L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong> ad una figurazione molto più controllata e rigorosa, diversa d<strong>al</strong> segno ribelle e rivoluzionario che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Fondament<strong>al</strong>e causa di questo cambiamento fu anche il precario stato di s<strong>al</strong>ute <strong>del</strong>l’artista che, colpito da una m<strong>al</strong>attia nervosa, vide gradu<strong>al</strong>mente ridotte le sue capacità fisiche. Negli ultimi anni si faceva aiutare da assistenti che agivano da mediatori tra la sua visione e la superficie <strong>del</strong>la tela, componendo le immagini secondo le precise istruzioni che l’artista impartiva loro. Nei dipinti re<strong>al</strong>izzati in questo periodo Immendorff metteva insieme immagini d<strong>al</strong>la storia <strong>del</strong>l’arte, d<strong>al</strong>la pittura rinasciment<strong>al</strong>e tedesca, d<strong>al</strong> Manierismo, da foto tratte dai media, da figure metaforiche che venivano unite, intrecciate o sovrapposte. Figure e <strong>al</strong>legorie di artisti come Albrecht Dürer, Jacob de Gheyn, Hans B<strong>al</strong>dung Grien, Francisco Goya divenivano elementi fondament<strong>al</strong>i, citazioni che poi Immendorff manipolava spesso per mezzo <strong>del</strong> computer. Solo più tardi il risultato di queste complesse <strong>al</strong>terazioni ed esperimenti era trasferito sulla tela e sviluppato nella composizione fin<strong>al</strong>e. Alla limitazione fisica causata d<strong>al</strong>la sua m<strong>al</strong>attia l’artista rispose con una rinnovata coscienza di sé ed esplorazione <strong>del</strong> mondo. Attraverso appropriazioni, citazioni, simboli, accumulazioni, variazioni, ramificazioni in costante di<strong>al</strong>ogo tra loro, Immendorff si confrontava con una nuova esperienza <strong>del</strong>la forma. I suoi dipinti incorporavano il processo attraverso il qu<strong>al</strong>e venivano ottenuti, esprimendo metaforicamente e concretamente immagini in apparente stato di metamorfosi. A differenza <strong>del</strong> suo lavoro passato, sembrava essere scomparsa d<strong>al</strong>la tela quella struttura narrativa fatta di diverse storie o momenti indipendenti. L’elemento narrativo veniva sostituito da immagini ambigue, spesso costruite direttamente d<strong>al</strong>la sovrapposizione di elementi distinti, in un approccio che univa la ricerca form<strong>al</strong>e a quella esistenzi<strong>al</strong>e. Anche nei suoi ultimi lavori rimane evidente la critica <strong>al</strong>la collettività bilanciata d<strong>al</strong> desiderio di cambiamento <strong>del</strong>l’individuo ma, se prima la sua visione era influenzata d<strong>al</strong>l’ideologia e d<strong>al</strong>la sua esperienza concreta <strong>del</strong>la re<strong>al</strong>tà, ora appare la conseguenza di uno sguardo interiore, lo sguardo di un uomo sulla vita attraverso la sua diversa rinnovata coscienza. Nell’ultima fase <strong>del</strong>la vita si dedica <strong>al</strong> raffigurare soggetti più ironici, definendosi “il pittore scimmia” per come il suo gesto espressionista diviene sempre più regressivo, infantile, semplice. E la scimmia è, anche, l’anim<strong>al</strong>e-icona che più volte rappresenta nelle sue opere, in modo che con fattezze da scimmie diventano gli uomini politici, i personaggi televisivi, gli attori, gl’intellettu<strong>al</strong>i e gli artisti asserviti <strong>al</strong> potere e <strong>al</strong>l’economia. Molto legato <strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia e a quell’arte, espone con artisti come Mario Merz, Mimmo P<strong>al</strong>adino, Gino de Dominicis, Enzo Cucchi, Gian Ruggero Manzoni, Francesco Clemente, Michelan<strong>gelo</strong> Pistoletto. Nel 1997 vince il più importante premio d’arte <strong>al</strong> mondo, il MARCO, ritirato <strong>al</strong> Museo d’Arte Con<strong>tempo</strong>ranea di Monterrey, in Messico. La giuria, ogni anno, è composta dai più famosi critici d’arte <strong>del</strong> pianeta. Nel 1998 riceve la medaglia <strong>del</strong>l’Ordine <strong>al</strong> Merito <strong>del</strong>la Repubblica Feder<strong>al</strong>e di Germania. Ha esposto più volte <strong>al</strong>la Bienn<strong>al</strong>e di Venezia e a Documenta di Kassel, negli USA, in Giappone, in Canada, in Austr<strong>al</strong>ia. I suoi quadri e le sue sculture sono presenti nei più importanti musei europei e mondi<strong>al</strong>i.
Gli artisti tedeschi nella guerra fredda Cafe Deutschland I 1977-7 Cafe Deutschland III 197 Cafe Deutschland II 197 , Oil on canvas 90 x 90 cm, Bonn Museum of Art Cafe Deutschland IV 197 , Private Collection Oil on canvas; x 330 cm. Cafe Deutschland - Cafeprobe 19 0, Synthetic resin on canvas 0 x 350 cm Cafe Deutschland V” 1979 acrylic on canvas