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Bollettino di Studi Sardi, III, 2010

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64 FIORENZO TOSO‘basso’ <strong>di</strong> tabarchini bilingui (tabarchino e arabo) che, liberi o schiavi che fossero,cominciarono ad apprendere l’arabo a Tunisi e nelle altre se<strong>di</strong> in cui erano stanziati,senza cessare per questo <strong>di</strong> parlare la propria lingua originaria.8. La sopravvivenza del tabarchino a partire dal 1815 e dalla fine della schiavitùsembra legata a fattori <strong>di</strong> tipo identitario ma anche, ed essenzialmente, comunicativi:se il rapporto costante coi Tabarchini della Sardegna (e della Spagna) resta,come abbiamo visto, ampiamente documentato, la presenza nella Reggenza <strong>di</strong> unnumero crescente <strong>di</strong> Genovesi liberi impegnati nel commercio e spesso dotati <strong>di</strong>mansioni <strong>di</strong> prestigio (si pensi ai Raffo) doveva rendeva variamente opportuno, inquella fase, il mantenimento dell’i<strong>di</strong>oma tra<strong>di</strong>zionale.Questo amalgama <strong>di</strong> fattori identitari e <strong>di</strong> funzionalità pratica garantì a lungola conservazione nell’uso del tabarchino, non solo a livello popolare, ma anchepresso soggetti certamente dotati <strong>di</strong> una competenza linguistica estremamenteampia: l’élite tabarchino-genovese <strong>di</strong> Tunisi parlava e scriveva certamente in italiano,francese e arabo, 58 ma non vi sono dubbi sul fatto che abbia continuato alungo a praticare a livello parlato la propria lingua ancestrale. Sotto questo aspettoanzi, le testimonianze si soffermano prevalentemente proprio sugli usi dell’élite,probabilmente perché se il mantenimento dell’i<strong>di</strong>oma tra i Tabarchini <strong>di</strong> Bab el-Bahr doveva risultare scontato, la conservazione <strong>di</strong> questa lingua tra i principalimercanti e funzionari della Reggenza non doveva mancare <strong>di</strong> sorprendere gli osservatoripiù avvertiti.Padre des Arcs, nelle sue Memorie risalenti al 1865, associa in maniera piuttostoevidente l’esistenza dell’élite tabarchina e l’utilizzo da parte <strong>di</strong> essa dell’i<strong>di</strong>omaoriginario:De nos jours existent encore à Tunis des descendants des anciens habitants gênoisde Tabarca. Ils portent le nom générique de Tabarquins, et parlent le patois de leurpremier lieu d’origine. Parmi eux on <strong>di</strong>stingue plusieurs familles respectables parleurs vertus chrétiennes, leur honnêteté commerciale et les preuves d’attachementet de dévouement qu’elles donnet depuis d’un siècle à la mission et aux missionnaires.Quelques-unes ont cessé de porter la qualité de Tabarquins, et mêmecelle de Gênois, en devenant sujettes de l’Autriche ou de la France, à la suite deservices qui leur ont mérité la protection des gouvernements de ces pays. Un chefde la maison Bogo remplit longtemps l’emploi de chancelier-interprète dansl’ancien consulat général d’Autriche. Le chef actuel, M. le général chevalier An-58Diverse fonti sottolineano queste competenze linguistiche nel caso del conte Raffo, e in tali lingue è redatta,non a caso, anche la corrispondenza commerciale dell’impresa delle tonnare <strong>di</strong> Si<strong>di</strong> Daoud, per laquale cfr. nota 41.

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