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240 - Amici di Monte Mario

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Gente <strong>di</strong> <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong><br />

Renato De Carmine<br />

Pronto! Parlo con quel bell’attore che<br />

faceva girare la testa a tante donne?<br />

Con Renato De Carmine? Qualche<br />

istante <strong>di</strong> silenzio, poi: Beh! sì, sono<br />

De Carmine, quanto a far girare la<br />

testa... ora... Ma chi parla?<br />

Sono Adriana Borgonovo. Adriana! A<br />

che debbo questo piacere? Sei sempre<br />

così carina? È bello sentirsi imme<strong>di</strong>atamente<br />

riconosciuti dopo tanti anni.<br />

Gli <strong>di</strong>co che desidero intervistarlo,<br />

così potrò verificare se nei suoi occhi<br />

c’è ancora il meraviglioso azzurro <strong>di</strong><br />

una volta. Accetta subito <strong>di</strong> buon<br />

grado e fissiamo un appuntamento.<br />

Abita in un bel palazzotto <strong>di</strong> una via<br />

tranquilla della zona bassa della Balduina.<br />

Busso. Viene ad aprirmi lui. Ci<br />

abbracciamo. Il tempo non ha cancellato<br />

il suo fascino. Mi guardo intorno,<br />

l’ambiente è tipico <strong>di</strong> un’artista del<br />

teatro. Libri, fotografie, quadri, alcuni<br />

<strong>di</strong> buona fattura <strong>di</strong>pinti da lui steso.<br />

Insomma, la casa <strong>di</strong> un vero attore...<br />

un calibrato <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne.<br />

Renato, come sei approdato a <strong>Monte</strong><br />

<strong>Mario</strong> e come ti ci trovi?.<br />

Mi ci trovo molto bene. Ci sono capitato<br />

perchè, venendo da Casal de’<br />

Pazzi, dal castello sulla via Nomentana,<br />

dove avevo vissuto da sempre con<br />

la mia famiglia, ho trovato questa residenza<br />

attraverso le cooperative. Veramente<br />

avevo prenotato l’attico ma non<br />

l’ho avuto perché l’hanno dato a qualcuno<br />

che aveva più sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> me.<br />

Comunque qui sto bene e l’ambiente è<br />

molto amichevole.<br />

Raccontami qualcosa della tua vita<br />

prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare il grande attore<br />

che sei.<br />

Come ho detto prima, abitavo al castello,<br />

lungo la via Nomentana, e andavo a<br />

giocare al pallone vicino casa e naturalmente<br />

sudavo molto e mia madre,<br />

tutte le volte che andavo lì, mi raggiungeva<br />

ricoprendomi d’attenzioni e... mi<br />

levava le scarpe per non farmele sciupare.<br />

All’epoca frequentavo il liceo<br />

classico e per raggiungerlo avrei dovuto<br />

prendere il tram. Ma io me la facevo<br />

a pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> corsa per risparmiare i sol<strong>di</strong><br />

del biglietto e potermi ricomprare le<br />

scarpe. Ero un tifoso della Roma, lo<br />

<strong>di</strong>co subito a favore dei fans <strong>di</strong> Totti.<br />

Una volta mio padre mi portò a vedere<br />

una partita della Roma con la Juventus<br />

al Testaccio. Vincemmo cinque a zero<br />

e ad ogni goal gli spettatori battevano<br />

le mani e i pie<strong>di</strong> facendo tremare le tribune<br />

fatte <strong>di</strong> lunghe assi <strong>di</strong> legno. Io<br />

avevo paura ma ero anche contento<br />

perché vedevo contento mio padre.<br />

Ma la tua passione per il teatro come<br />

è nata?<br />

Posso <strong>di</strong>re che ci sono nato con questa<br />

passione. Frequentavo la filodrammatica<br />

della Parrocchia degli Angeli<br />

Custo<strong>di</strong>. Un giorno il <strong>di</strong>rettore, Bovi,<br />

mi chiede: “Insomma che vuoi fare?”<br />

A <strong>di</strong>re il vero giocavo a pallacanestro<br />

e, pur piacendomi recitare, non pensavo<br />

davvero <strong>di</strong> fare l’attore. Ma il<br />

signor Bovi mi esortò a recitare qualcosa.<br />

Mi venne in mente un brano della<br />

Figlia <strong>di</strong> Jorio <strong>di</strong> d’Annunzio. Non<br />

andò troppo male perché il Bovi mi<br />

esortò a recarmi a piazza della Croce<br />

Rossa dove era l’Accademia d’Arte<br />

Drammatica. Entrai accompagnato<br />

dalla sua segnalazione a Ludovici che<br />

insegnava composizione d’arte drammatica.<br />

E lì trovai Gassman e tanti altri<br />

attori che hanno poi contato molto<br />

nella storia del nostro teatro.<br />

Sei cresciuto e ti sei affermato in<br />

un’epoca <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> attori del teatro<br />

<strong>di</strong> prosa: Gassman, Albertazzi, Foà,<br />

Tieri, De Lullo, mentre erano ancora<br />

sulla breccia altri gran<strong>di</strong> del passato,<br />

per esempio Randone. Hai avuto <strong>di</strong>fficoltà<br />

ad emergere? Quali rapporti<br />

hai avuto con loro?<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi ha seguito la sua strada<br />

senza intralciare ed essere intralciato<br />

dagli altri. Ma proprio con Salvo Randone<br />

ho avuto un ottimo rapporto.<br />

Anzi, m’ha voluto molto bene. Fui io a<br />

segnalarlo ai <strong>di</strong>rigenti ed ai registri<br />

della RAI a Milano – Bernabei, Terron<br />

– per un lavoro L’ostrica e la perla – la<br />

domenica ci si riposa. Alla fine delle<br />

riprese tutti si precipitarono a fare le<br />

congratulazioni a quel ragazzo che<br />

aveva recitato da gran<strong>di</strong>ssimo attore.<br />

Fu una cosa straor<strong>di</strong>naria e commovente.<br />

Nella tua lunga ed estesa attività teatrale,<br />

qual è il genere o il lavoro nel<br />

quale ti sei sentito più realizzato?<br />

Ho fatto La grande magia <strong>di</strong> Edoardo<br />

De Filippo. Secondo, me è il lavoro<br />

che ho centrato in pieno. Questo mago<br />

era un personaggio straor<strong>di</strong>nario:<br />

estroverso, cialtrone, che doveva far<br />

accadere cose che non accadevano<br />

mai. Anche Edoardo lo interpretò,<br />

forse non lo sentiva abbastanza perché<br />

non ebbe il successo che ho avuto io.<br />

Ho portato questo spettacolo a Parigi e<br />

sul palcoscenico accadevano cose<br />

straor<strong>di</strong>narie al punto che cominciavo<br />

a credere <strong>di</strong> avere veramente dei poteri.<br />

Facevo un gesto ed una lampa<strong>di</strong>na<br />

s’accendeva, un altro gesto e si spegneva.<br />

Una volta, sempre con un gesto,<br />

si accendevano tutte le luci. Ed il pubblico<br />

gridava: “Ed ora che fai?” “Farò<br />

un cammello” rispondevo. Qualche<br />

attivo <strong>di</strong>etro le quinte, un lenzuolo<br />

addosso, un braccio <strong>di</strong>etro la schiena<br />

per imitare la gobba e facevo smorfie<br />

“da cammello” con la bocca ed il viso.<br />

Risate. “Ancora... ancora!” E così feci<br />

un elefante.<br />

Tu e i gran<strong>di</strong> registi, da Strehler a<br />

Zeffirelli. Qual è stato il tuo rapporto<br />

con loro?<br />

È stato sempre un rapporto prima <strong>di</strong><br />

stima poi d’amicizia; soprattutto con<br />

Strehler che mi ha rivelato a me stesso.<br />

In uno short alla televisione interpretavo<br />

la parte <strong>di</strong> un ex carcerato che torna<br />

a casa e che lungo le scale incontra un<br />

gatto. Se lo mette su una spalla e<br />

comincia a recitare una poesia <strong>di</strong> Montale.<br />

Il giorno dopo mi telefona la<br />

segretaria <strong>di</strong> Strehler che mi comunica<br />

che il maestro è stato colpito dalla mia<br />

interpretazione della poesia, proprio<br />

come l’avrebbe detta lui, e che mi invitava<br />

al Piccolo Teatro. Ma tra i bravi<br />

registi ho avuto anche te in quel lungo<br />

programma della Straor<strong>di</strong>naria storia<br />

dell’Italia.<br />

Grazie <strong>di</strong> avermi messa in così bella<br />

compagnia. In effetti la tua partecipazione<br />

a quella lunga serie <strong>di</strong> tra-<br />

Renato De Carmine in La Grande<br />

Magia, <strong>di</strong> Edoardo De Filippo<br />

smissioni fu molto efficace ed appropriata<br />

per il periodo rinascimentale.<br />

Ma an<strong>di</strong>amo avanti; è <strong>di</strong> te che dobbiamo<br />

parlare. Palcoscenico... cinema...<br />

televisione. Quale privilegi?<br />

Tutti e tre perché sono ingordo. Mentre<br />

per il teatro occorre una naturale propensione,<br />

per il cinema è fondamentale<br />

imparare a fare l’attore. D’altra parte<br />

volevo frequentare il centro sperimentale<br />

<strong>di</strong> Cinematografia per fare il regista,<br />

invece il presidente mi <strong>di</strong>sse: “No,<br />

no, tu fai l’attore e se non lo fai tu con<br />

quella faccia chi lo fa?”. Comunque mi<br />

sono de<strong>di</strong>cato anche alla regia sulla<br />

transumanza, la pastorizia. Uno fu<br />

abbinato a La corazzata Potiomnkin e<br />

fui orgoglioso <strong>di</strong> essere accostato ad<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> autori <strong>di</strong> cinema<br />

come Eisenstein.<br />

Della tua lunga carriera <strong>di</strong> attore,<br />

quali sono i lavori che ricor<strong>di</strong> in<br />

modo particolare? E tra i tanti episo<strong>di</strong><br />

ce n’è almeno uno che vuoi raccontare<br />

alle lettrici <strong>di</strong> <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong>?<br />

Sono stato il primo attore che ha fatto<br />

una recitazione “epica” in Italia con<br />

Brecht. Nella Vita <strong>di</strong> Galileo, dove<br />

Galileo era uno straor<strong>di</strong>nario Dino<br />

Buazzelli, facevo la parte <strong>di</strong> un fraticello<br />

che, pur attratto dalla scienza, se<br />

ne ritraeva rendendosi conto che andava<br />

contro le sacre scritture.<br />

Tu e le donne. Ricordo che alla RAI<br />

negli anni ‘70 le attrici e in genere il<br />

personale femminile sospiravano per<br />

te. Adesso che tua moglie non c’è,<br />

<strong>di</strong>mmi sinceramente: riuscivi sempre<br />

a separare la finzione dalla<br />

realtà?<br />

Assolutamente si... però le donne mi<br />

piacciono ancora... ma, inten<strong>di</strong>amoci,<br />

sempre con molto rispetto per la<br />

moglie. Naturalmente qualche volta<br />

accadeva... ma tornavo sempre a casa...<br />

una ron<strong>di</strong>ne al nido.<br />

La famiglia. Come hai conciliato la<br />

vita raminga dell’attore con le esigenze<br />

familiari? Ce l’hai fatta ad<br />

andare in giro con moglie e figli?<br />

No, mia moglie mi mandava da solo.<br />

“Va tranquillo – mi <strong>di</strong>ceva – in modo<br />

che tu sia libero <strong>di</strong> esprimerti nella<br />

maniera più totale sia come uomo che<br />

come attore.<br />

Molto comprensiva, vero?<br />

Sì; ma la libertà che mi ha dato mi ha<br />

frenato moltissimo nelle mie cose e mi<br />

sono a volte “espresso” con molta cautela.<br />

So che non hai del tutto lasciato l’attività<br />

teatrale. Due anni orsono ti ho<br />

applau<strong>di</strong>to a Milano in una comme<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Sandro Majer. Era una bella<br />

comme<strong>di</strong>a ma non ne ricordo il titolo.<br />

Il Silenzio dei sogni, un lavoro molto<br />

interessante, avendo tra gli interpreti<br />

anche un “lavavetri” albanese che<br />

aveva stu<strong>di</strong>ato musica. L’attore era mio<br />

figlio ma così bene nella parte che tutti<br />

mi chiedevano dove avevo trovato<br />

quell’ “albanese” Ed io: “Ma avete<br />

letto i nomi degli attori sul cartellone?<br />

Si chiama Leonardo De Carmine, mio<br />

figlio, no?”<br />

Ma come vivi oggi? Come gestisci la<br />

nostalgia? Che cos’è che ti piacerebbe<br />

ancora fare?<br />

Ogni tanto leggo dei copioni che mi<br />

passano. E ce n’era uno che mi incuriosiva<br />

molto dal titolo L’ultima notte<br />

<strong>di</strong> Casanova. Due ore <strong>di</strong> spettacolo...<br />

ma lì per lì ho detto: “Per carità;<br />

...andare in giro...”. Poi, rileggendolo,<br />

mi sono chiesto “Perché no? ma ci vorrebbe<br />

una buona regia... trasformarmi<br />

in Casanova davanti al pubblico, <strong>di</strong>alogare<br />

con il pubblico, mentre il personaggio<br />

in un certo senso si trasforma<br />

<strong>di</strong>ventando sempre più sbia<strong>di</strong>to... interessante...<br />

però”.<br />

Dimmi la verità: ti manca l’applauso?<br />

A volte me lo sogno e mi sveglio <strong>di</strong><br />

soprassalto. È una cosa incre<strong>di</strong>bile.<br />

Allora, Renato, prima <strong>di</strong> ringraziarti e<br />

abbracciarti, ti prometto che inviterò<br />

tutte le lettrici <strong>di</strong> <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong> a farti<br />

un grande applauso “a scena aperta”<br />

quando avranno finito <strong>di</strong> leggere questo<br />

mio pezzo. Intanto io, qui, te lo<br />

anticipo!<br />

Adriana Borgonovo<br />

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