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1 Roberto Greci Tormentate origini [Edito a ... - Itinerari Medievali

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concessione era funzionale al mantenimento del potere in una città “difrontiera” in cui era importante soddisfare le aspettative dei ceti dirigenti estabilire un buon rapporto con il locale collegio dei giudici. Da questomomento tutto diventa più stabile e chiaro nella vita dell'istituzioneparmense: appare il rettore degli studenti (Andrea de Terracina de Sicilia deTrapano, in quel periodo “lettore di ragione canonica” 39 ), che provvede afare eleggere un numero “sufficiente” di statutieri, il vescovo conferisce igradi accademici finali e sono previste nomine, da parte delle pubblicheautorità cittadine, di Revisores o Reformatores Studii. Finalmente abbiamonotizie dei luoghi in cui si svolgono le lezioni, di lauree conferite, di statutidei collegi dottorali e di associazioni studentesche.Che si tratti di una istituzione regolarmente funzionante lo comprova ladecisione di Filippo Maria Visconti, corroborata da gravissime penepecuniarie, di richiamare a Pavia i propri sudditi - studenti o maestri -presenti nello Studio parmense (1415) 40 . Ciò non sempre sarà rispettatoperché maestri quali Cristoforo Castiglioni, Cristoforo da Velate, Taddioloda Vimercate non obbedirono al veto, probabilmente invogliati daretribuzioni cospicue 41 . D'altronde il ritorno dei Visconti a Parma nel 1420non segnò la fine di questo “secondo” Studio; le caratteristiche con cui siandava configurando convinsero i duchi di Milano a tollerare la presenza diquesta realtà “minore” all'inizio molto tenacemente combattuta, ma in etàsforzesca ritenuta utile - purché autofinanziata dalla città - per controbatterele sedi concorrenziali di Bologna, Padova, Ferrara o guardata come sederiservata prevalentemente, come si vedrà, agli studi teologici.Dagli statuti, per i quali si è parlato di influssi bolognesi e pavesi 42 ,possiamo infatti conoscere la natura e il funzionamento dello Studio. Lacomponente dottorale era riunita in collegi (uno di diritto canonico e civile,l'altro di arti e medicina). L'uno e l'altro comprendevano, in linea con lasituazione precedente, sia dottori sia professionisti delle rispettivediscipline. L'antico bisogno - duecentesco e comunale - di difendere spazi dilibertà all'insegnamento, ora minacciati più che dalla tradizione ecclesiasticadagli interessi protezionistici dei collegi professionali locali, vennesostituito da meccanismi automatici di composizione dei collegi dottorali: inovembre comentiò il Studio in Parma cioè a leggere in publico gli detti dottori alli scolari,e sonava la campana vecchia del domo ogni matina accioché andaseno li scolari a udire lalettione a casa di frati minori e di predicatori al suo luoco»; cfr. Mariotti, Memorie edocumenti, p. 79.39 Pezzana, II, p. 1, 5640 Cfr. Petti Balbi, Studenti e dottori, p. 206.41 <strong>Greci</strong>, Una duttile università, p. 84.42 Corpus statutorum, p. CXCVI, CCLXVIII-CCLXXIII. Cfr. anche <strong>Roberto</strong> <strong>Greci</strong>, Glistatuti universitari parmensi del Quattrocento come espressione della volontà diconsolidamento dello Studio, in corso di stampa.13

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