IL CALITRANO N. <strong>49</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2012LA COSCIENZA LAVATAdel dott.Marco Bozzaa tenuta sociale, economica, pol<strong>it</strong>ica eLculturale di un Paese, per brillare inun’atmosfera virtuosa, deve inanellareuna serie di aspetti pos<strong>it</strong>ivi, altrimenti sirischia uno sviamento di potere che puòaprire varchi pericolosi. La crisi finanziariache ha azzoppato l’economia mondiale,ha messo in luce moltissimi difettiche hanno avuto un alone maggiormentepenetrante in chi oltre all’aspetto finanziario,è risultato essere debole anche sualtri fronti. L’Italia, paese eticamenteanemico e pol<strong>it</strong>icamente inacid<strong>it</strong>o, pernon tracimare nel de profundis degliamici ellenici che sudano gocce di disperazione,è corsa ai ripari rimettendo lesperanze future nelle mani di un tecnicismoche dovrebbe ripulire l’aria dai guastidel pol<strong>it</strong>ichese. È sempre difficile emal digeribile toccare le corde della pol<strong>it</strong>icaquando questa è un po’ la fonte d<strong>it</strong>utti i mali. La pol<strong>it</strong>ica in se è un’artenobile, capace di dare, ufficialmente, lustropratico alle regole ferree su cui poggiauna forma di governo, diversamente,incorreremmo in una sarabanda anarchicache porterebbe tutti noi a diffidare d<strong>it</strong>utto e lottare senza spavento anche conmodi non proprio ortodossi. La dinamicadei fatti, le nefandezze pubbliche e privatedi chi per anni ha venduto se stessoe la propria anima nel tenere lo scettrodel potere, ci portano dr<strong>it</strong>ti di fronte aduna domanda: dividendo l’emisfero cerebraletra passato e presente, il presenteè più dinamico del passato in modo taleda poter costruire un futuro maggiormentepos<strong>it</strong>ivo?Diciamo che se piccoli aspetti di v<strong>it</strong>aquotidiana sono mutati nella pratica comenella narrazione storica stillante dallepagine di chi la storia la redige e l’analizza,pesanti vulnus etici e culturaliancora sussistono con forme diverse macon fini pressoché identici. Se il governotecnico sost<strong>it</strong>uisce la pol<strong>it</strong>ica, è perché lapol<strong>it</strong>ica, nella sua geografia trasversaledi componimento e colore ha fall<strong>it</strong>o, disattendendonon solo le promesse elettoralistiche,ma annegando in un’ineziatotale frutto di incapac<strong>it</strong>à mista al totalescollamento tra le viciss<strong>it</strong>udini crescentifuori e dentro il palazzo. La pol<strong>it</strong>ica intesacome il fallimento di chi ne fa leveci, non è un disegno astratto, ma è unsistema che si tiene in piede grazie alsostegno elettorale che rende il nostropopolo sovrano agli occhi della Cost<strong>it</strong>uzione,insieme ad altri strumenti di democraziadiretta. È però una sovran<strong>it</strong>àche è stata spogliata di ogni incorporazionedemocratica, calpestata, ridotta inbrandelli da comportamenti che dovrebberofar rabbrividire in alcuni casi, mentreil silenzio copre sempre tutto, conuna complic<strong>it</strong>à di sistema da far spavento.Pur essendo lat<strong>it</strong>anti sul fronte dellaconcretezza governativa, siamo i migliorinel caldeggiare la forma, la parola,la parvenza del faremo ma poi chi se nefrega. Questa trasfigurazione del pensieroist<strong>it</strong>uzionale migra in diversi appuntamenti,quali ad esempio l’inaugurazionedell’anno giudiziario. Tra le tanteinutili parole dette di fronte ad astantisonnecchianti col pannolone a portata dimano (il nostro è un paese ove se seiunder 50 sei considerato giovane per comandare),il Presidente della Corte deiConti, ancora una volta, leggendo la suarelazione (identica da almeno vent’anni),ha puntato il d<strong>it</strong>o sul fenomeno dilagantedella corruzione, definendola comeun cancro della nostra economia cheincide pesantemente sull’erario per circasessanta miliardi. Da Tangentopoli allamiseria finanziaria dei nostri giorni nonè cambiato nulla, se non la ragione percui si ruba, non più per il part<strong>it</strong>o ma permotivi personali. Il danaro è un po’ comeuna sorta di detersivo, lava ogniV<strong>it</strong>o Di Napoli (u’ bboj/03.10.1923 -† 04.03.1992) nato da Rocco e da CodellaMaria Angela e Vincenza Di Cosmo (pagghion’/29.03.1929- † 30.12.2010) nata da Canioe da Martiniello Maria Colomba, coniugatia Cal<strong>it</strong>ri il 21.02.19<strong>49</strong>.macchia, anche la più profonda. Dallepiccole commissioni ai grandi appalti,non c’è area protetta dove si possa volarein libertà nel rispetto pieno della legge.Tangentopoli è un fenomeno giudiziarioche ha portato alla ribalta una tendenzacriminogena che ha ucciso la credibil<strong>it</strong>àdi una classe pol<strong>it</strong>ica e finanziariala quale nel torbido ha costru<strong>it</strong>o leproprie fortune. Ci si aspetta però chese il malaffare sussiste, ci sia anche unareazione profonda ed incisiva affinchèle cose cambino. Tale colpo di coda dovrebbepartire dal basso, dall’opinionepubblica che non deve sempre ingoiareil rospo, ma reagire compatta scardinandole fondamenta di una fortezza fatta dimascalzoni e furbetti che approf<strong>it</strong>tandodi un sistema giudiziario a maglie larghe,figurano come virtuosi mentre dovrebberoessere allontanati e posti aimargini della società. Non è un caso chein qualche nazione con maggiore impulsocivico, sia proprio l’opinione pubblicaa mettere fuori gioco la pol<strong>it</strong>ica. InGermania, ad esempio, basta che lastampa divulghi la notizia di una tesi dilaurea copiata o di un viaggio pagato adun esponente del governo, per portarequest’ultimo a rassegnare le dimissioni,chiedendo scusa e chiudendo i conti“defin<strong>it</strong>ivamente” con la gestione dellacosa pubblica. Come si può vedere, nonsi demanda sempre a miracolistici interventilegislativi l’annichilimento dell’opaco,ma è la società che spinge per lamessa al bando di mele marce. La perfezionenon esiste, l’imperfezione però èormai una regola affermata nel nostropaese, ove l’atteggiamento emulatore èdiventato un alibi pericoloso che ci hacondotti al collasso. L’intreccio di potere,la relazione amicale, sono soltanto duedegli elementi che ci portano a scorazzarein una finta dimensione democratica,trasformando l’Italia dei grandi condottieriin uno zerbino infangato ove ci sipulisce le scarpe in modo disordinato esconcio. Chi leggerà queste parole penseràche qualcuno voglia ergersi a salvatoredella patria. Giammai. Continuandoperò ad impreziosire la tesi che ilDio danaro purifica le coscienze e lava ipeccati più gravi, la salvezza del corpo,per poter sopravvivere, la si dovrà invocarealla potenza celeste.http://marcobozza.blogspot.com/8
N. <strong>49</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2012 IL CALITRANORICORDARE PER CAPIRE - PARTE IXdi Gerardo Melaccio“…il migliore e più grad<strong>it</strong>o oggi è per meun sano contadino, rozzo, astuto,tetragono, caparbio.Questa è oggi la specie migliore.Il contadino è oggi l’uomo miglioreed è la razza dei contadiniche dovrebbe dominare!Invece domina la plebe…”(F. Nietzsche)l ricordo e la descrizione del carattere,Idella v<strong>it</strong>a e del comportamento dei contadinidi Cal<strong>it</strong>ri rappresenta per me il recuperodi un’epoca ancora vicina e tutt’altroche conclusa. Essa racconta la storiacomune di tante famiglie che versano nell’indigenzae vivono di stenti e sacrificisenza fine. Sono quelle di molti contadini,la cui unica risorsa è la terra che coltivanocon le proprie mani. Dovreste poterle vederementre si muovono durante le quattrostagioni dell’anno! Intorno ad esse il silenzioassoluto. Sulla testa di ogni componentel’immens<strong>it</strong>à della volta celeste.Davanti agli occhi e dietro le spalle tuttaluce e colori. Dall’alto il sole infuocatoche saetta senza pietà e il freddo che toglieil respiro. Già con le prime luci del mattino,a gruppi o da soli, i lavoratori dellaterra sono in cammino per i sentieri checonducono nei campi delle varie contrade.Avanzano muti e col passo accelerato.Qualcuno più frettoloso sorpassa gli altri,saluta e prosegue per la sua strada. Scendonoverso la valle o salgono sulla collinamentre gli uccelli più mattinieri taglianoloro il passo volando da una siepe all’altra.Mi ricompaiono davanti agli occhi propriocome allora: uomini e donne in movimento,intenti al lavoro, asserv<strong>it</strong>i ai pesantiobblighi della stagione in corso.Ad osservarli nell’aspetto in disordine,danno l’impressione che il tempo non sialoro amico. Non si soffermano nemmenosul paesaggio che stanno attraversando.Come sono fatti dentro e cosa attraversa laloro mente si legge negli sguardi, nell’espressionedei volti e nei gesti delle mani.Tratti inconfondibili che danno luce aquello che sono senza esprimerlo con leparole. Sembra che nel loro mondo i sentimentinon esistano, ma non è così. Nonserve chiedere per farsene un concettoperché appare come se fosse davanti agliocchi persino ciò che non si vede. Gliumori di dentro traspaiono dalla cera deivisi e dalla luminos<strong>it</strong>à delle pupille. Bastaguardarli con un po’ di attenzione. I lineamentidei corpi, i modi di fare, i gesti raccontanomeglio delle parole la loro v<strong>it</strong>afatta di fatiche e di privazioni. Amano laterra, ma sono più le volte che la maledicono.Eppure nessuno la cura e la rispettapiù di loro. Vorrebbero abbandonarla, manon se ne separano neanche il giorno dellafesta; né quando il caldo toglie il respironé quando il freddo penetra nelle ossa.Lontano dal loro mondo e senza poterlovedere ci stanno come pesci fuor d’acqua.Mica per capriccio i contadini trascorronola loro v<strong>it</strong>a a diretto contatto con la terra econ la natura. Ad essi non serve nemmenol’orologio per contare le ore di lavoro primadi concludere la giornata. Basta eavanza la luce del sole: da quando nasce aquando tramonta. Ciascuno di loro imparaa misurare il tempo dentro il suo corpo enelle membra, nei muscoli e dentro le ossa.A parte i cedimenti della salute, i capriccidelle stagioni e il trascorrere deglianni concessi dalla legge naturale, il lentoe faticoso rotolare della v<strong>it</strong>a si consumasenza interruzione e senza mutamenti sostanziali.Normalmente l’uomo è più grande deicomp<strong>it</strong>i che va assumendo nel corso delsuo esistere, ma i cal<strong>it</strong>rani che vivono dentrole fatiche della terra per ventiquattroore al giorno spesso sono costretti a ridursicome animali da lavoro: privi di dir<strong>it</strong>todi appello e senza possibil<strong>it</strong>à di mutarecondizioni. Per quello che fanno servonosoprattutto muscoli e caparbietà. Tanto chel’anima e l’intelligenza a volte finisconocon l’atrofizzarsi e l’inselvatichirsi. Pareche siano accomunati dagli stessi obblighie da un unico destino. Sicuramentenon dagli stessi vantaggi. La carica v<strong>it</strong>aleche li sostiene è maggiormente nella molteplic<strong>it</strong>àdei bisogni e nella fermezza delcarattere. Il darsi da fare non esclude nessuno,ma i frutti che ne derivano ripaganosolo alcuni per una serie di fattori che tutticonoscono per esperienza personale.Numerose famiglie a me note vivono inuno stato di povertà che si vede e si tocca.Quasi tutte composte di più figli, non èraro il caso in cui a viverci insieme ci stannopure i nonni. Per tante di esse l’insufficienzadelle risorse per tirare avanti cost<strong>it</strong>uisceun problema molto difficile da risolvere.Per fortuna tra familiari, parenti,conoscenti e vicini di casa corrono solidirapporti di stima e solidarietà.A guardarle in viso, le persone che lavoranola terra sembra che abbiano tutte lastessa pelle: scura e arsa di sole. Vestonopiù o meno in modo simile e agisconoquasi alla stessa maniera. A seconda del-Mariano Comense (CO), 10.11.2011. 80° compleanno di Maria Cianci, con il mar<strong>it</strong>o MicheleScoca e i figli Canio, Antonio e Giuseppina. Auguri da amici, parenti e dalla Redazione.9