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Bollettino di Studi Sardi, III, 2010

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72 FIORENZO TOSOdelle tra<strong>di</strong>zioni linguistiche <strong>di</strong> queste famiglie dell’alta borghesia, da circa due secoliimmerse in un ambiente arabofono e (per scelta o convenienza) da almenoun centinaio <strong>di</strong> anni orientate verso l’uso del francese come lingua ‘europea’ <strong>di</strong>riferimento. E da queste testimonianze pare evidente in tutti i casi che il tabarchino,per quanto in netta crisi rispetto ai decenni precedenti, era ancora parlatoo comunque conosciuto nella Tunisia dei primi anni del secolo scorso.Poco o nulla possiamo invece supporre sulla sua eventuale durata fino a tempiancor più recenti: vero è che nel 1954 Ben Nitram ne parla al presente, riferendosicome abbiamo visto a un <strong>di</strong>aletto «que l’on désigne ici sous le nom de Tabarquin»,ma già un articolo <strong>di</strong> Pierre Grandchamp del 1943 si riferisce non soloall’uso della parlata, ma persino all’identità collettiva dei Tabarchini come a unfatto del passato, ricordata in maniera confusa tra i suoi stessi portatori:Nombreux sont les Italiens de la Régence qui savent que leurs grands parents étaientTabarquins et parlaient un patois que l’on qualifie également de “Tabarquin” et quin’était en réalité que du <strong>di</strong>alecte génois. Quant à l’origine de ces mêmes personnes,les souvenirs des intéressés sont très estompés; nous allons tâcher, en utilisant desdocuments en grande partie iné<strong>di</strong>ts, de donner quelques renseignements à ce sujet. 7412. A <strong>di</strong>re il vero questo crollo della ‘memoria storica’ tabarchina stupisce un po’rispetto alla situazione tardo-ottocentesca, ed è forse il caso <strong>di</strong> sottolineare che ilmomento storico in cui apparve l’articolo non era il più in<strong>di</strong>cato né per affermareuna ‘italianità’ <strong>di</strong> antica presenza in Tunisia da parte dei <strong>di</strong>scendenti dei Tabarchini,né, da parte dell’articolista, per enfatizzare la sopravvivenza <strong>di</strong> un orgoglioidentitario che poteva essere percepito, in qualche modo, in funzione anti-francese.È un fatto del resto che la generazione vissuta nella prima metà del Novecento,e in particolare quella costretta all’esodo in Francia, deve avere vissuto il propriosenso <strong>di</strong> appartenenza tabarchina (se ancora esisteva) ed eventualmente lastessa sopravvivenza della lingua come un fatto da rimuovere o quanto meno danon enfatizzare. Yves Gandolphe (nato a Susa nel 1947), in una sua comunicazionedell’aprile 2009, mi informa ad esempio cheenfin mes ascendances tabarquines sont pour moi une découverte très récente. Ilsemble que ma famille ait renié son origine génoises en l’occultant; mes grands parentsnotamment n’ont jamais évoqué devant moi cette origine. Au contraire ondémontrait un nationalisme français très convaincu. Néanmoins l’italien (et sans74P. GRANDCHAMP, Les Tabarquins de Tunis (1741-1799), in «Revue Tunisienne», 53-54 (1943), pp. 1-2.

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