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Bollettino di Studi Sardi, III, 2010

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Tabarchini e tabarchino in Tunisia dopo la <strong>di</strong>aspora 472. Nel suo recente saggio, importante per una visione d’insieme delle vicende tabarchine,Philippe Gour<strong>di</strong>n ha ricostruito in maniera sufficientemente affidabile itempi e i mo<strong>di</strong> dello stanziamento <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> Tabarchini liberi nei porti dellaTunisia settentrionale, a Biserta prima, alla Goletta e a Tunisi poi, a partire soprattuttodalla ‘crisi’ dell’inse<strong>di</strong>amento tra la fine del Seicento e la sua definitivacaduta.Il particolare statuto <strong>di</strong> extraterritorialità <strong>di</strong> Tabarca garantiva ai suoi abitantiuna <strong>di</strong>screta libertà <strong>di</strong> movimento sul territorio della Reggenza, salvaguardandolidai rischi in cui potevano incorrere i cristiani <strong>di</strong> altre nazionalità. Gour<strong>di</strong>n mettein particolare evidenza una serie <strong>di</strong> vicende in<strong>di</strong>viduali, ma almeno per una comunitàcome quella <strong>di</strong> Biserta, dotata <strong>di</strong> una certa consistenza numerica e <strong>di</strong> unanetta autonomia rispetto alla fattoria <strong>di</strong> Tabarca, sembra <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>segnare originilegate alla capacità <strong>di</strong> progettare un destino collettivo, persino in polemica,sotto certi aspetti, con l’esperienza promossa dai Lomellini. 13 Ho già <strong>di</strong>mostratoaltrove del resto, come sotto la denominazione collettiva <strong>di</strong> ‘Tabarchini’ confluisserogià nel corso del Settecento realtà piuttosto eterogenee, i cui tratti unificantierano dati dalla provenienza ligure (con l’utilizzo del genovese come lingua comunitaria)e dalla religione cristiana. 14A partire dal 1741, in particolare, entrò in gioco sul suolo africano la fondamentale<strong>di</strong>stinzione tra Tabarchini liberi, membri cioè delle comunità costituitesiautonomamente sulla terraferma tunisina fino ad allora, e Tabarchini schiavi, ossiala popolazione isolana deportata a Tunisi dopo la conquista e la demolizionedell’inse<strong>di</strong>amento: non a caso il trasferimento dei Tabarchini ad Algeri come‘prede <strong>di</strong> guerra’, riguardò soltanto quelli ridotti in schiavitù, mentre a quantopare i liberi non ne furono coinvolti. 1513Ai primi del Settecento, il porto <strong>di</strong> Biserta rappresentava una sorta <strong>di</strong> centro <strong>di</strong> raccolta per le famigliein attesa <strong>di</strong> trasferirsi sull’isola, ed «esse famiglie libere abitanti in detta Biserta per loro sostento, venivanoconsiderate simili a quelle <strong>di</strong> Tabarca, impiegandosi nelle stesse occupazioni e lavori <strong>di</strong> loro compatrioti».Nelle fasi finali della vita della colonia, molti ‘Tabarchini’ <strong>di</strong> Biserta avevano ormai affermato lapropria autonomia dall’impresa dei Lomellini, dando vita a una comunità che nel 1736, secondo il padretrinitario Francisco Ximenez, era ormai stabilmente costituita da 16 famiglie per un totale <strong>di</strong> 106 in<strong>di</strong>vidui.Distinti dagli schiavi europei residenti in città, questi ‘Tabarchini’ liberi, «non avendo alcuna arte edall’altra parte scarse <strong>di</strong> danari, fanno d’ogni erba un fascio per campare la vita. Il loro comune trafico si è<strong>di</strong> vendere il vino a’ Turchi contro la vigorosa proibizione <strong>di</strong> quel signor Bey». Preoccupato soprattuttoper la salute delle loro anime, il frate auspicava il trasferimento a Biserta <strong>di</strong> un missionario, o il rimpatriodei ‘Tabarchini’ in Liguria, ma l’autorizzazione del Bey a risiedere a Biserta li scioglieva <strong>di</strong> fatto da ogniobbligo con i signori <strong>di</strong> Tabarca, assicurando loro ampia libertà <strong>di</strong> movimento. Ximenez lamenta infattiche i Tabarchini <strong>di</strong> Biserta «<strong>di</strong> poi passano anche a Tunisi ove sono altre famiglie» (P. GOURDIN, Tabarkacit., p. 319).14Cfr. F. TOSO, La voce “tabarchino”: aspetti lessicografici e storico-linguistici, in c.d.s. su «Lingua e stile».15Sadok Boubaker fa risalire la nascita della comunità tabarchina <strong>di</strong> Tunisi alla progressiva redenzionedella popolazione fatta schiava nel 1741, ma è ormai evidente che questa componente andò in realtà a

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