.3 – Decessi per causa violenta, esclusi incidenti stradali, omicidi, suicidi, per luogo dell’accidente e luogo deldecesso. Fonte: Istat Indagine sulle cause di morte. Anno 2006.


34Capitolo 1Età Maschi Femmine Totalev.a. % v.a. % v.a. %1-19 30 1,40 15 0,45 45 0,8320-39 97 4,53 21 0,64 118 2,1740-59 201 9,38 66 2,00 267 4,9060-74 341 15,92 212 6,41 553 10,1575+ 1.473 68,77 2.991 90,50 4.464 81,95Totale 2.142 100,00 3.305 100,00 5.447 100,001.4 – Decessi per causa violenta, esclusi incidentistradali, omicidi, suicidi, con luogo dell’accidente“abitazione” o luogo del decesso “abitazione ” o “strutturasocio-assistenziale”. Anno 2006 (valori assoluti epercentuali). Fonte: Istat Indagine sulle cause di morte.Anno 2006.Grazie all’introduzione della Icd10 perla codifica delle cause di morte, inoltre,è stato possibile recuperare alcuni casi,per i quali non era stato indicato il luogodell’accidente, attraverso l’inclusione deicodici Icd per i quali la quarta cifra indicavaabitazione come luogo di evento 3 .Dall’analisi dei dati contenuti nella tabella1.3 si evince che, accanto ai casiper i quali è indicata esplicitamente l’informazionesull’abitazione come luogodell’accidente (2.009), sono presenti2.850 decessi per i quali non risulta indicatoil luogo dell’accidente, ma solo illuogo del decesso attribuito alla modalitàabitazione.Esistono poi altri 588 casi per i quali illuogo dell’accidente non è indicato e illuogo di decesso viene indicato comestruttura socio-assistenziale. Tali casi potrebberoessere ricondotti ad infortuni inambiente domestico, se si considera chela maggior parte di questi ultimi riguardanoindividui in età molto anziane e chequindi potrebbero riguardare soggettiistituzionalizzati in strutture di lungodegenza(tabella 1.4).Volendo effettuare una stima più completae realistica dei casi mortali per infortuniodomestico, includendo anchequesti contingenti menzionati sopra eipotizzando, in alcuni casi, la non correttacompilazione dei quesiti sulla schedadi morte riferiti al luogo dell’accidente, siraggiunge, attraverso la somma delle postesopra citate, alla numerosità di 5.447decessi.Rapportando i decessi alla popolazionemedia residente 2006 si ottiene un tassopari a 3,41 per 100.000 abitanti/anno nelcaso in cui si includano solo i casi per iquali il luogo dell’accidente abitazione eraindicato, mentre il tasso raggiunge il 9,24per 100.000 abitanti/anno, nel caso in cuisi includano anche i decessi per i quali ilsolo luogo del decesso risultava compilatocon la modalità abitazione o strutturasocio-assistenziale.Tali valori risultano anche essere in lineacon quanto rilevato per gli anni precedenti.Alla luce dei dati analizzati, si è ritenutonecessario formulare delle ipotesi per unriproporzionamento del numero di decessipiù in linea rispetto a quanto rilevatoanche da studi pregressi e con risultaticondotti da altri Paesi.In particolare, dalla letteratura si evinceche le morti avvenute in casa (o nelle suepertinenze) dovrebbero essere nell’ordinedi circa il 30-40% di tutte le morti accidentalinon derivanti da incidente stradaleo del lavoro. È noto, inoltre, e anchequesto è un fatto di assoluta generalità,che la gran parte di queste morti riguardasoggetti molto anziani (tabella 4), chedecedono in seguito a caduta.Da un’analisi delle cause esterne di mortalità,si rileva, infatti, una consistente percentualedi decessi (49,3% sul totale delsottoinsieme dei casi individuati comeinfortuni domestici) in corrispondenza di«Esposizioni a fattore non specificato e luogo


Incidenti in ambiente domestico in Italia: fonti, dati e metodi35non specificato» (codice Icd10 - X59.9), il14,5% legato a «Cadute non specificate inabitazione» (codice Icd10 - W19.0), l’8,6 %a «Sequele di altri accidenti» (codice Icd10- Y86) e il 4,8% a «Cadute su e da scale e gradiniin abitazione» (codice Icd10 - W10.0).Le ipotesi formulate sembrano condurread un dato, sicuramente più allineatocon i risultati presentati in altri studi (Simoncini,1982), nei quali è stato messo inevidenza che gran parte delle morti percaduta accidentale, tra soggetti appartenentia fasce di età più anziana, avvengonoprevalentemente in casa.Considerando anche la ridotta mobilitàed il relativamente elevato carico dipatologie che tendono a caratterizzaretali individui, è possibile ritenere,ragionevolmente, che almeno il 50% ditali cadute (come stima conservativa)possano essersi realizzate nell’ambitodomestico.Il dato proposto sembra anche più consonoai dati presentati in alcuni studi internazionali.Nel Regno Unito, ad esempio,Paese nel quale si stanno promuovendoda diversi anni importanti azioni di prevenzionein merito, nella seconda metàdegli anni novanta, si è osservato un tassodi mortalità per incidente in casa paria circa 7 casi x 100.000 abitanti/anno.ConclusioniGli incidenti in casa rappresentano, nellamaggioranza dei Paesi industrializzati,un problema di salute pubblica rilevante.Anche nel nostro Paese tale fenomenoriveste una notevole importanza siain termini di mortalità che di morbosità.I dati disponibili presentano, però, alcunilimiti sia in termini di monitoraggiopuntuale del fenomeno, sia in terminidi valutazione dell’efficacia delle azioniintraprese.Le fonti attualmente disponibili, infatti,non consentono di effettuare stimeesaurienti sulla dimensione complessivadel fenomeno su scala nazionale.L’indagine multiscopo sulle famiglie, daun lato, fornisce stime solo sugli eventinon mortali, mentre i dati relativi all’Indaginesulle cause di morte non sempreconsentono di arrivare ad un ammontareesaustivo per la descrizione del fenomeno.Pur essendo, infatti, previstaesplicitamente l’indicazione sulla schedadi morte, da parte del medico certificatore,del luogo dell’accidente, moltospesso questa informazione risultamancante. Grazie all’inserimento, però,a partire dal 2002, di istruzioni per lacompilazione, ad una maggiore sensibilizzazionedei medici e all’introduzione,a partire dai dati 2003, della decima Revisionedella Classificazione Internazionaledelle Malattie, è stato possibile, negliultimi anni, migliorare la qualità deidati ed arrivare alla stima di contingentidi decessi attribuibili ad incidenti domesticipiù plausibili e confrontabili anchecon fonti internazionali.Accanto a quelle esaminate, esistonoanche altre fonti, non citate nel presentelavoro benché degne di nota e spessoutilizzate per le analisi del fenomenoanche queste, però, sono caratterizzateda alcune lacune e carenze. I datisulle Schede di Dimissione Ospedaliera(SDO), ad esempio, contengono il quesitosulla causa esterna del trauma maquesta informazione, purtroppo, è frequentementeomessa. Per gli accessi inPronto Soccorso (PS) non si dispone, invece,di rilevazioni routinarie esaustivea livello nazionale.


36Capitolo 1Pur con questi limiti le fonti analizzateconsentono, comunque, di trarre importanticonclusioni anche in termini di politichedi contenimento e prevenzione.Gli approcci più produttivi in termini dilimitazione e riduzione del fenomenosono quelli di tipo integrato, comprendentisia attività di informazione ededucazione sanitaria, sia interventi suambienti e strutture. Le azioni, in realtà,andrebbero modulate sui singoli gruppidi popolazione (bambini, anziani, casalinghe,ecc.) in quanto i rischi sono differenziati,come così le modalità di accadimentodegli eventi, come si evincedai dati.Bibliografia- Backett E. Maurice, Domestic accidents, WorldHealth Organization, Geneva, 1965- Simoncini F., Gli infortuni domestici e la loroprevenzione. CNEL, Roma, 1982- ISTAT: Indagine multiscopo sulle famiglie - Anni1987-1991 - Vol. 3: Gli incidenti in ambientedomestico- Taggi F. et Al., Progetto SISI – Epidemiologia eprevenzione degli incidenti in ambienti di vita:aspetti generali ed esperienze a livello regionale.Rapporto al Ministro della Sanità, IstitutoSuperiore di Sanità, Roma, 1993- ISTAT: Indagine multiscopo sulle famiglie - Anni1987-1991 - Vol. 3: Gli incidenti in ambientedomestico- ISTAT: Indagine multiscopo sulle famiglie. Volume«La vita quotidiana». Anni 1993-1997;2005-2007. Collana Informazioni, numeri vari- ISTAT: Indagine multiscopo sulle famiglie. Volume«Stili di vita e condizioni di salute». Anni1998-2003. Collana Informazioni, numeri vari- ISTAT: Gli incidenti domestici - 1999 - Statistichein breve- Classificazione Statistica Internazionale delleMalattie e dei Problemi Sanitari Correlati - DecimaRevisione. Voll. 1-3 Organizzazione Mondialedella Sanità, Ginevra 1992. I Edizione Italianaa cura del Ministero della Sanità, 2001- ISTAT – Cause di morte. Anno 2006- Giustini M., Bruzzone S., La mortalità per incidentedomestico in Italia, in Ambiente casa:la sicurezza domestica dalla conoscenza allaprevenzione in Rapporto del Sistema InformativoNazionale sugli Infortuni in Ambienti di CivileAbitazione (SINIACA) a cura di Alessio Pitidis eFranco Taggi, Istituto Superiore di Sanità Dipartimentodi Ambiente e Connessa PrevenzionePrimaria, Franco Angeli, Milano 2006- Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioniitaliane: Rapporto Osservasalute – 2003-2008Note1. Si utilizza la dizione infortunio domestico, nelcaso dell’analisi della mortalità, poiché in letteraturasi definisce come incidente un eventoinatteso caratterizzato da subitaneo agire diforza esterna che causa o potrebbe causare undanno alle cose e non alle persone; mentre siintende per infortunio un evento dovuto a causafortuita, violenta ed esterna che produce lesioniobiettivamente constatabili, a persona/eed eventualmente alle cose.2. I dati di mortalità analizzati in questo capitolosono riferiti all’anno 2006 e ai soli decessi oltreil primo anno di vita.3. Sono stati inclusi tutti i casi con codici Icdcompresi tra W00 e X59 oppure tra Y10 e Y34e la quarta cifra pari a 0 (luogo di evento abitazione).


I soggettiistituzionaliche svolgonoun ruolodi prevenzionecapitolo 2Sara SansonMarina Brana


I soggetti istituzionali che svolgono un ruolo di prevenzione39L’attività dei soggetti istituzionali cheoperano nella prevenzione sanitaria èevoluta negli ultimi decenni e disposizionilegislative, piani nazionali, ma anchedibattiti culturali nell’ambito delle professionihanno scandito rilevanti momentidi trasformazione.Il Decreto Legislativo n. 502 del 30 dicembre1992 istituisce, nell’Azienda Sanitaria,il Dipartimento di Prevenzione, che ha lamission di garantire la tutela della salutecollettiva, di perseguire obiettivi di promozionedella salute, prevenzione dellemalattie e delle disabilità, miglioramentodella qualità della vita, di promuovereazioni volte ad individuare e rimuoverele cause di nocività e malattia di origineambientale, umana e animale.Il Dipartimento prende forma dalla confluenzadi servizi preesistenti, di igienepubblica, veterinaria, prevenzione infortunie malattie professionali, igiene deglialimenti. Esso riunisce, sotto un’unicadirezione, professionalità abituate a lavorarein modo diverso, orientate perlo più ad attività che portano all’effettuazionedi singoli atti (autorizzazioni,certificazioni, procedure di controllo evigilanza), eseguiti in forza di leggi e regolamenti.Si tratta di attività che, pur assorbendogran parte delle risorse umaneed economiche disponibili, difficilmentesi integrano all’interno di strategie eprogrammi rivolti a migliorare la salutedelle persone.Il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000individua gli obiettivi di salute e le tematichepiù importanti in termini di prevenzione:comportamenti a rischio quali ilfumo, la vita sedentaria, l’alimentazionenon corretta, l’infortunistica stradale,le patologie cardiovascolari; si tratta diambiti di intervento di grande rilevanzain perfetta sintonia con la mission dei Dipartimentidi Prevenzione, nei quali perògran parte delle risorse umane ed economichesono ancora spese utilizzandometodiche inefficaci o per attività di controlloroutinario.Inizia il dibattito sulla Evidence based prevention(EBP) e cioè sulla prevenzionebasata su evidenze scientifiche: deve esistereun nesso esplicito fra le raccomandazionirelative a prassi da adottare nelcontesto sanitario o clinico e i dati scientificiche ne dimostrano l’efficacia.Tra gli operatori comincia a diffondersi unsenso di inutilità rispetto ad azioni prive diimpatto sulla salute, nasce anche un’esigenzadi rinnovamento degli obiettivi edei metodi di lavoro e vengono messe indiscussione prassi obsolete e di minimoimpatto sulla salute dei cittadini.A livello regionale, anche se in manieraalquanto differenziata da Regione a Regione,cominciano ad essere adottatenormative che consentono di eliminarecerte attività, quali alcuni tipi di certificazionie attestazioni.Progressivamente, l’adozione di politichedi sanità pubblica basate su evidenzescientifiche contribuisce a far sì che lerisorse limitate a disposizione venganoconcentrate sull’applicazione dei metodimigliori per rispondere ai problemi consideratiprioritari.Si inizia a lavorare per programmi conprecisi obiettivi di salute, superandol’atteggiamento psicologico e culturaledell’obbligo di legge; si sviluppa la necessitàdi prevedere, per i singoli progetti sucui si lavora, la valutazione degli effettivirisultati raggiunti in termine di salutedella collettività.Per quel che riguarda la prevenzione degliincidenti domestici, vale la pena di ricordarealcuni dati sulle dimensioni delproblema.


40Capitolo 2Ogni anno in Italia avvengono circa4.500.000 incidenti domestici, che comportano8.000 decessi 1,2,3 . Nel 2007 sisono verificati 230.871 incidenti stradali,comportanti 5.131 decessi 4 e 874.940 infortunisul lavoro, che comportano 1.120decessi all’anno 5 . Il 17% degli incidentisul lavoro sono rappresentati tuttaviada incidenti stradali: questa fattispeciecomporta peraltro il 55% degli infortunisul lavoro mortali, includendo gli eventiin itinere. Il dato riferito all’incidentalitàdomestica rappresenta un problemadi sanità pubblica in particolare per duecategorie di persone: bambino tra 0 e 4anni e anziano over 65 anni.A fronte della dimensione del problemalegato agli infortuni domestici, tuttavia,storicamente ben poco è stato fatto, siaper il principio costituzionale (art. 14)dell’inviolabilità dell’abitazione, sia perchéi percorsi formativi degli operatoridella prevenzione e la strutturazione deiDipartimenti di Prevenzione delle ASLnon hanno mai previsto un’organizzazionemirata a questi aspetti importantidella salute pubblica. Oltre a precedentisporadiche iniziative dell’Istituto Superioredi Sanità (ISS), dell’Istituto SuperiorePrevenzione e Sicurezza sul Lavoro(ISPESL) e delle Regioni con le AziendeSanitarie Locali soltanto con il Piano SanitarioNazionale 2006-2008 6 ed il PianoNazionale della Prevenzione 2005-2007 7è stato previsto un impegno organico intal senso, impegno proseguito nei successiviPiano Nazionale Prevenzione (PNP).Gli incidenti domestici rappresentano unproblema di sanità pubblica sottostimato,che solo negli ultimi anni, sotto la spintadel PNP e l’impegno del Ministero dellaSalute, tramite il Centro nazionale per laprevenzione e Controllo delle Malattie(<strong>CCM</strong>), l’ISPESL e l’ISS si sta affrontandoorganicamente 8, 9 . Mancano importantistrumenti e in particolare manca una organizzazionespecifica dei Dipartimentidi Prevenzione delle ASL e un percorsoformativo nell’ambito delle lauree triennalie specialistiche; gli studi curricularidi regola non affrontano tale problema,anche se, come abbiamo visto, ha una rilevanzaben maggiore rispetto agli stessiinfortuni stradali e sul lavoro.Va fatta una riflessione su questo aspetto:gli incidenti stradali vedono, nellamaggior parte dei casi, una responsabilitàlegata all’automobilista che non rispettauna precisa normativa, per la quale puòessere sanzionato. Nel caso degli infortunisul lavoro si rileva spesso una responsabilitàa carico del datore di lavoroe delle altre figure della prevenzione chelui ha incaricato, in parte minore, ma datener presente del lavoratore stesso. Entrambi,sulla base di una stima sulla basedell’esperienza degli autori, nell’eventopossono non aver rispettato una normavigente nel 60-70% dei casi (in parte moltominore riferita al lavoratore stesso), epossono essere sanzionati. Nel caso degliincidenti domestici, che su scala nazionale,ricordiamo, provocano il 56% in più dieventi mortali rispetto agli incidenti stradalie ben il 614% di morti rispetto agliincidenti sul lavoro, il soggetto interessato(abitante della casa) ha una responsabilitàquasi assoluta, e non è soggettoal rispetto di una specifica normativa, senon per il fatto, ad esempio, di essere obbligatoa fare le verifiche degli impianti.Ma se, giustamente, l’inviolabilità dellaprivacy domestica non è in discussione,di fronte alla dimensione del fenomenosi devono assolutamente mettere in attoazioni preventive, che vanno dall’informazionealla diffusione di una cultura dellasicurezza nelle scuole, alla cultura degli


I soggetti istituzionali che svolgono un ruolo di prevenzione41operatori del sociale e sanitario che assistonoe prendono in carico i soggetti conmaggior fragilità, oltre che alla collaborazionetra pubblico e privato (impiantisti,professionisti, referenti degli enti locali,ecc.) nel garantire la sicurezza intrinsecadelle abitazioni.Quale il possibile scenario dellaprevenzione?Lo scenario della prevenzione degli incidentidomestici può essere consideratosecondo tre livelli: Protezione, Prevenzionee Promozione in base ad uno schemarappresentabile, per cerchi concentrici,come nella figura sottostante.PROMOZIONEPREVENZIONEPROTEZIONE2.1 - Schema dei tre livelli (Protezione, Prevenzionee Promozione) in cui si articola la prevenzione degliincidenti domesticiLo schema rappresenta nel cerchio esternola componente della promozione cheè quella che vede coinvolti il maggior numerodi stakeholders (portatori di interessi)e anche il maggior numero di intersezionifra compiti e mandati reciproci. Vada sé che l’articolazione dei rapporti fragli interlocutori necessita di un nucleosanitario ben organizzato, in grado di definirei settori di intervento in una logicadi lettura del risultato finale complessa,che rendiconti in modo trasparente allacittadinanza l’impatto dei progetti e degliinterventi conseguenti alle alleanzeattivate.Lo schema riporta un restringimento deicerchi, dove la Prevenzione e la Protezionecomportano una progressiva diminuzionedegli interlocutori a favore di unamaggior specializzazione delle proceduree in base al condizionamento dato dallanormativa.Tra le attività di prevenzione, notevolemargine di intervento risulta esserci nellasensibilizzazione della popolazione alproblema dei rischi domestici. Dai risultatidello studio PASSI (Progressi delleAziende Sanitarie per la Salute in Italia)condotto nel Friuli Venezia Giulia perl’anno 2007, la percezione del rischio infortunisticoin ambito domestico apparescarsa: il 90% degli intervistati ha dichiaratoinfatti di considerare questo rischiobasso o assente. In particolare hanno unapiù bassa percezione del rischio: i giovani,gli uomini, le persone senza difficoltàeconomiche.Tra le ASL partecipanti al sistema PASSI alivello nazionale, la percentuale di personecon una bassa percezione del rischiodi infortunio domestico è pari al 91% (91%anche nel Nord-Est Italia).Ciò è rilevante in quanto l’adozione dimisure preventive è risultata maggioretra le persone con un’alta percezionedel rischio di incidente domestico. L’averadottato misure di sicurezza si associasignificativamente all’età, all’istruzione,ad un’alta percezione del rischio e allapresenza in casa di anziani e/o bambini.Tra le ASL partecipanti al sistema PASSI a


42Capitolo 2livello nazionale, la percentuale di personeche hanno modificato comportamentio adottato misure preventive è del 30%(28% Nord-Est Italia).Sebbene gli incidenti domestici sianosempre più riconosciuti come un problemaemergente di sanità pubblica, i risultatidel Sistema di Sorveglianza mostranoche la maggior parte delle personeha una bassa consapevolezza del rischioinfortunistico in ambiente domestico.L’Informazione: la percezionedel rischio e l’empowermentindividualeDa uno studio ISPESL, risulta che rispettoad una logica preventiva nell’area degliincidenti domestici, stradali e sul lavoro,per i primi la logica preventiva privilegiabileè rappresentata dall’informazione rispettoall’intervento tecnico ed organizzativoprevisto per le altre aree.Il problema di base è quindi la promozionedella Cultura della Sicurezza nel cittadino,poiché, in base alla legge sull’inviolabilitàdel domicilio domestico, è l’unicoche autorizza l’accesso di operatori addettialla valutazione del rischio, al contrariodi quanto accade negli ambienti dilavoro e sulla strada, dove la normativaprevede interventi a livello istituzionale.Gli aspetti strutturali: una casaper sempreGli aspetti informativi devono andare dipari passo con la progettazione/ristrutturazionedi domicili che siano compatibilicon le diverse fasi dell’esistenza: dallanascita all’invecchiamento, l’adeguamentostrutturale del domicilio in base allacultura della sicurezza deve prevedere laconoscenza dei seguenti requisiti.• Accessibilità: grado più alto di utilizzodello spazio costruito, es. bagno ecucina nel caso di impedita capacitàmotoria o sensoriale.• Visitabilità: limitazioni di accessibilitàad alcune parti dell’edificio, es.prevenzione incidenti nella fascia 0-4anni per i farmaci in abitazione.• Adattabilità: possibilità di modificarenel tempo lo spazio costruito, a costilimitati, allo scopo di renderlo fruibileanche dalle persone con ridotta o impeditaattività motoria o sensoriale.Pr o t e z i o n ePossono essere considerate tutte quelleazioni previste dai programmi per la gestionedel rischio clinico in ospedale. Sulterritorio, si articola nella sorveglianzadelle strutture assistenziali pubbliche,Residenze Sanitarie Assistite, convenzionatee private.Ciò implica investimenti sulla riduzione/eliminazione dei fattori di rischio ambientalee organizzativo-assistenziale.Pr e v e n z i o n ePossono essere considerate azioni a sostegnodella rete relativa alla dimissioneprotetta o in senso generale rivoltoall’assistenza della patologia cronico-degenerativao del cittadino portatore didisabilità permanente. Fondamentale laformazione specifica dei caregivers, inparticolare badanti, come previsto nellelinee di gestione della regione FVG. Sonostati attivati i corsi per l’acquisizione dellecompetenze minime nell’assistenza comprendentii principi e le abilità connesse


I soggetti istituzionali che svolgono un ruolo di prevenzione43alla prevenzione dei rischi domestici edi contenzione favorendo le buone pratiche.Prosecuzione con l’implementazionedi corsi formativi in collaborazionetra personale sanitario esperto e gli Entiformatori individuati a livello regionale.Monitoraggio di processo: dai primi datirisulta una attivazione di 3 corsi nellaprovincia di Trieste e di 1 corso nella provinciadi Gorizia. Il gradimento dei corsinella provincia di Trieste è stato del 96%.(Studio multicentrico nella Regione FVGsulla prevenzione Incidenti Domestici2009, S. Sanson et Al.)Pr o m o z i o n ePossono essere considerate diverse azioni:• potenziamento dei comportamentisani (attività motoria rivolta a tutte lefasce di età e nel rispetto dell’accessibilitàdi tutti i cittadini , con particolareattenzione alla disabilità). Esempipossibili possono riguardare l’utilizzodi spazi cittadini per l’attivazione dieventi a carattere sportivo/ricreativoper favorire la mobilità e la socializzazionein tutte le fasce di età e nel rispettodell’integrazione con i cittadinia maggiore fragilità.• gli aspetti riguardanti i fattori ambientalinell’ottica di un concetto di«Casa sicura», attraverso una rete traComuni, Dipartimenti di Prevenzione,Associazioni di categoria (artigiani eimprenditori che intervengono nelleabitazioni sia per la progettazioneche per la manutenzione) e cooperativeche si occupano di assistenza domiciliare.In tale ambito è necessarioche annualmente si promuova almenoun evento che veda tutti questi attoricoinvolti per una formazione congiuntae una programmazione per laprioritarizzazione degli interventi ela diffusione della cultura della sicurezza.Nell’ambito della Promozionesi delinea l’opportunità di identificareincentivi economici per l’adattamentostrutturale alle nuove esigenze,case compatibili per soggetti particolarmentea rischio (anziani e disabili)e la promozione di progettazioni dinuove strutture/edifici ad uso abitativocon i criteri di accessibilità individuati.• avvio di azioni nel periodo perinatalecon prosieguo negli asili nido e nellescuole di ogni ordine e grado, per lapromozione della cultura della sicurezza(domestica, stradale, collegataagli ambienti di vita e lavoro). Collegamentocon progetto nazionale Genitoripiù.Le attività di Protezione sono attualmentestrutturate nei Dipartimenti di Prevenzione,in particolare per quanto riguardala vigilanza sui rischi di infortuni sul lavoro.Come riporta Le Carte di Tallini diffusa inoccasione della Conferenza MinisterialeEuropea sui Sistemi Sanitari «I Sistemi Sanitaridevono assicurare un approccio olisticonei servizi che coinvolga la promozione dellasalute, la prevenzione delle patologie ed iprogrammi di gestione integrata delle malattie…omissis». Nell’ottica di un riorientamentodelle attività di Prevenzione/Promozioneche preveda un’ organizzazionee gestione delle risorse forte e integratanell’area degli incidenti domestici, stradalie sul lavoro, è necessario individuarea livello aziendale una articolazione organizzativadedicata.Per garantire una regia adeguata di talitemi, nonché una caratterizzazione dellarisposta nelle diverse esigenze territoriali,tale struttura organizzativa, gestita dalDipartimento di Prevenzione, deve essere


44Capitolo 2articolata in uno staff multiprofessionaletrasversale tra il Dipartimento di Prevenzione,le altre strutture (es. i Distretti), iprofessionisti (es. i medici di medicinagenerale) coinvolti per affrontare il problema.Lo staff individuato risulta essere il promotoredi alleanze progettuali con glistakeholders del territorio, finalizzate alleazioni di Promozione e Prevenzione.In sinergia con le altre azioni del PianoSocio-Sanitario, i criteri generali da rispettaresono:• l’accountability e cioè la funzione del«render conto di...», che potrebbe esseresvolta attraverso un flusso comunicativostabile intra ed extraziendale,gestito da un coordinamento fortedell’area incidenti;• l’individuazione delle collaborazionigià esistenti e la promozione dellosviluppo e consolidamento delle stessetra il Dipartimento di Prevenzionee le altre strutture Aziendali con particolareattenzione alle cure primarie(Distretti) e alla continuità assistenzialeospedale-territorio nell’otticadella Promozione della Salute;• la connessione con le altre reti attivee strutturate sul territorio (es. servizisociali, associazioni di volontariato)che hanno come obiettivo l’aumentodelle competenze e la messa in retedelle buone pratiche.Tra le figure professionali sanitarie nonmediche preposte all’attività di prevenzioneci sono l’assistente sanitario e iltecnico della prevenzione.L’assistente sanitario (Decreto del Ministerodella sanità 17 gennaio 1997,n.69 e successive modificazioni ed integrazioni)è l’operatore sanitario che, inpossesso del diploma universitario abilitantee dell’iscrizione all’albo professionale,è addetto alla prevenzione, allapromozione e all’educazione alla salute.La sua attività è rivolta alla persona, allafamiglia, alla collettività; individua i bisognidi salute e le priorità di interventopreventivo, educativo e di recupero.Gli Assistenti sanitari progettano e attuanointerventi di promozione e dieducazione alla salute in tutte le fasidella vita della persona. Attuano interventispecifici di sostegno alla famiglia,attivando risorse di rete e partecipandoai programmi di terapia per la famiglia.Svolgono funzioni di carattere preventivoattraverso l’utilizzo di tecniche estrumenti specifici per la promozionedella salute individuale e comunitaria,compresa la sorveglianza igienico-sanitaria.Concorrono alla realizzazione diiniziative dirette alla tutela dei diritti deicittadini riferite alla promozione dellasalute.Il tecnico della prevenzione nell’ambientee nei luoghi di lavoro (Decreto delMinistero della Sanità 17 gennaio 1997n. 58 e successive integrazioni e modificazioni)è il professionista sanitario responsabiledelle attività di prevenzione,verifica e controllo in materia di igiene esicurezza ambientale nei luoghi di vita edi lavoro, di igiene degli alimenti e dellebevande, di igiene e sanità pubblica eveterinaria.Il tecnico della prevenzione operantenei servizi con compiti ispettivi e di vigilanzaè ufficiale di polizia giudiziaria,svolge attività istruttoria finalizzata alrilascio di autorizzazioni o di nulla ostatecnico-sanitari per attività soggette acontrollo. Le attività di vigilanza occupanouna parte delle potenzialità di lavorodei servizi di prevenzione.Per quanto detto prima a proposito delleattività richieste per la prevenzione degli


I soggetti istituzionali che svolgono un ruolo di prevenzione45incidenti domestici, occorre conseguireun equilibrio e integrazione tra le azionidi vigilanza, le azioni di sorveglianza e dieducazione alla prevenzione.Il corso di Laurea specialistica in Scienzedelle Professioni Sanitarie della prevenzioneha come finalità quella di formare unprofessionista con competenze di livelloavanzato capace di adeguarsi alle semprenuove esigenze della comunità e deiservizi sanitari e socio-sanitari, affrontandole singole problematiche con uncomportamento etico, responsabile eattento ai processi di qualità.Nell’ambito delle funzioni di questi professionisti(prevenzione – organizzazione– gestione – formazione – consulenza– ricerca) ed in riferimento alla normativavigente (Direttiva CEE n. 453/1977,DLgs n. 353/1994, Legge n. 42/1999,Legge n. 251/2000), il Corso di LaureaSpecialistica in Scienze delle ProfessioniSanitarie della Prevenzione ha comeobiettivo generale quello di formare unprofessionista sanitario che, esercitandocompetenze avanzate, è in grado diricercare, progettare, negoziare, realizzaree valutare in termini multiprofessionali,soluzioni a problemi non risolti,in situazioni complesse, in linea con larichiesta di soddisfacimento dei bisognidi salute della popolazione.Il profilo di competenza del laureatospecialistico di classe IV risulta esserefortemente orientato a tre aree di interventoprincipali:• management• formazione• ricerca.Si prevede che questi professionisti possiedanouna formazione avanzata perintervenire con elevate competenze neiprocessi tecnico-diagnostici, gestionali,formativi e di ricerca e che siano in gradodi assumere decisioni relative all’organizzazionee gestione delle risorse umanee tecnologiche disponibili, in rispostaai problemi prioritari di salute della popolazionee ai problemi di qualità deiservizi. La programmazione dell’ottimizzazionedei vari tipi di risorse (umane,tecnologiche, informative e finanziarie)di cui dispongono le strutture sanitariee la realizzazione di interventi formativiper l’aggiornamento e la formazionepermanente nelle strutture sanitarie diriferimento costituiscono ulteriori competenzenecessarie in questo ambito, assiemealla capacità di utilizzare i metodie gli strumenti della ricerca sia in ambitoorganizzativo che professionale.ConclusioniGli incidenti domestici costituiscono unproblema di sanità pubblica, rispetto alquale è stata evidenziata la possibilitàdi attivare un’articolazione di linee diPromozione, Prevenzione e Protezione.Tali linee di attività richiedono un riconoscimentoall’interno del Dipartimentodi Prevenzione, al pari delle altre attivitàIstituzionali, con strutture di riferimento,obiettivi e budget pianificati. Per tale motivosi ribadisce l’utilità dell’istituzione digruppi di lavoro permanenti, che organizzinole attività di tutti gli stakeholderscoinvolti, programmando le attività sulterritorio volte alla riduzione degli incidentidomestici. Un ruolo gestionale puòessere svolto in questi ambiti dalle professionisanitarie della prevenzione, chehanno competenze e sensibilità specifichenegli ambiti di Promozione, Prevenzionee Protezione, necessari per intervenirenei contesti domestici.


46Capitolo 2Bibliografia1 ISPESL. La banca dati sugli infortuni domestici.Disponibile all’indirizzo:www.ispesl.it/osservatorio/BancaDati.asp2 Pitidis A. La sorveglianza degli incidenti domesticiin Italia. ISS (Roma) 20053 ISTAT. Indagine multiscopo annuale sulle famiglieanno 2006 Aspetti della vita quotidiana.Informazioni. 2007;124 ACI – ISTAT. Rapporto sugli incidenti stradali2007-2008. Disponibile all’indirizzo:www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20081120_00/testointegrale20081120.pdf5 Fondazione Censis. Il valore della sicurezza inItalia, marzo 20046 Ministero della Salute. Piano Nazionale dellaPrevenzione 2005-2007, e successive proroghe2008 e 2009. Disponibile all’indirizzo:www.epicentro.iss.it7 Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale2006-2008. Disponibile all’indirizzo:www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_507_allegato.pdf8 Massari S. - Ferrante P. - Bianchi AR. - MarinaccioA. - Scarselli A. - Erba P. - Iavicoli S.: Infortunidomestici: individuazione dei fattori cheintervengono nella dinamica infortunistica enelle condizioni di salute, ISPESL (Roma) 20099 <strong>CCM</strong>. Progetto incidenti domestici: rischi abitativi.Centro nazionale per la prevenzione eil controllo delle malattie 2007. Disponibileall’indirizzo:www.ccm-network.it/prg_area_2_incidenti_domestici_rischi_abitativi


La responsabilitàdell’operatoreche accedealle abitazionie rileva problematicheinerenti alla sicurezzacapitolo 3Fulvio Rocco


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni49Una premessa lunga ma necessaria: i contenuti fondamentalidella L. 5 marzo 1990 n. 46 e delle sue disposizioni applicative.Con L. 5 marzo 1990 n. 46, pubblicatanella Gazzetta Ufficiale del 12 marzo1990n. 59 ed entrata in vigore il giorno successivo,è stata introdotta nel nostro ordinamentouna disciplina sulla sicurezzasui seguenti «impianti relativi agli edifici aduso civile» (cfr. art. 1 L. cit.):a) impianti di produzione, di trasporto,di distribuzione e di utilizzazionedell’energia elettrica all’interno degliedifici a partire dal punto di consegnadell’energia fornita dall’ente distributore1 ;b) impianti radiotelevisivi ed elettroniciin genere, antenne e impianti di protezioneda scariche atmosferiche;c) impianti di riscaldamento e di climatizzazioneazionati da fluido liquido,aeriforme, gassoso e di qualsiasi naturao specie;d) impianti idrosanitari nonché quellidi trasporto, di trattamento, di uso,di accumulo e di consumo di acquaall’interno degli edifici a partire dalpunto di consegna dell’acqua fornitadall’ente distributore;e) impianti per il trasporto e l’utilizzazionedi gas allo stato liquido o aeriformeall’interno degli edifici a partiredal punto di consegna del combustibilegassoso fornito dall’ente distributore(D.P.R. 13 maggio 1998, n. 218);f) impianti di sollevamento di personeo di cose per mezzo di ascensori, dimontacarichi, di scale mobili e simili;g) impianti di protezione antincendio.L’art. 2 della L. 46 del 1990 affermava, alcomma 1, che «sono abilitate all’installazione,alla trasformazione, all’ampliamento ealla manutenzione degli impianti» anzidetti«tutte le imprese, singole o associate, regolarmenteiscritte nel registro delle ditte di cuial R.D. 20 settembre 1934 n. 2011 e successivemodificazioni ed integrazioni, o nell’alboprovinciale delle imprese artigiane di cui allaL. 8 agosto 1985, n. 443».Va da subito precisato che tale disposizioneè stata innovata dalla legislazionesusseguentemente intervenuta.Infatti, all’epoca dell’entrata in vigoredella L. 46 del 1990, ai sensi dell’art. 47e ss. del R.D. 2011 del 1934, ogni attivitàindustriale, commerciale o agricola dovevaessere iscritta nell’apposito albo detenutopresso ciascuna Camera di commercio,industria, artigianato e agricoltura,nel mentre per quanto atteneva alle impreseartigiane, rientranti nelle previsionidi cui agli artt. 2, 3 e 4 della predetta L.443 del 1985, era stato istituito, semprepresso le Camere di commercio, un registroseparato.Oggi, viceversa, ferma restando la perdurantevigenza dell’albo provinciale delleimprese artigiane di cui alla L. 443 del1985, assume esclusivo rilievo, in luogodel predetto registro di cui all’art. 47 ess. del R.D. 2011 del 1934, l’iscrizione nelregistro delle imprese di cui all’art. 8 dellaL. 29 dicembre 1993 n. 580 e al D.P.R.7 dicembre 1995 n. 581 e successive modificheed integrazioni, detenuto sempredalle Camere di commercio in attuazionea quanto disposto dall’art. 2188 c.c. 2 .Qui, tuttavia, importa soprattutto rilevareche l’esercizio delle predette attività diinstallazione, trasformazione, ampliamento


50Capitolo 3e manutenzione degli impianti dianzi elencatiè comunque subordinato, a’ sensidell’art. 2, comma 2, della L. 46 del 1990,al possesso di particolari “requisiti tecnicoprofessionali”da parte del titolare dell’impresa,il quale peraltro, “qualora non ne siain possesso, prepone all’esercizio delle attività”medesime «un responsabile tecnico cheabbia tali requisiti».L’art. 3 della L. 46 del 1990 contemplava,quindi, i seguenti requisiti tecnicoprofessionali:a) laurea in materia tecnica specificaconseguita presso una università stataleo legalmente riconosciuta;b) oppure diploma di scuola secondariasuperiore conseguito, con specializzazionerelativa al settore degli impiantiin questione, presso un istitutostatale o legalmente riconosciuto,previo un periodo di inserimento, dialmeno un anno continuativo, alle direttedipendenze di una impresa delsettore;c) oppure titolo o attestato conseguitoai sensi della legislazione vigente inmateria di formazione professionale,previo un periodo di inserimento, dialmeno due anni consecutivi, alle direttedipendenze di una impresa delsettore;d) oppure prestazione lavorativa svolta,alle dirette dipendenze di unaimpresa del settore, nel medesimoramo di attività dell’impresa stessa,per un periodo non inferiore a treanni, escluso quello computato aifini dell’apprendistato, in qualità dioperaio installatore con qualifica dispecializzato nelle attività di installazione,di trasformazione, di ampliamentoe di manutenzione degli impiantiin questione 3 .L’art. 10 della L. 46 del 1990 affermava,quindi, che «il committente dei lavori oil proprietario sono tenuti ad affidare ilavori di installazione, di trasformazione,di ampliamento e di manutenzione degliimpianti» di cui trattasi alle imprese abilitatesecondo quanto testè riferito.L’art. 6 della stessa legge disponeva,altresì, che se le dimensioni degli impiantierano superiori ai limiti indicatinel regolamento di attuazione della leggestessa, era obbligatoria la redazionedel progetto da parte di professionisti,iscritti negli albi professionali, nell’ambitodelle rispettive competenze, perl’installazione, la trasformazione e l’ampliamento:1) degli impianti di produzione, di trasporto,di distribuzione e di utilizzazionedell’energia elettrica all’internodegli edifici a partire dal punto diconsegna dell’energia fornita dall’entedistributore 4 ;2) degli impianti radiotelevisivi ed elettroniciin genere, le antenne e gliimpianti di protezione da scaricheatmosferiche;3) degli impianti di riscaldamento e diclimatizzazione azionati da fluido liquido,aeriforme, gassoso e di qualsiasinatura o specie;4) degli impianti per il trasporto e l’utilizzazionedi gas allo stato liquidoo aeriforme all’interno degli edificia partire dal punto di consegna delcombustibile gassoso fornito dall’entedistributore:5) degli impianti di protezione antincendio.Il progetto doveva essere depositatopresso gli organi competenti al rilasciodi licenze di impianto o di autorizzazionialla costruzione, se ciò era previsto


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni51dalle disposizioni legislative e regolamentarivigenti, ovvero presso gli ufficicomunali, contestualmente al progettoedilizio, per gli impianti il cui progettonon fosse soggetto per legge ad approvazione.Non erano, viceversa, assoggettatiall’obbligo di progettazione da parte diprofessionisti iscritti agli ordini professionaligli impianti idrosanitari nonchéquelli di trasporto, di trattamento, diuso, di accumulo e di consumo di acquaall’interno degli edifici a partire dal puntodi consegna dell’acqua fornita dall’entedistributore, nonché gli impianti disollevamento di persone o di cose permezzo di ascensori, di montacarichi, discale mobili e simili.L’art. 7 della L. 46 del 1990 disponevache «le imprese installatrici sono tenutead eseguire gli impianti a regola d’arteutilizzando allo scopo materiali parimenticostruiti a regola d’arte», precisando – altresì– che «si considerano costruiti a regolad’arte i materiali ed i componenti realizzatisecondo le norme tecniche di sicurezzadell’Ente italiano di unificazione (UNI) e delComitato elettrotecnico italiano (CEI), nonchénel rispetto di quanto prescritto dallalegislazione tecnica vigente in materia» eche, «in particolare, gli impianti elettricidevono essere dotati di impianti di messa aterra e di interruttori differenziali ad altasensibilità o di altri sistemi di protezioneequivalente».Il comma 3 dello stesso articolo disponeva,quindi, che «tutti gli impianti realizzatialla data di entrata in vigore dellapresente legge devono essere adeguati, entrotre anni da tale data, a quanto previstodal presente articolo».Tale termine, già differito al 31 dicembre1996 dall’art. 4 della L. 5 gennaio1996, n. 25, è stato ulteriormente differitoal 31 dicembre 1998 per effettodell’art. 31 della L. 7 agosto 1997 n.266, limitatamente agli edifici adibitiad uso civile.A’ sensi dell’art. 9 della L. 46 del 1990,«al termine dei lavori l’impresa installatrice»era «tenuta a rilasciare al committentela dichiarazione di conformità degliimpianti realizzati nel rispetto delle normedi cui all’articolo 7. Di tale dichiarazione,sottoscritta dal titolare dell’impresa installatricee recante i numeri di partita IVA e diiscrizione alla camera di commercio, industria,artigianato e agricoltura», devonocostituire «parte integrante la relazionecontenente la tipologia dei materiali impiegatinonché, ove previsto, il progetto di cuiall’articolo 6» della medesima legge.L’art. 11, a sua volta, disponeva che ilrilascio del certificato di abitabilità odi agibilità poteva avvenire soltantodopo l’acquisizione «della dichiarazionedi conformità o del certificato di collaudodegli impianti installati, ove previsto, salvoquanto disposto dalle leggi vigenti».Va comunque evidenziato che, a’ sensidell’art. 13 della medesima L. 46 del1990, qualora nuovi impianti – conesclusione di quelli di sollevamento dipersone o di cose per mezzo di ascensori,di montacarichi, di scale mobili esimili - erano installati in edifici per iquali era già stato rilasciato il certificatodi abitabilità, l’impresa installatricedoveva «depositare presso il Comune, entrotrenta giorni dalla conclusione dei lavori, ilprogetto di rifacimento dell’impianto e ladichiarazione di conformità o il certificatodi collaudo degli impianti installati, oveprevisto da altre norme o dal regolamentodi attuazione della legge».


52Capitolo 3Il comma 2 dello stesso art. 13 precisava– altresì – che «in caso di rifacimentoparziale di impianti, il progetto e la dichiarazionedi conformità o il certificato dicollaudo, ove previsto», si riferivano «allasola parte degli impianti oggetto dell’operadi rifacimento» e che nella conseguenterelazione di conformità degli impianti,da redigersi a’ sensi dell’anzidetto art.9 doveva «essere espressamente indicata lacompatibilità con gli impianti preesistenti».L’art. 12 della L. 46 del 1990 recava unadisciplina agevolatoria, in quanto testualmenteescludeva «dagli obblighi dellaredazione del progetto e del rilascio delcertificato di collaudo, nonché dall’obbligo»di affidamento alle imprese abilitate, “ilavori aventi per oggetto «l’ordinaria manutenzionedegli impianti» in questione,ed escludeva – altresì – «dagli obblighidella redazione del progetto e del rilasciodel certificato di collaudo le installazioniper apparecchi per usi domestici e la fornituraprovvisoria di energia elettrica pergli impianti di cantiere e similari», fermoperaltro restando l’obbligo del rilasciodella dichiarazione di conformità di cuiall’art. 9.L’art. 14 della L. 46 del 1990 disponevache «per eseguire i collaudi, ove previsti, eper accertare la conformità degli impiantialle disposizioni della presente legge e dellanormativa vigente, i Comuni, le Unità sanitarielocali, i Comandi provinciali dei vigilidel fuoco e l’Istituto superiore per la prevenzionee la sicurezza del lavoro (ISPESL) 5 »,hanno facoltà di avvalersi della collaborazionedi liberi professionisti, nell’ambitodelle rispettive competenze, secondole modalità stabilite dal regolamentodi attuazione della stessa legge. Inoltre,si disponeva che «il certificato di collaudo»doveva «essere rilasciato entro tre mesi dallapresentazione della relativa richiesta».L’art. 15 della L. 46 del 1990 rinviava,quindi, ad un regolamento di attuazionedella legge stessa, nel quale dovevanoessere «precisati i limiti per i quali risultiobbligatoria la redazione del progetto dicui all’articolo 6 e sono definiti i criteri ele modalità di redazione del progetto stessoin relazione al grado di complessità tecnicadell’installazione degli impianti, tenutoconto dell’evoluzione tecnologica, per fini diprevenzione e di sicurezza».L’art. 16 della L. 46 del 1990 disponeva –altresì – al comma 1 che «alla violazionedi quanto previsto dall’art. 10» della leggestessa (ossia l’obbligo di affidamento deilavori di installazione, di trasformazione,di ampliamento e di manutenzione degliimpianti di cui trattasi alle imprese abilitate)«consegue, a carico del committenteo del proprietario, secondo le modalità previstedal regolamento di attuazione di cuiall’art. 15, una sanzione amministrativa dalire centomila a lire cinquecentomila», nelmentre, «alla violazione delle altre normedella presente legge conseguiva, secondole modalità previste» dal predetto «regolamentodi attuazione, una sanzione amministrativada lire un milione a lire diecimilioni»; a’ sensi del comma 2, si rinviavaal medesimo regolamento di attuazioneal fine della determinazione delle modalitàdella sospensione delle imprese dalregistro o dall’albo di rispettiva iscrizionee dei provvedimenti disciplinari a caricodei professionisti iscritti nei rispettivialbi, da applicarsi comunque dopo laterza violazione delle norme relative allasicurezza degli impianti, nonché degliaggiornamenti dell’entità delle sanzioniamministrative predette.


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni53L’art. 17 della L. 46 del 1990 recava, quindi,una norma di chiusura, in forza dellaquale i Comuni e le Regioni erano «tenuti adadeguare i propri regolamenti, qualora sianoin contrasto con la presente legge».Successivamente, sono state emanate talunedisposizioni regolamentari di attuazionedella L. 46 del 1990.Con D.P.R. 6 dicembre 1991 n. 447 è statodapprima approvato un primo «Regolamentodi attuazione della L. 5 marzo 1990,n. 46 in materia di sicurezza degli impianti».Nel preambolo di tale provvedimento èespressamente richiamato l’art. 15 dellamedesima L. 46 del 1990, il quale – comesi è detto innanzi – aveva individuato ilimiti di tale disciplina di attuazione.L’art. 1 della fonte regolamentare dettagliavaulteriormente le definizioni degliimpianti assoggettati al regime della L.46 del 1990, affermando che «per edificiadibiti ad uso civile, ai fini del comma 1dell’art. 1 della L. 5 marzo 1990, n. 46,» siintendevano «le unità immobiliari o la partedi esse destinate ad uso abitativo, a studioprofessionale o a sede di persone giuridicheprivate, associazioni, circoli o conventie simili»; inoltre, erano assoggettati allostesso regime, per quanto concerne i soliimpianti elettrici di cui all’art. 1, comma1, lettera a ), della medesima legge, anchegli edifici adibiti a sede di società, adattività industriale, commerciale o agricolao comunque di produzione o di intermediazionedi beni o servizi, gli edificidi culto, nonchè gli immobili destinati aduffici, scuole, luoghi di cura, magazzini odepositi o in genere a pubbliche finalità,dello Stato o di enti pubblici territorialiistituzionali o economici.Sempre secondo l’art. 1 del regolamento,«per impianti di utilizzazione dell’energiaelettrica” si intendevano “i circuiti di alimentazionedegli apparecchi utilizzatori e delleprese a spina con esclusione degli equipaggiamentielettrici delle macchine, degli utensili,degli apparecchi elettrici in genere».Nell’ambito degli impianti elettrici rientravano«anche quelli posti all’esterno diedifici se gli stessi sono collegati ad impiantielettrici posti all’interno», e «gli impiantiluminosi pubblicitari … qualora …. collegatiad impianti elettrici posti all’interno»;si precisava anche che «per impianto radiotelevisivoed elettronico si intendeva laparte comprendente tutte le componenti necessariealla trasmissione ed alla ricezionedei segnali e dei dati ad installazione fissafunzionanti in bassissima tensione, mentretutte le componenti funzionanti a tensionedi rete nonché i sistemi di protezione controle sovratensioni sono da ritenersi appartenentiall’impianto elettrico».Per gli impianti telefonici interni collegatialla rete pubblica, seguitava invece adapplicarsi il decreto 4 ottobre 1982 delMinistro delle poste e delle telecomunicazioni,pubblicato nella Gazzetta Ufficialen. 8 del 10 gennaio 1983, «con riferimentoall’autorizzazione, all’installazione e agliampliamenti degli impianti stessi».L’art. 1 del regolamento chiariva pure che«per impianto del gas a valle del punto diconsegna» si intendeva «l’insieme delle tubazionie dei loro accessori dal medesimopunto di consegna all’apparecchio utilizzatore,l’installazione ed i collegamenti delmedesimo, le predisposizioni edili e/o meccanicheper la ventilazione del locale dovedeve essere installato l’apparecchio, le predisposizioniedili e/o meccaniche per lo scaricoall’esterno dei prodotti della combustione»,nel mentre «per impianti di protezione antincendio»si intendevano «gli idranti, gliimpianti di spegnimento di tipo automatico


54Capitolo 3e manuale nonché gli impianti di rilevamentodi gas, fumo e incendio».L’art. 2 del regolamento affermava checon la dizione «alle dirette dipendenzedi un’impresa del settore» di cui all’art.3, comma 1, lettere b) e c), della leggedoveva intendersi «non solo il rapporto dilavoro subordinato ma altresì ogni altra formadi collaborazione tecnica continuativanell’ambito dell’impresa artigiana da partedel titolare, dei soci o dei familiari».L’art. 4 del regolamento dettava disposizioniin materia di redazione dei progettidi cui all’art. 6 della legge, precisandoche essa era obbligatoria per l’installazione,la trasformazione e l’ampliamentodei seguenti impianti:a) per gli impianti elettrici di cui all’art.1, comma 1, lettera a), della legge, pertutte le utenze condominiali di uso comuneaventi potenza impegnata superiorea 6 kW e per utenze domestichedi singole unità abitative di superficiesuperiore a 400 mq; per gli impiantieffettuati con lampade fluorescenti acatodo freddo, collegati ad impiantielettrici, per i quali è obbligatorio ilprogetto e in ogni caso per impiantidi potenza complessiva maggiore di1200 VA rese dagli alimentatori;b) per gli impianti di cui all’art. 1, comma2, della legge relativi agli immobiliadibiti ad attività produttive, alcommercio, al terziario e ad altri usi,quando le utenze sono alimentate atensione superiore a 1000 V, inclusala parte in bassa tensione, o quandole utenze sono alimentate in bassatensione qualora la superficie superii 200 mq;c) per gli impianti elettrici con potenzaimpegnata superiore o uguale a 1,5kW per tutta l’unità immobiliare provvista,anche solo parzialmente, di ambientisoggetti a normativa specificadel Comitato Elettrotecnico Italiano(CEI), in caso di locali adibiti ad usomedico o per i quali sussista pericolodi esplosione o maggior rischio di incendio;d) per gli impianti di cui all’art. 1, comma1, lettera b), della legge, per gliimpianti elettronici in genere, quandocoesistono con impianti elettrici conobbligo di progettazione nonché pergli impianti di protezione da scaricheatmosferiche in edifici di volume superiorea 200 mc dotati di impiantielettrici soggetti a normativa specificaCEI o in edifici con volume superiore a200 mc e con un’altezza superiore a 5metri;e) per gli impianti di cui all’art. 1, comma1, lettera c), della legge, per le cannefumarie collettive ramificate, nonchéper gli impianti di climatizzazione pertutte le utilizzazioni aventi una potenzialitàfrigorifera pari o superiorea 40.000 frigorie/ora;f) per gli impianti di cui all’art. 1, comma1, lettera e) , della legge, per il trasportoe l’utilizzazione di gas combustibilicon portata termica superiorea 34,8 kW o di gas medicali per usoospedaliero e simili, nel caso di stoccaggi;g) per gli impianti di cui all’art. 1, comma1, lettera g), della legge, qualorasiano inseriti in un’attività soggetta alrilascio del certificato prevenzione incendie comunque quando gli idrantisono in numero pari o superiore a 4 ogli apparecchi di rilevamento sono innumero pari o superiore a 10.Sempre secondo l’art. 4 del regolamento,i progetti dovevano «contenere gli schemi


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni55dell’impianto e i disegni planimetrici, nonchéuna relazione tecnica sulla consistenzae sulla tipologia dell’installazione, dellatrasformazione o dell’ampliamento dell’impiantostesso, con particolare riguardoall’individuazione dei materiali e componentida utilizzare e alle misure di prevenzionee di sicurezza da adottare».Nello stesso articolo si affermava pure chesi consideravano «redatti secondo la buonatecnica professionale i progetti elaboratiin conformità alle indicazioni delle guidedell’Ente italiano di unificazione (UNI) e delCEI», precisando che, qualora l’impiantoa base di progetto fosse «variato in opera,il progetto presentato» doveva «essereintegrato con la necessaria documentazionetecnica attestante tali varianti in corsod’opera, alle quali, oltre che al progetto,l’installatore deve fare riferimento nella suadichiarazione di conformità».L’art. 5 del regolamento recava disposizioniin materia di installazione degli impianti,ribadendo che i materiali e i componenticostruiti secondo le norme tecniche perla salvaguardia della sicurezza dell’UNI edel CEI, nonché nel rispetto della legislazionetecnica vigente in materia di sicurezza,si consideravano costruiti a regolad’arte.Si intendevano - altresì - costruiti a regolad’arte i materiali ed i componenti elettricidotati di certificati o attestati di conformitàalle norme armonizzate previstedalla L. 18 ottobre 1977 n. 791, o dotatialtresì di marchi di cui all’allegato IV deldecreto del Ministero dell’industria, delcommercio e dell’artigianato 13 giugno1989, pubblicato nel supplemento ordinarioalla Gazzetta Ufficiale n. 171 del 24luglio 1989.Gli impianti realizzati in conformità allenorme tecniche dell’UNI e del CEI, nonchéalla legislazione tecnica vigente si intendevano,comunque, costruiti a regolad’arte.Nel caso in cui per i materiali e i componentigli impianti non fossero stateseguite le norme tecniche per la salvaguardiadella sicurezza dell’UNI e del CEI,l’installatore doveva indicare nella dichiarazionedi conformità la norma di buonatecnica adottata: e in tale ipotesi siconsideravano a regola d’arte i materiali,componenti ed impianti per il cui uso ola cui realizzazione siano state rispettatele normative emanate dagli organismi dinormalizzazione di cui all’allegato II delladirettiva n. 83/189/CEE, semprechè talinorme avessero garantito un livello di sicurezzaequivalente.Per gli interruttori differenziali ad altasensibilità si intendevano quelli aventicorrente differenziale nominale nonsuperiore ad 1A; gli impianti elettricidovevano essere dotati di interruttoridifferenziali con il livello di sensibilitàpiù idoneo ai fini della sicurezza nell’ambienteda proteggere e tale da consentireun regolare funzionamento degli stessi,con la precisazione che «per sistemi diprotezione equivalente ai fini del comma 2dell’art. 7 della legge», si intendeva «ognisistema di protezione previsto dalle normeCEI contro i contatti indiretti» e che «con riferimentoalle attività produttive», trovavaapplicazione l’elenco delle norme generalidi sicurezza riportate nell’art. 1 delD.P.C.M. 31 marzo 1989, pubblicato nelsupplemento ordinario alla Gazzetta Ufficialen. 93 del 21 aprile 1989.È importante rimarcare che a’ sensi delcomma 8 dello stesso art. 5 «per l’adeguamentodegli impianti già realizzati alla datadi entrata in vigore della legge è consentitauna suddivisione dei lavori in fasi operativepurché l’adeguamento complessivo avvenga


56Capitolo 3comunque nel triennio previsto dalla legge,vengano rispettati i principi di progettazioneobbligatoria con riferimento alla globalitàdei lavori e venga rilasciata per ciascunafase la dichiarazione di conformità che neattesti l’autonoma funzionalità e la sicurezza.Si considerano comunque adeguati gliimpianti elettrici preesistenti che presentinoi seguenti requisiti: sezionamento e protezionecontro le sovracorrenti, posti all’originedell’impianto, protezione contro i contattidiretti, protezione contro i contatti indirettio protezione con interruttore differenzialeavente corrente differenziale nominale nonsuperiore a 30 mA».A’ sensi dell’art. 6 del regolamento, «l’UNIed il CEI svolgono l’attività di elaborazionedi specifiche tecniche per la salvaguardiadella sicurezza di cui all’art. 7 della legge,anche sulla base di indicazioni del Ministerodell’industria, del commercio e dell’artigianatoDirezione generale della produzioneindustriale e di osservazioni della commissionepermanente di cui all’art. 15, comma2, della legge ed inviano semestralmentealla Direzione generale predetta la descrizionedei lavori svolti in tale settore, perl’attribuzione delle somme, di cui all’art. 8della legge, che verranno erogate secondocriteri da determinarsi con regolamento delMinistro dell’Industria, del Commercio edell’Artigianato, di concerto con il Ministrodel Tesoro».L’art. 7 del regolamento disponeva che«la dichiarazione di conformità viene resasulla base di modelli predisposti con decretodel Ministro dell’industria, del commercio edell’artigianato, sentiti l’UNI e il CEI».L’art. 8 del regolamento disponeva inveceche per la manutenzione degli impiantidi ascensori e montacarichi in servizioprivato seguitavano ad applicarsi le disposizionidi cui all’art. 5 della L. 24ottobre 1942, n. 1415, nel mentre perinterventi di ordinaria manutenzione degliimpianti si intendevano «tutti quelli finalizzatia contenere il degrado normale d’usononché a far fronte ad eventi accidentali checomportino la necessità di primi interventi,che comunque non modifichino la strutturaessenziale dell’impianto o la loro destinazioned’uso».Il susseguente art. 9, recante disposizioniin materia di verifiche degli impianti, disponevache per l’esercizio della facoltàprevista dall’art. 14 della legge, le Amministrazioniinteressate effettuavano lascelta del libero professionista nell’ambitodi appositi elenchi conservati pressole Camere di Commercio e comprendentipiù sezioni secondo le rispettive competenze.Tali elenchi dovevano essere formati annualmentesulla base di documentatadomanda di iscrizione e approvati dalMinistro dell’Industria, del Commercio edell’Artigianato.Con decreto del Ministro dell’Industria,del Commercio e dell’Artigianato, sentitigli ordini e i collegi professionali, dovevanoessere adottati schemi uniformi dielenchi e di sezioni a cui dovranno adeguarsigli elenchi e le sezioni predispostidalle Camere di commercio.Va da subito rilevato che ai sensi del comma3 del medesimo art. 9, «i soggetti direttamenteobbligati ad ottemperare a quantoprevisto dalla legge devono conservare tuttala documentazione amministrativa e tecnicae consegnarla all’avente causa in caso ditrasferimento dell’immobile a qualsiasi titolo,nonché devono darne copia alla personache utilizza i locali».Inoltre, a’ sensi del susseguente comma4, «all’atto della costruzione o ristruttura-


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni57zione dell’edificio contenente gli impianti dicui all’art. 1, commi 1 e 2, della legge, ilcommittente o il proprietario affiggono benvisibile un cartello che, oltre ad indicare gliestremi della concessione edilizia ed informazionirelative alla parte edile, deve riportareil nome dell’installatore dell’impianto odegli impianti e, qualora sia previsto il progetto,il nome del progettista dell’impiantoo degli impianti».Da ultimo, l’art.10 del regolamento recavala disciplina attuativa in materia disanzioni contemplate dalla legge.In tal senso, si disponeva ivi che «le sanzioniamministrative di cui all’art. 16, comma1, della legge, vengono determinate nellamisura variabile tra il minimo e il massimo,con riferimento alla entità e complessitàdell’impianto, al grado di pericolosità ed allealtre circostanze obiettive e soggettive dellaviolazione. Le sanzioni amministrative sonoaggiornate ogni cinque anni con regolamentodel Ministro dell’industria, del commercioe dell’artigianato, sulla base dell’evoluzionetecnologica in materia di prevenzione esicurezza e della svalutazione monetaria.Le violazioni della legge accertate, medianteverifica o in qualunque altro modo,a carico delle imprese installatrici sono comunicatealla commissione di cui all’art.4 della legge, competente per territorio,che provvede all’iscrizione nell’albo provincialedelle imprese artigiane o nel registrodelle ditte in cui l’impresa inadempienterisulta iscritta, mediante apposito verbale.La violazione reiterata per più di tre voltedelle norme relative alla sicurezza degli impiantida parte delle imprese abilitate comportaaltresì, in casi di particolare gravità,la sospensione temporanea dell’iscrizionedelle medesime imprese dal registro delleditte o dall’albo provinciale delle impreseartigiane, su proposta dei soggetti accertatorie su giudizio delle commissioni che sovraintendonoalla tenuta dei registri e deglialbi. Dopo la terza violazione delle normeriguardanti la progettazione e i collaudi, isoggetti accertatori propongono agli ordiniprofessionali provvedimenti disciplinari acarico dei professionisti iscritti nei rispettivialbi. All’applicazione delle sanzioni di cuial presente articolo provvedono gli ufficiprovinciali dell’industria, del commercio edell’artigianato (UPICA)».Con D.P.R. 18 aprile 1994 n. 392 sonostate quindi introdotte ulteriori disposizioniregolamentari aventi per oggettoil procedimento di riconoscimento delleimprese ai fini dell’installazione, ampliamentoe trasformazione degli impiantinel rispetto delle norme di sicurezza.Importa evidenziare che, mediante l’art.4 di tale regolamento, le verifiche previstedall’art. 14, comma 1, della L. 46 del1990 dovevano essere effettuate dai Comuniaventi più di diecimila abitanti nellamisura non inferiore al 10% del numerodi certificati di abitabilità o agibilità rilasciatiannualmente; inoltre, ai sensi delsusseguente art. 5, i responsabili degliuffici tecnici delle aziende non installatriciche posseggono i requisiti tecnicoprofessionaliprevisti dall’art. 3 della L.46 del 1990, e che fossero preposti allasicurezza e alla realizzazione degli impiantiaziendali potevano rilasciare, pertali impianti, la dichiarazione di conformitàprevista dall’art. 9 della medesimaL. 46 del 1990 e dall’art. 7 del D.P.R 6 dicembre1991 n. 447.Rivestiva, inoltre, particolare importanzal’art. 6 del D.P.R. 392 del 1994, in forzadel quale per «gli impianti comuni degliedifici di civile abitazione già conformi aldettato della legge al momento della entratain vigore della medesima, per lavori


58Capitolo 3completati antecedentemente, i responsabilidell’amministrazione degli stessi» avevanola possibilità di «dimostrare l’avvenutoadeguamento mediante atto di notorietà,sottoscritto davanti ad un pubblico ufficiale,nel quale siano indicati gli adeguamentieffettuati». La medesima facoltà era – altresì– accordata ai proprietari delle singoleunità abitative e che si trovavano inanaloghe condizioni: in tal caso la dichiarazionesostitutiva dell’atto di notorietàassumeva valore sostitutivo del certificatodi conformità di cui all’art. 9 della L. 46del 1990.Ha completato il sistema della L. 46 del1990 l’ulteriore regolamento approvatocon D.P.R. 13 maggio 1998 n. 218, recantedisposizioni in materia di sicurezzadegli impianti alimentati a gas combustibileper uso domestico.L’art. 1 disponeva che gli impianti per iltrasporto e l’utilizzazione del gas combustibile,di cui all’art. 1, comma 1, letterae), della L. 46 del 1990, a valle delmisuratore, o dal punto di consegna nelcaso di alimentazione a GPL, esistentialla data di entrata in vigore della leggestessa, dovevano rispondere ai requisitidi sicurezza, di cui all’art. 2, entro il 31dicembre 1998.Ai fini della determinazione della datadi realizzazione dell’impianto, nell’ambitodei controlli effettuabili al riguardo,doveva farsi riferimento alla data di costruzionedegli edifici in cui risultavanoinstallati gli impianti.Viceversa, per gli impianti realizzati indata successiva a quella dell’edificio, ilproprietario poteva attestare la data direalizzazione dell’impianto tramite specificadocumentazione o apposita dichiarazionesostitutiva di atto notorio.L’art. 2 del medesimo regolamento disponeva,quindi, che l’adeguamento, secondoil criterio di compatibilità con lecaratteristiche e le strutture degli edificiesistenti, doveva assicurare, indipendentementedall’evoluzione dello statodell’arte e della buona tecnica, successiveal 1990, i seguenti requisiti essenzialiaffinché gli obiettivi della L. 6 dicembre1971, n. 1083, sulla sicurezza di impiegodel gas combustibile, risultassero garantitiin conformità della normativa UNI-CIG, ossia:a) l’idoneità della ventilazione, adeguataalla potenza termica degli apparecchiistallati, in relazione alla tipologia degliapparecchi stessi;b) l’idoneità della aerazione, negli ambientidove sono istallati gli apparecchiper i quali necessitano tali sistemi;c) l’efficienza dei sistemi di smaltimentoe delle aperture di scarico dei prodottidella combustione, adeguati alla potenzatermica degli apparecchi istallati;d) la tenuta degli impianti interni di distribuzionedel gas combustibile;e) la funzionalità e l’esistenza dei dispositividi controllo fiamma, ove previsti.A’ sensi dell’art. 3 del medesimo regolamento,le verifiche dei requisiti di sicurezzadovevano rilevare, nel rispetto dellanormativa UNICIG, quanto segue:a) negli ambienti, ove sono installati gliapparecchi, doveva essere assicuratala ventilazione in misura adeguata altipo ed al numero degli apparecchiutilizzatori, allo scopo di garantirel’alimentazione di aria per la combustione,durante il funzionamento degliapparecchi;


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni59b) negli ambienti, ove sono installati gliapparecchi di cottura privi del controllofiamma o di tipo A, doveva essereassicurata una adeguata aerazione,per garantire il ricambio dell’ariasia per lo smaltimento di prodottidella combustione, sia per evitare lacreazione di eventuali miscugli conun tenore pericoloso in gas non combusti;c) gli impianti interni, dal misuratore, odal punto di consegna del GPL, finoagli apparecchi utilizzatori, dovevanoessere in grado di superare, con esitopositivo, il controllo di tenuta, ivicomprese le tubazioni, gli accessori eil collegamento con gli apparecchi installati.I tubi flessibili devono essereconformi alle norme vigenti ed esserein regola con la data di sostituzione;d) il sistema di evacuazione dei fumi dovevaessere in grado di superare conesito positivo le verifiche di efficacia,con riferimento al tiraggio dei sistemifumari e all’assenza di rigurgito deifumi nei locali di installazione;e) gli apparecchi per la produzione diacqua calda sanitaria o per riscaldamentodovevano essere muniti di dispositivodi controllo che interrompel’afflusso del gas all’apparecchio stesso,nel caso di spegnimento accidentaledelle fiamme dei bruciatori.Nel medesimo articolo si precisava – altresì– che l’eventuale impiego di dispositividestinati a contribuire con misureaggiuntive, ma non sostitutive alla sicurezzadi impiego del gas combustibile,mediante una funzione di rilevamentoe di attivazione dell’intercettazione delgas stesso, in eventi eccezionali non intenzionali,non esonerava dal rispettodi tutti i requisiti sopra richiamati, nelmentre le verifiche, ove siano presentitali dispositivi, dovevano essere volteanche all’accertamento materiale dellaspecifica funzione svolta.Inoltre, le modalità per effettuare i controllie le verifiche atte all’accertamentodei requisiti di sicurezza dovevano essereindicate nelle norme tecniche per lasalvaguardia della sicurezza, pubblicatedall’Ente nazionale di unificazione - UNI,ai sensi dell’art. 7, comma 1, della L. 46del 1990 ed approvate dal Ministerodell’Industria, del Commercio e dell’Artigianatoa’ sensi dell’art. 3 della L. 1083del 1971.


60Capitolo 3la «ricodificazione» del «sistema» della L. 46 del 1990 nelledisposizioni contenute nell’art. 107 e ss. del T.U. approvatocon D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380In sede di Testo Unico dell’Edilizia, approvatocon D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380, ladisciplina contenuta nella L. 46 del 1990è stata riprodotta negli artt. 107 - 121 deltesto stesso.Tali nuove disposizioni, in forza delladelega conferita al riguardo al Governoa’ sensi dell’art. 7, commi 1 e 2, dellaL. 8 marzo 1999 n. 50 come modificatodall’art. 1 della L. 24 novembre 2000 n.340, non dovevano assumere una valenzameramente compilatoria del materialenormativo esistente, ma dovevano risultarecoordinate con la disciplina legislativasopravvenuta rispetto all’emanazionedella stessa L. 46 del 1990 6 .Non si può peraltro affermare che ciò siaavvenuto in modo esaustivo.In particolare, nell’art. 108 del T.U., riproduttivodel contenuto dell’art. 2 dellaL. 46 del 1990 in materia di abilitazionedelle imprese all’installazione, trasformazione,ampliamento e manutenzionedegli impianti, è stata invero inserita alcomma 3 la disciplina di cui all’art. 22della L. 30 aprile 1999 n. 136, in forzadella quale «sono, in ogni caso, abilitateall’esercizio delle attività» in questione «leimprese in possesso di attestazione per lerelative categorie rilasciata da una SocietàOrganismo di Attestazione (SOA), debitamenteautorizzata ai sensi del D.P.R. 25gennaio 2000 n. 34» 7 ; ma, come è statodenotato, nello stesso art. 108 si seguitaerroneamente a presupporre l’iscrizionedelle imprese singole o individuali nel registrodelle ditte di cui al R.D. 2011 del1934 o nell’albo provinciale delle impreseartigiane, anziché nel registro delleimprese di cui all’art. 8 della L. 29 dicembre1993 n. 580 e al D.P.R. 7 dicembre1995 n. 581 8 .Va anche rilevato che l’art. 111 del T.U.380 del 2001, intitolato «Misure di semplificazioneper il collaudo degli impianti installati»,di per sé non riproduceva alcunadisposizione legislativa o regolamentareprevigente, ma recava disposizioni nuovee la cui introduzione nell’ordinamento erastata segnatamente indotta dall’esigenzadi semplificazione delle procedure.In forza dell’articolo in esame – recanteuna disciplina di rango regolamentare– nel caso in cui la normativa vigente richiedesseil certificato di collaudo degliimpianti installati il committente era esoneratodall’obbligo di presentazione deiprogetti degli impianti di cui ai commi 1,lettere a), b), c), e) e g), e 2 dell’art. 107(ossia, tutti gli impianti, esclusi quelli disollevamento di persone o di cose permezzo di ascensori, di montacarichi, discale mobili e simili) se, prima dell’iniziodei lavori, avesse dichiarato di volereeffettuare il collaudo mediante incaricoconferito a professionisti abilitati, nonintervenuti in alcun modo nella progettazione,direzione ed esecuzione dell’opera,i quali attestavano che i lavori realizzatierano conformi ai progetti approvatie alla normativa vigente in materia.In questo caso la certificazione redattaveniva trasmessa allo sportello unico acura del direttore dei lavori.


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni61Restava comunque salvo il potere dell’amministrazionedi procedere all’effettuazionedei controlli successivi e di applicare,in caso di falsità delle attestazioni, le sanzionipreviste dalla normativa vigente.Inoltre, le disposizioni ricodificate hannoridisciplinato, mediante l’art. 117 delnuovo T.U., quanto già disposto dall’art.13 della L. 46 del 1990 in tema di depositopresso il Comune, entro entro trentagiorni dalla conclusione dei lavori, delprogetto di rifacimento dell’impianto edella dichiarazione di conformità o delcertificato di collaudo degli impianti installati,con esclusione degli impianti disollevamento di persone o di cose permezzo di ascensori, di montacarichi, discale mobili e simili: secondo la nuovadisciplina tale deposito deve avvenirepresso lo sportello unico per le attivitàedilizie istituito presso il Comune a’ sensidell’art. 5 del medesimo T.U. 380 del2001.L’art. 119 del T.U. ha nuovamente previstol’emanazione di un regolamentoattuativo della disciplina ricodificata nelT.U. medesimo, recante la precisazionedei «limiti per i quali risulti obbligatoriala redazione del progetto di cui all’articolo110» del medesimo T.U. (corrispondente,a sua volta, all’art. 6 della L. 46 del 1990)«e sono definiti i criteri e le modalità di redazionedel progetto stesso in relazione algrado di complessità tecnica dell’installazionedegli impianti, tenuto conto dell’evoluzionetecnologica, per fini di prevenzionee di sicurezza».Va evidenziato, peraltro, che secondoquanto previsto dalla stessa disciplina ricodificata,alle fonti regolamentari eranodevoluti ulteriori spazi di normazione.Come si è detto innanzi, a’ sensi dell’art.7, comma 3, della L. 46 del 1990, tuttigli impianti realizzati alla data di entratain vigore della legge stessa dovevanoessere adeguati, entro tre anni da taledata – ossia, entro il 13 marzo 1993 – aquanto previsto dalla disciplina in essacontenuta; tale termine, già a suo tempodifferito al 31 dicembre 1996 per effettodell’art. 4 della L. 5 gennaio 1996 n. 25, èstato ulteriormente differito al 31 dicembre1998 per effetto dell’art. 31 della L. 7agosto 1997, n. 266, limitatamente agliedifici adibiti ad uso civile.Viceversa, a’ sensi dell’art. 112, comma3, del T.U. 380 del 2001 si disponeva chetutti gli impianti realizzati all’anzidettadata del 13 marzo 1990 dovevano essereadeguati a quanto previsto dallo stesso articolo,ossia eseguiti a regola d’arte utilizzandoallo scopo materiali parimenti costruitia regola d’arte, considerando «costruiti aregola d’arte …i materiali ed i componentirealizzati secondo le norme tecniche di sicurezzadell’Ente italiano di unificazione (UNI)e del Comitato elettrotecnico italiano (CEI),nonché nel rispetto di quanto prescritto dallalegislazione tecnica vigente in materia”;e, “in particolare gli impianti elettrici” realizzatialla stessa data del 13 marzo 1990dovevano “essere dotati di impianti di messaa terra e di interruttori differenziali adalta sensibilità o di altri sistemi di protezioneequivalenti».Peraltro, se le disposizioni testé citate facevanoragionevolmente presupporre unobbligo di immediato adeguamento degliimpianti di cui trattasi, la lettura delcomma 4 dello stesso art. 112 rinviava,di fatto, l’obbligo medesimo ad un provvedimentoda emanarsi con decreto delMinistro delle attività produttive, recante– per l’appunto, i termini e le modalità perl’adeguamento degli impianti anzidetti.Per quanto attiene alle sanzioni, l’art. 120riproduceva il contenuto dell’art. 16 dellaL. 46 del 1990 attualizzando in Euro i pre-


62Capitolo 3cedenti importi stabiliti in Lire (ossia: unasanzione da amministrativa da € 51,00 a€ 258,00 per la violazione dell’obbligo diaffidamento dei lavori di installazione,di trasformazione, di ampliamento e dimanutenzione degli impianti di cui trattasialle imprese abilitate, nel mentre perla violazione delle altre disposizioni consegueuna sanzione amministrativa da €516,00 a € 5.164,00) e, conformemente aquanto già disposto dalla disciplina riprodottaed attualizzata, rinviava allo stessonuovo regolamento contemplato dall’art.119 per quanto attiene sia alle modalitàdi irrogazione delle sanzioni pecuniarie,sia alle modalità della sospensione delleimprese dal registro o dall’albo di rispettivaiscrizione e dei provvedimenti disciplinaria carico dei professionisti iscrittinei rispettivi albi, dopo la terza violazionedelle norme relative alla sicurezzadegli impianti, nonché in ordine agliaggiornamenti dell’entità delle sanzioniamministrative predette.Va anche evidenziato che la previsionedi ulteriori disposizioni regolamentari diattuazione della disciplina legislativa “ricodificata”nel T.U. 380 del 2001 non si èaccompagnata all’abrogazione delle precedentidisposizioni regolamentari attuativedella L. 46 del 1990, le quali pertantodovevano rimanere vigenti, secondo leintenzioni del legislatore delegato, sinoall’emanazione delle nuove fonti regolamentari.Ma va soprattutto evidenziato che, in realtà,tutta la nuova disciplina, corrispondenteal Capo V (“Norme per la sicurezzadegli impianti”) della Parte II (“Normativatecnica per l’edilizia”), non ha mai trovatopratica applicazione, per quanto sidirà appresso.La previsione dell’art. 11-quaterdecies, comma 13, del D.L.203 del 2005 convertito con modificazioni in L. 248 del 2005 eil superamento del “sistema” della L. 46 del 1990Il superamento del sistema normativo dellaL. 46 del 1990, ancorché per ampia parte“ricodificato” nel più ampio contesto delladisciplina dell’attività edilizia complessivamentenormata nel T.U. approvato conD.P.R. 380 del 2001, è stato principalmenteindotto sia dall’insufficiente cogenzadelle disposizioni finalizzate ad estendereil nuovo regime di sicurezza agli impiantirisalenti ad epoca anteriore all’entrata invigore della stessa L. 46 del 1990, sia dallacarenza della disciplina dei controlli e del-le sanzioni predisposta per quanto attienesia agli impianti realizzati in epoca antecedenteall’entrata in vigore della L. 46del 1990, sia agli impianti realizzati dopol’entrata in vigore della legge stessa.Come si è detto innanzi, l’art. 7, comma3, della L. 46 del 1990 aveva infattidisposto che «tutti gli impianti realizzatialla data di entrata in vigore» della leggestessa 9 «devono essere adeguati, entro treanni da tale data, a quanto previsto dal presentearticolo».


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni63Tale termine, già differito al 31 dicembre1996 dall’art. 4 della L. 5 gennaio 1996,n. 25, era stato ulteriormente differito al31 dicembre 1998 per effetto dell’art. 31della L. 7 agosto 1997 n. 266, limitatamenteagli edifici adibiti ad uso civile.Si è visto pure che l’art. 5, comma 8, delD.P.R. 447 del 1991 aveva disposto nelsenso che «per l’adeguamento degli impiantigià realizzati alla data di entrata in vigoredella legge è consentita una suddivisione deilavori in fasi operative purché l’adeguamentocomplessivo avvenga comunque nel triennioprevisto dalla legge, vengano rispettatii principi di progettazione obbligatoria conriferimento alla globalità dei lavori e vengarilasciata per ciascuna fase la dichiarazionedi conformità che ne attesti l’autonomafunzionalità e la sicurezza», precisando –peraltro – con disposizione di indubbiofavore che «si considerano comunque adeguatigli impianti elettrici preesistenti chepresentino i seguenti requisiti: sezionamentoe protezione contro le sovracorrenti, postiall’origine dell’impianto, protezione contro icontatti diretti, protezione contro i contattiindiretti o protezione con interruttore differenzialeavente corrente differenziale nominalenon superiore a 30 mA».Doveva, da tutto ciò, concludersi che:1) prima dell’ultima scadenza del 31 dicembre1998 fissata dal legislatore lamessa a norma dell’impianto potevaavvenire, a’ sensi dell’art. 5, comma 8,del D.P.R. 447 del 1991 mediante unasuddivisione dei lavori in fasi operativepurché l’adeguamento complessivoavvenisse entro la scadenza stessa,fossero rispettati i principi di progettazioneobbligatoria con riferimentoalla globalità dei lavori e fosse rilasciataper ciascuna fase la dichiarazionedi conformità che ne attestasse l’autonomafunzionalità e la sicurezza;2) dopo il 31 dicembre 1998 tutti gliimpianti preesistenti alla data del 13marzo 1990, non ancora adeguati allaL. 46 del 1990, dovevano essere consideratifuori norma, tranne l’ipotesi,testé enunciata, degli impianti elettricimuniti di sezionamento e protezionecontro le sovracorrenti, postiall’origine dell’impianto, protezionecontro i contatti diretti, protezionecontro i contatti indiretti o protezionecon interruttore differenziale aventecorrente differenziale nominale nonsuperiore a 30 mA;3) la circostanza del mancato adeguamentodell’impianto doveva quindiessere sanzionata a’ sensi dell’art. 16della legge stessa, con obbligo immediatodi messa a norma e possibilerevoca, nel frattempo, dell’abitabilitàe agibilità dell’immobile, a’ sensi degliartt. 221 e 231 del T.U. approvatocon R.D. 27 luglio 1934 n. 1265 e delD.P.R. 22 aprile 1994 n. 425, stante ilfatto che a’ sensi dell’art. 11 della L.46 del 1990, l’abitabilità e l’agibilitàmedesime potevano essere assentitesoltanto dopo l’acquisizione delladichiarazione di conformità o delcertificato di collaudo degli impiantiinstallati.Come si è detto innanzi, in tale contestolo ius superveniens costituito dalle disposizioni“ricordificate” nell’art. 107 e ss. delT.U. approvato con D.P.R. 380 del 2001aveva di per sé contemplato all’art. 112,comma 4, l’emanazione di ulteriori disposizioniregolamentari appositamenterecanti i termini e le modalità per l’adeguamentodegli impianti di cui trattasi,intendendo in tal modo rendere di fattoinoperante la predetta scadenza del 31dicembre 1998 e le relative conseguenzegià prodottesi nell’ordinamento.


64Capitolo 3Peraltro, tale ulteriore regime transitorionon ha trovato materiale applicazionenell’ordinamento.Infatti, l’entrata in vigore della disciplinacomplessivamente costituita dagli artt.107 - 121 del T.U. approvato con D.P.R.380 del 2001 e identificata, come si èdetto innanzi, quale Capo V (Norme perla sicurezza degli impianti) della Parte II(Normativa tecnica per l’edilizia) di taletesto normativo, è stata dapprima differitaall’1 luglio 2006 per effetto dell’art.5-bis, comma 2, del D.L. 27 maggio 2005n. 135, convertito con modificazioni dallaL. 26 luglio 2005 n. 148.Successivamente, l’art. 11-quaterdecies,comma 13, del D.L. 30 settembre 2005n. 203 convertito con modificazioni inL. 2 dicembre 2005 n. 248 ha dispostonel senso che entro ventiquattro mesidalla data di entrata in vigore della leggedi conversione del presente decreto,il Ministro delle attività produttive diconcerto con il Ministro dell’ambiente edella tutela del territorio, emana uno opiù decreti, ai sensi dell’articolo 17 dellalegge 23 agosto 1988, n. 400, volti a disciplinare:a) il riordino delle disposizioni in materiadi attività di installazione degliimpianti all’interno degli edifici;b) la definizione di un reale sistema diverifiche degli impianti di cui allalettera a) con l’obiettivo primario ditutelare gli utilizzatori degli impiantigarantendo una effettiva sicurezza;c) la determinazione delle competenzedello Stato, delle regioni e degli entilocali secondo i principi di sussidiarietàe di leale collaborazione, anchetramite lo strumento degli accordi insede di Conferenza unificata di cuiall’art. 8 del decreto legislativo 28agosto 1997, n. 281;d) la previsione di sanzioni in caso di violazionedegli obblighi stabiliti dai provvedimentiprevisti alle lettere a) e b).In tal modo, quindi, è stata prefiguratadal legislatore l’emanazione di nuove disposizioniregolamentari che avrebberototalmente ridisciplinato la materia degliimpianti installati all’interno degli edifici.Doveva, peraltro, da tutto ciò arguirsiche nel frattempo, perdurando la sospensionedell’entrata in vigore dell’art. 107 ess. del T.U. approvato con D.P.R. 380 del2001, seguitava ad applicarsi integralmenteil sistema della L. 46 del 1990 edelle disposizioni regolamentari emanatein esecuzione della legge stessa e che,conseguentemente, dovevano essere nelfrattempo comunque applicate le misuresanzionatorie nei confronti di coloro iquali, dopo la scadenza del 31 dicembre1998, non avevano provveduto alla messaa norma degli impianti delle proprieabitazioni.Risultava – tuttavia – di per sé sintomaticol’assunto dello stesso legislatoresecondo il quale necessitava introdurrenell’ordinamento la definizione di un realesistema di verifiche: sintomo evidente,questo, della sostanziale inapplicazionedel regime a quello stesso tempo pur formalmentein vigore.L’art. 1-quater del D.L. 12 maggio 2006 n.173, convertito con modificazioni in L. 12luglio 2006 n. 228 ha, quindi, testualmentedisposto che «il termine previsto dall’art. 5-bis, comma 2, del decreto-legge 27maggio 2005, n. 86, convertito, con modificazioni,dalla legge 26 luglio 2005, n. 148,è prorogato fino all’attuazione dell’art.11-quaterdecles, comma 13, del decretolegge30 settembre 2005, n. 203, convertito,con modificazioni, dalla legge 2 dicembre2005, n. 248, e comunque non oltre il1° gennaio 2007».


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni65La formulazione del disposto surriportatodisegnava, peraltro, scenari di inquietanteambiguità normativa.In buona sostanza, la disposizione normativasignificava che il termine delpredetto art. 5-bis, ossia il differimentoall’1 luglio 2006 dell’entrata in vigoredell’art. 107 e ss. del T.U. approvato conD.P.R. 380 del 2001, era ulteriormenteprorogato sino alla data di entrata invigore della nuova disciplina regolamentareche sarebbe stata emanata inapplicazione delle surriportate “direttive”contenute nell’art.11-quaterdecies,comma 13, del D.L. 203 del 2005 convertitocon modificazioni in L. 248 del2005: ossia che l’art. 107 e ss. del T.U.approvato con D.P.R. 380 del 2001 e chele nuove disposizioni regolamentari,peraltro non più emanate in attuazionedello stesso corpus normativo contenutonegli artt. 107 - 121 del T.U. 380 del2001 ma in attuazione delle “direttive”contenute nel predetto art. 11-quaterdecies,comma 13, del D.L. 203 del 2005convertito con modificazioni in L. 248del 2005 sarebbero concomitantementedivenute vigenti in una data comunquenon successiva all’1 gennaio 2007.In questo modo, quindi, implicitamentesi assegnava alle nuove fonti regolamentarianche la funzione di innovare contestualmentela fonte legislativa gerarchicamentesovraordinata e codificata, perl’appunto, nel T.U. 380 del 2001, con ciòarrecando un deprecabile vulnus, in via sistematica,anche alla complessiva coerenzadell’ordinamento giuridico: coerenzache si era per l’innanzi inteso garantireproprio mediante la formazione di testiunici che organicamente riordinavano lediverse discipline di settore.Nell’imminenza della scadenza dell’1gennaio 2007 le intenzioni del legislatoresono state rese più chiare – ma, nondimeno,più dirompenti nelle conseguenzeper quanto attiene alla complessiva coerenzasistematica dell’ordinamento –mediante l’art. 3, comma 1, del D.L. 28dicembre 2006 n. 300, convertito in L. 26febbraio 2007 n. 17, che così dispone: «Iltermine previsto dall’art. 1-quater, comma1, del D.L. 12 maggio 2006 n. 173 convertito,con modificazioni, dalla legge 12 luglio2006, n. 228, è prorogato fino alla data dientrata in vigore del regolamento recantenorme sulla sicurezza degli impianti, di cuiall’articolo 11-quaterdecles, comma 13,lettera a), del decreto-legge 30 settembre2005, n. 203, convertito, con modificazioni,dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, e,comunque, non oltre il 31 dicembre 2007.A decorrere dalla data di entrata in vigoredel regolamento di cui al primo periodo delpresente comma, sono abrogati il regolamentodi cui al D.P.R. 6 dicembre 1991, n.447, gli articoli da 107 a 121 del T.U. dicui al D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, e laL. 5 marzo 1990, n. 46, ad eccezione degliarticoli 8, 14 e 16, le cui sanzioni trovanoapplicazione in misura raddoppiata per leviolazioni degli obblighi previsti dallo stessoregolamento di cui al primo periodo del presentecomma».In buona sostanza, quindi, il legislatore,mediante tale disposizione:1) ha estromesso dall’organica disciplinadell’attività edilizia contenuta nel T.U.approvato con il D.P.R. 380 del 2001e – segnatamente – dalla parte delT.U. stesso riguardante la normativatecnica per l’edilizia, ogni disciplina relativaalla sicurezza degli impianti; talerisultato è stato ottenuto abrogandogli artt. 107 - 121 del medesimo T.U.,peraltro mai entrati in vigore;2) ha prefigurato l’emanazione di disposizioniregolamentari recanti la


66Capitolo 3disciplina portante della materia in attuazionedelle direttive di massima sulcontenuto di tali fonti normative secondarieenunciate dal predetto art.11-quaterdecies, comma 13, del D.L.203 del 2005 convertito con modificazioniin L. 248 del 2005;3) ha fatto salvi, in tale disegno di complessivadelegificazione della materia,i soli artt. 8, 14 e 16 della L. 46 del1990, rispettivamente contemplantila disciplina del finanziamento dellanormazione tecnica in materia di impiantidegli edifici adibiti ad uso civile10 , le verifiche e il rilascio del certificatodi collaudo 11 , nonché le sanzioni,contestualmente raddoppiate per leviolazioni degli obblighi previsti dallostesso regolamento.Per quanto attiene a queste ultime, vaevidenziato che per effetto dell’aggiornamentodel testo dell’art. 16 della L. 46del 1990 imposto dall’art. 3, comma 1,del D.L. 300 del 2006 convertito in L.17 del 2007, sarebbe di per sé richiestaun’interpretazione adeguatrice del testooriginario del medesimo art. 16, tale dasuperare i suoi rigidi rinvii testuali allealtre disposizioni della medesima L. 46del 1990, non più vigenti, mediante ilriferimento alla nuova disciplina regolamentare.Ciò, tuttavia, non risulta necessario inquanto – come si vedrà appresso – ilnuovo regolamento, all’art. 15, reca unacompiuta normativa sanzionatoria chenon solo ridetermina in Euro il quantumdel minimo e del massimo delle sanzionioriginariamente prevista dalla legge, madettaglia le relative fattispecie 12 .Va pure evidenziato che dopo la predettascadenza del 31 dicembre 2007, nonessendo stato ancora emanato il purprevisto decreto di riordino della materia,doveva intendersi entrato in vigoreil Capo V del D.P.R. n. 380/2001: ciò hacomportato – tra l’altro – che a decorreredal 1° gennaio 2008, le persone fisicheche intendevano svolgere le attività di installazione,trasformazione, ampliamentoe manutenzione degli impianti ad usoresidenziale o produttivo, di cui all’art.107 del D.P.R. n. 380 del 2001, avevanol’obbligo della iscrizione all’ Albo dei soggettiin possesso dei requisiti professionali dicui all’art. 109 del D.P.R. 6 giugno 2001 n.380, tenuto dalla Camera di Commerciodella provincia in cui risiedevano o nellaquale avevano eletto domicilio professionale.Tale circostanza ha quindi indotto il legislatoread inserire, in sede di conversionedel D.L. 31 dicembre 2007 n. 248(c.d. decreto Milleproroghe) nel frattempoemanato, un nuovo articolo che, in attesadell’emanazione della normativa di riordino,sanasse, in qualche modo, la situazioneche si era di fatto creata.Pertanto, la L. 28 febbraio 2008, n. 31,di conversione del decreto-legge predettoe pubblicata nella Gazzetta Ufficialen. 51 del 29 febbraio 2008, SupplementoOrdinario n. 47, ha aggiunto l’art. 29-bisal testo originario del provvedimento,intitolato «Proroga del termine in materiadi installazione degli impianti all’internodegli edifici», del seguente tenore: «Alcomma 1 dell’articolo 3 del decreto-legge28 dicembre 2006, n. 300, convertito, conmodificazioni, dalla legge 26 febbraio 2007,n. 17, le parole: “31 dicembre 2007” sonosostituite dalle seguenti: “31 marzo 2008“».


68Capitolo 3te l’energia elettrica, il gas naturale odiverso, l’acqua, ovvero il punto di immissionedel combustibile nel depositocollocato, anche mediante comodato,presso l’utente;b) potenza impegnata: il valore maggioretra la potenza impegnata contrattualmentecon l’eventuale fornitore dienergia, e la potenza nominale complessivadegli impianti di autoproduzioneeventualmente installati;c) uffici tecnici interni: strutture costituiteda risorse umane e strumentalipreposte all’impiantistica, alla realizzazionedegli impianti aziendali ed allaloro manutenzione i cui responsabiliposseggono i requisiti tecnico-professionaliprevisti dall’art. 4 del decretostesso;d) ordinaria manutenzione: gli interventifinalizzati a contenere il degradonormale d’uso, nonché a far frontead eventi accidentali che comportanola necessità di primi interventi, checomunque non modificano la strutturadell’impianto su cui si interviene ola sua destinazione d’uso secondo leprescrizioni previste dalla normativatecnica vigente e dal libretto di uso emanutenzione del costruttore;e) impianti di produzione, trasformazione,trasporto, distribuzione, utilizzazionedell’energia elettrica: i circuiti dialimentazione degli apparecchi utilizzatorie delle prese a spina con esclusionedegli equipaggiamenti elettricidelle macchine, degli utensili, degli apparecchielettrici in genere; nell’ambitodegli impianti elettrici rientrano anchequelli di autoproduzione di energiafino a 20 kw nominale, gli impianti perl’automazione di porte, cancelli e barriere,nonché quelli posti all’esterno diedifici se gli stessi sono collegati, anchesolo funzionalmente, agli edifici;f) impianti radiotelevisivi ed elettronici:le componenti impiantistiche necessariealla trasmissione ed alla ricezionedei segnali e dei dati, anche relativi agliimpianti di sicurezza, ad installazionefissa alimentati a tensione inferiore a50 V in corrente alternata e 120 V incorrente continua, mentre le componentialimentate a tensione superiore,nonché i sistemi di protezione controle sovratensioni sono da ritenersi appartenentiall’impianto elettrico; ai finidell’autorizzazione, dell’installazionee degli ampliamenti degli impianti telefonicie di telecomunicazione internicollegati alla rete pubblica, si applica lanormativa specifica vigente;g) impianti per la distribuzione e l’utilizzazionedi gas: l’insieme delle tubazioni,dei serbatoi e dei loro accessori,dal punto di consegna del gas, anchein forma liquida, fino agli apparecchiutilizzatori, l’installazione ed i collegamentidei medesimi, le predisposizioniedili e meccaniche per l’aerazione e laventilazione dei locali in cui deve essereinstallato l’impianto, le predisposizioniedili e meccaniche per lo scaricoall’esterno dei prodotti della combustione;h) impianti di protezione antincendio: gliimpianti di alimentazione di idranti, gliimpianti di estinzione di tipo automaticoe manuale nonché gli impianti dirilevazione di gas, di fumo e d’incendio;i) CEI: Comitato Elettrotecnico Italiano;l) UNI: Ente Nazionale Italiano di Unificazione.L’art. 3 dispone che le imprese iscritte nelregistro delle imprese di cui al D.P.R. 7dicembre 1995 n. 581 e successive mo-


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni69dificazioni o nell’Albo provinciale delleimprese artigiane di cui alla L. 8 agosto1985, n. 443, di seguito albo delle impreseartigiane, sono abilitate all’eserciziodelle attività riguardanti gli impianti descrittinell’art. 1 del medesimo decreto, sel’imprenditore individuale o il legale rappresentanteovvero il responsabile tecnicoda essi preposto con atto formale, è inpossesso dei requisiti professionali di cuial susseguente articolo 4, con la precisazioneche tale responsabile deve svolgeretale funzione per una sola impresa e chela relativa qualifica è incompatibile conogni altra attività continuativa.Le imprese che intendono esercitare leattività relative agli impianti in questionepresentano la dichiarazione di inizioattività, ai sensi dell’art. 19 della legge7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni,indicando specificatamenteper quali lettera e quale voce, di quelleelencate nel medesimo articolo 1, comma2, intendono esercitare l’attività 13 edichiarano contestualmente il possessodei requisiti tecnico-professionali di cuiall’art. 4 dello stesso decreto, richiestiper i lavori da realizzare 14 .Le imprese artigiane presentano la dichiarazioneunitamente alla domandad’iscrizione all’albo delle imprese artigianeper la verifica del possesso dei prescrittirequisiti tecnico-professionali e ilconseguente riconoscimento della qualificaartigiana.Le altre imprese – viceversa – presentanola dichiarazione, unitamente alla domandadi iscrizione, presso l’ufficio del registrodelle imprese.Le imprese non installatrici, che dispongonodi uffici tecnici interni, sono autorizzateall’installazione, alla trasformazione,all’ampliamento e alla manutenzionedegli impianti, relativi esclusivamentealle proprie strutture interne e nei limitidella tipologia di lavori per i quali il responsabilepossiede i requisiti previstiall’art. 4 del decreto 15 .Le imprese alle quali sono stati riconosciutii requisiti tecnico-professionali,hanno diritto ad un certificato di riconoscimento,secondo i modelli approvaticon decreto del Ministro dell’Industriadel Commercio e dell’Artigianato dell’11giugno 1992.Il certificato è rilasciato dalle competentiCommissioni provinciali per l’artigianato,di cui alla L. 8 agosto 1985 n. 443 e successivemodificazioni, ovvero dalle competenticamere di commercio.L’art. 5, intitolato «Progettazione degli impianti»,dispone che per l’installazione, latrasformazione e l’ampliamento degli impiantidi cui all’articolo 1, comma 2, letterea), b), c), d), e), g) del decreto medesimo(ossia, per tutti gli impianti, esclusigli impianti di sollevamento di persone odi cose per mezzo di ascensori, di montacarichi,di scale mobili e simili) deve essereredatto un progetto da parte di unprofessionista iscritto negli albi professionali,secondo la specifica competenzatecnica richiesta, nei seguenti casi:a) impianti di cui all’art. 1, comma 2, letteraa) (ossia gli impianti di produzione,trasformazione, trasporto, distribuzione,utilizzazione dell’energia elettrica,impianti di protezione contro le scaricheatmosferiche, nonché gli impianti perl’automazione di porte, cancelli e barriere),per tutte le utenze condominialie per utenze domestiche di singoleunità abitative aventi potenza impegnatasuperiore a 6 kw o per utenzedomestiche di singole unità abitativedi superficie superiore a 400 mq;b) impianti elettrici realizzati con lampa-


70Capitolo 3de fluorescenti a catodo freddo, collegatiad impianti elettrici, per i quali èobbligatorio il progetto e in ogni casoper impianti di potenza complessivamaggiore di 1200 VA resa dagli alimentatori;c) impianti di cui all’art. 1, comma 2,lettera a), relativi agli immobili adibitiad attività produttive, al commercio,al terziario e ad altri usi, quando leutenze sono alimentate a tensionesuperiore a 1000 V, inclusa la partein bassa tensione, o quando le utenzesono alimentate in bassa tensioneaventi potenza impegnata superiore a6 Kw o qualora la superficie superi i200 mq;d) impianti elettrici relativi ad unità immobiliariprovviste, anche solo parzialmente,di ambienti soggetti anormativa specifica del CEI, in casodi locali adibiti ad uso medico o per iquali sussista pericolo di esplosione oa maggior rischio di incendio, nonchéper gli impianti di protezione da scaricheatmosferiche in edifici di volumesuperiore a 200 mc;e) impianti di cui all’articolo 1, comma2, lettera b), relativi agli impianti elettroniciin genere quando coesistonocon impianti elettrici con obbligo diprogettazione;f) impianti di cui all’articolo 1, comma2, lettera c), dotati di canne fumariecollettive ramificate, nonché impiantidi climatizzazione per tutte le utilizzazioniaventi una potenzialità frigoriferapari o superiore a 40.000 frigorie/ora;g) impianti di cui all’articolo 1, comma2, lettera e), relativi alla distribuzionee l’utilizzazione di gas combustibilicon portata termica superiore a 50kw o dotati di canne fumarie collettiveramificate, o impianti relativi a gasmedicali per uso ospedaliero e simili,compreso lo stoccaggio;h) impianti di cui all’articolo 1, comma2, lettera g), se sono inseriti in un’attivitàsoggetta al rilascio del certificatoprevenzione incendi e, comunque,quando gli idranti sono in numeropari o superiore a 4 o gli apparecchidi rilevamento sono in numero pari osuperiore a 10.Negli altri casi – viceversa – il progettoè redatto, in alternativa, dal responsabiletecnico dell’impresa installatrice; in taleevenienza, a’ sensi dell’art. 7, comma 2,dello stesso decreto, tale progetto è costituitoalmeno dallo schema dell’impiantoda realizzare, inteso come descrizionefunzionale ed effettiva dell’opera daeseguire eventualmente integrato conla necessaria documentazione tecnicaattestante le varianti introdotte in corsod’opera.Il medesimo art. 5 dispone che i progettidegli impianti sono elaborati secondo laregola dell’arte, e che i progetti elaboratiin conformità alla vigente normativa ealle indicazioni delle guide e alle normedell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazioneappartenenti agli Stati membridell’Unione europea o che sono particontraenti dell’accordo sullo spazio economicoeuropeo, si considerano redattisecondo la regola dell’arte.I predetti progetti, obbligatoriamente redattidai professionisti abilitati, contengonoalmeno gli schemi dell’impianto e idisegni planimetrici nonché una relazionetecnica sulla consistenza e sulla tipologiadell’installazione, della trasformazioneo dell’ampliamento dell’impiantostesso, con particolare riguardo alla tipologiae alle caratteristiche dei materiali ecomponenti da utilizzare e alle misure di


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni71prevenzione e di sicurezza da adottare.Nei luoghi a maggior rischio di incendioe in quelli con pericoli di esplosione, particolareattenzione è posta nella sceltadei materiali e componenti da utilizzarenel rispetto della specifica normativa tecnicavigente.Se l’impianto a base di progetto è variatoin corso d’opera, il progetto presentatoè integrato con la necessaria documentazionetecnica attestante le varianti, allequali, oltre che al progetto, l’installatoreè tenuto a fare riferimento nella dichiarazionedi conformità.Il progetto obbligatoriamente redattoda professionista abilitato è depositatopresso lo sportello unico per l’ediliziadel Comune in cui deve essere realizzatol’impianto nei termini previsti all’art. 11del decreto, ossia entro 30 giorni dallaconclusione dei lavori.L’art. 6 del decreto obbliga, quindi, le impresea realizzare gli impianti secondo laregola dell’arte, in conformità alla normativavigente, rendendole responsabilidella corretta esecuzione degli stessi.Gli impianti realizzati in conformità allavigente normativa e alle norme dell’UNI,del CEI o di altri Enti di normalizzazioneappartenenti agli Stati membri dell’Unioneeuropea o che sono parti contraentidell’accordo sullo spazio economico europeo,si considerano eseguiti secondola regola dell’arte.Lo stesso articolo precisa – altresì – che,«con riferimento alle attività produttive, siapplicano le norme generali di sicurezza dicui all’articolo 1 del decreto del Presidentedel Consiglio dei Ministri 31 marzo 1989 ele relative modificazioni».Inoltre, il comma 3 dello stesso art. 6ripropone la medesima disciplina agevolatoriacontenuta nelle disposizioniprevidenti, affermando che gli impiantielettrici nelle unità immobiliari ad usoabitativo realizzati prima del 13 marzo1990 si considerano adeguati se dotati disezionamento e protezione contro le sovracorrentiposti all’origine dell’impianto,di protezione contro i contatti diretti,di protezione contro i contatti indiretti oprotezione con interruttore differenzialeavente corrente differenziale nominalenon superiore a 30 mA.L’art. 7 dispone che al termine dei lavori,previa effettuazione delle verifiche previstedalla normativa vigente, compresequelle di funzionalità dell’impianto, l’impresainstallatrice rilascia al committentela dichiarazione di conformità degli impiantirealizzati nel rispetto delle normedi cui al predetto art. 6.Tale dichiarazione, resa sulla base delmodello di cui all’allegato 1 dello stessodecreto, parte integrante della relazionecontenente la tipologia dei materiali impiegati,nonché il progetto dell’impianto.Come si è detto innanzi, nei casi in cui ilprogetto è redatto dal responsabile tecnicodell’impresa installatrice l’elaboratotecnico è costituito almeno dallo schemadell’impianto da realizzare, intesocome descrizione funzionale ed effettivadell’opera da eseguire eventualmente integratocon la necessaria documentazionetecnica attestante le varianti introdottein corso d’opera.In caso di rifacimento parziale di impianti,il progetto, la dichiarazione di conformitàe l’attestazione di collaudo, ove previsto,si riferiscono alla sola parte degliimpianti oggetto dell’opera di rifacimento,ma tengono conto della sicurezza efunzionalità dell’intero impianto.Nella dichiarazione di conformità e nelprogetto è espressamente indicata la


72Capitolo 3compatibilità tecnica con le condizionipreesistenti dell’impianto.La dichiarazione di conformità è rilasciataanche dai responsabili degli uffici tecniciinterni delle imprese non installatrici dicui all’art. 3, comma 3 del decreto (ossia leimprese che sono autorizzate all’installazione,alla trasformazione, all’ampliamentoe alla manutenzione degli impianti, relativiesclusivamente alle proprie struttureinterne e nei limiti della tipologia di lavoriper i quali il responsabile possiede i requisitiprevisti all’art. 4 del decreto), secondoil modello di cui all’allegato II del decretomedesimo.L’art. 7 prevede pure che il contenuto deimodelli di cui agli allegati I e II possa esseremodificato o integrato con decretoministeriale per esigenze di aggiornamentodi natura tecnica.Nel caso in cui la dichiarazione di conformitàprevista dal presente articolo nonsia stata prodotta o non sia più reperibile,tale atto è sostituito – per gli impiantieseguiti prima dell’entrata in vigore delpresente decreto – da una dichiarazionedi rispondenza, resa da un professionistaiscritto all’albo professionale per lespecifiche competenze tecniche richieste,che ha esercitato la professione, peralmeno cinque anni, nel settore impiantisticoa cui si riferisce la dichiarazione,sotto personale responsabilità, in esito asopralluogo ed accertamenti, ovvero, pergli impianti non ricadenti nel campo diapplicazione dell’art. 5, comma 2 (ossia,per gli impianti il cui progetto non deveessere redatto da un tecnico abilitato),da un soggetto che ricopre, da almeno 5anni, il ruolo di responsabile tecnico diun’impresa abilitata di cui all’art. 3, operantenel settore impiantistico a cui si riferiscela dichiarazione.Rimane comunque ferma in tali casi l’applicazionedelle sanzioni di cui all’art. 15del decreto.L’art. 8 obbliga il committente ad affidarei lavori di installazione, di trasformazione,di ampliamento e di manutenzionestraordinaria degli impianti di cui trattasiad imprese abilitate ai sensi dell’art. 3.Inoltre, il proprietario dell’impianto deveadottare le misure necessarie per conservarnele caratteristiche di sicurezza previstedalla normativa vigente in materia,tenendo conto delle istruzioni per l’usoe la manutenzione predisposte dall’impresainstallatrice dell’impianto e dai fabbricantidelle apparecchiature installate.Resta ferma la responsabilità delle aziendefornitrici o distributrici, per le partidell’impianto e delle relative componentitecniche da loro installate o gestite.Il committente, entro 30 giorni dall’allacciamentodi una nuova fornitura di gas,energia elettrica, acqua, negli edifici diqualsiasi destinazione d’uso, consegna aldistributore o al venditore copia della dichiarazionedi conformità dell’impianto,resa secondo l’allegato I, esclusi i relativiallegati obbligatori, o copia della dichiarazionedi rispondenza prevista dall’articolo7, comma 6, da redigersi – come si èdetto – nei casi in cui la dichiarazione diconformità non sia stata prodotta o nonsia più reperibile.La dichiarazione di conformità, ovvero ladichiarazione di rispondenza, deve essereconsegnata anche nel caso di richiesta diaumento di potenza impegnata a seguitodi interventi sull’impianto, ovvero nel casodi un aumento di potenza che senza interventisull’impianto determina il raggiungimentodei livelli di potenza impegnata dicui all’art. 5, comma 2 o comunque, pergli impianti elettrici, la potenza di 6 Kw.Il medesimo obbligo è pure imposto per


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni73tutti i casi di richiesta di nuova fornitura edi variazione della portata termica di gas.Fatti salvi i provvedimenti da parte delleautorità competenti, decorso il terminedi 30 giorni senza che sia prodotta ladichiarazione di conformità o di rispondenza,il fornitore o il distributore di gas,energia elettrica o acqua, previo congruoavviso, sospende la fornitura.L’art. 9 del decreto dispone che il certificatodi agibilità è rilasciato dalle autorità competentisoltanto previa acquisizione delladichiarazione di conformità, nonché delcertificato di collaudo degli impianti installati,ove previsto dalle norme vigenti.L’art. 10 reca disposizioni in materia dimanutenzione degli impianti, precisandoche essa non comporta la redazione delprogetto né il rilascio dell’attestazione dicollaudo, né l’osservanza dell’obbligo diaffidamento dell’incombente ad impreseabilitate, salvo quanto disposto in materiadi manutenzione degli impianti di ascensorie montacarichi in servizio privato dalD.P.R. 30 aprile 1999 n. 162 e dalle altredisposizioni vigenti a tale riguardo.Risulta, inoltre, confermata – secondoquanto già previsto dalla disciplina previgente– l’esclusione dagli obblighi dellaredazione del progetto e dell’attestazionedi collaudo per le installazioni per apparecchiper usi domestici e per la fornituraprovvisoria di energia elettrica pergli impianti di cantiere e similari, fermorestando peraltro l’obbligo del rilasciodella dichiarazione di conformità.L’art. 11 del decreto dispone che per ilrifacimento o l’installazione di nuovi impiantidi cui all’art. 1, comma 2, letterea), b), c), d), e), g) ed h) (ossia, tutti gliimpianti, esclusi quelli di sollevamento dipersone o di cose per mezzo di ascensori,di montacarichi, di scale mobili e simili),relativi ad edifici per i quali è già statorilasciato il certificato di agibilità, fermirestando gli obblighi di acquisizione diatti di assenso comunque denominati,l’impresa installatrice deposita, entro 30giorni dalla conclusione dei lavori, pressolo sportello unico per l’edilizia di cui all’articolo5 del D.P.R. 380 del 2001 del Comuneove ha sede l’impianto, la dichiarazionedi conformità ed il progetto redatto aisensi dell’articolo 5 del decreto, o il certificatodi collaudo degli impianti installati,ove previsto dalle norme vigenti.Per le opere di installazione, di trasformazionee di ampliamento di impiantiche sono connesse ad interventi edilizisubordinati a permesso di costruire ovveroa denuncia di inizio di attività, di cuial D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, il soggettotitolare del permesso di costruire o iloggetto che ha presentato la denuncia diinizio di attività deposita il progetto degliimpianti da realizzare presso lo sportellounico per l’edilizia del comune ovedeve essere realizzato l’intervento, contestualmenteal progetto edilizio.Lo sportello unico di cui all’articolo 5 delD.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 inoltra copiadella dichiarazione di conformità alla Cameradi Commercio Industria Artigianatoe Agricoltura nella cui circoscrizione hasede l’impresa esecutrice dell’impianto,la quale provvede ai conseguenti riscontricon le risultanze del registro delle impreseo dell’albo provinciale delle impreseartigiane, nonché alle contestazioni enotificazioni, a norma dell’art. 14 dellalegge 24 novembre 1981, n. 689 e successivemodificazioni, delle eventuali violazioniaccertate, ed alla irrogazione dellesanzioni pecuniarie ai sensi degli articoli20, comma 1, e 42, comma 1 del decretolegislativo 31 marzo 1998, n.112.


74Capitolo 3L’art. 12 del decreto dispone che all’iniziodei lavori per la costruzione o la ristrutturazionedell’edificio contenente gli impiantidi cui trattasi l’impresa installatriceaffigga un cartello da cui risultino i propridati identificativi, qualora sia prevista laredazione del progetto da parte dei professionistiabilitati, nonché il nome delprogettista dell’impianto o degli impianti.L’art. 13 del decreto faceva obbligo ai soggettidestinatari delle prescrizioni del decretomedesimo di conservare la documentazioneamministrativa e tecnica, nonché illibretto di uso e manutenzione e, in casodi trasferimento dell’immobile, a qualsiasititolo, di consegnarla all’avente causa.L’atto di trasferimento doveva riportarela garanzia del venditore in ordine allaconformità degli impianti alla vigentenormativa in materia di sicurezza e contenerein allegato, salvo espressi patticontrari, la dichiarazione di conformitàovvero la dichiarazione di rispondenza.Copia della stessa documentazione dovevainoltre essere consegnata anche alsoggetto che utilizzava, a qualsiasi titolo,l’immobile.Tale articolo è stato, peraltro, abrogatodall’art. 35, comma 2, del D.L. 25 giugno2008 n. 112, come modificato dalla L. 6agosto 2008 n. 133, in sede di conversione.L’art. 15 del decreto disciplina – da ultimo– le sanzioni del nuovo sistema, disponendoche per le violazioni degli obblighi derivantidall’articolo 7 del decreto (ossia, ilmancato o l’irregolare rilascio del certificatodi conformità o della dichiarazionedi rispondenza) si applicano le sanzioniamministrative da € 100,00 a € 1.000,00con riferimento all’entità e complessitàdell’impianto, al grado di pericolosità edalle altre circostanze obiettive e soggettivedella violazione.Viceversa, per tutte le violazioni degli altriobblighi derivanti dal decreto stesso siapplicano le sanzioni amministrative da €1.000,00 ad € 10.000,00 con riferimentoall’entità e complessità dell’impianto, algrado di pericolosità ed alle altre circostanzeobiettive e soggettive della violazione.Le violazioni comunque accertate, ancheattraverso verifica, a carico delle impreseinstallatrici sono comunicate alla Cameradi Commercio, Industria, Artigianatoe Agricoltura competente per territorio,che provvede all’annotazione nell’alboprovinciale delle imprese artigiane o nelregistro delle imprese in cui l’impresainadempiente risulta iscritta, medianteapposito verbale.La violazione reiterata per tre volte dellenorme relative alla sicurezza degliimpianti da parte delle imprese abilitatecomporta altresì, in casi di particolaregravità, la sospensione temporaneadell’iscrizione delle medesime impresedal registro delle imprese o dall’albo provincialedelle imprese artigiane, su propostadei soggetti accertatori e su giudiziodelle commissioni che sovrintendonoalla tenuta dei registri e degli albi.Alla terza violazione delle norme riguardantila progettazione ed i collaudi, i soggettiaccertatori propongono agli ordiniprofessionali provvedimenti disciplinaria carico dei professionisti iscritti nei rispettivialbi.All’irrogazione delle sanzioni comunqueprovvedono le Camere di Commercio, Industria,Artigianato ed Agricoltura.L’articolo in esame dispone – altresì – alsuo ultimo comma che sono nulli, ai sensidell’art. 1418 del Codice Civile 16 , i pattirelativi alle attività disciplinate dal presenteregolamento stipulati da impresenon abilitate ai sensi dell’art. 3 del decre-


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni75to stesso, salvo il diritto al risarcimentodi eventuali danni.Tutto ciò premesso, volendo quindi esporrein via necessariamente riassuntiva leprincipali differenze tra il precedente sistemadella L. 46 del 1990 e il sistema attuale,si può dire che il D.M. 37 del 2008innanzitutto abbandona la previsionedi istituzione dell’Albo degli installatoriqualificati SOA a suo tempo introdottanella disciplina di cui all’art. 107 e ss. delT.U. approvato con D.P.R. 380 del 2001.A ben vedere, il D.M. 37 del 2008 nonrappresenta un’autentica riforma dellamateria, ma costituisce un riordino miratoa razionalizzare, coordinare e integrarela precedente disciplina, mantenendosostanzialmente invariata la precedente,originaria impostazione della L. 46 del1990 e dei suoi provvedimenti attuativi.Vanno peraltro evidenziate alcune non secondariedifferenziazioni rispetto aall’originariosistema della L. 46 del 1990:• l’estensione del campo di applicazionedella disciplina a tutte le categoriedi edifici privati e pubblici, qualunquene sia la destinazione d’uso (cfr. art. 1,comma 1);• per quanto riguarda la classificazionedegli impianti, vengono apportate alcuneintegrazioni delle denominazionipreviste dalla precedente classificazione,apportando parziali ritocchi eaccorpamenti (cfr. art. 1, comma 2);• i requisiti di qualificazione professionalevengono innalzati e resi maggiormenteselettivi; Risultano, quindi, aumentati iperiodi di inserimenti in imprese abilitatedel settore (cfr. art. 4);• è stato rafforzato il rapporto esclusivodi immedesimazione del responsabiletecnico, prevedendo che talefunzione possa essere svolta per unasola impresa e che tale qualifica siaincompatibile con ogni altra attivitàcontinuativa (cfr. art. 3, commi 1 e 2);• viene previsto che l’avvio dell’attivitàdi installazione in forma di impresesia regolato dalle norme vigenti inmateria di dichiarazione di inizio attivitàseguita dalla comunicazione di avviodell’attività, in diretta applicazionedell’art. 19 della L. 241 del 1990 e successivemodifiche (cfr. art. 3, comma1), e non già a’ sensi dell’art. del D.P.R.14 dicembre 1999 n. 558;• è abbandonata la previsione di istituzionedell’Albo degli installatori qualificatiSOA a suo tempo introdotta nella disciplinadi cui all’art. 107 e ss. del T.U. approvatocon D.P.R. 380 del 2001;• è stato introdotto in via generale ilprincipio della redazione del progettoper l’installazione, la trasformazionee l’ampliamento degli impianti (art. 5,comma 1) vengono previsti due tipi:uno più complesso, redatto da professionistie uno semplificato, redatto dalresponsabile tecnico dell’impresa installatrice;per gli impianti al di sopradi determinate soglie dimensionali, laredazione del progetto deve essereaffidata a professionisti iscritti neglialbi professionali, nell’ambito dellerispettive competenze tecniche, mentreper le altre opere di installazioneal di sotto delle medesime soglie, laredazione del progetto può essere affidata,in alternativa, al responsabiletecnico dell’impresa installatrice (cfr.art. 5, comma 1);• la dichiarazione di conformità corredatadal progetto deve essere depositata,a lavori conclusi, esclusivamentepresso lo Sportello Unico perl’Edilizia del Comune, che a sua voltainoltra copia dello stesso alla Cameradi Commercio per i conseguenti con-


76Capitolo 3trolli e l’eventuale irrogazione dellesanzioni;• è stato innovato il regime sanzionatorio,differenziando nell’entità piùridotta della sanzione comminabilenon più la violazione dell’obbligo diservirsi di un’impresa abilitata, ma leipotesi di mancato ovvero di erroneorilascio del certificato di conformità odella dichiarazione di rispondenza; lacompetenza sanzionatoria è affidatain via esclusiva alle Camere di Commercio,che vi provvedono a’ sensidell’art. 1 e ss. della L. 23 novembre1981 n. 689 e successive modifiche.Certamente, molti appunti devono esserefatti al testo del D.M. 37 del 2008: tra questi,l’incompletezza del regime sanzionatorio,posto che non risultano convenientementeprocedimentalizzati gli incombentifinalizzati alla contestazione delle sanzioni,a cominciare dallo stesso accesso neilocali che ospitano gli impianti: locali cheper certo si configurano quale domicilio aisensi dell’art. 14 Cost., con la conseguenzache – in difetto di un assenso da partedel domiciliato e poiché si verte in temanon già di illeciti penali, ma di meri illecitiamministrativi – necessita un’espressa disposizionedi legge che consenta l’accessoda parte di coloro che devono provvedereai controlli e alla rilevazione delle eventualiinfrazioni da sanzionare 17 .A sommesso avviso di chi scrive, sino aquando tale disposizione di legge nonsarà emanata, i fatti costitutivi delle sanzionipreviste dall’anzidetto art. 15 deldecreto risulteranno, di fatto, non accertabilie, conseguentemente, le sanzionistesse non saranno irrogabili.Né vanno sottaciuti altri elementi di perplessità.Si era infatti addirittura parlato, con riferimentoall’art. 13 del decreto – poi abrogatoper effetto dell’art. 35, comma 2,del D.L. 112 del 2008 convertito in L. 133del 2008 – di «blocco dei rogiti»: garanziee documenti richiesti dal D.M 37 del2008 sono di fatto difficili da prestare ereperire in tempi brevi; né il decreto stessocontempla una disciplina transitoria,stante l’obbligo indiscriminato delle certificazionidi conformità e delle dichiarazionidi rispondenza.Come si è visto, la norma che interessai contratti di trasferimento (espressionegenerica che comprende compravendite,donazioni, permute, conferimentieccetera), si identificava con l’articolo 13comma 2, del decreto, nel quale era prescrittoche l’atto: «riporta la garanzia delvenditore in ordine alla conformità degli impiantialla vigente normativa in materia disicurezza» e contiene in allegato la dichiarazionedi conformità ovvero la dichiarazionedi rispondenza dell’impianto.La sanzione per l’inosservanza di tali obblighinon era la nullità dell’atto traslativo,ma l’applicazione di una sanzioneamministrativa da mille a 10mila euro(art. 15, comma 2).La questione da affrontare era quella dellapossibile previsione di patti contrariche, dal tenore letterale della norma, parrebberiferita solo all’allegazione dellepredette dichiarazioni e non all’obbligodi garanzia.Se così fosse, e se l’atto doveva quindiinderogabilmente riportare la garanziadi conformità dell’impianto, doveva derivarneche non era possibile la derogaconvenzionale a tale garanzia e che, diconseguenza, la vendita di immobili dotatidi impianti non a norma doveva provocarela risarcibilità del danno patitodall’acquirente (danno evidentementerappresentato, almeno, dalle spese occorrentiper la messa a norma).


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni77Peraltro, sembra irragionevole ritenereche la norma rendesse non più possibilel’acquisto di un bene nello stato in cui sitrova in quanto, se era inderogabile l’obbligodi garanzia, non è possibile affermareche l’azione di risarcimento fosse– a sua volta – irrinunciabile.Sul punto era intervenuta una chiarificazioneda parte del Ministero dello SviluppoEconomico del 26 marzo 2008, secondola quale l’obbligo di cui all’art. 13 deldecreto è operante, salvo espressi patticontrari, come del resto espressamentecontemplato nella formulazione letteraledell’articolo stesso: ciò, quindi, significavache le parti potevano pure accordarsinel senso che l’obbligo della messa a normafosse posto a carico del compratore,dando peraltro espressamente atto di ciò.Ovviamente, in tale ipotesi il compratoreben poteva chiedere alla controparte unacongrua riduzione del prezzo, ovvero ilrimborso delle spese da lui affrontate.La susseguente abrogazione dell’art. 1,inusitatamente avvenuta con norma legislativae non regolamentare e dispostadal Parlamento in esito a rilevantipressioni ricevute dalle varie categorieeconomiche coinvolte nel mercato immobiliare,ha invero risolto il problemaformale dei requisiti del rogito, ma nonha ovviato al generale problema del risarcimentodel danno – comunque dovutodal venditore – nell’ipotesi in cui egli abbiagarantito al compratore la piena fruibilitàdel bene compravenduto e, quindi,anche la sussistenza in esso di impiantia norma; ove ciò non fosse, il venditoresarà comunque responsabile del danno atitolo di responsabilità contrattuale, potendoliberarsi dalla stessa adempiendodirettamente alla prestazione dovuta,ossia mediante la messa a norma a suespese degli impianti, ovvero mediante ilrimborso degli oneri afrontati dal compratore.Rimane inoltre ferma la responsabilitàdel proprietario per l’ipotesi in cui dia inaffitto un appartamento ad un inquilino,di consentirgli di godere la cosa «in buonostato di manutenzione» (cfr. art. 1575 c.c.),ossia in conformità alla normativa vigente,ivi dunque compresa la messa a norma– a carico del proprietario medesimo– degli impianti presenti nell’abitazione.L’altro fondamentale aspetto si identificainvece, a tutt’oggi, nella delimitazionedell’area di applicazione della nuovanormativa.Invero, l’art. 5 del decreto si riferisce atutte le nuove costruzioni e a tutti gliedifici nei quali gli impianti siano statioggetto di installazione, o ampliamento.Per quanto attiene agli edifici non di nuovacostruzione e sui quali non siano statieffettuati lavori impiantistici, per esempioquelli di distribuzione dell’elettricitàe del gas, di automazione di cancelli eporte, radiotelevisivi, ecc., va evidenziatoche l’art. 13 del decreto stesso rimandaal precedente articolo 7, comma 6, nelquale si contempla proprio il caso degliimpianti eseguiti prima dell’entrata in vigoredel presente decreto: ipotesi, questa,nella quale la dichiarazione di conformitàagli impianti è sostituita dalla dichiarazionedi rispondenza, predisposta da untecnico abilitato.Quest’ultima dichiarazione va quindiallegata all’atto traslativo: e, quindi, larispondenza sarà attestata solo se sussistente;in difetto, l’atto traslativo porteràin allegato una dichiarazione del professionistache attesta la non conformitàdegli impianti, ovvero contemplerà l’obbligodi messa a norma a carico dell’acquirente,monetizzabile per quanto dettoinnanzi.


78Capitolo 3Le conclusioni in ordine alla responsabilità dell’operatore cheaccede alle abitazioni e rileva problematiche inerenti allasicurezza.A conclusione di tutto, va evidenziato chenon sussiste per l’operatore socio-sanitarioo sanitario che accede ad abitazioniper motivi inerenti al proprio ufficio alcunobbligo di segnalare le eventuali deficienzedegli impianti ivi presenti all’autoritàgiudiziaria, non costituendo lerelative fattispecie illeciti penali, ma meriilleciti amministrativi.Né sussiste in capo allo stesso operatoreun obbligo di informativa alla Camera diCommercio, esclusivamente competentea promuovere il procedimento sanzionatorioa’ sensi dell’art. 15 del decreto,nell’ipotesi in cui egli constati la mancatamessa a norma da parte del proprietario,del conduttore o dell’usuario dell’alloggio,posto che il medesimo art. 15 inveropresuppone l’obbligo di sanzionare leinfrazioni comunque accertate, anche attraversoverifica, ma soltanto se le stessesono a carico delle imprese installatrici econsiderando, quindi, l’ipotesi in cui altrisoggetti accertatori (membri dei corpidi polizia, funzionari degli uffici tecnicicomunali, vigili del fuoco, ecc.) abbianoavuto accesso all’alloggio per le propriefinalità di istituto e abbiano ivi accertatole infrazioni, nel corso dei lavori.L’operatore sanitario o socio-sanitariopotrà, viceversa, rendersi parte diligenteinformando il proprietario o il conduttoredell’alloggio dei propri obblighi edei propri diritti inerenti l’applicazionedel D.M. 37 del 2000, e sensibilizzandocomunque il destinatario del propriointervento non soltanto sull’intrinsecaimportanza del “bene sicurezza” (fruibilesia dal singolo, sia dalla collettività)ma anche sulle consistenti sanzioni chepotrebbero essere applicate a carico deicontravventori.Un obbligo di segnalazione, ma al soloComune, sussiste soltanto per il personaleappartenente al Dipartimento diprevenzione delle Aziende Sanitarie seutilizzato dal Comune medesimo al finedelle verifiche per l’agibilità degli immobili(cfr. art. 24 e ss. del T.U. approvatocon D.P.R. 380 del 2001), ovvero allo stessoComune che poi ne riferirà anche allaQuestura nell’ipotesi di un suo accessoper i fini di cui all’art. 29, comma 3, lett.a) del D. Lgv. 25 luglio 1998 n. 286 e successivemodificazioni, ossia nell’ipotesidi accertamento di non conformità ai requisitiigienico-sanitari e di idoneità abitativadi un alloggio destinato ad ospitarefamiliari di lavoratori extra-comunitarilegalmente presenti in Italia e per i qualisia stato chiesto il ricongiungimento.Tali segnalazioni saranno infatti doverosamenteutilizzate dal Comune ai finidell’eventuale revoca o annullamentodell’agibilità.


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni79Note1 A’ sensi dell’art. 1, comma 2, della medesimaL. 46 del 1990, la disciplina contemplata dallalegge stessa in materia di sicurezza degli «impiantidi produzione, di trasporto, di distribuzionee di utilizzazione dell’energia elettricaall’interno degli edifici a partire dal punto diconsegna dell’energia fornita dall’ente distributore»è pure estesa agli immobili adibiti adattività produttive, al commercio, al terziario ead altri usi.2 Il testo dell’art. 2188 c.c. è il seguente: «È istituitoil registro delle imprese per le iscrizionipreviste dalla legge. Il registro è tenuto dall’ufficiodel registro delle imprese sotto la vigilanzadi un giudice delegato dal presidente deltribunale. Il registro è pubblico».3 Su tale disciplina è intervenuta la circolare delMinistero dell’Industria, Commercio e Artigianaton. 3307/C dd. 5 marzo 1193, nonché la notaProt. n. 2128 dd. 20 luglio 1990 del Ministerodella Pubblica Istruzione – Direzione Generaleper l’Industria Tecnica – Div. IV e la nota Prot.n. 5865/C1/1 dd. 27 giugno 1990 del Ministerodella Pubblica Istruzione – Direzione Generaledell’Istruzione Professionale – Div. III – Sez. III.Tutti tali provvedimenti sono riportati e commentatida Cfr. L. GUFFANTI e D. TASSAN MAR-ZOCCO, in Commento all’art. 109 del T.U. 6giugno 2001 n. 380, in Testo Unico dell’Edilizia– Commento al D.P.R. 6 giugno 2002 n. 380, acura di V. ITALIA, cit., pag. 774 e ss.4 Il relativo obbligo, per quanto già ricordatoalla nota 1, esteso anche ai progetti riguardantigli immobili adibiti ad attività produttive, alcommercio, al terziario e ad altri usi.5 Come è ben noto, le Unità sanitarie locali sonodivenute Aziende sanitarie per effetto dell’art.3 del D.Lgs. 30 dicembre 1999 n. 502 e successivemodifiche. L’ISPESL (Istituto Superioreper la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro),L’ISPESL, viceversa, a’ sensi dell’art. 1 del D.P.R.4 dicembre 2002 n. 303, è organo tecnicoscientificodel Servizio Sanitario Nazionale,del quale il Ministero della Salute, le regioni e,tramite queste, le Aziende Sanitarie Locali e leAziende Ospedaliere si avvalgono nell’eserciziodelle attribuzioni conferite dalla normativavigente. L’ISPESL – sottoposto alla vigilanza delMinistro della salute – esercita funzioni e compititecnico-scientifici e di coordinamento tecnico;in particolare, svolge funzioni di ricerca,di sperimentazione, di controllo, di formazionee di informazione per quanto concerne la prevenzionedegli infortuni, la sicurezza sul lavoroe la tutela della salute negli ambienti di vita edi lavoro; l’art. 9 del D.Lgs. 9 ottobre 1999 n.419, a sua volta, afferma che l’ISPESL «è centrodi riferimento nazionale di informazione, documentazione,ricerca, sperimentazione, controlloe formazione in materia di tutela dellasalute e della sicurezza e benessere nei luoghidi lavoro».6 Cfr. al riguardo quanto osservato da M. BAS-SANI e V. ITALIA, nel suo commento all’art. 1del medesimo T.U., in Testo Unico dell’Edilizia– Commento al D.P.R. 6 giugno 2002 n. 380, acura di V. ITALIA cit., pag. 1 e ss.7 Secondo quanto disposto dal D.P.R. 34 del2000, le SOA (Società Organismi di Attestazione)devono essere a loro volta autorizzatead operare sulla base di una verifica dellasussistenza dei requisiti previsti, tra i quali ilpiù importante si identifica nell’indipendenzadai soggetti esecutori. L’autorizzazione è rilasciatadall’Autorità per la vigilanza sui lavoripubblici, già istituita a’ sensi dell’art. 4 dellaL. 11 febbraio 1994 n. 109 e ora denominataper effetto dell’art. 6 del D.Lgs. 12 aprile 2006n. 163 «Autorità per la vigilanza sui contrattipubblici di lavori, servizi e forniture». Secondoquanto segnatamente disposto dall’art. 3 delD.P.R. 34 del 2000, le imprese sono qualificateper categorie di opere generali, per categoriedi opere specializzate, nonché per prestazionidi sola costruzione e per prestazioni di progettazionee costruzione. Nell’ambito di ciascunadi tali categorie sono quindi individuati ottolivelli di qualificazione, a seconda degli importidei lavori da eseguire. La qualificazionein ciascuna delle categorie di opere generali,individuate con l’acronimo OG, è conseguitacomprovando la capacità di svolgere, in proprioo con qualsiasi altro mezzo, l’attività dicostruzione, ristrutturazione e manutenzionedi opere, ovvero interventi per la cui realizzazione(consistente nel pronto uso da parte del


80Capitolo 3consumatore finale) sia necessaria una pluralitàdi specifiche lavorazioni. La qualificazionerichiede un’effettiva capacità lavorativa e diorganizzazione dei fattori di produzione, unaspecifica competenza nel coordinamento tecnicodelle attività lavorative e nella gestioneeconomico-finanziaria, nonché la conoscenzadi tutte le regole tecniche ed amministrativeche disciplinano l’esecuzione dei lavori pubblici.Ciascuna categoria di opere generali identificaattività di opere non ricomprese nelle altrecategorie di opere generali. Per quanto attieneinvece alle categorie specializzate, essesono individuate con l’acronimo OS, la relativaqualificazione è conseguita comprovandola capacità di eseguire in proprio l’attività diesecuzione, ristrutturazione e manutenzionedi specifiche lavorazioni che costituiscono – dinorma – parte del processo di realizzazione diun’opera o di un intervento, e necessitano diuna particolare specializzazione e professionalità.La qualificazione richiede un’effettivacapacità organizzativa e operativa dei fattoridi produzione necessari alla completa esecuzionedella lavorazione e il possesso di tutte lespecifiche abilitazioni tecniche ed amministrativecontemplate dalla disciplina vigente.8 Cfr. L. Guffanti e D. Tassan Marzocco, in Commentoall’art. 108 del T.U. 6 giugno 2001 n.380, in Testo Unico dell’Edilizia – Commento alD.P.R. 6 giugno 2002 n. 380, a cura di V. ITALIA,cit., pag. 766 e ss.9 Ossia il 13 marzo 1990, essendo stata pubblicatala L. 46 del 1990 nella Gazzetta Ufficialen. 59 del 12 marzo 1990 ed essendo stata – perl’appunto – disposta la sua entrata in vigoreil giorno successivo, a’ sensi dell’art. 19 dellalegge stessa.10 Ecco il testo dell’art. 8 della L. 46 del 1990:«Finanziamento dell’attività di normazionetecnica. 1. Il 3 per cento del contributo dovutoannualmente dall’Istituto nazionale perl’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro(INAIL) per l’attività di ricerca di cui all’art. 3,terzo comma, del D.L. 30 giugno 1982, n. 390,convertito, con modificazioni, dalla L. 12 agosto1982, n. 597, è destinato all’attività di normazionetecnica, di cui all’art. 7 della presentelegge, svolta dall’UNI e dal CEI. 2. La somma dicui al comma 1, calcolata sull’ammontare delcontributo versato dall’INAIL nel corso dell’annoprecedente, è iscritta a carico del capitolo3030 dello stato di previsione della spesadel Ministero dell’industria, del commercio edell’artigianato per il 1990 e a carico delle proiezionidel corrispondente capitolo per gli anniseguenti».Come ben si vede, il legislatore, lasciando affrettatamentein vigore l’articolo testé riportato,non si è preoccupato della circostanza cheesso, allorquando testualmente rinvia «all’attivitàdi normazione tecnica, di cui all’art. 7 dellapresente legge», si riferisce ad un articolo dellamedesima L. 46 del 1990 che, al m omentodell’entrata in vigore delle nuove norme regolamentari,viene abrogato.Pertanto, il disposto in esame necessita – all’evidenza– di un’interpretazione c.d. adeguatrice,riferendo – ora – il medesimo richiamo al previgenteart. 7 all’attività di normazione tecnicacosì come presupposta dallo ius novum.Del resto, lo stesso D.M. 22 gennaio 2008 n.37, in pretessa attuazione del surriportasto art.8 della L. 46 del 1990, ne ha in buona sostanzariprodotto il contenuto, che è il seguente: «Finanziamentodell’attività di normazione tecnica1. In attuazione dell’articolo 8 della leggen. 46/1990, all’attività di normazione tecnicasvolta dall’UNI e dal CEI è destinato il tre percento del contributo dovuto annualmentedall’Istituto nazionale per la assicurazione controgli infortuni sul lavoro (INAIL) per l’attivitàdi ricerca ai sensi dell’articolo 3, comma 3, deldecreto-legge 30 giugno 1982, n. 390, convertito,con modificazioni, dalla legge 12 agosto1982, n. 597».La somma di cui al comma 1, calcolata sull’ammontaredel contributo versato all’INAIL èiscritta a carico di un apposito capitolo dellostato di previsione della spesa del Ministerodello sviluppo economico per il 2007 e a caricodelle proiezioni del corrispondente capitoloper gli anni seguenti.Deve dunque concludersi che il formale mantenimentoin vigore dell’art. 8 della L. 46 del1990 trova giustificazioni soltanto nel principiocontenuto nell’art. 23 Cost., in forza delquale – come è ben noto – «nessuna prestazionepersonale o patrimoniale può essere impostase non in base alla legge».11 L’art. 14 della L. 46 del 1990 dispone, a suavolta, quanto segue: «Verifiche.1. Per eseguirei collaudi, ove previsti, e per accertarela conformità degli impianti alle disposizioni


La responsabilità dell’operatore che accede alle abitazioni81della presente legge e della normativa vigente,i comuni, le unità sanitarie locali, i comandiprovinciali dei vigili del fuoco e l’IstitutoSuperiore per la Prevenzione e la Sicurezzadel Lavoro (ISPESL) hanno facoltà di avvalersidella collaborazione dei liberi professionisti,nell’ambito delle rispettive competenze, dicui all’articolo 6, comma 1, secondo le modalitàstabilite dal regolamento di attuazionedi cui all’articolo 15.2. Il certificato di collaudodeve essere rilasciato entro tre mesidalla presentazione della relativa richiesta».Anche in questo caso il legislatore non si ècurato della circostanza che la disciplina legislativaconfermata nella sua vigenza e contenutanell’articolo testé riportato presuppone erichiama altro materiale legislativo, contenutoin altre disposizioni della stessa L. 46 del 1990viceversa assoggettate ad abrogazione, nonchédisposizioni regolamentari attuative a suotempo emanate e – ora – anch’esse abrogate.Conseguentemente, necessita – come per l’articolodella nota che precede – un’interpretazioneparimenti adeguatrice, riferendo sia lecompetenze dei liberi professionisti verificatori,sia le modalità della loro nomina, alle nuovenorme regolamentari emanate in attuazionedell’ art. 11-quaterdecies, comma 13, del D.L.203 del 2005 convertito con modificazioni inL. 248 del 2005.12 Peraltro, anche in questo caso va rilevato cheil formale mantenimento in vigore dell’art. 16della L. 46 del 1990 risponde all’esigenza disalvaguardare il principio contenuto nell’art.23 Cost., in forza del quale – come già si èdetto commentando la sopravvivenza dell’art. 8della medesima L. 46 del 1990 – «nessuna prestazionepersonale o patrimoniale può essereimposta se non in base alla legge».13 Ossia, come si è detto innanzi: a) impianti diproduzione, trasformazione, trasporto, distribuzione,utilizzazione dell’energia elettrica,impianti di protezione contro le scariche atmosferiche,nonché gli impianti per l’automazionedi porte, cancelli e barriere; b) impiantiradiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettroniciin genere; c) impianti di riscaldamento,di climatizzazione, di condizionamento edi refrigerazione di qualsiasi natura o specie,comprese le opere di evacuazione dei prodottidella combustione e delle condense, e di ventilazioneed aerazione dei locali; d) impiantiidrici e sanitari di qualsiasi natura o specie; e)impianti per la distribuzione e l’utilizzazionedi gas di qualsiasi tipo, comprese le opere dievacuazione dei prodotti della combustione eventilazione ed aerazione dei locali; f) impiantidi sollevamento di persone o di cose per mezzodi ascensori, di montacarichi, di scale mobilie simili; g) impianti di protezione antincendio.14 L’art. 4, a sua volta, dispone: Requisiti tecnicoprofessionali.1. I requisiti tecnico-professionalisono, in alternativa, uno dei seguenti: a)diploma di laurea in materia tecnica specificaconseguito presso una università statale o legalmentericonosciuta; b) diploma o qualificaconseguita al termine di scuola secondaria delsecondo ciclo con specializzazione relativa alsettore delle attività di cui all’articolo 1, pressoun istituto statale o legalmente riconosciuto,seguiti da un periodo di inserimento, di almenodue anni continuativi, alle dirette dipendenzedi una impresa del settore. Il periododi inserimento per le attività di cui all’articolo1, comma 2, lettera d) (ossia per gli impiantiidrici e sanitari di qualsiasi natura o specie) èdi un anno; c) titolo o attestato conseguito aisensi della legislazione vigente in materia diformazione professionale, previo un periododi inserimento, di almeno quattro anni consecutivi,alle dirette dipendenze di una impresadel settore. Il periodo di inserimento per le attivitàdi cui all’articolo 1, comma 2, lettera d)è di due anni; d) prestazione lavorativa svolta,alle dirette dipendenze di una impresa abilitatanel ramo di attività cui si riferisce la prestazionedell’operaio installatore per un periodonon inferiore a tre anni, escluso quello computatoai fini dell’apprendistato e quello svoltocome operaio qualificato, in qualità di operaioinstallatore con qualifica di specializzato nelleattività di installazione, di trasformazione, diampliamento e di manutenzione degli impiantidi cui all’art. 1.2. I periodi di inserimento di cuialle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative dicui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersianche in forma di collaborazione tecnicacontinuativa nell’ambito dell’impresa da partedel titolare, dei soci e dei collaboratori familiari.Si considerano, altresì, in possesso dei requisititecnico-professionali ai sensi dell’art. 4il titolare dell’impresa, i soci ed i collaboratorifamiliari che hanno svolto attività di collaborazionetecnica continuativa nell’ambito di im-


82Capitolo 3prese abilitate del settore per un periodo noninferiore a sei anni. Per le attività di cui allalettera d) dell’art. 1, comma 2 (ossia, sempre(ossia, sempre per gli impianti idrici e sanitaridi qualsiasi natura o specie), tale periodo nonpuò essere inferiore a quattro anni.15 Cfr. la nota che precede.16 Cfr. il testo dell’art. 1418 c.c.: «Cause di nullitàdel contratto. [I]. Il contratto è nullo quando ècontrario a norme imperative, salvo che la leggedisponga diversamente. [II]. Producono nullitàdel contratto la mancanza di uno dei requisitiindicati dall’art. 1325, l’illiceità della causa, la illiceità dei motivi nel caso indicato dall’art.1345 e la mancanza nell’oggetto dei requisitistabiliti dall’art. 1346. [III]. Il contratto è altresìnullo negli altri casi stabiliti dalla legge». È presumibileche, nell’intento degli estensori deldecreto, si sia inteso conferire alla predettaclausola di nullità la valenza di norma imperativa,prevista dal primo comma dell’art. 1418 c.c.quale causa di nullità: ma a sommesso avvisodi chi scrive un divieto estemporaneamenteintrodotto con mera norma regolamentare esenza un previo supporto legislativo non può,di per sé, sostanziare una norma imperativa.17 Cfr. il testo dell’art. 14 Cost.: «Il domicilio è inviolabile.Non vi si possono eseguire ispezionio perquisizioni o sequestri, se non nei casi emodi stabiliti dalla legge secondo le garanzieprescritte per la tutela della libertà personale.Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanitàe di incolumità pubblica o a fini economicie fiscali sono regolati da leggi speciali».


I rischilegatialla personacapitolo 4Sabrina Pellicini


I rischi legati alla persona85IntroduzioneLa vita nell’ambiente domestico è caratterizzatadallo svolgimento quotidianodi una serie di attività, che implicano lacapacità di un soggetto di muoversi e diinteragire con l’ambiente correttamente,secondo i parametri e le possibilità tipichedi una persona in pieno possessodelle sue facoltà fisiche e mentali. Spessotra i soggetti che abitano in una casa sitrovano però persone che non possiedonoappieno queste facoltà, e che quindipresentano alterazioni o limitazioni delmovimento e delle capacità cognitive talida costituire dei fattori di rischio per infortuni:si tratta dei soggetti che per caratteristichefisiologiche o patologichenon sono in grado di svolgere in tuttasicurezza le attività quotidiane, cioè glianziani, i bambini e i disabili. L’analisi diquesti soggetti, e la messa in atto di interventipreventivi mirati alle loro abilitàmotorie e cognitive, possono aiutare nellaprevenzione degli infortuni che normalmentesi verificano in casa.Il nucleo abitativoL’insieme delle persone che abitano in unacasa costituisce il nucleo abitativo, una popolazioneeterogenea per età, sesso e caratteristichefunzionali, cioè per la capacitàdi svolgere diverse attività, o funzioni,tipiche della vita domestica. Le modalitàdi interazione con l’ambiente, date dallediverse capacità di muoversi all’internodell’ambiente stesso e di utilizzarlo perle proprie esigenze, sono infatti moltodiverse a seconda che si tratti di bambini,adulti o anziani, maschi o femmine,persone sane o ammalate, e ugualmentedifferenti risulteranno le loro capacità disvolgere in assenza di rischi le comuni attivitàdella vita casalinga quotidiana.Soggetti a rischioStatisticamente anziani e bambini risultanole categorie maggiormente a rischiodi infortunio in ambiente domestico, edè noto l’elevato rischio di cadute, e quindidi infortuni, per soggetti che presentinodeterminate patologie o disabilità;ciò proprio in ragione del fatto che questisoggetti, per caratteristiche fisiologicheo patologiche, presentano tipichealterazioni o limitazioni del loro mododi muoversi e di interagire con lo spaziocircostante. Per questo motivo, nell’identificarei soggetti a rischio all’interno diun’abitazione, è fondamentale analizzarele loro capacità di movimento e i lorocomportamenti abituali, tali da determinareil grado di sicurezza con cui svolgonola loro vita domestica.Nel mondo occidentale il nucleo abitativoè spesso poco numeroso, a volte ridottoad un unico soggetto; l’aumento dell’etàmedia e la disgregazione dei nuclei familiarifa sì che spesso si tratti di anzianisoli, o accompagnati dal coniuge anch’es-


86Capitolo 4so anziano, oppure di genitori single configli/o a carico, e che sia perciò rara lapresenza di familiari in grado di svolgerela sorveglianza di bambini, anzianie ammalati, con il necessario ricorso apersone estranee non sempre adeguatamentepreparate o motivate a questoscopo. L’attenzione a strutture e arredi amisura di bambino o a misura di disabileè ancora poco sentita nella maggioranzadei paesi occidentali, se si eccettuano irari esempi dei paesi nordeuropei; infine,nel caso vi sia la presenza di persone disabili,l’attuale livello di assistenza pubblica,la carenza di strutture residenzialiidonee all’assistenza per periodi prolungatia questi soggetti, e la persistenza diimportanti barriere architettoniche, provocaspesso il loro confinamento in abitazioniinadeguate da un punto di vistastrutturale e di arredi, senza la presenzacontinuativa di familiari o di personale diassistenza. È perciò tutt’altro che infrequenteche un soggetto già di per sé arischio, come un anziano, un bambino oun disabile, si ritrovi ad essere solo o nonadeguatamente sorvegliato durante le attivitàdella vita quotidiana, e corra cosìun rischio anche maggiore di incorrere inun infortunio.Rischi legati a caratteristichefisiologicheLe attività quotidiane comportano l’utilizzodi funzioni fondamentali per l’uomo,quali il movimento, il controllodell’equilibrio e l’orientamento nellospazio. Queste vengono espletate essenzialmenteattraverso due grandi sistemi:da un lato l’apparato muscolo-scheletrico(costituito schematicamente da ossa,articolazioni, muscoli), che è l’effettoredel movimento, cioè il sistema che realizzaconcretamente il movimento stesso;dall’altro il sistema nervoso centrale(cervello, cervelletto, tronco encefalico),che costituisce il centro di controllo, coordinazionee finalizzazione del movimento,attraverso il controllo motorio,della postura, dell’equilibrio, e l’elaborazionedegli stimoli sensitivi provenientidall’ambiente; l’uno e l’altro sono collegatitramite i fasci nervosi periferici e ilmidollo spinale, che conducono gli impulsidal sistema nervoso centrale all’apparatomuscoloscheletrico e viceversa.Nel bambino questi sistemi sono ancorain via di sviluppo, non hanno raggiunto laloro completa maturazione e hanno perciòcaratteristiche che ne rendono la funzionelimitata e imperfetta. Ricordiamoche la deambulazione in stazione erettaviene acquisita nel bambino in media versoil 1° anno di età, mentre gli spostamentisono possibili nei periodi precedentisolo per rotolamento o strisciamento(3°mese-6° mese circa), gattonamento (6°mese-12° mese circa); appena acquisita, ladeambulazione avviene in modo incerto,a base allargata, con le braccia alzate, confrequenti oscillazioni pluridirezionali delbaricentro, e con scarso controllo delladirezione e della velocità, così come dellapossibilità di interrompere la marcia.Inoltre, per la sua stessa conformazione,il bambino fino a circa 2 anni presenta unasproporzione tra la lunghezza degli arti equella del tronco e tra il peso del capoe della parte superiore e quella inferioredel corpo, tale per cui il baricentro risultaessere più alto e meno stabile di quellodell’adulto; la marcia presenta una caratteristicafestinazione, cioè la tendenza


I rischi legati alla persona87all’accelerazione e all’inseguimento daparte degli arti inferiori del baricentrocorporeo che si sposta sempre più anteriormente,con frequente tendenza allacaduta in avanti; data la relativa scarsalunghezza degli arti inferiori, nella marciaprevale l’aumento della frequenzadel passo rispetto alla lunghezza dellostesso, e vi è una limitazione nella flessionedel ginocchio e nel sollevamentodella punta del piede, utili al superamentodegli ostacoli; le reazioni d’equilibriosono meno rapide, complesse e raffinatedi quelle dell’adulto, e la coordinazionemotoria fra i vari segmenti corporei è ancoragrossolana, per cui non sono ancorapossibili movimenti degli arti e del troncosvincolati tra loro, ragion per cui spessonella caduta le braccia non riescono aparare il colpo contro il terreno o control’ostacolo e il corpo si sposta nello spaziocome un tutto unico. Il bulbo oculareè più corto di quello dell’adulto, conuna conseguente minore acuità visiva econ minore percezione della profonditàspaziale; la ridotta altezza del bambinofa sì che egli abbia una visione dello spazioe degli oggetti assai diversa da quelladell’adulto (dal basso in alto e con minoreampiezza del campo visivo), per cui lavalutazione delle distanze, delle dimensionie delle prospettive può risultarecompletamente alterata.Nell’anziano viceversa gli stessi sistemisono alterati ma per motivi opposti, legatialla progressiva fisiologica degenerazionedei tessuti tipica dell’invecchiamento.I muscoli e lo scheletro perdonodi elasticità, resistenza e forza, mentre iriflessi e l‘equilibrio sono più lenti e menoprecisi; l’escursione articolare è ridotta ela massa ossea è generalmente diminuita;la postura viene alterata dalla rigiditàdel rachide, con la caratteristica ipercifosidorsale, e del bacino, che riduce ipropri movimenti di basculamento frontalee laterale; l’acuità visiva è in genereridotta per la fisiologica degenerazionedel cristallino; è generalmente presentediminuzione della capacità uditiva, conperdita della possibilità di avvertire pericoliin arrivo (es. spostamento e cadutadi oggetti, malfunzionamento di meccanismi,segnali di allarme ecc.); il controllodell’equilibrio è reso precario da varifattori, legati all’artrosi cervicale, all’aterosclerosidelle pareti vascolari e al difettosocontrollo della pressione arteriosa;spesso l’iniziativa motoria e la percezionedel pericolo, così come l’orientamentoe il riconoscimento di percorsi, sono resideficitari da un generale decadimentodelle funzioni cognitive legate all’insufficienzadel circolo vascolare cerebrale.È utile qui ricordare anche alcune caratteristichecomportamentali tipichedell’anziano che tendono a favorire rischidi infortunio e che risiedono nello stilee nelle abitudini di vita: è frequente adesempio che una persona anziana sia restiaa modificare l’arredo in senso utilealla prevenzione degli infortuni (rimozionedi tappeti, spostamento o cambiamentodel mobilio, applicazione di corrimanoe maniglioni dove necessario, utilizzo dicongegni e apparecchi nuovi e utili mainusuali come il cordless, il salvavita, itelecomandi ecc.), ed ancora più restia acambiare la propria abitazione con unapiù consona alle sue abilità (per esempiodotata di ascensore, priva di scale, conporte più grandi ecc.); ugualmente frequenteè l’ostilità delle persone anzianenell’adottare ausilii che prevengano lecadute come bastoni, deambulatori, oanche semplicemente delle calzature piùadatte rispetto alle solite ciabatte o pattineda casa.


88Capitolo 4Rischi legati alle patologieDiverse patologie, peraltro generalmentetipiche della terza età, costituisconoun rischio di infortunio soprattutto inquanto presentano alterazioni e disturbiche favoriscono le cadute; la necessitàstessa di assumere farmaci per il controllodelle stesse patologie provoca asua volta rischio di effetti collaterali chepredispongono allo stesso rischio. Ricordandoche il controllo del movimento edella postura necessario a non caderedipende fondamentalmente dall’integritàdell’apparato muscolo scheletrico, delsistema nervoso e degli organi di senso,e dall’assenza di disturbi dell’equilibrio,saranno ovviamente le patologie correlatea questi elementi che maggiormenteaumentano il rischio di caduta o di altriinfortuni.Artrosi: è la progressiva degenerazionedella cartilagine che limita l’escursionearticolare, irrigidisce e deforma le articolazionie provoca posture antalgichea causa del dolore; più pericolosa nellecadute quella che colpisce le articolazionidegli arti inferiori (anche, ginocchia,caviglie), ma anche il rachide; l’artrosidel rachide cervicale ad esempio, a causadella conseguente rigidità, scatena frequentie improvvise vertigini facilitandola caduta.Osteoporosi: è la perdita di massa ossea,più frequente nelle donne dopo la menopausa,ma anche dovuta ad alcuni farmacio presente anche in percentuale limitatanei maschi: predispone alle fratture incaso di urto o di caduta, determina perciòun maggiore rischio di danno in casodi infortunio, più che di infortunio in sée per sé.Fratture: la più frequente e conosciutaè la frattura di femore nell’anziano, cheviene solitamente operata con chiodi oprotesi, e che spesso determina una riduzionedella capacità di deambulare autonomamente.Interventi ortopedici: la sostituzione diarticolazioni o di parti di esse con protesiè una tecnica ormai frequente e consolidataper alcune articolazioni, anca e ginocchio,meno per altre (spalla, caviglia,gomito, mano ecc.). L’intervento richiedecomunque un periodo di immobilizzazionee di riabilitazione, e talvolta lasciauna residua limitazione delle articolazionicolpite, tali da impedire una perfettacapacità deambulatoria.Patologie reumatiche: artrite reumatoide,spondilite anchilosante, artriti sieronegativeecc.: provocano dolore, rigiditàe deformità delle articolazioni colpite,limitandone gravemente la funzionalità.Tendinopatia degenerativa cuffia rotatoridelle spalle: una volta detta periartritedetermina dolore e una progressivaperdita della funzionalità normale dellespalle, che a volte può arrivare allarottura tendinea: diventa difficile usarele braccia in attività quotidiane moltocomuni, come sollevare o spostarepesi (che possono per esempio cadereaddosso), vestirsi, lavarsi (nello sforzodi farlo ugualmente è facile perderel’equilibrio) o utilizzare ausili necessarialla deambulazione (stampelle, bastoni,deambulatori ecc.).Diabete: causa una alterazione del microcircoloa carico di molti organi, tra i qualiil sistema nervoso, soprattutto periferico,la retina e la cute; tipiche di questa


I rischi legati alla persona89malattia sono la polineuropatia diabetica,che altera irrimediabilmente la sensibilitàe spesso anche la forza degli arti inferiori,le ulcere diabetiche ai piedi, chespesso rendono impossibile un appoggionormale durante il cammino e l’utilizzodelle calzature chiuse, la retinopatia diabetica,che riduce l’acuità visiva.Morbo di Parkinson: causa importanti difficoltànel movimento e (non sempre) tremore,rigidità e alterazione della posturacon tronco flesso in avanti, rallentamentodel passo e delle reazioni d’equilibriofino alla completa abolizione.Ictus cerebrale: può causare un dannomolto grave delle capacità motorie (emiplegia,o paralisi della metà del corpo) ecognitive (afasia, cioè incapacità di parlare;aprassia, cioè incoordinazione delmovimento, ecc.).Demenza: di qualsiasi natura essa sia,provoca la perdita delle capacità di percezionee discriminazione del pericolo,delle normali abilità nello svolgimento diabilità semplici e complesse, dell’esplorazionee del riconoscimento dell’ambiente,disorientamento e perdita dellamemoria; nelle forme gravi anche le capacitàmotorie sono notevolmente ridotte,a volte fino alla quasi totale immobilità.Patologie cardiovascolari: alcune di queste,soprattutto quelle che interessano lapressione arteriosa o il ritmo cardiaco,determinano spesso l’insorgenza di vertiginio momentanea perdita di coscienza,che causano frequentemente la caduta;altre, come la cardiopatia ischemica olo scompenso cardiaco, riducono la capacitàdi sopportare lo sforzo e la faticamuscolare, soprattutto durante l’utilizzodi scale, nel cammino e negli spostamentidal letto o dalla sedia; l’aterosclerosidetermina una sofferenza di tutta la circolazionecerebrale che può rallentare ilmovimento e il controllo dell’equilibrio,oppure causa un’ostruzione importantedelle arterie degli arti inferiori, che portaa dolori e difficoltà di deambulazione.Cataratta: è l’opacizzazione del cristallinoche si verifica frequentemente nell’anziano,con diminuzione grave dell’acuitàvisiva e quindi della capacità di distinguereed evitare gli ostacoli o della precisionenell’utilizzo di oggetti, utensili edelettrodomestici.Alcolismo: non si tratta di una vera epropria patologia, ma della dipendenzae abuso di sostanze alcoliche, che peròprovoca poi gravi danni all’organismo.Non è tipica solo dell’anziano, che peròrischia di incorrere in quest’abuso a causadella solitudine e della trascuratezzain cui spesso si trova a vivere; determinauna grave riduzione delle capacità cognitive,dei riflessi e delle reazioni d’equilibrioche possono provocare facilmenteinfortuni e cadute.Farmaci: assumere molti farmaci, comeè frequente negli anziani, aumenta il rischiodi cadute, sia per gli effetti collateralidi molti di questi (soprattutto quelliche agiscono sul sistema nervoso o cardiocircolatorio),sia per la presenza dipiù patologie che è sottintesa alla multiassunzione. Per questo è importante tenersisotto controllo del medico curantequando si assumono molte medicine:per verificare il dosaggio, la presenza dipossibili effetti collaterali, e l’eventualitàdi sospenderne alcune o sostituirle conaltre meno dannose.


90Capitolo 4DisabiliQuelle che abbiamo visto sono le patologieche hanno un’elevata incidenza nellapopolazione sopra i 65 anni e che perciòcontribuiscono a limitare le abilità motoriee cognitive in questa fascia di età.Naturalmente altre patologie, che hannoperò un’incidenza assai minore – e chespesso non sono tipiche di quell’età – mache possono colpire qualsiasi momentodella vita o che addirittura sono già presentialla nascita, possono danneggiaregravemente le capacità funzionali di unsoggetto: queste sono spesso le patologiedi cui sono affetti i soggetti disabili,che cioè non sono in grado di svolgerenormalmente le attività della vita quotidianase non aiutati e supportati daadeguati ausilii e modifiche ambientali;in questo senso si parla oggi di soggettidiversamente abili che cioè, nonostante laloro malattia, sono comunque in grado disvolgere molte attività se dotati di strumentie apparecchiature che consentanoloro di compensare le loro menomazionie se l’ambiente di vita viene privatodi quelle barriere che impediscono lorodi muoversi liberamente. Pensiamo adesempio ad una persona paraplegica,che cioè abbia perso l’uso delle gambe,che può però spostarsi normalmente conl’utilizzo di una carrozzina e con questa èin grado addirittura di riuscire a parteciparead attività sportive, anche agonistiche;o alla recente introduzione di rampeo ascensori, obbligatori in tutti i luoghipubblici, che diventano in tal modo accessibilianche a chi, per vari motivi, nonè in grado di fare le scale.Le disabilità possono essere fisiche, psichicheo sensoriali, o presentarsi contemporaneamentein due o tre forme nellostesso soggetto. Citeremo qui di seguitoalcune patologie che comportano disabilitàtali da impedire un corretto movimentonell’ambiente e da favorire perciò la cadutao più generalmente l’infortunio.Emiplegia: come già detto, è la paralisidi una metà del corpo (un braccio e unagamba dello stesso lato, a volte anchedella metà del viso). La gamba spessopuò essere recuperata per il cammino,che però avviene con un passo completamentealterato e necessita di un bastoneper appoggio; il braccio rimane spessoinutilizzabile nelle forme più gravi, e nonè possibile perciò nemmeno aggrapparsio sostenersi dal lato colpito.Paraplegia: è la paralisi delle gambe, conseguentead una lesione del midollo spinalelocalizzata dalle spalle in giù. Nonè più possibile camminare, ma ci si puòspostare con l’utilizzo di una carrozzina;bisogna però imparare ad usare moltobene le braccia per spostarsi dal letto allacarrozzina o alla sedia, in modo da noncadere.Tetraplegia: è la paralisi di tutti e quattrogli arti, causata da lesioni del midollo alivello del collo. I soggetti colpiti da talepatologia non sono in genere in grado dimuoversi da soli e sono spesso costrettia letto e in carrozzina, necessitando diassistenza per qualsiasi attività; possonoperò essere esposti a rischio di infortunio,se le persone che li assistononon sono preparate per evitare cadute ocontusioni durante i trasferimenti e i passaggiposturali effettuati per l’igiene e lacura personale.Radicolopatie, neuropatie: sono malattiedei nervi periferici che danneggianola sensibilità e il movimento degli arti


I rischi legati alla persona91colpiti. Possono avere molte cause (primaabbiamo citato il diabete) e se colpisconogli arti inferiori limitano la deambulazione,per cui spesso c’è necessità di utizzarebastoni o deambulatori o tutori per gli artiinferiori, ed è più alto il rischio di cadere.Distrofia muscolare: è una grave malattiache determina una perdita progressivapiù o meno rapida della forza di tutti imuscoli del corpo.Amputazione: La perdita di un arto o diuna parte dello stesso (ad esempio unamano, un piede o un dito) può causaredifficoltà o impossibilità a camminare (sesi tratta di un’arto inferiore) o di svolgerenormalmente tutte le attività bimanuali(se si tratta di un’arto superiore). Spessosi tenta di sostituire la parte mancantecon una protesi, che però non semprerestituisce la possibilità di un movimentonormale; molto dipende dalle capacitàdi recupero del soggetto (pensiamo afamosi atleti che gareggiano utilizzandoprotesi degli arti), ma nella maggior partedei casi di soggetti anziani o debilitatila deambulazione rimane comunque difficileo insicura.Sclerosi multipla: malattia che colpiscele guaine delle fibre nervose, danneggiandoprogressivamente le capacità dimovimento e altre funzioni. Nelle formepiù gravi rende la persona immobilizzataa letto in quelle meno gravi è possibilecondurre una vita relativamente normalecon adeguati supporto e assistenza.Sclerosi laterale amiotrofica: malattia checolpisce le cellule nervose del midollo deputateal movimento e che progrediscenel corso della vita fino a stadi molto gravie purtroppo alla morte. Nelle fasi intermedieil soggetto si muove con estremadifficoltà e con necessità di ausilii.Cerebrolesioni congenite o acquisite: inquesti casi si verifica un danno che colpisceil cervello e che può dipendere damalattie congenite, manifestandosi perciòalla nascita, oppure insorte nel corsodella vita (tumori, emorragie, ischemie,anossie, traumi cranici, ecc.). Questi soggettipresentano in genere gravi limitazionidella capacità di movimento e dipensiero, tali da impedire del tutto o inparte lo svolgimento delle attività dellavita quotidiana in assenza di adeguatae continua assistenza. Anche in questocaso il rischio di infortunio è correlatopiù all’inesperienza o incompetenza dichi assiste il soggetto, piuttosto che alsoggetto stesso.Abilità e disabilitàAbilità significa, in senso generale, la capacitàdi svolgere una determinata attività.Vi sono attività che si svolgono ognigiorno e che sono comuni a tutti gli individui,necessarie alla sopravvivenza delsingolo in relazione all’ambiente: senzadi queste, mancherebbero le basi perla vita quotidiana, indipendentemente


92Capitolo 4dal contesto e dagli obiettivi che la caratterizzano.Si tratta della capacità dinutrirsi, di accudire alla propria igienepersonale, di vestirsi, di camminare odi riuscire comunque a spostarsi, di comunicarecon gli altri: in mancanza diqueste abilità fondamentali, qualsiasialtra attività sarebbe impossibile e lavita nella nostra società, così come lapensiamo, sarebbe preclusa. Questeattività della vita quotidiana (ActivitiesDaily Living, in inglese, da cui la siglache le definisce, ADL) sono definite primarie,cioè essenziali per qualsiasi individuo.Vi sono invece attività che non sono comunia tutti gli individui, che non tuttinecessariamente devono saper svolgereper sopravvivere, ma che spessocontribuiscono al benessere dell’individuoe alla sua piena integrazione nellasocietà: sono tutte quelle attività connessealla cura della casa, all’eserciziodi una professione, alla pratica di unhobby o di uno sport, alla partecipazionealla vita politica e sociale, al divertimentoe al tempo libero, ad interessiculturali, artistici o di altra natura: atutto quello insomma che fa sì che lavita dell’uomo non sia semplicementesopravvivere, ma appunto vivere pienamentesecondo le proprie aspirazionie possibilità. Nonostante l’innegabileimportanza di queste attività per la vitadell’individuo, esse non sono ritenuteindispensabili e necessarie per tutti, ocomunque vengono in qualche mododopo quelle citate in precedenza, poichénon potrebbero svolgersi in assenzadi esse; sono perciò definite comeADL secondarie.La disabilità è l’incapacità di svolgereun’attività ritenuta normale e indispensabileper l’individuo; perciò vieneritenuto disabile chi non è in grado disvolgere autonomamente le ADL primarie,poiché ciò pregiudica le sue stessepossibilità di sopravvivenza. È ovvioche anche non poter svolgere le ADL secondarielimita il benessere e la dignitàdell’individuo, ma a ciò viene attribuitoun peso diverso: sarebbe ben più limitanteper la vitainfatti non essere in gradodi mangiare da solo che non poter,per esempio, suonare il pianoforte.Le ADL primarie si svolgono prevalentementein ambiente domestico ed è perquesto che è proprio nello svolgimentodi queste attività che si verifica granparte degli infortuni domestici, specienelle categorie più a rischio; per i bambiniè invece spesso fonte di infortuniuna delle ADL secondarie per loro piùimportanti: il gioco. Per lo svolgimentodi tutte queste attività è richiestal’integrità e il corretto funzionamentodi tutti quei sistemi di movimento, dicontrollo dell’equilibrio e di percezionedell’ambiente che abbiamo già vistoin precedenza. Inoltre, alla base di tuttele ADL vi sono alcuni – diciamo così– movimenti e attività di base che nepermettono lo svolgimento, e che nona caso sono in genere coinvolti nellemodalità di accadimento dell’infortunio,soprattutto in quella più frequente:la caduta. Andiamo perciò ad analizzarequesti movimenti, che d’ora inpoi chiameremo come attività funzionali,che tutti noi facciamo normalmentetutti i giorni, di solito in maniera spensieratae senza particolare impegno, mache possono invece diventare per certisoggetti – come gli anziani, i bambinie i disabili – difficili, faticosi e anchepericolosi.


I rischi legati alla persona93Principali attività funzionaliL’orientamentoPer muoversi correttamente nello spazioe rispondere agli stimoli che provengonodall’esterno, occorre avere la capacità dipercepirli correttamente, e saper esplorarel’ambiente circostante per capirnedimensioni e caratteristiche. Tramite inostri sensi, soprattutto la vista, noi riceviamocontinuamente informazioni su ciòche ci circonda, in maniera da decidere eprogrammare i nostri movimenti; siamoin grado anche di capire se nell’ambientec’è qualcosa che possa costituire un pericoloper noi ed evitarlo.Nel caso di bambini, anziani, o disabiliorientarsi nello spazio e analizzare l’ambientepuò essere difficile o addiritturaimpossibile. Come si è detto nei capitoliprecedenti, il bambino vede le cose inprospettiva diversa data la sua bassa staturae la minore acutezza visiva; gli spazisembrano più grandi di come realmentesono, non sono valutabili le distanze vistedall’alto, come per esempio dalla cima diuna scala; il bambino non è inoltre in gradodi vedere aldilà di parapetti e barrierepiù alte di lui, ignorando perciò il pericoloche può comportare superarli. L’attenzionedel bambino tende ad essere attiratada tutto ciò che può costituire un gioco oun interesse; Il bambino trascura l’aspettopericoloso di oggetti e situazioni; la suainnata curiosità lo spinge a toccare e provareanche ciò che non dovrebbe o ad avventurarsiin spazi angusti, instabili o postipiù in alto di lui. L’anziano, d’altro canto,è spesso limitato da difetti della vista, espesso il rallentamento delle funzioni cerebralidetermina l’incapacità di percepiree valutare il pericolo; gli stessi problemipuò avere un soggetto con vere e proprielesioni degli organi di senso, come i disabilinon vedenti o non udenti.Il camminoLa deambulazione sui due arti inferioricaratterizza come unico l’essere umanotra tutti i mammiferi, e gli ha consentitodi avere gli arti superiori liberi per le attivitàmanipolatorie. Il cammino è ciò checi consente di spostarci nell’ambiente,ma è anche l’attività durante la quale sipuò verificare uno dei più frequenti infortunidomestici: la caduta.Il cammino normale è caratterizzato da:• possibilità di flettere anca, ginocchioe caviglia in modo sufficiente per sollevarel’arto da terra;• possibilità di estendere le stesse articolazioninello slancio della gamba inavanti;• mantenimento della punta del piedesollevata in modo da non inciampare;• possibilità di spostare alternativamenteil peso da un piede all’altro;• movimenti pendolari degli arti superioriper mantenere l’equilibrio, mapossibilità di muovere le braccia inmaniera indipendente, senza per questoperdere l’equilibrio;• controllo costante della direzione edella velocità;• assenza di oscillazioni;


94Capitolo 4• possibilità di interruzione e cambi didirezione, anche improvvisi, senzaperdita dell’equilibrio.Tutte queste caratteristiche possono essereperse nell’anziano, che invece presenta:• rigidità delle articolazioni, con difficoltàa flettere ed estendere anca, ginocchioe caviglia;• difficoltoso controllo dell’equilibrio,con oscillazioni plurime di tutto il corpoe base cosiddetta allargata (a piedileggermente divaricati);• tendenza a cadere in avanti per la posizioneflessa del tronco;• deficit nel sollevamento della puntadel piede, con facilità all’inciampo.Il bambino fino ai due - tre anni circa, perle sue caratteristiche antropomorfiche,cammina in modo particolare:• a base allargata;• Con ridotta flessione delle articolazioni,e quindi maggiore facilità all’inciampo;• con passo veloce per compensare laridotta lunghezza della gamba;• con difficoltà nel controllo della velocitàe della direzione, e facile perditadell’equilibrio se deve improvvisamentearrestarsi o svoltare;• senza movimenti pendolari, perciòcon meno controllo dell’equilibrio.Nel disabile, in particolare nei soggettiche hanno limitazioni motorie, il camminoè spesso difficoltoso, lento, incerto oaddirittura impossibile, per un insieme difattori legati alle patologie cui si accennavain precedenza:• paralisi di alcuni o di molti muscoli;• deformità e rigidità delle articolazioni;• schema del passo alterato;• necessità di utilizzare bastoni, deambulatorio addirittura carrozzine e dicalzature ortopediche e/o tutori.Le scaleUna versione più raffinata e complessadel cammino è quella che si utilizzaquando si fanno le scale: in questo casodobbiamo caricare tutto il peso del corposu una sola gamba alla volta e sollevarequesto peso oltre lo scalino sovrastante,nel salire; portarlo invece, controllandola forza di gravità e l’accelerazione versoil basso, nello scendere; per mantenerel’equilibrio bisogna controllare i movimentidel bacino e del tronco, dato che sicarica soltanto su un arto inferiore. Tuttoquesto avviene senza oscillazioni e senzatendenza a cadere o a cedere sugli artiinferiori.Nell’a n z i an o• Spesso le gambe non sono più così resistenti,per cui le scale vengono fatteun gradino alla volta per riprendere unpo’ di forza; a volte ciò avviene ancheper l’affaticamento determinato da disturbicardiovascolari o respiratori.• La presenza di rigidità e dolore dellearticolazioni rende difficile sollevareil piede oltre il gradino, con facilitàall’inciampo.• Manca il controllo della stabilità e dellaforza della gamba quando si appoggiail peso in discesa.• Il tronco spesso rigido e flesso in avantitende a far cadere il soggetto.• C’è necessità di appoggio al corrimanoche spesso è assente oppure presenteda una parte sola.Nel b a m b i n o• Lo scalino è spesso troppo alto per lalunghezza della gamba.• È più difficile il controllo della stabilitànel carico su una gamba sola.• In discesa non viene sufficientemente


I rischi legati alla persona95valutata l’altezza del gradino e la lunghezzacomplessiva della scala.Nel disabile• Nel disabile le scale costituisconospesso un ostacolo quasi insormontabile,ma quando è necessario farlecon un ausilio come un bastone o unastampella diventano estremamente rischioseper la facilità di inciampare oscivolare.Il lettoSalire e scendere dal letto sembra un’operazionemolto semplice per chi non haproblemi di movimento, è invece assaicomplicato per chi ha difficoltà motorie;oltre ai muscoli delle gambe e dellebraccia si utilizzano in questo caso anchequelli del tronco, come gli addominali, esi deve riuscire a sollevare e spostare ivari segmenti corporei in una sequenzaprecisa. Non stupisce perciò che moltecadute, specie nell’anziano, si verifichinoin camera da letto. Normalmente infatti:• è possibile sollevare il tronco dal lettocon il minimo appoggio delle braccia;• spostare le gambe fuori dal letto, anchetutt’e due insieme;• scivolare giù dal materasso e alzarsisugli arti inferiori anche senza appoggiarsisulle braccia e senza cadere indietroo in avanti, indipendentementedall’altezza del letto;• compiere le stesse operazioni all’inversoall’atto di sdraiarsi.Nell’a n z i an o• La forza muscolare è ridotta, e si faticaa sollevare il busto dal letto; si preferisceperciò rotolare sul fianco colrischio di cadere dal bordo.• Se il letto è troppo basso non si riescea sollevarsi sulle gambe, mentre se ètroppo alto si rischia di scivolare in avantio cedere a livello delle ginocchia.• Spesso si cerca di appoggiarsi con lebraccia sul letto o sui mobili vicini, sbilanciandosie facilitando così le cadute.Nel b a m b i n oIl bambino cade spesso dal letto per disattenzioneo per movimenti troppo vivaci eincontrollati; per raggiungere il materassoa volte si arrampica sulle sponde o sullatestiera col rischio di scivolare.Nel disabilePer un disabile il movimento di salire oscendere dal letto deve essere supportatoda una persona o da ausilii appositi; non èraro però che proprio nel cercare appoggioal girello o sui bastoni per alzarsi osdraiarsi il soggetto perda l’equilibrio oche ciò succeda nell’abbandonare il propriopeso alla persona che assiste, nellaconvinzione che questa possa sostenerlo.La sediaNel movimento di alzarsi o sedersi su unasedia bisogna essenzialmente sollevarein alto e in avanti o portare verso il bassoe indietro la parte superiore del corpo,mentre le gambe fanno da leva, e lebraccia da stabilizzatori del movimento.Normalmente:• nell’alzarsi, viene controllata dai muscolidel tronco e con la posizionedelle braccia la spinta in avanti che sideve utilizzare per sollevare il corpo;


96Capitolo 4• le gambe devono raddrizzarsi da piegarsiper mettersi in piedi;• nel sedersi i muscoli del tronco e degliarti inferiori controllano la cadutaper la forza di gravità del bacino e deltronco sulla sedia.•Nell’a n z i an o:• Si ha molta più difficoltà a controllaresia la spinta in avanti nell’alzarsi che lacaduta indietro nel sedersi, con facilitàalla caduta, soprattutto se la sedianon ha braccioli dove appoggiarsi.• Spesso la forza ridotta delle gambeprovoca grosse difficoltà nel mettersiin piedi senza appoggio.Nel b a m b i n oIl bambino cade dalla sedia perché in generequesta è troppo alta perché lui arriviad appoggiare i piedi a terra; per scendereè costretto a lasciarsi scivolare verso ilbasso, mentre per salire deve in qualchemodo arrampicarsi; inoltre per giocarepuò cercare di dondolarsi o di arrampicarsisullo schienale.Nel disabileNel disabile le difficoltà che ha l’anzianosono ancora più accentuate e aggravatedalla necessità di ausilii (bastoni oaltro) per mettersi in piedi. Nei soggettiche non hanno l’uso delle gambe lospostamento sulla sedia dal letto o dallacarrozzina avviene mediante l’uso dellebraccia, che può essere difficile in personeanziane o cognitivamente compromesse.Interazione soggetto-ambienteLa casa giustaSpesso le case in cui abitiamo, magarianche belle esteticamente, non solo noncorrispondono affatto ai criteri necessarialla sicurezza, ma nemmeno a quelli correttiper il movimento fisiologico dell’essereumano, soprattutto di chi si muovein modo particolare, come anziani, bambinie disabili appunto. Le novità in materiadi architettura e arredamento, oppurela necessità di risparmiare su materiali erisorse, determina la costruzione e l’arredamentodi abitazioni che presentanocontinui ostacoli a chi ha disturbi di movimento,o pericoli per chi il movimentonon lo controlla a sufficienza, come ibambini. Vediamo un attimo nel dettaglioi principali elementi che fanno della casaun posto dove muoversi bene, anche inpresenza di soggetti con difficoltà motorieo bambini.Gli spaziGli spazi dovrebbero essere sempre sufficientementeampi, tali da permetterenon solo gli spostamenti senza il superamentodi slalom ed ostacoli o dell’ingombrodel mobilio, ma anche lo spaziodi manovra di un ausilio ingombrantecome una carrozzina. Soprattutto alcu-


I rischi legati alla persona97ne stanze dovrebbero essere pensate infunzione del loro arredamento particolare(bagno e cucina), che ne determinaun uso in qualche modo forzato, datoche per utilizzare gli arredi devo per forzamuovermi in un certo modo.Ad esempio in cucina non dovrebbero essercistrettoie o intralci nello spazio tra ifornelli ed i piani adiacenti o il tavolo, inmaniera da poter manovrare e spostareoggetti bollenti senza rischio di farli cadere;il tavolo non dovrebbe essere posizionatoal centro della stanza, se questoriduce lo spazio circostante e costringea girarci intorno incappando nelle sedieper effettuare una qualsiasi operazione,come portare i piatti al lavandino oprendere il cibo nella dispensa; meglioappoggiarlo con un lato al muro, così daliberare lo spazio al centro della stanzae permetterne l’attraversamento senzaostacoli.Nel bagno è preferibile la forma quadratao rettangolare larga piuttosto chelunga e stretta, che riduce nettamente lospazio dove passare una volta collocatii sanitari. I corridoi e i disbrighi devonoavere misure sufficienti a prevedere lospazio di manovra di una carrozzina o diuna persona che debba utilizzare ausiliper la deambulazione (per esempio ungirello), in maniera che la persona nonsia costretta ad abbandonare l’ausilio ola carrozzina per passare e rischiare cosìla caduta.Le porteLe porte devono essere di misura regolamentare(min. 75 cm in casa, 80 cm perl’ingresso), con apertura verso l’internodella stanza, ancora meglio se con portescorrevoli, preferibilmente con anta singolae non doppia, con maniglie comode ead altezza regolamentare (tra 85 e 95 cm),di forma particolare in caso di soggettiche hanno difficoltà motorie alle mani (es.pomelli verticali per porte scorrevoli ecc.),senza rialzi della soglia o peggio scalini incorrispondenza della stessa.Le superficiI pavimenti dovrebbero essere privi di irregolaritàe rialzi, quindi meglio evitarele piastrelle a superficie irregolare e confughe larghe; non devono essere eccessivamentescivolosi (evitare le cere); daevitare anche i pavimenti disposti su piùlivelli, soppalchi e gradini.Le scaleOltre a rispettare i limiti di misura di pedatae alzata, devono essere sempre fornitedi ringhiera e parapetto di altezzaregolamentare (1 m), evitando le ringhieread elementi orizzontali (che facilitanol’arrampicata dei bambini) o che abbianovarchi troppo ampi tra un elemento el’altro (>10 cm), dove un bambino possapassare o gli possa scivolare un piedeo una gamba se appoggiati; sarebbeutile avere un corrimano anche sul latodel muro; i gradini dovrebbero sempreavere la striscia antiscivolo sul bordo; seci sono bambini, sarebbe opportuno applicareun cancelletto che impedisca l’accessoall’inizio e alla fine della scala. Daevitare i materiali trasparenti, che rendonodifficilmente visibili le misure e i bordidei gradini.


98Capitolo 4Gli arrediL’arredamento è naturalmente un fatto digusti ma anche di disponibilità finanziarie,e non è quindi sempre semplice népossibile modificarlo secondo rigidi criteridi sicurezza. Alcune norme elementari– da osservare soprattutto se in casavi sono anziani bambini o disabili – possonoevitare almeno i rischi più gravi edevidenti, senza alterare eccessivamentel’estetica dell’abitazione:• fare attenzione ad evitare mobiliocon angoli aguzzi e sporgenti e nelcaso utilizzare i paraspigoli, soprattuttoin presenza di bambini;• preferire letti non eccessivamentebassi e con sponde imbottite, nontroppo larghe, senza testiera ai piedidel letto, e disporli in maniera tale daavere ai lati del letto spazio sufficienteper muoversi e manovrare ausiliiper la deambulazione;• levare i tappeti, soprattutto se spessi,o eventualmente porre al di sottole retine antiscivolo;• fornire un‘adeguata illuminazione,con punti luce anche nei punti di passaggiooltre che al centro degli ambienti,e con interruttori posizionatiin maniera da non dover percorreretratti al buio per accendere o spegnerela luce nell’ambiente;• in cucina, lasciare spazio di manovratra i fornelli, i piani adiacenti eil tavolo; non mettere sedie che intralcinoil passaggio o impediscanol’accesso a mobili e piani di lavoro;preferire il forno posizionato in altoe gli sportelli dei pensili con anta aribalta verso l’alto, che evitano l’urtodel capo se lasciati aperti;• in bagno, preferire il piano della docciaa pavimento, l’entrata del boxscorrevole e di misura di almeno 60cm; evitare di posizionare il waternegli angoli o in modo che sia difficilmenteraggiungibile da una personache utilizzi ausilii per la deambulazione(ad es. incastrato tra altri sanitario tra i sanitari e la lavatrice); se cisono anziani o disabili, al posto delbidet posizionare le apposite doccea lato del water, che rendono facile,autonoma e sicura l’igiene personale,e preferire la doccia alla vasca;• fissare alle pareti i mobili alti e pesanti(come le librerie) o per qualchemotivo instabili;• posizionare il telefono in manierache sia facilmente raggiungibile senzaostacoli o inciampi, possibilmentein più stanze, oppure dotarsi di unapparecchio cordless da portarsi appressonegli spostamenti, evitandocosì di dover precipitarsi a risponderein un’altra stanza o scavalcandoostacoli e correndo il rischio dicadere;• se ci sono bambini, rimuovere da sot-to le finestre e da sotto i parapetti deibalconi tutto ciò che possa costituireun appoggio per scalare verso l’alto(vasi, sgabelli, tavolini, mobiletti, sedieecc.);se i parapetti di finestre e balconi•sono bassi, alzarli tramite ringhiereo reti che non forniscano appigli perarrampicarsi;posizionare apparecchi ed elettrodo-•mestici in maniera che non vi sianofili volanti o pendenti dal piano diappoggio, o che attraversano la superficiedel pavimento;non posizionare oggetti pesanti in•alto sul bordo di scaffali o mensoleper evitare che cadano accidentalmenteo perché afferrati.


I rischi legati alla persona99I comportamenti: la sorveglianza dei soggetti a rischioSpesso le persone anziane, i bambini piccolio i disabili, vengono affidati alla cura dialtre persone, frequentemente anche estraneealla famiglia (babysitter, badanti ecc.).È necessario che queste persone sianoadeguatamente preparate a sorvegliareed assistere, in maniera tale da prevenireil rischio di infortuni domestici; se visono bambini, si deve insistere perchénon venga mai meno la presenza e la supervisionedell’adulto dovunque si troviil bambino; per gli anziani e i disabili, èutile che chi assiste conosca le difficoltàdella persona, i disturbi che presenta, ifarmaci che assume, e che sia addestratoal corretto utilizzo degli ausilii di cui lapersona eventualmente è fornita.ConclusioniSe le diverse abilità di bambini, anzianie disabili possono costituire fattori dirischio per gli infortuni domestici, sonoauspicabili cambiamenti e innovazionialle politiche sociali ed edilizie utili a ridurree prevenire questo rischio; e questoè possibile nel pensare, progettaree costruire gli ambienti in cui viviamoe, nell’organizzare i sistemi assistenziali,comincia a farsi strada l’attenzionealle diverse capacità di relazionarsi conl’ambiente di chi, appunto, in questoambiente vive e si muove quotidianamente.


100Capitolo 4Bibliografia- C.W. Thompson, Manuale di chinesiologia strutturale,Medical Books 1986- P.Pinelli, Neurologia - Principi di diagnostica e terapia,Casa Editrice Ambrosiana 1990- A. Ferrari, G. Cioni, Paralisi cerebrali infantili,Edizioni del Cerro 1993- P. Di Benedetto, M. Franceschini, S. Lotta, Riabilitazionedei traumi vertebromidollari, EdizioniMinerva Medica 1994- N. De Sanctis, Ortopedia e traumatologia pediatrica,Aulo Gaggi Editore 1996- G.N. Valobra, Trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione,UTET 2000- International Classification of Functioning, Disabilityand Health, WHO 2001- I.A. Kapandji, Fisiologia articolare, Maloine MonduzziEditore 2002- Programma Nazionale Linee Guida – Prevenzionecadute da incidente domestico negli anziani,- Ministero della Salute – Istituto Superiore diSanità pubbl.2007 agg.2009- Infortuni domestici – Individuazione dei fattori cheintervengono nella dinamica infortunistica e nellecondizioni di salute. Analisi delle relative conseguenze,ISPESL Ed. 2009


Normeigienico-sanitarierelativealle abitazioni,loro elementistrutturalie arredicapitolo 5Marina BranaMauro Primossi


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni103IntroduzioneL’uomo da sempre ha avuto l’esigenza diprocurarsi un rifugio per proteggersi dalleintemperie e mettersi al riparo, soprattuttodurante la notte, dalle aggressionidegli animali.Le prime abitazioni sono state le cavitànaturali come caverne e grotte che l’uomotrovava in natura e sfruttava senzamodifica alcuna.In seguito l’uomo, diventato agricoltoreed allevatore, ha costruito le prime abitazioni,molto semplici, utilizzando i materialiche poteva facilmente reperire innatura.Sono nate così le prime capanne in legnoo paglia, capanne su palafitte, tende realizzatecon le pelli di animali o feltro,ecc.Successivamente le unità abitative sonodiventate più complesse per la necessitàdi aggregare più spazi, destinati a fini diversi:cucinare, mangiare, dormire, ecc.;sono stati utilizzati nuovi materiali: l’argilla,i mattoni, la pietra, il conglomeratocementizio, che già gli antichi romani conoscevano;le strutture degli edifici sonodiventate più complesse con la realizzazionedi colonne, travi, architravi, archi,cupole, solai, ecc.Con la nascita delle prime grosse aggregazioni,villaggi e successivamente città,gli edifici si sono sviluppati anche in altezza.La storia dell’abitazione è quindi anchelegata allo sviluppo della forma di vita incomune essendo l’uomo, secondo la definizionearistotelica, un animale socievole.Per l’aspetto della sicurezza, il progressodelle unità abitative, se da una parte hamigliorato la qualità della vita all’internodelle nostre abitazioni, dall’altra ha ancherappresentato una maggior complessitàdi progettazione e quindi una maggiorrischiosità delle stesse, in considerazionedelle strutture portanti più difficili dacalcolare a seguito dei numerosi impiantitecnologici presenti, al maggior numerodi arredi utilizzati e alle sempre maggioriattività che si svolgono all’interno dellemura domestiche.Non esiste un concetto assoluto di abitazionesicura: la sicurezza assoluta èdifficilmente raggiungibile, è però possibiletendere alla stessa, in funzione deisoggetti che utilizzano l’abitazione, inparticolare bambini, anziani, persone diversamenteabili.Sicurezza è conoscenza che l’evoluzionedi un sistema non produrrà stati indesideratie cioè sapere che quello che faremonon provocherà dei danni.L’applicazione delle norme di sicurezzarende più difficile il verificarsi di eventidannosi ed incidenti e quindi migliora laqualità della vita.Analizziamo perciò alcuni argomenti principalirelativi alla sicurezza statica delleabitazioni, partendo da una prima suddivisionetra opere di fondazione ed operein elevazione.


104Capitolo 5Staticità e struttureLe fondazioniLe fondazioni costituiscono l’elementodi trasmissione dei carichi verticali edorizzontali agenti sull’edificio al terreno.Tali opere sono dimensionate in base almateriale in cui sono realizzate, al caricoche devono sopportare e soprattuttoalla tipologia del terreno a cui devonotrasmettere carichi.Infatti su un terreno con una bassa resistenzacaratteristica come l’argilla o i terrenidi riporto, dovremo adottare dellefondazioni particolarmente larghe oaddirittura del tipo a platea in manierada distribuire il carico su una superficiemolto ampia; al contrario, in presenzadi un terreno con una alta resistenza caratteristica,quale la roccia o dei strati dicrostello, le fondazioni potranno esseremolto più strette, quasi a diventare unsemplice muro in elevazione, in quantotrasmettono direttamente il carico sullostrato roccioso.Importante è analizzare e studiare conaccuratezza la morfologia del terrenomediante idonei studi geologici, ondepoter scegliere il miglior sistema fondazionale(in particolare in zone a rischio didissesto geologico, zone sismiche, zonecon terreni di riporto o di recente bonificao ancora terreni paludosi, sabbiosie comunque terreni con una resistenzacaratteristica molto bassa).La necessità di un accurato studio del terrenoè purtroppo dimostrata dai recentidisastri verificatisi sul territorio nazionalequali frane, cedimenti del terreno inprossimità di edifici, scivolamenti di terrenidi tipo flyschoide, cioè terreni compostida strati di arenaria con interpostistrati di argilla, i quali in concomitanzacon eventi atmosferici eccesionali e non,agiscono come strato di scivolamentoper gli strati di roccia, con conseguentigravi compromissioni statiche e di sicurezzadegli edifici.Tra le diverse tipologie di fondazione troviamo:• le fondazioni in muratura di tipo continuo,che vengono per lo più utilizzateper strutture in muratura portante;• le fondazioni su plinti isolati, che vengonoutilizzate per la realizzazione diedifici con struttura portante a pilastri;• le fondazioni a struttura mista, di tipocontinuo ed a plinti, che vengonoutilizzate quando la struttura in elevazioneè del tipo misto a muraturaportante e pilastri;• le fondazioni a platea, che vengonoutilizzate in caso di scarsa capacitàresistente del terreno e che copronotutta la superficie di fabbrica dell’edificio,e possono essere paragonate adun solaio rovesciato;• le fondazioni continue o discontinuesu pali, che vengono utilizzate nelcaso in cui la capacità resistente delterreno in superficie è assolutamenteinsufficiente (anche se adottassimouna fondazione del tipo a platea) asopportare i carichi trasmessi dalla sovrastruttura:i pali quindi permettonodi trasmettere le forze ed i carichi adegli strati rocciosi profondi del terrenoo, nel caso questo non sia possibileper l’eccessiva profondità dello strato


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni105roccioso, a dissipare il carico medianteatrito laterale e di punta;• le fondazioni su micropali, che vengonoutilizzate quando è necessario ancorarediversi strati rocciosi che tendonoa scivolare gli uni su gli altri o asfaldarsi nel senso orizzontale: questaè una tecnica di nuova applicazione efrutto della recente tecnologia di trivellazione,inapplicabile fino a pochianni fa per i grossi costi ma attualmentemolto in uso.Il materiale sicuramente più usato algiorno d’oggi per la realizzazione dellefondazioni di cui sopra è il cemento armatodi cui in seguito faremo cenno.In tempi precedenti l’utilizzo del conglomeratocementizio le fondazioni eranoper lo più del tipo continuo e realizzatecon sezioni di muri più larghi, prevalentementein mattoni o pietre.Gli scavi, che oggi vengono realizzati graziead enormi pale meccaniche escavatoripicchi, fino ad una cinquantina di annifa venivano per lo più realizzati esclusivamentea mano con piccone e badile, congrande dispendio energetico degli operai;pertanto al primo strato di terreno unpo’ più duro, si stabiliva che quello comelivello di partenza della fondazione dovevaessere buono, anche se in realtà buononon era.Esempi eclatanti di carenti studi fondazionalisono ben visibili sul territorio nazionalee sono divenuti anche simboli di moltecittà, come Pisa con la sua famosa Torreo Bologna con le sue due famose Torri.Cedimenti delle murature portanti, fessurazionie altre gravi lesioni che possonointeressare le costruzioni fino a richiedernela demolizione – molto spesso – sonooriginate da una non corretta analisi delsuolo da una insufficiente progettazionedelle strutture di fondazione o ancora dauna carente analisi dei carichi della costruzione.Per raggiungere un equilibrio statico,necessario al mantenimento in vita dellestrutture, il terreno deve garantire unaforza di resistenza maggiore alla sommatoriadei carichi che gli vengono applicatie che sono:• il peso proprio della struttura dellacostruzione;• il carico permanente, peso generatoda divisori interni, tramezzi, massetti,rivestimenti, controsoffitti, impiantiecc., che si considera come uniformementedistribuito;• eventuali pesi concentrati ad esempiouna grossa cassaforte o un impiantoparticolarmente pesante;• il sovraccarico variabile, che si considerapure come uniformemente distribuito,che varia a seconda dell’utilizzodella struttura e tiene conto degli arredi,dell’affollamento ecc., (che perla civile abitazione è di circa 2.50 kN/mq, mentre per esempio per un ambientesuscettibile di affollamentocome un bar o un ristorante è di circa3.00-4.00 kN/mq, fino ad arrivare a uncarico maggiore di 5.00-6.00 kN/mqper archivi biblioteche e laboratori);• il sovraccarico accidentale, derivantedal peso della pioggia o meglio dellaneve, l’azione del vento, l’azione sismica.Le opere in elevazioneSono costituite da tutte le strutture chesi elevano sopra il piano del terreno sistemato:possono essere portanti o ditamponamento (come le murature) o solamenteportanti (come i pilastri, le travi, i


106Capitolo 5solai, le coperture, gli archi ecc).Hanno la funzione di mantenere l’edificioin equilibrio, trasmettendo tutti i carichiapplicati, come sopra indicati, ed il pesoproprio alle opere di fondazione, partendodalla copertura e scendendo a cascataai vari solai, murature e pilastri.Particolare importanza per la sicurezzadelle abitazioni è la progettazione ed ilcalcolo delle strutture portanti in relazioneall’altezza dell’edificio, ai materiali utilizzatie quindi ai diversi pesi specifici, aisovraccarichi che dovranno essere applicatialle varie strutture dell’abitazione comesolai, travi, murature portanti e pilastri.La modifica di tali strutture implica unaparticolare attenzione in riferimento allastaticità generale dell’edificio: infatti, peresempio, l’apertura di un foro su una muraturaportante non potrà venire realizzatacon una semplice demolizione, ma tramitel’introduzione di un nuovo elemento,trave ovvero architrave, atta a sostituirela muratura portante demolita e sostenerequindi il carico che quest’ultima distribuivaai livelli sottostanti.Bisognerà quindi porre particolare attenzionealla modifica di qualsiasi strutturapresente nelle nostre abitazioni analizzandola tipologia dell’opera da modificare,in relazione alla sua portanza omeno, facendo attenzione a non squilibrarel’edificio.Quindi per qualsiasi modifica strutturalesi dovrà fare riferimento a dei tecniciabilitati in grado di valutare la tipologiadella struttura, la vetustà dell’edificio, lecaratteristiche dei materiali utilizzati, lapossibilità o meno di eseguire tali modifiche.Molto spesso gravi compromissioni statichee di sicurezza degli edifici o di partedi essi avvengono per un insufficientestudio di tali strutture o per la manomissionedelle stesse da parte di personalenon qualificato.Tra le diverse tipologie di strutture portantiin elevazione troviamo quelle orizzontalio suborizzontali come travi, solai,coperture, archi e volte, e quelle verticalicome murature e pilastri.Le murature possono essere realizzatein vari materiali quali mattoni, pietra,cemento, legno, cartongesso, e avrannodegli spessori diversi a seconda della funzionea cui devono assolvere, semplicetamponatura, taglio termico, difesa darumore e quindi le distinguiamo principalmentein:• portanti, e che quindi assolvono compitistatici• di tamponamento, se servono a chiuderei vuoti perimetrali fra travi e pilastri• divisori o tramezzi, quando servonoa separare i vani all’interno dell’abitazioneI pilastri – per definizione sempre confunzione portante – sono attualmente perlo più realizzati in cemento armato, quindiconglomerato cementizio e acciaio dicostruzione. Tali materiali possono coesisteree lavorare insieme, per il loro coefficientedi dilatazione pressoché uguale,distribuendosi i compiti; il conglomeratocementizio sopporta molto bene la compressione,mentre ha una resistenza trascurabilealla trazione e alla flessione cheviene supportata dall’acciaio.Altri materiali – quali mattoni, legno eacciaio – possono essere utilizzati per larealizzazione dei pilastri, a seconda dellanecessità e tipologia della struttura.Medesimi materiali, tranne quello laterizio,sono utilizzati per la realizzazionedelle travi.Attualmente i solai e le coperture – comequasi tutte le strutture portanti delle


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni107abitazioni – vengono realizzati prevalentementein cemento armato o meglio inlaterocemento, dove il materiale laterizio(pignatte) funge da alleggerimento;oggigiorno, in alcuni casi, quest’ultimomateriale viene sostituito addirittura dasemplice polistirolo.Anche per i solai vale il discorso fatto inprecedenza e possono quindi essere utilizzatimateriali come acciaio, acciaio elaterizio, legno.L’integrità e la manutenzione delle strutturesopra descritte risulta fondamentale perla sicurezza statica delle abitazioni e quindidelle persone che in tali ambienti vivono.Il patrimonio edilizio di importanza storico-culturalepresente in Italia è quantitativamentee qualitativamente maggioredi ogni altro paese; tale situazione rappresentaun grosso problema per la staticitàe la sicurezza delle abitazioni, anchein considerazione del fatto che, ai sensidelle normative di tutela del patrimonioartistico, gli interventi di manutenzione,ristrutturazione e modifica diventanomolto più complicati.Recenti eventi tragici relativi ai crolli dialcuni palazzi, avvenuti sul territorio nazionale,denotano l’inadeguatezza delledisposizioni relative alla verifica dellecondizioni di staticità e quindi di sicurezzadegli edifici.Molto spesso gli immobili vengono interessatida manutenzioni ordinarie e straordinarie,fondamentalmente basate sulmiglioramento dell’aspetto estetico, senzaperò tener conto del problema dellastaticità e della sicurezza.Molto utile risulterebbe, come peraltroproposto in alcuni disegni di legge, l’introduzionedi una sorta di «Fascicolo delfabbricato» in cui andrebbero annotate, leinformazioni di tipo identificativo, progettuale,strutturale, impiantistico, inmodo da avere un idoneo quadro conoscitivoche parte dalle fasi di costruzione,registrando tutte le successive modificheapportate rispetto alla configurazioneoriginaria con particolare riferimentoalle componenti statiche, funzionali edimpiantistiche.Tale fascicolo andrebbe redatto, aggiornatoe tenuto a cura del proprietario odell’amministratore dello stabile.L’abitazione«Le abitazioni servono a proteggere l’uomodalle intemperie e fornirgli un ambiente chene favorisca in ogni modo il benessere, intesocome stato armonico di salute fisica,psichica e relazionale».La normativa statale, Decreto Ministeriale5 luglio 1975, e i vari regolamentilocali, regionali e comunali attualmentein vigore prevedono che l’unità minimadi abitazione sia costituita da:• locale cucina, cucinino o angolo cottura;• locale soggiorno;• una stanza da letto;• servizio igienico completo di vasca odoccia, lavabo, bidet e tazza wc.È inoltre definita la superficie minimache deve essere garantita nei vari localie cioè:• 14 mq per la stanza da letto per due


108Capitolo 5persone;• 9 mq per la stanza da letto per unapersona;• 14 mq per il locale soggiorno.Comunque, per ogni occupante l’alloggio,deve essere garantita una superficie abitabiledi 14 mq per i primi quattro abitanti e10 mq per ciascuno dei successivi.È prevista anche la possibilità di realizzarealloggi monolocale di superficie minimadi 38 mq per due persone e 28 mqper una persona costituiti da:• stanza da letto/soggiorno;• cucina o angolo cottura;• servizio igienico completo.Le attuali tipologie edilizie residenziali,frutto dello studio e del progresso nellaprogettazione, si distinguono principalmentein unifamiliari o plurifamiliari (chepossono essere ad uno o più livelli).In base alla loro progettazione ed inserimentosul territorio, possono essere deltipo isolato, a schiera, a torre, in linea.La residenza isolata, la più semplice tra leattuali tipologie costruttive, tipicamentead uno o due piani, è normalmentecircondata da uno spazio di pertinenza,che può essere sistemato a verde omeno, e quindi utilizzato dai residentiquale parcheggio, spazio di svago, piccoleattività di giardinaggio o altro.Realizzata in zone a bassa densità abitativa,comporta una maggiore autonomiadi gestione e garantisce quindi una certaprivacy, limitando i contatti e quindieventuali divergenze con altri inquilini,come avviene negli edifici plurifamiliari.Derivazione delle case isolate, sono lecase a schiera, che presentano due latiliberi, normalmente sistemati a verde omeno, presenti sulla facciata principalee su quella postica, mentre gli altri duelati risultano accostati ad altre unità abitative.Per la realizzazione di tali unitàabitative normalmente si utilizza un moduloprogettuale uguale e ripetuto piùvolte.Questa tipologia implica una buona autonomia,avendo solo due lati dell’abitazionea contatto con altre realtà abitative egarantendo comunque degli spazi esterni.Anche in questo caso possono essere aduno o più piani, di norma un piano seminterrato,un piano abitabile a livellodel terreno ed un piano sottotetto. Talirealtà vengono normalmente realizzatein zone a bassa densità abitativa.In zone ad alta densità abitativa, vengonoinvece preferite alle precedenti tipologie– che implicano la necessità di utilizzazionedi notevoli spazi – tipologieresidenziali pluripiano e plurifamiliari qualipalazzine, case a torre, case in linea;queste tipologie non consentono la fruizioneda parte degli abitanti di grandispazi esterni, mentre diventa indispensabilela buona progettazione degli spazicomuni e di distribuzione quali atrio,scale, corridoi, impianti elevatori, ecc.Le palazzine hanno un numero variabiledi piani nei quali, per ogni livello, vengonosolitamente realizzati un numerodi appartamenti compresi tra due e sei.La casa a torre si distingue dalla palazzinaper il suo maggior sviluppo verticale:esempio di tale tipologia edilizia è quelloche noi definiamo un grattacielo.La casa in linea è una tipologia ediliziaderivata sia dalle case a schiera per laloro modularità, che da quelle pluripianoper il numero di livelli; viene realizzatacon un numero variabile di piani, ripetendopiù moduli di edifici plurifamiliariaccostati, ognuno con i suoi spazi di distribuzionecomuni; si distingue quindidalle precedenti soluzioni progettualiper il suo notevole sviluppo lineare orizzontaleanziché verticale.


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni109Igiene dell’abitazioneNei locali adibiti ad abitazione, affinchéchi vi abita possa godere il massimo benessere,devono essere assicurate idoneecondizioni di microclima, illuminazione eprotezione dal rumore.I parametri che concorrono a determinareun microclima ideale ed assicurareall’uomo una condizione di benesseretermico sono la temperatura, la velocitàdell’aria e l’umidità relativa.Il benessere termico è per l’uomo unacondizione indispensabile e prioritariaper lo svolgimento di attività lavorative eper una buona qualità di vita.L’uomo deve mantenere costante la suatemperatura interna e deve essere ingrado di dissipare nell’ambiente il caloreprodotto in eccesso.La temperatura deve essere omogenea neivari ambienti dell’abitazione, compresatra i 18°C e i 20°C (ricorrendo in certi periodidell’anno ad un adeguato impiantodi riscaldamento).Deve essere evitata la formazione di condensesulle pareti e serramenti perimetraliin modo da evitare un’eccessiva umiditàdell’aria.I locali abitabili devono essere sopraelevatirispetto al terreno esterno e dotati,sotto il piano di calpestio, di idonea cassad’aria in modo da evitare la risalita diumidità tellurica che renderebbe l’alloggiomalsano.Per la stessa ragione devono essere adottatiidonei sistemi di protezione ed impermeabilizzazionedelle coperture perla difesa dall’umidità meteorica.La ventilazione è un requisito fondamentaleper la vita e il benessere all’internodelle mura domestiche; viene garantitain modo naturale dalle aperture di finestra,porte, portefinestre, lucernari, abbainiecc.Per alcuni locali (servizi igienici, ripostigli,corridoi, disobblighi) è possibile ricorrerealla ventilazione meccanica mediantel’immissione di aria captata dall’esternocon requisiti igienici confacenti e l’aspirazionedi fumi, vapori ed esalazioni convogliativerso l’esterno.I punti di cottura devono essere dotati diimpianto di aspirazione fumi, con cappacollegata a canna fumaria sfociante incopertura: in tal modo si evita la propagazionenell’ambiente di odori, fumi, vaporeacqueo.Un’illuminazione sufficiente è fondamentaleper raggiungere buoni livelli di acuitàvisiva, di velocità di lettura, di sicurezzae di accuratezza nel compiere i gesti ed ilavori più svariati.L’intensità di illuminazione necessaria variain rapporto a diversi fattori; i bambinie gli adolescenti ne richiedono meno deglianziani; i lavori fini o molto fini richiedonoun’illuminazione più intensa.Una corretta illuminazione deve evitarei fenomeni di abbagliamento ed essere ilpiù possibile omogenea, in modo da noncreare zone d’ombra in particolare nellearee di collegamento, quali corridoi, scaleecc. oppure dove presenti dei salti dilivello del pavimento, come piccoli gradininon evidenziati da differenze di coloreo di materiale.È da preferire l’illuminazione naturaleogni qual volta le condizioni interne edesterne all’edificio lo consentono: nonsolo per motivi economici, ma soprattuttoper motivi psicologici, per il senso di


110Capitolo 5libertà e di contatto con il mondo esternoche tale tipo di illuminazione determina.L’illuminazione naturale è rapportata alledimensioni delle finestre, alla superficieed all’altezza dei vani, all’esposizione dell’edificio,all’altezza dell’architrave dellefinestre e alla distanza da edifici attigui oaltri ostacoli.Secondo la vigente normativa, salvo derogheper specifiche zone morfologicheindicate da leggi (Decreto Ministeriale5 luglio 1975) o regolamenti regionali elocali negli ambienti di vita deve essereassicurato il rapporto di 1/8 tra superficiedelle finestre e superficie del vano.L’illuminazione artificiale viene garantitada un impianto elettrico che deve essererealizzato da un installatore abilitato chealla fine dei lavori rilascia la “dichiarazionedi conformità” dell’impianto alla regoladell’arte, come prescritto dalla vigentenormativa in materia (Decreto Ministeriale22 gennaio 2008 n.37).L’utente deve utilizzare correttamentel’impianto così realizzato e fare eseguirela manutenzione ordinaria e straordinaria.Il rumore può essere causa di danni all’individuosia a livello dell’orecchio che di altriorgani e in particolare a livello psichico.Una prima misura di prevenzione è lacorretta impostazione urbanistica, cioèla separazione tra le zone residenziali equelle produttive.Ulteriore misura è rappresentata dall’impiegodi materiali edili ad alta porositàe di spessore adeguato nella costruzionedi pareti e solai, l’impiego di materiali fonoassorbentie serramenti termo- e fonoisolanti.Ambienti dell’abitazioneCucinaÈ la stanza in cui si preparano e si cuocionoi cibi e, qualora sia di dimensionisufficienti, vi si possono anche consumarei pasti.I principali rischi dell’ambiente cucinasono rappresentati da:• presenza di acqua, vapore acqueo,condensa ecc. che rendono la superficiedel pavimento scivolosa;• presenza di fiamme libere (piano cottura)e quindi pericolo di ustioni;• utilizzo frequente di piccoli e grandielettrodomestici con conseguente rischioelettrico;• utilizzo frequente di utensili pericolositaglienti (coltelli, apriscatole, ecc)con conseguente pericolo di ferite etraumi;• arredo disposto in modo tale da costringerechi lavora in cucina a percorsitortuosi e di conseguenza pericolosisoprattutto se effettuati con le maniingombre;• utilizzo e deposito di detersivi e altresostanze chimiche,• utilizzo di scale e/o sgabelli non idoneiper raggiungere le zone più altedell’arredo.


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni111In presenza di utilizzatori a gas deve esseregarantita un’apertura verso l’esternoin modo da assicurare un sufficiente apportodi ossigeno per reintegrare quantoconsumato nella combustione; tale aperturainoltre, in caso di guasti all’impiantocon conseguente liberazione di gas, consentel’evacuazione del gas disperso.Il piano cottura deve essere dotato diapposita cappa di aspirazione collegataad idonea canna fumaria sfociante in copertura:in tal modo si assicura l’allontanamentodei fumi di combustione e delvapore acqueo.Co n s i g l i• Mantenere sempre bene asciutto ilpavimento;• disporre le pentole e le padelle sulpiano cottura in modo stabile e con imanici che non sporgano all’esterno;• non indossare abiti con maniche larghee con parti svolazzanti quando siè in prossimità dei fuochi;• non lasciare mai i bambini da soli incucina;• non lavorare in cucina, in particolarein prossimità dei fuochi, con il bambinoin braccio;• usare sempre le presine o sistemi idoneiquando si manipolano pentole conmanici caldi;• asciugare bene i cibi da cuocere primadi immergerli nell’olio bollente;• verificare che tutti gli elettrodomesticied utensili elettrici siano marcati CE,provvisti di targhetta con i dati tecnicied eventuali marchi di qualità quali adesempio IMQ o altri marchi equipollenti;• utilizzare gli elettrodomestici secondole indicazione del manuale d’uso;• porre attenzione nella pulizia delleparti taglienti di elettrodomesticicome frullatori, frullatori ad immersione,robot da cucina;• non lasciare mai incustoditi utensilipericolosi quali coltelli apriscatoleecc. che vanno conservati in luoghichiusi e possibilmente separati dall’altraposateria;• disporre l’arredo in maniera il piùpossibile razionale per consentire facilispostamenti all’interno del vanoanche con le mani ingombre e senzainterferenze con altre persone chepossono essere presenti;• conservare i detersivi e le sostanzechimiche, nella loro confezione originalee con idonea etichettatura, lontanodai generi alimentari, in luogochiuso, non accessibile ai bambini;• utilizzare solo scale o sgabelli idoneiper accedere alla parti alte evitandoassolutamente di salire su sedie o altrioggetti che non offrono una base solidae stabile.Soggiorno / Sala da pranzoÈ il locale in cui si trascorre il tempo liberoin condizioni di tranquillità e relax e siconsumano i pasti.Nella progettazione di epoca più recenterappresenta il locale a cui si accede direttamentedall’ingresso dell’abitazione,per cui diventa anche spazio distributivorispetto agli altri ambienti e quindi moltofrequentato; viene molto spesso realizzatocon materiali di finitura ricercati, adesempio pavimento in marmo lucidato,impiantistica sofisticata con vari puntiluce, impianti hi-fi, televisori, impianti dicondizionamento ecc.I principali rischi del locale soggiorno/sala da pranzo sono rappresentati da:


112Capitolo 5• pavimento lucido e scivoloso, in alcunicasi presenza di dislivelli non segnalati;• presenza di tappeti sul pavimento;• superfici vetrate di portefinestre e diparti di arredo;• pericolo d’inciampo e rischio elettricoa causa di numerosi cavi elettrici aservizio dei vari impianti;• pericolo legato alla presenza di numerosiarredi che possono avere spigoli,piedini sporgenti e superfici vetrate,tavoli bassi, vasi e piante;• presenza di caminetti e/o stufe.Co n s i g l i• mantenere l’ambiente il più possibilein ordine;• illuminare adeguatamente le zone delpavimento in cui sono presenti dislivellioppure segnalarli tramite differenziazionidi materiale o di colore;• fissare al pavimento i tappeti mediantesottotappeti o strisce adesive; utilizzarepossibilmente tappeti rigidi,non facilmente spostabili ed integri;• disporre gli arredi in modo da assicurarevie di transito ampie, senza ingombrirappresentati da mobili bassi,vasi, piante, fili elettrici ecc.;• limitare nell’arredo le superfici costituiteda vetri e cristalli;• verificare che gli impianti siano statirealizzati a regola d’arte e controllareperiodicamente che siano mantenutiin buono stato;• verificare che tutti gli elettrodomesticied utensili elettrici siano marcati CE,provvisti di targhetta con i dati tecnicied eventuali marchi di qualità IMQ;• utilizzare gli elettrodomestici secondole indicazioni del manuale d’uso;• tenere lontano dal caminetto e/o stufamateriali e oggetti facilmente infiammabili,quali tappeti, tendaggi, liquidia pericolo d’incendio ecc.;• verificare periodicamente il correttofunzionamento della canna fumaria aservizio;• non lasciare braci accese incustodite,ad esempio quando ci si allontana dallastanza.Camera da lettoÈ la stanza destinata al riposo, spesso utilizzataanche per altre attività come la lettura,la visione della tv, l’utilizzo del computer.I principali rischi sono rappresentati da:• letto di altezza non adatta alle esigenzedei fruitori con conseguente pericolodi cadute;• pavimento lucido e scivoloso;• presenza sul pavimento di tappeti, lembidi copriletti, coperte e tende troppolunghe;• utilizzo di termocoperta elettrica o altreattrezzature elettriche;• rischio incendio per fumatori o a causadi utilizzo improprio dei punti luce;• arredo con spigoli e piedi sporgenti;• superfici vetrate e specchi.Co n s i g l i• Adeguare l’altezza del letto alle esigenzedella persona che lo utilizza inmodo da evitare movimenti e gestiimpropri per alzarsi o distendersi;• fissare al pavimento i tappeti mediantesottotappeti o strisce adesive: utilizzarepossibilmente tappeti rigidi,non facilmente spostabili ed integri;• utilizzare coperte, copriletti, tendaggidi misura adatta al letto ed alle finestrein modo da non costituire ingombrosul pavimento;


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni113• preferire arredo con spigoli arrotondatie piedi non sporgenti e limitareal minimo le superfici specchiate evetrate;• non fumare;• non oscurare i punti luce per diminuirnel’intensità, usando materiali facilmenteinfiammabili quali carta, stoffae simili;• porre particolare attenzione nell’utilizzodi termocoperte elettriche e dialtri elettrodomestici, verificando chesiano mantenuti in buono stato e chegli impianti siano stati realizzati a regolad’arte.Camera dei bambiniÈ il locale destinato al riposo, allo studioed al gioco dei bambini.I principali rischi sono costituiti da:• cadute dal letto o durante il gioco;• cadute verso il vuoto;• soffocamento per ingestione di corpiestranei o strangolamento durantegiochi avventurosi;• arredo disposto in modo da favorirel’arrampicata o con elementi quali spigolio superfici vetrate che possonoessere causa di traumi e ferite;• finestre a cui si può accedere facilmenteda caloriferi o mobiletti postinelle immediate vicinanze;• accesso a balconi e terrazzi;• rischio elettrico derivante dall’impiantodi illuminazione e dai giocattolielettrici;• superfici vetrate.Co n s i g l i• controllare i bambini durante il gioco,evitando di lasciarli troppo a lungo soli;• mantenere la stanza il più possibile inordine;• assicurarsi che i giocattoli abbiano lamarcatura CE che attesta la conformitàdel gioco alle direttive europee inmateria di sicurezza e che venganoutilizzati dai bambini dell’età consigliataper lo specifico gioco;• verificare periodicamente che i giochisiano in buono stato, che non abbianoparti rotte, danneggiate, taglienti;• evitare tendaggi con cordoni e decorazioniche possono trasformarsi incappi;• preferire un arredo semplice, senzasporgenze pericolose e contundenti esoprattutto senza elementi che possanoconsentire scalate verso l’alto;• per i più piccoli scegliere un lettinocon sponde fatte in modo da proteggeredalla caduta ma anche da impedirel’intrusione della testa o delle braccia,gambe , mani in qualche fessura; l’altezzaminima dovrebbe essere di 75 cm ela distanza tra le sbarre di 6.5-8 cm;• dotare le superfici dei termosifoni diuna protezione tale da evitare traumi oustioni e realizzata in modo da impedirela scalata verso l’alto, in particolareverso il davanzale della finestra;• scegliere lampade a soffitto, evitandoquelle a parete o quelle con fili volantio altre attrezzature elettriche a portatadi mano dei bambini;• assicurarsi che le prese basse siano deltipo di sicurezza, dotate quindi di lamelleinterne che non permettono l’introduzionedi oggetti in un solo polo, o,in alternativa, siano protette con tappicopripresa;• assicurarsi che il parapetto di eventualibalconi o portefinestre sia di misuraregolamentare e prevedere sistemiantiarrampicamento/caduta;


114Capitolo 5• dotare le superfici vetrate di pellicoledi sicurezza o altri materiali o in alternativasostituire con vetri antisfondamento.Servizio igienico / BagnoÈ il locale destinato all’igiene della persona.Si tratta molto spesso di un ambiente didimensioni ridotte in cui si è costretti acompiere movimenti scomodi e complessicon rischio di cadute e traumi.I principali rischi del servizio igienicosono rappresentati da:• presenza di acqua, vapore acqueo,condensa ecc. che rendono la superficiedel pavimento scivolosa;• presenza di tappeti sul pavimento;• pericolo di ustioni da contatto con acquabollente;• pericolo di annegamento soffocamento;• utilizzo frequente di piccoli e grandielettrodomestici con conseguente rischioelettrico;• rischio gas;• utilizzo frequente di utensili pericolosi(taglienti, rasoi,forbici ecc) con conseguentepericolo di ferite e traumi;• utilizzo e deposito di detersivi, materialidi pulizia e farmaci.Co n s i g l i• garantire costantemente un’efficaceventilazione naturale o artificiale in manierada limitare il tasso di umidità;• fissare al pavimento i tappeti mediantesottotappeti o strisce adesive, utilizzarepossibilmente tappeti rigidi,non facilmente spostabili ed integri;• non chiudere la porta a chiave e comunqueinstallare una serratura a passpartoutcon senso di apertura dellaporta verso l’esterno;• installare maniglioni in corrispondenzadella tazza WC e della doccia/vascaper fornire sostegno alle persone conridotta capacità motoria o anziane;• porre particolare attenzione all’utilizzodi elettrodomestici in vicinanzadi zone bagnate e con mani umide epiedi scalzi;• verificare che tutti gli elettrodomesticied utensili elettrici siano marcati CE,provvisti di targhetta con i dati tecnicied eventuali marchi di qualità IMQ;utilizzare gli elettrodomestici secon-•do le indicazioni del manuale d’uso;• qualora sussista la necessità di riscaldareil locale con una stufetta elettrica,questa deve essere posizionata lontanodai punti di erogazione dell’acquae comunque spenta prima dell’utilizzodella doccia e della vasca da bagno;• controllare la temperatura dell’acquaprima del suo utilizzo;• non lasciare mai i bambini da soli nelservizio igienico;• in presenza di scaldacqua a gas deveessere garantita un’apertura versol’esterno in modo da assicurare unsufficiente apporto di ossigeno perreintegrare quanto consumato nellacombustione; tale apertura, inoltre,in caso di guasti all’impianto con conseguenteliberazione di gas, consentel’evacuazione del gas disperso;• utilizzare sul fondo vasca e nel piattodoccia i tappetini antiscivolo in gommacon ventose o altro sistema di ancoraggio;conservare i detersivi e le sostanze•chimiche, nella loro confezione originalee con idonea etichettatura, lontanodai generi alimentari, in luogochiuso, non accessibile ai bambini;


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni115• è consigliabile, soprattutto in presenzadi persone anziane o diversamenteabili, l’installazione di un campanellodi allarme da attivare in caso di necessità;• non lasciare mai i bambini da soli nelservizio igienico.Corridoi e disobblighiSono gli spazi che mettono in comunicazionei vari locali e i vari livelli dell’abitazione.Devono avere sufficiente larghezza – almeno1 metro – in modo da consentireil contemporaneo passaggio di due persone.I principali rischi sono rappresentati da:• cadute;• pavimento lucido e scivoloso con dislivellio gradini non segnalati;• presenza di tappeti e corsie;• presenza di arredo ingombrante;• presenza di porte che si aprono sulpercorso;• illuminazione non adeguata.Co n s i g l i• fissare al pavimento i tappeti mediantesottotappeti o strisce adesive, utilizzarepossibilmente tappeti rigidi,non facilmente spostabili ed integri;• non ridurre la larghezza del percorsocon arredi inutili e ingombranti;• illuminare adeguatamente le zone delpavimento in cui sono presenti dislivellioppure segnalarli tramite differenziazionidi materiale o di colore;• assicurare un livello di illuminazioneomogenea, eliminando le zone d’ombrae i fenomeni di abbagliamento ecomunque non transitarvi al buio;• proteggere le parti vetrate delle portecon pellicola adesiva o con reticolatimetallici;• evitare porte che si aprano direttamentesu una scala;• in caso di corridoi lunghi è consigliabileinstallare più interruttori di comandodell’illuminazione artificiale,almeno uno all’inizio ed uno alla fine,in modo da evitare percorsi non illuminati;• evitare l’apertura delle porte dallestanze verso il disimpegno, in mododa impedire urti con le persone che vitransitano.Ripostiglio, soffitta, cantinaSono i locali in cui si ripongono attrezzature,materiali, elettrodomestici, al finedi assicurare l’ordine e la pulizia negli altrilocali dell’abitazione.Molto spesso si tratta di spazi angusti, riempitiall’inverosimile, con conseguentedifficoltà per chi vi accede di muoversi inmodo agevole e senza pericoli.I principali rischi sono costituiti da:• cadute dall’alto;• cadute di oggetti;• traumi da schiacciamento;• rischio chimico;• rischio gas;Co n s i g l i• Sistemare i materiali e le attrezzaturein modo da consentire un agevole movimentodelle persone;• sistemare gli oggetti sulle scaffalaturein maniera stabile e mantenerenelle parti più basse gli oggetti piùpesanti;


116Capitolo 5• utilizzare solo scale o sgabelli idoneiper accedere alle parti alte evitandoassolutamente di salire su sedie o altrioggetti che non offrono una base solidae stabile;• conservare i detersivi e le sostanzechimiche nella loro confezione originalee con idonea etichettatura, lontanodai generi alimentari, in luogochiuso, non accessibile ai bambini;• verificare che gli impianti siano statirealizzati a regola d’arte e controllareperiodicamente che siano mantenutiin buono stato;• in presenza di caldaia a gas o contatoredel gas deve essere garantitaun’apertura verso l’esterno in mododa assicurare un sufficiente apporto diossigeno per reintegrare quanto consumatonella combustione; tale aperturainoltre, in caso di guasti all’impiantocon conseguente liberazionedi gas, consente l’evacuazione del gasdisperso.GarageÈ il locale destinato al rimessaggio dell’automobileo della moto; qualora ci sia spazio,viene usato anche come ripostiglioe deposito e qualche volta ci si ricavaun’area per l’effettuazione di piccoli lavoridi bricolage.Il parcheggio di automobili o moto comportala presenza di sostanze infiammabiliche rilasciano vapori, i quali mescolatiall’aria possono generare atmosfereesplosive.Qualora la porta sia del tipo automaticoa comando elettrico, l’installazione deveessere eseguita da un tecnico abilitato.I principali rischi sono costituiti da:• rischio incendio;• rischio di asfissia o intossicazione perpresenza di gas tossici nell’aria;• rischio elettrico per l’utilizzo frequentedi piccoli e grandi elettrodomestici;• ferite e traumi per l’utilizzo di arnesidi lavoro;• cadute di oggetti;• traumi da schiacciamento;• rischio chimico.Co n s i g l i• Garantire adeguata apertura di aerazioneche consenta l’ingresso di ariaesterna anche a porta chiusa al finedi evitare il ristagno di vapori esplosivi;• non fumare;• non usare fiamme libere;• disattivare tutte le apparecchiatureelettriche quando ci si allontana dallocale;• non sostare all’interno del locale conla porta chiusa in presenza di automobilio moto con motore acceso;• verificare che tutti gli elettrodomesticied utensili elettrici siano marcatiCE, provvisti di targhetta con i datitecnici ed eventuali marchi di qualitàIMQ;• verificare il corretto funzionamentodegli utensili da lavoro ed indossareindumenti e protezioni idonee duranteil loro impiego;• conservare i detersivi e le sostanzechimiche, nella loro confezione originalee con idonea etichettatura, inluogo chiuso, non accessibile ai bambini;• verificare la corretta installazione daparte di un tecnico abilitato e la costantemanutenzione dei serramentidi porta automatici;


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni117Giardino e terrazzoSono zone esterne che danno un valoreaggiunto all’abitazione, luoghi di riposo/relax ma anche siti in cui si gioca, si svolgonoattività hobbistiche quali giardinaggioe simili.I principali rischi sono costituiti da:• cadute;• traumi, ferite e ustioni;• punture/morsi di insetti e/o animalimolesti;• rischio elettrico;• arredo, vasi, piante, giochi;• intossicazione da contatto o ingestionepiante;• presenza piscine o vasche;• cancelli elettrici.Co n s i g l i• Il terrazzo deve essere protetto daparapetti o ringhiere ad altezza taleda evitare cadute dall’alto – l’altezzaregolamentare è di 1 metro;• le recinzioni devono avere aperturedi ampiezza tale da evitare che ilbambino vi si incastri con la testa;• mantenere asciutto il pavimento;• eliminare eventuali irregolarità e discontinuitàdelle superfici calpestabili;• assicurarsi che i vasi, le fioriere e l’arredo(sedie e tavoli) siano ben fissi alterreno e che non si rovescino se urtatio per azione del vento;• ancorare saldamente al muro armadio scaffalature;• assicurarsi che tendaggi ed altre coperturesiano costituite da materialiin grado di sopportare le sollecitazionidel vento;• controllare sempre che gli arredi (sediee tavoli) pieghevoli siano aperticorrettamente in modo da esserestabili ed evitare traumi conseguentialla loro improvvisa chiusura;• non utilizzare liquidi infiammabili(benzina, alcol) per accendere il barbecue;• non lasciare da soli i bambini in giardinoo sul terrazzo;• nelle vasche e piscine mantenere l’acquaad un livello tale da scongiurareil pericolo di annegamento ed impedirecomunque che il bambino possaraggiungere da solo laghetti, vaschee piscine;• verificare che il cancello automaticosia costruito secondo le norme dibuona tecnica;• verificare che l’impianto elettrico siastato realizzato a regola d’arte inconsiderazione dell’esposizione agliagenti atmosferici e controllare periodicamenteche sia mantenuto inbuono stato;• verificare il corretto funzionamentodegli utensili per il giardinaggio o ilbricolage ed indossare indumenti eprotezioni idonee durante il loro impiego;• riporre gli utensili in luoghi chiusi,non accessibili ai bambini, e comunquecon idonee protezioni delle partitaglienti ed appuntite;• verificare la stabilità dell’installazionedei giochi per i bambini ed in particolareche gli elementi di fissaggiosiano perfettamente serrati, che leparti metalliche non siano intaccateda ruggine e che eventuali corde otiranti siano in buono stato di esercizio;• verificare la corretta installazione daparte di un tecnico abilitato e la costantemanutenzione dei serramentidi porta automatici;


118Capitolo 5Elementi strutturali delle abitazioniScale fisseLa sicurezza delle scale fisse dipendedalle loro caratteristiche costruttive egeometriche.Devono presentare andamento regolareed omogeneo per tutto il loro sviluppocon pendenza limitata e costante; unapendenza attorno ai 30° rappresenta lasituazione ideale.La pendenza deriva dal rapporto alzata/pedatadel gradino; l’alzata non deveessere eccessiva onde evitare che lascala sia troppo ripida; la pedata deveessere sufficientemente profonda ondeassicurare il corretto posizionamentodel piede.Il rapporto ideale tra alzata e pedata èdato da 2 x alzata + 1 pedata = 62-64cm, naturalmente prevedendo una pedatasufficientemente profonda e quindinon meno di 29-30 cm.Un tanto consente di percorrere la scalain sicurezza sia in discesa che in salita inassenza di sforzo eccessivo.Anche l’interruzione della rampa conun pianerottolo contribuisce a diminuirela fatica della salita soprattutto perpersone anziane o con difficoltà deambulatorie.I gradini devono essere a pianta preferibilmenterettangolare, in materiale nonscivoloso e con profilo continuo a spigoliarrotondati.Il Decreto Ministeriale n. 236 del 14 giugno1989 stabilisce la larghezza minimadelle scale distinguendo in :• scale che costituiscono parte comuneo siano di uso pubblico: 120 cm;• scale che non costituiscono partecomune o non sono di uso pubblico,quali quelle a servizio di un’unicaunità abitativa (interne ed esterne):80 cm.Le scale devono essere dotate di adeguataprotezione verso il vuoto e dicorrimano posto ad altezza pari a 90-100 cm.Il corrimano deve essere prolungato peralmeno 30 cm oltre il primo e l’ultimogradino, deve essere di facile presa, averepreferibilmente un diametro di 4 cm,essere realizzato in materiale resistentesenza asperità che possano causare ferite,ed essere distante almeno 4 cm daeventuali pareti o ringhiere.Le scale devono essere sempre ben illuminatesia con luce naturale che conadeguato impianto di illuminazione artificialee mai percorse al buio; la sorgenteluminosa, naturale o artificiale, deveessere posta, ove possibile, lateralmentein modo da evitare fenomeni di abbagliamento;in caso di illuminazioneartificiale temporizzata, il tempo deveessere calcolato in modo da garantirecon ampio margine il percorso di tuttala scala anche da parte di persone contempi di percorrenza lenti derivanti daminori abilità.È opportuno che gli interruttori di comandodell’illuminazione artificiale sianoposti sia all’inizio che alla fine dellarampa scale e siano ben evidenziati ericonoscibili.Particolarmente rischioso è l’utilizzodi scale con gradini a pianta diversa da


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni119quella rettangolare (ad esempio triangolare– piè d’oca – o trapezoidale); laparte più interna dei gradini di questoformato rappresenta una situazionedi pericolo perché viene impedito uncorretto appoggio del piede con conseguentepossibilità di caduta, soprattuttoin discesa.Le attuali tendenze architettoniche, rivolteal massimo recupero ed utilizzodegli spazi, propongono frequentementel’installazione di tali scale in diversiambienti; si ritiene però che il ricorsoalle scale a chiocciola possa essere tolleratosolo per l’accesso a sottotetti nonabitabili, locali accessori ecc.In corrispondenza dei pianerottoli e anchesui singoli gradini va evitata la presenzadi oggetti ingombranti quali fioriere,piante ornamentali, mobilio ecc.in quanto riducono lo spazio calpestabilee rappresentano possibilità d’inciampoe conseguente caduta.Va evitata l’applicazione di corsie o tappetiin quanto, se non ben fissati o condiscontinuità, possono comportare rischiodi caduta diventando uno stratoaltamente scivoloso interposto tra suoladella scarpa e pavimento.Altrettanto pericolosa è l’evenienza diporte che si aprono direttamente sullerampe di scale o su pianerottoli senzagarantire un sufficiente spazio per il correttotransito.Va segnalata inoltre mediante appositacartellonistica – soprattutto nelle particomuni – l’effettuazione di pulizie conliquidi detergenti che rendono il pavimentoscivoloso.Singoli gradini che interrompono unpercorso piano devono essere adeguatamentesegnalati mediante fasce di materialediverso o di diverso colore oppurecon adeguata segnaletica.Scale portatili e sgabelliIn ogni casa è sicuramente disponibileuna scala portatile che utilizziamo pergli usi più diversi: operazioni di pulizia,accesso alle parti alte del mobilio, piccoliinterventi di manutenzione ecc.Le scale possono essere scale doppiead uno o due tronchi di salita o scale inappoggio; possono essere a gradini o apioli; il gradino ha una superficie di appoggioper il piede di larghezza non inferioread 8 centimetri, mentre il piolo halarghezza inferiore a 8 centimetri, per cuisono da preferire le scale a gradini perchéconsentono un miglior appoggio.Prima di utilizzare una scala portatile ènecessario controllare le condizioni dellastessa: che sia costruita con materialeadatto, resistente, di dimensioni appropriateall’uso, dotata di dispositivi antisdruccioloe di blocco dell’apertura; deveriportare la conformità alla norma UNI EN131 ed essere dotata di marcatura CE.L’altezza massima di utilizzo, cioè la distanzadalla piattaforma alla base di appoggio,di una scala da usare all’internodi un’abitazione in condizioni di sicurezzanon dovrebbe superare i 2.00 metri.Comunque per eseguire qualsiasi tipo dioperazione o lavoro con l’utilizzo di unascala in modo sicuro bisogna seguire alcunesemplici precauzioni:• verificare che ci sia sempre qualcunoin casa per prestare soccorso in casodi caduta o in grado di fornire aiutodurante lo svolgimento dell’attività;• non sporgersi lateralmente;• non salire troppo in alto, non oltre i 2metri e comunque a livello della piattaformase la scala è dotata di idoneo parapettoe non oltre il quart’ultimo gradinose la scala è priva di piattaforma onon dispone di parapetto idoneo;


120Capitolo 5• non salire sulla scala portando materialie/o attrezzature pesanti perché intale condizione si è impediti a sorreggersisui montanti o sul parapetto e sicrea pertanto una situazione di instabilitàdurante la salita o la discesa;• non posizionare la scala su superficicon oggetti o materiali che possonofacilitare un eventuale scivolamento:acqua, fogli di nylon, olio ecc.;• non posizionare mai un piede su ungradino o piolo e un piede su di unaltro piano, ad esempio sul davanzaledi una finestra o su di un mobile,perché tale posizione può comportareuno sbilanciamento e conseguenterovesciamento della scala;• utilizzare sempre un abbigliamentoconforme, in particolare calzatureidonee, non pantofole, scarpe a tacchialti e sandali, e non vestiario conlacci o cinture che potrebbero impigliarsio finire sotto le scarpe;• non posizionare la scala in prossimitàdi spazi prospicienti il vuoto, nonadeguatamente protetti, balconi, scale,pianerottoli, davanzali, porte e/ofinestre non perfettamente chiuse;• non posizionare la scala su oggettio parti d’arredo che forniscano unabase per aumentarne l’altezza di utilizzo;• non scendere mai dalla scala con lespalle rivolte verso la stessa;• dopo l’utilizzo riporre la scala in unripostiglio o un luogo apposito, possibilmenteancorata al muro o comunqueriposta in maniera da nonessere a rischio di caduta.Quando si devono superare piccoli dislivelli,ad esempio raggiungere parti altedel mobilio, scaffalature a media altezzadel ripostiglio o simili, è consigliabileusare in alternativa ad una scala uno sgabello;in commercio ne esistono di diversitipi, con gambe fisse o pieghevoli, congradini ripiegabili o estraibili ecc.Le precauzioni da osservare nell’utilizzodi uno sgabello sono le stesse delle scalesopra riportate.PavimentoLe caratteristiche del pavimento rappresentanouna delle principali cause di incidentedomestico.Sono pericolosi i pavimenti molto lucididi marmo o granito, trattati con cere esostanze che ne aumentano la scivolosità.Il rischio può aumentare in particolarisituazioni quali la presenza di acqua o vaporeacqueo che si può verificare in ambientiumidi quali la cucina ed il bagno.I pavimenti devono essere sempre continui,senza sconnessioni in modo daevitare la possibilità di inciampo; soprattuttoquelli in legno, magari antichi,tendono a sollevarsi oppure formanodei distacchi tra i singoli elementi percui necessitano di una costante manutenzione.È da evitare la presenza di dislivelli ogradini isolati in quanto se non opportunamentesegnalati, con modifiche dellatonalità cromatica o di materiali e nonadeguatamente illuminati rappresentanoun ostacolo.Anche la presenza di animali domesticipuò costituire una situazione di pericolo,come del resto anche sporgenze, basamenti,piedini di mobili.Importante è l’illuminazione che deveessere adeguata, continua, in manierada garantire l’assenza di zone d’ombrao fenomeni da abbagliamento.L’utilizzo di calzature adeguate, scarpe


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni121o pantofole chiuse sul tallone con suoladi gomma, riduce di molto la possibilitàdi cadute.Se il percorso presenta ostacoli o altriingombri, su pavimenti particolarmentescivolosi, non è consigliabile transitarvicon le mani occupate da oggetti, pesi,ecc. che impediscono la presa su appigliin caso di cadutaI pavimenti esterni di terrazzi, balconi,giardini, esposti agli agenti atmosferici,umidità, pioggia, neve, ecc. devono assicurareun maggior coefficiente di attritorispetto a quelli interni e possedere caratteristichedi antigelività per non incorrerein rotture e distacchi che li renderebberosconnessi e pericolosi; per talemotivo anche l’ancoraggio al sottostantemassetto deve avvenire utilizzando prodottiantigelivi.TappetiAl fine di evitare pericolose cadute èbuona norma non utilizzare tappeti, soprattuttoin presenza di persone anzianeo con difficoltà di deambulazione.Nel caso invece si preferisca utilizzarli,si raccomanda di farli aderire saldamenteal sottostante pavimento mediantestrisce autoadesive o sottotappeti, chene impediscano lo scivolamento. Devonoavere una buona rigidità e nello stessotempo uno spessore non eccessivo inmodo da non rappresentare un ostacolo.Sono da preferire per le loro caratteristichedi rigidità tappeti in stuoia o corda.Devono essere sufficientemente ampi inmodo da occupare quasi del tutto la superficiedel vano, essere privi di frangee non presentare rotture e discontinuitàin cui si può intrappolare il tacco oaltre parti della scarpa con conseguentecaduta.Un ulteriore pericolo rappresentato daitappeti è la possibilità che, a seguito diun loro spostamento improvviso, partidi arredo che vi sono posizionate si ribaltinoaddosso alle persone che si trovanonelle vicinanze.Parapetti e ringhiereIn corrispondenza di salti di quota,rampe di scale, terrazze, pianerottoliprospettanti verso il vuoto devono essereposti parapetti e ringhiere di altezzaregolamentare che impediscanola caduta.I materiali utilizzati devono essere ingrado di resistere ad una forza compostadalla massa di una persona più l’energiadel corpo in movimento.I materiali in cui possono essere realizzatisono svariati: muratura, ferro, legno,vetro, ecc., purché rispondenti alle caratteristichedi resistenza di cui sopra.Devono avere un’altezza minima di m 1ed essere inattraversabili da una sfera di10 cm; la ringhiera deve essere preferibilmentecomposta da elementi verticaliin maniera da impedire la possibilità diarrampicamento.In corrispondenza di parapetti e ringhiereva evitato il posizionamento diarredo, fioriere ecc. che ne riducano l’altezzaeffettiva dal pavimento e che rappresentino,soprattutto per i bambini, latentazione a salirvi sopra e ad esporsiquindi verso il vuoto.Nel caso siano realizzati con tamponaturain vetro quest’ultimo deve essere disicurezza e quindi conforme alle normeUNI EN ISO 12543, UNI EN 12150.


122Capitolo 5Serramenti di porta e finestraLe porte e le finestre possono essere,direttamente o indirettamente, causa diinfortuni, in relazione a:• materiale di cui sono costituiti;• presenza di spigoli vivi;• senso e sistema di apertura/chiusura• spazi insufficienti per un’apertura/chiusura in sicurezza;• presenza di superfici vetrate o specchiature;• sistemi di azionamento, maniglie,pomelli, serrature ecc.Porte-finestre con ampia superficie vetratao porte con specchiature in vetrovanno sistemate in posizione defilatarispetto ai luoghi di transito, soprattuttose in tali zone giocano i bambini; laparte vetrata va dotata di pellicola protettivadi sicurezza oppure va realizzatacon vetri di sicurezza.Eventuali portefinestre completamentevetrate, quali potrebbero essere quelledi accesso allo stabile o quelle presentiin parti comuni quali atri o vani scale,vanno munite di elementi segnalatorie, quantomeno per la parte sottostantel’altezza di un metro a partire dal pianodi calpestio, realizzate in vetro di sicurezza.La presenza di spigoli vivi (in particolaredei telai di finestre che si aprono versol’interno della stanza) rappresenta pericolodi traumi/ferite per le persone chetransitano nei pressi, in particolare peri bambini.Esistono in commercio appositi sistemidi protezione degli spigoli vivi.Le porte rappresentano situazione dipericolo quando – per mancanza di spazioo altri motivi – non sempre razionali,vengono disposte in modo da nascondereciò che si trova dall’altra parte e adesempio, si aprono direttamente su diuna scala oppure in una zona di transitodi persone; è quindi molto importantein fase progettuale effettuare uno studiosui flussi del movimento all’internodell’abitazione, verificando gli spazi, isensi di apertura delle porte e i materialida impiegare.È frequente l’accadimento di infortuni inconseguenza della chiusura nella portadi parti del vestiario o delle dita.Le porte scorrevoli devono essere dotatedi un sistema di blocco tale da impedirelo schiacciamento delle dita o dellamano nel sistema di chiusura.La larghezza minima delle porte di accessoall’edificio e alle unità abitative èdi cm 80, mentre quella delle porte interneall’abitazione è di cm 75.Le maniglie delle porte e delle finestredevono essere di facile presa e manovrabilità,possibilmente del tipo a levacurvate ed arrotondate in maniera taleda evitare traumi e intrappolamento didita e parti di vestiario.Superfici vetrateCostituiscono pericolo per la possibilitàdi rottura a seguito di urto o direttamentecon il corpo o con attrezzi od oggettitrasportati.Sono rappresentate da:• porte e finestre;• specchi;• superfici di arredi;• parapetti in vetro.Qualora siano localizzate nelle zone di accessoallo stabile o in parti comuni qualiatri o vani scale vanno munite di elementisegnalatori e, quantomeno per la partesottostante l’altezza di un metro a par-


Norme igienico-sanitarie relative alle abitazioni123tire dal piano di calpestio, realizzate invetro di sicurezza.Va evitato il posizionamento di superficivetrate o specchiate in ambienti dovegiocano o corrono i bambini o in corrispondenzadi zone usuali di transito ècomunque consigliabile dotare la superficievetrata di pellicola protettiva oppureutilizzare vetri di sicurezza o antiurtocorrispondenti alle norme UNI EN ISO12543, UNI EN 12150.Va preferito l’arredo con parti in vetrosolo nelle zone più alte.ArrediGli arredi, come tutti gli altri componentidelle abitazioni, hanno subito nel corsodegli anni una notevole evoluzione siadal lato costruttivo che di design; nasconocome elementi mobili atti a migliorare il livellodi comodità dell’abitazione sia per levarie attività di lavoro, studio, riposo chesi svolgono all’interno delle mura domestiche,sia per mere funzioni di contenitoriper tutti i materiali ed oggetti della casa.La loro disposizione nei diversi ambientideve essere il più possibile razionale inmodo da garantire la sicurezza delle operazionidomestiche per le quali sono staticoncepiti ed evitare che possano rappresentareimpedimento al transito, in particolareper gli anziani, i bambini e i soggetticon difficoltà di movimento.Per gli anziani è importante che i mobilisiano stabili e sistemati in modo da lasciarelibero il passaggio, considerate leloro caratteristiche deambulatorie ed idisturbi degli organi di senso, vista e udito,dell’apparato circolatorio, muscolaree scheletrico, che spesso li costringonoall’utilizzo di ausili.I bambini invece, seguendo la loro indole,sono portati ad una notevole attivitàdi movimento che necessita di ampi spaziliberi e senza intralci; i loro giochi sonomovimentati, vivaci e fantasiosi, possonoutilizzare gli arredi per le loro necessitàdi conoscenza e sperimentazione per cuipuò succedere che si avventurino a scalarelibrerie, ad usare le tende come delleliane, ecc.Per tali motivi è consigliabile, in particolareper gli arredi con base di appoggio strettae notevole altezza, ancorarli saldamentealle pareti per mezzo di sistemi idoneiquali viti a pressione e simili. Ugualmenteva posta particolare attenzione quando siappendono alle pareti quadri di grandi dimensioni,specchi, mensole.Si potrebbe dire che un’abitazione controppi arredi è più pericolosa di una arredatain maniera semplice ed essenziale.Ove possibile, va preferito un arredo condisegno lineare, con margini arrotondati,con zone specchiate e vetrate dispostenelle parti alte; antine e cassetti devonoessere dotati di sistemi di blocco di aperturae chiusura di sicurezza.L’arredo deve essere comunque robusto edurevole nel tempo, in maniera da garantirela sua funzionalità e non rappresentaresituazioni di pericolo per chi lo utilizza.È da evitare il deposito di materiali od oggettinelle parti più alte o sopra gli armadiin quanto l’eventuale caduta di tali materialipuò essere causa di traumi anche gravie perché tale sistemazione comporta lanecessità di usare scalette, sgabelli o altrisistemi per raggiungerli. In ogni caso nonbisogna mai usare l’arredo in alternativaa scale portatili e sgabelli regolamentariper arrivare alle parti alte.Particolarmente pericoloso è l’utilizzo di sediee tavolini pieghevoli che possono esserecausa di traumi, ferite e schiacciamenti.


124Capitolo 5Conclusioni“La nostra casa: luogo sacro, inviolabile,nel quale ci sentiamo sicuri” non è propriocosì scontato, anche nella nostracasa ci sono tanti pericoli, tante situazioniche possono rappresentare rischi d’infortuniola cui gravità è modulata da tantevariabili , legate al soggetto quali l’età,il sesso, il tempo che si trascorre in casa,le condizioni fisiche, la condizione professionale,il livello d’istruzione ; ci sonopoi le variabili legate alla struttura, agliambienti e alle loro caratteristiche, di cuiin questo capitolo abbiamo trattato.Co m e possiamo inter venire?Per gli aspetti legati alla struttura è fondamentalepartire da una corretta progettazioneche tenga conto della distribuzionedegli spazi e della loro destinazionein relazione alle esigenze della persona,che valuti correttamente gli aspetti impiantistici,i materiali da utilizzare e lefiniture.Di non minore importanza appare l’esigenzadi uno studio per una correttadistribuzione dell’arredo che va sceltonon solo in base agli aspetti estetici, maanche per le sue caratteristiche di facileutilizzo e sicurezza.È auspicabile quindi l’avvio di forme dicollaborazione e sinergie tra enti e cittadinial fine di facilitare in ogni modo,in particolare per gli aspetti economici,l’esecuzione di interventi, dovuti per leggeo comunque necessari, quali adeguamentie manutenzioni di strutture ed impianti,che possono aumentare il livellodi sicurezza dell’abitazione e consentirealle persone di abitare nella loro casa conmaggior serenità.Il tutto non può prescindere da una correttainformazione che induca il cittadinoad acquisire la consapevolezza dell’esistenzadel rischio anche tra le mura domestichee la conseguente adozione dicomportamenti corretti.Bibliografia- Igiene e medicina preventiva - S. Barbuti - E.Belleli - G.M. Fara – G. Giammanco- Enciclopedia pratica per progettare e costruire– E. Neufert- Prevenzione e Sicurezza in ambiente domestico“Progetto casa sicura” – Regione Toscana- Sicurezza in casa - ISPESL- Decreto Ministeriale 14 settembre 2005 “Normetecniche per le costruzioni”- Decreto Ministeriale 5 luglio 1975 “Modificazionialle istruzioni ministeriali 20 giugno1896 relativamente all’altezza minima ed airequisiti igienico sanitari principali dei locali diabitazione”- Decreto Ministeriale 22 gennaio 2008 n.37“Regolamento concernente l’attuazionedell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, letteraa) della Legge n 248 del 2 dicembre 2005,recante riordino delle disposizioni in materiadi attività di installazione degli impianti all’internodegli edifici”- Decreto Presidente Consiglio Ministri 1 marzo1991 “Limiti massimi di esposizione al rumorenegli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”- Decreto Ministeriale 14 giugno 1989 n. 236“Prescrizioni tecniche necessarie a garantirel’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilitàdegli edifici privati e di edilizia residenzialepubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini delsuperamento e dell’eliminazione della barrierearchitettoniche”


Rischi legatiall’utilizzodi utensili-attrezzinell’ambitodel lavoro domestico,degli interventidi manutenzionee dell’hobbisticacapitolo 6Fabio Schiavitti


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi127PremessaLe attuali statistiche di settore rilevanoche le nostre case, nonostante dianoun senso di sicurezza e di protezione,sono un ambiente insidioso all’internodel quale ogni anno circa tre milioni dipersone subiscono incidenti di varia naturae gravità, con conseguente ricadutaa carico del servizio sanitario regionalein termini di costi.Questo comune senso di protezione, unitamentealla ripetitività di gesti e comportamenticompiuti da sempre, determinatroppo spesso una sottostima delpericolo che porta le persone ad esporsiinconsapevolmente al rischio infortunio.Frequentemente si ignora o si sottovalutache molteplici azioni, situazioni, attrezzatureo dispositivi domestici, sonodavvero poco dissimili da analoghi fattoridel mondo lavorativo i quali, però,essendo disciplinati da un ampio retroterralegislativo italiano e comunitario,prevedono misure strutturali, tecnologicheed organizzative proporzionaliall’effettiva entità del rischio, sebbenesia ancora necessario approfondire l’attivitàdi studio e ricerca in proposito.L’ambiente casalingo non fa alcuno scontoalle varie fonti di pericolo, che quindivanno ritenute tali in senso assolutoe di conseguenza trattate con lo stessorigore ad esse riservato negli ambientilavorativi.Anzi, la presenza nelle abitazioni di individuicon un atteggiamento di sottostimadel pericolo, a volte anche gravati da fattoridi vulnerabilità riferibili a particolaridisabilità, rende necessaria la definizionedi chiari criteri di buona prassi domestica,finalizzati allo sviluppo di una culturadella prevenzione, all’adozione sistematicadi precise norme comportamentali,alla riduzione dei rischi e quindi dell’incidenzadegli infortuni.Garantire la sicurezza alla propria famigliaed acquisire la percezione del rischioequivale a:1. porre attenzione ai propri comportamentie soprattutto alle consuetudini;2. effettuare delle scelte oculate primadell’acquisto;3. osservare quanto riportato sulle etichettee sulle schede di sicurezza deiprodotti, delle attrezzature e delle apparecchiature(le prime cose cestinateinsieme a packaging e imballi).Al contrario, la lettura di quest’ultimepermette di acquisire le informazionibasilari necessarie a valutare le propriescelte ed i propri comportamenti.Questo capitolo è dedicato in particolareall’utilizzo di utensili ed attrezzature domestiche,oltre che agli interventi di manutenzioneed hobbistica che, nel loro complesso,hanno un chiaro legame intrinsecocon le realtà lavorative da cui è necessario,per tali motivi, mutuare simili filosofie,strategie e mezzi di protezione e difesa.Cominciamo col riflettere sul meccanismopsicologico che ci porta sistematicamentead essere troppo sicuri delle nostrereazioni e soprattutto a consideraree trattare troppo amichevolmente dispositivied attrezzature che vanno inveceutilizzate in modo meno disinvolto econ maggiore presenza di spirito.


128Capitolo 6Dal pericolo al danno se siabbassa la guardiaAl nostro cervello pervengono continuamentesegnali che devono essere prontamenteanalizzati per dar modo al nostroorganismo di funzionare sia in situazioninormali che di emergenza. Nell’arco dellavita, però, gli stimoli esterni da analizzaresono tantissimi, per cui il cervello limemorizza in modo che in futuro sarà ingrado di reagire in caso di necessità senzadover prima analizzare di nuovo lo stimolo.È questa un’operazione necessaria perpermettere alla nostra mente di esserefunzionale, ma a volte può determinaredegli errori. Infatti, una volta che impariamoa rispondere in un certo modo ad unasituazione particolare, inconsciamente ciconvinciamo che possiamo reagire a situazionisimili senza riflettere e siamo quindiportati a distrarci.Se impariamo ad esempio a guidare un’automobile,all’inizio la nostra attenzionesarà desta per poter interpretare ogniinformazione utile. Apprenderemo comesi mette in moto, come si guida, la segnaleticastradale e saremo vigili per eseguirebene queste operazioni. Man manoche passa il tempo, però, la guida diventaun’azione ripetitiva e la nostra mente ècome se si convincesse che le azioni necessariesi possono svolgere in automatico.Di conseguenza, il nostro stato diattenzione si abbassa.Altrettanto può succedere in casa, doveatti quotidiani quali cambiare una lampadina,riparare una presa o un filo dicorrente, accendere il camino, utilizzareun elettrodomestico, salire su una scala,segare o molare un pezzo di metallo ecc.,possono causare conseguenze gravi, financhemortali.Alla luce di ciò, definiamo:• pericolo in ambito domestico: potenzialitàdi una determinata entità (intesacome processo lavorativo, attrezzaturao strumento di lavoro, agentechimico, fisico, biologico, etc.) di causareun danno alla persona;• rischio in ambito domestico: probabilitàche sia raggiunto il limite potenzialedi infortunio domestico, per l’esposizionedella persona ad un determinatoelemento di potenziale pericolo;• infortunio domestico: qualsiasi alterazionetransitoria o permanente dell’organismoumano o di sue funzioni.Ci rendiamo intuitivamente conto comela condizione di distrazione, spesso conseguentealla automatizzazione del gestoo all’eccessiva confidenza con unadeterminata gestualità, possa far mutarerepentinamente le nostre condizionioperative trasformando l’iniziale potenzialepericolo in infortunio, dopo l’incautaesposizione.Per questo, è necessario mettere in attoalcune strategie che potremmo dividerein specifiche ed aspecifiche.Delle prime parleremo nei prossimi capitolidurante la trattazione di casi particolari,mentre le seconde, che potremmo altresìdefinire preliminari, sono quelle precauzionifortemente raccomandate da adottareprima di affrontare qualsiasi attività domesticadi routine o di bricolage/fai da te:• acquistare sempre attrezzi e/o utensilicertificati e conformi alle vigenti normativedi sicurezza;• acquistare ed utilizzare, come avvienein ambito lavorativo, appropriatiDispositivi di Protezione Individuali,sostituendoli con le cadenze stabilitedal costruttore o al primo segno dimalfunzionamento o deterioramento;• utilizzare attrezzi, macchinari ed uten-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi129sili mantenendoli integri ed in perfettaefficienza, compresi tutti i dispositividi protezione e/o schermatura fornitia corredo dal costruttore;• prestare molta attenzione alle coseche facciamo, evitando distrazioni ol’effettuazione di lavorazioni in condizionidi stanchezza ed affaticamentopsico-fisico;• documentarsi, attraverso gli appositimanuali di uso e manutenzione, sullemodalità di utilizzo e funzionamento diattrezzi e utensili, seguendo le indicazionioperative fornite dal costruttore;• individuare con anticipo tutte le situazionipericolose, elaborando preventivamentesemplici misure cautelativee/o di emergenza, che possono ridurreil rischio infortunio facilitando anchel’arrivo di soccorsi, ove necessario.In particolare, quest’ultimo punto equivalead eseguire quella che, in ambitolavorativo, corrisponde all’effettuazionedella valutazione del rischio da parte deldatore di lavoro e rappresenta uno deiprincipi cardine della prevenzione del rischioinfortunio.Negli ambienti domestici non è ovviamenteun obbligo come nel mondo lavorativo,tuttavia rappresenta un auspicabileschema mentale, un approccio, unafilosofia, orientati alla minimizzazionedel rischio per se stessi e per tutti i componentidella famiglia.Mutuando una locuzione proveniente daldiritto, seppure con contenuti diversi, diremmoche rappresenta una prassi messaspesso in atto inconsciamente dal buonpadre di famiglia, che però vale la penatrasformare in un qualcosa di più sistematico,strutturato e programmato, per andareoltre il concetto di normale diligenzaoccasionale, che spesso non è sufficientead evitare danni, anche seri, alla persona.Come si riconoscono utensili edattrezzature sicure ed a norma?Oggigiorno, le attrezzature casalinghe egli utensili da hobbistica per il fai da tevengono venduti nei punti vendita piùdisparati. Dal supermercato alla grandeferramenta specializzata con una forbicedi prezzi molto ampia corrispondente adaltrettanti livelli qualitativi e costruttiviche, comunque, hanno come fattore comuneil superamento di determinati testdi rispondenza funzionale e di sicurezza.A volte, però, siamo attratti da oggettisolo all’apparenza ben costruiti e performanti,provenienti da canali commercialipoco chiari e/o non riconosciuti e che, peril loro costo davvero molto conveniente, sipresentano quasi come affari irrinunciabili.Spesso, però, dietro questa convenienzacosì spinta o dietro condizioni di venditamolto alla buona, si nascondono imitazionidi scarsa qualità e sicurezza, prodottidi dubbia provenienza e con insidie subdolee quasi mai visibili esteriormente,potenzialmente in grado di farci pagare acaro prezzo il tentativo di risparmio operatodurante un acquisto superficiale.Un elettrodomestico o un’attrezzatura dabricolage che soddisfa tutti i requisiti ergonomicie di sicurezza ad essa applicabili,ha la cosiddetta marcatura «CE», essa puòessere definita come: «quell’atto formalecon il quale il fabbricante attesta di avereeseguito tutti gli adempimenti necessaririchiesti dalla direttiva macchine e dallealtre direttive applicabili alla macchina».Una cosa molto importante, è che il marchio«CE» non è mai posto sull’attrezzaturacome un qualcosa di posticcio facilmenteasportabile o cancellabile ma piuttostostampigliato direttamente sulla strutturaportante dell’oggetto o apposto su di essa


130Capitolo 66.1 - Marchio CEattraverso un’etichetta rigida fissata solidamente.Inoltre, tale marcatura è spesso riportatasu apposita certificazione cartacea a corredodell’apparecchiatura acquistata.Negli elettrodomestici o nelle attrezzaturealimentate a corrente, spesso il marchio«CE» si accompagna ad altri due simbolimolto importanti che dobbiamo impararea riconoscere e di cui dobbiamo conoscereil significato.Il primo, di forma tondeggiante, è ilmarchio «IMQ», che viene rilasciato, surichiesta del costruttore, dall’IstitutoItaliano del Marchio di Qualità per indicarela conformità del prodotto allenorme CEI (Comitato ElettrotecnicoItaliano).Il secondo, a forma di doppio quadrato,indica il cosiddetto doppio isolamento,ovvero l’appartenenza alla classe II che,per le particolari modalità costruttive6.2 - Marchio IMQvolte ad una maggiore tutela dell’utilizzatore,non richiedono neanche la connessionedi messa a terra.Senza scendere in dettagli tecnici cheverranno trattati in altre sezioni del libro,possiamo dire che la protezione controtensioni pericolose indirette è realizzataattraverso l’utilizzo di involucri isolantie/o di doppi strati di materiale isolantesulle parti interne in tensione, spesso anchedi tipologia rinforzata.In ambito domestico, esempi di apparecchiatureo dispositivi in classe II sono:• il televisore;• la radio;• il videoregistratore;• il DVD;• le lampade da tavolo;• il phon;• il caricabatteria del cellulare;• il trapano;• il saldatore a stagno;• l’applicatore di colla a caldo;Gli ambiti di rischio nelleattività manuali casalingheLe attività e le fonti di rischio in ambitodomestico sono davvero molteplici,ma per comodità creeremo una sorta diideale separazione in due gruppi, riferitiad altrettanti ambiti teorici, facenti capoall’intero gruppo delle attività manuali casalinghe:• rischi legati all’utilizzo di utensili edattrezzi nell’ambito del lavoro domestico;• rischi legati all’utilizzo di utensili edattrezzi nell’ambito di interventi manutentivifai da te, dell’hobbistica e delgiardinaggio.


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi131Al primo gruppo, assoceremo l’utilizzodi piccoli elettrodomestici da cucinaquali frullatori, apparecchi multifunzione,tritacarne, piastre e/o dispositivi dicottura mobili, ferri da stiro, vaporettiecc., oppure l’impiego di utensili da taglioquali coltelli, affettatrici manuali oelettriche ecc.Nel secondo gruppo, includeremo invecetutte quelle attività che, per caratteristichetipologiche e dimensionionali, afferisconoalla sfera dei lavori in economia evengono eseguiti mediante l’utilizzo diattrezzature comunemente presenti nelleabitazioni e liberamente acquistabili neireparti di hobbistica delle ferramenta.La necessità di risparmiare denaro, ladifficoltà nel reperire mano d’opera difiducia e/o disponibile e la facilità di acquistareattrezzi e strumenti di lavoro anchenei grandi magazzini ha fatto sì che ilfai-da-te sia diventato una vera e propriamania moderna.Questa accessibilità di utensili ed attrezzatureda lavoro, spesso non molto dissimilida quelle professionali, insiemeall’ingannevole senso di protezione casalingo,portano ad ignorare anche le normedi sicurezza più elementari relativealla protezione di arti, occhi, udito ecc.Da tutte queste attività domestiche possonospesso derivare piccoli infortunicome ferite da taglio, bruciature superficiali,ecchimosi ecc., ma anche lesionimolto più gravi come lesioni corneali dacorpo estraneo, recisione di elementitendinei, cadute dalle scale (che hannoregistrato un aumento del 40 per centonell’ultimo decennio), amputazionimediante seghe e motoseghe, scintilleo schegge negli occhi, ferite da taglioestese e profonde causate da accette,tenaglie, forbici, coltelli, ecc.Si tratta di infortuni per la gran parteprevenibili, applicando con scrupolo edattenzione alcuni semplici principi diprevenzione e buon senso, tra cui dueelementi troppo spesso sottovalutati:• leggere accuratamente i manuali diistruzione;• essere realistici sulle proprie capacitàmanuali.Nei prossimi paragrafi, cercheremo quindidi esaminare con maggiore dettaglio lesuddette attività, le attrezzature utilizzate,gli elementi di rischio e le indicazioniper un corretto e sicuro utilizzo.Non si tratta ovviamente di una guidaesaustiva di tutte le attività effettuabili inambito domestico, bensì di una rassegnadelle principali che, tuttavia, ha lo scopodi fornire un quadro chiaro dell’approcciomentale più corretto da assumere, da estenderepoi ad ogni altra pratica domestica incui siano coinvolti attrezzi, utensili e dispositivivari.Essendo giunto il momento di addentrarcinelle problematiche specifiche, comepremessa comune ai due ambiti sopraelencati riportiamo una serie di elementida individuare e valutare con chiarezza:• organi lavoratori delle attrezzature;• elementi mobili;• organi di trasmissione del moto;• impianto elettrico della macchina;• dispositivi di comando;• potenziale proiezione di materiali;• ampiezza della zona operativa;• visibilità della zona operativa;• stabilità del complesso macchina-dispositivo-utensile/supporto;• rumorosità;• presenza di sostanze nocive;• emissione di sostanze nocive aeriformi;• vie di fuga;• dispositivi di protezione individuali;• elementi/attrezzi per la bonifica preliminare;


132Capitolo 6Utensili, dispositivi ed attrezzi nell’ambito del lavorodomesticoFrullatori a bicchiere (o caraffa)Si tratta di dispositivi molto comuni chehanno la particolarità di avere la lamarotante a taglio sul fondo del bicchiere.Quest’ultimo, essendo spesso di dimensionimedio-grandi, consente con facilitàl’introduzione delle mani per l’inserimentodi alimenti da frullare, per rimuovereintasamenti che impediscono il normalemovimento degli organi rotanti o per leoperazioni di pulizia ordinaria.Questi apparecchi hanno spesso un microinterruttoredi blocco che consentedi avviare il frullatore solo se la caraffaè inserita correttamente sulla base a motore.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z a• Prima di qualsiasi operazione manutentivao di pulizia, togliere la correntedi alimentazione;• durante le operazioni di pulizia e/o rimozionedi resti di alimenti dal fondodel bicchiere, non tentare mai di liberarela lama rotante con le mani. Effettuarepiuttosto cicli di funzionamentocon acqua e detersivo per piatti, seguitida getti d’acqua ed abbondantirisciacqui solo sulla parte superiorea caraffa, preventivamente smontatadalla base;• verificare periodicamente il correttofunzionamento del microinterruttoredi blocco (ove presente);• avviare il dispositivo solo dopo essersiaccertati di aver posizionato stabilmenteil dispositivo e chiuso correttamenteil coperchio superiore dicarico;• non aprire mai il coperchio superioredi carico durante il funzionamento;• durante il funzionamento, non introdurremai le mani o oggetti metalliciquali cucchiai, coltelli o forchetteall’interno del bicchiere o caraffa.Frullatori ad immersione esbattitori6.3 - Frullatore a caraffaI frullatori ad immersione, detti MINIPI-MER, sono tra le attrezzature più pericolosepoiché non dotate di alcun sistemadi interblocco a protezione della lamarotante.Gli sbattitori non sono dotati di lama ataglio, come nel caso precedente, mal’elevato regime di rotazione e l’ampiez-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi133za delle maglie delle appendici rotanti,consentono l’introduzione delle dita alloro interno e la proiezione di oggettiper trascinamento accidentale.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z a• Prima di qualsiasi operazione manutentivao di pulizia, togliere la correntedi alimentazione;• prediligere l’acquisto di modelli divisibili(vedi foto) poiché consentono didisaccoppiare l’organo lavoratore dalmotore per una operazione di puliziain condizioni di sicurezza;• durante le operazioni di pulizia e/o rimozionedi resti di alimenti dalla lamarotante, non tentare mai di liberarequest’ultima da resti di alimenti conle mani. Effettuare piuttosto cicli difunzionamento in immersione in soluzionidi acqua e detersivo per piatti,seguiti da getti d’acqua ed abbondantirisciacqui solo sulla parte operatrice,preventivamente smontata dall’impugnaturacontenente il motore e leconnessioni elettriche;• collegare la presa di corrente solodopo aver immerso gli elementi ro-6.4 - Frullatore ad immersionetanti dei dispositivi nell’apposito bicchiereo contenitore, nel quale deveessere già presente l’alimento da triturare;• non avviare mai il dispositivo al difuori dell’apposito recipiente fornitonormalmente a corredo;• non orientare mai la lama o gli elementirotanti verso parti del corpo,capelli, indumenti, carta, buste di plasticaecc.Pentola a pressioneLa pentola a pressione è un utensile dacucina che permette una cottura acceleratagrazie alle alte temperature chepossono generarsi al suo interno. Il suomeccanismo di funzionamento si basa sulfatto che il punto di ebollizione dell’acquavaria in funzione della pressione.Con la pentola a pressione è possibilebloccare più o meno completamente lafuoriuscita di aria e vapore, sicché vi saràal suo interno un notevole aumento dellapressione, che può raggiungere anche i 2bar (sarà dunque doppia rispetto a quellariscontrabile nell’atmosfera). Il punto diebollizione dell’acqua, a livelli di pressionetalmente alti, sarà innalzato a valori di120° C o superiori.Per evitare pressioni e temperature troppoalte, la cottura è regolata da una valvoladi sicurezza. In caso di pressione eccessivala valvola si alzerà e permetteràche vapore acqueo e goccioline d’acquafuoriescano. In tal modo, la temperaturascenderà gradualmente a cento gradie la pressione si normalizzerà a quellaambiente.È facile, a questo punto, che molto vaporeacqueo possa uscire di colpo investen-


134Capitolo 6Ferro da stiro6.5 - Pentola a pressionedo parti del corpo e/o oggetti presentinelle vicinanze.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z a• A cottura ultimata, prima dell’apertura,la pentola ed il contenuto devonoassolutamente essere raffreddati eriportati ad una pressione normale,aprendo la valvola manualmente o,eventualmente, mettendo la pentolasotto il getto di acqua fredda. Lostesso discorso vale se dovesse esserenecessario aprire la pentola a cotturanon ultimata, ad esempio per controllareil punto di cottura degli alimenti.• pulire periodicamente la valvola di sicurezza.I tempi di ostruzione possonovariare a seconda della frequenzad’uso ed a seconda della tipologia dialimenti che si preparano;• evitare sovraccarichi della pentola chepossano in qualche modo ostruire internamentela valvola di sicurezza;• prima della messa in esercizio dellapentola a pressione, leggere attentamentele istruzioni e le indicazioni disicurezza specifiche indicate dal costruttore.Il ferro da stiro è forse uno degli elettrodomesticipiù antichi e conosciuti.È costituito da una struttura ergonomicageneralmente in materiale plastico, ancoratasu una piastra metallica (generalmentealluminio) la quale, a sua volta, èa contatto con un resistore alimentato acorrente di rete, che consente il raggiungimentodi temperature elevate in gradodi allentare i legami tra le catene di polimeriall’interno delle fibre del materiale.Le molecole del tessuto, così riscaldate,sotto l’azione della pressione manuale edel peso del ferro da stiro si distendonomantenendo poi quella posizione anchedopo il raffreddamento. Alcuni materiali,come per esempio il cotone, richiedonol’aggiunta di acqua per allentare ulteriormentei legami intermolecolari, ed eccoperché i ferri da stiro moderni hanno lapossibilità di emettere piccoli spruzzi diacqua nebulizzata a temperatura ambiente,o getti di vapore caldo da appositi foripraticati sul fondo della piastra.Combinando insieme la presenza di correnteelettrica, calore ed acqua, il ferroda stiro è uno degli elettrodomestici che6.6 - Ferro da stiro


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi135maggiormente è coinvolto in episodi anchegravi di incidenti domestici.A tale proposito, possiamo distinguerealmeno quattro ordini di rischio:• peso e forma acuminata conferisconoall’oggetto un elevato potenziale di pericolositàin caso di caduta dall’alto;• le temperature raggiunte dalla piastrametallica possono essere molto elevateed in grado di provocare ustioni anchegravi o bruciature, al semplice contattocon parti del corpo o indumenti;• il getto di vapore in uscita dalla piastrainferiore raggiunge temperatureelevate e viene proiettato con considerevolevelocità a diverse decine dicentimetri;• il rivestimento del cavo di alimentazionepuò usurarsi scoprendo così filialimentati da corrente. Inoltre, il resistoreal di sotto della piastra metallicapuò perdere l’isolamento portandolain tensione.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z a• Spegnere sempre il ferro da stiro quandonon è utilizzato, agendo sull’interruttoree togliendo la spina dallapresa;• ad ogni accensione dell’apparecchio,assicurarsi che il comando del gettocontinuo di vapore non sia attivato;• verificare con sistematicità e scrupolol’integrità del rivestimento del cavodi alimentazione e degli accessori. Incaso di deterioramento o malfunzionamento,che rendano in particolarmodo necessaria l’apertura del dispositivo,far effettuare le sostituzionipresso il centro assistenza o da personalespecializzato;• non utilizzare mai il ferro da stiro apiedi nudi, con calzature bagnate oanche solo umide;• allestire una postazione di lavoro stabilee comoda. Un asse da stiro malposizionato può cadere, soprattuttose urtato da bambini, rovesciando lacaldaia o il ferro da stiro stesso;• evitare l’uso di prolunghe elettriche,specie se passanti da una stanza all’altraattraverso le porte per coprire lunghedistanze;• in caso di necessità, far sostituire ilcordone di alimentazione esclusivamenteda personale tecnico esperto;• riempire con acqua distillata il serbatoioo la caldaia separata, avendo preventivamentestaccato la spina di alimentazioneelettrica ed essendo certidi un sufficiente raffreddamento;• nei casi di ferro da stiro vaporella concaldaia separata, non aprire mai ilserbatoio di carico dell’acqua quandola temperatura della caldaia è elevata.Attendere un sufficiente raffreddamento;• non svuotare mai la caldaia quandol’acqua al suo interno è ancora calda;• non posare l’apparecchio caldo su superficisensibili al calore;• non introdurre alcun detergente, sostanzachimica o solvente nella caldaia;• non dirigere mai il getto di vaporeverso parti del corpo, animali, detritiod oggetti delicati, tanto più se inequilibrio statico precario;• non rimuovere, bypassare, sostituirecon pezzi adattati e/o non originali i dispositividi sicurezza o le spie di segnalazionedi cui è dotato il ferro da stiro;• riporre il ferro e/o riavvolgere il filo dialimentazione solo dopo che la piastraha dissipato completamente il caloreacquisito durante l’utilizzo;• riporre il ferro da stiro utilizzandosempre ripiani di scaffali o mensoleposizionate in basso, assicurandosi


136Capitolo 6che lo stesso scaffale abbia una solidastabilità e base di appoggio, che lamensola sia sufficientemente larga daaccogliere il ferro anche in caso di accidentalescuotimento o spostamentodel piano di appoggio e che non vengaappoggiato in posizione verticale;• prediligere l’acquisto di ferri dotatidi sistema di spegnimento automaticoche si attivano dopo 30 secondi inorizzontale o 8 minuti in verticale.VaporettoQuesti apparecchi sono generalmentedestinati all’uso domestico come generatoridi vapore e come aspiratori di liquidie solidi, secondo le descrizioni e le istruzioniriportate nei manuali di istruzioni.Nel primo caso, la generazione di vaporesegue un processo molto similea quello dei ferri da stiro con caldaiaseparata (vaporella) visti nel paragrafoprecedente.Nel secondo caso, l’unica caratteristicadegna di nota, poiché differente rispetto6.7 - Vaporettoai classici aspirapolvere, è che l’elementofiltrante è costituito dall’acqua contenutanel serbatoio preventivamente caricato.Mentre nei ferri da stiro la generazionedi vapore è una funzione accessoria, equindi limitata in quantità e potenza,nei vaporetti rappresenta una funzioneprimaria e quindi in grado di raggiungerevolumi e potenze di gran lunga superioriai primi.La lunga lancia, con la quale è possibiledirigere il getto di vapore anche neipunti più lontani e nascosti, conferisce aquesto elettrodomestico una particolareutilità nelle pratiche di pulizia e sterilizzazione,ma nel contempo anche una fortecomponente aggiuntiva di pericolositàrispetto al ferro da stiro. Un qualsiasi gestomaldestro, può infatti, consentire algetto di vapore di raggiungere con facilitàparti del corpo di soggetti od oggettipresenti nelle vicinanze.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z a• Non permettere che l’apparecchiovenga utilizzato da bambini o da personeche non ne conoscono il funzionamento;• non aspirare acidi e/o solventi e soprattuttonon aspirare polveri o liquidiesplosivi che a contatto con le parti internedell’apparecchio potrebbero causareesplosioni;• non aspirare sostanze tossiche;• non aspirare oggetti in fiamme o incandescenti,come tizzoni, cenere edaltri materiali in fase di combustione;• non aspirare detergenti o altre sostanzeche possono provocare della schiumaall’interno del contenitore acqua, in gradodi provocare ostruzioni pericolose;• non dirigere il getto di vapore versopersone, animali, detriti, apparecchiatureelettriche e/o elettroniche;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi137• lasciar raffreddare l’apparecchio primadi procedere alla pulizia dello stesso;• prima di riporre l’apparecchio, accertarsiche si sia raffreddato completamente;• non mettere alcun detergente o sostanzachimica nel serbatoio;• in stagioni con temperature particolarmentebasse, pre-riscaldare i vetriemettendo vapore a circa 50 cm di distanzadalla superficie da trattare;• prima di qualsiasi tipo di manutenzioneaccertarsi che il cavo di alimentazionenon sia collegato alla rete elettrica;• qualora filo di alimentazione o tubodi aspirazione/getto di vapore risultasserodanneggiati o lacerati, procederealla sostituzione;• non effettuare mai modifiche ai sistemidi sicurezza e non effettuaremai sostituzioni con pezzi non originaliadattati e/o di dubbia stabilitàed efficacia.Coltelleria, utensili da taglio eforbiciI coltelli e le forbici sono tra gli oggettipiù comuni in ambito domestico.Entrambi hanno lame realizzate in acciaioinossidabile con un alto contenuto dicarbonio: questo affinché esse non perdanomai la lucentezza ed assicurino unamaggiore resistenza.Ne esistono di vari tipi, dal monofusione,cioè con lama e manico dello stessometallo e realizzati nella stessa fusione,a quelli con il manico in legno, che peròsono generalmente poco igienici data laporosità del materiale, anche se trattato,a quelli col manico in materiale plasticopressofuso.In genere, se i manici vengono realizzaticon materiali differenti accoppiati e fissatitramite rivettatura o chiodatura, c’è il rischioche le parti aggiuntive possano cedereper lo sforzo o per l’usura nel tempo.Ci sono coltelli molto pratici che vengonoprodotti in acciaio e hanno il manicodello stesso materiale, ma svuotato pernon risultare troppo pesanti.Oggi fortunatamente vengono prodottianche modelli con il manico cosiddettoergonomico, cosa niente affatto secondariaper ottenere il migliore risultato nelleoperazioni di taglio più delicate.Spesso si riscontra l’abitudine di lasciarei coltelli in ammollo nel pozzetto del lavandinocolmo di acqua saponata, insiemead altre posate, piatti e bicchieri.Purtroppo però si dimentica che la coltredi schiuma superficiale, non consente lavisibilità sufficiente a prendere il coltelloa colpo sicuro per le operazioni di pulizia,ed è quindi necessario infilare le mani aldi sotto del pelo d’acqua cercando di individuarloa tentoni tra tutti gli oggettipresenti.6.8 - Coltelleria


138Capitolo 6Questa consuetudine, unitamente al fattoche molti coltelli da cucina, oltre adavere la lama notevolmente tagliente,hanno anche la punta molto acuminata,nasconde pertanto componenti dirischio molto elevate che vanno assolutamenteevitate osservando piccoli consiglidi grande utilità.Spesso i coltelli vengono impiegati ancheper fare leva o per svitare viti quandonon si hanno a portata di mano gliappositi cacciaviti o quando non si havoglia di andarli a prendere in garage.Questa pratica, risulta molto pericolosaper almeno tre motivi:• la presa del coltello è ovviamentemolto precaria, incerta e priva dellanecessaria forza prensile in quantol’utensile viene impugnato in modoanomalo rispetto all’uso ordinario.In rari casi estremi viene adirittturaafferrato anche parzialmente sullastessa lama per evitare che essa flettadurante il movimento di pressorotazione;• la punta della lama non ha le caratteristichenecessarie a garantire unperfetto accoppiamento maschio/femminacon la testa della vite, e ciò neprovoca spesso l’improvvisa fuoriuscita;• la punta del coltello può spezzarsiimprovvisamente, determinando la proiezionedi schegge metalliche in direzionedegli occhi.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z a• Durante l’acquisto fare attenzione almateriale con il quale sono realizzatii coltelli, evitando di scegliere modellieconomici realizzati con materiali nonall’altezza dell’impiego;• fare attenzione alla realizzazione delmanico. Prediligere i modelli ergonomici,monofusione, o con manico inplastica presso fuso. Evitare i modellicon manico rivettato;• prediligere l’acquisto di coltelli leggeri;• tenere i coltelli più affilati separatidalle posate;• non lasciare i coltelli in ammollonell’acqua per lavare i piatti. Lavarei coltelli e le forchette per primi, lasciandolipoi al di fuori del pozzettocolmo d’acqua saponata e riporli nonappena risciacquati ed asciugati;• non utilizzare la lama dei coltelli perfare leva, svitare viti e quant’altro;• prediligere l’acquisto di coltelli conpunte stondate;• evitare di camminare per lunghi tratticon coltelli in mano. Se lo si fa per necessità,tenere sempre la punta rivoltaverso il basso;• nella fase di disossamento della carne,indossare il grembiule protettivo e ilguanto in maglia;• usare sempre i coltelli in direzione oppostaal corpo;• non correre mai in cucina con un coltelloin mano.


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi139Utensili ed attrezzi nell’ambito di interventi manutentivi«fai da te» e dell’hobbisticaAffronteremo questa tematica dividendol’ambito degli interventi manutentivi-faida te-hobbistica in tre aree ideali:1 casa;2 garage;3 giardino/orto.In casaLe scale portatiliLe scale portatili sono da molti anni trale principali cause di infortunio e perquesto motivo dedicheremo a questoargomento una particolare attenzione edovizia di dettagli.Le esigenze domestiche di tinteggiatura,sostituzione lampadine, rimozione dellapolvere sui mobili, il dover raggiungerepunti in quota all’interno degli appartamentiecc., ne fanno uno degli oggettimaggiormente utilizzati.Ma il loro contenuto intrinseco di pericolositàviene spesso sottovalutato e ciò èdimostrato anche dal risultato di studi disettore che associano gli infortuni durantele suddette attività:• in misura modesta, a difetti di costruzioneo manutenzione delle scale;• in misura altrettanto modesta, ad usuradelle sicurezze o di elementi portantidella struttura delle scale;• nella gran parte dei casi, ad un usosbagliato delle scale.L’ovvia conseguenza è che molti dei comportamentidomestici a rischio devono essereopportunamente corretti, mutuandotalune regole dal mondo del lavoro.Innanzitutto, come già è stato accennatoall’inizio del capitolo, è opportunaun’attenta valutazione del rischio intesacome tentativo di prevedere il danno chepuò essere provocato da un determinatopericolo.Essa deve tenere in considerazione:• probabilità dell’evento;• entità del danno.Facciamo un rapido esempio:Cosa devo fare?Quali attrezzature misono indispensabili?Ho le capacità per fareda solo?Cosa mi può accadere?Valutazione del rischioMisure di prevenzionePitturareScala, rullo, pennelli,eccSi perché l’ho già fattoaltre volteCadute, polveri, ecc.Cosa mi manca? Una scala con 5gradiniHo i dispositivi di protezioneindividuale?Quando lo faccio?mascherine, guanti,casco, scarpe, occhiali…nel week endDal punto di vista normativo sono regolamentatedal D.M. 23.03.2000 (riconoscimentodella norma UNI quale riferimentodi costruzione a regola d’arte).


140Capitolo 6Le scale portatili sono riconosciute conformise:a) sono costruite conformemente alla normatecnica UNI EN 131 parte 1° e 2°;b) il costruttore fornisce a corredo le certificazionipreviste dalla norma tecnica;e) il costruttore fornisce a corredo un foglioo libretto recante:1. una breve descrizione con l’indicazionedegli elementi costituenti;2. le indicazioni per un corretto impiego;3. le istruzioni per la manutenzione ela conservazione.Esistono vari tipi di scale, pertantoprima di trattare nello specifico l’argomentoè bene dare alcune definizioniutili:• scala: attrezzatura di lavoro con gradinio pioli sui quali una personapuò salire o scendere per raggiungereposti in altezza. Si ricorda che glisgabelli a gradini e le sedie trasformabilisono esplicitamente esclusida questa definizione;• scala portatile: scala che può esseretrasportata ed installata a mano,senza mezzi meccanici;• scala a pioli: scala portatile la cui superficiedi appoggio ha una larghezzaminore di 8 cm e maggiore di 2cm;• scala a gradini: scala portatile la cuisuperficie di appoggio ha una larghezzauguale o maggiore di 8 cm;• scala semplice: scala portatile chenon ha un proprio sostegno ed è costituitada un solo tronco;• scala a sfilo a sviluppo manuale ocon meccanismo: scala di appoggioa pioli costituita da 2 o 3 tronchi amontanti paralleli;• scala innestabile: scala di appoggioa pioli costituita da più tronchi innestabiligli uni agli altri con dispositividi collegamento;• scala doppia: scala a due tronchi autostabile(si regge in piedi indipendentementeda appoggi esterni) chepermette la salita da un lato o daentrambi i lati;• scala trasformabile o multiuso: scalaportatile costituita da più tronchiche permette di realizzare sia unascala semplice di appoggio, sia unascala doppia, sia una scala doppiacon tronco a sbalzo all’estremità superiore;• scala a castello: scala costituita dauna struttura prefabbricata mobiledotata di due ruote ed impugnatureper la movimentazione, con rampaa gradini per la salita e la discesaad inclinazione fissa e provvista dimancorrenti, piano di calpestio superiorecostituente un pianerottolocompleto di parapetto e fascia fermapiede.Ca rat te r i s t i c h e co s t r u t t i ve d i s i c u re z z aScale semplici portatili• Devono essere costruite con materialeadatto alle condizioni di impiego:possono quindi essere in ferro,alluminio o legno, ma devono esseresufficientemente resistenti ed averedimensioni appropriate all’uso;• le scale in legno devono avere i pioliincastrati nei montanti che devonoessere trattenuti con tiranti in ferroapplicati sotto i due pioli estremi; lescale lunghe più di 4 metri devonoavere anche un tirante intermedio;• in tutti i casi devono essere provvistedi dispositivi antisdrucciolo (ingenere di gomma o plastica zigrina-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi141ta) alle estremità inferiori dei duemontanti e di elementi di trattenutao di appoggi antisdrucciolo alleestremità superiori.Scale ad elementi innestabili - scale doppie(dette a libro)• Non devono superare l’altezza di 5metri. Devono essere provviste di catenao dispositivo analogo di adeguataresistenza che impedisca l’aperturadella scala oltre il limite prestabilitodi sicurezza;• si raccomanda di utilizzare una scalache termini con i montanti prolungatidi almeno 60-70 centimetri.Scale a castello• Devono essere provviste di mancorrentilungo la rampa e di parapetti sulperimetro del pianerottolo;• i gradini devono essere di tipo antiscivolo;• devono essere provviste di impugnatureper la movimentazione;• devono essere provviste di ruote suisoli due montanti opposti alle impugnaturedi movimentazione e di tamponiantiscivolo sui due montanti apiede fisso.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z aPrima dell’uso:• Durante il trasporto a spalla la scaladeve essere tenuta inclinata e maiorizzontale, particolarmente in prossimitàdelle svolte e quando la visualeè limitata;• valutare il tipo di scala da impiegare inbase al tipo di intervento da svolgereed assicurarsi che la stessa sia integranei suoi componenti;• la scala deve superare di almeno 1 metroil piano di accesso (vedi disegno6.9). È possibile far proseguire un solomontante efficacemente fissato;• l’estremo superiore di un piolo dellascala va portato allo stesso livello delbordo del piano servito, per evitareinciampi;• le scale usate per l’accesso a piani successivinon devono essere poste unain prosecuzione dell’altra;• l’inclinazione va scelta giudiziosamente;per scale fino a circa 8 m di lunghezza,il piede (cioè la distanza orizzontaledalla base della scala dalla verticaledel punto di appoggio) deverisultare pari a circa ¼ della proprialunghezza;• per scale sino a due tronchi si puòritenere valida la regola di un piedepari ad ¼ della lunghezza della scala,ma per lunghezze superiori nonsi può mantenere una tale proporzione.Occorre partire con un piedelimitato da 80 a 90 cm per poi, manmano che si procede nel montaggio,aumentare il piede, sino a raggiungereall’incirca 2 m per le massimealtezze;• è vietata la riparazione dei pioli rotticon listelli di legno chiodati sui montanti;1 metro6.9 - la scala deve superare di almeno 1 metro il pianodi accesso.


142Capitolo 66.10 - L’inclinazione va scelta con cura: piede = ¼ dell’altezza• le scale posizionate su terreno cedevolevanno appoggiate su un’unica tavoladi ripartizione; non sono ammissibilisistemazioni precarie di fortuna;• per l’impiego di scale su neve, ghiaccio,fango, ghiaia, ecc., i montanti inferioridevono essere provvisti di un dispositivoa punta, in quanto i normali piediniin gomma non garantiscono l’antisdrucciolamentoin tale situazione; è vietatopertanto nelle sopraccitate situazionil’uso di scale sprovviste di punta;• il sito dove viene installata la scala (siaquello inferiore che quello superiore)deve essere sgombro da eventuali materialie lontano dai passaggi e dalleaperture (per es. porte);• nelle scale a libro controllare che idispositivi di trattenuta dei montantisiano in tiro prima della salita, ondeevitare il pericolo di un brusco spostamentodurante il lavoro;• durante la permanenza sulle scale alibro si dovrà evitare che il personalea terra passi sotto la scala;• le scale doppie non devono essereusate chiuse come scale semplici, poichéin tale posizione possono scivolarefacilmente;• tutte le scale portatili, ad eccezione diquelle a castello, devono essere utilizzatesolo in modo occasionale per raggiungerela quota voluta o per brevissimeoperazioni e non per lavori prolungatinel tempo per i quali è preferibile utilizzareattrezzature più stabili;• le scale non devono mai servire ad usidiversi da quelli per cui sono state costruitee tanto meno essere poste inposizione orizzontale per congiungeredue piani;• va evitato l’impiego di scale metallichein vicinanza di apparecchiature o lineeelettriche scoperte e sotto tensione;• utilizzare calzature ad uso professionaleatte a garantire una perfetta stabilitàe posizionamento;• non salire/scendere sui gradini a piedinudi, con scarpe a tacchi alti, con ognitipo di sandalo, ecc.;• non salire/scendere sulla scala con abbigliamentoinadatto, ad esempio conlacci che possano impigliarsi o finiresotto le scarpe.Spesso ciò che deve guidarci ad effettuarela scelta giusta delle attrezzature da impiegareè il cosiddetto buon senso. Per fareun esempio, consideriamo che le nostre


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi143abitazioni hanno mediamente i solai adun’altezza prossima ai 3 metri.Tenuto conto che l’utilizzatore domesticomolto spesso non è una persona esperta,l’altezza massima di utilizzo, ossia la distanzadalla piattaforma alla base di appoggio,non dovrebbe superare i 2 metri.Durante l’uso• Indipendentemente dall’altezza doveviene eseguito il lavoro o la semplicesalita, le scale, ad eccezione di quellea libro ed a castello, devono esseresistemate e vincolate (per es. conl’utilizzo di chiodi, graffe in ferro, listelli,tasselli, legature, ecc.) in modoche siano evitati sbandamenti, slittamenti,rovesciamenti, oscillazioni odinflessioni accentuate. Quando nonsia attuabile l’adozione di detta misura,le scale devono essere trattenuteal piede da altra persona che dovrà indossareil copricapo antinfortunistico;• durante gli spostamenti laterali, anchei più piccoli, nessun lavoratore devetrovarsi sulla scala. La scala deve essereutilizzata da una sola persona pervolta evitando il trasporto di materiale,ad eccezione degli attrezzi necessariad eseguire il lavoro. In ogni casonon dovrà essere superata la portatamassima prevista dal costruttore;su tutte le scale, ad eccezione di quel-•le a libro ed a castello, è permesso6.11 - Non usare le scale snodate a ponteoperare staccando entrambe le manidalla scala purché si rimanga ancoratialla scala con apposita cintura di sicurezzae le modalità operative sianostate concordate con il preposto;• quando vengono eseguiti lavori inquota utilizzando scale ad elementiinnestati, una persona deve esercitareda terra una continua vigilanzasulla scala stessa. Tale regola va ingenere seguita in tutte le situazioniin cui non è conveniente lasciareincustodita la scala con sopra l’operatore(per es. presenza di traffico,lavori su marciapiede, ecc.);• se vengono usati utensili durante illavoro sulle scale, questi vanno portatiin borsa a tracolla o fissati allacintura;• non saltare mai a terra dalla scala;• sulle scale a libro non sedersi mai a cavalcionied usare il predellino solo perl’appoggio di attrezzi;• sulle scale a libro prive di montantiprolungati di almeno 60-70 cm, evitaredi salire sugli ultimi gradini in alto,in modo da avere ugualmente la suddettamisura rispetto al piolo in cuipoggiano i piedi;• le scale snodate multiuso (scala semplicein appoggio alla parete o comescala a libro) non dovranno essere utilizzatea ponte, come rappresentatonel disegno 6.11;• in generale non superare il terz’ultimogradino se la scala non è provvistadi montanti prolungati di almeno 60-70 cm;• la salita e la discesa vanno effettuatecon il viso rivolto verso la scala,tenendosi sulla linea mediana dellascala ed entrambe le mani posateesclusivamente ed alternativamentesui pioli;


144Capitolo 6• per tutti i lavorieseguitisulle scale ilcorpo deveessere rivoltoverso lascala stessa,con i piedisul medesimopiolo espostati versoi montanti;6.12• per la scala multiuso utilizzata a forbice,come indicato nel disegno 6.12, èvietato salire sul 3° elemento, che dovràessere utilizzato solamente comeappoggio per le mani;• non rimanere mai con un solo piedesulla scala;• non posizionare mai un piede su ungradino (piolo) e l’altro su un oggettoo ripiano;• non utilizzare la scala doppia come sistemadi accesso ad altro luogo.Dopo l’uso• Controllare periodicamente l’integritàdi ogni componente, provvedendo arichiedere la necessaria manutenzione,ove necessario. Tali controlli dovrannoavvenire almeno ogni sei mesi riportandola data di effettuazione, gli esitidella verifica e la firma dell’esecutore suun’apposita etichetta adesiva o su unasche da opportunamente conservata;• le scale non utilizzate per lunghi periodidevono essere conservate in luogoriparato dalle intemperie e asciutto,lontane da sorgenti di calore e, possibilmente,sospese ad appositi ganci;• segnalare immediatamente al rivenditoreo a personale tecnico autorizzatoeventuali anomalie riscontrate ein particolare: pioli rotti, gioco fra gliincastri, fessurazioni, carenza dei dispositiviantiscivolo e di arresto.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l e:È fortemente consigliato l’uso dei seguentidispositivi di protezione individuale:6.13 - Alcuni esempi di situazione a rischio da evitare


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi145Dispositivi Quando SegnaleGuanti di protezionein pelleDurante la salita e la discesadalla scala (anche per l’operatorea terra quando la suapresenza sia prevista)Scarpe antinfortunistichecon suolaantiscivoloCintura di sicurezzaa fasciaDurante la salita e la discesadalla scala (anche per l’operatorea terra quando la suapresenza sia prevista)In caso di lavori in cui ènecessario staccare entrambele mani dalla scala e nelle altresituazioni in cui vi sia il rischiodi cadere (non applicabile suscale a libro ed a castello)Ma n u t e n z i o n e r a c c o m a n d a t a:1. Effettuare le revisioni periodiche secondole istruzioni del fabbricante,prestando particolare attenzione a:- controllo della presenza degli zoccoliantiscivolo e della loro integrità;- controllo dell’integrità dei componentidella scala: montanti, pioli,ecc.;- controllo degli accoppiamenti tra ivari componenti costituenti la scala.2. Laddove la tipologia della scala loconsenta, in relazione alle specifi chedel fabbricante, eventuali possibili riparazionidevono essere effet tuatedal fabbricante o da persona da luiautorizzata.6.14 - SgabelloFatte le dovute proporzioni valgono lestesse considerazioni espresse nel paragrafoprecedente.Ci limitiamo solo a dire che gli sgabelli devonorispettare la norma EN 14183 e nonpossono superare 1 metro di altezza.Il Trapano portatileIl trapano è una macchina utensile utilizzataper eseguire fori o lavorazioni cherichiedano l’utilizzo di accessori come leGli sgabelliLo sgabello è un oggetto molto utilizzatonelle abitazioni, ma essendo una variantemolto più piccola delle scale propriamentedette, non ci dilungheremo sullatrattazione delle caratteristiche, dei pericolie degli accorgimenti da adottare perridurre il rischio infortunio durante il suoutilizzo.6.15 - Trapano portatile


146Capitolo 6punte elicoidali, gli alesatori, i maschi, lefiliere ecc.Esistono versioni portatili e versioni acolonna ma in questo paragrafo ci occuperemodei primi in quanto, in ambitoprettamente domestico, sono i soli utilizzabiliper realizzare fori su pareti verticali,soffitti, colonne, mensole di legnoecc.La trattazione dei trapani a colonna è rimandataalla sezione dedicata ai lavori ingarage.I trapani portatili si dividono in due categorie:• azionati da motori a corrente di retea 220 volt;• azionati da motori alimentati a batterieautonome.I primi, con potenze che variano dapoche centinaia di watt a oltre 2 Kw,sono adatti per forature impegnativesu metallo, pietra e cemento. Sono disponibiliversioni con velocità di lavorovariabile, caratteristica quasi indispensabilenei casi si preveda un uso genericodell’attrezzo. Due esempi sull’usodella velocità minima e massima: laforatura dell’acciaio inossidabile, datal’estrema tenacità di questa lega, obbligaa mantenere lento l’avanzamentodel tagliente della punta, anche sequesta è in HSS (acciaio super rapido) alcobalto e la zona del taglio lubrificatacon olio. Infatti, il valore dell’attrito ètale che, nel caso di velocità elevate, sipossa facilmente raggiungere la fusionedella punta.All’estremo opposto, vi è la foratura dellegno, poiché maggiore è la velocità dirotazione della punta, minore è il rischiodi scheggiature sul bordo del foro.I trapani a batteria, meno potenti, hannoil vantaggio di non aver bisogno diuna presa elettrica di alimentazione.Dispongono di una batteria a sostituzionerapida che, in base alla capacitàdi accumulo, permette di lavorare perun certo tempo. A carica esaurita si sostituiscecon una seconda, mettendola prima in carica tramite un appositocaricabatteria fornito in dotazione altrapano. Un dato indiretto per valutarela potenza e la durata di lavoro dellabatteria, è il suo valore di tensione, chepuò variare tra 9, 12, 18, 24 V.Un elevato valore di tensione forniscemaggiore potenza e permette di lavorarepiù a lungo prima di doverla intercambiarecon una carica.Le parti principali di cui è costituito untrapano sono:• l’involucro esterno detto carcassa;• un motore formato da un indotto orotore, uno statore, un interruttorepotenziometrico;• un commutatore di polarità per l’inversionedel senso di rotazione;• un selettore per la funzione di percussione;• una parte meccanica formata dagliingranaggi e da un mandrino, che costituiscel’organo prensile deputato afermare gli utensili da lavoro.A proposito di quest’ultimo c’è da direche, nelle versioni a batteria non dotatedi grande potenza, spesso è del tipo autoserrante,ovvero sprovvisto della coronadentata per il serraggio attraverso l’appositachiave, anch’essa dentata, a sezionetronco-conica.Fa t t o r i d i rischio residui e/oc o m p o r t a m e n t a l i d u r a n t e l’u s o• Contatto accidentale con l’utensile ocol mandrino in rotazione;• convogliamento di vestiario o capelliin caso di contatti accidentali coneventuali trucioli prodotti durante la


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi147foratura di determinati materiali (es.metalli);• proiezione di trucioli o schegge, anchenel caso di pulizia della zona dilavoro mediante l’aria compressa;• inalazione di polvere durante la foraturadi determinati materiali (es. muratura);• esposizione al rumore;• elettrocuzione, specie nel caso di danneggiamential cavo di alimentazioneelettrica.Pr o c e d u r e o p e r a t i v e e d i s i c u re z z ap r e v e n t i v e a l l’u s o d e l t r a p a n oControlli preliminari e periodici generaliPrima di utilizzare il trapano si dovràprocedere ad una accurata verifica dellostato di conservazione di ogni suaparte, affidandosi eventualmente apersonale particolarmente qualificatoin grado di operare la necessaria manutenzioneo riparazione. Si ricorda, atal proposito, che prima di procederea qualsiasi operazione di manutenzioneo riparazione è necessario toglierealimentazione all’utensile (togliere tensionedal quadro di alimentazione ostaccare la spina).Il trapano dovrà essere sempre utilizzatoseguendo le indicazioni del libretto d’usoe manutenzione fornito dal costruttore.Inoltre è necessario controllare che:• la struttura su cui si andrà ad operarenon sia in tensione e che comunquenon ci siano impianti tecnologici attivi;• il posizionamento e serraggio dell’impugnaturalaterale sia corretto;• il trapano sia dotato di motore di potenzae numero di giri adeguato altipo di operazione da svolgere;• le aperture di raffreddamento piazzatesulla carcassa motore e sull’impugnaturasiano pulite e libere.Controlli sui comandi dell’utensileSi dovrà controllare che gli interruttori dicomando incorporati nell’utensile sianoperfettamente funzionanti e permettanodi eseguire con facilità e sicurezza lamessa in moto e l’arresto.Si ricorda che:• gli apparecchi elettrici devono disporredi un isolamento supplementareche viene definito doppio isolamento:esso è riconoscibile dal simbolo deldoppio quadrato ed è accompagnatodal marchio del laboratorio che ne attestal’idoneità (ad esempio IMQ);• gli apparecchi elettrici devono ri-portare l’indicazione della tensione,dell’intensità, del tipo di corrente edelle altre eventuali caratteristichecostruttive necessarie per l’usoÈ inoltre auspicabile che l’utensile siaprovvisto di comando manuale oppuredi un dispositivo che impedisca il riavviamentoautomatico del trapano al ristabilirsidella fonte di alimentazione dopouna interruzione.Controlli preliminari e periodici deglielementi elettrici• Gli apparecchi con doppio isolamentonon devono essere collegati a terra inquanto il doppio isolamento è una garanziamaggiore della messa a terra;• per avere la sicurezza che il materialeelettrico sia costruito a regola d’artesecondo le norme CEI è buona normaacquistare apparecchiature approvatedall’IMQ o dotate di un altro marchiorilasciato da organismi autorizzati dialtri Paesi.È necessario controllare che:• gli utensili elettrici portatili utilizzatiper lavori all’aperto non siano alimentaticon tensione superiore a 220 Voltverso terra;


148Capitolo 6• nei lavori in luoghi bagnati o moltoumidi e nei lavori entro grandi massemetalliche, non vengano utilizzatiutensili elettrici portatili a tensionesuperiore a 50 Volt verso terra;• i cavi di alimentazione dell’utensilee quelli usati per derivazioni provvisorienon devono avere parti logorenell’isolamento. Si ricorda che la disposizionedei cavi deve essere taleche questi non intralcino i posti dilavoro, ed i passaggi e non diventinooggetto di danneggiamento;• le prese e le spine di corrente nondevono subire danneggiamenti e legiunzioni di prolunghe devono poggiaresu superfici asciutte. Prima dieffettuare l’allacciamento al quadrodi distribuzione, verificare che l’interruttorea monte della presa di correntesia aperto (tolta tensione allarete).Co n t r o l l i du r a n t e l’us o de l tr a p a n oProtezioni contro i contatti elettriciÈ necessario interrompere immediatamentel’uso del trapano nel caso si avvertanoleggere scosse durante la lavorazione.Metodo di lavoroÈ necessario ricordare:• di non sostituire la punta con l’utensilesotto tensione;• di non fissare al trapano le chiavi delmandrino con catene, cordicelle o simili;• di fissare, registrare o misurare ilpezzo in lavorazione soltanto quandol’utensile non è in movimento.In particolare, che i pezzi da forarecon il trapano, che possono esseretrascinati in rotazione dalla puntadell’utensile, devono essere trattenutimediante morsetti od altri mezziappropriati;• che una pressione eccessiva sull’utensilenon permette una lavorazionepiù veloce, ma produce invece surriscaldamentie/o danneggiamentidella punta e del trapano riducendo,di conseguenza, la possibilità di lavorazione;• che al momento dell’uscita della puntadal foro, su di essa viene esercitatauna notevole forza per cui è necessariotenere ben fermo il trapano conentrambe le mani, tenendole lontanoda organi in movimento, avere ipiedi al sicuro, ben fissi e appoggiatial pavimento e mantenere la giustaconcentrazione;• di assicurarsi che non ci sia nessunosotto quando si fanno lavori in postazionisopraelevate.Punta• Occorre valutare tutti i fattori chepossono provocare il blocco dellapunta e, conseguentemente, la perditadella presa sull’utensile;• è necessario considerare che la punta,appena finita la lavorazione, èmolto calda e non va pertanto toccatacon le mani nude;• nel caso di bloccaggio della punta occorrefermare il trapano, togliere lapunta e controllarla prima di riprendereil lavoro.Abbigliamento• Indossare indumenti aderenti al corpo,evitando assolutamente abiti conparti sciolte o svolazzanti come adesempio sciarpe, cinturini slacciati,anelli o bracciali;• se le maniche non sono corte, tenerleallacciate ben aderenti al polso;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi149• raccogliere preventivamente i capelliper evitare che possano essere trascinatidal mandrino in movimento.Ope r a z i o n i da c o m p i e r e do p o l’us o de lt r a p a n oVerifiche e manutenzioneAl termine delle lavorazioni è necessario:• procedere al disinserimento di tuttigli interruttori e/o del cavo di alimentazione;• controllare la macchina in ogni suaparte verificando che non abbia subitodanni durante l’uso;• provvedere a lasciare in perfetto ordineil posto di lavoro, in quanto ordine= sicurezza;• procedere alla pulizia della macchinae delle altre attrezzature accessorie.In particolare porre attenzione allapulizia interna del mandrino;Quest’ultima operazione si rende particolarmentenecessaria quando il trapanoviene usato per effettuare perforazionimurarie in posizione verticale, ovverocon la punta rivolta verso l’alto.In tali condizioni, le polveri prodotte penetranoall’interno delle ganasce di serraggiodel mandrino, provocando spessoun cattivo scorrimento delle stesse,finanche al loro completo bloccaggio,che poi richiede una vera e propria forzaturanel tentativo di superarlo.Ciò si traduce spesso in un fissaggioprecario della punta, pur avendo la sensazionedi aver effettuato correttamentel’operazione, per il semplice fatto diaver applicato una notevole forza sullachiave.In tali casi, per effetto della repentina eveloce rotazione del mandrino, la puntadiventa instabile fino ad effettuare delleampie rotazioni in punta, che spesso neprovocano la pericolosa proiezione versoparti del corpo o oggetti.Pertanto, dopo aver staccato l’alimentazionedi rete ed indossati i D.P.I. riportatinella tabella 6.16 (alla paginasuccessiva), va eseguita una accuratapulizia e soffiatura con aria compressaall’interno del mandrino. In caso diincrostazioni ostinate, possono essereusate modeste quantità di sbloccante(tipo WD40) e successivamente modestequantità di olio lubrificante.Si ricorda inoltre, che nel caso in cui iltrapano presenti dei problemi relativi alfunzionamento, dovrà essere fatto riparareda personale qualificato.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z aSi raccomanda di:• non modificare o rimuovere mai i dispositividi sicurezza presenti;• non pulire, oliare od ingrassare gliorgani o gli elementi delle macchinedurante il moto;• non compiere su organi in motoqualsiasi operazione di riparazioneo registrazione;• non rimuovere protezioni, impugnaturesupplementari e carter fornitidal fabbricante;• non aprire la carcassa dell’utensileper scoprire i contatti elettrici e gliorgani meccanici di trasmissione delmoto.Dispositivi di Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eDurante l’uso del trapano portatile, ènecessario indossare i dispositivi diprotezione individuale (D.P.I.) secondol’informazione e la formazione ricevute,tenendo conto dei rischi da cui doversiproteggere, come genericamente specificatonella tabella posta nella paginasuccessiva.


150Capitolo 6Dispositivi Quando SegnaleIn garageGuanti di protezioneScarpe antinfortunisticheCasco di protezioneCuffie o tappiantirumoreOcchiali parascheggea lentichiare e con riparilateraliFacciale filtrantealmeno P1Sempre, durante l’uso deltrapano portatile.Durante le operazioni dipulizia del mandrino con WD40,indossare guanti resistenti aisolventi.Durante l’uso del trapanoportatile, quando la postazionedi lavoro è posizionata in zonein cui vi sia pericolo di caduta dimateriale dall’altoSempre, durante portatile l’usodel trapanoDurante l’uso del trapano,nel caso siano forati materialiparticolari (es. muratura) onel caso di pulizia dei detriti/trucioli, anche all’interno delmandrino.Durante l’uso del trapano, nelcaso siano disperse polveri (es.fori su muratura) e nel corsodella “soffiatura” interna delmandrino per le operazioni dipulizia.L’uso principale di questo ambiente è ilrimessaggio di auto e moto ma talvoltal’eventuale spazio rimanente viene utilizzatocome ripostiglio o sfruttato peril «Fai da te» con attrezzature non moltodissimili da quelle per l’uso professionale.Inoltre, la presenza di auto e moto fasì che all’interno del locale siano presentisostanze infiammabili in quantità significativa(i carburanti). Queste sostanze rilascianovapori che, mescolati con l’aria,possono formare atmosfere esplosive. Inpresenza di una atmosfera esplosiva, unafonte di calore o una scintilla elettrica, oaltre fonti di innesco provocherebberouna esplosione.I rischi associati a tale locale sono pertantomolteplici, ed in questo paragrafocercheremo di individuarne alcuni tra iprincipali.Il banco da lavoroLa scelta del banco di lavoro per la nostrapiccola officina deve essere ben valutataper non rischiare, a lungo termine, di rivelarsiun acquisto sbagliato, poco efficaceo addirittura pericoloso.Si potrebbe prendere in considerazionela possibilità autocostruirlo ma, spesso,questa scelta può rivelare più insidie delprevisto, soprattutto perché esso deveessere costruito a caso rispettando unaserie di requisiti ergonomici e di sicurezzamolto importanti.In ogni caso, sia che venga comprato,sia che venga autocostruito, in questoparagrafo cercheremo di individuare irequisiti di base che possano guidarci,


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi151in entrambe le ipotesi, a fare una sceltacorretta.Per un normale hobbista non è necessariodisporre di un bancone esageratamentegrande, anche se lavorare su una superficielarga 2 metri e profonda 1 metropuò rivelarsi molto comodo. Soprattuttoperché alcuni utensili, tipo la morsa dabanco o il trapano a colonna, potrebberotogliere diversi centimetri quadrati dispazio utile.Pertanto, la prima cosa da fare è misurarelo spazio a disposizione, considerati anchei necessari spazi di manovra che rappresentanoun requisito di utilità pratica,ma soprattutto di sicurezza.Molto importante è l’altezza che il pianodi lavoro deve avere per lavorare concomodo, senza né assumere posturetroppo ricurve, né lavorare con le bracciatroppo in alto. Diciamo che un buoncompromesso è stimato in circa 90 o 100centimetri.Nel caso in cui fosse necessario adottaredei rialzi realizzati ad hoc, è necessarioche essi siano fissati saldamente al pavimentoin modo da scongiurare spostamentiin grado di far inclinare pericolosamenteil banco.La presenza o il posizionamento di alcuniaccessori è assolutamente personale, madi fondamentale importanza è invece lapossibilità di fissare la struttura portantedel banco al muro mediante staffe, cavallotti,ecc.Dovendo resistere a sollecitazioni anchenotevoli, si consiglia di utilizzare tasselliØ14.È preferibile che sui tre lati del pianodi lavoro (laterali e in fondo) ci sia unabordatura in lamiera che impedisca l’accidentalecaduta di utensili o oggetti durantele lavorazioni che comportano fortivibrazioni, scuotimenti ecc., in grado dispostare gli utensili presenti.L’ordine è un importantissimo fattore disicurezza, pertanto si raccomanda unbancone dotato di cassetti e/o armadietti,magari con serratura, dove si possanoriporre utensili che si utilizzano poco difrequente e di valore oppure del materialeelettrico, dei guanti da lavoro, accessoriparticolari ecc.Per gli strumenti e gli utensili impiegatipiù frequentemente, è invece opportunoprevedere un ripiano aperto in basso facilmenteaccessibile.Sul piano del banco, sia esso acquistatoo autocostruito, sia esso in legno o ferro,è importantissimo fissare uno stratodi gomma del tipo utilizzato nei rivestimentidei pavimenti.In questo modo, oltre a preservare le superficidagli attacchi di liquidi, solventi,grassi, colpi ecc., si otterrà una importanteinsonorizzazione acustica e soprattuttouna maggiore facilità di pulizia erimozione delle sostanze che dovesseroaccidentalmente colare o spandersi sullasuperficie.Per i lavori di precisione o comunque pergarantire sempre la giusta illuminazione, èimportante l’installazione di una lampadapossibilmente orientabile e con sufficientesbraccio da coprire l’area di lavoro delbanco o alcuni punti in particolare (ad es.la zona morsa, il trapano a colonna ecc.).Un particolare molto utile è la realizzazione,ad opera di personale specializzatoin grado di rilasciare idoneo certificatodi conformità, di un pannello contenentevarie prese di corrente per la connessionedegli apparecchi necessari alle lavorazioni.A tale proposito, si consiglia la contemporaneainstallazione di un quadro elettricodi comando (oltre al quadro elettricogenerale dell’abitazione) in grado di


152Capitolo 6togliere l’alimentazione di rete al solocomparto costituito dal banco, dai suoiutensili ed accessori fissi e mobili e daipunti di presa corrente installati.Sulla parete frontale e/o laterale (quelleche abbiamo utilizzato per fissare il banco)metteremo le rastrelliere o i pannelliniper appendere ordinatamente attrezzied utensili vari, purché non pesanti equindi potenzialmente in grado di cadereprocurando danni a cose o a persone.Su di esse fisseremo anche contenitori opiccole cassettiere per la minuteria: viti,rondelle, dadi ecc.Tutto ciò non vuole ovviamente rappresentareuno schema rigido. Possonoessere aggiunti tanti altri elementi edil posizionamento può essere deciso infunzione della disponibilità e della tipologiadello spazio a disposizione.Quelle che però rappresentano caratteristicheinderogabili, al di là del layoutscelto per la propria piccola “officina”,sono la razionalità, la funzionalità, lasemplicità e l’efficacia organizzativa.Elementi che, uniti a tutti i consigli di“prevenzione” specifici che in questocapitolo cercheremo di fornire, rappresentanoil miglior presupposto al lavorohobbistico effettuato in condizioni “tendenti”alla massima sicurezza e alla minimizzazionedel rischio, atteso che, notoriamente,il rischio zero non esiste.Smerigliatrice angolareportatileCon questo termine si intende una macchinautensile rotante dotata di un discodi materiale abrasivo per la smerigliaturae il taglio di metalli, pietre e altri mate-6.16 - Smerigliatriceriali di notevole durezza.Il motore è collegato ad una coppia conicache consente il rinvio della rotazionead angolo retto verso un disco abrasivo.Normalmente viene usata per:• esecuzione di lavori di levigatura e tagliosu metalli, pietre, laterizi, marmi,plastiche dure ecc.;• esecuzione tracce e piccole demolizionistrutturali mediante il disco dataglio;• esecuzione di finiture e lucidature superficiali.Ri sc h i p r i n c i p a l i• Tagli anche significativi, ferite e abrasioni;• urti, colpi, impatti, compressioni;• polveri e fibre;• elettrocuzione;• rumore;• proiezione di schegge.Mi s u r e p r e v e n t i v e d i s i c u re z z a• Verificare preventivamente la conformitàdell’utensile alle norme di sicurezza;• acquistare esclusivamente apparecchicorredati di marcatura CE, obbligato-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi153ria in Italia dal 21/09/1996;• leggere sempre, almeno le prime volte,il libretto d’istruzioni per l’uso;• utilizzare l’utensile esclusivamente infunzione degli usi ai quali lo stesso èdestinato.Co n s i g l i e r a c c o m a n d a z i o n i d ip r e v e n z i o n e• Verificare se l’utensile è del tipo chenecessita del collegamento elettrico aterra e provvedere di conseguenza;• verificare se l’utensile è del tipo a doppioisolamento (220 V), o alimentato abassissima tensione di sicurezza (50V): in tal caso l’utensile non va collegatoe non è collegabile a terra;• verificare l’integrità del cavo e dellaspina di alimentazione;• verificare il funzionamento dell’interruttore;• verificare la compatibilità dell’impastodel disco con il materiale da levigare oda tagliare;• impugnare saldamente l’utensile conle due mani tramite le apposite impugnature;• eseguire il lavoro in condizioni di stabilitàadeguata;• non intralciare i passaggi con il cavodi alimentazione;• staccare il collegamento elettrico durantele pause;• pulire e controllare l’utensile dopol’uso;• nel caso di levigatrice con disco diamantato,porre particolare attenzioneal rischio di taglio;• non rimuovere MAI il carter di protezionedel disco;• non esporre a calpestamenti o urti ilcavo di alimentazione;• non avvicinare imprudentemente ildisco nelle zone con alto rischio ditrascinamento o d’imprigionamentodello stesso;• non avvicinare mai le mani al disco inrotazione;• utilizzare i DPI illustrati nel riquadrosuccessivo.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l iGuantiCascoCuffieIndumentiprotettiviMola da bancoCalzature disicurezzaOcchialiMascherinaantipolvereLe mole da banco sono macchine usateper lavorazioni poco fini di sgrossaturao sbavatura.Quelle più diffuse sono costituite da unmotore elettrico che presenta, sui pro-6.17 - Mola da banco


154Capitolo 6lungamenti dell’albero, due mole, protetteda robusti carter di protezione.Il pezzo viene sorretto a mano con l’aiutodi un piccolo appoggio registrabile,che deve essere tenuto molto vicino allamola.Le mole sono utensili abrasivi in quantol’asportazione di materiale avviene perl’azione di un elevato numero di graniabrasivi distribuiti nella massa della molae mantenuti nella forma desiderata graziead un legante.Con queste macchine vengono effettuateanche le affilature di utensili quali coltelli,forbici, lame in genere ecc.Ri sc h i s p e c if ic i della m a c c h i n aPer rischi specifici della macchina si intendonoquelli che possono manifestarsiper il mancato intervento dei ripari edei dispositivi di sicurezza oppure pererrori di manovra o per uso non correttodei DPI:• proiezione di particelle di abrasivo oaltri materiali contro l’operatore o altrepersone presenti nelle vicinanze,con particolare pericolo per gli occhi;• scoppio della mola causato dalle sollecitazioniradiali date dalla forza centrifuga.La rottura o lo scoppio possonoverificarsi per difetti presenti nellastruttura oppure in seguito a sollecitazionianomale, per urto del pezzo oper l’incuneamento dello stesso tra lamola e il poggia pezzo.Requisiti s p e c if ic i d i s i c u re z z aLe mole da banco:• devono essere munite di schermi parascheggetrasparenti, infrangibili eregolabili;• devono essere munite di una solidacuffia metallica che circondi l’abrasivoper tutta la sua larghezza e perla massima parte periferica, lasciandoscoperto solo il tratto necessario perla lavorazione, in modo da trattenere iframmenti della mola in caso di rottura;• devono avere il poggia pezzi a superficiepiana, di dimensioni appropriateal genere di lavoro da eseguire. Essodeve essere registrabile e il bordo internonon deve distare più di 2 mmdalla mola per impedire che il pezzoin lavorazione possa incunearsi;• vanno collocate, ben ancorate, sublocchi di fondazione o su altre struttureantivibranti che costituiscano unsolido e stabile basamento;• vanno preferibilmente installate controle pareti. Il montaggio dellemacchine deve essere eseguito dapersonale esperto, perché un erratomontaggio può portare allo scoppiodella mola (ad esempio un eccessivoserraggio e posizionamento) o ilcattivo montaggio dei feltrini antivibranti.Principali n o r m e c o m p o r t a m e n t a l i d is i c u re z z a• Porre la massima attenzione durantele normali operazioni di lavoro,seguendo le istruzioni riportate nelmanuale d’uso e manutenzione dellamacchina;• verificare l’integrità degli utensili e illoro stato di usura;• regolare il poggia pezzi in modo chesia piazzato ad una distanza dall’utensilenon superiore a 2 mm;• accendere il motore posizionandosi difianco alla macchina;• premere il pezzo sulla mola in modograduale e per brevi periodi, facendosempre funzionare la mola a vuotofra un periodo e l’altro per raffreddarel’utensile;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi155• se vengono rilevate vibrazioni anomaledurante la lavorazione, spegnereimmediatamente la macchina e chiamareun tecnico.Dispositivi d i p r o t e z i o n e individuale• Guanti contro i rischi di natura meccanicacon grado minimo di protezione2 per la resistenza al taglio e allalacerazione durante la manipolazionedei pezzi da lavorare o l’asportazionedi truciolo, come da norma UNI – EN388;• occhiali di protezione contro la proiezionedi schegge dal pezzo lavoratodurante le fasi di lavorazione, comeda norma UNI – EN 166;• calzature di sicurezza di categoria S2,come indicato dalla norma UNI - EN 345;• filtro facciale FFP2S come da normaUNI-EN 149 (opzionale per uso prolungatoin ambienti chiusi).Compressore d’ariaDe s t i n a z i o n e d’u s oEssendo dispositivi atti alla produzionedi energia (l’aria compressa) non necessariamentedebbono essere nelle immediatevicinanze della postazione di lavoro;anzi, a causa della loro forte rumorositàsarebbe opportuno che la loro localizzazionenon fosse troppo a ridossodell’operatore.Si possono distinguere quindi due finalitàd’uso principali:• grandi compressori fissi, finalizzatiall’alimentazione contemporanea dipiù utenze;• piccoli compressori, destinati all’alimentazionedi un solo utensile pneumatico,montati su carrello gommatofacilmente trasportabile in prossimitàdel luogo di lavoro.Identificazione della m a c c h i n aI compressori elettrici devono essereprovvisti di una targa riportante:• la marcatura CE;• l’indicazione della ditta costruttrice;• il numero di fabbrica;• l’anno di costruzione;• le principali caratteristiche tecnichedella macchina.I compressori d’aria sono attrezzaturecarrellate di supporto, utilizzate per produrrel’aria compressa necessaria ad alimentarealcune macchine operatrici edattrezzature. Sono costituiti da due componentioperativi:• un motore, che può essere anche elettricosebbene nei cantieri siano moltopiù diffusi quelli di tipo endotermicocon alimentazione a gasolio;• un gruppo compressore che aspiral’aria dell’ambiente e la comprime.6.18 - Compressore d’aria


156Capitolo 6Do c u m e n t a z i o n e a c o r r e d o• Dichiarazione CE di conformità;• libretto matricolare dal quale risulticon chiarezza a quale classe di tipologiadi recipienti sotto pressione appartienee quali siano le relative indicazionidi manutenzione, revisione econtrollo periodici;• documentazione recante le informazionisull’emissione sonora e sulle vibrazioni;• adesivo o targhetta in prossimità deglisportelli di accesso al motore attestanteil livello di potenza sonoraemesso dalla macchina durante le verifichedi legge;• documento riportante le informazionidi carattere tecnico, le istruzionid’uso e le indicazioni necessarie pereseguire in sicurezza la messa infunzione, l’utilizzazione, il trasporto,l’installazione, il montaggio e losmontaggio, la regolazione e la manutenzioneordinaria, straordinariae preventiva nonché la riparazionedella macchina.Ca rat te r i s t i c h e t e c n ic h e• Per evitare rischi di esplosione, tutti icompressori devono essere muniti divalvola di sicurezza tarata alla massimapressione di esercizio e di un dispositivodi arresto automatico delgruppo di compressione al raggiungimentodella pressione massima diesercizio;• i serbatoi devono essere dotati di manometroe deve essere possibile operarnefacilmente lo spurgo;• per evitare che l’aspirazione di gas ovapori combustibili possa provocareun esplosione del compressore, alcuneattrezzature consentono il montaggiodi una presa d’aria munita di filtroper le polveri, fuliggine, ecc. che deveessere applicata lontano da tubazioni,serbatoi e depositi di gas, benzine oaltri materiali ricchi di componentivolatili, infiammabili o esplosivi;• tutte le attrezzature di classe I devonoessere collegate con l’impianto diterra.Principali accessor i• Dotazione di separatori a filtro di trattenutaper il sistema di aspirazionedel gruppo di compressione, utilizzatiprevalentemente per eliminare la presenzadi acqua e olio nell’aria compressafornita dall’apparecchiatura;• per l’utilizzo al chiuso e in spazi pocoventilati è buona norma utilizzare ancheun filtro per l’ossido di carbonioper evitare che il compressore saturil’ambiente di lavoro con il gas provocandola perdita di conoscenza deglioperatori;• dotazione di dispositivo contro il riavviamentoautomatico in caso di ritornointempestivo di corrente.Mo d a l i t à d’impiego• Collegare al compressore le attrezzaturead alimentazione pneumaticadesiderate, verificando di non indurresovraccarico al sistema. Operare il collegamentodelle tubazioni di adduzionedell’aria compressa verificando chesiano saldamente ancorate alle flangee ai raccordi per evitare pericoli indottidallo sbandieramento delle tubazioniin caso di distacco;• verificare che l’ambiente in cui si trovail compressore non contenga gas ovapori infiammabili (anche in piccolaquantità) che potrebbero esplodere,se aspirati e compressi dall’unitàoperativa;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi157• aprire il rubinetto dell’aria primadell’accensione del motore e mantenerloaperto fino al raggiungimentodello stato di regime del motore;• operare la lavorazione, quindi spegnereil motore o staccare l’alimentazioneelettrica e scaricare il serbatoiodell’aria.An a l i s i d e i r i sc h i• Rumore;• gas, aria compressa;• Allergeni, Polveri, fibre;• oli minerali e derivati, contatto congasolio e liquidi per impianti oleodinamici;• incendio, durante il rifornimento;• esplosione per compressione di vapori,miscele, gas o polveri infiammabili;Disposizioni generali p e r la s i c u re z z a• Predisporre un accurato piano di manutenzioneprogrammata;• verificare l’efficienza e l’integrità deirivestimenti fonoassorbenti e di tutti idispositivi previsti dal costruttore perla riduzione del rumore prodotto aivalori di norma;• verificare l’efficienza e l’integrità deidispositivi di protezione dal contattocon organi in movimento o parti delcompressore ad alta temperatura;• evitare un eccesso di lubrificazione eperdite di oli;• verificare il corretto funzionamentodella strumentazione di regolazionedella pressione dell’aria;• verificare la pulizia del filtro dell’aria;• verificare la corretta connessione delletubazioni;• posizionare il compressore in posizionestabile;• posizionare la macchina in luogo aerato;• se la postazione di lavoro si trova nelleimmediate vicinanze di opere in costruzione,per evitare rischi di cadutadi materiali o investimento dall’alto,occorre che questa sia protetta darobusti impalcati sovrastanti, la cui altezzanon superi i 3 metri.Is t r u z i o n i o p e r a t i v ePrima dell’uso• Se nell’ambiente sono presenti vapori,gas o polveri di natura infiammabileo esplosiva è vietato utilizzare ilcompressore;• controllare che non vi siano materialio sostanze infiammabili in prossimitàdella macchina;• garantire il ricambio d’aria;• controllare che gli sportelli del vanomotore siano correttamente chiusi;• controllare lo stato dei tubi per l’ariacompressa: se presentano lacerazioni,tagli, forature, occorre provvederealla sostituzione. Sono assolutamentevietate riparazioni di fortuna di detteattrezzature.Durante l’uso• Aprire il rubinetto dell’aria primadell’accensione del motore e mantenerloaperto fino al raggiungimentodello stato di regime del motore;• chiudere la valvola di intercettazionedell’aria compressa ad ogni sosta o interruzionedel lavoro;• controllare le indicazioni fornite daimanometri;• se la lavorazione o le pressioni diesercizio sottopongono l’operatore avibrazioni prolungate o di particolareintensità, effettuare opportune pausedi lavoro;• non rimuovere gli sportelli del vanomotore;


158Capitolo 6• segnalare tempestivamente al negoziantedove si è acquistato il dispositivoo a personale tecnico specializzatoeventuali anomalie di funzionamentoo situazioni pericolose;• nel caso di dispositivi dotati di motore ascoppio, durante i rifornimenti di carburantespegnere il motore e non fumare.Dopo l’uso• Spegnere il motore e scaricare il serbatoiodell’aria;• durante la lavorazione e al suo termine,non toccare gli organi lavoratoridegli utensili e i pezzi o i materiali lavoratiperché potrebbero essere surriscaldati;• lasciare la macchina pulita e lubrificata;• per la pulizia degli organi meccanicinon vanno mai utilizzati liquidi infiammabilicome gasolio, nafta, benzina,ecc., ma appositi liquidi detergentinon infiammabili e non tossici;• controllare che i dispositivi di protezionesiano ancora efficienti e non abbianosubito danni;• operare la manutenzione e i tagliandidi revisione secondo le indicazionifornite dal produttore;• pulire accuratamente il mezzo, gli organidi comando, i manometri, i termometrie gli altri strumenti di controllodel compressore;• è assolutamente vietato operare manutenzioneo pulizia su organi in movimento;• nel caso si adoperi aria compressa perla pulizia ed il lavaggio della macchina,si devono utilizzare pressioni diesercizio basse (max 2 atmosfere);• in caso di eventuali guasti o anomaliedi funzionamento, contattare il centroassistenza o il personale tecnico autorizzatoalla manutenzione.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l er a c c o m a n d a t iGuantiCascoCuffieIndumentiprotettiviTrapano a colonnaCalzature disicurezzaIl trapano a colonna è una macchina utensileche, a differenza del trapano portatile,è montato su una struttura verticaleche poggia direttamentesulpavimento.L’utilizzo è semprequello delleperforazioniper mezzo dipunte elicoidali,alesatori,maschi, filiereecc., ma rispettoal portatileconsenteuna maggioreprecisione nellelavorazioni,oltre che lapossibilità difissare l’oggettoda forare olavorare.6.19 - trapano a colonna


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi159Questo tipo di trapano è composto da unbasamento sul quale è fissata una colonna,a sua volta dotata di un piano di lavoroin ghisa dove poter fissare i pezzi dalavorare per mezzo di una morsa.Il piano può scorrere in senso verticalee ruotare in senso circolare grazie ad unmeccanismo di azionamento generalmentea cremagliera o idraulico.Ne esistono di vari tipi ma due sono ledifferenziazioni principali:• hobbistici da banco, di dimensioni piuttostocontenute, che vengono posizionati,appunto, sul banco da lavoro;• professionali o semi-professionale, incui il basamento poggia a terra e la colonnaraggiunge altezze di circa 180-200 cm.All’estremità superiore della colonna vi èla testata del trapano, cioè un vano contenentetutte le parti meccaniche in movimento.Vi è il gruppo cambio velocitàche può essere a cinghie o ad ingranaggi:solitamente la trasmissione a cinghia èutilizzata per trapani con avanzamentomanuale oppure con punte del diametroinferiore a 30 mm, mentre la trasmissionead ingranaggi si utilizza solitamentesu trapani con avanzamento automatico,oppure con punte che superano il diametrodi 30 mm (questo perché la trasmissionea cinghia, essendo una trasmissioneche sfrutta principalmente una formadi attrito volvente, tende a slittare se sottopostaa carichi molto alti).Un motore elettrico genera la forza motricechepoi viene trasmessa al mandrino,cioè l’organo prensile rotante nel qualesi fissano gli utensili atraverso cinghieo ingranaggi dentati. Il mandrino permuoversi verticalmente è collegato ad untimone posto all’esterno della suddettacassa, che mosso dall’operatore in sensocircolare permette all’utensile di alzarsi oabbassarsi verso il pezzo da lavorare fissatosul piano.Nei prossimi paragrafi, saranno analizzatirischi e requisiti specifici omettendo latrattazione di analoghi dettagli già descrittiper i trapani portatili.Ri sc h i s p e c if ic i della m a c c h i n aCon questo termine si intendono i rischiche possono manifestarsi per il mancatointervento dei ripari e dei dispositivi disicurezza oppure per errori di manovra oper uso non corretto dei DPI. Vediamo iprincipali pericoli:• connessi all’utensileche, durantela rotazione, puòcausare gravi feriteagli arti superiori.• Impigliamento etrascinamento diindumenti o capelli;• connessi all’eventualerottura dell’utensilelavoratorecon proiezionedei frammenti;• dovuti alla rotazionedel pezzo in lavorazione;• dovuti al variatoredei giri.6.206.216.226.236.24


160Capitolo 6Dispositivi s p e c if ic i d i s ic u re z z a d a a d o t t a r eSi riportano di seguito i dispositivi specificidi sicurezza indicati per il trapano:• non rimuovere mai i carter e gli schermidi protezione montati dal costruttoreper intercettare i materiali proiettati.Il riparo deve essere resistenteall’urto e consentire una completavisibilità;• per evitare che la punta si inceppi,spezzandosi o provocando la rotazionedel pezzo, è necessario che sia benaffilata e montata correttamente e chevanga scelto l’utensile in base al materiale da lavorare rispetto ai parametripropri di questa lavorazione;• utilizzare l’apposito sistema di bloccaggiosia per pezzi di grandi dimensioniche per pezzi piccoli. Per il fissaggiodei pezzi grandi si possonousare piattaforme autocentranti, griffe,morse speciali o staffe, mentre perpezzi piccoli il fissaggio può avveniremediante mascherine o morsetti diadeguata rigidezza;• gli organi di trasmissione del moto devonoessere provvisti di un coperchiodi protezione munito di un dispositivodi blocco elettrico che non permettail funzionamento della macchina asportello aperto.Principali n o r m e c o m p o r t a m e n t a l i d e il a v o r a t o r i e p r o c e d u r eL’operatore deve porre la massima attenzionedurante le normali operazioni dellalavorazione seguendo le istruzioni riportatenel manuale d’uso e manutenzionedella macchina.Si riportano di seguito le principali operazionida eseguire per la lavorazione altrapano:• bloccare il pezzo sulla tavola di appoggiodel trapano;• montare l’utensile nel mandrino, stringendolocon l’apposita chiave;• accendere il motore;• portare gradualmente la punta a contattocon il pezzo da forare. Sul tornioradiale l’abbassamento della punta èautomatico;• spegnere il motore appena finita la lavorazione;• non utilizzare l’aria compressa per lapulizia del trapano;• in caso di inceppamento della puntasul pezzo, fermare la macchina e toglierela punta dal pezzo;• non toccare mai il pezzo appena lavoratoa mani nude;• non rimuovere mai trucioli o residuimetallici dall’utensile durante il moto.Spegnere prima la macchina, effettuarela pulizia, quindi riavviare la lavorazione;• effettuare la variazione del gruppo ditrasmissione pulegge/cinghie per ilcambio di velocità, essendo ben certiche il dispositivo di blocco elettricodel vano sia funzionante o, qualora lamacchina ne fosse priva, che l’alimentazionedel trapano sia stata preventivamentetolta. Inoltre, nei trapani abasamento che raggiungono un’altezzada terra considerevole, effettuaretale operazione da posizioni comodee sicure ed utilizzando scale stabilmentepoggiate.Dispositivi d i p r o t e z i o n e individualeL’operatore deve indossare i seguenti dispositividi protezione individuale:• guanti contro i rischi di natura meccanicacon grado minimo di protezione«2» per la resistenza al taglio e allalacerazione durante la manipolazionedei pezzi da lavorare o l’asportazionedi trucioli;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi161• occhiali di protezione contro la proiezionedi schegge dal pezzo lavoratodurante le fasi di lavorazione;• abiti antimpigliamento, evitando diindossare capi o accessori personaliche possano avvolgersi nelle parti inmovimento del trapano;• calzature di sicurezza di categoria S2.GuantiCalzature disicurezzaIdropulitriceIndumentiprotettiviOcchialiÈ un apparecchio generalmente utilizzatoper la pulizia di auto, moto, superficiin mattoni, cemento, pietra, per toglieremacchie causate da depositi organici,smog, infiltrazioni, muffe, per realizzarepiccole demolizioni, asportazioni di materiale,residui di getto o parti di muraturaparticolarmente deteriorata, piccoledemolizioni di intonaci ecc.6.25 - IdropulitriceÈ composta da una pompa elettrica cheeroga il getto d’acqua ad alta pressione euna lancia, a volte chiamata anche pistola,che l’operatore utilizza per orientare ilgetto sul manufatto da pulire.Identificazione della m a c c h i n aQualsiasi attrezzatura elettrica deve essereprovvista di targa riportante in modofacilmente leggibile ed indelebile almenole seguenti indicazioni:• nome ed indirizzo del fabbricante;• designazione della serie e del tipo;• anno di fabbricazione;• eventuale numero di serie;• marchio CE e altri marchi di conformità;• tensione, intensità e tipo di alimentazioneprevista;• principali caratteristiche tecniche dellamacchina.Do c u m e n t a z i o n e a c o r r e d o• Dichiarazione CE di conformità;• informazioni sull’emissione sonora esulle vibrazioni;• informazioni di carattere tecnico, istruzionid’uso e manutenzione ordinaria,straordinaria e preventiva, indicazioninecessarie per eseguire in sicurezzala messa in funzione, l’utilizzazione,il trasporto, l’installazione, il montaggioe lo smontaggio, la regolazione,la manutenzione e la riparazione dellamacchina.Ca rat te r i s t i c h e t e c n ic h eLa caratteristica funzionale prevalente èlegata alla pressione di esercizio che lapompa riesce a raggiungere: più è elevatae maggiori saranno le prestazioni di pulizia/demolizioneattuabili. Le lance sonoin grado di variare la sezione e la pressionedel getto, andando gradualmente daquello concentrato a quello a ventaglio.


162Capitolo 6Mo d a l i t à d’impiegoL’operatore deve passare l’estremità dellalancia con movimenti ondulatori sullesuperfici da pulire tenendo una distanzavariabile in funzione della potenza erogatadalla macchina e dagli effetti che vuoleottenere. Generalmente per l’esecuzionedi questa lavorazione è comunque indispensabileutilizzare un vestiario idrorepellentecapace di garantire un’ottimatenuta all’acqua.An a l i s i d e i r i sc h i• Getti a pressione elevata, schizzi;• scarsa visibilità, nebbie;• elettrici;• incendio (idropulitrici con bruciatore);• legionella.Disposizioni generali p e r la s i c u re z z a• Eseguire l’allacciamento dell’alimentazioneidrica prima di quella elettrica;• verificare l’integrità delle connessionitra tubi e utensile;• interdire la zona di lavoro e/o proteggerei passaggi.Is t r u z i o n i o p e r a t i v ePrima dell’uso• Distendere il tubo prima di iniziare illavoro. Non tirare i nodi che si possonoformare;• verificare che il cavo di alimentazione,la spina, il tubo dell’acqua di alimentazionesiano integri. In caso di danneggiamentonon alimentare la macchinae per la sostituzione di pezzi rivolgersia personale qualificato;• controllare che la macchina non presentidanni evidenti;• non fare mai riparazioni precarie alcavo elettrico. Evitare che lo stessovenga danneggiato;• verificare l’efficienza dell’interruttoregenerale;• prima di eseguire i collegamenti elettricidisporre l’interruttore generalein posizione “OFF” e accertarsi che idati relativi alle specifiche elettrichesiano rispondenti a quelli della rete didistribuzione elettrica;• verificare che la sezione dei cavidell’impianto, il loro stato e la loroportata sia idonea alla potenza assorbitadall’apparecchio, indicata in nellibretto tecnico a corredo;• proteggere la linea di alimentazioneutilizzando dispositivi magnetotermicicoordinati con il dispositivo di protezionedella macchina;• assicurarsi che l’apparecchio sia correttamentecollegato ad un efficienteimpianto di terra e che sia presenteun dispositivo di interruzione automaticadell’alimentazione con caratteristichetali da garantire una tensionedi contatto non maggiore di 25 V. Utilizzareparallelamente un interruttoredifferenziale con sensibilità


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi163• impugnare la lancia e la pistola saldamentecon due mani. La pressionesviluppata dalla macchina provoca unleggero contraccolpo all’apertura dellapistola;• non intralciare i passaggi con il cavoelettrico ed il tubo dell’acqua. Interromperele alimentazioni (elettrica edidrica) durante le pause di lavoro;• non utilizzare l’attrezzatura in ambientichiusi o poco ventilati o in prossimitàdi sostanze infiammabili (soloper idropulitrici con bruciatore);• non ostruire il tubo di uscita ad altapressione: ciò può provocare lo scoppiodel tubo con pericolo per l’operatore;• non utilizzare il cavo di alimentazioneo i tubi di collegamento per la movimentazionedella macchina;• non utilizzare la spina di alimentazioneper eseguire le operazioni di accensionee spegnimento;• non utilizzare la macchina su superficiin pendenza;• non usare la macchina a piedi nudi;• indossare stivali di gomma antisdruccioloe occhiali di protezione quandosi lavora con la macchina;• non bere l’acqua in uscita dall’idropulitrice:non deve essere utilizzatacome acqua potabile;• non lasciare mai la macchina in funzionesenza sorveglianza. In caso disospensione prolungata o definitivadel lavoro spegnerla e togliere l’alimentazionedi rete;• durante il funzionamento della macchina,non coprirla o collocarla in spaziin cui vi sia scarsa ventilazione;• non fare mai qualsiasi intervento diriparazione sulla pompa in funzione ocon spina collegata;• non rivolgere mai il getto d’acquacontro la macchina o comunque versoogni altra parte sotto tensione elettrica(cavo, spine ecc.);• non usare mai la pompa sotto la pioggiao temporali e in ogni situazione incui acqua o altri liquidi possano investirela pompa;• spegnere immediatamente l’apparecchioin caso di eventuali anomalie difunzionamento o situazioni pericolose;• eseguire il rifornimento di carburantea macchina spenta (solo per idropulitricicon bruciatore).Dopo l’uso• Scollegare le alimentazioni (elettricaed idrica);• operare la manutenzione e i tagliandidi revisione secondo le indicazionifornite dal produttore;• pulire accuratamente l’attrezzatura primadi riporla;• segnalare eventuali guasti di funzionamento;• sostituire il tubo acqua ad alta pressioneogni 2 anni di attività della macchina.Sul tubo nuovo deve apparirestampato in modo visibile sia il valoredella pressione massima consentitache il nome del fabbricante o un adeguatosuo contrassegno. Verificareprima dell’impiego i valori della pressionedel nuovo tubo che devono corrisponderea quelli dell’apparecchio.Idropulitrice e rischio d i i nf e z i o n e d aLegionella p n e u m o p h i l aIl rischio Legionella durante l’uso dell’idropulitriceè raramente contemplato dallaletteratura attualmente disponibile sulmercato.Si ritiene invece che talune condizionidi impiego di questo utilissimo dispo-


164Capitolo 6sitivo possano rappresentare una fontedi rischio concreto che, unitamente allascarsa conoscenza in senso lato del batteriodella Legionella, a condizioni ambientalie di salute particolari, può dareluogo a patologie gravi, finanche allamorte.Per questo motivo, al rischio Legionelladedichiamo un intero paragrafo cercandodi conoscerla meglio e soprattutto individuandoi fattori che ne favoriscono losviluppo e quelli che invece ne attenuanola proliferazione.Cos’è la Legionella pneumophila?La legionella pneumophila è un batteriopresente negli ambienti acquatici naturalie artificiali.L’insorgenza della patologia richiedeche vi sia una elevata concentrazionedei batteri patogeni nell’acqua, chequesta venga dispersa sotto forma diaerosol con dimensioni delle gocce, emeccanismi di trasporto che consentanol’inalazione da parte di personesuscettibili.Viene frequentemente isolata negli impiantidi condizionamento e nell’acquapotabile (poiché i sistemi di potabilizzazionenon riescono ad eliminarla).La moltiplicazione della Legionella èfavorita da una temperatura dell’acquacompresa tra 20° C e 50° C circa (conrange ideale tra 35° C e 45° C), ma anchefattori quali:• lentezza, ristagno o interruzioni delflusso idrico dovuti a:- guasti o sosta nell’erogazione dell’acqua;- presenza di rami morti nell’impianto;- presenza di serbatoi sovradimensionatirispetto al prelievo d’acquada parte dell’utenza;- uso saltuario dell’abitazione, quindidell’impianto idrico, specie sedotato di serbatoio di accumuloper autoclave;• presenza di incrostazioni a livello dirubinetti, diffusori doccia ecc.;• presenza di biofilm nelle tubature onei serbatoi. Con questo termine siindica quella pellicola bruna e viscosache spesso riveste le tubature, iserbatoi idrici, gli angoli dei box docciaecc., e che spesso notiamo anchenei fori del troppopieno dei comunilavandini domestici.Sono pertanto più pericolosi gli impiantiidrici in cui la distanza tra fonte dicalore e punto di erogazione dell’acquaè maggiore e quelli in cui si realizza unristagno dell’acqua (scaldabagni, bollitori,serbatoi ecc.) ad una temperaturacompresa nel range suddetto.Perché l’idropulitrice può essere pericolosa?Quanto detto sin qui ci consente di capirequanto sia facile trovarsi in una condizionepotenzialmente a rischio durantel’uso dell’idropulitrice.La caratteristica di questo apparecchio,infatti, è quella di erogare l’acqua a fortepressione, con la possibilità di regolareil getto dalla forma concentrata a quellaa ventaglio. Proprio quest’ultima opzionedetermina una fortissima nebulizzazionedell’acqua, la quale può frequentementeassociarsi alle altre condizioni operativeviste nel paragrafo precedente.Una di queste è senz’altro l’utilizzo diacqua meteorica e/o calda (poiché provenienteda serbatoi di accumulo di acquapiovana o acqua di rete sottopostaad un forte irraggiamento solare) o l’impiegodi idropulitrici con motore a scoppioper il riscaldamento dell’acqua.


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi165Come si contrae?L’infezione avviene prevalentemente pervia respiratoria mediante inalazione digoccioline di acqua contaminate sottoformadi aerosol in particolare da docce,rubinetti, impianti di idromassaggio,condizionatori di aria e, appunto, idropulitrici.Non è stata mai dimostrata la trasmissioneinterumana.Come si manifesta?L’infezione da Legionella può dare originea due diversi quadri clinici:• Febbre di Pontiac: dopo un periodo diincubazione di 24-48 ore, si manifestain forma acuta e si risolve in 2-5 giorni.I sintomi sono: febbre, malesseregenerale, cefalea, tosse. Possono esserepresenti anche: diarrea, nausea,vertigini, fotofobia.• Malattia dei Legionari: dopo un periododi incubazione variabile da 2 a 10giorni, si manifesta con interessamentopolmonare di discreta o notevolegravità.A volte possono essere presenti: sintomigastro-intestinali, sintomi neurologici,sintomi cardiaci.La letalità può variare dal 5-15% in soggettiin buone condizioni generali e trattatiprecocemente, al 70-80% in pazienticon condizioni generali scadenti o trattatitardivamente.Fattori predisponentiI fattori predisponenti a questo tipo diinfezione sono:• l’età avanzata;• sesso maschile;• fumo di sigaretta;• presenza di malattie croniche;• Immunodeficienza.Come si previeneLe reti di distribuzione di acqua, speciequella calda sanitaria, sono senza alcundubbio, in termini di frequenza di casi dilegionellosi ad esse riconducibili, quellesu cui prioritariamente vanno orientatigli interventi tecnici di prevenzione,controllo e decontaminazione. Le concentrazioniresidue di disinfettante chegiungono all’ingresso dei circuiti sonoin generale insufficienti a garantire l’assenzadi Legionella nelle reti di distribuzione.Se dunque in questa, e nei diversiapparati che vi sono inseriti, vengono averificarsi condizioni adatte per la proliferazione(temperatura, stagnazione epresenza di nutrienti), si raggiungonoconcentrazioni elevate del batterio inacqua.Le misure preventive si attuano adottandoi seguenti comportamenti:• mantenere attivo l’impianto a temperatureche non consentono la proliferazionedel batterio della Legionella,misurando periodicamente la temperaturadi accumulo e di mandatadell’acqua;• evitare ristagni d’acqua, rami secchinell’impianto, serbatoi troppo grandiin riferimento ai litri di acqua prelevatigiornalmente;non prelevare mai l’acqua da fontane•decorative o da ogni altro contenitore/recipientein cui vi sia acqua stagnante,specie se meteorica;qualora l’idropulitrice fosse collegata•ad un breve tratto d’impianto idricoutilizzato raramente, far scorrere frequentementel’acqua dal dispositivoper effettuare una sorta di lavaggiointerno ed evitare il ristagno per lunghiperiodi. Tale operazione va fattain particolar modo prima di ogni messain funzione dell’apparecchio;


166Capitolo 6• progettare l’impianto idrico in mododa avere ben separate le tubaturedell’acqua calda e dell’acqua fredda;• garantire nei riscaldatori (scaldabagni,bollitori, caldaie ecc.) una temperaturadell’acqua almeno di 60° C;• evitare di installare serbatoi di accumuloper autoclave in posizioni soleggiateo in ambienti troppo caldi,quali i vani caldaia ecc.;• garantire, nei punti di erogazione (rubinetti,docce ecc.) una temperaturapari a 50° C dopo un minuto di scorrimento.Per evitare rischi di ustione,installare a monte del punto di erogazionedei miscelatori controllatitermostaticamente;• mantenere costantemente la temperaturadell’acqua fredda nei serbatoie, al momento dell’erogazione, a nonpiù di 20° C;• mantenere costantemente l’acqua incircolazione in tutti i tratti dell’impianto;• far defluire a lungo l’acqua da tuttii punti di erogazione presenti inappartamenti, garage, cantine ecc.,specie se utilizzati saltuariamente;• procedere, prima della riapertura diedifici a funzionamento stagionale,alla pulizia completa di serbatoi erubinetteria, facendo defluire per uncerto periodo l’acqua da tutti i rubinetti;• sostituire valvole, giunti, filtri deirubinetti, cipolle, tubi flessibili delledocce usurati e decalcificare almenouna volta l’anno le cipolle delle doccee i rompigetto dei punti acqua;• svuotare, pulire dai fanghi, dal calcaree dal “biofilm” (manualmente conl’impiego di appositi prodotti), sciacquareserbatoi, riscaldatori d’acqua,autoclavi, almeno una volta l’anno.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eGuantiOcchialiStivali ingommaIndumentiprotettiviLa saldaturaMaschera afiltriLa saldatura è un procedimento chepermette il collegamento permanentedi parti solide tra loro e che realizza lacontinuità del materiale ove essa vengaapplicata. La saldatura, nella sua accezionepiù comune, presuppone l’apporto dicalore localizzato tale da permettere lafusione del materiale. Qusto può essere ilmateriale componente le parti stesse chevengono unite, ma può essere anche unmateriale estraneo ad esse, detto materialedi apporto: nel primo caso si parladi saldatura autogena, nel secondo di saldaturaeterogena o brasatura.La saldatura realizza un collegamentopermanente che si differenzia da altri collegamentipermanenti come ad esempiochiodatura o incollatura che non realizzanola continuità del materiale. Con alcuniprocessi di saldatura autogena, qualoraeseguita correttamente e secondo certiprincipi, viene garantita anche una continuitàquasi totale nelle caratteristichestesse del materiale delle parti unite.Nella sua accezione più ampia la saldaturasi riferisce invece all’unione, mediante


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi167apporto di calore, di materiali diversi traloro, o di materiali simili, dato che si effettuacomunemente anche la saldaturadi materie plastiche. Pure il vetro può esseresaldato, ma la saldatura per antonomasiaavviene tra metalli.La saldatura che più comunemente vieneeffettuata a livello hobbistico è la saldaturaad elettrodo.Sa l d a t o r e a d e l e t t ro d oIl procedimento ad elettrodo, alle sueorigini, prevedeva che questo non fosseprotetto esternamente: quindi si ossidavamolto rapidamente e, cosa molto piùgrave, introduceva ossidi e altre impuritànel bagno di saldatura.Osservazioni e sperimentazioni successivedimostrarono che, aggiungendo al materialedell’elettrodo delle sostanze disossidanti,si ottenevano risultati migliori.Inizialmente questi disossidanti eranodentro l’elettrodo (che praticamente eraun tubo contenente la polvere disossidante),ma gli sviluppi successivi mostraronol’utilità di avere un rivestimento esternoal materiale metallico di cui è compostol’interno.Attualmente, gli elettrodi rivestiti sonoprodotti in varie forme con differentifunzioni, a seconda delle esigenze di sicurezza,di operabilità ed estetiche dellasaldatura.Quando si porta l’elettrodo ad una distanzaopportuna dal pezzo, scocca l’arcoelettrico che fonde il materiale metallicodell’elettrodo, il rivestimento ed il metallodel pezzo che deve essere saldato.L’operatore, sposta manualmente la pinzagestendo in tal modo il bagno di saldaturadistribuendola in modo opportunonello spazio da riempire.Al termine dell’operazione il saldatorescalpella la crosta, composta da scorieformatesi sopra la saldatura, avente lafunzione di proteggere il metallo nel corsodel raffreddamento.ELETTRODOAcidoCellulosicoAl rutilioOssidanteCARATTERISTICHEDeve il suo nome al fatto che il rivestimento fornisceuna scoria di carattere acido; normalmente il rivestimento(composto in gran parte di silice, SiO2 e silicatodi ferro) contiene un’alta percentuale di disossidanti.La scoria prodotta è porosa e facilmente eliminabile. Ilbagno prodotto da questi elettrodi ha una temperaturaelevata e quindi, pur essendo possibile, è sconsigliatala saldatura in posizioni diverse da quella orizzontale.È utilizzabile solo per materiali aventi buone caratteristichedi saldabilità, dato che, non avendo nessuneffetto depurante, il cordone di saldatura è soggetto acricche a caldo.Un rivestimento composto di materiale organico(cellulosa) associato ad elementi disossidanti (Mn e Si)e quindi, avendo una grande quantità di H nell’arco,richiedono una tensione d’arco relativamente piùelevata. Il rivestimento permette una forte proiezionedi metallo dall’elettrodo nel bagno: quindi è possibilela saldatura in tutte le posizioni, anche con cianfrinistretti. Sono gli elettrodi che danno la massimapenetrazione (fino a 2 volte il diametro dell’elettrodo,più 2 mm).Un rivestimento contenente ossidi di Ti (il rutilioinfatti è il biossido di titanio). Questi elettrodi hannocaratteristiche simili a quelle degli elettrodi acidi,tuttavia gli ossidi di titanio, dando una bassa viscositàal bagno, permettono di ottenere saldature molto liscee praticamente invisibili senza strumenti adeguati.Per questo motivo gli elettrodi al rutilio sono utilizzatiprincipalmente per fini estetici; nel caso di passatemultiple vengono utilizzati solo per le passate disuperficie. In alcuni casi per associare le caratteristicheestetiche del rutilio alle caratteristiche elettriche omeccaniche di altri tipi di rivestimento sono associati asostanze organiche (rutilcellulosici) o a carbonati basici(rutilbasici).Con questi elettrodi è possibile saldare tenendol’elettrodo direttamente a contatto con il pezzo (da quila loro denominazione alternativa contact): infatti ilrivestimento, contenente ossidi di Fe, forma un cratereabbastanza profondo perché tutto l’arco scocchi entrodi esso il cratere. Sono gli elettrodi che permettono lamassima deposizione (proprio per la presenza di ferronel rivestimento) a parità di caratteristiche elettriche.Ap p l i c a z i o n i della s a l d a t u r a a d e l e t t ro d or ivestitoLa saldatura ad elettrodo rivestito puòessere utilizzata per quasi tutti i materiali,fatta esclusione per i materiali basso


168Capitolo 6fondenti (Pb e Zn), i materiali reattivi conl’ossigeno (Al, Ti, Zr) ed i metalli refrattari(Nb, Ta).Non è consigliabile (per motivi economici)saldare con questa tecnologia giuntidi spessore superiore a 35-40 mm.Possono essere utilizzati vantaggiosamenteprocessi diversi se:• è necessario effettuare un gran numerodi saldature con forti volumi di riempimento(in questo caso si utilizzanoprocessi automatici a filo continuoarco sommerso, MIG/MAG);• saldando lamiere a spessore sottile (inquesto caso è preferibile TIG).Fa t t o r i d i rischio in s a l d a t u r aI fattori di rischio ai quali possono essereesposti gli addetti alle operazioni di saldaturasono molteplici e possono esseredistinti in due tipologie principali:• chimici (fumi e gas);• fisici (radiazioni non ionizzanti, rumore,vibrazioni, elettricità).6.26 - Saldatrice elettricaI rischi chimici associati alle operazioni disaldatura derivano dallo sviluppo dei fumidi saldatura, nei quali sono presenti metalliallo stato di vapore o di particolato.Per fumo di saldatura si intende una complessamiscela di più di 40 componentichimici, inorganici e organici, che si liberanodurante la fase di riscaldamento edeventuale fusione del pezzo da saldare.La composizione dei fumi e la concentrazionedei relativi agenti chimici presentinei fumi di saldatura è influenzatadal metallo d’apporto, dal tipo di rivestimento(acido, basico, cellulosico etc.),dalle sostanze o materiali che ricopronoil pezzo manufatto da saldare. Biossidodi titanio (rutilici) e fluorite (basici) sonosostanze spesso presenti.La quantità dei fumi dipende dal diametrodell’elettrodo, dall’intensità di correntee dall’eventuale preriscaldo; particolarmenteelevate risultano le quantitàdi fumi per gli elettrodi cellulosici.Una condizione espositiva a microdosinon implica il rischio di comparsa deiclassici quadri di intossicazione acuta,che sono manifestazioni molto rare, mache è opportuno che siano tenute nellagiusta considerazione per la prevenzionedi alterazioni dello stato di salute conseguentialla mansione di saldatore.Durante i processi di trasformazione termicadell’aria o dei materiali di rivestimentoo delle impurità, si possono liberaresostanze allo stato gassoso. L’ozonosi forma dall’ossigeno atmosferico attraversola radiazione UV prodotta dallafiamma o dall’arco elettrico; il monossidodi carbonio si sviluppa a seguito di processidi combustione incompleta, mentregli ossidi di azoto si formano dall’ossigenoe dall’azoto atmosferico attraversoprocessi termici.I rischi fisici derivano dall’esposizione a


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi169radiazioni non ionizzanti, elevate temperaturee rumore. Le radiazioni non ionizzantivanno distinte a seconda dellalunghezza d’onda in ultravioletto, lucevisibile e raggi infrarossi. La fiamma, e inmisura maggiore l’arco elettrico, emettonoradiazioni ottiche sia nello spettro delvisibile che in quello dell’invisibile. Le radiazioniultraviolette – le più energetichetra le radiazioni non ionizzanti e quindi lepiù pericolose – sono assorbite quasi totalmentedagli strati protettivi superficialidella cute e solo una piccola frazione (1%)penetra e agisce sui tessuti sottostanti.L’origine del rumore prodotto durante leoperazioni di saldatura è riconducibile:• ad una combustione della miscelagassosa emessa ad alta pressione dalcannello nella saldatura a fiamma ossiacetilenica;• allo scoccare dell’arco elettrico per lealtre tipologie;• alla fuoriuscita del plasma dall’ugelloche produce un caratteristico sibilo nelleoperazioni di saldatura al plasma.Non è da sottovalutare il rumore emessodurante le operazioni successive qualimolatura, smerigliatura ecc.Oltre ai rischi direttamente o indirettamentecollegati alle operazioni di saldaturaesistono anche quelli legati al luogoe alle condizioni di lavoro (caduta di oggetti,schiacciamento degli arti, impigliamentodegli arti in parti in movimento,lavori in quota ecc.) ed al tipo di attrezzaturaimpiegata (elettricità, bombole digas, tubazioni ecc.).Infine da tenere in considerazione.Microclima: la produzione di calore, inparticolare di elevatissime temperaturelocalizzate in vicinanza della zona di saldatura,è caratteristica comune delle tecnichea gas, ad arco elettrico, al plasma.In generale, l’attività di saldatura causaun apporto termico moderato, più rilevantenel caso dell’uso di fiamma ossiacetilenica.Nella stagione calda, gli aspettipiù problematici sono costituiti dall’ambiente,dai materiali di lavoro e dalla necessitàdi indossare indumenti protettivi,sempre molto pesanti.Movimenti ripetitivi e posture incongrue:possono causare danni muscolo-scheletriciquali modificazioni della colonna vertebrale,scoliosi, lordosi, lombosciatalgia.Fa t t o r i c o n d i z i o n a n t i t i p o l o g i a ede nt i t à d e l l ’esposizioneLa natura e l’entità dell’esposizione aidiversi fattori di rischio appena descrittidipendono da numerose variabili correlateall’operazione di saldatura, all’operatoree all’ambiente. Nello specifico, ilmateriale che costituisce l’elettrodo e ilsuo rivestimento, l’eventuale presenzadi gas protettivo, l’utilizzo di materialed’apporto, nonché la diversa temperaturaraggiunta nei differenti procedimentisono tutti parametri che influiscono qualitativamentee quantitativamente sull’entitàdell’esposizione degli addetti alleoperazioni di saldatura.La natura del manufatto stesso influiscesu tipologia ed entità dell’esposizione,non solo per il tipo di metallo di cui ècomposto e per le dimensioni, ma ancheper la presenza di eventuali pre-trattamentidi verniciatura o molatura.Fattori legati all’operatore sono rappresentatidalla distanza tra saldatore e sorgentedelle emissioni, dalla postura, dalladurata dell’operazione e fondamentalmentedall’utilizzo di dispositivi di protezioneindividuale. A seconda della tecnologiautilizzata e dei materiali lavorati,i fumi prodotti dalla saldatura possonovariare la loro composizione e pertantopresentare rischi diversi.


170Capitolo 6I possibili rischi, come già osservato, riguardanoi saldatori o gli operatori maanche quanti concorrano indirettamentealle operazioni di saldatura.Le esposizioni nell’ambito delle attivitàdi hobbistica domestica possono essereestremamente variabili: brevi periodi ripetutinel corso della giornata o periodiprolungati solo per alcune giornate. Inquesti casi il parametro di valutazione(valore limite) si presenta di difficile applicazione.Resta il fatto che il problemadella durata dell’esposizione è un fattorefortemente vincolante nella valutazionedel rischio, ma brevi esposizionigiornaliere (anche inferiori ad un’ora) oesposizioni molto discontinue (nell’arcodel mese o dell’anno) appaiono spessodi scarso significato. Il periodo di esposizioneche dipende dalle esigenze dilavorazione è valutabile nell’ordine diqualche ora solo per alcune settimanel’anno.Elementar i m i s u r e d i p r e v e n z i o n e ep r o t e z i o n ePrima di iniziare il lavoro• Raschiare e pulire preventivamentei pezzi da saldare in caso siano verniciati,zincati, piombati o sporchi diolio o di grasso;• verificare sempre la stabilità dei pezzida saldare in relazione alle attrezzaturedi presa/sostegno;• effettuare la regolazione dei parametrielettrici in funzione delle istruzioniricevute;• controllare visivamente che l’impiantodi aspirazione fumi funzioni;• verificare che la cappa d’aspirazionepossa raggiungere sempre il punto diemissione dei fumi e ne realizzi l’aspirazione;• indossare i DPI previsti.Durante il lavoro• Mantenere attivato l’impianto di aspirazione;• ricollocare la cappa d’aspirazione alladistanza utile per la captazione deifumi tutte le volte che è necessario;• proteggersi con lo schermo facciale(anche l’eventuale aiutante);• non appoggiare a terra o su parti metallichela pinza porta-elettrodi o latorcia di saldatura non isolate;• mantenere sempre collegato il cavo di ritornovicino al punto di saldatura (impedisceche si formino correnti vaganti);• non utilizzare mai corde o imbragaturein materiale sintetico per sostenerei pezzi da saldare.Dopo il lavoro• interrompere l’alimentazione dei gastecnici per saldatura;• lasciare sotto aspirazione i pezzi ancorafumanti;• prima di maneggiarli controllare chei pezzi saldati e le scorie si siano raffreddati;• lasciare pulita e in ordine la zona dilavoro;• riporre i DPI nei posti destinati, verificandonela pulizia e l’efficienza.Altre azioni• Non usare l’aria compressa per effettuarepulizie;• l’aspirazione e i DPI vanno utilizzatianche nelle operazioni di puntatura emolatura;• non trascurare eventuali ustioni ocongiuntiviti (possono complicarsi).È vietato assolutamente eseguire operazionidi saldatura in condizioni di pericoloed in particolare:• su recipienti o tubi chiusi;• su recipienti o tubi aperti che con-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi171tengano materie le quali, sotto l’azionedel calore, possano dar luogo adesplosioni o reazioni pericolose;• su recipienti o tubi aperti che abbianocome contenuto materie le quali, nelpassaggio in fase gassosa, possanodar luogo ad esplosioni o reazioni;• non lasciare sotto tensione la saldatricedurante le pause o alla fine dellagiornata né lasciare incustodita la pinzaporta-elettrodi sotto tensione.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eI dispositivi di protezione individuale,indispensabili nelle operazioni di saldatura,sono volti alla protezione, oltreche del corpo attraverso indumenti specifici,alla protezione delle vie respiratorie,degli occhi e dell’udito. Le operazionidi saldatura, brasatura, ossitagliorichiedono sostanzialmente gli stessitipi di dispositivo per la protezione delcorpo ad eccezione degli occhi (grado diprotezione in funzione del processo disaldatura).La dotazione personale si compone generalmentedi:• occhiali con grado di protezione sceltoin funzione dell’intensità della radiazioneo schermo facciale con filtrocolorato inattinico o a cristalli liquidiper saldatura ad arco elettrico;• guanti di cuoio o materiale di caratteristicheequivalenti, resistenti alleparticelle incandescenti, con protezionedel polso e dell’avambraccio;• scarpe di sicurezza con puntale protettivo;• grembiule e protezioni parziali dicuoio o in materiale di caratteristicheequivalenti, resistenti alle particelleincandescenti;• maschera di protezione delle vie respiratorie(in particolari lavorazioni).Inoltre per quanto concerne i rischi relativial luogo ed alle condizioni di lavoro:• elmetto protettivo in caso di caduta dioggetti o di possibile urto della testacontro oggetti ad altezza d’uomo;• cuffie, inserti auricolari contro il rumore.Si ricorda che una adeguata protezionedegli occhi si ottiene con occhiali dotati diprotezioni laterali e filtri colorati inattinici,con grado di oscuramento (DIN) e quindi diprotezione, scelto in funzione dell’intensitàdella radiazione. Le lenti utilizzabili perla saldatura a gas devono avere un grado dioscuramento almeno pari a 3-5 DIN (lentida 1 a 50 volte più scure di un vetro trasparente),mentre nella saldatura ad arco sonoda preferirsi lenti con DIN pari a 11 (20.000volte più scure di un vetro trasparente).Sono preferibili gli schermi facciali confiltro colorato inattinico, che riparano anchedagli spruzzi durante le operazioni disaldatura ad arco elettrico od effettuatesopra la testa. Attualmente sono state fornitele maschere con filtri a cristalli liquidiche si adattano in tempi brevissimi all’intensitàluminosa evitando di innescare l’arcoa maschera alzata; l’incremento del DINè attivato automaticamente dallo scoccaredell’arco elettrico in meno di 1 millisecondo.Tutti gli operatori che si trovano nellazona di saldatura devono proteggere gliocchi mediante occhiali a stanghetta ocon mascherina con vetro oscurato.GuantiCascoCuffieIndumentiprotettiviCalzature disicurezzaMascheraOcchiali o maschera oscuranti


172Capitolo 6Sostanze e prodotti nociviSpesso, nei garage sono presenti variesostanze nocive alla cui presenza, neltempo, abbiamo imparato ad abituarcisottovalutandone la pericolosità: parliamodi vernici, solventi, spray, sbloccantiecc., tutti prodotti comunemente acquistabilinelle ferramenta di ogni paese ocittà.Per capire come ci si difende e quale atteggiamentoassumere durante la loromanipolazione e/o il loro utilizzo, prenderemocome modello un prodotto cheprobabilmente occupa, insieme ad altri, ilvertice di pericolosità tra quelli utilizzatiin garage o nel fai da te: lo sverniciatore.Lo sverniciatoreLo sverniciatore è un prodotto ormaimolto usato anche in ambienti domesticiper rimuovere gli strati di verniciatura sumateriali quali ferro, alluminio, legno ecc.Data la sua aggressività e la capacità diattaccare la struttura molecolare di alcunimateriali, viene spesso utilizzato pericolosamenteanche per scopi diversi daquelli per i quali è nato.La facile reperibilità sul mercato dell’hobbisticaporta al suo utilizzo senza alcunaprecauzione per la pelle, per gli occhi eper l’apparato respiratorio, dimenticandoche si tratta di una sostanza cancerogena,infiammabile e corrosiva, che puòprovocare anche ustioni alla pelle, danniirreversibili alla vista, intossicazioni ecc.,per la presenza di sostanze come:• acido fosforico;• diclorometano;• alcool metilico;• metiletilchetone;• toluene.Mi s u r e a n t i nc e n d i oRecipienti chiusi, esposti al calore dell’incendio,possono generare sovra-pressioneed esplodere.Mezzi di estinzione utilizzabili:• CO ; 2• schiuma;• polvere chimica per liquidi infiammabili.L’acqua può non essere efficace per estinguerel’incendio, tuttavia dovrebbe essereutilizzata per raffreddare i contenitoriesposti alla fiamma e prevenire scoppi edesplosioni.L’acqua nebulizzata può essere impiegataper disperdere i vapori infiammabili eproteggere le persone impegnate a fermarela perdita.Mi s u r e d i p r i m o s o c c o r s oContatto con gli occhi.Lavare immediatamente e abbondantementecon acqua per almeno 15 minuti.Consultare immediatamente il medico.Contatto con la pelle.Togliere gli indumenti contaminati e farela doccia. Chiamare subito il medico. Lavareseparatamente gli indumenti contaminatiprima del riutilizzo.Inalazione.Portare il soggetto all’aria fresca. Se larespirazione cessa o è difficoltosa praticarela respirazione artificiale. Chiamareimmediatamente il medico.Ingestione.Chiamare immediatamente il medico. Nonindurre il vomito ed astenersi da qualsiasi


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi173somministrazione se non espressamenteautorizzata dal medico.Mi s u r e in c a s o d i rilascio a c c i d e n t a l e• Indossare maschera, guanti ed indumentiprotettivi;• ventilare l’area interessata. Contenerele perdite con terra o sabbia;• eliminare tutte le fiamme libere e lepossibili fonti di ignizione. Non fumare,• se il prodotto è defluito in un corsod’acqua, in rete fognaria o ha contaminatoil suolo o la vegetazione, avvisarele autorità competenti;• raccogliere velocemente il prodottoindossando maschera ed indumentiprotettivi;• se il prodotto è in forma liquida, impedireche penetri nella rete fognaria;• raccogliere il prodotto assorbendoloeventualmente con materiale inerte(sabbia, farina fossile, legante universale).• successivamente alla raccolta, lavarecon acqua la zona ed i materiali interessatiprendendo le opportune precauzioniaffinché non insorgano problemidi inquinamento.Ma n i p o l a z i o n e e i m m a g a z z i n a m e n t o• Evitare l’accumulo di cariche elettrostatiche;• conservare i recipienti chiusi ed il luogoben ventilato;• i vapori possono incendiarsi con esplosione,pertanto occorre evitarne l’accumulotenendo aperte porte e finestreed assicurando una ventilazioneincrociata. Senza adeguata ventilazionei vapori possono accumularsi inbasso ed incendiarsi anche a distanza,se innescati, con pericolo di ritorno difiamma;• tenere lontano da calore, scintille efiamme libere non fumare, non usarein alcun modo fiammiferi ed accendini;• mettere a terra i recipienti, durantele operazioni di travaso, ed indossarescarpe antistatiche. La forte agitazionee lo scorrimento vigoroso del liquido,in tubazioni ed apparecchiature,possono causare formazione ed accumulodi cariche elettrostatiche, stantela bassa conducibilità del prodotto;• aprire i contenitori con cautela perchépossono essere in pressione.Possibili e f fe t t i tossici sulla s a l u t eEffetti acutiLo sverniciatore è un prodotto nocivo seinalato, se assorbito attraverso la cutee se ingerito. Può provocare irritazionedelle mucose e delle vie respiratorie superiorinonché degli occhi. I sintomi diesposizione possono comprendere brucioreed irritazione agli occhi, alla bocca,al naso, alla gola, nonché tosse, difficoltàrespiratoria, vertigini, cefalea, nausea evomito. Nei casi più gravi l’inalazione delprodotto può provocare infiammazioneed edema della laringe e dei bronchi, polmonitechimica ed edema polmonare.Può inoltre provocare irritazione dell’areadi contatto accompagnata, in genere, daun aumento della temperatura cutanea,gonfiore, prurito.Anche minime quantità ingerite possonoprovocare notevoli disturbi alla salute(dolore addominale, nausea, vomito,diarrea, ecc.).Il prodotto può provocare danni irreversibili,non letali, anche dopo una singolaesposizione per inalazione, assorbimentocutaneo ed ingestione.Il prodotto è da considerare con sospettoper possibili effetti cancerogeni; non


174Capitolo 6sono però disponibili informazioni sufficientiper procedere ad una valutazionecompleta.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eÈ necessario usare mezzi individuali diprotezione adeguati al tipo di lavorazione,come, ad esempio :• mascherina adatta alla natura del prodotto,• occhiali di sicurezza;• guanti e tuta, impermeabili, resistential prodotto;Non utilizzare assolutamente il prodottose le condizioni operative non corrispondonoalle precauzioni raccomandate.Evitare il contatto con gli occhi e l’epidermidee la respirazione prolungata deivapori. Conservare il recipiente chiuso senon in uso.Non mangiare, bere, fumare, durantel’impiego. Lavarsi accuratamente le manicon acqua e sapone prima dei pasti e farela doccia dopo l’utilizzo. Gli indumentida lavoro debbono essere lavati a parte eriposti in luogo separato.GuantiMascheraantipolvereOcchialiIndumentiprotettiviGiardino/ortoIl giardinaggio è la tecnica e l’arte dellacoltivazione di fiori e piante ornamentali.Spesso viene praticato per hobby, abbinandoad esso anche la cura dell’ortodove i fortunati possessori di piccoli appezzamentidi terreno coltivano ortaggi,legumi, tuberi, piante da frutto ecc.Ma il carattere assolutamente non-professionaledi tali pratiche non ne attenuaassolutamente la componente di rischioche, invece, rimane inalterata rispettoalle analoghe attività lavorative in sensostretto. Anzi addirittura esse possonopresentare elementi aggiuntivi di rischioin quanto, notoriamente, l’ambiente casalingoe lo spirito hobbistico portanoa sottovalutare i pericoli, ad eludereconsapevolmente le raccomandazioni diprevenzione o a non conoscerle affattoper disinteresse. Lo dicono le stime sugliincidenti in agricoltura che coinvolgonogli hobbisti.Sono almeno 90 mila ogni anno le vittimedi infortuni quasi mai registrati ufficialmente;alla cifra vanno aggiunti gliavvelenamenti da fitofarmaci, concimi einsetticidi usati senza le dovute cautelee sui quali non esistono indagini. Standoai dati più recenti, gli hobbisti vittime diincidenti sono molti di più dei lavoratoridi professione (coltivatori diretti, dipendentidi aziende agricole).Gli incidenti causati da piccoli trattori,motocoltivatori, motoseghe ecc. sonotra le principali cause di morte o diinfortuni gravi tra gli hobbisti; Ancheperché chi usa un trattore nel proprioterreno, senza scopi commerciali, lo acquistaquasi sempre di seconda manoe con il preciso intento di risparmiareil più possibile, a costo di rinunciare aqualche comodità o soprattutto a qual-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi175che dispositivo volto a tutelare la salutedell’utilizzatore.Spesso si tratta di macchine obsolete,senza le dovute sicurezze perché proprioassenti o perché rimosse, modificate,rese inefficaci; in altre parole parliamodi macchine estremamente pericolose.Poi ci sono i prodotti chimici. Sonosempre di più le persone che devonoricorrere alle cure dei centri antiveleniperché intossicate da un cattivo uso disostanze usate in agricoltura. Spesso chivuole curare le piante del balcone o l’orticellosotto casa usa gli stessi prodottidei coltivatori diretti, ma non adotta lestesse precauzioni. Ci sono regole chetutti dovrebbero conoscere, visto chesono milioni gli italiani che si cimentanoanche solo per diletto nell’agricoltura enella floricoltura. Sul balcone, per esempio,se la casa è in città, bisogna evitaredi coltivare ortaggi perché assimilanogli inquinanti dell’aria.Anche nel giardino, o nell’orto, è meglionon usare insetticidi professionali. E sesi impiegano piccoli trattori e attrezziagricoli a motore bisogna verificare periodicamenteil loro stato di manutenzionee non consentire ai bambini di avvicinarsio salire sul posto di guida.Ma vediamo più in dettaglio alcuni tra gliattrezzi e le macchine usati maggiormentenel giardinaggio o nella cura dell’ortoa scopo hobbistico.Ha la sua massima diffusione d’impiegoin agricoltura (olivicoltura, viticoltura,frutticoltura) e nel settore vivaistico(giardinaggio ed altre cure colturali allepiante ornamentali); solo marginalmenteè impiegata nel settore forestale (primecure colturali in giovani impianti).Nel settore agricolo e forestale è impiegataprincipalmente per la potaturadi allevamento e mantenimento dellepiante, soprattutto su rami giovani ocomunque con diametro in media nonsuperiore ai 35 mm.Il taglio che effettua la cesoia avviene indirezione perpendicolare alle fibre e lasciauna superficie di taglio liscia e senzasfrangiature.La macchina è sostenuta dall’operatorecon una sola mano sull’apposita impugnaturasolo nel caso di cesoie montatesu aste è necessario l’utilizzo di entrambele mani. Le prime cesoie erano esclusivamenteazionate dalla forza umana;solo negli ultimi decenni si è assistitoall’avvento nel settore agricolo di cesoieidrauliche, pneumatiche ed elettriche.La cesoia da giardinaggioLa cesoia, una delle macchine più vetusteutilizzate dall’uomo, è basata su diun semplicissimo sistema di leve ed hala funzione di agevolare e velocizzare iltaglio di molteplici materiali.6.27 - Cesoie da giardinaggio


176Capitolo 6Descr izione e f u n z i o n a m e n t oLe cesoie si compongono di due lame (opiù propriamente di un tagliente ed unbattente) di cui:• una fissa;• una mobile, che ha il fulcro di rotazioneposto sulla lama fissa, che le permetteuna rotazione massima di circa50°, variabile da modello a modello.Il prolungamento oltre il fulcro dellalama mobile costituisce il braccio dellaleva ed è su quest’ultimo che agisce laforza di spinta sprigionata dai vari sistemidi propulsione impiegati.Il corpo macchina, costituito dall’impugnaturache funge anche da carter percontenere, sorreggere e proteggere ilmotore con i leveraggi annessi, è normalmentein materiale plastico in gradodi garantire l’adeguata robustezza con ilminimo peso.Sull’impugnatura si trova anche la levadi azionamento con relativa sicura: iltutto sovrastato da una struttura di protezioneper le dita; in alcuni modelli (aseconda del tipo di azionamento) vi èuna valvola per la regolazione della forzadi taglio.I sistemi di azionamento maggiormenteimpiegati per le cesoie sono di tipopneumatico ed elettrico, con una piccolapercentuale di tipo idraulico.Il movimento delle cesoie pneumaticheè garantito da un cilindro pneumatico eda una molla posti all’interno dell’impugnatura;l’azionamento è assicurato dauna corrente di aria compressa il cui afflussoè regolato dal leveraggio di azionamento.L’impianto di azionamento è costituitoda un generatore di aria compressaazionato tramite la presa di potenzadelle trattrici o con motore autonomoe collegato alle cesoie per mezzo di untubo di gomma adatto a forti pressioni.Le cesoie elettriche sono azionate da unmotore elettrico, racchiuso all’internodell’impugnatura, che muove la lama.L’alimentazione è garantita da una batteriaa basso voltaggio che è normalmenteportata dallo stesso operatore per mezzodi una cintola o uno zainetto, e collegataalle cesoie tramite un cavo elettrico.Le cesoie idrauliche sono azionate daun martinetto idraulico a doppio effettoposto all’interno dell’impugnatura, il cuifunzionamento è garantito da una pompain grado di comprimere l’olio postonel circuito con elevate pressioni. Lapompa, a sua volta, è azionata direttamentedalla trattrice tramite la sua presadi potenza, o da un motore autonomospalleggiato o da un motore portatosu appositi carrelli.CARATTERISTICHE TECNICHE DEI PRINCIPALI MODELLI DI CESOIEAzionamentoPressioni opotenze dialimentazioneDiametro massimotagliabile(mm)Massa dellacesoia (g)Pneumatico 6-15 bar 50 550-750Elettrico 110-150 W 40 600-1000Idraulico 100-300 bar 70 600-1600Op e r a z i o n i d a c o m p i e r eLe operazioni che l’operatore compie prima,durante e dopo l’utilizzo della macchinapossono essere distinte in:1. preparazione della macchina;2. regolazioni;3. impiego;4. pulizia e manutenzione.Vediamo in dettaglio di cosa si tratta, andandopoi ad effettuare un’analisi dei rischimirata alla singola azione compiuta.Preparazione della macchinaLe cesoie (i cui componenti sono nor-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi177malmente venduti già assemblati), pereffettuare le operazioni di potatura,devono essere collegate al dispositivod’azionamento (pneumatico, elettrico oidraulico).RegolazioniLe regolazioni, che possono essere attuatedopo la preparazione delle cesoiee durante l’impiego delle stesse, devonoessere effettuate nel rispetto delle indicazionicontenute nel manuale di istruzioni.Durante l’impiego, le cesoie necessitano,secondo il tipo d’azionamento,dei rifornimenti di combustibile o dellaricarica delle batterie; inoltre, secondo lagravosità del lavoro, sono previste delleaffilature alle lame.ImpiegoL’operazione principale che normalmenteè eseguita con le cesoie è la potatura.Per potatura si intende la pratica con laquale vengono recisi i rami nelle pianteverdi.Per questa operazione è senza dubbio indispensabilel’uso delle cesoie fin quandoi diametri su cui si deve operare lopermettono.Le principali precauzioni nell’eseguire lapotatura con cesoie consistono nell’indossaregli opportuni dispositivi di protezioneindividuale (DPI) ed adottare appropriatecondotte di lavoro.Pulizia e manutenzioneLo svolgimento non corretto delle operazionidi pulizia e manutenzione e un usonon appropriato delle cesoie costituisconoun rischio per l’operatore.Le cesoie, quindi, devono essere corredateda un manuale di istruzioni e dotate diappositi pittogrammi posti in prossimitàdelle zone di pericolo.Durante la pulizia e la manutenzione ènecessario munirsi di appositi dispositividi protezione individuale. Si devono eseguiresolo i lavori di pulizia e manutenzioneordinaria descritti nel manuale diistruzioni; quelli non compresi o gli interventidi manutenzione straordinaria devonoessere affidati a tecnici specializzati.An a l i s i d e i r i sc h iNell’impiegare le cesoie è necessarioadottare comportamenti corretti al finedi prevenire i rischi di infortunio. Gli elementidi base da considerare sono:• schiacciamento, cesoiamento e taglio;• pericoli derivanti da fluidi in pressione;• movimentazione manuale dei carichi(cesoie con motore spalleggiato);• contatto con organi di trasmissione(cesoie con motore spalleggiato);• ustioni (cesoie con motore spalleggiato);• infortunio elettrico (cesoie ad azionamentoelettrico);• agenti chimici (cesoie ad azionamentoelettrico con batterie);• impigliamento, trascinamento, avvolgimentoa causa di protezione incompletadell’albero cardanico (nel caso dicesoie idrauliche o pneumatiche, doverispettivamente la pompa o il generatoredi aria compressa sono azionatidalla presa di potenza della trattricetramite albero cardanico);• ferite da taglio durante lo smontaggio/montaggiodelle cesoie ed il controllodel gioco e dell’affilatura dellelame;• lesioni dovute a proiezione di partimetalliche durante l’affilatura con affilatrici;• esposizione a gas di scarico, vapori(motori spalleggiati);


178Capitolo 6• infortunio elettrico (cesoie provvistedi alimentazione elettrica);• traumi contusivi, escoriativi, fratturativi,abrasivi, lesioni oculari (caduta eproiezione di rami e oggetti vari);• scivolamento e caduta;• trauma acustico (in particolare con l’utilizzodi trattrice, motori spalleggiati);• vibrazioni;• patologie da sovraccarico bio-meccanico;• ustioni per rottura di tubazioni idraulichecon liquidi sotto pressione.Ca u t e l e d’u s o generali• Controllare preventivamente che lamacchina non sia danneggiata;• utilizzare la macchina non prima diaver attentamente letto il manuale diistruzioni;• accertarsi sempre che non vi sianopersone o animali nella zona di lavoro,vietando ogni sosta in zone di ipoteticorischio;• tenere le macchine pulite eliminandomateriali estranei che possano esserefonte di cattivo funzionamento;• prima di intervenire sulla macchina,arrestarla e scollegarla dalla rete dialimentazione;• assicurarsi prima di utilizzare la macchinache tutti i dispositivi di protezionesiano in perfetto stato; in casocontrario provvedere ad una loro prontasostituzione;• verificare periodicamente che le partiin movimento o soggette ad invecchiamentoed usura siano in buonostato, altrimenti provvedere ad unaloro pronta sostituzione;• non utilizzare la macchina senza leprotezioni di sicurezza;• utilizzare esclusivamente parti di ricambiooriginali;• operare con idonei DPI come previstonel manuale di istruzioni;• seguire scrupolosamente le istruzionifornite dal costruttore nel manuale diistruzioni;• non operare manomissioni di alcungenere sulla macchina;• eseguire una corretta manutenzioneordinaria e straordinaria della macchina,rispettando quanto predispostonel manuale di istruzioni.In d ic a z i o n i p e r il c o m p o r t a m e n t oIl vestiario non deve impedire i movimentie deve essere adatto all’ambientedi lavoro.Fare rifornimento di combustibile soloa motore spento: durante il rifornimento,eseguibile in ambiente aperto, non sideve fumare e si deve mantenere una distanzasufficiente da fiamme libere.Prima di iniziare il lavoro, disporsi in posizionecorretta e stabile.Durante il trasporto o gli spostamenti alargo raggio, si deve inserire la sicura.Durante il lavoro bisogna tenere la cesoiacon una sola mano e tenere l’altra a debitadistanza dall’organo di taglio.Non utilizzare la cesoia quando si è inequilibrio precario.Per il controllo delle lame, per regolarle,pulirle o affilarle, bisogna inserire la sicurae scollegare le cesoie dal dispositivod’azionamento.Prima dell’uso controllare le condizionidi sicurezza delle cesoie e particolarmentedei collegamenti con il dispositivod’azionamento e delle lame.La macchina non può lavorare in ambientisoggetti a rischio di esplosione (cesoieelettriche).Regolare sempre le pressioni di esercizioin base alle effettive esigenze della macchina.


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi179SINTESI DEI RISCHI SPECIFICI LEGATI ALL’USO DELLE CESOIE, POSSIBILI DANNI, DIFESE PASSIVE E MISURE COMPORTAMENTALI PREVENTIVEFATTORE DI RISCHIO DANNO POSSIBILE INTERVENTI DI PREVENZIONEEsposizione al rumoreEsposizione a vibrazioni omicro urti ripetuti (cesoiepneumatiche)Aspirazione di gas di scarico(solo nel caso di motori spalleggiati)Presenza di gas o liquidi adelevata pressione (cesoie pneumaticheo oleodinamiche)Presenza di basse tensioni(cesoie elettriche)Presenza di sostanze esplosivee corrosive (batteria di alimentazione)Posture del polso scorretteDisagio, stress, affaticamento,ipoacusiaDisagio, stress, affaticamento,sindrome di Raynaud, disturbineuro-sensitivi ed osteoarticolariIntossicazioni acute e cronicheLancio di schegge, impurità oliquidiScariche elettricheUstioni e lesioniDolori articolari• Riduzione del tempo di esposizione.• DPI: cuffie o inserti auricolari. Scelta di macchine a norma, con la minore emissionesonora e buona manutenzione delle stesse.• Riduzione del tempo di esposizione.• Scelta di macchine a norma e buona manutenzione delle stesse.• Utilizzo di appositi DPI (guanti).• Uso di combustibili adeguati alla macchina.• Riduzione del tempo di esposizione.• Scelta di macchine a norma e buona manutenzione delle stesse.• Uso di tubi, condotti e raccordi adeguati alle pressioni di esercizio e dotati diidonee protezioni contro abrasioni o rotture.• Scelta di macchine a norma, loro corretta regolazione e manutenzione.• DPI: occhiali protettivi, guanti.• Uso di cavi e raccordi adeguati alle tensioni di utilizzo ed alle condizioni ambientaligravose.• Indossare gli appositi DPI (guanti).• Uso di alimentatori e trasformatori adeguati alle tensioni di utilizzo.• Indossare gli appositi DPI (guanti ed occhiali protettivi).• Ginnastica compensativa.• Adozione di posture corrette.• Impiego di macchine idonee.Proiezione di schegge Ferite a viso ed occhi • Indossare gli appositi DPI (visiera protettiva o occhiali protettivi).Rottura della macchinaLesioni, tagli• Indossare gli appositi DPI (guanti).• Scelta di macchine a norma e corretta manutenzione delle stesse limitando gliinterventi a quanto previsto nel libretto di uso e manutenzione.• Rivolgersi ad officine specializzate per quanto non previsto.Affilatura lama tagliente Tagli a mani e dita • Indossare gli appositi DPI (guanti, occhiali).Dispositivi d i Pr o t e z i o n e individualeGuantiCuffieCalzature disicurezzaCascoOcchiali


180Capitolo 6Il decespugliatoreIl decespugliatore è un dispositivo utilizzatoper tagliare cespugli, arbusti ederba in luoghi non accessibili con altremacchine.Viene portato a tracolla o a spalla dall’operatoreed è dotato di motore di tipo elettricoo endotermico a due tempi, alimentatomediante una miscela benzina - olio,con cilindrata variabile, a seconda deimodelli, da 18 a 50 cc.Il motore, tramite un albero di trasmissioneposto all’interno di un asta, azionaun disco dentato o un rotore che sostienedue fili di nylon.Sono reperibili in commercio due versioni:decespugliatore con asta fissa o spalleggiato.Le due versioni possono avere l’impugnaturaad anello sull’asta della trasmissione,oppure a manubrio detta puretipo nordico. Quest’ultima versione vieneindicata come antivibrante ed ergonomica.Descr izione e f u n z i o n a m e n t oDecespugliatore ad asta rigidaÈ composto da un gruppo motore collegatodirettamente ad una estremitàdell’asta rigida su cui sono presenti :• la manopola di presa con interruttoredi marcia e arresto del motore nellaparte superiore;• leva dell’acceleratore nella parte sottostante;• l’anello di sostegno dell’attrezzo dacollegare alle cinghie di suppporto;• l’impugnatura o manubrio di manovradell’asta.All’altra estremità dell’asta è presente ildispositivo composto da albero, flangee gruppo di trasmissione angolare per ilcollegamento dei vari tipi di utensili a discoo a testina con filo di nylon (del tipoflessibile monofilamento non metallico)nonché la protezione di sicurezza controle proiezioni.6.28 - Decespugliatore ad asta rigida1 Motore2 Asta3 Leva acceleratore4 Fermo-acceleratore5 Manopola destra con comandi6 Lama7 Testa a fili di nylon8 Interruttore di arresto (stop)9 Levetta farfalla aria10 Impugnatura avviamento11 Cinghie di sostegno12 Candela13 Coperchio filtro aria14 Tappo serbatoio carburante15 Silenziatore di scarico16 Giunto motore/asta17 Impugnatura anteriore a Delta18 Impugnatura posteriore con comandi19 Protezione di sicurezza20 Levetta di sicurezzaDecespugliatore spalleggiatoPresenta il gruppo motore collegato aduna struttura a zaino che l’operatore indossamediante bretelle.Il gruppo motore è collegato all’asta medianteuna guaina flessibile rivestita in


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi181gomma all’interno della quale ruota ilcavo coassiale in acciaio di trasmissionedel moto.L’asta, che in questo caso viene sorrettadalle braccia dell’operatore, presenta:• una impugnatura di presa con interruttoredi avvio e arresto del motorenella parte superiore;• la leva dell’acceleratore nella partesottostante;• un’impugnatura di manovra dell’astastessa.All’altra estremità dell’asta è presente ildispositivo composto da albero, flange,coppia conica per il collegamento deivari tipi di utensili a disco o a testina confilo di nylon nonché la protezione di sicurezzacontro le proiezioni.6.29 - Decespugliaotre spalleggiato1 Lama di metallo2 Coppia conica3 Protezione4 Tubo principale5 Impugnatura6 Bretelle7 Tubo flessibile8 Leva acceleratore9 Leva bloccaggio acceleratore10 Interruttore di arresto11 Impugnatura principale12 Carter frizione13 Filo gas14 Filo conduttore15 MotoreOp e r a z i o n i c h e d e v e c o m p i e r e l’a d d e t t oAvviamento• Prima di avviare il motore, assicurarsisempre che non vi siano fughe dicarburante e pulire l’impugnatura datutte le eventuali tracce di olio e/obenzina;• non mettere in moto il motore in localichiusi, in quanto i gas di scaricosono nocivi e asfissianti;• verificare che le cinture siano in buonostato e ben fissate;• assicurarsi che il carter di protezionesia ben fissato;• assicurarsi che l’utensile di taglio siain buone condizioni e sia fissato correttamente;• preparare la miscela del carburante erifornire l’apparecchio all’aria aperta,lontano da qualsiasi possibile fiamma,utilizzando idonei recipienti e avendocura di asciugare qualunque traccia dicarburante.Durante il lavoro• Ispezionare la zona in cui viene utilizzatoil decespugliatore prima di iniziarel’operazione di taglio provvedendoa rimuovere tutto ciò che potrebbe essereproiettato nel raggio di operazioneo incastrarsi nella testa dell’organolavorante dell’apparecchio (pietre, vetri,fil di ferro, cordicelle, ecc.);• avviare il motore (agendo con unostrappo sull’impugnatura della cordicelladi avviamento e tenendo saldamentebloccata a terra la macchina);• indossare l’attrezzo a tracolla o inspalla;• impugnare saldamente l’attrezzo conentrambe le mani: una alla manopoladi presa con l’acceleratore e l’altraall’impugnatura di sostegno;• azionare l’utensile agendo sull’acce-


182Capitolo 6leratore e tagliare i vegetali mediantemovimento oscillatorio dell’asta;• non operare in condizioni di equilibrioprecario;• mantenere sempre l’organo lavoratoreper il taglio (lama o testina con filo dinylon) nella posizione più in basso edil motore in quella più in alto rispettoall’anca dell’operatore;• tenersi sempre a distanza di sicurezzadalla lama e dalla marmitta mentre ilmotore è in moto;• prestare attenzione affinché nessunosi avvicini oltre la distanza di sicurezza(15 m) mentre si utilizza l’attrezzo efermare immediatamente il motore sequalcuno la supera.Dopo il lavoro• Svuotare il serbatoio a lavoro ultimatoed a motore freddo;• riporre l’attrezzo e il carburante in unluogo in cui le esalazioni della benzinanon possano originare pericolo diesplosioni od incendi (vicinanza a fiammeo scintille provenienti ad esempioda scalda acqua, motori elettrici, caldaie,ecc.);• riporre il decespugliatore in modo chenessuno possa ferirsi ed in particolaretenerlo lontano dalla portata dei bambini;• effettuare la manutenzione ordinaria,straordinaria e conservare il decespugliatoresecondo le istruzioni del costruttore.Pr e c a u z i o n i e c o n s i g l i p e r la s ic u re z z aCosa fare• Effettuare tutte le operazioni di manutenzione,quali ingrassaggio, lubrificazioneo sostituzione di organi lavoranti,con la macchina appoggiata a terra,il motore fermo e lo «STOP» inserito;• portare vestiti adeguati, protettivi dalavoro, come pantaloni lunghi, scarpeda lavoro di sicurezza, guanti da lavororinforzati, copricapo duro, mascheraprotettiva per il viso, oppure occhiali disicurezza per la protezione degli occhie tappi per le orecchie particolarmenteefficaci o altre barriere acustiche a protezionedell’udito;• mettere in moto l’apparecchio in unposto sicuro. Aprire lentamente il tappodel carburante per rilasciare l’eventualepressione formatasi nel serbatoiodel carburante. Per evitare il pericolodi incendio, spostarsi di almeno 3 metridalla zona del carburante prima diiniziare;• rispettare tutte le normative sulla prevenzioneincendi in conformità a tuttele leggi statali, regionali o comunali;• spegnere l’apparecchio prima di depositarlo.Arrestare il motore quando sitrasporta la macchina;• tenere le maniglie asciutte, pulite esenza residui di miscela carburante;• usare sempre entrambe le mani quandosi utilizza l’apparecchio, facendoattenzione a tenere pollici e dita checircondano le maniglie;• tenere viti ed elementi di fissaggio benserrati. Fare particolare attenzione allatenuta del bullone che fissa la testa ditaglio. Non mettere mai in moto l’apparecchiose regolato in maniera impropriao non montato completamente edin tutta sicurezza. Non usare accessoridi taglio non omologati;• utilizzare i ricambi originali per riparareo sostituire le parti usurate;• tenere la lama il più vicina possibile alterreno;• mantenere sempre un buon equilibrio.Non tagliare o rifinire MAI su una collinao una discesa se sussiste la minima


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi183possibilità di scivolare o di perdere unappoggio sicuro;• controllare che l’area da rifinire siasgombra da detriti che potrebbero essereurtati o lanciati durante il funzionamento;• tenere le parti del corpo e gli indumentilontani dalla lama quando il motoreparte o gira. Prima di avviare il motore,assicurarsi che la lama non tocchi alcunostacolo;• fermare il motore prima di esaminarela lama di taglio;• immagazzinare l’attrezzatura lontanoda materiali infiammabili, come collettorid’acqua a gas, asciugabiancheria,forni a combustibile liquido, apparecchidi riscaldamento portatili, ecc.;• tenere sempre sgombri da residui loschermo/riparo paradetriti, la lama edil motore. Non utilizzare mai un decespugliatoresenza dispositivi di sicurezza;• consentire l’uso di questa attrezzaturasolamente a persone adulte ed opportunamenteaddestrate;• assicurarsi che non ci siano perdite dicarburante dal serbatoio;• assicurarsi che il cavo di alta tensionesia rivestito e che la candela non siaspellata. Se una parte del corpo toccaun cavo dell’alta tensione non rivestitomentre il motore è in funzione, saretecolpiti da scossa elettrica;• assicurarsi che i capelli non scendanoal di sotto delle spalle;• evitare abiti ampi, pantaloni corti, calzaturenon idonee (sandali, ecc.).Cosa non fare• Non utilizzare altro carburante nonraccomandato nel manuale. Seguiresempre le istruzioni della sezione carburantee lubrificazione del manuale;• non fumare mentre si rifornisce l’apparecchiodi carburante o durante il funzionamento;• non far funzionare l’apparecchio senzaun silenziatore e non rimuovere MAI ilcarter di protezione dalle scottature;non toccare il silenziatore con le mani•né con nessun’altra parte del corpo;• non far funzionare l’apparecchio inposizioni difficoltose, in situazione disbilanciamento, con le braccia disteseo con una mano sola;• non alzare la testa del decespugliatoresopra il livello del terreno mentre l’apparecchiosta funzionando, per evitarepossibili ferite all’operatore;non utilizzare l’apparecchio per scopi•diversi dal rifinire prati o aree adibitea giardino;non far funzionare l’apparecchio per•periodi prolungati. Fermarlo periodicamente;non adoperare mai il dispositivo quan-•do si è stanchi, malati o sotto l’effettodi alcol o droghe;non far funzionare l’apparecchio senza•che sia installata la protezione e/o il riparodai detriti. Lo stesso dicasi se essenon sono in buone condizioni;non aggiungere, togliere o modificare•MAI alcun componente del prodotto;• non far funzionare l’apparecchio vicinoa liquidi infiammabili o gas, né all’apertoné al chiuso;• non azionare l’apparecchio in luoghichiusi e scarsamente ventilati per evitareil pericolo di avvelenamento dagas di scarico;evitare di colpire piccoli oggetti con la•lama. Quando si taglia su una superficieinclinata, stare sotto lama;non permettere mai ai bambini di uti-•lizzare l’apparecchio;


184Capitolo 6RISCHIOEventuale contatto con il discoin rotazione durante il lavoro (daparte dell’operatore o di terzi).Pericolo di taglio da parte deldisco durante le operazioni dimanutenzione e trasporto.Pericolo di proiezione di materialiverso l’operatore (schegge,vetri, sassi e rischio di rotturadel disco).UstioniRumore emesso dalla macchina(livello di pressione acusticaall’orecchio dell’operatore).Possibilità di azionamentoaccidentale dell’acceleratore.Vibrazioni prodotte dallamacchina.Non conoscenza dei pericoliconnessi all’uso della macchinae non utilizzo dei mezzi diprotezione individuale.Infortuni provocati da una noncorretta manutenzione e da unnon corretto uso dei mezzi diprotezione individuale.IPOTESI DI SOLUZIONEIpotesi di soluzione: Tenereadeguate distanze da persone.Utilizzare mezzi di protezioneadeguati.Spegnere l’apparecchio primadi movimentarlo. Trasportarel’apparecchiatura appesa allatracolla o bilanciata con lo stelo.Proteggere il disco con custodiache ripari i denti dello stesso.Utilizzare mezzi di protezioneadeguati. Controllare sempre lacorretta regolazione del riparocontro le proiezioni.Segregazione del tubo si scarico.utilizzo di mezzi di protezioneindividuale e idonea manutenzionedella macchina.Protezione contro il contattoaccidentale della leva acceleratoreo comando a doppioazionamento.Ipotesi di soluzione: Adozionedi dispositivo antivibrante eformazione dell’operatore.Leggere il libretto di uso emanutenzione, osservare lacartellonistica di sicurezza eutilizzare, ove richiesto, mezzi diprotezione individuale.Corredare la macchina di librettidi istruzione e apporre segnalidi pericolo nelle immediatevicinanze delle zone a rischio eutilizzare mezzi di protezioneindividuale.An n o t a z i o n i t e c n ic h e generaliOgni macchina deve recare, in modo leggibilee indelebile, almeno le seguentiindicazioni:• nome del fabbricante e suo indirizzo;• marcatura CE;• designazione della serie o del tipo;• numero di matricola;• anno di costruzione;• massa.Ma n u a l i d i u s o e m a n u t e n z i o n eOgni macchina deve essere accompagnatada un’istruzione per l’uso che fornisca,almeno, le seguenti informazioni:• riepilogo delle indicazioni previsteper la marcatura, escluso il numerodi serie, eventualmente completatedalle indicazioni atte a facilitare lamanutenzione (ad esempio: indirizzodell’importatore, dei riparatori, ecc.);• le condizioni di utilizzazione previste;• il/o i posti di lavoro che possono essereoccupati dagli operatori;• le istruzioni per eseguire senza alcunrischio:- la messa in funzione;- l’utilizzazione;- il trasporto, indicando la massadella macchina e dei suoi varielementi allorché debbano essereregolarmente trasportati separatamente;- l’installazione;- il montaggio e lo smontaggio;- la regolazione;• la manutenzione e la riparazione;• se necessario, istruzioni per l’addestramento;• se necessario, le caratteristiche essenzialidegli utensili che possono esseremontati sulla macchina.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eGuantiCascoCuffieIndumentiprotettiviCalzature disicurezzaSchermoprotettivo


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi185La motosega a catena portatileLa motosega è una macchina da taglio impiegataper lo più nelle attività forestali,ma che spesso viene utilizzata anche inambito agricolo, nel giardinaggio, nelleattività domestiche fai da te.In questi ultimi casi, parliamo normalmentedi depezzatura della legna da ardere, disramatura di alberi, di potatura ecc.In commercio sono reperibili motoseghecon motore a due tempi (cioè alimentatocon una miscela di benzina ed olio),aventi cilindrate comprese tra 30 e 120cm 3 , ma anche motoseghe azionate damotore elettrico con potenze che possonoarrivare a circa 1.500 W.Le prime sono di gran lunga più impiegate,ed è a questo tipo di modello che cirifeririremo in questo paragrafo.Sulla base delle principali caratteristichecostruttive e funzionali, le motoseghepossono essere suddivise in classi:ClasseCilindratadel motore(cm 3 )Potenzadel motore(kW)Lunghezzadella barra(m)Massa (kg)Leggera 30 - 50 1,5 - 2,5 0,25 - 0,35 3 - 6Media 50 - 75 2,5 - 3,9 0,35 - 0,50 5 - 7Pesante 75 - 100 3,9 - 5,1 0,50 - 0,70 7 - 10Superpesante > 100 5,1 - 7 > 0,70 10 - 16Descr izione e f u n z i o n a m e n t oDa un punto di vista strutturale la motosegasi compone di un gruppo motore,di un organo di taglio e di un sistema diimpugnatura.Il gruppo motore è costituito generalmenteda un motore a due tempi monocilindrico(da 12-14.000 giri/min.); l’alimentazioneavviene tramite un carburatore amembrana che funziona indipendentementedalla posizione della macchina.Dall’albero motore il moto è trasmesso,tramite un pignone, ad una catena taglienteche scorre su una barra di guida scanalata;tra la ruota dentata e l’albero motoreè interposta una frizione centrifugache si innesta automaticamente quandoil motore viene accelerato.La catena tagliente è tenuta tesa da undispositivo tenditore; essa è costituitada maglie di guida, di collegamento e ditaglio in successione; le ultime hanno identi di taglio alternativamente posti adestra e a sinistra della catena. Per evitareattriti eccessivi fra la catena e la sededi scorrimento sulla barra di guida e perfacilitare il taglio è presente un sistemadi lubrificazione che può essere automaticoo comandato manualmente dall’operatore(nei vecchi modelli).Il corpo della motosega, costituito dalmotore, dal serbatoio del carburante edal serbatoio del lubrificante, dal carburatoree da altri organi di trasmissione,collegamento e comando, è sostenutodalle impugnature le quali sono connesseal corpo della macchina tramite appositisupporti antivibranti.In corrispondenza dell’impugnatura posterioresono di solito posizionati gli organidi comando:• grilletto acceleratore;• bloccaggio-sicurezza del grilletto acceleratore;• dispositivi di avviamento (starter);• comando marcia arresto-stop;• comando lubrificazione.In corrispondenza dell’impugnatura superiore,che si estende spesso anche lateralmenteal corpo macchina, si trova ildispositivo di comando a leva del frenocatena.Il freno catena è un dispositivo di sicurezzafinalizzato principalmente ad interrompereil movimento della catena stessaquando barra di guida e catena di taglio siimpennano in direzione dell’operatore.


186Capitolo 6L’intervento del freno catena è comandatodall’azione volontaria o involontariadella mano che spinge il paramano o scudodi protezione verso la catena di taglio;il dispositivo può anche intervenire perinerzia della massa dello scudo di protezioneove lo stesso venga sollecitato conla motosega da un brusco spostamentonella direzione in cui si dovrebbe trovarenormalmente l’operatore.L’arresto del movimento della catena èconseguente all’azione di un dispositivofrenante (nastro o superficie di contrasto)su un tamburo o disco di frizione.È indispensabile che lo scudo del frenocatena, una volta azionato, mantenga laposizione di bloccaggio della catena.Il dispositivo deve essere sempre utilizzatoin posizione di bloccaggio:• all’avviamento del motore;• durante gli spostamenti con motoreacceso.Il bloccaggio di sicurezza dell’acceleratoreimpedisce l’azionamento dell’acceleratorequando non si tiene saldamentel’impugnatura posteriore ed evita quindiazionamenti accidentali.Il nottolino di sicurezza è un perno postoalla base della barra di guida che serve adintercettare la catena in caso di rottura.In corrispondenza delle impugnatureappositi paramano proteggono le manidell’operatore contro contatti accidentalinel caso di rottura della catena.AB6.30 - A: bloccato (catena bloccata). B: sbloccato (catenalibera)Po s i z i o n e d i a v v i oPosizione di avvio corretta: a terra confreno catena azionato.6.31 - SI: posizione corretta di sicurezza.Op e r a z i o n i c h e d e v e c o m p i e r e l’a d d e t t oRifornimenti• Effettuare i rifornimenti di carburantee di olio per catena avendo cura dinon farli tracimare;• nel caso di fuoriuscita di miscela, attenderela sua completa evaporazioneprima di avviare la macchina;• non fumare durante le operazioni dirifornimento.All’avviamento• Indossare i mezzi di protezione individuale;• togliere la protezione della catena econtrollarne la tensione; poggiare lamotosega a terra;• inserire il freno catena;• avviare la macchina secondo istruzioni.


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi187Durante il lavoro• Tenere saldamente la motosega conentrambe le mani;• tenersi lateralmente rispetto alla catena,fuori dalla proiezione della sualinea d’azione;• fare in modo che non ci siano altrepersone vicino alla motosega;• per fare forza, dove è possibile, è opportunousare l’artiglio;• non usare la motosega al di sopra dellespalle;• non usare la motosega quando si èsulla scala;• non toccare corpi estranei (chiodi, pietre,ecc., perché possono rompere lacatena e far rimbalzare la motosega);• tagliare mantenendo il motore ad unnumero elevato di giri;• non tagliare con la punta o più ramiassieme.Nelle pause di lavoro• Proteggere la catena con la custodiache ne ripari i denti;Dopo il lavoro• Verificare la tensione della catena, affilarele maglie di taglio, pulire l’internodel vano di rinvio;• effettuare la manutenzione ordinariae straordinaria seguendo le istruzionidate dal costruttore;• svuotare sempre il serbatoio a lavoroultimato ed a motore freddo;• riporre l’attrezzo ed il carburante in unluogo in cui le esalazioni della benzinanon possano originare pericolo diesplosioni od incendi (vicinanza a fiammeo scintille provenienti ad esempioda scalda acqua, motori elettrici, caldaie,ecc.) ed in modo che nessuno possaferirsi: in particolare tenerlo lontanodalla portata dei bambini.RISCHIOContatto con la catena inmovimento.Investimento o urto causatodall’albero in abbattimento(rimbalzo, spostamento incontrollato).Caduta durante lo spostamento(inciampo e/o scivolamento).Rumore emesso dalla macchina(livello di pressione acusticaall’orecchio dell’operatore)Ustioni.TABELLA ANALISI DEI RISCHIIPOTESI DI SOLUZIONEUtilizzare macchine tecnicamenteidonee;utilizzare mezzi di protezioneindividuale:- stivali;- pantaloni in tessuto antitaglio,ecc.;non lasciare avvicinare persone oanimali durante il lavoro.Attuare correttamente operazionipreliminari all’abbattimento e lemodalità di abbattimento riferiteal caso specifico.Pulizia della zona di lavoro e usodi scarpe antiscivolo.Utilizzo di mezzi di protezione individualee idonea manutenzionedella macchina.Protezione dello scarico.An n o t a z i o n i t e c n ic h e generaliLa motosega deve essere costruita facendoriferimento alle normative generali dibuona tecnica e di prevenzione infortunicercando di eliminare tutte le fonti dirischio esistenti mediante l’utilizzazionedelle più avanzate conoscenze tecnichedel momento. Norme tecniche dettagliateprevedono requisiti e caratteristichedei dispositivi di protezione.Tenuto presente che non è, comunque,possibile eliminare mediante interventitecnici tutti i rischi è necessario che airischi residui si faccia fronte medianteidonei comportamenti che devono essereesattamente individuati e dettagliatamentespecificati nel libretto di istruzioni.Si ritiene che detti rischi debbano poiessere ulteriormente evidenziati e chele relative misure comportamentali debbanoessere richiamate da appositi avvisiposti sulla motosega.


188Capitolo 6Ta rg h e t t a d i identificazioneOgni macchina deve recare, in modo leggibilee indelebile, almeno le seguentiindicazioni:• nome del fabbricante e suo indirizzo;• marcatura CE;• designazione della serie o del tipo;• numero di matricola;• anno di costruzione.Ma n u a l i d i u s o e m a n u t e n z i o n eIl libretto di istruzioni per tale macchinarappresenta uno strumento indispensabiledi lavoro e deve essere studiatoprima di accendere per la prima volta lamotosega.Si ritiene che tale libretto debba almenocontenere le seguenti istruzioni:• riepilogo delle indicazioni previsteper la marcatura, escluso il numerodi serie, eventualmente completatedalle indicazioni atte a facilitare lamanutenzione (ad esempio: indirizzodell’importatore, dei riparatori,ecc.);• descrizione della macchina e delle suesingole parti;• le condizioni di utilizzazione previste;• le istruzioni per eseguire senza alcunrischio:- modalità di avviamento (da farsi aterra) e spostamento (inserimentofreno catena);- modalità di esecuzione manutenzioneordinaria e straordinaria (filtro aria,carburatore, frizione freno catena,rocchetto catena, motore, impiantoelettrico affilatura catena ecc.);- istruzioni per rifornimento di carburantee lubrificante;- montaggio e sostituzione catena ebarra di guida catena -regolazionetensione catena;- regolazione lubrificazione;- descrizione e funzionamento dispositividi sicurezza (freno catena/nottolino).Tenuta presente la pericolosità e la naturadella macchina, è anche indispensabilesiano lette attentamente le informazionie le norme comportamentali relativeall’uso della macchina in condizioni operativenormali o prevedibili quali:• predisposizioni preliminari all’abbattimentoalberi (pulizia terreno, decisionedirezione caduta, predisposizionevie di fuga, definizione della posizionedel taglio, vento, misure contropossibili rotolamenti o rimbalzi);• modalità di abbattimento alberi (eli-minazione contrafforti, esecuzionedei vari tipi di taglio, modalità di usodi leva o cunei di abbattimento, metodidi effettuazione della sramaturae depezzatura, trazione con cavi,ecc.;utilizzo di mezzi di protezione per-•sonale (casco, visiera, cuffie, guanti,tuta antitaglio o con inserti antitaglio,scarponcini con suola antisdrucciolo epuntale rinforzato);valori di accelerazione cui sono sotto-•poste mani e braccia, indicazione sulrumore aereo prodotto e consigli sultempo ottimale di impiegoDispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eGuantiCascoCuffieIndumentiprotettiviCalzature disicurezzamanuale diistruzioneSchermoprotettivoImpugnare condue mani


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi189Macchine per la lavorazione delterreno con conducente a piediLe macchine per la lavorazione del terrenocon conducente a piedi sono macchineagricole operatrici semoventi adun asse, prevalentemente destinate alcompletamento della preparazione delletto di semina o allo sminuzzamentodella parte superficiale del terreno e allaeliminazione delle erbe infestanti.Sono essenzialmente costituite dall’assemblaggiodi un motore endotermico dilimitata potenza (difficilmente si superano14 kW) con un gruppo di trasmissione(frizione, cambio ed eventuale differenziale)che aziona l’unico asse dotatodi organi di propulsione (generalmenteruote pneumatiche, ma anche metallicheo cingoli). La massa della macchinaè generalmente contenuta entro 300 kg,il che consente che la stessa possa esseresprovvista, anche nella circolazionestradale, di dispositivi di frenatura, comespesso avviene nei modelli di minore potenza.La guida del mezzo è assicurata dall’operatorein piedi, tramite un paio di stegole6.32 - Motozappasulle quali sono posizionati tutti i principalicomandi.La maggioranza dei modelli segue duelinee costruttive differenziate: quella deimotocoltivatori e quella delle motozappatrici.Nei motocoltivatori dalla parte posterioredella scatola che contiene la trasmissionefuoriescono una o più prese di potenza;ad una di esse, nella tipologia piùclassica, viene applicato l’attrezzo perla lavorazione del terreno costituito daun rotore orizzontale (fresa), attorno alquale sono disposti radialmente utensilirigidi, o, più raramente, a molla.La rotazione della fresa, interrata nel suolo,produce la frantumazione delle zollemediante gli utensili. La segregazionedell’organo lavorante in un apposito carter,oltre ad evitare la proiezione di zolleintorno della macchina, livella e regolala disposizione del terreno frantumato,lasciandolo predisposto per i successiviinterventi.La diversità di regimi, senso di rotazionee schema di collegamento alle possibilidiverse prese di potenza, consente anchel’applicazione al gruppo motore di unaserie di attrezzature idonee a trasformarela macchina in un mezzo capace disvolgere diversi lavori.Talune di queste trasformazioni possonorichiedere anche l’inversione del senso diavanzamento della macchina, consentitasu taluni modelli dalla reversibilità dellestegole.Le motozappatrici si differenziano daimotocoltivatori poiché sia il movimentodi avanzamento, come quello necessarioal lavoro, è affidato alla rotazione dell’organofresante montato sull’unico alberomotore, privo di dispositivo differenziale.Ne consegue la necessità di contenere,durante il lavoro, la velocità di avanza-


190Capitolo 6mento rispetto alla rotazione della fresaper permettere agli utensili di penetrarenel terreno.Esistono pure, per usi particolari, modellidi macchine monoruota o monocingolocon conducente a piedi.Va ricordato che tutte le macchine agricoleoperatrici semoventi ad un asse guidabilicon conducente a piedi, possonoessere equipaggiate con carrello separabiledestinato, su strade ad uso pubblico,esclusivamente al trasporto del conducente.Si c u re z z a d’u s oÈ opportuno ricordare che con le macchineper la preparazione del terreno conconducente a piedi, come per qualsiasialtra macchina agricola, per operare in sicurezzaoccorre seguire sempre le indicazionicontenute nel manuale di istruzionie rispettare le cautele d’uso generali perogni mezzo meccanico sommariamenteriassunte nel seguente elenco:• al momento della presa in consegnadella macchina controllare che la stessanon abbia subito danni durante iltrasporto e, nel caso che eventi negativisi siano verificati, avvertire immediatamentela casa costruttrice o ilvenditore;• non asportare, modificare o manometterein nessun caso alcuna parte dellamacchina. Prima di ogni intervento intal senso consultare le indicazioni contenutenel manuale di istruzioni chedeve accompagnare la macchina stessa;• prima dell’uso della macchina, assicurarsiche tutti i dispositivi di protezioneprescritti siano collocati correttamenteal loro posto e siano in buonostato d’uso. Qualora si verificasserodanneggiamenti alle protezioni sostituirleimmediatamente, sempre e solose gli interventi specifici siano traquelli indicati nel manuale di istruzioni.In caso contrario, rivolgersi al rappresentantedi zona del costruttore oad un’officina meccanica autorizzatanella scelta dei ricambi e utilizzaresolo quelli raccomandati dal costruttore;• rivolgersi, per ogni chiarimento sulleoperazioni di funzionamento e manutenzione,alla casa costruttrice o airivenditori autorizzati;• prima di usare la macchina prendereconoscenza dei dispositivi di comandoe delle loro funzioni;• prima di immettersi sulla strada aduso pubblico, sincerarsi che la macchinasia rispondente alle norme dicircolazione stradale;• indossare abbigliamento idoneo,ad esempio abiti privi di parti che sipossono impigliare in organi in movimentoe utilizzare i dispositivi di protezioneindividuale (DPI) prescritti dalcostruttore;• accertarsi che non vi siano personeod animali nella zona di manovra e dilavoro;vietare ogni sosta nel raggio di azione•della macchina durante il suo funzionamentoe mantenersi alla distanzadi sicurezza riportata nel manuale diistruzioni;tenere la macchina pulita eliminando•materiali estranei (detriti, terra, residuidi olio, ecc.) che potrebbero danneggiarneil funzionamento o arrecaredanni all’operatore;prima di intervenire sulle parti in mo-•vimento della macchina, arrestarne ilmotore e assicurarsi della stabilità delmezzo;non trasportare sulla macchina perso-•ne, animali o cose;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi191• parcheggiare la macchina possibilmentesu terreno pianeggiante verificandoche sia appoggiata e frenata inmaniera stabile;• verificare periodicamente il serraggiodi tutte le viti e dadi presenti, l’usuradei cuscinetti e, se necessario, provvederealla loro sostituzione;• prestare sempre la massima attenzioneal lavoro;• curare la manutenzione e l’eventualesostituzione degli adesivi relativi allasicurezza (pittogrammi) riportanti isegnali di pericolo;• utilizzare solamente macchine rispondentialle norme di sicurezza ad esseapplicabili. In caso contrario, provvedereal loro adeguamento, rivolgendosia personale tecnico specializzato(costruttori, venditori, assistenti tecniciecc.).Operazioni d a c o m p i e r e e a n a l i s i d e i r i sc h iLe operazioni che l’operatore deve compiereper utilizzare la macchina sono stateraggruppate nelle seguenti fasi per lequali saranno individuati rischi e relativemisure preventive:• regolazioni, rifornimenti, pulizia e manutenzione;• preparazione della macchina;• utilizzazione della macchina;• circolazione su strada.Ri sc h i• Pericoli legati agli interventi di manutenzione;• contatto con gli organi di trasmissionedel moto, quali cinghie, catene, ruotedentate, pulegge ecc., presenti;• esposizione a gas di scarico;• incendio;• avvio accidentale del moto;• erroneo uso dei comandi;• strappi muscolari, scivolamento, caduta,investimento;• schiacciamento, taglio, impigliamento,trascinamento e intrappolamento;• traumi contusivi, escoriativi, fratturativi,abrasivi, lesioni oculari (proiezionedi oggetti);• rumore;• vibrazioni;• polveri;• ustioni.Ra c c o m a n d a z i o n i d i s i c u re z z asu m o t o c o l t i v a t o r i e m o toz a p p e• Rimuovere i residui di vegetazione edil fango depositati sulla macchina chepossono essere causa d’inceppamentodi taluni comandi e dell’intasamentodel filtro dell’aria. Nel procedere allaloro rimozione indossare una protezionedelle vie respiratorie (mascheraper polveri);• mantenere sempre pulito il motore alfine di evitare l’accumularsi su di essod’olio, combustibile, residui vegetali,capaci di costituire materiale d’innescod’incendio;• usare analoga attenzione per altri punticaldi della macchina come la scatoladel cambio, il gruppo freni e il dispositivodi scarico dei gas;• provvedere ai rabbocchi o al cambiodei lubrificanti, alla pulizia o alla sostituzionedei filtri, agli ingrassagginei punti prestabiliti secondo quantoindicato dal manuale di istruzioni;• per la verifica ed il ripristino del livellodell’olio aprire gradualmente iltappo solo dopo che il motore è statoarrestato;• non effettuare rifornimenti di benzinao gasolio con il motore acceso oancora caldo e provvedere immediatamentea pulire qualsiasi parte imbrat-


192Capitolo 6tata da fuoriuscite di combustibile olubrificante;• non effettuare il rifornimento di benzinao gasolio in presenza di possibilipunti d’ignizione (sigarette accese,fiamme libere ecc.). Ricordarsi di serraresempre saldamente il tappo delserbatoio;• nella ricarica dell’accumulatore (per letipologie dotate di avviamento elettrico)ricordare che lo stesso è riempitodi una soluzione elettrolitica contenenteacido solforico. Evitare il rischiodi contatto dello stesso con la pelle egli occhi indossando maschere con filtroapposito, occhiali di protezione eguanti di gomma antiacidi;• provvedere alla sostituzione delle partiusurate o danneggiate seguendo leprocedure e i consigli contenuti nelmanuale di istruzioni. Verificare lecondizioni dei carter di protezionedelle frese e registrarne la posizionenel caso si siano spostati;• non avviare il motore in luoghi chiusi:i gas di scarico sono nocivi;• non compiere mai operazione di riparazionio registrazione su organi inmoto;• non rimuovere carter, scudi, coperturedi lamiera che impediscano diraggiungere con le dita delle mani gliorgani in movimento;• nei lavori in cui vi sia ristagno di gaso fumi adottare provvedimenti attiad operare una migliore evacuazioneed aerazione. In questi casi ridurre itempi di esposizione;• assicurarsi che vi siano condizioni disufficiente aerazione;• dotarsi di un valido dispositivo antincendioda utilizzare all’occorrenza;• assicurarsi che gli organi di comandosiano facilmente raggiungibili dall’operatoree si trovino in punti sicuri;• indossare tutti i DPI di sicurezza raccomandatinel capitolo che segue;• la macchina o gli utensili non devonoporsi in movimento a meno chel’operatore sia in grado di afferrarecontemporaneamente il comando ele stegole (bracci di comando e guidadel mezzo);• in tutte le macchine provviste di retromarcia,non deve essere possibilepassare direttamente dalla marcia inavanti alla retromarcia; questa prescrizioneè soddisfatta per esempiodalla presenza di una posizione di folle,in caso di motocoltivatori e motozappatricicon ruote motrici non deveessere possibile far funzionare simultaneamentegli utensili di lavoro e laretromarcia (per esempio, per mezzodi un blocco meccanico sulla retromarcia);• per le motozappatrici senza ruotemotrici la massima velocità in retromarcia,al regime di potenza massimadel motore, non deve essere superiore,per costruzione, a 1 m/s;• nel caso di motocoltivatori con ruotemotrici, assicurarsi che gli organi di lavoro(zappette) abbiano una coperturacompleta su tutta l’intera larghezzadi lavoro senza alcuna apertura. Lacopertura si deve estendere in avantiper un angolo di almeno 60° dal pianoverticale che taglia l’asse di rotazionedell’attrezzo di lavoro;• nel caso di motozappatrici, le partirotanti degli utensili di lavoro devonoessere protette da un riparo fissoche copra la parte posteriore finoad un angolo di almeno 60° rispettoalla verticale; la distanza, misurataparallelamente al suolo, tra il puntocentrale della linea retta che unisce


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi193le estremità delle stegole (bracci perl’impugnatura del mezzo) e l’estremitàdelle parti rotanti degli utensilideve essere almeno 900 mm. Questorequisito deve essere soddisfatto conle stegole;• al momento dell’accoppiamento delmezzo con le attrezzature in dotazione,attenersi scrupolosamente alleindicazioni del manuale e comunquesempre a motore spento e con il mezzoin posizione pianeggiante e comoda;• al momento dell’avviamento (poichéla maggior parte dei mezzi hanno l’avviamentoa strappo con funicella), delimitareuna zona entro la quale nonfar restare degli estranei);• al momento della conduzione delmotocoltivatore, regolare l’organodi guida ad altezza d’uomo; poichéla maggior parte dei mezzi procedesoltanto se si agisce costantementesu una leva applicata su uno dei duemanubri e lasciando la quale il motoresi blocca (il cosiddetto motor stop),attenersi scrupolosamente a quantoè previsto dalla meccanica originale;quindi non cercare artifizi comodi, mache potrebbero trasformarsi in atteggiamentiletali per il conducente (purtroppoè frequente, una volta avviatoil mezzo, bloccare il motor stop conun elastico per tenere la mano liberae a riposo);• accertarsi, riguardo ai comandi, chesiano posizionati nei posti indicatidal costruttore e, soprattutto, che sianochiari e nettamente identificabilidall’utente;• nelle macchine provviste di retromarciapuò succedere che si possa passaredirettamente da una marcia anteriorea una posteriore; ci deve essere unposizionamento intermedio obbligatorio(marcia folle); allo stesso modo,non deve essere possibile che con laretromarcia funzioni contemporaneamentela presa di potenza e quindil’attrezzo annesso (ad esempio unafresatrice).Ut i l i z z a z i o n e in c a m p o della m a c c h i n aLa guida delle macchine richiede unaparticolare preparazione del conducente,che deve adottare un’idonea andaturaonde evitare possibili urti, strattoni, investimenti.Una corretta utilizzazione del mezzo richiedeil rispetto delle seguenti regoleelementari:• ispezionare preliminarmente il terrenosul quale si dovrà eseguire il lavoroe rimuovere, se possibile, ogni eventualeostacolo;• accertarsi delle condizioni del terre-no, tenendo presente che con terrenotroppo bagnato non si può operare;su terreno compatto o sassoso valuta-•re preventivamente le reali possibilitàoperative della macchina;ricordarsi che su terreni declivi è pre-•feribile lavorare secondo il senso dellamassima pendenza (rittochino). Inogni caso consultare il manuale diistruzioni sui pericoli connessi alle lavorazioniin pendenza ed alle precauzionida prendere;prima di avviare il motore accertarsi•che la macchina abbia il cambio in posizionedi folle;usare attenzione nei trasferimenti, in•particolare se si opera su terreni accidentati;nel caso in cui nel corso del lavoro si•avvertano colpi o vibrazioni anomalenella macchina spegnere immediatamenteil motore ed accertarsi dellecause.


194Capitolo 6An n o t a z i o n i t e c n ic h e generaliDichiarazione di conformità CEI motocoltivatori e le motozappatrici,immessi sul mercato dopo il 21.9.1996,devono essere dotati di marcatura CE,targhetta di identificazione, pittogrammie dichiarazione CE di conformità.La marcatura CE implica che le macchinesono state costruite nel rispetto delle direttiveCEE 89/392, 91/368, 93/44 e 93/68(sostituite dalla direttiva 98/37/CE nonancora recepita in Italia).Targhetta di identificazioneLe macchine agricole operatrici semoventimonoasse debbono essere dotatedi targhette di identificazione dellamacchina e dei suoi principali componenti.La marcatura deve recare, in modo leggibilee indelebile, almeno le seguentiinformazioni:• nome ed indirizzo del costruttore;• denominazione della serie o del tipo;• numero di serie, se esiste;• anno di costruzione;• massa della macchina nella sua versionestandard in kg;• potenza nominale del motore in kW.Altra targhetta identifica il motore ed ilmanuale di istruzioni della macchina neannota la localizzazione e i dati caratteristiciivi riportati.PittogrammiLe macchine per la lavorazione del terrenocon conducente a piedi, inoltre, devonoessere provviste di segnali di avvertimentoposti in prossimità dei punti pericolosi alfine di richiamare l’attenzione dell’operatoresui rischi residui. Vediamone alcuni:a. Attenzione – Prima di effettuare qualsiasiintervento sulla macchina leggereil manuale di istruzioni;b. Attenzione – Pericolo di ustione percontatto con superfici calde; rimanerea distanza di sicurezza;c. Attenzione – Pericolo di impigliamentoe trascinamento; non avvicinarsiagli organi in movimento;d. Attenzione – Pericolo di lesioni dataglio alle mani; non avvicinarsi allamacchina prima che tutti gli organisiano fermi;e. Attenzione – Lancio di materiale; rimanerea distanza di sicurezza.6.33 - PittogrammiDispositivi d i p r o t e z i o n e individualiGuantiCuffieCalzature disicurezzaProdotti fitosanitariIndumentiprotettiviLa difesa delle piante coltivate e dei raccoltiimmagazzinati dall’attacco di parassitianimali e vegetali è un’operazioneindispensabile per ottenere produzionisane ed abbondanti e per evitare la distruzionedi gran parte della produzioneagraria.Ciò si traduce spesso in danni economiciingenti per aziende ed imprenditoriagricoli, o in deludenti insuccessi per


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi195l’agricoltore della domenica che decidedi coltivare un piccolo fazzoletto di terrenoper esclusivo consumo personale.L’esigenza di porre riparo al flagello deiparassiti, infatti, non riguarda solo ilmondo della produzione in larga scalama anche le piccole produzioni familiariprovenienti da orti, giardini, le coltivazionifloreali e quant’altro.I prodotti Fitosanitari costituiscono,pertanto, una tra le più utili armi peroperare una lotta mirata e selettivacontro la proliferazione abnorme di parassitiinfestanti.Occorre però ricordare che quelli di cuistiamo parlando sono prodotti chimicie che pertanto vanno conosciuti ed impiegatisecondo le giuste regole poichése usati in modo maldestro o inappropriato,possono diventare anche potentiveleni.Vediamo allora innanzitutto cosa sonoi prodotti fitosanitari e quali sono brevementele regole più elementari daosservare per la loro manipolazione edil loro utilizzo in sicurezza nell’agricoltura.Con il termine fitosanitari si intendono ipreparati destinati a:• proteggere i vegetali da tutti gli organisminocivi o prevenirne gli effetti;• favorire o regolare i processi vitalidei vegetali, con esclusione dei fertilizzanti;• conservare i prodotti vegetali, conesclusione dei conservanti disciplinatida particolari disposizioni;• eliminare le piante indesiderate;• eliminare parti di vegetali, frenare oevitare un loro indesiderato accrescimento.La nuova classificazione dei prodottifitosanitari prevede l’utilizzo della seguentesimbologia:6.34 - Classificazione dei prodotti fitosanitariPer i prodotti «Molto Tossici» (T+), «Tossici»(T) e «Nocivi» (Xn) è necessario il patentinoper l’acquisto, la tenuta del registrodi carico e scarico per la vendita ela detenzione in locale separato e sottochiave,Le nozioni sulla tossicità dei fitosanitarie la loro suddivisione in classi dipericolosità servono a rendere edottitutti coloro che devono manipolarli oimpiegarli sui pericoli connessi a questeattività.Tale conoscenza consente un correttoimpiego dal punto di vista sanitario diquesti formulati, evitando intossicazionie dando la possibilità di intervenire rapidamentesecondo le indicazioni riportatesulle etichette nel caso queste si verificassero.Ti p o l o g i e di Pr o d o t t i Fi t o s a n i t a r iAntiparassitari: difendono le piante daorganismi viventi (parassiti). Si dividonoin:• anticrittogamici e funghicidi;• insetticidi;• acaricidi.Diserbanti o erbicidi: combattono leerbe infestanti;Repellenti: con il loro sapore, odore ecolore, tengono lontani i parassiti dallecoltivazioni;Modificatori del comportamento: sonotrappole per gli insetti (sessuali, alimentarie colorate).


196Capitolo 6Co m p o s i z i o n e de i Pr o d o t t i Fi t o s a n i t a r iIl prodotto fitosanitario è normalmentecostituito dalla miscela di tre componentifondamentali:• Sostanza attiva: è la sostanza chimica(o il composto chimico) o il microrganismo(compresi i virus) che possiedeun’attività antagonista nei confrontidegli organismi nocivi animali e/o vegetali.• Coadiuvante: è la sostanza che halo scopo di aumentare l’efficacia delprincipio attivo e di favorirne la distribuzione;si tratta ad es. di: solventi,sospensivanti, emulsionanti,bagnanti, adesivanti, antideriva, antievaporanti,antischiuma ecc.• Coformulante: è la sostanza che ha loscopo di ridurre la concentrazione delprincipio attivo, come ad esempio lesostanze inerti e i diluenti.Ti p o l o g i e di «f o r m u l a z i o n e»I fitosanitari, a seconda del loro utilizzo,si possono presentare in varie formulazioni,cioè in diversi stati di aggregazione:• Trattamento a secco: il prodotto sipresenta in polvere o in forma granularee non necessita di aggiunta diacqua.• Trattamento liquido: il prodotto vienediluito in acqua prima dell’applicazionee si possono ottenere:- polveri bagnabili, che non si sciolgonoin acqua;- polveri solubili, che invece si sciolgonoformando una soluzione stabile.• Trattamento gassoso o fumigante: ilprodotto agisce sotto forma di gaso vapore e si utilizza in genere perdisinfettare o disinfestare terreni ederrate alimentari.Ti p o l o g i e di az i o n eL’azione che i fitosanitari svolgono neiconfronti degli organismi da combatterepuò essere diversa a seconda del principioattivo impiegato:Tipo Azione EffettoInsetticidiacaricidiFunghicidiDiserbantiContattoIngestioneAsfissiaPreventivaCurativaEradicanteContattoAssorbimentofogliareAssorbimentoradicaleIl corpo del parassita entrain contatto con la superficietrattataMorte dei parassiti che ingerisconoi vegetali trattatiEliminazione dei parassitiche respirano il prodottoImpossibilità di insediamentodell’infezione nel tessutotrattatoBlocco del passaggio dall’incubazionealla malattia coni sintomiBlocco dello sviluppo epropagazione della malattiaDissecamento delle partiverdi delle piante infestantiDevitalizzazione delle pianteattraverso l’apparato fogliareEliminazione delle piante attraversol’apparato radicaleCompatibilità e miscibilitàIn alcuni casi è possibile effettuare trattamentiefficaci contemporaneamente controinsetti e malattie fungine, irrorandomiscele che contengono sia l’insetticidasia l’anticrittogamico.Occorre però che i due prodotti sianocompatibili per evitare che si verifichinofenomeni di:• sinergismo: esaltazione dell’azione deisingoli prodotti;• antagonismo: diminuzione dell’efficaciao incompatibilità tra i diversi prodotti;


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi197È pertanto necessario attenersi scrupolosamentealle indicazioni contenute sulleetichette per evitare che la nostra azionerisulti inefficace o addirittura fitotossica.Con questo termine si intende un’azionedannosa del fitosanitario sulla pianta sottopostaa trattamento, come ad esempioustioni e defogliazioni.Spesso si verifica per:• eccesso di dose;• impiego in periodi non idonei;• scorretta distribuzione della miscela;• clima non adatto;• accumulo nel terreno di residui deitrattamenti precedenti;• prodotto non selettivo.L’e t i c h e t t aL’etichetta dei prodotti fitosanitari è unelemento importantissimo ed imprescindibileper un uso corretto del prodottosia dal punto di vista dell’efficacia, sia dalpunto di vista della sicurezza e salvaguardiaambientale e dell’operatore.Imparare a leggere le informazioni in essacontenute e sapere esattamente dove trovarequelle che ci servono al momento, èquindi fondamentale.Vediamo schematicamente di quanti equali elementi si compone:Pa r a m e t r i d a r i s p e t t a re p e r u n c o r r e t t oimpiegoSono tre i parametri da tenere in considerazionequando si effettuano trattamenticon i fitosanitari.• Tempo di carenza: E’ chiamato ancheintervallo di sicurezza e indica i giorniche devono trascorrere tra l’ultimotrattamento e la raccolta. Per i prodottialimentari immagazzinati indicaindica il tempo che deve trascorreretra l’ultimo trattamento e l’immissionein commercio. In caso di miscele,il tempo di carenza da rispettare èquello più lungo tra quelli indicati peri diversi preparati.• Limite di tolleranza: è il limite massimodel residuo (LMR) delle sostanzeattive del prodotto fitosanitario, tolleratonel prodotto destinato all’alimentazione;rappresenta la dose chenon dovrebbe essere dannosa per il consumatore.• Tempo di rientro: consiste nel tempoche si deve attendere dopo un trattamento,per un rientro a scopo lavorativoin aree trattate.6.35La c o n s e r v a z i o n e d e i p r o d o t t iFi t o s a n i t a r iLa conservazione dei prodotti fitosanitarideve avvenire in appositi locali chiusi achiave mediante serratura o lucchetto o,nel caso di piccole quantità, all’interno diarmadietti possibilmente metallici chiusianch’essi a chiave. Quest’ultima, sia nelprimo che nel secondo caso, deve esserecustodita da una persona adulta ed inluogo sicuro e riservato.I locali o gli armadietti di conservazionedevono essere:


198Capitolo 6• asciutti;• freschi e preservati da gelo e calore;• areati mediante griglie e/o finestre;• con pareti lavabili e non fessuratefino all’altezza massima di stoccaggio(nel caso di grandi quantità o diinvolucri voluminosi).Nel caso si utilizzi una stanza o un ripostiglio,sulla porta d’ingresso deve essereaffisso un cartello di avvertimento del pericolopresente all’interno.Una cosa molto importante è quella dievitare categoricamente la promiscuitàcon prodotti alimentari commestibili ocon vestiario ordinario.Quindi, nei locali adibiti alla conservazionedei prodotti fitosanitari o negli armadiettiad essi destinati, NON possonoessere immagazzinati alimenti, mangimi,indumenti di uso comune (eventualmentesolo quelli di protezione, opportunamenteriposti).Co n s i g l i d i s i c u re z z a• Permettere l’accesso ai locali solo apersone esperte ed informate, impedirloai bambini e ai non addetti ailavori agricoli;• non fumare all’interno dei locali adibitialla conservazione dei prodottifitosanitari e non depositarvi altriprodotti infiammabili;• conservare solo i quantitativi necessari;• evitare travasi in contenitori incongrui,soprattutto alimentari o anonimi,perché potrebbero essere veicolodi accidentali intossicazioni acute per ingestione(bottiglie di vino, birra ecc.);• in caso di sversamenti asciugare conterra o segatura, munendosi delleadeguate protezioni personali;• fare attenzione ai prodotti che possonoautoincendiarsi o bruciare seinnescati;• evitare promiscuità nel trasporto, conpasseggeri, animali, derrate alimentariecc.;• sistemare confezioni leggere sopraquelle pesanti, i liquidi sotto le polveri,separare i comburenti dagli infiammabilisenza capovolgere le confezioni;• verificare che sul mezzo di trasportonon vi siano sporgenze di metallo,schegge di legno, chiodi in grado diperforare le confezioni;• in caso di fuoriuscita di materiale assorbirecon terra o segatura;• lavare sempre il veicolo dopo il trasporto;• per il trasporto scegliere veicoli idoneie dotati di sicurezza per il carico.Co n s i g l i op e r a t i v i di si c u r e z z a• Se si intasa un ugello pulirlo con delfilo di ferro o uno spillo senza maisoffiarci dentro per evitare contaminazioni;• prima, durante e dopo i trattamentievitare di ingerire cibi grassi, lattee alcolici. Questo perché la maggiorparte delle sostanze attive si leganochimicamente ai grassi, con conseguentemaggiore assorbimento diveleno da parte dell’organismo;• non effettuare i trattamenti nelle orepiù calde della giornata. L’accaldamentoe la sudorazione favorisconol’assorbimento per via cutanea delprodotto. Un altro motivo è l’effettolente che possono determinare i raggisolari attraversando le gocciolinedella soluzione, determinando ustionidegli organi vegetativi più teneri;• in presenza di vento non si devonoeffettuare trattamenti e, qualoraesso sopraggiunga improvvisamente,il trattamento va sospeso. Lo spo-


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi199stamento della nube irrorante al difuori dell’area trattata (effetto deriva)può determinare contaminazionedi zone abitate, corsi d’acqua, pozziecc. con conseguenze penali a caricodi chi se n’è reso responsabile;• non recarsi ad effettuare i trattamentimentre piove o è prevista pioggianelle ore immediatamente successiveal trattamento. Le conseguenzedel dilavamento sono:- scarsa o nulla efficacia del trattamento;- inquinamento del terreno e deicorsi d’acqua.• A fine trattamento è necessario allontanarsisubito per la presenza dipolveri sospese e per la evaporazionedi sostanze attive. L’operatore ètenuto ad apporre un numero sufficientedi cartelli, visibili da ognipunto di possibile accesso al campotrattato, che informino chiunque siavvicini dei pericoli che corre entrandonel fondo e raccogliendo ilprodotto.In altre parole indicare:- data del trattamento;- nome del prodotto;- tempo di carenza;- tempo di rientro.Dispositivi d i Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l iTutte le operazioni di manipolazione,miscelazione ed erogazione di prodottifitosanitari devono essere compiute utilizzandoidonei mezzi di protezione dettiD.P.I.Essi devono essere:• individuali, quindi non utilizzati dapiù persone;• conservati in luogo idoneo e mantenutiin buono stato di efficienza, puliziae manutenzione.Dal momento che si sta parlando di sostanzechimiche, si ritiene necessario fornirequalche dettaglio aggiuntivo sui DPI,oltre il puro e semplice elenco delle varietipologie da usare.I guantiI guanti devono essere realizzatiin due materiali didiverso colore e di diversaconsistenza.Lo strato più esterno deveessere di colore scuro e resistente(gomma nitrilitica),mentre quello più internopuò essere di materialepiù leggero e deve avereun colore chiaro.Queste caratteristiche sono necessariein quanto lo strato realmente protettivo(quello più esterno e scuro), consumandosilascerà scoperto lo strato più internoe chiaro.Ciò significa che la protezione diventeràsempre meno efficace ed affidabile e chesarà necessario sostituire i guanti.Nel togliersi i guanti dopo la lavorazione,è consigliabile sfilarli contemporaneamentea poco a poco aiutandosi ogni voltacon la mano più protetta.Dopo l’uso vanno lavati con acqua e sapone.La tutaDeve essere realizzata inun materiale che sia impermeabileall’esterno eche, al tempo stesso, consentala traspirazione dellapelle.Va indossata al di sopra diguanti e stivali.Dopo l’uso va lavata inlavatrice a 60° separatamenteda altri indumenti,


200Capitolo 6avendo cura di eseguire due risciacqui edun ulteriore risciacquo a vuoto per eliminareresidui dalla lavatrice.La tuta va cambiata spesso in quanto lavaggifrequenti ne riducono l’impermeabilità!!...Se la tuta è in tessuto e si contamina conprodotto concentrato bisogna avviarlaalla distruzione in quanto le sostanzesono di difficile rimozione.Gli stivaliDevono essere in gomma e calzati sottola tuta. Dopo il trattamento, mentre ancorali si indossa, devono essere lavati conacqua e sapone solo dall’esterno.Maschere e SemimaschereSono costituite da un supportoin gomma a perfettatenuta, che può coprirel’intero volto (maschera)oppure solo naso e bocca(semimaschera).Nel primo caso sono perciò inclusi anchegli occhiali.Gli elementi fondamentalisono le valvole ed i filtri.La maschera, dopo ognitrattamento, va accuratamentelavata con acqua esapone, smontando il filtro per evitare dibagnarlo.I filtriI filtri moderni sono costituiti da tre elementiessenziali:• prefiltro: trattiene il pulviscolo e leparticelle in sospensione.• filtro: ha potere deumidificante e di arrestodi particelle solide nebulizzate.• filtro principale: trattiene gas aerosol.I filtri devono essere specifici per categoriedi prodotto utilizzato. A tale propositodiciamo che la classificazione europeaprevede i seguenti tipi:• filtri antigas: A1, A2, A3 con fasce dicolore marrone;• filtri antipolvere:- P1 = per nebbie e polveri – fasciadi colore bianco;- P2 = per nebbie e polveri nocive e/otossiche – fascia di colore bianco.Queste due classi possono essere combinatetra loro.I filtri vanno sostituiti alladata di scadenza indicatao quando si avverte cattivoodore o aumento diresistenza all’inspirazione.All’atto dell’acquisto controllare la datadi scadenza e che la confezione sia sigillata.OcchialiVanno usati in abbinamentocon la semimaschera edevono essere a tenuta.È preferibile che abbianovalvole antiappannamento,ma in mancanza si può stendere unvelo di glicerina all’interno.Vanno lavati con acqua e sapone.Dispositivi d i p r o t e z i o n e individualiGuantiOcchialiCalzature disicurezzaIndumentiprotettiviMascherinaantipolvere


Rischi legati all’utilizzo di utensili - attrezzi201La movimentazione manualedei carichiLe attività domestiche di bricolage, il faida te, le piccole attività agricole da ortoo giardino, comportano spesso lo spostamentodi oggetti molto pesanti.Se non correttamente esercitati, questilavori apparentemente innocui possonogenerare alcune malattie professionalia carico della colonna vertebrale, comecervicalgie, lombalgie e discopatie. Eccoperché è opportuno trattare l’argomentodella movimentazione manuale dei carichicome si fa negli ambiti lavorativi.Prendiamo come spunto l’operatore che,durante la sua attività hobbistica con lemacchine agricole, può effettuare movimentazionedi carichi in relazione all’aggancioe sgancio delle attrezzature alletrattrici agricole, alla sistemazione dellezavorre, alle operazioni di carico dellemacchine operatrici con concimi, sementi,prodotti fitosanitari, o di alcuni attrezzispecifici, alla manutenzione ordinariae straordinaria delle macchine, al lorospostamento e carico su autovetture e/ocassoni ecc..In tali situazioni, il rischio dovuto allamovimentazione manuale dei carichi èpresente quando si verifica una o più delleseguenti condizioni:1. Peso da alzare, tirare e spingere conle mani:- è superiore a kg 30 per i maschiadulti e kg 20 per i maschi tra 15 e18 anni e per le femmine adulte;- è ingombrante o difficile da afferrare;- non è bene in equilibrio o il suocontenuto rischia di spostarsi;- è in una posizione per cui deveessere maneggiato a una certa distanzadal corpo o con una torsioneo inclinazione del busto;- può comportare danni per il lavoratore,in particolare in caso diurto.2. Lo sforzo fisico:- è eccessivo;- può essere effettuato soltanto conun movimento di rotazione del busto;- può comportare un movimentobrusco del carico;- è compiuto con il corpo poco inequilibrio.3. Il posto di lavoro:- è troppo ristretto;- presenta rischi di inciampo o discivolamento;- non è ad un’altezza di sicurezza oin buona posizione;4. L’attività è effettuata in condizioni di:- distanze di sollevamento, di abbassamentoo di trasporto troppograndi;- danni per il lavoratore, in particolarein caso di urto;- posizione per cui il carico deveessere maneggiato a una certa distanzadal corpo o con una torsioneo inclinazione del busto;- la movimentazione può essere effettuatasoltanto con un movimentodi rotazione del busto;- il carico è eccessivo;- il movimento è compiuto con ilcorpo poco in equilibrio;- può comportare un movimentobrusco del carico;5. Il lavoratore- non è idoneo a svolgere il compitoin questione;- porta indumenti, calzature o altrieffetti personali non adeguati;- non è minimamente informato eformato sul tema.


202Capitolo 6In relazione ai problemi individuati, sitratterà di approfondire la valutazionedei rischi e di prevedere interventi migliorativipiù o meno complessi.In via generale si può affermare l’opportunitàche:• siano adottate misure organizzativecome ad esempio la riduzione a menodi 30 kg, ove possibile, del peso dasollevare, la suddivisione del carico,la riduzione della frequenza di sollevamentoe movimentazione, il miglioramentodelle caratteristiche ergonomichedel posto di lavoro, l’uso didispositivi di supporto per l’aggancioe sgancio delle attrezzature ecc.);• si dedichi preventivamente del tempoalla informazione specifica sulle modalitàdi movimentazione di macchinaried attrezzature;• ci si procuri preventivamente l’attrezzaturaidonea al sollevamento ed altrasporto degli oggetti particolarmentepesantiUna cosa molto importante è che primadi effettuare la movimentazione deicarichi di qualsiasi genere, specie quelliconnessi all’uso delle macchine agricole,è opportuno indossare indumenti e calzatureadeguate.Bibliografia- http://www.bricolageonline.net/47/banco-lavoro.htm- http://www.comune.venezia.it «utilizzo delle scale portatili»- http://www.sicurfad.it/strumenti/documenti/sicurfad909.pdf- http://www.piano-operativo-sicurezza.com/news.php?item.81.1- http://www.sup.usl12.toscana.it:8000/index.php?modulo=MACCHINA&id=573&id_albero=173- http://www.sup.usl12.toscana.it:8000/modellicontenuti/675.pdf- Regione Toscana – SST Toscana – «Legionellosi, come evitarla»- http://www.azichem.it/public/scheda_sicurezza/Vernistac-ss-02.12.08.pdf- http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/28/Agricoltori_fai_troppi_infortuni_co_9_040328085.shtml- da «I requisiti di sicurezza delle cesoie» ed. ENAMA – Roma, 2003- Regione Piemonte – Assessorato alla sanità. Quaderni di prevenzione in agricoltura. Sicurezza inagricoltura – «Il Decespugliatore»- Regione Piemonte – Assessorato alla sanità. Quaderni di prevenzione in agricoltura. Sicurezza inagricoltura – «Motosega»- da «Macchine per la lavorazione del terreno con conducente a piedi» ed. ENAMA – Roma, 2003- da «La sicurezza delle macchine agricole» ed. ENAMA – Roma, 2002


La sicurezzadegli impiantielettricicapitolo 7Fabio Fumolo


La sicurezza degli impianti elettrici205PremessaQuesto documento è stato redatto alloscopo di fornire uno strumento in gradodi migliorare la sicurezza degli impiantielettrici. Si propone di illustrare qualisono gli elementi di sicurezza collegatiall’utilizzo dell’energia elettrica all’internodelle civili abitazioni.Nella stesura si trattano tre aspetti principali:legislativi e normativi, principi generalidi sicurezza degli impianti elettrici eambienti particolari. Il livello e la quantitàdelle informazioni dovrebbero risultaresufficientemente completi e tali da consentireagli operatori di eseguire una analisigenerale della sicurezza degli impiantielettrici nelle abitazioni. Trattandosi dimateria specialistica nei casi più complessirisulterà necessario un intervento di tecniciqualificati professionalmente con l’esecuzionedi verifiche e misure strumentali.Alcuni dati statisticiLa situazione impiantistica elettrica italiananelle abitazioni civili risulta la seguente(tratto dal 2° Rapporto PROSIEL- del 2004):• 2/3 del totale delle abitazioni costruiteprima del 1990 (anno di entrata in vigoredella legge 46/90) non rispettanola legislazione sulla sicurezza elettrica,pari a circa 12 milioni di alloggi.• Il 13 % delle abitazioni è a rischio incendioper motivi elettrici, quali adesempio un corto circuito o un sovraccarico.• Il 52 % degli impianti è a rischio fulminazioneper presenza di componentielettrici danneggiati e il 18% di tali impiantinon dispone di un interruttoredifferenziale.• Il 73 % delle abitazioni che non è statointeressato da lavori elettrici negliultimi 10 anni presenta ancora situazionia rischio.• Il 44 % delle abitazioni non ha la dichiarazionedi conformità nonostanteil 64 % di tali impianti presenti concretirischi elettrici.• L’81 % degli occupanti è convinto che ilproprio impianto non abbia problemi.• Solo nel 2000 si segnalano 43.000 infortunidomestici originati da problemiall’impianto elettrico (fonte ISPESL).• Circa il 38 % degli incendi di granderilevanza in luoghi pubblici o aperti alpubblico è di natura elettrica (fontestatistiche Vigili del Fuoco).Tali dati evidenziano una situazione piuttostopreoccupante sullo stato degli impiantiall’interno degli edifici civili italiani.Sussiste inoltre, da parte degli utenti,una generale sottovalutazione del pericoloelettrico che non va oltre all’ansietàdel rischio di una banale scossa elettrica.Un’analoga indagine sulla sicurezza degliimpianti elettrici predisposta da Prosielnel 2008 mette in evidenza che la situazionerisulta nel complesso invariata rispettoal passato. L’aumento continuo dinuovi utilizzatori, quali ad esempio condi-


206Capitolo 7zionatori, induce un aumento nell’assorbimentodi potenza elettrica e generalmentenon coincide con il proporzionaleadeguamento degli impianti, con conseguentimaggiori rischi e sollecitazionidell’impianto.Si conclude riportando alcuni dati statisticiche comprendono genericamentegli impianti elettrici in Italia sia in ambientecivile che di lavoro (tratto da VitoCarrescia Fondamenti di sicurezza elettricaed. TNE).• In Italia si verificano mediamente cinqueinfortuni elettrici mortali ognisettimana per folgorazione: un primatoeuropeo. Fortunatamente sono inlenta ma continua diminuzione.• Gli infortuni elettrici sono equamentedivisi fra domestici e non domestici.• I luoghi più pericolosi, dal punto divista elettrico, sono i cantieri edili e ilocali da bagno o per la doccia.• La maggior parte degli infortuni sonocausati dagli impianti di bassa tensionenon realizzati o mantenuti conformialla regola dell’arte, ed in misuraminore dai componenti elettrici edall’errore umano. Quest’ultimo prevalenei lavori elettrici.• Gli infortuni elettrici sono più frequentinei mesi estivi, a causa di calzaturee vestiti più leggeri, vita all’aperto,maggior uso di liquidi, ecc.Molti altri infortuni hanno origine elettrica,sia in ambiente di lavoro che domestico,ma non figurano nelle statistiche traquelli causati dall’elettricità, quali:• cadute dall’alto a seguito di azionedella corrente elettrica;• schiacciamenti dovuti a macchinario apparecchi per malfunzionamentidell’impianto elettrico di comando;• mancanza di energia elettrica dovenecessita una adeguata alimentazionedi sicurezza;• esplosioni in luoghi con presenza dimateriali esplosivi o di atmosfereesplosive la cui sorgente di innesco siariconducibile all’impianto elettrico.Tale preoccupante situazione di criticitàdella sicurezza degli impianti elettriciche emerge dai dati statistici, soprattuttoin ambito domestico, è il risultato dicarenze legislative storiche e soprattuttodell’assenza di un sistema efficace di controllie verifiche.


La sicurezza degli impianti elettrici207Riferimenti legislativiAspetti generaliIl pericolo dell’impianto elettrico è risultatoevidente sino dai primordi di utilizzodi tale fonte energetica, sia per gli effettidiretti (folgorazione) sia per quelli indiretti,quali: incendi, esplosioni, ecc..La legislazione e la normativa tecnicasviluppata nel corso degli anni ha avutoquale obbiettivo la riduzione di tali rischi,considerando in particolare: la protezionedelle persone per i contatti diretti congli elementi d’impianto normalmente intensione, la protezione per i contatti indiretticon componenti d’impianto chepossono andare in tensione in caso diguasto, gli effetti indiretti quali incendie scoppi.Storicamente in Italia la sicurezza degliimpianti elettrici è stata regolamentatain modo molto diverso a seconda chel’impianto elettrico si trovasse in unluogo di lavoro o in un ambiente civile(domestico/privato). In particolare con ilDPR 547/55 norme per la prevenzione degliinfortuni sul lavoro il legislatore avevastabilito l’obbligo di attenersi ad unaserie di caratteristiche tecniche, per lasicurezza degli impianti elettrici, estremamenteprecise e cogenti. Lo stessodecreto introduceva l’obbligo di verificheperiodiche finalizzate al controllodel perdurare delle caratteristiche disicurezza degli impianti elettrici. Taliobblighi sono ribaditi attualmente dalnuovo Testo Unico D. Lgs. 81/08 e dalDPR 462/01. Il DPR 547/55, anche se finalizzatoalla sicurezza degli ambientidi lavoro, è sempre stato per anni il riferimentolegislativo (unico esistente)per la sicurezza impiantistica elettrica.Si ricorda che il DPR 462/01 che regola ilregime di verifiche periodiche di legge,oggi richiamato all’art. 86 del T.U. 81/08,si applica obbligatoriamente solamenteai luoghi di lavoro e non in ambiente civile.Fanno eccezione le parti comuni degliedifici civili in caso di presenza di lavoratoridipendenti (portierato, custode,ecc.) che sono considerati di conseguenzasono soggetti alle verifiche periodichedi legge.In ambito civile si è dovuto attenderefino al 1990, con l’emanazione dellalegge 46/90 e il successivo regolamentod’attuazione DPR 447/91, per la regolamentazionedella sicurezza impiantistica.Con tutti i limiti dimostrati neglianni dalla legge 46/90 si è trattato diuna svolta di fondamentale importanzaper la sicurezza degli impianti tecnologiciin Italia. Per la prima volta si stabilivachi poteva eseguire gli impianti,quali caratteristiche dovevano avere gliimpianti, le normative tecniche di riferimento,quali impianti erano soggettialla progettazione, l’obbligo del rilasciodella dichiarazione di conformità, ecc..Legge N. 186 del 1 marzo 1986Legge di fondamentale importanza perl’impiantistica elettrica è la legge n. 186del 1/3/1968 «Disposizioni concernenti laproduzione di materiali, apparecchiature,macchinari, installazioni e impianti elettricied elettronici» che consta di due articoli:


208Capitolo 7• Art. 1 Tutti i materiali, le apparecchiature,i macchinari, le installazioni e gliimpianti elettrici ed elettronici devonoessere realizzati e costruiti a regoladell’arte.• Art. 2 I materiali, le apparecchiature,i macchinari, le installazioni e gli impiantielettrici ed elettronici realizzatisecondo le norme del Comitato ElettrotecnicoItaliano (CEI) si consideranocostruiti a regola dell’arte.Con tale legge si sancisce l’obbligo delrispetto della “regola dell’arte” cioè diimpianti “convenzionalmente sicuri”. Unimpianto realizzato a regola dell’arte nonè impianto assolutamente sicuro o senzadisfunzioni, ma un impianto con sicurezzaa livello accettabile e nel quale ledisfunzioni creano situazioni di rischiotollerabili. Gli impianti realizzati secondole norme CEI si presumono realizzati aregola dell’arte e quindi possiedono queilivelli di sicurezza accettabili stabiliti dallalegge. In altre parole le norme CEI rappresentanoun esempio di regola dell’artema non sono da considerare quale unicaregola dell’arte. Le norme CEI hanno unapresunzione assoluta di regola dell’artema non esclusiva.Disposizioni legislative relativeai componenti elettriciLa legge 791/77 ha recepito la direttivaeuropea CEE 73/23 detta “direttiva bassatensione” in quanto si applica ai materialialimentati a tensione tra i 50 e 1000 V edefinisce i criteri di sicurezza che il materialeelettrico deve possedere per esserecommercializzato in Europa. Successivamentetale legge è stata modificata conil decreto legislativo n. 626/96 del 25 novembre1996 e il n. 277/97 del 31 luglio1997 emessi per allineare la direttiva bassatensione alle imposizioni dell’UnioneEuropea in merito alla marcatura dei prodotti.In base a quanto disposto da talidecreti i componenti elettrici possonoessere commercializzati solo se costruitia regola dell’arte, se corredati di targadalla quale si evincono i dati necessariper individuare le caratteristiche elettrichedel prodotto (tensione, frequenza,potenza, ecc.) e provvisti di dichiarazionedi conformità del prodotto alle disposizionidi sicurezza emesse dall’UnioneEuropea (marcatura CE). La marcaturaCE, che appone chi immette il prodottosul mercato, è l’ultimo atto di una proceduradi sicurezza indicata dalla leggeche responsabilizza il costruttore. In particolareil costruttore del materiale deveprogettare il componente, preparare ladocumentazione tecnica, redigere la dichiarazionedi conformità, marcare «CE»il prodotto e immettere il prodotto sulmercato. Rimane l’obbligo, da parte delcostruttore, di mantenere a disposizionedell’Autorità di Vigilanza il fascicolotecnico che deve consentire di valutare laconformità del prodotto ai requisiti delledirettive applicabili (progetto, calcoli,prove di laboratorio, ecc.) e la dichiarazionedi conformità (conservati per diecianni). Il costruttore si identifica in chiimmette il prodotto sul mercato. Per ladirettiva bassa tensione non vi è l’obbligodi accompagnare il prodotto con ladichiarazione diconformità. Lamarcatura CE èobbligatoria. Unprodotto nonpuò essere commercializzoin7.1 - Marchio CE


La sicurezza degli impianti elettrici209assenza di tale marcatura. Ricordiamoche l’apposizione «CE» attesta la rispondenzadel prodotto alle caratteristichedi sicurezza della direttiva non obbligatoriamentead una norma tecnica specifica(ad esempio una norma CEI). Lamarcatura «CE» è apposta dal fabbricantesul materiale o, quando non è possibile,sull’imballaggio, sulle avvertenze o sulcertificato di garanzia (non è sufficienteriportarlo solo sul catalogo).Oltre alla marcatura obbligatoria «CE» esistonoalcuni simboli applicabili a diversiprodotti che ne certificano la conformitàalle norme tecniche, principalmente ilcontrassegno CEI e i marchi di qualità (ades. IMQ).Il contrassegno CEI viene applicato autonomamentedal costruttoreai prodottiche corrispondo allenorme CEI. Si trattadi una autocertificazionedel costruttore:non è obbligatorio.Si applica a seguito7.2 - Contrassegno CEI:nel rettangolo inferioreva indicato il numerodella norma a cui ilprodotto è conformedi una procedura amministrativapresso ilCEI che, in teoria, potrebbeeseguire eventualiaccertamenti.Il contrassegno è costituito dal simboloCEI con l’indicazione della norma applicabile.Su una serie di prodotti si può riscontrarela presenza di un marchio di qualità,quale ad esempio l’IMQ (Istituto italianodel Marchio di Qualità) o istituti analoghidi altri paesi. L’apposizione di talemarchiatura sugli apparecchi elettricigarantisce:• l’approvazione del costruttore: il sistemaproduttivo e di controllo è attoa garantire la qualità del prodotto• l’approvazione del prototipo: corrispondenzadell’ apparecchio alla normadi riferimento CEI (norma di prodotto)e il superamento delle provepreviste dalla norma specifica;• il controllo della produzione: corrispondenzadella produzione al prototipoattraverso verifiche di qualitàin fase di produzione e su campionicommercializzati.7.3 - MarchioIMQ per usogenerale7.4 - Marchio IMQper gli apparecchielettriciQuindi la marchiatura IMQ, rispetto alcontrassegno CEI o alla sola marcaturaCE, fornisce maggiori garanzie in quantoapplicato da un istituto terzo indipendente.La marchiatura IMQ ha caratterevolontario (non obbligatorio) e non è applicabilea tutti i prodotti (generalmentesi tratta di prodotti a grande diffusionedestinati a un pubblico profano). La concessionedi un marchio di qualità, adesempio IMQ, non prevede di massima lavalidità presso il marchio di qualità di unaltro paese, per cui su molti prodotti siriscontra la presenza di numerosi marchidi qualità.


210Capitolo 7PAESE SEGNO GRAFICO NOME DEL MARCHIO APPLICAZIONEAustraliaMarchio ASProdotti elettrici e non elettrici. Attesta la conformità alle norme SAA (StandardsAssociation of Australia)Austria Marchio di prova austriaco Apparecchi e materiale di installazioneMarchio CEBECMateriali di installazione e apparecchiature elettricheBelgioMarchio CEBECTubi e caviCertificato di conformitàMateriali di installazione e apparecchiature elettriche (nel caso che non esistauna norma nazionale o criteri equivalentiCanadaMarchio CSAProdotti elettrici e non elettrici. Attesta la conformità alle norme CSA (CanadianStandard Association)DanimarcaMarchio di approvazioneDEMKOMateriale a bassa tensione. Attesta la conformità alle prescrizioni (sicurezza)delle Heavy Current RegulationsFinlandia Marchio FI Conformità dell’apparecchiatura elettrica alle normeMarchio NFApparecchi elettrodomesticiMarchio NFConduttori e cavi, tubi, materiali di installazioneFranciaMarchio NFUtensili a motore portatiliMarchio NFApparecchi elettrodomesticiMarchio NFStrutture di supporto per l’illuminazioneGran Bretagna Marchio ASTA Conformità alle norme British StandardsGermaniaMarchio VDEMarchio VDE-GS perapparecchiatura tecnicaMateriale di installazione come prese e spine, fusibili e cavi, come pure altricomponenti quali i condensatori, i supporti per lampade e apparecchiaturaelettronicaMarchio di sicurezza per apparecchiatura tecnica quando queste apparecchiaturesono controllate e approvate dalla VDE Prufstelle di Offenbach; il marchiodi conformità è il marchio VDE concesso con la possibilità di utilizzarlo sia dasolo sia con il GS


La sicurezza degli impianti elettrici211PAESE SEGNO GRAFICO NOME DEL MARCHIO APPLICAZIONEGrecia Marchio ELOT Conformità alle prescrizioni delle norme ELOTIrlanda Marchio IIRS Prodotti elettriciPolonia Marchio KWE Prodotti elettriciPortogalloMarchio di certificazionedel prodottoTutti i prodotti (conformità a norme specifiche del sistema 5 ISO)Singapore Marchio SISIR Prodotti elettrici e non elettriciSpagnaMarchio AEEMarchio AENOR di sicurezzaConformità alle prescrizioni delle norme spagnole o di altre norme internazionaliper la sicurezzaConformità alle prescrizioni delle norme UNE (sicurezza)SveziaMarchio di approvazioneSEMKOApprovazione obbligatoria di sicurezza per il materiale e gli apparecchi di bassatensioneSvizzeraMarchio di sicurezzasvizzeroMarchio di qualità ASEVMateriale di bassa tensione soggetto all’approvazione obbligatoria. SicurezzzaMateriale di bassa tensione soggetto all’approvazione obbligatoria. Sicurezzae qualitàNorvegiaMarchio di approvazionenorvegeseApprovazione obbligatoria di sicurezza per il materiale e gli apparecchi di bassatensioneOlanda KEMA-KEUR Per tutta l’apparecchiatura in generaleUSAMarchio UNDERWRITERSLABORATORIESMarchio BASECBEAB Marchio di sicurezzaBSI KitemarkProdotti elettrici e non elettriciConformità alle norme British Standards per caviConformità alle norme British Standards di apparecchi elettrodomesticiConformità a determinate norme britanniche relative alla sicurezza e/o allaprestazione7.6 - Marchi di conformità alle norme di alcuni paesi


212Capitolo 7D.M. n. 37 del 22 gennaio 2008Si è giunti alla attuale stesura del DecretoMinisteriale, che abroga e sostituisce laLegge 46/90 e il suo regolamento d’attuazioneDPR 447/91, dopo un iter soffertodurato alcuni anni e con una serie di incidentiche ne hanno segnato il percorsoe ne hanno determinata l’attuale stesura.Dopo la sua entrata in vigore il 27 gennaio2009 è stato ulteriormente modificatocon il D.M. del 25 giugno 2009.Considerando l’importanza del decretonella gestione della sicurezza degli impianti(non solo elettrici) si è ritenuto diallegare il testo originale (all. 1). Di seguitosi commentano i singoli articoli,segnalando in particolare le novità o modificheintrodotte dal decreto.Am b i t o d i a p p l i ca z i o n e (a r t. 1)Rispetto alla vecchia 46/90 si ha un’estensionedell’applicazione a tutti gli edificiper tutti gli impianti. Rimangono esclusi,come precedentemente, gli impianti totalmenteall’esterno (illuminazione pubblica,insegne, ecc.) che non hanno alcun collegamentocon edifici o loro pertinenze.Rimangono soggetti all’applicazione deldecreto, come la precedente 46/90, i cantieriedili anche se completamente all’esterno.Alla lettera a) sono stati inseriti gli impiantiper la protezione da scariche atmosfericheche erano alla lettera b) della 46/90.Sono stati inseriti gli impianti di automazionedi cancelli e barriere, non consideratinella precedente legge 46/90.Ora anche l’installazione di automatismie ascensori rientra nell’applicazione della37/08, per cui la ditta dovrà essere abilitataanche ai sensi di tale decreto. Tali“impianti” rientrano d’altra parte sottoapplicazione di specifiche direttive europeeper cui la ditta dovrà certificarli inbase alle direttive applicabili. In sostanzal’installatore deve essere abilitato per la37/08, ma deve certificare in base alle direttiveeuropee, come è chiarito anche alcomma 3 dell’art. 1.Definizioni (a r t. 2)Rientrano nell’applicazione del decretoanche gli impianti di autoproduzione(gruppi elettrogeni, fotovoltaici, eolici,ecc.) sino a 20 Kw. L’impianto di sola produzionedi energia non rientra nell’applicazionedel decreto.Il campo di applicazione del D.M. 37/08è dal punto di consegna dell’energia aicircuiti di alimentazione degli apparecchiutilizzatori e alle prese a spina. Non siapplica agli impianti elettrici degli utilizzatorio a bordo macchina (ad esempioquadri condizionamento, idromassaggi,ecc.): tali componenti sono certificati inbase alle singole norme di prodotto applicabili.È stata introdotta la definizione di “ordinariamanutenzione”, che viene individuatacon quegli interventi finalizzatia contenere il degrado normale d’uso,nonché a far fronte ad eventuali eventiaccidentali che comportano la necessitàdi primi interventi, che comunque nonmodificano la struttura dell’impianto sucui si interviene o la sua destinazioned’uso secondo le prescrizioni previstedalla normativa tecnica vigente e dallibretto di uso e manutenzione del costruttore.Nei casi dubbi, sarà di responsabilitàdell’impresa la scelta se l’interventorientra in straordinaria o ordinariamanutenzione.Il nuovo Decreto introduce il richiamoal libretto d’uso e manutenzione che risultaobbligatorio e a carico della dittainstallatrice che deve fornire tutti gli


La sicurezza degli impianti elettrici213elementi per il mantenimento della sicurezzadegli impianti.Si ribadisce l’applicabilità della leggeanche agli impianti di sicurezza. Per impiantidi protezione antincendio si intendonogli impianti (manuali e automatici)comprensivi di tutti i componenti: nonsolo la parte idraulica, ma anche gli impiantidi rilevazione.Non risultano precisati con sufficientechiarezza i limiti dei singoli impianti qualiquelli di automazione, refrigerazione,climatizzazione, idrici, ecc. per i quali siattendono disposizioni ministerialiImprese abilitate (a r t. 3)Le imprese abilitate devono avere il responsabiletecnico in possesso dei requisitiprofessionali richiesti. Il responsabiletecnico può essere: l’imprenditore individuale,un legale rappresentante dell’impresainstallatrice, una persona esternapreposta con atto formale a tale incarico.Il responsabile tecnico deve svolgere l’attivitàper una sola impresa e tale qualificaè incompatibile con ogni altra attivitàcontinuativa. Finora era ammesso un responsabiletecnico per due imprese (vedicirc. min. n. 3439/C del 27/3/98) ed erarichiesta un indipendenza tra progettistae responsabile tecnico.Il decreto impone un atto formale di conferimentodell’incarico sia per la personainterna che per la persona esterna. Per leimprese artigiane l’artigiano deve essereil responsabile tecnico della propria impresa;non può individuare un altro soggettocome responsabile tecnico (art. 2della legge sull’artigianato n. 443/1985).Gli uffici tecnici interni sono equiparatialle imprese installatrici limitatamente agliinterventi sui propri impianti interni i responsabilitecnici interni devono possederegli stessi requisiti tecnico-professionali pergli impianti interessati (elettrici, elettronici,gas, ecc.) di quelli richiesti alle ditte installatrici.Attualmente non è chiaro per questefigure se necessita un riconoscimentoda parte della Camera di Commercio Industria,Artigianato e Agricoltura.Requisiti t e c n i c o professionali (a r t. 4)Vengono modificati i requisiti tecnicoprofessionalidei responsabili tecnici delleimprese: in particolare sono aumentatii periodi di inserimento per le varie categorie.È richiesto il diploma di laurea(introdotto con la legge 341/90) e quindiai fini del decreto vale: il diploma di laurea(nell’ambito del settore specialistico),la laurea magistrale o la vecchia laurea.Per il diploma o qualifica di scuola secondariail periodo di inserimento raddoppia(da un anno a due). Per titolo o attestatodi formazione professionale il periodopassa da due a quatto anni.Pr o g e t t a z i o n e d e g l i impianti (a r t. 5)Viene richiesto il progetto per l’installazione,la trasformazione e l’ampliamentodi tutti gli impianti, esclusi gli ascensorie forse per analogia le automazioni (art.1 comma 3). Non è necessario il progettoper la manutenzione straordinaria.Il progetto è redatto da un professionistaiscritto agli albi professionali o dalresponsabile tecnico dell’impresa installatrice.Rispetto alla 46/90, dove i ruolidi progettista e installatore erano bendistinti, il nuovo decreto indica semprela presenza di un progetto anche se redattodal responsabile tecnico dell’impresache diventa anche responsabiledella progettazione.Con il nuovo decreto l’installatore devepreparare un progetto redatto dal responsabiletecnico e la relazione con latipologia dei materiali utilizzati.


214Capitolo 7Il nuovo decreto sintetizza anche i contenutiche deve avere il progetto (schemi,planimetrie, relazione tecnica, caratteristichedei materiali, ecc.). Il decretoprecisa che il progetto deve essere integratose l’impianto è modificato in corsod’opera. La dichiarazione di conformitàdeve fare riferimento al progetto finale(come costruito) che costituisce un allegatoobbligatorio alla dichiarazione.Il progetto deve essere redatto da unprofessionista nei seguenti casi (le disposizioniricalcano quelle della 46/90):• impianti elettrici, per utenze condominalie utenze domestiche di singoleunità abitative, con superficiesuperiore a 400 m 2 ; si introduce ilnuovo limite dei 6 kW di potenza;• impianti con lampade fluorescenti acatodo freddo per impianti per cuiè obbligatorio il progetto o potenzesuperiori a 1200 VA;• impianti elettrici, per immobili adibitiad attività produttive e altri usi, se alimentatida tensioni superiori ai 1000V, se superiore a 6 kW o a 200 m 2 ;• impianti elettrici per locali soggetti anormativa specifica CEI;• impianti di protezione da scaricheatmosferiche per edifici con volumesuperiore a 200 m 3 ;• impianti radiotelevisivi, antenne eimpianti elettronici in genere quandocoesistono con impianti con obbligodi progettazione;• impianti di riscaldamento se dotati dicanne fumarie collettive ramificate oclimatizzazione con potenzialità pario superiore a 40.000 frigorie/ora;• impianti distribuzione e utilizzazio-ne gas combustibile con portata termicasuperiore a 50 kW o dotati dicanne fumarie collettive ramificate, oimpianti gas medicali;• impianti antincendio se inseriti in unattività soggetta a rilascio certificatoprevenzione incendi, o con idranti innumero superiore a 4 o apparecchi dirilevamento in numero superiore a 10;In sostanza è stato ripreso il vecchioDPR 447/91 con il nuovo limite di 6 kW eil riferimento alle norme CEI specifiche(uso medico, a maggior rischio in casod’incendio o pericolo d’esplosione).La potenza impegnata è quella contrattualeo la potenza di dimensionamentodell’impianto (potenza di progetto). Talepotenza va anche indicata sulla dichiarazionedi conformità.L’impianto contro le scariche atmosfericheper il nuovo decreto va progettatoda un professionista se l’edificio è superiorea 200 m 3 , per utenze condominialimaggiori di 6 kW, domestiche maggioridi 6kW o 400 m 2 , immobili adibiti ad usoproduttivo soggetti a progettazione.Per il decreto tutti gli impianti elettronicivanno progettati quando coesistonocon impianti elettrici soggetti a progettazione.Nel decreto manca la precisazione da partedi un professionista per cui si potrebberitenere che tutti gli impianti elettronicivanno progettati da un progettista professionistaoppure il contrario.Re a l i z z a z i o n e d e g l i impianti (a r t. 6)Con il nuovo decreto si termina l’annosadiscussione, per i vecchi impiantida adeguare, in merito alla valenza del447/91 sulla legge 46/90. Per il decretogli impianti elettrici in unità immobiliariad uso abitativo costruiti prima del 13marzo 1990 si considerano adeguati sepossiedono le tre caratteristiche fissatea suo tempo dal DPR 447/91: «gli impiantielettrici nelle unità immobiliari ad usoabitativo realizzati prima del 13/03/1990


La sicurezza degli impianti elettrici215si considerano adeguati se dotati di sezionamentoe protezione contro le sovracorrenti,posti all’origine dell’impianto,di protezione contro i contatti diretti, diprotezione contro i contatti indiretti oprotezione con interruttore differenzialeavente corrente differenziale nominalenon superiore a 30mA.»L’impresa è responsabile del rispettodella regola dell’arte in conformità allenorme UNI, CEI o altri Enti di normalizzazioneappartenenti agli Stati membridell’Unione Europea.Dichiarazione di c o n f o r m i t à (a r t. 7)L’impresa installatrice rilascia al committentela dichiarazione di conformità altermine dei lavori (previa effettuazionedelle verifiche previste dalla normativavigente). Il progetto e la relazione deimateriali impiegati fanno parte integrantedella dichiarazione.Come per la 46/90 per la straordinariamanutenzione non è richiesta l’elaborazionedel progetto che quindi non vaallegato. Si allegano la relazione con latipologia del materiali ed eventualmenteil rapporto delle verifiche eseguite.La dichiarazione di conformità prevededi aver rispettato la regola dell’arte se gliimpianti sono realizzati in conformitàalla vigente normativa (UNI, CEI o altriEnti di normalizzazione appartenenti aStati membri dell’Unione Europea).In caso di lavori parziali, su impianti preesistenti,la dichiarazione di conformitàsi riferisce alla sola parte degli impiantioggetto dei lavori. L’intervento parzialedeve tener conto della sicurezza e dellafunzionalità dell’intero impianto preesistente;la compatibilità tra gli impiantideve essere espressamente dichiaratasia nel progetto che nella dichiarazionedi conformità.Viene espressamente citato l’obbligodella verifica iniziali (esame a vista eprove).Il nuovo modulo stabilisce l’obbligodella firma anche da parte del responsabiletecnico.Gli allegati non cambiano rispetto alvecchio modulo. È stato predispostoun nuovo modulo per gli uffici tecniciinterni: anche in questo caso si prevedonole due firme (responsabile tecnicoe legale rappresentante).La dichiarazione di conformità serve perottenere:• l’agibilità dei locali dal Comune;• nuovi allacciamenti (va presentata aldistributore entro 30 giorni);• aumenti di potenza con interventioppure senza interventi (con potenzasuperiore ai 6 kW va presentata aldistributore);• per i luoghi di lavoro omologa l’impiantoe va presentata all’ASS/ARPAe ISPESL per denunciare l’impiantodi terra, scariche atmosferiche o impiantiin luoghi con pericolo d’esplosione.Al punto 6 il decreto introduce le possibilitàdi sostituire la Dichiarazione diConformità DICO (per impianti precedentiall’entrata in vigore del decreto)con la “Dichiarazione di Rispondenza”DIRI.La DIRI può essere resa, dopo sopralluogoed accertamenti, da un professionistaiscritto all’albo da almeno cinque anni oper gli impianti non soggetti a progettazionedal responsabile tecnico di un’impresa abilitata con cinque anni di ricoperturadel ruolo.Sia la DICO che la DIRI possono riferirsiall’intero impianto o a una sola parte.La DIRI sostituisce di fatto l’atto notorioprevisto dal DPR 392/94 art. 6.


216Capitolo 7DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ DELL’IMPIANTO ALLA REGOLA DELL’ARTEIl sottoscritto......................................................................................................................................................................................................titolare o legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale)......................................................................................................operante nel settore...................................................................... con sede in via..................................................................................Comune................................................... Provincia...................................................................Telefono.....................................................Partita IVA.......................................................................................... Iscritta nel registro delle imprese (DPR 7/12/1985 n. 581).........................................................................................................della camera C.I.A.A. di ....................................................................................................n................................................................... Iscritta all’albo prov. imprese artigiane (L. 7/7/1985 n. 443) di..........................n...................................................................Esecutrice dell’impianto (descrizione sistematica).......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Inteso come nuovo impianto trasformazione ampliamento manutenzione straordinaria altro (1)...........................................................................................................................................................................................................Nota: per gli impianti a gas specificare il tipo di gas distribuito: canalizzato dalla 1ª - 2ª - 3ª famiglia: GPL da recipientimobili, GPL da serbatoio fisso. Per gli impianti eletrici specificare la potenza massima impegnabile.Commissionato da...........................................................................................................................................................................................Installato nei locali siti nel comune di..................................... Provincia....................... via...............................................................scala.......................................................... piano.............................. interno............................di proprietà di (nome , cognome o ragione sociale ed indirizzo)...........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................in edificio adibito ad uso industriale civile commerciale altri usi...........................................................DICHIARAsotto la propria personale responsabilità, che l’impianto è stato realizzato in modo conforme alla regola dell’arte,secondo quanto previsto dall’art. 6, tenuto conto delle condizioni di esercizio e degli usi a cui è destinato l’edificio,avendo in particolare: rispettato il progetto redatto ai sensi dell’art. 5 da (2).................................................................................................................. seguito la norma tecnica applicabile all’impiego (3)..................................................................................................................... installato componenti e materiali adatti al luogo dell’installazione (artt. 5 e 6); controllato l’impiantoai fini della sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito le verificherichieste dalle norme e dalle disposizioni di legge.Allegati obbligatori: progetto ai sensi degli artt 5 e 7 (4); relazione con tipologie dei materiali utilizzati (5); schema di impianto realizzato (6); riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali, già esistenti (7); copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionaliAllegati facoltativi (8):..................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................DECLINAogni responsabilità per sinistri a persone o a cose derivanti da manomissione dell’impianto da parte di terzi ovverodi manutenzione o riparazionedata il responsabile tecnico il dichiarante........................................................ ........................................................ ........................................................(timbro e firma)(timbro e firma)


La sicurezza degli impianti elettrici217LEGENDA1. Come esempio nel caso di impianti a gas, con “altro” si può intendere la sostituzione di un apparecchio installatoin modo fisso.2. Indicare: nome, cognome, qualifica e, quando ne ricorra l’obbligo ai sensi dell’art. 5, comma 2, estremi di iscrizionenel relativo Albo professionale del tecnico che ha redatto il progetto.3. Citare la o le norme tecniche di legge, distinguendo tra quelle riferite alla progettazione, all’esecuzione e alleverifiche.4. Qualora l’impianto eseguito su progetto sia variato in opera, il progetto presentato alla fine dei lavori devecomprendere le varianti realizzate in corso d’opera. Fa parte del progetto la citazione della pratica prevenzioneincendi (ove richiesta).5. La relazione deve contenere, per i prodotti soggetti a norme, la dichiarazione di rispondenza alle stesse completata,ove esistente, con riferimenti a marchi, certificati di prova, ecc. rilasciati da istituti autorizzati. Per glialtri prodotti (da elencare) il firmatario deve dichiarare che trattasi di materiali, prodotti e componenti conformia quanto previsto dagli articoli 5 e 6. La relazione deve dichiarare l’idoneità rispetto all’ambiente diinstallazione.Quando rilevante ai fini del buon funzionamento dell’impianto, si devono fornire indicazioni sul numero ecaratteristiche degli apparecchi installati od installabili (ad esempio per il gas: 1) numero, tipo e potenza degliapparecchi; 2) caratteristiche dei componenti il sistema di ventilazione dei locali; 3) caratteristiche del sistemadi scarico dei prodotti della combustione: 4) indicazioni sul collegamento elettrico degli apparecchi, ove previsto).6. Per schema dell’impianto realizzato si intende la descrizione dell’opera come eseguita (si fa semplice rinvio alprogetto quando questo è stato redatto da un professionista abilitato e non sono state apportate varianti incorso d’opera).Nel caso di trasformazione, ampliamento e manutenzione straordinaria, l’intervento deve essere inquadrato,se possibile, nello schema dell’impianto preesistente. Lo schema citerà la pratica prevenzione incendi (overichiesto).7. I riferimenti sono costituiti dal nome dell’impresa esecutrice e dalla data della dichiarazione. Per gli impiantio parti di impianti costruiti prima dell’entrata in vigore del presente decreto, il riferimento a dichiarazioni diconformità può essere sostituito dal rinvio a dichiarazioni di rispondenza (art. 7, comma 6). Nel caso che partedell’impianto sia predisposto da altra impresa (ad esempio ventilazione e scarico fumi negli impianti a gas), ladichiarazione deve riportare gli analoghi riferimenti per dette parti.8. Esempio: eventuali certificati dei risultati delle verifiche eseguite sull’impianto prima della messa in esercizioo trattamenti per pulizia, disinfezione, ecc.9. Al termine dei lavori l’impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di conformitàdegli impianti nel rispetto delle norme di cui all’art. 7.Il committente o il proprietario è tenuto ad affidare ilavori di installazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti7.7 - Facsimile di “Dichiarazione di conformità dell’impianto alla regola d’arteLa nuova Dichiarazione di Conformitàprevista dal D.M. 37/08 è sottoscritta daltitolare o legale rappresentante congiuntamentedal responsabile tecnico che diventacorresponsabile di quanto dichiarato.La Dichiarazione deve essere rilasciataper l’attività eseguita: non è possibilerilasciare una Dichiarazione per un impiantoo una parte d’impianto esistenteo non eseguita dalla Ditta dichiarante.In particolare è prevista per: nuovo impianto,trasformazione, ampliamento emanutenzione straordinaria. Non è necessariorilasciare dichiarazioni per l’attivitàdi ordinaria manutenzione (vedi art.2) che può essere svolta anche da Dittanon abilitata.La Ditta con la Dichiarazione si assume laresponsabilità di aver eseguito l’impiantoa regola dell’arte tenendo conto degli usidei locali, di aver scelto i componenti


218Capitolo 7idonei al luogo d’installazione e di avereseguito tutte le verifiche e controlli stabilitidalle norme e disposizioni di legge.La ditta deve citare tutte le norme applicabiliall’impianto in oggetto. Inoltre devedichiarare, in caso di interventi su impiantiesistenti, la compatibilità del nuovo/ampliamento impianto realizzato nei confrontidell’esistente. Va anche indicata lapotenza dell’impianto in oggetto.Gli allegati obbligatori fanno parte della dichiarazionedi conformità e quindi devonoessere sempre rilasciati contestualmente.Anche se non indicato dalla modulisticadeve essere sempre allegato il rapportoscritto di verifica dell’impianto (lo prescrivela norma tecnica) e fornito il manuale d’usoe manutenzione (art. 8 comma 2).Nel citare leggi e norme applicabili si ricordaper esempio la stessa 37/08, la normagenerale CEI 64-8 o eventuali capitolispecifici, la norma relativa alla protezioneper le scariche atmosferiche CEI 81-10, la CEI 11-1 per impianti a tensionesuperiore a 1000 V, ecc. Per la correttaapplicazione della CEI 64-8 si ricorda chel’articolo 443.1 «questa sezione tratta laprotezione degli impianti elettrici controle sovratensioni transitorie di origine atmosfericatrasmesse da un sistema di alimentazioneelettrica..»; «Devono essereprese in considerazione le sovratensioniche possono apparire all’origine di un impianto…»:nel commento indica che perla protezione dei fulmini si applica la seriedi norme EN 62305-2 (CEI 81-10). Il CEIchiarisce che per realizzare una adeguataprotezione nei confronti di tutti i fenomenidovuti ai fulmini ai fini del rispetto della“regola dell’arte” progettisti/installatoridevono riferirsi alla 64-8 e alla 81-10.In caso di rilascio della DIRI, si attesta larispondenza dell’impianto alla normativae alle leggi applicabili all’epoca di realiz-zazione. Per gli impianti realizzati dopola 46/90 (13/3/1990) deve attestare il rispettodella regola dell’arte; per impiantiprecedenti alla 46/90 in un luogo di lavoroattesta la rispondenza alla vigentenormativa di legge e in particolare quelladi sicurezza sul lavoro (art. 6 comma 2e art. 13), per impianti precedenti alla46/90 in unità immobiliare ad uso abitativola rispondenza ai requisiti minimi(art. 6 comma 3). La responsabilità di chifirma la DIRI (sostituisce a tutti gli effettila DICO) è notevole e il compito è arduo.Inoltre sarebbe il primo a rispondere incaso di incidente su l’impianto. In particolaresugli impianti datati anche solonell’ambito dalla protezione da contattidiretti e indiretti l’applicazione delle normee la loro interpretazione può portarenotevoli problemi.Ob b l i g h i d e l c o m m i t t e n t e/p ro p r i e t a r i o(a r t. 8)Il committente ha l’obbligo di affidare ilavori esclusivamente ad imprese abilitate;il proprietario adotta le misure necessarieper conservare le caratteristiche disicurezza previste dalla normativa vigentetenendo conto delle istruzioni per usoe manutenzione predisposte dall’impresainstallatrice.L’impresa installatrice, alla consegna degliimpianti, ha l’obbligo di fornire istruzioniper l’uso e la manutenzione degli stessi.Precedentemente vi erano precisi obblighidi manutenzione degli impianti neiluoghi di lavoro e in una serie di edifici/impianti regolamentati da disposizionispecifiche. Ora tale obbligo si estendeanche agli edifici ad uso abitativo.Il committente ha l’obbligo di consegnareentro trenta giorni al distributore copiadella DICO o RICO in caso di nuovoallacciamento o aumento di potenza.


La sicurezza degli impianti elettrici219Certificato d i agibilità (a r t. 9)La dichiarazione di conformità o la dichiarazionedi rispondenza è indispensabileper l’ottenimento del certificato diagibilità o abitabilità.Deposito Dichiarazione d i Co n f o r m i t à(a r t. 11)Quando l’impresa installa un nuovo impiantoo esegue il rifacimento di impiantiin edifici che possiedono l’agibilità devedepositare entro trenta giorni la dichiarazionedi conformità presso lo sportellounico per l’edilizia.Car tello (a r t. 12)L’impresa (e non il committente) ha l’oneredi affiggere il cartello dei lavori in corso.Do c u m e n t a z i o n e (a r t. 13) Ab r o g a t o!La documentazione va conservata sia dall’impresasia dal committente.La documentazione amministrativa etecnica deve essere consegnata anche achi utilizza l’immobile (affitto, comodato,ecc.) In caso di trasferimento l’atto deveriportare la garanzia del venditore in ordinealla conformità degli impianti alla vigentenormativa in materia di sicurezza.DICHIARAZIONE DI RISPONDENZA DELL’IMPIANTOai sensi del decreto 22 gennaio 2008 n. 37, art. 7Il sottoscritto che ricopre da almeno cinque anni il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa abilitata operantenel settore impiantistico a cui si riferisce la presente dichiarazione ed è attualmente il responsabile tecnico dell’impresainstallatrice, operante nel settore, con sede in n.( ), comune di( ), tel. ( ), part. IVA ( )iscritta nel registro delle imprese (d.P.R. 7/12/1995, n. 581) della Camera C.I.A.A. diiscritta all’albo Provinciale delle imprese artigiane (L. 8/8/1985 n. 443) diin esito di sopralluogo ed accertamenti dell’impianto (descrizione schematica) inteso come:intero impianto trasformazione ampliamento manutenzione straordinariainstallato nei localli siti nel comune di (), n. , di proprietà di... in edificio adibito ad usoindustriale civile commercio altri usia seguito della richiesta di:DICHIARAsotto la propria personale responsabilità, la rispondenza dell’impianto secondo quanto previsto dall’art. 7 del DM37/08 tenuto conto delle condizioni di esercizio e degli usi a cui è destinato l’edificio.Allegati:dichiarazione di conformità dell’impresa installatrice realtiva agli interventi effettuati per adeguare l’impiantorelazione tecnica sul complesso dei controlli effettuati per dichiarare la rispondenza dell’impiantoDECLINAogni responsabilità per sinistri a persone o a cose derivanti da manomissione dell’impianto da parte di terzi ovveroda carenze di manutenzione o riparazione in data successiva a quella di emissione della presente dichiarazione.dataIl responsabile tecnico dell’impresa installatrice7.8 - Facsimile di “Dichiarazione di rispondenza dell’impianto”


220Capitolo 7Riferimenti normativiAspetti generaliSecondo la definizione terminologicacorretta, per norma si intende: «Un documentoprodotto mediante consenso e approvatoda un organismo riconosciuto chefornisce, per usi comuni e ripetuti, regole,linee guida o caratteristiche relative a determinateattività o ai loro risultati, al finedi ottenere il miglior ordine in un determinatocontesto». Una norma deve basarsisu risultati scientifici, tecnologici esperimentali comprovati e mirare allapromozione dei migliori benefici per lacomunità.Esistono organismi di normazione che sicollocano a livello mondiale, europeo enazionale che propongono, discutono,votano, rielaborano e stilano in mododefinitivo i testi normativi. Vi sono poialtri enti, detti organismi di certificazioneche a livello nazionale certificano (dopoaver condotto le verifiche e le prove previste)che il tal prodotto o apparecchiaturao equipaggiamento è conforme allanormativa corrispondente.Il CENELEC (Comitato Europeo per laNormalizzazione Elettrotecnica) emettedocumenti normativi al livello europeoche sono adottati dai singoli paesi membri(«HD» norme armonizzate o «EN» normeeuropee che devono essere tradottee introdotte nei paesi).A livello mondiale è costituita la InternationalElectrotechnical Commission (IEC)che raccoglie tutti i paesi industrializzatidel mondo allo scopo di uniformare lanormativa elettrica.Comitato ElettrotecnicoItaliano7.9 - Logo Comitato Elettrotecnico ItalianoIl Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI)è un associazione senza fini di lucroche ha tra l’altro lo scopo di «stabilirei requisiti che devono avere i materiali,le macchine, le apparecchiature e gli impiantielettrici perché essi rispondano alleregole della buona elettrotecnica e i critericon i quali detti requisiti debbano esserecontrollati». Il CEI è l’organismo italianodi normalizzazione elettrotecnicaed elettronica. Il CEI partecipa ai lavorinormativi internazionali e le norma nazionalisono continuamente aggiornatein base agli sviluppi normativi internazionali.L’attività del CEI si sviluppa in una seriedi Comitati (CT) e Sottocomitati (SC)specializzati nei vari settori, e a loro voltastrutturati in Commissioni di studioe Gruppi di lavoro (sono composti daesperti per le varie categorie quali: co-


La sicurezza degli impianti elettrici221struttori, utilizzatori, enti pubblici, ministeri,università, ecc.). Ciascun Comitatoè distinto da un numero di due cifre checompare a designare le rispettive normee documenti emessi. Il Comitato che sioccupa specificatamente dell’impiantisticaè il SC 64, da cui le norme designatecon il 64/....A causa della crescente difficoltà interpretativadella normativa internazionale/nazionale, al fine di consentire un aiutoapplicativo delle norme, il CEI ha intrapresola pubblicazioni di numerose Guidealle Norme che, anche se non possiedonola valenza giuridica delle corrispondentinorme, costituiscono pur sempre un’indicazionee un aiuto agli operatori del settore.Le Guide nel settore impiantisticofino ad oggi pubblicate trattano: dettagliesecutivi e semplificazioni pratiche nellaesecuzione degli impianti, indicazionidelle caratteristiche dei documenti progettuali,verifiche agli impianti elettrici,indicazioni alla compilazione della dichiarazionedi conformità, impianti di terra,cabine di trasformazione, impianti nellescuole, impianti nei cantieri, impianti inedifici storici, ecc..Al fine di conseguire la sicurezza di unimpianto elettrico lo stesso deve rispettareuna serie di requisiti,in particolare:• essere progettato a regola dell’arte• essere installato a regola dell’arte• avere componenti a regola dell’arte• essere mantenuto a regola dell’arteLe norme CEI si occupano di ogni fasedella sicurezza dando indicazioni, diregola dell’arte, in merito alla progettazionee realizzazione degli impianti, deisingoli componenti con le norme di prodotto,delle procedure di sicurezza perlavori elettrici e delle regole per la correttamanutenzione. Tutta la legislazioneitaliana riconosce nell’applicazionedelle norme CEI il rispetto della regoladell’arte, legge 186/68, DLgs 81/08 e DM37/08.Applicabilità delle norme CEILe norme CEI si «applicano agli impiantinuovi e alle trasformazioni radicali o sostanzialidegli impianti esistenti»; all’attodella loro pubblicazione riportanochiaramente la data di entrata in vigorecon eventuali indicazioni di compatibilitàcon la norma preesistente. Degliimpianti preesistenti è necessario considerareil livello di sicurezza ritenuto accettabile.Tale traguardo risulta evolversinel tempo e quello che poteva essere accettabileuna volta non lo è più oggi allaluce dell’evoluzione tecnologica della sicurezza.Occorre pertanto valutare casoper caso, la necessità di intervenire sugliimpianti preesistenti per conseguireun livello di sicurezza accettabile, anchese non sarà quello richiesto ad un nuovoimpianto. Un tipico esempio di compromesso,su impianti preesistenti, sono icriteri fissati dal D.M. 37/08 dove all’art.6 comma 3 ribadisce quanto stabilitoa suo tempo dal DPR 447/91 e precisamente:«gli impianti elettrici nelle unitàimmobiliari ad uso abitativo realizzatiprima del 13/03/1990 si consideranoadeguati se dotati di sezionamento eprotezione contro le sovracorrenti, postiall’origine dell’impianto, di protezionecontro i contatti diretti, di protezionecontro i contatti indiretti o protezionecon interruttore differenziale avente correntedifferenziale nominale non superiorea 30 mA.».


222Capitolo 7La norma CEI 64-8: «Impiantielettrici utilizzatori a tensionenominale non superiore a 1000V in c.a. e a 1500 V in c.c.»Tratta in generale di impianti elettrici utilizzatoristabilendo i criteri di progettazionee di realizzazione per tali impianti.In particolare tratta: la protezione deiconduttori per sovraccarichi e cortocircuiti,protezione contro i contatti diretti(barriere, involucri, gradi di protezioneIP), protezione contro i contatti indirettisenza interruzione del circuito di alimentazione(trasformatore d’isolamento),con interruzione del circuito di alimentazione(coordinamento protezioni conimpianto di messa a terra).Stabilisce i criteri di realizzazione di impiantiin ambienti particolari: bagni, piscine,cantieri edili, luoghi conduttoriristretti, ambienti a maggior rischio incaso d’incendio, luoghi di pubblico spettacolo,uso medico, ecc.La CEI 64-8 individua anche le verificheda eseguire sugli impianti elettrici, inparticolare gli esami a vista e le provestrumentali.No r m e CEI r e l a t i v e alle a p p a r e c c h ia t u r eSono numerosissime e riguardano ognisingola tipologia di apparecchiatura elettrica,ne definiscono: i criteri costruttivi,le caratteristiche, le modalità d’impiego,i criteri di prova, ecc..Effetti della corrente nel corpo umanoElettrocuzioneIl fenomeno della scossa elettrica vienepropriamente indicato come elettrocuzione,cioè una condizione di contatto tracorpo umano ed elementi in tensionecon conseguente attraversamento di correnteattraverso lo stesso. Condizione necessariaperché avvenga l’elettrocuzioneè che la corrente abbia un punto di entratae uno d’uscita. Normalmente il puntod’entrata è il punto di contatto, mentreil punto d’uscita è la zona del corpo incontatto con altri conduttori. Se il corporisulta per qualche motivo isolato (scarpedi gomma), anche in caso di contatto conelementi in tensione (ad esempio unamano) non si ha passaggio di correntee non vi saranno incidenti, se medesimacircostanza si verifica nella condizione dipiedi nudi e bagnati la circolazione dellacorrente avviene nel percorso mano piedicon le relative conseguenze.La gravità delle conseguenze dell’elettrocuzionedipende dall’intensità di correnteche attraversa il corpo e dalla duratadi tale evento, dagli organi coinvolti, dalpercorso e dalle condizioni del soggetto.Il corpo umano è un conduttore che consenteil passaggio della corrente e nelcontempo offre una certa resistenza atale passaggio. Minore è la resistenza offertamaggiore è la corrente che lo attraversacon i relativi effetti conseguenti.


La sicurezza degli impianti elettrici223Gli effetti del passaggio della correnteelettrica nel corpo umano sono le basi diriferimento delle norme per definire i criterie le procedure di sicurezza. Gli effettifisiopatologici che la corrente elettricapuò provocare sono principalmente due:disfunzioni di organi vitali, alterazionedei tessuti per ustione.La soglia di sensibilità sui polpastrelli dellemani è circa 2 mA in corrente continuae 0,5 mA in corrente alternata; la sogliadi pericolosità è difficilmente individuabilee dipende da molteplici fattori, trai quali: intensità della corrente, frequenzae forma d’onda, percorso attraverso ilcorpo, durata del contatto, fase del ciclocardiaco, stato fisico del soggetto, ecc.Ef fe t t i t e r m i c iIl passaggio di corrente attraverso unaresistenza provoca sviluppo di calore pereffetto Joule e il corpo umano non fa eccezione.L’aumento della temperaturadipende dal quadrato della densità dicorrente e dal tempo di in cui la correntefluisce. Gli effetti più gravi si hanno sullapelle: questa presenta una maggiore resistenzarispetto agli altri tessuti e inoltrela densità di corrente è maggiore neipunti di contatto. Densità di corrente dialcuni mA al millimetro quadrato che perdurinoper un secondo possono già determinareustioni, densità di 50 milliampereal millimetro quadrato provocano lacarbonizzazione della pelle in pochi secondi.Le ustioni da folgorazione sono lepiù profonde e le più difficili da guarire.Oltre che dal passaggio diretto di correnteattraverso il corpo umano, le ustioni possonoessere provocate dall’arco elettrico acausa della produzione di raggi ultravioletti,proiezione di parti incandescenti,irraggiamento termico, ecc. e da temperatureelevate su apparecchi elettrici.Co n t r a z i o n i m u s c o l a r i.Quando una sorgente elettrica esterna interessauna persona e la corrente esternaè maggiore degli stimoli elettrici prodottidal sistema nervoso centrale i muscolisi contraggono. Le contrazioni muscolaripossono assumere varie forme in funzionedei muscoli interessati al passaggio dicorrente, dell’intensità della corrente edella durata. I fenomeni più comuni sonole tetanizzazioni (contrazione dei muscoliin particolare delle gambe e delle mani)e gli spasmi. Di massima il fenomeno cessacon l’interruzione della causa (passaggiodella corrente).Contrazione dei muscoli delle gambeQuando il passaggio di corrente interessai muscoli delle gambe li fa contrarresimilmente all’azione del salto, da cuil’espressione: ho preso la scossa ed hofatto un salto.Contrazione dei muscoli delle maniQuando il passaggio di corrente interessai muscoli della mano, questa tende achiudersi sull’elemento in tensione impugnandolo.Tale fenomeno peggioranaturalmente la situazione aumentandoil tempo di contatto ed è particolarmentescioccante per l’infortunato che pur volendonon riesce a liberarsi dalla parte intensione. Se il contatto perdura nel tempopuò provocare svenimenti, asfissia,collasso e stato d’incoscienza. La tetanizzazioneè presente in circa il 10% degliinfortuni elettrici mortali.SpasmiA differenza delle altre contrazioni muscolari,che sono reversibili naturalmente(cessato lo stimolo il muscolo si distende),con gli spasmi l’effetto permaneanche dopo la cessazione dello stimolo.


224Capitolo 7Gli spasmi più pericolosi sono quelli deimuscoli del torace che possono portareall’arresto della respirazione e quelli deimuscoli della gola (rilassamento dellalingua che si appoggia all’indietro e va aostruire le vie respiratorie) e del viso chepossono portare anch’essi all’asfissia perostruzione delle prime vie respiratorie.Circa il 6% delle morti per folgorazione èdovuta ad asfissia.Fibrillazioni c a r d ia c h eIl muscolo cardiaco si contrae ritmicamentee sostiene la circolazione sanguignanei vasi: la contrazione è prodotta dastimoli elettrici che comandano il cuore.Se alle normali correnti elettriche fisiologichesi sovrappone una corrente elettricadi origine esterna, enormementepiù grande, l’equilibrio viene totalmentestravolto. Le fibrille del muscolo cardiacoricevono segnali elettrici eccessivi e anomalie l’attività cardiaca diventa disordinatae irregolare con il decadimento dellapressione sanguigna. Il fenomeno nonè reversibile naturalmente ma necessitadel defibrillatore da utilizzare entro breveintervallo di tempo: dopo circa tre minutiintervengono lesioni irreparabili almuscolo cardiaco e al tessuto celebrale.Va r ia b i l iResistenza del corpo umanoLa resistenza dipende soprattutto dal percorsodella corrente e in misura minoredalla superficie di contatto. La resistenzadel corpo umano è concentrata soprattuttonegli arti superiori e inferiori. Il CEIha fissato fattori di percorso F della correnteattraverso il corpo umano, e quindii livelli di pericolo, prendendo come riferimento(F = 1) il percorso mano - piededa uno stesso lato del corpo. Il valoredella resistenza elettrica del singolo individuoè difficile da definire e dipendeda una molteplicità di fattori variandopiù volte nel corso della giornata. Considerandoun valore medio prudenziale di3.000 Ohm si vede che una tensione di 60V provoca teoricamente la circolazione di20 mA che rappresenta il limite della correntedi distacco (tetanizzazione) per laquasi totalità degli individui.Stato della pelleEssendo concentrata gran parte dellaresistenza del corpo umano a livello dellapelle, ne consegue che lo stato dellastessa è determinante in caso di elettrocuzione.L’umidità, il sudore, la presenzadi tagli o ferite diminuiscono in manierasostanziale le resistenza della cute. Avvieneil contrario in caso di indurimentio calli.Superficie di contattoAll’aumentare della superficie di contattola resistenza della pelle diminuisce. Ciòaccade se la persona è a contatto congran parte del corpo con superfici metallicheo conduttrici.Pressione di contattoUna pressione di contatto aumentatacorrisponde a una minore resistenza. È ilcaso degli apparecchi portatili, sorrettisaldamente nelle mani dell’operatore,che contratte nello sforzo, sono inoltrepiù esposte al fenomeno di tetanizzazione.Durata del contattoCon il prolungarsi del contatto la resistenzadiminuisce.


La sicurezza degli impianti elettrici225USTIONIAzione indiretta(calore prodotto e radiazioni UV)ARCOELETTRICOAzione diretta (I)TETANIZZAZIONESPASMI(arresto respiratorio)Perdita del controllo volontariodel muscolo colpitoAsfissiaSHOCKELETTRICOFIBRILLAZIONEVENTRICOLAREDopo 3 minuti lesioni definitiveal cervello e al cuore7.10 -Zone Valori Effetti biologiciZona 1 Fino a 0,5 mA (retta a) Abitualmente nessuna reazioneZona 2 Da 0,5 mA a curva b Abitualmente nessun effetto biologicamente pericolosoZona 3 Da curva b a curva c1 Abitualmente nessun danno organico. Probabilità di contrazionimuscolari e difficoltà respiratorie; disturbi reversibili nella formazionee conduzioni di impulsi nel cuore inclusi fibrillazione atriale edarresto cardiaco provvisorioZona 4 Sopra la curva c1 Oltre agli effetti della zona 3 si ha la possibilità di innesco di fibrillazioniventricolari (curva c1) che aumentano fino al 5% della popolazione(curva c2), al 50% (curva c3) ed oltre (sopra la curva c3)7.11 -


226Capitolo 7Protezioni da sovracorrentiAspetti generaliGli impianti elettrici possono essere percorsida sovracorrenti. La regola dell’artee le norme vogliono che l’impianto elettricoutilizzatore risulti protetto nellesue parti essenziali dai danni che possanoderivare dai guasti prevedibili e inparticolare dalle correnti di sovraccaricoe cortocircuito. Tali correnti, se non controllate,possono causare danni agli impiantie alle persone.Po r t at a (CEI 64-8 a r t.25.5)Massimo valore della corrente che puòinfluire in una conduttura in regime permanenteed in determinate condizioni,senza che la sua temperatura superi undeterminato valore.So v r a c o r r e n t e (CEI 64-8 a r t. 25.6)Ogni corrente che supera il valore nominale:per le conduture il valore nominaleè la portata.Cor r rente d i s o v r a c c a r i c o (CEI 4-8 a r t. 25.7)Sovracorrente che si verifica in un circuitoelettricamente sano.p r o t e z i o n i (CEI 64-8 a r t. 433.1)Devono essere previsti dispositivi di protezioneper interrompere le correnti disovraccarico prima che tali correnti possanoprovocare un riscaldamento nocivoall’isolamento, ai collegamenti, ai terminalio all’ambiente circostante le condutture.7.12 - caso: alimentazione di varie derivazioni con coefficiente di utilizzazione minore di uno


La sicurezza degli impianti elettrici227Correnti di sovraccaricoSono sovracorrenti che percorrono unconduttore elettricamente sano a seguitodi un uso scorretto dell’impianto, generalmente:1. modifica dei fattori di contemporaneitàe di utilizzazione delle apparecchiaturerispetto ai dati di progetto;2. aumento di potenza prelevata pernuovi utilizzatori;3. maggiori assorbimenti di corrente dovutia correnti di spunto o a malfunzionamentidegli utilizzatori.Conseguenza del sovraccarico è l’aumentodella temperatura del conduttore per effettojoule con danneggiamento dell’isolantecon rischi d’invecchiamento, fusione,incendio. La norma CEI 64-8 imponedi proteggere i conduttori dal fenomenodel sovraccarico con uno o più dispositiviatti ad interrompere automaticamentel’alimentazione.I dispositivi atti a proteggere le condutturedai sovraccarichi sono generalmentegli interruttori automatici o i fusibili.Nel caso di interruttori automatici normalmentel’interruzione è affidata a unosganciatore termico costituito da unalama bimetallica che, con l’aumentaredella corrente che l’attraversa, si riscaldafino a provocare l’apertura del dispositivo.Questa caratteristica di funzionamentoviene definita a tempo inverso, piùcorrente attraversa il dispositivo e piùrapido sarà il suo intervento.Dimensionamento deldispositivo di protezione dasovraccaricoPortata delle condutture è “il massimovalore della corrente che può fluire inuna conduttura, in regime permanenteed in determinate condizioni, senza cheil suo valore superi un valore specificato”(CEI 64-8 sez. 523). Dipende fondamentalmenteda:• caratteristiche dei cavi (tipo d’isolante,presenza di guaine, schermi,ecc.);• modalità di posa (individuale, a strato,a fascio, ecc.);• tipo di supporto (in aria, in tubo, in7.13


228Capitolo 77.14 - Alcune modalità di posa delle condutture indicate nella Norma CEI 64-8 parte 57.15 - Il calore generato dal conduttore per disperdersi nell’ambientedeve superare il solo isolante del conduttore (isolamento principale)nel caso di conduttori unipolari senza guaina (a) e l’isolante del conduttorepiù la guaina (b) nel caso di cavo. Nel caso di più conduttorio cavi contenuti nello stesso involucro (c) bisogna tener conto dellamutua influenza del calore prodotto da ciascun conduttore.7.16 - Esempio di posa a strato (a) ed afascio (b) (Tabella CEI-UNEL 35024/l)


La sicurezza degli impianti elettrici229canali, con coperchio, passerelle foratenon forate, ecc.;• temperatura ambienti.Le portate possono ricavarsi a secondadel tipo di cavo, di posa, temperaturaambiente, ecc. da apposite tabelle pubblicatedal CEI (CEI-UNEL).Per la protezione da sovraccarico e inparticolare per impedire il superamentodell’aumento delle temperature dei conduttori,la norma CEI 64-8 impone alcunecondizioni indicando:• ib= corrente d’ impiego del circuito;• iz= portata della conduttura a regimepermanente;• in= corrente nominale della protezioneinstallata;• if= corrente di funzionamento entroun tempo convenzionale.Individuati secondo tali regole la conduttura(cavo con sistema di installazione)e il corrispettivo interruttore si è giuntial “coordinamento” della protezione installatacon il rispettivo circuito. La procedurava seguita per ogni circuito chepresenti sezioni dei conduttori o caratteristichedi posa diverse. Al termine delprocesso l’impianto preso in considerazionesarà correttamente protetto da sovraccarico.Correnti di corto circuitoLe correnti di cortocircuito sono sovracorrentiche percorrono un conduttore esuperano la sua portata a seguito di uncontatto occasionale (d’impedenza trascurabile)fra due elementi dell’impiantofra cui esiste differenza di potenziale.Possono avvenire per i motivi più disparati:1. errore di connessione;2. perdita delle proprietà isolanti di uncomponente;3. attrezzi che entrano in contatto contemporaneotra due conduttori a tensionediversa, ecc.;Le conseguenze del cortocircuito consistonoin sollecitazioni di natura elettrodinamicae sollecitazioni termiche delconduttore, il tutto in tempi brevissimi.Si definisce l’iquadratoti (l’energia integraledi joule o energia specifica o energiaspecifica passante) tollerata da uncerto tipo di conduttore (dato fornito dalcostruttore).Il dispositivo di protezione da installaredovrà intervenire in tempo per limitarel’energia sopportata dal conduttore edessere in grado di interrompere la correntedi corto circuito nel punto d’ installazione.Le conseguenze di un guasto per corto7.17 -


230Capitolo 7circuito sono: sollecitazioni elettromeccanicheche possono provocare la distruzionedel componente, innesco d’incendi,movimenti violenti dei componenti,strappi degli ancoraggi, deformazionedegli involucri, ecc..I dispositivi atti a proteggere le condutturedai cortocircuiti sono generalmenteinterruttori automatici o fusibili. Nel casodi interruttori automatici normalmentel’interruzione è affidata a uno sganciatoremagnetico costituito da un solenoideche attrae il dispositivo fino a provocarel’apertura. Questa caratteristica di funzionamentoviene definita a tempo indipendente.c o r r e n t e d i c o r t o c i r c u i t o(CEI 64-8 a r t. 25.8)Sovracorrente che avviene in seguito aun guasto di impedenza trascurabile tradue punti fra i quali esiste tensione incondizioni ordinarie di esercizio.p r o t e z i o n i (CEI 64-8 a r t. 434.1)Devono essere previsti dispositivi di protezioneper interrompere le correnti dicortocircuito prima che tali correnti possanodiventare pericolose a causa deglieffetti termici e meccanici prodotti suiconduttori e sulle connessioni.7.18 -


La sicurezza degli impianti elettrici231Protezioni da contatti direttiAspetti generaliI sistemi utilizzati per la protezione dacontatti diretti e quelli per la protezioneda contatti indiretti sono generalmentedue sistemi di protezione separati e attengonoa due situazioni di rischio diverse.Nei casi più comuni i due sistemi nonhanno nulla da spartire l’uno con l’altro.Esistono alcuni casi specifici nei quali lecaratteristiche dell’impianto o delle apparecchiatureproteggono sia da contattidiretti che indiretti.La norma CEI 64-8 definisce contatto direttoil contatto di persone con parti attivedell’impianto elettrico. Le parti attivesono conduttori o elementi metallicifacenti parti dell’impianto elettrico cherisulta in tensione in funzionamento or-dinario (senza presenza di guasto elettrico),tipicamente: morsetti, spinotti, ecc..La protezione contro i contati diretti sirealizza rendendo impossibile alle persone(a meno di manomissione) il contattodiretto con parti attive sia che si tratti dipiccoli componenti che grandi apparecchiature.Il contatto diretto può esserepericoloso per le persone e devono essereprese adeguate misure di protezione.Tali misure possono essere totali oparziali. Nei luoghi ove hanno accesso lepersone comuni (luoghi ordinari), le misuredi protezione devono essere totali;le misure parziali sono destinate a luoghiove l’accesso è consentito solo a personeelettricamente addestrate (aree elettricamentechiuse).Le protezioni da contatti diretti devono7.19 - ContattodirettoContatto diretto: contatto di personecon parti attive.Parte attiva: conduttore o parte conduttricein tensione in servizio ordinariocompreso il conduttore di neutro esclusoil conduttore PEN.- Isolamento- Involucri- Barriere- Distanziamento- Ostacoli- Protezione addizionaleLa protezione mediante isolamento, involucrie barriere viene considerata protezionetotale.La protezione addizionale si realizza coninterruttore differenziale Idn


232Capitolo 7essere totali se destinate a tutte le persone(elettricamente profane) e devonoessere applicate a tutti gli impianti a portatadi mano che la norma definisce dalpiano di calpestio sul quale le personenormalmente stazionano.L’isolamento principale deve ricoprirecompletamente le parti attive ed essererimosso solo mediante distruzione, incaso di sollecitazioni meccaniche dovràessere prevista un’idonea ulteriore protezionemeccanica. La protezione medianteisolamento consiste nel ricoprirecompletamente una parte attiva con unisolante. L’isolante assicura una protezionetotale dai contatti diretti. Infattiil contatto con i conduttori di rame èpossibile solo dopo aver asportato (distrutto)l’isolante.Involucri7.20 -Le protezioni mediante isolamento, involucrie barriere sono quelle consideratetotali. La protezione addizionale non sostituiscele protezioni totali o parziali, masi somma ad esse e si realizza mediantel’aggiunta di un interruttore differenzialeavente corrente differenziale nominalenon superiore a 30 mA.Isolamento7.21 -L’involucro è un elemento che assicurala protezione contro i contatti direttinei confronti delle parti attive in ognidirezione; inoltre è utilizzato controle sollecitazioni esterne. Il grado diprotezione di un involucro o barrieraè identificato dalle lettere «IP» seguiteda due cifre più due lettere addizionali(opzionali). La prima cifra indica il gradodi protezione contro la penetrazioneda corpi estranei, la seconda il grado dipenetrazione contro i liquidi; quando sivuole indicare una sola caratteristica trale due la cifra mancante viene sostituitada una «X». La terza lettera addizionaleindica il grado di protezione per le personecontro l’accesso di parti del corpocon parti pericolose. La quarta letterafornisce ulteriori informazioni aggiuntivequando indicate dalla norma di prodottospecifico.Barriera. Elemento che assicura un determinatogrado di protezione contro icontatti diretti nella direzione di normaleaccesso.L’involucro con grado di protezione IP2X costituisce una protezione controcontatti diretti, nel senso che una personanon può entrare in contatto conelementi in tensione senza l’ausilio diparticolari mezzi (chiavi, attrezzi, ecc.).Tale grado è spesso indicato su docu-


La sicurezza degli impianti elettrici233ElementoLettere caratteristicheCifre olettereIPSignificato per la protezione dell’apparecchiaturaSignificato per la protezione dellapersonaPrima cifra caratteristica Contro la penetrazione di corpi solidi estranei Contro l’accesso a parti pericolose con:0 (non protetto) (non protetto)1


234Capitolo 7mentazione tecnica o targhe di apparecchiaturecome grado di protezioneminimo per la protezione dai contattidiretti. In merito si può precisare che uninvolucro che non possieda il grado diprotezione IP 2X (la sfera di 12,5 mm entra)ma garantisca che il dito non riescea raggiungere parti attive sarà indicatocome grado di protezione IP XXB (condizionesufficiente per la protezione daicontatti diretti). In sostanza il grado diprotezione IP 2X è condizione sufficientema non necessaria per la protezionedai contatti diretti (basta IP XXB).L’accesso a parti attive è consentito soloa personalmente elettricamente addestrato.Le aperture degli involucri o lebarriere devono essere saldamente fissati:normalmente sono rimovibili solocon l’uso di attrezzi o con chiave; incaso contrario la loro asportazione deveavvenire con forze variabili da 40 N a 80N applicate perpendicolarmente alla superficiedell’involucro (CEI 23-50).7.23 -7.24 / 7.25 - Esempi di contatti diretti per insufficientegrado di protezione o per l’asportazione di involucri.7.26 -


La sicurezza degli impianti elettrici2357.27 - 7.28 -7.29 - 7.30 -7.31 -


236Capitolo 7Protezioni da contatti indirettiAspetti generaliIn qualsiasi ambiente nel quale sianoinstallati apparecchi o impianti elettricidue sono le tensioni che possono manifestarsi:• tensioni che si localizzano sulle massea seguito di un guasto (contatti indiretti);• tensioni introdotte dalle masse estranee(tensioni trasferite).Per eliminare queste situazioni a rischiole masse e le masse estranee vengonocollegate all’impianto di terra. Il rischio dishock elettrico connesso ai contatti indirettiè più subdolo di quello per contattidiretti (non vi è la sensazione di pericoloe l’attenzione prestata in caso di attivitàin prossimità di parti attive eventualmenteaccessibili) ma altrettanto pericolosoper il passaggio della corrente attraversoil corpo umano.La norma individua tre metodi per la protezionedai contatti indiretti:• sistemi che prevedono l’interruzioneautomatica dell’alimentazione elettricaai componenti quando si manifestanotensioni pericolose a causa diun guasto;• sistemi che non prevedono l’interruzioneautomatica dell’alimentazionedel componente in caso di guasto;• sistemi che limitano il valore di correnteche passa attraverso il corpoumano prima che diventi pericolosa.Massa e massa estraneaAl fine di comprendere le modalità diprotezione prescritte dalla norma per laprotezione dai contatti indiretti convienesoffermarci sulle definizioni di massa emassa estranea così come descritte dallanorma CEI 64-8.Dalla definizione di massa emerge chel’involucro di un componemte dell’impiantoelettrico o di un apparecchio utilizzatoreper essere massa deve:CEI 64-8 art. 23.2Massa: parte conduttrice di un componenteelettrico che può esseretoccata e che non è in tensione incondizione ordinaria ma che può andarein tensione in caso di guasto.7.32 -Nota: una parte conduttrice che puòandare in tensione solo perché è incontatto con una massa non è daconsiderare massa


La sicurezza degli impianti elettrici2371. essere conduttore;2. far parte di un componente elettrico(ogni elemento utilizzato per la produzione,trasformazione, trasmissionedi energia elettrica, come macchine,apparecchiature, condutture,ecc.);3. poter essere toccato (sia se installatoin zona a portata di mano sia che siaaccessibile con scala o all’interno di involucriapribili senza l’uso di attrezzi)4. non essere in tensione in servizio ordinario;5. andare in tensione in caso di guasto(in caso di guasto singolo con cedimentodell’isolamento principale noncon doppio guasto con cedimento diun doppio isolamento).7.33 - Conduttori con isolamento principale7.34 - Conduttori con doppio isolamentoLa canalina metallica che contiene conduttoriunipolari (un solo isolamentoprincipale) è una massa nel caso che lacanalina metallica contenga conduttori adoppio isolamento, non è più massa secondola definizione della norma.Il contenitore metallico di un quadro elettricoe lo sportello metallico sono massein quanto a seguito di una perdita d’isolamentopossono andare in tensione.7.35 - In questo caso rifacendosi alla definizione di“massa” lo sono sicuramente l’involucro del quadro edil pannello metallico. Lo sportello collegato alla “massa”che può entrare in tensione solo a seguito del contattocon la stessa non è da considerarsi “massa”.Sono esempi di massa e vanno perciòsempre collegate a terra:• carcasse di motori elettrici• armature metalliche di apparecchid’illuminazione• involucri metallici di quadri elettrici• elementi metallici (telai) di apparecchiatureutilizzatriciNon sono masse e non vanno collegatea terra:• infissi metallici• banchi metallici non elettrificati• radiatori• incastellature metallicheLa massa estranea è una parte conduttriceche, pur non facendo parte dell’impiantoelettrico, è in grado di introdurre in unambiente tensioni pericolose. Esistonodue tipi di masse estranee: le parti metallicheche sono in buon collegamento conil terreno ed espressamente richiamatedalla norma, e le strutture metalliche diorigine incerta che, anche se non indica-CEI 64-8 art. 23.3)Massa estranea: parte conduttricenon facente parte dell’impianto elettricoin grado di introdurre un potenzialegeneralmente il potenzialeterra.


238Capitolo 7te espressamente dalla norma, possonotrasferire tensioni pericolose.Appartengono al primo tipo:• tubazioni metalliche dei vari servizi diun edificio o unità abitativa (gas, acqua.riscaldamento, ecc.);• parti strutturali dell’edificio (travaturemetalliche), canalizzazioni condizionamento,ecc.;• ferri del cemento armato.Appartengono al secondo tipo:• recinzioni metalliche;• pavimenti flottanti;• ringhiere metalliche;• infissi metallici.Per queste strutture la norma indica unvalore di resistenza verso terra inferiorea 1000 Ohm (misurato tra la struttura el’impianto di terra dei locali) quale limite,negli ambienti ordinari, per considerarlimassa estranea. Questo valore scende a200 Ohm per ambienti a maggior rischioelettrico (cantieri edili, ambienti medicie zootecnico).A differenza delle masse – che vanno semprecollegate a terra in qualunque luogod’installazione – le masse estranee vannocollegate all’impianto di messa a terra solodove la norma richiede espressamentel’equipotenzialità del luogo (ad esempiolocali contenenti bagni o docce).Sistemi di protezione medianteinterruzione automaticadell’alimentazioneRimane la misura di protezione contro icontatti indiretti maggiormente utilizzata.Il principio della protezione consistesempre nel fare in modo di eliminare latensione di guasto che si localizza su unamassa prima che diventi pericolosa convalori superiori a quelli indicati dallacurva di sicurezza tensione-tempo.Tale modo assume caratteristiche diversein relazione al tipo di sistema elettricoutilizzato per la distribuzione dell’energiain bassa tensione. La scelta del sistemadi distribuzione ha diretta influenzasulle misure di protezione delle personecontro i contatti indiretti.La norma classifica i sistemi di distribuzioneelettrici in relazione alla messa aterra, individuandoli con due lettere. Laprima lettera indica lo stato del neutro:• T neutro collegato direttamente aterra;• I neutro isolato da terra o messo a terratramite un’impedenza.La seconda lettera indica la situazionedelle masse (presso l’utenza):• T masse collegate a terra (terra diversada quella dell’origine);• N masse collegate al neutro del sistema.In questo ambito, trattando esclusivamenteambienti in locali di civile abitazionecon alimentazione dalla rete didistribuzione in bassa tensione (230/400V), sarà esaminato solamente il sistemaelettrico TT.Sistema e l e t t r i co TTNel sistema elettrico «TT» sono presentidue terre, quella di origine dell’impiantoe quella dell’utenza, a cui sono collegatele masse: le due terre sono separate edelettricamente indipendenti. Per tutte leutenze alimentate in bassa tensione daidistributori in Italia è stato adottato il sistemaTT. Normalmente viene utilizzatoquesto sistema quando l’origine e gli utilizzatorinon rientrano sotto il controllo diun unico gestore o l’origine dell’impiantoè molto distante dagli utilizzatori.


La sicurezza degli impianti elettrici2397.36 -Nel sistema TT l’impianto di messa a terradell’utenza serve a stabilire un buon contattocon il terreno e permettere quindila richiusura delle correnti di guasto versol’alimentazione, limitando le tensionidi contatto. Nel sistema TT la correntedi guasto a terra percorre il terreno nellazona compresa tra i due impianti di terra(utenza ed ente distributore). L’impedenza(in quanto trattasi di impianti in correntealternata, indicata normalmente erroneamenteresistenza) del circuito di guasto ènormalmente piuttosto elevata, mentre lacorrente di guasto piuttosto bassa.Per i sistemi TT la norma CEI 64-8 prevedesi rispetti la seguente condizione:R E x I dn


240Capitolo 7Con interruttori automatici differenzialiCon interruttori automatici differenziali7.37 - Questa condizione richiede resistenze di terra difacile realizzazioneRisulta evidente che in un sistema TT, persoddisfare la condizione imposta dallanorma, l’unica possibilità è l’impiego diprotezioni differenziali di adeguata sensibilità;il valore dell’impianto di messaa terra può essere anche molto elevato(1666 Ohm con un differenziale da 30mA) e di relativamente facile realizzazione.È evidente che tutta la sicurezza peri contatti indiretti in questi sistemi TTè affidata al buon funzionamento dellaprotezione differenziale.L’impianto di terra è l’insieme dei dispersori,dei conduttori di terra, dei collettori(nodi) principali e secondari di terra e deiconduttori di protezione ed equipotenziali,destinato a realizzare la messa a7.39 - La messa a terra degli utilizzatori deve essereintegrata con collegamenti equipotenzialiterra di protezione o funzionale dell’impiantoelettrico.Nella realizzazione dell’impianto sono datener conto le condizioni ambientali e lanatura del terreno.L’impianto di messa a terra va periodicamenteverificato in quanto soggetto a fenomenidi corrosione. Particolare attenzionedeve essere riservata alle giunzionitra componenti di materiali diversi.La messa a terra coordinata con le protezionidifferenziali è obbligatoria in tuttigli ambienti per le masse dell’impiantoelettrico. I collegamenti equipotenzialidelle masse estranee sono da eseguiresolamente in quegli ambienti individuatispecificatamente dalla norma.7.38 - Gli elementi costituenti un impianto di terra.DA - dispersione intenzionale; DN - dispersione di fatto;A - massa; 1, 2, 3, 4, 5 - masse estranee; CT - conduttoredi terra; MT - collettore (nodo) principale di terra; PE- conduttore di protezione; EQP - conduttore equipotenzialeprincipale; EQS - conduttore equipotenzialesupplementare (per es. bagno).7.40 - La protezionedifferenziale è generalmente associata alla protezionedi sovracorrente (magnetotermico) del rispettivocircuito; presenta sempre il tasto di “prova” che vaazionato mensilmente al fine di verificare il correttointervento del differenziale e mantenerlo in efficienza.


La sicurezza degli impianti elettrici241Sistemi che non prevedonol’interruzione automaticadell’alimentazioneProtezione mediante componenti elettricidi classe II o isolamento equivalente: èla protezione finalizzata ad impedire, incaso di guasto, la comparsa di tensionipericolose sull’involucro del componenteo dell’apparecchio. Il sistema è alquantodiffuso ed è addirittura obbligatorio perle apparecchiature elettriche portatili. Ilprincipio della protezione è semplice, sitratta di inserie tra la parte attiva e l’involucrodue isolamenti, il primo chiamatoisolamento principale ed il secondo supplementare,in maniera da rendere ridondantel’isolamento per il componente.Sono considerati a doppio isolamentoanche i componenti dotati di isolamentorinforzato, dotati di un solo livello d’isolamentoopportunamente irrobustito taleda essere considerato equivalente a undoppio isolamento.I componenti che adottano tale sistemadi protezione sono denominati di classeII. I componenti di classe II devono esseredichiarati tali dal costruttore e riportarein targa il simbolo identificativo.7.41 -I componenti in doppio isolamento nonsono solo quelli dichiarati tali dai costruttori,ma posso essere anche realizzati infase d’installazione. Ad esempio si possonoinserire conduttori ad isolamentosemplice in tubazioni isolanti opportune,o inserire morsetti a semplice isolamentoin involucri di classe seconda. In caso diutilizzo del sistema a doppio isolamentoper la realizzazione di impianti estesi ènaturalmente necessario che tutti i singolicomponenti siano dichiarati tali evengano presi opportuni accorgimenti infase di realizzazione (il doppio isolamentodeve essere garantito all’intero impianto).Nel caso di utilizzo di un doppioisolamento la norma indica l’opportunitàdi indicare sull’impianto il divieto del collegamentoa terra.Sistemi che limitano il valore dicorrenteSi pensa che un componente dell’impiantoelettrico costruito in classe I (massamessa a terra) ma provvisto di un gradodi protezione elevato per i contatti diretti(ad es. IP 44) non abbia bisogno del collegamentoa terra o che un componentecollegato a un buon impianto di terra nonnecessiti di protezioni particolari controi contatti diretti. Si ribadisce che i duepericoli normalmente non hanno nulla incomune: la protezione da contatti direttinon ha nulla a che vedere con la protezioneda contatti indiretti.Esistono dei casi in cui la particolaritàdell’impianto riesce a realizzare la protezioneda contatti sia diretti sia indiretti.Questi sono gli impianti alimentati inbassissima tensione (ELV). Tali impianti si


242Capitolo 7suddividono in tre tipi:• sistemi SELV. Hanno caratteristiched’installazione iniziali e garantite neltempo tali da renderli sicuri per i contattidiretti e indiretti, in particolare:tensione


La sicurezza degli impianti elettrici243ta alla vasca o al piatto doccia, oppureper docce senza piatto docciadella superficie posta a 1,2 m dalpunto centrale del soffione agganciatoalla parete. La zona 1 includela zona 0. Lo spazio sotto la vascao il piatto è considerata zona 1.• Zona 2 delimitata:a) dal livello del pavimento finito edel piano orizzontale posto a 2,25m al di sopra del pavimento finito;b) dalla superficie verticale al bordodella zona 1 e della superficie verticaleposta alla distanza di 0,60 mdalla superficie verticale precedentee parallela ad essa. Per le doccesenza piatto non esiste la zona 2,ma la zona 1 aumenta a 1,2 m.• Zona 3 delimitata:a) dal livello del pavimento finito edel piano orizzontale posto a 2,25m al di sopra del pavimento finito;b) dalla superficie verticale al bordodella zona 2, o della zona 1 in casodi mancanza del piatto doccia, edella superficie verticale posta alladistanza di 2,40 m dalla superficieverticale precedente.Gli ostacoli o barriere posti all’internodelle zone modificano le stesse e si applicala regola del filo teso, ovvero la dimensionedella zona viene misurata lungo lalinea di un percorso minimo che evital’ostacolo (normalmente una parete o ilbox doccia). Le zone non si estendonoal di fuori del locale attraverso aperturemunite di serramenti (è possibile installarel’interruttore fuori dal bagno a menodi 0,60 m dal bordo vasca/doccia se laporta è munita dei serramenti).Per i locali da bagno occorre eseguire icollegamenti equipotenziali supplementarifra tutte le masse e le masse estraneeaccessibili delle zone 0, 1, 2, 3 e ilconduttore di protezione. Le sezioni deicollegamenti devono essere di 2,5 mm 2 odi 4 mm 2 rispettivamente se posti in tubiprotettivi o direttamente sotto intonaco.Tali collegamenti riguardano le tubazionimetalliche dell’acqua, del gas, del riscaldamento.Nei locali non contenentivasche o docce non sono necessari inquanto considerati servizi igienici.Si allega la tabella riassuntiva delle zonee dei rispettivi impianti.7.42 -7.43 -


244Capitolo 7ZONA 0 ZONA 1 ZONA 2 ZONA 3Grado di protezioneminimo contro lapenetrazione diliquidiDispositivi di comando,protezione,ecc.Apparecchi utilizzatoriIPX7Non ammessiAmmessi purchécontemporaneamente:siano adatti all’usoin quella zonasecondo le relativenorme e sianomontati in accordocon le istruzioni delcostruttore;siano fissati econnessi in modopermanente;siano protetti mediantecircuiti SELValimentati a tensionenon superiore a12 V in c.a. e a 30 Vin c.c.IPX4(IPX5 nei localipubblici nei qualisia prevista per lapulizia l’uso di gettid’acqua)Vietati con l’eccezionedi interruttoridi circuiti SELV alimentatia tensionenon superiore a 12V in c.a. e a 30 V inc.c. con sorgente disicurezza installatafuori dalle zone 0,1, 2Sono ammessi soloscaldacqua elettricie apparecchi di illuminazionepurchéprotetti da SELVcon tensione nonsuperiore a 25 V c.a.o 60 V c.c.Prese a spina Non ammesse Non ammesseCassette di derivazioneCondutture metalliche(eccetto quellaincassata a profonditàmaggiore di5 cm)IPX4(IPX5 nei localipubblici nei qualisia prevista per lapulizia l’uso di gettid’acqua)Vietati con l’eccezionedi interruttoridi circuiti SELV alimentatia tensionenon superiore a 12V in c.a. e a 30 V inc.c. con sorgente disicurezza installatafuori dalle zone 0,1, 2Sono ammessiscaldacqua elettrici,apparecchi diilluminazione, diriscaldamento, unitàper vasche idromassaggidi classeI e II protetti coninterruttori differenzialicon I dneguale ominore di 30 mAAmmesse soloprese per rasoielettrici con propriotrasformatore diisolamento di classeII incorporatoNon ammesse Non ammesse Non ammesseLimitate a quelle che alimentano apparecchi posti nelle zone 0, 1e 2IPX4(IPX5 nei localipubblici nei qualisia previsto per lapulizia l’uso di gettid’acqua)Ammesse purché laprotezione sia ottenutamediante:separazione elettricaindividuale;SELV;con interruttoredifferenziali con I dneguale o minore di30 mANon persiste alcunalimitazione e valgonole regole generalidi installazioneAmmesse purchéprotette con interruttoridifferenzialicon I dneguale ominore di 30 mANon persiste alcunalimitazione e valgonole regole generalidi installazioneNon persiste alcunalimitazione e valgonole regole generalidi installazione


La sicurezzadegli impiantied attrezzaturedi distribuzioneed utilizzodi gascapitolo 8Roberto ZecchiniFrancesco CastorinaFabio Aizza


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas247IntroduzioneQueste pagine sono dedicate ad illustraregli elementi di sicurezza collegati all’utilizzodel gas combustibile nelle civili abitazioni.Le informazioni sono state strutturatetenendo conto della grande eterogeneitàdegli operatori delle AA.SS.L.L. che possonoessere interessati del problema.Infatti, oltre che ai professionisti dellasicurezza – che tradizionalmente si occupanodi impiantistica – diviene di giornoin giorno sempre più pressante la necessitàdi fornire informazioni sulla materiaanche a tutti gli altri operatori che a qualsiasititolo hanno accesso alle abitazionidegli utenti, come ad esempio nel casodei servizi domiciliari di assistenza allapersona.Per questo motivo questa sezione è statadivisa in due parti: nella prima sonoriportate sia le informazioni di caratteregenerale che occorre conoscere sul problema,sia le informazioni che possonoessere fornite agli utilizzatori degli impianti,per la loro sicurezza. La secondaparte fornisce le informazioni per eseguirel’accertamento visivo delle caratteristichedell’impianto e l’effettuazione di verifichecon l’ausilio di idonei strumenti.Come si noterà nel seguito la materia èestesa e complessa e, nel caso di interventoprofessionale sugli impianti conl’effettuazione di esami visivi e verifichestrumentali, si ritiene utile effettuare unsuccessivo momento di studio e approfondimentopersonale della legislazionee della normativa tecnica vigenti in materiae richiamate nel testo.Rischi collegati all’utilizzo del gas combustibileOggigiorno praticamente quasi tutte leabitazioni nel nostro Paese sono serviteda un impianto di utilizzo del gas; adinizio secolo l’uso più diffuso di questocombustibile era quello relativo all’illuminazione;poi si è affermato per l’alimentazionedelle cucine (all’epoca eraprevalentemente utilizzato il GPL 1 in bombole),infine negli ultimi decenni si è massicciamenteutilizzato il gas anche per ilriscaldamento degli ambienti, favoritorispetto ad altri tipi di combustibile peril minor costo, la disponibilità continuaassicurata da diffuse reti di distribuzioneche veicolano il gas fino alle abitazioni edal minore impatto ambientale rispettoai combustibili solidi o liquidi. In alcunezone orograficamente difficili da raggiungerecon reti di distribuzione, il GPL è tuttorautilizzato anche per il riscaldamento.Il GPL viene generalmente distribuitoin bombole o in piccoli serbatoi, postiall’esterno dei locali da servire. Esistonoperò importanti reti cittadine di GPL e inSardegna (non ancora servita da reti digas naturale) viene distribuita in diversezone, a mezzo reti, una miscela di propano- aria, comunemente denominata ariapropanata. È importante segnalare cheil GPL fornito in bombole sta tornando


248Capitolo 8ad essere presente anche in molte realtàcittadine dove viene già distribuito il gasnaturale a mezzo reti, a causa delle mutatecondizioni socio-economiche di unaparte della popolazione che, non potendoaffrontare le spese per la realizzazionee il mantenimento di impianti fissi, acquistanoil GPL a consumo. A questa propensionespesso si lega da parte degli utenti- acquirenti la non conoscenza e quindila non osservanza delle più elementarinorme di sicurezza (meglio sarebbe parlaredi precauzioni) che l’utilizzo del gascomporta.Infine occorre evidenziare la diffusa evasionedell’obbligo di effettuazione dellemanutenzioni periodiche degli apparecchidi utilizzazione e degli impianti, evenienzache non permette di garantire ilmantenimento nel tempo degli originarirequisiti di sicurezza degli stessi.L’utilizzo improprio del gas (gas naturale,più comunemente conosciuto comemetano o GPL), legato a comportamentierronei e a volte dolosi, presenta diversetipologie di rischio d’incidente: l’incendio,l’esplosione, l’intossicazione el’asfissia.IncendioIl verificarsi di incendi dovuti all’utilizzodel gas è spesso dovuto all’uso impropriodegli apparecchi o alla distrazione, comead esempio nel caso di una scarsa attenzionenel maneggio di prese e strofinaccida cucina in vicinanza dei fornelli, oppurenel deposito di materiali infiammabili invicinanza delle parti più esposte al caloredegli apparecchi o dei camini.L’incendio è a volte anche condizioneconseguente ad un’esplosione dovuta aimportanti dispersioni di gas all’internodi locali confinanti.Da segnalare che un uso improprio dellebombole di GPL – ad esempio di tenerlein posizione sub-orizzontale o di farleriempire da operatori non autorizzati –può portare alla fuoriuscita di gas dallestesse in fase liquida e il formarsi di fiammedi maggiori dimensioni sui bruciatoridegli apparecchi a gas.EsplosioneL’esplosione è originata da una combustioneestremamente veloce che produceun improvviso e violento rilascio dienergia e si verifica quando una misceladi gas combustibile e ossigeno trova uninnesco.L’esplosione produce gas ad alta temperaturae pressione che si trasmette versol’esterno attraverso un’onda d’urto che haeffetti tanto maggiori quanto maggiore èla superficie investita: è per questo motivoche nelle esplosioni dovute a perdite digas si evidenza con una certa frequenzal’abbattimento dei muri e spesso il conseguentecollasso delle strutture edili.Una dispersione di gas nell’aria non èsempre pericolosa: per essere tale è necessarioche la concentrazione in aria delgas sia compresa entro un range di valoricompresi tra il Limite Inferiore di Esplosività(LIE) e il Limite Superiore di Esplosività(LSE). Concentrazioni a valori inferiorio superiori al limite non permettono ilverificarsi di alcun fenomeno a causa delbasso valore di combustibile o di comburente.Nella tabella 8.1 sono riportati i valoridi LIE e LSE per il gas naturale (metano),propano, butano e GPL. Il GPL è di fatto


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas249una miscela di gas diversi, per gli impiantidi riscaldamento le miscele sono costituiteda Propano e con presenze minimedi altri gas, mentre il GPL distribuito inbombole è una miscela composta generalmentedal 30% di Propano e il 70% diButano. Possono essere presenti anchetracce di gas diversi.LIE[%]LSE[%]Temperaturainnesco [°C]Metano (CH 4) 5% 15% 595Propano (C 3H 8) 2.1% 9.5% 450GPL (30-70) 1,7% 8,8% 4008.1 - Limiti inferiore e superiore di esplosività dei piùcomuni tipi di gas in ariaÈ importante sottolineare che per effettodella Legge 1083/71 tutti i gas combustibiliutilizzati nelle civili abitazioni sonoodorizzati con sostanze che permettonodi rilevarne la presenza in aria molto primache si superi il LIE.Intossicazione da ossido dicarbonioL’intossicazione da ossido di carbonio èuna tipologia di incidente legata all’utilizzodel gas combustibile che si verificacon una certa frequenza interessando gliapparecchi cosiddetti a camera aperta 2 .Essa è dovuta alla combustione non correttache si verifica all’interno dell’apparecchioa causa del non corretto afflussodi aria nell’ambiente, di un difetto di tiraggiodel camino o delle precarie condizionidi manutenzione o installazionedell’apparecchio. In diversi incidenti si èrilevata la concomitante presenza delletre problematiche appena descritte. Indiversi casi l’accadimento ha luogo quandonell’abitazione (anche in un localediverso da quello dove è installato l’apparecchioa gas) è presente un caminettoa legna che ha un tiraggio maggiorerispetto a quello dell’apparecchio a gas epertanto, sottraendo a quest’ultimo l’ariacomburente necessaria, ne determina unacombustione non corretta.Infine occorre segnalare anche i casi (fortunatamenteisolati) di asfissia provocatidalla presenza di fumo all’interno dell’ambientea causa della non idoneità e delleperdite che possono rifluire dai condottidi evacuazione dei prodotti della combustionee dai camini.La pericolosità del CO dipende dalle suecaratteristiche fisiche e dalle sue proprietàbiochimiche; si tratta infatti di un gasincolore e inodore, facilmente mescolabilecon l’aria, assolutamente non irritante,atto pertanto ad avvelenare insidiosamente,senza che le vittime possano avvertirela sua presenza, specialmente durante ilsonno.La tossicità è legata alla proprietà del COdi legarsi stabilmente all’emoglobina (Hb),verso la quale presenta un’affinità 200 voltemaggiore di quella dell’ossigeno (O 2).Da tale legame si forma carbossiemoglobina(COHb) con conseguente riduzionedella capacità di trasporto eritrocitario diO 2dai polmoni alla periferia. Il CO spostainoltre la curva di dissociazione dell’ossiemoglobina(HbO 2) verso sinistra (effettoHaldane) con conseguente diminuzionedella cessione di O 2ai tessuti .Nei paesi occidentali il monossido di carbonioè la causa più frequente di avvelenamentomortale comprendendo in questaclassifica sia gli eventi accidentali, siaquelli volontari (suicidi).La quantità di emoglobina trasformata incarbossiemoglobina dipende da fattoridiversi, tra i quali:


250Capitolo 8• la concentrazione di CO nell’aria;• la durata dell’esposizione;• il livello di attività fisica che aumentala ventilazione e quindi la quantità diCO assorbita;• la capacità di perfusione polmonare;• la superficie di diffusione polmonare.Dall’esame della letteratura disponibilerisulta una correlazione tra la saturazionepercentuale dell’emoglobina con COe la sintomatologia dei soggetti esposti;tuttavia si sottolinea come alcuni studirecenti abbiano smentito l’esistenza diprecise correlazioni tra la concentrazionedi CO nell’emoglobina e la sintomatologia.SINTOMATOLOGIA CORRISPONDENTEALLA SATURAZIONE PERCENTUALEDELL’EMOGLOBINA CON CO.Valori fisiologici 0.1 – 2.0Fumatori e livelli occupazionali 1 – 5Nessun sintomo 10Lieve cefalea, dilatazione dei vasi sanguignicutaneiCefalea acuta, vertigini, nausea, asteniamuscolare, tachicardia, incoordinamento deimovimenti, difficoltà di respiroGrave cefalea, diplopia e disturbi sensoriali,confusione mentale, vomito, possibilità dicollassoComa, per i valori del 30 – 40%, con aggiuntadi polipneaSincope, insufficienza cerebrale fino alcoma profondo, convulsioni intermittenti,ipotensione marcata con polso piccolo elento, possibile exitusComa, depressione cardiaca e respiratoria,exitusInsufficienza respiratoria ed exitus in pochiminuti per deficit globale delle funzioni vitali%10 – 2020 – 3030 – 4040 – 5050 – 6060 – 7070 – 808.2 - Sintomi relativi alla % di saturazione del Co all’HbSi nota facilmente come i sintomi dell’avvelenamentoda CO possano essere facilmenteconfusi con quelli di altre malattie,motivo per cui spesso si giunge alladiagnosi in ritardo o addirittura non la siabbia affatto.Appare comunque chiaro che gli effettidell’esposizione sono tanto più graviquanto maggiore è la concentrazionedell’ossido di carbonio nell’ambiente equanto maggiore è il tempo di esposizione.Il diagramma di Hartridge evidenzia cheuna persona adulta sviene e rischia dientrare in coma nel caso in cui rimangaesposta per un’ora in un ambientecontenente ossido di carbonio in misuradello 0.1%. Se l’esposizione nel medesimoambiente perdurasse per un’altraora, si arriverebbe certamente alla morte.Una percentuale di ossido di carbonio dello0.5% provoca la morte in 5-6 minuti.Diagramma di HartridgeAtmosfera mortale Atmosfera pericolosa Atmosfera tollerabile8.3 - Diagramma di HartridgeDal punto di vista diagnostico gli esamidi laboratorio da farsi sono quelli che sibasano sul dosaggio della carbossiemoglobinache può essere dosata nel sanguemediante l’impiego di un metodo spettrofotometricoè altresì possibile effettuarela misurazione della percentualedi CO nell’aria espirata dal paziente permezzo di fialette rivelatrici.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas251Gli esposti devono essere allontanati ilpiù rapidamente possibile dagli ambientiinquinati.Il trattamento dei casi acuti prevede la somministrazione,quanto più precocementepossibile, di ossigeno puro, al fine discongiurare i pericoli legati ad una ipossiaprolungata; in questi casi è fondamentalela somministrazione dell’ossigeno incamera iperbarica.L’ossigenoterapia iperbarica (OTI) acceleranotevolmente lo svolgimento della reazioneHbCO HbO2, inoltre l’ossigenosi scioglie fisicamente nel plasma favorendol’ossigenazione dei tessuti.Nei casi di soggetti colpiti da questo tipodi intossicazione, è importante ricorrereimmediatamente all’ossigenoterapiaiperbarica sia per ridurre il rischi di mortalità,sia per ridurre le complicanze chepossono seguire l’avvelenamento.Ca u s e c h e p o r t a n o a l l’eventoDa un punto di vista chimico, nella reazionedi combustione, la formazionedell’ossido di carbonio avviene quandola stessa si sviluppa in carenza di ossigeno.Nel caso del metano, il combustibilemaggiormente utilizzato per gli impiantidi riscaldamento ad uso domestico, lacombustione stechiometrica si riassumenella seguente reazione:CH 4+ 2O 2 CO 2+ 2H 2O + CALOREMentre la reazione in difetto di ossigenoche porta alla produzione di ossido dicarbonio è la seguente:2CH 4+ 3O 2 2CO + 4H 2O + CALORELe cause tipiche del fenomeno sonoquindi da ricercare in tutte quelle condizioniimpiantistiche e di funzionamentodegli apparecchi che non garantiscono ilcorretto apporto di aria comburente: carenzedi ventilazione, difetti del sistemadi evacuazione dei prodotti della combustione,condizioni di tiraggio anomale,carenza di manutenzione.Esame delle cause di incidentida gas combustibilePensare ad un’azione preventiva partendodal solo approccio tecnico, cioè considerandoesclusivamente le regole perla realizzazione e mantenimento in sicurezzadegli impianti e degli apparecchi èsicuramente sbagliato perché si può facilmenteincorrere in esagerazioni sovrastimandole varie situazioni che si presentanoe impiegando molte più risorse per ilraggiungimento di un livello di sicurezzadell’impianto, che sarebbe più formaleche sostanziale. Meglio allora conoscereed analizzare le cause degli incidenti e suqueste focalizzare la nostra azione.A questo scopo può essere utile sapereche tutti gli incidenti legati all’utilizzodel gas, che si verificano sul territorionazionale, sono oggetto di una specificastatistica, che ne prevede l’accertamento,la consuntivazione e lo studio, gestitadal Comitato Italiano Gas dal 1988 edivenuta ufficiale in seguito alle disposizionidell’Autorità per l’energia elettricae il gas, di cui alle deliberazioni 236/00,168/04 e 120/08. A seguire sono riportatiin modo sintetico le risultanze dell’esamedegli incidenti che si sono verificatinell’anno 2008.Quantità di impianti esistenti:3• impianti alimentati a mezzo reti=19.500.000• impianti alimentati a GPL in bomboleo piccoli serbatoi = 7.700.000


252Capitolo 82008Incidenti econseguenzeincidentiincidentimortalidecessiinfortunatiGas canalizzato 175 16 19 374GPL in bombole 142 19 24 145Totale 317 35 43 5198.4 - Incidenti: totali generali2008Atti volontariincidentidecessiinfortunatiGas canalizzato 21 7 14GPL in bombole 8 2 58.5 - Incidenti: totali atti volontari (suicidi e tentati suicidi)2008Atti dolosiincidentiGas canalizzato 6GPL in bombole 68.6 - Incidenti: totali atti dolosi (deliberati)2008Corto circuitoelettricoincidentiGas canalizzato 9GPL in bombole 18.8 - Incidenti: totali da corto circuito elettrico2008Fattoriclimaticiincidenti n.incidentimortaliGen. Feb. Mar. Nov. Dic.Rimanenti mesiGen. Feb. Mar. Nov. Dic.Rimanenti mesiGen. Feb. Mar. Nov. Dic.decessiRimanenti mesiGen. Feb. Mar. Nov. Dic.infortunatiRimanenti mesiGas canalizzato 121 54 8 8 289 85 10 9GPL in bombole 77 65 11 8 88 57 14 10Totale 198 119 19 16 377 142 24 19% 62,5 37,5 54,3 45,7 72,6 27,4 55,8 44,28.9 - Distribuzione degli incidenti in relazione ai periodi2008 Incidenti percausa (in %)Insufficiente ricambiod’aria*Carenza di manutenzioneUtilizzo improrpio diapparecchiUtilizzo di apparecchidifettosi o obsoletiGas distribuitoGPL in bomboleIncidenti decessi incidenti Decessi39,40% 47,00% 6,30% 8,30%17,70% 10,50% 35,90% 12,50%10,90% 5,30% 28,20% 16,70%7,40% - 6,30% 8,30%Intervento esterno 6,90% - - -Installazione nonregolare6,30% - 0,70% 8,30%8.10 - Cause degli incidenti(*areazione, ventilazione, difetti del sistema di scarico dei fumi)L’analisi dei dati riferiti al 2008, che nonsi discosta molto da quella degli anniprecedenti, evidenza una relativamentebassa incidenza di incidenti a fronte dicirca 27.000.000 milioni di impianti diutilizzazione domestica e similare tuttaviaviene confermata una delle caratteristichetipiche degli incidenti da gascombustibile, cioè che il verificarsi di unevento interessa frequentemente più diuna persona: ciò a differenza di quelloche accade ad esempio con gli impiantielettrici.Viene inoltre confermata una maggioreincidenza di incidenti nell’utilizzo delgas in bombole a causa della maggioresemplicità nell’utilizzo che spesso nonnecessita di realizzazione di impianti edi conseguenza si presta agli interventitipo fai da te o di operatori improvvisatie non provvisti delle necessarie abilitazioni.Infine trova conferma la maggiore frequenzadi incidenti nel periodo invernaledove le condizioni climatiche richiedonoun utilizzo maggiore degli


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas253impianti di riscaldamento e la contemporaneasigillatura degli infissi dei localidi abitazione.L’esame delle cause di incidente vedecome principale causa la cattiva efficienzadei sistemi di ventilazione, aerazionee di evacuazione dei prodotti dellacombustione, cause prodromiche per ilverificarsi di intossicazioni da ossido dicarbonio.Anche le cattive abitudini , la mancanzadi cultura della sicurezza e la mancataconoscenza delle caratteristiche deigas ha un peso rilevante nel verificarsidi incidenti, ponendo l’assenza di manutenzionedi apparecchi ed impiantial secondo posto tra le cause di incidente.Chiudiamo l’esame delle cause di incidentesottolineando come l’utilizzo impropriodegli apparecchi da parte dell’utilizzatoreo l’utilizzo di apparecchi difettosio obsoleti rappresenti cumulativamenterispettivamente circa il 18 e il 24% deicasi.Una nota deve essere fatta anche perla questione degli atti volontari, cioèquegli incidenti tipo il suicidio o tentatosuicidio. Essi sono provocati da atticompiuti deliberatamente, che vedonol’aspirante suicida creare le condizioniper un rapido accumulo di gas nella propriaabitazione. Generalmente l’aperturacontemporanea dei fornelli del pianodi cottura o il troncamento del tubo diadduzione del gas agli apparecchi.Alla base di questi atti c’è un’errata convinzione:che si possa morire intossicandosicon il gas inspirato. È un retaggiodei tempi passati, quando veniva distribuitoil cosiddetto gas di città (tecnicamentegas manifatturato), che ricco disostanze tossiche, portava rapidamentealla morte con la sua inspirazione.Quadro legislativoLa disciplina vigente ha le basi nella legge6/12/1971 n. 1083, specifica per i gascombustibili, che introduce l’obbligo direalizzare apparecchi e impianti a regolad’arte e prevede che quanto costruitonel rispetto delle norme per la sicurezzaemanate dall’UNI e approvate con decretodel Ministero dell’Industria del Commercioed Artigianato (oggi MinisteroSviluppo Economico) è considerato rispondentealla regola d’arte.Occorre giungere al marzo del 1990,quando, con la Legge 46, il legislatoretorna ad interessarsi insieme ad altri aquesta tipologia di impianti ribadendonuovamente la necessità di realizzare impiantia regola d’arte prevedendo l’obbligodi documentare la rispondenza allastessa attraverso l’emissione, da partedell’installatore, di una apposita “Dichiarazionedi Conformità”. Inoltre prevedeval’obbligo di adeguamento degli impiantipreesistenti, l’individuazione dei requisitidelle imprese che potevano realizzaregli impianti, obblighi di progetto per gliimpianti di maggiore complessità ed unsistema di verifiche a campione.Per gli impianti preesistenti alla data dientrata in vigore della legge 46/90, ai finidell’assolvimento dell’obbligo di adeguamento,trova applicazione anche il DPR13/5/1998 n. 218 (regolamento recantedisposizioni in materia di sicurezza degliimpianti alimentati a gas combustibileper uso domestico), che ha ribaditola scadenza di adeguamento, per gli impiantiesistenti alla data di entrata in vigoredella legge 46/90, per il 31/12/1998e il D.M. 26/11/1998 del Ministero dell’industria,del commercio e dell’artigianatoconsistente nell’approvazione della NormaUNI 10738.


254Capitolo 8La legge 46/90 – e buona parte degli attisuccessivi ad essa collegati – è stata recentementeabrogata (ad eccezione degliarticoli 8, 14 e 16) e sostituita dal D.M.37/08 che sostanzialmente ne riproduce icontenuti aggiungendovi la possibilità diattestare la conformità agli impianti allenorme esistenti attraverso l’emissionedella Dichiarazione di Rispondenza, rilasciataprevia esecuzione di verifiche e prove.Il DPR 15/11/1996 n.661 (regolamentoper l’attuazione della direttiva 90/396/CEE, concernente gli apparecchi a gas),stabilisce i requisiti minimi di sicurezzadelle apparecchiature alimentate a gascombustibile in riferimento alle normeUNI - EN armonizzate, immediatamenteapplicabili ed emesse ai sensi della predettadirettiva o, in mancanza di queste,ai requisiti essenziali elencati nell’allegatoI del medesimo.I decreti e le disposizioni legislative succedutesidal 1996 ad oggi in materia diimpianti a gas ad uso domestico hannoconfermato la piena vigenza della legge1083/71 anche dopo l’entrata in vigoredella legge 46/90 e del D.M. 37/08.Inoltre occorre ricordare la legge9/1/1991 n.10 (Norme per l’attuazionedel piano energetico nazionale in materiadi uso razionale dell’energia, di risparmioenergetico e di sviluppo delle fontirinnovabili di energia) e il relativo regolamentodi esecuzione il DPR 412 del26/8/1993 (regolamento recante normeper la progettazione, installazione, l’esercizioe la manutenzione degli impianti termiciai fini del contenimento dei consumidi energia in attuazione dell’art. 4 dellalegge 9/1/1991 n. 10) ampiamente modificatodal DPR 551 del 21/12/1999 (pubblicatosu G.U. n. 81 del 6/4/2000, recanteil titolo «Modifiche al DPR 26/8/1993n. 412: regolamento recante norme perla progettazione, l’installazione, l’esercizioe la manutenzione degli impiantitermici di edifici ai fini del contenimentodei consumi di energia, in attuazionedell’art. 4, comma 4, della legge 1991 n.10»), integrato in epoca più recente dalledisposizioni dei cui al D. Lgs 192/05,D. Lgs. 3111/06 e dal recente DPR 59/09.Tali norme, benché specificamente destinateal risparmio energetico, introducendol’obbligo della manutenzione periodicaa carico dell’occupante dell’unitàimmobiliare e richiedendo per l’effettuazionedella stessa l’intervento di impresein possesso di specifici requisiti professionali,individuano e ampliano il quadrodelle possibili responsabilità da ricercarein occasione degli incidenti.Norme tecniche e regoladell’arteÈ ormai patrimonio comune definireun’opera a regola d’arte, oppure, in riferimentoad un manufatto, definirlo anorma; anche la sicurezza degli impiantisi ritiene garantita quando si eseguonoinstallazioni a regola d’arte, anzi talepresupposto, come visto, è alla base dellalegge 6/12/1971 n. 1083, per la quale(art.1): «tutti i materiali, gli apparecchi ,le installazioni e gli impianti alimentaticon gas combustibile per uso domestico edusi similari devono essere realizzati secondole regole specifiche della buona tecnicaper la salvaguardia della sicurezza».L’art. 3 della stessa legge introduce ilprincipio per il quale: «i materiali, gliapparecchi, le installazioni e gli impiantialimentati con gas combustibile per usodomestico e l’odorizzazione del gas, di cui


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas255ai precedenti articoli, realizzati secondo lenorme specifiche per la sicurezza pubblicatedall’Ente Nazionale di Unificazione(UNI) in tabelle con la denominazione UNI– CIG , si considerano effettuati secondole regole della buona tecnica per la sicurezza.Le predette norme sono approvatecon decreto del Ministro per l’industria, ilcommercio e l’artigianato.»A tale proposito anche il DM 37/08 sanciscel’obbligo per le imprese installatricidi realizzare gli impianti secondo la regoladell’arte, in conformità alla normativavigente, precisando che gli impiantirealizzati in conformità alla vigente normativae alle norme dell’UNI, del CEI o dialtri Enti di normalizzazione appartenentiagli Stati membri dell’Unione europeao che sono parti contraenti dell’accordosullo spazio economico europeo (SEE), siconsiderano eseguiti secondo la regoladell’arte.Quindi esiste una differenziazione giuridicatra regola dell’arte e norma tecnica,ancorché il precetto di eseguire impiantia regola e quindi sicuri trova una primadiretta risposta nell’utilizzo delle normetecniche.Il mancato utilizzo di una norma tecnicanon presuppone automaticamente il fattoche l’impianto non sia stato eseguitoa regola d’arte e che lo stesso non sia sicuro.La norma tecnica costituisce quindi unriferimento tecnico che mantiene il caratteredi applicazione volontaria e nonè escludibile l’utilizzo di un’altra regoladi buona tecnica; tuttavia occorre che laregola seguita porti al raggiungimento diun livello di sicurezza uguale o superiorealla norma tecnica disponibile.Infine, occorre precisare che il concettodi regola dell’arte presuppone un costanteinnalzamento del livello di sicurezza eprestazionale dell’impianto, essendo lostesso direttamente collegato al grado disviluppo culturale, tecnico e scientificodella società e quindi in continuo divenire.Distribuzione ed utilizzo delgas combustibileCome abbiamo visto nella sezione relativaall’analisi degli incidenti, esistonodiversi tipi di gas combustibile edesistono diversi tipi di modalità di trasportofino all’utente: ognuna di questevariabili comporta l’uso di accortezze eregole tecniche diverse per la sicurezza;è quindi importante distinguere sin dalprimo momento il tipo di impianto che siha davanti e porre attenzione subito aglielementi potenzialmente pericolosi.I tipi di gas utilizzatoI gas che utilizziamo sono comunementedistinti fra gas naturale – comunementeconosciuto come metano – e GPL. È ormaipraticamente cessata la distribuzione delgas manifatturato, cosiddetto gas di città,ottenuto dalla distillazione del coke.Il termine comune metano individua quindiun gas di origine naturale che è presentein giacimenti sotterranei a pressionimolto elevate: da qui viene estratto attraversopozzi e veicolato fino alle nostreabitazioni tramite una estesa rete ditubazioni. La composizione del gas naturaleè costituita quasi essenzialmenteda metano (da cui il nome comune), ma


256Capitolo 8sono presenti tracce di etano, propano,butano, azoto, ecc.La pressione presente nei giacimenti èestremamente elevata ma, mano a manoche la rete si avvicina ai punti di utilizzoessa viene ridotta e all’interno delle abitazioniraggiunge valori di qualche decinadi millibar.Lungo il percorso delle tubazioni, primadi collegare le utenze, al gas naturale vieneaggiunto un odorizzante per rendereavvertibile la sua presenza in caso di dispersioni,perché in natura esso non haun odore specifico percettibile.Il gas naturale a temperatura ambienteed a pressione atmosferica ha una densitàminore di quella dell’aria: questo significache un’eventuale dispersione tendenaturalmente a disperdersi verso l’alto.Il secondo tipo di gas che viene normalmenteutilizzato nelle abitazioni è detto«GPL», acronimo di Gas di Petrolio Liquefatto.Il nome deriva dal fatto che i componentisono in forma gassosa a temperaturaambiente ed a pressione atmosferica,ma vengono liquefatti per effetto dellapressione: in questo modo è possibiletrasportare rilevanti quantità di gas incontenitori di dimensioni contenute.I gas componenti in percentuale più comunementepresenti sono il Propano e ilButano in miscele di vario titolo differenziatesecondo l’uso specifico.Il GPL proviene dalla distillazione delpetrolio; a temperatura ambiente ed apressione atmosferica è molto più densodell’aria: quindi le dispersioni di GPLtendono a rimanere a livello del suolo oad andare ad occupare le zone del terrenopiù basse (interrati, caditoie, tombini,ecc.).Il GPL viene commercializzato in bombole(bidoni) o in piccoli serbatoi (depositi)posti presso l’utente; in alcune zone isolatee non raggiungibili dalle reti di distribuzionedel gas naturale sono staterealizzate anche delle reti di distribuzionedel GPL.L’uso dei gas è favorita dal fatto che lacombustione non produce sostanze particolarmenteinquinanti, fondamentalmentevapore d’acqua e anidride carbonica;inoltre i prodotti della combustione nonhanno odore specifico e si formano depositidi incombusti o incrostazioni.8.11 - Deposito di GPL costituito da serbatoio fuori terra


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas257Gli impiantiNelle abitazioni il gas combustibileè veicolato con tubazioni che generalmentehanno inizio dal contatoredell’azienda distributrice o dal serbatoiodi GPL esterno, oppure da bomboleche possono essere collocate (nel rispettodi regole che vedremo più avanti)anche nello stesso locale in cui è installatol’apparecchio.Le tubazioni – o meglio i componenti(materiali) che costituiscono le tubazionie le tecniche di giunzione e posautilizzate – devono garantire che non siverifichino situazioni di pericolo dovutea dispersioni di gas.Possono essere utilizzate tubazioni inacciaio, rame e, limitatamente ai trattiinterrati, anche tubazioni in polietilene.Le norme tecniche prevedono particolaricondizioni per l’attraversamentodi locali chiusi, di luoghi a rischiodi incendio come i garage (in questilocali non possono essere presenti apparecchia gas), l’attraversamento e lapercorrenza dei muri e all’interno delleabitazioni. Le tubazioni veicolanti GPLnon possono essere posate in localicon pavimento posto sotto il livello delpiano di campagna.Il collegamento degli apparecchi di utilizzazionedel gas rappresenta spesso ilpunto debole degli impianti sia perchéspesso si registra l’intervento di figurenon professionali che collegano in modoinadeguato cucine e piani cottura, siaperché le tubazioni di collegamento nonmetalliche tendono a perdere nel tempole originali caratteristiche di sicurezza acausa delle temperature e delle tensioniche si verificano con l’uso.At t e n z i o n e• Le tubazioni di adduzione del gas devonoessere a tenuta;• le tubazioni di collegamento agli apparecchinon realizzate in metallo devonoessere periodicamente controllatee sostituite;• anche le tubazioni di collegamentometalliche devono essere periodicamentecontrollate e, in caso di deterioramentoo altro, sostituite.Gli apparecchi di utilizzazioneIl DPR 661/96, nel recepire la direttiva90/396/CE , ha introdotto, tra le altrecose, l’obbligo di marcatura CE di tuttigli apparecchi a gas e dei relativi accessoridi sicurezza. La marcatura CE certificache l’apparecchio risponde a tutti i requisitiessenziali di sicurezza e prestazionalistabiliti dalla direttiva.Pur non essendo un marchio di qualità,dunque, la marcatura CE assume nei confrontidei consumatori la funzione di elementodi garanzia.Il rapporto tecnico CEN TR 1749, recepitoin Italia con la norma UNI 10642,classifica gli apparecchi in funzione delmodo in cui avviene l’afflusso di ariacomburente e l’evacuazione dei prodottidella combustione. Gli apparecchi destinatialla cottura dei cibi come i fornelli,i forni a gas, i piani di cottura, ecc. sonoraggruppati nell’unica definizione di “Apparecchidi cottura”. Per prescrizione dellanorma tecnica UNI 7129: 2008 gli apparecchidi cottura di nuova installazione


258Capitolo 88.12 - Apparecchiodi cotturadevono essere dotati diuno speciale dispositivoche in assenza di fiammablocca la fuoriuscitadel gas. Il locale diinstallazione di questiapparecchi deve esseredotato sia di aperturedi ventilazione, sia diun sistema per allontanarei fumi ed i vaporidi cottura.Attenzione• Sul territorio dell’Unione Europea,non possono essere commercializzati,installati o usati, apparecchi alimentatia gas che non recano la marcaturace. Gravissime sanzioni sono previsteper chi la appone in modo non conformeo fraudolento.• Tutti gli apparecchi alimentati a gasche ricadono nello scopo e campo diapplicazione della direttiva 90/396 CEdevono essere dotati di dispositivo dicontrollo e sicurezza che blocchi lafuoriuscita del gas in caso di spegnimentodella fiamma.8.13 - Tipo AGli apparecchi, che come le stufe cataliticheo alcuni scaldacqua, prelevanol’aria comburente e evacuano i prodottidella combustione inambiente, nel localedi installazione, sonoclassificati come Apparecchidi Tipo A. È facileintuire che in caso diusi non conformi, taliapparecchi potrebberocostituire un pericoloper la sicurezza deglioccupati. Nel locale diinstallazione devono esserepresenti una apertura di aerazione euna ventilazione; inoltre gli apparecchidevono essere dotati di dispositivi di sicurezzaspecifici. Gli apparecchi di tipo Anon possono essere utilizzati all’internodei locali adibiti a camera da letto, nelbagno e nei locali con volume minore di12 metri cubi.Caldaie e scaldacqua che utilizzano l’ariacomburente presente nel locale di installazionee che evacuano i prodotti dellacombustione all’esterno del locale stessoattraverso un collegamento ad un caminoo ad un terminale esterno sono denominatiApparecchi di Tipo B.Sono anche comunemente individuaticome apparecchi a cameraaperta.Questi apparecchi nonpossono essere installatinelle camere da lettoe nel locale ad usobagno. Gli scaldacquainstallati nei locali aduso bagno prima del 30ottobre 2008 sono accettatisolo se il bagno8.14 - Tipo Bha un volume maggioredi 20 metri cubi e comunquemaggiore di 1,5 metri cubi perkW e la loro portata termica è minoredi 35 kW.Gli apparecchi di Tipo B sono collegati alsistema di evacuazione dei prodotti dellacombustione con dei condotti detti canalida fumo.I canali da fumo per gli Apparecchi diTipo B a tiraggio naturale devono risponderea precisi requisiti morfologici in ordineall’andamento, ai cambi di direzionee alla lunghezza. Canali da fumo troppolunghi o con troppi cambi di direzionepossono non offrire i requisiti di sicurezzanecessari.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas2598.15 - Tipo CI canali da fumo degli apparecchi di tipoB a tiraggio forzato devono avere andamentoe sviluppo conforme a quello dichiaratoidoneo dal costruttore dell’apparecchio.Caldaie, scaldacqua e apparecchi di riscaldamentoche prelevano l’aria comburentecon un condotto collegato direttamenteall’esterno e che evacuano i prodottidella combustione all’esterno attraversoun condotto collegato ad un camino oad un terminale esterno sono classificaticome Apparecchio di Tipo C, ma piùcomunemente sono detti a camera stagna.Gli apparecchi di Tipo C non hannoquindi la necessità di essere installati inlocali con aperture diventilazione, tuttavia acausa della presenzadei giunti meccanici dicollegamento dell’apparecchioè comunquenecessario che il localedi installazione sia aeratoo aerabile. Si devequindi poter evacuaresenza ostacoli all’esternoun’eventuale dispersionedi gas.I condotti di evacuazione dei prodotti dellacombustione degli apparecchi di tipo Cdevono essere installati nel rispetto delleindicazioni del costruttore dell’apparecchio.in cui sono installati apparecchi di cotturadi Tipo A e B devono essere dotatidi aperture di ventilazione di dimensioniadeguate. Se la combustione avviene conun tenore di ossigeno insufficiente si formaossido di carbonio, un gas incolore edinodore estremamente pericoloso.Gli apparecchi di Tipo C (cosiddetti stagni),hanno un condotto di aspirazioneche preleva l’aria direttamente dall’esternoe quindi non serve nessuna aperturadi ventilazione.Le aperture di ventilazione possono esseredi tipo diretto (poste nella parete dellocale di installazione degli apparecchi rivoltaverso l’esterno), oppure è possibileutilizzare anche condotti di ventilazione(singoli o collettivi e la ventilazione indirettarealizzata su di una parete rivoltaverso un locale adiacente a quello da ventilarea sua volta dotato di una aperturaverso l’esterno). Infine è possibile utilizzareanche sistemi meccanici per assicurareil corretto apporto d’aria: si tratta di soluzioniancora poco diffuse che debbonoessere progettate da un professionista.Le aperture di ventilazione devono esseredel tipo permanente, cioè devonoessere dei fori praticati nei muri o sugliinfissi: non sono quindi utilizzabili aquesto scopo le finestre che, secondo ilcaso, potrebbero essere aperte o chiuse.La sezione minima delle aperture di ven-Ventilazione ed aerazionePer poter utilizzare correttamente e in sicurezzagli apparecchi a gas è necessarioche l’ossigeno presente nell’aria raggiungacorrettamente la camera di combustioneed è per questo motivo che i locali8.16 - Apertura di ventilazione diretta


260Capitolo 8tilazione è di 6 centimetri quadri per kWcon un minimo di 100 cm 2 . I condotti diventilazione devono avere sezione di almeno150 cm 2 .Attenzione• Nei locali dove sono installati apparecchidi Tipo A, B e di cottura devonoessere presenti aperture permanentidi ventilazione di superficieadeguata.Nei locali di installazione di apparecchi agas o dove transitano tubazioni, possonoverificarsi delle dispersioni di gas in ambienteo, come nel caso delle cucine, puòesserci la necessità di evacuare all’esternoaria inquinata da fumi e vapori di cottura.Per eliminare questi inquinanti vienerichiesto che tutti i locali in cui sonopresenti tubazioni con giunzioni filettateo meccaniche, apparecchi di Tipo A o dicottura siano aerati o aerabili, questo sitraduce nel fatto che i locali siano dotatidi aperture (porte o finestre) rivolte versol’esterno, oppure che siano presentiaperture di aerazione o condotti direttamentecollegati all’esterno.8.17 - Condotto di areazioneAttenzione• Tutti i locali in cui sono presenti apparecchia gas devono essere aerati o aerabili.Nel caso di apparecchi di Tipo Al’aerazione è costituita da un aperturapermanente rivolta verso l’esterno.Evacuazione dei prodotti dellacombustioneNei prodotti della combustione degli apparecchia gas sono presenti anidridecarbonica, ossido di carbonio, ossido diazoto e vapore acqueo, non si tratta disostanze fortemente inquinanti, ma perognuna di esse esistono precisi limiti diesposizione a garanzia della sicurezzadegli occupanti; è quindi necessario chesia presente un sistema che consenta dievacuare i fumi all’esterno.Per effetto del disposto del DPR 551/99tutti gli impianti termici di nuova realizzazionedevono essere dotati di caminio di altri sistemi di evacuazione dei prodottidella combustione funzionali edidonei con scarico al tetto dell’edificio;in tale direzione si erano in precedenzaposti molti regolamenti edilizi o di igienedei singoli Comuni.I sistemi di evacuazione dei prodotti dellacombustione possono essere realizzaticon vari tipi di materiale quale: acciaioinox, alluminio, plastica o materiale cementizio.Tutti i materiali utilizzati devonoessere marcati CE e designati secondoil metodo previsto da ogni rispettiva normadi prodotto; oppure possono essere icondotti facenti parte del sistema di evacuazionedell’apparecchio a gas e quindimarcati CE con l’apparecchio stesso.I sistemi di evacuazione dei prodotti dellacombustione devono essere distanziatidai materiali combustibili che potrebberoincendiarsi a causa della temperaturaraggiunta dai condotti. Si segnala chequesto problema è statisticamente maggiormenterilevante nel caso di combustionedi biomasse con temperature potenzialidei prodotti della combustioneestremamente elevate.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas261Attenzione• Tutti i condotti utilizzati per l’evacuazionedei prodotti della combustionedevono essere marcati CE;• I condotti di evacuazione dei prodottidella combustione che sono parteintegrante degli apparecchi devonoessere forniti dallo stesso fabbricantedell’apparecchio.Ca m i n oIl camino è costituito da un condottoverticale che ha origine nelle immediatevicinanze dell’apparecchio e che terminasulla copertura dell’edificio. Il camino èil sistema più diffuso per la evacuazionedei prodotti della combustione in atmosferae generalmente ha (dovrebbe avere)un funzionamento semplice, basatosulla differenza di peso che esiste tra lacolonna di fumo caldo presente al suointerno (detto tiraggio).Il tiraggio è il motore di tutto il sistema,la forza del tiraggio richiama l’ariadall’esterno dell’abitazione fino alla cameradi combustione dell’apparecchio,provoca la miscelazione dell’aria e delgas in camera di combustione, vince leresistenze delle tubazioni di evacuazionee consente infine ai p.d.c. di fuoriuscireall’esterno, quindi avere un buontiraggio disponibile è condizione fondamentaleper garantire la sicurezza deglioccupanti.Ca n n a co l l e t t i v aLe canne collettive possono essere collegatead apparecchi di Tipo C: il lorofunzionamento è complesso anche sefondamentalmente funzionano a tiraggionaturale.La loro realizzazione è subordinataall’esecuzione di un progetto da partedi un professionista.Ca n n a co l l e t t i v a ramificataSi tratta di un particolare tipo di caminoa cui possono essere collegati esclusivamentepiù apparecchi di tipo B a tiraggionaturale.Possono essere collegati a queste strutturefino ad un limite di sei apparecchiposti ciascuno su di un piano dell’edificio,gli apparecchi devono avere tutti lastessa portata termica (ΔP 30%). Le cannefumarie collettive ramificate mettonodi fatto in collegamento gli ambientiinterni degli appartamentiposti su pianidiversi, quindi un malfunzionamentodi unapparecchio ad unpiano può comportareproblemi di sicurezzaalle rimanenti unitàimmobiliari. Le cannefumarie collettiveramificate devono essereprogettate da unprofessionista.8.18 - Canna collettivaramificataGli apparecchi di Tipo B con ventilatorenel circuito di combustione e di Tipo Cnon possono essere collegate a cannecollettive di nessun tipo.Co n d o t t o in t u b a t oÈ possibile utilizzare dei vani a sviluppoverticale ed inserire all’interno nuovicondotti: questa tecnica è detta: intubamento.Per l’intubamento possiamo utilizzarecondotti metallici o plastici, masempre marcati CE.L’intubamento può determinare sistemiche funzionano in depressione (tiraggionaturale) o sistemi che hanno la necessitàdi utilizzare la forza del ventilatoredegli apparecchi per evacuare i prodottidella combustione (in questo caso il funzionamentoè in pressione positiva).


262Capitolo 8Nel caso dei sistemi funzionanti a pressionepositiva deve essere presente unasuperficie di ventilazione tra il condottointubato ed il vano ospitante aperta allabase e alla sommità. Eventuali perdite difumi verso l’esterno del condotto sarannoveicolate attraverso l’intercapedineverso l’esterno.Co m i g n o l iIl termine individua l’accessorio posto acoronamento di un camino, di una cannafumaria o di una canna collettiva. Lafunzione del comignolo è quella di favorirel’afflusso dei fumi in atmosfera.Oltre che un’idonea conformazione è difondamentale importanza che i comignolicollegati ad un sistema funzionante apressione negativa siano al di fuori dellacosiddetta zona di reflusso, il volumeimmediatamente all’esterno dell’edificioin cui si possono creare delle zonedi pressione per effetto del vento e chepossono influenzare l’evacuazione deiprodotti della combustione.I comignoli devono inoltre essere opportunamentedistanziati dagli ostacolie dalle aperture di ventilazione comeporte, finestre, abbaini e lucernari postisui tetti.Sc a r i c o a pa r e t eLo scarico a parete, come facilmente intuibile,prevede che i p.d.c. anziché essereveicolati alla sommità dell’edificiosiano evacuati lateralmente sulla parete.Questa soluzione può essere adottatarispettando le condizioni di posizionamentodei terminali definiti dalle normetecniche, ma va precisato che in moltiComuni tale pratica non è consentita dairegolamenti edilizi o di igiene.I p.d.c. che fuoriescono da uno scaricoa parete non devono comunque interferirecon gli ambienti abitati e quindispesso solo una verifica sul campo puòconsentire di risolvere dubbi e situazionidi disagio.L’utilizzo di terminali di scarico a paretecollegati ad apparecchi di Tipo B atiraggio naturale, oltre che difficilmentepraticabile sul piano installativo, divienespesso anche critico in terminidi sicurezza perché a causa dell’altezzaridotta del camino appare difficile, ancherispettando i requisiti morfologiciprevisti dalla norma, assicurare valori ditiraggio sufficienti.Nel caso degli apparecchi di tipo C, anchel’accessorio per lo scarico a parete èparte integrante dell’apparecchio.Sc a r i c o di r e t t o al t e t t oLo scarico diretto al tetto si realizzautilizzando un accessorio (o insieme diaccessori) fornito direttamente dal produttoredell’apparecchio e che permetteil collegamento diretto tra l’apparecchiostesso e la copertura dell’edificio. Devonoessere rispettate sia le condizionidi installazione previste dal costruttoredell’apparecchio, sia le condizioni previstedalla norma. Il terminale di scaricoal tetto può attraversare unicamente illocale di installazione dell’apparecchioe il locale sovrastante se appartenentealla stessa proprietà.Installazione, uso emanutenzione degli impiantiLa particolare criticità di molti impiantiha portato già da diversi anni alla emanazionedi leggi specifiche in materia disicurezza: tra queste quella che ha mag-


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas263giormente rappresentato una novità eche ha cambiato il modo di realizzare edocumentare la sicurezza degli impiantiè stata la legge 46/90. Attualmente taledisposizione è stata sostituita dal D.M.37/08 che ne riprende l’impostazionecon alcune modifiche. La realizzazionedi un nuovo impianto, la modifica o lamanutenzione straordinaria devono essereeffettuate solo da imprese iscrittenel registro delle ditte o nell’albo provincialedelle imprese artigiane; questeimprese, o il loro responsabile tecnico,devono possedere i requisiti tecnicoprofessionalidi cui alla lettera E delD.M. 37/08.Al termine dei lavori di installazione rilasciala Dichiarazione di Conformità delleopere realizzate rispetto alle leggi enorme tecniche ad esse applicabili.La Dichiarazione, oltre alla compilazionedel modulo ministeriale previstodal D.M. 37/08, prevede anche la compilazionedegli allegati obbligatori checomprendono la Relazione tipologicadei Materiali e lo schema funzionale o ilprogetto delle opere realizzate.Gli impianti aventi portata termica nominalemaggiore di 50 kW devono essereprogettati da professionisti iscrittial proprio albo professionale (Ingegnere,Perito Industriale, ecc): allo stessomodo devono essere progettati i caminicollegati a singoli apparecchi con portatatermica nominale maggiore di 50kW e le canne fumarie collettive; per gliimpianti di potenza inferiore lo schemafunzionale redatto dall’impresa assolveall’obbligo del progetto.L’utente ha l’obbligo di utilizzare per ilavori di installazione, modifica e manutenzionestraordinaria solo impreseabilitate; l’utente deve utilizzare un professionistaper la progettazione degliimpianti quando si supera il limite diportata termica nominale precedentementeillustrato.La Delibera 40/04 dell’AEEG, prevede,nel caso di attivazione dei nuovi impiantia gas contestualmente alla richiestadi fornitura, di inviare una serie didocumenti all’azienda distributrice delgas. I documenti definiti come allegatoH ed I sono compilati rispettivamentedal richiedente la nuova fornitura delgas (H) e dall’impresa che ha realizzatol’impianto (I); inoltre l’installatore deveaccludere all’allegato I anche gli allegatitecnici previsti per la dichiarazione diconformità.Attenzione• Solo le imprese in possesso dei requisitiprevisti dal D.M. 37/08 possonorealizzare, modificare e manutenzionaregli impiantiL’impresa ha l’obbligo di rilasciare la dichiarazionedi conformità al committenteal termine dei lavori e di realizzareimpianti a regola d’arte utilizzando materialia regola d’arte. Gli impianti realizzatidevono essere sicuri e funzionali.Se si realizzano parti d’impianto, essedevono essere compatibili con il preesistente.Gli impianti preesistenti alla data dientrata in vigore del DM 37/08 e per iquali, per qualche motivo, non esiste ladichiarazione di conformità, possonoessere regolati attraverso una «Dichiarazionedi Rispondenza» rilasciata a seguitodi controlli, verifiche e prove daun responsabile tecnico di un’impresainstallatrice con almeno cinque anni dipossesso dei requisiti (per impianti diportata termica nominale minore di 50kW) o di un professionista con cinque


264Capitolo 8anni di esperienza nel settore specifico(impianti di portata termica nominalemaggiore di 50 kW).Nessun impianto, per quanto ben realizzato,mantiene nel tempo gli stessi requisitiprestazionali e di sicurezza: perquesto motivo il DM 37/08 prevede chegli impianti siano oggetto di specificamanutenzione.Inoltre occorre ricordare cha a fiancodelle considerazioni relative alla sicurezzae al buon utilizzo degli impiantisi è sviluppato negli ultimi un quadro legislativoche prevede l’effettuazione dispecifici controlli destinati a soddisfareesigenze in materia energetica ambientale,ma che di fatto prevede anche laverifica di numerosi aspetti legati alla sicurezza.Ci si riferisce al D. Lgs. 311/06,ultimo (l’ultimo è il DPR 59/09 ma nontratta di manutenzione) di una serie diprovvedimenti che ha origine dalla Legge10/91 e che prevede lo svolgimentodella manutenzione dell’impianto (controllodella sicurezza e della funzionalità)effettuata con la periodicità stabilitadal costruttore dell’impianto o daicostruttori dei componenti se l’impiantistanon ha definito gli intervalli dimanutenzione (attualmente la maggiorparte dei produttori di caldaie consiglial’effettuazione ogni anno di una manutenzioneper la sicurezza).Nel controllo della sicurezza sono compreseimportanti operazioni come la verificadel tiraggio, del riflusso dei p.d.c.in ambiente e la tenuta dell’impianto gas.Mentre per il controllo dell’efficienzaenergetica viene prevista una periodicitàdiversificata in funzione del tipo dicombustibile utilizzato, della potenzialitàe dell’età dell’impianto. Nello schemaseguente sono riportati gli intervalliprevisti 4 .TEMPI DI VERIFICA DEGLI IMPIANTIImpianto a combustibile solidoSi tratta di impianti con caldaie che brucianolegna, brik, pellets, ecc.Impianto a gas con potenzialità maggioredi 35 kWTipicamente riconducibili a tutti gli impiantidi riscaldamento centralizzato o di edifici didimensioni superiori all’unità abitativa.Impianto a gas con potenzialità minoredi 35 kW e anzianità maggiore di ottoanniSi tratta di impianti di riscaldamento di abitazionisingole o appartamenti con caldaie dietà superiore di otto anni.Impianto a gas con potenzialità minoredi 35 kW e caldaia a camera di combustioneaperta posta all’internoSi tratta di impianti di riscaldamento diabitazioni singole o appartamenti in cui lacaldaia è a camera stagna aperta ed è postaall’interno degli ambienti abitati.Impianto a gas con potenzialità minoredi 35 kWSi tratta di impianti di riscaldamento diabitazioni singole o appartamenti in cui lacaldaia è stagna o è aperta ma è installatain un apposito locale non abitato. La caldaianon è più vecchia di otto anni.1 controllo all’anno2 controlli per impianticon potenza > 35 kW1 controllo ogni 2 anni1 controllo ogni 4 anni8.19 - Controlli degli impianti di riscaldamento previstidalla legislatura nazionale vigenteI controlli per la sicurezza e la funzionalitàe i controlli per l’efficienza energeticasono documentati attraverso la compilazionedi una specifica modulistica diintervento (allegato G) e la compilazionedelle parti del Libretto di Impianto introdottocon il D.M. 17/03/2003.Il responsabile dell’impianto, cioè l’occupantedell’unità immobiliare, ha l’obbligodi conservare la documentazione (AllegatoG e Libretto di Impianto) e di renderladisponibile per le richieste degli organidi controllo.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas265Attenzione• La dichiarazione di conformità attestala corretta esecuzione degli impianti;• la dichiarazione di rispondenza attestache in seguito a verifiche si è accertatala rispondenza dell’impiantoalla legge vigente al momento dellasua realizzazione;• l’allegato F e il libretto di impiantocompilato attestano che è stata eseguitoil controllo e la manutenzioneperiodica dell’impianto.Uso c o n s a p e v o l e d e l g a s: r e g o l ep r a t ic h e p e r l’u te nteIn questa parte del capitolo si intendeporre un concentrato di Best Practicesche possono esser utilizzate anchecome informazioni direttamente rivolteall’utente finale.A. Se non conosciamo lo stato del nostroimpianto occorre eseguire un controllotecnico da parte di un professionistaper un’analisi accurata delle tubazioni,della ventilazione, degli apparecchi edei sistemi di evacuazione dei p.d.c..B. La regola più importante per la sicurezzaè quella di assicurare che neilocali dove sono presenti apparecchia camera aperta (caldaie boiler nonstagni, apparecchi di tipo A, stufe) eapparecchi di cottura, possa circolaretutta l’aria necessaria alla correttacombustione. A tale scopo nel localedi installazione devono essere presentile previste aperture di ventilazione.C. Le aperture di ventilazione predispostedall’installatore devono esseremantenute libere da ostruzioni e pulite.D. La tubazione del gas deve essere atenuta e le tubazioni flessibili checollegano l’impianto agli apparecchidevono essere in perfetto stato. Ènecessario far effettuare un controllodella tenuta almeno ogni 10 anni diesercizio o a seguito di fermi dell’impiantosuperiori a 12 mesi. È necessariofare eseguire un controllo della tenutadell’impianto se si avverte odoredi gas, anche lieve. Il controllo dellatenuta deve comunque essere eseguitoanche in occasione della manutenzionedella caldaia.E. Le tubazioni non metalliche utilizzateper collegare gli apparecchi all’impiantodevono essere controllate periodicamente(vedere per eventualitagli e/o malformazioni causate dasurriscaldamenti) e sostituite alla scadenzadella data impressa.8.20 - Tubo UNI 7140 con data di sostituzioneF. I canali/condotti di evacuazione deip.d.c. devono essere sempre in buonostato di conservazione (non bruciati,forati o corrosi) e devono essere correttamentecollegati all’apparecchio eal camino.G. Lo sbocco dei p.d.c. deve essere postoal tetto in zona “sicura” e tale da noninterferire con le eventuali aperture diventilazione vicine.H. Lo sbocco a parete non deve interferirecon aperture di ventilazione e aerazione.I. Durante il funzionamento dell’apparecchionon si deve notare la formazionedi zone sporche di nerofumosull’apparecchio stesso e sui canali/condotti di evacuazione dei p.d.c..J. Non utilizzare gli apparecchi a gas inmodo difforme allo scopo per il qua-


266Capitolo 8le sono stati costruiti e dotati dellerelative sicurezze. Non depositare invicinanza degli apparecchi materialiinfiammabili come legno, carte, stoffa,solventi e vernici, ecc. Non lasciarei fornelli del piano di cottura accesi senon si è presenti nell’abitazione. Nonriempire eccessivamente le pentole.K. Chiudere il rubinetto generale del gasin caso di assenza da casa.L. Fare eseguire con regolarità le manutenzioniprescritte relative alle caldaie.M. Nel caso di condominii, se sono utilizzatisistemi di scarico collettivo fareeseguire una prova di idoneità delsistema con misure ed esami in ognicollegamento alla canna fumaria.N. In caso di dispersioni di gas avvertite(al gas è aggiunto un odorizzanteper renderne avvertibile all’olfatto lapresenza), non accendere la luce, nonaccendere nessun apparecchio a fiammalibera, aprire immediatamente conmovimenti lenti le porte verso l’esternoe le finestre, chiudere i rubinettidel gas, generale e degli apparecchi,avvisare il 118 e l’azienda distributricedel gas. Allontanarsi dall’abitazione inattesa dell’intervento degli specialisti.Uso delle bombole di GPLAnalizzando la statistica degli incidentida gas si è potuto certamente notareuna maggiore incidenza percentuale diincidenti negli impianti in cui è presenteGPL e in particolare in quelli alimentaticon bombole. Si tratta di incidenti spessodovuti alla mancata osservanza delleprincipali norme di sicurezza: pertanto,a seguire, si riportano anche alcune sempliciindicazioni che possono essere forniteagli utilizzatori.A. Occorre acquistaresolo bombole riempitedagli appositicentri di imbottigliamentoche fornisconola garanzia di uncorretto riempimento(massimo 80 % delvolume) e che effettuanosicuramente8.21 - Bombola GPLla prova di tenuta.È vietato il riempimento presso le stazionidi rifornimento del GPL per autotrazioneperché non c’è garanzia delrispetto di questi requisiti.B. La bombola deve essere posizionatain un luogo o locale con pavimentoa quota superiore a quella del pianodi campagna; il GPL è più pesantedell’aria e una perdita può causare pericolosiristagni.C. Il luogo o locale dove è posta la bomboladeve essere permanentementeaerato.D. La bombola non deve essere espostaa fonti di calore come camini, cucine,barbecue e non deve essere esposta airaggi solari.E. Il posizionamento della bombola deveessere verticale: in questo modo fuoriescesolo la parte gassosa, mentre sela bombola viene inclinata o capovoltapuò fuoriuscire il gas in fase liquidaprovocando pericolose anomalie nellaconformazione e dimensione dellafiamma.F. La sostituzione della bombola deveessere eseguita da persona addestrata;durante la sostituzione il rubinettodeve essere mantenuto chiuso.G. Non bisogna effettuare la sostituzionein presenza di fiamme, scintille o apparecchielettronici in funzione.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas267H. Se si sente odore di gas bisogna ventilarebene il locale e chiudere il rubinettodella bombola, evitando di provocarescintille.I. I tubi di gomma collegati alla bombolavanno cambiati entro la scadenza.J. La bombola vuota non deve esseregettata o abbandonata ma deve esserericonsegnata al venditore dal qualesi acquista la bombola piena. Le bombolevuote non devono essere depositateall’interno dei locali.Intervento delle ASL per la verifica degli impiantiLa vigilanza ed il controllo sulla sicurezzae l’impiego del gas combustibile appartengonoin primo luogo alle AziendeASL in virtù delle attribuzioni stabilitedalla L. 23/12/78 n. 833. Tale indirizzoè confermato dal D.P.C.M. 29/11/2001- Individuazione dei livelli essenziali diassistenza.Mentre, per effetto dell’art. 14 della leggen. 46/90 – rimasto in vigore anche conl’emanazione del D.M. 37/08 – la competenzaper accertare la conformità degliimpianti risulta estesa anche ai comuni,cui corre l’obbligo di effettuazione del10% di verifica degli impianti posti nellenuove costruzioni (comuni con più di10000 abitanti), ai comandi provincialidei Vigili del Fuoco e all’Istituto Superioreper la Prevenzione e la Sicurezzadel Lavoro (ISPESL), in occasione delleverifiche di competenza.Prima di affrontare il delicato argomentodelle verifiche effettuate dai professionistidelle ASL, occorre premettereche le pagine seguenti sono dedicateagli interventi su impianti a gas di piccolapotenzialità, cioè gli impianti chele norme tecniche definiscono come:ad uso domestico e similare, mentre nonsono presenti indicazioni sulle verificheda svolgere per gli impianti di tipo produttivoe nelle centrali termiche; questascelta deriva sia da ragioni di spazio editoriale,sia dalla lettura dei dati relativiagli incidenti, dove tale tipologia di impiantinon è praticamente presente.L’intervento di un professionista, tesoa definire le condizioni di un impianto,può assumere connotati diversi secondolo scopo che si intende realizzare;ad esempio, se si vuole stabilire se unimpianto è stato realizzato conformementealla regola dell’arte – come potrebbeessere il caso in cui si ricerchinole responsabilità connesse ad un evento– occorrerà riferirsi alla regola tecnica inuso al momento della sua realizzazione,mentre se si vuole semplicemente stabilirese un impianto è sicuro, occorreconsiderare lo stato dell’impianto percome si presenta all’atto dell’accertamentoe stabilire se sono rispettati determinatiprincipi di sicurezza a prescinderedalla norma vigente all’atto dellarealizzazione dell’impianto; quindi, inquesto caso, la ricerca non è quella dellaconformità normativa, ma della definizionedel livello di sicurezza possedutodall’impianto a prescindere dalla data disua realizzazione.


268Capitolo 8Infine occorre purtroppo rilevare, lapossibilità che si sia chiamati ad intervenirein caso di incidente; in questocaso, in cui il riferimento per le indaginiè spesso la Procura della Repubblica,divengono predominanti due aspetti:l’individuazione delle cause dell’eventoe l’individuazione delle responsabilità.Il modo di procedere vedrà prima l’effettuazionedei controlli necessari perstabilire il grado di sicurezza degli impiantiche ci permetterà di individuarela causa dell’incidente – quindi, e a seguire– si procederà all’individuazionedelle responsabilità attraverso l’esamedella correttezza del comportamentodei soggetti intervenuti sull’impianto(installazione e manutenzione) eseguendouna verifica di congruità rispetto allenorme tecniche che dovevano essere applicate;in questa fase occorre considerarecon attenzione anche il ruolo avutodal conduttore dell’impianto, cui spettail compito di esercitare correttamentelo stesso e fare eseguire le manutenzioniperiodiche. Lo svolgimento di questiatti sarà dettagliato nella parte conclusivadel capitolo.La successione delle norme nel tempoe il sovrapporsi di alcuni campi di applicazionedelle stesse, rende la verificadi conformità normativa veramentecomplessa e riservata solo a coloro chehanno maturato e mantenuto negli anniesperienza e capacità in materia.La conformità normativa si accerta eseguendoverifiche di confronto con lenorme esistenti e l’esito può portaresia a constatare la difformità alla norma,sia a constatare delle condizioni dipericolo.Più facile è stabilire se un impianto inesercizio possiede i requisiti per un sicuroesercizio, perché in questa direzionesono già state pubblicate alcunenorme tecniche a cui si è aggiunto recentementeun nuovo progetto di normaproprio per l’esecuzione di questitipi di controllo.Per completezza occorre ricordare chetale tipo di soluzione, cioè accertare converifica il livello di sicurezza minimo diun impianto, non è una novità nel nostroordinamento perché già con il DPR218/98 e il successivo D.M. 26/11/1998il legislatore prevedeva la possibilità diattestare l’adeguamento degli impiantipreesistenti al marzo 1990 (data di entratain vigore della legge 46/90) attraversol’effettuazione delle prove previste dallanorma tecnica UNI 10738 – attualmentein fase di revisione approfondita – conun progetto ormai alle ultime fasi proceduraliprima della pubblicazione.Il progetto di norma, partendo da questaesperienza, definisce un quadro di riferimentoper l’effettuazione dei controlliche può essere applicato ad impianti diqualsiasi epoca e quindi si presta perfettamenteallo scopo, cioè quello di determinareil livello di sicurezza di qualsiasiimpianto a gas; inoltre prende inconsiderazione l’evoluzione delle normetecniche richiamando le norme UNI10845 relative alla verifica dei sistemi discarico dei fumi e la UNI 11137 relativaall’effettuazione delle prove di tenutadelle tubazioni del gas in esercizio.Sia le norme già pubblicate che il nuovoprogetto di norma individuano tre livellidi sicurezza: impianto idoneo, impiantoidoneo al funzionamento temporaneo,impianto non idoneo; ed è quindi possibileche un impianto che presenta qualcheanomalia possa essere mantenutoin esercizio per il tempo necessario adeffettuare gli interventi di miglioramentodovuti.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas269IdoneoIdoneo al funzionamentotemporaneoNon idoneoLIVELLI DI IDONEITÀ DEGLI IMPIANTI IN ESERCIZIOL’impianto idoneo può continuare ad essere utilizzatosenza necessità di effettuare alcun intervento.Possiede i requisiti per un sicuro funzionamento.L’impianto idoneo al funzionamento temporaneopuò continuare a funzionare solo per il temponecessario ad effettuare gli interventi necessari perripristinare l’idoneità, cioè trenta giorni. L’idoneitàal funzionamento temporaneo può essere limitataa solo alcune parti di impianto o agli apparecchi.I lavori di ripristino dell’idoneità dovranno essereeseguiti nel rispetto delle norme di impiantovigenti.L’impianto non idoneo al funzionamento presentadifetti tali da non poterne permettere il mantenimentoin esercizio. I difetti rilevati comportano unostato di pericolo immediato ovvero sono la sommadi numerose non conformità lievi che singolarmentenon rappresenterebbero motivo di messa fuoriesercizio, ma che presenti contemporaneamenterappresentano una situazione di pericolo.I diversi controlli svolti su di un impiantoa gas possono determinare azioni diversesecondo il tipo di approccio adottatoe secondo gli esiti che ne derivano, escludendole indagini svolte in occasioni diincidenti, per le quali trova applicazioneil CPP; per i due casi rimanenti gli atticonseguenti possono riassumersi schematicamentenella tabella seguente.AZIONE CONSEGUENTE ADOTTABILE IN SEGUITO A VERIFICALivello diEsitoAzione conseguentecontrolloVerifica diConformitàalla NormaNegativo A) Individuazione del responsabile.A1) Applicazione sanzioni ex Legge46/90 o D.M. 37/08.B) Individuazione del soggettoobbligato all’adeguamento.B1) Ordinanza specifica per eliminaresituazioni di pericolo.Verifica inerentela sicurezzadell’impiantoVerifica inerente lasicurezzadell’impiantoNegativoElementiper IdoneitàtemporaneaNegativoElementi perNon idoneitàA) Individuazione del soggettoobbligato all’adeguamento.A1) Ordinanza specifica per eliminaresituazioni di pericolo.A) Individuazione del soggettoobbligato all’adeguamento.A1) Ordinanza contingibile edurgente per la sospensione immediatadell’utilizzo dell’impianto,specifica per eliminare situazionidi pericolo.Individuazione dei soggetticoinvolti• A volte individuare le irregolarità diun impianto può essere più semplicerispetto all’individuazione delle responsabilitàad esse collegate: nellarealizzazione di un impianto e nelsuo mantenimento intervengono infattinumerosi soggetti su cui gravanoprecise responsabilità stabilite siadal normale ordinamento civile e penale,sia dalla legislazione specifica.A seguire si propone una breve analisidelle responsabilità che derivanodall’applicazione della legislazionespecifica di settore e in particolaredal D.M. 22 gennaio 2008 n. 37, dalDPR 26 agosto 1993 n. 412 e ss.mm.ii. e dal D.Lgs 19 agosto 2005 n. 192e ss.mm.ii.• Progettisti: per l’installazione, la trasformazionee l’ampliamento degliimpianti a gas è obbligatorio redigereun progetto da parte di un professionistaiscritto negli albi professionalinel caso di impianti di distribuzione eutilizzazione di gas combustibili conportata termica superiore a 50 kW odotati di canne fumarie collettive ramificate.• Installatori: possono realizzare impiantied eseguire le manutenzionisolo le imprese, iscritte nel registrodelle imprese di cui al DPR 7 dicembre1995, n. 581, o nell’Albo provincialedelle imprese artigiane di cui alla L. 8agosto 1985, n. 443, specificatamenteabilitate per gli impianti di cui alla letteraE del D.M. 37/08. Le imprese hannol’obbligo di realizzare gli impiantisecondo la regola dell’arte, in conformitàalla normativa vigente e sonoresponsabili della corretta esecuzione


270Capitolo 8degli stessi. Gli impianti realizzati inconformità alla vigente normativa ealle norme dell’UNI, del CEI o di altriEnti di normalizzazione appartenentiagli Stati membri dell’Unione europeasi considerano a regola d’arte. Altermine dei lavori, previa effettuazionedelle verifiche previste dalla normativavigente – comprese quelle difunzionalità dell’impianto – l’impresainstallatrice rilascia al committente ladichiarazione di conformità degli impiantirealizzati.• Manutentori: i manutentori che intervengonosugli impianti devono rappresentareimprese abilitate alla manutenzionestraordinaria degli impiantidi cui al D.M. 37/08 per la lettera C(impianti di riscaldamento) ed E (impiantia gas). L’operatore incaricatodel controllo e della manutenzionedegli impianti per la climatizzazioneinvernale ed estiva esegue queste attivitàa regola d’arte, nel rispetto dellanormativa vigente. L’operatore, altermine delle medesime operazioni,ha l’obbligo di redigere e sottoscrivereun rapporto di controllo tecnicoconformemente ai modelli previstidalle norme nazionali o regionali(ove presenti), in relazione alle tipologiee potenzialità dell’impianto, darilasciare al soggetto che ha l’obbligodi fare svolgere la manutenzione eche ne sottoscrive copia per ricevutae presa visione.• Proprietari: il proprietario di una unitàimmobiliare, nel momento in cuicommissiona i lavori di installazione,di trasformazione, di ampliamento edi manutenzione straordinaria degliimpianti, è tenuto ad affidare i lavorisolo ad imprese abilitate ai sensi delD.M. 37/08. Il proprietario dell’impiantodeve adottare le misure necessarieper conservarne le caratteristiche disicurezza previste dalla normativa vigentein materia, tenendo conto delleistruzioni per l’uso e la manutenzionepredisposte dall’impresa installatricedell’impianto e dai fabbricanti delle apparecchiatureinstallate. Il proprietario(o il conduttore, o l’amministratore dicondominio) è responsabile dell’esercizioe della manutenzione degli impiantitermici. Il proprietario che non possiedei requisiti professionali necessariper procedere personalmente, affida leoperazioni di controllo e manutenzionead imprese abilitate alla manutenzionestraordinaria degli impianti di cuialla lettera C ed E di cui al D.M. 37/08.• Occupanti unità Immobiliari: Nel casodi unità immobiliari dotate di impiantitermici individuali la figura dell’occupante,a qualsiasi titolo, dell’unitàimmobiliare stessa subentra per la duratadell’occupazione, alla figura delproprietario, nell’onere di adempiereagli obblighi previsti ai fini dell’esercizioe alla manutenzione dell’impiantotermico ed alle verifiche periodiche.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas271La verifica del professionistaA seguire si intende illustrare un possibilemetodo di verifica per l’esecuzionedella verifica del professionista finalizzataa definire il livello di sicurezza di unimpianto; dal punto di vista metodologicosi è scelto di suddividere tale atto indue momenti distinti: l’esame a vista el’esame strumentale.Condizioni preliminariPer eseguire le verifiche occorre preliminarmenteverificare la sussistenza dialcuni macrorequisiti che, se non rispettati,impediscono la prosecuzione dell’intervento.L’impianto deve trovarsi nelle normalicondizioni di esercizio, ad esempio:• deve essere correttamente collegato atutti gli apparecchi perché si dovrannopoi valutare le condizioni di sicurofunzionamento di ognuno di essi;• l’impianto non deve essere nelle condizionidi palesi e diffuse difformitàalla norma, come ad esempio nel casodi mancanza di sistemi di scarico;• le tubazioni, gli apparecchi e i sistemiciscarico devono essere stabili ecorrettamente fissati.Quando possibile, l’effettuazione delle verifichedeve prevedere l’esame della documentazionedell’impianto; la mancanzadella documentazione non implica l’impossibilitàdi eseguire l’operazione, marende necessario un impegno ulterioredel professionista che deve ricostruirel’andamento dell’impianto (stimato perla parte non visibile), redigere lo schema,determinare le caratteristiche del sistemadi scarico dei fumi e degli apparecchia gas.In condizioni ideali la documentazioneper gli impianti a gas ad uso domestico ècostituita almeno da:1. dichiarazione di conformità (ex legge46/90 ora D.M. 37/08) completa dischema delle opere realizzate relazionetipologica dei materiali e certificatodi possesso dei requisiti professionali;2. progetto dell’impianto gas e dellecanne collettive (quando ne ricade ilcaso);3. libretto di Impianto (DM 17/3/2003);4. allegato G (ex allegato H) relativo alcontrollo e manutenzione impianto.La dichiarazione di conformità può esseresostituita secondo i casi da:1. autodichiarazione del proprietario sel’impianto è antecedente al 15 marzo1990;2. verifica requisiti di sicurezza secondoD.M. 26/11/1998 e UNI 10738;3. dichiarazione di rispondenza D.M.37/08.


272Capitolo 8Esame a vistaTubazioni: l’esame ha lo scopo di accertarel’idoneità dei materiali utilizzati(tubi, raccordi e sistemi di giunzione) ele condizioni di mantenimento delle stesse.Questi elementi, unitamente all’esitopositivo della prova di tenuta (strumentale),permetterà di attestare l’idoneitàdella tubazione. Devono essere esaminatele parti di impianto visibili, mentreper quelle interrate e sottotraccia le condizionidegli stesse possono solamenteessere ipotizzate.TubazioniMa t e r i a l iStandard: i materiali utilizzabili per gliimpianti a gas sono quelli richiamati dallenorme tecniche di installazione pubblicatenel corso degli anni dall’UNI. Possonoessere utilizzati anche materiali prodottisecondo norme tecniche pubblicate daaltri organismi normatori (il DWGW e iGASTEC non sono organismi normatori).Per eseguire questa prova è quindi necessariostabilire o stimare l’epoca di realizzazionedell’impianto e di conseguenzaraffrontare le opere realizzate con le specifichedefinite dalla norma dell’epoca.Particolarmente importante è l’allacciamentodegli apparecchi a gas perché èun elemento critico e fonte di incidenti.Gli apparecchi a gas possono essere collegatiutilizzando tubazioni in acciaio, inrame o con tubazioni flessibili in acciaio.Gli apparecchi di cottura possono esserecollegati anche con tubazioni non metalliche.Idonei temporaneamente• Impianti realizzati con materiali nonprevisti dalle norme tecniche ma inbuono stato e apparentemente idoneiall’uso e con prova di tenuta positiva.• Tubazioni flessibili non metalliche(UNI • 7140) utilizzate per il collegamentodei piani di cottura ad incassose non scaduti e in buono stato dimantenimento.Non idoneiImpianti realizzati con materiali non previstidalle norme tecniche:• non in buono stato;• palesemente inadatti (tubazioni aduso idrico);• prova di tenuta negativa.Attenzione• Per realizzare impianti a regola d’artenon è sufficiente che le tubazioni utilizzatesiano conformi ad una normadi prodotto, ma devono essere anchecitati nella norma di installazione.Tr a c c i a t oStandard: le modalità di posa sono riportatenelle norme di installazione; èfondamentale che eventuali fughe di gasnon possano propagarsi in locali/volumichiusi dove è possibile raggiungere rapidamenteil LIE.Le fughe di gas devono essere convogliabiliall’esterno.Idonei temporaneamenteSono idonee al funzionamento temporaneole tubazioni:• posate nei locali a rischio d’incendio


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas273(box, deposito combustibili, ecc.) senzala protezione;• con giunzioni non saldate in attraversamenticon regolare tubo guaina;• che attraversano locali o vani con unaguaina di materiale non idoneo;• che non hanno ancoraggi adeguati oin numero sufficiente a garantirne lastabilità;• flessibili non metallici di collegamentoagli apparecchi di lunghezza superioreal limite di norma.Non idoneiSono non idonee al funzionamento le tubazioni:• con giunzioni meccaniche o filettatenei locali non aerati o non aerabili(con esclusione del collegamento finaleagli apparecchi);• posate nelle intercapedini dei muriperimetrali o casse vuote senza l’utilizzodel tubo guaina previsto dallenorme d’installazione;• posate nei vani ascensori;• posate in camini, canne fumarie ocondotti di scarico delle immondizie;• posate nei cavedi destinati a servizielettrici o di scarico;• posate nei locali con pavimenti al disotto del piano di campagna per i gascon densità superiore a 0,8 (GPL).AttenzioneLocale areato: Locale dotato di dispositiviche consentono l’areazione permanente.Tali dispositivi possono essere costituiti da:• una o più aperture comunicanti permanentementecon l’esterno, realizzatesu pareti perimetrali, serramentio infissi;• condotti di areazione.Locale areabile: Locale dotato di dispositiviche consentono l’areazione necessaria.Tali dispositivi possono esserecostituiti da generiche aperture apribilie comunicanti direttamente con l’esternoquali porte, finestre, portefinestre,lucernai, ecc. Si definiscono areabilianche i locali di installazione dotati dipiù aperture (porte, finestre, aperturepermanenti) non direttamente comunicanticon l’esterno, ma comunicanticon almeno due locali dotati di apertureapribili e comunicanti direttamente conl’esterno.8.22Ma n t e n i m e n t oStandard: lo stato di mantenimento dellatubazione comporta l’osservazione delleparti visibili delle tubazione, dei raccordie dei sistemi di attraversamento; tutti icomponenti devono permanere in buonostato di conservazione e non devonoessere presenti condizioni che possanorappresentare un pregiudizio per la tenutanel tempo della tubazione.Idonei temporaneamenteSono idonee al funzionamento temporaneole tubazioni:• con materiale di giunzione non idoneo;• flessibili realizzate con materiale nonidoneo;• in cui vi sia assenza di un rubinettod’intercettazione generale e/o primadi ogni apparecchio di utilizzazione (ilrubinetto al contatore o sul deposito


274Capitolo 8di combustibile può essere consideratocome rubinetto generale);• con rubinetti non manovrabili;• con lievi corrosioni;• flessibili non metallicche di collegamentoagli apparecchi (UNI 7140) scadute;Non idoneiLe tubazioni non sono idonee al funzionamentoquando:• sono sottoposte a temperature elevate;• sono sottoposte a sforzi meccanicielevati (flessione, torsione, ecc.);• sono deteriorate (specialmente validoper le tubazioni non metalliche di collegamentoagli apparecchi);• hanno giunzioni con sistemi non previstidalle norme di installazione;• non è presente il tappo di chiusura sulterminale di una diramazione non collegataad un apparecchio.ApparecchiIn s t a l l a z i o n eStandard: occorre esaminare ogni apparecchiocollegato all’impianto: per farequesto è necessario prendere in esame illibretto di installazione, uso e manutenzionedel produttore; per ciò che concernegli apparecchi di riscaldamento e diproduzione di acqua calda centralizzata,anche il libretto di impiantoe i rapportidi controllo ed eventuale manutenzione(allegati H o G secondo le Regioni).Se questi documenti non sono disponibiliè possibile stabilire il tipo e le caratteristichedell’apparecchio esaminandolatarga identificative posta su di esso (dal1996 è obbligatoria la marcatura CE).Per gli apparecchi più vecchi l’unico elementoche può aiutarci è l’osservazionedell’apparecchio e la conformazione delcircuito aria, bruciatore, scarico dei prodottidella combustione.Gli elementi raccolti (tipo, portata termica,dispositivi di sicurezza presenti), unitamenteall’esame delle condizioni presentinei locali adiacenti o direttamentecomunicanti, ci permetteranno quindi distabilire l’idoneità del locale di installazione.Ovviamente, nel caso di installazione diapparecchi all’esterno, le criticità riscontrateavranno un impatto minore sullecondizioni di sicurezza degli occupanti,perché eventuali perdite di gas o di fuminon vedranno interessata la zona di vita.Infine, si ritiene importante sottolineareche gli apparecchi a gas e i relativi sistemidi aspirazione dell’aria comburentee di scarico dei prodotti della combustionenon possono essere installati neilocali a rischio di incendio come le autorimesse.Idonei temporaneamente• Apparecchi di tipo A installati in:- locali ove la somma delle portatetermiche installate è maggiore di15 kW (considerando anche gli apparecchidi cottura);- locali con volume inferiore a 12m 3 ;- locali con volume minore di 1,5m 3 /kW di portata termica.Non idonei• Apparecchi installati in locali a rischiodi incendio (garage, box auto, depositodi materiale combustibile, ecc);• locali in cui sono presenti depositi dibombole di GPL in quantità o con capacitàcomplessiva superiore ai limiticonsentiti.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas275Inoltre.• Apparecchi di tipo A installati in:- locali ad uso bagno o doccia;- camera da letto o monolocali;- locali sprovvisti di aperture di aerazionee ventilazione.• Apparecchi di tipo B installati in:- locali ad uso bagno o doccia;- camere da letto o monolocali;- senza aperture di ventilazione.• Scaldacqua di tipo B installati in localidove non è assicurato il rispetto contemporaneodei seguenti requisiti:- volume maggiore di 1,5 m3/kW diportata termica;- volume totale maggiore di 20 m3;- aperture di ventilazione adeguate.Nel definire l’idoneità dei locali occorreconsiderare anche l’eventuale presenza dipresenti bombole di GPL: in questo casoanche la quantità delle bombole e la lorocapacità concorre a definire l’idoneità dellocale. Nella tabella sottostante sono riportatele configurazioni ammesse.Numero di bidoni installabili in locali chiusiCubatura locale N. max di bobmbole Capacità totale*Fino a 10 m 3 Nessuno 0 kgDa 10 a 20 m 3 1 bombola 15 kgda 20 a 50 m 3 2 bombole 20 kgOltre 50 m 3 2 bombole 30 kg* la capacità complessiva dei bidoni singoli installabiliall’interno di una abitazione non deve comunqueessere superiore a 40 kgSe nei locali sono presenti altri bidoninon collegati all’impianto o alle apparecchiature– anche se vuoti – questi devonoessere immediatamente rimossi e/o restituitial distributore.8.23 - Giunzione inidonea perché in esecuzione brasataanziché a pressare come necessario in relazione al tipodi raccordo presenteMa n t e n i m e n t oStandard: occorre esaminare ogni apparecchiocollegato all’impianto per determinarelo stato di mantenimento dell’apparecchioe dei condotti di aspirazione escarico.In questa fase è importante annotare segli apparecchi sono regolarmente oggettodi manutenzione da parte di impreseabilitate in questo caso è opportuno annotarel’ultimo intervento di manutenzionee verificarne l’esito. Se nel corsodelle operazioni di manutenzione sonostate impartite della raccomandazioni odelle prescrizioni occorre verificare se siè provveduto alla realizzazione dei lavoririchiesti.Idonei temporaneamenteApparecchi con singole deficienze che almomento della verifica non rappresentanoun pericolo per persone, animali ebeni ma che potrebbero divenire tali sepermanessero le condizioni di cattivomantenimento:• non integri (assenza del mantello, conparti smontate);• con il sistema di scarico fumi non solidamentemontato e fissato;


276Capitolo 8• non solidamente fissati alla muratura;• non collegati in modo stabile alla retedi distribuzione del gas;• con segni di degrado strutturale comecorrosioni, surriscaldamento o bruciature;• con presenza di tracce di nerofumo;• con rubinetti non più funzionanti;• con rubinetti di regolazione (apparecchidi cottura) non più funzionanti;• apparecchi di cottura posti in localiaerati e ventilati, con dispositivi disorveglianza fiamma non efficienti.Non idoneiApparecchi con singole o diverse deficienzeche rappresentano un pericoloper le persone gli animali e i beni riconducibilia:• non integri (assenza del mantello, conparti smontate);• con il sistema di scarico fumi non solidamentemontato e fissato;• non solidamente fissati alla muratura;• non collegati in modo stabile alla retedi distribuzione del gas;• con segni di degrado strutturale (corrosioni,surriscaldamento o bruciature);• con presenza di tracce di nerofumo;• con rubinetti non più funzionanti;• con rubinetti di regolazione (apparecchidi cottura) non più funzionanti;• con dispositivi di controllo di sorveglianzadi fiamma non più funzionante.Metodi di prova per gli apparecchi a gasdotati di sorveglianza di fiammaApparecchi a gas dotati di termocoppiaLa funzionalità delle termocoppie si controllacome segue: con la fiamma pilota(se presente) accesa o con il bruciatoreacceso (se non presente la fiamma pilota)si chiude il rubinetto dell’apparecchio:entro 60 secondi dallo spegnimento dellafiamma deve intervenire la valvola diblocco. Se l’apparecchio lo consente, iltentativo di riaccendere l’apparecchioriaprendo il rubinetto generale e accendendomanualmente non deve portarealla riaccensione dell’apparecchio.Apparecchi dotati di un sistema elettronico(ionizzazione di fiamma)Per gli apparecchi a ionizzazione di fiamma,si accende il bruciatore dell’apparecchio,quindi si chiude il rubinetto di intercettazionedel gas a monte dell’apparecchio eil bruciatore si spegne. L’apparecchio (conrubinetto chiuso) effettua automaticamenteil tentativo di riaccensione per 10 s circa,dopo di che si verifica il blocco.8.24 - La presenza di nerofumo sull’apparecchio denotaun riflusso dei prodotti della combustione in ambientee quindi che durante l’esercizio si sono verificate condizionidi pericoloVentilazioneStandard: occorre esaminare per ogniapparecchio collegato all’impianto lecondizioni di ventilazione del locale. Leaperture di ventilazione devono essereispezionate accuratamente smontandole griglie di protezione ed esaminando ilcollegamento interno.La ventilazione può essere di tipo diretto,indiretto attraverso un locale perl’aria comburente, oppure con canalizzazionidedicate.La ventilazione diretta è realizzata con


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas277fori praticati sulle pareti rivolte versol’esterno del locale nel quale sono presentigli apparecchi a gas.La ventilazione indiretta è realizzata attraversoun’apertura rivolta su di un localeadiacente nel quale, a sua volta, è presenteuna apertura di ventilazione rivoltaverso l’esterno; i condotti di ventilazionesono opere espressamente realizzate eprogettate destinate a collegare direttamentel’esterno con il locale di installazione.La ventilazione indiretta è generalmenteammessa purché i locali per l’aria comburentenon siano:• adibiti ad autorimessa o locali con pericolod’incendio;• adibiti a camere da letto;• già adibiti ad installazione di altri apparecchiche possano mettere in depressioneil locale.Idonei temporaneamente• Aperture di ventilazione correttamentedimensionate e posizionate ma conostruzioni;• apparecchi di tipo A: assenza dell’aperturadi ventilazione con sezione di almeno100 cm 2 , ma presenza di aperturadi aerazione;• apparecchi di Cottura: apertura di ventilazioneinferiore a 100 cm2, op pure,nel caso di apparecchi di cottura concontrollo fiamma aventi potenzia litàfino a 11,6 kW senza l’apertura di ventilazionese il locale ha un volume minore20 m3 o non è dotato di porte o finestreapribili ver so l’esterno, o mancaun sistema si scarico dei prodotti dellacombustione (cappa o elettroventilatore,o nel locale sono presenti altri apparecchidi tipo «A» o «B»;• apparecchi di tipo B: aperture di ventilazionecon sezione minore di 5,16cm 2 /kW, o minore di 100 cm 2 complessivi,ma in presenza di valori di tiraggiosuperiori a 3 Pa.Non idonei• Aperture di ventilazione assenti;• apparecchi di tipo B: aperture di ventilazionecon sezione minore del limite(5,16 cm 2 /kW o 100 cm 2 complessivi)e valore del tiraggio minore di 3Pa ocon valore di tiraggio non rilevabile.• aperture di ventilazione correttamentedimensionate ma con valore di tiraggioinferiore a 1 Pa o con valore ditiraggio non rilevabile;• aperture di ventilazione dedicate adapparecchi alimentati a GPL non posizionatenella parte bassa delle paretiesterne;• apparecchi di tipo C con condotto diaspirazione ostruito.Attenzione• La corretta esecuzione delle aperturedi ventilazione influenza direttamenteil funzionamento del sistema discarico dei fumi: pertanto la valutazionedell’impianto deve essere fattacontestualmente alla determinazionedel valore di tiraggio.• Quando all’interno dell’unità immobiliaresono presenti sistemi (caminettia legna, stufe o elettroaspiratori) ingrado di perturbare il funzionamentodei sistemi di scarico dei fumi degliapparecchi di Tipo B, deve essere accuratamenteanalizzato il funzionamentodegli apparecchi eseguendospecifiche prove di riflusso e misuredel tiraggio che deve risultare maggioredi 3 Pa nelle condizioni di eserciziopiù gravose. Le aperture di ventilazionedevono essere dimensionatecorrettamente.


278Capitolo 8Nella tabella sottostante è rappresentata lacorrelazione tra i valori di tiraggio rilevabilie le dimensioni delle aperture di ventilazionededicate agli apparecchi di tipo B.VentilazioneTiraggioAssente 3 Pa* non idoneo temp. idoneo idoneo* In questo caso l’idoneità al funzionamento è subordinataalle verifiche previste al punto B.2.1.3. della normaUNI 108458.25 - Apertura di ventilazione in condizioni critiche siaper la realizzazione, sia per le condizioni di mantenimentoAr e a z i o n eStandard: ricordando che lo scopo diquesta trattazione è quello di accertarela sussistenza dei requisiti di sicurezzache permettono ad un impianto a gas difunzionare senza mettere in pericolo glioccupanti, si precisa che solo gli apparecchidi cottura e gli apparecchi di tipo Ahanno la necessità di sistemi di aerazionee quindi solo questi apparecchi devonoessere considerati per la verifica dei requisitidi aerazione. I locali di installazionedegli apparecchi di cottura e di tipo Adevono essere dotati di sistemi di ventilazionee sistemi di aerazione. Nel casodegli apparecchi di cottura alimentati agas metano le aperture di ventilazioneed aerazione possono essere coincidentie poste nella parte alta del locale: in questicasi la singola apertura deve avere unasezione non minore di 200 cm 2 . Nel casodegli apparecchi di cottura alimentatia GPL deve comunque essere presenteun’apertura nella parte bassa del locale eun’apertura nella parte alta.Non idoneiApparecchi di cottura:• assenza di qualsiasi sistema di aerazioneche può essere costituito da:- cappa con scarico all’esterno;- apertura diretta all’esterno aventesezione minima di 100 cm 2 ;- elettroaspiratore con scarico versol’esterno;• aperture di aerazione ostruite o sottodimensionate.Apparecchio di tipo A:• assenza di aperture di aerazione;• aperture di aerazione ostruite, sottodimensionateo non poste nella partealta del locale.Sistemi di scarico dei prodottidella combustioneSc a r ic o P.D.C.Standard: il sistema di scarico dei prodottidella combustione è la parte di impiantoche attualmente appare più critica aifini della sicurezza ed è quella a cui sonoimputabili buona parte degli incidenti.Gli apparecchi di Tipo B sono quelli piùcritici perché un difetto di tiraggio o unriflusso di fumo mette direttamente a ri-


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas279schio la sicurezza degli occupanti perchéla camera di combustione e il sistemadi scarico comunicano direttamente conl’ambiente di installazione.Un sistema di scarico è considerato idoneoall’utilizzo quando:• c’è compatibilità tra apparecchio e sistemadi scarico;• esiste un adeguato afflusso di ariacomburente (ventilazione);• non esiste riflusso dei prodotti dellacombustione verso l’interno (prove everifica strumentale);• l’evacuazione dei fumi è corretta (verificastrumentale).La verifica dei requisiti di sicurezza è abbastanzacomplessa, sia perché occorremettere in relazione diversi fattori (ventilazionee tiraggio), sia perché inevitabilmenteoccorre procedere con l’utilizzo distrumentazioni specifiche.Idonei temporaneamente• Distanza degli scarichi inferiore ai limitiNon idonei• Presenza di serrande sui condotti discarico degli apparecchi di tipo B;• presenza di sistemi meccanici di aspirazionenon previsti dal costruttoredell’apparecchio;• distanza degli scarichi inferiori ai limiti.Distanze di sicurezzatra il terminale discarico a parete e leaperture adiacentiApparecchida 4 a 7 kW(mm)Apparecchida 7 a 16kW (mm)Apparecchida 16 a 35kW (mm)Tiraggio** N F N F N FSotto la finestra 1000 300 1500 500 2500 600Da finestra adiacente 400 400 400 400 400 400Sotto apertura di areazione/ ventilazioneDa apertura di areazione/ ventilazioneadiacenteDa superficie frontaleprospicente con aperturaposta entro 3 m.1000* 300 1500 500 2500 600600 600 600 600 600 6001200 2500 1500 2800 2500 3000* 400 per apparecchi di riscaldamento posti sotto lafinestra** N= naturale, F=forzatoCompatibilitàStandard: In base al tipo di apparecchioinstallato è possibile utilizzare un numerolimitato di soluzioni ugualmente sicureper scaricare i prodotti della combustione:tali soluzioni sono riportate nellatabella sottostante.Sistema discaricoDirettoall’esterno*CaminosingoloCondottointubatoCannacollettivaCanna collettivaramificataApparecchioB Naturale Si Si Si No SiB Forzato Si Si Si No NoC Naturale Si Si Si No NoC Forzato Si Si Si Si No* Il DPR 412/93 e ss.mm.ii. vieta lo scarico direttoall’esterno (a parete) per le nuove installazioni di impiantitermici ivi comprese le ristrutturazioni di impiantitermici8.26 - Posizionamento scorretto di un terminale discarico a parete posto a distanza non corretta rispettola finestra adiacenteAssenza r iflussoStandard: l’assenza di riflusso dei prodottidella combustione nell’ambiente inter-


280Capitolo 8no dell’abitazione prevede sia l’esecuzionedi esami a vista, sia l’effettuazione diprove ad impianto in esercizio e l’utilizzodi strumenti e attrezzature. Nella presentesezione sono riportate unicamente leindicazioni per effettuare l’esame a vista,mentre nelle parti dedicate alle prove ealle misure strumentali sono riportate leindicazioni complementari.Occorre esaminare tutti i componenti delsistema di scarico dei fumi posti a vista,dal collegamento dell’apparecchio ai condottidi scarico fino allo sbocco dei fumiall’esterno dell’abitazione.Non devono essere presenti evidenti segnidi degrado (crepe, fessurazioni, segnidi surriscaldamento o invecchiamentodei materiali) che possano essere indicedi un non corretto funzionamento del sistema;il sistema deve essere conformatoin modo da favorire il corretto deflussodei fumi.Disposizioni specifiche per i sistemi asservitiagli apparecchi di Tipo B a tiraggionaturalePer gli apparecchi di Tipo B a tiraggionaturale ha particolare importanza laconformazione dei canali da fumo che,se mal realizzati, introducono delle resistenzenel circuito che impediscono loscarico dei prodotti della combustione.È per questo motivo che il controllo a vistadi questi canali riveste una notevoleimportanza per la sicurezza.I canali da fumo:1. devono avviare i prodotti della combustionein maniera ascendente versol’imbocco del camino. Si ritiene opportunoche il canale collegato al generatoreo all’interruttore di tiraggiopresenti un primo tratto verticale altoalmeno due volte il diametro del tuboe successivamente una pendenza minimaverso l’imbocco del camino dialmeno il 3%;2. devono ricevere lo scarico dei prodottidella combustione di un soloapparecchio (è consentito collegaredue apparecchi allo stesso camino ocondotto intubato, ma in questo casooccorre che siano rispettate tutte lecondizioni definite dalla norma UNICIG 7129);3. lungo tutto il percorso del canale dafumo non devono essere installateserrande o altri dispositivi di chiusura;4. devono avere per tutta la lunghezzauna sezione non minore di quelladell’attacco all’apparecchio. Se il camino,canna fumaria, condotto intubatoha l’imbocco con diametro minore delcanale da fumo, il collegamento deveessere eseguito utilizzando un appositoraccordo conico.Idonei temporaneamente• Sistemi di scarico dei fumi realizzaticon materiali e componenti non previstidalle norme, ma che all’atto dellaverifica appaiono funzionali e adattiall’uso;• presenza di segni di riflusso dei prodottidella combustione in apparecchi postiall’esterno (fuori dalle abitazioni);• sistemi di scarico dei fumi per apparecchidi tipo B a tiraggio naturale chea fronte di assenza di segni di riflussodei prodotti della combustione e valoridi tiraggio corretti non possiedono irequisiti morfologici specifici;• sistemi di scarico asserviti ad apparecchicon ventilatore nel circuito dicombustione (tiraggio forzato) realizzaticon elementi corrugati o flessibiliper i quali sono verificate le caratteristichedelle aperture di ventilazione, i


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas281valori di tiraggio e di assenza di riflussodei p.d.c. in ambiente.Non idonei• Sistemi di scarico asserviti ad apparecchicon ventilatore nel circuito dicombustione (tiraggio forzato) realizzaticon elementi corrugati o flessibiliper i quali non sono verificate le caratteristichedelle aperture di ventilazione,i valori di tiraggio e di assenza diriflusso dei p.d.c. in ambiente.• Condotti di scarico non raccordati• Condotti di scarico non accordati inmodo stabile• Condotti di scarico corrosi o bruciati• Condotti di scarico con guarnizionibruciate o con segni di perdite difumo• Fessurazione dei muri in cui transitanocamini e canne fumarie.8.27 - Condotti flessibili corrugati non idonei per statodi mantenimento e conformazione


282Capitolo 8Prove ed esami strumentaliSe pensiamo ai pericoli derivanti dall’utilizzodel gas combustibile, immediatamenteci vengono in mente le scene degliincidenti che spesso i mezzi di comunicazioneci propongono. Buona parte diqueste tragiche situazioni, che vedonospesso delle vittime, non sarebbero accadutese gli impianti fossero stati oggettodi una verifica accurata o almeno di unaprova di tenuta.La prova di tenuta ha lo scopo di determinarese un impianto in esercizio, cioècon il gas dentro alle tubazioni, può funzionarein sicurezza, perché il valore dellaperdita di gas, rilevato con una misurastrumentale, è tale da consentirne l’uso.Per eseguire la prova di tenuta delle tubazionedel gas in esercizio occorre seguirele indicazioni riportate nella norma UNI11137-1: questa norma è attualmente8.28 - Resti di una casa devastata da uno scoppiopienamente applicabile per le tubazioniveicolanti gas metano appartenenti adimpianti ad uso domestico e similare e abreve verrà pubblicata anche la parte secondaper le tubazioni veicolanti GPL.La norma prevede tre diversi livelli di perditacui sono associati tre differenti tipidi esito di verifica.Fino a 1 dm 3 /hDa 1 a 5 dm 3 /hOltre 5 dm 3 /hLIMITI DI PERDITE ED ESITO DELLA VERIFICAImpianto idoneo al funzionamento.Impianto idoneo al funzionamento temporaneo: leperdite devono essere individuate e rimosse entro30gg. La prova di tenuta deve essere rieseguita altermine dei lavori di ripristino.L’impianto non è idoneo: deve essere immediatamenteposto fuori esercizio (chiudere il gas).Devono essere eseguiti i lavori di ripristino dellatenuta. La prova di tenuta deve essere rieseguita altermine dei lavori di ripristino.Gli impianti a gas delle centrali termiche odelle altre applicazioni che non ricadononel campo di applicazione della UNI 7129non possono essere provati con questanorma, pertanto per questi impianti èsempre richiesta la tenuta assoluta.È possibile utilizzare quattro diversimodi di prova: i primi due hanno unamodalità di esecuzione più semplice masono limitati in un caso alla disponibilitàdi un contatore del gas con una sensibilità0,1dm 3 /h e nell’altro caso dal fatto cheil volume interno dell’impianto non siamaggiore di 25 dm 3 (volume interno delcontatore compreso).I rimanenti metodi ci consentono di eseguirela prova su impianti con qualsiasivolumetria i metodi previsti sono due, ilprimo prevede l’utilizzo di contatori volumetricidi tipo elettronico e il secondol’utilizzo di manometri e accessori di più


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas283semplice utilizzo e, particolare non secondario,di costo meno elevato; pertantoproseguiamo la trattazione illustrandosolo questo ultimo metodo definito dallanorma come: «Verifica dei requisiti di tenutacon metodo indiretto».Il metodo richiede l’utilizzo di un manometroavente la sensibilità di 10 Pa, conquesto strumento devono essere rilevatele perdite di pressione che si verificanonell’unità di tempo. L’esecuzione dellaprova richiede di calcolare preliminarmenteil volume interno della tubazionee di trasformare i valori di perdite dipressione rilevati sul campo in valori diperdite in litri/ora in condizioni di riferimento.È possibile eseguire la prova di tenutasia con gas alla pressione di rete, sia conaria, ma come detto, per rendere i risultaticomparabili occorre fare riferimentoalle pressioni standard di esecuzione delleprove che sono 2200 Pa per le provecon gas (metano) e 5000 Pa per le provecon aria; quando la pressione all’internodella rete è minore di quella di riferimentooccorrerà calcolare il valore di perditaequivalente nelle condizioni di riferimento;in modo analogo, nell’effettuazionedelle prove di tenuta con aria occorreràconsiderare la maggiore densità di questofluido rispetto a quella del gas.L’esecuzione delle prove di tenuta congas viene eseguita secondo le seguentimodalità:a) aprire porte e finestre e assicurare ilricambio d’aria. Chiudere i rubinettidi intercettazione posti a monte degliapparecchi di utilizzazione;b) accertarsi che eventuali altri rubinettiinterne a valle del gruppo di misura,siano in posizione di aperto;c) chiudere provvisoriamente il rubinettodi intercettazione generale posto:- a monte del contatore, qualora lostesso sia compreso nella prova,- immediatamente a valle del contatore,qualora esso sia escluso dallaprova;d) collegare il manometro ad un puntodi connessione accessibile dell’impianto.Possono essere utilizzate leprese di pressione di un qualsiasi apparecchioo, se esistente, il rubinettoporta gomma dell’apparecchio dicottura;e) riaprire il rubinetto, posto a montedel punto di connessione, e il dispositivodi intercettazione di cui alpunto c), immettere gas combustibilenell’impianto fino a che sia raggiuntae stabilizzata la pressione di esercizioed annotare il valore di pressione misurato;f) intercettare nuovamente l’immissionedel fluido gassoso mediante chiusuradel dispositivo di intercettazione dicui al punto c);g) attendere per un periodo di temposufficiente ad ottenere la stabilizzazionedella pressione, neutralizzandogli effetti termici sul volume digas e annotare il valore di pressionemisurato;h) determinare l’eventuale caduta dipressione riscontrata nell’arco di 1minuto;i) determinare con precisione il volumedell’impianto interno calcolando ilcontenuto in litri dell’impianto;j) accertare, mediante il procedimentodi calcolo l’entità della perdita;k) in caso di esito positivo della prova,cioè se non si rilevano perdite, verificarel’efficienza del rubinetto di intercettazioneal contatore affinché unsuo trafilamento non abbia provocatoaumenti di pressione durante la prova;


284Capitolo 8l) scollegare lo strumento, chiudere atenuta il punto di prelievo pressionee riassemblare le parti eventualmentesmontate;m) riaprire i rubinetti a monte degli apparecchied accertarsi della tenutadelle parti riassemblate mediante idoneiprodotti non aggressivi (per esempioliquidi tensioattivi) o con appositostrumento.a8.29 - Successione delle operazioni sull’impiantobCome si può notare, il metodo ha unasua complessità intrinseca, che derivasia dall’esecuzione manuale delle operazioni,sia dall’effettuazione di una seriedi calcoli che può facilmente portare aderrori. All’atto pratico chi esegue questogenere di prove utilizza strumenti dedicatiche integrano in un unico apparecchiosia la parte di rilievo della pressione,sia la parte software necessaria per eseguirei calcoli.Qualsiasi strumento si decida di utilizzare,normale o dedicato è comunque importanterispettare gli intervalli di manutenzionee taratura definiti dal costruttore.Per ogni ulteriore approfondimento si rimandaalla UNI 11137.cefdSistema di evacuazione dei prodottidella combustioneAssenza d i r iflusso e co r re t t ae v a c u a z i o n e d e i P.D.C.Standard: l’assenza di riflusso dei prodottidella combustione deve essere verificatain modo diverso per apparecchi diTipo B e per quelli di Tipo C, mentre lamisura del tiraggio effettivo del sistemadeve essere svolta solo in presenza di apparecchidi Tipo B.Per effettuare le prove e le misure, la normadi riferimento è costituita dalla UNI10845; questa norma prevede due livellidi verifiche differenti cui corrispondonodue livelli prestazionali molto diversi. Ilprimo livello è quello della funzionalità, ilsecondo livello è quello dell’idoneità. Unsistema di scarico dei fumi è funzionalequando assolve al suo scopo in modo sicuro.Un sistema idoneo possiede requisitidi funzionalità, strutturali e di tenutaequivalenti ad un sistema nuovo.Essendo le verifiche mirate a definire irequisiti di sicurezza degli impianti a gasviene considerato solo il primo livello direquisiti, cioè la funzionalità; nel caso incui sia necessario un intervento di maggioredettaglio su di un sistema di scaricodei prodotti della combustione, occorreràapplicare la UNI 10845 ed eseguire laverifica di idoneità.Un sistema è definito funzionale se:• ha un adeguato afflusso di aria comburente(esame a vista-ventilazione);• ha una corretta evacuazione dei prodottidella combustione (prove e misure);• non ha riflusso dei prodotti della combustionenell’ambiente interno (esamea vista, prove e misure).Occorre inoltre precisare che la verifica


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas285di funzionalità effettuata con il metodoprevisto dalla UNI 10845 dei sistemi asservitiagli apparecchi di Tipo B è eseguitain modo diverso secondo il tipo di generatoreinstallato (a tiraggio naturale oforzato), del tipo di sistema di scarico deifumi (camino singolo o canna collettivaramificata), del fatto che la verifica vengaeseguita a sé stante, o durante la verificadi idoneità.Verifica d e l l ’efficienza d e i c a m i n is i n g o l icollegati a d a p p a r e c c h i d i t i p o BQuesta prima parte della verifica dell’efficienzadei dispositivi di evacuazione deiprodotti della combustione è comuneper tutti gli apparecchi di Tipo B e devesempre essere eseguita prima di qualsiasialtra prova.La successione delle operazioni è la seguente:1. chiudere porte e finestre dell’unitàimmobiliare in cui è installato l’apparecchio;2. chiudere a tenuta eventuali camini ocondotti di scarico aperti e non utilizzatipresenti nel locale di installazione;3. accendere l’apparecchio alla portatatermica effettiva di funzionamentoper un periodo sufficiente a svolgeretutte le rimanenti prove e comunquetale da assicurare che tutto il sistemadi scarico ha raggiunto le condizionidi normale funzionamento;4. accendere gli eventuali apparecchi acamera di combustione aperta o caminettipresenti nel locale di installazioneo nei locali eventualmente comunicanti;5. Accendere gli eventuali elettroaspiratorii,le cappe aspiranti elettriche ogli altri dispositivi che, se in funzione,possono influenzare il funzionamentodell’apparecchio.Dopo almeno 10 minuti di funzionamentodell’apparecchio nelle condizioni diprova riportate sopra bisogna eseguirei seguenti controlli:1. eseguire un controllo visivo della caratteristicadi combustione, la fiammadeve essere regolare per colore e conformazione;2. accertare l’assenza di riflusso dei prodottidella combustione nell’ambiente.A questo scopo possono essere utilizzatialcuni semplici attrezzi comeuno specchio o una lamina metallicalucida che, dopo essere stati opportunamenteraffreddati, sono fatti scorrerelungo il bordo dell’interruttore ditiraggio. Se si forma un alone di condensasulla superficie dello specchio,è in atto un ritorno dei prodotti dellacombustione. Da alcuni anni esistonosul mercato degli strumenti elettroniciin grado di svolgere questa funzione:sono costituiti da un sensore di temperaturaposto su una piccola piastracollegata ad una prolunga snodabileche trasmette i dati ad una piccolaunità di visualizzazione. Il principiodi funzionamento è basato sulla maggioretemperatura degli eventuali prodottidella combustione che ritornanonell’ambiente;3. se il sistema è collegato ad un generatoredi Tipo B a tiraggio naturale,oltre alle prove precedenti occorreaccertare la corretta evacuazione deiprodotti della combustione attraversola verifica del tiraggio effettivoesistente tra la sezione di uscita deiprodotti della combustione dall’apparecchioed il locale di installazione.Per la verifica di un sistema costituitoda un unico camino, al quale sono contemporaneamentecollegati due apparecchidi Tipo B a tiraggio naturale (non è


286Capitolo 8possibile collegare apparecchi di Tipo Ba tiraggio forzato), occorre un controllopreliminare per accertare se il sistemapossiede i requisiti morfologici prescrittidalla norma UNI 7129, quindi si procedead eseguire le seguenti operazioni:1. accendere solo l’apparecchio di portatatermica minore alla portata effettivadi funzionamento ed eseguire tuttele prove previste per i camini singolicollegati ad apparecchi a tiraggio naturale;2. accendere gli apparecchi alla portataeffettiva di funzionamento ed eseguiretutte le prove previste per i caminisingoli collegati ad apparecchi a tiraggionaturale, su ambedue gli apparecchi.In questo modo è verificato il funzionamentoin condizioni limite, cioè la minimaportata termica (minore volume difumi) in un sistema dimensionato peruna portata maggiore e la massima portatatermica (maggiore volume di fumi) allimite del dimensionamento del sistema.Verifica della f u n z i o n a l i t à delle c a n n ef u m a r i e co l l e t t i ve ramificateLe canne fumarie collettive ramificate(CCR) sono sistemi di scarico dei prodottidella combustione largamente diffusinell’edilizia di qualche anno fa; l’esperienzaporta a poter affermare che solouna parte di queste canne è realizzate nelrispetto della regola dell’arte e sono ancorameno quelle che garantiscono il correttofunzionamento in ogni condizionedi funzionamento.Le CCR possono essere collegate solo adapparecchi di Tipo B a tiraggio naturale:sono più critiche dei normali camini perchémettono in comunicazione i diversiambienti in cui sono installati gli apparecchisui diversi piani dell’edificio e amplificanol’effetto del possibile malfunzionamentodel sistema.La modalità esecutiva per eseguire la verificadi funzionalità è la stessa previstaper i camini singoli collegati ad apparecchidi Tipo B a tiraggio naturale e prevede,dopo avere realizzato le condizioni diesercizio richieste, di eseguire le operazionipreviste per gli apparecchi descrittiin precedenza.Se l’esame delle condizioni di eserciziodell’impianto o se i valori riscontrati appaiononon chiaramente interpretabili sirende necessario approfondire la verificaandando ad esaminare tutti gli apparecchicollegati alla stessa CCR.In questo caso il modo di esecuzione dellaverifica è diverso rispetto a quello giàdescritto, perché si parte dal presuppostoche il sistema non funziona correttamenteed è quindi necessario accertarese sussistono tutti i requisiti necessari; inaltre parole è necessario eseguire la verificadi idoneità.In questi casi, che rappresentano lamaggioranza delle situazioni, la verificadell’efficienza della canna fumaria collettivaramificata deve essere eseguita simulandouna serie di situazioni di eserciziodiverse, rappresentative delle condizionilimite in cui il sistema può venirsi a trovare.Nello svolgimento della verifica si distinguonole seguenti fasi::1. accendere, partendo dal basso, soltantol’ultimo apparecchio che si immettenel collettore, alla portata termicaeffettiva di funzionamento e per unperiodo di tempo non inferiore a 10minuti (il sistema deve raggiungerela temperatura di regime). Eseguirele prove di funzionalità per l’apparecchio;2. dopo circa dieci minuti dallo spegni-


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas287mento dell’ultimo apparecchio, accendere,per un periodo di almeno 10minuti, il primo apparecchio che si immettenel collettore. Eseguire le provedi funzionalità per l’apparecchio;3. dopo circa dieci minuti dallo spegnimentodel primo apparecchio, accenderee fare funzionare per l’interoperiodo di tempo necessario all’esecuzionedelle prove tutti gli apparecchicollegati alla canna fumaria.Eseguire in ogni piano le prove di funzionalitàdi tutti gli apparecchi.Precisazioni sulla verifica d e l c o r r e t t otiraggioPer comprendere l’importanza di questaverifica occorre ricordare quale è lo scopodel camino: cioè quello di trasferire ifumi prodotti dalla combustione al tettoo, meglio, ad un altezza tale che possanofacilmente disperdersi in atmosfera senzacausare danni o fastidio.Tutti abbiamo visto il fumo di un fuocosalire verso l’alto; questo fenomeno è dovutoal fatto che è più caldo (meno densoe più leggero) dell’aria circostante e quinditende naturalmente a salire.Quanto maggiore è la differenza di temperaturatra l’aria esterna e il fumo, tantomaggiore è la forza e la velocità conla quale il fumo sale verso l’alto: questaforza è detta tiraggio ed è proporzionalealla differenza di peso tra la colonna difumi caldi che si trovano all’interno delcamino e il peso di un’analoga colonna diaria esterna.È grazia al tiraggio che l’aria (l’ossigenoche è nell’aria) necessaria alla combustioneè richiamata all’interno dell’abitazioneattraverso la presa dell’aria, poi entranel generatore e nella camera di combustione,qui si miscela con il combustibileed avviene la combustione; ed a questopunto il fumo risale il canale da fumo edil camino fino a sfociare all’esterno attraversoil comignolo.Il valore del tiraggio influenza in mododeterminante la sicurezza delle personee il corretto funzionamento del sistema(si dice che il tiraggio è il motore del sistema):se il tiraggio non è corretto l’arianecessaria alla combustione non è richiamataall’interno dell’apparecchio e lacombustione avviene in difetto di ossigenodando l’avvio alla formazione del micidialeossido di carbonio; inoltre i fumiche non risalgono con sufficiente energiail camino possono rimanere all’internodelle abitazioni aggravando le condizionidi pericolo.L’accertamento della corretta evacuazionedei prodotti della combustione, nei sistemicollegati agli apparecchi di Tipo Ba tiraggio naturale, prevede la verifica deltiraggio effettivo esistente tra la sezionedi uscita dei fumi dall’apparecchio ed illocale di installazione.La verifica di corretto tiraggio consistenel comparare il valore misurato del tiraggiodel sistema nelle sue effettive condizionidi funzionamento con il valore ditiraggio minimo ammesso in corrispondenzadelle stesse condizioni di funzionamento.La UNI 10845 prevede valorilimite di tiraggio per un funzionamentosicuro: più grande è il tiraggio effettivorispetto a quello minimo ammesso, maggioreè la sicurezza.La norma prevede la possibilità di utilizzaredue metodi di misura in modo integrato:è prevista sia una misurazionedi tipo diretto del tiraggio con appositomanometro, sia una misurazione indirettaattraverso la rilevazione del valore diCO 2nei fumi secchi comparato con il valoredel CO 2lim previsto dal produttoredell’apparecchio.


288Capitolo 8Occorre tuttavia precisare che i valori riscontratisono indicativi delle condizionidi funzionamento del sistema nel momentoin cui si eseguono le misurazionie sono complementari al giudizio complessivodell’operatore sull’adeguatezzadella funzionalità del sistema che nascedall’esame a vista delle condizioni complessivedi installazione.Il valore misurato del tiraggio effettivodipende dal concorso di vari fattori variabilinel tempo quali:• l’accuratezza della misurazione;• la precisione e la taratura dellostrumento;• la temperatura esterna;• la presenza di vento;• il funzionamento del sistema incondizioni di regime imperfetto.3. nel punto indicato dal costruttore dell’apparecchioper la misura del rendimentodi combustione;4. nel punto già predisposto per la misuradel rendimento di combustionesul canale da fumo se è già presente ilforo previsto per la misura del rendimentodi combustione (conforme allaUNI 10389);5. in un punto prossimo all’interruttoredi tiraggio a discrezione dell’operatore,se il canale da fumo che collegal’apparecchio e il camino (o cannafumaria) non presenta il tratto rettilineoa valle dell’interruttore di tiraggioadeguato e non consente il rispettodelle distanze sopra indicate.Mi s u r a d i re t t a d e l tiraggio e f fe t t i voIl metodo prevede la misura diretta deltiraggio effettivo che esiste tra la sezionedi uscita dei prodotti della combustionea valle dell’interruttore di tiraggio di unapparecchio di tipo B a tiraggio naturalee il locale di installazione dell’apparecchiostesso.Il professionista deve realizzare le condizionidi funzionamento previste per laverifica dei camini, quindi eseguire la misuradel tiraggio utilizzando un appositostrumento.Il foro attraverso cui eseguire la misuradeve essere posto:1. ad una distanza dalla sezione di uscitadell’apparecchio pari a due volte ildiametro interno del canale da fumo;2. ad una distanza dalla fine della primacurva pari a un diametro interno delcondotto, se il canale da fumo nonpresenta un tratto rettilineo di lunghezzaadeguata a valle dell’interruttoredi tiraggio;8.29 - Collocazione del punto di prelievo per i generatoridi tipo «B»L’inserimento della sonda in posizionediversa da quella dei due diametri a valledell’interruttore di tiraggio è comunquesconsigliata, perché in posizioni diverseè maggiore la possibilità di eseguire misurenon corrette e di rilevare valori chepossono essere influenzati dai moti turbolentidei fumi all’interno dei condotti.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas289Al termine della misurazione, il professionistadeve chiudere stabilmente il foro egarantire la tenuta del condotto di evacuazionedei prodotti della combustionedurante il normale funzionamentodell’apparecchio.Contestualmente alla misurazione del tiraggio,deve essere registrata la temperaturaesterna e la portata termica effettivadi funzionamento dell’apparecchio, chedeve essere compresa tra i valori di portatatermica nominale (Qn) e, nel caso diapparecchio a portata termica variabile edi portata termica nominale ridotta (Qr),dichiarati dal costruttore e riportati nellibretto di uso e manutenzione.La UNI 10845 specifica che, in corrispondenzadi un tiraggio effettivo intorno alvalore di 1 Pa, è probabile che i prodottidella combustione defluiscano o comincinoa defluire all’interno del locale diinstallazione dell’apparecchio: pertantoviene proposta una scala di valori dausare come riferimento che sono riportatinella tabella seguente.Tiraggio effettivomisurato< 1 Pa> 1 Pa e < di 3 Pa> 3 PaVALORI DI RIFERIMENTO DEL TIRAGGIOEffettoNon è garantita la corretta evacuazione deiprodotti della combustioneNon è garantita la corretta evacuazione deiprodotti della combustione, eseguire uncontrollo incrociato del tiraggio , utilizzandola metodologia della misurazione indirettaLa condizione di funzionamento dovrebbeessere sufficientemente lontana dallecondizioni di potenziale riflussoQuando il valore del tiraggio misurato èinferiore a 3Pa è opportuno integrare laverifica strumentale andando ad eseguirela misura del CO 2presente nei fumi.Misurazione i n d i re t t a d e l tiraggioe f fe t t i voIl metodo proposto nell’appendice dellaNorma si basa sull’esistenza di una correlazionetra i valori di anidride carbonica(CO 2) nei fumi secchi prodotti dall’apparecchiodi tipo B a tiraggio naturale e misuratiimmediatamente a valle dell’interruttoredi tiraggio dell’apparecchio, i valori di tiraggioeffettivo, e di tiraggio minimo ammessoesistenti tra la sezione di uscita deiprodotti della combustione dall’apparecchioe il locale di installazione.Il professionista deve realizzare le condizionidi funzionamento previste per laverifica dei camini e quindi, utilizzandol’apposita strumentazione deve:1. misurare la temperatura dell’ambienteesterno te;2. identificare il gas di alimentazionedell’apparecchio (Gas naturale, GPL,miscele di GPL - aria, ecc.);3. misurare la portata termica effettiva difunzionamento Qc dell’apparecchio;4. misurare la concentrazione percentualedi ossigeno o, in alternativa, dianidride carbonica nei fumi secchi,a valle dell’interruttore di tiraggiodell’apparecchio.Il prelievo dei prodotti della combustionedeve essere eseguito nel modo indicatoper la misurazione del tiraggio effettivomediante il metodo diretto.La condizione di funzionamento del sistemain esercizio è lontana dalla condizionecritica di potenziale riflusso deiprodotti della combustione quando, nellocale di installazione dell’apparecchioosservato, sono soddisfatte, a secondadel gas di alimentazione in esercizio, larelazione 1 o la relazione 2 di seguito riportate:Gas naturale (Metano)CO F 273 + t2 Mis S293Qe c( ) ( CO*≤)rel. 1Qn2 Lim


290Capitolo 8GPLCO F 273 + t2 Mis S293e c( ) ( CO*≤ 1168 .)rel. 2QQn2 Limdove :• (CO ) è il valore di CO , a valle dell’interruttoredi tiraggio, dichiarato dal2 Lim 2costruttore (misure effettuate in laboratoriocon apparecchio alimentatocon gas naturale e funzionante allaportata termica nominale massimaQ n); a questo valore corrisponde, convenzionalmente,il tiraggio minimoammesso nelle condizioni operativedi esercizio;• Fs è un fattore di sicurezza, indipendentedal gas di alimentazione e dallaportata termica di funzionamentodell’apparecchio, che si assume paria 0,9;• te è il valore (in gradi centigradi) dellatemperatura dell’ambiente esternomisurata nel corso della misura del tiraggioeffettivo.Quando non è disponibile il valore dianidride carbonica nei fumi secchi (CO 2) mdichiarato dal costruttore, come nel casodi apparecchi di non recente installazioneo quando non è disponibile il librettodell’apparecchio, l’operatore può utilizzareuna delle due relazioni a secondadel gas di alimentazione in esercizio. Inqueste circostanze il valore del (CO 2) Limdainserire in entrambe le relazioni è pari a6.0 % .La portata termica effettiva di funzionamentodell’apparecchio Q cpuò essereottenuta:• in modo indiretto, partendo dalla misuradella pressione del gas nell’appositapresa posta a monte del bruciatoreatmosferico che, in presenza diadeguate informazioni contenute nellibretto di istruzioni, può essere correlataal valore della portata termicadi funzionamento;• in modo diretto, misurando la portatagas al contatore, espressa in m 3 /h, emoltiplicandola per il potere calorificoinferiore del gas di alimentazione.Gas naturale*GPL*Hi 9,60 kWh/m 3Hi 8250 kcal/m 3Hi 31,4 kWh/m 3Hi 27000 kcal/m 3per ottenere la portata termicaQ cin kWper ottenere la portata termicaQ cin kcal/hper ottenere la portata termicaQ cin kWper ottenere la portata termicaQ cin kcal/hNota - Il GPL è una miscela di propano e butano in percentualivariabili di conseguenza può variare il valoredei parametri sopra riportati.Quando sono disponibili le informazionifornite dal costruttore, l’operatore deveverificare che il valore misurato della portatatermica effettiva di funzionamentoQ csia compreso tra i valori di portata termicanominale Q ne, nel caso di apparecchioa portata termica variabile, di portatatermica nominale ridotta Q rdichiarati.Ca rat te r i s t i c h e d e g l i s t r u m e nt iGli strumenti utilizzati per la misurazionedel tiraggio in modo diretto sono due:il termometro e il manometro (deprimometro).Gli strumenti devono essere utilizzatisecondo le indicazioni fornite dalcostruttore e riportate nel libretto d’uso.Quando necessario, gli strumenti devonoessere gestiti e tarati periodicamente,in modo da garantire la precisione dellamisura. Durante la misura occorre accertarsiche non ci siano delle variazionisignificative della grandezza misurata; incaso contrario occorre risalire alle causedi questa anomalia prima di proseguirenella misura.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas291Le caratteristiche previste per gli strumentisono le seguenti.TermometroCampo di misuraPrecisione di misura– 20°C + 40°C + 2KManometroValore di tiraggio atteso >10 PaCampo di misuraminimoRisoluzionePrecisioneda + 100 a - 100 Pa 1 Pa +/ - 3 PaValore di tiraggio atteso


292Capitolo 8lo dell’evacuazione dei prodotti dellacombustione installato all’origine o inconformità alle indicazioni del costruttoredell’apparecchio;4. valutazione del valore del tiraggio misuratoin funzione delle condizioni climatichepiù gravose nelle quali l’impiantopuò trovarsi ad operare. Ad esempio,in caso di temperature esterne minoridi 20 °C, il valore del tiraggio effettivomisurato deve essere diminuito di 1Pa per ogni 20 gradi di temperaturain meno rispetto a 20° C (durante larilevazione della temperatura esternail termometro deve essere postoin modo tale che la misura non siainfluenzata da fattori estranei, comefonti di calore in genere, raggi solari,ecc.);5. misura del tiraggio durante il funzionamentosimultaneo di tutti gli apparecchi(nel caso di canne collettiveramificate);6. ubicazione dell’apparecchio in ambienteabitato, oppure all’esterno, oppurein apposito vano tecnico ad accessosaltuario o controllato;7. destinazione d’uso, volume e gradodi ventilazione naturale del locale diinstallazione;8. concentrazione di CO 2nei prodottidella combustione.La verifica d e i sistemi asser viti a da p p a r e c c h i d i Ti p o CLa verifica di funzionalità dei sistemi asservitiagli apparecchi di Tipo C è eseguitatenendo in considerazione il fatto chequesti apparecchi comprendono praticamentesempre anche i canali da fumo aloro collegati.Le operazioni da eseguire sono le seguenti:1. verificare il modo di raccordo con ilcamino/condotto intubato; in particolareaccertare la corretta installazionedei condotti di aspirazione aria e discarico dei prodotti della combustione.Devono contemporaneamente essererispettate le condizioni previsteper questo tipo di apparecchi dallanormativa nazionale e le istruzionifornite dal costruttore dell’apparecchio;2. accendere l’apparecchio alla portatadi effettivo funzionamento per un periododi almeno 10 minuti;3. verificare l’assenza di fuoriuscitadei prodotti della combustione versol’ambiente interno per mezzo diappositi strumenti o attrezzature,controllando la tenuta dei condottiin relazione a quanto prescritto dallenorme per gli apparecchi di Tipo C. Ilcontrollo deve essere effettuato lungotutto il percorso dei condotti discarico, fino al punto di collegamentoal camino.Temporaneamente idoneoTiraggio con valore compreso tra -1,1 e-2,9 Pa e valore di CO 2non rientrante neilimiti.Non idoneoTiraggio inferiore a -1 Pa.


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas293Considerazioni sull’attività di polizia giudiziariaGli incidenti collegati all’uso di gas combustibilepossono configurare diverse fattispeciepreviste dal C.P. e dalla legge6/12/1971 n. 1083; in questi casi l’eserciziodell’azione penale presuppone necessariamentelo svolgimento di indagini direttead accertare l’esistenza di un fattocostituente reato, sia dal punto di vistaoggettivo che soggettivo.I Tecnici di Prevenzione delle AA.SS.LL. invirtù del disposto del D.M. 58/97 e dellealtre norme specifiche già emanate, sononei limiti delle loro competenze ufficialidi Polizia Giudiziaria.Durante gli interventi, quando si verificanole condizioni sopraindicate, il P.M. èil titolare dell’azione penale: egli dirigele indagini e dispone direttamente dellaP.G., ai sensi dell’art. 327 c.p.p. e dell’art.109 della Costituzione.L’attività della P.G. è strumentale rispettoa quella del P.M. anche quando essaopera di sua iniziativa poiché l’esito dellesue indagini deve essere necessariamentesottoposto al vaglio del Procuratoredella Repubblica che stabilirà se richiederel’archiviazione degli atti o esercitarel’azione penale.Le norme che regolano l’attività di P.G.sono principalmente contenute nel titoloIII del libro I del codice di procedura penale(artt. 55/59) e nel capo III delle disposizionidi attuazione dello stesso codice(artt. 5/20): disciplinano le funzioni dellaPolizia Giudiziaria e la sua collocazioneistituzionale rispetto all’Ufficio del P. M.,mentre quelle contenute nel titolo IV dellibro V del codice di rito disciplinano l’attivitàdi iniziativa della P.G. (artt.347/357)e quella delegata dal P.M. (art. 370).Dall’esame del primo gruppo di normeemerge con chiarezza che la P.G. è funzionalmentesubordinata al P.M. (artt. 58e 59) ed è obbligata a eseguire le sue disposizioni;mentre dall’esame del secondogruppo di norme viene in risalto larilevanza della sua attività nella raccoltadel materiale probatorio sia nell’immediatezzadel fatto che nelle fasi successive.L’art. 55 c.p. p. stabilisce che la P. G. deve,anche di propria iniziativa, prendere notiziadei reati, impedire che vengano portatia conseguenze ulteriori, ricercarnegli autori, compiere gli atti necessari perassicurare le fonti di prova e raccoglierequant’altro possa servire per l’applicazionedella legge penale.Nello svolgimento di queste attività, laPolizia Giudiziaria opera sia in via autonoma,che su delega del P.M. (dipendenzafunzionale) al quale deve, comunque,riferire l’esito della sua attività.Direttive per lo svolgimentodell’attività in caso di incidentisugli impianti a gasIn merito allo svolgimento dell’attivitàdi P.G. appare particolarmente significativala «Direttiva per l’applicazione dellanormativa vigente relativa alla sicurezzanell’impiego del gas combustibile per usodomestico ed usi similari» emessa dallaProcura della Repubblica di Milano il26/10 /2000.La Direttiva prende in esame i diversi tipi


294Capitolo 8di intervento sugli impianti a gas; a seguiresono riportate le indicazioni specifiche,che in considerazione dell’autorevolezzadella fonte si ritiene opportunoadottare come guida per l’effettuazionedegli interventi; si omettono le indicazioniriguardanti gli interventi in seguito adesplosione.Intervento di polizia giudiziaria urgentee indifferibile per ragioni di incolumitàpubblica (violazione degli artt. 423- 449, 590-589 c.p. e artt. 1, 3 e 5 legge1083/71) e in caso di incidente mortaleper presunta intossicazione acuta provocatada inalazione di monossido di carbonio(omissis)In caso di incidente mortale per presuntaintossicazione acuta da monossido dicarbonio, o in ogni caso di esplosionecausata dall’impiego di gas combustibileper uso domestico ed usi similari enel caso in cui si realizzino le fattispeciepenali previste e punite dagli articoli423-449, 589, 590 c.p. e 1, 3, 5 dellalegge 6/12/1971 n. 1083, dovrà essereadottato il sequestro penale del misuratoredel gas e di tutto l’impianto a valledi esso, apparecchiature, aperture diventilazione, camini e/o canne fumariecomprese o, se l’impianto è alimentato aGPL, il bidone o i serbatoi fissi dei gas.In caso di rilevante fuga di gas o diesplosione dovuta alla fuoriuscita di gascombustibile, l’organo di P.G, che intervienenell’immediatezza del fatto, dovrà:chiudere l’organo di intercettazione del gasprima di compiere qualsiasi intervento, chesarà comunque compiuto con le dotazioni disicurezza (DPI, maschere, tute ignifughe, ecc)(omissis).L’organo di Polizia Giudiziaria procedentenon dovrà consentire che le aziendeerogatrici del gas manomettano partid’impianto od asportino il misuratoredi gas ad esso pertinente. L’interventodi tali aziende dovrà limitarsi esclusivamentealla sospensione, eventualmentetemporanea, dell’erogazione delgas all’alloggio interessato al fine dievitare ulteriori situazioni di pericolo.Quanto sopra si rende necessario per nonalterare lo stato dei luoghi al fine di consentirele successive indagini tecniche.Nei casi di intossicazione da monossidodi carbonio o di fuga di gas, con conseguenzeo pericolo di conseguenze perle persone, sarà necessario intervenire alivello giudiziario adottando il sequestropenale dell’apparecchiatura alimentataa gas, del tratto di impianto di adduzionedel gas ad essa relativo, dei canali dafumo e della canna fumaria costituentipericolo per l’incolumità delle persone.Nel caso di dissenso del titolare dell’appartamentoe quando non sia possibileutilizzare lo strumento della perquisizioneai sensi dell’art. 352 c.p.p. (flagranzadi reato), si richiederà al Sostituto Procuratoredi turno il Decreto di ispezionedell’appartamento (al fine di entrarvi anchecon l’ausilio della forza pubblica), chesarà notificato all’occupante dell’appartamentoprima di procedere all’ispezione.Al termine delle operazioni, le AziendeSanitarie Locali del circondario ovverole altre autorità competenti intervenuteinvieranno in un unico plico a questo ufficiogli atti formati da:1. il referto redatto ai sensi dell’art. 365c.p. dai medici operanti nelle strutturesanitarie intervenuti che segnalil’inalazione di monossido di carbonioe la presenza di ustioni o di lesioniattribuibili o riferite al cattivo funzionamentodegli impianti e delle apparecchiaturealimentate a gas;


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas2952. il verbale di sopralluogo e quello di sequestrodell’apparecchiatura e dell’impiantoalimentato a gas, pericolosi perla salute delle persone;3. la notizia di reato con la denuncia perla violazione degli artt. 1, 3 e 5 dellalegge n. 1083/71 e l’indicazione dellanorma UNI-CIG violata nei confrontidegli installatoti e/o dei manutentoridei predetti apparecchi alimentati agas corredata, ove possibile, dai rilievitecnici necessari per l’eventualeformazione degli elementi di prova(fotografie, misurazioni e rilievi strumentali);4. l’indicazione dell’epoca di realizzazionedell’impianto e di installazione delleapparecchiature ed eventualmentedegli interventi di manutenzione e/otrasformazione succedutisi; la documentazionedetenuta dal proprietariooccupante l’unità immobiliare relativaall’impianto e/o alle apparecchiature,consistente in: libretto centraleo impianto se esistente, rapporti dimanutenzione e controllo, rapportidi prova rilasciati da controllori e verificatoriex L. 46/90 e D.P.R. 412/93;ogni altro documento anche di naturafiscale comprovante l’intervento di unoperatore esterno;5. oltre al già citato verbale di sequestroimpianto, l’eventuale verbale didissequestro del medesimo – qualoravenga successivamente adeguato allenorme di legge vigenti e corredato,ove prescritta, della dichiarazionedi conformità ex L. 46/90 – le verifichedella conformità dovranno essereeffettuate dall’autorità di controllointervenuta secondo quantoprevisto dall’art. 14 della L. 46/1990.In particolare, nel caso in cui venganoaccertate violazioni della L. n. 1083/71,le autorità di controllo sequestrerannole apparecchiature e gli impiantialimentati a gas, affidando gli stessi ingiudiziale custodia al proprietario odoccupante l’alloggio a qualsiasi titolo(apponendovi i sigilli), accentrandodirettamente presso di sé medesimole richieste di dissequestro e provvedendodirettamente al dissequestroche, all’atto della convalida del sequestro,sarà contestualmente autorizzatodal magistrato procedente allorquandosia posto in sicurezza l’impianto.In nessun caso dovrà essere dissequestratol’impianto prima dell’espletamentodei necessari rilievi tecnici estrumentali anche a norma dell’art.346 c.p.p.;6. la dichiarazione di conformità degliimpianti realizzati (art. 9 L. 46/90), conl’accertamento dell’iscrizione dell’installatoreal relativo albo ex artt. 2 e 6della L. n. 46/90;7. La visura della Camera di Commercio diMilano relativa alla ditta installatrice.Intervento ordinario di polizia giudiziaria(violazione artt. 1, 3 e 5 l. 1083/71,674 e650 c.p.) in assenza di incidente mortaleNel caso in cui le autorità di controlloaccertino irregolarità nelle installazioni enegli impianti alimentati a gas che nondetermino grave ed immediato pericoloper l’incolumità degli occupanti l’unitàimmobiliare interessata (ad esempio,nell’ipotesi di ventilazione dei locali esistentima non correttamente dimensionataentro limiti che non arrechino immediatopericolo agli occupanti dei localiovvero nel caso in cui non siano rispettatele norme relative alle scarico dei prodottidella combustione degli apparecchidi cottura limitatamente agli impiantiper uso domestico oppure nell’ipotesi di


296Capitolo 8difformità dell’impianto che non creinoimmediato pericolo agli occupanti l’alloggioe che risultino sanabili con operedi bonifica eseguibili in tempi brevi), esseprovvederanno per via amministrativa aredigere una relazione con proposta alSindaco di emanazione di un’ordinanzacontingibile ed urgente per motivi d’igienee di sicurezza pubblica nei confrontidell’occupante dell’unità immobiliare interessata,al fine d’imporre la regolarizzazionedegli impianti.A seguito del controllo e/o sopralluogo,effettuato allo scadere del termine diadeguamento previsto dall’ordinanza,l’autorità di controllo intervenuta, nelcaso in cui l’ingiunto non abbia provveduto,provvederà a:• denunciare alla Procura l’ingiunto inadempienteper il reato di cui all’art.650 c.p.;• qualora non sia noto, identificare l’installatoredegli impianti o delle apparecchiaturealimentati a gas procedendoaltresì all’identificazione dieventuali manutentori successivamenteintervenuti, per la violazione degliartt. 1, 3 e 5 della legge n. 1083/71.Nell’informativa dovrà sempre essereindicata l’epoca di installazione degliimpianti e/o apparecchiature oggettodella violazione;• adottare il sequestro penale dell’impiantoo dell’apparecchiatura alimentatia gas non adeguati;• allegare alla comunicazione di notiziadi reato l’eventuale dichiarazione diconformità ex art. 9 L. 46/90 e la visuracamerale della ditta installatrice• allegare alla comunicazione della notiziadi reato il certificato anagraficodell’indagato.Al fine di rendere sollecito lo svolgimentodelle indagini inerenti alle fattispeciepenali previste dagli articoli 1, 3, 5 dellaL. 6/12/1971 n. 1083 e dall’art. 674 c.p.,in considerazione del breve termine prescrizionaledei reati contravvenzionali,ancorché l’impianto sia stato originariamenteposto sotto sequestro penale, laA.S.L. competente, anche a seguito diconforme richiesta della Polizia Giudiziariaoriginariamente delegata alle indagini,valuterà l’opportunità di proporreal Sindaco competente l’emissione diun’ordinanza contingibile ed urgente cheprescriva la messa in sicurezza o la regolarizzazionedell’impianto a gas per usodomestico e similare, pericoloso per lapubblica incolumità.Una volta emessa la predetta ordinanza,alla scadenza dei termini prescritti per lamessa in sicurezza o la regolarizzazionedell’impianto, seguirà l’ordinario controllodell’avvenuto adeguamento ad operadella A.S.L. medesima.Artt. 483 e 515 c.p.Il rilascio di una dichiarazione di conformitàdegli impianti realizzati non veritierada parte del titolare dell’impresainstallatrice comporta, ad avviso di questoUfficio, profili di responsabilità deldichiarante.A carico dell’installatore potrà ipotizzarsiil reato di cui all’art. 515 c.p. nelcaso di utilizzo di materiale diversoper qualità o quantità rispetto aquella dichiarata e ceduta in vendita.Poiché la dichiarazione in argomento èdestinata per legge ad essere depositatain Comune ed impiegata dal Sindacoai fini delle valutazioni necessarie per ilrilascio del certificato di abitabilità o agibilità(art. 11 L. 46/90), si ritiene che unadichiarazione non veritiera comporti unaresponsabilità penale del dichiarante aisensi dell’art. 483 c.p., quando sia utiliz-


La sicurezza degli impianti ed attrezzature di distribuzione e utilizzo di gas297zata dal Comune a tale fine.Nei casi in cui la legge prevede il rilasciodella dichiarazione di conformità, laddovesi accerti che questa risulti non veritierae sia stata impiegata per il perfezionamentodi un atto amministrativo delComune o di un’altra autorità pubblica,gli organi accertatori allegheranno alladenuncia di reato di cui all’art. 483 c.p.la copia della falsa dichiarazione di conformitàe quella dell’atto amministrativoconseguente a quest’ultima.Attività ordinaria di controllo amministrativoL’attività di controllo ordinaria si sviluppamediante l’utilizzo dell’ispezione amministrativadegli impianti alimentati a gasnei luoghi ove questi risultano installati.Quando il controllo concerne interi stabili,nei cui appartamenti si sospetti lapresenza di impianti e installazioni diapparecchiature alimentate a gas nonconformi alla normativa vigente e, pertanto,pericolosi per la sicurezza degliutenti, è opportuno operare d’intesa conl’amministrazione dello stabile e previoadeguato avviso agli abitanti dei singoliappartamenti.Sarà, perciò, opportuno apporre un cartellocon il quale gli abitanti dello stabilevengano avvertiti della verifica diconformità alle norme di sicurezza sugliimpianti alimentati a gas esistenti all’internodel condominio, allo scopo di tutelarela sicurezza e la salute delle persone,indicando il giorno e l’ora della verifica.L’esecuzione dei sopralluoghi avverrà all’internodei singoli appartamenti normalmentecon il consenso ed in presenzadegli occupanti medesimi.Nel caso di dissenso e di sospetto di nonconformità delle installazioni e degli impiantialle norme di sicurezza, si inviteràil titolare dell’appartamento dissenzientea consentire l’ispezione avvertendolo dellaresponsabilità penale per il reato di cuiall’art. 340 c.p. (interruzione o turbativadel regolare svolgimento di una funzionepubblica) cui va incontro ove persista nelsuo rifiuto.Intervento ordinario di polizia giudiziariasugli impianti esistenti all’entrata invigore della legge 46/90 in assenza diincidente mortaleIl D.P.R. 218 del 13/05/1998 e il D.M.26/11/1998 del Ministero dell’Industria,del Commercio e dell’Artigianato hannostabilito i requisiti di sicurezza e i requisitinecessari per l’utilizzazione degli impiantialimentati a gas combustibile peruso domestico preesistenti alla data del13/3/1990. Da ciò consegue che si intendonoadeguati alla vigente normativa disicurezza gli impianti preesistenti alladata del 13/3/1990 che rispondono airequisiti essenziali indicati nell’art. 2 delD.P.R. 218/1998.Il D.M. 26/11/1998 – emanato ai sensidell’articolo 3 del DPR n. 218/98 – ha recepitola norma UNI 10738 che indica lemodalità di verifica degli impianti preesistentialla data del 13/3/1990.Nel corso dell’attività di Polizia Giudiziaria,durante il controllo ordinario o a seguitodi incidente, l’accertamento dovràpertanto considerare la data di realizzazionedell’impianto ai fini dell’individuazionedelle responsabilità e delle eventualiprescrizioni per la regolarizzazionedel medesimo, atteso che sono da considerarsiadeguati gli impianti, preesistentialla data del 13/3/1990, che rispondanoai requisiti minimi di sicurezza elencatinel prefato D.P.R. 218/98.La sostituzione delle apparecchiature agas negli impianti esistenti comporta che


298Capitolo 8le apparecchiature inserite in sostituzionedevono possedere i requisiti di sicurezzaprevisti dalle norme vigenti all’atto dellasostituzione medesima.Devono essere altresì conformi alle normeUNI vigenti le modalità della installazione.Note1 Gas di Petrolio Liquefatto. Il GPL è infatti unprodotto ottenuto dalla raffinazione del petrolio.2 Si veda nel seguito del testo la classificazionedegli apparecchi utilizzatori a gas.3 Si tratta per la quasi totalità di impianti alimentatia mezzo reti che distribuiscono gas naturale(metano) ma come anticipato nel testo, unaminima parte di essi viene alimentata a mezzoreti che distribuiscono GPL o miscele di GPL.4 La materia costituisce normativa concorrente,questo significa che ogni Regione può,con proprio provvedimento, adottare metodie tempi diversi, la tabella illustra i contenutidella normativa nazionale.


Rischiolegatoai generatoridi calorealimentatia combustibilisolidicapitolo 9Fabio Previtali


Rischio legato ai generatori di calore301I generatori di calore alimentati a legna o ad altribiocombustibili solidi (potenza focolare


302Capitolo 9a comprendere se l’apparecchio che abbiamodi fronte è stato correttamenteinstallato.adiacente. Analogamente non è ammessal’installazione di detti apparecchi in presenzadi cappe aspiranti che mettano indepressione il locale (vedere istruzionidel costruttore).Presa d’aria esternaConsente l’ingresso dell’aria di rinnovo,deve avere una sezione libera e conformealla prescrizione del costruttore; in mancanzadi queste le dimensioni minimepreviste sono:• apparecchi a focolare aperto: almeno50% della sezione della canna fumariacon un minimo di 200 cm 2 ;• apparecchi a focolare chiuso: ≥ 80 cm 2 .Tali prese devono essere protette tramiteuna griglia che non riduca la sezionelibera richiesta e realizzate in modo danon essere accidentalmente ostruite;l’afflusso dell’aria può essere ottenutoanche da un locale adiacente come pergli apparecchi a gas con l’eccezione delleautorimesse (accade di frequente nei localitaverna), dei magazzini con presenzadi materiale combustibile o con pericolod’incendi. Non è consentito inoltre l’afflussodi aria di rinnovo da locali adiacentinel caso siano presenti apparecchi nonfunzionanti in modo stagno (tipo C), o disistemi di aspirazione che mettano dettolocale in depressione.Canali da fumoQueste tubazioni devono essere a tenutae non devono attraversare locali neiquali è vietata l’installazione di apparecchia combustione. Si ritiene opportunoevidenziare che la tubazione nel trattoorizzontale deve possedere pendenzaverso l’alto (minimo 3 %) e non devemai avere una lunghezza eccessiva (nonsuperiore a 3 m.); la tubazione inoltredeve avere un numero ridotto di cambidi direzioni (non più di 4). Nel casodi stufe a tiraggio naturale collegate adun camino si possono usare al massimodue curve, mentre il tratto orrizzontaledeve essere inferiore a 2 m.Queste indicazioniservono per evitare perdite dicarico nel tiraggio e possibili fuoriuscitedi fumi. È fortemente sconsigliato che icanali da fumo attraversino locali comecamere da letto, bagni; è vietato infinel’utilizzo di tubi metallici flessibili o infibrocemento.Divieti d’installazioneNon è consentita l’installazione del generatoredi calore in presenza di apparecchinon funzionanti in modo stagno all’internodello stesso locale, o in un locale9.10


Rischio legato ai generatori di calore303Camino, canna fumaria ecomignoliIl camino o la canna fumaria deve esserecostruito con materiale solido ed a tenutadei prodotti della combustione, avereandamento verticale, essere opportunamentedistanziato da materiali combustibili,avere sezione interna costante,libera e indipendente; è auspicabile cheil condotto fumario sia dotato di una cameradi raccolta di materiali solidi e/ocondense situata sotto l’imbocco del canaleda fumo.Per quel che riguarda invece il comignolo,si ricorda che il punto di emissione devesempre essere posizionato sopra il tetto,ad altezza variabile a seconda dell’inclinazionedella copertura.Ubicazione del generatoreDate le alte temperature raggiunte dalgeneratore di calore, è sconsigliato averetende, divani, mobili in legno nelle vicinanze.Anche il posizionamento dell’apparecchiodirettamente su pavimentazionein legno o altro materiale combustibilerisulta sconsigliato (in ogni caso il riferimentoè sempre il libretto di istruzioni).non si può dire per la norma UNI 10683che non prevede detto divieto. Mentreè sicuramente poco probabile trovarequesti apparecchi all’interno dei bagni, lastessa cosa non avviene all’interno dellecamere da letto.Se l’apparecchio risulta essere a camerastagna – quindi assimilabile al tipo C –in buono stato e correttamente montato,non dovrebbero esserci problemi.Nel caso invece si trovi un apparecchioassimilabile al tipo B, pur ricordando cheal momento la norma UNI 10683 non prevedeun divieto d’installazione, si ritieneopportuno suggerire una verifica scrupolosadelle condizioni di manutenzionedell’apparecchio, della canna fumaria,nonché la presenza di idonea presa d’ariaesterna per la ventilazione dei locali. Nelcaso venissero riscontrate carenze, occorrevalutare l’eventualità di chiedere la rimozionedell’apparecchiatura (se fattibile)o procedere quantomeno alla richiesta ditutti gli adeguamenti necessari, ricordandoall’utilizzatore che il posizionamentodi un apparecchio a fiamma libera in unlocale di riposo è fortemente sconsigliato.Camere da letto, bagniContrariamente a quanto previsto dallanorma UNI 7129 che riguarda gli apparecchifunzionanti a gas – ove viene previstoil divieto di installazione di apparecchi ditipo A e B nelle camere da letto e quasisempre all’interno dei bagni – lo stesso


Rischiolegatoall’esposizionea monossidodi carboniocapitolo 10Roberto Zacco


Rischio legato all’esposizione a monossido di carbonio307Il problema di salute/qualità della vitaGli incidenti domestici, non solo nel nostroPaese, ma a livello sovranazionale,hanno assunto dimensioni più che allarmanti.I dati statistici disponibili mostrano chele persone che hanno dichiarato di esserestate coinvolte nelle loro abitazioniin un incidente domestico sono annualmenteben al di sopra di tre milioni (lacifra complessiva è comunque superiorepoiché una frazione degli infortunatidichiara di aver avuto più di un incidentenel corso dell’anno). Di detti incidentipiù di settemila hanno avuto esitomortale. Come rileva l’OrganizzazioneMondiale della Sanità, questa tipologiadi eventi, che non risparmia nessuna fasciad’età, rappresenta nei Paesi sviluppatila prima causa di morte per i bambini,anche se il gruppo in assoluto piùcolpito è quello delle casalinghe.Svariate sono le cause di tali incidenti,che possono spesso interagire tra loro.Una parte di essi avviene a causa di distrazione,superficialità, scarsa conoscenzae/o inosservanza delle norme disicurezza, la presenza in casa di apparecchio sostanze chimiche pericolosi,ma anche, e forse soprattutto, a causadi un’inadeguata cultura della sicurezzae della prevenzione.Le intossicazioni acute ecroniche da monossido dicarbonioNonostante l’obbligatorietà dei controllisugli impianti a gas, introdotti dallanormativa vigente, i casi d’intossicazioneacuta da monossido di carbonioin ambiente domestico, talvolta anchemortali, sono sempre numerosi.La maggior parte delle intossicazioniacute da monossido di carbonio avvieneper inquinamento in ambienti indoorprodotto da sistemi di riscaldamentodomestici alimentati a gas o a legna,quali stufe, boiler, caldaie per il riscaldamento,piani cottura, caminetti, ecc.Le cause di tale inquinamento sono daattribuire ad un non corretto funzionamentodelle apparecchiature utilizzate,derivante da un’istallazione irregolare,da una carente o addirittura assentemanutenzione o da manomissioni effettuateda persone non qualificate.Cos’è il monossido dicarbonio?Il monossido di carbonio è un gas incolore,inodore, più leggero dell’aria,velenoso per tutti gli animali a sanguecaldo e per molte altre forme di vita.A causa di queste sue caratteristiche,che lo rendono impercettibile ai sensi,è stato definito un assassino silenziosoe invisibile.Si forma dalla combustione incompleta,per carenza di ossigeno, di combustibilicontenenti carbonio (metano, GPL, carbone,ecc.).La combustione è un processo di rapidaossidazione di una sostanza combustibilecon un comburente, ad esempiometano (CH 4) e ossigeno (O 2), che


308Capitolo 10produce principalmente acqua (H 2O),diossido di carbonio – altrimenti dettoanidride carbonica (CO 2) – e monossidodi carbonio (CO), secondo le seguenti reazioni:CH 4+ 2O 2= CO 2+ 2H 2O2CH 4+ 3O 2= 2CO + 4H 2OIn condizioni ottimali la produzione diCO, rispetto quella di CO 2, è praticamentetrascurabile, mentre in carenza di ossigenoaumenta rapidamente.Combustione ottimale2CO + O 2= 2CO 2Combustione incompleta (in carenza di O 2)2C + O 2= 2COL’intossicazione acuta damonossido di carbonioL’esposizione, più o meno prolungatanel tempo, al monossido di carboniopuò causare un’intossicazione acuta.Il CO inalato nell’aria giunge agli alveolipolmonari, dove avviene lo scambioaria-sangue, e si lega all’emoglobina(proteina plasmatica addetta al trasportodell’ossigeno nei tessuti) dando luogoalla formazione di carbossiemoglobina(HbCO).L’affinità dell’emoglobina al CO è circa250 volte superiore a quella per l’O 2,pertanto questo legame limita la capacitàdi trasporto e rilascio di ossigeno neitessuti causando ipossia o, nei casi piùgravi, anossia tessutale.A causa della stabilità del suddetto legame,i tempi di eliminazione ematicasono piuttosto lunghi e variano in funzionedella dose, tempo e modalità diesposizione e delle caratteristiche individuali.Tempi di dimezzamento della concentrazione ematicain ossigeno al 21% (aria atmosferica)in ossigeno al 100% (somministrazione)in camera iperbarica (a 3 atm)320-330 minuti40-80 minuti< 25 minuti10.1 Tempi di dimezzamento della concentrazioneematicaA seconda delle concentrazioni di HbCOaccumulate nel sangue, si può parlare diintossicazione lieve, media o grave.Grado % di HbCO SintomiLieveMediaGrave< 5% Valore normalefino a 10%da 10% a 20%da 20 a 30%da 30% a 40%da 40% a 50%da 50% a 60%da 60% a 70%10.2 - Grado di intossicazioniNon segni o sintomi degni di notaLieve cefalea ed angina da sforzoCefalea moderata e dispnea dasforzo anche lieve, irritabilità evertiginiCefalea violenta, nausea, vomito,astenia, disturbi del visus econfusione mentaleSincope, tachicardia, tachipneae possibile comparsa di edemapolmonareComa, convulsioni, respiroperiodico e possibilità di graviaritmie cardiacheStato agonizzante> 70% Acidosi metabolica, morte.I fattori che condizionano l’esplicarsidella sintomatologia propria dell’intossicazioneda monossido di carbonio sonodue:• la concentrazione del gas nell’aria inalata;• la resistenza individuale del soggetto(età, sesso, condizioni di salute, ecc.)


Rischio legato all’esposizione a monossido di carbonio309Perché è un problemaLe morti evitabili«La morte evitabile si definisce come unevento che, tenuto conto dell’attuale statodelle conoscenze scientifiche e delle potenzialitàtecniche dei servizi, non dovrebbeverificarsi»(da Rutstein 1976)Le intossicazioni acute da monossido dicarbonio, come già evidenziato, sono talvoltacausa di morte o di danni biologicinon sempre reversibili e, considerato ilbagaglio scientifico e tecnologico di cuisiamo oggi in possesso, in un mondodefinito moderno, non è ammissibile chenulla si faccia affinché tali eventi sianoscongiurati o comunque ridotti ad un minimoaccettabile.La casa rappresenta per l’individuo il luogodi ristoro e di unione con il proprionucleo familiare. Pertanto il benessereè rappresentato anche da un’idonea dotazione,nell’abitazione, di sistemi di riscaldamentodell’ambiente, dell’acqua aduso sanitario e di cottura dei cibi. L’utilizzodi comburenti quali gas (metano,GPL, ecc.) e legna, specie in Italia, hannola meglio su altre fonti energetiche qualil’energia elettrica, per via dei costi esosiche porterebbe il loro utilizzo finalizzatoa tali scopi.L’utilizzo di apparecchi alimentati a gaso a legna non è a priori impropria: il problemanasce dal fatto che spesso gli impiantie le apparecchiature collegate nonrispettano la normativa vigente in materia.Per cui ci si trova ad utilizzare impiantiirregolari, obsoleti, erroneamentemanutenzionati o addirittura manomessida persone non qualificate, che causano,per cattiva combustione, la produzionedi monossido di carbonio nell’ambienteindoor, a cui i soggetti coinvolti si espongonoinconsapevolmente.Le intossicazioni da monossido di carbonioavvengono spesso in strutture abitativeprecarie, utilizzate da emarginatio anziani, con carente controllo dellefonti di riscaldamento; ma ciò non escludeche tali eventi si verifichino anche inabitazioni di soggetti socialmente attivie privilegiati. Comunque sia, all’originedell’evento vi è sempre una mancata curae adeguatezza degli impianti delle strutturaabitative e un costume disinvoltonell’applicazione di regole e leggi voltealla prevenzione.Nella seguente tabella sono riportati idati delle chiamate relativi agli interventiin reperibilità giunte al Dipartimento diPrevenzione di Torino dall’anno 1997 al2008:AnnoChiamatetotaliChiamateper intossicazioneda COPercentualesul totale1997 34 4 12%1998 42 15 36%1999 29 11 38%2000 26 7 27%2001 55 21 38%2002 52 19 37%2003 61 28 46%2004 34 10 29%2005 37 17 46%2006 62 21 33%2007 51 16 31%2008 45 22 45%Totale periodo 528 191 35%10.3 - Chiamate in reperibilità giunte al Dipartimento diPrevenzione di Torino (anno 2008)Si ritiene molto significativo che sul totaledelle chiamate ricevute nell’ultimodecennio il 35% riguardavano casi d’intossicazioneda monossido di carbonio.


310Capitolo 10Sintomo che la problematica continua apersistere e, valutando l’andamento neglianni, non offre segnali di miglioramento.Quali sono i soggetti coinvoltiI soggetti coinvolti rappresentano in generaletutta la popolazione, con particolareincidenza tra le fasce più debolie indigenti, rappresentate per lo più daanziani e cittadini extracomunitari.Come lo misuroA differenza dell’infortunio classico ascrivibileall’ambiente di lavoro, l’infortuniodomestico non è ancora oggetto di attentaanalisi in merito ad incidenza, tipologia,cause e conseguenze, poichénon è coperto da adeguato retroterralegislativo, da idonei flussi informativie, fino a recente parziale disposizionedi legge, da tutela assicurativa. Eppure,per frequenza e gravità, tali eventi sonospesso di entità paragonabile a quelliche si verificano in ambito lavorativo.Pertanto, ad oggi, è molto difficile risaliread una precisa stima dei casi d’intossicazioneda monossido di carbonio,con relativo esito, accaduti sul territorionazionale e tanto meno su quello regionale.Il coinvolgimento dei Dipartimenti diPrevenzione delle A.S.L. della RegionePiemonte, i quali spesso sono chiamatiad intervenire in presenza di tale evento,rappresenterebbero un’autorevolefonte per l’assunzione di dati idonei allacreazione di un osservatorio regionalefinalizzato ad un’indagine epidemiologicaspecifica, ma al momento non esisteancora un sistema di raccolta dati organizzatae definita.I dati necessari al monitoraggio dell’eventodovrebbero essere i seguenti:• numero dei casi d’intossicazione accadutisul territorio;• area del territorio interessata;• cause dell’intossicazione;• identificazione dei soggetti coinvolti(es. sesso, età, nazione di provenienza,titolo di studi, professione, ecc.);• esito;• conseguenze.


Rischio legato all’esposizione a monossido di carbonio311Determinanti comportamentaliAnalisi dei determinanticomportamentaliI principali determinanti comportamentaliche provocano l’evento sono:• utilizzo dei sistemi di riscaldamentodomestici alimentati a gas o a legnanon in sicurezza;• ricorso al fai da te per le installazionidegli apparecchi, riparazioni e manutenzioni;• assente o inadeguata manutenzione everifica degli impianti.I soggetti coinvoltiTutta la popolazione, in particolare i soggettiappartenenti alle classi sociali piùdeboli, quali anziani e cittadini extracomunitari.Come li rilevo/osservo/misuroValutazione dei dati in possesso del Dipartimentodi Prevenzione circa:• numero di intossicazioni da CO avvenutesul territorio;• cause delle intossicazioni;• numero irregolarità riscontrate sugliimpianti;• tipologia delle irregolarità riscontrate.Fattori prioritari• Disinformazione• minore costo rispetto all’utilizzo di sistemiper il riscaldamento alimentaticon altre fonti energetiche (es. energiaelettrica).Modificabilitàdisinformazioneminore costoImportanza10.4 - Fattori prioritari determinanti i comportamentiTra i due fattori prioritari che determinanoi comportamenti, la disinformazioneè quello più modificabile, in quanto ilcosto minore incide sulla scelta per deimotivi di indigenza economica, la cuimodificabilità è molto bassa.Obiettivi comportamentali: utilizzo piùconsapevole dei sistemi di riscaldamentoa combustione utilizzati in ambientedomestico.I principali determinanti ambientali sono:• notevole diffusione nelle abitazionidi sistemi di riscaldamento domesticialimentati a gas o a legna;• facilità d’accesso all’acquisto delle apparecchiaturee dei materiali utilizzatiper le modifiche e manutenzioni;• non idonea segnalazione del rischiosugli apparecchi.


312Capitolo 10Come agisconoLa notevole diffusione di sistemi di riscaldamentodomestici a combustione(con alimentazione a gas o legna) è determinatadal minor costo d’alimentazione,rispetto ad altre fonti energetiche.Le apparecchiature a combustione sononormalmente vendute a chiunque nefaccia richiesta, senza che il venditoreverifichi la competenza dell’acquirentee senza fornire le giuste avvertenze circai pericoli in cui s’incorre in caso d’usoimproprio (non idonea segnalazione delrischio).Fattori prioritari• Facilità di accesso;• non idonea segnalazione del rischio.Entrambi i fattori rivestono una grandeimportanza, ma la facilità d’accesso è unfattore meno modificabile rispetto allanon idonea segnalazione del rischio, poichélegata ad altri fattori quali l’indigenzaeconomica della popolazione (risparmiosui costi d’alimentazione) e le politichedi commercializzazione dei prodotti.Modificabilitànon idonea segnalazionedel rischioCome li rilevo/osservo/misuroI suddetti determinanti ambientali li rilevo,osservo e misuro tramite:• valutazione della diffusione dei sistemidi riscaldamento a combustionenegli ambienti domestici;• valutazione della commercializzazionedelle apparecchiature e materiali;• verifica dell’idoneità della segnalazionedel rischio.facilità d’accessoImportanza10.5 - Principali determinanti ambientali incidenti sulcomportamentoObiettivi ambientali: procedere alla codificadi segnali di rischio e pericolo, idoneie facilmente identificabili dagli utilizzatori,da riportare sulle apparecchiaturea combustione commercializzate.


Rischio legato all’esposizione a monossido di carbonio313I fattori predisponenti, abilitanti e rinforzantiFattori predisponenti• Non percezione del rischioa causa di non conoscenzae/o errata informazione;• convinzione di poter ricorrereal fai da te senza rivolgersia persone qualificate;• sottovalutazione del rischioperché si è conviti che tantoa me non capita.Comportamento• Utilizzo dei sistemi di riscaldamentodomestici alimentatia gas o a legna nonin sicurezza;• ricorso al fai da te per le installazionidegli apparecchi,riparazioni e manutenzioni;• assente o inadeguata manutenzionee verifica degliimpianti.EsposizioneCOFattori rinforzanti• Appartenenza a fasce socialideboli quali anziani oextracomunitari;• assenza di normativa specificarelativa alla commercializzazionedelle apparecchiaturea combustione.Ambiente• Notevole diffusione nelleabitazioni di sistemi di riscaldamentodomestici alimentatia gas o a legna;• facilità d’accesso all’acquistodelle apparecchiature edei materiali utilizzati per lemodifiche e manutenzioni;• non idonea segnalazionedel rischio sugli apparecchi.Fattori abilitanti• Facilità d’accesso alle apparecchiaturee materiali peril fai da te;• indigenza economica;• disattenzione della normativavigente in materia talvoltaanche da parte deglistessi tecnici abilitati;• controlli limitati da partedegli Organi Enti preposti.Intossicazioneacuta ocronica daCO10.6


314Capitolo 10Valutazione del rischio per impianti gas in ambito domesticoValutazione del rischioAttualmente è in elaborazione da partedell’UNI la revisione della norma UNI10738, che nella attuale edizione portail titolo «Impianti alimentati a gas combustibileper uso domestico preesistentialla data del 13 marzo 1990: Lineeguida per la verifica delle caratteristichefunzionali».Già dal titolo del progetto di revisione«Impianti alimentati a gas, per uso domestico,in esercizio. Linee guida per laverifica dell’idoneità al funzionamento insicurezza», si può capire come profondamentesia stata revisionata la vecchianorma.Infatti il progetto, di cui è già stata chiusal’inchiesta pubblica preliminare all’emanazionedella norma, è stato elaboratoper dare agli operatori uno strumentodi verifica della funzionalità di tutti gliimpianti domestici in esercizio, a prescinderedalla data della loro entrata inservizio.Lo scopo e campo di applicazione dellafutura norma è riportato di seguito.«La presente norma definisce i criteri pereffettuare la verifica delle caratteristichefunzionali minime degli impianti gas inesercizio, indipendentemente dalla datadella loro realizzazione, al fine di stabilirese un impianto in esercizio può continuaread essere utilizzato senza pregiudizio perla sicurezza pubblica e privata.La presente norma tratta esclusivamentegli aspetti di verifica degli impianti epertanto non può essere utilizzata comenorma di progettazione, né d’installazione,né per l’adeguamento degli impiantialle norme vigenti in materia.La presente norma si applica alle verificheda effettuare sull’insieme 1 degli apparecchie dell’impianto per uso domesticoo similare (uso cottura, produzione acquacalda sanitaria e/o per il riscaldamentodegli ambienti) alimentati a gas combustibiledelle tre famiglie (gas manifatturato,gas naturale e GPL), così come definitonella UNI EN 437, asserviti ad apparecchicon singola portata termica nominale nonmaggiore di 35 kW.Si applica a tutti i componenti relativiall’impianto gas e sugli apparecchi utilizzatori,quindi nel dettaglio:• il complesso delle tubazioni e degli accessoriche distribuiscono il gas a valledel contatore o del punto di alimentazionedell’impianto interno;• i sistemi di evacuazione dei prodottidella combustione fino all’evacuazionein atmosfera;• il complesso delle predisposizioni edilie meccaniche per l’aerazione e ventilazionedei locali ove sono installati gliapparecchi;• gli apparecchi utilizzatori.Rientra nel campo di applicazione dellapresente norma un impianto gas, di qualsiasilunghezza e complessità, con qualsiasiarticolazione nella distribuzione degliapparecchi, purché essi siano alimentatida un unico punto di alimentazione e nonrientrano nello scopo e campo di applicazionedel Decreto Ministeriale 12.04.96».Questo progetto ha assunto una notevolissimaimportanza in riferimento al D.M.37/08 con specifico riferimento al comma6 dell’art. 7 che prevede:


Rischio legato all’esposizione a monossido di carbonio315«…omissis… 6. Nel caso in cui la dichiarazionedi conformità prevista dal presentearticolo, salvo quanto previsto all’articolo15, non sia stata prodotta o non siapiù reperibile, tale atto è sostituito – pergli impianti eseguiti prima dell’entratain vigore del presente decreto – da unadichiarazione di rispondenza, resa da unprofessionista iscritto all’albo professionaleper le specifiche competenze tecnicherichieste, che ha esercitato la professione,per almeno cinque anni, nel settoreimpiantistico a cui si riferisce la dichiarazione,sotto personale responsabilità,in esito a sopralluogo ed accertamenti,ovvero, per gli impianti non ricadenti nelcampo di applicazione dell’art. 5, comma2, da un soggetto che ricopre, da almeno5 anni, il ruolo di responsabile tecnico diun impresa abilitata di cui all’articolo 3,operante nel settore impiantistico a cui siriferisce la dichiarazione … omissis …».Per il settore dell’impiantistica domesticaper il gas, il rilascio della dichiarazione dirispondenza può avvenire solo in seguitoa precise e puntuali verifiche che tenganoin debito conto i parametri di sicurezzaben evidenziati nel DPR 218/98.La UNI 10738 revisionata diviene pertantolo strumento necessario per poter effettuarele verifiche dirette ad accertarela sussistenza dei requisiti essenziali disicurezza.In sostanza tale norma prevede che venganoeffettuate verifiche sulla correttaventilazione dei locali per il necessarioapporto di aria comburente agli apparecchia gas ivi installati, alla verifica dellacorretta evacuazione dei prodotti dellacombustione ed alla idoneità del localedi installazione degli apparecchi a gas,oltre che verificare l’esistenza e funzionalitàdei sistemi di sorveglianza di fiammae dei dispositivi rivelatori di gas naturaleo di GPL, dove questi ultimi apparecchihanno funzioni contributive ma non sostitutivealla sicurezza dell’impiego delgas combustibile.Ipotesi di tabella da compilarein sede di sopralluogoApertura diventilazioneEvacuazioneprodotticombustioneIdoneità localeinstallazioneSistemi disorveglianza difiammaRilevatoridi gas10.7 - Esempio di possibile tabellaPresente Assente Osservazioni


Il rischiodi incendio:misure diprotezionee prevenzionecapitolo 11Stefano Lapel


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione319Premessa«Scoppia il televisore, donna muore carbonizzata»”,«anziana muore nell’incendiodella sua camera da letto», «incendiosul tetto di un’abitazione, inagibili ottoappartamenti», «bambino rimane gravementeustionato...», sono alcuni dei titoliche si possono leggere giornalmentesui quotidiani del nostro paese. Fatti diquesto genere spaventano, non solo perl’atavica e connaturata paura che un individuosperimenta trovandosi coinvoltoin un incendio, ma anche per l’entità delfenomeno, molto rilevante nel più vastopanorama degli incidenti e degli infortunia cui va soggetta l’intera popolazione.Nelle pagine che seguono si cercheràdi quantificare il fenomeno, identificarele attività e i soggetti più a rischio, farcomprendere i principi che regolano lacombustione e lo sviluppo degli incendi,suggerire norme preventive e procedureda adottare in caso di emergenza. Completeràil lavoro una appendice comprendentele principali norme di riferimento.Che cos’è un incendioUn incendio può essere definito comeuna combustione che avviene al di fuoridi un focolare destinato a contenerla.Fino a che la fiamma rimane nella stufa,nel caminetto o sul piano di cottura civa bene; quando arriva al divano o allalibreria ci va meno bene e la definiamoincendio.Si tratta sempre di combustione, soltantoche nel secondo caso questa è liberadi propagarsi in modo incontrollato.Dal punto di vista chimico lo possiamodefinire come una rapida reazione di ossidazionetra combustibile e comburente.Le tre componenti che con la loro presenzacontemporanea lo rendono possibilesono il combustibile, il comburente e unasorgente d’innesco che consenta di raggiungerela temperatura di accensione.Combustibili11.1 - Triangolo di fuoco: rappresentazione simbolicadellecondizioni necessarie per la combustioneNell’ambiente domestico non mancano certoi combustibili, che rappresentano buonaparte dei rivestimenti (moquette, parquet,tendaggi, perlinati in legno, ecc.), degliarredi (mobili, divani, letti, tappeti, ecc.)e del contenuto dei mobili stessi. Spesso


320Capitolo 11vengono realizzati in legno alcuni elementistrutturali dell’edificio come i solai e il tetto.Potrebbero ulteriormente peggiorare lasituazione eventuali bombole di gas utilizzateper la cucina o il riscaldamento. Vannoanche considerati tutti i liquidi infiammabiliche normalmente vengono conservati acasa come alcool, acetone, trielina, acquaragia,nitro, vernici, petrolio illuminante,ecc. In considerazione del fatto che, a secondadel tipo di combustibile, l’incendiova prevenuto e affrontato con modalità etecniche diverse a livello internazionale,tutti i possibili incendi sono stati classificatiper tipologia di combustibile.Fuochi di classe AComprendono gli incendi dicombustibili solidi come legno,stracci, gomma, carta,cartone.Fuochi di classe BComprendono gli incendidi combustibili liquidi comealcool, acetone, trielina, acquaragia,nitro, vernici, petrolioilluminante.Fuochi di classe CComprendono gli incendi dicombustibili gassosi comemetano, G.P.L., acetilene.Fuochi di classe DComprendono gli incendi dimetalli combustibili comemagnesio, potassio, sodio,carburi.In ambito domestico sono presenti quasisempre materiali delle classi A, B e C.Molto rara la presenza di materiali diclasse D.ComburentiIl comburente per eccellenza è l’ossigeno,sempre presente in condizioni ordinarie,nell’aria che respiriamo, in unapercentuale del 20,8%. Se per preveniregli incendi è possibile, in molti casi, ridurrela quantità dei combustibili, nonsarà comunque mai possibile vivere inun’area priva di ossigeno.Sorgenti di innescoDal punto di vista tecnico, l’innesco diun incendio può avvenire per varie causecosì suddivise:a c c e n s i o n e di r e t t aAccade quando il combustibile viene direttamentein contatto con una fiamma,una scintilla, materiali incandescenti, opiù in generale con la sorgente di calore.Ad esempio, rientrano in questa tipologiadi accensione le operazioni ditaglio eseguite con smerigliatrici, le saldature,l’uso di fiammiferi, mozziconi disigaretta, lampadine a diretto contattocon stoffe e tendaggi, ecc.a c c e n s i o n e in d i r e t t aAvviene quando il combustibile raggiungela temperatura di accensione tramiteconvezione, conduzione e irraggiamentotermico. Ad esempio, rientrano inquesta categoria gli incendi provocatidall’aria calda prodotta da una stufa oun caminetto che, salendo verso l’alto,incontra prodotti combustibili depositatisu mensole o appesi alle pareti; quelligenerati dai fumi caldi di un incendiogià in corso che così si propaga ai pia-


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione321ni superiori; i casi in cui il surriscaldamentodelle canne fumarie interessa,per conduzione, le travi di legno di unsolaio o di un tetto. Appartengono aquesta classe anche gli incendi prodottidalle lampade installate troppo vicino asuperfici combustibili come rivestimentiin legno e tendaggi.a t t r i t oAvviene quando il calore è prodotto inseguito allo sfregamento di due materiali.È il modo in cui tuttora, come nellapreistoria, è possibile ottenere un fuocosfregando tra loro due bastoncini di legno.Accade accidentalmente quando sidovesse bloccare un cuscinetto a sfera,una parte rotante o in movimento di unmotore, a seguito di violenti urti, ecc.In linea di massima è una tipologia diincendio poco frequente in ambito domestico.a u t o c o m b u s t i o n e o r i s c a l d a m e n t os p o n t a n e oConsiste nel raggiungimento della temperaturadi accensione tramite lenti processidi fermentazione e ossidazione,decomposizioni e reazioni chimichedegli stessi combustibili. Anche questocaso ha una bassa incidenza in ambitodomestico.Prodotti della combustionePer meglio comprendere gli effetti di unincendio all’interno di un’abitazione èutile analizzare i prodotti della combustionesuddivisibili in:• gas di combustione, cioè quei prodottiche rimangono allo stato gassosoanche quando raggiungono, raffreddandosi,la temperatura ambientedi riferimento di 15 °C. I più comunisono l’ossido di carbonio, l’anidridecarbonica, l’acido cianidrico e il fosgene;• fiamme, costituite dalla luce emessadalla combustione dei gas prodottidall’incendio;• fumo, costituito da minuscole particelleliquide (nebbie o vapori condensati)e solide (aerosol). Quelle liquidesono formate prevalentementeda vapore acqueo e, raffreddandosiassumono un tipico colore bianco,mentre le particelle solide vengonotrascinate verso l’alto dai gas dellacombustione, sono di colore nero erendono quasi nulla la visibilità;• calore, causa principale della propagazionedegli incendi. Si trasmetteper conduzione, convezione ed irraggiamentoaumentando gradualmentela temperatura dei materiali presentie provocando ulteriori combustioni edanneggiamenti.Effetti dell’incendio sul corpoumanoDopo aver esaminato i prodotti dellacombustione analizzeremo ora i loro effettisul corpo umano.Anossia e a z i o n e tossica d e i f u m iI gas di combustione producono intossicazionied anossia a vari livelli a secondadella loro composizione e concentrazione;tuttavia questi sono dati difficilmenteprevedibili con certezza perchédipendono da molti fattori impondera-


322Capitolo 11bili quali la tipologia dei combustibili, latemperatura di combustione e la quantitàdi ossigeno presente.A seguire l’elenco dei principali gas dicombustione e i loro effetti.Ossido di carbonioL’ossido di carbonio è considerato estremamentepericoloso perché viene prodottoin grande quantità e perché ancheconcentrazioni non elevate possono produrregravi danni. La sua presenza non èavvertibile in quanto si presenta incolore,inodore e insapore. Si sviluppa prevalentementein incendi covanti in ambientichiusi ed in carenza di ossigeno. Unavolta assorbito attraverso i polmoni, hala capacità di fissarsi all’emoglobina conun legame 220 più forte di quello creatocon l’ossigeno, per cui il salvataggio degliintossicati prevede necessariamenteuna terapia iperbarica o una trasfusionedel sangue. I sintomi con cui si presentasono la nausea, il vomito, la spossatezza,la cefalea, le palpitazioni.Anidride carbonicaÈ il più comune gas di combustione, nonproduce effetti tossici ma, riducendocon la sua presenza la percentuale di ossigenonell’aria sotto il valore limite del17%, causa l’asfissia delle persone esposte.Il loro trasporto all’aria aperta o lasomministrazione di ossigeno produrràgià un evidente beneficio.Acido cianidricoViene prodotto dalla combustione incarenza di ossigeno di prodotti comelana, seta e alcune resine. È avvertibiledall’odore caratteristico di mandorleamare e il suo principale effetto consistenel danneggiamento delle cellule delcuore e del sistema nervoso centrale.Viene assimilato per via inalatoria, cutaneae digerente. I principali sintomi diun avvelenamento da acido cianidricosono l’aumento degli atti respiratori, cefalea,arrossamento della cute, bradicardiae ipersalivazione.FosgeneViene prodotto dalla combustione dimateriali che contengono cloro comealcune sostanze plastiche tra cui il PVC.A contatto con l’acqua si scinde in acidocloridrico e anidride carbonica. Provocairritazione alle mucose, vomito, cefaleae lacrimazione.Az i o n e t e r m i c aI principali effetti del calore sul corpoumano sono le ustioni causate dall’irraggiamentosulla pelle esposta e dalla conduzioneper le parti ricoperte dai vestiti.Respirare l’aria calda prodotta dall’incendioprovoca inoltre ustioni all’interoapparato respiratorio con gravi difficoltào blocco del suo funzionamento. Unuomo adeguatamente vestito potrebberesistere a temperature fino a 150° senon fosse per l’umidità dell’aria, semprepresente durante gli incendi, che fascendere questo limite intorno ai 60°.Le ustioni vengono classificate a secondadella loro profondità in:1. ustioni di I grado - superficiali;2. ustioni di II grado - formazione dibolle e vescicole;3. ustioni di III grado - profonde.Naturalmente, oltre al grado dell’ustione,conta anche la sua estensione: èsempre necessario, in caso di ustioniestese, a prescindere dal grado, ricorrerealla cura dei sanitari.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione323Le fasi dell’incendioL’evoluzione di un incendio al passaredel tempo dipende da vari fattori legatialla tipologia e alla pezzatura del combustibile,alle modalità di stoccaggio,alla ventilazione dei locali e al comportamentodelle persone presenti. Si possonoindividuare quattro distinte fasi.Fa s e di in n e s c oTranne i casi di esplosione o quelli dolosi,quasi tutti gli incendi comincianoda un piccolo focolaio: nelle prime fasiquindi è possibile affrontarli con successoanche senza disporre di particolariattrezzature. Le basse temperature el’assenza dei gas di combustione fannosì che si possa intervenire, ad esempio,con una coperta o con un modesto gettod’acqua (per esempio una brocca oun secchio). Non usare comunque maiacqua su macchine o impianti elettricialimentati.La durata della fase di innesco dipendedalla configurazione dei locali, dalla ventilazione,dal grado di infiammabilità deimateriali presenti e da altri fattori difficilmenteponderabili a causa della lorovariabilità. Immaginando l’incendio diun salotto possiamo affermare che l’innescodurerà qualche decina di secondinel caso siano coinvolti ad esempio tendaggiinfiammabili, o qualche minuto seil pavimento è piastrellato e i mobili nonsono imbottiti. Nel caso non sia possibileestinguere il focolaio, si passerà inevitabilmentealla fase di propagazione.Fa s e di pr o p a g a z i o n eLe manifestazioni caratterizzanti di questafase sono l’aumento della partecipazionealla combustione dei materialiprossimi all’innesco, la produzione difumi e gas tossici, l’aumento della temperaturae la riduzione di visibilità. L’avvicinamentoall’incendio sarà possibilesoltanto con idonei dispositivi di protezioneindividuale, tipicamente in dotazioneai Vigili del Fuoco. Non rimarràquindi che allertare i soccorsi al numero115 ed evacuare tempestivamente i localiavendo cura di avvisare, se possibile,le altre persone presenti nello stabile.In poco tempo, l’aumento dell’energiadi irraggiamento e il calore propagatotramite i gas caldi porteranno l’incendioalla fase più critica.In c e n d i o ge n e r a l i z z a t o (f l a s h-o v e r )Nei casi più sfortunati potrebbero esserepassati soltanto pochissimi minutidall’innesco per trovarsi catapultatinell’incendio generalizzato. Buona partedei combustibili presenti avrà raggiuntoe superato la temperatura di autoaccensioneproducendo ulteriormente calore,gas e particelle incandescenti che vengonotrasportate in senso orizzontale everticale diffondendo l’incendio ad ognimateriale combustibile presente. La temperaturadella fiamma potrebbe superarei 2000° mentre quella dell’ambientesi attesterebbe ordinariamente intornoai 1000°. In breve tempo sarebbe messaa repentaglio la stessa resistenza meccanicadella struttura. In queste condizioniun intervento all’interno dell’edificio èquasi impossibile, molto probabilmente11.6 -


324Capitolo 11ci si dovrà limitare ad agire dall’esternoad esempio con l’uso di idranti nel tentativodi evitare la propagazione dell’incendioagli edifici vicini.Est i n z i o n e e r a f f r e d d a m e n t oUn incendio può terminare in due modi:o con l’estinzione della combustione ottenutaper soffocamento e raffreddamentodall’opera delle squadre di soccorso,oppure con l’esaurimento naturale delcombustibile. In ogni caso inizierà unagraduale diminuzione delle temperaturee il lento ritorno alle condizioni iniziali.So f f o c a m e n t oOttenuto separando il materiale chebrucia dall’aria circostante, impedendoin tal modo che l’ossigeno atmosfericocontinui ad alimentare la combustione.Quasi tutte le tecniche puntano a questorisultato: l’acqua attraverso la produzionedi calore, la polvere tramite lacreazione di barriere meccaniche, la CO 2riducendo la percentuale di ossigenonella zona. Si agisce per soffocamentoanche nell’affrontare, mettendoci un coperchio,una padella con dell’olio incendiato.Estinzione degli incendi edagenti estinguentiNei punti precedenti sono state analizzatele condizioni che rendono possibilela combustione e cioè la presenza contemporaneadi combustibile, comburentee sorgente di calore. È sufficiente chene venga a mancare una sola per interrompereil processo. I metodi utilizzatiper spegnere un incendio punterannoquindi ad affrontare uno o più lati deltriangolo del fuoco. Si agirà nei modisotto elencati.Ra f f r e d d a m e n t oInteso come abbassamento della temperaturadel materiale che brucia al disotto della temperatura di accensione epossibilmente al di sotto della temperaturadi infiammabilità. Il raffreddamentosi ottiene principalmente attraversol’uso dell’acqua che, evaporando, togliecalore e, nei principi di incendio, conestintori ad anidride carbonica (il gasesce dalla bombola all’incirca a -73° C).Riduzione de l c o m b u s t i b i l eAttuata mediante la rimozione fisica delcombustibile non ancora coinvolto oppureintercettando il gas o il combustibileliquido tramite l’azionamento divalvole od occlusioni.An t i c a t a l i s i o inibizione ch i m i c aÈ un metodo che esula dalla logica deltriangolo del fuoco e utilizza alcune sostanzeestinguenti capaci di inibire chimicamentela combustione, provocandoil rallentamento delle reazioni a catenache la caratterizzano. Si utilizza quasiesclusivamente in locali chiusi dotatidi impianti automatici di spegnimento,quando c’è la necessità di interveniresenza danneggiare il materiale ancoranon bruciato (archivi, biblioteche, centridi calcolo, ecc.). Di fatto non utilizzatoin ambito domestico.Le sostanze estinguentiRiepilogando, le azioni sopra descrittevengono di norma ottenute tramite


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione325l’utilizzo di sostanze estinguenti secondola tabella 11.7.SostanzaRiduzione delcombustibileSoffocamentoRaffreddamentoAzione anticataliticaAcqua Si* Si Si NoAnidridecarbonicaNo Si Si NoClasse di fuocoAB (solo liquidi pesanti)A (poco efficace sugrandi masse)B – CPolveri No Si No Si** A – B – CSchiuma No Si Si NoBD (schiume speciali)Sabbia No Si No NoA (piccoli focolai)B (piccoli focolai)SostitutihalonNo No No Si A – B – C11.7 - * (in funzione della potenza del getto) - **(nontutti i tipi)Le sostanze estinguenti indicate in tabellanecessitano, per la loro utilizzazione,dei dispositivi atti a proiettarle sul fuoco.L’acqua, tolto l’uso con i secchi, viene dinorma utilizzata tramite naspi o idranti,l’anidride carbonica, le polveri e gli alogenatitramite estintori portatili o carrellati,la sabbia in secchi, la schiuma sia conestintori portatili che con apposite lancecollegate alla rete idranti.La tabella 11.8 evidenzia le caratteristichedegli estinguenti più frequentementeutilizzati in ambito domestico. Da notareche esistono anche delle pericoloseincompatibilità.11.9 e 11.10estintori portatiliSOSTANZAAcquaAnidrideCarbonicaPolveri11.8 -CARATTERISTICHE• molto efficace per la classe A• di fatto inesauribile (se la rete idranti è connessa all’acquedotto)• incompatibile con quasi tutti i liquidi infiammabili• pericolosa sull’olio bollente, produce una violenta reazione• conduttrice di elettricità, non si può usare su impianti oattrezzature collegate alla rete elettrica• danneggia irreparabilmente eventuali beni preziosi(biblioteche, musei, ecc.)• produce gas infiammabile a contatto con alcuni materialidi classe D (per es. carburi)• molto efficace per le classi B - C e per piccoli incendidi classe A• adatta ad apparecchiature ed impianti elettrici• non lascia traccia e non danneggia quello che non èbruciato• sconsigliata su metalli incandescenti per l’eventualeproiezione di schegge• inefficace su grandi masse solide che formano braci• non utilizzabile sulle persone per la bassa temperaturadi erogazione (-70°)• efficaci per le classi A - B - C• persistenti nel tempo, garantiscono il soffocamentodefinitivo (al contrario del CO 2che si dissolve subito)• producono danni collaterali in quanto molto penetrantie difficilmente pulibili (danneggiano irreparabilmenteanche le apparecchiature non bruciate)• non utilizzabili sulle persone per la capacità asfissiantee gli effetti sulla pelle ustionataEstintori d’incendioSi classificano in portatili, aventi massaminore o uguale a 20 Kg e carrellati, dotatidi ruote e aventi massa totale maggioredi 20 Kg e contenutoestinguentefino a 150 Kg.In nessun caso è previstal’installazione diestintori carrellati inaree pertinenti le civiliabitazioni quinditratteremo in questa11.11 estintore carrellato


326Capitolo 11sede soltanto la tipologia portatile.Gli estintori portatili possono esseresuddivisi in base alla sostanza estinguenteutilizzata: avremo quindi estintoriidrici, a schiuma, a polvere, adanidride carbonica e ad idrocarburi alogenati.Un’altra importante classificazioneriguarda la capacità estinguenteche definisce la massima dimensionedell’incendio affrontabile a seconda dellaclasse di fuoco. In pratica si ha un’ideadi che focolaio si può ragionevolmenteestinguere a seconda che brucino solidi,liquidi o gas. Ad esempio, per le autorimesse,è prevista l’installazione di unestintore di tipo 21A – 89B – C, intendendosiper 21A la capacità di spegnimentodi un focolare costituito da unacatasta di travi di legno aventi un volumecomplessivo di circa 0,6 metri cubi,per 89B la capacità di spegnimento diun focolare costituito da una vasca metallicacilindrica di 190 cm di diametrocontenente sul fondo 30 litri di acquacon sopra galleggianti 59 litri di benzina,per classe C la capacità di spegnereun incendio prodotto dall’uscita di gaspropano da una tubazione cui sono collegatepiù bombole di gas. Nel caso diestintori con carica maggiore di 3 Kg, ilfocolare deve essere estinto almeno duevolte con lo stesso estintore.Ma n u t e n z i o n e e c o n t r o l l o d e g l i estintor iGli estintori devono essere sottoposti:• ad una sorveglianza periodica (quotidianao settimanale) che può esseresvolta da persone appositamente addestrate(anche gli stessi occupantil’abitazione) consistente in un controllodi tipo visivo atto ad accertarela presenza dell’estintore nel luogoprefissato, l’assenza di manomissioni,l’adeguata pressione del propellente(solo per estintori idrici, a schiuma,polvere e sostituti dell’halon), la presenzadell’apposita segnaletica (tabellarossa), l’integrità del sigillo el’apposizione del cartellino di manutenzioneregolarmente compilato;• Ad un controllo semestrale consistentein una prova di natura tecnica, svoltada personale esperto e autorizzato,atta ad accertare e garantire con specificheprove previste dalla normativaUNI il funzionamento del dispositivo;• ad una revisione, effettuata con cadenzestabilite dalla norma a secondadella tipologia di estintore (di normatriennale), consistente in un esameapprofondito dei singoli componenti.Questa operazione, prevedendo losmontaggio del prodotto e il suo riassemblamentoe ricarica, deve chiaramenteessere svolta in un’officina attrezzata,autorizzata dal costruttore.Utilizzo d e g l i estintor i p o r t at i l iGli estintori portatili sono concepiti peressere utilizzati durante la fase di innescodell’incendio e pertanto i primi utilizzatorisaranno le persone presenti sulluogo, anche in considerazione del fattoche la tempestività d’intervento sarà lamiglior garanzia di successo. Il loro uso èrelativamente semplice purché si seguanodeterminate regole:• prima di intervenire valutare le condizionidi sicurezza ed in particolareaccertarsi di avere sempre a disposizioneuna via di fuga. Se non si è adeguatamenteprotetti non operare inaree sature di fumo;• l’estintore può affrontare solamenteprincipi di incendio: in caso di incendiogeneralizzato chiudere tutte le porte eavvisare i Vigili del Fuoco al 115;• verificare che l’estintore sia idoneo al


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione32711.12 -tipo di incendio. Le classi di fuoco perle quali è omologato sono riportatesull’etichetta;• armare l’estintore rompendo il sigilloe togliendo la spoletta di sicurezza.Provare l’erogazione di estinguenteper una frazione di secondo;• posizionarsi, con il vento alle spalle,a una distanza di circa tre metri dalfocolaio e premere la leva dirigendo ilgetto alla base della fiamma, effettuandoun leggero movimento a ventaglio.Iniziare l’estinzione dalle fiamme piùvicine e avvicinarsi progressivamentefino alla completa estinzione. Nonsprecare l’estinguente perché l’autonomiadell’estintore usualmente nonsupera i 15 secondi;• durante l’intera operazione rimanereabbassati per evitare eventuali fiammatedi ritorno;• verificare l’effettivo spegnimento el’assenza di braci che potrebbero riaccendersi.Eventualmente raffreddarele braci con acqua;• la sola rottura del sigillo comporta lanecessità di provvedere ad un controllostraordinario dell’estintore, pertantoanche dopo un utilizzo parziale nonrimettere l’apparecchio al suo postoma richiedere l’intervento della dittamanutentriceRe te d i i d r a n t i a n t i n c e n d i oIn relazione all’efficacia limitata degli e-stintori portatili emerge la necessità, nelleattività di grandi dimensioni o a rischioelevato, di disporre di attrezzature idoneead affrontare incendi allo stadio dipropagazione o già generalizzati. Il sistemamanuale più in uso è costituito dallereti di idranti che garantiscono, nel loroinsieme, la disponibilità quasi illimitatadi agente estinguente in tutta l’area interessata.Il D.M. 16/05/1987 stabilisce chenegli edifici adibiti a civile abitazione conaltezza in gronda superiore a 24 metridebba essere installata una rete idranti.Le caratteristiche tecniche degli impiantisono delineate nella norma stessa, allegatain appendice.Indicativamente una rete idranti è costituitada:• alimentazione idrica tramite l’allacciamentoall’acquedotto o con vasche diriserva e sistemi di pompaggio;• rete di tubazioni fisse, separate dalresto dell’impianto idraulico, per ladistribuzione dell’acqua in tutta l’areada proteggere;• dispositivi erogatori costituiti da lance,manichette e naspi.Gli idranti antincendio si suddividono indiverse tipologie:• l’idrante a muro (foto 11.13) costituitoda un semplice rubinetto di tipo unificato(DN 45 o DN 70), normalmente


328Capitolo 11ubicato in una cassetta contenenteanche una tubazione flessibile (manichettaantincendio) munita di raccordi,ed una lancia. Usualmente l’idrante amuro dispone di un attacco DN 45 eviene utilizzato all’interno degli edifici.• l’idrante a colonna soprasuolo (foto11.14) costituito normalmente da unacolonna in ghisa, di colore rosso, munitadi 2 attacchi DN 70 ed 1 attaccoDN 100; il comando di apertura avvienetramite la rotazione del cappellogirevole installato sulla sommità dellacolonna. Normalmente questa tipologiadi idranti viene installata ad unadistanza di almeno 5 metri dal perimetroesterno dell’edificio da proteggeree per ognuna deve essere prevista ladotazione di almeno una manichettaantincendio completa di raccordie lancia di erogazione ubicata vicinoall’idrante;• l’idrante sottosuolo, interrato e collegatoalla rete idrica mediante ungruppo valvola ad una profondità dialmeno 1 metro. Ad esso si accedetramite un chiusino di dimensioni eforma adeguate; deve essere adeguatamentesegnalato e per ognuno deveessere prevista la stessa dotazionedell’idrante soprasuolo eventualmentecompletata con un’apposita colonnacon attacco a baionetta alla qualesi collegano successivamente le manichetteDN 45 o DN 70;• naspo, costituito da una tubazionesemirigida flessibile, avvolta su untamburo metallico girevole. Al contrariodelle tipologie precedenti, nonrichiede, per l’utilizzo, il completosvolgimento della manichetta. Il suoimpiego è però limitato dal fatto checonsente una portata d’acqua decisamenteinferiore.L’uso dell’acqua, molto più degli estintoriportatili, presenta svariati rischi e richiedeuno specifico addestramento, senza ilquale è preferibile riservarne l’uso ai Vigilidel Fuoco.Si precisa che, come gli estintori portatili,anche la rete idranti, nel suo insieme,è soggetta agli stessi obblighi di sorveglianza,controllo periodico e revisione.Do t a z i o n i m i n i m en e g l i edifici d i civilea b i t a z i o n eCome si vedrà nell’appendice normativa,tranne che per le attività specificatamenteregolamentate (ad esempio centralitermiche, autorimesse, ecc.), non esistel’obbligo di installare un estintore all’internodelle abitazioni, né in automobile.Diverso è il caso di altri paesi europei (adesempio Slovenia) dove le regole impongonodi dotare l’autovettura di almeno11.13 - Idrante a muro 11.14 - Idrante a colonna 11.15 - Naspo


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione329di rilascio e di rinnovo del Certificato di PrevenzioneIncendi per le attività soggette alcontrollo dei Vigili del Fuoco. In particolarehanno bisogno di questa certificazione:• autorimesse private con più di 9 autoveicoli(scadenza: 6 anni);• impianti per la produzione di calorealimentati a combustibile solido, liquido,gassoso con potenzialità superiorea 100.000 kcal/ora (scadenza: 6 anni);• edifici con altezza in gronda superiorea 24 metri (una tantum);• vani di ascensori e montacarichi inservizio privato aventi corsa sopra ilpiano terreno maggiore di 20 metri,installati in edifici civili aventi altezzain gronda maggiore di 24 metri (unatantum);• edifici pregevoli per storia e arte (senzascadenza);• depositi di gas combustibili in serbatoifissi (scadenza da 3 a 6 anni a secondadella capacità).Le attività di controllo periodico e manutenzionedevono essere eseguite dapersonale competente e qualificato. Vatenuto presente che al di sotto dei 5 condominil’amministratore non è necessarioe ci possono essere condominii anchepiù grandi dove l’amministratore di fattonon c’è: in questi casi anche la responsabilitàpenale farà capo direttamente aicondomini. Naturalmente anche nel casoin cui non ci fossero attività per le qualici sia bisogno del CPI, l’amministratore o,in sua assenza, i proprietari devono assicurarsidel rispetto delle norme di prevenzione.In base ai dettami del DPR 12/01/98 n.37,nell’ambito delle attività soggette a controllodei Vigili del Fuoco «I controlli, leverifiche, gli interventi di manutenzione,l’informazione e la formazione del personale,che vengono effettuati, devono esseunestintore. Si può consigliare l’acquistosu base volontaria di un estintore a polvereda almeno 2 Kg.La sottostante tabella indica la tipologiae il numero degli estintori da installareobbligatoriamente in funzione del tipo diattività o impianto.Autorimesse (D.M.1.2.1986)Centrali termiche a gascon più di 30.000 Kcal(D.M. 12.4.1996)Centrali termiche acombustibile liquido conpiù di 30.000 Kcal(D.M. 28.4.2005)Depositi di gas GPL (D.M.14.5.2004)Ascensori installati inedifici destinati a civileabitazione con altezzasuperiore a 24 metri ingrondaEstintori 21A-89B-C in numero di:• 1 ogni 5 autoveicoli per i primi 20• 1 ogni 10 autoveicoli fino a 200 (+ iprecedenti)• 1 ogni 20 autoveicoli oltre 200 (+ iprecedenti)• 1 estintore 21A-89B-C per ogni apparecchio• 1 estintore 21A-113B per ogni apparecchio• 1 estintore 21A-113B per ogni serbatoioPer serbatoi fino a 5 m 3 :• 2 estintori da 6 Kg 13A-89B-CPer serbatoi superiori a 5 e fino a 15 m 3 :• 2 estintori da 9 Kg 21A-113B-C• 1 naspo DN 25• 1 estintore 21A-89B-C in prossimitàdel locale macchineCo m p i t ie responsabilitàCome vedremo nei capitoli seguenti, gliedifici di civile abitazione vanno soggettia svariati rischi d’incendio connessi inparte alla gestione interna delle singoleunità abitative e in parte agli impianti ealle attrezzature di uso condominiale. Ilsingolo proprietario o condomino rispondeper la gestione del suo appartamentomentre l’amministratore è responsabiledell’installazione dei sistemi, delle attrezzaturee di tutti i dispositivi antincendio nonchédella regolare effettuazione della sorveglianza,delle verifiche di controllo e dellamanutenzione degli strumenti stessi. Competonoanche all’amministratore le richieste


330Capitolo 11re annotati in un apposito registro a curadei responsabili dell’attività. Tale registrodeve essere mantenuto aggiornato e resodisponibile ai fini dei controlli di competenzadel comando».Analisi del fenomeno incendi inItaliaAutocombustione2,1%Surriscaldamentomotori macchine2,9%Incidenti con cause accertateImpianti di produzione Fuochidel calore d'artificio0,8%0,8%Faville11,5%Mozziconidi sigarette,fiammiferi17,2%Camino24,9%Fulmine0,7%Dolose21,3%Ritorni di fiamma0,5%Esplosioni0,4%Elettriche28,1%Reazionichimiche0,1%Ogni anno nel nostro paese i Vigili delFuoco sono chiamati ad effettuare quasi250.000 interventi su incendi di varianatura (fonte Ministero dell’Interno). Diquesti, circa 50.000 riguardano direttamenteo indirettamente edifici di civileabitazione. Si stima tuttavia che il numerodi sinistri dovuto ad incendi domesticisia ben superiore e possa raggiungerecomplessivamente i 150.000 casi.Mediamente il 90% dei decessi causatidal fuoco sono riconducibili a incendidomestici anche se mancano dati certisul numero complessivo delle vittime, inquanto non è disponibile un report checonsideri anche gli individui deceduti acausa degli effetti dell’incendio in periodisuccessivi all’evento. Dati della ProtezioneCivile stimano tuttavia in un migliaiole persone che ogni anno muoionoin seguito a incendi domestici. Buonaparte di questi sono registrati nelle oreserali e notturne, quando evidentementemaggiori sono sia l’affollamento delleabitazioni che l’utilizzo di impianti diriscaldamento e illuminazione. Particolarmentevulnerabili sono i bambini e glianziani, i quali sono soggetti, tra l’altro,a studi di livello europeo. Secondo i datidiffusi dal CEREPI (Center for Researchand Prevention of Injuries) gli infortunidovuti ad ustioni, incendi e fiamme, costituisconola quarta causa di infortunimortali tra soggetti con età superioreo uguale a 65 anni pur rappresentandomeno del 5% di tutti i tipi di infortuni,fatto che rende estremamente evidentela gravità dei singoli episodi.Dall’elaborazione dei dati relativi agli interventidei Vigili del fuoco è possibiledeterminare con una certa approssimazionele cause che hanno prodotto gliincendi. I grafici sotto riportati sono statielaborati sulla base di dati diffusi dal Ministerodell’Interno, considerando soltantogli incendi le cui cause sono state ef-Incidenti con cause accertate escluso il doloAutocombustione2,7%Surriscaldamentomotori macchine3,7%Impianti di produzione Fuochidel calore d'artificio1,0%1,0%Faville11,5%Mozziconidi sigarette,fiammiferi17,2%Camino24,9%Fulmine0,9%Elettriche35,7%Ritorni di fiamma0,6%Esplosioni0,6%Reazionichimiche0,2%11.16 - Incendi con cause accertate 11.17 - incendi con cause accertate escluso il dolo


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione331fettivamente accertate che costituisconocirca il 50% del totale. Per permettere unamigliore interpretazione dei dati il grafico2 non comprende gli incendi di naturadolosa evidenziando così solamente lecause accidentali, per le quali, come vedremo,sarà possibile individuare alcunemisure preventive e protettive.Osservando i grafici, tolte quelle dolose,spiccano quattro gruppi di cause lacui somma raggiunge il 90% del totale.La prima in assoluto (35,7%) comprendetutti gli incendi di origine elettrica, laseconda riguarda il surriscaldamento dicamini (24,9%), la terza è legata all’utilizzodi sigarette e fiammiferi (17,2%),l’ultima è costituita da faville generateda caminetti, stufe e da attrezzi da lavoro(11,5%).Rimane circa il 10% dei casioriginati da cause minori. Nei punti successivici si è posti l’obiettivo di esaminare,con l’ausilio di fotografie ed esempi,tutte le cause sopra evidenziate.e gli interruttori, i fili elettrici che distribuisconol’energia elettrica nella casa, ilquadro elettrico, i fili che lo collegano alcontatore e il contatore stesso.Va detto che un impianto costruito a regolad’arte difficilmente può produrre situazionirealmente pericolose in quantoè progettato per essere a prova di errore.Qualunque operazione possa porre inatto l’utente, le protezioni installate intervengonoautomaticamente staccando,in tutto o in parte, l’alimentazione.Se, ad esempio, si decidesse di collegaretroppe apparecchiature ad una singolapresa superando la potenza che questapuò erogare, interverrebbe automaticamente,prima del danneggiamentodella presa o dei fili che la alimentano,un interruttore, definito tecnicamentemagnetotermico, installato nel quadroelettrico.Incendi di origine elettricaGli incendi di questa categoria si possonosuddividere in ulteriori sottogruppi:• incendi prodotti da guasti agli impiantidi distribuzione;• incendi prodotti da guasti alle apparecchiature;• incendi prodotti da errato collegamentoo errato utilizzo delle apparecchiatureelettriche.In c e n d i p r o d o t t i d a g u a s t i a g l i impianti d idistribuzioneFanno parte di questo gruppo i guastiche avvengono a monte della presa dicorrente e possono coinvolgere le prese11.18 - Interruttore magnetotermicoLo stesso interruttore interverrebbe anchese la richiesta di potenza superassecomplessivamente, e non soltanto sullasingola presa, quella tollerata dai filielettrici che alimentano l’abitazione. Ilcaso più comune in cui si ottiene quelloche viene definito tecnicamente “sovraccarico”avviene quando si attivano contemporaneamentepiù elettrodomesticiottenendo, per l’appunto, l’interventoautomatico dell’interruttore. L’interru-


332Capitolo 11zione non è immediata in quanto il riscaldamentodei conduttori è graduale equindi il dispositivo consente, per breviperiodi, il superamento in sicurezza dellimite massimo.Un’altra funzione dell’interruttore magnetotermicoè quella di proteggerel’impianto elettrico dai cortocircuiti.Questo termine appare molto frequentementenelle cause di incendio e rappresentaun tipo il caso in cui due filio due parti di impianto a diverso potenzialevengono in contatto tra lorocausando un immediato e violentissimoaumento dell’intensità della correnteelettrica. Se l’interruttore non intervenisseistantaneamente avverrebbe l’immediatacombustione del tratto di lineao dell’impianto coinvolti. Tuttavia è raroche questo tipo di guasto avvenga sullaparte di impianto che sta a monte dellapresa: nella quasi totalità dei casi questoavviene, come vedremo nei paragrafisuccessivi, sugli apparecchi che noi colleghiamoalle prese stesse.L’ultima ipotesi esaminata riguarda il casoin cui dall’esterno dell’abitazione provengauna sovratensione dovuta ad unfulmine caduto nelle vicinanze o ad unguasto alle linee dell’ente distributore.Le conseguenze, in questa circostanza,potrebbero consistere in danneggiamentie combustioni di tutte le componentidell’impianto e delle apparecchiature aquesto collegate. Va evidenziato che,se dallo studio condotto sui dati diffusidal Ministero dell’Interno appare chesoltanto nello 0,9% dei casi accertati siaun fulmine a causare l’incendio, esisteuna casistica estremamente più diffusain cui il fulmine provoca danni e bruciaturea strutture ed impianti, senza chequeste provochino poi un incendio veroe proprio.In c e n d i p r o d o t t i d a g u a s t i allea p p a r e c c h i a t u r eQuesto gruppo di incendi comprende tuttiquei casi in cui l’innesco della combustioneè prodotto da un guasto alle apparecchiaturepur correttamente collegatead un impianto eseguito a regola d’arte.È una fattispecie tutt’altro che rara e chefa spesso notizia anche sui giornali proprioper l’imprevedibilità che la contraddistingue.Ci sono alcuni elettrodomesticiche più di altri vanno soggetti a questiproblemi. Da un’indagine effettuata suuna serie di incidenti occorsi nell’ultimoanno si evidenzia che gli apparecchi più arischio sono nell’ordine: televisori a tubocatodico, apparecchi in fase di ricarica(computer portatili, cellulari, ecc), coperteelettriche, frigoriferi.Purtroppo nei casi in questione le protezioniinstallate nel quadro elettrico nonsempre sono in grado di intervenire automaticamentese non quando oramail’incendio è già in fase di propagazione.Le modalità per proteggersi da incendi diquesto tipo sono l’acquisto di elettrodomesticidi qualità scegliendoli tra marcheconosciute, accertandosi che vi sia appostala marcatura CE e, possibilmente, unmarchio di qualità (ad esempio i marchiIMQ, VDE, ecc).11.19 - Machio CE, IMQ e VDE


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione333È importante segnalare immediatamentead una persona competente eventualianomalie riscontrate durante il funzionamentodell’apparecchio che potrebberoessere indice di un futuro guasto.Meritano una citazione anche gli apparecchiche richiedono una ricarica dellebatterie come computer portatili, telefonini,ecc. In generale bisogna considerareche la ricarica quasi sempre è contraddistintada un riscaldamento della batteriae dei circuiti che la alimentano. Nellafoto 10.20 si nota quello che rimane diun computer portatile che durante la fasedi ricarica ha innescato l’incendio in unufficio.Si consiglia di non lasciare incustoditigli apparecchi in fase ricarica e durantequesta operazione sarebbe preferibileappoggiare gli stessi su un piano incombustibile(piastrelle o metallo), possibilmentelontano da materiali che possanofacilmente prendere fuoco.Vanno compresi in questo capitolo anchegli incendi prodotti dalle luminarie elettricheche decorano gli alberi di natale.La precauzione che è possibile suggerireè l’acquisto di prodotti di qualità e la loroinstallazione secondo le indicazioni delfabbricante. È utile non far passare i cavielettrici in prossimità di fonti di caloreper evitare danneggiamenti all’isolante(ad esempio vicino ad altre lampadine).È vietato usare più trivi innestati in serie;se è necessario connettere più apparecchi,anche temporaneamente, è preferibileusare una multipresa verificando chela potenza totale installata (per gli alberidi natale non dovrebbero esserci problemi)non superi quella massima erogabiledalla prolunga.Per ultimo citiamo il caso degli apparecchiportatili in cui la progressiva usuradanneggia l’isolante del cavo di alimentazione,sottoponendo l’utente al rischiodi elettrocuzione e l’impianto al rischiodi cortocircuito. Per evitare il problemaè sufficiente controllare periodicamentelo stato del cavo di alimentazione degliapparecchi portatili, provvedendo, se necessario,alla sua sostituzione. È implicitoche le operazioni di manutenzione diquesto tipo vanno effettuate esclusivamenteda personale esperto.11.20 - PC portatile incendiato durante la ricaricaIn c e n d i p r o d o t t i d a e r r a t o collegamentoo e r r a t o utilizzo delle a p p a r e c c h i a t u r ee l e t t r i c h eMolto frequentemente a produrre le condizioniche potrebbero dar luogo all’innescodi un incendio sono i collegamentitra gli apparecchi e le prese o le modalitàdi installazione e di utilizzo degli apparecchistessi. In queste circostanze puòprodursi un focolaio d’incendio anche inpresenza di impianti ed apparecchiature– se considerati singolarmente – perfet-


334Capitolo 1111.21 - Presa standard italiana e spina schukotamente a norma. I casi più comuni riguardano:• la connessione di prese e spine nondirettamente compatibili tra loro (standardtedesco – schuko e standard italiano– foto 11.21);• l’utilizzo di prolunghe o accessoricome trivi e adattatori non adatti allapotenza richiesta;• la copertura delle apparecchiaturecon stoffe e altro materiale;• lasciare incustoditi per lunghi periodiapparecchi accesi o in stand-by;• il mancato rispetto delle distanze disicurezza tra le lampade e i materialicombustibili e, nel caso dei frigoriferi,la mancata areazione della parte posterioredegli stessi.Riguardo i punti sopra citati si possonosuggerire le seguenti misure.1. È importante fare attenzione a nonforzare i collegamenti tra prese e spinenon compatibili. Questo pregiudicala durata dei componenti, la sicurezzanell’utilizzo dell’apparecchio (potrebbenon funzionare il salvavita) e provocasurriscaldamenti che possonodar luogo a veri e propri inneschi diincendio. È necessario in questi casidisporre almeno di un adattatore anchese, come vedremo, non semprequest’ultimo può essere utilizzato incondizioni di sicurezza.2. Gli adattatori ordinariamente possonoalimentare apparecchiature elettrichela cui potenza non superi i 1.500 Watt,per i trivi questo valore scende spessoa 1.000 Watt. Nel caso vengano sovraccaricatitendono a scaldarsi fino afondere o carbonizzare. Per accertarsidella portata dei propri dispositiviverificare la potenza massima marcataobbligatoriamente su ciascuno. Atitolo di esempio si veda la seguentetabella:ElettrodomesticiPotenza (Watt)Televisore 100Stereo 20Forno a microonde 2500Forno elettrico tradizionale 1500Frigorifero 250Lavatrice 2500Lavastoviglie 2500Asciugacapelli 1500Stufetta “caldo bagno” 2000Condizionatore 2000Ferro da stiro 1500Postazione computer 400Aspirapolvere 1500Come si può ben vedere sono molti glielettrodomestici che superano la fatalesoglia dei 1.000 o dei 1.500 Watt.Per tutti questi, l’unico collegamentosicuro avviene tramite l’inserzionediretta in una presa ad essi dedicatasenza trivi né adattatori. In considerazionedel fatto che molti apparecchivengono prodotti di serie con la spinadi tipo tedesco è assolutamente preferibileinstallare in ogni stanza almenouna presa dotata di questo standard.Se fosse necessario utilizzare una prolungabisogna preventivamente verificareche la potenza richiesta dall’apparecchiaturada connettere non superi


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione33511.22 - Distanza di sicurezza non mantenutaquella massima prelevabile dalla prolungastessa. Questo dato dev’esseresegnalato in modo evidente sullaprolunga assieme alla marcatura CE.Talvolta sull’etichetta dell’apparecchionon risulta disponibile il dato dellapotenza, in questo caso, per ottenereun valore da confrontare con la portatadella prolunga o dell’adattatore, èpossibile moltiplicare l’Intensità dellacorrente, espressa in Ampere (A) perla Differenza di Potenziale o Tensione,espressa in Volt (V). L’esempio sottostanterappresenta una classica indicazioneche è possibile trovare impressasugli apparecchi elettrici.Input 220 V (Volt) - 5 A (Ampere)Per calcolare la potenza basta moltiplicare220 x 5 ottenendo così il risultatodi 1100 Watt.Un caso che spesso causa problemi èl’utilizzo di apparecchi aspirapolveredotati di cavo avvolgibile, è utile precisareche il loro utilizzo è subordinatoallo svolgimento completo del cavoanche quando questo non servisse. Inquesto modo si aumenta la sicurezzae si allunga la vita dell’elettrodomestico.Questa precauzione vale per qualunquetipo di prolunga avvolgibile.3. Non tutti gli apparecchi elettrici sonocostruiti per rimanere accesi costantementeper tutta la loro vita operativa.Alcuni, come frigoriferi, telefoni,orologi, caldaie, vengono progettatiapposta per garantire un livello di sicurezzache ne consenta l’uso continuativo,altri, quando non sono utilizzatidevono essere spenti. In particolarequesta regola riguarda i televisori e imonitor dei computer per i quali, tral’altro, è necessario intervenire direttamentesull’interruttore, evitando diabbandonare gli apparecchi in standby(la cosa non vale per gli apparecchidi nuovissima generazione che nonsono dotati di interruttore e per i qualiil distacco dall’alimentazione puòavvenire in modo automatico). Nelcaso si utilizzino postazioni computerche prevedono più collegamenti conla rete elettrica (torre, monitor, stampante,modem, casse acustiche, ecc.),può esser utile collegare tutte le spinead una multipresa dotata di interruttorein modo da poter scollegare tuttoin un’unica operazione.4. Un’altra fattispecie di rischio è costituitadalla riduzione dell’areazione di cuihanno bisogno gli apparecchi elettriciaccesi (anche in modalità stand-by)per cui è estremamente importantenon coprirli con nessun tipo di materiale.È utile ricordare che i frigoriferihanno bisogno di scambiare il caloresottratto al loro interno con l’atmosferaesterna. Questo scambio avvieneordinariamente tramite una serpentinaposta dietro il frigorifero:quindinon utilizzare la copertura del frigoriferoper depositarci materiali se nonlasciando un ampio spazio di ventilazionesulla parte posteriore.Particolare attenzione va anche postanel mantenere una minima distanzadi sicurezza tra le lampade e il resto


336Capitolo 11dell’arredamento, specie se combustibile.Sulle istruzioni delle lampadevengono sempre indicate le modalitàdi installazione e le distanze minimeda garantire. Allo stesso modo bisognaassolutamente evitare di mascherarequalsiasi tipo di lampada utilizzandocarta o stoffe che potrebberofacilmente incendiarsi a causa del caloreprodotto dalla lampadina (vediimmagine 11.22).5. Nulla dura in eterno. Non è una considerazionesulla brevità della vita umana,ma un’osservazione che riguardatutte le componenti degli impianti edelle apparecchiature elettriche. Conil passare degli anni soprattutto leparti soggette a usura meccanica edad esposizione alle intemperie sonosoggette al fenomeno del tracking,costituito da un progressivo logoramentodell’isolamento dei cavi chepuò dar luogo, nello stadio finale, alcollasso dell’isolamento e alla creazionedi pericolosissimi cortocircuiti.Sarebbe quindi opportuno controllareperiodicamente le parti più soggettead usura, provvedendo, se necessario,alla loro sostituzione.Per un approfondimento normativosul settore elettrico si rimanda al capitolodel manuale dedicato specificatamentea questa tipologia di rischio.Surriscaldamento di caminiLa seconda causa di intervento dei Vigilidel Fuoco in ambito domestico è rappresentatadagli incendi prodotti dal surriscaldamentodelle canne fumarie.Da una recente indagine statistica effettuatasui dati messi a disposizione dalMinistero, emerge che, in determinatiperiodi dell’anno, ogni Comando Provincialeeffettua mediamente due intervential giorno per questa tipologia di incendio(fonte www.vigilfuoco.it). Due sonole casistiche ricorrenti: la prima riguardala combustione dei residui che si trovanodentro la canna fumaria, la secondainvece consiste nell’innesco di sostanzecombustibili esterne alla canna stessa.Esamineremo le due tipologie suggerendoalcune norme di prevenzione.• La prima ipotesi ricorre soprattuttonei camini a servizio di caldaie o stufealimentate a legna, combustibileche, per sua natura, tende a depositarenel tempo del materiale residuodella combustione sulle pareti internedella canna fumaria. Il progressivoispessimento dello strato carboniosoprovoca una riduzione del tiraggio eaumenta le probabilità che il materialedepositato bruci a sua volta, producendofiamme e calore che interessanol’intera canna fino al comignolo. Moltospesso, in queste circostanze, perl’estremo surriscaldamento prodottosi raggiungono facilmente i 1.000 gradicentigradi e si innesca la combustionedi eventuali materiali combustibili attiguialla canna stessa come travature dilegno, solai, rivestimenti, ecc. Misureper prevenire tale fenomeno sono l’installazionedi canne fumarie a regolad’arte e la periodica pulizia delle stesse,almeno una volta all’anno, tramitemezzi meccanici che garantiscano iltotale asporto dei residui.• La seconda tipologia di incendio dacamino riguarda il lento surriscaldamentodei materiali installati in prossimitàdella canna fumaria, non dovuto,come nel caso precedente, ad unaviolenta combustione interna, ma al


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione337calore generato dal normale eserciziodella stufa o della caldaia. In questocaso l’innesco del materiale combustibileinstallato vicino al condotto vaimputato allo scarso isolamento termicoe al mancato rispetto, nella fasedi installazione, delle corrette distanzedi sicurezza. Le principali misurepreventive consistono quindi nell’affidarel’installazione a personale qualificatoanche se, al momento, è riservataesclusivamente ai Termotecniciqualificati solamente l’installazione diapparecchi alimentati a gas, di qualunquepotenzialità, e di quelli a combustibilesolido di potenza superiore ai35 kW (30.000 Kcal/h). Normalmente icaminetti e le stufe a legna o carbonepresentano potenzialità inferiore.Si riportano, di seguito, alcune indicazionitratte dalla Norma UNI 10683 - «Installazionedi generatori di calore alimentatia legna naturale».Sc o p o e c a m p o d i a p p l i c a z i o n eLa Norma definisce i criteri per la correttainstallazione dei generatori di calore alegna e la corretta realizzazione in operadei caminetti, compresi anche i generatoriutilizzati per la cottura dei cibi alimentatida legna naturale, a ciocchi emattonelle compresse, pellet, ecc.Id o n e i t à d e l localeQuesta sezione indica le misure generaliquali: la verifica della portata del solaio,che deve essere compatibile con il pesodell’installazione, spesso molto rilevante;la realizzazione della pavimentazionecon materiale incombustibile oppure lasua adeguata protezione; il rispetto delladistanza di sicurezza minima di 80 cmtra il massimo ingombro del caminetto ei mobili o i tendaggi, ecc.Coesistenza c o n a l t r i a p p a r e c c h iNon è ammessa, nello stesso locale,l’installazione di altri generatori di calorecon l’eccezione di quelli di tipo C.Qualora l’installazione avvenga in cucina,sono ammessi soltanto apparecchidi cottura senza cappa aspirante conestrattore per evitare la creazione di depressioniche possano influire sul tiraggiodel camino.Per consentire una corretta combustionedeve essere garantita una presa d’ariacon sezione libera pari al 50% della sezionedel camino con un minimo di 200 cm 2per gli apparecchi a focolaio aperto e 80cm 2 per quelli a focolare chiuso.Le prese d’aria devono essere protettecon griglia che non riduca la sezione liberarichiesta, e poste in modo da nonpoter essere accidentalmente ostruite.È consentita l’installazione di apparecchia gas di tipo B e di cappe con aspiratorio con sistemi di aspirazione collettivi inambienti confinanti e direttamente comunicanticon quello in cui è stato installatoil generatore di calore a legna, purché nesia vietato l’utilizzo contemporaneo.Il rischio che si corre è che si creino delledepressioni che influenzino il tiraggiodei camini consentendo in questo modoil riflusso nell’ambiente dei gas di combustione,non sempre avvertibili comenel caso del monossido di carbonio, inodore,incolore e insapore.Ev a c u a z i o n e d e i f u m i• I canali da fumo che collegano la stufaalla canna fumaria non possono essererealizzati con tubi metallici flessibili(ad esempio alluminio) ed in fibrocemento.• Dev’essere garantita la tenuta ai fumi,la resistenza ai prodotti della combustioneed alle loro condense. È prefe-


338Capitolo 1111.24 -11.23 - Attenzione alle curve delle canne fumarieribile utilizzare tubi in acciaio inox oin ferro smaltato.• Il canale da fumo deve essere facilmenteispezionabile, pulibile meccanicamentecon spazzole e consentireil recupero della fuliggine.• Le curve devono essere aperte a nonpiù di 45° e non devono essere utilizzati,per quanto possibile, tratti orizzontali.• La sezione del canale da fumo deveessere costante. È ammessa una variazionedi sezione solo all’innestodell’apparecchio.• È vietato far transitare all’interno deicanali da fumo, anche se sovradimensionati,altri canali di aria o tubazionidi altri impianti (ad esempio l’acquadei pannelli solari).In n e s t o d e l c a n a l e d a f u m o nella c a n n af u m a r i aNel caso l’innesto alla canna fumaria siaorizzontale, non inserire troppo profondamentel’ultimo tratto di tubo, in mododa evitare la riduzione della sezione utile(immagine 11.24). Nel caso di innesti verticali,isolare con cura l’attraversamentodi un eventuale solaio, soprattutto secontiene parti combustibili (immagine11.25). Se il condotto è connesso con una11.25 -11.26 -canna di maggiori dimensioni raccordarele due con un tratto conico evitando dilasciare spazi dove possano depositarsifuliggine e condensa (immagine 11.26).Per la regolazione della combustione,preferire l’installazione di serrande automatichea fronte di quella manuali, ilcui uso scorretto può provocare cattivotiraggio e riflussi di fumi nell’ambiente.La canna fumaria deve• rispettare i requisiti indicati dalle normeUni 7129 e 9615;• garantire tenuta dei prodotti dellacombustione, impermeabilità e adeguatoisolamento termico;• essere realizzata con materiali resistentialle sollecitazioni meccaniche eal calore;


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione339• avere andamento prevalentementeverticale, con deviazioni dall’asse nonsuperiori a 45°;• essere distanziata tramite intercapedinid’aria o idonei isolanti da eventualimateriali combustibili;• avere sezione interna libera, costantee preferibilmente circolare. Eventualicanne con sezioni rettangolari o quadratedevono avere un rapporto massimofra i lati di 1,5 e angoli arrotondaticon raggio non inferiore a 20 mm;• disporre, alla base, di una camera diraccolta della fuliggine e di eventualicondense che ne consenta la normalepulizia;• rispettare la proporzione tra sezionee altezza prevista dal costruttore dellastufa;• servire un solo generatore di caloretranne l’abbinamento caminetto e fornodi cottura.È vietato inserire nella canna fumaria loscarico degli aspiratori della cucina o scaricarei fumi a parete.I comignoli devono• mantenere la stessa sezione internadel camino;• disporre di una sezione libera di uscitapari ad almeno il doppio di quellainterna del camino;• essere costruiti in modo da impedirela penetrazione nel camino di pioggia,neve o altro;• garantire un’adeguata dispersione deifumi con qualunque regime di venti.Le caratteristiche della canna fumaria devonoessere certificate. Nel caso si utilizzinocanne preassemblate marcate CE sarà sufficienteun attestato di regolare montaggio;nel caso di canne costruite in opera un tecnicoabilitato dovrà redarre una relazionecontenente calcoli e dati tecnici.Mozziconi, sigarette,fiammiferiLa terza causa di incendi a livello nazionale,tolti i casi dolosi, è da attribuire alloscorretto utilizzo di sigarette, mozziconi,fiammiferi ed affini. Ad affrontare questoargomento sembra subito evidente che,al contrario dei precedenti che possonotrovare la loro giustificazione tecnica,questa tipologia di incendio deriva direttamentee prevalentemente da atteggiamenticomportamentali inadeguati. Lefattispecie che costituiscono questo brevecapitolo, pur essendo tra loro collegate,differiscono comunque per tipologiae circostanza di innesco e vale la penaesaminarle singolarmente per poternericavare utili suggerimenti.Iniziamo dai fiammiferi che, tolte le causedolose, provocano incendi prevalentementea seguito di disattenzioni nell’usodegli stessi – quando ad utilizzarli sonogli adulti – e scarsa sorveglianza da partedegli stessi – quando l’autore dell’innescofosse un bambino – . Il caso piùfrequente è il mancato accertamentodell’effettivo spegnimento prima del suoconferimento nel contenitore dei rifiuti.Un fiammifero mal spento mantiene, anchese per meno tempo di un mozziconedi sigaretta, una temperatura capace diinnescare la combustione di un foglio dicarta o di un sacchetto di nylon, che raggiungonola loro temperatura di accensionerispettivamente a 230° e 440°. Decisamentepiù rischioso il secondo caso,in cui un bambino non sorvegliato utilizzao gioca con dei fiammiferi rischiandopotenzialmente l’innesco di qualunquesostanza combustibile le gravi ustioniche ne potrebbero derivare (un fiammiferoraggiunge normalmente gli 800°). Le


340Capitolo 11precauzioni sono abbastanza ovvie: accertarsidel loro completo spegnimentoprima di gettarli, conservarli lontano dafonti di calore e fuori dalla portata deibambini, scegliere, se possibile, fiammiferidi sicurezza che possono essere accesisoltanto sull’apposita superficie e nonper semplice attrito con un materialequalsiasi.Proseguiamo analizzando le sigarette ei relativi mozziconi. La principale differenzaa favore, rispetto ai fiammiferi, èdata dal fatto che usualmente i bambininon ne utilizzano; quella a sfavore èche la temperatura raggiunta può esseresuperiore (quasi 1.000°!) e questa puòessere mantenuta molto più a lungo neltempo, aumentando proporzionalmentele possibilità di innesco. Un mozziconespento male e gettato nel cestino dei rifiutipuò covare in fase di innesco ancheper mezz’ora prima di propagarsi a tuttii combustibili presenti. Le norme preventivesono quindi: non fumare nei luoghicon rilevante presenza di combustibili oinfiammabili; accertarsi dell’effettivo spegnimentodel mozzicone prima di gettarlo(usare preferibilmente acqua); nonvuotare mai il posacenere nel cestino mautilizzare preferibilmente un contenitoreincombustibile appositamente riservato.Particolare attenzione meritano anchecandele e incensi utilizzati per decoraree profumare la casa. Talvolta queste fontidi calore vengono utilizzate senza unadeguato margine di sicurezza: si pensi,ad esempio, ai possibili effetti di unacandela dimenticata accesa su un pianocombustibile. Le regole da seguire sonoabbastanza semplici: fissare candele e incensisu piani non combustibili (ceramicao metallo); posizionare gli stessi lontanoda oggetti che potrebbero incendiarsi(in particolare tende, mobili imbottiti,materassi e lenzuola); non lasciare mai ein nessun caso candele o fiamme libereincustodite.FavilleL’ultima delle quattro tipologie più significativesegnalate dai Vigili del Fuocotra le principali cause d’innesco sono lefaville. In realtà passano sotto questotermine diverse tipologie di innesco, apartire dalle scintille provenienti da stufee caminetti, fino a quelle prodotte daparticolari processi lavorativi come l’usodi smerigliatrici o saldatrici.Si è già parlato delle misure di sicurezzapreviste per i focolari a legna al fine dievitare eventuali inneschi nei confrontidei materiali combustibili installati nellevicinanze. A questi vanno aggiunti alcuniaccorgimenti.• Se il pavimento è costituito da materialecombustibile (ad es. parquet),deve essere installata una lastra dimateriale incombustibile, posta sottoed intorno alla stufa, di dimensionitali da sporgere, dalla parte della boc-11.27 -


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione341ca, di una misura pari all’altezza dalpavimento della bocca di fuoco più 30cm, e comunque non meno di 60 cm,mentre dagli altri lati la sporgenzadeve essere pari all’altezza del pianodi fuoco più 20 cm, e comunque nonmeno di 40 cm (immagine 11.27).• Volete mettere il piacere di sedersi davantiad un bel fuoco scoppiettante?Peccato che le scintille proiettate possanoraggiungere anche la distanza diqualche metro e mantenere per qualcheminuto temperature fino a 500°,capaci quindi di innescare incendi sumateriale combustibile posizionato benoltre quella che è ritenuta un’adeguatadistanza di sicurezza o dalla piastrametallica. Se l’apparecchio è del tipo afocolare aperto o viene comunque utilizzatocome tale, bisogna aggiungereun pannello parascintille capace ditrattenere le proiezioni di materialeincandescente prodotte normalmentedalla combustione del legno (immagine11.28). Evitare di posizionare davantiad una stufa del materiale combustibilee non utilizzare una stufa afocolare chiuso con lo sportello aperto(immagine 11.29).Affrontiamo ora gli inneschi causati dascintille prodotte da attrezzature di lavoroquali saldatrici, smerigliatrici, ecc.Quando queste apparecchiature vengonoutilizzate in spazi espressamente dedicaticome officine e cantieri, il rischio diprovocare incendi viene ridotto dalla tipologiadell’ambiente stesso, progettatoe gestito appositamente con pavimentiincombustibili, arredi metallici, presenzadi presidi antincendio e così via. Il rischioaumenta notevolmente quando gli stessiattrezzi vengono utilizzati per lavori dimodifica o manutenzione in ambientedomestico.Tagliare o saldare un pezzo di ferro inuna casa può diventare un problema peril contesto in cui si opera, molto spessopieno di sostanze combustibili come i11.28 -11.29 -


342Capitolo 11rivestimenti lignei dei pavimenti o dellepareti, gli arredi come librerie, mobilivari, divani, i tendaggi, gli effetti letterecciecc. Osservata da questo punto divista una casa appare normalmente comeun cumulo di sostanze combustibili. Ilfatto che le particelle metalliche prodotteda una smerigliatrice o da una saldatricepossano superare i 1.000° può dareun’idea dei rischi che si corrono.Se ad effettuare i lavori è un professionista,nell’ambito delle sue competenzesaranno naturalmente previsti la valutazionedei rischi e l’adozione delle necessariemisure preventive e protettivequali la preventiva messa in sicurezza delluogo di lavoro e la dotazione di idoneimezzi di estinzione. A questo proposito,l’art. 43 del D.L. 81/08 stabilisce che il datoredi lavoro garantisca la presenza dimezzi di estinzione idonei alla classe diincendio ed al livello di rischio presentisul luogo di lavoro, tenendo anche contodelle particolari condizioni in cui possonoessere usati. In caso di inadempienzasono previsti addirittura l’arresto da duea quattro mesi o l’ammenda da 1.200 a5.200 euro. Si può quindi pretendere cheun artigiano chiamato a svolgere lavoripresso un’abitazione disponga, sul posto,di almeno un estintore portatile. Labuona regola vorrebbe comunque che sispostino lontano dal luogo a rischio lecose trasportabili e si proteggano le altrecon teli resistenti al calore e alla fiamma.Questa prassi vale ancor di più quando adeseguire i lavori è lo stesso proprietarioo inquilino dell’abitazione. Si tenga presenteche sono disponibili sul mercato,ad un prezzo molto abbordabile, dei prodotticome le coperte antincendio, utilissimein questi casi per coprire i mobili oil pavimento. Le stesse coperte possonoessere utilizzate anche in cucina per affrontareun eventuale principio d’incendioprodotto, ad esempio, dalla combustionedell’olio di frittura. In mancanza dicoperte antincendio è possibile utilizzaredelle vecchie coperte che si avrà cura dibagnare preventivamente verificando poicostantemente le loro condizioni. Sonoassolutamente da evitare coperte interamentesintetiche o in pile.Cause minoriLe cause finora esaminate rappresentanocomplessivamente il 70% per cento deicasi totali e se a queste aggiungiamo gliincendi dolosi superiamo il 90%. È quindievidente che volendo agire in fase preventiva,sarà conveniente farlo agendoproprio sulle cause più comuni. Esistonotuttavia anche alcune cause minori cheaffronteremo più brevemente.Ri t o r n i d i f i a m m a ed esplosioniAppartengono a questa categoria, adesempio, gli incendi dovuti a guasti suimpianti alimentati a gas o da un uso imprudentedi liquidi infiammabili. Un casorelativamente frequente è quello in cui siutilizza un flacone di alcool per alimentarele fiamme di una stufa a legna correndoil rischio di innescare la combustionedell’intero flacone. Tale pratica, assolutamenteda evitare, rischia anche di crearedelle miscele esplosive all’interno dellestufe stesse.Nel caso l’incendio coinvolga una tubazioneo un impianto a gas è semprepreferibile, per evitare la creazione di misceleesplosive, provvedere alla chiusuradella valvola di intercettazione piuttostoche allo spegnimento diretto della fiammatramite estintori, coperte o altro. Nel


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione343caso si presenti una fuga di gas ancoranon incendiato è necessario intercettarel’impianto e ventilare gli ambienti avendocura di non produrre alcun innesco:non utilizzare quindi aspiratori ed apparecchiatureelettriche in genere; non accenderele luci; non utilizzare il telefonofisso o il cellulare.Altre tipologie relative ai ritorni di fiammanon riguardano le attività compatibilicon le civili abitazioni e quindi non verrannotrattate.Su r r i s c a l d a m e n t o m o t o r i, m a c c h i n e,impianti d i p r o d u z i o n e d e l c a l o r e, f i a m m el i b e r eNel contesto esaminato, queste tipologiedi innesco sono poco significative,tolti i casi già precedentemente trattatinel capitolo relativo alle stufe a legna ecaminetti. Valgono quindi le misure precauzionaligià precedentemente espresse.È opportuno inoltre citare gli incendiinnescati dalla combustione dell’olioalimentare durante le fasi di cottura. Daun’indagine effettuata tramite una seriedi interviste che ha coinvolto circa un migliaiodi famiglie è emerso tra l’altro cheuna persona su quindici è stata coinvoltaalmeno una volta nell’incendio dell’oliodi frittura anche se molto più raramentequesto ha prodotto danni seri alle persone.Un terzo degli interessati non erainformato sulle modalità di spegnimentoed ha utilizzato l’acqua nel tentativo dispegnere il fuoco. In questi casi l’acqua,versata sull’olio che brucia, provoca unaviolenta fiammata e aumenta la probabilitàche l’incendio si propaghi al resto dellacucina, sottoponendo le persone presentiai rischi di ustione e intossicazione. Ilmodo corretto per intervenire consistenel togliere la padella dal piano di cotturao chiudere il gas provvedendo poia soffocare le fiamme con un coperchioo uno straccio. Il poco ossigeno rimastonella pentola si esaurirà presto interrompendoil processo di combustione.Un ultimo accorgimento riguardo gli impiantidi produzione del calore consistenel garantire sempre un’adeguata ventilazionedegli ambienti ed evitare ditrasformare il locale o la zona dedicataalla caldaia in deposito di sostanze combustibili.Si ricorda inoltre che è vietatoconservare all’interno di un’abitazionebombole di gas non collegate agli utilizzatori,non è quindi possibile tenerebombole di scorta se non in condizionidi sicurezza all’esterno degli edifici.Fu o c h i d’artificio e f u l m i n iChiudono questa carrellata gli incendiprodotti dai fuochi d’artificio e dai fulmini.Per i primi non ci sono molte misurepreventive se non il loro uso in sicurezzae lontano da abitazioni. Succede purtroppoche in occasioni poco controllabili –come ad esempio le feste di capodanno– ci sia un uso spregiudicato di questiprodotti che provocano incendi e dannivari. A chi desiderasse proteggersi daglieffetti dei festeggiamenti del vicinato sipuò consigliare di chiudere accuratamenteporte, finestre e, con particolare cura,abbaini e lucernari, tramite i quali un giocopirotecnico mal indirizzato potrebbeinnescare incendi all’interno della casa.Per finire ci occuperemo dei fulmini che,statisticamente, producono lo 0,7% degliincendi. Esistono principalmente duemodi attraverso i quali un fulmine puòprodurre un incendio: il primo è un impattodiretto con la copertura dell’abitazionecon danneggiamento strutturale erischio di innesco dei materiali utilizzati,il secondo avviene quando un fulmine


344Capitolo 11dovesse colpire la linea elettrica pubblicaalla quale è allacciata l’abitazione.In questo caso, lungo la linea stessa, sipropagherebbe una corrente indotta dalfulmine talmente intensa da provocareil danneggiamento e la possibile combustionedelle apparecchiature collegatealla rete elettrica. Esistono alcuni metodidi calcolo per valutare il grado di rischiodell’abitazione in funzione della morfologiadel terreno e di altre variabili. In funzionedell’esito del calcolo la strutturapuò risultare autoprotetta, può richiederel’installazione di un parafulmine veroe proprio oppure solamente l’adozionedi misure atte a ridurre gli effetti dellesovratensioni e delle sovracorrenti generatedal fulmine. La tipologia più ricorrenteè proprio quest’ultima, da cui ci siprotegge realizzando collegamenti equipotenziali(messa a terra delle parti metalliche)e installando, all’ingresso dellelinee, appositi scaricatori.Cosa fare in caso di incendioAbbiamo avuto modo di approfondire,nei capitoli precedenti, le tematiche legatealle tipologie di incendio, alle sostanzeestinguenti, ai mezzi di estinzione ealle misure preventive e precauzionali. Sicercherà ora di suggerire una procedurada adottare quando ci si dovesse trovareeffettivamente di fronte ad un incendio.Non è un compito facile perché, come siè visto, le tipologie possibili sono moltee spesso interagiscono tra loro in modoimprevedibile.• Evitare di agire in modo avventato eprecipitoso: spesso la fretta è una pessimaconsigliera.• Cercare per prima cosa di valutare ladimensione del focolaio. Tentare lospegnimento soltanto quando ci sitrovasse nella primissima fase di innesco.• Nel caso si decidesse di tentare un interventoricordarsi di non utilizzarel’acqua prima di aver staccato l’interruttoregenerale. Se fosse disponibileun estintore utilizzarlo secondo lemodalità consigliate al punto 5.2.3.;in alternativa è possibile soffocare lefiamme con una coperta preventivamentebagnata (non tessuti in pile).• Avendo il ragionevole dubbio di nonessere in grado di intervenire sul fuocoprovvedere piuttosto all’evacuazionedell’abitazione avendo cura di chiuderetutte le porte disponibili. In presenzadi fumo e fiamme progredire carponiper evitare il calore delle fiamme esfruttare eventuali sacche d’aria.• Se possibile aprire una finestra nellazona incendiata per far uscire i fumi emantenere più basse le temperature.• Richiedere tempestivamente l’interventodei Vigili del Fuoco al numero115 fornendo all’operatore il proprionome e cognome, l’indirizzo e unabreve descrizione dell’accaduto.• Durante la fuga non usare l’ascensoreche potrebbe bloccarsi a causa dellamancanza di alimentazione elettrica.• Se l’incendio riguarda un appartamentoinserito in un condominio avvisaretramite i campanelli tutti gli altri condomini.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione345Appendice normativaramente diffondibili, si rimanda alle pubblicazionidell’UNI.DECRETO MINISTERIALE16 FEBBRAIO 1982(G.U. n. 98 del 9 aprile 1982)Modificazioni del D.M. 27 settembre1965, concernente la determinazione delleattività soggette alle visite di prevenzioneincendi.IL MINISTRO DELL’INTERNOdi concerto conIL MINISTRO DELL’INDUSTRIA, DELCOMMERCIO E DELL’ARTIGIANATOVISTO l’art. 4della legge 26 luglio 1965, n. 966;CONSIDERATA la necessità di aggiornaree modificare il decreto interministeriale27 settembre 1965, n. 1973, contenentel’elenco dei depositi e industrie pericolosisoggetti alle visite ed ai controlli diprevenzione incendi;DECRETA:I locali, le attività, i depositi, gli impiantie le industrie pericolose i cui progettisono soggetti all’esame e parere preventivodei Comandi provinciali dei vigilidel fuoco ed il cui esercizio è soggettoa visita e controllo ai fini del rilasciodel «Certificato di prevenzione incendi»,nonché la periodicità delle visite succes-Sono riportate in quest’appendice le leggie i decreti principali che riguardano ilsettore. Per le norme tecniche, non libesive,sono determinati come dall’elencoallegato che, controfirmato dal Ministrodell’interno e dal Ministro dell’industria,del commercio e dell’artigianato, formaparte integrante del presente decreto.I responsabili delle attività soggettealle visite ed ai controlli di prevenzioneincendi di cui al presente decretohanno l’obbligo di richiedere il rinnovodel «Certificato di prevenzione incendi»quando vi sono modifiche di lavorazioneo di struttura, nei casi di nuova destinazionedei locali o di variazioni qualitativee quantitative delle sostanze pericoloseesistenti negli stabilimenti o depositi, eogniqualvolta vengano a mutare le condizionidi sicurezza precedentemente accertate,indipendentemente dalla data discadenza dei Certificati già rilasciati.La scadenza dei «Certificati di prevenzioneincendi» già rilasciati e validi alladata di emanazione del presente decreto,dovrà intendersi modificata secondoi nuovi termini da questo previsti. Aglistabilimenti ed impianti che comprendono,come parti integranti del proprio cicloproduttivo, più attività singolarmentesoggette al controllo da parte dei Comandiprovinciali dei vigili del fuoco, dovràessere rilasciato un unico «Certificatodi prevenzione incendi» relativo a tutto ilcomplesso e con scadenza triennale.


346Capitolo 11N°AttivitàTABELLA ATTIVITÀ SOGGETTE DM 16/2/82Descrizione attività1 Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano gas combustibili, gas comburenti (compressi, disciolti, liquefatti)con quantità globali in ciclo o in deposito superiori a 50 Nmc/hDurata del CPIin anni2 Impianti di compressione o di decompressione dei gas combustibili e comburenti con potenzialità superiore a 50 Nmc/h 63 Depositi e rivendite di gas combustibili in bombole:a) compressi:per capacità complessiva da 0,75 a 2 mcper capacità complessiva superiore a 2 mcb) disciolti o liquefatti (in bombole o bidoni):per quantitativi complessivi da 75 a 500 kgper quantitativi complessivi superiori a 500 kg4 Depositi di gas combustibili in serbatoi fissi:a) compressi:per capacità complessiva da 0,75 a 2 mcper capacità complessiva superiore a 2 mcb) disciolti o liquefatti:per capacità complessiva da 0,3 a 2 mcper capacità complessiva superiore a 2 mc5 Depositi di gas comburenti in serbatoi fissi:a) compressi per capacità complessiva superiorea 3 mc6b) liquefatti per capacità complessiva superiorea 2 mc66 Reti di trasporto e distribuzione di gas combustibili, compresi quelli di origine petrolifera o chimica, con esclusione dellereti di distribuzione cittadina e dei relativi impianti con pressione di esercizio non superiore a 5 baruna tantum7 Impianti di distribuzione di gas combustibili per autotrazione 68 Officine e laboratori con saldatura e taglio dei metalli utilizzanti gas combustibili e/o comburenti, con oltre 5 addetti 69 Impianti per il trattamento di prodotti ortofrutticoli e cereali utilizzanti gas combustibili 610 Impianti per l’idrogenazione di olii e grassi.. 611 Aziende per la seconda lavorazione del vetro con l’impiego di oltre 15 becchi a gas 612 Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano liquidi infiammabili (punto di infiammabilità fino a 65 °C) con3quantitativi globali in ciclo e/o in deposito superiori a 0,5 mc13 Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano liquidi combustibili con punto di infiammabilità da 65 °C a 1253°C, per quantitativi globali in ciclo o in deposito superiori a 0,5 mc14 Stabilimenti ed impianti per la preparazione di olii lubrificanti olii diatermici e simili 615 Depositi di liquidi infiammabili e/o combustibili per uso industriale, agricolo, artigianale e privato:a) per capacità geometrica complessiva da 0,5 a 25 mc..b) per capacità geometrica complessiva superiore a 25 mc16 Depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili e/o combustibili per uso commerciale:a) per capacità geometrica complessiva da 0,2 a 10 mcb) per capacità geometrica complessiva superiore a 10 mc17 Depositi e/o rivendite di olii lubrificanti, di olii diatermici e simili per capacità superiore ad 1 mc 618 Impianti fissi di distribuzione di benzina, gasolio e miscele per autotrazione ad uso pubblico e privato con o senza stazionedi servizio19 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano o detengono vernici, inchiostri e lacche infiammabili e/o combustibilicon quantitativi globali in ciclo e/o in deposito superiori a 500 kg363636363636363


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione347N°AttivitàDescrizione attività20 Depositi e/o rivendite di vernici, inchiostri e lacche infiammabili e/o combustibili:a) con quantitativi da 500 a 1.000 kgb) con quantitativi superiori a 1.000 kgDurata del CPIin anni21 Officine o laboratori per la verniciatura con vernici infiammabili e/o combustibili con oltre 5 addetti 622 Depositi e/o rivendite di alcoli a concentrazione superiore al 60% in volume:a) con capacità da 0,2 a 10 mcb) con capacità superiore a 10 mc23 Stabilimenti di estrazione con solventi infiammabili e raffinazione di olii e grassi vegetali ed animali, con quantitativiglobali di solventi in ciclo e/o in deposito superiori a 0,5 mc24 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano o detengono sostanze esplodenti classificate come tali dal regolamentodi esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con regio decreto 6 maggio 1940, n. 635,e successive modificazioni ed integrazioni, nonché perossidi organici25 Esercizi di minuta vendita di sostanze esplodenti di cui ai decreti ministeriali 18 ottobre 1973 e 18 settembre 1975, e successivemodificazioni ed integrazioni26 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano o detengono sostanze instabili che possono dar luogo da sole areazioni pericolose in presenza o non di catalizzatori27 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano o detengono nitrati di ammonio, di metalli alcalini e alcalino-terrosi,nitrato di piombo e perossidi inorganici28 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano o detengono sostanze soggette all’accensione spontanea e/o sostanzeche a contatto con l’acqua sviluppano gas infiammabili29 Stabilimenti ed impianti ove si produce acqua ossigenata con concentrazione superiore al 60% di perossido di idrogeno 330 Fabbriche e depositi di fiammiferi 631 Stabilimenti ed impianti ove si produce, impiega e/o detiene fosforo e/o sesquisolfuro di fosforo 332 Stabilimenti ed impianti per la macinazione e la raffinazione dello zolfo 333 Depositi di zolfo con potenzialità superiore a 100 q.li 634 Stabilimenti ed impianti ove si produce, impiega o detiene magnesio, elektron e altre leghe ad alto tenore di magnesio 335 Mulini per cereali ed altre macinazioni con po tenzialità giornaliera superiore a 200 q.li e relativi depositi 636 Impianti per l’essiccazione dei cereali e di vegetali in genere con depositi di capacità superiore a 500 q.li di prodotto6essiccato37 Stabilimenti ove si producono surrogati del caffè 638 Zuccherifici e raffinerie dello zucchero 639 Pastifici con produzione giornaliera superiore a 500 q.li 640 Riserie con potenzialità giornaliera superiore a 100 q.li 641 Stabilimenti ed impianti ove si lavora e/o detiene foglia di tabacco con processi di essiccazione con oltre 100 addetti con6quantitativi globali in ciclo e/o in deposito superiore a 500 q.li42 Stabilimenti ed impianti per la produzione della carta e dei cartoni e di allestimento di prodotti cartotecnici in genere con6oltre 25 addetti e/o con materiale in deposito o lavorazione superiore a 500 q.li43 Depositi di carta, cartoni e prodotti cartotecnici nonché depositi per la cernita della carta usata, di stracci di cascami e di6fibre tessili per l’industria della carta con quantitativi superiori a 50 q.li44 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano e/o detengono carte fotografiche, calcografiche, eliografiche e cianografiche,6pellicole cinematografiche; radiografiche e fotografiche di sicurezza con materiale in deposito superiore a 100 q.li45 Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano e detengono pellicole cinematografiche e fotografiche con supportoinfiammabile per quantitativi superiori a 5 kg36363336333


348Capitolo 11N°AttivitàDescrizione attività46 Depositi di legnami da costruzione e da lavorazione, di legna da ardere, di paglia, di fieno, di canne, di fascine, di carbonevegetale e minerale, di carbonella, di sughero e di altri prodotti affini:a) da 50 a 1.000 q.lib) superiore a 1.000 q.li47 Stabilimenti e laboratori per la lavorazione del legno con materiale in lavorazione e/o in deposito:a) da 50 a 1.000 q.lib) oltre 1.000 q.li48 Stabilimenti ed impianti ove si producono, lavorano e detengono fibre tessili e tessuti naturali e artificiali, tele cerate,linoleum e altri prodotti affini, con quantitativi:a) da 50 a 1.000 q.lib) oltre 1.000 q.li49 Industrie dell’arredamento, dell’abbigliamento e della lavorazione della pelle, calzaturifici:a) da 25 a 75 addettib) oltre 75 addetti50 Stabilimenti ed impianti per la preparazione del crine vegetale, della trebbia e simili, lavorazione della paglia, dello sparto esimili, lavorazione del sughero, con quantitativi in lavorazione o in deposito pari o superiori a 50 q.liDurata del CPIin anni51 Teatri di posa per le riprese cinematografiche e televisive 652 Stabilimenti per lo sviluppo e la stampa delle pellicole cinematografiche 653 Laboratori di attrezzerie e scenografie teatrali 654 Stabilimenti ed impianti per la produzione, lavorazione e rigenerazione della gomma, con quantitativi superiori a 50 q.li 655 Depositi di prodotti della gomma, pneumatici e simili con oltre 100 q.li 656 Laboratori di vulcanizzazione di oggetti di gomma con più di 50 q.li in lavorazione o in deposito 657 Stabilimenti ed impianti per la produzione e lavorazione di materie plastiche con quantitativi superiori a 50 q.li 358 Depositi di manufatti in plastica con oltre 50 q.li. 659 Stabilimenti ed impianti ove si producono e lavorano resine sintetiche e naturali, fitofarmaci, coloranti, organici e intermedi3e prodotti farmaceutici con l’impiego di solventi ed altri prodotti infiammabili60 Depositi di concimi chimici a base di nitrati e fosfati e di fitofarmaci, con potenzialità globale superiore a 500 q.li 661 Stabilimenti ed impianti per la fabbricazione di cavi e conduttori elettrici isolati 662 Depositi e rivendite di cavi elettrici isolati con quantitativi superiori a 100 q.li 663 Centrali termoelettriche 364 Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori endotermici di potenza complessiva superiore a 25 kW 665 Stabilimenti ed impianti ove si producono lampade elettriche, lampade a tubi luminescenti, pile ed accumulatori elettrici,6valvole elettriche, ecc.66 Stabilimenti siderurgici e stabilimenti per la produzione di altri metalli 367 Stabilimenti e impianti per la zincatura, ramatura e lavorazioni similari comportanti la fusione di metalli o altre sostanze 368 Stabilimenti per la costruzione di aeromobili, automobili e motocicli 669 Cantieri navali con oltre cinque addetti 670 Stabilimenti per la costruzione e riparazione di materiale rotabile ferroviario e tramviario con oltre cinque addetti 671 Stabilimenti per la costruzione di carrozzerie e rimorchi per autoveicoli con oltre cinque addetti 672 Officine per la riparazione di autoveicoli con capienza superiore a 9 autoveicoli; officine meccaniche per lavorazioni a freddocon oltre venticinque addetti6636363636


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione349N°AttivitàDescrizione attivitàDurata del CPIin anni73 Stabilimenti ed impianti ove si producono laterizi, maioliche, porcellane e simili con oltre venticinque addetti 374 Cementifici 375 Istituti, laboratori, stabilimenti e reparti in cui si effettuano, anche saltuariamente, ricerche scientifiche o attività industrialiper le quali si impiegano isotopi radioattivi, apparecchi contenenti dette sostanze ed apparecchi generatori di radiazioniionizzanti (art. 13 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860 e art. 102 del D.P.R. 13 febbraio 1964, n. 185)76 Esercizi commerciali con detenzione di sostanze radioattive (capo IV del D.P.R. 13 febbraio 1964, n. 185) 677 Autorimesse di ditte in possesso di autorizzazione permanente al trasporto di materie fissili speciali e di materie radioattive(art. 5 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, sostituito dall’art. 2 del D.P.R. 30 dicembre 1965, n. 1704)78 Impianti di deposito delle materie nucleari, escluso il deposito in corso di spedizione 679 Impianti nei quali siano detenuti combustibili nucleari o prodotti residui radioattivi (art. 1, lettera b) della legge 31dicembre 1962, n. 1860)80 Impianti relativi all’impiego pacifico dell’energia nucleare ed attività che comportano pericoli di radiazioni ionizzantiderivanti dal predetto impiego:- impianti nucleari;- reattori nucleari, eccettuati quelli che facciano parte di un mezzo di trasporto;- impianti per la preparazione o fabbricazione delle materie nucleari;- impianti per la separazione degli isotopi;- impianti per il trattamento dei combustibili nucleari irradianti81 Stabilimenti per la produzione di sapone, di candele e di altri oggetti di cera e di paraffina, di acidi grassi, di glicerina grezzaquando non sia prodotta per idrolisi, di glicerina raffinata e distillata ed altri prodotti affini82 Centrali elettroniche per l’archiviazione e l’elaborazione di dati con oltre venticinque addetti U.T.83 Locali di spettacolo e di trattenimento in genere con capienza superiore a 100 posti 684 Alberghi, pensioni, motels, dormitori e simili con oltre 25 posti-letto 685 Scuole di ogni ordine, grado e tipo, collegi, accademie e simili per oltre 100 persone presenti 686 Ospedali, case di cura e simili con oltre 25 posti-letto 687 Locali adibiti ad esposizione e/o vendita all’ingrosso o al dettaglio con superficie lorda superiore a 400 mq comprensiva deiservizi e depositi88 Locali adibiti a depositi di merci e materiali vari con superficie lorda superiore a 1.000 mq 689 Aziende ed uffici nei quali siano occupati oltre 500 addetti U.T.90 Edifici pregevoli per arte o storia e quelli destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni o comunqueoggetti di interesse culturale sottoposti alla vigilanza dello Stato di cui al regio decreto 7 novembre 1942, n. 166491 Impianti per la produzione del calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a100.000 Kcal/h92 Autorimesse private con più di 9 autoveicoli, autorimesse pubbliche, ricovero natanti, ricovero aeromobili 693 Tipografie, litografie, stampa in offset ed attività similari con oltre cinque addetti 694 Edifici destinati a civile abitazione con altezza in gronda superiore a 24 metri U.T.95 Vani di ascensori e montacarichi in servizio privato, aventi corsa sopra il piano terreno maggiore di 20 metri, installati inedifici civili aventi altezza in gronda maggiore di 24 metri e quelli installati in edifici industriali di cui all’art. 9 del decretodel Presidente della Repubblica 29 maggio 1963, n. 149796 Piattaforme fisse e strutture fisse assimilabili di perforazione e/o produzione di idrocarburi di cui al decreto del Presidentedella Repubblica 24 maggio 1979, n. 88697 Oleodotti con diametro superiore a 100 mm U.T.666636U.T.6U.T.U.T.


350Capitolo 11DECRETO 30 NOVEMBRE 1983Termini, definizioni generali e simboligrafici di prevenzione incendiIL MINISTRO DELL’INTERNOVISTA la L. 13 maggio 1961, n. 469, art. 1;VISTA la L. 26 luglio 1965, n. 966, art. 2;VISTA la L. 18 luglio 1980, n. 406, art. 2;VISTO il D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547;VISTO il D.P.R. 29 luglio 1982, n. 577;RILEVATA la necessità di definire in materiaunivoca i termini, le definizioni generalie i simboli grafici relativi ad espressionispecifiche della prevenzione incendisecondo quanto disposto dall’art.1 delD.P.R. 29 luglio 1982 b, n.577;VISTE le definizioni e la simbologia graficaelaborate dal Comitato centrale tecnicoscientificoper la prevenzione incendi dicui all’art. 10, del D.P.R. 29/07/1982, n.577;VISTO l’art. 11 del citato D.P.R. 29/07/1982,n. 577;DECRETA:È approvato l’elenco contenente i termini ele definizioni generali di prevenzioni incendiriportati nell’allegato A al presente decreto.È altresì approvata la tabella contenentei fondamentali simboli grafici, riferibiliesclusivamente a misure di prevenzioneincendi, da adottarsi nella esecuzionedi elaborati tecnici relativi ad attivitàsoggette ai controlli da parte del Corponazionale dei vigili del fuoco, riportatanell’allegato B al presente decreto.Sono abrogati i termini e le definizionigenerali , riportati nelle norme e nei criteritecnici attualmente in vigore di cuial primo comma dell’art. 22 del D.P.R. 29luglio 1982, n.577, non conformi a quelliapprovati con il presente decreto.Il presente decreto sarà pubblicato nellaGazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.Roma 30 novembre 1983ALLEGATO ADEFINIZIONI GENERALIDI PREVENZIONE INCENDISCOPOScopo del presente decreto è quello didare definizioni generali relativamentead espressioni specifiche della prevenzioneincendi ai fini di una uniforme applicazionedelle norme emanate ai sensidel D.P.R. del 29/07/1982 n. 577.Nella elaborazione delle singole normedi prevenzione potranno essere aggiuntealtre particolari definizioni al fine diprecisare elementi o dati specifici dellesituazioni considerate1. CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE1.1 Altezza ai fini antincendi degli edifici civiliAltezza massima misurata dal livello inferioredell’apertura più alta dell’ultimopiano abitabile e/o agibile, escluse quelledei vani tecnici, al livello del piano esternopiù basso.1.2 Altezza dei pianiAltezza massima tra pavimento e intradossodel soffitto.1.3 Carico d’incendioPotenziale termico della totalità dei materialicombustibili contenuti in uno spazio,ivi compresi i rivestimenti nei muri,delle pareti provvisorie, dei pavimenti edei soffitti. Convenzionalmente è espressoin chilogrammi di legno equivalente(potere calorifero inferiore 4.400 Kcal/kg).1.4 Carico d’incendio specificoCarico d’incendio riferito alla unità di superficielorda.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3511.5 Compartimento antincendioParte di edificio delimitata da elementicostruttivi di resistenza al fuoco predeterminatae orga- nizzato per risponderealle esigenze della prevenzione incendi.1.6 Comportamento al fuocoInsieme di trasformazioni fisiche e chimichedi un materiale o di un elementoda costruzione sottoposto all’azione delfuoco. Il comportamento al fuoco comprendela resistenza al fuoco delle strutturee la reazione al fuoco dei materiali.1.7 Filtro a prova di fumoVano delimitato da strutture con resistenzaal fuoco REI predeterminata, ecomunque non inferiore a 60’, dotatodi due o più porte munite di congegnidi autochiusura con resistenza al fuocoREI predeterminata, e comunque non inferiorea 60’, con camino di ventilazionedi sezione adeguata e comunque non inferiorea 0,10 mq. sfociante al di sopradella copertura dell’edificio, oppure vanocon le stesse caratteristiche di resistenzaal fuoco e mantenuto in sovrappressionead almeno 30 mbar, anche in condizionidi emergenza, oppure aerato direttamenteverso l’esterno con aperture liberedi superficie non inferiori ad 1 mq. conesclusione di condotti.1.8 Intercapedine antincendiVano di distacco con funzione di aerazionee/o scarico di prodotti della combustionedi larghezza trasversale non inferiorea 0.60 m.; con funzione di passaggiodi persone di larghezza trasversale noninferiore a 0,90m. E’ delimitata longitudinalmentedelimitata dai muri perimetrali(con o senza aperture) appartenenti alfabbricato servito e da terrapieno e/o damuri di altro fabbricato aventi pari resistenzaal fuoco. Ai soli scopi di aerazionee scarico dei prodotti della combustioneè inferiormente delimitata da un pianoubicato a quota non inferiore ad 1 mdall’intradosso del solaio del locale stesso.Per la funzione di passaggio di persone,la profondità della intercapedine deveessere tale da assicurare il passaggio neilocali serviti attraverso varchi aventi altezzalibera di almeno 2 m. Superiormenteè delimitata da spazio scoperto.1.9 MaterialeIl componente (o i componenti variamenteassociati) che può (o possono) parteciparealla combustione in dipendenzadella propria natura chimica e delle effettivecondizioni di messa in opera perl’utilizzazione.1.10 Reazione al fuocoGrado di partecipazione di un materialecombustibile al fuoco al quale è sottoposto.In relazione a ciò i materiali sonoassegnati (circolare n. 12 del 17 maggio1980 dei Ministero dell’Interno) alle classi0, 1, 2, 3, 4, 5 con l’aumentare della loropartecipazione alla combustione; quelli diclasse 0 sono non combustibili.1.11 Resistenza al fuocoAttitudine di un elemento da costruzione(componente o struttura) a conservaresecondo un programma termico prestabilitoe per un tempo determinato, intutto o in parte: la stabilità R, la tenuta E,l’isolamento termico I, così definiti:- stabilità: attitudine di un elemento dacostruzione a conservare la resistenzameccanica sotto l’azione del fuoco;- tenuta: attitudine di un elemento dacostruzione a non lasciar passare néprodurre, se sottoposto all’azione delfuoco su un lato, fiamme, vapori o gas


352Capitolo 11caldi sul lato non esposto;- isolamento termico: attitudine di un elementoda costruzione a ridurre, entro undato limite, la trasmissione del calore.Pertanto:- con il simbolo «REI» si identifica un elementocostruttivo che deve conservare,per un tempo determinato, la stabilità,la tenuta e l’isolamento termico;- con il simbolo «RE» si identifica unelemento costruttivo che deve conservare,per un tempo determinato, lastabilità e la tenuta;- con il simbolo «R» si identifica un elementocostruttivo che deve conservare,per un tempo determinato, la stabilità.In relazione ai requisiti dimostrati gli elementistrutturali vengono classificati da unnumero che esprime i minuti primi. Per laclassificazione degli elementi non portanti ilcriterio «R» è automaticamente soddisfattoqualora siano soddisfatti i criteri «E» ed «I».1.12 Spazio scopertoSpazio a cielo libero o superiormentegrigliato avente, anche se delimitatosu tutti i lati, superficie minima inpianta (mq.) non inferiore a quella calcolatamoltiplicando per tre l’altezza inmetri della più bassa che lo delimita.La distanza fra le strutture verticali chedelimitano lo spazio scoperto deve esserenon inferiore a 3,50 m. Se le pareti delimitantilo spazio a cielo libero o grigliatohanno strutture che aggettano o rientrano,detto spazio è considerato scoperto se sonorispettate le condizioni del precedentecomma e se il rapporto fra la sporgenza (orientranza) e la relativa altezza di impostazioneè non superiore ad ½. La superficieminima libera deve risultare al netto dellesuperfici aggettanti. La minima distanza di3,50 m. deve essere computata fra le paretipiù vicine in caso di rientranze, fra pareti elimite esterno della proiezione dell’aggettoin caso di sporgenze, fra i limiti esterni delleproiezioni di aggetti prospicienti.1.13 Superficie lorda di un compartimentoSuperficie in pianta compresa entro il perimetrointerno delle pareti delimitanti ilcompartimento.2. DISTANZE2.1 Distanza di sicurezza esternaValore minimo, stabilito dalla norma, delledistanze misurate orizzontalmente trail perimetro in pianta di ciascun elementopericoloso di una attività e il perimetrodel più vicino fabbricato esterno allaattività stessa o di altre opere pubblicheo private oppure rispetto ai confini diaree edificabili verso le quali tali distanzedevono essere osservate.2.2 Distanza di sicurezza internaValore minimo, stabilito dalla norma,delle distanze misurate orizzontalmentetra i rispettivi perimetri in pianta dei varielementi pericolosi di una attività.2.3 Distanza di protezioneValore minimo, stabilito dalla norma, delledistanze misurate orizzontalmente trail perimetro in pianta di ciascun elementopericoloso di una attività e la recinzione(ove prescritta) ovvero il confine dell’areasu cui sorge l’attività stessa.3. AFFOLLAMENTO – ESODO3.1 Capacità di deflusso o di sfollamentoNumero massimo di persone che, in unsistema di vie d’uscita, si assume possanodefluire attraverso una uscita di«modulo uno». Tale dato, stabilito dallanorma, tiene conto del tempo occorrenteper lo sfollamento ordinato di uncompartimento.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3533.2.Densità di affollamentoNumero massimo di persone assunto perunità di superficie lorda di pavimento(persone/mq.).3.3 Larghezza delle uscite di ciascun compartimentoNumero complessivo di moduli di uscitanecessari allo sfollamento totale delcompartimento.3.4 Luogo sicuroSpazio scoperto ovvero compartimentoantincendio – separato da altri compartimentimediante spazio scoperto o filtria prova di fumo – avente caratteristicheidonee a ricevere e contenere un predeterminatonumero di persone (luogosicuro statico), ovvero a consentirne ilmovimento ordinato (luogo sicuro dinamico).3.5 Massimo affollamento ipotizzabileNumero di persone ammesso in un compartimento.È determinato dal prodottodella densità di affollamento per la superficielorda del pavimento.3.6 Modulo di uscitaUnità di misura della larghezza delle uscite.Il «modulo uno», che si assume ugualea 0.60 m, esprime la larghezza media occupatada una persona.3.7 Scala di sicurezza esternaScala totalmente esterna, rispetto alfabbricato servito, munita di parapettoregolamentare e di altre caratteristichestabilite dalla norma.3.8 Scala a prova di fumoScala in vano costituente compartimentoantincendio avente accesso per ogni pianomediante porte di resistenza al fuoco almenoRE predeterminata e dotate di congegnodi autochiusura da spazio scoperto o da disimpegnoaperto per almeno un lato su spazioscoperto dotato di parapetto a giorno.3.9 Scala a prova di fumo internaScala in vano costituente compartimentoantincendio avente accesso, per ogni piano,da filtro a prova di fumo.3.10 Scala protettaScala in vano costituente compartimentoantincendio avente accesso direttoda ogni piano, con porte di resistenzaal fuoco REI predeterminata e dotate dicongegno di autochiusura.3.11 Sistema di vie di uscitaPercorso senza ostacoli al deflusso checonsente alle persone che occupano unedificio o un locale di raggiungere unluogo sicuro. La lunghezza massima delsistema di vie di uscita è stabilita dallenorme.3.12 UscitaApertura atta a consentire il deflusso dipersone verso un luogo sicuro avente altezzanon inferiore a 2,00 m.4. MEZZI ANTINCENDI4.1 Attacco di mandata per autopompaDispositivo costituito da una valvola diintercettazione e una di non ritorno, dotatodi uno o più attacchi unificati pertubazioni flessibili antincendi. Serve peralimentazione sussidiaria.4.2 Estintore carrellatoApparecchio contenente un agente estinguenteche può essere proiettato e direttosu un fuoco sotto l’azione di unapressione interna. È concepito per essereportato e utilizzato su carrello.


354Capitolo 114.3 Estintore portatileDefinizione, contrassegni distintivi, capacitàestinguente e requisiti sono specificatinel D.M. 20 dicembre 1982 (GazzettaUfficiale n. 19 del 20 gennaio 1983).4.4 Idrante antincendioAttacco unificato, dotato di valvola di intercettazionead apertura manuale, collegatoad una rete di alimentazione idrica.Un idrante può essere a muro, a colonnasoprassuolo oppure sottosuolo.4.5 Impianto automatico di rivelazione d’incendioInsieme di apparecchiature destinate arivelare, localizzare e segnalare automaticamenteun principio d’incendio.4.6 Impianto di allarmeInsieme di apparecchiature ad azionamentomanuale utilizzate per segnalareun principio d’incendio.4.7 Impianto fisso di estinzioneInsieme di sistemi di alimentazione, divalvole, di condutture e di erogatori perproiettare o scaricare un idoneo agenteestinguente su una zona d’incendio. Lasua attivazione ed il suo funzionamentopossono essere automatici o manuali.4.8 Lancia erogatriceDispositivo provvisto di un bocchello disezione opportuna e di un attacco unificato.Può essere anche dotata di una valvolache permette il getto pieno, il gettofrazionato e la chiusura.4.9 NaspoAttrezzatura antincendio costituita dauna bobina mobile su cui è avvolta unatubazione semirigida collegata ad unaestremità, in modo permanente, con unarete di alimentazione idrica in pressionee terminante all’altra estremità con unalancia erogatrice munita di valvola regolatricee di chiusura del getto.4.10 Rete di idrantiSistema di tubazioni fisse in pressioneper alimentazione idrica sulle quali sonoderivati uno o più idranti antincendio.4.11 Riserva di sostanza estinguenteQuantitativo di estinguente, stabilitodall’autorità. destinato permanentementealla esigenza di estinzione.4.12 Tubazione flessibileTubo la cui sezione diventa circolarequando viene messo in pressione e che èappiattito in condizioni di riposo.4.13 Tubazione semirigidaTubo la cui sezione resta sensibilmentecircolare anche se non in pressione.5. – TOLLERANZA DELLE MISUREAi fini delle presenti indicazioni e tenutoconto dei criteri di tolleranza normalmentein uso per i dati quantitativi facenti parte dellenormative o delle prescrizioni tecniche, sistabiliscono le tolleranze ammesse per lemisure di vario tipo riportate nei termini edefinizioni generali di prevenzione incendi:• tolleranza misure lineari2% per misure maggiori di 2,40 m5% per misure minori o uguali di 2,40 m.• tolleranza misure di superficie 5%• tolleranza misure di volume 5%• tolleranza misure di pressione 1%ALLEGATO Bomissis


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione355MINISTERO DELL’INTERNODECRETO 1° FEBBRAIO 1986Norme di sicurezza antincendi per lacostruzione e l’esercizio di autorimessee simili.(G.U. n. 38 del 15 febbraio 1986)IL MINISTRO DELL’INTERNOVISTO l’art. 1 della L. 13 maggio 1961,n. 469;VISTO l’art. 2 della L. 26 luglio 1965, n.966VISTO l’art. 2 della L. 18 luglio 1980, n.406VISTO il D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547;VISTO il D.P.R. 29 luglio 1982, n. 577;RILEVATA la necessità di aggiornare le normedi sicurezza antincendi per la costruzionee l’esercizio di autorimesse e simili;VISTE le norme elaborate dal comitatocentrale tecnico‐scientifico per la prevenzioneincendi di cui all’art. 10 del D.P.R.29 luglio 1982, n. 577;VISTO l’art. 11 del citato D.P.R. 29 luglio1982, n. 577.DECRETA:Sono approvate le norme di sicurezza antincendiper la costruzione e l’esercizio diautorimesse e simili, allegate al presentedecreto. Sono pertanto abrogate tutte lenorme attualmente in vigore in materia.Il presente decreto sarà pubblicato nellaGazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.Roma, addì 1° febbraio 1986Il Ministro: SCALFARONORME DI SICUREZZA ANTINCENDI PERLA COSTRUZIONE E L’ESERCIZIO DELLEAUTORIMESSE E SIMILI0. DEFINIZIONI.Ai fini delle presenti norme valgono le seguentidefinizioni:• Altezza dei piani: è l’altezza libera internatra pavimento e soffitto, per isoffitti a volta l’altezza è determinatadalla media aritmetica tra l’altezza delpiano d’imposta e l’altezza massimaall’intradosso della volta, per i soffittia cassettoni o comunque che presentanosporgenze di travi, l’altezza è lamedia ponderale delle varie altezze riferitealle superfici in pianta.• Autofficina o officina di riparazione autoveicoli:area coperta destinata allelavorazioni di riparazione e manutenzionedi autoveicoli.• Autorimessa: area coperta destinataesclusivamente al ricovero, alla sostae alla manovra degli autoveicoli con iservizi annessi. Non sono considerateautorimesse le tettoie aperte almenosu due lati.• Autosalone o salone di esposizione autoveicoli:area coperta destinata all’esposizionee alla vendita di autoveicoli.• Autosilo: volume destinato al ricoveroalla sosta e alla manovra degli autoveicoli,eseguita a mezzo di dispositivimeccanici.• Autoveicolo: veicolo o macchina munitidi motore a combustione interna.• Box: volume delimitato da strutture diresistenza al fuoco definita e di superficienon superiore a 40 m 2 .• Capacità di parcamento: è data dal rapportotra la superficie netta del localee la superficie specifica di parcamento.• Piano di riferimento: piano della stra-


356Capitolo 11da, via, piazza, cortile o spazio a cieloscoperto dal quale si accede.• Rampa: piano inclinato carrabile destinatoa superare dislivelli.• Rampa aperta: è la rampa aerata almenoad ogni piano, superiormenteo lateralmente, per un minimo del30% della sua superficie in pianta conaperture di aerazione affacciantisi suspazio a cielo libero oppure su pozzidi luce o cave di superficie non inferiorea quella sopra definita e a distanzanon inferiore a m 3,5 da pareti, sefinestrate, di edifici esterni che si affaccianosulla stessa rampa.• Rampa a prova di fumo: rampa in vanocostituente compartimento antincendioavente accesso per ogni piano -mediante porte di resistenza al fuocoalmeno RE predeterminata e dotata dicongegno per la chiusura automaticain caso di incendio da spazio scopertoo da disimpegno aperto per almenoun lato su spazio scoperto.• Servizi annessi: officine di riparazionedi parti meccaniche e di carrozzerie,stazioni di lavaggio e di lubrificazione,esercizi di vendita di carburanti,uffici, guardiania, alloggio custode.Superficie specifica di parcamento:area necessaria alla manovra e al parcamentodi ogni autoveicolo. (Nota: ilparametro di equivalenza tra autoveicolie motocicli o ciclomotori è di 1 a4, come specificato nella lettera circolare713/4108 del 25 luglio 2000)1. GENERALITÀ1.0 Scopo.Le presenti norme hanno per oggetto icriteri di sicurezza intesi a perseguire latutela dell’incolumità delle persone e lapreservazione dei beni contro i rischi diincendio e di panico nei luoghi destinatialla sosta, al ricovero, all’esposizione ealla riparazione di autoveicoli. I fini di cuisopra si intendono perseguiti con l’osservanzadelle presenti norme.1.1 Classificazione.1.1.0. Le autorimesse e simili possonoessere di tipo:• isolate: situate in edifici esclusivamentedestinati a tale uso ed eventualmenteadiacenti ad edifici destinati adaltri usi, strutturalmente e funzionalmenteseparati da questi;• miste: tutte le altre.1.1.1 In base all’ubicazione i piani delleautorimesse e simili si classificano in:• interrati: con il piano di parcamento aquota inferiore a quello di riferimento;• fuori terra: con il piano di parcamentoa quota non inferiore a quello diriferimento. Sono parimenti consideratefuori terra, ai fini delle presentinorme, le autorimesse aventi piano diparcamento a quota inferiore a quellodi riferimento, purché l’intradossodel solaio o il piano che determinal’altezza del locale sia a quota superiorea quella del piano di riferimentodi almeno 0,6 m e purché le aperturedi aerazione abbiano altezza non inferiorea 0,5 m.1.1.2 In relazione alla configurazionedelle pareti perimetrali, le autorimesse esimili possono essere:• aperte: autorimesse munite di apertu-


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione357re perimetrali su spazio a cielo liberoche realizzano una percentuale di aerazionepermanente non inferiore al60% della superficie delle pareti stessee comunque superiore al 15% dellasuperficie in pianta.• chiuse: tutte le altre.1.1.3 In base alle caratteristiche di esercizioe/o di uso le autorimesse e simili sidistinguono in:• sorvegliate: quelle che sono provvistedi sistemi automatici di controlloai fini antincendi ovvero provviste disistema di vigilanza continua almenodurante l’orario di apertura;• non sorvegliate: tutte le altre.1.1.4 In base alla organizzazione deglispazi interni le autorimesse e simili sisuddividono in:• a box;• a spazio aperto.1.2.0 Le presenti norme si applicano alleautorimesse ed alle attività indicate alprecedente punto 1.0 di nuova istituzioneo in caso di modifiche che comportinovariazioni di classificazione e di superficie,in più o in meno, superiori al 20%della superficie in pianta o comunqueeccedente i 180 m 2 . Per le autorimesseesistenti o in corso di esecuzione possonoessere applicate le disposizioni invigore alla data del provvedimento amministrativocomunale di autorizzazionea costruire. É in facoltà del richiedenteapplicare le presenti norme anche perquelle esistenti.Per le autorimesse con numero di autoveicolinon superiore a nove e per quellea box purché ciascuno di questi abbia accessodiretto da spazio a cielo libero, siapplicano le norme di sicurezza di cui alsuccessivo punto 2 anziché quelle di cuial punto 3.L’indicazione circa il numero massimo diautoveicoli che si intendono ricoveraredeve risultare da apposita dichiarazionerilasciata sotto la responsabilità del titolaredel diritto all’uso del locale, al qualecompete l’obbligo dell’osservanza dellenorme di cui al punto 2.2. AUTORIMESSE AVENTI CAPACITÀ DIPARCAMENTO NON SUPERIORE A NOVEAUTOVEICOLI.2.1 Autorimesse del tipo misto con numerodi veicoli non superiori a nove:• le strutture portanti orizzontali e verticalidevono essere almeno del tipo R 60e, se di separazione, almeno REI 60;• le eventuali comunicazioni ammissibilicon i locali a diversa destinazione,facenti parte dell’edificio nel qualesono inserite, devono essere protettecon porte metalliche piene a chiusuraautomatica; sono comunque vietatele comunicazioni con i locali adibiti adeposito o uso di sostanze esplosivee/o infiammabili;• la superficie di aerazione naturalecomplessiva deve essere non inferiorea 1/30 della superficie in pianta dellocale;• l’altezza del locale deve essere non inferiorea 2 metri;• l’eventuale suddivisione interna inbox deve essere realizzata con strutturealmeno del tipo REI 30;• ogni box deve avere aerazione conaperture permanenti in alto e in bassodi superficie non inferiore a 1/100 diquella in pianta; l’aerazione può avvenireanche tramite aperture sulla corsiadi manovra, eventualmente realizzatenel serramento di chiusura del box.


358Capitolo 112.2 Autorimesse del tipo isolato connumero di autoveicoli non superiori anove:• le strutture verticali e orizzontali devonoessere realizzate con materialinon combustibili;• la superficie di aerazione naturaledeve essere non inferiore a 1/30 dellasuperficie in pianta;• l’eventuale suddivisione interna inbox deve essere realizzata con strutturerealizzate con materiali non combustibili;• ogni box deve avere aerazione conaperture permanenti in alto e in bassodi superficie non inferiore a 1/100 diquella in pianta: l’aerazione può avvenireanche con aperture sulla corsia dimanovra.• L’altezza del locale non deve essereinferiore a 2 m.2.3 Autorimesse miste o isolate a box affacciantesisu spazio a cielo libero anchecon numero di box superiore a nove:• tali autorimesse devono essere realizzatecome da punto 2.1 se miste e 2.2se isolate.2.4 Nelle autorimesse a box, purché divolume netto per ogni box non inferiorea 40 m 3 è consentito l’utilizzo di dispositividi sollevamento per il ricovero di nonpiù di due autoveicoli.3. AUTORIMESSE AVENTI CAPACITÀ DIPARCAMENTO SUPERIORE A NOVE AU-TOVEICOLI3.0 Non è consentito destinare ad autorimessalocali situati oltre il sesto pianointerrato e il settimo fuori terra.3.1 IsolamentoAi fini dell’isolamento le autorimesse devonoessere separate da edifici adiacenticon strutture di tipo non inferiore a REI120. È consentito che tali strutture sianodi tipo non inferiore a REI 90 se l’autorimessaè protetta da impianto fisso dispegnimento automatico.Le aperture dei locali ad uso autorimessa,non protetti da impianto fisso di spegnimentoautomatico, non devono esseredirettamente sottostanti ad aperture dilocali destinati ad attività di cui ai punti83, 84, 85, 86 e 87 del D.M. 16 febbraio1982.3.2 Altezza dei pianiL’altezza dei piani non può essere inferiore1 a 2,4 m. con un minimo di 2 m. sottotrave. Per gli autosilo è consentita un’altezzadi 1,8 m.3.3 Superficie specifica di parcamentoLa superficie specifica di parcamento nonpuò essere inferiore a:2• 20 m per autorimesse non sorvegliate;2• 10 m per autorimesse sorvegliate eautosilo.Nelle autorimesse a box purché di volumenetto, per ogni box, non inferiore a40 m 3 è consentito l’utilizzo di dispositividi sollevamento per il ricovero di non piùdi due autoveicoli.(Nota: il parametro di equivalenza tra autoveicolie motocicli o ciclomotori è di 1a 4, come specificato nella lettera circolare713/4108 del 25 luglio 2000)3.4 Fino a quando non saranno stateemanate le norme sulla resistenza alfuoco degli elementi costruttivi previstidalla legge 2 febbraio 1974, n. 64, dovrannoessere osservate le seguenti disposizioni:


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3593.4.1 Strutture dei locali.I locali destinati ad autorimessa devonoessere realizzati con strutture non separantinon combustibili di tipo R 90.Le strutture di separazione con altre partidello stesso edificio devono essere ditipo non inferiore a REI 90 e per gli autosilinon inferiore a REI 180.Le strutture di separazione con locali diedifici destinati ad attività di cui ai punti24, 25, 51, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 82, 84,85, 86, 87, 89, 90 e 91 di cui al decretoministeriale 16 febbraio 1982 devono esserealmeno di tipo REI 180.Per le autorimesse di tipo isolato e gli autosilole strutture orizzontali e verticalinon di separazione possono essere noncombustibili.3.5 Comunicazioni3.5.1 Le autorimesse e simili non possonoavere comunicazioni con locali destinatiad attività di cui al punto 77 del D.M.16 febbraio 1982.3.5.2 Le autorimesse fino a quaranta autovetturee non oltre il secondo interratopossono comunicare con locali di attivitàad altra destinazione non elencate neldecreto ministeriale 16 febbraio 1982 e/ofabbricati di civile abitazione e di altezzaantincendi non superiore a 32 m a mezzodi aperture con porte di tipo almeno RE120 munite di congegno di autochiusura.Le autorimesse private fino a quindici autovetturepossono comunicare con localidi abitazione di edifici di altezza inferiorea 24 m a mezzo aperture munite di portemetalliche piene dotate di congegno diautochiusura.Le autorimesse fino a quaranta autovetturee non oltre il secondo interratopossono comunicare con locali destinatiad altra attività attraverso disimpegno,anche non aerato, avente porte ditipo almeno RE 60 munite di congegnodi autochiusura con esclusione dei localidestinati ad attività di cui ai punti1, 2 3, 4, 5, 7, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 18,19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28,29, 30, 31, 32, 33, 34, 41, 45, 51, 75,76, 78, 79, 80, 83, 84, 86, 87, 89, 90 e91 del Decreto Ministeriale 16 febbraio1982.Le autorimesse fino a quaranta autovetturee non oltre il secondo interrato possonocomunicare attraverso filtri, comedefiniti dal decreto ministeriale 30 novembre1983, con locali destinati a tuttele altre attività con l’esclusione di quelledi cui ai punti 1, 2, 3, 4, 5,7, 10, 12, 13,14, 15, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25,26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 41, 45,75, 76, 78, 79 e 80.3.5.3 Le autorimesse possono comunicareattraverso filtri come definito daldecreto ministeriale 30 novembre 1983con locali destinati ad attività di cui al decretoministeriale 16 febbraio 1982 conl’esclusione delle attività di cui ai punti1, 2, 3, 4, 5, 7, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 18,19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29,30, 31, 32, 33, 34, 35, 41, 45, 75, 76, 78,79, 80 e 83.3.5.4 Gli autosilo non possono avere comunicazionecon altri locali.3.6 Sezionamenti:3.6.1 Compartimentazione.Le autorimesse devono essere suddivise,di norma, per ogni piano, in compartimentidi superficie non eccedente quelleindicate nella seguente tabella:


360Capitolo 11Piano Fuori terra SotterraneeMiste Isolate Miste IsolateAperte Chiuse Aperte Chiuse Aperte Chiuse Aperte ChiuseTerra 7.500 5.000 10.000 7.500 - - - -Primo 5.500 3.500 7.500 5.500 5.000 2.500 7.000 3.000Secondo 5.500 3.500 7.500 5.500 3.500 2.000 5.500 2.500Terzo 3.500 2.500 5.500 3.500 2.000 1.500 3.500 2.000Quarto 3.500 2.500 5.500 3.500 1.500 - 2.500 1.500Quinto 2.500 - 5.000 2.500 1.500 - 2.000 1.500Sesto 2.500 - 5.000 - 1.500 - 2.000 1.500Settimo 2.000 - 4.000 - - - - -Un compartimento può essere anchecostituito da più piani di autorimessa, acondizione che la superficie complessivasia non superiore al 50% di quella risultantedalla somma delle superfici massimeconsentite per i singoli piani dellaprecedente tabella e che la superficie delsingolo piano non sia eccedente quellaconsentita da quello più elevato per leautorimesse sotterranee o più basso perquelle fuori terra né che le singole superficiper piano eccedano il 75% di quellepreviste dalla tabella.Limitatamente alle autorimesse situateal piano terra, primo e secondo interratoe primo, secondo, terzo e quarto fuoriterra chiuse, le superfici indicate possonoraddoppiarsi in presenza di impiantifissi di spegnimento automatico oltre ilsecondo interrato e oltre il quarto pianofuori terra le autorimesse chiuse devonosempre essere protette da impianto fissodi spegnimento automatico.Limitatamente alle autorimesse fuori terraaperte sino al quinto piano fuori terrale superfici indicate possono esseretriplicate in presenza di impianti fissi dispegnimento automatico. Oltre il quintopiano dette autorimesse devono esseresempre protette da tali impianti.Le pareti di suddivisione fra i compartimentidevono essere realizzate con strutturedi tipo almeno REI 90; è consentitorealizzare, attraverso le pareti di suddivisione,aperture di comunicazione munitedi porte almeno REI 90, a chiusura automaticain caso di incendio.3.6.2 I passaggi tra i piani dell’autorimessa,le rampe pedonali, le scale, gli ascensori,gli elevatori, devono essere esternio racchiusi in gabbie realizzate con strutturenon combustibili di tipo almeno REI120 e muniti di porte di tipo almeno REI120 provviste di autochiusura.3.6.3 Le corsie di manovra devono consentireil facile movimento degli autoveicolie devono avere ampiezza non inferiore2 a 4,5 m e a 5 m nei tratti antistanti ibox, o posti auto, ortogonali alla corsia.3.7 Accessi3.7.0 IngressiGli ingressi alle autorimesse devono esserericavati su pareti attestate su vie,piazze pubbliche o private, o su spazi acielo scoperto.Se l’accesso avviene tramite rampa, si consideraingresso l’apertura in corrispondenzadell’inizio della rampa coperta.3.7.1 Per gli autosilo deve essere previstoun locale per il ricevimento degli autoveicoli.Tale locale di dimensioni minime 4,5x 5,5 m deve avere le stesse caratteristichecostruttive dell’autosilo.3.7.2 Rampe.Ogni compartimento deve essere servito 3da almeno una coppia di rampe a sensounico di marcia di ampiezza ciascuna noninferiore a 3 m o da una rampa a doppiosenso di marcia di ampiezza non inferiorea 4,5 m.Per le autorimesse sino a quindici autovettureè consentita una sola rampa diampiezza non inferiore a 3 m.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione361Diversi compartimenti, realizzati anchesu più piani, possono essere serviti daunica rampa o da unica coppia di rampea senso unico di marcia come sopradescritto purché le rampe siano aperte aprova di fumo.Le rampe non devono avere pendenzasuperiore al 20% con un raggio minimo dicurvatura misurato sul filo esterno dellacurva non inferiore a 8,25 m per le rampea doppio senso di marcia e di 7 m perrampe a senso unico di marcia.3.8 Pavimenti.3.8.0 Pendenza.I pavimenti devono avere pendenza sufficienteper il convogliamento in collettoridelle acque e la loro raccolta in undispositivo per la separazione di liquidiinfiammabili dalle acque residue.3.8.1 La pavimentazione deve essere realizzatacon materiali antisdrucciolevolied impermeabili.3.8.2 Spandimento di liquidi.Le soglie dei vani di comunicazione fra icompartimenti e con le rampe di accessodevono avere un livello lievemente superiore(3-4 cm) a quello dei pavimenti contiguiper evitare spargimento di liquidida un compartimento all’altro.3.9 Ventilazione.3.9.0 Ventilazione naturale.Le autorimesse devono essere munite diun sistema di aerazione naturale costituitoda aperture ricavate nelle pareti e/o neisoffitti e disposte in modo da consentireun efficace ricambio dell’aria ambiente,nonché lo smaltimento del calore e deifumi di un eventuale incendio.Al fine di assicurare una uniforme ventilazionedei locali, le aperture di aerazionedevono essere distribuite il più possibileuniformemente e a distanza reciprocanon superiore a 40 m.3.9.1 Superficie di ventilazione.Le aperture di aerazione naturale devonoavere una superficie non inferioread 1/25 della superficie in pianta delcompartimento. Nei casi nei quali non èprevisto l’impianto di ventilazione meccanicadi cui al successivo punto, unafrazione di tale superficie non inferiorea 0,003 m 2 per metro quadrato di pavimento- deve essere completamente privadi serramenti.Il sistema di ventilazione deve essereindipendente per ogni piano. Per autorimessesotterranee la ventilazione puòavvenire tramite intercapedini e/o camini;se utilizzata la stessa intercapedine,per consentire l’indipendenza della ventilazioneper piano si può ricorrere al sezionamentoverticale o all’uso di canalizzazionidi tipo «shunt».Per le autorimesse suddivise in box l’aerazionenaturale deve essere realizzata perciascun box. Tale aerazione può essereottenuta con canalizzazioni verso l’esternoo con aperture anche sulla corsia dimanovra prive di serramenti e di superficienon inferiore ad 1/100 di quella inpianta del box stesso.3.9.2 Ventilazione meccanica.Il sistema di aerazione naturale deveessere integrato con un sistema di ventilazionemeccanica nelle autorimessesotterranee aventi numero di autoveicoliper ogni piano superiore a quello riportatonella seguente tabella.Numero autoveicoli nelle autorimessesotterranee:


362Capitolo 11- primo piano 125;- secondo piano 100;- terzo piano 75;- oltre il terzo piano 50.Per le autorimesse fuori terra di tipochiuso il sistema di aerazione naturaleva integrato con impianto di aerazionemeccanica nei piani aventi numero di autoveicolisuperiori a 250.3.9.3 Ventilazione meccanica. CaratteristicheLa portata dell’impianto di ventilazionemeccanica deve essere non inferiore a trericambi orari.Tal sistema di ventilazione meccanica deveessere indipendente per ogni piano edazionato con comando manuale o automatico,da ubicarsi in prossimità delle uscite.L’impianto deve essere azionato neiperiodi di punta individuati dalla contemporaneitàdella messa in moto diun numero di veicoli superiore ad 1/3 odalla indicazione di miscele pericolosesegnalate da indicatori opportunamentepredisposti.L’impianto di ventilazione meccanica puòessere sostituito da camini indipendentiper ogni piano o di tipo a «shunt» aventisezione non inferiore a 0,2 m 2 per ogni100 m 2 di superficie.I camini devono immettere nell’atmosfera,a quota superiore alla copertura delfabbricato.Nelle autorimesse di capacità superiore acinquecento autoveicoli deve essere installatoun doppio impianto di ventilazionemeccanica, per l’immissione e per l’estrazione,comandato manualmente da uncontrollore sempre presente, o automaticamenteda apparecchiature di rivelazionecontinua di miscele infiammabili di CO.Il numero e l’ubicazione degli indicatoridi CO e di miscele infiammabili devonoessere scelti opportunamente in funzionedella superficie e della geometria degliambienti da proteggere e delle condizionilocali della ventilazione naturale;comunque il loro numero non può essereinferiore a due per ogni tipo di rivelazione.Gli indicatori devono essere inseritiin sistemi di segnalazione di allarme e,ove necessario, di azionamento dell’impiantodi ventilazione.Il sistema deve entrare in funzione quando:• un solo indicatore rivela valori istantaneidelle concentrazioni di CO superiorea 100 p.p.m;• due indicatori simultaneamente rivelanovalori istantanei delle concentrazionidi CO superiori a 50 p.p.m;• uno o più indicatori rivelano valoridelle concentrazioni di miscele infiammabilieccedenti il 20% del limiteinferiore di infiammabilità.Per le autorimesse aventi numero di autoveicoliinferiore a cinquecento è sufficientel’installazione di indicatori di misceleinfiammabili.3.9.4. Negli autosilo fuori terra deve essereprevista un’aerazione naturale pariad 1 m 2 ogni 200 m 3 di volume. In quelliinterrati deve, invece, prevedersi unaventilazione meccanica pari ad almenotre ricambi ora ed un impianto di smaltimentodei fumi con camini di superficipari al 2% delle superfici di ogni piano,convogliata a m 1 oltre la copertura degliedifici compresi nel raggio di m 10 daicamini stessi.3.10. Misure per lo sfollamento delle personein caso di emergenza.3.10.0 Densità di affollamentoLa densità di affollamento va calcolata inbase alla ricettività massima: ai fini del


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione363calcolo, essa non dovrà comunque esseremai considerata inferiore ad una personaper ogni 10 m 2 di superficie lorda dipavimento (0,1 persone/m 2 ) per le autorimessenon sorvegliate e una personaper ogni 100 m 2 di superficie lorda dipavimento (0,01 persone/m 2 ) per le autorimessesorvegliate.3.10.1 Capacità di deflusso:• 50 per il piano terra;• 37,5 per i primi tre piani sotterranei ofuori terra;• 33 per i piani oltre il terzo fuori terrao interrato.3.10.2 Vie di uscitaLe autorimesse devono essere provvistedi un sistema organizzato di vie di uscitaper il deflusso rapido e ordinato degli occupantiverso l’esterno o in luogo sicuroin caso di incendio o di pericolo di altranatura.Per le autorimesse interrate le vie di uscitapossono terminare sotto grigliati dotatidi congegni di facile apertura dall’interno.3.10.3 Dimensionamento delle vie diuscita.Le vie di uscita devono essere dimensionatein funzione del massimo affollamentoipotizzabile sulla base di quanto specificatoin 3.10.0. e 3.10.1. .3.10.4 Larghezza delle vie di uscitaLa larghezza delle vie di uscita deve esseremultipla del modulo di uscita e noninferiore a due moduli (1,2 m). Nel casodi due o più uscite, è consentito che unauscita abbia larghezza inferiore a quellainnanzi stabilita e comunque non inferiorea 0,6 m. La misurazione della larghezzadelle uscite va eseguita nel punto piùstretto dell’uscita. La larghezza totale delleuscite (per ogni piano) è determinatadal rapporto fra il massimo affollamentoipotizzabile e la capacità di deflusso.Nel computo della larghezza delle uscitesono conteggiati anche gli ingressi carrabili.3.10.5 Ubicazione delle usciteLe uscite sulla strada pubblica o in luogosicuro devono essere ubicate in modo daessere raggiungibili con percorsi inferioria 40 m o 50 se l’autorimessa è protettada impianto di spegnimento automatico.3.10.6 Numero delle usciteIl numero delle uscite non deve essere(per ogni piano) inferiore a due. Tali uscitevanno poste in punti ragionevolmentecontrapposti.Per autorimesse ad un solo piano e per lequali il percorso massimo di esodo è inferiorea 30 m il numero delle uscite puòessere ridotto ad uno, costituita anchesolo dalla rampa di accesso purché sicuramentefruibile ai fini dell’esodo.3.10.7 Scale AscensoriPer le autorimesse situate in edifici aventialtezza antincendi maggiore di 32 mle scale e gli ascensori devono essere aprova di fumo, mentre per le autorimessesituate in edifici di altezza antincendiinferiore a 32 m sono ammesse scale edascensori di tipo protetto.3.10.8 L’autosilo deve essere provvisto discale a prova di fumo raggiungibili conpercorrenze interne non superiori a 60m. Tali scale devono essere raggiungibilidalle singole celle prevedendo passaggiliberi, sul lato opposto dell’ingresso macchina,di almeno 90 cm oltre l’ingombrodegli autoveicoli.


364Capitolo 114. IMPIANTI TECNOLOGICI.4.1 Impianti di riscaldamentoIl riscaldamento delle autorimesse puòessere realizzato con:• radiatori aerotermi alimentati ad acquacalda, surriscaldata o vapore;• impianti ad aria calda: è ammesso ilricircolo dell’aria ambiente se l’autorimessaè destinata al ricovero di soliautoveicoli del tipo Diesel;• generatori ad aria calda a scambiodiretto, è ammessa l’installazione deigeneratori all’interno dell’autorimessase questa è destinata al ricovero disoli autoveicoli di tipo Diesel.5. IMPIANTI ELETTRICI.5.1 Nei locali destinati ad autorimessa,alla vendita, alla riparazione di autoveicoli,gli impianti e le apparecchiatureelettriche devono essere realizzate inconformità di quanto stabilito dalla legge1° marzo 1968, n. 186.5.2 Le autorimesse di capacità superiorea trecento autoveicoli e autosilo, devonoessere dotate di impianti di illuminazionedi sicurezza alimentati da sorgentedi energia indipendente da quella dellarete di illuminazione normale. In particolare,detti impianti di illuminazione disicurezza devono avere le seguenti caratteristiche:• inserimento automatico ed immediatonon appena venga a mancare l’illuminazionenormale;• intensità di illuminazione necessariaallo svolgimento delle operazioni disfollamento e comunque non inferiorea 5 lux.6. MEZZI ED IMPIANTI DI PROTEZIONEED ESTINZIONE DEGLI INCENDI.6.1 Impianti idrici antincendio6.1.0 CaratteristicheNelle autorimesse fuori terra ed al primointerrato di capacità superiore a cinquantaautoveicoli deve essere installato come minimoun idrante ogni cinquanta autoveicolio frazione. In quelle oltre il primo interratodi capacità superiore a trenta autoveicolideve essere installato come minimo unidrante ogni trenta autoveicoli o frazione.Le installazioni dovranno essere eseguitecon le modalità appresso indicate.Gli impianti idrici antincendio devonoessere costituiti da una rete di tubazionipreferibilmente ad anello, con montantidisposti nelle gabbie delle scale o dellerampe; da ciascun montante, in corrispondenzadi ogni piano dell’autorimessa,deve essere derivata con tubazione didiametro interno non inferiore a DN 40un idrante UNI 45 presso ogni uscita.Le autorimesse oltre il secondo interratoe quelle oltre il quarto fuori terra, sechiuse, e oltre il quinto piano fuori terra,se aperte, e gli autosilo, devono esseresempre protette da impianto fisso di spegnimentoautomatico.6.1.1 Custodia degli idrantiLa custodia deve essere installata in unpunto ben visibile. Deve essere munitadi sportello in vetro trasparente, deveavere larghezza ed altezza non inferiorerispettivamente a 0,35 m e 0,55 m eduna profondità che consenta di tenere, asportello chiuso, manichette e lancia permanentementecollegate.6.12 Tubazione flessibile e lanceLa tubazione flessibile deve essere costi-


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione365tuita da un tratto di tubo, di tipo approvato,di lunghezza che consenta di raggiungerecol getto ogni punto dell’areaprotetta.6.1.3 Tubazioni fisseLa rete idrica deve essere eseguita contubi di ferro zincato o materiali equivalentiprotetti contro il gelo e deve essereindipendente dalla rete dei servizisanitari.6.1.4 Gli impianti devono avere caratteristicheidrauliche tali da garantire al bocchellodella lancia, nelle condizioni sfavorevolidi altimetria e di distanza, unaportata non inferiore a 120 litri al minutoprimo e una pressione di almeno 2 bar.L’impianto deve essere dimensionato peruna portata totale determinata considerandola probabilità di contemporaneofunzionamento del 50 % degli idranti e,per ogni montante, degli idranti di almenodue piani.6.1.5 Alimentazione dell’impiantoL’impianto deve essere alimentato normalmentedall’acquedotto cittadino. Può esserealimentato anche da riserva idrica costituitada un serbatoio con apposito impianto dipompaggio idoneo a conferire in permanenzaalla rete le caratteristiche idrauliche di cuial precedente punto. Tale soluzione dovràessere sempre adottata qualora l’acquedottocittadino non garantisca con continuità,nelle 24 ore, l’erogazione richiesta.6.1.6 Collegamento dei mezzi dei vigilidel fuocoL’impianto deve essere tenuto costantementesotto pressione e munito di attaccoper il collegamento dei mezzi dei vigili delfuoco, da installarsi in un punto ben visibilee facilmente accessibile ai mezzi stessi.6.1.7. Capacità della riserva idrica.La riserva idrica deve avere una capacitàtale da assicurare il funzionamentodell’impianto per 30 minuti primi allecondizioni di portata e di pressione prescrittein precedenza.6.1.8 Gli impianti fissi di spegnimentoautomatico devono essere del tipo apioggia (sprinkler) con alimentazionead acqua oppure del tipo ad erogatoreaperto per erogazione di acqua/schiuma.6.2 Mezzi di estinzione portatiliDeve essere prevista l’installazione di estintoriportatili di «tipo approvato» per fuochidelle classi «A», «B» e «C» con capacità estinguentenon inferiore a «21 A» e «89 B».Il numero di estintori deve essere il seguente:uno ogni cinque autoveicoli peri primi venti autoveicoli; per i rimanenti,fino a duecento autoveicoli, uno ognidieci autoveicoli; oltre duecento, unoogni venti autoveicoli.Gli estintori devono essere disposti pressogli ingressi o comunque in posizioneben visibile e di facile accesso.7. AUTORIMESSE SULLE TERRAZZE EALL’APERTO SU SUOLI PRIVATI 4 .7.1 Devono essere isolate mediante interposizionedi spazi scoperti di larghezzanon inferiore a 1,5 m lungo i lati ove affaccianole aperture di fabbricati perimetrali.7.2 Pavimenti7.2.0 PendenzePer le autorimesse ubicate sulle terrazzei pavimenti devono avere le caratteristichedi cui al punto 3.8.0.


366Capitolo 117.2.1 PavimentazionePer le autorimesse ubicate sulle terrazzela pavimentazione deve essere realizzatacon materiali antisdrucciolevoli e impermeabili.7.3 Misure per lo sfollamento in caso diemergenzaLe autorimesse ubicate sulle terrazze devonoessere provviste di scale raggiungibilicon percorsi inferiori a 80 m. atte adassicurare il deflusso delle persone versoluoghi sicuri in caso di incendio o di pericolodi altra natura.7.4 Impianti idrici antincendio.Per le autorimesse sulle terrazze deve essereinstallato come minimo un idranteogni cento autoveicoli o frazione8. SERVIZI ANNESSI.8.1. Generalità.È consentito destinare parti della superficiedei locali delle autorimesse a:• officine di riparazione annesse;• stazione di lavaggio e lubrificazione;• uffici, guardianie, alloggio custode.8.1.0. Officine di riparazione.Le officine di riparazione annesse conlavorazione a freddo possono essere situateall’interno dell’autorimessa, possibilmentein locali separati, con porte dicomunicazione metalliche piene.La superficie occupata dalle officine annessenon può comunque essere superiore al20% della superficie dell’autorimessa.Le officine annesse possono essere ubicateal piano terra, primo piano sotterraneoo ai piani fuori terra.Le officine di riparazione annesse con lavorazioniche prevedono l’uso di fiammelibere o di sostanze infiammabili, purchélimitate ad un solo posto di saldatura edi verniciatura, possono essere situateall’interno delle autorimesse, alle seguenticondizioni:• devono essere ubicate al piano terra;• devono essere separate con portedi tipo almeno REI 30 e avere ancheun accesso indipendente dall’autorimessa;• devono essere provviste di impiantodi ventilazione locale sul posto di verniciatura;• le operazioni di saldatura non possonoessere eseguite in contemporaneitàcon le operazioni di verniciatura, ameno che, per questa ultima operazionesia predisposta apposita cabinaermeticamente chiusa e con aerazioneindipendente;• la vernice, per un quantitativo massimodi 50 kg, deve essere conservatain recipienti chiusi, in apposito armadiettometallico.8.1.1 Stazione di lavaggio e lubrificazione.Le stazioni di lavaggio e lubrificazionepossono essere situate all’interno delleautorimesse. I lubrificanti, in recipientichiusi, per un quantitativo massimo di 2m 3 , devono essere depositati in appositolocale, munito di porta metallica e sogliadi accesso rialzata di 0,2 m.8.1.2 Uffici Guardiania Alloggi custode.E’ consentita l’ubicazione di uffici e guardianieall’interno delle autorimesse provvistianche di accessi indipendenti daquelli delle autorimesse stesse.L’alloggio del custode dovrà essere completamenteisolato dai locali dell’autorimessa,salvo eventualmente un collegamentotramite porta di tipo REI 60.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3679. AUTOSALONI.Per gli autosaloni o saloni di esposizionedevono essere applicate le presenti normequando il numero di autoveicoli siasuperiore a trenta.10. NORME DI ESERCIZIO.10.1 Nell’autorimessa è vietato:• usare fiamme libere salvo quanto previstoin 8.1.0;• depositare sostanze infiammabili ocombustibili, salvo quanto previsto in8.1.0 e 8.1.1;• eseguire riparazioni o prove di motori,salvo quanto previsto in 8.1.0;• parcheggiare autoveicoli con perditeanormali di carburanti o lubrificanti.10.2 Entro l’autorimessa è proibito fumare.Tale divieto deve essere scritto acaratteri ben visibili.10.3 Nelle autorimesse si applicano levigenti disposizioni sulla segnaletica disicurezza di cui al decreto del Presidentedella Repubblica 8 giugno 1982, n. 524(Gazzetta Ufficiale n. 218 del 10 agosto1982) espressamente finalizzate alla sicurezzaantincendi.10.4 Negli autosilo non è consentitol’accesso alle persone non addette.L’autoveicolo deve essere consegnatoal personale addetto che provvede allasuccessiva riconsegna in prossimità dell’ingresso.10.6 Il parcamento di autoveicoli alimentatia gas avente densità superiore a quelladell’aria è consentito soltanto nei pianifuori terra non comunicanti con piani interrati.10.7 Al fine del mantenimento dell’affidabilitàdegli impianti di rivelazione espegnimento dovrà essere previsto il lorocontrollo almeno ogni sei mesi da partedi personale qualificato.11. NORME TRANSITORIE.Per le autorimesse esistenti alla data dientrata in vigore del decreto ministeriale20 novembre 1981 è consentito che ognicompartimento sia servito da una solarampa di ampiezza non inferiore a 3 mpurché munita di dispositivo per la suautilizzazione a senso unico.12. DEROGHE..Qualora per particolari ragioni di caratteretecnico o per speciali esigenze di servizionon fosse possibile adottare qualcunadelle prescrizioni prima indicate, il Ministerodell’interno sentita la commissioneconsultiva per le sostanze esplosive edinfiammabili, si riserva la facoltà di concederederoghe sempre che l’adozionedi particolari accorgimenti tecnici possaconferire alle autorimesse un grado di sicurezzanon inferiore a quello ottenibilecon l’attuazione integrale delle presentinorme.10.5 I pavimenti devono essere periodicamentelavati e i sistemi di raccolta delleacque di lavaggio devono essere ispezionatie puliti.


368Capitolo 11DECRETO MINISTERIALE16 maggio 1987, n. 246(G. U. n. 148 del 27 giugno 1987)Norme di sicurezza antincendi per gliedifici di civile abitazioneIL MINISTERO DELL’INTERNOVISTA la legge 27 dicembre 1941, n.1570:VISTA la legge 13 maggio 1961, n. 469,articoli 1 e 2;VISTA la legge 26 luglio 1965, n. 966, art.2;RILEVATA la necessità di emanare normedi sicurezza antincendi per gli edifici dicivile abitazione;VISTE le norme elaborate dal ComitatoCentrale Tecnico Scientifico per la prevenzioneincendi di cui all’art. 10 delD.P.R. 29 luglio 1982, n. 577;DECRETA:Sono approvate le norme di sicurezzaantincendi per gli edifici di civile abitazionecontenute in allegato al presentedecreto.Sono abrogate tutte le disposizioni invigore non conformi con le presenti norme.Il presente decreto, munito del sigillodello Stato, sarà inserito nella Raccoltaufficiale degli atti normativi della Repubblicaitaliana. E’ fatto obbligo a chiunquespetti di osservarlo e di farlo osservare.ALLEGATONORME DI SICUREZZA ANTINCENDIPER GLI EDIFICI DI CIVILE ABITAZIONE1. GENERALITA’1.0 ScopoLe presenti norme hanno per oggetto icriteri di sicurezza antincendi da applicareagli edifici destinati a civile abitazione,con altezza antincendi* uguale o superiorea 12 m. Si fa riferimento ai terminie definizioni generali di cui al decretoministeriale 30 novembre 1983 (G. U. n.339, del 12 dicembre 1983).*Il Ministero ha chiarito che ai fini dell’assoggettabilitàai controlli di prevenzioneincendi, per gli edifici civili sia da considerarel’altezza in gronda, così definita: “peraltezza in gronda si intende l’altezza massimamisurata dal piano esterno accessibile aimezzi di soccorso dei Vigili del fuoco all’intradossodel soffitto del più elevato localeabitabile”.1.1 Campo di applicazioneLe presenti norme si applicano agli edificidi cui al punto 1.0. di nuova costruzioneo agli edifici esistenti in caso di ristrutturazioneche comportino modifiche sostanzialii cui progetti siano presentatiagli organi competenti per le approvazionipreviste dalle vigenti disposizionidopo l’entrata in vigore del presente decreto.Si intendono per modifiche sostanzialilavori che comportino il rifacimentodi oltre il 50% dei solai o il rifacimentostrutturale delle scale o l’aumento di altezza.Per gli edifici esistenti si applicanole disposizioni contenute nel successivopunto 8.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3692. CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE2.0 ClassificazioneGli edifici di cui al punto 1 vengono classificatiin funzione della loro altezza antincendisecondo quanto indicato nellatabella A.2.1 Comportamento al fuoco2.1.0 Resistenza al fuoco delle strutture5I requisiti di resistenza al fuoco deglielementi strutturali vanno valutati secondole prescrizioni e le modalità diprova stabilite nella circolare del Ministerodell’interno n. 91 del 14 settembre1961, prescindendo dal tipo dimateriale impiegato nella realizzazionedegli elementi medesimi (calcestruzzo,laterizi, acciaio, legno massiccio, legnolamellare, elementi compositi).Il dimensionamento degli spessori edelle protezioni da adottare per i varitipi di materiali suddetti nonché la classificazionedegli edifici in funzione delcarico di incendio, vanno determinaticon le tabelle e con le modalità specificatenella circolare n. 91 citata, tenendoconto delle disposizioni contenute neldecreto ministeriale 6 marzo 1986 (GazzettaUfficiale n. 60 del 13 marzo 1986).Per le strutture di pertinenza delle areea rischio specifico devono applicarsi ledisposizioni emanate nelle relative normative.2.1.1 Reazione al fuoco dei materiali 6Per la reazione al fuoco dei materiali, sifa riferimento al decreto ministeriale 26giugno 1984 (supplemento ordinario allaGazzetta Ufficiale n. 234, del 25 agosto1984).2.2 Scelta dell’area2.2.0 Accesso all’areaGli accessi all’area ove sorgono gli edificioggetto delle presenti norme devonoavere i seguenti requisiti minimi:• larghezza: 3,50 m;• altezza libera: 4,00 m;• raggio di svolta: 13,00 m;• pendenza: non superiore al 10 %;• resistenza al carico: almeno 20 tonnellate(8 sull’asse anteriore e 12 sull’asseposteriore; passo 4,00 m).2.2.1 Accostamento autoscalePer gli edifici di tipo «a» e «b» deve essereassicurata la possibilità di accostamento delleautoscale dei Vigili del fuoco, sviluppatecome da schema allegato, almeno ad unaqualsiasi finestra o balcone di ogni piano.Qualora tale requisito non sia soddisfattogli edifici del tipo «a» devono esseredotati almeno di scale protette e gli edificidi tipo «b» almeno di scale a prova difumo interna (vedi tabella A).2.3 CompartimentazioneGli edifici devono essere suddivisi in compartimentianche costituiti da più piani, disuperficie non eccedente quella indicatanella tabella A. Gli elementi costruttivi disuddivisione tra i compartimenti devonosoddisfare i requisiti di resistenza al fuocoindicati in tabella A.2.4 ScaleLe caratteristiche di resistenza al fuocodei vani scala sono quelle previste nellatabella A. Negli edifici di tipo «a», di tipo«b», di tipo «c», la larghezza minima dellescale deve essere di 1,05 m, negli edificidi tipo «d» e di tipo «e» la larghezza minimadelle scale deve essere di 1,20 metri.Le rampe devono preferibilmente esse-


370Capitolo 11Tipo edificio Altezza antincendi Max superficiecompartimento(m 2 )a da 12 a 24 m 8000bcdda oltre 24 m a32 mda oltre 32 m a54 mda oltre 54 m a80 m6000TABELLA AMax superficie dicompetenza di ogniscala per piano (m 2 )Tipo vani scala e di almeno un vanoascensore500 Nessuna prescrizione 60**500Almeno protetto se non sono osservatii requisiti del punto 2.2.160550 Almeno a prova di fumo interno 60600 A prova di fumo 60500 Nessuna prescrizione 60Almeno a prova di fumo interno se500non sono osservati i requisiti del 60punto 2.2.1550 Almeno a prova di fumo interno 60600 A prova di fumo 605000 500 Almeno a prova di fumo interno 904000 500e olte 80 m 2000 350*Almeno a prova di fumo interno confiltro avente camino di ventilazione di 90sezione non inferiore a 0,36 m 2Almeno a prova di fumo interno confiltro avente camino di ventilazione di 120sezione non inferiore a 0,36 m 2Caratteristiche REI vani scalae ascensore, filtri, porte,elementi di suddivisionetra i compartimenti* Con un minimo di due scale per ogni edificio. Sulla copertura dell’edificio deve essere prevista un’area per l’atterraggioed il decollo degli elicotteri di soccorso raggiungibile da ogni scala.** Solo per gli elementi di suddivisione tra i compartimentire rettilinee; sono ammesse rampe nonrettilinee a condizione che vi siano pianerottolidi riposo e che la pedata delgradino sia almeno 30 cm misurata a 40cm dal montante centrale o dal parapettointerno.Il vano scala deve avere superficie nettadi aerazione permanente in sommitànon inferiore ad 1 m 2 . Nel vano di aerazioneè consentita l’installazione di dispositiviper la protezione dagli agentiatmosferici.Il tipo e il numero delle scale sono stabilitein funzione della superficie lordadi ogni piano e del tipo di edificio (veditabella A).2.5 AscensoriIl vano di corsa dell’ascensore deve averele stesse caratteristiche di resistenzaal fuoco del vano scala (vedi tabella A) edeve essere conforme alle specifiche disposizionivigenti.2.6 ComunicazioniPer le comunicazioni con le aree a rischiospecifico devono applicarsi le disposizioniemanate con le relative normative.Sono consentite le comunicazioni tra scale,ascensori e locali cantinati pertinentile abitazioni dell’edificio secondo quantoindicato nella tabella B.Tipo di edificioaTABELLA BTipo di comunicazioneDirettab Tramite disimpegno con pareti REI 60 e porte REI 60cTramite filtro a prova di fumo con pareti REI 60 eporte REI 60d, e Accesso diretto esclusivamente da spazio scoperto


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3712.7. Scale, androni e passaggi comuni - reazionial fuoco dei materialiLe scale ed i gradini per gli androni e passaggicomuni devono essere realizzaticon materiali di classe 0.Sono ammessi materiali di rivestimentodi classe 1, per androni e passaggi comunie, limitatamente agli edifici di tipo «a»e di tipo «b», anche per i rivestimenti dellescale e gradini.Non sono soggetti a tali prescrizioni lescale e i passaggi ubicati all’interno dellastessa unità immobiliare.3. AREE A RISCHIO SPECIFICOPer le aree a rischio specifico pertinentigli edifici (autorimesse, locali di esposizioneo vendita, depositi di materialicombustibili, ecc.) valgono le disposizioniin vigore.4. IMPIANTI DI PRODUZIONE DI CALO-RE 7Per gli impianti di produzione di caloredevono essere osservate le norme vigentioltre a quanto indicato nella tabella C.5. IMPIANTI ELETTRICIDevono essere realizzati in conformitàdella legge 1° marzo 1968, n. 186.Negli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essereinstallato un sistema di illuminazionedi sicurezza, che deve garantire un’affidabileilluminazione e la segnalazionedelle vie di esodo.Esso deve avere alimentazione autonoma,centralizzata o localizzata che, perdurata e livello di illuminamento, consentaun ordinato sfollamento.6. IMPIEGO GAS COMBUSTIBILI 8Le condutture principali dei gas combustibilidevono essere esterne al fabbricatoed a vista.Sono ammessi attraversamenti di localipurché le tubazioni siano poste in guainametallica aperta alle due estremità comunicantecon l’esterno e di diametro superioredi almeno 2 cm rispetto al diametrodella tubazione interna.7. IMPIANTI ANTINCENDIGli edifici di tipo «b», «c», «d», «e», devonoessere dotati di reti idranti conformi aquanto di seguito riportato.La rete idranti deve essere costituita daalmeno una colonna montante in ciascunvano scala dell’edificio; da essa deve esserederivato ad ogni piano, sia fuori terrache interrato, almeno un idrante conattacco 45 UNI 804 a disposizione pereventuale collegamento di tubazioneflessibile o attacco per naspo.Il naspo deve essere corredato di tubazionesemirigida con diametro minimo di25 mm e di lunghezza idonea ad assicurarel’intervento in tutte le aree del pianomedesimo.Tale naspo deve essere installato nel localefiltro, qualora la scala sia a prova difumo interna.Al piede di ogni colonna montante deveessere installato un idoneo attacco dimandata per autopompa.L’impianto deve essere dimensionato pergarantire una portata minima di 360 l/min per ogni colonna montante e, nelcaso di più colonne, il funzionamentocontemporaneo di 2.L’alimentazione idrica deve essere in gradodi assicurare l’erogazione, ai 3 idrantiidraulicamente più sfavoriti, di 120 l/mincad., con una pressione residua al bocchel-


372Capitolo 11lo di bar 1,5 per un tempo di almeno 60min.Qualora l’acquedotto non garantisca lecondizioni di cui al punto precedente dovràessere installata idonea riserva idrica;questa può essere ubicata a qualsiasi pianoe deve essere alimentata da acquedottopubblico e/o da altre fonti.Tale riserva deve essere mantenuta costantementepiena.Le elettropompe di alimentazione dellarete antincendio devono essere collegateall’alimentazione elettrica dell’edificiotramite linea propria non utilizzata peraltre utenze.Negli edifici di tipo “d”, “e”, i gruppi dipompaggio della rete antincendio devonoessere costituiti da due pompe, una di riservaall’altra, alimentate da fonti di energiaindipendenti (ad esempio elettropompae motopompa). L’avviamento dei gruppidi pompaggio deve essere automatico.Le tubazioni di alimentazione e quellecostituenti la rete devono essere protetteTipo di edificioLiquido osolidoTABELLA CTipo di combustibileGas con densitàrispetto all’aria< 0,8Gas con densitàrispetto all’aria> 0,8a ∆ ∆ ♦b ∆ ∆ •c ∆ ∆ •d • n •e • n •Legenda:∆ = ammesso entro il volume degli edifici• = divieto di installazione entro il volume degli edificin = divieto di installazione entro il volume degli edifici ma ammessosul terrazzo più elevato♦ = divieto di installazione nei piani interratiN.B. – In corpi di fabbrica separati sono ammessi impianti alimentatida qualsiasi tipo di combustibile con la sola condizione, per quellifunzionanti a gas con densità rispetto all’aria ≥ 0,8, che siano ubicatiin locali fuori terra.dal gelo, da urti e dal fuoco. Le colonnemontanti possono correre, a giorno o incassate,nei vani scale oppure in appositialloggiamenti resistenti al fuoco REI 60.8. NORME TRANSITORIENegli edifici esistenti, entro cinque annidalla data di entrata in vigore delle presentinorme, devono essere attuate le seguentiprescrizioni.8.0. ComunicazioniNegli edifici di tipo «b», «c», «d», «e» sonoammesse le comunicazioni di cui al secondocomma del punto 2.6 attraversoporte RE 30, anche senza disimpegno,filtro a prova di fumo o accesso direttoda spazio scoperto.8.1. Illuminazione di sicurezzaNegli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essereinstallato un sistema di illuminazionedi sicurezza in conformità con quantospecificato al punto 5.8.2. Impianto antincendio 9Negli edifici di tipo «c», «d», «e», devonoessere installati impianti antincendio fissiconformi al punto 7.Restano tuttavia validi gli impianti giàinstallati a condizione che siano sempreassicurate le prestazioni idrauliche di cuial punto 7.9. DEROGHE 10Qualora per particolari esigenze di caratteretecnico o di esercizio non fosse possibileattuare qualcuno delle prescrizionicontenute nelle presenti norme, potràessere avanzata istanza di deroga con leprocedure di cui all’art. 21 del D.P.R. 29luglio 1982, n. 577


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione373DECRETODEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA12 gennaio 1998, n. 37Regolamento recante disciplina dei procedimentirelativi alla prevenzione incendi,a norma dell’articolo 20, comma8, della legge 15 marzo 1997, n. 59.IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICAVISTO l’articolo 87, quinto comma, dellaCostituzione;VISTO l’articolo 20 della L. 15 marzo1997, n. 59, allegato 1, n. 14;VISTO l’articolo 17, comma 2, della L. 23agosto 1988, n. 400;VISTA la L. 26 luglio 1965, n. 966, e successivemodificazioni;VISTO il D.P.R. 29 luglio 1982, n.577, esuccessive modificazioni;VISTA la L. 7 dicembre 1984, n. 818, esuccessive modificazioni;VISTO il decreto del Ministro dell’Interno16 febbraio 1982, pubblicato nellaG.U. n. 98 del 9 aprile 1982;VISTO il decreto del Ministro dell’Interno8 marzo 1985, pubblicato nel supplementoordinario alla G.U. n. 95 del 22aprile 1985;VISTA la preliminare deliberazione delConsiglio dei Ministri, adottata nella riunionedel 5 agosto 1997;ACQUISITO il parere delle competenticommissioni della Camera dei deputatie del Senato della Repubblica;UDITO il parere del Consiglio di Stato,espresso dalla sezione consultiva pergli atti normativi nell’adunanza del 1 dicembre1997;VISTA la deliberazione del Consiglio deiMinistri, adottata nella riunione del 23dicembre 1997;Sulla proposta del Presidente del Consigliodei Ministri e del Ministro per lafunzione pubblica e gli affari regionali,di concerto con il Ministro dell’interno;E M A N Ail seguente regolamento:Art. 1.Oggetto del regolamento1. Il presente regolamento disciplina iprocedimenti di controllo delle condizionidi sicurezza per la prevenzioneincendi attribuiti, in base allavigente normativa, alla competenzadei comandi provinciali dei vigili delfuoco, per le fasi relative all’esamedei progetti, agli accertamenti sopralluogo,all’esercizio delle attivitàsoggette a controllo, all’approvazionedelle deroghe alla normativa diconformità.2. Sono esclusi dall’ambito di applicazionedel regolamento gli adempimentiprevisti per il settore delle attività industrialia rischio di incidente rilevantesoggette alla disciplina della notificaai sensi del decreto del Presidentedella Repubblica del 17 maggio 1988,n. 175, e successive modificazioni edintegrazioni.3. Ai sensi del presente regolamento, ilcomando provinciale dei vigili del fuocoè denominato «comando».4. Nell’ambito di applicazione del presenteregolamento rientrano tutte leattività soggette alle visite ed ai controllidi prevenzione incendi di cui aldecreto del Ministro dell’interno 16febbraio 1982, e successive modificheed integrazioni.5. Al fine di garantire l’uniformità delleprocedure nonché la trasparenza e la


374Capitolo 11speditezza dell’attività amministrativa,le modalità di presentazionedelle domande per l’avvio dei procedimentioggetto del presente regolamento,il contenuto delle stessee la relativa documentazione da allegaresono disciplinate con decretodel Ministro dell’interno di concertoil Ministro per la funzione pubblica.Con lo stesso decreto sono fissaticriteri uniformi per lo svolgimentodei servizi a pagamento resi da partedei comandi.Art. 2.Parere di conformità6. Gli enti e i privati responsabili delleattività di cui al comma 4 dell’articolo1 sono tenuti a richiedere al comandol’esame dei progetti di nuovi impiantio costruzioni o di modifiche di quelliesistenti.7. Il comando esamina i progetti e sipronuncia sulla conformità degli stessialla normativa antincendio entroquarantacinque giorni dalla data dipresentazione. Qualora la complessitàdel progetto lo richieda, il predettotermine, previa comunicazione all’interessatoentro 15 giorni dalla data dipresentazione del progetto, è differitoal novantesimo giorno. In caso didocumentazione incompleta od irregolareovvero nel caso in cui il comandoritenga assolutamente indispensabilerichiedere al soggetto interessatol’integrazione della documentazionepresentata, il termine è interrotto, peruna sola volta, e riprende a decorreredalla data di ricevimento della documentazioneintegrativa richiesta. Oveil comando non si esprima nei terminiprescritti, il progetto si intende respinto.Art. 3.Rilascio del certificato di prevenzione incendi1. Completate le opere di cui al progettoapprovato, gli enti e privati sono tenutia presentare al comando domandadi sopralluogo in conformità a quantoprevisto nel decreto di cui all’articolo1, comma 5.2. Entro novanta giorni dalla data di presentazionedella domanda il comandoeffettua il sopralluogo per accertareil rispetto delle prescrizioni previstedalla normativa di prevenzione degliincendi nonché la sussistenza dei requisitidi sicurezza antincendio richiesti.Tale termine può essere prorogato,per una sola volta, di quarantacinquegiorni, dandone motivata comunicazioneall’interessato.3. Entro quindici giorni dalla data di effettuazionedel sopralluogo viene rilasciatoall’interessato, in caso di esitopositivo, il certificato di prevenzioneincendi che costituisce, ai soli fini antincendio,il nulla osta all’eserciziodell’attività.4. Qualora venga riscontrata la mancanzadei requisiti di sicurezza richiesti,il comando ne dà immediata comunicazioneall’interessato ed alle autoritàcompetenti ai fini dell’adozione deirelativi provvedimenti.5. Fatto salvo quanto disposto dal comma1, l’interessato, in attesa del sopralluogo,può presentare al comandouna dichiarazione, corredata dacertificazioni di conformità dei lavorieseguiti al progetto approvato, con laquale attesta che sono state rispettatele prescrizioni vigenti in materia disicurezza antincendio e si impegna alrispetto degli obblighi di cui all’articolo5. Il comando rilascia all’interessatocontestuale ricevuta dell’avvenuta


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione375presentazione della dichiarazione checostituisce, ai soli fini antincendio,autorizzazione provvisoria all’eserciziodell’attività.6. Al fine di evitare duplicazioni, nelrispetto del criterio di economicità,qualora il sopralluogo richiestodall’interessato debba essere effettuatodal comando nel corso di un procedimentodi autorizzazione che prevedaun atto deliberativo propedeuticoemesso da organi collegiali dei quali èchiamato a far parte il comando stesso,il termine di cui al comma 2 nonsi applica dovendosi far riferimento aitermini procedimentali ivi stabilitiArt. 4.Rinnovo del certificatodi prevenzione incendi1. Ai fini del rinnovo del certificato diprevenzione incendi, gli interessatipresentano al comando, in tempoutile e comunque prima della scadenzadel certificato, apposita domandaconforme alle previsioni contenute neldecreto di cui all’articolo 1, comma 5,corredata da una dichiarazione del responsabiledell’attività, attestante chenon è mutata la situazione riscontrataalla data del rilascio del certificatostesso, e da una perizia giurata, comprovantel’efficienza dei dispositivi,nonché dei sistemi e degli impiantiantincendio. Il comando, sulla basedella documentazione prodotta, provvedeentro quindici giorni dalla datadi presentazione della domanda.Art. 5.Obblighi connessi con l’esercizio dell’attività1. Gli enti e i privati responsabili di attivitàsoggette ai controlli di prevenzioneincendi hanno l’obbligo di mantenerein stato di efficienza i sistemi, i dispositivi,le attrezzature e le altre misuredi sicurezza antincendio adottate e dieffettuare verifiche di controllo ed interventidi manutenzione secondo lecadenze temporali che sono indicatedal comando nel certificato di prevenzioneo all’atto del rilascio dellaricevuta a seguito della dichiarazionedi cui all’articolo 3, comma 5. Essiprovvedono, in particolare, ad assicurareuna adeguata informazione eformazione del personale dipendentesui rischi di incendio connessi con laspecifica attività, sulle misure di prevenzionee protezione adottate, sulleprecauzioni da osservare per evitarel’insorgere di un incendio e sulle procedureda attuare in caso di incendio.2. I controlli, le verifiche, gli interventidi manutenzione, l’informazione e laformazione del personale, che vengonoeffettuati, devono essere annotatiin un apposito registro a cura dei responsabilidell’attività. Tale registrodeve essere mantenuto aggiornato ereso disponibile ai fini dei controlli dicompetenza del comando.3. Ogni modifica delle strutture o degliimpianti ovvero delle condizioni diesercizio dell’attività, che comportanouna alterazione delle preesistenticondizioni di sicurezza antincendio,obbliga l’interessato ad avviare nuovamentele procedure previste dagli articoli2 e 3 del presente regolamento.Art. 6.Procedimento di deroga1. Qualora gli insediamenti o gli impiantisottoposti a controllo di prevenzioneincendi e le attività in essi svoltepresentino caratteristiche tali da nonconsentire l’integrale osservanza del-


376Capitolo 11la normativa vigente, gli interessati,secondo le modalità stabilite dal decretodi cui all’articolo 1, comma 5,possono presentare al comando domandamotivata per la deroga al rispettodelle condizioni prescritte.2. Il comando esamina la domanda e, conproprio motivato parere, la trasmetteentro trenta giorni dal ricevimento,all’ispettorato regionale dei vigili delfuoco. L’ispettore regionale, sentito ilcomitato tecnico regionale di prevenzioneincendi, di cui all’articolo 20 deldecreto del Presidente della Repubblica29 luglio 1982, n. 577, si pronunciaentro sessanta giorni dalla ricezione,dandone contestuale comunicazioneal comando ed al richiedente. L’ispettoreregionale dei vigili del fuoco trasmetteai competenti organi tecnicicentrali del Corpo nazionale dei vigilidel fuoco i dati inerenti alle derogheesaminate per la costituzione di unabanca dati, da utilizzare per garantirei necessari indirizzi e l’uniformità applicativanei procedimenti di deroga.Art. 7.Nulla osta provvisorio1. I soggetti che hanno ottenuto il nullaosta provvisorio per le attività sottoposteai controlli di prevenzioneincendi ai sensi dell’articolo 2 dellalegge 7 dicembre 1984, n. 818, sonotenuti all’osservanza delle misure piu’urgenti ed essenziali di prevenzioneincendi indicate nel decreto delMinistro dell’interno 8 marzo 1985,nonché all’osservanza degli obblighidi cui all’articolo 5 del presente regolamento.Il nulla osta provvisorioconsente l’esercizio dell’attività ai solifini antincendio, salvo l’adempimentoagli obblighi previsti dalla normativain materia di prevenzione incendi, ivicompresi gli obblighi conseguenti allemodifiche degli impianti e costruzioniesistenti nonché quelli previsti neicasi richiamati all’articolo 4, commasecondo, della legge 26 luglio 1965,n. 966, nei termini stabiliti dalle specifichedirettive emanate dal Ministerodell’interno per singole attività ogruppi di attività di cui all’allegato aldecreto del Ministro dell’interno 16febbraio 1982. Tali direttive, ove nongià emanate, devono essere adottateentro tre anni dall’emanazione delpresente regolamento.Art. 8.Norme transitorie1. Alle domande presentate ai comandiprima della data di entrata in vigoredel presente regolamento, ai fini dellaacquisizione di pareri su progetti, dicertificazioni di prevenzione incendi,di autorizzazioni in deroga e per lequali alla stessa data non si sia ancoraprovveduto, si applica la disciplina delpresente regolamento. In tali casi si intendeper data di presentazione delladomanda quella dell’entrata in vigoredello stesso regolamento o quella ditrasmissione di documentazione aggiuntiva,ove necessaria, richiesta dalcomando.Art. 9.Abrogazioni1. Dalla data di entrata in vigore del presenteregolamento sono abrogate leseguenti norme:1. articoli 10, comma quinto; 11,comma primo, lettera d); 15, commaprimo, numero 5); 21 del decretodel Presidente della Repubblica29 luglio 1982, n. 577;


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione3772. articoli 2, commi quinto, sesto,settimo, ottavo; e 4 della legge 7dicembre 1984, n. 818.Art. 10.Entrata in vigore1. Il presente regolamento entra in vigoreil sessantesimo giorno successivoalla data della sua pubblicazione nellaGazzetta Ufficiale della Repubblicaitaliana.Il presente decreto, munito del sigillodello Stato, sarà inserito nella Raccoltaufficiale degli atti normativi della Repubblicaitaliana. È fatto obbligo a chiunquespetti di osservarlo e di farlo osservare.MINISTERO DELL’INTERNODECRETO 15 Settembre 2005Approvazione della regola tecnica di prevenzioneincendi per i vani degli impiantidi sollevamento ubicati nelle attività soggetteai controlli di prevenzione incendi.(G. U. n. 232 del 5 0ttobre 2005)IL MINISTRO DELL’INTERNOVISTA la L. 27 dicembre 1941, n. 1570,concernente nuove norme per l’organizzazionedei servizi antincendi;VISTO l’art. 1 della legge 13 maggio 1961,n. 469, concernente l’ordinamento deiservizi antincendi e del Corpo nazionaledei vigili del fuoco;VISTO l’art. 2 della legge 26 luglio 1965,n. 966, concernente la disciplina delle tariffe,delle modalità di pagamento e deicompensi al personale del Corpo nazionaledei vigili del fuoco per i servizi a pagamento;VISTO il D.P.R. 29 luglio 1982, n. 577, esuccessive modificazioni, recante l’approvazionedel regolamento concernentel’espletamento dei servizi di prevenzionee di vigilanza antincendi;RILEVATA la necessità di aggiornare ledisposizioni di prevenzione incendi perla realizzazione dei vani degli impiantidi sollevamento ubicati nelle attivitàsoggette ai controlli di prevenzione incendi;VISTO il progetto di regola tecnica elaboratodal Comitato centrale tecnicoscientificoper la prevenzione incendi dicui all’art. 10 del D.P.R. 29 luglio 1982,n. 577;VISTO l’art. 11 del citato D.P.R. 29 luglio1982, n. 577;Visto il D.P.R. 30 aprile 1999, n. 162«Regolamento recante norme per l’attua-


378Capitolo 11zione della direttiva 95/16/CE sugli ascensorie di semplificazione dei procedimentiper la concessione del nulla osta per ascensorie montacarichi, nonché della relativalicenza di esercizio;ESPLETATA la procedura di informazioneai sensi della direttiva 98/34/CE, comemodificata dalla direttiva 98/48/CE;DECRETA:Art.1.Campo di applicazione1. Nel rispetto della direttiva 95/16/CEla regola tecnica allegata al presentedecreto si applica, in conformità allespecifiche prescrizioni di settore inmateria di prevenzione incendi, aivani degli impianti di sollevamento installatinelle nuove attività soggette aicontrolli di prevenzione incendi ed inquelle esistenti, alla data di entrata invigore del presente decreto, in caso dimodifiche sostanziali.2. Per modifiche sostanziali agli edifici siintendono:a) l’installazione di nuovi impianti disollevamento;b) le modifiche costruttive degli impiantiquali l’aumento delle fermate,oppure il cambiamento del tipodi azionamento;c) la sostituzione delle pareti delvano di corsa, delle porte di piano,del locale del macchinario e/o dellepulegge di rinvio, se eseguita conmateriali, modelli, dimensioni e/ocriteri costruttivi diversi da quelliesistenti;d) il rifacimento dei solai dell’edificio,quando coinvolge le strutture dipertinenza dell’impianto di sollevamento;e) il rifacimento strutturale delle sca-le dell’edificio, quando coinvolgele strutture di pertinenza dell’impiantodi sollevamento;f) l’aumento in altezza dell’edificio,se coinvolgente le strutture di pertinenzadell’impianto di sollevamento;g) il cambiamento della destinazioned’uso degli ambienti, interniall’edificio, in cui si esercitano attivitàriportate nell’allegato al decretoministeriale 16 febbraio 1982 esuccessive modifiche ed integrazioni.3. Per quanto non espressamente previstonelle presenti disposizioni tecnichesi rinvia alle specifiche prescrizionitecniche di settore.Art.2.Obiettivi1. Ai fini della prevenzione degli incendi,della sicurezza delle persone e dellatutela dei beni contro i rischi di incendio,i vani degli impianti di sollevamentodi cui all’art. 1 devono essererealizzati in modo da:a) minimizzare le cause d’incendio;b) limitare danni alle persone ed allecose;c) limitare danni all’edificio ed ai localiserviti;d) limitare la propagazione di un incendioad edifici e/o locali contigui;e) consentire ai soccorritori di operarein condizioni di sicurezza.Art.3.Disposizioni tecniche1. Ai fini del raggiungimento degli obiettividescritti e’ approvata la regola tecnicadi prevenzione incendi allegata alpresente decreto.


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione379Art.4.Commercializzazione CE1. I materiali ed i prodotti per la protezionecontro l’incendio provenientida uno degli Stati membri dell’Unioneeuropea o dalla Turchia, ovvero dauno degli Stati aderenti all’Associazioneeuropea di libero scambio (EFTA),firmatari dell’accordo SEE, legalmentericonosciuti sulla base della conformitàalle direttive europee applicabilipossono essere impiegati nel campodi applicazione disciplinato dal presentedecreto sempre che garantiscanoun livello di protezione equivalentea quello previsto dalla allegata regolatecnica.Art.5.Disposizioni finali e abrogazioni1. Sono abrogate tutte le precedenti disposizionitecniche di prevenzione incendiimpartite in materia e sostituitedall’allegata regola tecnica.2. Il punto 2.5. «Ascensori» dell’allegatoal decreto del Ministro dell’interno 16maggio 1987, n. 246, recante «Normedi sicurezza antincendio per edificidi civile abitazione» pubblicato nellaGazzetta Ufficiale della Repubblicaitaliana n. 148 del 27 giugno 1987 e’sostituito dal seguente: «2.5. Ascensori.Il vano di corsa dell’ascensore deveavere le stesse caratteristiche di resistenzaal fuoco del vano scala (veditabella A) e deve essere conforme allespecifiche disposizioni vigenti».3. Il punto 6.8. «Ascensori antincendio»della parte prima «Attività di nuovacostruzione» del titolo II «Disposizionirelative alle attività ricettive concapacità superiore a venticinque postiletto» dell’allegato al decreto delMinistro dell’interno 9 aprile 1994,recante «Approvazione della regolatecnica di prevenzione incendi per lacostruzione e l’esercizio delle attivitàricettive turistico-alberghiere» pubblicatonella Gazzetta Ufficiale dellaRepubblica italiana n. 95 del 26 aprile1994 e’ sostituito dal seguente: «6.8.Ascensori antincendio. Nelle strutturericettive, ubicate in edifici aventi altezzaantincendio superiore a 54 m,devono essere installati ascensori disoccorso, da realizzare in conformitàalle specifiche disposizioni vigenti».4. Il punto 3.6.1. «Montalettighe utilizzabiliin caso di incendio» del titoloII «Strutture di nuova costruzioneche erogano prestazioni in regime diricovero ospedaliero e/o in regimeresidenziale a ciclo continuativo e/odiurno» dell’allegato al decreto delMinistro dell’interno 18 settembre2002, recante «Approvazione dellaregola tecnica di prevenzione incendiper la costruzione e l’esercizio dellestrutture sanitarie, pubbliche e private»pubblicato nella Gazzetta Ufficialedella Repubblica italiana n. 227 del27 settembre 2002 e’ sostituito dalseguente: «3.6.1. Montalettighe utilizzabiliin caso di incendio. Gli edificidestinati anche in parte ad aree ditipo D devono disporre di almeno unascensore montalettighe antincendio,da realizzare in conformità alle specifichedisposizioni vigenti. Negli edifici,destinati anche in parte ad areedi tipo D, aventi altezza antincendiosuperiore a 24 m, deve essere installatoalmeno un ascensore di soccorsoda realizzare in conformità alle specifichedisposizioni vigenti». Il punto.15.7 «Montalettighe utilizzabili incaso di incendio» del titolo III «Struttureesistenti che erogano prestazioni


380Capitolo 11in regime di ricovero ospedaliero e/oin regime residenziale a ciclo continuativoe/o diurno» dell’allegato allostesso decreto del Ministro dell’interno18 settembre 2002 e’ sostituito dalseguente: «15.7. Montalettighe utilizzabiliin caso di incendio. Gli edificidi altezza antincendio superiore a 12m, destinati anche in parte ad aree ditipo D, devono disporre di almeno unascensore montalettighe antincendio,da realizzare in conformità alle specifichedisposizioni vigenti».Art.6.Entrata in vigore1. Il presente decreto sarà pubblicato nellaGazzetta Ufficiale della Repubblicaitaliana ed entrerà in vigore il centoventesimogiorno successivo a quellodella sua pubblicazione nella GazzettaUfficiale della Repubblica italiana.E’ fatto obbligo a chiunque spetti diosservarlo e di farlo osservare.Roma, 15 settembre 2005Il Ministro: PisanuALLEGATORegola tecnica di prevenzione incendiper i vani degli impianti di sollevamentoubicati nelle attività soggette ai controllidi prevenzione incendi.1. Termini, definizioni generali, tolleranzedimensionali e simboli grafici di prevenzioneincendiAi fini delle presenti disposizioni si applicanoi termini, le definizioni e le tolleranzedimensionali approvate con il decretoministeriale 30 novembre 1983.2. Disposizioni generaliLe pareti del vano di corsa, le pareti dellocale del macchinario, se esiste, e le paretidel locale delle pulegge di rinvio, seesiste, ivi compresi porte e portelli di accesso,nel caso in cui non debbano parteciparealla compartimentazione dell’edificio,devono comunque essere costituitida materiale non combustibile.Le pareti del locale del macchinario, seesiste, e le pareti del locale delle puleggedi rinvio, se esiste, ivi comprese le loroporte e botole di accesso, se posti in altoed esigenze di compartimentazione lorichiedano, devono avere caratteristichedi resistenza al fuoco uguali o superiori aquelle richieste per le pareti del vano dicorsa con il quale comunicano.I setti di separazione, tra vano di corsa elocale del macchinario, se esiste, o localedelle pulegge di rinvio, se esiste, devonoessere realizzati con materiale non combustibile;i fori di comunicazione, attraversodetti setti per passaggio di funi,cavi o tubazioni, devono avere le dimensioniminime indispensabili.All’interno del vano di corsa, del localedel macchinario, se esiste, del localedelle pulegge di rinvio, se esiste, e dellearee di lavoro, destinate agli impiantidi sollevamento, non devono esserci tubazionio installazioni diverse da quellenecessarie al funzionamento o alla sicurezzadell’impianto come prescritto dalladirettiva 95/16/CE.L’intelaiatura di sostegno della cabinadeve essere realizzata con materiale noncombustibile. Le pareti, il pavimento ed iltetto devono essere costituiti da materialidi classe di reazione al fuoco non superiorea 1. Per gli ascensori antincendio eper quelli di soccorso, anche le pareti, ilpavimento ed il soffitto della cabina devonoessere realizzati con materiale non


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione381combustibile.Le aree di sbarco protette, realizzate negliedifici quando necessario davanti agliaccessi di piano degli impianti di sollevamento,nonché nell’eventuale pianopredeterminato d’uscita, di cui al punto6, devono essere tali che si possa ragionevolmenteescludere ogni possibilitàd’incendio in esse.3. Vano di corsaIn relazione alle pareti del vano di corsasi distinguono tre tipi di impianti di sollevamento:• in vano aperto;• in vano protetto;• in vano a prova di fumo.3.1 Vano apertoSi considera vano aperto un vano di corsache non deve costituire compartimentoantincendio; in tal caso e’ sufficiente chele pareti del vano di corsa e le porte dipiano, le eventuali altre porte o portellidi soccorso ed ispezione siano realizzaticon materiali non combustibili.3.2. Vano protettoSi considera vano protetto un vano dicorsa per il quale sono soddisfatti i seguentirequisiti:• le pareti del vano di corsa, compresele porte di piano, le porte di soccorsoe porte e portelli d’ispezione, le paretidel locale del macchinario, se esiste,le pareti del locale delle puleggedi rinvio, se esiste, nonché gli spazidel macchinario e le aree di lavoro, sedisposti fuori del vano di corsa, devonoavere le stesse caratteristiche diresistenza al fuoco del compartimento;gli eventuali fori di passaggio difuni, cavi e tubi relativi all’impianto,che debbono attraversare gli elementidi separazione resistenti al fuoco,devono avere le dimensioni minimeindispensabili in relazione a quantostabilito al punto 2;• tutte le porte di piano, d’ispezione edi soccorso devono essere a chiusuraautomatica ed avere le stesse caratteristichedi resistenza al fuoco del compartimento.3.3. Vano a prova di fumoSi considera vano a prova di fumo unvano di corsa per il quale sono soddisfattii seguenti requisiti:• le pareti del vano di corsa devono essereseparate dal resto dell’edificio atutti i piani e su tutte le aperture, ivicomprese le porte di piano, di soccorsoe di ispezione sul vano di corsa,mediante filtro a prova di fumo. Èconsentito che il filtro a prova di fumosia unico per l’accesso sia alle scaleche all’impianto di sollevamento, fattaeccezione per gli impianti di cui aisuccessivi punti 7 e 8;• le pareti del vano di corsa, compresele porte di piano, le porte di soccorsoe porte e portelli d’ispezione, le paretidel locale del macchinario, se esiste,le pareti del locale delle puleggedi rinvio, se esiste, nonché gli spazidel macchinario e le aree di lavoro, sedisposti fuori del vano di corsa, devonoavere le stesse caratteristiche diresistenza al fuoco del compartimento;gli eventuali fori di passaggio difuni, cavi e tubi relativi all’impianto,che debbono attraversare gli elementidi separazione resistenti al fuoco,devono avere le dimensioni minimeindispensabili in relazione a quantostabilito al punto 2;• le porte di piano, di ispezione e disoccorso, possono dare accesso diret-


382Capitolo 11tamente ad aree di sbarco che sianoaperte per almeno un lato verso unospazio scoperto, ovvero verso filtri aprova di fumo.4. Accessi al locale del macchinario, aglispazi del macchinario e/o alle aree di lavoroPer i vani di cui ai punti 3.3 e 7, gli accessial locale del macchinario, se esiste, gliaccessi al locale delle pulegge di rinvio,se esiste, nonché agli spazi del macchinarioe alle aree di lavoro devono avvenireattraverso spazi scoperti o protetti confiltri a prova di fumo.Per i vani di cui al punto 8, gli accessi allocale del macchinario e gli accessi al localedelle pulegge di rinvio, se esiste, devonoavvenire attraverso spazi scopertio protetti con filtri a prova di fumo conesclusione di quelli in sovrappressione.Nei vani di cui ai punti 3.2, 3.3 e 7 in cuisono installati impianti di sollevamentoad azionamento idraulico, i serbatoi checontengono l’olio devono essere chiusie costruiti in acciaio; le tubazioni perl’olio, se installate fuori del vano di corsa,devono essere di acciaio; in alternativa,i serbatoi e le tubazioni devono essereprotetti dall’incendio e dotati di chiusurecapaci di trattenere l’olio.Le aree di lavoro, poste fuori del vano dicorsa, devono essere facilmente e chiaramenteindividuate e devono essereubicate in ambienti aventi caratteristicheconformi con quelle stabilite al punto 3per il vano di corsa.5. Aerazione del vano di corsa, dei localidel macchinario, delle pulegge di rinvio e/odegli ambienti contenenti il macchinarioLe aerazioni del vano di corsa, del localedel macchinario, se esiste, del localedelle pulegge di rinvio, se esiste, e/o deglispazi del macchinario devono esserefra loro separate e aperte direttamente,o con canalizzazioni anche ad andamentosuborizzontale, verso spazi scoperti acondizione che sia garantito il tiraggio.Le canalizzazioni devono essere realizzatecon materiale non combustibile.L’aerazione del vano di corsa, degli spazidel macchinario o dei locali del macchinarioe/o delle pulegge di rinvio, seesistono, deve essere permanente e realizzatamediante aperture, verso spaziscoperti, non inferiori al 3% della superficiein pianta del vano di corsa e dei locali,con un minimo di:• 0,20 m2 per il vano di corsa;• 0,05 m2 per il locale del macchinario,se esiste, e per il locale delle puleggedi rinvio, se esiste.Dette aperture devono essere realizzatenella parte alta delle pareti del vano e/odei locali da aerare e devono, inoltre, essereprotette contro gli agenti atmosfericie contro l’introduzione di corpi estranei(animali vari, volatili ecc.); tali protezioninon devono consentire il passaggiodi una sfera di diametro maggiore di 15mm. Quando il vano di corsa è aperto suspazi scoperti, per esso non è richiestaaerazione.La canalizzazione di aerazione del vanopuò attraversare il locale del macchinario,se esiste, o delle pulegge di rinvio;allo stesso modo la canalizzazione di aerazionedegli ambienti contenenti il macchinarioo del locale del macchinario, seesiste, può attraversare il vano di corsaed il locale delle pulegge di rinvio o altrilocali interni dell’edificio, purché garantiscala prevista compartimentazione.6. Misure di protezione attivaSe in vano protetto o in vano a prova difumo, gli impianti di sollevamento, quan-


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione383do le esigenze di compartimentazionedell’edificio lo richiedono, prima che latemperatura raggiunga un valore tale dacomprometterne il funzionamento, previocomando proveniente dal sistema dirilevazione di incendio dell’edificio, devonoinviare la cabina al piano predeterminatodi uscita e permettere a qualunquepasseggero di uscire.In prossimità dell’accesso agli spazi e/oal locale del macchinario deve essere dispostoun estintore di classe 21A89BC,idoneo per l’uso in presenza d’impiantielettrici.Nel locale del macchinario, se esiste, possonoessere adottati impianti di spegnimentoautomatici a condizione che sianodel tipo previsto per incendi di naturaelettrica, convenientemente protetti controgli urti accidentali e siano tarati a unatemperatura nominale d’intervento taleche intervengano dopo che l’ascensore sisia fermato a seguito della manovra previstaal precedente paragrafo.7. Vani di corsa per ascensore antincendioIl vano di corsa, per un ascensore antincendio,deve rispondere alle caratteristicheindicate al punto 3.3. ed alle seguentiulteriori misure:• tutti i piani dell’edificio devono essereserviti dall’ascensore antincendio;• l’uscita dall’ascensore deve immetterein luogo sicuro, posto all’esternodell’edificio, in corrispondenza delpiano predeterminato di uscita, direttamenteo tramite percorso orizzontaleprotetto di lunghezza nonsuperiore a 15 m, ovvero di lunghezzastabilita dalle disposizioni tecniche disettore;• le pareti del vano di corsa, il locale delmacchinario, se esiste, gli spazi delmacchinario e le aree di lavoro di unascensore antincendio, devono esseredistinti da quelli degli altri eventualiascensori e devono appartenere acompartimenti distinti da quelli deglialtri eventuali ascensori;• gli elementi delle strutture del vano dicorsa, del locale del macchinario, seesiste, o degli spazi del macchinario edelle aree di lavoro, se disposti fuoridel vano di corsa, devono avere unaresistenza al fuoco corrispondente aquella del compartimento e comunquenon inferiore a REI 60;• l’accesso al locale macchinario, se esiste,agli spazi del macchinario o allearee di lavoro deve avvenire da spazioscoperto, esterno all’edificio, o attraversoun percorso, protetto da filtroa prova di fumo di resistenza al fuococorrispondente a quella del compartimentoe comunque non inferiore aREI 60;• ad ogni piano, all’uscita dall’ascensore,deve essere realizzata un’area dedicatadi almeno 5 m2 aperta, esternaall’edificio, oppure, protetta da filtroa prova di fumo di resistenza al fuococorrispondente a quella del compartimentoe comunque non inferiore aREI 60;• la botola installata sul tetto della cabina,per il salvataggio o per l’autosalvataggio di persone intrappolate,deve essere prevista con dimensioniminime m 0,50 x m 0,70 di facile accessosia dall’interno, con la chiave disblocco, sia dall’esterno della cabina.Le dimensioni interne della cabina devonoessere di almeno m (1,10 x 2,10)con accesso sul lato più corto;• le porte di piano devono avere resistenzaal fuoco non inferiore a quellarichiesta per il vano di corsa e, comunque,non inferiore a REI 60;


384Capitolo 11• la linea di alimentazione di un ascensoreantincendio deve essere distintada quella di ogni altro ascensore presentenell’edificio e deve avere unadoppia alimentazione primaria e secondariadi sicurezza;• i montanti dell’alimentazione elettricadel macchinario devono essere separatidall’alimentazione primaria edavere una protezione non inferiore aquella richiesta per il vano di corsa e,comunque, non inferiore a REI 60;• in caso di incendio il passaggio da alimentazioneprimaria ad alimentazionesecondaria di sicurezza deve essereautomatico;• i locali del macchinario e delle puleggedi rinvio, se esistono, ed il tettodi cabina devono essere provvisti diilluminazione di emergenza, con intensitàluminosa di almeno 5 lux, ad1 m di altezza sul piano di calpestio, edotata di sorgente autonoma incorporata,con autonomia di almeno 1 ora ecomunque non inferiore al tempo diresistenza richiesto per l’edificio;• in caso di incendio la manovra di questiascensori deve essere riservata aiVigili del fuoco ed eventualmente agliaddetti al servizio antincendio opportunamenteaddestrati;• un sistema di comunicazione bidirezionaledeve collegare in manierapermanente la cabina all’ambientecontenente il macchinario o al localedel macchinario, se esiste, ed alle areedi sbarco;• nel progetto dell’edificio devono essereadottate misure idonee a limitareil flusso d’acqua nel vano di corsa,durante le operazioni di spegnimentodi un incendio; il materiale elettricoall’interno del vano di corsa, nellazona che può essere colpita dall’acquausata per lo spegnimento dell’incendio,e l’illuminazione del vano devonoavere protezione IPX3;• gli ambienti e le aree di sbarco protettedevono essere tali da consentireil funzionamento corretto della manovradegli ascensori antincendio pertutto il tempo prescritto per la resistenzaal fuoco dell’edificio;• gli ascensori antincendio non vannocomputati nella valutazione delle viedi esodo.8. Vano di corsa per ascensore di soccorsoQuando in un edificio, in relazione allespecifiche disposizioni di prevenzioneincendi, deve essere installato un ascensoredi soccorso, utilizzabile in caso diincendio, installato esclusivamente pertrasporto delle attrezzature del servizioantincendio ed, eventualmente, per l’evacuazionedi emergenza delle persone,devono essere adottare, oltre alle misuredi cui al punto 7, anche le seguenti:• il numero degli ascensori di soccorsodeve essere definito in modo da servirecon essi l’intera superficie orizzontaledi ciascun piano dell’edificio;• il locale del macchinario deve essereinstallato nella sommità dell’edificiocon accesso diretto dal piano di coperturadel medesimo;• non e’ ammesso un azionamento ditipo idraulico;• i condotti di aerazione del locale delmacchinario devono essere separatida quelli del vano di corsa. In casodi condotto di aerazione del vano dicorsa, che attraversasse il locale delmacchinario o che fosse contiguo, ilcondotto di aerazione deve essere segregatoe protetto con materiali aventiresistenza al fuoco almeno REI 120;• le dimensioni interne minime della


Il rischio di incendio: misure di protezione e prevenzione385cabina e dell’accesso devono esserestabilite in base alle esigenze dei vigilidel fuoco ed in ogni caso non devonoessere inferiori ai seguenti valori:- larghezza 1,10 m- profondità 2,10 m- altezza interna di cabina 2,15 m- larghezza accesso (posto sul latominore) 1,00 m• le porte di piano e di cabina devonoessere ad azionamento manuale, laporta di cabina deve essere ad una opiù ante scorrevoli orizzontali. Al finedi assicurare la disponibilità dell’impianto,anche in caso di uso improprio,deve essere installato un dispositivoche, quando il tempo di sostadella cabina ad un piano diverso diquello di accesso dei vigili del fuocosupera i due minuti, riporti automaticamentela cabina al piano anzidetto.Un allarme luminoso ed acustico,a suono intenso non inferiore ai 60dB(A), deve segnalare il fallimento diquesta manovra al personale dell’edificio;tale allarme non deve essereoperativo quando l’ascensore e’ sottoil controllo dei vigili del fuoco;• un interruttore a chiave, posto a ognipiano servito, deve consentire ai vigilidel fuoco di chiamare direttamentel’ascensore di soccorso;• per l’auto salvataggio, dall’internodella cabina, deve essere presente unascala che consenta di raggiungere insicurezza il tetto della cabina stessaattraverso la relativa botola;• per consentire il diretto e facile accessoalla botola, all’interno della cabinanon sono ammessi controsoffitti.9. Norme di esercizioL’uso degli ascensori in caso d’incendio èvietato. Presso ogni porta di piano di ogniascensore deve essere affisso un cartellocon l’iscrizione «Non usare l’ascensore incaso d’incendio». In edifici di civile abitazionee’ sufficiente prevedere l’affissionedel cartello solo presso la porta delpiano principale servito e di tutti gli altripiani da cui si può accedere dall’esterno.In caso d’incendio e’ consentito unicamentel’uso di ascensori antincendio e disoccorso in relazione a quanto stabilitodalle specifiche regole tecniche di settore.Inoltre, e’ proibito accendere fiammelibere in cabina, nel vano di corsa, neilocali del macchinario e delle pulegge dirinvio e nelle aree di lavoro, nonché depositarein tali ambienti materiale estraneoal funzionamento dell’ascensore.I suddetti divieti, limitazioni e condizionidi esercizio devono essere segnalati conapposita segnaletica conforme al decretolegislativo n. 493/1996.Note1 (Lettera-Circolare prot. P1563/4108 sott. 28del 29 agosto 1995 - Allegato I)Per autorimesse private, sino a 40 autovetture,ed ubicate non oltre il 1° interrato, è consentitoche l’altezza del piano sia inferiore a m. 2,40con un minimo di m. 2,00, a condizione che:- l’autorimessa sia dotata di un sistema diventilazione naturale con aperture di aerazioneprive di serramenti e di superficie noninferiore ad 1/20 della superficie in piantadell’autorimessa. Almeno il 50% della suddettasuperficie di ventilazione deve esserericavata su pareti contrapposte;- l’altezza minima di m. 2,00 deve essere rispettatanei confronti di qualsiasi sporgenzadall’intradosso del solaio di copertura, compresieventuali impianti e tubazioni a soffitto;- il percorso massimo per raggiungere le uscitedeve essere non superiore a m. 30. Tale lunghezzadeve essere osservata anche per le autorimessedi cui al punto 3.10.6, 2° capoverso.


386Capitolo 112 (Lettera-Circolare prot. P1563/4108 sott. 28del 29 agosto 1995 - Allegato I)Nel caso in cui le corsie di manovra risultinodi larghezza inferiore al minimo prescritto, èammesso che le corsie stesse, per tratti limitati,abbiano larghezza non inferiore a m. 3,00a condizione che sia installata apposita segnaleticache evidenzi i restringimenti di corsia,integrata, in corrispondenza dei cambi di direzionedelle corsie stesse, da idonei sistemiottici (p.e. specchi parabolici).3 (Lettera-Circolare prot. P1563/4108 sott. 28del 29 agosto 1995 - Allegato I)AMPIEZZA DELLE RAMPEPer autorimesse oltre 15 e sino a 40 autovettureè consentita una sola rampa di ampiezzanon inferiore a m. 3,00, a condizione che vengainstallato un impianto semaforico idoneoa regolare il transito sulla rampa medesima asenso unico alternato.4 (Lettera prot. n. 15620/4108 sott. 22 del03/11/1986)Le autorimesse miste o isolate (a box affacciantesisu spazio a cielo libero) ed i parcheggiall’aperto o su terrazze non sono soggetti aicontrolli di prevenzione incendi da parte deiComandi Provinciali dei Vigili del Fuoco.Le disposizioni contenute rispettivamente aipunti 2, 3 e 7 del D.M. 1 febbraio 1986 devonocomunque essere osservate sotto la responsabilitàdei titolari delle attività, fatta salva lapossibilità dei Comandi Provinciali dei Vigili delFuoco di effettuare sopralluoghi di controllo.5 Fare riferimento al DM 16/02/2007 e DM9/03/2007 che abrogano la circolare 91/61 e ilDM 6/03/1986.6 Vedi anche il DM 10/03/2005 e il DM 15/03/2005per i materiali da costruzione e il nuovo sistemadi classificazione europeo.7 Le disposizioni della tabella C si riferisconoagli impianti di potenzialità superiore a 30.000Kcal.8 La Lettera-Circolare prot. n. 14795/4101 del26 luglio 1988 chiarisce che si definiscono«condutture principali» le tubazioni al serviziocomune delle utenze dell’edificio alimentatodall’impianto gas, cioè le sottocolonne e le colonnemontanti.È consentita l’installazione delle conduttureprincipali all’interno dell’edificio in appositoalloggiamento il quale:- sia ad esclusivo servizio dell’impianto gas;- abbia le pareti impermeabili ai gas;- sia permanentemente aerato con aperturealle due estremità; l’apertura di aerazione allaquota più bassa deve essere provvista di retetagliafiamma e, nel caso di gas con densità superiorea 0,8, deve essere ubicata ad una quotasuperiore al piano di campagna ad una distanza,misurata orizzontalmente, di almeno 10 mda altre aperture alla stessa quota o a quotainferiore;- sia dotato, ad ogni piano, di sportello di ispezionea tenuta di gas e di resistenza al fuocoalmeno REI 30.L’alloggiamento suddetto può essere destinatoa contenere anche i misuratori per l’utenza deivari piani del fabbricato.9 Si riporta, in proposito, il testo della Lettera-Circolare prot. n. P1362/4122 sott. 67, del 24agosto 2004:«Pervengono richieste di chiarimenti circa l’obbligodi prevedere l’impianto idrico antincendiofisso in edifici aventi altezza superiore a24 metri e fino a 32 metri (edifici di tipo “b”),preesistenti alla data di entrata in vigore delD.M. 16/5/1987, n. 246.Al riguardo si chiarisce che per i suddettiedifici sussiste l’obbligo di protezione conimpianto idrico antincendio unicamente nelcaso in cui l’impianto stesso sia stato espressamenteprevisto all’atto dell’approvazionedel progetto o del rilascio del certificato diprevenzione incendi da parte del Comandoprovinciale VV.F.. In tale eventualità l’impiantodeve assicurare le prestazioni idraulicherisultanti dal progetto approvato o dal C.P.I. edeve essere mantenuto in efficienza secondoquanto previsto all’articolo 5, commi 1 e 2,del D.P.R. n. 37/1998.Per gli edifici di tipo “b”, esistenti alla data dientrata in vigore del citato decreto ed esclusidalla precedente fattispecie, non è quindiprescritta l’installazione di impianti idrici antincendiodi tipo fisso in quanto tale misuranon è contemplata tra le norme di adeguamentodi cui al punto 8 dell’allegato al D.M. n.246/1987».10 L’istanza di deroga è oggi regolamentatadall’art. 6 del D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37.


Il rischiochimicoetossicologicoMariangela SpagnoliFabio AizzaEmanuela GiuliLara MedeiGianni Messicapitolo 12


Il rischio chimico e tossicologico389Il rischio chimico e tossicologicoPremessaGli agenti chimici, presenti nella maggiorparte degli ambienti di lavoro ma diffusissimianche in ambito domestico, possonoprovocare danni di diversa entitàalla salute delle persone. Per questo motivosi rivela di fondamentale importanzaapprontare un’azione di prevenzione miratae specifica, attraverso la conoscenzadelle proprietà di ciascuna sostanzae delle norme di sicurezza da rispettareper un uso al riparo da rischi.L’obiettivo da perseguire è accrescere laconsapevolezza e promuovere la culturatossicologica per la corretta manipolazionedelle sostanze chimiche presentinelle nostre case.L’utilizzo di tali sostanze, anche di quelleritenute innocue, merita particolare attenzionepoiché molto spesso nascondeun pericolo per noi e/o per i nostri familiari.Gli inquinanti chimici aerodispersiDefinizioniLe sostanze/preparati presenti come inquinantiambientali in ambienti di lavoroe di vita si presentano sotto forma di: aerosole aeriformi.Gli a e r o s o lGli aerosol possono formarsi sia a causadi processi naturali che antropogenici.Processi naturali• processi erosivi della crosta terrestre,superfici di mari, dalle attività vulcaniche.Processi antropogenici• processi di attività di combustionedomestica e industriale;• processi di attività biologica (pollini ebatteri);• processi di attività industriale.Quando si è in presenza di aerosol si puòosservare la coesistenza di due (o più)stati della materia si realizza la dispersionedi una fase liquida e/o solida nella fasegassosa costituita dall’atmosfera.Si possono suddividere in:• particelle solide aerodisperse: polverio fumi• particelle liquide aerodisperse: nebbieLe polveri sono costituite da materialeparticellare prodotto da un’azione meccanicasu corpo solido (frantumazione).Le dimensioni delle polveri sono estre-


390Capitolo 12mamente variabili: la loro capacità a darluogo a materiale particellare aerodispersoè funzione delle diverse dimensioni,della forma e della densità del materialedal quale provengono.I fumi sono una sospensione in aria diparticelle solide formatesi per condensazionedella fase vapore di sostanzegenerate per riscaldamento e fusione dimateriali solidi o a seguito di reazionichimiche (combustione, ossidazione).Le nebbie sono sospensioni di gas inparticelle liquide formatesi dalla condensazionedella fase vapore di una sostanzaoriginariamente allo stato liquido permovimentazione di liquidi che si suddividonoin piccolissime goccioline che siaerodisperdono o per trascinamento diliquido da parte di un gas o vapore chesi sviluppa nel liquido stesso in cui eracontenuto.Ulteriori classificazioni delle polveri possonoessere:• in base alla loro provenienza: organicheed inorganiche;• in base ai loro effetti: fastidiose e nocive;• in base all’azione che esplicano localmenteo su tutto l’organismo: caustichee irritanti;• in base alle manifestazioni cliniche edel tipo di lesioni causate.Le dimensioni degli aerosol determinanoil grado di penetrazione del materiale particellarenell’apparato respiratorio.Le polveri maggiormente dannose perl’uomo sono quelle con dimensioni compresetra 5 e 0.5 µm, con un massimointorno a 1-2 µm. Le particelle di dimensioniinferiori a 0.3 µm restano in sospensionenell’aria espirata.Le particelle ultramicroscopiche sedimentanolungo le vie aeree e vengono assorbiteattraverso le pareti alveolari.Come unità di misura la concentrazionedi un aerosol viene espressa in unità dimassa su unità di volume di aria (mg/m 3 ).Gli a e r i fo r m iGli aeriformi si suddividono in gas e vapori(a seconda della temperatura critica).I vapori, a differenza dei gas, si trovanoad una temperatura critica inferiore epertanto possono essere liquefatti. I gase i vapori tossici vengono distinti in rapportoal loro effetto fisiopatologico in:• sostanze irritanti;• sostanze asfissianti;• sostanze narcotiche ed anestetiche;• sostanze ad azione sistemica;• sostanze ad azione allergizzante;• sostanze ad azione mista;• sostanze infiammabili ed esplosive.Le sostanze irritanti limitano la loro azioneall’irritazione delle mucose e delle vieaeree e possono avere anche effetti irritativisulla cute con azioni tossica, caustica,corrosiva o vescicante.Le sostanze asfissianti ostacolano la normaleazione respiratoria provocando siaanossia anossica (per carenza di ossigeno),sia anossia anemica (per interferenzadel trasporto emoglobinico) sia anemiaistotossica (per interferenza nella cessionedi ossigeno tra sangue e tessuti).Le sostanze ad azione narcotica e anesteticasviluppano un azione depressivasul sistema nervoso centrale (SNC) fino aprovocare il coma.Le sostanze ad azione sistemica sviluppanola loro azione danneggiando determinatiorgani e sistemi (fegato, reni, sangue,sistema nervoso).Le sostanze allergizzanti provocano fenomeniallergici in soggetti sensibili.Per sostanze ad azione mista si intendonosostanze con differenti effetti combinati.


Il rischio chimico e tossicologico391Vie di assorbimentoLe principali vie di assorbimento delle sostanzechimiche sono rappresentate da:• inalazione;• ingestione;• assorbimento cutaneo.Assorbimento per inalazione: inalazione,cioè l’introduzione nei polmoni durantela respirazione dell’agente chimico, rappresentala via di ingresso principale nelcorpo di sostanze/preparati pericolosi.Il rischio di esposizione per inalazione asostanze/preparati chimici pericolosi sipresenta ogniqualvolta si verifichi l’emissionedi detti agenti con la conseguentediffusione nell’ambiente sotto forma diinquinanti chimici aerodispersi.Assorbimento per ingestione: ingestioneaccidentale di sostanze pericolose, specialmentein grandi quantità, è piuttostoinfrequente anche se non impossibile.Assorbimento per contatto cutaneo: ingenere le sostanze chimiche sono assorbitedalla pelle più lentamente chedall’intestino o dai polmoni. Comunquele sostanze/preparati chimici (in particolarei solventi organici) possono entrarenel corpo sia direttamente che attraversoindumenti impregnati. Il rischiodi esposizione per contatto cutaneo sipuò presentare durante le fasi di manipolazionedelle sostanze/preparatipericolosi.Ef fe t t i c a u s a t i d a g l i a g e n t i c h i m i c iGli effetti causati da un agente chimicosull’organismo determinano un’intossicazioneche può essere:• acuta - esposizione di breve durata aforti concentrazioni con assorbimentorapido del tossico: gli effetti sonoimmediati e si hanno entro le 24 ore;• sub-acuta - esposizione per un periododi più giorni o settimane prima cheappaiano i primi effetti;• cronica - esposizioni frequenti e prolungatenel tempo. Gli effetti sonotardivi, l’intossicazione si manifestaperché:1) la quantità di tossico eliminata èinferiore alla quantità assorbita inmodo da ottenere una manifestazioneclinica;2) la quantità di tossico assorbita aseguito di esposizioni ripetute siaccumula su un particolare e vienerilasciata solo in un tempo successivo.L’esposizione continua e prolungata all’agentechimico pericoloso provoca ladegenerazione di tessuti (come nellebronchiti da fumi o da agenti atmosferici)oppure l’accumulo nei tessuti dellasostanza stessa (ad esempio, l’avvelenamentoda piombo).L’azione delle sostanze/preparati tossici enocivi può essere:• locale: se agisce unicamente intornoal punto di contatto (pelle, occhi, vierespiratorie, ecc.);• generale o sistematico: se l’azione simanifesta in punti lontani dal contatto,in funzione:- della via di trasmissione del tossico(tramite l’inalazione e il passaggionella circolazione sanguigna sipossono avere effetti su altri organiquali il fegato);- della composizione chimica dell’organotenore in lipidi (grado diperfusione dell’organo che può ivicomportare una concentrazione eccessivadel tossico);- delle caratteristiche biochimichedell’organo colpito (capacità dell’organoa produrre metaboliti più tossicidi quello assorbito).


392Capitolo 12livello d i tossicitàL’azione tossica di una data sostanza dipendesia dai livelli di concentrazionenell’ambiente (o nell’organismo) sia dallastruttura molecolare della sostanza stessae dalla sua interazione con le molecolebiologiche.Parametri fondamentali per stabilire l’entitàdegli effetti tossici sono l’esposizionee la dose, ossia la quantità di sostanzadisponibile a penetrare nell’organismo– attraverso le diverse vie di assorbimento– e la quantità che realmente vipenetra.Nel processo di valutazione del rischiochimico legato alla presenza di un datoagente pericoloso, è importante quantificareil potenziale tossico della sostanzain esame, valutandone la concentrazionee la dose in corrispondenza dellequali l’agente chimico è in grado di indurreuno o più effetti.Tale valutazione, condotta somministrandol’agente chimico ad animali dalaboratorio tenuti in condizioni controllate,permette di ricavare le seguentigrandezze:• DL 50, dose letale media: è la dose(espressa in milligrammi per chilogrammodi peso corporeo) che provocala morte del 50% degli animali;va definita anche la via di assorbimento(orale, cutanea ecc.).Quanto alla scelta degli animali daesperimento, la normativa UE prevedeper il DL 50 orale l’uso del ratto,mentre per il DL 50 cutaneo si ammetteanche il coniglio.• CL 50, concentrazione letale media:è la concentrazione in aria (espressain milligrammi per litro di aria) cheprovoca la morte del 50% degli animalida esperimento, se inalata perun determinato periodo di tempo.La normativa UE prevede l’uso delratto, con una esposizione di 4 ore.Nella tabella sottostante le categorie ditossicità in relazione ai parametri appenavisti.CategoriaDL 50 oraleratto mg/kgDL 50 cutanearatto o conigliomg/kgCL 50 inalatoriarattomg/l/4 oremolto tossiche < 25 < 50 < 0,5tossiche 25 - 200 50 - 400 0.5 - 2nocive 200 - 2000 400 - 2000 2 - 2012.1 - Categorie di tossicitàL’avvelenamento«È la dose che fa il veleno». Questo scrissenel XVI secolo l’alchimista e medicosvizzero Paracelso, a indicare che la pericolositàdi una sostanza risiede nonnelle sue qualità intrinseche bensì nellaquantità che se ne assume. In tali termini,«omnia venenum sunt: nec sine venenoquicquam existit»: tutto è velenoso, nonesistono sostanze assolutamente innocue.Per veleno o tossico si intende una sostanza(di origine naturale, chimica,farmacologica ecc.) che, introdotta accidentalmenteo intenzionalmente nell’organismoe assorbita anche in piccolaquantità, può provocare effetti gravi operfino letali.Sull’effetto prodotto giocano diversi fattori,primi tra i quali la quantità, la solubilitàe la concentrazione della sostanza;hanno inoltre importanza il tipo di somministrazionee la modalità dell’esposizione.Naturalmente lo stato di salutedell’individuo può influenzare l’effettoin modo considerevole.Un modo semplice e immediato perrendersi conto della pericolosità di undeterminato prodotto consiste in un’attentalettura della sua etichetta.


Il rischio chimico e tossicologico393Classificazione ed etichettaturaI prodotti chimici vengono abitualmentesuddivisi nelle seguenti categorie:• sostanze: gli elementi chimici e i lorocomposti allo stato naturale oppureottenuti mediante qualsiasi procedimentodi produzione• preparati: le miscele o le soluzionicostituite da due o più sostanzeIn generale, si definiscono agenti chimicitutti gli elementi o composti chimici(sostanze), sia da soli sia nei loro miscugli(preparati) allo stato naturale oppureottenuti, utilizzati o smaltiti, compresolo smaltimento come rifiuti, mediantequalsiasi attività lavorativa.L’e t i c h e t t aNella scelta di un determinato prodotto– e nel suo successivo impiego – possiamoorientarci servendoci di uno strumento,l’etichetta, la cui funzionalità ègarantita da norme valide a livello comunitario.Con frasi sintetiche e simboli ben visibili,l’etichetta di un prodotto è in gradodi fornirci tutte le informazioni di cuiabbiamo bisogno.Oltre a elencare le sostanze oppure icomposti contenuti nel prodotto, è infattistudiata in modo da evitare i rischilegati a eventuali errori di impiego eda scorrette modalità di immagazzinamento.Le informazioni devono essere obbligatoriamenteaccurate, chiare e, soprattutto,non devono indurre in errore chile legge.I dati riportati dall’etichetta di un genericoprodotto per l’igiene della casa(classificato come non pericoloso) sono iseguenti:• nome del prodotto;• composizione: elenco di tutte le sostanze,additivi e solventi compresi,di cui il prodotto si compone;• quantità nominale: (espressa in volumeper i liquidi e per i gas, in massaper i solidi);• avvertenze e consigli: frasi che avvertonoil consumatore circa la destinazionee il corretto impiego delprodotto (es. «Per uso esterno»), icomportamenti da evitare durantel’impiego (es. «Non usare in presenzadi altri detersivi»), le precauzioni daosservare per la sicurezza propria edegli altri (es. «Non ingerire», «Tenereil flacone ben chiuso lontano dallaportata dei bambini») e per la tuteladell’ambiente («Non disperdere il contenitorenell’ambiente dopo l’uso»);• modalità d’uso;• dati del responsabile della commercializzazione(produttore, importatoreo distributore).Se un prodotto è classificato come pericoloso,la sua etichetta riporterà ancheapposite immagini (simboli di pericolo),accompagnate da brevi descrizioniconvenzionali del rischio specifico connessoall’uso del prodotto (frasi R) e dairelativi consigli di prudenza (frasi S).Si m b o l id i p e r i c o l oIdeati con lo scopo di attirare l’attenzionee fornire un’idea generale del prodotto,i simboli di pericolo sono pittogrammidi forma quadrata che recano immagininere su fondo arancione.A ciascuno di essi è associata una tipologiadi pericolo.Nella pagina seguente si riportano alcunidei simboli che compaiono sulle etichettedei prodotti di uso comune (vedasi appendicesimboli)


394Capitolo 12FF +XiXnCTT +facilmente infiammabilealtamente infiammabileirritantenocivocorrosivotossicomolto tossicoFr a s i S(Vedasi appendice frasi S, S combinati)Le frasi R sono seguite da un altro tipodi diciture convenzionali, dette consiglidi prudenza o frasi S (poiché a ognunaè associato un codice univoco costituitodalla lettera S e da un numero), cheriportano i consigli da seguire quandoci si accinge ad adoperare prodotti chimici.Qui di seguito si elencano alcuni dei consiglidi prudenza ricorrenti, per quantoriguarda i prodotti di uso comune:• S2 Conservare fuori portata dei bambini;• S3 Conservare in luogo fresco;• S25 Evitare il contatto con gli occhi.OComburente12.2 - Alcuni simboli da etichettaFr a s i R(Vedasi appendice frasi R, R combinati)Le diciture che compaiono vicino ai simbolidi pericolo sono le frasi di rischio,dette anche frasi R poiché a ognuna diesse si associa un codice univoco formatodalla lettera R e da un numero. Lefrasi R sono diciture convenzionali, tradottein tutte le lingue dell’Unione Europea,che descrivono i rischi per la salute– umana, animale e ambientale – legatiall’uso o alla manipolazione dei prodottichimici. Ciascuna di esse può essereusata in combinazione con altre.Qui di seguito si riportano alcune dellefrasi di rischio che è possibile trovaresulle etichette dei prodotti di uso comune:• R10 Infiammabile;• R 20 Nocivo per inalazione;• R 36 Irritante per gli occhi.Le sc h e d e di si c u r e z z a(Vedasi appendice scheda dati di sicurezza)La normativa comunitaria, in materiadi classificazione, etichettatura e imballaggiodelle sostanze e dei preparatipericolosi prevede, per i responsabilidell’immissione sul mercato di una sostanzao di un preparato pericoloso (siaesso il fabbricante, l’importatore o il distributore),l’obbligo di fornire al consumatoreuna scheda tecnica di sicurezza.Questa, rispetto all’etichetta, costituisceun sistema di informazione più competoe approfondito per l’utilizzazione ed èarticolata in 16 sezioni, ciascuna contenenteuna voce obbligatoria.Le 16 voci sono qui di seguito elencate:1 identificazione del preparato e dellasocietà produttrice;2 composizione/informazione sugli ingredienti;3 identificazione dei pericoli;4 misure di primo soccorso;5 misure antincendio;6 misure in caso di fuoriuscita accidentale;7 manipolazione e stoccaggio;8 controllo dell’esposizione/protezioneindividuale;9 proprietà fisiche e chimiche;10 stabilità e reattività;11 informazioni tossicologiche;


Il rischio chimico e tossicologico39512 informazioni ecologiche;13 considerazioni sullo smaltimento;14 informazioni sul prodotto;15 informazioni sulla regolamentazione;16 altre informazioni.La classificazione delle sostanze pericoloseè disciplinata dalla direttiva delConsiglio del 27 giugno 1967, n. 67/548/CEE, concernente il ravvicinamento delledisposizioni legislative, regolamentarie amministrative relative alla classificazione,all’imballaggio e all’etichettaturadelle sostanze pericolose.Alla direttiva 67/548 si accompagna l’elencodelle sostanze (ciascuna con relativascheda), classificate ed etichettate dallaCEE (Allegato I). L’elenco è periodicamenteaggiornato con appositi adeguamentialla direttiva, che possonoprevedere l’aggiunta di nuove sostanze,assenti nelle precedenti versioni, oppurela revisione della classificazione allaluce di nuove ricerche condotte, pubblicateo comunicate negli stati dell’UnioneEuropea. L’ultimo adeguamento alprogresso tecnico è riportato in allegatoalla direttiva 2009/2/CE del 15 gennaio2009.Molte sostanze sono incompatibili traloro; evitare che vengano accidentalmentein contatto è perciò di vitale importanzaper scongiurare il rischio diincidenti anche gravi.Particolare attenzione va rivolta allostoccaggio dei contenitori, che devonoessere riposti al sicuro, in luoghi appositi,il più possibile fuori dalla portata dibambini o animali domestici.Ciascun prodotto dovrebbe essere mantenutonel contenitore originale. Se ciònon fosse possibile, accertarsi che ilnuovo recipiente riporti il nome dellasostanza contenuta, in modo che tutticoloro i quali hanno accesso al luogo distoccaggio possano individuarlo immediatamente.Le mescolanze tra sostanze diverse devonoessere assolutamente evitate, poichépossono tradursi in reazioni fortementeesotermiche (con liberazione dicalore) o addirittura esplosive; spessoi prodotti di reazione sono tossici. È ilcaso, ad esempio, di due tra i più comuniprodotti per l’igiene: l’acido muriatico(soluzione acquosa di acido cloridrico) ela varechina (soluzione acquosa di ipocloritodi sodio), che reagiscono insiemein modo violento liberando cloro, ungas ad elevatissima tossicità.Incompatibilità e co n s e g u e n zeNella seguente tabella sono riportate lecombinazioni di sostanze incompatibilitra loro e il tipo di rischio legato a unloro contatto accidentale.Incompatibilità tra sostanzepericoloseCategoria Incompatibilità Conseguenzecomburentiossigenoacqua ossigenataacidi fortiNaClO (ipoclorito disodio)infiammabilicombustibilioli e grassiidrogenoinfiammabilirame, cromoinfiammabilicombustibilibasi fortiacidiincendioesplosioneincendioesplosionedecomposizioneincendioesplosionedecomposizioneesotermialiberazione di cloro ocomposti tossici12.3 - Categorie tra loro incompatibili e tipo di rischiolegato ad un loro accidentale contatto


396Capitolo 12Il campionamento dellesostanze chimiche aerodisperseGeneralmente i sistemi di campionamentoutilizzati per il monitoraggiodell’aria nelle abitazioni vengono diversificatiin funzione dell’inquinanteda analizzare. Per la determinazionedei Composti Organici Volatili (COV)comprensivi dei Composti Carbonilici(Aldeidi), le metodologie di campionamentoutilizzate sono essenzialmentele seguenti:• Canister: per campionamento istantaneo(pochi secondi);• tipo attivo: per campionamenti di duratatra le 2-8 ore;• tipo passivo: per campionamenti didurata da 1 a più giorni.Il campionamento Canister istantaneoè il prelievo di un campione di aria inun’unica soluzione in un punto determinatoed in un tempo più o meno brevee viene utilizzato per controlli estemporanei.Nel campionamento di tipo attivo ilprelievo dei campioni di aria viene effettuatoattraverso un campionatore diaria calibrato a flusso regolabile, su ditrappole costituite da fiale contenentisolidi adsorbenti, come per esempiocarbone attivo. Questo tipo di campionamentoè definito come mediocontinuopoiché viene effettuato prelevando inmaniera continua e per un dato intervallodi tempo (4-8 ore) un volume diaria proporzionale al valore del flussoimpostato.Nel campionamento di tipo passivo: nonsi ha un l’aspirazione forzata e controllata.Il tipico campionatore passivo (radiello)è un tubo di diffusione (cartuccia)che utilizza il processo fisico di diffusione(campionamento) degli inquinanti: ècostituito da una cartuccia cilindrica inrete di acciaio inossidabile contenentecarbone attivo o altro tipo di adsorbente.Durante il campionamento la cartucciaviene collocata all’interno di un corpodiffusivo cilindrico microporoso e montatosu un supporto. I campionatori passiviforniscono valori di concentrazionemediati su uno o più giorni e comunquerappresentano un’ottima soluzione perrisalire ad una concentrazione media degliinquinanti (per un tempo più o menoprolungato).In funzione del tipo di campionamentoutilizzato per il prelievo dell’aria nelleabitazioni (Canister, passivo e attivo),viene utilizzata una metodologia analiticaspecifica che tiene conto della naturachimico-fisica degli analiti da determinare.Le fiale colorimetriche sono dei dispositiviportatili e monouso che permettonodi rilevare in loco la concentrazionedi gas e vapori nell’ambiente. A tutti glieffetti, sono delle fialette trasparentiche contengono all’interno delle sostanzechimiche reagenti. Quando vengonoutilizzate, si impiega una pompa manualeo automatica che aspira un volumepreciso di aria all’interno della fiala.La reazione chimica con il contaminantedell’aria provoca un cambiamentodi colore del reagente e la lunghezzadella colorazione è proporzionale allaconcentrazione della sostanza da monitorare.La parte colorata viene quindicomparata con una scala di concentrazionestampata all’esterno della fialaper stimare la concentrazione della sostanzanell’aria.Le fiale colorimetriche sono disponibili perpiù di 600 inquinanti differenti. Sono moltoutilizzate, perché sono estremamente


Il rischio chimico e tossicologico397pratiche e convenienti economicamente,ma hanno una serie di limitazioni. Un problemaè l’interferenza di altre sostanze conl’inquinante che si deve monitorare. Per limitareproblemi del genere, il produttoredelle fiale provvede sempre a stilare unalista delle sostanze chimiche che possonoreagire con il reagente presente all’interno.Un altro problema è che il reagente puòdeteriorarsi col tempo, specialmente se lafialetta non è conservata nel modo appropriato.Esistono anche degli strumenti di misuraautomatizzati, che rilevano gli inquinantidirettamente, sfruttando dei principifisici e chimici che permettono diindividuare nel tempo e brevemente latipologia o la quantità dei contaminanti.Questi garantiscono una risposta rapidain quanto eliminano le successive fasi diadsorbimento, conservazione e analisi inlaboratorio.Questa strumentazione risulta particolarmenteutile in caso di monitoraggioin continuo, utilizzato soprattutto inambito occupazionale, oppure in casodi campionamenti casuali ed occasionali,ad esempio per valutare l’esposizione dipersonale o per verificare l’inquinamentoresiduo in un locale dopo che si è eliminatauna perdita di gas.Metodiche analitiche per ladeterminazione delle sostanzechimiche aerodisperseIn questo capitolo vengono brevementedescritte le principali tecniche analiticheutilizzate per la determinazione degli inquinantichimici presenti negli ambientidi lavoro e di vita.Ga s c r o m a t o g r a f i aIn GC la fase mobile è un gas permanente(CARRIER) che fluisce attraverso unacolonna in cui è posta la Fase Stazionaria(FS). Il prodotto di ciò è un gascromatogrammain cui la quantità di sostanza eluitaè diagrammata in funzione del tempoche la sostanza impiega per attraversarela colonna.Classificazione delle tecniche in GCUna prima classificazione si può fare inbase allo stato fisico della fase stazionaria:• cromatografia gas-solido (GS);• cromatografia gas-liquido (GL).Una seconda classificazione prende inconsiderazione sia la geometria della colonnae la collocazione della fase stazionariain essa:• GC su colonne impaccate: in cui laFS è formata da un solido granulareporoso o di un liquido supportato daparticelle porose e inerti ; questa ècostituita da vetro o acciaio è lungada 1 a 6 m con un diametro interno di0.75-4 mm;• GC su colonne capillari: (80% delle GCvendute): in cui la FS è sotto forma difilm sottile (0.1-5 mm) sulle pareti inerticon un diametro interno di 0.1-0.75mm e lunga da 15 a 100 m, (in essa ilcontatto carrier /FS è migliore).Secondo come si presenta la FS:• GC colonne aperte (WCOT): le paretisono ricoperte da un film di liquido;• GC colonne aperte con rivestimentosupportato (SCOT): come le WCOTma supportato da materiale granulareporoso fine;• GC colonne aperte con rivestimentoporoso (PLOT): la FS è costituita soloda particelle porose fatte aderire allepareti.


398Capitolo 12Il carrier deve avere un’elevata inerziachimica nei confronti della FS e del materialedi cui è costituita la colonna e icomponenti della miscela da analizzare.Per cui si opererà una sola volta secondoi criteri:• costo;• grado di purezza;• inerzia chimica;• densità viscosità;• compatibilità con il rivelatore.Tipo Polarità M.A.O.T. NomiGrassi idrocarburici Apolare 250-300 °C ApiezonOlio minerale Apolare 200 °C NujonPolifenilmetilsilossano[(A), R=CH3 (95%),Ph (5%)]Polidimetilsilossano[(A),R=CH3]R R_O-Si-O-Si-O_R RPolifenilmetilsilossano[(A), R=CH3 (95%),Ph (5%)]Polifenilmetilsilossano[(A), R=CH3 (80%),Ph (20%)]Apolare 350 °CApolare 350 °CApolare 350 °CIntermedia 350 °CSE-52, SE 54,OV-73, RSL-200,HP-5, SPB-5, AT-5SE-30, OV-1,OV-101, RSL-150,DC-200, HP-1,SPB-1, AT-1, etc.SE-52, SE 54,OV-73, RSL-200,HP-5, SPB-5, AT-5OV-7, AT-20,SPB-20I gas più usati sono:Idrogeno, Elio, Azoto, Argon.Per quanto riguarda la fase stazionaria,in GSC il meccanismo di separazione èl’adsorbimento, per cui la separazionedipende dalla forza dei legami tra i componentitrattenuti sulla superficie delleparticelle che riempiono la colonna.La scelta della FS solida viene fatta essenzialmentesecondo la polarità dellemolecole da separare.Criteri di scelta della FSI criteri generali sono quattro:1 FS solida, per gas permanenti o idrocarburibassobollenti;2 FS apolare, per miscele di composticon polarità simile ma P ebdiversi;3 FS sia polari, che apolari per misceledi composti con polarità diverse maP ebsimile; quelle polari trattengono dipiù i componenti polari, viceversa leapolari;4 FS molto polari, per miscele non polario anche polarizzabili. Si usanoFS molto polari che polarizzano gliaromatici stabilendo legami dipolodipoloindotto, mentre trattengonocomposti apolari.Polifenilmetilsilossano[(A), R=CH3 (695%),Ph (35%)]Intermedia 350 °COV-11, RSL-300,SPB-35, AT-35Schema della strumentazionePolifenilmetilsilossano[(A), R=CH3 (50%),Ph (50%)]Intermedia 350 °COV-17, HP-17,AT-50SISTEMA DIALIMENTAZIONE GASPER RIVELATORESISTEMA DIGESTIONEDATIPoli (trifluoropropil)metilsilossano[(A), R=CH3 (50%),CF3 - CH2 - CH2 -(50%)]Polare 275 °CPolietilenglicol_O CH2 CH2 O_ Polare 250-275 °COV-202, OV-210,SP-2401, RSL-400,AT-210Superox-II,Carbowax,AT-WAX, HP-20MSISTEMA DIALIMENTAZIONECARRIERINIETTORECOLONNARIVELATOREDISPOSITIVOPROGRAMMAZIONETEMPERATURADISPOSITIVOPER ANALISIQUANTITATIVE12.4 - Tipologia delle colonne12.5 - Schema della strumentazione


Il rischio chimico e tossicologico399Sistema di iniezioneÈ molto importante che l’iniettore sia termostatabileperché il campione deve essereportato in fase gassosa (in genere latemperatura della camera dell’iniettore èdi 50° superiore alla temperatura massimadella colonna). In gascromatografia sipossono iniettare 10-100 µl di soluzionema se si usano colonne capillari bisognainiettare volumi piccoli sono stati quindisviluppati iniettori che consentono disdoppiare in due porzioni il volume cheviene inviato all’iniettore stesso. In praticacon questi sistemi si può inviare nellacolonna 1/100 o 1/1000 del volume delcampione.Iniettore splitEsiste una valvola a spillo la cui aperturapuò essere regolata in modo tale da farvariare il rapporto tra quantità inviata alcromatografo e quantità eliminata.La volatizzazione non è istantanea e perciòi composti più volatili passano in fasegassosa più velocemente di quelli menovolatili: inizialmente si avrà nella colonnaun gas più ricco di componenti volatili emeno viscoso, mentre al termine la situazionesarà opposta. Con questo sistemasi perde in sensibilità.Iniettore splitlessIl campione viene diluito alla concentrazioneottimale per evitare il sovraccaricodella colonna. L’iniezione può essere fattain una camera anteriore alla colonna,dove si ha la completa volatizzazione delcampione, che viene poi ricondensato intesta alla colonna. Si inietta nella cameradi iniezione calda con la valvola a spillochiusa, si mantiene la parte iniziale dellacolonna a bassa temperatura in modoche agisca da trappola fredda e condensitutto il vapore, si riapre la valvola dopoun tempo determinato. Un altro metodoprevede la condensazione di tutto il solutoin testa alla colonna qualora all’iniziosi sia creato uno strato di fase fissadi spessore maggiore in modo che i componentida separare vengano trattenutifortemente nel tratto iniziale della colonna,mentre il solvente viene trascinato viadalla fase mobile.In questo modo abbiamo un arricchimentodel campione visto che questo in genereè meno volatile del solvente.Iniettore «on column»Il campione viene introdotto direttamentein colonna la cui testa è tenuta ad unatemperatura vicina a quella del punto diebollizione del solvente; si innalza quindila temperatura che determina prima lavaporizzazione del solvente.Spazio di testaPrevalentemente per composti volatili organiciin soluzione acquosa. Il campioneè posto in una fiala che viene chiusa conun setto di gomma forabile. La fiala vieneriempita solo parzialmente, in modo chevi sia una porzione gassosa superiore inequilibrio con il liquido (termostatato, siaggiunge un sale poco volatile, NaCl, cheesalta l’effetto dell’aumento della temperaturacausando una diminuzione disolubilità ed un aumento della tensionedi vapore dei componenti da isolare. Lospazio di testa si satura quindi dei componentivolatili presenti nel campione, sipreleva quindi con una siringa da gas attraversoil setto solo la fase gassosa cheviene iniettata in colonna.RivelatoriIl rivelatore è un dispositivo in grado dimisurare la quantità di analita presente nelgas di trasporto all’uscita della colonna.


400Capitolo 12Di seguito elenchiamo le caratteristichefondamentali di un rivelatore.Stabilità: il rivelatore deve essere insensibileall’ambiente esterno e il segnale devevariare solo in presenza dell’analita.Sensibilità: capacità di risposta per unacerta quantità di analita.Rumore di fondo: segnale che il rivelatoredà in assenza di analiti, si può avereuna linea di base disturbata, maggiore èil noise minore è la sensibilità.Risposta: rapporto tra segnale e disturbo(definizione di minima quantità rivelabilee quantificabile).Range di linearità: intervallo di concentrazionein cui il segnale è direttamenteproporzionale alla quantità di sostanzache passa nel detector (retta di calibrazione).Selettività: risposta differente a secondadella struttura molecolare dell’analita(universale e selettivo). La selettività ètanto maggiore quanto minore è il numerodi composti ai quali risponde.SensibilitàSelettivitàStabilitàRange lineareMDLEsigenzeRivelatore a termoconducibilitàmodestauniversalebuona4 ordini di grandezza10 ngcostanza di flusso12.6 - Rivelatore della termoconducibilitàSensibilitàSelettivitàStabilitàRange dinamicoMDLEsigenzeRivelatore a ionizzazione di fiammabuonarisponde solo a sostanze organichemolto buona6 ordini di grandezza0.5 nggas di trasporto12.7 - Rivelatore a ionizzazione di fiammaSensibilitàSelettivitàStabilitàRange lineareMDLEsigenze12.8 - Rilevatore ECDSensibilitàSelettivitàStabilitàRange lineareMDLEsigenze12.9 - Rilevatore NPDSensibilitàSelettivitàStabilitàRange lineareMDL12.10 - Rilevatore PIDSensibilitàSelettivitàStabilitàRange lineareMDL12.11 - Rilevatore FDPRivelatore ECDmolto buonaelevatamoderata2-3 ordini di grandezza10 -12,13 gGas di trasportoRivelatore NPDmolto buonaelevata per N e Pmoderata4 ordini di grandezza10 -11 gGas di trasporto purissimiRivelatore PIDbuonascarsabuona6 ordini di grandezza10 -12 gRivelatore FPDmolto buonaelevata per S e Pbuona3 ordini di grandezza10 -9 g per s e 10 -11 per PGC/MS Rivelatore FPDSi raccolgono gli spettri dei composti man mano che questi escono dallacolonna cromatografica.12.12 - GC/MS Rilevatore FPD


Il rischio chimico e tossicologico401Cr o m a t o g r a f i a liquida a d a l t eprestazioni: HPLCSOLVENTICAMERADIMISCELAZIONESchemaSISTEMADIPOMPEINIETTORERecentemente sono state introdotte sulmercato microcolonne lunghe dai 3 ai 6.5cm e aventi un diametro interno variabileda 1 a 4.6 mm. Queste colonne (che sonoimpaccate con particelle di diametro variabiledai 3 ai 5 µm), contengono più di100.000 piatti per metro e hanno il vantaggiodi una maggiore velocità operativae di un minore consumo di solvente.REGISTRATORE12.13 - Schema HPLCAMPLIFICATORECOLONNARILEVATORESistema di pompaggioLe pompe a pistone sono quelle più comunementeusate e sono costituite dauna piccola camera cilindrica che è riempitae vuotata dal movimento di un pistone.Sistema di iniezioneIl metodo di caricamento più usato inHPLC è quello che usa il sampling loop.Questi dispositivi sono equipaggiati diloop intercambiabili di capacità variabiledai 5 ai 500 µl.La caratteristica principale del sistema diiniezione tramite loop è l’alta riproducibilitàdei volumi iniettati.ColonneLe colonne per HPLC sono di solito costruitein acciaio, ma esistono anche invetro ricoperto di metallo. La lunghezzadelle colonne varia da 10 a 30 cm e il diametrointerno da 4 a 10 mm. Le colonnesono generalmente impaccate con particelledi diametro variabile dai 5 ai 10 µm.RivelatoriI rivelatori più ampiamente usati per lacromatografia liquida si basano sulla misuradell’assorbimento della luce ultraviolettao della luce visibile da parte delcampione. Generalmente vengono indagatelunghezze d’onda che vanno dai 200ai 280 nm poiché molti gruppi funzionalidei composti organici assorbono in questaregione. La sorgente usata può essereil mercurio, ma si usano anche filamentiin tungsteno o deuterio equipaggiati confiltri di interferenza che eliminano le radiazioniindesiderate. Spesso sono strumentidetti a diode array che possonomostrare l’intero spettro di assorbimentodi un analita che entra in colonna.Un altro tipo di rivelatore che ha trovatomolte applicazioni si basa sul cambiamentodell’indice di rifrazione del solventecausato dalle molecole di analita.È meno selettivo perché l’indice di rifrazioneè in generale meno specifico per levarie sostanze e può essere influenzatoanche da soluti presenti nella fase mobile.Lo svantaggio di questo tipo di rivelatoreè inoltre una limitata sensibilità,oltre che la poca selettività.Altri tipi di rivelatori, usati comunque raramente,sono quelli che si basano sullamisura della conducibilità della fase mobile,e quelli che eseguono misure potenziometrichee amperometriche.


402Capitolo 12Fase fissa: solidoFase mobile:liquidoCromatografia di adsorbimentoAlluminaSiliceCarbone attivoCarbone grafitatoParaffineidrocarburi aromaticiComposti cloruratiEteriEsteriChetoniAlcoliAcidiAcqua12.14 - Cromatografia di adsobimentoFase fissa: resinascambiatrice (polimeroad elevato peso molecolare)Fase mobile: spessoH 2O o una miscela conH 2OOrdine di eluizioneCromatografia a scambio ionicoInorganiche (zeoliti)Organiche (polimeri organici)CationicheAnionicheCationica forte RsSO 3-H +Cationica debole Rs COO - H +Anionica forte Rs N + R 3OH -Anionica debole RN + H 3OH -In base alla carica (ioni più carichi sonopiù trattenuti) e alla grandezza (ioni piùgrandi sono più trattenuti)12.15 - Cromatografia a scambio ionicoFase fissa: solido (gel)Fase mobile:liquidoCromatografia di permeazione su GelMateriale macroporosoSephadex (polisaccaridi)PoliacrilammdePolistireneSilice porosaLa separazione avviene in base allagrandezza delle molecole da separare (lepiù piccole entrano nei pori le più grosseescono subito)12.16 - Cromatografia di permeazione su GelFase fissa: liquida +supportoFase mobile: liquidaFasi fisse legateFase mobile:Cromatografia di ripartizioneFase fissa supportata12.17 - Cromatografia di ripartizioneFase fissa legata al supporto (silanizzazione)Le due fasi devono essere immiscibilitra loroLe fasi fisse legate possono essere di tipo:1 Polare - Normal phase (NP)2 Apolare - Reverse phase (RP)OctadecylCyanoAmino phenylDiolN-pentanoTetracloruro di carbonioCloroformioDiclorometanoDiossanoTetraidrofuranoAcetonitrileMetanoloAcquaTe c n i c h e spettroscopicheSono dette tali le tecniche che usano l’interazionedelle radiazioni elettromagnetichecon un campione per ottenere unasua analisi.I dati vengono ottenuti come spettri.Lo spettro viene rappresentato comeun grafico che riporta l’energia emessao assorbita in funzione della lunghezzad’onda o di un altro parametro elettromagnetico(la massa, il momento, la frequenza,ecc.).La spettroscopia si basa sul fatto che lemolecole interagiscono con le radiazionidi diversa lunghezza d’onda e questeinterazioni originano spettri in regionidiverse. Lo spettro, come già enunciato,viene rappresentato come un graficoche riporta l’energia emessa o assorbitain funzione della lunghezza d’onda o di


Il rischio chimico e tossicologico403un altro parametro elettromagnetico (lamassa, il momento, la frequenza, etc.).La strumentazione richiesta per gli studispettroscopici è diversa per ogni regionedello spettro elettromagnetico.L’interazione della radiazione con la materiapuò causare deviazione della radiazionee/o transizioni tra livelli energeticidegli atomi e delle molecole.Assorbimento: una transizione da un livelloinferiore ad uno superioreEmissione: una transizione da un livellopiù alto ad uno più basso con trasferimentodi energia dall’emettitore.Se nessuna radiazione viene emessa, latransizione è detta decadimento radioattivo.Le leggi dell’assorbimento della luceLa trasmittanza: è la frazione di radiazioneche attraversa un mezzo che assorbein modo uniforme.• T= I/I = radiazione trasmessa/radiazioneincidente0L’assorbanza: è l’entità della radiazioneassorbita, detta anche estinzione, èuguale al logaritmo del reciproco dellatrasmittanza.• A = E = log 1/T = log I /I 0Il coefficiente di estinzione molare: corrispondeall’assorbanza di una soluzione1M di un composto puro in condizionistandard di solvente, temperatura e lunghezzad’onda.La legge di Lambert-Beer: esprime la relazionetra assorbanza, concentrazionedella sostanza, spessore del campione.A = ε λc dε λil coefficiente di estinzione molaredella sostanza che assorbe la luce aduna data lunghezza d’onda λc concentrazione della sostanzad cammino ottico della radiazione nellasoluzioneSono comunque possibili deviazioni daquesta legge.Spe t t r o f o t o m e t r i a ad as s o r b i m e n toa t o m i c oLa spettrofotometria di assorbimento a-tomico si basa sull’assorbimento degliatomi degli elementi di alcune radiazionidi definita lunghezza d’onda. L’assorbimentoatomico è seguito da un processodi rilassamento che avviene per via nonradiante (termica) o radiante (emissionedi radiazioni).12.18LAMPADAa c.c.CHOPPERFIAMMA(atomizzazione)Lo spettrofotometro per AA può esseremonoraggio e doppio raggio. Il raggioemesso dalla sorgente attraversa il sistemadi atomizzazione (che contiene il campioneallo stato di gas atomico) e arriva almonocromatore, che elimina le radiazioniche non interessano; poi la radiazionemonocromatica passa al rivelatore.La luce dalla sorgente viene modulata(pulsata) mediante un chopper. La modulazioneviene fatta in modo da distinguerela luce emessa dalla lampada dalla luceemessa dall’atomo eccitato.Il sistema doppio raggio consente di compensarele variazioni di intensità della sorgenteo di sensibilità del rivelatore.SorgentiLa lampada più usata è quella a catodocavo: è costituita da un bulbo in vetro,con finestra di quarzo in cui al suo internocontiene un catodo e un anodo; l’ambienteinterno è riempito di gas (Ar o Ne).MR


404Capitolo 12Sistemi di atomizzazioneAtomizzazione a fiamma: è costituita daun tubo cilindrico diviso in due zone: lacamera di nebulizzazione e la camera dipremiscelazione; il tutto è collegato aduna testata dove avviene la combustionee l’atomizzazione. Il campione vieneaspirato nel nebulizzatore, trasformatoin aerosol e immesso nella camera dipremiscelazione, dove si mescola con ilgas combustibile e con il gas comburente(ossidante, es. aria).Possono essere usati vari tipi di fiammaa seconda dell’elemento da analizzare:aria-acetilene (2300 °C), aria-idrogeno(2050 °C), protossido d’azoto-acetilene(2800 °C) e aria/argon-idrogeno (300-800 °C).Fornetto di grafite: questo sistema diatomizzazione senza fiamma è chiamataa fornetto di grafite e la relativa tecnicaGFAAS. Si tratta di un sistema interamenteautomatizzato, che consentedi abbassare notevolmente (1000 volte)i limiti di rivelabilità; inoltre consentedi lavorare su aliquote molto piccole dicampione.Un piccolo volume di campione vieneintrodotto nel tubo di grafite, posto sulcammino ottico della radiazione emessadalla sorgente. Il tubo viene riscaldatoelettricamente secondo un programmaa tre stadi, condotti a temperature crescenti:• evaporazione del solvente;• incenerimento;• atomizzazione.La misura di assorbimento viene fattasui vapori atomici che si liberano rapidamentenello stadio finale del riscaldamento.Il segnale che si ottiene è unpicco la cui area (altezza) è direttamenteproporzionale alla massa dell’analita.Sp e t t r o f o t o m e t r i a UV-VisSorgenteLa sorgente è costituita da una lampada,la quale deve emettere una radiazionepiù possibile costante e riproducibile.Per emissioni nella regione del visibile siusano lampade a filamento di tungstenoche coprono un intervallo di lunghezzed’onda compreso fra 930 e 330 nm; latemperatura di lavoro è di circa 3000 °KPer lavorare nella regione UV si usano invecelampade al deuterio le quali emettonoin modo continuo al di sotto dei400 nm.MonocromatoreIl monocromatore è costituito da dueparti: un elemento disperdente e un filtroottico. Questo strumento riesce ascomporre la radiazione policromaticaemessa, in bande monocromatiche.La qualità di tale strumento dipende dadue parametri: l’ampiezza della bandapassante (responsabile della scelta di unaparticolare radiazione) e il potere risolvente(la capacità di separare fra di loropiù lunghezze d’onda).Comparto celleQuesta sezione dello spettrofotometroè quella dove il raggio incidenteviene sdoppiato con un chopper in dueradiazioni di uguale intensità e direttorispettivamente verso il campione e versoil bianco. Questa modalità a doppioraggio permette di eliminare i problemidovuti alla non costante emissione dellalampada; infatti si riesce con tale artificioa rilevare un assorbimento in manierarelativa facendo un rapporto bianco/campione.Le soluzioni da analizzare vengono postein celle (di larghezza circa ugualead 1 cm) di materiale diverso a seconda


Il rischio chimico e tossicologico405che si lavori con radiazioni di lunghezzad’onda compresa nella regione UV o visibile;si usano rispettivamente cuvetterettangolari di quarzo o vetro.RivelatoreI più comuni rivelatori sono:• celle fotovoltaiche;• fotodiodi;• fototubi;• fotomoltiplicatori.Sp e t t ro m e t r i a d i massaLo spettro di massa di un campione vieneottenuto convertendone i componenti inioni gassosi di elevata mobilità per poisepararli in base al loro rapporto massa/carica.SISTEMADIINTRODUZIONESORGENTEDIIONIPOMPADA VUOTO10 - 6 barrSchema11.19 - Spettrometro di massaANALIZZATOREDIMASSARIVELATOREELABORATOREDISEGNALEPRESENTAZIONEDELSEGNALESorgenteConverte in ioni i componenti del campioneper bombardamento con elettroni,ioni, molecole o fotoni; la ionizzazionepuò essere effettuata per reazione chimica(CI: ionizzazione chimica), per impattoelettronico (EI) o per impatto con un fasciodi laser o particelle (DI).AnalizzatoreDispersione basata sui rapporti massa/carica degli ioni dell’analita.RivelatoreConverte il fascio ionico in segnale elettrico.Metodi di ionizzazione• Electron impact (EI);• ionizzazione soft in fase gassosa (CI):la vaporizzazione precede la ionizzazione;• ionizzazione soft in fase condensata(API, ESI):la vaporizzazione segue laionizzazione.Electron impactVantaggi• Semplicità operativa;• basso costo;• molti picchi =Elevato numero di informazioni;• possibilità di riconoscimento strutturaleper confronto con Librerie diSpettri.Svantaggi• Non sempre è visibile lo ione molecolare;• spettri di difficile interpretazione;• non adatto a sostanzenon volatili.Ionizzazione soft in fase gassosa (CI)Vantaggi• Il Picco Molecolare è sempre Visibile;• con Spettrometri ad Alta Risoluzioneè possibile determinare la formulabruta;Svantaggi• Pochi picchi = minor numero di informazioni;• un poco più costose di EI• non adatto a sostanze non volatili.


406Capitolo 12Ionizzazioni soft in fase condensata(API, ESI)Vantaggi• Il Picco Molecolare è sempre Visibile;• adatti anche a macromolecole e sostanzemolto polari;• ideali per l’accoppiamento con HPLC;• possibilità di avere ioni multipli (maggiorerisoluzione per molecole grosse).Svantaggi• Pochi picchi (minor numero di informazioni);• costose.Le sostanze chimiche in casaProdotti per la casaAttualmente è disponibile in commerciouna vastissima gamma di sostanze e preparatichimici formulati per l’uso in ambitodomestico. Detergenti, candeggianti,vernici, solventi (come la trielina), acidi ebasi (come l’acido muriatico e l’ammoniaca),solo soltanto alcune delle categorie diprodotti reperibili in ogni abitazione. Tuttequeste sostanze influenzano la qualitàdell’aria all’interno delle abitazioni domesticherilasciando sostanze chimiche chepossono essere tossiche o irritanti. Adesempio, alcuni sgrassatori per il fornopossono contenere acidi forti in grado diirritare e lesionare la pelle, anche se diluitiin acqua; alcuni tipi di detergenti comunementeusati per la pulizia della casapossono contenere benzene e numerosicomposti organici volatili (COV) che facilmentevolatilizzano nell’aria.Inoltre anche i prodotti per la cura personalecome profumi, deodoranti, laccheper capelli, ecc., possono incidere sullaqualità dell’aria interna: infatti questipossono contenere idrocarburi alifaticiquali propano, butano, esano, limonene,ecc. Altri cosmetici usano, invece, solventiquali etanolo, metanolo, altri prodottiche applicati in forma spray, si disperdonofacilmente nell’aria aumentando laprobabilità di inalazione tramite il sistemarespiratorio.Molti tipi di prodotti, utilizzati in concomitanza,possono innescare reazioni allergicheed attacchi di asma in individuiparticolarmente sensibili.Di seguito un elenco dei principali prodottichimici presenti in casa.Pr o d o t t i p e r la pulizia• Profumatori/deodoranti per ambienti;• spray antistatici;• sapone per lavastoviglie;• prodotti per il bagno;• prodotti per la cucina;• candeggianti;• prodotti per la pulizia dell’ottone;• prodotti per la pulizia dell’argento;• prodotti per la pulizia di tappeti e moquette;• prodotti per la pulizia del rame;• detersivi;• sgrassatori;• disinfettanti;


Il rischio chimico e tossicologico407• detergenti;• prodotti per la pulizia degli scarichi(disgorganti);• prodotti per la pulizia dei pavimenti;• prodotti per la pulizia delle superfici;• prodotti perla pulizia del forno;• prodotti per la pulizia del barbecue;• prodotti per la cura delle piante;• fertilizzanti chimici;• prodotti per la pulizia del cuoio e delpellame;• vernici/smalti;• smacchiatori;• sverniciatori;• prodotti per lucidare, smaltare;• biocidi (insetticidi, rodenticidi);• prodotti antiruggine;• colle;• prodotti per la pulizia delle scarpe;• prodotti per la pulizia del WC (anticalcare);• prodotti per la pulizia delle tappezzerie.Pr o d o t t i p e r la c u r a e l’igienepersonale• tinture per capelli;• smalto per unghie;• acetone;• shampoo;• detergenti;• cosmetici.Le intossicazioniA causa della varietà di prodotti chimiciutilizzati nelle attività quotidiane i casidi intossicazioni e avvelenamenti hannoraggiunto numeri preoccupanti. Le causeprincipali di questo incremento sono daimputare a vari fattori, quali:1. impiego in agricoltura di fitofarmaci,pesticidi ecc., la cui tossicità è legatasia all’esposizione diretta che indiretta;2. utilizzo sempre maggiore nelle abitazionidomestiche di prodotti perla pulizia della casa, di cui si ha pocaconoscenza delle precauzioni d’uso edei danni potenziali;3. largo impiego di prodotti cosmetici,che non sono soggetti ai vincoli dicontrollo sanitario e che spesso rappresentano,date le loro caratteristichefisico/chimiche e modalità d’uso,causa di intossicazioni sia acute checroniche;4. facilità di acquisire medicinali da partedei singoli e conseguente giacenzadi farmaci inutilizzati in quasi tuttele abitazioni; ciò è responsabile dellamaggioranza delle intossicazioni pediatriche;5. abuso di droghe e psicofarmaci.Studi di tipo epidemiologico hanno, inoltre,mostrato che vari fattori agisconocon peso diverso sia nelle forme accidentaliche volontarie su questo tipo fenomenoquali età, sesso, tipo di attività,motivazioni, ambiente ecc.Il primo esempio riguarda la valutazionedella frequenza di intossicazione negliadulti e nei bambini in rapporto ai diversitossici. Da molti studi emerge unacorrelazione fra tipo di tossico, età delpaziente, modalità (accidentale o volontario)e sesso.Per quanto riguarda le intossicazioni dafarmaci e da prodotti per la casa i bambinidi età compresa tra 1 e 4 anni sonodecisamente quelli a più alto rischio perquanto riguarda le intossicazioni accidentali,data la loro spiccata curiosità che lispinge ad esplorare e a mettere in bocca(fase orale) tutto ciò che è a portata dimano.


408Capitolo 12Di ag n o s i d e l l ’intossicazione a c u t aIn caso di avvelenamento e/o intossicazione,si deve fare una distinzione sullavia di penetrazione nell’organismo, chepuò essere rappresentata da:• ingestione;• inalazione;• contatto cutaneo.IngestioneEssa rappresenta la più frequente modalitàdi avvelenamento sia di tipo accidentaleche volontario. Nella valutazionedella possibile tossicità, gli elementiche andranno considerati sono:• natura della sostanza o sostanze assunte;• quantità ingerita;• stato fisico della sostanza (compresse,capsule, soluzioni, sospensioni,polveri, liquidi);• tempo trascorso dall’ingestione;• età e peso dell’intossicato;• eventuali situazioni patologiche preesistenti;• segni clinici di base riguardanti lostato di coscienza, la funzione respiratoria,la presenza di ustioni dellemucose orali e faringee, nausea, vomito,diarrea, coliche, ecc.Le misure terapeutiche di emergenzaper questa modalità di intossicazionedevono essere indicate dal Centro Anti-Veleni (CAV) che andrà contattato immediatamente.Le generiche raccomandazioni da seguiresono le seguenti:• non indurre mai il vomito se non suindicazione del CAV e soprattutto incaso di:- ingestione di schiumogeni (pericolodi soffocamento);- ingestione di solventi, benzine,derivati del petrolio;- ingestione di prodotti caustici chehanno provocato bruciori alla bocca,allo stomaco o dietro lo sterno;• non utilizzare il latte come antidoto:potrebbe essere addirittura pericolosoaumentano l’assorbimento di alcunesostanze.InalazioneQuesta modalità di intossicazione è menofrequente nelle abitazioni domestiche,mentre si riscontra prevalentemente altricontesti, come quello industriale eagricolo. Data la natura delle sostanzeresponsabili – gas (inerti, irritanti, narcoticie tossici), vapori e fumi – nonchéla possibile gravità delle manifestazioniche limitano i tempi per l’intervento, leprime misure terapeutiche prevalgonosulla valutazione clinica.Le misure immediate consistono nellarimozione del soggetto dall’ambiente inquinatoe nell’assicurare una idonea ventilazionedell’ambiente.Contatto cutaneoLa contaminazione cutanea con sostanzetossiche, irritanti o caustiche, produrràeffetti più o meno immediati – locali osistemici – in accordo alla loro natura,nonché alla durata del contatto.Una volta accertata l’avvenuta contaminazione,le misure immediate di trattamentoconsistono nella precoce rimozionedell’agente aggressivo, lavando learee contaminate con acqua corrente.Questo procedimento deve essere il piùprecoce possibile e prolungato, evitandogli sfregamenti cutanei per ridurrel’entità del danno e l’assorbimento.In particolare per quanto riguarda la contaminazionedelle mucose oculari, questeandranno sempre immediatamentetrattate con lavaggio ad acqua corrente


Il rischio chimico e tossicologico409a bassa pressione per almeno cinque minutio, se disponibile, mediante soluzionefisiologica sterile, assicurandosi chele palpebre rimangano aperte.Ad ogni modo, per tutte le tipologiedi intossicazione, alle misure di primosoccorso seguiranno provvedimenti terapeuticispecifici.DetergentiTra tutti i prodotti chimici di uso più frequente,alcuni, come i detergenti, sonoconsiderati essenziali. Dotati della proprietàdi rimuovere lo sporco dalle superfici,i detergenti contribuiscono al mantenimentodi una buona igiene personale eambientale, consentono la buona duratadi abiti e oggetti vari e, riducendo la presenzadi germi, rendono la casa e gli ambientidi lavoro più gradevoli e salubri.Si riportano qui di seguito le categorie didetergenti di uso più comune e le classichimiche dei relativi componenti:• detersivi per il bucato a mano: tensioattivi,solfato di sodio, alcol etilico/isopropilico;• detersivi per il bucato in lavatrice: tensioattivi,solfato di sodio, alcol etilico/isopropilico;• detersivi per le stoviglie a mano: tensioattivi,perborato/silicato/solfato disodio, alcol etilico ecc.;• detersivi per lavastoviglie: tensioattivi,perborato/silicato/solfato di sodio,alcol etilico ecc.;• detersivi per pavimenti e pulizie generali:solventi (alcol etilico/isopropilicoecc.);• anticalcare: solfato/citrato di sodio• ammorbidenti: tensioattivi, alcol isopropilico;• brillantanti: alcol etilico/isopropilico,acido citrico, perossido di idrogenoecc.;• sbiancanti: perborato di sodio, idrossidodi sodio, ipoclorito di sodio, perossidodi idrogeno ecc.;• detersivi abrasivi per superfici dure:tensioattivi, ipoclorito di sodio, ammoniaca;• disincrostanti: acido cloridrico, acidofosforico, acido solforico;• disgorganti: soda caustica 70-100%.BiocidiSi definiscono biocidi tutti quei preparati,contenenti uno o più principi attivi,formulati con lo scopo di distruggere,eliminare o rendere innocui gli organisminocivi con mezzi chimici o biologici.A seconda del tipo di azione esplicata, ibiocidi si distinguono in:• disinfettanti;• insetticidi;• tarmicidi;• rodenticidi;• anticrittogamici;• nematocidi;• acaricidi;• diserbanti;• erbicidi.Sono ampiamente utilizzati all’internodelle abitazioni o nell’ambiente esternonell’immediata vicinanza per combattereparassiti domestici connessi alla presenzadi piante, animali, prodotti legnosi,ecc. Inoltre spesso sono conservati incantine e garage.La maggior parte degli insetticidi è altamentetossica per l’uomo, anche se lapericolosità dipende soprattutto dal noncorretto utilizzo dei prodotti, visto chele concentrazioni delle sostanze nocivesono di gran lunga inferiori a quelle presentinei pesticidi utilizzati in agricoltura.Oltre al principio attivo, possono contenerecomposti (solitamente compostiorganici volatili) che hanno funzione di


410Capitolo 12trasporto dell’agente attivo, ma in gradodi causare anch’essi effetti tossici.Gli effetti sulla salute possono essere moltodiversi e comprendono sia sintomi piùlievi come mal di testa, vertigini, formicolio,sia danni al sistema nervoso centrale,al fegato, ai reni.Qui di seguito si elencano le principalicategorie di prodotti con azione biocidain uso nelle abitazioni:• detergenti liquidi/solidi: usati per l’igienedelle superfici, per la pulizia dei water,per l’igiene degli indumenti;• ipoclorito di sodio: candeggina, varechina,amuchina;• ammoniaca: per igienizzare i pavimenti;• disinfettanti: per uso personale e perla pulizia;• insetticidi per insetti volanti: aerosol;• insetticidi per insetti striscianti: a basedi piretro, esteri forforici, carbammati;• fungicidi per piante d’appartamento:anticrittogamici;• tarmicidi: usati per eliminare le tarme(canfora, naftalina, estremamente tossici);• rodenticidi anticoagulanti: usati pereliminare i ratti (esche alimentari).Giardino e t e m p o l i b e r oNegli ultimi anni, l’impiego di prodottichimici ha avuto un incremento notevolee chiunque si dedichi al giardinaggio,come del resto a molte altre attività (pittura,bricolage ecc.), ha la necessità divenire a contatto con prodotti chimicisempre più specifici ed evoluti.Le più comuni opere di manutenzionedella casa (riparazioni, verniciatura e/otrattamento di parti metalliche, interventidi pulizia) o del giardino (disinfestazione,fertilizzazione del suolo)richiedono spesso l’uso di prodotti formulatiper svolgere specifiche funzioni.Allo stesso modo, sono molte le attivitàdel tempo libero che prevedono l’impiegomassiccio di prodotti chimici. Nellapittura, ad esempio, gli stessi pigmentiche compongono i colori – qualunque siala loro forma – sono miscele di compostichimici (organici o inorganici) tenuteinsieme da speciali sostanze leganti, ecome tali in alcuni casi sono tossici.Le pianteNel quotidiano, sono innumerevoli lepiante con le quali è possibile venirea contatto. Escludendo quelle che cresconospontaneamente nei boschi e neicampi, i giardini e i parchi cittadini, maanche le abitazioni e i luoghi di lavoro,ne ospitano numerosi esemplari e varietà.Alcune di queste piante, perfinomolte di quelle che comunemente decoranole nostre case, possono rivelarsitossiche – talvolta addirittura letali – incaso di ingestione o di contatto.Vediamo nel dettaglio quelle più note.Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima).È un’elegante pianta d’appartamento,la cui diffusione è massima durante lefeste natalizie. La sua tossicità è ascrivibileal lattice (chimicamente un triterpene)che viene secreto dalle foglie e dalfusto. L’intossicazione può aver luogoper contatto e manifestarsi con prurito,eritema e bruciore congiuntivale, oppureper ingestione, con conseguente nauseae vomito.Oleandro (Nerium oleander)L’oleandro è un cespuglio rustico dallaraffinata fioritura, che viene spesso impiegatoper adornare le strade cittadinee i giardini privati: una presenza talmen-


Il rischio chimico e tossicologico411te familiare che pochi sono a conoscenzadella sua potenziale pericolosità. È infattiestremamente velenoso in ogni suaparte, poiché contiene diverse sostanzetossiche, tra cui i glucosidi neriina e neriantinae l’alcaloide oleandrina. L’intossicazionepuò avvenire per contatto (eritema,prurito) o per ingestione (vomito,diarrea, aritmia cardiaca, sonnolenza,sincope). È inoltre da evitare l’uso dellegno di oleandro per cuocere alimenti.A tale proposito, si narra che alcunisoldati napoleonici siano morti per averutilizzato rami di oleandro come spiediper arrostire le carni. Infine, sono statisegnalati casi di avvelenamento da ingestionedi miele prodotto con il nettaredei fiori di oleandro.Mughetto (Convallaria majalis)Erbacea nota per i delicatissimi fioribianchi e profumati, il mughetto è peròvelenoso in ogni sua parte, poiché contieneglucosidi cardioattivi (convallatossina,convallatoxolo) e saponine. Se ingeritopuò indurre nausea, vomito, diarrea,collasso circolatorio. È noto il caso di unbambino di cinque anni, morto per averinavvertitamente bevuto l’acqua da unbicchiere nel quale erano immersi alcunisteli di mughetto in fiore.Agrifoglio (Ilex aquifolium)L’agrifoglio è un arbusto al quale la tradizionepopolare fin dai tempi più antichiha attribuito poteri magici e significati soprannaturali.Si tratta però di una piantavelenosa, le cui bacche e foglie contengonodiverse sostanze tossiche – come l’ilicina,un glucoside cardioattivo – in gradodi provocare, se ingerite, nausea, vomito,crampi addominali e disidratazione. Sitenga presente che venti bacche sono sufficientiper uccidere un bambino.Fa r m a c iI farmaci sono tra i maggiori responsabilidelle intossicazioni che si verificanonegli ambienti di vita, e a farne le spesesono quasi sempre i bambini. Ciò è dovutoall’estrema facilità con cui i farmacientrano nelle case e al fatto che spessonon si pone la necessaria attenzione nelconservarli in modo appropriato. È benericordare, infatti, che i bambini piccolitendono a portare alla bocca ogni cosa;inoltre non è raro che i medicinali si presentinosotto forma di pastiglie che assomiglianoa dolci e caramelle.La prevenzione in casaIn materia di sicurezza negli ambientidomestici, la prevenzione può essereoperata su più livelli, sensibilizzando iproduttori all’impiego di contenitori munitidi chiusure di sicurezza e i consumatorial corretto utilizzo dei vari prodotti.Fondamentale, a tale proposito, investirenell’informazione/educazione servendosidi ogni mezzo in grado di raggiungere ilpubblico (manifesti, opuscoli, radio, televisioneecc.), ma anche istituire corsi adhoc per la preparazione degli educatori.Evitare gli incidenti domestici si può, apatto che si osservino alcune sempliciregole:• leggere e seguire le istruzioni in etichetta.La confezione di ogni prodottodeve obbligatoriamente riportarele modalità per un uso correttoe le informazioni sui componenti esull’eventuale pericolosità del prodottostesso;• conservare i prodotti nei luoghi appositi.Tenere i prodotti chimici perla casa e i farmaci in un posto possi-


412Capitolo 12bilmente chiuso (armadio, mobilettoecc.), lontano dalla portata dei bambinie in modo che non possano esserescambiati per alimenti o giocattoli.I sottolavelli della cucina e del bagnonon sono luoghi idonei a conteneredetersivi solidi e/o liquidi, detergenti,disincrostanti per il forno, acetone,talco, schiuma da barba, disinfettanti,lamette e forbici;• non togliere l’etichetta. L’etichettadi un prodotto non deve mai essererimossa, in modo da sapere in ognimomento il contenuto della confezione;• non sostituire il contenitore. Mai travasareun prodotto dal contenitoreoriginario in uno diverso; se dovesseessere necessario effettuare una diluizione,è bene sempre servirsi di uncontenitore graduato;• non rimuovere i tappi. Nel caso in cuiil prodotto sia fornito di chiusura disicurezza, è bene che questa non vengamai manomessa. Dopo l’impiego,il contenitore deve essere sempre accuratamenterichiuso.La «Norma ISO 8317:2003», che sostituiscela precedente versione del1993, dispone di metodi di prova perla valutazione delle caratteristiche fisichedei contenitori prima che venganoposti sul mercato (medicinali,solventi, acidi, sostanze per il giardinaggioecc.). Il requisito principaleche tali contenitori devono soddisfareè essere a prova di bambino;• attenzione durante l’uso. Non lasciaremai la confezione di un prodottopericoloso aperta dopo l’uso;• educare i bambini. Si consiglia diinsegnare ai bambini a identificarei vari prodotti e a riconoscere le relativeconfezioni come oggetti con iquali non si deve giocare. Particolareattenzione deve essere rivolta ai simbolidi pericolo che compaiono sulleetichette. È fondamentale inoltre chei bambini riconoscano il pericolo nascostoin alcune piante. Non usare icontenitori dei prodotti per la puliziadella casa per far giocare i bambini;• cautela per gli animali domestici. Pergli animali da compagnia il rischio diavvelenamento è molto elevato. Perquesto motivo bisogna evitare chevengano a contatto con i prodotti pericolosi;• prestare attenzione ai simboli. Primadi utilizzare un prodotto, è bene leggereattentamente le etichette, prestandoparticolare attenzione ai simbolidi pericolo, alle frasi di rischio«R» e ai consigli di prudenza «S»;• non mescolare prodotti diversi traloro. In particolare, evitare accuratamentemescolanze di ipoclorito disodio (la comune varechina, o candeggina)con acidi (acido muriatico,disincrostanti/anticalcare ecc.), poichéavvengono con liberazione dicloro, un gas estremamente tossico(addirittura mortale a elevate concentrazioni)e con produzione di calore.I Dispositivi di Pr o t e z i o n e In d i v i d u a l eSono detti dispositivi di protezione individuale(DPI) quelle attrezzature che illavoratore può indossare o tenere con séper proteggersi da uno o più rischi suscettibilidi minacciarne la sicurezza ela salute durante il lavoro, nonché ognicomportamento o accessorio destinatoa tale scopo.I DPI, che devono obbligatoriamente recareil marchio CE, sono specifici per varitipi di rischio.


Il rischio chimico e tossicologico413Protezione degli occhi• Occhiali a stanghette con ripari laterali;• occhiali a tenuta (a mascherina).Protezione del volto• Visiere (schermi facciali).Protezione degli arti superiori• Guanti per rischi chimici, in materialeadatto per le specifiche sostanze(consultare le tabelle dei fabbricanti);• guanti per protezione da calore (perl’utilizzo di fornetti, muffole o simili).Protezione del corpo• Camici (è importante che siano di cotonee non di materiali sintetici, inmodo che sia facile toglierli in caso dicontatto con fiamme);• grembiuli (antiacido, contro gli spruzzidi liquidi criogenici).Protezione delle vie respiratorie• Mascherine per polveri;• respiratori con filtro non intercambiabileda scegliere in funzione dellesostanze dalle quali proteggersi;• semimaschere (o maschere a mezzofacciale) con filtro intercambiabile dascegliere in funzione delle sostanzedalle quali proteggersi;• maschere (o maschere a pieno facciale)con filtro intercambiabile, da sceglierein funzione delle sostanze dallequali proteggersi.Anche se inutilizzati, i filtri delle mascherehanno una durata limitata e primadell’uso occorre sempre verificarnela data di scadenza. è inoltre indispensabilericordarsi di togliere il tappo dichiusura del filtro, prima di usarlo.Primo soccorso casalingoIn t o s s i c a z i o n eIn caso si verifichi un’esposizione accidentalea prodotti che potrebbero esserepericolosi, i comportamenti da teneresono i seguenti:• non perdere la calma;• chiamare rapidamente il 118 o il CAV(Centro Antiveleni);• seguire le indicazioni del 118 o delCAV;• non far vomitare, se vi è bruciore inbocca, dolore alla deglutizione o presenzadi schiuma;• non somministrare nulla per bocca(es. LATTE) ad eccezione di acqua,per non mascherare la diagnosi e lelesioni.Ar m a d i e t t o d i p r o n t o s o c c o r s oA tal fine, potrebbe essere utile disporrein casa di un apposito armadietto contenentealcuni prodotti di semplice uso, dicui rispettare le indicazioni di conservazionee l’eventuale scadenza, e da somministraresu precisa indicazione del 118e/o del CAV nelle diverse situazioni.Soluzione fisiologicaFlaconi o fiale da usare per il lavaggiooculare, in caso di contatto con sostanzeirritanti o lesive per gli occhi.Istruzioni• Non strofinare le palpebre e tenerleaperte con le dita;• rimuovere eventuali lenti a contatto;• il lavaggio deve essere effettuato facendoruotare di lato la testa dell’interessatoe facendo defluire il liquidodi lavaggio dall’interno versol’esterno;


414Capitolo 12• durante la manovra di lavaggio teneresollevate ambedue le palpebre per favorireuna completa detersione dellemucose oculari (10-15 minuti).Carbone attivatoIl carbone attivato in polvere, è una sostanzada assumere in forma liquida, privadi effetti collaterali; è un assorbenteaspecifico di un gran numero di sostanze,e la sua precoce somministrazione previenel’assorbimento dei veleni presentinello stomaco e nell’intestino.La sola controindicazione alla somministrazioneè rappresentata dall’ingestionedi acidi e basi forti o di bacche.La posologia del carbone attivato è di0.5 - 1g/Kg di peso corporeo. Va somministratoin un’unica dose per via oralediluito in H 2O in rapporto ¼. Per ottenereil massimo effetto, esso deve esseresomministrato a dosi piene entro 30-60minuti dall’ingestione del tossico.Si consiglia sempre di contattare il 118 oil CAV e seguirne le istruzioni.DimeticoneIl Dimeticone è un farmaco che impediscela formazione di schiuma. Si consigliasempre di contattare il 118 o il CAV e seguirnele istruzioni.a l t r i i n q u i n a n t i e l o r o possibili f o n t iOssido di carbonio (CO)Dovuto a problemi di ventilazione, allascarsa o mancata evacuazione dei prodottida combustione, a una perdita nell’impiantoo a una combustione difettosa.MetanoFuga di gas, causale o volontaria.Biossido di azoto (NO 2)Cucina, forno e stufe a gas con scarichi eprese d’aria inadeguati.Particolato sospesoInquinamento esterno (traffico), fumo databacco e del caminetto.BenzeneBenzine. Solventi nelle vernici.FormaldeideLegno truciolare o compensato dei mobili,colle.RadonTerreno, materiali da costruzione.Fibre minerali o artificialiIsolanti, guanti, tavole da stiro, pavimenti,coperte antifuoco, lastre tipo eternit,pavimentazioni, ecc.IL LATTENON È UN ANTIDOTO UNIVERSALE- Spesso è inutile- a volte dannoso in quanto favorisce l’assorbimento(es. solventi)- può ritardare gli accertamenti diagnosticiEMERGENZA SANITARIA TELEFONI UTILI- 118- CAV Milano: tel. 02- 66101029- CAV Pavia: tel. 0382-24444


Il rischio chimico e tossicologico415AppendiceSimboli e indicazioni di pericoloPericoloQuesto simbolo indica prodotti che possono esplodere in determinate condizioni.Esplosivo (E)Comburente (O)Estremamente iinfiammabile(F+)Facilmente infiammabile (F)Molto tossico (T+)Tossico (T)Nocivo (Xn)Corrosivo (C)Irritante (Xi)Pericoloso per l’ambiente (N)PrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniPericoloPrecauzioniEvitare urti, attriti, scintille, calore.Sostanze ossidanti che possono infiammare materiale combustibile o alimentare incendi già inatto rendendo più difficili le operazioni di spegnimento.Tenere lontano da materiale combustibile.Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 0°C e con punto di ebollizione/punto di iniziodell’ebollizione non superiore a 35°C.Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.Sostanze gassose infiammabili a contatto con l’aria a temperatura ambiente e pressioneatmosferica.Evitare la formazione di miscele aria-gas infiammabili e tenere lontano da fonti di accensione.Sostanze autoinfiammabili. Prodotti chimici infiammabili all’aria.Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.Prodotti chimici che a contatto con l’acqua formano rapidamente gas infiammabili.Evitare il contatto con umidità o acqua.Liquidi con punto di infiammabilità inferiore a 21°C.Tenere lontano da fiamme libere, sorgenti di calore e scintille.Sostanze solide che si infiammano facilmente dopo breve contatto con fonti di accensione.Conservare lontano da qualsiasi fonte di accensione.Sostanze molto pericolose per la salute per inalazione, ingestione o contatto con la pelle, chepossono anche causare morte.Possibilità di effetti irreversibili da esposizioni occasionali, ripetute o prolungate.Evitare il contatto, inclusa l’inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.Nocivo per inalazione, ingestione o contatto con la pelle. Possibilità di effetti irreversibili daesposizioni occasionali, ripetute o prolungate.Evitare il contatto, inclusa l’inalazione di vapori e, in caso di malessere, consultare il medico.Prodotti chimici che per contatto distruggono sia tessuti viventi che attrezzature.Non respirare i vapori ed evitare il contatto con la pelle, occhi ed indumenti.Questo simbolo indica sostanze che possono avere effetto irritante per pelle, occhi ed apparatorespiratorio.Non respirare i vapori ed evitare il contatto con pelle.Sostanze nocive per l’ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per l’ambienteterrestre (fauna, flora, atmosfera) o che a lungo termine hanno effetto dannoso.Non disperdere nell’ambiente.


416Capitolo 12Elenco delle frasi di rischio RR1 Esplosivo allo stato secco.R2 Rischio di esplosione per urto,sfregamento, fuoco o altre sorgentid’ignizione.R3 Elevato rischio di esplosioneper urto, sfregamento, fuocoo altre sorgenti d’ignizione.R4 Forma composti metalliciesplosivi molto sensibili.R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.R6 Esplosivo a contatto o senzacontatto con l’aria.R7 Può provocare un incendio.R8 Può provocare l’accensione dimaterie combustibili.R9 Esplosivo in miscela con materiecombustibili.R10 Infiammabile.R11 Facilmente infiammabile.R12 Estremamente infiammabile.R14 Reagisce violentemente conl’acqua.R15 A contatto con l’acqua liberagas estremamente infiammabili.R16 Pericolo di esplosione se mescolatocon sostanze comburenti.R17 Spontaneamente infiammabileall’aria.R18 Durante l’uso può formarecon aria miscele esplosive/infiammabili.R19 Può formare perossidi esplosivi.R20 Nocivo per inalazione.R21 Nocivo a contatto con la pelle.R22 Nocivo per ingestione.R23 Tossico per inalazione.R24 Tossico a contatto con la pelle.R25 Tossico per ingestione.R26 Molto tossico per inalazione.R27R28R29R30R31R32R33R34R35R36R37R38R39R40R41R42R43R44R45R46R48R49R50R51R52R53Molto tossico a contatto conla pelle.Molto tossico per ingestione.A contatto con l’acqua liberagas tossici.Può divenire facilmente infiammabiledurante l’uso.A contatto con acidi libera gastossico.A contatto con acidi libera gasaltamente tossico.Pericolo di effetti cumulativi.Provoca ustioni.Provoca gravi ustioni.Irritante per gli occhi.Irritante per le vie respiratorie.Irritante per la pelle.Pericolo di effetti irreversibilimolto gravi.Possibilità di effetti cancerogeni- Prove insufficienti.Rischio di gravi lesioni oculari.Può provocare sensibilizzazioneper inalazione.Può provocare sensibilizzazioneper contatto con la pelle.Rischio di esplosione per riscaldamentoin ambiente confinato.Può provocare il cancro.Può provocare alterazioni geneticheereditarie.Pericolo di gravi danni per lasalute in caso di esposizioneprolungata.Può provocare il cancro perinalazione.Altamente tossico per gli organismiacquatici.Tossico per gli organismi acquatici.Nocivo per gli organismi acquatici.Può provocare a lungo termi-


Il rischio chimico e tossicologico417R54R55R56R57R58R59R60R61R62R63R64R65R66R67R68ne effettivi negativi per l’ambienteacquatico.Tossico per la flora.Tossico per la fauna.Tossico per gli organismi delterreno.Tossico per le api.Può provocare a lungo termineeffetti negativi per l’ambiente.Pericoloso per lo strato diozono.Può ridurre la fertilità.Può danneggiare i bambini nonancora nati.Possibile rischio di ridotta fertilità.Possibile rischio di danni aibambini non ancora nati.Possibile rischio per i bambiniallattati al seno.Può causare danni polmonarise ingerito.L’esposizione ripetuta può provocaresecchezza e screpolaturadella pelle.L’inalazione dei vapori può provocaresonnolenza e vertigini.Possibilità di effetti irreversibili.Combinazioni delle frasi RR14/15 Reagisce violentemente conl’acqua liberando gas estremamenteinfiammabili.R15/21 A contatto con l’acqua liberagas tossici estremamente infiammabili.R20/21 Nocivo per inalazione e contattocon la pelle.R20/22 Nocivo per inalazione e ingestione.R20/21/22 Nocivo per inalazione, contattocon la pelle e per ingestione.R21/22 Nocivo a contatto con la pellee per ingestione.R23/24 Tossico per inalazione e contattocon la pelle.R23/25 Tossico per inalazione e ingestione.R23/24/25 Tossico per inalazione, contattocon la pelle e per ingestione.R24/25 Tossico a contatto con la pellee per ingestione.R26/27 Molto tossico per inalazione econtatto con la pelle.R26/28 Molto tossico per inalazione eper ingestione.R26/27/28 Molto tossico per inalazione,contatto con la pelle e per ingestione.R27/28 Molto tossico a contatto conla pelle e per ingestione.R36/37 Irritante per gli occhi e le vierespiratorie.R36/38 Irritante per gli occhi e la pelle.R36/37/38 Irritante per gli occhi, le vie respiratoriee la pelle.R37/38 Irritante per le vie respiratoriee la pelle.R39/23 Tossico: pericolo di effetti irreversibilimolto gravi per inalazione.R39/24 Tossico: pericolo di effetti irreversibilimolto gravi a contattocon la pelle.R39/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibilimolto gravi per ingestione.R39/23/24 Tossico: pericolo di effetti irreversibilimolto gravi perinalazione e a contatto con lapelle.R39/23/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibilimolto gravi per inalazioneed ingestione.


418Capitolo 12R39/24/25 Tossico: pericolo di effetti irreversibilimolto gravi a contattocon la pelle e per ingestione.R39/23/24/25 Tossico: pericolo di effettiirreversibili molto gravi perinalazione, a contatto con lapelle e per ingestione.R39/26 Molto tossico: pericolo di effettiirreversibili molto gravi perinalazione.R39/27 Molto tossico: pericolo di effettiirreversibili molto gravi per acontatto con la pelle.R39/28 Molto tossico: pericolo di effettiirreversibili molto graviper ingestione.R39/26/27 Molto tossico: pericolo di effettiirreversibili molto graviper inalazione e a contattocon la pelle.R39/26/28 Molto tossico: pericolo di effettiirreversibili molto graviper inalazione ed ingestione.R39/27/28 Molto tossico: pericolo di effettiirreversibili molto gravia contatto con la pelle e peringestione.R39/26/27/28 Molto tossico: pericolo dieffetti irreversibili molto graviper inalazione, a contatto conla pelle e per ingestione.R40/20 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione.R40/21 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili a contatto con lapelle.R40/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per ingestione.R40/20/21 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione e acontatto con la pelle.R40/20/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione edingestione.R40/21/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili a contatto con lapelle e per ingestione.R40/20/21/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione,a contatto con la pelle e peringestione.R42/43 Può provocare sensibilizzazioneper inalazione e contattocon la pelle.R48/20 Nocivo: pericolo di gravi danniper la salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione.R48/21 Nocivo: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungataa contattocon la pelle.R48/22 Nocivo: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per ingestione.R48/20/21 Nocivo: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazionee a contatto con la pelle.R48/20/22 Nocivo: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazionee ingestione.R48/21/22 Nocivo: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata a contattocon la pelle e per ingestione.R48/20/21/22 Nocivo: pericolo di gravidanni alla salute in caso diesposizione prolungata perinalazione, a contatto con lapelle e per ingestione.R48/23 Tossico: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazione.R48/24 Tossico: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata a contattocon la pelle.


Il rischio chimico e tossicologico419R48/25 Tossico: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per ingestione.R48/23/24 Tossico: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazionee a contatto con la pelle.R48/23/25 Tossico: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungata per inalazioneed ingestione.R48/24/25 Tossico: pericolo di gravi dannialla salute in caso di esposizioneprolungta a contattocon la pelle e per ingestione.R48/23/24/25 Tossico: pericolo di gravidanni alla salute in caso diesposizione prolungta per inalazione,a contatto con la pellee per ingestione.R50/53 Altamente tossico per gli organismiacquatici, può provocarea lungo termine effetti negativiper l’ambiente acquatico.R51/53 Tossico per gli organismi acquatici,può provocare a lungotermine effetti negativi perl’ambiente acquatico.R52/53 Nocivo per gli organismi acquatici,può provocare a lungotermine effetti negativi perl’ambiente acquatico.R68/20 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazioneR68/21 Nocivo: possibilità di effetti irreversibilia contatto con la pelle.R68/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per ingestione.R68/20/21 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione e acontatto con la pelle.R68/20/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione eingestione.R68/21/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili a contatto con lapelle e per ingestione.R68/20/21/22 Nocivo: possibilità di effettiirreversibili per inalazione,a contatto con la pelle e peringestione.Elenco dei consigli di prudenza SS 1S 2S 3S 4S 5S 6S 7S 8S 9S 12S 13S 14S 15S 16S 17S 18Conservare sotto chiave.Conservare fuori della portatadei bambini.Conservare in luogo fresco.Conservare lontano da localidi abitazione.Conservare sotto (liquido appropriatoda indicarsi da partedel fabbricante).Conservare sotto (gas inerteda indicarsi da parte del fabbricante).Conservare il recipiente benchiuso.Conservare al riparo dall’umidità.Conservare il recipiente inluogo ben ventilato.Non chiudere ermeticamenteil recipiente.Conservare lontano da alimentio mangimi e da bevande.Conservare lontano da (sostanzeincompatibili da precisareda parte del produttore).Conservare lontano dal calore.Conservare lontano da fiammee scintille - Non fumare.Tenere lontano da sostanzecombustibili.Manipolare ed aprire il recipientecon cautela.


420Capitolo 12S 20 Non mangiare nè bere durantel’impiego.S 21 Non fumare durante l’impiego.S 22 Non respirare le polveri.S 23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol [termine(i)appropriato(i) da precisare daparte del produttore].S 24 Evitare il contatto con la pelle.S 25 Evitare il contatto con gli occhi.S 26 In caso di contatto con gli occhi,lavare immediatamente eabbondantemente con acquae consultare il medico.S 27 Togliersi di dosso immediatamentegli indumenti contaminati.S 28 In caso di contatto con la pellelavarsi immediatamente edabbondantemente (con prodottiidonei da indicarsi daparte del fabbricante).S 29 Non gettare i residui nelle fognature.S 30 Non versare acqua sul prodotto.S 33 Evitare l’accumulo di caricheelettrostatiche.S 35 Non disfarsi del prodotto edel recipiente se non con ledovute precauzioni.S 36 Usare indumenti protettiviadatti.S 37 Usare guanti adatti.S 38 In caso di ventilazione insufficiente,usare un apparecchiorespiratorio adatto.S 39 Proteggersi gli occhi/la faccia.S 40 Per pulire il pavimento e glioggetti contaminati da questoprodotto, usare... (da precisareda parte del produttore).S 41 In caso di incendio e/o esplosionenon respirare i fumi.S 42S 43S 45S 46S 47S 48S 49S 50S 51S 52S 53S 56S 57Durante le fumigazioni/polimerizzazioniusare un apparecchiorespiratorio adatto[termine(i) appropriato(i) daprecisare da parte del produttore].In caso di incendio usare...(mezzi estinguenti idonei daindicarsi da parte del fabbrcante.Se l’acqua aumenta ilrischio precisare «Non usareacqua»).In caso di incidente o di malessereconsultare immediatamenteil medico (se possibile,mostrargli l’etichetta).In caso d’ingestione consultareimmediatamente il medicoe mostrargli il contenitore ol’etichetta.Conservare a temperatura nonsuperiore a... °C (da precisareda parte del fabbricante).Mantenere umido con... (mezzoappropriato da precisareda parte del fabbricante).Conservare soltanto nel recipienteoriginale.Non mescolare con... (da specificareda parte del fabbricante).Usare soltanto in luogo benventilato.Non utilizzare su grandi superficiin locali abitati.Evitare l’esposizione - procurarsispeciali istruzioni primadell’uso.Smaltire questo materiale erelativi contenitori in un puntodi raccolta rifiuti pericolosio speciali autorizzato.Usare contenitori adeguatiper evitare l’inquinamento ambientale.


Il rischio chimico e tossicologico421S 59 Richiedere informazioni alproduttore/fornitore per il recupero/riciclaggio.S 60 Questo materiale e il suo contenitoredevono essere smaltiticome rifiuti pericolosi.S 61 Non disperdere nell’ambiente.Riferirsi alle istruzioni specialischede informative in materiadi sicurezza.S 62 Non provocare il vomito: consultareimmediatamente il medicoe mostrargli il contenitoreo l’etichetta.S 63 In caso di incidente per inalazione,allontanare l’infortunatodalla zona contaminata emantenerlo a riposoS 64 In caso di ingestione sciacquarela bocca con acqua (solamentese l’infortunato è cosciente).Combinazioni delle frasi SS 1/2 Conservare sotto chiave e fuoridella portata dei bambini.S 3/7 Tenere il recipiente ben chiusoin luogo fresco.S 3/9/14 Conservare in luogo frescoe ben ventilato lontano da...(materiali incompatibili daprecisare da parte del fabbricante).S 3/9/14/49 Conservare soltanto nel contenitoreoriginale in luogofresco e ben ventilato lontanoda... (materiali incompatibilida precisare da parte del fabbricante).S 3/9/49 Conservare soltanto nel contenitoreoriginale in luogo frescoe ben ventilato.S 3/14 Conservare in luogo frescolontano da... (materiali incompatibilida precisare da partedel fabbricante).S 7/8 Conservare il recipiente benchiuso e al riparo dall’umidità.S 7/9 Tenere il recipiente ben chiusoe in luogo ben ventilato.S 7/47 Tenere il recipiente ben chiusoe a temperatura non superiorea... °C (da precisare da partedel fabbricante).S 20/21 Non mangiare, nè bere, nè fumaredurante l’impiego.S 24/25 Evitare il contatto con gli occhie con la pelle.S 29/56 Non gettare i residui nelle fognature.S 36/37 Usare indumenti protettivi eguanti adatti.S 36/37/39 Usare indumenti protettivi eguanti adatti e proteggersi gliocchi/la faccia.S 36/39 Usare indumenti protettiviadatti e proteggersi gli occhi/la faccia.S 37/39 Usare guanti adatti e proteg-S 47/49S 47/49gersi gli occhi/la faccia.Conservare soltanto nel contenitoreoriginale a temperaturanon superiore a...°C (daprecisare da parte del fabbricante).Conservare soltanto nel contenitoreoriginale a temperaturanon superiore a...°C (daprecisare da parte del fabbricante).


422Capitolo 12Schede di dati di sicurezzaLa scheda d i s i c u re z z a sezione p e rsezioneSezione 1Identificazione del preparato e della societàproduttrice• nome della sostanza o del preparato,• nome del produttore,• indirizzo della ditta produttrice,• recapito telefonico per le emergenze.Viene riportata la denominazione dell’agentechimico e il nome del produttoreo di colui che ha immesso nel mercatoil prodotto unitamente al suo recapito.Spesso è presente anche un numero telefonicoda utilizzare in caso di emergenza.Sezione 2Composizione – informazioni sugli ingredienti• codice identificativo CAS,• numero CEE,• eventuali sinonimi.Nel caso in cui si tratti di miscele vieneriportata la composizione qualitativa equantitativa.Sezione 3Identificazione dei pericoli• rischio di ………,• sintomi di esposizione: ……..Vengono riportati i rischi principali cheil prodotto presenta – in particolare perl’uomo e per l’ambiente – gli effetti dannosiper la salute umana e i sintomi checaratteristicamente possono insorgere inseguito ad esposizione.Sezione 4Misure di primo soccorso• in caso di contatto con la cute,• in caso di contatto con gli occhi,• in caso di ingestione,• in caso di inalazione.Sono riportate indicazioni sintetichesulle procedure da attivare in caso diemergenza per prestare soccorso all’infortunato.Si tratta di indicazioni di primosoccorso che non richiedono specifichecompetenze mediche e che devonoessere attuate con la massima immediatezza.Anche dopo aver prestato il primosoccorso consultare un medico ed informarlodelle operazioni prestate all’infortunato.È sempre opportuno fornirela medico la scheda tecnica dell’agentechimico.Sezione 5Misure antincendio• estinguere con ……..,• non usare ………..,• indossare ……….Vengono fornite le indicazioni necessariea chi deve intervenire in caso di incendioprovocato dall’agente chimico,o sviluppatosi nelle vicinanze di esso.Sono specificati i mezzi estinguenti piùidonei e quelli che non devono essere inveceimpiegati per ragioni di sicurezza,l’equipaggiamento protettivo specialeper gli addetti all’estinzione, nonchéeventuali rischi fisici derivanti dall’agentechimico o dai suoi prodotti di combustione.Sezione 6Misure in caso di fuoriuscita accidentale• ventilare la zona ……,• indossare ……,• neutralizzare con …….,• assorbire con ……..Vengono riportate le precauzioni da seguire,a seguito di fuoriuscita o versa-


Il rischio chimico e tossicologico423mento del prodotto chimico (quali adesempio l’allontanamento di fonti di accensione,la predisposizione di un’adeguataventilazione, l’utilizzo di idoneiD.P.I.) e quelle da prendere ai fini dellatutela ambientale (allontanamento delmateriale versato da fognature/scarichi odal suolo, rimozione e bonifica delle superficicontaminate).Sezione 7Manipolazione e stoccaggio• manipolazione ………,• stoccaggio …….Troviamo indicate le condizioni da rispettareper una manipolazione corretta(procedure da seguire, operazioni da evitare,etc.) e per lo stoccaggio sicuro delprodotto chimico (ad esempio ventilazionedei locali, tasso di umidità, limiti ditemperatura, tipologia dei “contenitori”di conservazione, ecc.).Sezione 8Controllo dell’esposizione/protezione individuale• protezione delle mani ……,• protezione degli occhi ….,• protezione delle vie respiratorie …..,• protezione dei piedi ….Questa sezione permette di individuarele misure precauzionali da adottareper ridurre al minimo la probabilità dicontatto con un agente chimico e quelleche consentono di contenere l’esposizione.Vengono fornite informazioni circa iD.P.I. più idonei da utilizzare e vengonospesso anche riportati i provvedimenti dinatura tecnica, i parametri di controlloe, ove necessario, le particolari misureigieniche che consentono, al di là dellaprotezione individuale, di minimizzare ilrischio di esposizione.Sezione 9Proprietà fisiche e chimiche• solubilità• densità ……,• infiammabilità….,• aspetto ……,• odore …….sono riportate le principali proprietà fisichee chimiche dell’agente trattato chedovrebbero essere comunque prese inconsiderazione ai fini della sicurezza edella tutela dell’ambiente.La solubilità e la densità ad esempio cidicono se il prodotto si scioglie o menonell’acqua e se galleggia o va a fondo. Ilgrado di infiammabilità indica la minimatemperatura a cui si formano vapori infiammabili;la velocità di evaporazione ela densità di vapore forniscono informazionicirca la tendenza a generare vapori,l’aspetto e l’odore permettono spesso diriconoscere l’agente chimico attraverso isensi.Sezione 10Stabilità e reattività• stabilità ….,• condizioni da evitare…,• prodotti di decomposizione …..Vengono fornite informazioni riguardantila stabilità del prodotto nellecondizioni di lavoro, la possibilità chesi verifichino reazioni pericolose inparticolari circostanze. Sono riportatele condizioni (temperatura, luce, urti,etc.) che possono dar luogo a reazionipericolose, i materiali che devono essereevitati durante la manipolazionedell’agente chimico in uso ed eventualiprodotti chimici pericolosi che possonooriginarsi a seguito della sua decomposizione.


424Capitolo 12Sezione 11Informazioni tossicologiche• può causare irritazione della pelle.…..,• può produrre effetti dannosi …..,• LD50 ……,• LC50 ……In questa sezione vengono descritti inmaniera sintetica ma completa i vari effettitossicologici immediati e ritardatisulla salute dell’operatore in seguitoall’esposizione. Sono riportate ancheinformazioni sulle principali vie di esposizioneunitamente ad una breve descrizionedegli effetti associati.Sezione 12Informazioni ecologiche• scarsamente biodegradabile …..,• ittiotossicità,• BOD ….,• COD …..,• non disperdere nell’ambiente.Dalle informazioni riportate in questa sezioneè possibile conoscere gli effetti cheil prodotto può avere sull’ambiente (tassodi biodegradabilità, accumulo nelle componentiambientali, danni a carico dellespecie acquatiche o ad altre forme di vitaanimale o vegetale) a seguito di una suaimmissione incontrollata nell’ambientestesso.Sezione 13Considerazioni sullo smaltimento• non scaricare nelle fognature,• inviare in discarica,• inviare all’inceneritore,• osservare le norme nazionali e internazionali.Sono fornite le indicazioni necessarieper procedere al corretto smaltimentodell’agente chimico o dei materiali daesso contaminati, nel maggior rispettodell’ambiente.Sezione 14Informazioni sul trasporto• ADR classe ….,• IMDG classe …..,• etichetta.Sono descritte le precauzioni che l’utilizzatoredeve seguire durante il trasportoo la movimentazione (etichettatura, imballo,segnalazioni di pericolo). Possonoessere riportate anche informazioni inmerito alle raccomandazioni di normeo di accordi internazionali concernentil’imballaggio e il trasporto di merci pericolose(accordo ADR, codice marittimointernazionale, etc.).Sezione 15Informazioni sulla regolamentazione• frasi di rischio (frasi R),• consigli di prudenza (frasi S).Sono indicate le frasi R ed S presentisull’etichetta. Ove esistenti sono riportateeventuali altre disposizioni rilevanti aifini della protezione dell’uomo e dell’ambiente.Sezione 16Altre informazioni• legge n. ….,• direttiva CEE n. ….In quest’ultima sezione sono riportateeventuali raccomandazioni o restrizioniper d’uso, centri di contatto tecnico,fonti normative utilizzate per redigerela scheda di sicurezza, data di emissionedella scheda.


Analisideiprincipalicomportamentia rischiocapitolo 13Patrizio ErbaAlba Rosa BianchiPierpaolo FerranteStefania Massari


Analisi dei principali comportamenti a rischio427Analisi dei principali comportamenti a rischioGli infortuni domestici che si registranoogni anno nel Paese costituiscono unfenomeno cui occorre prestare molta attenzione.La percentuale di morti e incidentatirichiede un accurato studio.I rischi in ambiente domestico possonoessere classificabili in:• rischi volti a incidere sulle condizionidi salute del soggetto;• rischi volti a compromettere le condizionidi sicurezza.I rischi per la salute comprendono:• rischi chimici (monossido di C, detergenti,decalcificanti, formaldeide,amianto, piante ornamentali, ecc.);• rischi fisici (radon, campi elettromagnetici,ecc.);• rischi biologici (animali domestici,muffe, ecc.);• rischi legati allo stile di vita (alcol,fumo, sostanze di abuso, ecc.).In particolare, la letteratura scientifica rilevaanche l’esistenza di correlazione tragli stili di vita (come ad esempio l’uso/abuso di alcol) e gli infortuni.Gli stili di vita, infatti, si riferiscono amodelli di comportamento le cui caratteristichesi ripercuotono sulla salute e laqualità della vita degli individui. La sceltadi adottare un particolare stile di vita nondipende solo da fattori propri del singolo(conoscenze, credenze, valori...), maè influenzata da fattori sociali (famiglia,amici, colleghi di lavoro...) ambientali edeconomici (reddito, disponibilità di risorseper la salute...).La sedentarietà, il sovrappeso, l’alimentazionescorretta, il tabagismo, l’uso eccessivodi alcol sono tra i fattori che maggiormenteincidono in termini di impattosulla salute e sulla qualità della vita.In base alle evidenze scientifiche, adesempio, nei luoghi di lavoro dove vengonoincentivate iniziative per la promozionedella salute (con maggior efficaciaper i programmi attivi per la cessazionedal fumo), si riducono gli infortuni.In una presentazione nell’ambito di unrecente evento informativo 1 è stata messain evidenza la casistica relativa agli infortunidomestici correlati ad abuso alcolicoin cui delle 148 alcolemie effettuatepresso il Centro Ospedaliero di Conegliano26 (18,1%) hanno riguardato donne.Infortuni domestici correlati da abuso alcolico2613.1 - Prevalenza tra i due sessiCadutain piano20%Cadutadalle scale15%Incidenti: esame dei casiTentatosuicido20%MaschiCadutada finestra5%118FemmineAgitazionepsicomotoria5%Lipotimia15%Ingestionedi vino conil biberon5%Percosse15%13.2 - Distribuzione per sesso e classi di età


428Capitolo 13La relazione presentata era in particolarevolta a dimostrare che, stante la presenzadell’abuso alcolico quale fattore dirischio determinante, la soglia di rischioper soggetti in buone condizioni psicofisicheed in condizioni ambientali ritenutesicure si abbassa.I rischi per la sicurezza a loro volta possonoessere distinti in:• rischi strutturali (scale, pavimenti, altriagenti materiali, ecc.);• rischi manutentivi (caldaia a gas, impianti,ecc.).Ricordata una possibile classificazionedei rischi, è opportuno ritenere che il rischiostesso e la sua valutazione possonoessere inquadrati sotto il profilo psicologico.Infatti, considerando il futuro comeautodeterminabile, si può comprenderel’esigenza di attivarsi senza attendere ilfato, cioè considerare la variabile psicologicalocus of control che indica il gradodi percezione rispetto al controllo delproprio destino e degli eventi in genere.Un locus of control esterno attribuisceprevalentemente al destino o agli altriil controllo di quanto accade. Quello internovede, invece, il soggetto molto piùindirizzato a considerare il destino comeun effetto delle proprie azioni e quindi lavariabile è intervenibile.In altre parole, il locus of control rappresental’atteggiamento mentale con cuinoi sentiamo di essere in grado di determinarele nostre azioni – e i relativi risultati– rispetto al controllo esercitato dalcaso e dalle circostanze esterne.Nell’accadimento dell’infortunio svolgeun ruolo particolarmente significativo ilcomportamento che spinge un soggettoa correre rischi che possono costituireuna minaccia per l’incolumità sulla basedi una errata autovalutazione.L’esposizione al rischio è più elevata nelperiodo adolescenziale e tende a ridursicon l’età più matura, nel presuppostoche il comportamento nei confronti delrischio possa variare a seconda del tipodi situazione o contesto in cui l’individuosi trovi coinvolto.40302010013.321.220.50 - 5Quozienti per 1000 personeper sesso e classi di età (2000)9.96.8maschifemmine6.96.318.05.528.78.430.112.66 - 14 15 - 24 25 - 44 45 - 64 > 65Se si analizza il grafico sopra riportato,si nota che le categorie più soggette adinfortunio sono i bambini di età inferiorea 5 anni e le persone di età superiore a45 anni.Per la fascia di età fino a 15 anni, sonoi maschi che rappresentano la categoriapiù a rischio, ma, dai 24 anni in su, si registrauna inversione di tendenza: infatti,le donne, in particolare quelle di età maggioredi 75 anni, sono interessate da unaalta incidenza di infortunio domestico.Una spiegazione a tale tendenza può esserefornita considerando per la fasciadi età infantile, l’attitudine, o meglio, ilcomportamento che i bambini assumonodurante le loro attività ludiche: infatti,la competitività, esercitata con un maggioreriferimento alle risorse fisiche individuali(giochi di forza, guerra, sport dicontatto - calcio), possono essere l’originedi una maggiore propensione a subireinfortuni 2 .Anche l’utilizzazione impropria delle ap-


Analisi dei principali comportamenti a rischio429parecchiature e/o utensili presenti in casaassociati all’atteggiamento dipendentedall’estrema sicurezza e familiarità conessi, induce a minimizzare l’azione chesi sta compiendo e quindi può far nascerel’infortunio.È noto che abitudini consolidate, il sottovalutareil rischio, la cattiva presa dicoscienza del pericolo, ma soprattuttogli errori di comportamento possono farnascere l’infortunio.Tant’è che, sempre nel citato lavoro, vienedetto che gli errori di comportamento(distrazioni, imprudenze, imperizia, dimenticanza,ecc.) negli infortuni domesticirisultano così frequenti da essere responsabilidi 3 su 4 infortuni domestici.A suffragio, le cause di infortunio 3 perl’intera popolazione, risultanti dalla ricercamulticentrica ISPESL effettuata incollaborazione con nove Regioni italiane4 , sono quelle rappresentate nella tabella13.4.causa F M T % F % M % TDistrazione/disattenzione167 78 245 46,39 45,09 45,96Malessere 92 37 129 25,56 21,39 24,2ComportamentoInfortunato64 38 102 17,78 21,97 19,14Fattori strutturali 23 7 30 6,39 4,05 5,63Comportamento altri 6 8 14 1,66 4,62 2,63Altra causa 8 5 13 2,22 2,88 2,44Totale 360 173 533 100 100 10013.5. Causa infortunio - AnzianiPer quanto riguarda la popolazione ultrasessantacinquennele cause sono riportatenella tabella 13.5. Mentre le causerelative agli infortuni domestici mortalisono riprodotte nella tabella 13.6.causa F M T % F % M % Tcausa F M T % F % M % TDistrazione/disattenzione209 134 343 54,28 54,27 54,36Distrazione/ disattenzione33 17 50 32,68 26,16 30,13Comportamentoinfortunato79 66 145 20,52 26,83 22,98Malessere 26 17 43 25,74 26,15 25,9malessere 47 19 66 12,21 7,72 10,46Comportamentoinfortunato24 14 38 23,76 21,54 22,89Fattori strutturali 28 15 43 7,27 6,1 6,81Altra causa 15 10 25 14,85 15,38 15,06Comportamento altri 16 9 25 4,16 3,66 3,96Comportamento altri 1 4 5 0,99 6,15 3,01Altra causa 6 3 9 1,56 1,22 1,43Fattori strutturali 2 3 5 1,98 4,62 3,01totale 385 246 631 100 100 100Totale 101 65 166 100 100 10013.4 - Causa di infortunio - Intera popolazione13.6 – Cause di infortunio domestico mortale


430Capitolo 13Da tali tabelle si evince che le principaliragioni di infortunio sono la distrazione/disattenzione e il comportamento.Infatti, la distrazione/disattenzione è laprima causa di infortunio in ambito domesticosia nell’intera popolazione conil 54,36%, sia negli ultrasessantacinquenni,sia negli infortuni mortali.Al secondo posto tra le cause di infortunioper l’intera popolazione è il comportamentodell’infortunato (22,98%),che è anche la terza causa per gli anziani(19,14%) e per gli infortuni mortali(22,89%).Anche il comportamento altrui ha unacerta rilevanza sia negli infortuni domesticidell’intera popolazione (3,96%) chedegli anziani (2,63%), che negli infortunimortali (3,01%).In generale, non si ha la percezione dellapropria vulnerabilità: si percepisce ilpericolo solo se si ritiene possa capitarequalche cosa di veramente grave e spessoci si culla in false sicurezze perchénon si ritiene necessario proteggersi. Inultima analisi, non ci si considera soggettipotenzialmente a rischio, sottovalutandoil pericolo e mantenendo comportamentiinsicuri.Il comportamento, che può essere idoneoo non idoneo, può essere definitocome il modo di agire e reagire di unsoggetto in relazione con altri soggetti,agenti materiali o semplicemente conl’ambiente.Un comportamento idoneo è condizionatodalla valutazione della gravità delleconseguenze che l’infortunio comporta.Tuttavia, tale comportamento correttopuò essere, pur sempre, influenzatodalla distrazione: la casalinga che staadoperando un coltello si può procurareuna ferita perché la sua attenzione è distoltadal pianto del figlio.Anche l’abitudine a compiere una determinataazione, può agire sul comportamentocorretto: l’anziana che siprepara il caffè al risveglio mattutino,indossando una vestaglia con ampie maniche,può incorrere nella grave ustionea seguito dell’accensione dell’indumentovenuto a contatto con la fiamma delpiano di cottura.Infine, anche una patologia può condizionarel’azione compiuta correttamente:chi sale su una scala a norma, regolarmenteappoggiata, con idonee calzature,può cadere per un’improvvisa vertigine.Il comportamento non idoneo, di contro,è la risultante di imperizia, imprudenzao negligenza: il soggetto che salesu una scala portatile con le pantofolenon pensa alla propria stabilità o che lepantofole possano impigliarsi nei gradini,con la conseguenza di rovinose cadute;colei che mischia la candegginacon il decalcificante, forse non conoscela pericolosità dei due prodotti chimici;chi trascura la lettura delle etichette diun detergente ha certamente un atteggiamentonegligente o incauto.Tanto sul comportamento corretto, quantosu quello non idoneo può sempre agireun fattore imponderabile, del tuttoimprevedibile, dovuto al caso.Se volessimo raffigurare la catena deglieventi che intercorrono tra attività postain essere e un possibile infortunio,questa potrebbe essere rappresentatasulla base di una banale considerazioneche generalmente l’attività usuale/reiterata(ripetitività faccende domestiche,accudimento persona, ecc.) può comportareun abbassamento del livello diattenzione nell’effettuazione dell’attivitàstessa con l’assunzione di insufficientio minori precauzioni che possono darluogo, in presenza di una patologia e/o


Analisi dei principali comportamenti a rischio431Relazione tra attività usuale/ripetitivae infortunioRelazione tra attività non usualee infortunio<strong>INFORTUNI</strong>O<strong>INFORTUNI</strong>ODISTRAZIONEPATOLOGICADISTRAZIONEPATOLOGICAPRECAUZIONIINSUFFICIENTI/MINORICASOPRECAUZIONIINSUFFICIENTICASOABBASSAMENTOLIVELLO DI ATTENZIONESTIMA PERICOLIIDONEAATTIVITÀ USUALE RIPETITIVAATTIVITÀ NON USUALE13.7 - Relazione tra attività usuale/ripetitiva e infortunio13.8 - Relazione tra attività non usuale e infortunio.in conseguenza della distrazione, allaconcretizzazione dell’evento-infortunio(figura 13.7).Se invece l’attività in essere è quella nonusuale il soggetto può incorrere in unanon corretta stima del potenziale pericoloproprio dell’attività in corso. Talecircostanza può, a sua volta, determinareuna sottostima del potenziale pericoloche, inevitabilmente, riverberanell’assunzione di insufficienti precauzionicon la conseguenza del possibileverificarsi dell’infortunio anche con l’interventodella distrazione o della patologia(figura 12.8).È ovvio che in ambedue le circostanzesussiste un margine di accadimento dipendentedalla casualità.In sostanza, l’infortunio può concretizzarsiquando il soggetto o per eccessodi confidenza pone in essere volontariamenteun abbassamento del livellodi guardia od anche involontariamenteper errata valutazione delle condizionidi pericolo a seguito della scarsa conoscenzadell’azione.


432Capitolo 13Note1 La casa: istruzioni per l’uso, lezioni di prevenzione- Padova 15-22 ottobre 20052 ISPESL; Case, persone, infortuni: conoscere perprevenire. Anno 20003 Le cause di infortunio considerate nelle tabellerisultano dal questionario a suo tempo utilizzatonell’ambito della citata indagine e nellafattispecie sono raggruppate come di seguito:- distrazione/disattenzione è anche un insufficientecontrollo nei confonti di bambini, anzianio disabili;- comportamento improprio dell’infortunato siintende quello legato a imprudenza, erratoutilizzo, inesperienza;- fattori strutturali /funzionali legati all’agentemateriale coinvolto: cattivo funzionamento,errata manutenzione, mancanza di dispositividi sicurezza ecc;- tra le altre cause da specificare sono compreseanche le cause ambientali indipendenti dallavolontà’ umana (es: black-out elettrici, variazionimeteorologiche, improvvisi rumori ecc.).4 Massari S., Ferrante P., Bianchi A.R., MarinaccioA., Scarselli A., Erba P., Iavicoli S. “Infortunidomestici: individuazione dei fattori che intervengononella dinamica infortunistica e nellecondizioni di salute. Analisi delle relative conseguenze”.Monografia Ispesl Marzo 2009


Obblighidel titolaregestoredell’abitazioneDocumentida conservarecapitolo 14Alberto Cucchi


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare435Obblighi del titolare - gestore dell’appartamento.Documentazione da conservareIn Italia non esiste ancora tra i cittadiniuna cultura diffusa sulla sicurezza e sullamanutenzione del proprio immobile. Sitende a trascurare e a sottovalutare i segnalidi eventuali dissesti o l’importanzadella manutenzione di parti di edificio edimpianti. Gli edifici esistenti, di vecchiao recente costruzione, in genere hannosubito insufficienti controlli per la valutazionedello stato di conservazione.La mancanza di dati sulla qualità costruttiva,la manutenzione, la sicurezza degliimpianti e la certezza della proprietàrappresentano un forte vincolo alla sicurezzaabitativa.Il recente terremoto d’Abruzzo ha evidenziato,oltre alle inadempienze di costruttori,proprietari e organi di verifica,anche la necessità di una più accurataregistrazione della storia costruttivae manutentiva degli edifici riportandoall’attenzione il libretto (o fascicolo) delfabbricato. Un documento, proposto perla prima volta circa 20 anni fa e ad oggi,nonostante varie proposte, ancora nonprevisto dalla legislazione nazionale.L’adozione del fascicolo del fabbricatopermetterebbe di raggruppare le numerosecertificazioni che già ora i singoliproprietari e gli amministratori di condominiodevono conservare e soprattuttodi registrare la storia dell’edificio. Ildocumento potrebbe diventare utile perla verifica della sicurezza statica degliimmobili acquisendo per esempio glischemi generali della distribuzione dellestrutture portanti, ma anche per comprenderedopo anni di realizzazione lostato di degrado potenziale dell’immobile.È importante mettere in risalto che ildecadimento delle caratteristiche deimateriali, degli impianti e della funzionalitàpresuppone l’abbassamento siadel livello di sicurezza, che della qualitàdegli spazi abitativi.In questo capitolo ci soffermeremo quindisui principali obblighi oggi esistentisulla documentazione da conservare acarico del titolare o del gestore dell’abitazione,compreso l’amministratore dicondominio, con particolare riferimentoalla sicurezza impiantistica, argomentoche più direttamente coinvolge questefigure.Il 12 marzo 2008 è stato pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 61 Il Decretodel Ministero dello sviluppo economicon. 37 del 22-1-2008 recante il riordinodelle disposizioni in materia di attivitàdi installazione degli impianti all’internodegli edifici, che sostituisce la notaL. 46/1990. Il D.M. 37/08, prevede specificiobblighi a carico di diverse figureinteressate alle attività di installazione,trasformazione, ampliamento e manutenzionedegli impianti, tra i quali anchei gestori e/o titolari delle abitazioni.Vi sono poi ambiti di intervento legislativoche non interessano direttamente lasicurezza impiantistica in ambito civile,ma che hanno su di essa un’indubbia ricaduta,come nel caso ad esempio dellalegislazione sul rendimento energetico


436Capitolo 14nell’edilizia. Il D. Lgs. 19 agosto 2005,n. 192: «Recepimento nell’ordinamentoitaliano della direttiva 2002/91/CE del16 dicembre 2002 relativa al rendimentoenergetico nell’edilizia» pone per operazionidi controllo tecnico scadenze temporalimassime legate alle esigenze diefficienza energetica e alla salvaguardiadell’ambiente. Tali operazioni di controllotecnico sono svolte solo ai fini delcontenimento dei consumi energetici edella conseguente salvaguardia dell’ambiente,ma in ogni caso un tecnico cheinterviene su un impianto non può trascurareprioritariamente di verificarnele condizioni di corretto funzionamentoe lo stato di sicurezza (le notazioni appostein fondo ai moduli appositamentepredisposti per questi controlli sono finalizzatea rammentare questa esigenzaprimaria).Sempre nell’ambito delle disposizionilegislative non espressamente rivoltealla sicurezza in ambienti di civile abitazione,ma che hanno indirettamente sudi essa un forte impatto, si ritiene utilecitare nell’ultima parte del presente articolole attuali detrazioni o agevolazionifiscali per le spese sostenute per i lavoridi recupero del patrimonio edilizio.Obblighi per l’installazione, la trasformazione, l’ampliamentoe la manutenzione degli impiantiIl recente Decreto del Ministero dellosviluppo economico n. 37 del 22-1-2008 1 , prevede specifici obblighi a caricodi diverse figure interessate alleattività di installazione, trasformazione,ampliamento e manutenzione degli impiantitra i quali anche i committenti e iproprietari.Obblighi del committenteAssegnazione d e i l a v o r i 2Il committente, ovvero il proprietariodell’immobile o il titolare dell’impresaedile costruttrice dell’immobile, è tenutoad affidare i lavori di installazione, trasformazione,ampliamento e manutenzionestraordinaria degli impianti compresinel D.M. 37/08 (riquadro 14.1) a impreseabilitate per il settore di appartenenzadegli impianti stessi.Al l a c c ia m e n t o d i u n a n u o v a f o r n i t u rad i g a s, energi a e l e t t r i c a, a c q u a 3Il committente, entro 30 giorni dall’allacciamentodi una nuova fornitura di gas,energia elettrica, acqua, negli edifici diqualsiasi destinazione d’uso, consegnaal distributore o al venditore copia delladichiarazione di conformità dell’impiantoo – a seconda dei casi previsti – copiadella dichiarazione di rispondenza.Decorso il termine stabilito senza che siaprodotta la dichiarazione di conformità,il fornitore o il distributore di gas, energiaelettrica o acqua, previo congruo avviso,sospende la fornitura.


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare437Ca s i in c u i il c o m m i t t e n t e è te n u to allac o n s e g n a a l distributore o a l v e n d i t o r ec o p ia della dichiarazione d i c o n f o r m i t àd e l l ’impianto 4• Aumento di potenza impegnata a seguitodi interventi sull’impianto;• aumento di potenza, anche senza interventisull’impianto, che determinail raggiungimento dei livelli di potenzaimpegnata di cui al riquadro 14.4o comunque, per gli impianti elettrici,la potenza di 6 kW;• in tutti i casi di variazione della portatatermica di gas.Se l’impianto è stato realizzato primadel 27 marzo 2008 (data di entrata in vigoredel D.M. 37/08), l’utente può fornireal distributore o al venditore, in alter-14.1 - Classificazione degli impianti ai sensi del DM 37/08 5Il DM 37/08 si applica ai seguenti impianti posti al servizio degli edifici, indipendentementedalla destinazione d’uso, collocati all’interno degli stessi o delle relativepertinenze:a. impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizzazionedell’energia elettrica, impianti di protezione contro le scariche atmosferiche,nonché gli impianti per l’automazione di porte, cancelli e barriere;b. impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere;c. impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e di refrigerazionedi qualsiasi natura o specie, comprese le opere di evacuazione dei prodottidella combustione e delle condense, e di ventilazione ed aerazione dei locali;d. impianti idrici e sanitari di qualsiasi natura o specie;e. impianti per la distribuzione e l’utilizzazione di gas di qualsiasi tipo, comprese leopere di evacuazione dei prodotti della combustione e ventilazione ed aerazionedei locali;f. impianti di sollevamento di persone o di cose per mezzo di ascensori, di montacarichi,di scale mobili e simili;g. impianti di protezione antincendio.Note:• Per gli impianti elettrici, idrici e del gas connessi a reti di distribuzione, l’applicazione delDecreto inizia dal punto di consegna della fornitura.• Non sono disciplinati dal decreto, gli impianti o parti di impianto, per gli aspetti soggettia requisiti di sicurezza prescritti in attuazione della normativa comunitaria o di normativaspecifica.• Gli impianti elettrici posti all’esterno ricadono nell’ambito di applicazione del D.M. 37/08se risultano collegati, anche solo funzionalmente, agli edifici. In questi casi, infatti, essirappresentano le cosiddette “pertinenze” degli edifici.• Gli impianti telefonici e di trasmissione dati, se collegati a una rete esterna, sia essa pubblicao privata, non rientrano nell’ambito di applicazione del D.M. 37/08, bensì nella piùspecifica normativa di legge (Attualmente la materia delle reti telefoniche è regolata dallaL. 109/91 e dal relativo D.M. 314/92).


438Capitolo 14nativa alla dichiarazione di conformitàdell’impianto rilasciata dall’installatore,una dichiarazione di rispondenza.Op e r e in edifici s u b o r d i na t i a l per messod i c o s t r u i r e 6L’installazione impiantistica in edifici subordinatial permesso di costruire, ovveroalla denuncia di inizio di attività (ai sensidel D.P.R. 380/01), comporta, per il soggettotitolare del permesso di costruire oil soggetto che ha presentato la denunciadi inizio attività, il deposito contestualepresso lo “sportello unico per l’edilizia”del comune ove l’intervento deve essererealizzato, del progetto edilizio e delprogetto degli impianti da realizzare.Certificato d i agibilità 7Il certificato di agibilità è rilasciato dalleautorità competenti previa acquisizionedella dichiarazione di conformità, nonchédel certificato di collaudo degli impiantiinstallati, ove previsto dalle normevigenti.Obblighi del proprietarioGestione d e g l i impianti 8Il proprietario dell’impianto adotta lemisure necessarie per conservarne le caratteristichedi sicurezza previste dallanormativa vigente in materia, tenendoconto delle istruzioni per l’uso e la manutenzionepredisposte dall’impresa installatricedell’impianto e dai fabbricantidelle apparecchiature installate.Resta ferma la responsabilità delle aziendefornitrici o distributrici per le partidell’impianto e delle relative componentitecniche da loro installate o gestite.Obblighi dell’ impresainstallatriceAI termine dei lavori, dopo aver effettuatole verifiche previste dalla normativatecnica vigente, comprese quelle di funzionalità,l’impresa installatrice rilascia 9 alcommittente la dichiarazione di conformitàdegli impianti realizzati comprensivadegli allegati obbligatori. Tale dichiarazioneè resa sulla base del modello riportatonell’allegato I del D.M. 37/08.Abilitazione delle imprese i n s t a l l at r i c i 10Le imprese e le imprese artigiane cheintendono esercitare le attività di installazionedegli impianti compresi nel D.M.37/08 (tavola 14.1) presentano, secondole modalità specificate dallo stesso decreto,la dichiarazione di inizio attività,all’Ufficio Territoriale del Registro delleImprese o presso la Commissione Provincialeper l’Artigianato.Le imprese installatrici iscritte al registrodelle imprese 11 e le imprese artigianeiscritte all’albo provinciale 12 possono ritenersiabilitate all’esercizio delle attivitàcomprese nell’ambito di applicazione delDecreto, purché:• l’imprenditore individuale, oppure• il legale rappresentante, oppure• iI responsabile tecnico, da essi prepostocon atto formale,sia in possesso dei requisiti tecnico/professionaliprevisti (riquadro 14.2).Una volta ultimato l’iter burocratico previstonel D.M. 37/08 ed effettuate le dovuteverifiche presso la Camera di Commercioe la Commissione per l’Artigianato, vienerilasciato alle imprese richiedenti un certificatodi riconoscimento dei requisititecnico/professionali, secondo i modellistabiliti dal D.M. 11 giugno 1992.


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare439Le imprese sono tenute a realizzare gliimpianti secondo la regola dell’arte inconformità con la legge vigente e sonoresponsabili della corretta esecuzionedegli stessi 13 .Gli impianti realizzati in conformità allavigente normativa e alle norme dell’UNI,del CEI o di altri Enti di normalizzazioneappartenenti agli Stati membri dell’Unioneeuropea o che sono parti contraentidell’accordo sullo spazio economico europeo,si considerano eseguiti secondola regola dell’arte.Rifacimento o i n s ta l l a z i o n e d i n u o v iimpianti r e l a t i v i a d edifici p e r i q u a l iè g i à s t a t o rilasciato il certificato d iagibilitàPer gli impianti compresi nel D.M. 37/08 14l’impresa installatrice deposita, entro 30giorni dalla conclusione dei lavori, pressolo sportello unico per l’edilizia 15 del comuneove ha sede l’impianto, tra gli altri documentianche la dichiarazione di conformitàed il progetto degli impianti installati 16 .Lo sportello unico provvederà a inoltrarecopia della dichiarazione di conformità14.2 - Requisiti tecnico/professionali 17Detengono i requisiti tecnico/professionali le figure in possesso di almeno uno deiseguenti percorsi formativi:- il diploma di Laurea Universitaria Triennale (introdotta dalla legge 341/90) nellamateria impiantistica specifica;- il diploma presso gli Istituti Tecnici (scuole secondarie del secondo ciclo) e 2 annicontinuativi alle dirette dipendenze di un’impresa del settore (periodo ridotto ad1 anno per gli impianti idrici e sanitari);- attestato conseguito presso un Istituto di Formazione Professionale e 4 anni continuativialle dirette dipendenze di un’impresa del settore (periodo ridotto ad 2anni per gli impianti idrici e sanitari);- per gli operai specializzati è necessario un periodo di almeno 3 anni alle direttedipendenze di un’impresa abilitata che opera nel settore specifico di installazione,trasformazione, ampliamento e manutenzione degli impianti (nel computodei 3 anni non si può tenere conto del periodo di apprendistato e di quello svolto comeoperaio qualificato).Note:Il titolare dell’impresa installatrice, i suoi soci e gli eventuali collaboratori familiaripossono svolgere l’attività di inserimento post-diploma o post-attestato professionale,nonché quella di operaio specializzato, anche sotto forma di collaborazione tecnica continuativanell’ambito della stessa impresa installatrice. Come pure, a questi soggetti sonoriconosciuti i requisiti tecnico/professionali nel caso abbiano svolto, per almeno 6 anni,attività di collaborazione tecnica continuativa nell’ambito di altre imprese abilitate delsettore. Per attività inerenti gli impianti idrici e sanitari, quest’ultimo periodo minimo èridotto a 4 anni.


440Capitolo 14alla C.C.I.A.A., nella cui circoscrizioneha sede l’impresa esecutrice dell’impiantoper i riscontri del caso nonché per leeventuali contestazioni e notificazionidelle violazioni accertate 18 .Car tello informativo d a p o s i z i o na r ea l l’ester no d e l c a n t i e r e e d i l e 19All’inizio dei lavori di costruzione o ristrutturazionedell’edificio che conterràgli impianti, l’impresa installatrice è tenutaad affiggere un cartello con i propri datiidentificativi e, ove la qualità/entità degliimpianti lo richieda, con il nome del o deiprogettisti dell’impianto o degli impianti.NoteIl committente di un lavoro impiantistico previstodal D.M. 37/08, nel momento in cui siaccorgesse della mancanza di abilitazione incapo all’impresa installatrice con cui ha stipulatoun contratto, può far valere la nullitàdi detto contratto ai sensi dell’articolo 1418del Codice Civile, fatto salvo il suo diritto apretendere un risarcimento dei danni subiti 20 .In caso di inadempienza alle disposizioni inseritenel D.M. 37/08, lo stesso decreto prevedespecifiche sanzioni amministrative a carico,tra gli altri, delle ditte installatici, del committentee del proprietario degli impianti.tà immobiliari ad uso abitativo realizzatiprima del 13 marzo 1990 si consideranoadeguati se dotati di tutte le seguentiprotezioni 21 :• sezionamento e protezione contro lesovracorrenti posti all’origine dell’impianto:• protezione contro i contatti diretti;• protezione contro i contatti indirettio protezione con interruttore differenzialeavente corrente differenzialenominale non superiore a 30 mA.Con l’introduzione del Decreto del Ministerodello sviluppo economico n° 37(pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 61del 12 marzo 2008) in vigore dal 27 marzo2008, la legge 46/1990 è stata abrogata 22 .Tale decreto ribadisce l’obbligo del rilasciodella dichiarazione di conformità daparte delle aziende abilitate per l’installazione,la trasformazione, l’ampliamentoe la manutenzione straordinaria degli impiantiprevisti, ma prevede anche per gliimpianti antecedenti alla sua entrata invigore, nei casi in cui la dichiarazione diconformità non sia stata prodotta o nonsia più reperibile, una dichiarazione di rispondenzadegli impianti.Stato della conformità degli impiantiin relazione alla evoluzione legislativaConformità degli impiantiLa L. 46 del 13 marzo 1990 e i successiviregolamenti attuativi già prevedevanoper l’installazione, la trasformazione,l’ampliamento e la manutenzione straordinariadegli impianti previsti dalla stessalegge, il rilascio della dichiarazione diconformità da parte delle imprese abilitate.Mentre per gli impianti elettrici nelle uni-Attestazioneconformitàdegli impiantiDATA DI INSTALLAZIONE DELL’IMPIANTODichiarazionedi rispondenzaLegge 46/9013 marzo 1990Dichiarazionedi conformitào di rispondenzaDM 37/0827 marzo 200814.3 - Dati di installazione dell’impiantoDichiarazionedi conformità


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare441Ma n u t e n z i o n e d e g l i impianti 23La manutenzione ordinaria degli impiantinon comporta la redazione del progettoné il rilascio dell’attestazione di collaudo,né l’obbligo di avvalersi di impreseabilitate.Per la manutenzione degli impianti diascensori e montacarichi in servizio privatosi applica il decreto del Presidentedella Repubblica 30 aprile 1999, n. 162 ele altre disposizioni specifiche.Dichiarazione di conformità edi rispondenzaAl termine dei lavori, previa effettuazionedelle verifiche previste dalla normativavigente, comprese quelle di funzionalitàdell’impianto, l’impresa installatrice rilascia24 al committente la dichiarazione diconformità degli impianti realizzati.Di tale dichiarazione, resa sulla base deimodelli allegati al D.M. 37/08, fanno parteintegrante:• il certificato di riconoscimento dei requisititecnico/professionali;• la relazione contenente la tipologiadei materiali impiegati;• il progetto.Rifacimento p a r z ia l e d i impianti 25Il progetto, la dichiarazione di conformitàe l’attestazione di collaudo, ove previsto,si riferiscono alla sola parte degli impiantioggetto dell’opera di rifacimento, ma tengonoconto della sicurezza e funzionalitàdell’intero impianto 26 .Nella dichiarazione di conformità e nelprogetto occorre l’indicazione della compatibilitàtecnica con le condizioni preesistentidell’impianto.Dichiarazione d i r i s p o n d e n za 27Nel caso in cui la dichiarazione di conformitànon sia stata prodotta o non sia piùreperibile, tale atto è sostituito – per gliimpianti eseguiti prima dell’entrata in vigoredel D.M. 37-08 (27 marzo 2008) – dauna dichiarazione di rispondenza resa da:• un professionista iscritto all’albo professionaleper le specifiche competenzetecniche richieste, che ha esercitatola professione, per almeno cinqueanni, nel settore impiantistico a cui siriferisce la dichiarazione, sotto personaleresponsabilità, in esito a sopralluogoed accertamenti;• In alternativa per gli impianti le cuicaratteristiche non superano i limitidimensionali riportati nella tavola14.4, da un soggetto che ricopre, daalmeno 5 anni, il ruolo di responsabiletecnico di un’impresa abilitata, operantenel settore impiantistico a cui siriferisce la dichiarazione.Stante la responsabilità che si viene adassumere il firmatario della dichiarazionedi rispondenza, rientra nell’ambito dellasua convenienza curare la qualità el’esaustività della documentazione (anchefotografica) da approntare a sostegnoe a correlazione temporale delle sueasserzioni.Progettazione degli impianti 28Per l’installazione, la trasformazione el’ampliamento degli impianti previsti dalDM 37/08 viene richiesto il progetto, adesclusione dei seguenti casi:• fornitura provvisoria di energia elettricaper gli impianti di cantiere e similari29 ;• impianti di sollevamento di persone


442Capitolo 1414.4 - Limiti dimensionali oltre i quali il progetto dell’impianto deve esserefirmato da un professionista iscritto agli albi professionaliIl progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento è redatto da un professionistaiscritto agli albi professionali secondo le specifiche competenze tecnicherichieste, nei casi di:1. impianti elettrici per:- tutte le utenze condominiali e per utenze domestiche di singole unità abitativeaventi potenza impegnata superiore a 6 kw;- per utenze domestiche di singole unità abitative di superficie superiore a 400 mq;- gli immobili adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altriusi per:· utenze alimentate a tensione superiore a 1.000 V, inclusa la parte in bassatensione;· utenze alimentate in bassa tensione aventi potenza impegnata superiore a6 kw o di superficie superiore ai 200 mq;2. impianti elettrici relativi ad unità immobiliari provviste, anche solo parzialmente,di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di locali:- adibiti ad uso medico- per i quali sussista pericolo di esplosione- a maggior rischio di incendio,3. impianti di protezione da scariche atmosferiche in edifici di volume superiore a200 mc;4. impianti elettrici realizzati con lampade fluorescenti a catodo freddo:- se collegati ad impianti elettrici per i quali è obbligatorio il progetto;- per impianti di potenza complessiva maggiore di 1.200 VA resa dagli alimentatori;5. impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere, relativiagli impianti elettronici in genere quando coesistono con impianti elettrici conobbligo di progettazione;6. impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e di refrigerazionedi qualsiasi natura o specie, comprese le opere di evacuazione dei prodottidella combustione e delle condense, e di ventilazione ed aerazione dei locali:- dotati di canne fumarie collettive ramificate;- impianti di climatizzazione per tutte le utilizzazioni aventi una potenzialitàfrigorifera pari o superiore a 40.000 frigorie/ora;7. impianti per la distribuzione e l’utilizzazione di gas di qualsiasi tipo (comprese leopere di evacuazione dei prodotti della combustione e ventilazione ed aerazionedei locali):- di distribuzione e utilizzazione di gas combustibili con portata termica superiorea 50 kW;- oppure dotati di canne fumarie collettive ramificate;- o dotati di impianti relativi a gas medicali per uso ospedaliero e simili, compresolo stoccaggio;8. impianti di protezione antincendio se:- inseriti in un’attività soggetta al rilascio del certificato prevenzione incendi- o gli idranti sono in numero pari o superiore a 4;- o gli apparecchi di rilevamento sono in numero pari o superiore a 10.


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare44314.5 - Definizioni relative agli impianti 39Punto di consegna delle forniture: il punto in cui l’azienda fornitrice o distributricerende disponibile all’utente l’energia elettrica, il gas naturale o diverso, l’acqua, ovveroil punto di immissione del combustibile nel deposito collocato, anche mediantecomodato, presso l’utente;potenza impegnata: il valore maggiore tra la potenza impegnata contrattualmentecon l’eventuale fornitore di energia e la potenza nominale complessiva degli impiantidi autoproduzione eventualmente installati;uffici tecnici interni: strutture costituite da risorse umane e strumentali preposteall’impiantistica, alla realizzazione degli impianti aziendali ed alla loro manutenzionei cui responsabili posseggono i previsti requisiti tecnico-professionali;ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado normaled’uso, nonché a far fronte ad eventi accidentali che comportano la necessità di primiinterventi, che comunque non modificano la struttura dell’impianto su cui si intervieneo la sua destinazione d’uso secondo le prescrizioni previste dalla normativatecnica vigente e dal libretto di uso e manutenzione del costruttore;impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizzazionedell’energia elettrica: i circuiti di alimentazione degli apparecchi utilizzatori e delleprese a spina con esclusione degli equipaggiamenti elettrici delle macchine, degliutensili, degli apparecchi elettrici in genere. Nell’ambito degli impianti elettrici rientranoanche quelli di autoproduzione di energia fino a 20 kW nominale, gli impiantiper l’automazione di porte, cancelli e barriere, nonché quelli posti all’esterno diedifici se gli stessi sono collegati, anche solo funzionalmente, agli edifici;impianti radiotelevisivi ed elettronici: le componenti impiantistiche necessarie allatrasmissione ed alla ricezione dei segnali e dei dati, anche relativi agli impianti disicurezza, ad installazione fissa alimentati a tensione inferiore a 50 V in correntealternata e 120 V in corrente continua, mentre le componenti alimentate a tensionesuperiore, nonché i sistemi di protezione contro le sovratensioni sono da ritenersiappartenenti all’impianto elettrico; ai fini dell’autorizzazione, dell’installazione e degliampliamenti degli impianti telefonici e di telecomunicazione interni collegati allarete pubblica, si applica la normativa specifica vigente;impianti per la distribuzione e l’utilizzazione di gas: l’insieme delle tubazioni, deiserbatoi e dei loro accessori, dal punto di consegna del gas, anche in forma liquida,fino agli apparecchi utilizzatori, l’installazione ed i collegamenti dei medesimi, lepredisposizioni edili e meccaniche per l’aerazione e la ventilazione dei locali in cuideve essere installato l’impianto, le predisposizioni edili e meccaniche per lo scaricoall’esterno dei prodotti della combustione;impianti di protezione antincendio: gli impianti di alimentazione di idranti, gli impiantidi estinzione di tipo automatico e manuale nonché gli impianti di rilevazionedi gas, di fumo e d’incendio;CEI: Comitato Elettrotecnico Italiano;UNI: Ente Nazionale Italiano di Unificazione.


444Capitolo 14o di cose per mezzo di ascensori, dimontacarichi, di scale mobili e simili(in quanto già disciplinati da Direttiveeuropee di prodotto e normative tecnichespecifiche) 30 ;• installazione di apparecchi per usidomestici 31 .I progetti degli impianti devono essereelaborati secondo la regola dell’arte 32e sono parte integrante della dichiarazionedi conformità. In base alla criticitàdell’impianto che occorre installare, trasformareo ampliare il progetto è redatto33 e firmato:a. da un professionista iscritto all’alboprofessionale di competenza, per icasi elencati nella tavola 14.4;b. dal responsabile tecnico dell’impresainstallatrice negli altri casi.I progetti contengono almeno 34 :• gli schemi dell’impianto;• i disegni planimetrici;• una relazione tecnica sulla consistenzae sulla tipologia dell’installazione,della trasformazione o dell’ampliamentodell’impianto stesso;• la tipologia e le caratteristiche deimateriali e componenti da utilizzare;• le misure di prevenzione e di sicurezzada adottare.Nei casi in cui il progetto è redatto dalresponsabile tecnico dell’impresa installatricel’elaborato tecnico è costituitoalmeno 35 dallo schema dell’impianto darealizzare, inteso come descrizione funzionaleed effettiva dell’opera (schemapiù tipologia dei materiali utilizzati).Se l’impianto a base di progetto è variatoin corso d’opera, il progetto presentatoè integrato 36 con la necessariadocumentazione tecnica attestante levarianti, alle quali, oltre che al progetto,l’installatore è tenuto a fare riferimentonella dichiarazione di conformità.Il progetto – nei casi debba essere firmatoda un professionista iscritto agli albiprofessionali – è depositato 37 presso losportello unico per l’edilizia del comunein cui deve essere realizzato l’impianto.Alla terza violazione 38 delle norme riguardantila progettazione ed i collaudi,il D.M. 37/08 prevede, per i soggettiaccertatori, la proposta agli ordini professionalidi provvedimenti disciplinaria carico dei professionisti iscritti nei rispettivialbi.Individuazione del progetto per l’installazione,la trasformazione e l’ampliamento di impiantielettrici in edifici civiliImpianti elettrici in edificiadibiti ad uso abitativoPotenza impegnata> 6kWNoSuperficie unità abitativa> 400 m 2NoProgetto firmatodal responsabile tecnicodell’impresa installatriceSiSiProgetto firmatoda un professionista iscrittoall'albo di competenza14.6 - Individuazione del progetto per l’installazione


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare445Impianto termicoDefinizione d i impianto t e r m i c o 40Impianto tecnologico destinato alla climatizzazioneestiva ed invernale degliambienti con o senza produzione diacqua calda per usi igienici e sanitario alla sola produzione centralizzata diacqua calda per gli stessi usi, comprendenteeventuali sistemi di produzione,distribuzione e utilizzazione del calorenonché gli organi di regolazione e dicontrollo.Sono compresi negli impianti termici gliimpianti individuali di riscaldamento.Non sono considerati impianti termiciapparecchi quali: stufe, caminetti, apparecchiper il riscaldamento localizzato adenergia radiante; tali apparecchi, se fissi,sono tuttavia assimilati agli impiantitermici quando la somma delle potenzenominali del focolare degli apparecchi alservizio della singola unità immobiliareè maggiore o uguale a 15 kW.Sc a d e n z e t e m p o r a l i m a s s i m e p e r leo p e r a z i o n i d i c o n t r o l l o t e c n i c o,m a n u t e n z i o n e e verifica d e l rendimentoil D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192: «recepimentonell’ordinamento italiano delladirettiva 2002/91/CE, del 16 dicembre2002 relativa al rendimento energeticonell’edilizia» pone per le operazionidi controllo tecnico, manutenzione everifica del rendimento, scadenze temporalimassime, legate alle esigenze diefficienza energetica e alla salvaguardiadell’ambiente, come indicate e riassuntenella tabella 14.7.Impianti termici di potenza termica nominaledel focolare inferiore a 35kW:a. per gli impianti termici con combustibilea gas, ad esclusione del successivopunto b), almeno una voltaogni quattro anni.b. nel caso di generatori di calore a gasdi tipo B installati all’interno di localiabitati e per tutti gli altri generatoridi calore a gas con anzianità di installazionesuperiore a otto anni, almenouna volta ogni due anni.c. impianti termici a combustibilesolido o liquido almeno una voltaall’anno.Impianti termici a gas oppure a combustibilesolido o liquido di potenza termicanominale del focolare superiore o ugualea 35 kW ed inferiore a 350 kW: almenouna volta all’anno.Centrali termiche a combustibile solido oliquido ovvero per generatori di calore agas di potenza termica nominale del focolaresuperiore o uguale a 350kW: almenouna volta all’anno con un ulteriore determinazionedel solo rendimento, daeffettuare normalmente alla metà delperiodo di riscaldamento.Tali operazioni di controllo tecnico sonosvolte solo ai fini del contenimento deiconsumi energetici e della conseguentesalvaguardia dell’ambiente, ma in ognicaso un tecnico che interviene su unimpianto non può trascurare 41 prioritariamentedi verificarne le condizioni dicorretto funzionamento e lo stato disicurezza (le notazioni apposte in fondoai moduli appositamente predispostiper questi controlli sono finalizzate arammentare questa esigenza primaria).


446Capitolo 1414.7 - Periodicità delle operazioni di controllo e manutenzione degli impianti termiciPotenzanominaleTipo di combustibilee anzianitàTipo di generatore eubicazioneOperazioni dicontrollo emanutenzione (**)Verificherendimento dicombustioneRapporto dicontrollo emanutenzioneTipo CPn < 35 kWGas ≤ 8 anniGas > 8 anniGeneratori ad ariacaldaTipo B fuori da localiabitatiTipo B (*) all’internodi locali abitatiQualsiasiOgni 4 anniOgni 2 anniOgni 4 anniOgni 2 anniConformeall’allegato GD. Lgs. 192/05Liquido o solido Qualsiasi 1 volta all’anno 1 volta all’anno35 ≤ Pn ≥ 350kWGas1 volta all’anno Conformeall’allegato FQualsiasi1 volta all’annoD. Lgs. 192/05Liquido o solido 2 volte all’anno (***)Pn ≥ 350 kW Tutti Qualsiasi 1 volta all’anno 2 volte all’anno (***)Conformeall’allegato FD. Lgs. 192/05(*) generatori di calore ad acqua calda(**) fatte salve prescrizioni più severe da parte deicostruttori dell’impianto o del generatore(***) di cui una è la determinazione del rendimento dicombustione da effettuarsi normalmente a metàdel periodo di riscaldamentoNote alla tabella• Potenza nominale Pn: potenza utile,complessiva della centrale termica aservizio di un medesimo impianto.• Combustibile liquido ad esempio gasolio.• Combustibile solido ad esempio legna.• Caldaie e scaldabagni di tipo «C» sonoa camera chiusa, cioè prendono l’ariacomburente che necessità direttamentedall’esterno tramite appositetubazioni anch’esse stagne, per questimotivi non occorre garantire unapresa d’aria permanente.• Caldaie e scaldabagni di tipo «B» sonoa camera aperta, cioè prendono l’ariacomburente che necessita direttamentedall’ambiente in cui sono installate,per questo motivo occorre garantireuna presa d’aria permanente che abbiauna superficie garantita pari a 6cm 2 per ogni KW di potenza installata.Nel computo della superficie di areazioneoccorre tenere in considerazioneanche eventuali altri apparecchi agas che siano installati nello stessolocale, ad esempio l’apparecchio dicottura, che potrebbe incrementare lasuperficie di areazione necessaria.• Operazioni di controllo e manutenzione(da effettuarsi secondo i contenuti minimidegli all. F e G D.Lgs. 192/05).• Verifiche rendimento di combustione (dariportare nel libretto e corredate dirapporto UNI 10389 e UNI CEI).• Rapporto di controllo e manutenzione (darilasciare ed allegare al libretto).


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare447ResponsabilitàI fabbricanti di apparecchi a gas hannol’obbligo 42 di corredare l’apparecchio diistruzioni tecniche per la corretta installazione,uso e manutenzione, redatte nellalingua del Paese di commercializzazione,tali da permettere la corretta installazionee l’utilizzazione sicura dell’apparecchio.Questa documentazione deve essere consegnataal proprietario dell’impianto e daquesti conservata diligentemente e trasmessaall’eventuale subentrante.In generale i progettisti, i costruttori diimpianti ed i fabbricanti di apparecchi diriscaldamento, nell’ambito delle rispettiveresponsabilità, hanno il dovere didefinire e dichiarare esplicitamente, informa scritta al committente o all’utentequali siano le operazioni di controllo emanutenzione di cui necessita l’impiantoda loro progettato, costruito, fabbricatoo modificato, per garantire la sicurezzadelle persone e delle cose, e con qualefrequenza queste vadano effettuate.Gli installatori ed i manutentori degli impiantitermici (qualificati ai sensi del D.M.37/08), nell’ambito delle rispettive responsabilità,hanno il dovere di definire edichiarare esplicitamente al committenteo all’utente in forma scritta, facendo riferimentoalla documentazione tecnica delprogettista dell’impianto o del fabbricantedegli apparecchi, quali siano le operazionidi controllo e manutenzione di cuinecessita l’impianto da loro installato omantenuto e con quale frequenza questevadano effettuate per garantire la sicurezzadelle persone e delle cose.Gli utenti finali devono conservare la documentazionetecnica di corredo al loroimpianto o, nel caso non fosse stata loroconsegnata o fosse andata smarrita, dovrebberorivolgersi ai fabbricanti o importatoridegli apparecchi per ottenernecopia.Il responsabile d’impianto ha gli obblighie le responsabilità dell’esercizio e dellamanutenzione dell’impianto termico: intermini ordinari ciò include la conduzione,la manutenzione ordinaria e i controllidi legge nel rispetto delle norme in materiadi sicurezza, risparmio energetico esalvaguardia ambientale.Nel caso di immobile dotato di impiantotermico individuale, il responsabile d’impiantosi individua nella figura dell’occupantea qualsiasi titolo (locatario, usufruttuario,ecc.). Nel caso di edifici dotati diimpianti termici centralizzati amministratiin condominio e nel caso di soggettidiversi dalle persone fisiche, gli obblighie le responsabilità posti a carico del proprietariosono da intendersi riferiti agliamministratori.Il proprietario o l’occupante o l’amministratorepuò rimanere l’unico responsabileo delegare tale responsabilità a terzi.Nel caso rimanga unico responsabile, firmae compila il libretto di centrale o diimpianto pur facendo effettuare le operazionidi manutenzione a terzi.Il responsabile dell’esercizio e della manutenzionedell’impianto termico, ovenon possieda i requisiti necessari (quelliprevisti nel D.M. 37/08) o non intendaprovvedere direttamente, affida le operazionidi manutenzione a soggetti abilitatialla manutenzione 43 degli impianti termiciai sensi del D.M. 37/08. La delega deveessere redatta in forma scritta e accettatadal terzo responsabile.Il responsabile deve conoscere quali sonogli adempimenti di carattere amministrativoe tecnico che regolano gli aspettidella sicurezza e del risparmio di energiae deve disporre affinché questi venganorispettati.


448Capitolo 1414.8 - Responsabilità per i controlli e le manutenzioni degli impianti termiciPotenzanominaleTipo dicombustibilee anzianitàdell’impiantoTipo digeneratore eubicazioneResponsabileesercizioResponsabiledellamanutenzioneIncaricatodellamanutenzioneRequisiti delterzoresponsabile(eventuale)Pn < 35 kWTipo CGas ≤ 8 anniGeneratori ad ariacaldaTipo B fuori dalocali abitatiTipo B (*)all’interno di localiabitatiOccupanteOccupanteMeromanutentoreD.M. 37/08(*)D.P.R. 412/93 (**)Gas > 8 anniLiquido o solidoQualsiasiManutentoreTerzoresponsabileManutentoreTerzoresponsabile35 ≤ Pn ≥ 350 kW GasQualsiasiProprietario /AmministratoreProprietario /AmministratoreMeromanutentore D.M. 37/08(*)Liquido o solidoTerzoresponsabileTerzoresponsabileTerzoresponsabileD.P.R. 412/93 (**)Pn ≥ 350 kWTuttiQualsiasiProprietario /AmministratoreTerzoresponsabileProprietario /AmministratoreTerzoresponsabileMeromanutentoreTerzoresponsabileD.M. 37/08(*)D.P.R. 412/93 (**)CertificazioneISO 9000 (***)(*) D.M. 37/08 - art. 1 comma 2 lettera c, e per gli impianti a gas, anche lettera e)(**) D.P.R. 412/93 (Art. 1- comma 1, lettera o)(***) D.P.R. 412/93 integrato dal DPR 551/99 (Art. 11 comma 3)Note alla tabella14.8:• Mero manutentore: la responsabilità vienemantenuta da altri (proprietario, occupante,amministratore...) che affidanole operazioni di manutenzione aduno o più operatori aventi i requisitiprevisti dalle normative vigenti (D.M.37/08 - art. 1 comma 2 lettera c, e pergli impianti a gas, anche lettera e).• Manutentore Terzo responsabile: per«terzo responsabile dell’esercizio edella manutenzione dell’impiantotermico», si intende la persona fisicao giuridica che, essendo in possessodei requisiti previsti dalle normativevigenti e comunque di idonea capacitàtecnica, economica, organizzativa,è delegata dal proprietario ad assumerela responsabilità dell’esercizio,della manutenzione e dell’adozionedelle misure necessarie al contenimentodei consumi energetici.(DPR 412/93 - Art. 1- comma 1, lettera o)


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare449DocumentazioneAl responsabile d’impianto compete laconservazione e la cura della documentazionedell’impianto termico, con particolareriferimento:• al libretto di impianto e/o di centralecontenente le copie delle dichiarazioniche attestano il controllo tecnicodell’impianto;• alla Dichiarazione di conformità oppure,per gli impianti costruiti primadel 13.03.90, alla “Dichiarazione dirispondenza”.Il libretto deve riportare il nome del responsabiledell’esercizio e di manutenzione,che è tenuto a porre la sua firmasul libretto. Il libretto deve essere conformeai modelli previsti dal D.P.R. 412/93.Per gli impianti esistenti, ma non dotatidi libretto all’entrata in vigore della legge,la compilazione va effettuata dal responsabiledell’impianto.Do c u m e n t a z i o n e d e l l ’impianto t e r m i c od i p o t e n z a n o m i na l e inferiore a 35 kWCiascun impianto termico autonomo ètenuto ad essere dotato di un librettodi impianto fornito dall’installatore. Nellibretto di impianto devono essere conservatele copie consegnate a seguito deicontrolli tecnici dell’impianto e della manutenzioneannuale.Do c u m e n t a z i o n e d e l l ’impianto t e r m i c or e l a t i v o a g l i impianti civili d i p o t e n z an o m i na l e u g u a l e o super iore a 35 kW• Dichiarazione di conformità rilasciatadall’installatore;• libretto di centrale;• copie delle dichiarazioni attestanti ilcontrollo tecnico dell’impianto, consegnatea seguito dei controlli e dellamanutenzione;• libretto matricolare ISPESL. È a curadell’installatore la denuncia dell’impiantonel caso la potenza sia superiorea 30.000 kcal/h (35 kW) vedi tavola14.10;• autorizzazioni rilasciate dai Vigili delFuoco (certificato di prevenzione incendi)e dall’Azienda sanitaria locale(verifica sull’impianto), per impianticon potenza superiore a 100.000kcal/h (116 kW).Nella pagina seguente la tabella 14.9 – semplificataed essenzialmente rivolta ai cittadini– riporta la documentazione che il responsabiled’impianto deve esibire all’attodella verifica da parte dell’ente pubblico.


450Capitolo 1414.9 - documentazione che il responsabile d’impianto deve esibire all’atto della verifica da parte dell’ente pubblicoPotenzanominaleTipo combustibileEnte pubblicoDocumenti rilasciati daImpresa installatriceabilitataManutentorePf < 35 kWGPL c.p.i. relativo al serbatoio (1)dichiarazione di conformità(3) (4)Metano dichiarazione di conformità (3)liquidosolidolibretto d’impianto (5)rapporto di controllo tecnico35 kW ≤ Pf ≤ 116kWGPLMetanoliquidosolidolibretto matricolareISPESL (2)c.p.i. relativo al serbatoio (1)libretto matricolareISPESL (2)dichiarazione di conformità(3)libretto di centrale (6)rapporto di controllo tecnicoPf > 116 kWGPLMetanoliquidosolidolibretto matricolareISPESL (2)c.p.i. relativo alla centraletermica (1)c.p.i. relativo al serbatoio (1)libretto matricolareISPESL (2)c.p.i. relativo alla centraletermica (1)dichiarazione di conformità(3)libretto di centrale (6)rapporto di controllo tecnicoNote alla tabella 14.9:1) c.p.i.: certificato prevenzione incendi rilasciatodai Vigili del Fuoco dopo avviodella pratica da parte del responsabiled’impianto2) ISPESL: Istituto Superiore Prevenzione eSicurezza sul Lavoro3) se l’impianto è stato installato successivamenteal marzo 19904) per i soli impianti a combustibile gassosocon Pf =< 35 Kw, installati prima delmarzo 1990 è prevista dal 1998 una verificadi funzionalità e sicurezza secondo laUNI 107385) libretto di impianto ai sensi dell’art. 11comma 9 e conforme all’allegato «G» delDPR 412/93 e successive modificazioni6) libretto di centrale ai sensi dell’art. 11comma 9 e conforme all’allegato «F»del D.P.R. 412/93 e successiva modificazioni


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare45114.10 - Impianti soggetti a denuncia all‘ISPESL 44Per ogni impianto, realizzato con uno o più generatori di calore con potenzialitàsuperiore a 35 kW, deve essere presentata denuncia all‘ISPESL quando:a) s’intenda effettuarne l’installazione;b) s’intenda apportare modifiche interessanti i dispositivi di sicurezza e di protezionedei generatori;c) s’intenda procedere alla sostituzione o modifica dei generatori comportante unaumento della potenzialità nominale o una variazione della pressione di targa rispettoa quella dei generatori di calore esistenti all’atto della prima installazione;d) si siano verificati incidenti o gravi avarie.Le denunce di cui ai punti a), b) e c) devono essere fatte dall’installatore e debbonopervenire all‘ISPESL prima che si inizi la costruzione e modifica dell’impianto.Nei casi previsti dai punti a), b), c) l’installatore deve presentare, unitamente alladenuncia, il progetto firmato da un ingegnere o altro tecnico abilitato a norma delledisposizioni in vigore.L’ISPESL provvede all’esame della rispondenza del progetto alle presenti norme, comunicandonele risultanze al richiedente.Previo buon esito dell’esame del progetto, ogni impianto, completo di tutti i dispositividi sicurezza e di protezione, deve essere sottoposto da parte dell’ISPESLall’accertamento della conformità al progetto approvato.L’ISPESL rilascia un libretto matricolare sul quale sono riportate le caratteristichedell’impianto e l’esito degli accertamenti effettuati.Ogni cinque anni, gli impianti centralizzati installati in edifici condominiali per iquali esista, a norma dell’art. 1129 del codice civile, l’obbligatorietà della nominadell’amministratore oppure aventi potenzialità globale superiore a 116 kW, devonoessere sottoposti da parte dell’Az. USL./Sett. Impiantistico ad una verifica dello statodi efficienza dei dispositivi di sicurezza, di protezione e di controllo.Il libretto matricolare con i verbali relativi agli accertamenti ed alle verifiche eseguitedevono essere conservati dall’utente.Nessun impianto può essere mantenuto in esercizio qualora gli accertamenti e leverifiche prescritte abbiano dato esito sfavorevole.Vengono sanzionati dall’art.23 del D.M.01/12/1975, in base al disposto dell’art. 112del R.D. 12/05/1927 n° 824 depenalizzato e modificato in sanzione amministrativadal D.Lgs. 30/12/1999 n° 507:- l’omessa denuncia all’ ISPESL competente per territorio;- il mantenimento in esercizio di un impianto che ha subito esito sfavorevole - «divietod’uso» – dopo le verifiche dagli Enti preposti;- l’omissione della denuncia al Servizio Impiantistico dell’Azienda USL di incidentio gravi avarie, entro 24 ore dall’evento;- l’omissione di denuncia al Servizio Impiantistico dell’Azienda USL di modificherilevanti sull’impianto omologato.


452Capitolo 14L’Amministratore di condominio 45Larga parte del patrimonio immobiliareitaliano è costituito da edifici condominialigran parte dei quali gestiti da amministratoriappositamente incaricati daicondomini. Nello svolgimento dei loroincarichi costoro hanno obblighi relativialla tutela delle condizioni di lavoro, allasicurezza della popolazione residente,all’ambiente e alla sicurezza degli abitantidello stabile.Relativamente a quest’ultima l’amministratoredi condominio dovrà curare ilrispetto della normativa tecnica e legislativain materia di sicurezza degli impiantipresenti (elettrici, termici, ecc.), tenendoi rapporti con le ditte incaricate dell’installazionee/o della manutenzione deglistessi, nonché con gli Enti e le Istituzionicompetenti (ad esempio per la Cass.pen., sez. III, 14 aprile 1976, Zucca, facapo all’amministratore del condominiol’obbligo, sanzionato penalmente, di denunciareal comando provinciale dei vigilidel fuoco la installazione dell’impiantodi riscaldamento al fine di consentirne ilcollaudo).La violazione di questi obblighi può esserefonte sia di responsabilità civile (dinatura contrattuale nei confronti del condominio,di natura extracontrattuale neiconfronti dei terzi danneggiati), sia di responsabilitàpenale nel caso dell’insorgeredi una situazione di pericolo (esempio,art. 677 c.p.: omissione di lavori in edificio costruzioni che minacciano rovina). Suquesto aspetto una parte della Giurisprudenzaritiene che tale responsabilità ricadaprioritariamente sull’amministratore(Cass. pen., sez. I, 20 novembre 1996,Brizzi ed altro), un altra parte della Giurisprudenzaritiene che nel caso di mancataformazione della volontà assembleareche consenta all’amministratore diadoperarsi al riguardo, sussiste a caricodel singolo condomino l’obbligo giuridicodi rimuovere la situazione pericolosa,indipendentemente dall’attribuibilità almedesimo dell’origine della stessa (Cass.pen., sez. I, 13 aprile 2001, De Marco) odel verificarsi di eventi di danno (es. combinatodisposto degli artt. 434, 449 c.p.:crollo colposo di costruzioni).14.11 - GiurisprudenzaReato - Causalità (rapporto di) - Obbligo giuridico di impedire l’evento - Personalità dellaresponsabilità penale - Responsabilità di amministratore di condominio - Fondamento: rapportodi causalità in ordine alla omissione di una condotta dovuta. (Cass. pen., sez. III - ud.14 marzo 1975 - 14 aprile 1976, n. 4676 - Pres. Marmo, Rel. Provitera-Zucca - P.M. Sullo).La responsabilità penale dell’amministratore di condominio va considerata e risoltanell’ambito del capoverso dell’art. 40 cod. pen., che stabilisce che «non impedire unevento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo». Per risponderedel mancato impedimento di un evento è, cioè, necessario, in forza di tale norma,


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare453l’esistenza di un obbligo giuridico di attivarsi allo scopo: detto obbligo può nascereda qualsiasi ramo del diritto, e quindi anche dal diritto privato, e specificamenteda una convenzione che da tale diritto sia prevista e regolata com’è nel rapporto dirappresentanza volontaria intercorrente fra il condominio e l’amministratore.Reati contro l’incolumità pubblica - Contravvenzioni - Omissione di lavori in edifici o altrecostruzioni che minacciano rovina - Edifici condominiali - Responsabilità dell’amministratore- Sussistenza - Ragioni (Cass. pen., sez. I, (ud. 19 giugno 1996) 7 agosto 1996 , n. 7764 -Pres. Valiante - Rel. Canzio-Vitale).Negli edifici condominiali, l’obbligo giuridico di rimuovere il pericolo derivante dallaminacciante rovina di parti comuni della costruzione – la cui violazione integra il reatocontravvenzionale di cui all’art. 677 cod. pen. – incombe sull’amministratore, purpotendo esso risorgere in via autonoma a carico dei singoli condomini qualora, percause accidentali, l’amministratore non possa adoperarsi allo scopo suindicato conla necessaria urgenza. L’amministratore è infatti titolare «ope legis» – salvo diversedisposizioni statutarie o regolamentari – non solo del dovere di erogazione dellespese attinenti alla manutenzione ordinaria e alla conservazione delle parti e servizicomuni dell’edificio, ai sensi dell’art. 1130 nn. 3 e 4 cod. civ., ma anche del potere di«ordinare lavori di manutenzione straordinaria che rivestano carattere urgente» conl’obbligo di «riferirne nella prima assemblea dei condomini», ai sensi dell’art. 1135comma secondo cod. civ., di talché deve riconoscersi in capo allo stesso l’obbligogiuridico di attivarsi senza indugio per la eliminazione delle situazioni potenzialmenteidonee a cagionare la violazione della regola del «neminem laedere”.Reati contro l’incolumità pubblica - Contravvenzioni - Omissione di lavori in edifici o altrecostruzioni che minacciano rovina - Edificio in condominio - Lavori riguardanti le parti comuni- Responsabilità del singolo condomino - Esclusione. (Cass. pen., sez. VI, (ud. 22 aprile1980) 24 luglio 1980, n. 9206 - Pres. Tafuri, Rel. Desiderio-Lavagna).La responsabilità del singolo condomino per la contravvenzione all’art. 677 Cod. pen.può essere affermata solo quando il pericolo di rovina abbia avuto origine nell’ambitodella parte di edificio della quale il condomino stesso è proprietario esclusivo,perché al compimento dei lavori delle parti comuni debbono provvedere, secondo icasi, l’amministratore o l’assemblea dei condomini, mentre ciascun condomino, perla disposizione dell’art. 1134 cod. civ., ha la facoltà e non l’obbligo di anticipare lesomme necessarie per i lavori urgenti.Reati contro la persona - Delitti contro la vita e l’incolumità individuale - Omicidio colposo- In genere - Concorso formale con il delitto di crollo colposo - Possibilità. Reati control’incolumità pubblica - Delitti - In genere - Crollo colposo - Concorso formale con il delitto diomicidio colposo - Possibilità. (Cass. pen., sez. IV, (ud. 8 gennaio 1982) 14 aprile 1982, n.3788 - Pres. Puglisi - Rel. Nigro- Vicoli).È ipotizzabile il concorso formale tra i reati di omicidio colposo e di crollo colposopoiché con una unica condotta colposa si possono determinare i due eventi, dipericolo per la pubblica incolumità, e di danno, per l’omicidio. Pertanto non si puòritenere assorbito nel primo il secondo reato, essendo distinta l’oggettività giuridicadei due delitti.


454Capitolo 14Le agevolazioni fiscaliLa legge finanziaria 2008 ha prorogatofino al 31 dicembre 2010 il termine perfruire della detrazione del 36 per centodelle spese sostenute per i lavori di recuperodel patrimonio edilizio.Inoltre, sempre fino al 31 dicembre 2010,si può usufruire della detrazione dalle impostesui redditi (Irpef o Ires) del 55% dellespese sostenute in relazione ad interventifinalizzati al risparmio di energia 46 .È stata prorogata anche l’applicazionedell’aliquota Iva agevolata del 10%, perle prestazioni di servizi e le forniture dibeni relative agli interventi di recuperoedilizio di manutenzione ordinaria e straordinaria,di restauro e risanamento conservativoe di ristrutturazione, realizzatisugli immobili a prevalente destinazioneabitativa privata.I contribuenti hanno la possibilità di detrarredall’imposta sul reddito delle personefisiche (Irpef) le spese sostenutefino al 31 dicembre 2010 per la ristrutturazionedi case di abitazione e delleparti comuni di edifici residenziali situatinel territorio dello Stato. Il beneficio sulquale calcolare la detrazione spetta finoal limite massimo di spesa di 48.000 euroda suddividere in dieci anni 47 .I contribuenti di età non inferiore a 75 e80 anni possono ripartire la detrazionerispettivamente in cinque o tre rate annualidi pari importo. Possono optare perquesta diversa ripartizione della detrazioneanche per le spese sostenute in anniprecedenti. La citata ripartizione delladetrazione in tre o cinque anni si applicasolo ai contribuenti che siano proprietario titolari di altro diritto reale sull’unitàabitativa oggetto di intervento. Non possonobeneficiare di tale disposizione peresempio l’inquilino o il comodatario.Va precisato, inoltre, che si tratta effettivamentedi una detrazione dall’imposta enon di un rimborso. Ciascun contribuenteha perciò diritto a detrarre annualmentela quota spettante nei limiti dell’impostadovuta per l’anno in questione.Trattandosi di una detrazione dall’Irpefsono ammessi a fruire della detrazionesulle spese di ristrutturazione tutti coloroche sono assoggettati all’imposta sulreddito delle persone fisiche, residenti omeno nel territorio dello Stato 48 .La detrazione Irpef per le spesedi ristrutturazioneLa v o r i d i r i s t r u t t u ra z i o n e p e r i q u a l is p e t t a n o le a g e v o l a z i o n iLa detrazione Irpef riguarda 49 le spesesostenute per eseguire gli interventi dimanutenzione straordinaria, le opere direstauro e risanamento conservativo ei lavori di ristrutturazione edilizia per isingoli appartamenti e per gli immobilicondominiali.Gli interventi di manutenzione ordinariasono ammessi all’agevolazione Irpef solose riguardano determinate parti comunidi edifici residenziali.Tra le spese per le quali compete la detrazione,oltre a quelle per l’esecuzione deilavori, sono comprese quelle indicate intavola 14.12.Non dà diritto alla detrazione il sempliceacquisto, anche a fini sostitutivi, di appa-


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare455recchiature o elettrodomestici dotati dimeccanismi di sicurezza in quanto talefattispecie non integra un intervento sugliimmobili (ad esempio non spetta alcunadetrazione per l’acquisto di una cucina aspegnimento automatico che sostituiscauna tradizionale cucina a gas).L’agevolazione, invece, compete anche perla semplice riparazione di impianti insicurirealizzati su immobili, come, ad esempiola sostituzione del tubo del gas o la riparazionedi una presa malfunzionante.Tra le opere agevolabili rientrano:• l’installazione di apparecchi di rilevazionedi presenza di gas inerti;• il montaggio di vetri anti-infortunio;• l’installazione del corrimano;• interventi di bonifica dell’amianto, limitatamentealle unità immobiliari acarattere residenziale.14.12 – Lavori ai quali compete la detrazione- Spese per la progettazione e le altre prestazioni professionali connesse;- spese per prestazioni professionali comunque richieste dal tipo di intervento;- spese per la messa in regola degli edifici ai sensi del DM 37/08 (impianti elettrici)e delle norme UNICIG per gli impianti a metano (legge 1083/71);- spese per l’acquisto dei materiali;- compenso corrisposto per la relazione di conformità dei lavori alle leggi vigenti;- spese per l’effettuazione di perizie e sopralluoghi;- imposta sul valore aggiunto, l’imposta di bollo e i diritti pagati per le concessioni,le autorizzazioni e le denunzie di inizio lavori;- oneri di urbanizzazione;- altri eventuali costi strettamente collegati alla realizzazione degli interventi nonchéagli adempimenti stabiliti dal regolamento di attuazione degli interventi agevolati50 .Sono inoltre ammessi al beneficio della detrazione gli interventi finalizzati:- alla realizzazione di autorimesse o posti auto;- all’eliminazione delle barriere architettoniche, sia sulle parti comuni degli immobiliche nei singoli appartamenti;- al conseguimento di risparmi energetici;- alla cablatura degli edifici;- al contenimento dell’inquinamento acustico;- all’adozione di misure di sicurezza statica e antisismica degli edifici;- all’esecuzione di opere interne;- all’eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi(ad esempio la realizzazione di un elevatore esterno all’abitazione);- alla realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione, la roboticae ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia adatto a favorire la mobilitàinterna ed esterna all’abitazione per le persone portatrici di handicap gravi 51 ;- all’adozione di misure finalizzate a prevenire il rischio del compimento di attiilleciti da parte di terzi;- all’esecuzione di opere volte ad evitare gli infortuni domestici. In tal modo il legislatoreha inteso ricomprendere nell’agevolazione non solo le opere per l’adeguamentodegli impianti alla normativa vigente in materia di sicurezza ma anchequelle opere volte all’installazione di dispositivi non prescritti dalla predetta normativa,ma tuttavia finalizzati ad incrementare la sicurezza domestica.


456Capitolo 1414.13 - Adempimenti per fruire della detrazioneComunicazione di inizio lavoriPrima dell’inizio dei lavori è necessario inviare, con raccomandata, la comunicazionedi inizio lavori redatta su apposito modello che si può reperire presso gli uffici localidell’Agenzia o nel sito internet www.agenziaentrate.gov.it.La comunicazione esente da imposta di bollo deve essere inviata al seguente indirizzo:Agenzia delle Entrate – Centro Operativo di Pescaravia Rio Sparto, 21 – 65129 PescaraA tale modello devono essere allegati:- la copia della concessione, dell’autorizzazione o della comunicazione di iniziolavori, se previste dalla legislazione edilizia;- i dati catastali (o, in mancanza, la fotocopia della domanda di accatastamento);- la fotocopia delle ricevute di pagamento dell’ICI a decorrere dal 1997, se dovuta;- la fotocopia della delibera assembleare (per i soli interventi che richiedono talepreventiva delibera) e della tabella millesimale di ripartizione delle spese nelcaso in cui i lavori sono eseguiti sulle parti comuni di edifici residenziali;- la dichiarazione del proprietario di consenso all’esecuzione dei lavori, nell’ipotesiin cui questi siano eseguiti dal detentore dell’immobile (locatario, comodatario).Comunicazione alla Azienda Sanitaria LocaleDeve essere inviata all’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio una comunicazionecon raccomandata A.R. con le seguenti informazioni:- generalità del committente dei lavori e ubicazione degli stessi;- natura dell’intervento da realizzare;- dati identificativi dell’impresa esecutrice dei lavori con esplicita assunzione diresponsabilità, da parte della medesima, in ordine al rispetto degli obblighi postidalla vigente normativa in materia di sicurezza sul lavoro e contribuzione;- data di inizio dell’intervento di recupero.La comunicazione non deve essere effettuata in tutti i casi in cui i decreti legislativirelativi alle condizioni di sicurezza nei cantieri non prevedono l’obbligo della notificapreliminare alla ASL.Pagamento mediante bonificoLe spese detraibili devono essere pagate tramite bonifico bancario o postale da cuirisultino la causale del versamento, il codice fiscale del soggetto che paga e il codicefiscale o numero di partita Iva del beneficiario del pagamento.Altri adempimenti- Al termine dei lavori di ammontare complessivo superiore a 51.645,68 euro, icontribuenti debbono trasmettere la dichiarazione di esecuzione dei lavori sottoscrittada un professionista iscritto negli albi degli ingegneri, architetti e geometrioppure da altro tecnico abilitato all’esecuzione dei lavori.


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare457- La dichiarazione deve essere trasmessa al Centro Operativo di Pescara entro iltermine di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno d’impostain cui sono eseguiti i lavori in questione.- I contribuenti interessati debbono conservare le fatture o le ricevute fiscali relativealle spese per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione e la ricevutadel bonifico. Tale documentazione, che deve risultare intestata alle persone chefruiscono della detrazione, infatti, deve essere esibita a richiesta degli uffici finanziari.Per gli interventi realizzati sulle parti comuni condominiali il contribuente, in luogodi tutta la documentazione prevista, può utilizzare una certificazione rilasciatadall’amministratore del condominio, in cui lo stesso attesti di avere adempiuto atutti gli obblighi previsti e indichi la somma di cui il contribuente può tenere contoai fini della detrazione.L’agevolazione per lariqualificazione energeticaL’agevolazione consiste nel riconoscimentodi detrazioni d’imposta nella misuradel 55% delle spese sostenute, daripartire in rate annuali di pari importo,entro un limite massimo di detrazione,diverso in relazione a ciascuno degli interventiprevisti.Si tratta di riduzioni dall’Irpef (Impostasul reddito delle persone fisiche) edall’Ires (Imposta sul reddito delle società)concesse per interventi che aumentinoil livello di efficienza energetica degliedifici esistenti e che riguardano, in particolare,le spese sostenute per:• la riduzione del fabbisogno energetico(per il riscaldamento, il raffreddamento,la ventilazione, l’illuminazione);• il miglioramento termico dell’edificio(finestre, comprensive di infissi, coibentazioni,pavimenti);• l’installazione di pannelli solari;• la sostituzione degli impianti di climatizzazioneinvernale.I limiti d’importo sui quali calcolare ladetrazione variano in funzione del tipodi intervento, come indicato nella tabella14.14.TIPO DI INTERVENTOriqualificazione energetica diedifici esistentiinvolucro edifici (pareti, finestre,compresi gli infissi, su edificiesistenti)DETRAZIONE MASSIMA100.000 euro (55% di 181.818,18euro)60.000 euro (55% di 109.090,90euro)installazione di pannelli solari 60.000 euro (55% di 109.090,90euro)sostituzione degli impianti diclimatizzazione invernale30.000 euro (55% di 54.545,45euro)14.14 - Tipo di intervento e detrazione massimaIn ogni caso, come tutte le detrazionid’imposta, l’agevolazione è ammessaentro il limite che trova capienzanell’imposta annua derivante dalla dichiarazionedei redditi. In sostanza, lasomma eventualmente eccedente nonpuò essere chiesta a rimborso.Condizione indispensabile per fruiredella detrazione è che gli interventi sianoeseguiti su unità immobiliari e suedifici (o su parti di edifici) residenzialiesistenti, di qualunque categoria catastale,anche se rurali. La prova dell’esistenzadell’edificio può essere fornitao dall’iscrizione dello stesso in catasto,


458Capitolo 14oppure dalla richiesta di accatastamento,nonché dal pagamento dell’ICI, ove dovuta.Non sono agevolabili, quindi, le spese effettuatein corso di costruzione dell’immobile.Possono usufruire della detrazione tuttii contribuenti residenti e non residenti,anche se titolari di reddito d’impresa, chepossiedono, a qualsiasi titolo, l’immobileoggetto di intervento.Tra le persone fisiche possono fruire dell’agevolazioneanche:• i titolari di un diritto reale sull’immobile;• i condomini, per gli interventi sulleparti comuni condominiali;• gli inquilini;• chi detiene l’immobile in comodato.Va comunque precisato che i benefici perla riqualificazione energetica degli immobilispettano solo a chi li utilizza.Gli in t e r v e n t i in si n te s i in te re s s a t ia l l’a g e v o l a z i o n e 52• Interventi di riqualificazione energeticadi edifici esistenti. Per questatipologia di intervento non sonostabilite quali opere o quali impiantioccorre realizzare per raggiungerele prestazioni energetiche indicate.pertanto, la categoria degli “interventidi riqualificazione energetica”comprende qualsiasi intervento, o insiemesistematico di interventi, cheincida sulla prestazione energeticadell’edificio, realizzando la maggiorefficienza energetica richiesta dallanorma. L’intervento, infatti, è definitoin funzione del risultato che lostesso deve conseguire in termini diriduzione del fabbisogno annuo dienergia primaria per la climatizzazioneinvernale;• interventi sugli involucri degli edifici;• installazione di pannelli solari;• interventi di sostituzione di impiantidi climatizzazione invernale. si intendonoquelli concernenti la sostituzione,integrale o parziale, di impiantidi climatizzazione invernale esistenticon impianti dotati di caldaie a condensazionee contestuale messa apunto del sistema di distribuzione 53 .Le spese per le quali è possibile fruiredella detrazione comprendono sia icosti per i lavori edili connessi con l’interventodi risparmio energetico, chequelli per le prestazioni professionali,necessarie sia per la realizzazione degliinterventi agevolati che per acquisire lacertificazione energetica richiesta perfruire del beneficio.Per quanto riguarda gli interventi di riqualificazioneenergetica dell’edificio sonospese detraibili, oltre alle spese professionali,quelle relative alle forniture edalla posa in opera di materiali di coibentazionee di impianti di climatizzazionenonché la realizzazione delle opere murariead essi collegate.L’agevolazione per gli interventi che realizzanoun risparmio energetico consistein una detrazione dall’imposta lorda, chepuò essere fatta valere sia sull’IRPEF chesull’IRES, in misura pari al 55% delle spesesostenute entro il 31 dicembre 2010o, per i soggetti con periodo d’impostanon coincidente con l’anno solare, fino alperiodo d’imposta in corso alla data del31 dicembre 2010.Il limite massimo di detrazione deve intendersiriferito all’unità immobiliare oggettodell’intervento e, pertanto, andràsuddiviso tra i soggetti detentori o possessoridell’immobile che partecipanoalla spesa, in ragione dell’onere da ciascunoeffettivamente sostenuto.


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare459Cumulabilità delle agevolazioniLa detrazione d’imposta del 55% nonè cumulabile con altre agevolazioni fiscalipreviste per i medesimi interventida altre disposizioni di legge nazionali(quale, ad esempio, la detrazione del36% per il recupero del patrimonio edilizio).Nel caso in cui gli interventi realizzatirientrino sia nelle agevolazioni previsteper il risparmio energetico che in quellepreviste per le ristrutturazioni edilizie,il contribuente potrà fruire, perle medesime spese, soltanto dell’uno odell’altro beneficio fiscale, rispettandogli adempimenti specificamente previstiin relazione a ciascuna di esse.Iva agevolata del 10% peri lavori di manutenzioneordinaria e straordinariaPer effetto della proroga disposta dallaL. Finanziaria per il 2008, sugli interventidi manutenzione ordinaria e straordinariaper il recupero del patrimonio edilizioa prevalente destinazione abitativa,effettuati fino al 31 dicembre 2010, siapplica l’aliquota Iva agevolata del 10%.L’aliquota agevolata è applicabile siaalle prestazioni di lavoro che alla fornituradi materiali e di beni, purché, questiultimi, non costituiscano una partesignificativa del valore complessivodella prestazione.I beni significativi sono stati espressamenteindividuati dal decreto 29 dicembre1999. Si tratta di:• ascensori e montacarichi;• infissi esterni e interni;• caldaie;• videocitofoni;• apparecchiature di condizionamentoe riciclo dell’aria;• sanitari e rubinetteria da bagni;• impianti di sicurezza.Su tali beni l’aliquota agevolata del 10%si applica solo fino alla concorrenza delladifferenza tra il valore complessivo dellaprestazione e quello dei beni significativi.Per tutti gli altri interventi di recuperoedilizio è sempre prevista, senza alcunadata di scadenza, l’applicazione dell’aliquotaIva del 10%.Si tratta, in particolare:• delle prestazioni di servizi dipendentida contratti di appalto o d’opera relativialla realizzazione degli interventidi restauro, risanamento conservativoe ristrutturazione;• dell’acquisto di beni, con esclusione dimaterie prime e semilavorati, fornitiper la realizzazione degli stessi interventidi restauro, risanamento conservativoe di ristrutturazione edilizia 54 .L’aliquota Iva del 10% si applica, inoltre,alle forniture dei cosiddetti beni finiti,vale a dire quei beni che, benché incorporatinella costruzione, conservano lapropria individualità (ad esempio, porte,infissi esterni, sanitari, caldaie, ecc.).L’agevolazione spetta sia quando l’acquistoè fatto direttamente dal committentedei lavori, sia quando ad acquistare ibeni è la ditta o il prestatore d’opera cheli esegue.Non si può applicare l’Iva agevolata al 10per cento:• ai materiali o ai beni forniti da un soggettodiverso da quello che esegue ilavori;• ai materiali o ai beni acquistati direttamentedal committente;• alle prestazioni professionali, anche


460Capitolo 14se effettuate nell’ambito degli interventifinalizzati al:- recupero edilizio;- alle prestazioni di servizi resi inesecuzione di subappalti alla dittaesecutrice dei lavori.Per l’applicazione dell’agevolazione dell’Ivaal 10% non è necessario alcun adempimentoparticolare come, invece, previstoper la fruizione della detrazione Irpefdel 36%.14.15 - Definizioni 55La manutenzione ordinariaSono esempi di interventi di manutenzione ordinaria: le opere di riparazione, rinnovamentoe sostituzione delle finiture degli edifici, quelle necessarie ad integrare omantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti, la sostituzione di pavimenti,infissi e serramenti, la tinteggiatura di pareti, soffitti, infissi interni ed esterni, ilrifacimento di intonaci interni, l’impermeabilizzazione di tetti e terrazze, la verniciaturadelle porte dei garage.La manutenzione straordinariaSono considerati interventi di manutenzione straordinaria le opere e le modifichenecessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici e per realizzareed integrare i servizi igienico/sanitari e tecnologici, sempre che non vadano amodificare i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportinomutamenti delle destinazioni d’uso.Restauro e risanamento conservativoSono compresi in questa tipologia gli interventi rivolti a conservare l’immobile e adassicurarne la funzionalità per mezzo di un insieme di opere che, rispettandone glielementi tipologici, formali e strutturali, ne consentono destinazioni d’uso con essocompatibili.Ristrutturazione ediliziaTra gli interventi di ristrutturazione edilizia sono compresi quelli rivolti a trasformareun fabbricato mediante un insieme di opere che possono portare ad un fabbricatodel tutto o in parte diverso dal precedente.Interventi di riqualificazione energetica di edifici esistentiPer interventi di riqualificazione energetica si intendono quelli che permettono ilraggiungimento di un indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernaleinferiore di almeno il 20% rispetto ai valori riportati nelle tabelle riportatenell’allegato C del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze 19 febbraio2007.


Obblighi del titolare - gestore dell’abitazione. Documenti da conservare461Note1 Pubblicato, nella G.U. 12 marzo 2008, n. 61in attuazione dell’art. 11-quaterdecies, comma13, lettera a) della L. n. 248 del 2 dicembre2005, recante riordino delle disposizioniin materia di attività di installazione degliimpianti all’interno degli edifici. Sostituiscela L. 46/1990, rimasta in vigore per i soli artt.8, 14 e 16. Il nuovo decreto ha anche abrogatoil precedente regolamento attuativo dellaL. 46/1990 (D.P.R. 6 dicembre 1991, numero447), oltre agli articoli da 107 a 121 del D.P.R.6 giugno 2001, n. 380 (Testo Unico Edilizia).2 D.M. 37/08 art. 8 comma 13 D.M. 37/08 art. 8 comma 3 e 54 D.M. 37/08 art. 8 comma 3 e 45 D.M. 37/08 art. 16 D.M. 37/08 art. 11 comma 27 D.M. 37/08 art. 9 comma 18 D.M. 37/08 art. 8 comma 29 D.M. 37/08 art. 7 comma 110 D.M. 37/08 art. 311 Previsto dal D.P.R. 581/9512 Previsto dalla L. 443/8513 D.M. 37/08 art. 6 comma 114 Ad esclusione degli impianti di sollevamentodi persone o di cose per mezzo di ascensori, dimontacarichi, di scale mobili e simili;15 Articolo 5 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 38016 DM 37/08 art. 11 comma 1 e comma 317 DM 37/08 art. 418 Nonché alla irrogazione delle sanzioni pecuniarieai sensi degli artt. 20 (comma 1) e 42(comma 1) del D. Lgs. 112/98 (articolo 11, comma3, del D.M. 37/08).19 D.M. 37/08 art. 12 comma 120 D.M. 37/08 art. 15 comma 721 D.M. 37/08 art. 6 comma 322 Il 22 gennaio 2008 è stato approvato il D.M.n. 37: «Regolamento concernente l’attuazionedell’articolo 11 quaterdecies, comma 13, letteraa della legge n. 248 del 2 dicembre 2005,recante il riordino delle disposizioni in materiadi attività di installazione degli impianti all’internodegli edifici». Il testo è stato pubblicatosulla G.U. n. 61 del 12 marzo 2008 ed è in vigoredal 27 marzo 2008.Come previsto dall’art. 3, comma 1 della L. 26febbraio 2007, n. 17, con l’entrata in vigore delnuovo D.M. 37/08 risultano abrogati:gli artt. da 107 a 121 del D.P.R. 380/01;il D.P.R. 6 dicembre 1991, n. 447 (regolamentodi attuazione della legge 46/90);la L. 5 marzo 1990, n. 46; ad eccezione degliartt.: 8 (Finanziamento dell’attività di normazionetecnica); 14 (Verifiche) e 16 (Sanzioni).23 D.M. 37/08 art. 10 commi 1 e 324 D.M. 37/08 art. 7 comma 125 D.M. 37/08 art. 7 comma 326 Compatibilità per ciò che attiene la sicurezzae la funzionalità dell’impianto nel suo insieme,coinvolgendo con ciò gli aspetti di dimensionamento,i livelli di protezione contro le sovracorrenti,le architetture circuitali, la selettivitàe l’affidabilità funzionale.27 D.M. 37/08 art. 7 comma 628 D.M. 37/08 art. 5 comma 129 D.M. 37/08 art. 10 comma 230 D.M. 37/08 art. 5 comma 131 D.M. 37/08 art. 10 comma 232 Progetti elaborati in conformità alla vigentenormativa e alle indicazioni delle guide e allenorme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazioneappartenenti agli Stati membridell’Unione europea, si considerano redattisecondo la regola dell’arte. D.M. 37/08 art. 5comma.333 D.M. 37/08 art. 5 comma 134 D.M. 37/08 art. 5 comma 435 D.M. 37/08 art. 7 comma 236 D.M. 37/08 art. 5 comma 537 D.M. 37/08 art. 5 comma 638 D.M. 37/08 art. 15 comma 5


462Capitolo 1439 D.M. 37/08 art. 240 D.Lgs. 192/05 allegato A comma 14.41 Circolare esplicativa D.Lgs. 192/05 del ministerodello sviluppo economico n° 8895 del 23maggio 200642 D.P.R. 15 novembre 1996, n. 66143 Sia nei casi di manutenzione straordinaria chein quelli di manutenzione ordinaria, per gli impiantitermici soggetti alle disposizioni di cuial D.Lgs. 192/05 è richiesto l’intervento di impreseabilitate per la lettera c) e, nel caso degliimpianti a gas, per la lettera e) del art.1 comma2 del D.M. 37/08 (circolare Min. Industria n.233/f del 1994 e circolare MSE del 23 maggio2006).44 Ai sensi del TITOLO II del Decreto Ministeriale01-12-1975.45 Dal sito: http://www.benecasa.it/condominio/sicurezza-condominio.html(ultimo acc. 26.02.10).46 Negli ultimi anni la normativa è stata variamentemodificata e determinata: dal D.M.del 19/2/2007, dalla L. n. 244/2007, dal D.L.185/2008, dalla L. n. 2 /2009 e da ultimo dalDecreto Interministeriale del 6/8/2009.47 Dal 1° ottobre 2006, l’importo massimo di spesa(48.000 euro) per cui è possibile fruire dell’agevolazioneIrpef va riferito alla singola unitàimmobiliare e non più ad ogni persona fisicache abbia sostenuto le spese. Di conseguenza,tale ammontare va suddiviso fra tutti i soggettiaventi diritto alla detrazione (ad esempiomarito e moglie cointestatari di un’abitazionepossono calcolare la detrazione spettantesull’ammontare complessivo di spesa di 48.000euro).48 Ha diritto alla detrazione anche il familiareconvivente del possessore o detentore dell’immobileoggetto dell’intervento, purché sostengale spese, le fatture e i bonifici siano a luiintestati e purché la condizione di conviventeo comodatario sussista al momento dell’inviodella comunicazione di inizio lavori . Ha dirittoalla detrazione anche chi esegue in proprio ilavori sull’immobile, per le sole spese di acquistodei materiali utilizzati.49 I lavori per i quali spettano le agevolazioni fiscalisono quelli elencati nell’art. 3 del TestoUnico delle disposizioni legislative e regolamentariin materia edilizia, approvato conD.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (precedentementeindividuati dall’art. 31, lettere a), b), c) e d)della legge 5 agosto 1978, n. 457).50 Decreto n. 41 del 18 febbraio 1998.51 Ai sensi dell’art. 3, com. 3, della L. 5 febbraio1992, n. 104.52 Con il decreto attuativo del 19 febbraio 2007,come modificato dal decreto 7 aprile 2008,sono stati ben individuati gli interventi per iquali trova applicazione l’agevolazione fiscale.53 In questa agevolazione sono compresi anchegli interventi riguardanti la trasformazionedegli impianti individuali autonomi in impiantidi climatizzazione invernale centralizzati,con contabilizzazione del calore, nonché latrasformazione dell’impianto centralizzato perrendere applicabile la contabilizzazione delcalore, mentre è esclusa la trasformazionedell’impianto di climatizzazione invernale dacentralizzato ad individuale o autonomo.54 Individuate dall’art. 3, lettere c) e d) del TestoUnico delle disposizioni legislative e regolamentariin materia edilizia, approvato conD.P.R. 6 giugno 2001, n. 380.55 Tratta dalle guide della Agenzia delle Entrate«Ristrutturazioni edilizie: le agevolazioni fiscali»n. 3/2008 e «Le agevolazioni fiscali per ilrisparmio energetico» aggiornamento 2009.


La percezionedel rischioe l’aspettocomportamentaledel fenomenoinfortunisticocapitolo 15Michela Mottica


La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale del fenomeno infortunistico465La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale delfenomeno infortunisticoPremessaGli incidenti domestici hanno assuntonel nostro paese, come anche sul pianointernazionale, dei livelli allarmanti. Lestatistiche testimoniano che in un annole persone che dichiarano di essere statevittime di incidenti tra le pareti domestichesono più di tre milioni, e chepiù di settemila di questi incidenti hannoavuto esito mortale.Anche l’Organizzazione Mondiale dellaSanità evidenzia che, nei paesi sviluppati,l’incidente domestico rappresenta la primacausa di mortalità dei bambini e chela categoria in assoluto maggiormentecolpita è quella delle casalinghe.Gli incidenti che si verificano con maggiorfrequenza sono le cadute, gli urti,i tagli, le ustioni mentre i luoghi in cuisi verificano maggiormente sono la cucina,il bagno, le scale, quegli ambientidove è la particolare struttura costruttiva-architettonica(pavimento, spigoli ealtre parti fisse) a favorire l’accadimentodell’infortunio.Se andiamo a vedere invece, quali sonodi fatto le cause di infortunio in ambitodomestico, notiamo che tra i maggiorifattori responsabili troviamo la distrazione,la superficialità, la scarsa conoscenzae/o l’inosservanza delle normedi sicurezza, la presenza di apparecchio sostanze chimiche pericolosi, ma soprattuttoun’errata percezione del rischioaccompagnata ad un’adeguata culturadella sicurezza e della prevenzione(ISPESL).I concetti di rischio e pericoloNel linguaggio comune i termini rischioe pericolo vengono assimilati ad un unicosignificato. In realtà esistono definizionitecniche che li distinguono significativamente.Infatti con il termine pericolosi vogliono indicare quelle che sono lecaratteristiche oggettive di una situazione,comportamento, oggetto, ecc. checontiene in sé la potenzialità di provocareun danno al di là della percezione delsoggetto. Sono pericoli, ad esempio, lafiamma del fornello, l’elettricità, l’altezzadi una scala, un gradino scivoloso ecc.Il concetto di rischio invece è collegato aduna visione probabilistica di accadimentodel danno: il rischio è la probabilità cheun’entità (oggetto, situazione ecc) provochiun danno.Come vedremo, al concetto di rischio, oltread un’interpretazione squisitamentetecnico-oggettiva, può essere attribuitaanche un’accezione soggettiva se riferitoal rischio percepito dalle persone. Secondoquesta seconda interpretazione il rischiorappresenta la possibilità che un eventoindesiderato connotato da conseguenzenegative è collegato a possibili interpretazionisoggettive.«Il pericolo è reale, concreto, definibile; il rischioinvece è una perdita potenziale la cuigravità è variabile, poiché dipende sia da fattorisoggettivi, sia da fattori oggettivi» (SavadoriL., Ruminati R. 2005).In sostanza quando parliamo di pericolol’attenzione è posta sulla certezza deglieffetti mentre quando parliamo di rischio


466Capitolo 15poniamo l’attenzione sull’incertezza deglistessi.Se la persona esperta stimerà i livelli di rischioattraverso calcoli probalistici basatisu serie storiche di dati, la persona ingenuastimerà il livello di rischio prevalentementein base alla sua esperienza pregressao ad informazioni in suo possesso.Così ad esempio nel caso degli incidentidomestici, una persona stimerà il rischiodi scottarsi nell’utilizzo di una pentolaposta sul fuoco in base alle esperienzegià avute e ad informazioni personali insuo possesso quali ad esempio la presenzao assenza di dispositivi di protezioneposti sul fornello, le dimensioni deglispazi disponibili in cucina, ecc. (SavadoriL., Ruminati R. 2005).Oggettività-soggettività:il rischio e il «senso comune»L’efficacia della prevenzione degli infortunidomestici, ma anche di quelli lavorativi,può essere potenziata se oltre aporre attenzione alla safety (intesa comepresenza o assenza di pericoli dal puntodi vista oggettivo) si pone l’accento anchesul concetto di security inteso comesentimento di mancanza di pericolo avalenza soggettiva. Safety e security sonodunque le due facce della stessa medagliache toccano l’una l’aspetto tecnologico-ingegneristicodella sicurezza el’altra quello di tipo psicologico.In particolare il concetto di security riportadirettamente ad un altro aspettodella sicurezza: quello della percezionedel rischio e dei meccanismi che lo regolano.Infatti le decisioni che le persone possonoprendere riguardo ai rischi dipendonoanche dal modo con cui se li rappresentanomentalmente, cioè il modo concui i rischi vengono codificati a livellocognitivo: in altre parole percepiti.La percezione del rischio è un processocognitivo attivato in diverse attivitàquotidiane che orienta i comportamentidelle persone di fronte a decisioni checoinvolgono dei rischi potenziali. Questoprocesso implica l’attivazione sia diaspetti di tipo razionale ed oggettivo(es. conseguenze del comportamentoimmediate e future) quanto emozionalee soggettivo (es. paura, ecc). Gli studihanno descritto come in molti casi ci siauno scollamento tra la percezione soggettivadel rischio e la valutazione oggettivadello stesso (Slovic, 2001). Eccoperché in alcuni casi le persone hannotimore di attività che in realtà non sonopericolose e non temono, invece, attivitàche potrebbero avere conseguenzemolto gravi. In sostanza prestiamo troppaattenzione ai rischi minori e non abbastanzaa quelli maggiori.Le persone dunque non stimano i possibilirischi in base a parametri di probabilitàe gravità del danno, ma lo fannoin base ad un insieme di fattori cognitiviche mediano in misura maggiore o minorela sensibilità individuale. Il rischioappare dunque come un concetto multidimensionale.La percezione del rischio è una stima ditipo soggettivo, e in quanto tale, soggettaa distorsioni o bias.Alla base della difficoltà da parte dellepersone di esprimere dei giudizi di rischiosità,ritroviamo in particolare l’usodi euristiche (scorciatoie mentali) e ilbias dell’ottimismo ingiustificato che sirivelano essere le maggiori cause di valutazioneerronea del rischio associato


La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale del fenomeno infortunistico467ad attività o a situazioni potenzialmenterischiose.Le Euristiche e il biasdell’ottimismo ingiustificatoMolti studi confermano di come le personeabbiano grandi difficoltà a pensare intermini probabilistici e dunque ad elaborarestime di rischio basate su dati oggettivi.Ciò che accade invece è la tendenzaad utilizzare delle scorciatoie mentali,le euristiche, basate su rappresentazionisemplificate della realtà. Accade cosìche davanti ad un rischio le persone nonutilizzino stime oggettive per deciderecome comportarsi e la conseguenza è ilverificarsi della tendenza a sovrastimareo sottostimare il rischio a seconda chel’attività venga percepita più o meno pericolosadi quello che affermano le statistichee le valutazioni di tipo oggettivo.La teoria delle euristiche e degli errori digiudizio (A. Tverssky, D. Kahneman 1973)cerca di spiegare come le persone prendonole decisioni – e formulano giudizi– in modo intuitivo.Particolare impatto sulla percezione delrischio e sulla stima delle possibili conseguenzedi un certo tipo di comportamentoè dato dall’euristica della disponibilità.L’euristica della disponibilità è utilizzataquando nel fornire una stima riguardoal possibile accadere di eventi futuri oquando ci si trova a prendere una decisione,le persone tendono a dare un pesomaggiore ai dati, alle esperienze chevengono ricordate con maggiore facilità,rispetto a quelli difficili da ricordare.Tuttavia le informazioni che vengono recuperatedalla memoria non sono quellecon il potere informativo maggiore, masono spesso quelle più vivide, sono cioèle informazioni collegate ad eventi con lafrequenza di accadimento maggiore e/oalle quali l’individuo ha associato i connotatiemotivi più forti. Le decisioni dellepersone sono influenzate maggiormenteda informazioni vivide piuttosto che dainformazioni poco connotate o smorte.Dunque l’euristica della disponibilità fariferimento alla dimensione numerica:quante volte si è verificato l’incidente ol’infortunio di quel tipo?. In un’ottica diprevenzione con questa domanda si vaad agire sui rischi che si presentano nelquotidiano.Eventi che si sono verificati più spessonella vita di un individuo o che lo hannoimpressionato maggiormente sarannogiudicati come più probabili anche sein realtà non lo sono. Per esempio lepersone in media giudicano la frequenzadegli incidenti aerei significativamentesuperiore rispetto al reale rapportotra voli aerei senza incidenti e voli conincidenti. Rimanendo nell’ambito delfenomeno infortunistico domestico, ilmeccanismo dell’euristica della disponibilitàspiega perché ci sia una sottovalutazionedei rischi che ogni giornoognuno di noi corre tra le mura domestiche:l’ambiente domestico ci è familiare,tranquillizzante. Se una personain passato non è stata vittima di eventitraumatici o infortuni particolarmentesignificativi, tenderà a sottostimare ilrischio d’infortunio perché ciò a cui faràriferimento nella stima del rischio nonsarà un calcolo matematico, oggettivo(PXD), bensì la personale esperienza, inquesto caso priva di elementi significativied emotivamente connotati: «Se nonho mai subito un infortunio in passato, è


468Capitolo 15poco probabile che me ne possa capitareuno in futuro».L’euristica della rappresentatività è unascorciatoia di pensiero attraverso la qualele persone attribuiscono la probabilitàche un certo evento appartenga ad unacerta classe sulla base di come l’eventostesso rappresenti la classe. Anche questaeuristica può portare a ragionamentifallaci e stime di rischio alterate. Peresempio potrebbero essere consideratecome esempi rappresentativi di attivitàrischiose l’alta velocità, abitare nei pressidi una centrale nucleare, praticare sportestremi. In realtà la pratica di queste attivitànon appare essere significativamentepiù rischiosa rispetto alla pratica di attivitàmeno rappresentative come nuotare osvolgere attività domestiche.Il bias dell’ottimismo ingiustificato è unadistorsione cognitiva sistematica della valutazionedella probabilità di incorrere inun evento negativo. Weinstein è stato ilprimo a rilevare, che dal momento in cui siesprimono giudizi comparativi tra la propriavulnerabilità da un evento negativoe quella di altre persone, c’è la tendenzanelle persone a sottostimare la probabilitàpersonale di incorrere in quella situazionenegativa rispetto alla media delle altrepersone. Ci si ritiene meno esposti edeventi negativi rispetto agli altri.Questo bias viene spiegato come derivanteda due particolari meccanismiche agiscono congiuntamente. In primisle persone hanno la tendenza a sovrastimaresia numerosità che efficacia deicomportamenti di tipo precauzionalemessi in atto da se stessi rispetto a quellimessi in atto da altri; secondariamente lepersone sentono il bisogni di mantenereuna visione positiva di sé e di proteggerela propria autostima: ciò non potrebbeaccadere in assenza di distorsioni ottimistichesoprattutto nei casi in cui lapersona sceglie deliberatamente di agirecomportamenti rischiosi come fumare oguidare senza le cinture di sicurezza. Ilbias dell’ottimismo emerge maggiormentequando si ha a che fare con rischi di naturaincidentale, potenziale o familiare e inparticolare quando la persona fronteggiasituazioni rischiose che ritiene di riuscirea controllare in modo efficace.Il bias dell’ottimismo ingiustificato mettele persone nella condizione di poteraffrontare alcune situazioni liberandoledall’ansia e quindi di affrontare con tranquillitàle attività quotidiane.Fattori che influenzano lapercezione del rischioIn particolare è interessante soffermarsisu alcuni fattori che in modo specificopossono rivelarsi particolarmente incisiviquando si parla degli infortuni in quantomoderatori della percezione del rischio.La tabella 15.1 indica quali sono i fattoriche incidono sull’errata percezione delrischio.Quanto più una persona ha la sensazionedi poter evitare gli effetti dannosi di azioni,sostanze, tecnologie ricorrendo allacapacità di controllo, tanto meno esseverranno percepite rischiose. In questocaso si parla di illusione di controllo inquanto spesso le conseguenze derivantida comportamenti messi in atto nondipendono esclusivamente dalle abilitàdella persona ma anche dal caso. L’illusionedi controllo può portare le persone asottostimare il rischio e a mettere in attocomportamenti rischiosi anche al di làdei propri limiti.


La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale del fenomeno infortunistico469È interessante notare anche che il meccanismodell’illusione di controllo colpiscemaggiormente le persone esperte diquelle inesperte. In effetti quanto più unapersona pratica un’attività, tanto più avràla sensazione di poterne avere la padronanza;ma il fatto di diventare “esperto”in una qualche attività non mette in realtàal riparo dai rischi ad essa associati.Un altro fattore che va ad incidere significativamentesulla percezione del rischioè rappresentato dalla volontarietàdi assunzione. Quanto più una personadecide volontariamente di esporsi ad unasituazione rischiosa, tanto meno percepiràil rischio sotteso. Questo meccanismopuò essere associato anche al livello dipossibili benefici che la persona riterràdi ottenere dalla situazione rischiosa.Le persone sovrastimano irischi che sonospettacolarirariattribuibili alla propria personaoltre il proprio controllo oimposti dall’esternodi cui si parla moltointenzionali o causati dall’uomoimmediatiimprovvisiche li riguardano direttamentenuovi e non familiariche non conosconodiretti contro i propri figlimoralmente offensiviche non portano nessunvantaggionon probabili nella situazione incui si trovanoLe persone sottostimano irischi che sonoovvicomunianonimimaggiormente sotto il propriocontrollo o assunti volentieridi cui non si parlanaturalia lungo termine o diffusiche si evolvono lentamente neltempoche riguardano gli altrifamiliariben conosciutidiretti verso se stessimoralmente desiderabiliassociati a benefici secondariprobabili nelle situazioni in cuisi trovano15.1 - Fattori che incidono sull’errata percezione delrischioMolti rischi che le persone decidonovolontariamente di correre produconoconseguenze piacevoli come ad esempiofumare, bere alcolici o svolgere attività infretta, utilizzare delle scale su pavimentiscivolosi ecc.Come evidenzia la ricerca nell’ambitodella psicologia delle decisioni, i giudizie le scelte degli esseri umani sonofortemente influenzati dal modo in cuiognuno si rappresenta la realtà. La decisionedi mettere in atto un determinatocomportamento dipende da una valutazionesoggettiva dei costi e benefici adesso attribuiti. Il mettere in atto comportamentisicuri dipende da come i rischisono percepiti e da quanto si è dispostiad accettarli.Nel meccanismo della percezione delrischio anche il fattore emotivo assumeun’importanza rilevante. Si pensi alla reazioneemotiva elicitata da un evento catastroficocome un terremoto. In questocaso la reazione viscerale incontrollata,collegata al vissuto dell’evento, mediasignificativamente la percezione del rischioaumentandola. Questo significache le persone tendono a sovrastimarei rischi collegati ad eventi rari ma dalleconseguenze eclatanti e catastroficherispetto a rischi collegati ad eventi piùfrequenti ma dalle conseguenze menoemotivamente coinvolgenti.Si potrebbe concludere che il fatto di starea continuo contatto con determinatesituazioni rischiose ci fa sentire più padronie abili nel controllo delle stesse,dunque più tranquilli.Un altro elemento fondamentale che vaa mediare la percezione del rischio è collegatoal livello di conoscenza del rischiostesso. Conoscere le caratteristiche delrischio permette alle persone di valutarnela gravità e di attribuirne un giudizio


470Capitolo 15di rischiosità. Dagli studi emerge che larelazione tra un buon livello di conoscenzadel rischio e la percezione del rischio,per la gente comune, non è univoca. Allevolte una buona conoscenza porta a sovrastimareil rischio, altre volte invecelo stesso livello di conoscenza porta allasua sottostima.Anche il grado di novità delle fonti di rischioincide in parte sulla sua percezione:un fattore di rischio nuovo in genereviene percepito come tendenzialmentepiù rischioso in quanto anche meno conosciuto.Infine anche l’immediatezza del danno ela sua osservabilità producono effetti significativisul meccanismo di percezionedei rischi.Questo significa che le persone hanno latendenza a sottostimare gli effetti cumulatividerivanti all’esposizione di certi fattoridi rischio. L’esempio più rappresentativodi questo meccanismo lo troviamonell’attribuzione del livello di rischio dafumo: le persone sono consapevoli deidanni a lungo termine che il fumo potràprovocare, ma hanno la percezione chel’assunzione della prossima singola sigarettanon causerà danni significativi.Quando il danno è osservabile, cioè manifestoe non latente, la tendenza saràquella di attribuirne un alto livello dirischiosità rispetto a quando ci si trovadavanti a situazioni le cui conseguenzerimangono latenti anche se presenti.Bibliografia- Nuovi rischi, vecchie paure. L. Savadori e R. Ruminati,Il Mulino 2005- Rischiare. L. Savadori e R. Ruminati, Il Mulino2009- Atteggiamenti e decisioni J. R. Eiser - J. van derPligt, Il Mulino 1988- Manuale di psicologia sociale. AA.VV. GiuseppeMantovani, Giunti 2003- Perception of Risk. P. Slovic London, Earthscan


Modificarela percezionedel rischioe i comportamenticapitolo 16Aldo PIerangelini


Modificare la percezione del rischio e i comportamenti473Modificare la percezione del rischio ed i comportamentiIn molteplici sondaggi è stata posta allagente comune la domanda su quanto siarischiosa la vita oggi e la maggioranzadegli intervistati ha risposto che la vitaoggi è più rischiosa che nel passato e ciòessenzialmente in conseguenza dei cambiamentiscientifici e tecnologici impressial nostro modo di sviluppo. Se la stessadomanda viene posta ad uno statisticoquesto, dopo aver confrontato i dati relativialla aspettativa di vita ed ai tassidi mortalità, dirà che la vita si presentameno pericolosa oggi di ieri.Emerge quindi una contraddizione trala preoccupazione della gente e la realtàstatistica, contraddizione che a dettadi Merkhofer (1987) è solo apparente inquanto «il rischio è un concetto multidimensionaleche ha più attributi rispetto aquelli impliciti nel dato statistico».Le ricerche psicometriche nel campo dellapercezione del rischio hanno dimostratoche la gente mantiene prospettivemultiple sul mondo dei pericoli e che lestatistiche sulla mortalità e sulla varia nocivitànon rappresentano un indice sufficientedi rappresentatività del rischio(Slovic 1986).Da una parte vi è un modo di pensare chetenta di identificare le strategie mentaliche i cittadini utilizzano nella formulazionedelle proprie convinzioni sul rischio,per poter poi intervenire su queste.Gli studi condotti in questo campo,(Wiedemann, 1999; Bennett, 1999) hannoconsentito di individuare quali sonole caratteristiche possedute da un rischioche aumentano la distanza esistente traaccettazione di un rischio da parte delcittadino e gravità oggettiva dello stessostimata dagli esperti (Douglas, 1991).Dall’altra parte le discipline di approcciopsicologico tentano di spiegare i meccanismiche generano i comportamenti consideratirischiosi per la salute mediantemolteplici teorie, nella convinzione chesono questi i meccanismi che dovrannoessere approcciati per ottenere un cambiamentodei comportamenti o degli stilidi vita.D’altra parte la metodologia educativabasata sull’apprendimento di life skills –in uso nei progetti di promozione dellasalute – è basata proprio sull’apprendimentodi competenze in grado di fornireal cittadino abilità capaci di produrre unmodo di essere nel contesto di vita e dilavoro che gli garantisca un guadagno disalute.Con l’avanzare del progresso, i saperi basatisu evidenze assurgono a strumentidi centrale importanza nei processi di regolazionee controllo sociale: infatti essi,a partire dalle informazioni desunte dalleosservazioni condotte in più o menoampi aggregati di popolazione, fornisconoagli individui linee guida su comedovrebbero condurre le loro esistenze ela comunicazione si impone così comestrumento indispensabile per ottenereun cambiamento dei comportamenti(Foucault, 1992).La Sanità Pubblica, che aveva privilegiatole modifiche strutturali e ambientaliin grado di costruire ambienti che nonsolo fossero sicuri per i soggetti che viabitavano ma che inoltre li inducesseroad adottare comportamenti utili alla sa-


474Capitolo 16lute – e che non si era posta il problemadi come comunicare con i destinatari delmessaggio promozionale – attualmentesta iniziando ad interrogarsi sulla comprensibilitàdell’informazione che producee soprattutto sulla sua capacità persuasiva.Il problema di come informare il pubblicoè più che mai aperto e la domanda di studioda parte delle scienze sociali e comportamentaliè enorme, specie in paesi ademocrazia elettiva.Difficoltà enormi sono subito emerse neltradurre in pratica il compito di informarela gente sui rischi che corre.Si stanno studiando le variabili in gradodi produrre un maggiore impatto persuasivosia nei riguardi del significato (contenutodel messaggio credibile o persuasivo)che del significante (struttura o stiledel messaggio) e alla tipologia mediaticao comunicativa, in relazione alla tipologiadel ricevente, attore della modificadei propri stili di vita (McGuire, 2001).Gli studi sugli effetti di tali campagnesono molto variabili, ma si può evincereche è più facile far adottare un nuovocomportamento (con un 12% circa in piùdi adozione rispetto alla popolazione dicontrollo) che farne cambiare uno erratogià assunto (con un risultato del 5-7% inpiù di cambiamento rispetto al controllo)(Snyder, 2001).Se ci si pone il problema di come fornirel’informazione in modo che essa siacredibile e comprensibile (in altre paroleconvincente) occorre che il comunicatoresi autoconvinca che rischia di comunicaresoltanto con chi ha pianificato di comunicaree di trascurare che la gente vuolel’informazione che gli è utile secondo ipropri criteri e non secondo quelli delcomunicatore.Nel nuovo ruolo che si sta preparandoper gli esperti e nei nuovi metodi dianalisi scientifica, l’elemento innovatoresarà rappresentato da una comunicazionepiù aperta e completamentebidirezionale dell’esperto con ilpubblico; un primo passo in questa direzionedeve essere la conoscenza dei limitidell’esperto e la discussione liberadelle incertezze, delle interpretazionialternative, nonché lo studio di comeevolvono le strategie di ricerca, riconoscendoche la gente comune può avereconoscenze complementari a quelledell’esperto.La risk communication bidirezionale richiedeche siano soddisfatte almeno duecondizioni:• la precisa intenzione dell’emittente diconfrontarsi con il pubblico (fornireed allo stesso tempo acquisire conoscenza);• la capacità e volontà del pubblico divalutare l’informazione al fine di accettarlao rifiutarla.Ne discende che il primo obiettivo di unacomunicazione dovrebbe essere quellodi fornire gli strumenti, le risorse e le conoscenzeper discernere, da parte di chiriceve la comunicazione, tra l’essere informatied educati e l’essere manipolatied istruiti.L’informazione e l’educazione rendonopossibile una partecipazione consapevoleche pone la persona nella condizionedi prendere decisioni sulla base di ciòche conosce, dei propri valori e bisogni.Viceversa eseguire le istruzioni potrebberisultare poco efficace a lungo andare seciò rappresentasse il risultato di un addestramentorigido teso a limitare l’iniziativaindividuale spesso necessaria in situazionidi emergenze particolari e cioè nonpreviste.Di fronte ad una domanda esplicita di co-


Modificare la percezione del rischio e i comportamenti475municazione non è molto chiaro il “quando,da chi, a chi ed in quali condizionila comunicazione dovrebbe avvenire”; inrisposta a questi quesiti possono essereespresse tre proposizioni:1. i conflitti che emergono negli sforzidi partecipazione sono spesso centratisu differenti aspettative circa gli intentied i fini poiché la prospettiva delpartecipante pubblico vede la partecipazionecome un mezzo per raggiungereun proprio scopo; nel confrontopartecipato entrano in ballo non soloproblemi di livello di rischio, ma anchedi chi deve decidere e di come sipone il problema di controllo;2. la credibilità dell’informazione sul rischioè strettamente correlata alla fiduciae credibilità istituzionale: infattidiversi sondaggi di opinioni rilevanouna perdita continua e consistentedi fiducia della gente nelle istituzioniprivate e pubbliche, sia che operinocome produttori di rischio sia a tuteladella gente da rischi. La fiducia socialeè una categoria multidimensionaleche comprende tra l’altro dimensionicome la competenza, la non prevenzione,la cura degli interessi degliesposti e l’uso del processo dovutoper arrivare alle decisioni;3. la effettiva partecipazione pubblicadipende sostanzialmente dallo sviluppodi risorse tecniche ed analiticheproprie e dai fini istituzionali per migliorarele conoscenze. L’obiettivo diaumentare la capacità tecnica diventaperciò vitale per la dinamica sociale diconsiderazione del rischio. Le formee gli strumenti per incrementare talecapacità tecnica possono essere le piùdiverse e seguono di solito le caratteristichee gli stili propri della culturapolitica e civica dei singoli paesi.Alcuni autori sostengono che, nella consapevolezzadell’esistenza diffusa di rischicollegati ai comportamenti umani, isoggetti posti dinnanzi alla necessità diriporre la propria fiducia nei soli sistemiesperti reagirebbero alla crescentesensazione di incertezza chiedendo agliesperti sempre di più, perché questi continuamentesi guadagnino la fiducia chepretendono di avere (Giddens, 1994).Altri autori però sottolineano come, neipaesi industrializzati, le persone sonoassoggettate alle strutture dell’informazionee della comunicazione che stannoacquistando progressivamente un’importanzacentrale e che possono facilitare iprogetti di convinzione e di adesione astili di vita consigliati.La stratificazione sociale, d’altro canto,è un forte determinante della percezionee delle reazioni all’esposizione adun rischio: chi dispone di minori risorsemateriali e culturali, facendo ricorsoessenzialmente alle risorse fornite dalcapitale sociale, reagisce all’incertezzariponendo la propria fiducia nelleopinioni di coloro che conosce e con iquali condivide la cultura, dando quindial confronto con il proprio contesto diriferimento, in un progressivo processodi aggregazione.La percezione del rischio da parte dellepersone socialmente più svantaggiate èstrettamente correlata al contesto socialenel quale vivono, nel quale il sapereesperto potrebbe essere consideratomarginale rispetto ai problemi quotidianidel soggetto, quando non addirittura ingannevole.Di conseguenza la percezione del rischiocambia al variare delle caratteristiche delcontesto sociale nel quale si sono formatii presupposti teorici della percezionestessa.


476Capitolo 16L’interazione sociale e la condivisionedelle definizioni risultano essere elementifondanti del processo di acquisizionedei saperi che andrebbero a costruire larealtà il cui significato sarebbe quindicontinuamente negoziato e soggetto alcambiamento. Quindi non è più moltoimportante studiare come aumentare lacomprensione dei messaggi degli esperti,ma approfondire come questi messaggivengono posti in essere e la valenzache questi hanno all’interno del contestosociale di riferimento. Una cultura delrischio condivisa non rappresenta piùsoltanto un sistema utile a riconoscere irischi ma contribuisce, mediante l’ausiliodi condivisioni, alla formazione di un approcciocollettivo al rischio.Contemporaneamente il concetto di comunicazionedel rischio si è sviluppatoed è passato dall’attenzione posta su unacomunicazione sostanzialmente basata sufondamenti tecnici inerenti il campo dellapersuasione, alla tendenza di privilegiarei momenti di partecipazione, di condivisionee di coinvolgimento degli esposti alrischio nei processi decisionali.La base epistemologica dell’agire nellacomunicazione del rischio, non risultapiù essere il marketing sociale ma lo sviluppodi comunità, nel quale il fulcro èrappresentato dall’impegno dello studiodella comunità di riferimento, al fine diporre in essere i presupposti metodologiciche consentano la promozione diuna percezione del rischio basata su saperiin grado di dare senso a quel peculiarerischio in quella comunità, primaancora di identificare le soluzioni utili aridurre l’esposizione allo stesso (Dervin eFrenette, 2001).È interessante notare che l’esigenza ditenere conto degli aspetti soggettivi e dipercezione dei rischi da parte dell’opinionepubblica è stata avvertita primadagli ingegneri e dai fisici direttamentecoinvolti nello sviluppo della tecnologiae del suo controllo di sicurezza.Nel management del rischio spesso si tendead assumere il senso comune e l’evidenzaaneddotica come criterio guidanelle considerazioni sulla gente comunee come sostituto di ricerche scientifichesistematiche. Ne consegue la necessitàdi un progresso verso obiettivi comunidi una migliore comprensione, unamigliore politica ed una migliore azionenella protezione della salute e dellasicurezza.L’educazione e l’informazione del pubblicosui rischi prevede che le scienze socialie comportamentali portino un contributofondamentale per il decisore poichési tratta di fornire risposte convincentialla gente su quanto è abbastanza sicurauna sicurezza e sulla legittimità della decisioneche bisogna prendere in rispostaa questa domanda (quanto giusto è il sicuroabbastanza).Tutto ciò spesso avverrà in situazionidi incertezza circa gli eventi e le conseguenzecon segmenti di popolazione chesi aspettano più benefici che rischi e cheallo stesso tempo non tollerano intrusionidi legge e di normative nella sfera dellalibertà individuale.Si è spesso sostenuto che in questi casila migliore strategia della gestione delrischio è quella di condurre il consumatorea decidere; la debolezza di questoapproccio sta nel fatto che in realtà si conoscepoco o nulla circa l’abilità del consumatorea prendere decisioni in condizionidi rischio e di incertezza.Questa tesi è suffragata da varie esperienzenegative di sicurezza basate sulconvincimento.L’individuo, in conseguenza delle limita-


Modificare la percezione del rischio e i comportamenti477zioni intellettuali intrinseche alla stessamente umana e del bisogno psichico diridurre le ansietà, spesso è indotto a negarei rischi esistenti ed a semplificare inmaniera non realistica i problemi complessi.In questa opera di semplificazionel’individuo si avvale di regole valutativecontro le quali lo sforzo di informazionesi infrange e perde la sua carica potenziale;in queste situazioni il prodotto diuna informazione corretta è scarsamentecontrollabile: esso può aumentare lapercezione del rischio anziché assicurarel’individuo della sua improbabilità.I rischi che derivano direttamente dascelte personali (quali: fumo di tabacco,alcool, guida ecc.) sono accettati serenamentein quanto dipendono dallo stiledi vita assunto, da una lunga convivenzacon lo stesso o dall’utilizzo quotidiano ditecnologie che sono di supporto alla vitadi relazione, ovvero dalla frequentazionedi ambienti che rappresentano un rifugiodall’ambiente esterno sia atmosferico chesociale quali l’abitazione. Douglas parla diimmunità soggettiva poiché la familiaritàtende a suscitare un senso di sicurezzanella percezione del rischio che porta asottostimare l’esposizione se non addiritturaal rifiuto allo stesso.


478Capitolo 16Bibliografia- Bennett P. (1999) Understanding responses to risk:some basic findings. In: Bennett P. e K. New York,Oxford University Press.- Borrelli G., Sartori S. (1992) Rischio tecnologico einteressi diffusi, Quaderni studi ENEA N.° 2 maggio1992- Dervin B and Frenette M (2001) Sense-MakingMethodology: communicating communicativelywith campaign audiences. In: Rice R.E. e AtkinC.K. (eds.) Public communication campaigns.Thousand Oaks, Sage Publications Inc.- Douglas M. (1991) Come percepiamo il pericolo.Antropologia del rischio. Milano, Feltrinelli- Featherstone M. (1998) Undoing culture. Globalization,postmodernism and identity. London, SagePublications Inc.- Foucault M. (1992) Un seminario con MichelFoucault. Tecnologie del sé. Torino, Bollati Boringhieri- Giddens A. (1994) Le conseguenze della modernità.Bologna, Il Mulino- Lemma P. (2004) Percezione del rischio e “modernità”- McGuire WJ (2001) Input and output variablescurrently promising for constructing persuasivecommunications. In: Rice R.E. e Atkin C.K. (eds.)Public communication campaigns. ThousandOaks, Sage Publications Inc.- Merkofer M.V. (1987) – Decision science and socialrisk management, T. Reidel Publishing Company,Boston- Snyder LB (2001) How effective are mediatedhealth campaigns? In: Rice R.E. e Atkin C.K.(eds.) Public communication campaigns. ThousandOaks, Sage Publications Inc.- Snyder L.B., Hamilton M.A., Mitchell E.W., Kiwanuka-TondoJ., Fleming-Milici F., Proctor D.(2000) The effectiveness of mediated health communicationcampaigns: Meta-analysis of differencesin commencement, prevention and cessationbehavior campaigns. In: Carveth R. and BryantJ. (Eds.) Meta-analysis of media effects. LawrenceErlbaum, Mahwah NJ.- Slovic P. (1986) Informing and educating the publicabout risks in “Risk analysis”, vol. 6- Slovic P. (1987) Perception of risk. Science 236:280-285- Wiedemann P. M. (1999). Percezione del rischio.In: Gray P.C.R., Stern R.M. e Biocca M. (eds.) Lacomunicazione dei rischi ambientali e per la salutein Europa. Milano, Franco Angeli


La promozionedella salutee la percezionedel rischiocapitolo 17Sara SansonCristina Aguzzoli


La promozione della salute e la percezione del rischio481La promozione della salute e la percezione del rischioIl cittadino competenteprotagonista della propriasaluteLa Promozione della Salute è il processoche mette in grado le persone di aumentareil controllo sulla propria salute e dimigliorarla. La salute è un concetto positivoche valorizza le risorse personali esociali come pure le capacità fisiche.I prerequisiti per la saluteLe condizioni e le risorse fondamentaliper la salute sono la pace, l’abitazione,l’istruzione, il cibo, un reddito, un’ecosistemastabile, le risorse sostenibili, lagiustizia sociale e l’equità. Il miglioramentodei sistemi di salute deve esseresaldamente basato su questi prerequisitifondamentali.Sostenere la causa della salute: una buonasalute è una risorsa significativa per losviluppo sociale, economico e personaleed è una dimensione importante dellaqualità della vita. Fattori politici, economici,sociali, culturali, ambientali, comportamentalie biologici possono favorirela salute, ma possono anche danneggiarla.L’azione della Promozione della Salutepunta a rendere favorevoli queste condizionitramite il sostegno alla causa dellasalute.Mettere in grado: la Promozione dellaSalute focalizza l’attenzione sul raggiungimentodell’equità in tema di salute.Per mettere in grado tutte le persone diraggiungere appieno il loro potenziale disalute, l’azione della Promozione dellaSalute punta a ridurre le differenze dellostato di salute attuale e ad assicurarepari opportunità e risorse. Tutto ciò comprendesolide basi su un ambiente favorevole,sulla disponibilità di informazioni, su abilitàpersonali e su opportunità che consentano difare scelte sane.Mediare: i prerequisiti e le aspettativeper la salute non possono essere garantitisolo dal settore sanitario. Quel che piùconta è che la Promozione della Saluterichiede un’azione coordinata da partedi tutti i soggetti coinvolti: i governi, ilsettore sanitario e gli altri settori socialied economici, le organizzazioni nongovernative e di volontariato, le autoritàlocali, l’industria e i mezzi di comunicazionedi massa. Le persone di ogni cetosociale sono coinvolte come individui,famiglie e comunità. Per la ricerca dellasalute, i gruppi professionali e sociali eil personale sanitario hanno l’importanteresponsabilità di mediare tra i diversi interessipresenti nella società.Le strategie e i programmi di Promozionedella Salute dovrebbero essere adattatiai bisogni locali e alle possibilità deisingoli paesi e regioni (tratto dalla Cartadi Ottawa, 1986).I programmi devono prevedere alleanzetra gli Enti e tutti gli attori del territorio,pubblici e privati, che abbiano interessinei confronti della causa della salute, percreare sinergie durature. A tale propositosi richiama l’attenzione sulla programmazioneche i Piani della Prevenzione a livellonazionale hanno previsto dal 2005,per evitare che iniziative spot, seppure


482Capitolo 17ritenute di buona qualità, siano isolate,non monitorabili, soggette a mancanzadi continuità o sovrapposte con altre iniziativenon coordinate.La torta dell’efficacia in prevenzioneInterventiefficaciInterventiinefficacile possibilità delle persone di esercitareun maggior controllo sulla propria salutee sui propri ambienti e di fare scelte favorevolialla salute. È essenziale metterein grado le persone di imparare durantetutta la vita, di prepararsi ad affrontare lesue diverse tappe e di saper fronteggiarele lesioni e le malattie croniche. Ciòdeve essere reso possibile a scuola, in famiglia,nei luoghi di lavoro e in tutti gliambienti organizzativi della comunità.È necessaria un’azione che coinvolga gliorganismo educativi, professionali, commercialie del volontariato, ma anche lestesse istituzioni.Senza provadi efficacia17.1 - Eva Buiatti, 2002La torta dell’efficacia in prevenzioneNon si sa:ricerca valida in corso(può essere offertosolo all’interno ditrials controllati)Non si sa:non ricercavalida in corso(non si puòoffrire)17.2 - Carta di Ottawa,1986Fa più beneche male(può essere offertaal pubblico)Fa più maleche beneSv i l u p p a re le abilità personaliLa Promozione della Salute sostiene losviluppo individuale e sociale fornendole informazioni e l’educazione alla salutee migliorando le abilità per la vita quotidiana.In questo modo si aumentanoQuale comunicazionestrumento efficace dipromozione della saluteGli assiomi della comunicazione:1. è impossibile non comunicare in situazionisociali;2. la comunicazione è caratterizzata da:contenuto e relazione;3. gli scambi comunicativi sono verbali enon verbali;4. gli scambi comunicativi sono simmetricio complementari;5. deve esserci un feedback.La c o m u n i c a z i o n e p e r l’e d u c a z i o n e allas a l u t eCome personale sanitario della prevenzionesiamo impegnati a svolgere unlavoro di educazione alla salute nei confrontidei cittadini!L’efficacia di questo intervento dipendenon solo dalle nostre conoscenze,ma anche dal come queste vengono trasmesse.


La promozione della salute e la percezione del rischio483Alcune semplici regole per una comunicazioneefficace:• capire l’altro, i suoi bisogni, la suaestrazione culturale e il tipo di relazioneche abbiamo con lui/lei• l’ascolto attivo che è caratterizzato datre processi:1. ascoltare quello che la personadice con le parole e con l’espressivitàcorporea;2. inquadrare nella propria esperienzainterna con atteggiamento disospensione quello che la personadice;3. formulare una risposta contestualizzata.Gli aspetti della comunicazione sono:• verbale (rappresentato dal contenuto);• non verbale (rappresentato dalla relazione).La comunicazione non verbale prevede:• il movimento delle mani;• lo sguardo;• il tono della voce;• la distanza;• l’abbigliamento.% di importanza nella comunicazioneEspressionedel volto55%Parole 7%Tono della voce38%17.3 - Componenti della comunicazioneSecondo Mehrabian nella comunicazione,le parole contano solo il 7%, il tonodella voce il 38%, mentre l’espressionedel volto ben il 55%.Per una comunicazione che produca cambiamentipositivi è importante:• la scelta dell’uso della parole (es. perfavore);• la chiarezza: per una comunicazioneefficace, non conta quello che vienetrasmesso, ma quello che viene ricevuto(es. uso di terminologia incomprensibile).Per evitare questo problemaè consigliato l’uso della parafrasi;• comunicazione diretta, per evitare malintesiè utile esprimere in modo direttoquello che percepiamo, sapersimettere in gioco in prima persona,adeguare il messaggio alle caratteristichedi chi ascolta, prestare moltaattenzione ai messaggi di ritorno.Nella comunicazione, ci sono spesso degliaspetti sottovalutati quali la comunicazionenon verbale, i fattori culturali dellacomunicazione, e le barriere all’ascolto.Le barriere all’ascolto possono essere:• verbali: rappresentate da interruzioni,tante parole, rabbia e ansia;• visive: troppa luce, poca luce;• sguardo: eccessivo/sfuggente;• mentali: problemi personali che dovrebberoessere controllati;• uditive: rumori, voce alta, voce bassa;• olfattive: odori vari;• spaziali: vicinanza, distanza;• tattili: temperatura, contatto;• preconcetti: interpretazioni e conclusioniaffrettate.Un buon ascoltatore è un esploratore dimondi possibili. I segnali più importantiper lui sono quelli che si presentano allacoscienza come al tempo stesso trascurabilie fastidiosi, marginali ed irritanti, perchéincongruenti con le proprie certezze. Perdiventare esperto nell’arte di ascoltare deviadottare una metodologia umoristica.


484Capitolo 17La valutazione del rischioNella valutazione del rischio di un’abitazioneè necessaria la valutazione di tuttigli ambienti, compresi giardini e ambientidi uso comune (vano scale, corridoi,ecc.).Qui di seguito si riporta uno schemadegli incidenti domestici più frequentisuddivisi per classi d’età e si riportanoalcuni suggerimenti pratici di prevenzione,che possono essere di supportoal questionario sopra citato.Ba m b i n i0 - 1 anno• Cadute dall’alto;• cadute dal box , dal girello e dal seggiolone;• soffocamento;• ustione.Da 1 a 2 anniCon l’aumentare dello sviluppo psico-fisico,aumentano autonomia e curiosità...• avvelenamento, intossicazioni;• tagli e ferite;• ustioni;• cadute e contusioni;• soffocamenti.Dai 3 ai 4 anniI bambini sono in grado di salire le scale,di usare il triciclo…• folgorazioni;• cadute e contusioni.Fattori ambientaliVedi «Questionario indice rischiosità domestica»(in allegato): sezione Camera deibambini.• Attenzione a farmaci incustoditi, usoscorretto dei piccoli elettrodomestici,fornelli e forno senza dispositivi di sicurezza.• I sacchetti di plastica e gli oggetti dipiccole dimensioni (orecchini, ciondoli,catenelle, ecc.) possono esserecausa di soffocamento!• Evitare l’uso di talco e polveri in genere.• Attenzione alla temperatura del cibo,del latte, dell’acqua del bagnetto (sepossibile regolare il termostato dellatemperatura dell’acqua).• Molte piante da appartamento se ingeritepossono essere tossiche o velenose(filodendro, azalea, stella di Natale,oleandro, ciclamino, mughetto, ecc.).Suggerimento per la sicurezza.Non perdere d’occhio il bambino:• a casa propria, attenzione a giocattolinon adatti all’età, a non prenderlo inbraccio vicino a finestre o balaustre,a non somministrare cibi non adatti;• a casa d’altri si consiglia una rapida ricognizionedell’ambiente domestico.Fattori individualiAttenzione allo sviluppo motorio delbambino: i bambini non devono mai esserelasciati soli perché possono fare oggiciò che non riuscivano a fare ieri.I genitori sono i principali ma non gli uniciprotagonisti della prevenzione degliincidenti nei bambini. Gli altri soggettiche devono essere informati sono:• baby sitter• nonni• fratelli di età superiore• … chiunque si prenda cura dei bambini.a d u l t iFattori ambientaliVedi «Questionario indice rischiosità do-


La promozione della salute e la percezione del rischio485mestica» (in allegato): sezione Cameradell’adultoFattori individuali• Le abilità sono presenti, ma spessoviene sottovalutato il rischio nelle attivitàdi routine che vengono svoltespesso con automatismi.• In situazioni di particolare stress, il livellodi attenzione per singola attivitàpuò essere ridotto e pertanto la percezionedel rischio diminuisce.a n z i a n iFattori ambientaliVedi «Questionario indice rischiosità domestica»(in allegato): sezione Cameraanziani.• Tubo gas• Salvavita• Termostato acqua• Piano valvolatoFattori individualiAttenzione alla difficoltà motoria dell’anziano:maggior fragilità scheletrica, scarsamuscolatura, rallentamento dei riflessi,riduzione della capacità sensoriale• Per gli anziani autosufficienti: è consigliatala pratica di attività motoriaper il mantenimento dell’autosufficienza,del trofismo muscolare e osseoe dell’equilibrio. Va sottolineato chel’induzione alla pratica dell’attivitàmotoria, contribuisce alla costruzionee mantenimento di reti sociali e relazionali.• Per gli anziani non autosufficienti siconsiglia la formazione delle personeche si occupano della loro assistenza:caregivers, familiari, badanti, volontariato,ecc.ConclusioniPer realizzare interventi efficaci di promozionedella salute, finalizzati a ridurrei danni legati all’accadimento di incidentidomestici, è essenziale promuovere unacultura della sicurezza.Gli operatori della prevenzione dovrebberomirare la propria azione prioritariamentealla modifica della bassa percezionedel rischio, ciò al fine di determinareun aumento delle competenze dei cittadininel gestire i determinanti della propriasalute.


486Capitolo 17Bibliografia- Anolli L., Psicologia della comunicazione, Bologna,Il Mulino, 2002- Argyle M., Il corpo e il suo linguaggio. Studio sullacomunicazione non verbale, Bologna, Zanichelli,1992- Birkenbihl V., Segnali del corpo. Come interpretareil linguaggio corporeo, Milano Franco Angeli,1991- Volli U, Il libro della comunicazione, Milano, IlSaggiatore, 1993- Damascelli N., Comunicazione e management,Milano, Franco Angeli, 1992- Sanson S., Aguzzoli C., Vacri A., Pischiutti P.,Widmann S., Stell S., Bovenzi M., Geretto M.,Steinbock D., Clagnan E., Massai D.e PatussiV.. Studio multicentrico sul rischio di infortunidomestici nella regione Friuli-Venezia Giulia.B.E.N., Not. Ist. Super. Sanità 2009;22 (12): III-IV- Sanson S., Aguzzoli C., Vacri A., Pischiutti P.,Widmann S., Stell S., Bovenzi M., Geretto M.,Steinbock D., Clagnan E., Massai D., Patussi V.,Multicentric study on risk of domestic accidentsand proactive training of caregivers working withelderlies in the Friuli Venezia Giulia region (NorthEast Italy). 18th International Conference on HealthPromoting Hospitals and Health Services.TacklingCauses and Consequences of Inequalities inHealth: Contributions of Health Services and theHPH <strong>Network</strong>. Manchester, United Kingdom, April14-16, 2010- Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute inItalia, 2009, Istituto Superiore di Sanità, inhttp://www.epicentro.iss.it/passi/


Come ridurrei rischidi incidentedomesticotra i bambinicapitolo 18Francesco Fadda


Ridurre i rischi di incidente domestico tra i bambini489IntroduzioneSi dice comunemente che «il bambinovive in un mondo adulto, progettato dagliadulti per gli adulti».Se questa affermazione è reale, deveessere anche vero che gli incidenti deibambini sono prevedibili e prevenibili,che la loro tipologia varia sicuramentea seconda della fascia di età e dell’ambientein cui si trovano, della struttura,dell’impianto o dell’oggetto con cui entranoin contatto e soprattutto del ruolodegli adulti a cui è affidata non solo lacura e l’educazione, ma la attenta custodiadei minori.I genitori, gli adulti, devono essere consapevolidei rischi a cui i bambini sonoesposti sia nell’ambiente domestico chein quello, genericamente, urbano.I genitori hanno certamente un ruolostrategico nell’impostare la consapevolezzadei rischi e la conoscenza dellapotenziale pericolosità di stili di vita edi comportamento, ma altre figure sonotemporaneamente interessate a questoaspetto che facilmente è trascurato osottovalutato. I nonni, le baby-sitter,le assistenti dell’asilo o della scuola, ifratelli più grandi, non sempre hannocapacità, conoscenza, maturità ed energiaper pensare anche all’eventualitàincidente e alla facilità con cui possonoessere adottate misure di prevenzionedavvero elementari; è sufficiente nontrattare il bambino come un giocattoloinanimato: è capace di azioni che soloil giorno prima non era in grado di faree che noi mai pensavamo potesse fare ilgiorno dopo.Normalmente queste novità sono piacevoli(si tira su da solo! Prende il bicchiere!Gattona! Ecc. ecc.), altre voltesono decisamente preoccupanti (comecade bene dalle scale! Eppure sapevamodi dover comprare il cancelletto; mangiaanche le arachidi, i semini di melae l’orecchino della mamma! E finché limangia possiamo ancora parlarne, l’importanteè che non li inali!).La prevenzione degli eventi evitabili èsicuramente compito dell’adulto, anchein considerazione del fatto che i bambinie gli anziani, sono le coorti a maggiorerischioQuesta premessa non è certamente mirataa proporre una modalità di accrescimentoblindata e iperprotettiva, maserve per farci riflettere sullo sforzo necessarioal fine di raggiungere un equilibriosereno fra il controllo dei nostri figlie il dare loro la necessaria autonomia, edifendere la difesa della loro sicurezzagarantendogli una corretta esplorazioneesperenziale.Gli interventi di prevenzione sono finalizzatiad eliminare od almeno a ridurrei rischi che, quindi, devono essere conosciutie, conseguentemente, stimolarel’adozione di comportamenti idonei.Naturalmente variano con le fasi di accrescimento.


490Capitolo 18Accorgimenti suggeriti se a casa abbiamo un piccolo hooliganDa 1 a 3 mesia 1 mese• Guarda gli oggetti.• Si immobilizza per un rumore forte.• Le mani sono serrate a pugno.a 3 mesi• Segue con gli occhi una fonte luminosa.• In posizione prona solleva la testa.• Comincia ad esplorare con la boccatutto quello che gli passa a tiro.Rischi principaliRischi cui va incontro il bambino a questeetà, se frequenta adulti distratti:• di caduta;• di asfissia/annegamento;• di ustione;• di incidente a bordo dell’automobile.Misure di Prevenzione suggeritea) cambiare famiglia (suggerimento scherzosoda parte di un autore sardo particolarmenterude);b) e se ciò non fosse possibile, gli adultisi attengano ai seguenti ordini:- Il bambino non va lasciato solo sulfasciatoio o su piani elevati da terra(neppure se dobbiamo salutarepapà/mamma che esce o per cambiarecanale alla televisione);- prima di iniziare qualsiasi operazionecomplessa, per es. il cambiodel pannolino, è necessario averetutto a disposizione; non rispondereai campanelli (di casa, deltelefono, del cellulare etc.) fino adimpresa ultimata.- cordini, braccialetti, orecchini, piercing,I-pod, Mp3, ecc. vanno conservatiaccuratamente in un cassettoblindato fino al raggiungimentodi una maggiore età. Fino ad allorail bambino potrebbe utilizzarequeste preziose cosette anche persoffocare;- il borotalco l’hanno inventatoesclusivamente per babbi pseudosportivie per mamme ansiose: aibambini non serve e le polveri inalatepossono solo nuocergli;- le sbarre del lettino non devonoavere una distanza superiore a 6cm. ed un’altezza inferiore a 75cm; il materassino deve essere incastratofortemente sul fondo perescludere la possibilità di effettuarepremature esplorazioni subacquee.Non utilizzare un cuscino;- l’acqua del boiler deve essere atemperatura inferiore a 50° ad evitarespiacevoli effetti gambero incaso di bagnetto a temperatura superiore.È caldamente consigliatala prova gomito prima che l’acquatocchi il pargoletto;- ugualmente si raccomanda la provadorso della mano per alimenti eper i liquidi del biberon;- anche se papà possiede l’ultimomodello di SUV e la mamma un catorciovariamente bozzato (validoanche l’opposto) il bambino va postosu di un seggiolino omologato,idoneo per l’età, posizionato sulsedile posteriore dell’automobile;- in macchina non si lascia mai solo(il bambino, non il seggiolino).


Ridurre i rischi di incidente domestico tra i bambini491da 6 a 9 mesia 6 mesi• Raggiunge gli oggetti a portata dimano.• Guarda l’oggetto che tiene in mano elo sposta tra le due mani.• Rimane seduto per qualche momento.• Porta i piedi alla bocca.• Non apprezza gli estranei.a 9 mesi• Si alza aggrappandosi.• Si mette seduto.• Prende piccoli oggetti.• Lascia cadere (scaglia) volontariamentegiocattoli e altre cose che riesce araggiungere.• Tocca tutto.• Esplora con la bocca tutto quello chegli passa a tiro.• Batte le mani.• Imita i suoni.Rischi principaliRischi del bambino (che ancora non puòscappare di casa):• di caduta;• di asfissia/annegamento;• di ustione;• di incidente a bordo dell’automobile.Misure di Prevenzione suggerite• Usare un fasciatoio, una bilancia e unlettino con bordi alti. Il bambino vabloccato al seggiolone con gli appositisistemi di ritenuta: non abbiate pietàdi usarli; prima controllate solo seil marchingegno è a norma e se sonopresenti tutti i timbri regolamentari(CE. Ok! Ecc.);• a gattoni il bambino può raggiungerequalsiasi trappola simpatica: caminetto,scale, fornelli, manici di pentolesporgenti dai ripiani o dai fornelli dellacucina;• del girello non ne parliamo, perchénon va usato; senza se e senza ma (neavrà bisogno oltre gli 80!);• le tende sono utilissime per far levaed alzarsi, evitate per favore di lasciareil bambino incustodito, o accertateviche le tende siano robuste, fissatea travi in grado di reggere 100 Kga strappo e che intorno ad esse nonci siano mobili o altri oggetti su cuiil bambino, in questi suoi tentativi diraggiungere la posizione eretta, possaurtare, in caso di fallimento, durantela caduta;• alcuni bambini vogliono assolutamentesapere cosa succede se non sirespira: non si deve lasciar loro a disposizionepiccoli oggetti o buste diplastica;• nel bagnetto il bambino non si lasciaMAI solo, anche se c’è solo qualchecm. d’acqua (per il motivo di cui sopra);• i mobili bassi vanno chiusi con idoneibloccaporte;• pare che le tovaglie siano molto affascinantie che sia irresistibile il trascinarseleaddosso, soprattutto se sopradi esse stazionano pentole o scodellecon alimenti bollenti, ferri da stiro dimenticati,bicchieri di vetro, appuntiticoltelli sardi (rigorosamente!);• un figlio, inoltre, rappresenta un’ottimaoccasione per riordinare i cavivolanti del computer e le prese elettrichepenzoloni. Avviate alla raccoltadifferenziata apparecchi con cavoconsunto e tritacarne (intendendocon ciò in senso generico qualunqueapparecchio da collegare alla correnteelettrica) non a norma;


492Capitolo 18• oggetti taglienti: riponeteli in luoghinon esplorabili, grazie;• in auto: seggiolino adeguato, utilizzatocorrettamente.Da 12 a 18 mesia 12 mesi• Offre un giocattolo.• Collabora nel vestirsi.• Cammina se tenuto per mano.• Comincia a dire no.• Smonta le scatolette.• Usa le mani anche assieme.• Sfoglia il suo libro.a 18 mesi• Sta seduto su una sedia.• Utilizza una matita.• Indica figure interessanti del suolibro.• Costruisce torri con due-tre cubi.• Abbraccia la bambola preferita.• Obbedisce a semplici comandi.• Si occupa di tutti i rami del sapere edella conoscenza.Rischi principali del bambino• di caduta;• di asfissia/annegamento;• di intossicazione/avvelenamento;• di ustione;• di incidente a bordo dell’automobile.Misure di prevenzione suggerite• Posizionate cancelletti, modello antisommossa, all’inizio e alla fine dellescale;• non cedete ai suoi ricatti del tipo chiamoil Telefono azzurro se lo bloccateal seggiolone;• onde evitare pargoli con le dita schiacciarepotrebbe essere interessanteutilizzare bloccaporte, serrature perpensili bassi e sottolavelli, per evitarebozze ed occhi neri, paraspigoliper mobili;• del girello si è già detto;• dopo l’uso svuotare subito vasche dabagno, secchi, bidet o altri recipienti.Togliere immediatamente giochi, giocattoli,detergenti: è come proporre albambino una gita al gran canyon;• vi informiamo, inoltre, che i pediatri(in particolare quelli sardi) odiano cordialmentequelle simpatiche piccolepiscine gonfiabili che taluni posizionanoin giardino, in garage, ecc. Nonè che odino le piscine di per sé, maunicamente gli adulti che ci lascianoda soli i bambini;• non è ancora il momento di regalaremacchinine, bambolette made in China,perline: probabilmente sono moltobuone, considerato che facilmentefiniscono in trachea. Fortunatamenteè un pericolo facilmente evitabile: infattiè sufficiente lasciare queste cosuccenel negozio;• lui (o lei, a seconda di cosa vi hannodetto in sala parto) è curioso comeuna scimmia, rapido come un commando,silenzioso come un gatto, furbocome un furetto quando decide diavvelenarsi/intossicarsi, un’esperienzache vorrebbe fare molto volentierisolo se riuscisse a trovare le sostanzegiuste; ma l’adulto (sapiens, criterioessenziale) è stato attento a sottrargliquesta possibilità (posizionando detersivi,insetticidi, farmaci o alcolici,fuori della sua portata);• anche molte piante da appartamentosono velenose (stella di Natale, ciclamino,oleandro, ficus) perciò, se in


Ridurre i rischi di incidente domestico tra i bambini493casa abita un Mowgli, è bene far sparirela giungla o, in alternativa, marcarlostretto;• nascosto fra i numeri telefonici importanti(suocera, salumiere, parroco,estetista, parrucchiere, Signora Pina,etc.) è regola intelligente posizionareanche il numero del Centro AntiVeleni-CAV regionale ed utilizzarlo,se del caso, immediatamente prima disvenire;• ripetiamo per importanza che le pentolesul piano cottura, il vetro delforno, il ferro da stiro in funzione eil caminetto acceso, attirano grandementeil giovane Nerone: non dobbiamolasciargli queste tentazioni a portatadi mano;• è buona norma igienica, ma anche antincendio,vestire il bambino con tessutinaturali: i sintetici raddoppiano irischi di ustione in caso di incidente.• mettete via dopo l’uso gli apparecchielettrici, le prolunghe e i cavi;• in auto il soggetto in questione deveessere trasportato in sicurezza, nonperché altrimenti i Carabinieri fannola multa, ma perché vogliamo bene alnostro bambino.. sempre, comunque,perché anche noi sardi abbiamo uncuore grande!Da 24 mesi a 3 annia 24 mesi• Torre di 6-7 cubi.• Nomina 2-3 figure.• Calcia la palla.• Sale e scende le scale.• Utilizza il cucchiaio.• Imita le persone.• Capisce le spiegazioni.a 3 anni• Apre cassetti.• Svita e apre recipienti.• Infila perline.• Fa domande.• Va in triciclo.• Gira le pagine del suo libro e nominale figure.• Conosce il proprio nome.Rischi principali del bambino• Di caduta;• di asfissia/annegamento;• di intossicazione/avvelenamento;• di ustione;• di incidente a bordo o a causa dell’automobile(i sensori di retromarciasono strumenti di prevenzione essenzialiad evitare danni alla macchina...e alla carrozzeria del bambino...se non li avete già, potete applicarequelli che si fissano sui lati dellatarga, senza danni alla carrozzeria.Costano molto poco e si pagano dasè, evitando il primo urto in parcheggio...sono invece impagabili nel casoabbiate già investito il bambino mentrein garage giocava dietro la macchina).Misure di prevenzione suggerite• Siamo in pieno periodo di guerra! Ricordiamociche esistono i cancellettiper le scale, i paraspigoli, le librerievanno fissate al muro, i cassetti apertiche rappresentano ottime scalettevanno chiusi a chiave, la chincaglieriaornamentale va temporaneamenteriposta in soffitta, i tappeti devonoessere antiscivolo (se non lo sono, lereti in gomma antiscivolo da metteresotto i tappeti costano circa 7-9€ al metro, dovete solo superare lapigrizia di andarle a cercare per com-


494Capitolo 18perarle. Quando cercate un paio discarpe nuove per voi o per i bambiniquesta pigrizia non ce l’avete, fateconto che questa rete sia importantecome le scarpe!);• rileggere anche tutto ciò fin qui scritto,ciò che viene dopo,.. e pensareche manca sempre ancora qualcosa!Quel qualcosa che deriva dalla vostraconoscenza della casa in cui abitate(utile la check list presente in questomanuale), dei vostri bambini e deicomportamenti che adottate...;• vicino a finestre, balconi e terrazzenon lasciare sedie, vasi, giocattoli oqualsiasi attrezzo che possa essereutilizzato per fare l’arrampicata e ilsusseguente tentativo di planata. Ilbambino non lo sa, ma noi lo sappiamoche non è l’Uomo Ragno. Nonsono esagerate le reti di protezioneo l‘eventuale innalzamento delle ringhiere;• i vetri delle porte e delle finestre vannorivestiti da una pellicola adesivache impedisca il frantumarsi deglistessi in caso di urto;• gli oggetti piccoli, taglienti od appuntitie i sacchetti di plastica nondevono comparire nelle zone trafficatedal pargolo;• non travasare mai prodotti chimici incontenitori diversi dagli originali;• insegnare al bambino i principali simbolidi pericolo presenti sulle etichette.Posizionate detersivi, farmaci, alcolici,insetticidi, in luogo idoneo echiuso;• accendini e fiammiferi devono essereposti in cassetti chiusi a chiave ozone custodite. Se non avete ancoraprovveduto: acquistate un rilevatoredi fumo e incendi e un rilevatore digas (p.s. certo che avere in casa ancheun estintore a polvere… aiuta!);.• eseguire la corretta e puntuale manutenzionedi impianti e apparecchi chesono ovviamente a norma e affidatiad impiantisti esperti e qualificati;• il bambino non va lasciato solo in bagno,soprattutto in presenza di apparecchielettrici in tensione;• nella vasca usare tappetini anti sdrucciolo;• insegnare al bambino che gli animalidomestici, propri o altrui, non sonodi peluche e potrebbero adirarsi sedisturbati o maltrattati;• in auto il bambino non fa più storie:è ormai abituato ad andare nel sedileposteriore, nel suo seggiolino, e adutilizzare i sistemi di ritenuta idonei;• ovviamente in auto da solo non ci faniente.. siete sempre con lui vero?Da 4 a 6 annia 4 anni• È grande.• Gioca a fare l’adulto.• Salta, corre, scala, lancia, ecc.a 5-6 anni• Indipendente.• Non valuta la velocità delle macchine.• È un hooligan completo.Rischi principali del bambino• Di caduta;• di asfissia/annegamento;• di intossicazione/avvelenamento;• di ustione;• di incidente a bordo o a causa dell’automobile(vedi sopra).


Ridurre i rischi di incidente domestico tra i bambini495Misure di prevenzione suggerite• Tutte le precedenti e anche altre difficilida prevedere;• il giardino, il garage, la strada o la piscina,per lui sono altrettanti parchigiochi, se l’adulto non è serenamentepresente e attento;• la bicicletta va benissimo se usatain giardino o in un parco chiuso, masempre con il casco;• letto a castello, finestre, mobili, sonoottime occasioni da lancio: barriere,reti di protezione, blocca finestre,tappeti antiscivolo servono a prevenirel’esperienza negativa;• accendini, fuochi d’artificio, botti,candele: devono essere inaccessibili.• alcolici, bacche: spiegare bene i pericolidi ingestione;• asciugacapelli, trapano, utensili elettricida cucina: scollegare e riporresubito dopo l’uso;• coltelli, forbici, oggetti taglienti: inordine e al loro posto!;• per strada: far indossare abiti chiari econ rifrangenti su zaino e/o scarpe.E che Dio ce la mandi buona, la nostraparte l’avremo in ogni caso fatta!


Abitareaccessibile,salubree sicurocapitolo 19Sebastiano Marchesan


Abitare accessibile, salubre e sicuro499PremessaLa propria casa rappresenta uno deglielementi più importanti nella vita di unapersona: in essa trova rifugio, vi trascorregran parte della propria esistenza e sisente sicura.L’ambiente domestico, oltre a rispecchiarei nostri gusti, dovrebbe risultare confortevole,funzionale e sicuro, in mododa rivelarsi adatto a tutte le circostanzeche si verificano nel corso della nostravita, dall’infanzia alla vecchiaia, da unaperfetta condizione di salute ad una situazionedi malattia.Le abitazioni in cui viviamo, nella maggioranzadei casi, sono state realizzatecon criteri e materiali standardizzati che,tuttavia, non sempre rispondono ai requisitidi salubrità, vivibilità e sicurezzadi cui avremo bisogno nel corso della nostravita.I criteri costruttivi solitamente adottatiper la realizzazione della stragrandemaggioranza degli edifici non tengonoconto di alcuni aspetti fondamentali necessaria garantire una buona vivibilitàdegli stessi.I risultati sono sotto gli occhi di tutti:edifici mal posizionati rispetto all’illuminazionesolare e con scarsa luminositànaturale, case umide, con muri che nonpermettono una corretta traspirazione,scarsa possibilità di aerazione dei locali,case prive di adeguati isolamenti termoacusticie di parafulmine, case costruitecon impianti termici e idraulici poco funzionali,case in cui gli spazi interni risultanomal distribuiti, case con scale ripide oche sembrano rispondere esclusivamentea esigenze estetiche, senza alcun criteriodi funzionalità e sicurezza, ecc.È doveroso rimarcare che una casa costruitamale spesso ha gli stessi costi direalizzazione di una casa costruita bene,la quale, oltre a garantire una migliorevivibilità, ha costi gestionali sicuramenteinferiori.Criteri per costruire bene e con lungimiranzaÈ necessario verificare innanzitutto ilterreno sul quale si intende costruire lapropria abitazione, non deve risultaretroppo umido ed a rischio idrogeologico.L’edificio dovrà quindi essere progettatotenendo conto della necessità di isolarlodall’umidità proveniente dal terrenoe delle caratteristiche dell’irradiazionesolare, al fine di consentire, tramite unadeguato numero di finestre, di illuminarebene i vari ambienti interni e, mediantel’applicazione di impianti fotovoltaici(o solari-termici), di garantire unadeguato risparmio energetico.I materiali ed i criteri di costruzionedell’edificio devono garantire la sicurezzae la salubrità dell’ambiente interno, ilquale deve risultare adeguatamente areato,privo di umidità, ben illuminato ed


500Capitolo 19isolato sotto il profilo termico, acusticoed elettromagnetico.Attualmente in commercio esistono moltimateriali bio-ecocompatibili (mattoni,laterizi in genere, legno, pietra, calce,sughero, ecc.) che, abbinati in modo appropriatoalla struttura portante, garantisconola sicurezza statica dell’edificio,la traspirazione delle murature e la salubritàdell’ambiente interno.Le fondazioni dell’edificio generalmentesono realizzate in calcestruzzo armato;le stesse devono essere debitamenteventilate per evitare la risalita dell’acquaper capillarità e scongiurare l’entrataall’interno dell’edificio di gas radon, sepresente in loco.La scelta del tipo di muratura è fondamentaleper determinare un clima abitativogradevole all’interno delle nostrecase. Sono consigliate pareti in mattoni,sia portanti, sia di tamponamento, sia dipartizione tra i vani e tra appartamenti.Le murature portanti in laterizio sonoindicate anche per le zone dichiaratesismiche; le stesse devono avere un idoneospessore (> di 40 cm), in modo dagarantire un valido sostegno ed isolamentotermoacustico all’edificio.Le pareti devono essere opportunamentedimensionate e coibentate, inmodo da fungere da volano termoigrometrico,accumulando facilmente caloree cedendolo lentamente, assorbendol’umidità in eccesso per rilasciarla neilocali quando questi ne sono in difetto;devono inoltre garantire la traspirabilitàe l’attenuazione dei rumori provenientidall’esterno o dalle altre stanze/dallealtre unità abitative dell’edificio. Ricordiamoanche che le malte per unire imattoni delle murature possono essererealizzate con leganti bioecologici, reperibiliin commercio.Il tettoIl tetto dell’edificio, solitamente costituitoda un’ossatura in legno resa ignifugao da una soletta mista in calcestruzzoe laterizio (laterocemento), deve essereben isolato termicamente, predisponendoun’adeguata copertura di coppi postasopra apposite strutture termoisolantiche, oltre a garantire un valido isolamentotermico ed acustico, mantengonobene ancorati i coppi nei casi di fortiraffiche di pioggia e vento.A completamento dell’isolamento del tettopossono essere installati, nella parte internadello stesso, dei pannelli in sugherocompresso, i quali, a fini estetici, possonoessere ricoperti da altri materiali (assi dilegno, cartongesso, ecc).Il tetto deve avere inoltre un impiantoparafulmini ed un’adeguata apertura(abbaino), che consenta agevoli ispezionidello stesso.Al fine di permettere l’effettuazione insicurezza di interventi di manutenzioneo di installazione di dispositivi (es. antenneo pannelli fotovoltaici) è essenzialeche, in fase di costruzione, sul tettovengano predisposti gli idonei accorgimenti,ad esempio linee vita o specificianelli su cui agganciare le funi collegatealle imbracature di sicurezza dei lavoratori.Adottare tali dispositivi in fase dicostruzione o restauro ha un costo limitatoe riduce la responsabilità del committente(chi chiama l’impiantista perl’intervento) prevista anche dalla recentenormativa sulla sicurezza sul lavoro(D. Lgs. 81/08). Si fa presente che ancheil padrone di casa talvolta deve andaresul tetto, o per cambiare un coppo o perliberare la grondaia dalle foglie persedal vicino albero, E anche lui deve lavorarein sicurezza.


Abitare accessibile, salubre e sicuro50119.1 - Esempio di cavo (linea vita) per l’aggancio delle imbragature di chi lavora sui tetti (foto SCPSAL ASS Pordenone)Terrazze e verandeIn molti casi, sopra i tetti degli edificivengono realizzate delle terrazze che risultanocomode per tutta una serie di fattori,ma possono comportare problemi diumidità ed infiltrazioni di acqua piovananell’edificio.Nella fase di realizzazione di una terrazzabisogna quindi assicurarsi che la stessarisulti ben isolata tramite l’impiego diidonei materiali (argilla espansa, guainecatramate, cotto per esterni, ecc.), inmodo da evitare il pericolo d’infiltrazionedell’acqua.La terrazza deve avere un’opportuna pendenza(1-2%) in modo da consentire unveloce deflusso dell’acqua piovana e deverisultare delimitata da idonei parapetti.Esistono in commercio validi prodottida applicare ai solai per migliorare l’isolamentotermico ed acustico degli stessi(es. pannelli di sughero compresso, argillaespansa). I solai in laterocemento devonoessere costruiti con calcestruzzo formatocon cemento il più possibile naturale edevono essere armati con acciaio diamagnetico,detto austenitico. Anche i cordolicorrispondenti dovranno ottemperare alleregole indicate per le fondazioni.A completamento di quanto già evidenziatoper le strutture portanti dell’edificio,al fine di migliorare l’isolamento e lasalubrità dell’ambiente interno potrannoessere applicati, sopra le murature internepiù esposte, cappotti in sughero, intonaciin calce, pitture a calce per interni.Sulle murature esterne possono essereapplicati capotti con idonei materiali naturalie pitture ai silicati per esterni.I solaiI solai di piano, se sono costituiti da unastruttura in legno, devono essere in gradodi limitare la diffusione delle vibrazioniacustiche.Spazi interniLa struttura dell’edificio deve avere un’adeguatadistribuzione degli spazi interni,


502Capitolo 19che devono risultare ben illuminati dallaluce naturale ed artificiale e devono esseresufficientemente ampi per svolgerecon comodità e sicurezza le funzioni acui sono destinati.Le pareti interne dell’edificio devonoavere un adeguato spessore (> 15 cm) erisultare ben coibentate, per garantire unadeguato isolamento termoacustico deivari locali.Le stesse possono essere intonacate concalce e rifinite con pitture a calce ed altriprodotti naturali che garantiscano la traspirazionedelle murature.I corridoi, i pianerottoli e gli atri devonoessere sufficientemente larghi da consentireun comodo transito di più persone,tenendo presente che gli stessi rappresentanole vie di fuga in eventuali situazionidi pericolo.La pavimentazioneLa pavimentazione deve risultare chiarae ben visibile, priva di irregolarità e antisdrucciolevolecon fughe inferiori ai 5mm ed eventuali soglie smussate, nonpiù alte di 1 cm.La scelta dei materiali, che deve esserefatta anche tenendo presente la loro qualitàe durata nel tempo, sarà conseguentealla funzione a cui i vari locali sono destinati:ad esempio, in cucina e nel bagnorisultano particolarmente adatte lepiastrelle o il cotto trattato o smaltato afreddo, mentre nelle camere da letto vienepreferito il legno, come nel soggiorno,dove vengono comunque utilizzatispesso anche il marmo, le piastrelle e ilcotto, anche in abbinamento tra di loro.Una soluzione interessante e funzionalederiva dall’inserimento, nella pavimentazione,di alcune piastrelle di colori diversile quali, oltre ad avere una funzione estetica,possono rivelarsi utili quali punti diriferimento in caso di scarsa visibilità odifetti visivi di alcuni componenti dellafamiglia.L’adozione di moquette nelle case diabitazione è fortemente sconsigliata, inquanto tale copertura rappresenta unaimportante nicchia ecologica per microparassiti,in particolare gli acari, checomportano gravi forme di allergia respiratoria;la moquette inoltre trattiene i derivatiepidermici degli animali domestici,difficilmente rimovibili, che, a loro volta,sono causa di gravi allergie respiratorie.Le scaleLe scale devono risultare agevoli da percorrereed essere sufficientemente larghe(> 1 metro), al fine di consentire uncomodo passaggio.I gradini delle scale devono essere regolarie non troppo alti, l’alzata deve esserefacilmente visibile (es. di differente coloredella pedata), la pedata deve permettereil completo appoggio del piede edessere antisdrucciolevole.19.2 - Esempio di parapetto che permette una facilearrampicata da parte di bambini


Abitare accessibile, salubre e sicuro503Le scale devono essere fornite di idoneicorrimani ben posizionati, i quali devonoconsentire un’agevole presa.I parapetti e le ringhiere, di opportuna altezza,devono essere tali da non permettereun facile arrampicamento; i correntiintermedi non devono quindi essere dispostiorizzontalmente.Ascensori e rampeÈ opportuno prevedere, in fase progettuale,appositi spazi ove installare unascensore o un altro idoneo mezzo disollevamento; tale accorgimento si rivelaindispensabile nel caso uno o più familiarivadano incontro nel tempo a problemi disalute che modificano le loro abilità (ciòaccade peraltro anche fisiologicamentenell’invecchiamento). Questo accorgimento,che in alcune situazioni può essere realizzatoanche nella parte esterna dell’edificio,consente di adattare facilmente lapropria abitazione, senza spese spessodifficilmente sostenibili, al mutare dellecondizioni di salute e di restare nella propriacasa possibilmente per tutta la vita,senza dover ricorrere a istituzionalizzazione(case polifunzionali, RSA, ecc.).19.3 - Esempio di rampa con sistema tattilo-plantarecoloratoNel caso che nell’abitazione risiedano personecon problemi di deambulazione, lapresenza di piccoli dislivelli può esseremeglio superata mediante l’adozionedi rampe di idonea pendenza (5%-8%) ilcui inizio e fine viene opportunamentesegnalato con sistemi tattilo-plantari colorati,affinché risultino funzionali anchealle persone con problemi di vista.Nel caso il dislivello risulti tale da nonconsentire la realizzazione di una rampa,l’alternativa più valida è costituita dall’installazionedi una piattaforma elevatricedi idonea misura (a norma di legge). Lapiattaforma elevatrice deve sempre risultarechiusa con l’idoneo parapetto perimetrale(alto 1 m) al fine di garantirnel’utilizzo in massima sicurezza.L’impianto elevatore o ascensore vieneimpiegato, in alternativa alle scale, per ilraggiungimento dei piani superiori dell’edificio.Le misure interne della cabina dell’impiantoelevatore devono essere sufficientementeampie (95x130cm), cosìcome larga deve essere la porta d’accesso(90x210cm), al fine di consentireun funzionale trasporto delle persone,anche con ausili per la deambulazione,degli arredi e di eventuali oggetti ingombranti.La pulsantiera dell’elevatore, con traduzionein braille per le persone non vedenti,deve essere posta orizzontalmentead un’altezza tra 110 e 130 cm. e deveprevedere il pulsante d’allarme.La cabina deve avere un corrimano, postoall’altezza di 90 cm. ed un citofonoposto all’altezza di 110-120 cm. per lecomunicazioni con gli operatori, in casodi guasto dell’impianto.L’impianto elevatore deve prevedere la discesae l’apertura automatica delle porteanche in caso di mancanza di corrente.


504Capitolo 19In commercio esistono anche impiantielevatori elettrici muniti di appositebatterie auto-ricaricabili, che consentonol’utilizzo dello stesso anche nel casomanchi la corrente.La cabina dell’impianto elevatore può essererealizzata, a seconda delle necessitàe delle situazioni, anche con pareti in vetroinfrangibile trasparente, a fini esteticie per consentire la visibilità esterna deglioccupanti.Vie di fugaIn fase progettuale devono essere previsteadeguate vie di fuga dall’edificio incaso di incendio o altri pericoli.Negli edifici con più unità abitative sonopreviste le scale antincendio ma ancheper le abitazioni unifamiliari, deve sempreessere prevista un’uscita di emergenza.Le vie di fuga e le uscite di emergenza,ovviamente, andranno sempre tenutesgombre da materiali che ne potrebberoimpedire l’utilizzo.Gli impiantiGli impianti di riscaldamento, idraulicied elettrici, rivestono un’importanzafondamentale, perché, se ben progettati,oltre ad essere più sicuri, riduconoin modo importante i costi di gestionedella casa. Ricordiamo ad esempio l’importanzadell’utilizzo di impianti cheprevedano caldaie a condensazione,pompe di calore, il recupero del caloredell’aria e dei fumi, e l’adozione di sistemiintegrati di produzione di energia edacqua calda basati sulle energie rinnovabili.Utile appare anche un impiantodi recupero dell’acqua piovana in casodella presenza di orti e giardini.Ovviamente, il locale caldaia, il caminettoe le stufa richiedono la presenzadi idonee prese d’aria e canne fumarie,di altezza e diametro tali da garantireun buon tiraggio naturale (altezza > 3metri: diametro > 15 cm), verificate daun tecnico specializzato che, anche nelcaso in alcune stanze vi siano sia il caminettoche stufe, ne verifichi il tiraggio,per evitare che uno dei due apparecchisottragga ossigeno all’altro, provocandocosi la pericolosissima formazione di ossidodi carbonio (CO).Le tubazioni idrauliche e del gas devonoessere facilmente ispezionabili ed irispettivi contatori devono essere postiin posizioni funzionali.Una buona prassi è quella di posizionarele tubature all’interno della parete e coprirletramite un pannello facilmente rimovibile,o posizionarle all’esterno dellemurature e coprirle tramite appositiarredi rimovibili, al fine di evitare onerosiinterventi di demolizione di muratureo pavimentazioni in caso di rottura delletubazioni.Affinché gli elementi radianti svolganobene la propria funzione di trasmissionedel calore è essenziale che debbanocontenere poca acqua e abbiano un’altacapacità di trasmissione termica.Una buona riduzione dei consumi si puòconseguire prevedendo un impianto chepermetta il riscaldamento a temperaturediverse dei vari ambienti della casatramite l’applicazione di termostati.Per maggiori informazioni sulla sicurezzadegli impianti a gas si rimanda allospecifico capitolo 8 di questo manuale.Per quanto riguarda la sicurezza degli


Abitare accessibile, salubre e sicuro505impianti e delle apparecchiature elettrichesi rimanda al capitolo 7 di questomanuale. Si ricorda però anche l’importanzache i quadri ed i contatori elettricisiano posti in una posizione agevoleda raggiungere per chiunque debbavisionare i consumi o riarmare i contatoriin caso di blocco per sovrautilizzodell’energia.I corpi luminosi, che in molti casi possonoessere posti a parete, devono esseredotati di lampade a basso consumo energeticoe devono permettere un agevoleaccesso alle stesse per la sostituzione incaso di rottura (essenziale utilizzare unaidonea scala – vedasi lo specifico capitolodel manuale – e non salire su sedie otavoli per sostituire le lampade).Gli interruttori della luce devono esserefacilmente individuabili anche in condizionidi scarsa visibilità dei locali e devonoessere posti ad un’altezza funzionalea tutti (90-120 cm), ivi comprese lepersone con disabilità, costrette a spostarsicon la carrozzina. Gli interruttorie le prese di corrente vanno posizionatia distanza di sicurezza da lavandini, vascheda bagno e altre zone in cui potrebberovenire a contatto con l’acqua. Se leprese non sono schermate (vedasi specificocapitolo) e vi sono bambini in casa èopportuno utilizzare gli appositi sistemidi protezione in commercio (portellineo false spine in plastica isolante).Tutti gli ambienti dell’edificio devono risultareben illuminati dalla luce artificiale;inoltre i locali principali, quali la cucina,il bagno, i corridoi, i vani delle scale,i pianerottoli e l’atrio, devono disporredi luci d’emergenza che forniscano un’illuminazioneadeguata a consentire unasicura mobilità delle persone anche incaso di mancanza di corrente elettricae di pericolo.Esistono in commercio delle funzionaliluci d’emergenza che vanno inseritenelle prese di corrente e possono quindi,all’occorrenza, essere utilizzate cometorce elettriche.I serramentiOgni locale, in base alle sue dimensioni,deve prevedere la presenza di una o piùfinestre che consentano un’adeguata aerazioneed illuminazione naturale.I serramenti devono essere ad alto isolamentotermico ed acustico (alcuni vetrigarantiscono un coefficiente di isolamento,pari ad una muratura di 20 cm). Le finestredevono essere ampie, in modo dagarantire una buona luminosità naturaledell’ambiente interno; inoltre devono risultareben fissate alla muratura, incernierateed agevoli da aprire e pulire. Le manigliea leva devono avere forma smussata,in modo da impedire eventuali ferite oagganci, e risultare funzionali.Nei casi di ampie superfici è consigliabilesuddividere la finestra in due o più ante.Gli scuri devono risultare ben fissati, perevitare il pericolo che possano lesionarsie cadere in caso di raffiche di vento; atale riguardo, risultano molto funzionaligli scuri con anta pieghevole.Bisogna, inoltre, tenere presente che lamaggior parte dei locali della casa dovrebberisultare sempre illuminata dallaluce naturale proveniente dall’esterno,anche quella, pur scarsa, delle ore notturne:ciò al fine di garantire un minimodi visibilità e ridurre le situazioni di pericoloderivate dagli spostamenti al buio.Le finestre e le porte esterne devonoessere installate in modo da risultare alriparo dai fenomeni atmosferici, quindi


506Capitolo 19presso la parte interna della muraturaperimetrale dell’edificio.In alcuni casi è opportuno predisporre,sopra i citati serramenti, delle pensilineche devono risultare ben fissate alla muratura.Le porteLe porte devono essere ampie (non inferioria cm 80x210, meglio cm 90x220),in modo da consentire un’agevole passaggiodelle persone, degli arredi e dioggetti ingombranti che debbano esseremovimentati. Devono, altresì, averelo spazio laterale libero (lato aperturaporta > 40-50 cm) per consentire ilpassaggio agevole di persone che utilizzanoausili o di persone con disabilitàmotorie che debbano essere accompagnate-sorretteda un familiare o addettoall’assistenza.19.4 - Spazio di manovra necessario per l’accesso allacameraI 40 centimetri a lato della porta permettonol’accostamento laterale dellasedia a ruote alla porta stessa, consentendodi eseguire la manovra in modopiù agevole.Il senso di apertura di una porta nondeve determinare intralcio o situazionedi pericolo.La porta con due battenti deve averel’anta principale larga almeno 80 centimetriper garantire l’accesso senza doveraprire entrambi le ante.Le porte utilizzate più comunementeall’interno delle abitazioni sono in legno,con l’anta a battente, in alcuni casi,dove ci siano spazi limitati, può risultaremolto funzionale l’adozione di portescorrevoli o pieghevoli (con il binarioposto superiormente, tale tipologia diporta non garantisce un buon isolamentotermoacustico). Le porte in materialeignifugo vanno utilizzate per l’accesso aspecifici locali (garage, cantine, localecaldaia, depositi, ecc.).Le porte taglia-fuoco, utilizzate per preservaredalla diffusione dell’incendio ivari ambienti dell’edificio, devono avereun’apposita finestrella di vetro ad altaresistenza termica, in modo da consentirela visibilità dei locali contigui in situazionedi pericolo.Le porte devono risultare agevoli da aprireper chiunque, la maniglia a leva deveavere forma anatomica smussata chenon comporti rischi di aggancio o feritae consenta una presa sicura; qualora leporte risultino pesanti da aprire dovrannoessere munite di un apposito dispositivoa molla che ne favorisca l’aperturae il ritorno automatico.Le porte di alcuni locali, quali la cucina,il soggiorno, il corridoio, possonoessere realizzate in legno con la partesuperiore parzialmente vetrata con vetri


Abitare accessibile, salubre e sicuro50719.5 - Nella fotosinistra un esempiodi maniglia che puòfacilmente comportarel’impigliarsidegli abiti o ferite incaso di urto (si pensiai bambini checorrono per casa).19.6 - Nella foto adestra un esempiodi maniglia a bordosmussato e ripiegataa U, in modo taleda evitare o ridurresignificativamentetali rischi.infrangibili, in modo da favorire la luminositànaturale ed artificiale dell’ambienteinterno.La soglia e la battuta della porta devonorisultare sempre inferiori ad 1 cm e devonoavere gli spigoli smussati in mododa evitare il pericolo di inciampo.19.7 - Esempio di porta munita di vetri non infrangibiliIl bagnoIl bagno – uno dei locali a forte rischiodi incidente domestico – deve esseresufficientemente ampio (min. 2,10x2,10m) e realizzato in modo tale da risultaresicuro e funzionale.La pavimentazione deve essere ben visibile,priva di irregolarità e antisdrucciolevole;è opportuno inoltre che la stessavenga realizzata con una leggera pendenza(1%) verso uno scarico dell’acqua a pavimento(es. del piatto doccia), per evitareil pericolo di fuoriuscita dell’acqua dallocale in caso di distrazioni o guasti.I sanitari devono essere collocati in posizionitali da consentire alle persone dispostarsi agevolmente all’interno del locale;ad esempio la doccia è bene collocarlaabbastanza lontano dalla porta d’ingressoe non troppo vicina alla finestra, inmodo da non danneggiare i serramenti.Il piatto doccia, di idonea misura (90x90cm), può essere a filo pavimento ed avereuna pendenza non superiore al 3%,non deve risultare scivoloso e può averedei profili di gomma per impedire la fuoriuscitadell’acqua dallo stesso.La doccia può essere delimitata da unatenda oppure da un box doccia con porte


508Capitolo 19pieghevoli o scorrevoli, ben incernieratealla parete e deve consentire un agevoleaccesso (larghezza >70 cm) a chiunque.All’interno della doccia è opportuno prevedereil posizionamento di un maniglione,di idoneo diametro (3-4 cm) checonsenta alla persona una presa sicurain caso di perdita dell’equilibrio.In alcuni casi si può prevedere l’installazionedi un sedile doccia a ribalta, fissatoa parete, che può rivelarsi molto utileper le persone anziane o con difficoltàdi deambulazione.L’asta della doccia, che può fungere ancheda maniglione, deve risultare benfissata alla parete e garantire un’agevolespostamento dell’erogatore dell’acqua.La vasca da bagno deve presentare unfondo antiscivolo e deve essere posizionatain modo tale da risultare agevole daraggiungere ed utilizzare per chiunque.Presso il muro adiacente alla vasca dabagno è utile collocare un maniglioneper agevolare le persone in entrata eduscita dalla stessa.Un appoggio seduta di 40 cm., posizionatoin corrispondenza della testata dellavasca, agevola la manovra di trasferimentonel sanitario permettendo allapersona di scivolare in sicurezza all’internodel sanitario stesso.È buona norma prevedere vicino alladoccia od alla vasca da bagno, spessotra la doccia e la tazza wc, l’installazionedi un campanello d’allarme con un filolungo fino a 50 cm da terra, da poter attivareanche in caso di caduta o malore.La tazza wc, di tipo standard (appoggiatao sospesa), alta da terra 40-45 cm, deveessere collocata in modo tale da risultarefacilmente raggiungibile da chiunque,anche da una persona costretta a spostarsicon una carrozzina.È consigliabile l’installazione di un maniglionelaterale alla tazza wc, posto adun’altezza di 70 cm da terra, per agevolarea tutti la fruizione del sanitario.Il lavabo, di tipo standard, deve risultareben fissato alla parete, in modo da garantireun appoggio sicuro alla personain caso di perdita di equilibrio.Il lavabo deve avere angoli smussati, bordodi almeno 3-4 cm per evitare gli sgocciolamentidell’acqua, piano completamenteorizzontale vicino ai rubinettiper consentire l’appoggio di oggetti (sapone,dentifricio, bicchiere, ecc.).I rubinetti possono essere di tipo standardcon miscelatore a leva normale,la quale deve avere una forma (sempresmussata) tale da risultare funzionale achiunque.I lavabi possono risultare sospesi da terrae quindi ben fissati alla parete, oppureappoggiati ad appositi mobili, sempre19.8 - Lavandino con ripiano orizzontale che consentel’appoggio di oggetti, inserito in un mobile sospeso,che consente l’avvicinamento anche a soggetti cheutilizzano ausili


Abitare accessibile, salubre e sicuro509fissati a parete, del tipo a semi incasso,con la parte inferiore libera al fine diconsentire un comodo utilizzo ancheper le persone in carrozzina; entrambele soluzioni si rivelano funzionali alleoperazioni di pulizia del bagno.Lo specchio deve essere collocato adun’altezza di almeno 10 cm dal bordo dellavabo, per non essere sempre bagnatodagli spruzzi d’acqua, ed arrivare fino adun’altezza di 180-190 cm.Le camereLe camere devono avere, sulla base delleloro dimensioni, una o più finestre, inmodo da consentire una valida illuminazioneed aerazione naturale.Una camera singola dovrebbe avere unasuperficie di almeno 11 mq, con lunghezzaminima dei lati di almeno 3,00 e3,60 m, mentre una camera doppia dovrebbeavere una superficie di almeno16 mq, con lunghezza minima dei latidi almeno 3,50 e 4,00 m, ciò al fine diconsentire una corretta fruibilità deglispazi, anche con arredi adeguati.Attorno al letto dovrebbe essere garantitouno spazio di almeno 90 cm.Il letto deve essere acquistato con oculatezza,perché deve risultare comodo inogni condizione di salute e consentireun buon riposo e recupero di energie.Il letto non deve risultare né troppobasso né troppo alto, in modo da nondeterminare difficoltà alle persone chehanno problemi di deambulazione ed acoloro che devono rifare i letti e fare lepulizie: la misura ottimale si aggira attornoai 50-60 cm, ma va valutata in funzionedelle caratteristiche di chi lo deveutilizzare (vedasi capitolo 4).La struttura del letto deve reggere beneil materasso e consentire un’adeguataaerazione dello stesso: quella a doghein legno risulta tra le più indicate.La struttura del letto deve avere le gambeposte all’interno del perimetro (circa10 cm), le sponde imbottite ed esserepriva di testiera ai piedi del letto, inmodo da evitare il pericolo di urti ed inciampi,soprattutto durante le ore notturne.La struttura della rete deve essere munitadi appositi ausili ferma-materassi,per evitare lo scivolamento dello stessofuori dalla rete durante le operazioni dirifacimento del letto.La soluzione citata ha il pregio di risultareeconomica e sicura, perché non cisono testiere e particolari sponde (spessofonti di urti); inoltre risulta molto funzionaleper la persona che deve rifare illetto e le pulizie della camera.Accanto al letto deve essere posizionatoun interruttore della luce, per consentirealla persona di accendere la luce emuoversi in sicurezza durante la notte.È importante che il percorso dalla cameraal bagno risulti sgombro da ostacolie sufficientemente illuminato, al fine diconsentire alla persona, durante le orenotturne, di spostarsi in sicurezza.Gli armadi in legno, opportunamente fissatia parete, possono essere ad ante scorrevolio con porte a battente, fornite dicerniere a 180°, in modo da consentireun facile avvicinamento agli stessi daparte di chiunque; non devono esseredotati di specchi o vetri, se non di tipoinfrangibile.Gli elementi interni, quali i pannelli d’appoggioe i cassetti scorrevoli, devono risultaresolidi e sicuri, in modo da evitareil pericolo di rotture o fuoriuscite deglistessi dalle apposite guide.


510Capitolo 19La cucinaLa progettazione del vano cucina deveessere fatta in funzione dei complementidi arredo standard (60x60 cm) e dellospazio necessario per rendere agevole ilmovimento a qualsiasi persona.Il locale cucina deve risultare ben illuminatoe areato, deve essere dotato delle idoneeprese d’aria (vedasi specifico capitolosul rischio gas) e deve avere una finestra,possibilmente con un’anta superiore apribileal fine di facilitare il ricambio d’aria.Tutti i componenti della cucina devonorisultare opportunamente smussati e prividi spigoli vivi.Bisogna porre molta attenzione al fissaggiodei mobili alle pareti, soprattutto i pensili,al fine di evitarne cadute o ribaltamenti.Le maniglie dei mobili devono consentireuna presa agevole; i cassetti non devonopoter fuoriuscire nell’uso corrente dalleapposite guide.Il piano di lavoro, posto ad un’adeguataaltezza (circa 90 cm), deve essere sufficientementeampio e ben illuminato, collocatoin modo da risultare funzionaleagli altri componenti della cucina (es. lavello,fuochi e forno).Affinché la cucina possa essere utilizzataanche da una persona in carrozzina,19.9 - Cucina adatta a persona in carrozzina19.10 - Coltelli appoggiati su uno strofinaccio “instabile”si può prevedere un adeguato spazio libero,di altezza non inferiore ai 70 cm.sotto il piano di lavoro.Gli eventuali interruttori e le prese dicorrente devono essere collocati lontanodal lavello e dai fuochi.Gli attrezzi da cucina, in particolare i piùpericolosi (es. coltelli), devono esserecollocati in sedi sicure (es. i coltelli in unceppo in legno) e dopo il loro utilizzoriposti nelle stesse; non devono essereappoggiati in modo da sporgere da tavolio piani di lavoro (i bambini piccoli nesarebbero attratti o potrebbero caderein caso di urto), né lasciati appoggiati sustrofinacci sui piani di lavoro (lo stracciose urtato può trascinare i coltelli e farlicadere: ciò vale anche per gli altri oggetticontundenti o di vetro).I fuochi devono essere dotati di dispositividi sicurezza per il pericolo di perditedi gas (vedasi capitolo 8).Il tavolo da pranzo deve consentire un’agevoleaccesso a chiunque, anche alle personein carrozzina, il piano superiore deveessere di altezza standard (80-82 cm) equello inferiore con luce minima di 70-75cm, le gambe del tavolo non devonocostituire un ostacolo all’avvicinamento.Nella foto 19.11 il tavolo con montanteverticale centrale unico facilita l’accostamentodella sedia a ruote e il passaggiodelle gambe sotto il tavolo.


Abitare accessibile, salubre e sicuro51119.11 - Tavolo che facilita l’accesso alla carrozzinaGli arrediUn componente di arredo ideale dovrebberisultare funzionale e sicuro, facile dapulire e da spostare. Una soluzione moltovalida deriva dall’installare delle piccoleruote, con dispositivo di frenante a leva,sotto i mobili più pesanti.Il posizionamento degli arredi deve esseretale da non determinare intralcio esituazioni di pericolo per gli spostamentidelle persone (ad es. per la presenzadi spigoli vivi o di elementi in vetro); sideve in ogni caso prevedere che venganorispettati attorno o davanti (per mobiliaccostati alle pareti) ad essi spazi di passaggioliberi di almeno un metro.Affinché i mobili risultino funzionali e sicurinon devono essere troppo alti (massimo180 cm).L’uso dei tappeti è sconsigliato per ragioniigieniche (vedasi quanto sopra descrittorelativamente alla moquette) e disicurezza (rischio di un loro scivolamentose non antisdrucciolo o dotati di reteantiscivolamento, o di inciampo, rischiospesso non percepito dalle persone chehanno avuto sempre dei tappeti in casa,ma che con il tempo, invecchiando, sonoandate incontro a minori abilità, sianoqueste difetti di vista, che di mobilità).Nella scelta dei mobili bisogna tenereconto non solo del lato estetico, ma anchedella loro sicurezza e funzionalità.Attenzione quindi a tavoli e tavolini invetro (spesso non ne sono percepibilii bordi), vetrinette e altri particolariin vetro (rischio di urto-caduta), manigliettepoco agevoli, tavoli e mobili aspigoli vivi, anche in metallo, ecc.. Nelcaso l’abitazione sia stata arredata conmobili che possono risultare pericolosi,è opportuno sostituirli o quantomenoadottare una serie di accorgimenti cheannullino o riducano ai minimi termini irischi di incidenti.È importante essere consapevoli che ognianno in Italia accadono 4.500.000 incidentidomestici, i quali si stima comportinodai 5.500 agli 8.000 decessi all’anno(stime ISTAT e ISPESL): praticamente 22persone al giorno.La stessa Organizzazione Mondiale dellaSanità rileva come, nei paesi sviluppati,l’incidente domestico rappresenti laprima causa di mortalità tra i bambini ela categoria più colpita da infortuni siaquella delle casalinghe.Una situazione che non può essere accettabilee deve vedere tutti impegnatiresponsabilmente nell’adottare e promuoveresoluzioni sicure e funzionali atutti, proprie dell’Universal Design.19.12 - Spigolo di un tavolo visto dall’occhio di unbambino


512Capitolo 19Bibliografia- Bettye Rose Connell, Mike Jones, Ron Mace,Jim Mueller, Abir Mullick, Elaine Ostroff, JonSanford, Ed Steinfeld, Molly Story, Gregg Vanderheiden.The principles of universal design,Version 2.0 - 4/1/97 Copyright 1997 NC StateUniversity, The Center for Universal Design. inhttp://www.design.ncsu.edu/cud/about_ud/udprinciplestext.htm- P. Cosulich, A. Ornati. Progettare senza barriere.Pirola Ed. 1996- L. Fantini. Superare le barriere architettoniche.Maggioli Ed. 2001- A. Lauria. Persone “reali” e progettazione dell’ambientecostruito. Maggioli, 2003- A. Ornati. Architettura e barriere. Franco Angeli,2003- S. Marchesan, R. Cattaruzzi, G. Indovina, F.Quendolo. Guida alla progettazione accessibilee funzionale. Regione Autonoma Friuli VeneziaGiulia. Centro Servizi Volontariato del FriuliVenezia Giulia, Associazione Tetra-Paraplegicidel Friuli Venezia Giulia, 2006. in www.paraplegicifvg.it/images/stories/File/Guida%20alla%20Progettazione%20Accessibile.pdf- Proposta di legge: Inserimento dello studio dellatecnica e della tecnologia atte al superamento dellebarriere architettoniche negli edifici pubblici e privatinei programmi didattici delle scuole secondariedi secondo grado e nell’ambito degli insegnamentiimpartiti presso le università. Atti Parlamentari,Camera dei Deputati N. 1894, 12 novembre2008


Prevenzionee tuteladelle personepiù vulnerabiliin situazionidi emergenzacapitolo 20Giorgio Sclip


Prevenzione e tutela delle persone più vulnerabili in situazioni di emergenza515Prevenzione e tutela delle persone più vulnerabili insituazioni di emergenzaIn un primo momento a qualcuno potràsembrare una contraddizione trattare unargomento quale la gestione di situazionidi emergenza in un manuale che si ponecome obiettivo la prevenzione degli infortuni.Una situazione di emergenzacorrisponde infatti, quasi sempre, al fallimentodella prevenzione. Perché dunqueparlarne in questo contesto?Abbiamo ritenuto importante inserire questobreve capitolo perché riteniamo cheuna situazione di emergenza in ambito domesticopresenti particolari criticità, chevanno oltre il semplice fatto di allontanarele persone dal luogo, che connota gliinterventi negli ambienti di lavoro o neiluoghi pubblici.In questi ultimi anni, grazie sia ad un impulsonormativo, che ad un’accresciutasensibilità generale, i temi della gestionedelle situazioni di emergenza hanno assuntosempre più rilevanza. Ci si è accortiche, in alcuni casi, è proprio la non correttagestione di questi contesti la causadi infortuni o di conseguenze non desiderate.Queste considerazioni valgono sempre,ma assumono particolare rilevanza in uncontesto domestico, dove si è portati,in assenza di precisi obblighi di legge,a non prevedere conseguenze di eventinon desiderati.In questo contesto è indispensabile guardarecon occhio particolarmente attentoalle persone più deboli, più vulnerabiliche, di fronte a questi temi, rappresentanouna categoria particolarmenteesposta.Fattori di questa vulnerabilità possonoessere tanti: tra questi l’età, le condizionidi salute, il livello di autosufficienza,il fatto di vivere da soli, di essere socialmenteisolati, la presenza di problemimotori, sensoriali o mentali, ma ancheil semplice fatto di avere recentementecambiato casa.Un primo aspetto fondamentale appareproprio il prendere coscienza che questiaspetti sono sostanzialmente trascurati. Iprogrammi di informazione ed educazionepensati appositamente sui temi dellaprevenzione e della sicurezza a favoredelle persone più deboli in ambito domesticosono rari e si stanno diffondendosoltanto in questi ultimi anni. Gli elementidi vulnerabilità cui si accennava, riportatianche in altri capitoli del presentetesto, devono venire seriamente consideratiper la predisposizione di specifici accorgimentida attuare qualora si verifichiuna qualche circostanza critica. L’idea èche questo possa influenzare ed incideresull’esito degli interventi e cioè che lagestione e l’andamento di un’emergenzapossano essere concretamente influenzatida una efficace opera di prevenzionenell’organizzare l’emergenza stessa.InformazioneL’informazione e la conseguente educazionealla gestione delle situazioni di rischiovanno proprio nella logica di ritenereche, in molti casi, ogni persona possa


516Capitolo 20essere in buona parte capace di attivareun programma di autoprotezione. Questovale sia per i rischi relativi alla vitaquotidiana (incendi, fughe di gas, ecc.)sia, in senso più generale, a quelli delterritorio (allagamenti, terremoti, ecc.).Spesso accade però che le persone piùvulnerabili siano proprio quelle che ricevonomeno informazioni, perché questevengono abitualmente diffuse attraversoriviste specializzate, conferenze, ecc., conlinguaggi tecnici a volte incomprensibilie trascurando spesso anche i “banali”problemi delle difficoltà visive, tipichedell’età avanzata, nell’utilizzo di caratteridi stampa troppo piccoli e poco contrastati.Oppure perché queste persone nonhanno interesse o capacità di interessarsialle problematiche in esame.Bisogna quindi creare una specifica reteinformativa per area (cittadina o meno),che coinvolga le strutture sanitarie, socialie del volontariato, che si confrontanocon i soggetti più deboli della popolazioneed i loro parenti e vicini.Chi dovrebbe essere il principale destinatariodi queste informazioni, ne rimanedi fatto troppo spesso escluso. Ci sonoinoltre casi in cui, anche se le personesono adeguatamente informate, questonon risulta sufficiente.PrevenzioneChi vive solo o isolato, in condizioni diparticolare vulnerabilità, anche se adeguatamenteinformato, potrebbe essereincapace, o riluttante, nell’adottare le misurenecessarie. In un contesto domesticole misure di prevenzione da adottaresono principalmente tre: l’adozione diaspetti di facilitazione, la ricerca dellasolidarietà umana di chi, come i vicini dicasa, può tempestivamente intervenire el’intervento di soccorsi esterni che possonoefficacemente intervenire in secondabattuta.Un primo tipo di facilitazione è costituitodall’allertamento, che gioca un ruoloimportante, in quanto definisce il puntodi partenza delle contro-azioni, sia dellapersona direttamente interessata, che dichi è chiamato a portare aiuto. Un aspettoda considerare quale causa di particolarevulnerabilità è il “contesto” in cui sitrova la persona. In una abitazione, quandosi dorme o si è in stato di torpore odi mobilità temporaneamente impeditao difficoltosa, o in condizioni dove vi èuna gran confusione in termini di rumore(ad esempio nel caso di persone con ipoacusiache tengono la televisione sempreaccesa a volume elevato) la capacità opossibilità di percezione e risposta ad unsegnale di allerta è notevolmente diversada quella che si ha in condizioni che consentonodi essere più vigili e attenti.Un’ulteriore facilitazione riguarda la possibilitàdi conoscere il corretto percorsoper allontanarsi in caso di criticità, le cosiddettevie di fuga. In ambito domesticotale aspetto può assumere rilevanza soloin grandi condomini, nei quali questo puòvenire gestito attraverso la segnaletica disicurezza, o assistito, attraverso specificheindicazioni verbali e/o non verbali, daparte di qualcuno informato allo scopo.Per ridurre i tempi di allertamento è necessarioavere dei sistemi di rilevazionerapida e di allarme che tengano contodelle caratteristiche ed abilità delle personepresenti e delle condizioni operativee di contesto. Anche le condizionidi illuminazione degli ambienti costituisconoun elemento importante. Anche senon obbligatorio, un importante aspetto


Prevenzione e tutela delle persone più vulnerabili in situazioni di emergenza517di facilitazione è rappresentato dalla installazionedi luci di emergenza che garantiscanolivelli minimi di illuminazioneanche in caso di compromissione dellanormale alimentazione elettrica.L’organizzazione della prevenzione inambito domestico deve comunque semprepassare attraverso un meccanismo disolidarietà umana. È quindi necessariocercare il coinvolgimento dei parenti edei vicini di casa, che spesso sono le primepersone che possono intervenire.È importante che essi conoscano le coseda fare, quelle da evitare, ed il correttocomportamento da tenere.Questo aspetto, pur importante, non deveessere ritenuto comunque sufficiente. Ènecessario anche prevedere che l’entepubblico preposto all’assistenza effettuiun monitoraggio finalizzato alla rilevazionedelle specifiche situazioni dellepersone più fragili presenti sul territorio,in modo che chi deve poi occuparsi deisoccorsi conosca preventivamente i luoghie le situazioni a particolare rischio.Gestione dell’emergenzaLa fase dell’emergenza vera e propria appareparticolarmente significativa, sia sulpiano emotivo che pratico, per ogni persona,ma ancor di più lo è per chi vive unacondizione di difficoltà. Si pensi a cosapossa significare per chiunque, trovarsicoinvolto in una situazione di emergenza,nella quale il ricorso a tutte le proprierisorse diventa decisivo. La sensazione diinsicurezza e di vulnerabilità può aumentareconsiderevolmente, portando spessoa compiere azioni sbagliate.Tra i principali fattori da valutare dobbiamotener conto di:• minori abilità motorie (anche lentezzamotoria), che possono essere causa dipericolo sia durante la fase di emergenzache nei momenti successivi;• sordità, anche parziali, che possonorendere difficile sia comprendere leindicazioni che vengono impartite,che compromettere l’orientamento;• difficoltà alla vista, che possono renderedifficile il riuscire a porsi in salvoin maniera autonoma;• disturbi mentali e/o di memoria, chepossono rendere impossibile la comprensionedella stessa situazione dipericolo o anche ricordare le eventualiinformazioni ricevute.In presenza di diverse patologie è utileprevedere quindi specifici protocolli diinformazione ed intervento, che tenganoconto delle specifiche minori abilità.Ai vicini di casa spetta l’eventuale attivazionedi un aiuto diretto, oppure, senecessaria, la segnalazione a chi più efficacementepuò intervenire (Vigili delFuoco, sistema del 118, 113, ecc.). I vicinidi casa, inoltre, possono fornire aglioperatori di soccorso informazioni essenziali,relative sia alla presenza o menodi persone con minori abilità, sia al modomigliore di approcciare le stesse.Si pensi ad esempio ad un anziano disabileche abita ai piani alti di una palazzinasenza ascensore, oppure ad una personache al momento di un eventuale sgomberodebba portare con sé farmaci o protesiessenziali alla sua sopravvivenza e benesserequotidiano (anche solo occhialio dentiere) e che, se lasciata a se stessa,nell’ansia legata all’emergenza, facilmentedimenticherebbe. Alla stessa manierasi pensi all’importanza che può avere peralcune persone il dover abbandonare laloro abitazione, o oggetti cui sono particolarmentelegati, o animali domestici


518Capitolo 20che costituiscono per loro importanteriferimento. In questi casi, in assenzadi parenti o conviventi, i vicini svolgonoun ruolo di riferimento essenziale per lapersona da soccorrere, riducendone lafragilità.Gestione della postemergenzaLa fase dalla post emergenza può variareda pochi minuti a molti giorni, e ciò dipendesia dall’entità dell’evento occorsoche dalla situazione della persona coinvolta.Ad ogni situazione di emergenza conseguonoreazioni emotive, comuni allamaggior parte delle persone, ma che persoggetti con minore abilità possono assumereparticolare drammaticità o significato.Le reazioni più comuni sono rappresentatedall’ansia o dalla depressione, mavi possono essere anche manifestazionidi rabbia e/o aggressività verso le stessepersone care o i soccorritori. Anche talireazioni vanno valutate attentamenteperché possono mascherare un disagiointerno che non riesce ancora a prendereforma e a giungere alla consapevolezzadel diretto interessato.In questi casi vi sono alcuni segnali daprendere in considerazione, come la dimenticanzadi prendere con sé le consuetemedicine o l’incapacità di decidere suqualsiasi cosa, anche la più banale.In caso di evacuazione dall’abitazione sitende a pensare soltanto alla necessità diallontanare le persone colpite dai luoghidell’emergenza, credendo che ciò le proteggada tutto. Ma non è così: per quantodisastrata possa essere, la propria casaè più rassicurante di una qualsiasi altrastruttura.Per cercare di ritornare il più possibilealla normalità, pertanto, risulta decisivoristabilire quelle piccole routine giornaliereche danno un forte segnale di uscitadalla fase di emergenza, nella quale tuttele regole e le abitudini vengono stravolte,e per ristabilire tali regole routinarie,se possibile, è necessario recuperare anchegli oggetti che più connotano la vitaquotidiana della persona soccorsa (es.occhiali, protesi acustiche, dentiera, bastone,ecc.). L’aiuto derivante da chi conoscela persona soccorsa pertanto appareessenziale.Dopo aver vissuto un evento traumatico,per recuperare e riaffermare gli attaccamentie le relazioni con i familiari, coni vicini di casa o con gli amici, appareinfatti decisivo il senso di appartenenzaalla comunità, fondamentale aspetto nelprocesso che aiuta a rimettersi in piedi.


Strumentidi valutazionedei rischida partedegli operatoridella prevenzionee degli stessicittadiniMatteo BovenziValentino PatussiDaniela SteinbockMarilena GerettoSara Sansoncapitolo 21


Strumenti di valutazione dei rischi521Strumenti di valutazione dei rischi da parte degli operatoridella prevenzione e degli stessi cittadiniNel presente capitolo vengono presentatiquattro diversi strumenti per la rilevazionee valutazione dei rischi in ambientedomestico:1. lista di controllo per la sicurezza incasa (Ufficio di Prevenzione degli IncidentiSvizzero - UPI).2. indicatore di rischiosità domestica(ISPESL).3. una matrice di rilevazione.4. una check list di autovalutazione dellarischiosità domestica.L’utilizzo degli stessi, effettuato nell’ambitodi specifici progetti (ISPESL) e deipiani regionali per la prevenzione ne hadimostrato l’utilità, le diverse indicazionidi utilizzo e gli elementi critici, di seguitose ne riassume le caratteristiche.Lista di controllo per lasicurezza in casa(Ufficio di Prevenzione degli IncidentiSvizzero – UPI)Le domande riportate nella lista di controllodell’UPI svizzero vengono suddivisein funzione delle seguenti otto zonedella casa:1. accesso alla casa;2. zona giorno;3. cucina;4. camera da letto;5. zona bagno;6. cantina/lavanderia;7. locale hobby;8. giardino;Le domande riguardano sia i rischi impiantisticie legati agli arredi/attrezzature/prodotti(disposizione degli arredi,illuminazione, presenza di tappeti odostacoli, rischio chimico e rischio elettrico)che i rischi derivanti da comportamentierrati. Vengono poste semprein maniera diretta, semplice, capibile datutti; la risposte possibili sono:• Si• In parte (questa scelta non è possibilein tutte le domande)• NoAd esse è associato un valore, in funzionedel rischio stimato, la cui somma costituisceil punteggio relativo alla zona dellacasa presa in considerazione. Questa listadi controllo permette una valutazionesia sui singoli ambienti che sull’abitazionenel suo complesso.Il grado di rischio degli ambienti è strutturatosu 3 livelli (associati a 3 intervallidi punteggio per ogni zona):• Grado di rischio A: i locali e i comportamentidi chi ci vive sono sicuri.• Grado di rischio B: i locali e i comportamentidi chi ci vive celano alcunipericoli che andrebbero possibilmenteeliminati.• Grado di rischio C: i locali e i comportamentidi chi ci vive sono da considerarsia rischio. Si deve assolutamentefare qualcosa per ovviare a talesituazione.Il risultato finale della lista di controllodell’UPI è una matrice Locale/Grado dirischio.


522Capitolo 21Grado di rischioLocale A B CVia d’accesso 0-3 4-6 7-10Soggiorno 0-4 5-9 10-16Cucina 0-4 5-10 11-18Camera da letto 0-3 4-5 6-8Bagno 0-5 6-12 13-20Cantina 0-3 4-5 6-10Locale hobby 0-4 5-8 9-15Giardino 0-4 5-10 11-1621.1 - Lista di controllo UPI: risultato finaleSeppur non fornendo un giudizio sinteticoe globale sulla rischiosità della casa, lalista di controllo permette agli utilizzatoridi avere una visione d’insieme sulla pericolositàdei diversi ambienti, consentendodi decidere su quali zone intervenire conmodifiche organizzative, impiantistiche odi materiali/attrezzi, oltre che cambiando icomportamenti a potenziale rischioIl documento dell’UPI, inoltre, rimanda,per le specifiche aree esaminate, a documentiinformativi mirati alla prevenzionerealizzati dallo stesso ente.Riassumendo, la lista di controllo dell’UPIrisulta essere uno strumento facile da utilizzare,molto efficace all’auto valutazionedella rischiosità domestica, che fornisceagli utilizzatori preziose indicazioni sucome agire all’interno della propria abitazionee quali comportamenti adottare perprevenire il rischio di incidenti domestici.Sito: http.upi.chLink: http://www.upi.ch/Italian/haus/Pagine/default.aspx).Indicatore di rischiositàdomestica (ISPESL)L’indicatore di rischiosità domestica sviluppatodall’ISPESL è stato messo a puntoallo scopo di quantificare il rischio diinfortunio all’interno delle mura domestiche,in funzione del tempo trascorsoin casa, degli ambienti frequentati,dell’età, della condizione professionale,del grado di istruzione e del sesso;e rappresenta una evoluzione di quantogià utilizzato da molti anni a livellonazionale per rilevare le situazioni dirischio presenti nelle abitazioni. Un elementoimportante introdotto dall’ISPE-SL con questo strumento è l’aver previstoun peso dei diversi fattori esaminati,incidenti sul rischio infortunio domestico,in funzione dei dati di letteratura disponibiliin Italia.Il questionario è costituito da 6 schedespecifiche per ogni ambiente dell’abitazione:1. soggiorno/ingresso;2. cucina;3. bagno;4. camera del bambino;5. camera dell’adulto;6. camera dell’anziano.È inoltre presente una scheda che prendein considerazione gli elementi comuni/generalidella casa:• impianto elettrico;• porte e finestre;• balcone e/o terrazzo;• giocattoli ed oggetti vari.Queste schede permettono il calcolo diun indicatore che associa ad ogni itemdel questionario una probabilità stimatadi accadimento degli incidenti. In talmodo, la risposta alla singola domandaviene pesata, e diventa direttamente


Strumenti di valutazione dei rischi523proporzionale al rischio che si va ad esaminare.Ad esempio, nell’analisi della rischiositàassociabile all’elemento pavimentipresente nelle abitazioni, la presenzadi dislivelli sul pavimento comporta unfattore moltiplicativo (di ponderazione)di 40 mentre la presenza di tappeticomporta un fattore pari a 130. Nelcaso entrambi gli elementi siano presenti(dislivello e tappeti) si evince chel’intervento preventivo prioritario èrappresentato dalla rimozione dei tappeti.Fatto questo corretto, ma che vasempre integrato con le informazionirelative alle abilità dei soggetti che inquell’abitazione ci vivono.Pavimenti Si Nocon differenze di livello 40 0Scivolosi, con tappeti 130 0Con illuminazione insufficiente aevidenziarne ostacoli/dislivelli21.2 - Esempio di fattori di ponderazione40 0Questo indicatore rappresenta un utilestrumento di prevenzione, sia perchéfornisce un riferimento per pesare il rischio,sia perché contribuisce ad accrescerela consapevolezza rispetto ai rischipresenti nella propria abitazione.L’indicatore, come detto, fornisce ungiudizio sulla rischiosità globale dellacasa, calcolato anche in funzione deltempo trascorso in casa, degli ambientifrequentati, della probabilità di infortunioper sesso, condizione professionale,grado di istruzione e classe di età.Sono state codificate 4 categorie dirischio e sono state convertite in unpunteggio su scala 0-100 nel seguentemodo:• casa poco pericolosa (da 0 a 2 escluso):Complimenti, la vostra casa èpoco pericolosa! Ogni dettaglio èstato scelto accuratamente, valutandonela sua pericolosità. (Ad ognimodo, non abbassare mai la guardia!);• casa abbastanza pericolosa (da 2 a 9escluso): La vostra casa è abbastanzapericolosa! Sono ancora presentiqua e là dei piccoli pericoli. Sarebbeopportuno eliminare gli elementicon un punteggio maggiore;• casa pericolosa (da 9 a 31 escluso):Attenzione, la vostra casa è pericolosa!Occorre eliminare gli elementicon il punteggio maggiore;• casa molto pericolosa (tra 31 e 100):Attenzione, la vostra casa è moltopericolosa! Intervenite immediatamenteper eliminare o quanto menoridurre le possibili fonti di pericolo.Attraverso la sua compilazione è possibilemettere in evidenza i fattori e gliagenti materiali maggiormente pericolosi,in modo da intervenire su di essial fine di abbassare il livello di rischiositàdella propria casa, rendendola piùsicura.Resta comunque il fatto che questostrumento, sperimentato per la primavolta in Friuli Venezia Giulia (cit.), si èdimostrato abbastanza difficile da utilizzareda parte del singolo cittadino,e appare più utile per l’effettuazionedi indagini svolte attraverso referentiformati, quali, ad es. gli operatori diprevenzione delle ASL, gli operatoridel sociale o gli operatori di specificheAssociazioni.


524Capitolo 21Matrice di rilevazioneQuesta matrice, adottata dall’ASP Lazionell’ambito del proprio precedente pianotriennale della Prevenzione, è stataricavata a partire dalla matrice prodottada Barell e collaboratori (cit.) ed è stataadottata, con parziali modifiche, nell’ambitodello «Studio 9 Regioni» coordinatoa livello nazionale dall’ISPESL (specificistudi in Lazio, Friuli Venezia Giulia, Venetoe Puglia. Lo strumento, che incrociai fattori forma e agente di accadimentodegli infortuni domestici e sede e naturadelle lesioni derivanti dagli stessi, ha lacaratteristica di poter essere confrontatocon le classificazioni di malattia più diffuse(ICD IX / ICD X).La Matrice, per la sua immediatezza nellacompilazione si è dimostrata uno strumentoeccezionale per la raccolta delleinformazioni nell’immediatezza dell’accadimentodegli infortuni domestici, moltoben accettato presso i centri di emergenza,ove le risorse di personale spessonon permettono di dedicare molto tempoa rilevazioni e registrazioni più complesse,che negli studi condotti in partevenivano poi effettuate da operatori deiDipartimenti di Prevenzione, mediantestrumenti di II livello (disponibili sui sitiweb <strong>CCM</strong> e ISPESL).A differenza degli strumenti sopra esaminati,la matrice in esame permette di indagarele dinamiche degli incidenti, dandopreziose informazioni agli operatoridella prevenzione, sia per la creazionedi strumenti per la rilevazione (o autorilevazione)del rischio nelle abitazioni, infunzione delle dinamiche di accadimentopiù frequenti nella propria area di competenza,sia per indirizzare in manierapiù specifica i consigli e la divulgazionedi buone pratiche in ambiente domestico(depliant informativi, manuali, poster, attivitànelle scuole, ecc).La check listLa Check list rappresenta uno strumentobasilare per colui che vuole verificare senella sua abitazione vi siano situazioniche possono comportare il rischio di andareincontro ad un infortunio. Il presentemodello riporta gli elementi essenzialidella check list per le abitazioni prodottadal gruppo di lavoro istituito nell’ambitodel progetto che il Centro nazionale perla prevenzione e il Controllo delle Malattie(<strong>CCM</strong>) ha assegnato come coordinamentoalla Regione Friuli Venezia Giulia (icomponenti del gruppo di lavoro vengonoindicati in testa al presente manuale).Lo strumento della check list permette diavere una visuale complessiva della casae dei rischi in questa presenti, dà indicazionisugli elementi a maggior rischio esuggerisce le possibili azioni mirate allaprevenzione degli incidenti domestici.La lista di controllo è suddivisa in quattrocolonne. La prima colonna (Elementi diStrutture/Ambienti) individua l’area dellacasa o l’aspetto comune a tutta la casa dicui, nella seconda colonna (Possibili problemi)si evidenziano gli aspetti potenzialmentepiù a rischio. La terza colonnasuggerisce gli interventi per rimuovere irischi rilevati. Nella quarta colonna (Situazione),da compilare alla prima valutazione,il cerchio nero «•» viene spuntato(apponendo una X) quando esiste un rischioed è necessario cercare di rimuoverlo.Se la situazione è sotto controllo enon è richiesto alcun provvedimento, sispunterà il cerchio bianco «». Se quellasituazione non è presente, (es. non vi


Strumenti di valutazione dei rischi525Elementidi Strutture/AmbientiPorte L21.3 - Esempio di check listDomande, possibili problemi Suggerimenti/Raccomandazioni sulle misure da adottare SituazioneLa maniglia costituisce possibilitàdi infortunioPresenza di vetro non infrangibileo incrinatoSostituzione con maniglia a U, a punta smussa o pomelloApplicazione di una pellicola adesiva antisfondamentoSostituzione con un pannello in legno o vetro infrangibile • •sono balconi o terrazze, o la caldaia peril riscaldamento è condominiale e non èpresente nell’abitazione) non si spuntaalcun segno.Nella lista viene chiesto più volte di controllarela presenza della marcatura CE edella marchiatura IMQ, di seguito ne illustriamoi simboli ed il significato.Ma r c a t u r e CEcontrassegno che deve essereapposto dallo stessofabbricante che con essoautocertifica la rispondenza(o conformità) ai requisitiessenziali per la commercializzazionee utilizzo nell’ Unione Europea.Ma r c h i a t u r a IMQattestazione che un apparecchioè stato sottoposto daun ente autorizzato, indipendenterispetto a chi vende eproduce, a tutte le verifichenecessarie per verificare lasua conformità ai requisiti di sicurezza eaffidabilità previsti dalla legge.I problemi importanti, che comportano imaggiori rischi, vengono indicati con ilsimbolo «L».Le misure particolarmente efficaci vengonoindicate con un «J».La lista esamina tutti gli ambienti dellacasa e rappresenta una sorta di visita guidataagli stessi, mirata alla prevenzione,proponendo alla fine di ogni sezione al-cuni suggerimenti per un corretto comportamento,mirato alla eliminazione deglieventuali rischi rilevati.ConclusioniI dati dell’indagine svolta presso le AziendeSanitarie della Regione Friuli Venezia-Giulia nel 2009 confermano un dato giàrilevato nell’indagine PASSI sulla sottostimadella percezione del rischio diincidente domestico da parte della popolazione(il 90% della popolazione intervistatatelefonicamente nella regioneFVG dallo studio PASSI nel 2007, dichiarache il rischio nella propria abitazione èbasso o assente ).Un risultato rilevante di questa attività èrappresentato dal numero non trascurabiledi persone che, a seguito della compilazionedella lista di controllo propostadall’UPI, dichiara di voler effettuare modifichenella propria abitazione (24,5%), odi volerle suggerire a propri conoscenti(54,7%).La somministrazione della lista di controllofunge quindi, oltre che da strumentodi rilevazione, anche da strumento diinformazione e promozione di atteggiamenticonsapevoli, che riducono il rischiodi incidenti.La stima della rischiosità domestica chesi può produrre con lo strumento propostodall’ISPESL tiene conto di fattori


526Capitolo 21diversi, molto più dettagliati rispetto alsemplice modello della lista di controllosvizzera. Questo questionario, a maggiorcontenuto informativo è apparso tuttaviadi difficile comprensione nella sua partevalutativa dal 35% delle persone intervistate.La check list di autovalutazione prodottadal gruppo di lavoro <strong>CCM</strong> e continuamenteaggiornata, anche anche inbase ai risultati delle indagini condottenel corso del 2009 nelle Aziende Sanitariedel Friuli Venezia Giulia, rappresentaun’ottimo strumento d’indagineper tecnici esperti, o cittadini più motivati(paradossalmente anche bambiniche vogliano condurre un’indagine nelleproprie abitazioni con l’aiuto e la direzionedei propri insegnanti), permettedi individuare i fattori di rischio presentinella pericolosità della propria abitazionee fornisce soluzioni e consigli comportamentaliper diminuire il rischio diincorrere in infortuni domestici.Molti altri sono i modelli disponibili,si può forse dire che ogni ASL ne abbiaprodotto uno, il cercare comunquedi presentare e proporre modelli base,di diversa concezione, che hanno scopianche diversi, ma che riassumono le diverseimpostazioni possibili (studio, valutazioneed autovalutazione dei rischipresenti in ambiente domestico, analisidegli infortuni accaduti) è stato l’obiettivosu cui abbiamo incentrato il presentecapitolo. Nella documentazione cheviene messa a disposizione sui siti istituzionali(<strong>CCM</strong> e ISPESL in particolare)abbiamo cercato di fornire altro materiale,con la speranza però di arrivare,attraverso una discussione alla condivisione/affinamentodi questi strumenti ealla produzione di strumenti di lavoroomogenei a livello nazionale.Gruppo di lavoro <strong>CCM</strong> che hapredisposto la Check list- Fabio Aizza (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia)- Paolo Barbina (A.S.S. 2, Gorizia, Friuli VeneziaGiulia)- Andrea Berno (A.S.L. Valle d’Aosta)- Alba Rosa Bianchi (ISPESL)- Santina Calarco (A. USL 5, Messina, Sicilia)- Adamo Conti (A.S.L. 13, Ascoli Piceno, Marche)- Libera Di Liello (A.S.L. Napoli 2, Campania)- Patrizio Erba (ISPESL)- Francesco Fadda (A.S.L. 3 Nuoro, Sardegna)- Fabio Fumolo (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia)- Lorenza Gallo (U.L.S.S. 18 Rovigo, Veneto)- Emilio Giovannini (A.S.L. 1 Massa e Carrara, Toscana)- Silvia Iacovacci (A.S.L. Latina, Lazio)- Stefano Lapel (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia)- Maria Lauletta (A.S.L. 1 Venosa, Basilicata)- Eduardo Malacaria (Regione Calabria)- Silvana Manservisi (U.L.S.S. 20 Verona, Veneto)- Marinella Natali (Regione Emilia Romagna)- Valentino Patussi (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia, Coordinatore del Gruppo)- Sabrina Pellicini (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia)- Aldo Pierangelini (A.S.L. Rm E, Lazio)- Fabio Previtali (A.S.L. 13 Novara, Piemonte)- Mauro Primossi (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia)- Sara Sanson (A.S.S. 1, Trieste, Friuli VeneziaGiulia)- Fabio Schiavitti (A.S.L. 1 Avezzano-Sulmona,Abruzzo)- Stefano Termite (A.S.L. BR, Brindisi, Puglia)- Roberto Zacco (A.S.L. 1 Torino, Piemonte)


Strumenti di valutazione dei rischi527Bibliografia1. UPI – Ufficio prevenzione infortuni “Listadi controllo per la sicurezza in casa: Apri leporte alla sicurezza”, 2008. www.bpa.ch/PDFLib/1157_42.pdf2. ISPESL “Infortuni domestici” Roma, marzo20093. Barell and Coll. An introduction to the Barellbody region by nature of injury diagnosis matrix.Inj Prev 2002;8:91-96.4. Fingerhut L. A. e Coll.. The Barell matrix. Inj.Prev. 2002;8:259.5. ww.upi.ch6. Istituto Nazionale di Statistica “Indagine Multiscoposulle Famiglie: Gli incidenti in ambientedomestico 1987-1991”, 19947. Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezzadel Lavoro “Infortuni domestici: individuazionedei fattori che intervengono nelladinamica infortunistica e nelle condizioni disalute. Analisi delle relative conseguenze”,ISPESL ed., 20048. ISPESL- Comitato Difesa Consumatori- Indaginesugli infortuni domestici, 19979. Sanson S., Aguzzoli C., Vacri A., Pischiutti P.,Widmann S., Stell S., Bovenzi M., Geretto M.,Steinbock D., Clagnan E., Massai D.e PatussiV.. Studio multicentrico sul rischio di infortunidomestici nella regione Friuli-Venezia Giulia.B.E.N., Not. Ist. Super. Sanità 2009;22 (12): III-IV10. Sanson S., Aguzzoli C., Vacri A., Pischiutti P.,Widmann S., Stell S., Bovenzi M., Geretto M.,Steinbock D., Clagnan E., Massai D., PatussiV... Multicentric study on risk of domestic accidentsand proactive training of caregiversworking with elderlies in the Friuli VeneziaGiulia region (North East Italy). 18th InternationalConference on Health Promoting Hospitalsand Health Services.Tackling Causesand Consequences of Inequalities in Health:Contributions of Health Services and the HPH<strong>Network</strong>. Manchester, United Kingdom, April14-16, 201011. http://www.ccm-network.it/prg_area2_incidenti_domestici_rischi_abitativi12. Massari S., Ferrante P., Bianchi A.R., MarinaccioA., Scarselli A., Erba P., Iavicoli S.. Infortunidomestici: individuazione dei fattori che intervengononella dinamica infortunistica e nellecondizioni di salute. Analisi delle relative conseguenze.ISPESL Ed., 2009


Allegati


Allegati5311. Lista di controllo per la sicurezza in casa(UPI - Ufficio Prevenzione Infortuni, CH)1. Accesso alla casa/al pianerottoloDomande Si In parte No1.1 L’accesso alla porta principale è illuminato automaticamente di notte? 0 21.2 C’è una ringhiera o un corrimano che garantisca anche la sicurezza dei bambini? 0 1 21.3 I gradini non sono scivolosi nemmeno se umidi?Gli spigoli sono ben visibili? 0 1 21.4 Tappeti e zerbini sono antisdrucciolevoli? 0 1 21.5I tappeti o la pavimentazione sono privi di punti (angoli rialzati, frange, ondulazioni) in cui ci sipotrebbe incespicare?Totale0 1 22. Zona giorno/corridoiDomande Si In parte No2.1 L’Illuminazione è sufficiente nelle zone di passaggio? 0 1 22.2 Tappeti e passatoie sono antisdrucciolevoli? 0 1 22.32.4I tappeti o la pavimentazione sono privi di punti (angoli rialzati, rigonfiamenti) in cui ci si potrebbeincespicare?I locali sono sgombri da cavi, fili del telefono, cestini e altri oggetti che potrebbero ostacolareil passaggio?0 1 20 1 22.5 I mobili alti e stretti (ad es. librerie) sono fissati alla parete in modo da evitare ribaltamenti? 0 1 22.6 I punti in cui vi è un rischio di caduta sono protetti da una ringhiera/un parapetto? 0 1 22.7 Riponi sempre i medicinali fuori dalla portata dei bambini? 0 1 22.8 Lasci candele accese solo in presenza di qualcuno che possa sorvegliarle? 0 1 2Totale


532Allegati3. CucinaDomande Si In parte No3.1 Il piano di lavoro è ben illuminato? 0 1 23.2 Pulisci immediatamente il pavimento quando rovesci qualcosa? 0 23.3 Riponi sempre detersivi e altri prodotti chimici fuori dalla portata dei bambini? 0 23.4 Conservi i prodotti liquidi sempre nelle confezioni originali? 0 1 23.5 Disponi sempre le pentole in modo che il manico non sporga dal bordo del piano di cottura? 0 23.6 Usi una barriera di protezione per fornelli se hai bambini piccoli in casa? 0 23.7 Tieni una coperta antincendio a portata di mano? 0 1 23.8 Usi una scaletta solida per raggiungere i ripiani più alti? 0 1 23.9 Indossi calzature comode con tacco basso e suola antisdrucciolevole? 0 1 2Totale4. Camera da lettoDomande Si In parte No4.1 Puoi spegnere e accendere la luce anche stando a letto? 0 24.2 Tieni una torcia funzionante a portata di mano? 0 24.3 Conservi eventuali armi e munizioni fuori dalla portata dei bambini 0 24.4 In caso di emergenza puoi telefonare anche dal letto? 0 0 24.5 Hai un rivelatore di fumo a batterie in camera o almeno davanti alla porta? 0 2Totale


Allegati5335. Zona bagnoDomande Si In parte No5.1 I tappeti del bagno hanno un retro antiscivolo o un sottotappeto antiscivolo? 0 25.2 Il pavimento non è scivoloso neppure quando è umido? 0 25.3 La vasca da bagno e la doccia hanno un fondo, un tappetino o strisce antisdrucciolevoli? 0 1 25.4 Le prese nella zona bagno sono protette da salvavita? 0 25.5 Riponi cosmetici e medicinali fuori dalla portata dei bambini? 0 25.6 Puoi prendere facilmente gli asciugamani dalla vasca e dalla doccia? 0 25.7 In bagno ci sono solo radio e telefoni a batteria o non ce ne sono affatto? 0 25.8 Usi l’asciugacapelli solo davanti al lavandino o alla vasca vuoti e con i rubinetti chiusi? 0 25.9 Stacchi la spina dell’asciugacapelli e del rasoio quando non li usi? 0 1 25.10 La temperatura massima dell’acqua calda è limitata a 55°C? 0 2Totale6. Cantina/lavanderiaDomande Si In parte No6.1 Scale e locali sono ben illuminati? 0 1 26.2 La scala che conduce in cantina è sgombra da oggetti nei quali ci si potrebbe incespicare? 0 26.3 La scala è munita di una ringhiera/un corrimano? 0 26.4 Il pavimento della lavanderia non è scivoloso neppure quando è umido? 0 26.5 Riponi detersivi e pesticidi fuori dalla portata dei bambini? 0 2Totale


534Allegati7. Locale hobbyDomande Si In parte No7.1 Il locale è ben illuminato? 0 1 27.2 Il pavimento è sgombro da attrezzi, cavi e altri oggetti nei quali ci si potrebbe incespicare? 0 1 27.3 Riponi pitture, lacche, diluenti e altri prodotti chimici fuori dalla portata dei bambini? 0 1 27.4 Le prese sono munite di salvavita? 0 1 27.5 Leggi sempre le istruzioni per l’uso prima di utilizzare un apparecchio che hai appena acquistato? 0 1 27.6Indossi sempre gli occhiali di protezione quando svolgi dei lavori che potrebbero danneggiare lavista?0 1 27.7 Quando utilizzi una sega circolare o a nastro applichi sempre uno spingitoio? 0 1 27.8 Tieni una cassettina di pronto soccorso a portata di mano (cerotti, garze, disinfettante)? 0 2Totale8. GiardinoDomande Si In parte No8.1 Quando lavori in giardino indossi scarpe comode, solide, con un buon profilo? 0 28.2 Usi solo scale sicure e in buono stato? 0 1 28.3Quando lavori con apparecchi elettrici come il tosaerba o il tosasiepi usi l’apposito avvolgicavo consalvavita?0 1 28.4 Tieni i bambini piccoli lontano dagli apparecchi a motore? 0 1 28.5 Il bidone dell’acqua è munito di un coperchio a prova di bambino? 0 28.6La profondità del tuo biotopo non supera i 20 cm (eventualmente griglia metallica) e i punti pericolosisono protetti da una ringhiera?0 28.7 Riponi gli attrezzi da giardino in modo che nessuno possa ci si possa incespicare? 0 1 28.8 Controlli regolarmente l’altalena, lo scivolo e le strutture per l’arrampicata? 0 1 2Totale


Allegati535ValutazionePer capire fino a che punto la tua casa èsicura, confronta i punteggi dei singolilocali con i valori indicati nella tabella.Grado di rischioLocale A B CAccesso casa/pianerottolo 0-3 4-6 7-10Zona giorno 0-4 5-9 10-16Cucina 0-4 5-10 11-18Camera da letto 0-3 4-5 6-8Zona bagno 0-5 6-12 13-20Cantina 0-3 4-5 6-10Locale hobby 0-4 5-8 9-15Giardino 0-4 5-10 11-16Livello d i s i c u re z z a ACongratulazioni! La tua casa è moltosicura e la tua consapevolezza dei pericoliottima.Comunque fai regolarmente un controllo.Livello d i s i c u re z z a BLa tua casa cela alcune fonti di pericoloche sarebbe opportuno eliminare.Dovresti essere un po’ più consapevoledei pericoli.Livello d i s i c u re z z a CLa tua abitazione presenta un basso livellodi sicurezza e non sei consapevoledei pericoli.Dovresti porvi rimedio.


536Allegati2. Indicatore di rischiosità domesticaVersione integrata, utilizzata per l’indagine condotta in Friuli Venezia GiuliaIl seguente INDICATORE è stato messo apunto dall’ISPESL (Patrizio Erba, FerrantePierpaolo, Alba Rosa Bianchi ed il gruppodi lavoro sulla prevenzione dei rischinelle abitazioni del <strong>CCM</strong>) allo scopo diquantificare il rischio di infortunio di unindividuo all’interno delle mura domestiche,in funzione del tempo trascorso incasa, degli ambienti frequentati, dell’età,della condizione professionale, del gradodi istruzione e del sesso.Per la costruzione di tale indicatore sonostate predisposte 6 schede specifiche perogni ambiente interno all’abitazione domesticae 1 scheda che prende in considerazionegli elementi comuni della casa.Nello specifico:• soggiorno (comprende anche l’ingresso);• cucina;• bagno;• camera del bambino;• camera dell’adulto;• camera dell’anziano;• elementi comuni/generali (impiantoelettrico, porte e finestre, balcone e/oterrazzo, giocattoli ed oggetti vari).È stato così costruito un test su più pagine,che consente anche la rappresentazionedi abitazioni con più vani dello stessotipo (2 bagni, 3 camere dei bambini, ecc.)in quanto sono state previste più copiedelle pagine: Soggiorno, Cucina, Bagno,Camera del bambino (se presente), Cameradell’adulto, Camera dell’anziano (sepresente).Per ogni ambiente sono stati elencati gliagenti materiali, in corrispondenza deiquali, sulla base delle indagini1 condotte,sono stati rilevati infortuni domesticiparticolarmente significativi e chequindi costituiscono le principali sorgentidi rischio/pericolo. A tali agenti sonostati assegnati dei punteggi di rischioin funzione di varie caratteristiche qualiad esempio la probabilità di infortunio,l’eventuale trauma conseguente, ecc.Il test, si propone quale utile strumentodi prevenzione, in quanto, oltre a fornireun riferimento numerico della rischiositàdomestica, contribuisce ad accrescerela consapevolezza rispetto ai rischi presentinella propria abitazione. Attraversola sua compilazione, infatti, è possibilemettere in evidenza i fattori e gli agentimateriali maggiormente pericolosi, cosìda intervenire su di essi al fine di abbassareil livello di rischiosità della propriacasa, rendendola più sicura.Come compilare il testÈ importante che il test venga compilatoda ciascun componente del nucleo familiare(i genitori lo compileranno per i propribambini). Le risposte al test, infatti,permettono di valutare la pericolositàdell’abitazione in funzione del tempotrascorso in casa, degli ambienti frequentati,della probabilità di infortunio persesso, condizione professionale, gradodi istruzione e classi di età.Nella compilazione del test andranno presein considerazione solamente le schederelative agli ambienti presenti nella propriaabitazione, insieme alla scheda ele-


Allegati537menti generali, barrando le caselle corrispondentiai pericoli riscontrati.Per una corretta compilazione del test vaseguita la seguente procedura.Pa g i n e: So g g i o r n o, Cu c i n a, Ba g n o, Ca m e r ad e l b a m b i n o, d e l l ’a d u l t o e d e l l ’a n z i a n o1. Per ogni pagina, barrare il tipo diagente secondo la descrizione riportatao il punteggio corrispondente.2. Completata la disamina di tutti gliagenti elencati, inserire nella casella«Punteggio» (A) sul fondo di ciascunapagina la somma dei punteggi barrati,al fine di quantificare il rischiodell’ambiente che si sta analizzando.3. Inserire nella casella «Media ore trascorsenell’ambiente» (B) la mediadel numero di ore al giorno trascorsenell’ambiente in questione.4. Inserire nella casella «Punteggio rischio»(C) il prodotto delle due caselleprecedenti (A x B) al fine di ottenere lavalutazione del rischio nell’ambiente.Pa g i n a: Elementi generali/c o m u n i1. Barrare il tipo di agente presente nellacasa secondo la descrizione riportatao il punteggio corrispondente.2. Inserire la somma dei punteggi selezionatinella casella «Punteggio rischio»(D1) per quantificare il rischiodegli elementi generali.Pa g i n a: Ca s aAllo scopo di ottenere la valutazionecomplessiva del rischio, occorre:1. Inserire nella casella «Punteggio ambienti»(E) la somma delle caselle«Punteggio rischio» (C) delle pagine:Soggiorno, Cucina, Bagno, Camera delbambino, Camera dell’adulto, Cameradell’anziano.2. Inserire nella casella «Media ore giornalieretrascorse in casa» (F) il numeromedio delle ore che il compilatore trascorrein casa da sveglio.Attenzione, la casella F deve essereuguale alla somma di tutte le caselleB (media ore giornaliere trascorsenell’ambiente).3. Inserire nella casella «Punteggio medioambiente» (G1) il rapporto tra ledue caselle precedenti (G1 = E / F)per quantificare il rischio presentenell’abitazione.4. Inserire nella casella «Elementi generali/comuni»(D2) il valore della corrispondentecasella «punteggio Elementigenerali/comuni» (D1) della paginarelativa agli elementi generali e nellacasella «Punteggio medio ambiente»(G2) il valore della corrispondentecasella «Punteggio medio ambiente»(G1) della stessa pagina.5. Inserire nella casella «Punteggio casa»(H1) la somma tra le due caselle precedenti(H1 = D2 + G2).6. Inserire nella casella «Punteggio casa»(H2), il valore della corrispondente casella«Punteggio casa» (H1) posto nellastessa pagina, nella casella «Probabilità»(P) il valore relativo alla probabilitàè ricavabile dalla Tabella 3 secondo lecaratteristiche del compilatore (sesso,condizione professionale, gradodi istruzione, età) e nella casella«Punteggio casa per individuo» (I1) ilprodotto delle due caselle precedenti(I1 = H2 X P).7. Inserire nella casella «Punteggio casaper individuo» (I2), il valore della corrispondentecasella «Punteggio casaper individuo» (I1) posto nella stessapagina e nella casella «Punteggio finale»(M), il rapporto tra le due caselleprecedenti M = I2 / L = I2 / 7.


538AllegatiQUESTIONARIOData compilazione questionario: ........................................Età in anni:....................................................................................Sesso: □ Maschio □ FemminaPaese (Stato) di nascita : .........................................................Scolarità :nessunalicenza scuola media inferiorelicenza scuola media superiore o qualifica professionale□ laureaOccupazione :casalingo/apensionato/alavoratore a contratto temporaneolavoratore dipendente part timelavoratore dipendente a tempo pienolavoratore autonomo/artigianolibero professionista con laurea o diploma specifico (medico avvocato, geometra, ecc.)□ studenteNumero figli :...............................................................................Nell’abitazione vivono perone ultra65enni? ____ n° maschi ____ n° femmineNel nucleo familiare sono compresi anzianiche vivono autonomi in una propria abitazione? ____ n° maschi ____ n° femmineNel nucleo familiare sono compresi anziani chesoggiornano in case di assistenza/ricovero? ____ n° maschi ____ n° femmineCome considera la sua abitazione?sicura in tutti i localipoco sicura in generalesicura solo in alcune stanze□ non sicura in alcune stanze (precisare quali e perchè)...............................................................................................................................................................................................


Allegati539SOGGIORNOPavimenti___________________________________________________ SINOcon differenze di livello........................................................................................... 40 0Scivolosi, con tappeti ............................................................................................. 130 0Con illuminazione insufficiente a evidenziarne ostacoli/dislivelli.......... 40 0Arredi_______________________________________________________ SI NO NON SOSono presenti tessuti infiammabili? ................................................................. 40 0 0Vi sono tessuti che in caso di incendio producono fumi tossici?........... 120 0 0Mobilio_____________________________________________________ SINOSedie pieghevoli, ribaltabili.................................................................................. 130 0Mobili con antine di vetro o specchio non infrangibili.............................. 130 0Apparecchiature Elettriche (televisore, ecc.)_______________________ SINOCon cavi di alimentazione volanti (mobili)..................................................... 40 0Più apparecchi collegati alla stessa presa....................................................... 40 0Lampade a stelo o da tavolo................................................................................ 130 0Caminetto_ __________________________________________________ SINOAl centro della stanza............................................................................................. 130 0A parete in angolo .................................................................................................. 40 0Privo di protezioni al focolare ( griglia o idoneo vetro )............................. 130 0Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


540AllegatiCAMERA BAMBINOLetto________________________________________________________ SINOSe per bambino piccolo, con bandina di protezionecon altezza inferiore a 80 cm................................................................................ 9 0Se per bambino piccolo, con bandina con sbarre conspazi maggiori di 8 cm............................................................................................ 9 0A castello o soppalco............................................................................................... 130 0Mobilio_____________________________________________________ SINOPermette “scalate” da parte del bambino ....................................................... 40 0Con antine di vetro o specchio non infrangibili........................................... 130 0Con antine con chiusura a scatto...................................................................... 130 0Con maniglie contundenti e/o spigoli vivi..................................................... 40 0Cuscino per lattanti_ __________________________________________ SINOGrande e senza canali/fori di aerazione........................................................... 130 0Arredi_______________________________________________________ SI NO NON SOTendaggi o cordoni che possono far cadere i proprisupporti con rischio per il bambino piccolo sequesti si arrampica sugli stessi............................................................................ 60 0Tappeti non antisdrucciolo.................................................................................. 40 0 0Sono presenti tessuti infiammabili?.................................................................. 130 0 0Vi sono tessuti che in caso di incendio producono fumi tossici?........... 130 0 0Illuminazione_ _______________________________________________ SI NO NON SOLampade a parete raggiungibili o lampade conlampadina non schermata..................................................................................... 12 0Lampade a stelo o da tavolo con rischio di ribaltamento ........................ 12 0 0Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


Allegati541CAMERA DELL’ADULTOPavimentazione_ _____________________________________________ SINOGradini e soglie in rilievo...................................................................................... 130 0Scivolosa o con tappeti......................................................................................... 130 0Sconnesso (parquet deformato)........................................................................ 40 0Presenza di ostacoli fissi (armadi) o mobili (sedie, ecc.)............................ 40 0Mobilio_____________________________________________________ SINOMobili con spigoli vivi........................................................................................... 130 0Mobili con elementi sporgenti........................................................................... 40 0Elementi in cui si possa restare agganciati (lacci, cordoni, ecc.)............ 40 0Mobili con basamenti o piedini sporgenti..................................................... 130 0Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


542AllegatiCAMERA DELL’ANZIANOPavimentazione_ _____________________________________________ SINOGradini e soglie in rilievo....................................................................................... 130 0Scivolosa o con tappeti.......................................................................................... 130 0Sconnesso (parquet deformato)......................................................................... 40 0Presenza di ostacoli fissi (armadi) o mobili (sedie, ecc.)............................. 40 0Disomogeneità di colore e di superficie.......................................................... 130 0Mobilio_____________________________________________________ SINOMobili con spigoli vivi............................................................................................ 130 0Mobili con elementi sporgenti............................................................................ 40 0Elementi in cui si possa restare agganciati (lacci, cordoni, ecc.)............. 40 0Mobili con basamenti o piedini sporgenti...................................................... 130 0Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


Allegati543CUCINAbarrare il quadratino corrispondente alla disposizione dei mobili della propria cucinaSIDisposizione a “L” o a “I”............................................ 130FRIGORIFEROLAVELLOPENSILILAVASTOVIGLIEPIANO DI COTTURAFORNODisposizione a “Doppia I”......................................... 425PIANO DI COTTURALAVELLOPIANO DI LAVOROFRIGORIFEROLAVASTOVIGLIEDisposizione a “U” (o “C”)......................................... 9LAVASTOVIGLIEPiano di lavoro_ ______________________________________________ SINOTavolo al centro della stanza................................................................................. 425 0Il piano limitato comporta una difficoltà di manovra di coltelli,forbici e attrezzi da cucina................................................................................... 425 0Attrezzi, forbici e coltelli accessibili ai bambini.............................................. 425 0Piccoli elettrodomestici_______________________________________ SINOLontani dal lavello.................................................................................................... 425 0In prossimità del lavello......................................................................................... 425 0


544AllegatiFornelli e forno_______________________________________________ SINOApparecchio singolo instabile............................................................................. 425 0Pentole raggiungibili senza barriere al piano cottura................................ 425 0Fornelli e forno senza dispositivo di sicurezza.............................................. 39 0Contenitore di sostanze pericolose(per igiene domestica e/o medicinali)___________________________SINOIn pensili raggiungibili........................................................................................... 133 0Sotto al lavello........................................................................................................... 425 0Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


Allegati545BAGNOPavimento___________________________________________________ SINOMolto scivoloso (piastrelle lisce o ceramica vetrificata)............................. 100 0Scivoloso (marmo lucidato)................................................................................. 31 0Fondo vasca o doccia__________________________________________ SINOSenza finitura antiscivolo...................................................................................... 100 0Senza finitura, ma con tappetino gommato antiscivolo........................... 31 0Armadietto medicinali e detergenti_ ____________________________ SINONon chiuso a chiave e a portata diretta del bambino................................ 100 0Non chiuso a chiave e raggiungibile con arrampicata............................... 9 0Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


546AllegatiELEMENTI GENERALI / COMUNIImpianto elettrico____________________________________________ SINOPrese non protette................................................................................................... 19 0Assenza dell’interruttore differenziale o “salva vita”.................................... 120 0Assenza dell’impianto di messa a terra............................................................ 19 0Porte, Finestre_______________________________________________ SINOFinestre accessibili mediante sedie o altro (mobili, sanitari, …)............. 12 0Porte con vetri non infrangibili o ricoperti da apposite pellicole disicurezza ..................................................................................................................... 40 0Balcone, terrazzo_ ____________________________________________ SINOCon ringhiera accessibile mediante sedie o altro........................................ 9 0Con sbarre della ringhiera distanziate fra loro per più di 8 cm............... 9 0Con parapetto o ringhiera scalabile.................................................................. 30 0Giocattoli ed oggetti vari in casa________________________________ SINOGiocattoli non Contrassegnati dalla marcatura CE...................................... 9 0Giocattoli Elettrici senza marchio di qualità (IMQ, KEMA, …).................. 9 0Oggetti di diametro inferiore ai 4,5 cm alla portata dei bambini........... 30 0Riscaldamento_ ______________________________________________ SINOCaldaia a gas.............................................................................................................. 3 0Stufa a gas.................................................................................................................. 10 0Scale________________________________________________________ SINOScale condominiali senza ascensore ................................................................ 70 0Scala mobile a libretto o forbice utilizzata periodicamente*................... 60 0Scala mobile a libretto o forbice utilizzata saltuariamente **................. 19 0* Periodicamente: quando utilizzata almeno una volta tutte le settimane** Saltuariamente: in tutti gli altri casi che non siano “Periodicamente”


Allegati547Ore trascorse mediamente in tale ambiente nella giornata:Media ore giornalierePunteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)CASAOre trascorse mediamente in casa nella giornata:Punteggio (A) Trascorse nell’ambiente (B) Punteggio rischio(C)


548AllegatiCome giudica questo questionario?□ molto facile da capire□ facile da capire□ difficile da capire□ Molto difficile da capireDopo aver compilato questo questionario ed analizzato i rischi,pensa che modificherà qualcosa nella Sua abitazione?□ no□ Si, precisare cosa:________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________Dopo aver compilato questo questionario pensa di suggerirequalche modifica alle abitazioni di suoi conoscenti?□ no□ si, a genitori e parenti□ si, ad amici□ si, ad altre personeSe intende proseguire ed analizzare direttamentel’indice di rischio della Sua abitazione, segua le parti restanti del documento.Grazie della collaborazione.


Allegati549CASAPunteggio AmbientiMedia ore giornaliere trascorsei n casa (F)Punteggio medioambiente (G1)Punteggio Elementigenerali/comuni (D2)Punteggio medioambiente (G2)Punteggio casa (H1)Punteggio Casa (H2)Probabilità (P)Punteggio Casa perindividuo (I1)Punteggio Casa per individuo(I2)Fattore di scala (L)Punteggio finale (M)


550AllegatiValutazione della pericolositàIn base al punteggio di casa totalizzato èpossibile assegnare quattro gradi di pericolosità.Se avete totalizzato un punteggio compresotra:• [0-2] (tra zero e due con estremi inclusi):complimenti, la vostra casa è pocopericolosa! Ogni dettaglio è statoscelto accuratamente, valutandone lasua pericolosità. Ad ogni modo, nonabbassare mai la guardia!• [3-9] (tra tre e nove con estremi inclusi):la vostra casa è abbastanza pericolosa!Sono ancora presenti qua e là deipiccoli pericoli. Sarebbe opportunoeliminare gli elementi con un punteggiomaggiore.• [10-31] (tra dieci e trentuno con estremiinclusi): attenzione, la vostra casaè pericolosa! Occorre eliminare glielementi con il punteggio maggiore.• [32-100] (tra trentadue e cento conestremi inclusi): attenzione, la vostracasa è molto pericolosa! Interveniteimmediatamente per eliminare oquanto meno ridurre le possibili fontidi pericolo.Si rimanda allo specifico documento ISPE-SL per le note metodologiche che hannoportato alla costituzione dell’indicatore:Infortuni domestici.Individuazione dei fattori che intervengononella dinamica infortunistica e nellecondizioni di salute. Analisi delle relativeconseguenze in:http://www.ispesl.it/osservatorio/QuaderniTec.asphttp://www.ccm-network.it/documenti_Ccm/prg_area2/INCIDENTI_DOMESTICI/rischi_abitativi/bozza_Indicatore_rischio.pdf


Allegati5513. Matrice di rilevazione per gli eventi infortunisticiQUESTIONARIO <strong>INFORTUNI</strong> DOMESTICI (I LIVELLO)Scheda sintetica per tutti gli eventi infortunisticiReparto/Unità Operativa..................................................................................................... N. Scheda.............INFORMAZIONI GENERALI SULL’INFORTUNATONome.............................................................................Cognome....................................................................Data e ora dell’infortunio: ora.................... giorno .................... mese .................... anno ....................Luogo di nascita........................................................Data di nascita..........................................................Sesso □ Maschio □ FemminaStato civile1. □ Celibe/nubile2. □ Coniugato/a di fatto3. □ Coniugato/a legalmente4. □ Divorziato/a5. □ Separato/a6. □ Vedovo/aVive con (indicare tutte le persone che vivonoin casa)1. □ Coniuge/Convivente2. □ Figli minori di 18 annni n. (..........)3. □ Figli maggiorenni n. (..........)4. □ Altri parenti n. (..........)5. □ Badante6. □ Vive da solo/aDomicilio (indirizzo)................................................................................................................................................Comune........................................................................Provincia......................................................................Recapito telefonico (dell’infortunato)............... ........................................................................................di parenti, conoscenti (precisare)........................ ........................................................................................Note......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................


552AllegatiSede della lesioneTipo di lesioneContusione, trauma superficialeFeritaFratturaARTI INFERIORIBACINO ARTI SUPERIORI TORACERACHIDE E MIDOLLOCAPO E COLLOLussazione, distorsione, strappoLesione organo internolesione di vasiesione di nervi, tessuto nervosoSchiacciamentoAmputazioneUstioneAvvelenamentoSoffocamentoElettrocuzioneLesione da corpo estraneoNon specificato o definitoEncefaloOcchioNasoBocca/dentiColloNon specificatoCervicale (no lesione midollare)Cervicale (con lesione midollare)Lombare (no lesione midollare)Lombare (con lesione midollare)Sacrale/coccigea (no lesione midollare)Sacrale/coccigea (con lesione midollare)Non precisata (no lesione midollare)Non precisata (con lesione midollare)Torace (no lesioni polmonari)Torace (con lesioni polmonari)Addoma (no lesioni polmonari)Addome (con lesioni polmonari)Pelvi e urogenitaliNon precisataManoBraccioGomitoSpallaNon precisataSenza lesione dell’acetaboloCon lesione dell’acetaboloSenza lesione degli organi interniCon lesione degli organi interniNon precisataCoscia (senza lesione femorale)Coscia (con lesione femorale)GinocchioGambaPiedeNon precisataALTRA SEDEDescrizione libera del tipo e della sede di lesione se non sopra specificate:


Allegati553INFORMAZIONI RELATIVE ALL’<strong>INFORTUNI</strong>OForma di accadimentoCaduta dell’infortunatoUrto o schiacciamento accidentaleTaglioPunturaSoffocamentoCaduta di oggetti / arrediPenetrazione attraverso orifizi natural iImmersione / sommersioneAvvelenamento / intossicazioneUstione termica / chimicaContatto cutaneo/mucoso (flogosi/allergia)ElettrocuzioneAgente materiale (massimo tre riposte)Utensili da cucina non elettriciUtensili da cucina elettriciPentole e loro contenutoFornelliAltre fonti termiche a fiamma liberaScale fisseScale portatiliPavimentiTappetiSedie / sediliAltri mobiliDocciaVasca da bagnoVetri o altri taglienti (bicchieri, ecc.)Utensili per piccole riparazioniUtensili elettrici per piccole riparazioniElettrodomestici (frigorifero, ecc.)Piccoli elettrodomestici (phon, ecc.)Impianti elettrciimpianti a gas (fughe di gas)Formazione monossido di carbonioSigarette / sigari / pipeAlcolici (assunzione)AlimentiDetersiviFarmaciAltre sostanze e prodotti chimiciAnimaliCosmeticiPianteInsetticidiUtensili da giardinaggioAltro agente (precisareDescrizione libera del tipo e della sede di lesione se non sopra specificate:


554Allegati4. Lista di controllo per la sicurezza in casauna check list di autovalutazione della rischiosità domesticaLISTA DI CONTROLLOElementi di Strutture/AmbientiDomande, possibiliproblemiSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSituazionePorte LLa maniglia costituisce possibilitàdi infortunioPresenza di vetro non infrangibileo incrinatoSostituzione con maniglia a U, a punta smussa o pomelloApplicazione di una pellicola adesiva antisfondamentoSostituzione con un pannello in legno o vetro infrangibile J • •Altezza del davanzale minoredi un metroInnalzamento del davanzale J •Finestre LPresenza di mobili o altroche costituisca possibilità diarrampicamento ed accessoall’apertura della finestra daparte di bambiniRimozione J •Altezza del parapetto inadeguata(minore di 1 m.)Innalzamento del parapetto J •Balcone /Poggiolo /TerrazzaLÈ possibilela scalata - arrampicamento sulparapettoil passaggio attraverso i montanti(spazi < 10 cm)Modifica-sostituzione (evitare ringhiere con correnti dispostiorizzontalmente, ottime scalette per bambini vivaci) JApplicazione reti di protezione o altro presidio nel caso non siapossibile alterare il decoro architettonico •Presenza di arredi o altroche costituisca possibilità diarrampicamentoRimozione J •Il pavimento è liscio e può esserecausa di scivolamento? LConsigli comportamentali:Evitare l’uso di cereEvitare scarpe o pantofole senza suola in gommaIntervento sulla superficie atto a ridurre la possibilità discivolamento •PavimentoSono presenti dislivelli (es.gradini)Migliorare la visibilità (illuminazione) ambientale e deldislivello (colore dello stesso, ecc.)Eliminazione del dislivello (soprattutto in presenza di soggetticon disabilità) •Presenza di tappeti chepossono costituire rischio diinfortunio (per la possibilitàdi slittamento del tappeto oinciampo) LRimozione. JSostituzione con tappeti con base antisdrucciolevoleUtilizzo di una rete antisdrucciolo sotto i tappeti •


Allegati555AMBIENTE CUCINAElementi di Strutture/AmbientiDomande, possibiliproblemiSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSituazioneImpiantiPresenza di prese non adeguate(senza alveoli schermati, cioècon barriere che impediscanol’introduzione di oggettiappuntiti in un solo foro)Sostituzione •Presenza di prese danneggiate(da urti o con presenza di bruciature)o non correttamenteinstallate (fissaggio meccanicocarente con fuoriuscita dellapresa)Sostituzione J •Elettricità LSpine prive diisolamento nella parteprossimaleCollegamenti volanti (prolunghe)non protetti meccanicamenteSostituzione JAdozione di guaine rigide JEliminazione J • •Consigli comportamentali: •Verificare l’esistenza della marcatura “CE” e marchiatura “IMQ” •Prese, spine, riduttori, presemultiple o altri componentiVerificare la potenza supportata (Watt, da confrontare conquella assorbita dagli apparecchi ad esse collegati)Non sovrapporre (collegando più riduttori o prese multiple inserie) • •Verificare la presenza di bruciature, segni di fusione, bruniture,forti ossidazioni dei contatti (in tal caso sostituire) •Verificare la corretta connessione tra prese e spine (inserimentocorretto, assenza di sforzi meccanici) •Piano cottura senza termocoppie(sensore che blocca il flussodi gas se il fuoco si spegne)Consigliata la sostituzione J •Tubo del gas (di piani cottura eforni) danneggiato o scaduto(se in gomma)Sostituzione con un tubo del gas in acciaio JSostituzione se danneggiatoSostituzione periodica se in gomma, in funzione della dataimpressa sul tubo (ogni 5 anni) •Gas LAssenza dei fori di ventilazionein alto e basso JApertura foro di ventilazione in alto (almeno 100 cm quadrati alnetto delle possibili reti) JApertura foro di ventilazione in basso (da 100 a 200 cm quadratial netto delle possibili reti) J • •Cappa non presente o noncollegata al caminoInstallazioneAdeguamento scarico al camino •Gestione scorretta della caldaiaVerificare che vi sia la certificazione di conformitàEffettuare la manutenzione periodica (ogni due anni, converifica del tiraggio del camino) •


556AllegatiElementi di Strutture/AmbientiArrediMobiliDomande, possibiliproblemiProblemi di stabilità di armadio pensili e corretta distribuzionedel loro contenutoSpigoli che possono comportarerischio di traumatismi per ibambini o gli anzianiApparecchiature elettrichePossibili rischi legati allalavatrice o alla lavastovigliePossibili rischi legati al fornoelettricoPiccoli elettrodomestici (microonde,frullatori, rosticciere,spemiagrumi, trituratori, ecc.)AMBIENTE CUCINASuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareAncorare adeguatamente JAgire sulla collocazione dei contenuti (Oggetti pesanti in basso,sostanze irritanti-tossiche in parti non accessibili ai bambini,ecc.)Dotare di paraspigoliModificare la posizione dei mobiliConsigli comportamentali:Deve essere marcata “CE” e preferibilmente dovrebbe esserepresente la marchiatura “IMQ”Verificare che il collegamento elettrico, i manipolatori o gliinterruttori non presentino danneggiamenti o bruciatureEliminare riduttori, adattatori e possibilmente prolungheConsigli comportamentali (se si verifica una delle situazionisottostanti va valutata anche l’eventuale sostituzione o larichiesta di assistenza):Deve essere marcato “CE” e preferibilmente dovrebbe esserepresente la marchiatura “IMQ”Verificare che il collegamento elettrico, i manipolatori o gliinterruttori non presentino danneggiamenti o bruciatureEliminare riduttori, adattatori e possibilmente prolungheVerificare l’assenza di rotture evidenti (vetro, plastiche, protezioni)e lo stato delle guarnizioniPosizionarlo correttamente, lontano da oggetti facilmenteinfiammabili e non ostruire i fori di aerazioneConsigli comportamentali:Devono essere marcati “CE”, preferibilmente dovrebbe esserepresente la marchiatura “IMQ”Verificare che il collegamento elettrico, i manipolatori o gliinterruttori non presentino danneggiamenti o bruciatureEliminare riduttori, adattatori e, possibilmente, prolungheCollocarli su superfici piane stabili e libere, distanti da possibilischizzi d’acquaVerificare l’efficienza dei sistemi di blocco (assenza diavviamento in caso di mancata chiusura o montaggio dellaprotezione), corretto intervento del termostatoIn fase di non utilizzo distaccare l’eventuale alimentazioneelettrica e posizionarli in luogo sicuroNon utilizzare acqua (bagnature copiose) per la pulizia degliapparecchi/macchinari elettriciSituazione • • • • • • • • • • • • • • • • •


Allegati557AMBIENTE CUCINAElementi di Strutture/AmbientiDomande, possibiliproblemiSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSituazioneAltri utensiliUtilizzo scorretto di coltelliAttenzione a come si usano (direzione di taglio, lunghezzadella lama consona a ciò che si sta tagliando – circa uguale)Inaccessibilità ai bambiniVerifica caratteristiche (marcatura CE e scopo del loro utilizzo)Sostituzione se danneggiateUsarle solo se adatte allo scopo (altezza corretta, ecc.) •Problemi legati all’utilizzo discale o sgabelli •Rischio chimicoDetergenti,biocidi, farmacied altre sostanzechimiche ingenere LUtilizzati o custoditi in modonon correttoEliminare le confezioni prive di etichetta, non contenute neicontenitori originaliCustodirli in luoghi sicuri e protetti, inaccessibili ai bambiniUtilizzare i prodotti senza miscelarli tra loro, seguendo leinformazioni sull’etichetta (attenzione a non mescolare lavarechina – ipoclorito di sodio - con l’ammoniaca) J •ComportamentiRischi legati alla presenza difiamme libereNon far avvicinare i bambiniNon cucinare con bambini in braccioNon lasciare che eventuali manici delle pentole/padellesporgano dal bordo anteriore-esterno del piano cotturaNon collocare le pentole più pesanti e/o con liquidi nella partefrontale esterna del piano cotturaTenere sempre a disposizione presine isolanti per spostare lepentoleQualora le pentole occupino tutto il piano cottura predisporrea fianco dello stesso una superficie inattaccabile al calore(ampio sottopentola, ecc.) per spostarle in caso di necessitàRaccogliere i capelli, se molto lunghi, mentre si cucina o ci siavvicina a fiamme libereNon utilizzare, mentre si cucina o ci si avvicina a fiamme abitisvolazzanti e/o infiammabili (spesso di natura sintetica)Non collocare tende o altre cose infiammabili in prossimità deifuochiAltri rischi legati a comportamentierratiPulisci subito il pavimento quando cade qualcosa per terraConserva i prodotti per la pulizia e quelli chimici fuori dallaportata dei bambiniConserva i liquidi nella confezione originale senza travasarlePer raggiungere zone alte fai uso di una scala portatile solidae stabileUsa scarpe comode dotate di tacchi bassi e suola antiscivoloquando lavori in cucina


558AllegatiAMBIENTE BAGNOElementi di Strutture/AmbientiDomande, possibiliproblemiSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSituazioneStrutturaPorta (fattesalve le specifichegenerali) LIl senso di apertura (versol’interno del bagno) costituisceimpedimento in caso di maloredi chi lo occupaSerratura non apribiledall’esterno in caso di necessitàModificare il senso di aperturaEliminare la chiaveSostituzione della serratura con una di sicurezza (apribile incaso di bisogno anche dall’esterno) J • •Fruibilità/accessibilitàPresenza di spazi inadeguatiper l’uso di carrozzina (senecessari)Modifica disposizione arredoModifiche strutturali ambiente •SanitariNon esistono maniglioni incorrispondenza della doccia/vasca e tazza wc in caso dellapresenza di soggetti anziani ocon disabilità/minori abilitàPredisporre i corretti ausili (maniglioni/seggiole, ecc.) •l fondo della vasca da bagnorisulta scivolosoIl fondo della vasca da bagno o del piatto della doccia deveessere antisdrucciolevole o essere dotato di un idoneotappetino antiscivolo •Acqua caldaRegolata su una temperaturatroppo elevata, con rischio discottature, soprattutto perbambini ed anzianiRegola la temperatura dell’acqua calda ad un massimo di 55°C J •ImpiantiElettricità LGli impianti/le apparecchiatureelettriche (illuminazione,scaldaacqua, prese e apparecchielettrici quali lavatrici, stufette,ecc.) non rispettano la distanzaminima dalla vasca da bagno edal piano doccia (60 cm.)Spostamento dei sanitari e delle apparecchiature elettriche oadeguamento degli impianti elettrici •Consigli comportamentali:Devono essere marcati “CE”, preferibilmente dovrebbe esserepresente la marcatura “IMQ” •Apparecchiatureelettriche (fattorinon ancora valutatinelle partiprecedenti)Piccoli elettrodomestici (stufette,asciugacapelli, arricciacapelli, rasoi, radio ecc.)Verificare che il collegamento elettrico, i manipolatori o gliinterruttori non presentino danneggiamenti o bruciatureEliminare riduttori, adattatori e, possibilmente, prolungheCollocarli su superfici piane stabili e libere, distanti dapossibili schizzi d’acquaIn fase di non utilizzo distaccarli dall’alimentazione elettrica eposizionarli in luogo sicuro • • • •Evitare l’uso della radio in bagno, se non alimentata a batteriee scollegata da prese di elettricità) •


Allegati559Elementi di Strutture/AmbientiImpiantiGas LArrediAltri utensiliSostanze chimicheDetergenti, detersivi,cosmetici,poveri, farmacied altre sostanzechimiche ingenere LDomande, possibiliproblemiRubinetto del gas difettoso ousuratoAssenza dei fori di aerazioneCaldaia o Scaldacqua a gasSono presenti vetrate o specchinon infrangibiliAMBIENTE BAGNOSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSostituzione JApertura di un foro di ventilazione in alto (almeno 100 cm quadrati alnetto delle possibili reti, da collocare) e di uno in basso (da 100 a 200cm quadrati al netto delle possibili reti) JVerificare se esiste la certificazione di conformità dell’impianto, in casocontrario far intervenire i tecnici autorizzati alla verifica e rilascio dellacertificazioneManutenzione periodica (annuale per la caldaia e biennale per i fumi)Sostituire con vetri infrangibiliVerificare il corretto fissaggioSituazione • • • •Stabilità pensili Fissare/ancorare •Forbici, rasoi a lama, ecc. Collocazione in luogo inaccessibile ai bambini •Accessibili ai bambiniCustodirli in luoghi sicuri e protetti, inaccessibili ai bambiniEliminare le confezioni prive di etichetta, non contenute nei contenitorioriginaliUtilizzare i prodotti senza miscelarli tra loro, seguendo le informazionisull’etichetta (attenzione a non mescolare la varechina – ipoclorito disodio - con l’ammoniaca) J •


560AllegatiElementi di Strutture/AmbientiIlluminazionePavimentoArrediLettoDomande, possibiliproblemiIlluminazione insufficienteFonti di luce coperte da oggettiinfiammabiliPresenza di tappeti (ricordiamotra l’altro i scendiletto) chepossono costituire rischio diinfortunio (per la possibilitàdi slittamento del tappeto oinciampo su di esso )Presenza di mobili che impedisconola mobilitàProblemi di stabilità di armadi opensili e corretta distribuzione delloro contenutoSpigoli che possono comportarerischio di traumi (tenere conto dellapresenza di bambini o anziani)L’altezza del letto non è adeguataalla persona, soprattutto se anziana(stando seduti le ginocchia dovrebberoessere piegate a 90°)Letto a due piazze che togliespazio alla deambulazione (infunzione anche dell’eventuale usodi ausili quali stampelle, carrozzineo sollevatori)Vi sono persone disabili o conminore abilitàVi è l’abitudine di fumare a letto?LAMBIENTE CAMERA DA LETTOSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottarePotenziare l’illuminazione artificialeRimuovere eventuali oggetti/arredi che coprono le sorgenti diluce naturaledotarsi di luci di emergenza o tenere a portata di mano unatorcia, utili in caso di interruzioni nell’erogazione dell’energiaelettricaRimuovere tutte le parti non strutturali delle lampade (stoffa,ecc.)Rimozione. JSostituzione con tappeti con base antisdrucciolevoleUtilizzo di una rete antisdrucciolo sotto i tappetiRimozione o diversa collocazione. JSostituzioneAncorare adeguatamente JDisporre correttamente gli oggetti, in base al loro peso, alla loronecessaria visibilità, alle loro caratteristiche intrinseche e frequenza diutilizzo. Gli oggetti pesanti vanno posti in basso, le sostanze irritantitossiche(naftalina, ecc.) in zone non accessibili ai bambiniDotare di paraspigoli o imbottitureSostituzione dei mobili con modelli imbottiti o con angoli smussiModificare la posizione dei mobiliRegolare l’altezzaSostituire il lettoSe nella stanza dorme una sola persona sostituire il letto con uno aduna piazza o una piazza e mezzaAdottare ausili quali maniglioni o bandine lateraliModificare i comportamenti di vita JAdottare materiali ignifughiSituazione • • • • • • • • • •


Allegati561Elementi di Strutture/AmbientiImpiantiElettricità JDomande, possibili problemiPresenza di prese non adeguate (senzaalveoli schermati, cioè con barriere cheimpediscano l’introduzione di oggettiappuntiti in un solo foro)Presenza di prese danneggiate (daurti o con presenza di bruciature)o non correttamente installate(fissaggio meccanico carente confuoriuscita della presa)Spine prive di isolamentonella parteprossimaleCollegamenti volanti (prolunghe)non protetti meccanicamentePrese, spine, riduttori, prese multiple oaltri componentiUtilizzo scorretto di spine di tipo SchücoGli apparecchi d’illuminazione, nondevono consentire l’accesso a parti intensione o alle superfici calde dellelampade se danneggiati o con presenzadi bruciature, devono essere posizionatilontano da superfici combustibili (tende,arredi, ecc.) e deve essere consentitala loro corretta aerazione (non coprirlicon stracci o oggetti infiammabili)AMBIENTE SOGGIORNOSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSostituzione JSostituzioneSostituzioneAdozione di guaine rigideEliminazione JConsigli comportamentali:Verificare l’esistenza della marcatura “CE” e marchiatura“IMQ ”Verificare la potenza supportata (Watt, da confrontare conquella assorbita dagli apparecchi ad esse collegati)Non sovrapporre (collegando più riduttori o prese multiplein serie)Verificare la presenza di bruciature, segni di fusione, bruniture,forti ossidazioni dei contatti (in tal caso sostituire)Verificare la corretta connessione tra prese e spine (inserimentocorretto, assenza di sforzi meccanici)Consigli comportamentali:Non inserirle forzatamente in prese tradizionali a tre polilineari (mancherebbe il contatto a terra)SostituzioneSpostamentoNon coprire le lampade/abatjour con tessuti o altri materiali(possibilità di surriscaldamento-incendio)Situazione • • • • • • • • • • •


562AllegatiElementi di Strutture/AmbientiApparecchiatureelettriche (fattorinon ancora valutatinelle partiprecedenti)ArrrediCaminetto /Stufa a legnaUtilizzo di candele/candelabriDomande, possibiliproblemiApparecchi vari(televisione, registratore, video,ecc.)Presenza di tappeti che possonocostituire rischio di infortunio (perla possibilità di slittamento deltappeto o inciampo)Presenza di mobili che impedisconola mobilità, in funzioneanche dell’eventuale uso diausili (carrozzine-stampelle)Problemi di stabilità di armadio pensili e corretta distribuzionedel loro contenutoSpigoli che possono comportarerischio di traumi (tenereconto della presenza di bambinio anziani)Assenza di sistemi di protezionedella fiamma liberaPresenza di tappeti o altrimateriali combustibili in prossimitàdei caminetti (moquette,linoleum, ecc.)Effettuare periodicamente lamautenzione e verifica delcaminoPresenza di materiali infiammabiliPresenza di bambini nelle stanzein cui sono accese candeleAMBIENTE SOGGIORNOSuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareConsigli comportamentali:Devono essere marcati “CE”, preferibilmente dovrebbe esserepresente la marcatura “IMQ”Verificare che il collegamento elettrico, i manipolatori o gliinterruttori non presentino danneggiamenti o bruciatureEliminare riduttori, adattatori e, possibilmente, prolunghePosizionamento sicuro (carrelli/supporti che impediscano ilribaltamento/la caduta)Deve essere consentita una corretta aerazione delle apparecchiatureRimozione. JSostituzione con tappeti con base antisdrucciolevole.Utilizzo di una rete antisdrucciolo sotto i tappetiRimozione o diversa collocazione. JSostituzioneAncorare adeguatamente JDisporre correttamente gli oggetti, in base al loro peso, allaloro necessaria visibilità, alle loro caratteristiche intrinseche efrequenza di utilizzo. Gli oggetti pesanti vanno posti in basso,le sostanze irritanti-tossiche (naftalina, ecc.) in zone nonaccessibili ai bambiniDotare di paraspigoli o imbottitureModificare la posizione dei mobiliAcquistare un idoneo schermo di protezioneRimuovere i materiali infiammabiliRdottare rivestimenti in materiale ignifugo davanti aicaminettiFar intervenire il tecnico autorizzatoNon utilizzare candele accanto a materiali infiammabili(stoffe, arredi, ecc.)Spegnere sempre le candele se non si è presenti nella stanzadove sono collocateNon lasciare mai soli i bambini in presenza di fiamme libere.JSituazione • • • • • • • • • • • •


Allegati563Elementi di Strutture/AmbientiArrediScaleSostanze chimicheDetergenti, detersivi,cosmetici,poveri, farmacied altre sostanzechimiche ingenereDomande, possibiliproblemiSono presenti scaffalature,mensole o ripiani non adeguatamenteancorate.Gli oggetti disposti sulle stessenon sono disposti correttamente(rischio di ribaltamento ocaduta degli stessi)La presenza di oggetti sulle scaleaumenta il rischio di cadutePresenza di ringhiera eparapetto non regolamentare(altezza min. ≥ 1 m.; barreverticali inattraversabili dasfera di 10cm.) o con correntidisposti orizzontalmenteAccessibili ai bambiniAMBIENTE RIPOSTIGLIO/CANTINASuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareAncorare adeguatamente. JDisporre correttamente gli oggetti, in base al loro peso, allaloro necessaria visibilità, alle loro caratteristiche intrinseche efrequenza di utilizzo. Gli oggetti pesanti vanno posti in basso,le sostanze irritanti-tossiche in zone non accessibili ai bambiniRimuovere tutti gli oggetti presenti sulla superficie delle scaleModificare portandola ad altezza adeguataApporre reti o altro materiale per evitare l’arrampicamento deibambini. JCustodirli in luoghi sicuri e protetti, inaccessibili ai bambiniEliminare le confezioni prive di etichetta, non contenute nei contenitorioriginaliUtilizzare i prodotti senza miscelarli tra loro, seguendo le informazionisull’etichetta (attenzione a non mescolare la varechina – ipoclorito disodio - con l’ammoniaca) JSituazione • • • • •


564AllegatiElementi di Strutture/AmbientiImpiantiElettricità JDomande, possibili problemiPresenza di prese non adeguate(senza alveoli schermati, cioècon barriere che impediscanol’introduzione di oggetti appuntitiin un solo foro)Presenza di prese danneggiate (daurti o con presenza di bruciature)o non correttamente installate(fissaggio meccanico carente confuoriuscita della presa)Spine prive di isolamentonella parteprossimaleCollegamenti volanti (prolunghe)non protetti meccanicamentePrese, spine, riduttori, presemultiple o altri componentiUtilizzo scorretto di spine di tipoSchücoGli apparecchi d’illuminazione, nondevono consentire l’accesso a partiin tensione o alle superfici caldedelle lampade se danneggiati ocon presenza di bruciature, devonoessere posizionati lontano da superficicombustibili (tende, arredi,ecc.) e deve essere consentita laloro corretta aerazione (non coprirlicon stracci o oggetti infiammabili)AMBIENTE ATRIO/CORRIDOISuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareSostituzione JSostituzioneSostituzioneAdozione di guaine rigideEliminazione JConsigli comportamentali:Verificare l’esistenza della marcatura “CE” e marchiatura“IMQ ”Verificare la potenza supportata (Watt, da confrontare conquella assorbita dagli apparecchi ad esse collegati)Non sovrapporre (collegando più riduttori o prese multiplein serie)Verificare la presenza di bruciature, segni di fusione, bruniture,forti ossidazioni dei contatti (in tal caso sostituire)Verificare la corretta connessione tra prese e spine (inserimentocorretto, assenza di sforzi meccanici)Consigli comportamentali:Non inserirle forzatamente in prese tradizionali a tre polilineari (mancherebbe il contatto a terra)SostituzioneSpostamentoNon coprire le lampade/abatjour con tessuti o altri materiali(possibilità di surriscaldamento-incendio)Situazione • • • • • • • • • • •


Allegati565Elementi di Strutture/AmbientiSuperfici deigradiniIlluminazioneSostanze chimicheDomande, possibiliproblemiSuperficie liscia, scivolosaSCALESuggerimenti/Raccomandazioni sulle misure daadottareEvitare l’uso di cereEvitare scarpe o pantofole senza suola in gommaPosizionare strisce antiscivoloSituazione •Larghezza adeguata Regolarizzare •Presenza di corsie che possonocostituire rischio di infortunio(per la possibilità di slittamentoo inciampo)Presenza di parapetti in vetroPresenza di ringhiera eparapetto non regolamentare(altezza min. ≥ 1 m.; barreverticali inattraversabili dasfera di 10cm.) o con correntidisposti orizzontalmenteL’illuminazione insufficientepuò essere una causa di caduteNon ci sono l’interruttoredifferenziale e gli interruttorimagnetotermici (saltanoquando la corrente richiesta ètroppa)Segni di usura, carente manutenzione, quali la presenzadi segni di bruciature o bruniture,uno scorretto fissaggiomeccanico, la presenza dicollegamenti “volanti” in prossimitàdel quadretto (fili precariaccessibili, morsetti, ecc.)Rimozione JSostituzione con tappeti con base antisdrucciolevoleUtilizzo di una rete antisdrucciolo sotto i tappetiApplicare una pellicola adesiva che li renda visibiliSostituire il parapetto in vetro con pannello opaco di altromateriale. JModificare portandola ad altezza adeguataApporre reti o altro materiale per evitare l’arrampicamento deibambini. JAumentare l’illuminazione artificiale. JInstallare la protezione differenziale (salvavita)Installare gli interruttori magnetotermici,Far sostituire le parti usurate da parte di un tecnico autorizzato,che dovrà verificare l’impianto (rilasciando la dichiarazionedi conformità di alla L. 46/90) • • • • • •


N.B.Tutte le schede di questo capitolo, in formato word o pdf, si possono reperire all’internodel CD allegato al manuale.


autori


Autori569AutoriCristina Aguzzoli: medico• Promozione/Educazione alla Salute• Centro Coordinamento Rete Regionale HPH– Health Promoting Hospitals and Services- del Friuli Venezia Giulia;• Coordinatore regionale per la prevenzionedegli incidenti domestici della RegioneAutonoma Friuli Venezia Giulia;Azienda per i Servizi Sanitari n° 2 Isontina.Via Vittorio Veneto, 174. 34170 - Gorizia.Tel. 0481 592595E-mail: cristina.aguzzoli@ass2.sanita.fvg.itMatteo Bovenzi:• Referente per la statistica. Gruppo di LavoroDipartimentale di Epidemiologia.Dipartimento di Prevenzione. Azienda per iServizi Sanitari n. 1, Triestina.Via De Ralli, 3 4128 - TriesteTel. 040 3997565E-mail: uf.epidemiologia@ass1.sanita.fvg.itMarina Brana: medico• Direttore del Dipartimento di Prevenzione.Azienda per i Servizi Sanitari n.1, Triestina.via De Ralli, 3 - 34128 Triestetel. 040 3997480E-mail: marina.brana@ass1.sanita.fvg.itFabio Aizza: tecnico della Prevenzione• Laurea in Tecniche della Prevenzionenell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro;• Tutor di Primo Livello - Corso di laurea intecniche della prevenzione nell’ambiente enei luoghi di lavoro. Università degli Studidi Trieste-Udine;• Referente sezione apparecchi a pressione –impianti di riscaldamento;Struttura Semplice dipartimentale SicurezzaImpiantistica. Dipartimento di Prevenzione.Azienda per i Servizi Sanitari n. 1, Triestina.Via Udine, 15. 34132 - TriesteTel. 040 418692; fax. 040 411196;E-mail: fabio.aizza@ass1.sanita.fvg.itAlba Rosa Bianchi: medico• Dipartimento di Medicina del Lavoro OsservatorioEpidemiologico Nazionale sullecondizioni di salute e sicurezza negli ambientidi vita• Responsabile dell’accordo di collaborazioneMinistero della Salute-<strong>CCM</strong> e ISPESL: “Supportoed implementazione delle attività disorveglianza e prevenzione degli incidentidomestici e stradali”.ISPESL.Via Alessandria, 220/E - 00198 RomaTel. 06 44280393E-mail: albarosa.bianchi@ispesl.itSilvia Bruzzone:• Primo ricercatoreISTAT. Direzione centrale per le statistiche ele indagini sulle istituzioni socialiServizio Sanità e Assistenza.Viale Liegi, 13 - 00198 Roma.Tel. 064673.7384Fax 06 4673.7616/7601E-mail: bruzzone@istat.itFrancesco Castorina:• Segretario GeneraleComitato Italiano Gas (CIG).Tel. 02 52037636Fax 02 52037621E-mail: francesco.castorina@cig.itAlberto Cucchi: tecnico della Prevenzione• Laurea magistrale delle professioni sanitariedella prevenzioneCoordinatore settore elettrico UOIAUnità Operativa Impiantistica Antinfortunistica.Dipartimento di Sanità Pubblica.Azienda Unità Sanitaria Locale di ReggioEmilia.Via Amendola, 2 - 42122 Reggio Emilia (RE).Tel. 0522 335472Fax 0522 335446E-mail: cucchi.alberto@ausl.re.it


570AutoriPatrizio Erba:• Primo RicercatoreISPESL. Dipartimento di Medicina del LavoroCoordinatore dell’Osservatorio EpidemiologicoNazionale sulle condizioni di salute esicurezza negli ambienti di vita fino all’ottobre2008.Via Alessandria, 220/E - 00198 RomaEmanuela Giuli:• RicercatoreISPESL. Dipartimento di Medicina del LavoroOsservatorio Epidemiologico Nazionale sullecondizioni di salute e sicurezza negli ambientidi vita.Via Alessandria 220/E - 00198 RomaTel 0697892675E-mail: emanuela.giuli@ispesl.itFrancesco Fadda: medico• Responsabile dell’Unità Operativa Pediatriadi Comunità.Azienda Sanitaria Locale di Nuoro.Via Demurtas,1 - 08100 NUOROTel. 0784 240094Fax 0784 240136E-mail: pedcom@aslnuoro.itStefano Lapel: tecnico della Prevenzione• Coordinatore Antincendio.Servizio di Prevenzione e ProtezioneAziendale. Azienda per i Servizi Sanitari n° 1Triestina.via Udine, 15 - 34132 Trieste.E-mail: stefano.lapel@ass1.sanita.fvg.itE-mail: stefano.lapel@aots.sanita.fvg.itPierpaolo Ferrante:• ContrattistaISPESL. Dipartimento di Medicina del LavoroOsservatorio Epidemiologico Nazionale sullecondizioni di salute e sicurezza negli ambientidi vita.Via Alessandria, 220/E - 00198 RomaE-mail: pierpaolo.ferrante@ispesl.itFabio Fumolo: tecnico della Prevenzione• Referente sezione impianti elettrici.Servizio sicurezza impianti. Dipartimento diPrevenzione. Azienda per i Servizi Sanitarin.1, Triestina.Via Udine, 15 - 34132 TriesteTel. 040 418692E-mail: fabio.fumolo@ass1.sanita.fvg.itMarilena Geretto: assistente SanitariaDipartimento di Prevenzione. Ufficio PromozioneSalute.Azienda per i Servizi Sanitari n.1, Triestina.via Dei Ralli 3 - - 34128 TriesteTel 040 3007470E-mail: marilena.geretto@ass1.sanita.fvg.itSebastiano Marchesan:• Responsabile dell’accessibilità• Consulta Regionale delle associazioni dellepersone disabili del Friuli Venezia Giulia• Coordinatore responsabile del progetto“Turismo accessibile F.V.G.” anni 2004 -2007• Coordinatore dello studio di ricerca “Guidaalla progettazione accessibile e funzionale”2006• Coordinatore responsabile del testo “Cittàaccessibile” 2006• Collaboratore del tavolo tecnico istituito trail Comune di Parma e Ministero del Lavoro,della Salute e delle Politiche Sociali per lastesura del “Libro Bianco su Accessibilità eMobilità Urbana”• Linee guida per gli Enti locali. 2009• Promotore di diversi provvedimenti legislativisull’accessibilità. anni 2008 - 2010• Promotore del Centro di Ricerca InformazioneBenessere Ambientale, il CRIBA delF.V.G. 2009Campiello della Scala, 6 - 34073 Grado (GO)Tel. 0431 362024E-mail:sebastiano.marchesan@comuniaccessibili.it


Autori571Stefania Massari:• RicercatoreISPESL. Dipartimento Medicina del LavoroLaboratorio di Epidemiologia e StatisticaSanitaria Occupazionale.via Alessandria, 220/E - 00198 RomaTel. 06-97892682Fax. 06-97892690E-mail: stefania.massari@ispesl.itLaura Medei:• ContrattistaISPESL. Dipartimento di Medicina del LavoroOsservatorio Epidemiologico Nazionale sullecondizioni di salute e sicurezza negli ambientidi vita.Via Alessandria, 220/E - 00198 Roma.Tel 06 97892659E-mail: laura.medei@ispesl.itGianni Messi: medico• Responsabile S.C. Pediatria d’Urgenza conServizio di Pronto Soccorso. IRCCS MaternoInfantile Burlo Garofolo - Trieste• Presidente Società Italiana Medicina EmergenzaUrgenza Pediatrica (SIMEUP)IRCCS Burlo Garofolo.Via dell’Istria, 65/1 - 34132 TriesteTel. 040-3785333E-mail: messi@burlo.trieste.itMichela Mottica: psicologa del lavoro edelle organizzazioni – psicoterapeuta.• Consulente e formatrice aziendale sul temadella sicurezza negli ambienti di lavorocon particolare riferimento alla valutazionedei rischi psicosociali (stress lavorocorrelato, burn out e mobbing), agli aspetticomportamentali, percezione del rischio ecomunicazione.• Docente del Corso Integrato Scienze Umanee Management Sanitario per l’insegnamentodi Psicologia generale presso il corsodi laurea Tecniche di Laboratorio Biomedico– Facoltà di Medicina e Chirurgiadell’Università degli Studi di Trieste.E-mail: michela.mottica@virgilio.itSante Orsini:• Primo RicercatoreISTAT. Direzione centrale per le indagini sucondizioni e qualità della vita.Servizio struttura e dinamica SocialeUnità operativa qualità della vita, soddisfazionedei sevizi, uso del tempo.via A. Ravà, 150 - Roma.Tel. 06 59524604Fax 06 59524596E-mail: orsini@istat.itValentino Patussi: medicoCoordinatore del gruppo di lavoro• Responsabile della Struttura ComplessaPrevenzione e Sicurezza negli Ambienti diLavoro. Azienda per i Servizi Sanitari n° 1Triestina• Responsabile del Progetto incidenti domestici:rischi abitativi del <strong>CCM</strong>• Docente del corso integrato Prevenzionedegli infortuni e delle malattie professionali.Corso di laurea in tecniche della prevenzionenell’ambiente e nei luoghi di lavoro.Università degli Studi di Trieste-UdineAzienda per i Servizi Sanitari n° 1 Triestina.Via Sai, 1 - 34128 TriesteTel. 040 3997402E-mail: valentino.patussi@ass1.sanita.fvg.itSabrina Pellicini: medicoStruttura Semplice Dipartimentale di Riabilitazione.Distretto n° 3Azienda per i Servizi Sanitari n° 1 Triestina.Via Puccini, 48/50 - 34148 Trieste.Tel. 040 3995945E-mail: sabrina.pellicini@ass1.sanita.fvg.itAldo Pierangelini: medicoServizio Igiene e Sanità PubblicaAzienda sanitaria Locale Roma EPiazza S. Maria della Pietà, 500135 RomaTel. 06 30600444E-mail: aldo.pierangelini@asl-rme.it


572AutoriFabio Previtali: tecnico della Prevenzione• Laurea in Tecniche della Prevenzionenell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro• Componente del gruppo di lavoro dellaregione Piemonte “Sorveglianza e prevenzionedegli incidenti domestici”Servizio Igiene e Sanità Pubblica. Dipartimentodi Prevenzione.Azienda Sanitaria Locale di Novara.Viale Zoppis, 6 - 28021 Borgomanero (NO)Tel. 0322 848502E-mail: sisp.bor@asl.novara.itMauro Primossi: tecnico della prevenzioneStruttura Complessa Igiene, Sanità Pubblicae Prevenzione Ambientale. Dipartimento diPrevenzione.Azienda per i Servizi Sanitari n° 1 Triestina.Via de Ralli, 3 - 34128 TriesteTel. 040 3997532E-mail: mauro.primossi@ass1.sanita.fvg.itFulvio Rocco: magistrato del T.A.R. per ilVeneto• Già professore a contratto di Diritto pubblicoe di Diritto sanitario presso l’Universitàdegli Studi di TriesteCannaregio 2277-2278 - 30121 VeneziaTel. 041 2403920via Domenico Rossetti 109 - 34139 TriesteTel. 040 946040E-mail: f.rocco@giustizia-amministrativa.itSara Sanson: Referente formazione-comunicazione.Dipartimento di Prevenzione.Azienda per i Servizi Sanitari n° 1 Triestina.• Laurea specialistica in scienze delle ProfessioniSanitarie della prevenzione.• Laurea quadriennale in Scienze dellaformazione.• Master in Analisi e gestione della comunicazione• Coordinatore regionale per la prevenzionedegli incidenti domestici della RegioneAutonoma Friuli Venezia Giulia.• Coordinatore della Rete HPH per l’ASS n. 1 TS.• Professore aggregato di “Sociologia dellasalute” SSD SPS/07Sociologia Generale, peril corso di laurea Specialistica Interateneo(Università di Trieste-Udine) in Infermieristicaed ostetrica.• Professore aggregato di “Progettazione egestione della formazione continua” M-PED_04 per il corso di laurea SpecialisticaInterateneo (Università di Trieste-Udine) inInfermieristica ed ostetrica.• Professore aggregato di “Sociologia dellasalute”, SSD SPS/07Sociologia Generale, peril corso di laurea triennale in Infermieristica,presso la facoltà di Medicina e Chirurgiadell’Università degli Studi di Trieste.Dipartimento di Prevenzione. Azienda per iServizi Sanitari n° 1 Triestina.Via De Ralli, 3 - 34128 Trieste.Tel. 040 3997468E-mail: sara.sanson@ass1.sanita.fvg.itFabio Schiavitti: tecnico della Prevenzione• Laureando nel C.L. Magistrale in “Scienzedelle Professioni Sanitarie della Prevenzione”• Laurea in Tecniche della Prevenzionenell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro• Master di I livello in “La gestione aziendaleintegrata di Sicurezza, Salute e Ambiente”(Safety & Environmental Managered Auditor su sicurezza e ambiente eigienista industriale)Servizio I.E.S.P. - Sezione di Avezzano. Dipartimentodi Prevenzione.Azienda Sanitaria Locale n° 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila.Tel/fax 0863 499842E-mail: fschiavitti@asl1abruzzo.itGiorgio Sclip:• Responsabile Ufficio Prevenzione, Protezionee Disabilità Università degli Studi diTrieste• Membro del Coordinamento Nazionaledei Servizi Prevenzione e Protezione delleUniversità e degli Enti di Ricerca C.N.S.P.P.


Autori573• Rappresentante - quale membro del CNSPP- presso il focal point italiano dell’Agenziaeuropea per la salute e la sicurezza sulluogo di lavoro di BilbaoUniversità degli Studi di Trieste.P.le Europa, 1 - 34127 TriesteTel. 040 558355E-mail: giorgio.sclip@amm.units.itMariangela Spagnoli:• RicercatoreISPESL. Dipartimento di Medicina del Lavoro.Osservatorio Epidemiologico Nazionalesulle condizioni di salute e sicurezza negliambienti di vita.Via Alessandria, 220/E - 00198 Roma.Tel. 06 97892668E-mail: mariangela.spagnoli@ispesl.itDaniela Steinbock: assistente sanitariaUfficio Promozione Salute. Dipartimento diPrevenzione.Azienda per i Servizi Sanitari n° 1 Triestina.Via de Ralli, 3 - 34128 TriesteTel. 040 3997533E-mail: daniela.steinbock@ass1.sanita.fvg.itRoberto Zacco: tecnico della prevenzione• Laurea in Tecniche della Prevenzionenell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro• Docente in corsi ECM sui rischi derivantida esposizione a CO e problematiche inerentigli impianti gas ad uso domestico• Estensore di linee guida aziendali riguardantile procedure di intervento delpersonale ASL in forza al Dipartimento diPrevenzione in caso di intossicazione da CO• Consulente tecnico d’ufficio della Procuradella Repubblica di Torino per indaginiriguardanti incidenti derivanti damalfunzionamento di impianti gas.Servizio Igiene e Sanità Pubblica, Dipartimentodi PrevenzioneAzienda Sanitaria Locale Torino 1E-mail: roberto.zacco@aslto1.itRoberto Zecchini: tecnico della prevenzione• Laurea in Tecniche della Prevenzionenell’Ambiente e nei Luoghi di LavoroU.O. Igiene Pubblica - U.O. ImpiantisticaAntinfortunistica.Azienda Sanitaria Locale ForlìVia Della Rocca, 19 - 47121 Forlì.E-mail: r.zecchini@ausl.fo.itOltre ai citati autori, si ringrazia per lapreziosa collaborazione fornita nell’ambitodella realizzazione del progetto:Paolo BarbinaGiulia BasoluAndrea BernoSantina CalarcoRossella CappellinoDaniela ChiefariAdamo ContiMaurizio Di GiorgioLibera Di LielloSara FarchiLorenza GalloEmilio GiovanniniStefano IrmiSlvia IacovacciMaria LaulettaPaola LazzarinEduardo MalacariaTommasina MancusoDonatella MandoliniSilvana ManservisiSonia MeleRoberto MichelazziMarinella NataliDaniele NovelliAlessandra PemperElisa PikizDaniela RiberaGiuseppe SalaminaAnnamaria SantiDanilo SpazzapanStefano TermitePaolo ToffaninAlessandra Turco


Questo documento è stato prodotto grazie al finanziamentodel Ministero della Salute, capitolo 4393/2004-<strong>CCM</strong>

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