30 A. R. Penck Biografia L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong> A.R.Penck pseudonimo di R<strong>al</strong>ph Winkler, pittore e scultore tedesco. Nasce nell’<strong>al</strong>lora Germania Est, a Dresda, nel 1939 Autodidatta, nel 1956 espose a Dresda e a Berlino teste in gesso e dipinti ispirati <strong>al</strong>la pittura <strong>del</strong>le caverne preistoriche intitolati “Weltbilder” (“Immagini <strong>del</strong> mondo”). A Berlino conobbe Georg Baselitz e Eugen Schönebeck, con i qu<strong>al</strong>i firmò il manifesto “Pandämonium” (1961), che propugnava una pittura figurativa di matrice espressionista, in parte ispirata <strong>al</strong>l’Art Brut. Ris<strong>al</strong>e a questo periodo la serie di dipinti “Systembilder”, che testimoniò l’interesse di Penck per la cibernetica e la teoria <strong>del</strong>l’informazione. Negli anni Settanta diede un inquadramento teorico <strong>al</strong>la propria arte attraverso il concetto di “Standart”, che rimanda a una riduzione <strong>del</strong> mondo re<strong>al</strong>e a elementi semplici (figure umane, oggetti, gesti) rappresentati in modo stilizzato, di immediata lettura. Studia filosofia, storia <strong>del</strong>le religioni, scienze, musica. Nel 1963 si trasferisce a Berlino Est e nel 1970 partecipa <strong>al</strong>la fondazione <strong>del</strong> gruppo Lucke. Inviso <strong>al</strong> governo <strong>del</strong>la Repubblica Democratica Tedesca, perché considerato elemento non in linea col regime comunista, contestatore, sovversivo e artista non classificabile come tradizion<strong>al</strong>ista svolse la sua attività clandestinamente, assumendo nel 1968 lo pseudonimo di A.R. Penck (in omaggio <strong>al</strong> geologo Albrecht Penck, anch’egli originario di Dresda). Dopo un primo periodo di neo-espressionismo infuriato, che si concretizza nel tracciare le figure in modo tipicamente infantile, sfruttando un cromatismo esasperato, i segni di Penck, negli anni 70, divengono ancora più primordi<strong>al</strong>i, così da sancire una sorta di primitivismo <strong>del</strong>la ragione. Traccia ominidi stilizzati, ideogrammi e simboli elementari, prediligendo, per le sue opere, l´uso <strong>del</strong> bianco e <strong>del</strong> nero. . Nel 1972 partecipò <strong>al</strong>l’esposizione Documenta di Kassel (che lo ospitò anche nel 1977) e nel 1975 tenne la prima grande retrospettiva <strong>al</strong>la Kunsth<strong>al</strong>le di Berna. Nel 1980, in seguito <strong>al</strong>l’aggravarsi <strong>del</strong>la sua posizione nei confronti <strong>del</strong> governo <strong>del</strong>la Germania <strong>del</strong>l’Est, fu costretto a espatriare nella Repubblica Feder<strong>al</strong>e Tedesca, espone a fianco di pittori e scultori come Gerhard Richter, Anselm Kiefer, Georg Baselitz, Jörg Immendorff, Markus Lüpertz, Sigmar Polke, Ulrich Rückriem, Jochen Gerz e <strong>al</strong>la performance artist Rebecca Horn, e condivide esperienze espositive con artisti it<strong>al</strong>iani come Mimmo P<strong>al</strong>adino, Michelan<strong>gelo</strong> Pistoletto, Sandro Chia, Gian Ruggero Manzoni, Enzo Cucchi, Nicola De Maria. Nel 1980 apre studio a Londra dove ancora risiede. espone <strong>al</strong>la, Bienn<strong>al</strong>e di Venezia, nel 1984, e Documenta 9 di Kassel, nel 1992. Tra le opere che più esplicitamente richiamano la sua polemica verso il blocco comunista spiccano “East e West” (1980, Tate G<strong>al</strong>lery, Londra), anch’essi in bianco e nero, raffiguranti, rispettivamente, una macchina funzionante e una non funzionante. Penck aderì, quindi, <strong>al</strong> movimento neoespressionista, divenendone uno degli interpreti più rappresentativi: la sua pittura perse il carattere naïf <strong>del</strong>le origini e i motivi arcaici <strong>del</strong>le sue tele (perlopiù di grande formato) si tradussero in segni più tormentati, dai forti cromatismi. Appartiene agli anni Ottanta anche la più significativa produzione scultorea di Penck, in bronzo, e legno, materi<strong>al</strong>e caro agli artisti <strong>del</strong> nord Europa, con inflessioni surre<strong>al</strong>iste; nel 1986, dopo un viaggio a Carrara, cominciò a lavorare anche il marmo. Oltre <strong>al</strong>lo pseudonimo con cui è più conosciuto, Penck si firmò con vari <strong>al</strong>tri nomi nel
Gli artisti tedeschi nella guerra fredda corso <strong>del</strong>la sua carriera: nel 1973 scelse Mike Hammer (l’investigatore privato dei racconti polizieschi di Mickey Spillane), nel 1974 appose sulle sue tele la sigla TM (Tancred Mitchell o Theodor Marx), nel 1976 una semplice Y e in seguito Ya. Docente <strong>al</strong>l’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, Penck è anche autore di saggi, di argomento filosofico e teoretico, e un apprezzato percussionista jazz. Nel 1996 e nel 2001 gli vennero dedicate due grandi retrospettive <strong>al</strong>la G<strong>al</strong>erie Jérôme de Noirmont di Parigi. Attu<strong>al</strong>mente vive e lavora a Berlino, Amburgo e Dublino