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LA MINACCIA DEGLI IMPROVISED EXPLOSIVE DEVICE (new)

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Spostandoci ora in Iraq, va innanzitutto rammentato che il ricorso agli IED daparte della resistenza locale e dei gruppi terroristici che si sono infiltrati sul territorioin occasione degli eventi bellici del 2003 è stato consistente sin da subito dopol’invasione. In tal senso ci si è potuti avvalere di una logistica a piè d’operautilizzando le migliaia di manufatti bellici non esplosi sparsi sul territorio epraticamente lasciati a disposizione di chiunque, dopo la disgregazione delle forzearmate irachene. È stato scritto in proposito: "il problema principale della ‘logistica’della destabilizzazione interna irachena è dato dagli enormi quantitativi di armi emunizionamento occultati dal passato regime, nel periodo immediatamenteprecedente l’invasione del 2003, per tutto il Paese in vista di una resistenza popolaregeneralizzata. Tali quantitativi furono stimati essere fra le 650.000 e il milione ditonnellate di materiale, ai quali vanno tuttavia aggiunti gli incalcolabili saccheggicompiuti, dopo l’invasione, presso caserme abbandonate o comunque sul materialelasciato da unità militari e della polizia sbandatesi. È principalmente su di esso che sisono auto-equipaggiate milizie settarie, gruppi insurrezionali di varia natura e celluleterroristiche. Malgrado molti sforzi (taluni anche di rilevante successo) compiuti siadalle autorità governative che dalle forze della Coalizione internazionale per ilsequestro dei depositi di tale materiale non ancora utilizzati, il lavoro che rimaneancora da fare appare complesso, lungo, e difficile. Basti pensare, difatti, che è statostimato che la maggior parte dei depositi e nascondigli di armi, munizionamentovario, mine e proietti di artiglieria contenga ciascuno più di una tonnellata di materialeesplodente.Deserto iracheno ai margini della strada da Basra verso Bagdad 4141 Luglio 2003, deserto iracheno, Fernando Termentini43

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