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LA MINACCIA DEGLI IMPROVISED EXPLOSIVE DEVICE (new)

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aramente rappresentano obiettivi per attacchi compiuti tramite IED per viadell’usuale alta protezione di cui godono, ovviamente quando vengono presetutte le misure necessarie in tal senso. Difatti, anche un attentatore suicida […]rinuncerà al suo attacco qualora abbia la chiara percezione che sia certamentedestinato a fallire per via di dispositivi di sicurezza atti a provocarne il prematuroabbattimento e quindi a rendere del tutto inconcludente la sua azione […]Tuttavia, se tale percezione non esiste (e per fondati motivi), un attaccoIED/VBIED sarà sicuramente tentato, come hanno dimostrato gli episodi degliattacchi alle truppe americane e francesi ai tempi delle missioni di pace inLibano nei primi anni ’80, oppure quello di Nassirya dell’autunno 2003. I motivisono intuibili, dato che, colpendo tali bersagli si possono causare molte piùperdite rispetto ad un attacco contro un pur corposo convoglio, con effettimediatici rilevanti, scopo primario di qualsiasi atto terroristico. Attentati coneffetti devastanti come quello del 1983 a Beirut in cui furono uccisi 240 Marinese 58 parà francesi nelle loro rispettive basi e quello del 2003 a Nassirya dove cifurono 28 morti e 140 feriti nella base italiana. Attentati contro strutture e mezziessenziali per il funzionamento di un dispositivo militare schierato in operazionidestinati a suscitare, per la spettacolarità e le perdite inflitte, duri contraccolpi alivello internazionale e mediatico e provocare nelle stesse truppe considerevolisensazioni di insicurezza annullando il concetto stesso di ‘safe heaven’ rispettoa un ‘fuori’ ostile. Peraltro, attacchi del genere servono anche ad indicare allapopolazione locale il grado di potenza a cui possono assurgere le forzeinsurrezionali del luogo. A effetti simili tendono gli attacchi controconvogli/pattuglie e posti di blocco/check point, tuttavia collocati in unaprospettiva di lungo periodo. Difatti, riguardo a tali obiettivi, la strategia delleforze insurrezionali e terroristiche è quella di imporre un elevato attrito ai loroavversari tramite gli IED. Tale ‘attrito’ non si esplica solamente attraverso leperdite direttamente causate da questi strumenti. Lo stato di continua tensioneimposta alle truppe, infatti, ha considerevoli ricadute negative sul morale e sullaidoneità all’azione. Truppe che imparano presto a considerare ogni essereumano, ogni automobile e ogni oggetto un possibile IED possono divenire neltempo potenzialmente ingestibili: da una parte saranno restie a muoversi e amanovrare con la necessaria rapidità, e diverranno troppo circospettenell’assolvimento dei più semplici incarichi (varie azioni a Falluja, ad esempio,hanno mostrato in maniera rimarchevole il verificarsi di questo problema);37

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