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Nel Me<strong>di</strong>oevo le dame applicavano<br />
calce viva e solfuro naturale <strong>di</strong> arsenico<br />
all’attaccatura del cuoio capelluto<br />
per ottenere una fronte bombata; schiarivano<br />
i capelli con bianco d’uovo, cenere o<br />
preparati <strong>di</strong> zolfo, mettevano unguenti <strong>di</strong><br />
cera per ridare splendore al viso ed eliminavano<br />
con la pece le sopracciglia, considerate<br />
antiestetiche. L’arte dell’abbellimento<br />
è antica, ce lo testimoniano i<br />
manuali <strong>di</strong> farmacopea e i trattati <strong>di</strong><br />
cosmetica giunti fino a noi. Tuttavia, sino<br />
al XIX secolo l’immaginario che essa ha<br />
evocato rientrava più in una cultura femmin<strong>il</strong>e<br />
esoterica del segreto o del rime<strong>di</strong>o<br />
occulto che in quella scientifica della<br />
conoscenza esatta. Lo sguardo che accompagnava<br />
le imperfezioni del corpo non<br />
era, insomma, quello clinico che sanziona<br />
la mancanza e la perfettib<strong>il</strong>ità della materia<br />
grezza, né <strong>il</strong> controllo che veniva<br />
applicato era quello razionale e <strong>di</strong>sciplinato<br />
<strong>di</strong> oggi. Anche la terminologia estetica<br />
è profondamente cambiata: la pubblicità<br />
stessa, come è stato osservato, non<br />
parla più <strong>di</strong> seduzione, mistero o sort<strong>il</strong>egio,<br />
ma ricorre a espressioni quali «capi-<br />
978-88-15-12533-0<br />
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tale bellezza», «risorse energetiche», «cre<strong>di</strong>to solare»,<br />
«sistema total-look», come se <strong>il</strong> corpo fosse <strong>di</strong>ventato<br />
un’azienda da gestire.<br />
La <strong>di</strong>ffusione della chirurgia estetica è stata sostenuta da<br />
un modello economicistico della gestione del corpo e delle<br />
sue funzionalità molto sim<strong>il</strong>e.<br />
La me<strong>di</strong>cina organizza i nostri sogni <strong>di</strong> libertà, ma lo fa<br />
in forza <strong>di</strong> uno sguardo scientifico-razionale generalizzato<br />
che sancisce i corpi nella loro mancanza, misura la loro<br />
funzionalità, determina la loro plasticità. Il prezzo da pagare<br />
è quello, secondo i critici, della standar<strong>di</strong>zzazione: non<br />
semplicemente per <strong>il</strong> fatto <strong>di</strong> promuovere forme sim<strong>il</strong>i, ma<br />
perché la sanzione in quanto tale «normalizza» i corpi sancendo<br />
una identità sulle altre a scapito della <strong>di</strong>fferenza<br />
anche biografica. Alcuni critici verso la chirurgia estetica<br />
hanno osservato che cancellare l'età da un volto, ad esempio,<br />
equivale a sgretolare l'identità, la forza, la storia dell'in<strong>di</strong>viduo.<br />
Cancellando l’età, secondo altri, la me<strong>di</strong>cina<br />
paradossalmente imprime <strong>il</strong> memento mori nel corpo, ricorda<br />
all’uomo la sua finitu<strong>di</strong>ne proprio nel momento in cui la<br />
scongiura.<br />
IL FILO DELLA SOCIETÀ<br />
27<br />
La storia della chirurgia<br />
estetica rivela insospettab<strong>il</strong>icontinuità<br />
nel processo che<br />
ha portato all’o<strong>di</strong>erna<br />
banalizzazione <strong>di</strong><br />
questa pratica. Dalla<br />
ricostruzione dei nasi<br />
tagliati nel Me<strong>di</strong>oevo<br />
alla cancellazione<br />
dell’infamia della<br />
sif<strong>il</strong>ide, dalla correzione<br />
del «naso da<br />
ebreo» all’occidentalizzazione<br />
degli occhi<br />
asiatici, sino al corpo<br />
scolpito della donna<br />
in carriera, quello che<br />
è chiamato in causa è<br />
sempre <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong><br />
integrazione sociale<br />
dell’in<strong>di</strong>viduo.