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informasanità numero estate 2010 - Azienda Ospedaliera di Padova

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14un’ambulanzaprontaa interveniregione che spesso si è forzati a optareper la trombolisi.Lo stu<strong>di</strong>o svolto dal gruppo <strong>di</strong> ricercadel dr. Tarantini ha analizzatoi dati <strong>di</strong> mortalità a 30 giorni deipazienti trattati con i due <strong>di</strong>fferentimeto<strong>di</strong> tra gennaio 1990 e <strong>di</strong>cembre2008. Si proponeva <strong>di</strong> stabilirela relazione tra il rischio per il pazientee il ritardo connesso a tuttele fasi <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizionedell’intervento <strong>di</strong> angioplasticaprimaria con un obiettivo era in<strong>di</strong>viduareil tempo massimo accettabileper praticare tale intervento.“Abbiamo <strong>di</strong>mostrato che il limite<strong>di</strong> un’ora non è assoluto - affermail dr. Tarantini -. La soluzione <strong>di</strong>intervento più adatta e il tempo<strong>di</strong>sponibile per intervenire sul singolopaziente vanno valutati inbase al livello <strong>di</strong> rischio clinico delpaziente infartuato. Per esempio,un paziente ad alto rischio andrebbesottoposto ad angioplasticaprimaria, che è preferibile in termini<strong>di</strong> sopravvivenza, anche se ciòsignifica intervenire con un ritardosuperiore a un’ora. Un paziente abasso rischio, invece, non necessita<strong>di</strong> angioplastica se questa prevederitar<strong>di</strong>; e può essere trattatocon trombolisi, in quanto la probabilità<strong>di</strong> fallimento della stessa èbasso”.I risultati ottenuti sono importantiai fini dell’organizzazione territoriale,per ottimizzazione le risorsesanitarie, per superare i ritar<strong>di</strong> terapeuticie avere una miglior curadel paziente.“Gli operatori del SUEM-118 - concludeil dr. Tarantini - dovrebberogià essere in grado <strong>di</strong> operare unaprima stratificazione del rischioper attivare imme<strong>di</strong>atamente ipercorsi prestabiliti <strong>di</strong> trattamentodel paziente con infarto miocar<strong>di</strong>coacuto. Questi percorsi dovrebberoprevedere il trasporto <strong>di</strong> pazienticon infarto ad alto rischio<strong>di</strong>rettamente in ospedali pronti aeseguire l’angioplastica primaria,evitando così ritar<strong>di</strong> legati alla necessità<strong>di</strong> dover ritrasferire il pazienteinstabile in <strong>di</strong>versi ospedali.Nel caso <strong>di</strong> pazienti a basso rischio,invece, questa impellente necessitàsarebbe evitata.”Anche in questo risvolto pratico eorganizzativo, oltre che nella curadei pazienti, risiede l’importanzadello stu<strong>di</strong>o.

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