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Sommario<br />
N. XXX<br />
EDITORIALE di Paolo Corciulo ............................................................. 5<br />
ANTENNA ............................................................................... 6<br />
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
IDENTIKIT DEL CONSUMO MUSICALE La rivoluzione non dorme mai di Francesco Bonerba .....16<br />
QUESTO È QUELLO CHE SONO Mario Biondi di Daniele Camerlengo .......................... 22<br />
N. <strong>501</strong><br />
NOVEMBRE 2015<br />
IL MIO VIAGGIO NELLA MUSICA Dario Chiazzolino di Stefano Dentice ........................ 26<br />
RICCARDO CHAILLY 30 ANNI DOPO La Scala dei desideri di Pietro Acquafredda ...............28<br />
JANIS: IL DOCUMENTARIO A little girl in Blues di Francesco Bonerba ......................... 32<br />
IL “PENDOLO” DI ZIBBA Zibba di Daniele Camerlengo ...................................... 34<br />
SUONAMI LA MIA CANZONE Francesco Gazzarra di Guido Bellachioma .......................38<br />
VENT’ANNI DI SUCCESSI LEAK Come eravamo una volta di Pier Paolo Ferrari ................. 42<br />
EUPHONIA: CHE COS’È LA FISARMONICA Bentornata Fisarmonica di Paolo Perilli ............50<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO Synthesis Roma 79DC a cura della redazione ................ 54<br />
GIRADISCHI Teac TN-300 di Carlo D’Ottavi ..............................................58<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO Audia Flight Three S a cura della redazione .................. 62<br />
SUBWOOFER PMC Twenty Sub a cura della redazione .....................................68<br />
CUFFIA Sonus Faber Pryma a cura della redazione ......................................... 72<br />
DOSSIER ................................................................................77<br />
DIFFUSORI B&W serie 800 a cura della redazione ......................................... 78<br />
DIFFUSORI Dali Opticon 1 a cura della redazione ..........................................86<br />
DIFFUSORI Technics SB-C700 a cura della redazione ......................................94<br />
SOTTO LA COVER, LE STORIE di Francesco Bonerba ......................................100<br />
OLTRE IL ROCK a cura di Guido Bellachioma ............................................... 102<br />
ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo ....................................... 106<br />
SECONDO NOI LA CLASSICA a cura di Pietro Acquafredda .................................110<br />
CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE ........................114<br />
4 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
N. XXX<br />
Editoriale<br />
di Paolo Corciulo<br />
Chi si ferma<br />
LA<br />
È perduto!<br />
Nel momento in cui la riproduzione musicale<br />
ha “abbracciato” l’informatica, la dimensione<br />
digitale ha dato il via a un processo<br />
di evoluzione caratterizzato dalla velocità<br />
rapidissima tipica di quest’ultima.<br />
Solo pochi mesi fa disquisivamo sul mutamento<br />
dell’offerta digitale dalla dimensione<br />
del download a quella dello streaming,<br />
ipotizzando quest’ultimo come la<br />
soluzione elettiva per la fruizione della<br />
musica incorporea che, con indovinato neologismo,<br />
<strong>SUONO</strong> ha “battezzato” come<br />
musica liquida.<br />
Oggi quello stesso streaming da eccitante<br />
opportunità sembra essere scivolato al<br />
rango di esperienza insoddisfacente (almeno<br />
in misura parziale se più del’80% dei<br />
consumatori americani lo considera poco<br />
o del tutto tale!). Al tempo stesso quest’esperienza<br />
potrebbe diventare, almeno per<br />
gli amanti della qualità di riproduzione),<br />
un’esperienza unica, mai realizzata prima<br />
e culturalmente rivoluzionaria: poter usufruire<br />
della stessa qualità disponibile nello<br />
studio di registrazione equivale ad affermare<br />
che, infine, tra originale e copia non<br />
c’è distinzione! Ma queste cose le sapete:<br />
le ripetiamo ormai da anni...<br />
Quel che non sapete, forse, o percepite solo<br />
in forma di disagio, è il ritardo accumulato<br />
dalla filiera di produzione e distribuzione<br />
dell’Hi-Fi di fronte alla realtà che cambia.<br />
Anche di questo abbiamo parlato ma come<br />
spesso accade finché non si innescano le<br />
conseguenze concrete di un ragionamento<br />
quel ragionamento rimane solo un’astrazione<br />
(un’idea è soltanto un’idea... cantava<br />
Giorgio Gaber).<br />
Sabato 3 ottobre è stato l’ultimo giorno di<br />
apertura di uno storico negozio di Roma<br />
(trent’anni nella stessa sede), una piazza che<br />
già non eccede per offerta Hi-Fi. Nell’augurare<br />
ai titolari di mantenere inalterata quella<br />
passione che gli ho letto negli occhi, non<br />
posso non chiedermi se, oggi, non occorra<br />
anche altro, non occorra cambiare, dopo<br />
non aver cambiato troppo a lungo.<br />
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<strong>SUONO</strong> luglio 2015 5<br />
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ANTENNA<br />
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WOM: che botta!<br />
Nasce World of McIntosh, il nuovo “ombrello” del polo di lusso precedentemente conosciuto con<br />
il nome di Fine Sound e sotto il quale sono raggruppati McIntosh, Audio Research, Sonus Faber e<br />
Wadia (e forse non è finita… ). Un grande ed esclusivo evento ne ha celebrato la nascita a New York<br />
in concomitanza dell’inaugurazione della Town house del gruppo, un esclusivo palazzetto a Soho<br />
(ve lo descriveremo nel prossimo numero di <strong>SUONO</strong>) dove vivere un’esclusiva esperienza dedicata<br />
all’eccellenza sonora, tra vip e performance di eccellenza, dallo showcase di Joshua Bell alla personale<br />
di Keith Hearing alla collezione di Lio Malca…<br />
Nel frattempo le aziende del gruppo non stanno a guardare e Audio Research e Sonus Faber, in<br />
occasione del parigino Festival SON & IMAGE 2015, hanno presentato le ultime novità: il pre<br />
Reference 6 per la casa americana e la nuova coppia di diffusori Il Cremonese per quella vicentina.<br />
A partire dal primo prodotto in assoluto (l’SP-1, 1970) per proseguire con l’SP-3 (1973) fino alla<br />
nascita della serie Reference nel 1995, il preamplificatore rappresenta non solo una cifra stilistica<br />
importantissima della Audio Research ma anche uno dei settori in cui l’azienda americana ha scritto<br />
le pagine più belle. Alla lista dei riferimenti si aggiunge ora il Reference 6 che sostituisce il Reference<br />
5 e che, assieme al Reference 10 in due telai, rappresenta la massima espressione nel catalogo della<br />
casa. “Tutto è cambiato rispetto al Ref.5. No, anzi: i piedini sono gli stessi!” scherza Mike Tsecouras,<br />
nuovo CEO del gruppo che in anteprima assoluta ha presentato a noi di <strong>SUONO</strong> l’apparecchio,<br />
invitandoci ad ascoltarlo in fabbrica (anche questo reportage nel prossimo numero di <strong>SUONO</strong>… ).<br />
Joshua Bell nel suo mini-concerto.<br />
DJ Fhresh durante la sua esibizione<br />
Nel segno della continuità, invece, i nuovi diffusori Il Cremonese della Sonus Faber, ulteriore omaggio ad Antonio Stradivari nell’anno del trecentesimo<br />
anniversario dalla realizzazione del violino, conosciuto fino al ’700 come Joachim (dal nome del violinista proprietario dello strumento) e che venne ribattezzato<br />
“il Cremonese” nel 1961, quando divenne di proprietà della città di Cremona. Da un punto di vista tecnico, invece, il diffusore trae spunto, sia per<br />
fattore di forma che per soluzioni adottate, dai Lilium, pur facendo tesoro della ricaduta tecnologica degli ultimi top di gamma, a partire da “the Sonus Faber”.<br />
Vengono infatti utilizzati: il sistema Stealth Reflex System con due condotti d’uscita in posizione ortogonale, uno posteriore per il midwoofer e l’altro sotto<br />
la base, a pavimento, per i woofer e gli infrawoofer; il sistema Z.V.T. (Zero Vibration Transmission) per disaccoppiare il diffusore dal pavimento, qui implementato<br />
all’interno delle punte alla base del diffusore; le due lastre in Avional denominate “Dampshell” poste sulla testa e sulla base del diffusore; il sistema<br />
“Staggered Low Frequencies Emission Technology” che, per la prima volta dopo l’esperienza maturata con “the Sonus Faber”, ottimizza il funzionamento<br />
degli infrawoofers integrati nel cabinet. Entrambi i prodotti saranno disponibili sul mercato italiano a partire da novembre.<br />
Paolo Corciulo<br />
Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />
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a Cassano d’Adda da:<br />
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6 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
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PREAMPLIFICATORE AUDIO RESEARCH<br />
REFERENCE 6<br />
Tutto, veramente tutto è cambiato nel Ref. 6 rispetto al Ref. 5: persino il percorso del cablaggio, il potenziometro del<br />
volume e il selettore degli ingressi, ora straordinariamente dolce nel suo funzionamento, entrambi sviluppati internamente<br />
dalla casa americana, così come la logica di controllo e di visualizzazione delle informazioni sul display (“Abbiamo<br />
dedicato un’infinità di tempo nel cercare di rendere più ergonomiche tutte le operazioni e la loro visualizzazione” ha affermato<br />
Tsecouras). È cambiato persino il design delle maniglie, ora così ergonomico da far sembrare quelle precedenti frutto<br />
della preistoria. Il pre linea utilizza inoltre sei valvole 6H30 nello stadio audio più una 6H30 e una 6550WE per la regolazione<br />
dell’alimentazione. Il design, infine, è il frutto di una mediazione tra la linea Galileo e i modelli più tradizionali.<br />
Dimensioni: 48 x 19,8 x 41,9 cm (lxaxp)<br />
Peso: 16,6 kg<br />
Distributore: Audio Natali<br />
Viale Alessandro Volta, 14<br />
51016 Montecatini Terme (PT)<br />
Tel. 0572-772595 - Fax 0572-913216<br />
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Tecnologia: a valvole Ingressi: 4 XLR. 4 RCA Uscite: 2 variabili RCA e XLR, 1 record out Risp. in freq. (Hz): 0.5 - 200-000 +0-3 dB THD (%): 0.01<br />
Sens./imp. line (mV/kOhm): 20/120 bil - 10/60 sbil Livello uscita max (V): 26)-6H30P Impedenza uscita (Ohm): 200 Note: 6 x 6H30P.<br />
Diffusori Sonus Faber Il Cremonese<br />
Il nuovo diffusore è un 3.5 vie con cabinet a cinque lati realizzato in legno di noce laccato, vetro<br />
temperato, pelle e alluminio satinato nero come nel caso di Lilium e Aida. Gli altoparlanti sono stati<br />
sviluppati espressamente per la casa vicentina: il tweeter Arrow Point DAD (Damped Apex Dome), il<br />
midrange M18 XTR-04, i woofer W18XTR-12 e i nuovi infra-woofer W22XTR-16. Il filtro “Paracross<br />
Prezzo: € 38.125<br />
Dimensioni: 39,8 x 145 x 62 cm (lxaxp)<br />
Peso: 84 kg<br />
Distributore: MPI<br />
Via De Amicis, 10/12<br />
20010 Cornaredo (MI)<br />
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topology” fa largo uso di condensatori in olio Mundorf<br />
“Evo” e induttori Jantzen argento / oro / olio.<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3,5 Potenza<br />
(W): 100 - 800 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover (Hz):<br />
80 - 250 - 2500 Risp. in freq (Hz): 25 - 35.000 Sensibilità (dB): 92<br />
Altoparlanti: tweeter 28 mm, midrange 180 mm, woofer 2 x 180<br />
mm, subwoofer 220 mm.<br />
La struttura interna del nuovo diffusore Il Cremonese.<br />
I due woofer W18XTR-12 posti<br />
su una delle pareti laterali.<br />
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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 7
ANTENNA<br />
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Con il DTS Play-Fi<br />
Gli smartphone sono oltre un miliardo ed entro il 2016 ne saranno attivati<br />
altri seicento milioni. L’utilizzo più diffuso che se ne fa ci riguarda da vicino:<br />
è lo streaming di file musicali. Questo ha generato una richiesta di librerie<br />
musicali digitali sempre più performanti e di un ascolto di qualità che<br />
sempre più si avvicini al livello del supporto originale. Il dispositivo mobile<br />
è simbolo di un prodotto facile da gestire e il più piccolo possibile; ecco il<br />
perché del rilancio dell’ascolto in cuffia come scelta prioritaria, sebbene<br />
non vada trascurata la possibilità di abbinare questi dispositivi a un sistema domestico Hi-Fi, possibilmente senza introdurre troppe complicazioni<br />
nei collegamenti, specie se questi vanno effettuati di volta in volta. La modalità elettiva per ottemperare a queste esigenze è quella di una connesione<br />
wireless: da un lato lo smartphone, dall’altro un diffusore amplificato con ingressi digitali e DAC interno.<br />
Paradigm, produttore nordamericano di diffusori sia per ascolti stereo che per sistemi mulitcanali AV, ha deciso di confrontarsi su questo terreno<br />
con la linea Premium Wireless Series, che si affida al DTS Play Fi, lo standard Wi-Fi ad alta risoluzione (formati non compressi 24 bit / 192 kHz e<br />
WAV, formati compressi senza perdite FLAC e ALAC 2 e quelli con perdite tipo MP3 e AAC) sviluppato da DTS ma compatibile anche con AirPlay.<br />
I componenti di questo ecosistema sono PW Link (ancora in fase di sviluppo) e PW Amp, rispettivamente un preamplificatore e un amplificatore<br />
integrato wireless, mentre PW 600 e il PW800 stereo sono sistemi wireless completi con diffusori attivi (entrambi con uscita per subwoofer).<br />
Tramite l’uso di un microfono, che trasmette i dati al ricevitore in<br />
modalità wireless, è possibile adattare la risposta dei diffusori in<br />
base alle caratteristiche acustiche ambientali, sfruttando la tecnologia<br />
proprietaria Anthem Room Correction (ARC).<br />
Carlo D’Ottavi<br />
PREMIUM WIRELESS SERIES<br />
Amplificatore integrato Paradigm PW AMP<br />
Dimensioni: 14,60 x 7,90 x 21,90 cm (lxaxp)<br />
Peso: 1,40 kg<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />
2 x 100 W su 4 Ohm in classe D Atnem Wireless<br />
in classe D Risp. in freq. (Hz): 20-20.000 +/- 1 dB<br />
Ingressi analogici: 1 RCA Ingressi digitali: 1 totali<br />
- Ethernet Note: connettività wireless 2.4 GHz e 5.0<br />
GHz; 802.11 g/n. Ingresso USB per aggiornamenti<br />
firmware. Sistema Anthem Room Correction ARC<br />
con incluso microfono di calibrazione. Finitura nera.<br />
Distributore: XFaudio<br />
Via Tiso da Camposampiero, 28 - 35123 Padova (PD)<br />
Tel. 049 8766571 - Fax 049 2106892<br />
www.xfaudio.it<br />
Diffusori Paradigm<br />
Premium Wireless PW 600<br />
Dimensioni: 16,5 x 25,4 x 14 cm (lxaxp)<br />
Peso: 3,4 kg<br />
Tipo: da supporto N. vie: 2 Potenza (W): 200 RMS<br />
amplificazione interna digitale Anthem Frequenze<br />
di crossover (Hz): 3.500 Risp. in freq (Hz): 45 -<br />
20.000 +/- 2 dB Sensibilità (dB): 91 Altoparlanti:<br />
disegno stereo ibrido a doppio tweeter a cupola 25<br />
mm raffreddato a ferrofluido e singolo midrange<br />
13 cm Rifinitura: bianca o nera Note: può essere<br />
connesso a un altro modello uguale per creare<br />
un sistema stereo classico. Ricezione wireless per<br />
segnali fino a 24 bit / 192 kHz. Anthem Room<br />
Correction. Uscita linea per subwoofer.<br />
Diffusori Paradigm Premium Wireless PW 800<br />
Dimensioni: 50,8 x 17,8 x 14 cm (lxaxp)<br />
Peso: 6.3 kg<br />
Tipo: vedi note N. vie: 2 Potenza (W): amplificato<br />
digitale 230 W Frequenze di crossover<br />
(Hz): 3.500 Risp. in freq (Hz): 45 - 20.000 +/- 2<br />
dB Sensibilità (dB): 91 Altoparlanti: 2 MdWf<br />
13 cm, 2 Tw a cupola 25 mm raffreddati a<br />
ferrofluido Rifinitura: bianca o nera Note:<br />
sistema stereo wireless, supporta segnale fino<br />
a 24/192. Ingressi Ethernet, linea RCA e USB<br />
per aggiornamento firmware. Uscita linea per<br />
subwoofer.<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
3D AUDIO<br />
Via Rodolfo Falvo, 12/14<br />
80127 Napoli<br />
T. 081 7808977 / 081 7809879<br />
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8 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
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Convertitore Wadia Digital di322<br />
Dimensioni: 45,4 x 8,6 x 50,8 cm (lxaxp)<br />
Peso: 11,4 kg<br />
Distributore: High Fidelity Italia S.r.l.<br />
Via Collodi - 20010 Cornaredo (MI)<br />
Tel. 02-93611024 - Fax 02-93647770<br />
www.h-fidelity.com<br />
Frequenza di campionamento (kHz):<br />
PCM fino a 32/384, DSD fino a 3846 Risp.<br />
in freq. (Hz): 4 - 20,000 THD (%): 0.002 Ingressi<br />
digitali: 2 Optical Toslink, 2 S/PDIF<br />
coassiale, 1 USB “B” Uscite analogiche:<br />
RCA e XLR S/N (dB): 110 Note: Volume<br />
regolabile 0 - 4 Vrms, uscita cuffia con<br />
impedenza da 20 a 600 Ohm.<br />
ORA ANCHE CON IL DSD<br />
Il tempo corre veloce in Hi-Fi e i il rischio di obsolescenza (o la necessità<br />
di evoluzione) dei prodotti è sempre più forte. Uno dei tanti possibili<br />
case study coinvolge Wadia che, a poco più di un anno dal suo lancio,<br />
sostituirà il decoder 321 con il 322. Stessa la fascia di prezzo mentre le<br />
differenze tra le due macchine consistono nella raggiunta compatibilità<br />
con il formato DXD e nella presenza dell’uscita cuffia.<br />
Agostino Bistarelli<br />
Technics: il ritorno del giradischi<br />
In concomitanza con il cinquantesimo anniversario del marchio (ma anche<br />
a fronte di una petizione che ha visto il popolo del web unito nel richiederne<br />
a gran voce il ritorno) Technics torna a produrre un giradischi! Non si tratta<br />
del ritorno del mitico SL-1200 (dieci versioni dal 1972 al 2007) come molti<br />
anelavano ma di un giradischi tutto nuovo, ovviamente a trazione diretta:<br />
non a caso il primo giradischi a trazione diretta ad essere commercializzato<br />
al mondo, modello SP-10, era proprio della casa giapponese!<br />
Per ottenere nuove prestazioni in termini di controllo delle vibrazioni generate<br />
dal motore e della regolazione della velocità di rotazione è stato sviluppato un nuovo motore completamente ridisegnato che prevede<br />
uno statore coreless che minimizza la variazione di velocità dovuta all’iterazione tra l’angolo di rotazione e l’attrazione magnetica<br />
tra i due magneti di rotore e statore; i due rotori gemelli utilizzati riducono il<br />
carico del cuscinetto e minimizzano le fluttuazioni di rotazione, pur mantenendo<br />
una coppia elevata. Un sistema di controllo, poi, si incarica<br />
di selezionare il tipo di funzionamento nel momento dello spunto<br />
iniziale (coppia elevata) o nelle condizioni operative quando occorre<br />
la massima stabilità della velocità di rotazione. Viene inoltre<br />
utilizzato un olio ad alta precisione per impregnare i cuscinetti.<br />
Il prototipo del nuovo giradischi è stato esposto in occasione<br />
dell’IFA di Berlino 2015 mentre il lancio sul mercato è previsto<br />
nei primi mesi del 2016.<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
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Corso S. Maurizio, 79<br />
10124 Torino<br />
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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 9
ANTENNA<br />
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La famiglia Exakt si allarga<br />
Con la Serie 5 Linn allarga il numero dei sistemi Exakt, la soluzione proprietaria della casa in fatto<br />
di diffusori attivi con Space Optimisation+ per la correzione acustica in ambiente. Due le nuove<br />
soluzioni: il Sistema Linn 520 e il Sistema Linn 530. Il 530 utilizza amplificatori con potenza di<br />
300 W e un sistema di bassi Isobarik, il tutto in un cabinet di soli 30 litri; il 520 dispone della<br />
stessa amplificazione di potenza Chakra e in un cabinet da 20 litri. Entrambi i sistemi utilizzano<br />
pannelli superiori in vetro molato in tre diverse finiture selezionabili (grigio, bianco o nero).<br />
Il nuovo rivestimento in tessuto Linn Fabrik consente di personalizzare il sistema audio con un look moderno ed elegante: le tre nuove cover sono<br />
state selezionate grazie alle loro proprietà acustiche ed estetiche e sono disponibili in otto diversi colori. Sono frutto di un processo di produzione<br />
completamente nuovo, che garantisce un fissaggio saldo delle cover sulle casse e ne previene le vibrazioni. Una volta installate le cover sui diffusori,<br />
grazie alle impostazioni precaricate per tutte le Linn Fabrik è possibile eliminare l’effetto del loro assorbimento basato sulle frequenze, oltre alla<br />
resistenza acustica che aggiungono agli altoparlanti. Linn, inoltre, ha stretto accordi di partnership con due famosi produttori di tessuti iconici,<br />
Timorous Beasties e Harris Tweed Hebrides, per creare nuove collezioni di cover per i suoi diffusori, che saranno disponibili dai primi mesi del 2016.<br />
Agostino Bistarelli<br />
Per info: www.linn.co.uk/music-systems/series-5<br />
NEL MONDO DI GRADO<br />
Nel cospicuo panorama di cuffie Grado la serie Prestige, a<br />
dispetto del suo nome, rappresenta la serie forse più popolare<br />
con prezzi che vanno dai 134 euro della più economica<br />
SR60e ai 462 euro del modello di punta SR325e (nella foto).<br />
La serie, dunque, comprende una fascia di prezzo piuttosto<br />
ampia ma ancora abbordabile per molti e che permette di<br />
entrare in possesso di cuffie già ricche di molti contenuti tecnologici, ben suonanti e ben costruite, secondo<br />
una tradizione tipica proprio del costruttore di Brooklyn. La serie Prestige è ora giunta alla sua terza<br />
versione con cinque modelli in catalogo che hanno subìto una radicale rivisitazione e un aggiornamento<br />
tecnico un po’ in tutti i loro aspetti. Mantenendo il concetto di cuffie aperte posteriormente, soluzione<br />
ritenuta musicalmente superiore, le principali innovazioni riguardano le membrane degli altoparlanti, con<br />
l’impiego di materiali che dovrebbero meglio smorzare le distorsioni introdotte dalle risonanze generate<br />
nei transienti dal corpo del padiglione auricolare in plastica. Un diverso polimero delle membrane è stato<br />
adottato su tutti i modelli della serie a partire dal modello base SR60e. L’SR80e si distingue dal modello<br />
inferiore per l’adozione di un cavo in rame OFC a quattro, invece di due, conduttori, con spinotto placcato<br />
oro. Conduttori che diventano otto nei modelli superiori, SR125e, SR225e e SR3325e con le bobine dei driver<br />
in filo di rame ad alta purezza, a cristalli allungati e orientati, UHPLC. I due modelli superiori aggiungono<br />
connettori rodiati al posto della placcatura in oro, corpo dei padiglioni in alluminio verniciato a polvere e<br />
cuscinetti in spugna ad anello con archetto rivestito in vera pelle per un miglior comfort e aspetto estetico.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Distributore: Audioclub - www.audioclub.it<br />
Analisi degli spazi<br />
Sonos lancia Trueplay, il nuovo software<br />
dedicato alla calibrazione dei sistemi di<br />
diffusione della casa. Grazie all’app, al microfono<br />
del proprio iPhone o iPad e a uno<br />
speciale impulso sonoro emesso da alcuni<br />
sistemi Sonos (inizialmente PLAY:1, PLAY:3<br />
e PLAY:5, poi anche gli altri), il sistema può<br />
analizzare il modo in cui il suono si riflette su<br />
pareti, arredamento, finestre e altre superfici<br />
in un dato ambiente, regolando l’emissione<br />
sonora per fornire la migliore resa sonora.<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
ELYSIUM<br />
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10 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
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PRE ALLO STATO DELL’ARTE<br />
Unità di controllo e di amplificazione separate (elettricamente<br />
e meccanicamente) per il nuovo preamplificatore<br />
C1100 di McIntosh, dotato di ingressi, secondo la casa,<br />
“con il più basso livello di rumore mai ottenuto in un pre<br />
McIntosh”. Rispetto al predecessore (C1000) vengono utilizzate quattro<br />
valvole in più per un totale di dodici e i circuiti presentano una reiezione maggiore, in<br />
modo da minimizzare i disturbi generati dai cavi di connessione. Nessuna concezione alle nuove forme di<br />
consumo sonoro, demandate ad altri due nuovi Pre (C52 e C47), che offrono a bordo il collegamento USB.<br />
Paolo Corciulo<br />
Preamplificatore McIntosh C1100<br />
Dimensioni: 44,5 x 30,50 x 45,7 cm (lxaxp)<br />
Peso: 23,6 kg<br />
Distributore: MPI<br />
Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />
Tel. 02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />
www.mpielectronic.com<br />
Tecnologia: a valvole Ingressi: 6 XLR, 4 RCA, 2 fono Uscite: 2 variabili RCA e XLR THD (%): 0.005 S/N (dB): 107 Note: In due telai con unità di controllo e<br />
unità di preamplficazione con 6 valvole 12AX7a e 6 12AT7, uscita cuffia, fono MM e MC. Dimensioni e peso complessivi.<br />
Di uno… ce n’erano quattro!<br />
Non era ancora tempo delle videocamere né dei video - che in campo musicale sarebbero diventati nel<br />
tempo estremamente raffinati tanto da definire il modo in cui vediamo la musica - ma tra i tanti meriti dei<br />
Beatles c’è anche quello di aver sostanzialmente aperto la strada a quelli che vennero definiti “mini movies”<br />
che i quattro scarafaggi interpretarono con spirito innovativo. A partire dal 6 novembre i filmati che accompagnano<br />
i 27 singoli dei Beatles che hanno raggiunto la vetta della classifica UK e USA saranno disponibili in<br />
una edizione completamente restaurata digitalmente in 4k mentre i nuovi mix stereo e 5.1 (Dolby Digital e<br />
un DTS HD surround) sono stati realizzati partendo dagli originali master analogici dal team di Giles Martin<br />
(già vincitore di un GRAMMY® Award) insieme a Sam Okell presso gli Abbey Road Studios di Londra. Per quattro di questi video sono presenti un<br />
commento audio di Paul McCartney e un filmato introduttivo di Ringo Starr realizzati per l’occasione. Un team tecnico di 18 persone ha effettuato<br />
una pulizia fotogramma per fotogramma, intervenendo con il riequilibrio della gradazione di colore e un’opera di editing che ha avuto bisogno di<br />
mesi di lavoro ininterrotto. 1 è disponibile in versione CD + DVD e CD + Blu-Ray dove i video restaurati sono abbinati a ognuno dei brani del CD; è<br />
inoltre disponibile il nuovissimo 1+ che celebra la carriera dei Beatles in più di 200 minuti attraverso 50 filmati e video: i ventisette numero 1 vengono<br />
infatti affiancati da 23 ulteriori video in un disco aggiuntivo che includono versioni alternative, riprese rare e altri materiali appositamente restaurati.<br />
Paolo Corciulo<br />
Qui il trailer: http://bit.ly/1OsERby<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
GAROSI HI-FI<br />
Via Broletto, 7<br />
46100 Mantova<br />
T. 0376 328604<br />
www.garosihifi.it<br />
www.focal.com<br />
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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 11
ANTENNA<br />
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ProAc, le “piccoline”<br />
A venti anni di distanza dagli Studio 100 Stewart Tyler, progettista e proprietario della casa inglese, presenta<br />
una versione riveduta e corretta di questi piccoli mini diffusori di grande successo, gli Studio SM 100. Viene<br />
utilizzato un woofer con nuova sospensione in gomma, un nuovo copri-polvere e un tweeter sviluppato in<br />
collaborazione con SEAS con cupola in seta, flangia frontale e sospensione cilindrica. Rivisitato anche il<br />
crossover con nuovi componenti montati su una scheda dedicata multi strato con cablaggi in rame privo di<br />
ossigeno, mentre la vaschetta ha i morsetti in split utilizzabili in bi-wiring e in bi-amplificazione.<br />
Diffusori ProAc Studio SM 100<br />
Prezzo: € 3.320,00<br />
Dimensioni: 203 x 406 x 254 cm (lxaxp)<br />
Peso: 12 kg<br />
Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />
www.audioreference.it<br />
Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza (W): da 30 a 150 Impedenza (Ohm):<br />
8 Risp. in freq (Hz): 35 - 30-000 Sensibilità (dB): 88 Altoparlanti: 1 tw con cupola in seta da 25<br />
mm; 1 wf ProAc da 6 pollici con cono trattato Rifinitura: Ciliegio, mogano, acero, frassino nero, bianco<br />
Griglia: in crimplene.<br />
UN DUE, UN DUE…<br />
È oramai un dato di fatto che il mercato delle cuffie e degli auricolari sia in costante espansione: nel solo 2014 si stima che le vendite siano cresciute del<br />
10% rispetto all’anno precedente e abbiano fruttato al settore ricavi per oltre otto miliardi di dollari. Il 61% di questo volume di affari è mosso<br />
dalle cuffie in-ear, che stanno conoscendo una nuova giovinezza grazie alla possibilità di dialogare con gli smartphone. Questo<br />
sposalizio tra cuffie e mobile device è stato soprattutto incentivato da app sempre più sofisticate, come Runtastic, RunKeeper<br />
o Endomondo, utilizzate per monitorare le attività sportive; non è un caso, perciò, che secondo alcune previsioni il segmento<br />
delle cuffie dedicate al fitness dominerà l’8% del mercato entro il 2018. Galoppa a piè sospinto in questa direzione anche<br />
Jabra, storico brand specializzato nell’audio in movimento ad uso professionale. Basta aprire il sito del produttore danese per<br />
rendersene conto: in primo piano un uomo e due donne in abbigliamento sportivo che indossano rispettivamente cuffie<br />
per il cross-training (Jabra Sport Coach), la corsa (Jabra Sport Pulse) e il fitness (Jabra Sport Pace). Ad incuriosirci, in particolar<br />
modo, sono state le prime, le Sport Coach. Questi auricolari in-ear wireless dal costo di 150 euro, che i primi feedback dicono<br />
essere molto efficienti in quanto a stabilità e isolamento dai rumori esterni, sono progettati per lavorare parallelamente a un<br />
vero e proprio Coach digitale, contenuto nell’applicazione Jabra Sport Life (gratuita e disponibile per iOS e Android). Grazie a<br />
un sensore di movimento nascosto negli auricolari, il TrackFit, il personal trainer dell’applicazione può guidare con specifiche<br />
indicazioni vocali la propria attività fisica, registrando ogni movimento e oscillazione, consultabili in seguito nella propria scheda.<br />
Sebbene il Coach della Jabra non parli ancora italiano e la app, in base alle prime valutazioni, non sfrutti appieno le potenzialità e la<br />
sensibilità del sensore, le Sport Coach offrono un’idea chiara di quello che sarà il futuro dell’ascolto in movimento: senza fili, interconnesso,<br />
intelligente. E la musica? C’è anche quella, in sottofondo, scelta dalla library del proprio dispositivo o in streaming da app terze.<br />
Francesco Bonerba<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
HI-FI DI PRINZIO<br />
Viale Benedetto Croce, 437<br />
66100 Chieti Scalo (CH)<br />
T. 0871 562198 www.focal.com<br />
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12 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
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SOUNDSMITH CON<br />
AUDIOREFERENCE<br />
QUATTRO!<br />
La distribuzione italiana di Soundsmith è passata<br />
ad Audioreference. L’azienda americana nata negli<br />
anni Ottanta del secolo scorso principalmente come<br />
importatrice di alcuni prestigiosi marchi Hi-Fi ha<br />
poi cominciato a sviluppare in proprio alcuni apparecchi, in particolare nel campo analogico. Il titolare<br />
e progettista Peter Ledermann si è impegnato soprattutto nello sviluppo di fonorilevatori ferro mobile,<br />
contraddistinte da una resa veloce, agile ed elevata musicalità.<br />
Nei sistemi ferro mobile (MI), sviluppati in proprio, il sistema cantilever / puntina / bobine è molto più piccolo<br />
rispetto a quello di un tradizionale sistema a bobina mobile. Nel sistema MI questo si traduce in una riduzione<br />
di inerzie nel movimento del cantilever, quinidi in una lettura più pronta e veloce del disco. La riduzione<br />
delle masse in gioco si traduce anche in uno spostamento delle risonanze a livelli molto più elevati ma<br />
d’intensità assai più ridotta, aiutando così la puntina a seguire più facilmente i solchi senza i rischi di perdere<br />
il contatto, provocando così distorsioni o, peggio, salti di traccia, anche nei solchi più complicati e ad alto<br />
contenuto dinamico. Altro vantaggio sta nella superiore robustezza del sistema sospensivo sollecitato in<br />
maniera meno violenta che nel caso delle MC. Soundsmith è talmente convinta della superiorità di questa<br />
tecnologia MI rispetto a quella MC grazie anche al fatto di averla sviluppata ormai da oltre trent’anni, cosa<br />
che risulterebbe piuttosto complicata e onerosa per ogni nuovo costruttore che volesse impegnarsi in<br />
questa tipologia rispetto ai molto più diffusi fonorilevatori a bobina o magneto mobile.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
CURIOSITÀ<br />
Grimm Audio ha sviluppato una versione speciale<br />
del suo monitor di riferimento del sistema LS1 per lo<br />
studio del Concertgebouw di Amsterdam. Per insierire<br />
un set surround nella sala controlllo dello Studio,<br />
un ambiente di dimensioni relativamente piccole, è<br />
stato necessario ridurre l’altezza degli stand integrati,<br />
sebbene il fattore di forma del diffusore ne consenta<br />
il collocamento vicino alla parete. Gli LS1 verranno<br />
utilizzati per la produzione di dischi e Blu-Ray e per<br />
la realizzazione di trasmissioni radio e TV in diretta.<br />
Paolo Corciulo<br />
Per saperne di più: www.grimmaudio.com<br />
Top Gun<br />
“Il diffusore digitale più completo e potente mai progettato per uso domestico”: una definizione,<br />
quella della danese B&O, abbastanza impegnativa per definire il BeoLab 90, diffusore attivo nato<br />
per festeggiare i 90 anni di vita dell’azienda. Si tratta di un mix di design e acustica di alto livello<br />
che vede il punto di massima espressione tecnologica nel sistema Active Room Compensation, sviluppato da Bang & Olufsen con l’obiettivo di minimizzare<br />
l’influenza dei parametri acustici dell’ambiente d’ascolto e del posizionamento del diffusore sull’ascolto tramite DSP. Il diffusore dispone<br />
dell’esclusivo Beam Width Control e del Beam Direction Control, che agiscono sui numerosi driver (14 Scan-Speak destinati alla riproduzione della<br />
parte alta e media delle frequenze e orientati in varie direzioni) regolando l’ampiezza complessiva dell’emissione regolandone la direzione verso<br />
il punto di ascolto. Ben diciotto le linee di amplificazione affidate a moduli ICEpower differenziati per tweeter, midrange e woofer… Il diffusore,<br />
inoltre, dispone di una sezione di conversione digitale con ingresso USB a 24/192 e di collegamento wireless tra i due diffusori. II CEO di Bang &<br />
Olufsen Tue Mantoni ha già assicurato che la ricaduta tecnologica di questa ammiraglia (il diffusore è realizzato sulla base di un complesso cabinet<br />
in alluminio di più di 65 chili) sarà ampia anche sui modelli più abbordabili. BeoLab 90 sarà disponibile a partire dal 17 novembre, data del novantesimo<br />
anniversario di Bang & Olufsen, al prezzo di vendita di 34.995 euro.<br />
Agostino Bistarelli<br />
Per info: www.bang-olufsen.com.<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
HI-FI CLUB (UNIAUDIO SRL)<br />
Viale Bacchiglione, 26<br />
20139 Milano<br />
T. 02 5692800<br />
www.focal.com<br />
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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 13
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WHAT’S NEXT?<br />
Se i servizi di streaming musicale come<br />
Deezer, Spotify o Tidal non vi fanno impazzire<br />
e dalla vostra postazione desktop<br />
preferite ascoltare musica su YouTube,<br />
gratis e senza pretese di qualità, è nata<br />
da poco tempo un’applicazione per Google<br />
Chrome a suo modo rivoluzionaria:<br />
si chiama UpNext Music Player (prima<br />
conosciuta con il nome di SoundCloudify)<br />
e l’ha creata un giovane vietnamita di nome Anh Trinh. Si tratta di un music player integrato alla barra<br />
degli strumenti del popolare browser che “pesca” musica da SoundCloud e YouTube permettendone<br />
la riproduzione in contemporanea con la navigazione su web. Il plugin consente di creare o importare<br />
proprie playlist e mette a disposizione delle chart divise per generi musicali (generate probabilmente<br />
da una media tra il numero di ascolti e il numero di like dei brani su SoundCloud). Nonostante la sua<br />
giovane “età”, a un primo utilizzo UpNext ci è parso funzionale, intuitivo, graficamente essenziale<br />
e privo di pubblicità; andrebbero perfezionate solo le playlist, esigue di numero e con brani poco<br />
conosciuti, e la riproduzione automatica, che anziché pescare musiche nuove sposta l’utente verso<br />
quelle già ascoltate. Un’estensione che promette di ritagliarsi una sua (ampia) fetta di pubblico e,<br />
chissà, magari anche di incrinare il dominio dei giganti dello streaming player sopracitati (sempre<br />
che non decidano di acquistarla prima!).<br />
Francesco Bonerba<br />
Starck in cuffia<br />
SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />
A scomparsa<br />
Trecento millimetri quadrati di superficie e<br />
cento di profondità (in altre parole: molto piccolo!)<br />
per il Meridian DSP320, un diffusore<br />
da incasso attivo che all’interno di questi ingombri<br />
contiene tutta l’elettronica del sistema,<br />
compresi i convertitori audio digitali e due<br />
stadi di amplificazione da 80W per il sistema<br />
a due vie. Un DSP installato a bordo consente,<br />
tramite un interruttore sul pannello anteriore,<br />
di combinare insieme i canali sinistro + destro,<br />
eliminando effetti di cancellazione e minimizzando<br />
la distorsione armonica. Sono presenti<br />
una protezione termica e dinamica in modo da<br />
poter utilizzare il sistema anche a livelli elevati<br />
senza possibili conseguenze.<br />
Agostino Bistarelli<br />
Distributore: Pixel Engineering<br />
www.pixelengineering.it<br />
Zik 3 è la versione di ultima generazione delle cuffie per audio e telefonia disegnate da Philippe<br />
Starck. Nuove colorazioni, design migliorato e compatibilità Bluetooth e NFC sono le principali<br />
caratteristiche del nuovo modello, che dispone di un pannello touch situato sull’intera superficie<br />
del padiglione destro dal quale si accede alle funzioni di base della cuffia in modo intuitivo. Il<br />
volume si controlla muovendo il dito verticalmente; muovendo il dito orizzontalmente è invece<br />
possibile cambiare brano, mentre un semplice tocco ferma la musica. Inoltre la Zik 3 rileva<br />
quando la cuffia viene posizionata intorno al collo e mette in pausa la musica, che riprende poi<br />
quando le si indossa nuovamente. Viene utilizzato un sistema di controllo adattivo del rumore<br />
che può essere gestito manualmente attraverso l’applicazione dedicata oppure in maniera automatica in base al rumore esterno. Un algoritmo<br />
brevettato da Parrot compensa l’isolamento dato dagli auricolari re-immettendo parte del rumore esterno. Durante una telefonata questa modalità<br />
permette di avere una percezione naturale della propria voce eliminando la sensazione di isolamento. Un’app dedicata permette di adattare<br />
le cuffie in base ai gusti musicali mentre l’effetto Concert Hall ricrea l’acustica di differenti ambientazioni. È possibile infine accedere ai preset<br />
audio degli artisti e ascoltare la loro musica nel modo in cui essi vorrebbero venisse ascoltata. Info su www.parrot.com/it.<br />
Agostino Bistarelli<br />
VIDEON HI-FI<br />
Via Armenia, 6/R<br />
16129 Genova<br />
T. 010 363607 www.focal.com<br />
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14 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
ERRATA CORRIGE<br />
Le immagini sono belle quando<br />
i fotografi sono bravi…<br />
Per una nostra disattenzione nell’articolo su Peter Hammil apparso<br />
nello scorso numero (<strong>SUONO</strong> 500), alle pagine 52 – 55<br />
sono saltati i crediti dei fotografi che gentilmente forniscono il<br />
materiale fotografico; materiale che ci consente di realizzare articoli<br />
piacevoli da scorrere e di grande valore collezionistico, vista la qualità<br />
e l’unicità di alcune delle foto pubblicate.<br />
Ci scusiamo con i fotografi che con professionalità e grande abilità<br />
contribuiscono alla qualità generale di questa rivista.<br />
La redazione<br />
1<br />
1) Antonio De Sarno<br />
2) Francesco Pullè<br />
3) Luca Fiaccavento<br />
4) Fabio D’Emilio<br />
5) Francesco Desmaele<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 15
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
di Francesco Bonerba<br />
La rivoluzione<br />
non dorme mai<br />
“Cosa le servo signora?” “Vorrei un paio di etti di file in alta risoluzione,<br />
un chilo di CD freschi – quelli buoni però, con la confezione in plastica –<br />
e mezzo chilo di vinili stagionati. E prendo anche una bottiglia di succo<br />
di streaming”.<br />
Se fare la spesa di musica fosse così facile, a riassumere l’andamento<br />
del mercato basterebbe probabilmente una sola cifra,<br />
segnata al massimo da un più o un meno, come quella che<br />
indica l’onnipresente valore del PIL italiano. La rivoluzione digitale,<br />
invece, ha rimescolato le carte in gioco e aperto la partita per la conquista<br />
del panorama musicale a nuovi attanti, convinti di avere in mano<br />
le carte vincenti, definendo così uno scenario ricco di nuove incognite.<br />
Quanta musica ascoltiamo? Ne consumiamo più o meno<br />
che in passato? In quale modo? E perché? Per cercare di comprendere<br />
cosa stia accadendo al consumo di musica, al fine di meglio<br />
definire il contesto entro cui si muove a sua volta l’industria dell’Hi-Fi,<br />
abbiamo analizzato per voi i dati emersi da diverse ricerche di settore<br />
condotte principalmente da Nielsen, IFPI (International Federation<br />
of the Phonographic Industry), RIIA (Recording Industry Association<br />
of America) e MIDiA.<br />
La buona notizia è che, secondo<br />
gli studi condotti dall’IFPI,<br />
nel 2014 le revenue globali<br />
dell’industria discografica<br />
sono cresciute del 6,9%, toccando<br />
quota 6,85 miliardi di dollari. La brutta è che i ricavi complessivi<br />
del settore musicale si sono ridotti di uno 0,4%, scendendo a 14,97<br />
miliardi. La colpa di questo lieve decremento viene imputata a un calo<br />
delle vendite di musica su formati fisici (-8,1%) e dei download (-8%),<br />
mentre lo stato di attivo del settore sembra essere in gran parte dovuto<br />
al compartimento digitale, le cui entrate hanno raggiunto il 46% dei<br />
ricavi totali, pareggiando quelle delle vendite in formato fisico (l’8%<br />
restante è stato prodotto, invece, dai diritti di riproduzione – entrate<br />
derivanti dall’uso della musica registrata – e sincronizzazione – entrate<br />
derivanti dell’uso della musica in spot, film, videogiochi e televisione).<br />
16 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
IDENTIKIT DEL CONSUMO MUSICALE<br />
Le revenue del digitale hanno conosciuto nel solo 2014 una crescita<br />
del 39% rispetto all’anno precedente, producendo 1,55 miliardi di<br />
dollari complessivi, di cui un 23% derivante da 41 milioni di abbonati<br />
ai servizi musicali (ben 33 in più rispetto al 2010). Se a questo 23%<br />
si aggiungono i ricavi prodotti dallo streaming free, supportato dalla<br />
pubblicità, si raggiunge quota 32%, +27% rispetto al 2013. Non male<br />
ma ancora poco rispetto al 52% di incassi prodotti dai download di<br />
file digitali, che nel 2014 hanno comunque conosciuto un calo dell’8%.<br />
Inoltre, nel documento 2015 Mid-Year Revenue Data, la RIAA mostra<br />
come la sottoscrizione a pagamento ai servizi di streaming abbia<br />
subito una battuta di arresto: se nel 2014 aveva “prodotto” 7,9 milioni<br />
di sottoscrittori nei primi sei mesi dell’anno (+43% rispetto al 2013),<br />
nel 2015 la cifra si è stabilizzata a 8,1 milioni (+2,5%). Ciò che invece<br />
è aumentato significativamente è stata<br />
la media di quanto ogni utente spende<br />
per i servizi, salita dai 97 $ del 2014 ai<br />
118 $ del 2015; in parole povere, ci sono<br />
meno abbonati che spendono di più.<br />
Nonostante l’avanzata del digitale, tuttavia,<br />
occorre precisare che i profitti<br />
prodotti dalle vendite su supporti fisici<br />
differiscono profondamente, a seconda<br />
dei Paesi, da quel 46% precedentemente visto, rivelandosi ancora<br />
più che consistenti in molte nazioni come Francia (57%), Sud Africa<br />
(62%), Austria (65%), Polonia (71%), Germania (70%) e Giappone<br />
(78%). La musica liquida incalza i supporti tradizionali, insomma,<br />
ma il sorpasso vero e proprio non è ancora avvenuto.<br />
I mercati di riferimento<br />
La scena americana, recentemente analizzata da Nielsen nei documenti<br />
Music 360 Report (studio condotto tra luglio e agosto 2015 su un campione<br />
indicativo di 3.305 persone) e The Total Audience Report, è particolarmente<br />
utile a farsi un quadro più chiaro non solo degli utili prodotti<br />
dal settore ma anche di come gli utenti fruiscano realmente la musica.<br />
Il dato più eclatante è quello secondo cui il 91% della popolazione<br />
americana ascolta musica, dedicando ad essa più di 24 ore alla settimana.<br />
Questo risultato assume particolare rilievo all’interno del consumo<br />
medio che gli americani fanno dei media: il 93% degli adulti ascolta la<br />
radio in una media di 5 giorni a settimana per circa 12 ore complessive<br />
mentre l’87% delle persone viene raggiunto in 6 giorni per ben 36 ore<br />
dalla televisione; seguono smartphone (70% – 6 giorni – 7 ore), PC (54%<br />
L’industria della musica sta affrontando contemporaneamente<br />
tre transizioni: dal fisico<br />
al digitale, dal PC al mobile e dal download<br />
allo streaming.<br />
Edgar Berger,<br />
CEO Sony Music Entertainment<br />
Identikit USA<br />
Gli americani amano ascoltare la musica. Ciò che sta cambiando è il modo nel quale si<br />
accede e interagisce con essa (Nielsen Report)<br />
– 4 giorni – 5 ore) e tablet (35% – 5 giorni – 3 ore). Radio e TV, dunque,<br />
dettano ancora legge vantando rispettivamente la maggiore infiltrazione<br />
e il maggior tempo di fruizione settimanale. In particolare, si potrebbe<br />
dire che la metà delle 24 ore medie spese dagli americani ad ascoltare<br />
musica vengano trascorse in collegamento a un’emittente radiofonica,<br />
mentre le restanti 12 sarebbero da ripartire tra TV, dispositivi multimediali<br />
ed eventi live. L’egemonia della radio negli USA è confermata anche<br />
dal dato che la vede come la prima fonte attraverso cui gli ascoltatori<br />
entrano in contatto con musica nuova, versione confermata dal 61%<br />
degli intervistati (+7% rispetto al 2014); una percentuale notevole se<br />
messa a confronto con le altre più frequenti modalità di scoperta musicale:<br />
attraverso amici e parenti (45%),<br />
film e colonne sonore (31%), online o su<br />
app (25%), in TV (23%). Al fianco del<br />
centenario mezzo di comunicazione ad<br />
onde coabitano pacificamente i nuovi<br />
dispositivi che, pur guadagnando sempre<br />
più terreno, non sembrano configurarsi<br />
come delle alternative destinate<br />
a rimpiazzare i media tradizionali; nel<br />
corso di una settimana, secondo Nielsen, il 75% degli americani<br />
ascolta musica online (+12% rispetto allo scorso anno) mentre il 44%<br />
la riproduce su smartphone (+7% rispetto al 2014). Da qui si spiega il<br />
fatto che nella prima metà del 2015 siano state riprodotte in streaming<br />
circa 135 miliardi di tracce (+90% rispetto allo stesso periodo del 2014).<br />
Negli USA, dunque, di musica se ne fruisce, e tanta, attraverso media<br />
differenti che sembrano accontentare le necessità di una platea molto<br />
eterogenea.<br />
Quali sono, ci si potrebbe domandare a questo punto, gli ambiti nei<br />
quali questo enorme interesse verso le sette note viene capitalizzato?<br />
L’indagine suddivide il business musicale in nove compartimenti,<br />
stabilendo per ognuno di loro la percentuale (approssimata) di utenti<br />
che hanno scelto di investire in essi: concerti live (32%), supporti<br />
fisici (13%), servizi radio via satellite (11%), brani digitali (11%), festival<br />
musicali (10%), servizi di streaming online (7%), card regalo<br />
(7%), eventi musicali di piccole dimensioni (5%), eventi di dj (5%).<br />
Questo sintetico prospetto può essere ulteriormente ripartito in tre<br />
macro-aree: quella dell’esperienza live (52%), quella del possesso<br />
di un supporto, sia esso fisico o virtuale (31%) e quella dei servizi<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 17
INSIDE<br />
Comportamento d’acquisto<br />
streaming, ancora minoritario a dispetto delle enormi potenzialità<br />
(18%). Questi tre indicatori variano sensibilmente a seconda delle<br />
fasce d’età: tra i teenager (13 – 17 anni) diventano 48% – 46% – 9%,<br />
mentre tra i millennials (come vengono definiti i nati a cavallo del<br />
nuovo millennio, di età inclusa tra i 18 e i 34 anni) sono 64% – 24%<br />
– 14%. In entrambi i casi risulta inequivocabile il fatto che in media<br />
oltre 8 consumatori su 10 preferiscano spendere in musica<br />
“concreta” (un evento o supporti riproducibili) anziché in servizi.<br />
Per quello che concerne invece la Gran Bretagna, storico e avido produttore<br />
e consumatore di musica, da uno studio pubblicato dall’istituto<br />
statistico MIDiA relativo all’anno 2013 emerge un profilo molto preciso<br />
dei consumi: il 70% degli inglesi afferma di ascoltare assiduamente<br />
la radio, il 38% guarda video musicali, il 35% compra CD, il<br />
32% guarda show musicali, il 22% canali di intrattenimento musicale,<br />
il 17% ascolta musica in streaming gratis, il 16% va a spettacoli live,<br />
il 14% compra online album o tracce<br />
singole, l’8% condivide musica online<br />
o usa servizi cloud, il 6% condivide<br />
musica offline e il 4% paga per un abbonamento<br />
online. Le statistiche aggiornate<br />
al 2014 sul sito della British<br />
Phonografic Industry (www.bpi.co.uk) su dati della Official Charts<br />
Company rivelano che tra giugno 2012 e giugno 2013 c’è stato un raddoppiamento<br />
del volume di streaming musicali, da 3,7 a 7,4 miliardi.<br />
Il trend è stato confermato anche nel 2014 (14,8 miliardi) e pare verrà<br />
ribadito nel 2015, dove nel primo semestre è già stato registrato un totale<br />
di 11,5 miliardi di streaming. A questo vertiginoso aumento dell’80%<br />
annuo circa corrisponde un decremento delle vendite: sempre la Official<br />
Charts Company, infatti, fornisce i dati di vendita del primo semestre<br />
2015 comparati a quelli del semestre dell’anno precedente, da cui si<br />
evince che si sono venduti meno CD (-5,7%) e meno tracce (-6,6%) e<br />
album (-12,3%) digitali. A questo progressivo calo dei supporti fisici è<br />
corrisposto un aumento delle sottoscrizioni a servizi digitali: se nel 2012<br />
i ricavi degli abbonamenti streaming erano equivalenti a 77 milioni di<br />
sterline, nel 2013 hanno raggiunto quota 103 milioni (+33,7%), toccando<br />
i 175 milioni nel 2014 (+65,1%). Questo aumento considerevole<br />
non è tuttavia servito ad arrestare l’inflessione negativa del mercato,<br />
che è passato da ricavi per 1,048 miliardi di sterline nel 2012 a 1,043<br />
miliardi nel 2013 (-0,5%) e a 1,030 nel 2014 (-1,6%).<br />
Tutte le facce dello streaming<br />
All’interno di questo sfaccettato panorama, lo streaming a pagamento<br />
viene sempre più investito della responsabilità di riportare<br />
ordine nel mercato, aumentando i profitti delle etichette e degli<br />
Dieci anni dopo il lancio dell’iTunes Store,<br />
la vendita dei CD copre ancora il doppio del<br />
volume di vendite del digitale.<br />
MIDiA Report<br />
autori e compensando l’emorragia provocata dal download illegale<br />
e dalla progressiva scomparsa dei supporti fisici. Lo confermano le<br />
parole di Edgar Berger, presidente internazionale e CEO di Sony<br />
Music Entertainment: “Credo che il nostro settore stia sostenendo<br />
bene questa fase: con il modello dell’abbonamento a pagamento<br />
stiamo costruendo un business destinato a durare”. Ugualmente<br />
ottimistica risulta la prospettiva che emerge dal documento Digital<br />
Musical Report 2015 curato dall’IFPI, secondo il quale nel settore<br />
dello streaming “Il potenziale di crescita per la categoria a pagamento<br />
è ancora tutto da sfruttare”, complici le previsioni di crescita<br />
della penetrazione globale degli smartphone (2,73 miliardi entro il<br />
2018, ovvero una copertura del 36,5% della popolazione mondiale) e<br />
il fatto che nei 13 mercati esaminati solo il 16% dei consumatori abbia<br />
già adoperato un modello a pagamento.<br />
Inoltre, si legge nel documento, da<br />
questa espansione deriveranno anche<br />
vantaggi per gli artisti, che “Vengono<br />
remunerati sulla base di un periodo<br />
continuo e ricevono una somma<br />
determinata dall’accumulo di pagamenti derivati dagli stream,<br />
[…] una rendita assicurata nel tempo, destinata a crescere con<br />
l’aumento della base di consumatori delle stesse piattaforme”. Che<br />
le formule “freemium” (versione gratuita di un servizio a pagamento<br />
con maggiori funzionalità) e premium proposte dalle sempre più<br />
numerose e potenti piattaforme di streaming come Spotify, Deezer<br />
e Tidal siano destinate a durare, ad aumentare i profitti complessivi<br />
del mercato e quelli degli artisti, è un dato ancora da verificare; per il<br />
momento, l’unico elemento certo è che essi hanno contribuito positivamente<br />
ad arginare il fenomeno della pirateria musicale. Fenomeno<br />
che, secondo più pareri, ha avuto e sta avendo effetti disastrosi sul<br />
settore. L’IFPI stima che il 20% degli utenti che accedono a internet<br />
tramite rete fissa usufruisca con regolarità di servizi che infrangono<br />
il copyright musicale. Una percentuale simile viene fornita da un<br />
sondaggio dell’IPO (Intellectual Property Office) condotto tra marzo<br />
e maggio 2015 e pubblicato nel luglio successivo, secondo cui dei<br />
15,6 milioni di utenti inglesi che accedono alla musica online il 26%<br />
ha fruito contenuti illegali. È soprattutto la RIAA a quantificare,<br />
sul proprio sito ufficiale, i drammatici risultati della pirateria, “12,5<br />
miliardi di dollari per l’economia USA, 70.000 lavori persi e due<br />
miliardi di paghe in fumo”. Senza entrare nel merito di queste cifre,<br />
ci sono almeno quattro considerazioni che circoscriverebbero la<br />
pirateria entro una dimensione meno allarmistica:<br />
18 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
IDENTIKIT DEL CONSUMO MUSICALE<br />
1) Il dato di fatto che i consumi musicali, nonostante una crisi che va<br />
avanti da anni, nel 2014 abbiano registrato una situazione complessivamente<br />
in attivo;<br />
2) La constatazione che, come evidenziato in un documento della commissione<br />
europea del 2013, intitolato Digital Music Consumption on<br />
the Internet: Evidence from Clickstream Data e realizzato a seguito di<br />
un’analisi su 16.000 consumatori europei, “La maggioranza della musica<br />
consumata illegalmente non sarebbe stata comunque acquistata<br />
legalmente se i siti pirata non fossero stati disponibili”;<br />
3) L’osservazione, espressa da Joe Karaganis, autore di una ricerca condotta<br />
dall’ American Assembly (istituto di politica della Columbia University<br />
fondato da Eisenhower) e condensata in un documento intitolato<br />
Copy Culture in the US and Germany, che “I pirati più incalliti sono<br />
anche coloro che spendono di più in musica registrata”;<br />
4) L’evidenza che la pirateria abbia semplicemente riempito il vuoto<br />
creato dalla mancanza momentanea di un valido sostituto. Come afferma<br />
infatti Olav Torvund, ex professore di diritto all’università di Oslo, “Se le<br />
persone hanno la possibilità di usufruire di una buona offerta legale, che<br />
non costa molto ed è facile da usare, la useranno perché a quel punto<br />
è meno interessante scaricare illegalmente”.<br />
A tal proposito, sono sempre gli autori dello studio Copy Culture in the<br />
US and Germany ad aver registrato una diminuzione del download<br />
illegale in concomitanza alla possibilità di utilizzare servizi legali di streaming;<br />
del 30% di americani che ha copiato o scaricato gratuitamente file<br />
musicali, sostengono, il 46% ha indicato di farlo meno grazie alla nascita<br />
di nuovi servizi come Spotify. Molto più dei sistemi coercitivi di “website<br />
blocking” proposti dall’IFPI – nella realtà dei fatti incapaci di arginare la<br />
pirateria, che troverà comunque un sistema per aggirare l’ostacolo – lo<br />
streaming legale diviene una concreta e perseguibile alternativa al download<br />
illegale. Ne è una lampante dimostrazione il “modello norvegese”.<br />
In Norvegia il 75% degli introiti del mercato musicale provengono dai<br />
servizi di streaming come Spotify e Tidal/WiMP, che stanno soppiantando<br />
le vendite di musica fisica (-42% nell’ultimo anno) e digitale (-15%);<br />
è senza dubbio un effetto di questa incredibile percentuale il fatto che,<br />
come riscontrato da un’indagine condotta a dicembre 2014, solo il 4% dei<br />
norvegesi under 30 usi piattaforme di file sharing illegale per ascoltare<br />
musica (nel 2009 la percentuale era del 70%) e solo meno dell’1% ha<br />
questa come sua unica fonte di “approvvigionamento”.<br />
Verrebbe dunque da chiedersi perché, se il modello dell’abbonamento<br />
a servizi streaming è così performante, la sua crescita (a pagamento) sia<br />
ancora molto lenta nella stragrande maggioranza dei paesi. La risposta<br />
risiede probabilmente nel fatto che questi servizi abbiano ancora delle<br />
lacune strutturali, più evidenti in alcuni mercati, meno in altri. Nel panorama<br />
USA, ad esempio, dove il consumatore medio è probabilmente<br />
meno abituato a spendere di quello scandinavo, interrogati sul perché<br />
non sottoscrivono abbonamenti gli americani hanno risposto: è troppo<br />
costoso (46%), posso ascoltare musica streaming gratis (42%), non<br />
userei abbastanza il servizio (38%) (dati Nielsen). Il 78%, inoltre, ha<br />
affermato di non essere intenzionato ad abbonarsi a un servizio nei successivi<br />
sei mesi. “Molti utenti” si legge in un’analisi su musicindustryblog.<br />
wordpress.com elaborata su dati MEDiA, “non sono interessanti nell’avere<br />
a disposizione tutta la musica del mondo e a spendere 9,99 $ per un<br />
mese di musica. Mentre i super fan musicali sono felici di pagare per la<br />
possibilità di avere qualsiasi cosa, chi ascolta musica mainstream non<br />
lo è affatto. […] Così ora l’industria musicale è costretta a confrontarsi<br />
con consumatori che non hanno mai sottoscritto un abbonamento e<br />
non intendono farlo”. Il motivo è di questo diniego ha almeno due cause:<br />
troppa scelta e mancanza di filtri / suggerimenti adeguati. Da uno studio<br />
statistico risulta, infatti, che su un catalogo complessivo offerto dai servizi<br />
di streaming di circa 25 milioni di titoli, solo il 5% viene realmente<br />
frequentato dagli utenti, e di questo l’1% è costituito dal catalogo delle<br />
superstar campioni di incassi.<br />
Si tratta della “Tirannia della scelta”, ovvero quando l’eccesso di<br />
scelta si traduce nella mancanza di scelta. Google ha costruito un impero<br />
multimiliardario proprio partendo dall’esigenza degli utenti di trovare<br />
un’informazione precisa nel dispersivo mare magnum del web; allo stesso<br />
modo, adesso c’è la reale necessità di un sistema che “addomestichi” i<br />
205 anni di riproduzione ininterrotta offerta dai servizi di streaming. In<br />
questo panorama, riacquista nuovamente valore il concetto di nicchia e<br />
di offerta semplificata e mirata (vedere alla voce Netflix, che ha creato da<br />
zero uno show, House of Cards, basandosi sulle analisi delle preferenze<br />
degli utenti). “La popolarità durevole della radio” si afferma sempre su<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 19
INSIDE<br />
musicindustryblog “deriva dalla sua semplicità. Un errore che comunemente<br />
si fa nella strategia di un prodotto è partire dalla convinzione che<br />
molte caratteristiche equivalgano a un prodotto di migliore qualità. […]<br />
È piuttosto vero che più sono sofisticate le caratteristiche di un servizio,<br />
meno benefit verranno percepiti dall’utente”. Per questo, come si legge<br />
nel documento IFPI, l’attuale attenzione delle piattaforme di streaming<br />
online è tutta rivolta a semplificare la fruizione dei contenuti e, soprattutto,<br />
alla “Digital curation”, ovvero a un’offerta editoriale “cucita su misura<br />
dei vari gruppi di consumatori. Hans-Holger Albrecht, CEO di Deezer,<br />
sottolinea l’importanza per la fidelizzazione dell’utente delle canzoni<br />
messe in evidenza e dei consigli editoriali personalizzati: se la gente va<br />
oltre la ricerca, vivendo l’esperienza completa di un sistema su misura,<br />
allora si sente legata alla piattaforma”. La sfida del futuro, insomma, si<br />
combatte sulla capacità di prevedere, con sofisticati algoritmi (tutti, da<br />
Beats Music a Spotify, stanno già sperimentando soluzioni del genere),<br />
i gusti del pubblico, costruendo attorno ai singoli un’esperienza su<br />
misura che vinca anche le perplessità di quanti finora hanno fruito<br />
musica solo sporadicamente o illegalmente.<br />
Cosa aspettarci dal futuro?<br />
Volendo tirare le somme di questa<br />
lunga ricognizione, la situazione così<br />
delineata dai dati appena esposti<br />
mostra un mercato in buona salute<br />
che, al di là della evanescenza di cifre<br />
e statistiche in continua evoluzione,<br />
nella sua ridefinizione possiede anche<br />
un’intrinseca coerenza. Il formato del<br />
CD (complici alcune “forzature”, vedi la scelta di Apple di rimuovere<br />
i lettori dai propri Mac) sta lentamente morendo, un’agonia che da<br />
un lato manifesta l’attaccamento degli appassionati al supporto fisico<br />
in generale e, dall’altro, attraverso la parallela rinascita del vinile e il<br />
successo del Record Store Day (di cui abbiamo già parlato su <strong>SUONO</strong><br />
498), esprime a chiare lettere l’insoddisfazione, già da tempo covata,<br />
per un prodotto dal costo eccessivo e dalla qualità spesso troppo<br />
trascurata.<br />
L’ipotesi di un ritorno del vinile nelle vesti di formato dominante non è<br />
quindi del tutto inverosimile… Pur rimanendo un prodotto di nicchia (ma<br />
le nicchie, come appena visto, non sono mai da sottovalutare), il vinile<br />
ha aumentato del 54,7% le sue vendite nel solo 2014, arrivando<br />
a valere il 2% delle revenue globali del mercato discografico (fonte IFPI)<br />
I principali servizi offrono tutti più di 30 milioni di<br />
brani e hanno un approccio e una qualità ormai<br />
simile. Il valore aggiunto è rappresentato dalla<br />
curation, dalle raccomandazioni e i consigli.<br />
Francis Keeling<br />
Universal Music<br />
e il 7% di quello americano (fonte RIIA). Se in Inghilterra si stima che,<br />
seguendo questo trend, l’LP potrebbe in tempi brevissimi superare i dati<br />
di vendita del 1994, negli USA la situazione è analoga: nella prima metà<br />
del 2015 i dischi neri hanno prodotto 221,8 milioni di dollari di incassi,<br />
59,1 milioni in più di quanto abbiano prodotto tutti i sistemi di streaming<br />
supportati da pubblicità sommati (fonte digitalmusicnews.com).<br />
Questo significa che i supporti musicali fisici, con ogni probabilità,<br />
non si estingueranno (così come non<br />
si sono estinti i libri, soppiantati da<br />
PDF pirata o abbonamenti a sterminate<br />
library online), almeno fintanto<br />
che un vasta platea di persone continuerà<br />
a preferirli all’immaterialità<br />
di un file o un flusso di dati. Questo<br />
non frenerà, ovviamente, la rapida<br />
avanzata gli utenti “liquidi”, a cui per<br />
scelta non interessa granché l’oggetto disco e che già ora stanno progressivamente<br />
migrando dal download dei file, anch’esso in rapida<br />
discesa, verso lo streaming in abbonamento. Sarà su questo terreno,<br />
unitamente a quello dell’alta fedeltà musicale – album e servizi<br />
lossless, offerti spesso come incentivo all’acquisto / abbonamento<br />
– che si giocherà gran parte della partita futura. Con un’importante<br />
precisazione da fare. La presenza della radio, ancora oggi predominante<br />
nel panorama del consumo musicale, dimostra l’efficacia della<br />
sua formula: diversificare la proposta su base contenutistica e geografica<br />
e offrire una mediazione umana specializzata, che accompagni<br />
l’ascoltatore alla scoperta e comprensione di ciò che sta ascoltando.<br />
Una ricetta senza tempo che non è detto che algoritmi, sondaggi e<br />
automatismi riescano a replicare con successo.<br />
20 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
INSIDE<br />
Questo è<br />
quello che<br />
sono<br />
Sono passati più di dieci<br />
anni da quando il famoso dj<br />
inglese Norman Jay inserisce<br />
a sorpresa This Is What You<br />
Are nella scaletta del suo<br />
programma alla BBC 1.<br />
Da allora Mario Biondi<br />
non si è più fermato!<br />
di Daniele Camerlengo<br />
Grazie a suo padre (Stefano Biondi) si è avvicinato alla musica<br />
e ha raggiunto la consapevolezza che la sua voce potesse<br />
accompagnare una carriera artistica intensa e ricca di successi.<br />
E lui stesso racconta l’intensità di questo rapporto che si lega in<br />
musica ai suoi primi ascolti: “Insieme, mentre viaggiavamo in auto,<br />
ascoltavamo sempre i famosi Stereo8; è stato lui a darmi le migliori<br />
dritte ed è grazie a lui che ho ascoltato tanta, tantissima musica... ”.<br />
Comincia così, in maniera intima e familiare, la “confessione”di<br />
Mario Biondi a <strong>SUONO</strong>.<br />
22 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Come è entrato il soul nella vita di Mario Biondi e in che<br />
modo lo ha fatto suo?<br />
Il merito è tutto di mio padre, lui mi ha cresciuto nella musica<br />
e mi ha incoraggiato sempre a vivere di questo. Sicuramente<br />
i primi ascolti sono stati i suoi dischi, i suoi provini e i suoi<br />
lavori discografici, che puntualmente conoscevo a memoria;<br />
da buon figlio piccolino imparavo tutto, ascoltavo e ripetevo<br />
a pappagallo.<br />
L’incontro con Ray Charles?<br />
Ho cominciato a calcare i palchi delle piazze a 13 anni. Quando<br />
ho intrapreso la carriera del piano bar, lavoravo in uno dei locali<br />
più prestigiosi di Taormina. Mi è capitato di fare da spalla a Fred<br />
Buongusto, Franco Califano, Peppino Di Capri e, un giorno, a<br />
Ray Charles. Credo fosse il 1990. Non ho pensato troppo a chi<br />
avessi di fronte, ho cantato e basta. Sarà stata l’incoscienza<br />
giovanile.<br />
Come descriveresti il tuo percorso?<br />
Un giorno un mio amico di Roma mi manda delle mail dicendomi<br />
che ero alla 26° posizione della BBC; io, incredulo, andai<br />
a controllare: era vero! Da allora è cambiato tutto, sicuramente<br />
in meglio, e oggi ho la fortuna di poter vivere di quello che amo.<br />
Come è nata la collaborazione con la Walt Disney? Ti<br />
sei divertito maggiormente nella veste di cantante o di<br />
doppiatore?<br />
Fare il doppiatore è divertentissimo ma, ovviamente, è un anche<br />
un grande impegno e ci vuole molta attenzione e serietà, perché<br />
occorre unire capacità attoriali a grande controllo della voce e<br />
tempi definiti e precisi. Personaggi come Marco Guadagno mi<br />
hanno sempre sostenuto e dato il supporto giusto per esprimere<br />
quest’arte che è il doppiaggio.<br />
Destrutturare le proprie convinzioni e certezze per mettersi<br />
alla prova con nuovo materiale sonoro: come viene<br />
alla luce Beyond?<br />
Sicuramente nasce dalla ricerca di qualcosa di nuovo e stimolante,<br />
che mettesse più a fuoco alcune cose che avevo già fatto in passato<br />
ma che non avevano un certo tipo di sonorità; sonorità che sono<br />
riuscito a raggiungere con Beyond, grazie alla collaborazione con<br />
David Florio e Massimo Greco, ai Dap-Kings e a Bini & Martini,<br />
grazie ai testi di D.D. Bridgewater, di Bluey degli Incognito, di<br />
Nick The Nightfly, di Jeff Cascaro e di Alain Clark. Ho raggruppato<br />
un po’ i miei vecchi amici e, grazie a loro, sono riuscito ad<br />
avere più forza.<br />
foto Ale Fonta Run<br />
In che modo fai dialogare le partiture con i testi, specialmente<br />
quando vengono elaborati da Bernard Butler (ex<br />
chitarrista degli Suede) e Dee Dee Bridgewater?<br />
Non c’è una regola. Il brano che ho dato a Dee Dee, per esempio,<br />
esisteva già da anni nei miei cassetti, è saltato fuori per questo<br />
disco quasi per caso ma non aveva ancora un testo. Una sera<br />
sono andato al Blue Note di Milano a vedere il concerto della<br />
foto Ale Fonta Run<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 23
INSIDE<br />
Bridgewater e, quando ci siamo incontrati per salutarci, mi è<br />
venuta l’idea di proporle di scrivere le parole per questa canzone.<br />
Ha accettato subito e credo abbia fatto un lavoro eccezionale.<br />
Il soul, il jazz, il funky, il reggae, la dance… tali arricchimenti<br />
hanno permesso di donare alla tua voce una nuova<br />
luce. Quanto si è rivelato prezioso il contributo di David<br />
Florio e Massimo Greco?<br />
David e Max sono due veri professionisti e insieme a me hanno<br />
messo cuore, anima e nottate in questo progetto. Il loro contributo<br />
è stato fondamentale: ci siamo intesi subito, eravamo sempre sulla<br />
stessa lunghezza d’onda e ci capivamo senza bisogno di troppe<br />
parole, forse perché siamo tutti e tre siciliani.<br />
Le atmosfere che prendono vita grazie al calore della<br />
tua voce vengono amplificate dalla bellezza dei testi e<br />
delle melodie. In quale delle tredici tracce traspare un<br />
passaggio della tua vita, della tua carriera o semplicemente<br />
una dedica?<br />
Come dicevo prima, anche questo progetto mi rispecchia molto;<br />
ho voluto focalizzare l’attenzione su quelle che sono le sonorità e<br />
credo che Beyond mi rappresenti in pieno.<br />
Nel disco ospiti i Dap-Kings, gruppo musicale funk/<br />
soul di Brooklyn, band di Sharon Jones che ha collaborato<br />
con la compianta Amy Winehouse. Cosa ci puoi<br />
raccontare di questa collaborazione?<br />
Il tutto nasce dalla mia idea di dare quel tipo di sonorità a quel<br />
brano. Avevo pensato a Chicco Capiozzo, con lui ho vissuto grandi<br />
avvenimenti anche in America e fu proprio lui a dirmi che per<br />
me i Dap-Kings si sarebbero messi a disposizione subito. È stato<br />
davvero così! Gli abbiamo mandato il provino in mp3 e loro, in<br />
meno di due giorni, sono entrati in studio e, registrando in presa<br />
diretta e senza clic, ci hanno regalato questa perla: fantastici!<br />
foto Ale Fonta Run<br />
I tuoi album occupano sempre i primissimi posti della<br />
classifica iTunes e sei stato uno dei primi artisti italiani<br />
ad avere un profilo sul social network Ping. Che ne pensi<br />
di questo nuovo modo di fruire musica?<br />
Beh, come si dice, di necessità virtù; ultimamente si andava verso<br />
il download selvaggio da qualsiasi fonte possibile e immaginabile<br />
mentre ora, grazie a tutti i motori di ricerca e a queste nuove<br />
tendenze del web, tutto viene maggiormente regolamentato, e<br />
questa è una cosa buona.<br />
Quali sono i tuoi ascolti preferiti? E ancora, dovessi compilare<br />
una playlist, quale artista non mancherebbe mai?<br />
Sono diverse le cose che ascolto, tutto quello che è attualità ma<br />
anche i miei vecchi dischi di Al Jarreau che ascoltavo da ragazzo.<br />
Spesso mi capita di accendere il mio giradischi e ascoltare i 33 giri<br />
alla vecchia maniera, oppure prendo lo Stereo8 degli anni ’70...<br />
lo Stereo8 di Gianni Bella! Persona che stimo, alla quale voglio<br />
un sacco di bene e poi, senza dubbio, un precursore di un certo<br />
tipo di sound, di musicalità e di soul all’italiana.<br />
24 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
INTERVISTA MARIO BIONDI<br />
La profondità della tua voce e il carisma della tua personalità<br />
a quale crooner ti avvicina?<br />
Detto da me penso che valga ben poco, molto spesso non mi ritrovo<br />
in alcune descrizioni perché sono cresciuto con Al Jarreau,<br />
che è una sorta di crooner jazz con una tendenza alla fusion. Le<br />
band inglesi agli inizi del duemila mi accostarono a Sinatra, poi<br />
man mano c’è stato l’accostamento a Barry White, a Isaac Hayes,<br />
insomma, a vocalità abbastanza basse.<br />
Pablo Picasso diceva: “L’artista mediocre copia, il genio<br />
ruba”. Mario Biondi cosa ha rubato?<br />
Mah, non so, non sono bravissimo a rubare e non sono per niente<br />
bravo a copiare. Quello che ho sempre cercato di fare è imparare e<br />
acquisire, forse, una forma di ruberia. Probabilmente ho cercato<br />
di acquisire da tutti.<br />
troppo ristretti, trovano<br />
grande difficoltà nel<br />
prepararsi al dopo. Devono<br />
essere molto bravi<br />
a non farsi sopraffare dal<br />
successo e dalle regole del<br />
mondo della discografia.<br />
Mario Biondi nella vita di<br />
tutti i giorni?<br />
Nella vita di tutti i giorni sono<br />
un padre che cerca di incastrare<br />
gli impegni lavorativi con il<br />
tempo da dedicare ai figli, un<br />
po’ come tutti i genitori.<br />
Cosa ne pensi del ruolo dei talent show? In cosa sono utili<br />
e in cosa sono deficitari?<br />
Credo che attualmente sia l’unico modo che i giovani hanno per<br />
provare a sfondare in questo mondo; forse, però, a causa dei tempi<br />
Sei padre di sette pargoli<br />
che ti rendono<br />
felice e sicuramente<br />
ispirano le tue creazioni.<br />
Chi di loro è<br />
vicino alla tua professione?<br />
Alcuni di loro studiano<br />
canto, altri studiano<br />
musica; sono grandi<br />
appassionati e hanno<br />
tante curiosità. Ascoltano<br />
i miei dischi e le<br />
prime recensioni sono<br />
le loro. Sono stati i<br />
primi a decretare che<br />
alcuni pezzi del mio<br />
ultimo album sarebbero<br />
andati bene. Sicuramente,<br />
essendo<br />
cresciuti a pane e<br />
musica, sono<br />
tutti abbastanza<br />
ispirati<br />
ma io mi<br />
auguro che intanto studino e che portino a casa dei risultati soddisfacenti.<br />
foto Ale Fonta Run<br />
foto Ale Fonta Run<br />
Concerti, un bel disco rock, o magari cantato in italiano.<br />
Cosa accadrà nel tuo futuro prossimo?<br />
In testa ho tante idee, cerco sempre di immaginare il futuro, di vedere che<br />
cosa potrà succedere andando avanti... Il Rock potrebbe essere una bella<br />
idea… Un bel disco Rock. Sono ancora tantissime le cose che devo fare e<br />
tantissime le cose che voglio fare nella musica e per la musica; mi piacerebbe<br />
perlustrare ancora le varie sfumature e sfaccettature della musica<br />
mondiale e tutte le tendenze di sound e di ritmica, quindi penso che<br />
stimoli e materiale da esplorare non manchino. Adesso fino a dicembre<br />
penserò solo al tour che tra Italia e Europa mi impegnerà molto.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 25
INSIDE<br />
di Stefano Dentice<br />
Il mio<br />
viaggio<br />
nella musica<br />
La sua elocuzione solistica è incardinata su un virtuosismo fluente, erudito e intensamente espressivo:<br />
indubbiamente è un astro nascente della chitarra jazz tricolore. Attraverso questa intervista racconta<br />
il suo vissuto artistico e personale.<br />
Appena trentenne Dario Chiazzolino ha già al suo attivo illustri<br />
e significative collaborazioni con numerosi musicisti di caratura<br />
internazionale, tra cui Bob Mintzer, Andy Sheppard, Russell<br />
Ferrante, Jimmy Haslip, Billy Cobham, Dave Liebman, Horacio<br />
“El Negro” Hernandez, Roy Hargrove, Bobby Watson e Dominique Di<br />
Piazza. Chiazzolino è una fulgida promessa che, molto presto, occuperà<br />
un posto privilegiato nell’olimpo del jazz nazionale.<br />
Quando hai imbracciato la chitarra per la prima volta?<br />
Avevo undici anni, era il Natale del 1996. Ricevetti una chitarra<br />
classica come regalo dai miei genitori. In quel preciso istante iniziò<br />
il mio viaggio nella musica. Non sapevo a cosa sarei andato incontro<br />
ma avevo capito che c’era una particolare connessione tra me<br />
e quello strumento.<br />
Hai effettuato studi di chitarra classica?<br />
Non ho effettuato studi di chitarra classica durante il mio percorso,<br />
però sono sempre stato attratto dall’equilibrio sul quale questa musica<br />
è plasmata. Sono appassionato di due autori classici che ritengo mi<br />
abbiano maggiormente ispirato: Bach e Chopin. Negli anni ho spontaneamente<br />
tratto ispirazione dal loro linguaggio, senza imparare<br />
necessariamente i brani di repertorio, tranne alcuni frammenti.<br />
Tu e il jazz: è stato un vero e proprio colpo di fulmine?<br />
Direi proprio di sì. Quando è arrivato è stata una vera e propria folgorazione.<br />
Ero adolescente e suonavo la chitarra elettrica, attirato dai<br />
suoni taglienti e aggressivi tipici del linguaggio rock. A un certo punto<br />
ho avvertito l’esigenza di scoprire ed esplorare nuove dimensioni<br />
musicali. Ero alla ricerca di quella musica che potesse darmi nuovi<br />
26 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
INTERVISTA DARIO CHIAZZOLINO<br />
spunti per il fraseggio, che potesse farmi andare oltre. Ecco, in quel<br />
momento è arrivato Charlie Parker.<br />
Quali sono i chitarristi che hanno fortemente influenzato<br />
il tuo stile?<br />
La lista potrebbe essere molto lunga ma in realtà sono tre i nomi che<br />
sintetizzano i concetti chitarristici a mio avviso più importanti. Tre<br />
generi e stili diversi, tre personalità distinte che hanno dato un sostanziale<br />
contributo al mondo della chitarra. Mi riferisco a Jimi Hendrix,<br />
Wes Montgomery e Django Reinhardt.<br />
Hai avuto il privilegio di calcare svariati e prestigiosi palchi<br />
in tutto il mondo, in nazioni quali Francia, Spagna, Germania,<br />
Svizzera, Inghilterra, Scozia, Russia, Croazia, Stati<br />
Uniti. Qual è stato il live che ti è rimasto particolarmente<br />
impresso?<br />
La musica, spesso, regala forti emozioni e offre l’occasione di suonare<br />
con grandi musicisti in posti incredibili. Credo che la cosa più<br />
importante sia ciò che riesco a creare con la musica stessa e con gli<br />
artisti con cui condivido il palco. Non posso fare a meno di citare la<br />
collaborazione con gli Yellowjackets: è stata una parentesi di grande<br />
soddisfazione nella strada percorsa sino a oggi.<br />
Spesso e volentieri ti rechi negli States per concerti e tour.<br />
Quali sono le differenze sostanziali che intercorrono tra il<br />
jazz statunitense e quello nostrano?<br />
Mi reco negli States per svariati motivi: recording session, live, insegnamento,<br />
e ho avuto la possibilità di conoscere e addentrarmi da vicino nel<br />
tessuto musicale americano. Ciò che ho trovato sostanzialmente diverso<br />
è l’approccio alla musica. Il musicista statunitense è generalmente più<br />
pragmatico, suona senza troppi fronzoli. Esprime ciò che ritiene utile<br />
in quel preciso momento, senza una nota in più né una in meno, molto<br />
spesso senza coinvolgere il proprio ego artistico ma cercando sempre di<br />
far parte di un “tutto”. In Italia, invece, si tende a filosofeggiare. Credo,<br />
però, che il nostro approccio sia più poetico e passionale.<br />
C’è stato un musicista in particolare che ha elargito preziosi<br />
consigli per la tua crescita artistica?<br />
Non c’è un musicista in particolare. L’opportunità di misurarmi con<br />
grandi musicisti per i quali nutro una forte stima mi ha dato delle<br />
conferme e una forte spinta per continuare ostinatamente a percorrere<br />
questo cammino. Nell’esperienza dal vivo sono più i fatti a insegnare,<br />
che le parole. La musica dice sempre la verità.<br />
Oltre a essere un chitarrista sei anche un brillante compositore.<br />
Come affronti il fascinoso mondo della composizione?<br />
Mi rivolgo alla composizione con la stessa intenzione che adopero<br />
nell’improvvisazione. Se si pensa alla sua definizione, la composizione<br />
è essa stessa improvvisazione, che viene però fotografata ed elaborata.<br />
Per me l’aspetto compositivo nasce da uno spunto musicale, da una<br />
melodia, talvolta anche da un giro di accordi o da un groove. Ciò che<br />
rimane costante è la spontaneità. Appena ho la giusta ispirazione ci<br />
lavoro fin quando non ottengo un risultato che mi soddisfi. In alcuni<br />
casi il processo è molto rapido mentre alcune volte occorre più tempo<br />
per elaborare l’idea.<br />
C’è un tuo brano originale che più ti rappresenta artisticamente?<br />
Credo sia difficile pensare solo a un brano specifico che sintetizzi la<br />
mia identità artistica. Quando scrivo musica per realizzare i miei dischi<br />
cerco di rimanere fedele a me stesso e al contempo di guardare avanti,<br />
mettendomi in gioco il più possibile. Ogni disco è uno spaccato di vita,<br />
un percorso musicale che si chiude e che nello stesso tempo dà vita a un<br />
nuovo scenario. Potrei citare alcuni brani ai quali sono profondamente<br />
legato: Awake, Paint your Life e Lost in the Jungle. Composizioni che<br />
fanno parte dei miei ultimi cinque anni di produzione musicale e con<br />
i quali molto spesso vengo identificato.<br />
Quali sono i tuoi progetti per l’immediato futuro?<br />
Fra qualche mese uscirà il mio nuovo lavoro discografico in quartetto<br />
con Antonio Faraò al piano, Dominique Di Piazza al basso e Manhu<br />
Roche alla batteria. L’album si intitola Red Cloud, edito dall’etichetta<br />
torinese Tu Kool Records, ma per ora non posso dire altro se non che<br />
ci sarà un lungo tour di presentazione.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 27
INSIDE<br />
di Pietro Acquafredda<br />
La Scala dei desideri<br />
Oggi Riccardo Chailly è per tutti un direttore affermato, di valore, e dalla carriera gloriosa; non più<br />
il “figlio” del compositore Luciano, al vertice della Scala, dove il giovane Riccardo, ventenne, aveva<br />
mosso i primi passi dal podio, come assistente di Abbado. Nel 1984, al tempo di questa intervista, egli<br />
era in grande ascesa ma ancora giovane. Per questo è interessante riscoprire come la pensava allora<br />
un giovane direttore.<br />
Salisburgo, estate 1984, un pomeriggio piovoso. Incontrammo<br />
Riccardo Chailly in un bar, a due passi dalla sala grande<br />
del festival, quarantotto ore dopo il suo concerto con i<br />
Wiener Philharmoniker e Alexis Weissenberg – in programma il<br />
Concerto n.3 di Rachmaninov e la Sinfonia n.5 di Čajkovskij (che<br />
aveva mandato il pubblico in delirio) e subito dopo le prove del<br />
Requiem di Verdi, diretto da Karajan, alle quali solo Chailly era<br />
stato autorizzato ad assistere. Ma il fatto nuovo e importante di<br />
quella edizione del festival di Salisburgo era la chiamata di Chailly,<br />
per espressa volontà di Karajan, a dirigere l’opera inaugurale del<br />
festival di quell’anno, il Macbeth di Verdi. Karajan, per problemi<br />
di salute, aveva voluto come suo sostituto il giovane direttore (31<br />
anni appena), primo italiano a dirigere l’inaugurazione del famoso<br />
festival internazionale, fra mugugni, critiche e anche qualche<br />
cattiveria. Quell’intervista, pubblicata sul mensile “Piano Time”,<br />
la riproponiamo ai lettori di <strong>SUONO</strong> ora che Chailly, coronando<br />
il sogno, legittimo, di una vita, è stato nominato direttore musicale<br />
del più grande teatro d’opera, salutato con favore anche dai<br />
milanesi, suoi concittadini.<br />
Ovvio che lei si senta lusingato, inutile chiederglielo. Ci<br />
sveli, allora, qualche segreto del “demiurgo” salisburghese<br />
in prova.<br />
Innanzitutto, sono onorato di essere forse l’unico direttore ad<br />
avere ufficialmente accesso alle prove del Maestro, sia a Salisburgo<br />
che a Berlino. Sono rimasto colpito dal lavoro di scavo di<br />
Karajan, ogni volta che sale sul podio, compresa questa mattina.<br />
In particolare, con il Requiem di Verdi (Chailly dirà sempre Verdi<br />
Requiem, chissà perché, ndr.) e la Patetica di Čajkovskij, una<br />
sinfonia con la quale sono praticamente cresciuto, a cominciare<br />
dalle prime incisioni mono, sempre di Karajan. Di questa stessa<br />
sinfonia possiedo anche una delle sue prime incisioni stereo con<br />
i Berliner Philharmoniker. E, raffrontando le due registrazioni<br />
con la prova di questa mattina, è interessante vedere come il suo<br />
28 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
RICCARDO CHAILLY 30 ANNI DOPO<br />
lavoro di scavo sia ancora oggi inesorabile. Per Verdi in particolare,<br />
poiché debutterò in ottobre a Berlino con la mia orchestra<br />
nel Requiem di Verdi, le prove di questi giorni mi hanno suggerito<br />
ancora altre ipotesi di riflessione.<br />
In particolare?<br />
Innanzitutto la fedeltà a quanto Verdi scrive e desidera. Ma anche,<br />
e può sembrare un assurdo, come a volte non bisogni seguire alcune<br />
indicazioni “di tempo” segnate da Verdi in partitura. Karajan<br />
gli è fedele nel senso che conosce Verdi più profondamente di ciò<br />
che è indicato in partitura. Una conoscenza approfondita di un<br />
autore – come Karajan la possiede senza dubbio di Verdi – a volte<br />
suggerisce di non fare anche quello che è espressamente indicato.<br />
Chi conosce dal di dentro tale problema può capire quanto dico.<br />
In Bruckner, ad esempio – ho appena inciso e portato in tournée<br />
la sua Sinfonia n.7 – è fondamentale porsi tale problema. Le revisioni<br />
di Novak vanno liberate di aggiunte di revisione dettate<br />
da Nikisch (per le quali ha avuto sempre il consenso dell’autore?)<br />
al tempo della prima esecuzione.<br />
È soddisfatto di come la critica ha accolto il Macbeth che<br />
ha appena diretto?<br />
Enormemente. Direi che è stata un’apoteosi europea ed extraeuropea,<br />
soprattutto per la parte che mi riguarda, quella musicale;<br />
mentre è stato criticato, quasi coralmente, l’allestimento. Non<br />
voglio entrare nel merito né schierarmi da una parte o dall’altra.<br />
Constato una realtà. Musicalmente ho avuto la gioia di essere<br />
stato riconosciuto, più che dai grandi giornali (“Stuckenschmidt”<br />
ha titolato il suo articolo “Un trionfo per Chailly”; il “Times” di<br />
Londra ha ugualmente elogiato la mia direzione, per non dire<br />
dei giornali viennesi, sempre molto polemici ma di grande peso<br />
culturale, come “Die Presse”, che ha “ammirato” il mio Macbeth)<br />
dal successo di pubblico, che alla fine di ogni recita ritrovo sempre<br />
crescente; è questo che mi onora più di tutto. E, infine, le parole<br />
di elogio di Karajan che ha assistito all’ante prova generale, alla<br />
generale e alla prima dell’opera, oltre che al mio concerto sinfonico<br />
dell’altro ieri, dal palcoscenico. Tutto questo mi ha veramente<br />
commosso.<br />
I giornali italiani, al confronto, le sono sembrati un po’<br />
tiepidi?<br />
Ne ho letti alcuni, vagamente – qui si fa fatica a trovarli. Confesso<br />
apertamente di leggere i giornali e ascoltare i dischi, a differenza<br />
di molti colleghi che dichiarano esattamente il contrario, mentre<br />
poi leggono avidamente quel che si scrive di loro e, in caso di<br />
recensioni negative, vanno anche in bestia. Se devo parlare della<br />
critica italiana, fra la stampa europea mi è sembrata quella più<br />
tiepida. Ma ciò non mi farà assolutamente cambiare il mio giudizio<br />
di entusiasmo per questo Macbeth, e per il riconoscimento<br />
generale riscontrato in Europa.<br />
Ascolta i dischi regolarmente in fase di studio, per cavarne<br />
suggerimenti e formulare ipotesi interpretative?<br />
A tal proposito: quale edizione dell’opera verdiana l’ha<br />
maggiormente interessata?<br />
Due almeno. Il nastro del Macbeth con De Sabata e la Callas,<br />
per l’inaugurazione della Scala, nel 1952 (una lettura così geniale<br />
dell’opera che meritava di essere studiata a fondo, senza<br />
però restarne galvanizzati, anzi da dimenticare immediatamente<br />
dopo) e quella di Abbado, in disco, che per me rappresenta la<br />
più bella edizione dell’opera. Un’interpretazione magistrale e<br />
definitiva! Per tornare alla critica musicale, mi rallegra particolarmente<br />
l’ammissione generale che la mia lettura del Macbeth,<br />
nel bene e nel male, è diversa da quella di Claudio (Abbado, ndr.).<br />
Considero una vittoria essere riuscito a trovare una mia strada,<br />
affrancandomi dalla bellezza e dal fascino di quella di Abbado<br />
che conoscevo bene, avendo seguito all’epoca tutte le prove con<br />
Abbado e Strehler.<br />
Tra breve ci sarà un Macbeth anche in Italia, diretto da<br />
Muti, per l’inaugurazione della stagione del Teatro San<br />
Carlo. Andrà ad ascoltarlo?<br />
Ah, non lo sapevo.<br />
Ha dischi in uscita o registrazioni già programmate?<br />
Proprio ieri è stato presentato qui, a Salisburgo, nel corso di una<br />
festa della Decca, Andrea Chénier con Pavarotti e Caballé; a fine<br />
anno uscirà The Rake’s Progress e, successivamente, un album<br />
interamente dedicato a Čajkovskij (Giulietta e Romeo, Francesca<br />
da Rimini) con l’Orchestra di Cleveland...<br />
Quando tornerà a dirigere in Italia?<br />
A dicembre, per due concerti, uno a Firenze al Teatro Comunale<br />
e l’altro a Milano, per la Stagione RAI; a giugno poi, alla Scala,<br />
riprendo Andrea Chénier con Carreras.<br />
Perché, di recente, Martha Argerich ha disertato il concerto<br />
al Maggio Fiorentino, sotto la sua direzione?<br />
Per motivi che hanno a che fare con la sua vita privata. Tanto è<br />
vero che, poi, ha partecipato alla tournée in Spagna, con me e<br />
con l’Orchestra fiorentina. Non credo, perciò, che ce l’avesse con<br />
Firenze (o con me). Problemi personali.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 29
INSIDE<br />
Quando farà un regalo a suo padre, che ora è al Carlo<br />
Felice di Genova, dirigendo l’orchestra di quel teatro?<br />
Con mio padre c’è un pourparler per un concerto con l’Orchestra<br />
genovese. Vi fui invitato, forse otto anni fa, ma poi non se ne fece<br />
nulla, per ragioni burocratiche e finanziarie. Successivamente<br />
non sono più andato a Genova, semplicemente perché non sono<br />
stato invitato. Può darsi, invece, che ora... anche se io e mio padre<br />
non abbiamo mai amato collaborare insieme ufficialmente.<br />
Quando lui aveva responsabilità di vertice ha sempre evitato di<br />
scritturarmi, per non suscitare logici attacchi...<br />
Ora la situazione è cambiata. Lei è un direttore e non<br />
più, semplicemente, il figlio di...<br />
Sì, anche perché pare che la richiesta sia venuta dall’orchestra.<br />
Perciò, forse, andrò a Genova. Mi permetta di aggiungere qualcosa<br />
che interessa direttamente la sua rivista pianistica (“Piano<br />
Time”, ndr.): in autunno termineremo la registrazione dei Concerti<br />
per pianoforte di Beethoven, e la Fantasia corale, con Alicia<br />
de Larrocha e l’Orchestra della Radio di Berlino. Abbiamo già<br />
inciso il Primo, Terzo e Quinto; usciranno tutti all’inizio dell’85.<br />
A proposito del concerto dell’altro ieri, il Concerto per pianoforte<br />
n.3 di Rachmaninov l’avevo già diretto, con Weissenberg e<br />
l’Orchestra di Cleveland; da allora mi ero riproposto di dirigerlo<br />
anche in Europa con lo stesso pianista. Poi c’è stata l’opportunità<br />
di farlo a Salisburgo, dove mancava da più di un decennio.<br />
Il successo del nostro concerto merita più alta considerazione,<br />
perché Rachmaninov in Austria è considerato un musicista di<br />
“seconda classe”. Io combatto strenuamente tale opinione e per<br />
dimostralo, l’anno prossimo, porto in tournée la mia orchestra<br />
negli Stati Uniti, con la Sinfonia n.2 di Rachmaninov, che considero<br />
un capolavoro nel suo genere.<br />
Insomma, può ritenersi soddisfatto.<br />
Inaugurare il Festival di Salisburgo è il massimo traguardo per<br />
qualunque direttore, sebbene si tratti di un traguardo che mette<br />
il direttore in una posizione fra le più ambite ma anche fra le<br />
più scomode. Non posso dimenticare che sono stato l’unico a<br />
succedere a Karajan, nell’inaugurazione del festival.<br />
I grandi direttori italiani, Muti o Abbado, non hanno<br />
mai avuto tale onore?<br />
Abbado, come anche Muti, hanno diretto e dirigono regolarmente<br />
a Salisburgo, ma non hanno mai inaugurato il festival. Nel mio<br />
caso, in particolare, c’è stato il passaggio dello scettro direttamente<br />
dalle mani di Karajan.<br />
Ora la invidieranno.<br />
Non può chiederlo a me. Ora, superata questa che considero<br />
la prova del fuoco, sono ormai definitivamente fuori pericolo.<br />
L’anno prossimo tornerò a Salisburgo per la ripresa del Macbeth<br />
e per un concerto ancora con i Wiener Philharmoniker.<br />
(“Piano Time”, anno II, n.19 – Ottobre 1984)<br />
30 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
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INSIDE<br />
di Francesco Bonerba<br />
photo Getty Images<br />
A little girl in Blues<br />
Chi era Janis Joplin? Chi si nascondeva realmente dietro il ruggito della sua voce blues e quella incontenibile carica<br />
di energia che trascinò con sé milioni di anime? Quale propellente emozionale innescava da un lato la potenza del<br />
suo canto e dall’altro le vertiginose discese verso la dipendenza dalla droga? Sono domande a cui, per fortuna, il<br />
documentario della regista nominata all’Oscar Amy J. Berg (Deliver Us from Evil, An Open Secret) non risponde.<br />
Presentato in anteprima mondiale alla 72. Mostra Internazionale<br />
d’Arte Cinematografica di Venezia – dove abbiamo<br />
avuto la fortuna di vederlo, circondati da una platea emozionata<br />
e attentissima – e in sala dall’8 ottobre, Janis è un documentario<br />
preciso e ben confezionato, che evita sia la facile e lacrimosa retorica<br />
di cui sono spesso intrisi i biopic sia la tentazione di delineare in<br />
modo manicheo e superficiale l’identità di<br />
una figura mitica come la Joplin. Contrariamente<br />
a quanto fece nel 1974 Howard Alk<br />
con il suo documentario, Amy Berg non si<br />
limita ad aggregare materiali di repertorio<br />
annullando la propria presenza e lasciando che a parlare siano i grezzi<br />
materiali di repertorio ma manipola e orchestra narrativamente una<br />
moltitudine di documenti eterogenei e in parte inediti, affidando le<br />
parole della Joplin alla voce penetrante della cantautrice statunitense<br />
Charlyn “Chan” Marshall. Da questa operazione di abile messa in<br />
Non hai idea di quanto sia<br />
difficile essere me<br />
Janis Joplin<br />
forma, più patinata del documentario del 1974 ma decisamente più<br />
godibile, emerge un’immagine vividamente polifonica della cantante,<br />
che lo spettatore ricostruisce muovendosi tra le lettere che la Joplin<br />
scriveva alla famiglia, le testimonianze della sorella e del fratello, le<br />
interviste a chi la conobbe da vicino e le riprese dei concerti e del suo<br />
lavoro in sala di registrazione.<br />
Si fa così conoscenza con l’adolescente Janis,<br />
ragazzina “fuori dal coro”, lontana dai canoni<br />
estetici degli anni Sessanta e con un carattere<br />
schietto e impetuoso, che i compagni di<br />
classe avevano paura di portare nei bar, dove<br />
puntualmente scatenava una rissa, e che i membri del gruppo Alpha<br />
Phi non esitarono a definire “uomo più brutto dell’anno”. In un’intervista,<br />
anni dopo, la Joplin affermerà – con un sorriso forzato dietro il<br />
quale si nasconde l’enorme ingombro della profonda solitudine che<br />
caratterizzerà la sua intera vita – di non aver mai superato il fatto che<br />
32 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
JANIS IL DOCUMENTARIO<br />
nessun ragazzo le abbia mai chiesto<br />
di accompagnarla al prom di<br />
fine anno. È proprio il desiderio di<br />
essere accettata, amata, considerata,<br />
congiuntamente alla scoperta<br />
del proprio talento e all’amore per<br />
miti musicali come Otis Redding,<br />
Ornette Coleman, Billie Holiday<br />
e Aretha Franklin, a innescare la<br />
miccia che la avvicina sempre più<br />
al palco, spinta verso quel contatto<br />
con il pubblico che lei stessa definisce<br />
analogo al “feedback di un<br />
diffusore”, un’onda di energia che<br />
dal cantante passa agli spettatori e<br />
viceversa. Un contatto che sarà la<br />
prima e forse unica vera dipendenza<br />
di Janis Joplin, costantemente<br />
alla ricerca di un crescente sostegno<br />
umano in grado di silenziare il<br />
rumore delle proprie insicurezze e<br />
risanare le ferite di gioventù.<br />
Tralasciando, però, i suoi turbamenti<br />
interiori e la sua frenesia di<br />
trasformarsi nella star che avrebbe<br />
spazzato via le proprie fragilità, la<br />
Joplin possedeva un talento artistico<br />
e una serietà professionale<br />
probabilmente mai del tutto valorizzati<br />
e apprezzati, messi in luce<br />
dai tanti materiali raccolti nel<br />
documentario. Sebbene la Berg si<br />
focalizzi molto, attraverso le testimonianze raccolte, sugli aspetti più<br />
drammatici della vicenda biografica della cantante di Port Arthur, la<br />
composizione sapiente di riprese che la ritraggono al lavoro o mentre<br />
è sul palco delinea un percorso di crescita artistica che rende omaggio<br />
alla sua grandezza. Nonostante la dipendenza da droga e alcol, amici<br />
e colleghi testimoniano all’unisono come la Joplin cercasse sempre<br />
di essere sobria e lucida prima di una registrazione o un concerto,<br />
affinché i suoi fan e la sua arte non risentissero mai di quegli eccessi ai<br />
quali si abbandonava consapevolmente<br />
tra un impegno lavorativo<br />
e l’altro. I primissimi piani sul suo<br />
volto teso e vibrante di passione,<br />
la carica elettrica della sua musica<br />
enfatizzata dalle immagini rumorose<br />
e stinte di quegli anni e la<br />
lucidità con cui parla ai propri genitori,<br />
nelle lettere private, delle<br />
proprie scelte umane e lavorative,<br />
contribuiscono così a magnificare<br />
il valore dell’artista Janis Joplin.<br />
Nessuno saprà mai veramente<br />
perché quella notte del 4 ottobre<br />
1970, nonostante il lungo periodo<br />
in cui si era progressivamente<br />
allontanata dalla droga (e avvicinata<br />
all’alcol), la cantante abbia<br />
deciso di iniettarsi quell’ultima<br />
letale dose di eroina. Una cosa,<br />
però, emerge in modo netto dal<br />
documentario di Amy Berg e dai<br />
documenti raccolti: Janis Joplin<br />
era un talento straordinario che<br />
non ebbe mai l’opportunità di<br />
sbocciare. La sua stella è nata<br />
in modo burrascoso e cresciuta<br />
in pochissimo tempo (aveva 24<br />
anni quando registrò Big Brother<br />
and the Holding Company<br />
e 27 quando fu trovata priva di<br />
vita al Landmark Motor Hotel ad<br />
Hollywood), incatenata ai propri demoni giovanili e sprovvista di<br />
un mentore in grado di guidarla alla scoperta delle proprie reale<br />
potenzialità (quale fu Paul A. Rothchild nell’ultimo periodo). La sua<br />
fiamma artistica e umana si è estinta prematuramente, non rivelando<br />
mai quanto a lungo e con quali forme avrebbe potuto ancora bruciare.<br />
Senza dubbio, a distanza di quasi mezzo secolo, la forza della sua voce<br />
e del suo carattere restano immutate, e il film della Berg è un’ottima<br />
opportunità per riscoprirle nel loro massimo splendore.<br />
Passerà presto in mani private la Porsche<br />
356C 1600 Cabriolet che Janis Joplin acquistò<br />
usata nel 1968 per 3.500 dollari. Originariamente<br />
di colore bianco perla, la cantante<br />
la affidò a un suo amico, Dave Roberts, che<br />
nel giro di un mese la “affrescò” con coloratissime<br />
decorazioni psichedeliche, un autentico<br />
murales su quattro ruote cui diede il titolo di<br />
“The History of the Universe”. L’auto divenne<br />
così riconoscibilissima, un’autentica icona di<br />
quegli anni che segnalava, ovunque andasse,<br />
la presenza della Joplin; era talmente riconoscibile<br />
che quando fu rubata, nel 1969,<br />
il ladro pensò bene di ritinteggiarla interamente<br />
di grigio. Fortunatamente l’auto fu<br />
rintracciata e il disegno originario interamente<br />
recuperato. Dopo la morte della cantante,<br />
l’auto cadde in disuso fino al 1995, quando<br />
gli eredi della Joplin decisero di prestarla alla<br />
Rock and Roll Hall of Fame Museum di Cleveland,<br />
dove è stata esposta finora. Il prossimo<br />
10 dicembre la mitica Porche sarà battuta<br />
all’asta a New York, con un valore che si stima<br />
raggiungerà la cifra di circa 350 mila euro.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 33
INSIDE<br />
di Daniele Camerlengo<br />
Il<br />
“pendolo”<br />
di Zibba<br />
foto Nicolò Puppo<br />
Muovitisvelto è conoscenza acquisita e diffusa, è legame estemporaneo forte e decadimento immediato,<br />
sicuramente il racconto della vita artistica di Zibba, segnato dal cromatismo episodico del suo continuo<br />
vagabondare musicale.<br />
Sembra quasi sfuggirla, una definizione, una classificazione,<br />
Zibba, costantemente alla ricerca di un orizzonte musicale<br />
il più ampio possibile (“Cerco di essere libero, di suonare<br />
quello che mi piace senza troppi filtri... ”) e che non precluda generi,<br />
partner (ampie le collaborazioni, ultima quella con Alex Britti) e<br />
ambiti, senza disdegnare nulla, nemmeno il Festival di Sanremo, al<br />
quale ha partecipato nel 2014 nella sezione “Nuove Proposte” con<br />
il brano Senza di te, arrivando fino alla finale e vincendo il Premio<br />
della Critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa “Lucio Dalla”.<br />
Un’esperienza di cui Zibba traccia un ricordo per nulla enfatico:<br />
“Ci siamo sentiti a casa; lo staff ha davvero fatto di tutto per<br />
far sì che noi piccoli artisti ci sentissimo considerati al pari dei<br />
grandi”. Lo abbiamo incontrato poco dopo la presentazione del<br />
suo ultimo album…<br />
34 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
INTERVISTA ZIBBA<br />
Nel testo della canzone Muovitisvelto che dà il titolo<br />
all’album, il grazie alle “donne, a quelli che ascoltano,<br />
alle pellicole da mattatoio e alle case di cura” cela una<br />
dedica particolare a persone o avvenimenti importanti<br />
che ti hanno dato forza?<br />
Quell’elenco nasconde decine di significati ma è senz’altro vero<br />
che sono tutte cose che hanno una grande importanza per me,<br />
che mi hanno sorretto nei momenti di dubbio e fatto in qualche<br />
modo diventare la persona che sono. In cammino ma su una<br />
strada che comincia a farsi riconoscere.<br />
La tua formazione si è costruita e fortificata grazie alla<br />
dura gavetta, oggi quasi dimenticata. Qual è stata l’esperienza<br />
che ti ha arricchito più di ogni altra?<br />
Di certo i chilometri in furgone. Le parole, i programmi, le cose<br />
discusse e le canzoni scritte mentre si viaggia sono il colore a<br />
tutto quanto e in qualche modo il vero obbiettivo. Si dice che il<br />
viaggio sia la cosa più importante. Nella musica, per me, funziona<br />
allo stesso modo.<br />
Hai la fortuna di collaborare con gli Almalibre che, oltre<br />
a essere la tua seconda famiglia, sono musicisti di<br />
altissimo livello, una mistura di esperienza e talento.<br />
Descrivici la qualità del rapporto con loro.<br />
Amichevole ma anche molto professionale. Sappiamo dove sono i<br />
confini tra il lavoro e il cazzeggio e siamo tutti molto consapevoli.<br />
Ci piace l’idea di costruire insieme e di far parte di qualcosa.<br />
L’incontro con Niccolò Fabi?<br />
Avvenne grazie al Collettivo Dal Pane, parentesi davvero emotiva<br />
per me. Da lì è nata la stima reciproca e la voglia di fare qualcosa<br />
insieme. In studio è stato magico, ero davvero emozionato.<br />
Le voci e i ricordi di luoghi e storture<br />
del passato che evocano la durezza di<br />
vissuti neri come la pece e la ricerca<br />
della calma che sana. Cosa vuole trasmettere<br />
Ovunque nella duplice versione<br />
di canzone e monologo che vede<br />
ospiti Marco Ferrando, Matteo Monforte<br />
e Andrea Balestrieri?<br />
Quello che trasmette. Non amo decidere io<br />
cosa gli altri debbano provare ascoltando la<br />
mia musica. Credo che ognuno meriti la propria<br />
verità quando ascolta.<br />
La tua passione per la scrittura ti ha portato a realizzare<br />
nel 2013 Me l’ha detto Frank Zappa in due versioni e<br />
per due case editrici differenti (il cartaceo per Editrice<br />
Zona, la versione digitale per Matisklo Edizioni, entrambe<br />
con interventi di Eugenio Finardi e Matteo Monforte,<br />
illustrazioni di Matteo Anselmo). Immagino sia stata<br />
un’esperienza molto appassionante.<br />
Di certo divertente. La cosa bella è che questo libro nato per gioco<br />
sia diventato quasi subito uno spettacolo teatrale. E devo ringraziare<br />
Sergio Sgrilli per avermi aiutato a vivere questo piccolo sogno.<br />
Sentire le mie parole recitate in teatro è stato strano, molto bello.<br />
Raccontaci il tuo rapporto con le arti.<br />
Non sono un amante dell’arte nel senso comune. Sono un grande<br />
rispettoso delle motivazioni che stanno dietro l’artista senza<br />
preoccuparmi troppo di voler riconoscere forzatamente il genio.<br />
Come nascono i tuoi testi e come li avvicini al trasporto<br />
vibrante del sonoro?<br />
In modo piuttosto fluido. Piacevolmente casuale a volte. Lascio<br />
che l’ambiente attorno e le coincidenze facciano il loro lavoro e<br />
sto ad ascoltare. Se scrivo per me scrivo perché ne ho bisogno<br />
come si ha bisogno di una seduta psicoanalitica. Se scrivo per<br />
gli altri è tutto diverso. Metto in gioco la mia piccola esperienza<br />
e tutta la passione che ho. E ascolto, sempre.<br />
Nel disco ospiti Niccolò Fabi, Bunna, Omar Pedrini, Leo<br />
Pari, Patrick Benifei, importanti presenze che impreziosiscono<br />
l’album e la tua esperienza creativa. Quali sono<br />
i loro pregi migliori?<br />
Di essere persone. Meravigliosamente in linea con loro stesse.<br />
Questo mi fa innamorare. Il regalo di condividere una canzone<br />
è tra i più grandi che ricevo.<br />
Un riferimento stilistico o vocale che<br />
è stato sempre presente sin dagli inizi<br />
della tua carriera.<br />
Tom Waits. Il suo modo di concepire il suono,<br />
le composizioni, mi ha aiutato a voler conoscere<br />
un’altra musica, altri artisti, e a forgiare<br />
il mio stile sotto l’esempio di chi ha usato la<br />
musica senza farsi usare dalla stessa.<br />
foto Nicolò Puppo<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 35
INSIDE<br />
Raccontaci un aneddoto vissuto durante un tuo concerto,<br />
un incontro inaspettato o un’ispirazione creativa<br />
condivisa che ha sorriso alla tua sensibilità.<br />
La prima mail di Lorenzo Jovanotti arrivata di notte mentre stavo<br />
sdraiato su un materasso in studio. Ha ispirato in quell’istante<br />
la prima canzone dell’album.<br />
Qual è il tuo poeta preferito e ne hai disseminato qualche<br />
traccia nelle tue produzioni?<br />
La poesia è roba da poeti. Amo le poesie di Bukowski perché traduce<br />
le sensazioni in modo così brutalmente vero che non puoi<br />
che sentirti parte di quella cosa, di quel momento.<br />
Quale artista o brano sarà sempre presente nelle tue<br />
playlist? E ancora, cosa ne pensi della musica liquida e<br />
dei servizi come Spotify?<br />
Di Spotify penso che sia una cosa buona, una delle più utili inventate<br />
negli ultimi anni nel settore della musica digitale. Grazie<br />
a questo programma sono riuscito a ritrovare versioni e pezzi<br />
che non sentivo da anni. Nella mia playlist non mancherà mai<br />
Moondance di Van Morrison.<br />
Rimasi affascinato dalla tua scrittura e dalla profondità<br />
avvolgente della tua voce grazie alla meravigliosa Regalami<br />
di te scritta e interpretata nel progetto discografico<br />
Bassvoice Project di Silvia Bara e Pippo Matino. Cosa regaleresti<br />
di te a questo mondo devastato da mille brutture?<br />
Tutto ciò che posso regalare sta nelle mie canzoni. Non ho grandi<br />
regali per il mondo ma credo che, nonostante il devasto, come<br />
dici tu, al mondo ci si stia ancora bene, per ora.<br />
Che legami hai con il jazz?<br />
È la musica che sentiva mio padre. È una delle espressioni che<br />
amo. Uno dei modi migliori di dire determinate cose. Il romanticismo<br />
è nel jazz. E ne abbiamo bisogno.<br />
Cosa comporta essere padre e artista e cosa ha rinnovato<br />
in te?<br />
Comporta essere poco a casa e una lotta continua tra sentimenti<br />
e sensi di colpa più o meno giustificabili. Non ha rinnovato<br />
qualcosa in particolare, salvo qualche istinto di sopravvivenza.<br />
Ha aperto sicuramente una finestra su tutto portando luce e<br />
chiarezza.<br />
Adesso, oltre alla promozione del tuo ultimo disco, cosa<br />
ti aspetta? Teatro, cinema, televisione?<br />
Riposo, spero. Poi ho mille progetti, come sempre, e credo che<br />
prima o poi li produrrò tutti. Di certo voglio continuare a scrivere<br />
e fare tutto quello che sto facendo. Non immagino una vita migliore<br />
o più intensa. Nonostante la fatica incessante e i conti da<br />
fare con le motivazioni, sono decisamente uno di quelli fortunati.<br />
Per tanti motivi.<br />
36 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Pro-Ject nuova Serie RPM<br />
L’evoluzione del vinile continua.<br />
RPM 10 Carbon<br />
Giradischi con telaio, base anti-risonante<br />
e braccio in carbonio. Motore asincrono con controllo<br />
elettronico della velocità, piatto in alluminio ad alta massa con sistema<br />
di sospensione magnetica e top in vinile. Velocità 33,3/45 giri, sistema di smorzamento TPE<br />
e nuovo braccio da 10" Pro-Ject 10CC Evolution con porta-testina integrato.<br />
RPM 5.1 Giradischi compreso di braccio con trazione<br />
a cinghia e velocità 33/45 giri. Piatto in MDF a bassa risonanza<br />
e matte in sughero. Motore asincrono e braccio<br />
dritto in carbonio Pro-Ject 9CC, connettori RCA<br />
posteriori placcati oro. Disponibile nel colore Grigio<br />
scuro laccato.<br />
RPM 3 Carbon Giradischi compreso di braccio con trazione<br />
a cinghia e velocità 33/45 giri. Dotato di piatto in<br />
MDF a bassa risonanza e matte in vinile. E’ dotato di<br />
braccio in resina di alluminio/carbonio a S da 10” e antiskating<br />
magnetico. Motore in DC esterno, disaccoppiato<br />
dal telaio. Disponibile nei colori nero laccato, rosso<br />
laccato o bianco laccato.<br />
RPM 1 Carbon Giradischi compreso di braccio, trazione<br />
a cinghia, velocità 33/45 giri. Piatto in MDF a bassa risonanza<br />
e matte in feltro. Braccio in resina di alluminio/carbonio<br />
a S da 8,6” con antiskating magnetico. Motore<br />
in DC esterno disaccoppiato dal telaio. Disponibile<br />
nei colori nero laccato, rosso laccato o bianco laccato.<br />
www.audiogamma.it
INSIDE<br />
di Guido Bellachioma<br />
Suonami<br />
la mia<br />
canzone<br />
Le apparenti stravaganze sonore di Francesco Gazzara, eccellente compositore/tastierista romano,<br />
sono in realtà frutto di un percorso artistico estremamente ragionato e al tempo stesso passionale.<br />
Gazzara Play Genesis è la sigla con cui ha scelto di pubblicare Play Me My Song… chiaro atto<br />
d’amore per la band inglese.<br />
Il suo debutto nella discografia ufficiale, l’album One (come<br />
Gazzara, Irma Records) risale al 1996, dopo alcuni 12” pubblicati<br />
nei primi anni ’90 in collaborazione con il compianto<br />
amico e produttore fiorentino Ernesto De Pascale (13 febbraio<br />
1958 – 13 febbraio 2011). Prima ancora c’erano stati molti concerti<br />
nell’underground rhythm ‘n’ blues romano (con i P.U.B.), alcuni<br />
anche all’estero nella scena mod europea, e molti eventi nazionali<br />
(live e in studio) con i toscani Hypnodance dello stesso De Pascale<br />
e Massimo Altormare.<br />
Raccontaci la tua storia…<br />
Quando ho cominciato lo strumento dell’epoca era un organo elettromagnetico<br />
della Pari, niente di paragonabile ai cloni odierni<br />
dell’Hammond ma uno strumento a parte, difettoso ma con una<br />
sua personalità. Prima dell’esordio discografico la mia attività si<br />
divideva già allora (come oggi) tra produzioni in studio, concerti e<br />
le prime colonne sonore, in quei tempi solo per il teatro e la televisione.<br />
Ero davvero troppo giovane, nel 1984 dovetti dare l’esame in<br />
SIAE da minorenne in quanto da semplice e temporaneo assistente/<br />
38 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
INTERVISTA FRANCESCO GAZZARA<br />
uditore di studio del M° Amedeo Tommasi (anche uno dei migliori<br />
pianisti jazz italiani di tutti i tempi) mi ritrovai presto a scrivere<br />
alcuni brani con lui per uno sceneggiato della RAI. In quel periodo,<br />
a parte la contingenza di live e produzioni, la mia passione per i<br />
Genesis e per altre band, piuttosto selezionate, del prog, trovava<br />
più spazio negli studi di pianoforte classico e nelle sperimentazioni<br />
sugli ultimi sintetizzatori analogici dell’epoca (un Arp Odissey<br />
bianco inciso in tanti demo su quarto di pollice a bobine Teac).<br />
One cambia molte cose…<br />
Con questo album, ritenuto ancora oggi tra quelli pioneristici del<br />
genere acid jazz in Italia e non solo, arrivarono anche 10.000 copie<br />
vendute, il cammeo dell’organista inglese James Taylor (JTQ),<br />
una lunga serie di tour, anche internazionali (Giappone, Russia,<br />
Portogallo), e concerti prestigiosi (Montreux Jazz Festival e Jazz<br />
Cafè di Camden, Londra). Come Gazzara, una band jazz/funk a<br />
tutti gli effetti con influenze elettroniche, soundtrack e lounge,<br />
sono seguiti altri cinque album (l’ultimo nel 2013 e un prossimo in<br />
lavorazione). La title-track dell’album The Spirit Of Summer, grazie<br />
al remix del DJ newyorkese Dave Warrin, diventò nel 2002 una hit<br />
sulla scena black e dance internazionale. Le influenze maggiori del<br />
progetto: Eumir Deodato, Sound Of Philadelphia, Henry Mancini,<br />
John Barry, Marcos Valle, Herbie Hancock, ecc.<br />
Le colonne sonore sono importanti nella tua vita artistica?<br />
Si, contemporaneamente ai miei dischi, dal 2000, ho iniziato a<br />
scrivere colonne sonore per il cinema e la TV, collaborando con<br />
numerosi registi (Giuseppe Ferrara, Cristina Comencini, Peter Del<br />
Monte, Luca Archibugi, Francesca Muci, Maurizio Panici, Carlo<br />
Alberto Pinelli, Nicola Molino, Gino Cammarota), continuando<br />
nel decennio successivo con un intermezzo nel mondo dei jingle<br />
pubblicitari (Jeep, Disaronno, Fernet Branca, Sky FX). Tra le colonne<br />
sonore realizzate: Donne di mafia (2000, regia: G. Ferrara),<br />
Segretario particolare (2007, regia: N. Molino), Siamo tutti<br />
vecchi (2010, regia: F. Muci), Eduardo, la vita che continua (2014,<br />
regia F. Saponaro). Tra quelli che hanno utilizzato miei brani originali<br />
nella soundtrack: Controvento (2000, regia: P. Del Monte),<br />
Bianco e nero (2007, regia. C. Comencini). Last but not least,<br />
i progetti discografici paralleli: Hammond Express, due album<br />
non solo all’insegna dello storico “sound” ma anche alla ricerca<br />
di un linguaggio innovativo per l’organo jazz, e The Piano Room,<br />
tre album di matrice progressive con una formazione particolare<br />
ovvero piano/organo, batteria e contrabbasso. Per me restare nel<br />
mondo della musica in maniera più estesa possibile è stato infine<br />
inevitabile, vista anche l’eterogeneità del mio percorso di studio<br />
parallelo, tra i corsi di composizione sperimentale e musica elettronica<br />
al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, quelli di musica<br />
da film con il M° Mario Nascimbene e il M° Carlo Savina a Latina,<br />
il diploma in Music Production and Sound Engineering presso il<br />
Media Production Services di Brixton (Londra) e, infine, la laurea<br />
in etnomusicologia all’Università La Sapienza di Roma.<br />
Perché Genesis, come nasce questo progetto e il rapporto<br />
con quel tipo di musica più in generale.<br />
REGISTRARE IN VATICANO<br />
Come location della session pianistica è stata scelta la Sala Assunta<br />
(all’interno dello Stato Vaticano), dotata di un bel riverbero naturale e<br />
sede di molte registrazioni storiche (Quartetto Cetra, Ennio Morricone).<br />
Le (poche) partiture esistenti sono state riviste al setaccio, altre sono<br />
state scritte di sana pianta. Arrangiamenti fedeli alla struttura degli<br />
originali, dunque, ma senza eccessi di virtuosismo, velocità leggermente<br />
più aggressive rispetto a quelle conosciute – per dare un senso “live” al<br />
tutto, nella tradizione dei Genesis dal vivo – e, soprattutto, la messa in<br />
risalto di parti nascoste che a volte escono solo dagli ascolti in cuffia degli<br />
originali rimasterizzati. Questi sono alcuni dei tanti dettagli assegnati di<br />
volta in volta a strumenti diversi.<br />
Come assistente alla produzione e al missaggio è intervenuto Stefano<br />
Corato (nella foto), attualmente responsabile dei programmi musicali<br />
della Radio Vaticana, ma negli anni ’80 e ’90 produttore interno della<br />
RCA con vasta esperienza di sound orchestrale, avendo lavorato anche<br />
negli Abbey Road Studios e con Ennio Morricone. Curiosamente Stefano,<br />
che è un amico e collega dai tempi di una compilation BMG con gruppi<br />
emergenti romani del 1990 (fortemente voluta anche da Francesco Di<br />
Giacomo del Banco), è anche un ottimo contrabbassista che, tra le tante<br />
session orchestrali, partecipò anche a quelle per l’album Di terra del<br />
Banco Del Mutuo Soccorso.<br />
Il mio incontro con la musica dei Genesis è indelebile. Risale a una<br />
visita domenicale al mercato di Porta Portese di Roma nel 1979,<br />
dodicenne già stanco delle lezioni di pianoforte classico, opposte<br />
alla disco music in vinile dell’epoca e cioè il mio primo approccio<br />
corporale alla musica. Tra le bancarelle del vinile rimasi colpito da<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 39
INSIDE<br />
una copertina con una band tutta a sedere e solo il cantante in piedi,<br />
al centro, con una maschera geometrica di cartone. Tenda turchese<br />
sullo sfondo, occhiali e basettoni sul palco, chitarre doppio manico:<br />
Genesis Live per qualche mese non lasciò più il mio giradischi<br />
mentre continuavo a rileggere il breve racconto Sci-Fi horror di<br />
Peter Gabriel sul retro cover. Il colpo del Mellotron nell’apertura di<br />
Watcher Of The Skies – combinato col brusio del pubblico – lasciò<br />
il suo segno indelebile. Avevo deciso di essere un musicista e se oggi<br />
lo sono è anche grazie a quel disco. Certo negli anni a seguire ero<br />
già un collezionista dei Genesis<br />
(tra cassette live, bootleg, EP in<br />
vinile e video in VHS ancora di<br />
pessima qualità), avendone scoperto<br />
a ritroso tutta l’era Gabriel,<br />
i primi tre album dell’era Collins<br />
e concedendomi il lusso di comprare<br />
in contemporanea all’uscita<br />
Duke, i primi album solisti di<br />
Tony Banks e Mike Rutherford<br />
(tastierista e bassista dei Genesis),<br />
i primissimi Private Parts<br />
& Piece di Anthony Phillips<br />
(chitarrista originale) in vinile.<br />
Ancora quindicenne non esitai<br />
poi a vederli dal vivo (entrambe<br />
le date) nel settembre del 1982<br />
al Palasport di Roma. Eppure in<br />
qualche modo, a parte inevitabili<br />
echi inconsci nei miei primi<br />
commenti sonori, i Genesis restavano<br />
lontani, come genere,<br />
dallo stile delle produzioni in cui<br />
mi trovai poi impegnato professionalmente.<br />
Semmai aprirono<br />
le mie orecchie, come semplice<br />
ascoltatore, ad altro progressive<br />
rock di matrice soprattutto<br />
inglese. Gentle Giant, EL&P e<br />
Yes, soprattutto per l’evidente<br />
coinvolgimento tastieristico,<br />
Pink Floyd, King Crimson, Van<br />
Der Graaf Generator, Camel per<br />
un’emozione più universale e per<br />
quel gusto indomito nel cercare<br />
di produrre sempre e comunque<br />
un sogno, un qualcosa che non<br />
ti aspetta e ti porta altrove, “off<br />
the manual”. Ma ecco che all’improvviso, qualche anno fa, tutto<br />
torna a galla. All’inizio il bisogno irrefrenabile di ricostruire il passato,<br />
attraverso lo studio quotidiano al pianoforte di quasi tutto<br />
il repertorio dei Genesis, almeno quello in cui è presente la vera<br />
quintessenza “banksiana” del gruppo. Poi l’ipotesi di realizzare il<br />
sogno di una vita: un album di solo piano con i loro brani che mi<br />
venivano meglio.<br />
Qual è stata la “scintilla”?<br />
È stato un pianoforte Bosendorfer Grand Coda ad accendere, il 1°<br />
agosto 2013, il progetto Gazzara Plays Genesis: 19 tracce della leggendaria<br />
band inglese scelte accuratamente dal periodo 1970-1980.<br />
Gli ascolti di una vita mi hanno suggerito la chiave interpretativa,<br />
ovvero il tentativo di non fare ancora una volta soltanto “i Genesis<br />
al pianoforte” ma qualcosa di più profondo. Una sorta di colonna<br />
sonora di un film immaginario, dedicato ai ricordi collettivi di chi ha<br />
masticato tutta la musica della storica band, periodi pre e post Gabriel<br />
compresi. Nei dodici mesi seguenti<br />
le sovraincisioni di un trio di archi<br />
(Fabrizio Paoletti, violino, Giulia<br />
Nuti, viola, Giorgia Pancaldi, violoncello)<br />
e dei numerosi strumenti<br />
suonati dal fiatista Dario Cecchini<br />
(flauti, sassofoni, clarinetto basso)<br />
– oltre alle mie tastiere vintage<br />
più vicine all’universo prog rock e<br />
cioè organo Hammond, Mellotron<br />
e sintetizzatori – hanno portato a<br />
termine l’album Play Me My Song,<br />
il cui titolo ricorda un verso del<br />
classico The Musical Box dall’album<br />
Nursery Cryme.<br />
La mia volontà era quella di riprodurre<br />
nel disco quel viaggio<br />
acustico tra atmosfere oniriche e<br />
cinematografiche, con un pizzico<br />
di campagna inglese nel mezzo, tipico<br />
dei primi Genesis. Ecco spiegati<br />
quindi anche l’artwork della<br />
copertina e la scelta dei formati<br />
LP vinile gatefold e CD digipack,<br />
entrambi doppi. Per un “viaggio”<br />
del genere era importante che la<br />
copertina – ricca di riferimenti<br />
alle prime celebri copertine della<br />
band inglese – fosse disegnata ex<br />
novo ad olio da un vero artista,<br />
Ugo Micheli. Una tavola come la<br />
sua non poteva, però, essere stampata<br />
soltanto negli spazi angusti<br />
di un CD, ma anche in quelli più<br />
ampi del vinile formato gatefold,<br />
la cui apertura a doppia anta vuole<br />
mostrare tutti i dettagli e la cura<br />
dell’artwork di Play Me My Song.<br />
Proprio per l’attenzione e la cura al dettaglio ho scelto di pubblicare<br />
l’album con la label IRMA Records, con cui ho lavorato spesso in passato,<br />
nonostante non sia nota per un catalogo legato al progressive (a<br />
parte gli album del mio progetto The Piano Room). L’esperienza nel<br />
mercato discografico e la passione musicale dell’A&R Umbi Damiani<br />
– che è anche un musicista e ha vissuto l’era del prog in prima persona<br />
– hanno fornito un ulteriore tassello di qualità all’operazione.<br />
40 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
INSIDE<br />
di Pier Paolo Ferrari<br />
Come eravamo una volta<br />
La storia dell’alta fedeltà audio è costellata di marchi autorevoli che sono stati in grado di conquistarsi<br />
un blasone e una reputazione molto alti. Nel tempo sono diventati autentici “miti” creando un alone<br />
di leggenda nell’immaginario collettivo. Gli esempi sono tanti: QUAD, McIntosh, Marantz, Tannoy,<br />
JBL, Garrard, Thorens, AR e altri. Alcuni di questi brand sono ancora in attività, altri hanno cessato<br />
da tempo di esistere...<br />
La Leak fa sicuramente parte di questo ristretto numero di<br />
nomi illustri, con una particolarità sostanziale: sebbene essa<br />
non sia più in attività dal lontano 1979 i suoi apparecchi continuano<br />
a essere desiderati, apprezzati, ascoltati al di là di qualsiasi<br />
effetto nostalgia o di mero e semplice collezionismo audio. Il motivo<br />
di questo affermarsi con tanta forza fra gli appassionati di mezzo<br />
mondo si spiega attraverso un’insuperabile qualità, affidabilità e<br />
longevità degli apparecchi di questa importante ditta di Londra, che<br />
hanno ottenuto un enorme successo all’epoca e continuano indiscutibilmente<br />
a ottenerlo ancora oggi!<br />
Sebbene il vasto consenso internazionale e il grandissimo successo<br />
commerciale con le sue elettroniche a valvole nel periodo d’oro<br />
dell’alta fedeltà audio, Leak seppe conquistarsi un posto di primo piano<br />
anche per la progettazione di apparecchiature Hi-Fi come giradischi,<br />
diffusori e tuner. Sul finire degli anni Cinquanta, difatti, Harold<br />
J. Leak, forte dell’enorme successo commerciale ottenuto, comprese<br />
che la linea dei prodotti della Casa doveva essere allargata a tutti i<br />
componenti dell’impianto audio. Da più parti era stato sollecitato a<br />
offrire un range completo di apparecchi: il nome Leak era diventato<br />
sinonimo di alta qualità e gli appassionati desideravano possedere<br />
un impianto tutto Leak!<br />
Ecco così nascere, all’inizio del 1960, il rivoluzionario diffusore Leak<br />
Sandwich, frutto di precedenti anni di gestazione e prove, con diaframma<br />
del cono dell’altoparlante costituito da fogli in alluminio.<br />
42 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
DAL TL 12.1 ALLO STEREO 70: VENT’ANNI DI SUCCESSI LEAK<br />
Si assiste anche all’evoluzione dei tuner Leak, iniziata nei primi<br />
anni Cinquanta, con l’uscita sul mercato dell’audio del fantastico<br />
Leak Trough-Line II (1962),<br />
1<br />
un vero capolavoro di tecnica e<br />
prestazione Hi-Fi. Per tutti gli<br />
anni Sessanta Harold J. Leak si<br />
cimenterà anche nella fabbricazione<br />
di giradischi e Pick-Up:<br />
nel 1968 vede la luce un ottimo<br />
giradischi, il Leak Truspeed<br />
Turntable, equipaggiato con<br />
braccio Leak Mark 4 dall’insolita<br />
curvatura (foto 11).<br />
Per la verità Harold Leak aveva<br />
già fatto costruire nel 1948 (da<br />
uno dei suoi migliori tecnici) il<br />
braccio Leak Mark 1 Moving-<br />
Coil-Pick-Up; via via questo era Leak TL 12 Point-One (1948-1951)<br />
stato sviluppato e perfezionato a<br />
tal punto che molti eccellenti giradischi<br />
dell’epoca, come il Gar-<br />
2<br />
rard 301 o il Thorens TD-124, ne<br />
erano equipaggiati stabilmente.<br />
D’altronde Harold Joseph Leak<br />
può essere considerato come uno<br />
dei più grandi pionieri dell’audio<br />
proprio perché ha saputo<br />
rivoluzionare completamente<br />
gli standard dell’allora nascente<br />
industria Audio!<br />
Nel 1934 Leak aveva fondato l’omonima<br />
ditta: dal 1936, quando<br />
la casa londinese produce il suo<br />
primo finale di potenza per public<br />
address, fino alla seconda<br />
Leak TL 1O Point-One (1954-1956)<br />
metà degli anni Quaranta, l’ingegner<br />
Leak studia con impegno<br />
un circuito che sia in grado di 3<br />
ottenere requisiti di eccellenza<br />
nella riproduzione del suono,<br />
sia in campo professionale che<br />
in quello amatoriale. Nel 1945<br />
sbalordisce il mondo dell’audio<br />
con un prototipo di amplificatore<br />
che entrerà per sempre nella<br />
storia della riproduzione sonora<br />
per le sue doti insuperate di<br />
qualità e affidabilità: il finale è il<br />
leggendario Leak Type 15 Point-<br />
One che, primo fra tutti, riesce<br />
a presentare una distorsione armonica<br />
totale inferiore addirit-<br />
prima della vendita del marchio.<br />
tura allo 0,1%, valore impensabile alla fine degli anni Quaranta. Nel<br />
1947 il finale Type 15 a quattro stadi viene modificato e nel 1948 H.<br />
Harold J. Leak con il figlio John D. (marketing manager) nel 1968, poco<br />
J. Leak presenta alla critica internazionale il nuovo amplificatore a<br />
tre stadi: è il Leak TL 12 Point-One, ovvero uno degli apparecchi meglio<br />
suonanti e più famosi nella<br />
storia dell’Alta fedeltà.<br />
Nel 1949 inizia la produzione<br />
vera e propria del TL 12.1 (foto<br />
1) che sarà adottato in moltissimi<br />
studi di registrazione sia<br />
Europei che Americani, toccando<br />
paesi anche in Estremo<br />
Oriente. Negli Stati Uniti, poi,<br />
Harold Leak avrà un successo<br />
travolgente e subito il suo amplificatore<br />
verrà acclamato come<br />
uno dei migliori prodotti audio<br />
in assoluto (foto 3). Quello che<br />
accade dopo la commercializzazione<br />
del TL 12 Point-One è<br />
una storia piena di fama e di<br />
gratificazioni, consensi positivi<br />
e vendite impensabili al giorno<br />
d’oggi. Dopo i primi successi<br />
internazionali ecco apparire<br />
sul mercato l’incredibile finale<br />
Leak TL 10 Point-One del 1954,<br />
successore del favoloso TL 12,<br />
munito di un suono permeato<br />
di una raffinatissima musicalità<br />
che ancora oggi lo fa essere uno<br />
dei migliori prodotti audio mai<br />
realizzati (foto 2). Avviata verso<br />
una fama planetaria, a partire<br />
dalla fine degli anni Cinquanta<br />
la Leak rinnova la sua linea<br />
di produzione e presenta l’eccellente<br />
serie di elettroniche a<br />
tubi. Nel 1957 escono sotto una<br />
veste più moderna i finali monofonici<br />
TL 12 Plus, TL 25 Plus<br />
e TL 50 Plus; essi resteranno<br />
in produzione per un decennio<br />
fino al 1967 e le loro straordinarie<br />
virtù li faranno diventare<br />
degli autentici best-seller (foto<br />
5, foto 6). I tre finali monofonici<br />
hanno linee estetiche del tutto<br />
simili e ciò che li differenzia tra<br />
loro è la potenza di uscita che<br />
ovviamente viene espressa per<br />
mezzo di tubi finali diversi. La<br />
circuitazione elettrica, i tubi<br />
d’ingresso e quelli sfasatori sono<br />
uguali, mentre lo stadio finale presenta nel TL 12 PLUS una coppia<br />
di pentodi EL84, nel 25 PLUS una coppia di EL34 e nel 50 PLUS<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 43
INSIDE<br />
5<br />
una coppia di KT88; le potenze, perciò, sono rispettivamente di 12<br />
Watt, di 25 Watt e di 50 Watt in circuito ultra-lineare.<br />
Come detto in precedenza il finale mono Leak TL 12 PLUS viene<br />
prodotto a partire dal 1957 e il nome è già una garanzia: quello del<br />
leggendario capostipite TL 12 Point-One del 1948 (foto 4). Questo<br />
finale monofonico è la somma degli sforzi Leak in campo audio, forse<br />
uno dei migliori amplificatori mai realizzati; presenta una costruzione<br />
compatta e assai gradevole che da quel momento in poi sarà<br />
adottata dalla casa per tutte le sue elettroniche future. Le linee estetiche,<br />
infatti, si distaccano in maniera decisa dal passato, soprattutto<br />
nella forma del telaio, che risulta più piccolo dei modelli precedenti,<br />
e nella sua verniciatura in tre differenti colorazioni.<br />
Il Leak TL 12 PLUS veniva venduto in coppia con il suo preamplificatore<br />
Leak Varislope III monofonico (foto 7) mentre l’equipaggiamento<br />
valvolare era della massima qualità allora disponibile. Il finale<br />
montava tubi Mullard che garantivano (e tutt’oggi garantiscono…)<br />
eccellenti performance e notevole affidabilità nel tempo. All’amplificatore<br />
si potevano inoltre affiancare altri preamplificatori della<br />
casa come il Pre-Mono Leak Point-One Plus, il Leak Varislope III<br />
e, successivamente, con l’avvento della stereofonia, i preamplificatori<br />
Point-One Stereo e Varislope Stereo (foto 8). Una dinastia di<br />
4<br />
Leak TL 25 Plus (1958-1959)<br />
Sostanzialmente gli apparecchi stereofonici di questa serie sono le<br />
versioni doppie dei mono precedenti con una circuitazione denominata<br />
“a triplo anello (TL) di controreazione” o negative-feedback<br />
e un impiego di valvole quasi identico (EF86 in ingresso nella serie<br />
mono al posto del doppio triodo ECC83 sempre in ingresso nella<br />
serie stereo).<br />
Il notevole punto di forza delle elettroniche Leak rimane l’utilizzo dei<br />
trasformatori sia in uscita che di alimentazione; oltre ai componenti<br />
di alto livello qualitativo, infatti, l’impiego di valvole di eccellente<br />
fattura e lo straordinario circuito elettrico, quello che imprime una<br />
musicalità al di sopra della media, è il trasformatore Leak (costruito<br />
su specifiche Leak dalla nota ditta Hinchley) a produrre realmente<br />
sonorità fantastiche: una miscela di suoni armoniosi e trasparenti<br />
come di rado capita di ascoltare.<br />
Ad oggi non esiste purtroppo una tecnica di costruzione che possa uguagliare<br />
la bontà sonica di un trasformatore Leak e che quindi riesca a<br />
elaborare quella alchimia magica che solo i tecnici di allora seppero<br />
trovare. Consoliamoci, perciò, del fatto che ancora oggi, magari a fatica,<br />
è possibile reperire questi oggetti del passato in condizione ottimale,<br />
per gustare in piena era digitale il meraviglioso suono da essi prodotto!<br />
Leak TL 12 PLUS (1962)<br />
preamplificatori dal suono notevolmente musicale, muniti di una<br />
costruzione molto accurata che li fanno essere anche oggi oggetti<br />
desiderabili per un ascolto di elevata qualità.<br />
Nel 1958 la Leak colloca sul mercato il suo primo finale stereo, il Leak<br />
Stereo 20, ed è subito un grande successo di vendite. L’amplificatore<br />
verrà costruito fino al 1967 in migliaia di esemplari, anche dopo l’avvento<br />
dei primi finali a stato solido; il suo responso musicale risulta<br />
dolcissimo e dettagliato allo stesso tempo e si interfaccia molto bene<br />
con i moderni componenti dell’impianto audio (foto 9). Nello stesso<br />
anno viene presentato il finale stereofonico Leak Stereo 50 mentre<br />
nel 1964 esce il finale stereo Leak Stereo 60 (foto 9 bis).<br />
I due finali ricalcano totalmente la filosofia progettuale e le linee<br />
estetiche del Leak stereo 20 elargendo, però, potenze superiori<br />
dell’ordine di 25 e 30 watt per canale; la musicalità rimane quella<br />
dello Stereo 20 anche se con una maggior spinta dinamica generale.<br />
6<br />
Leak TL 50 Plus (1959)<br />
44 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Una grande esperienza musicale.<br />
Disponibile nelle eleganti finiture lacca piano o makassar con frontale<br />
cromato. Il modello TD 550 si pone al vertice della prestigiosa produ-<br />
zione Thorens. Derivato dal TD 350, è dotato di un telaio sospeso con<br />
trazione a cinghia sul bordo esterno del piatto. Le generose dimensioni<br />
del giradischi permettono anche il montaggio di bracci da 12 pollici.<br />
La base del braccio è realizzata in fibra di carbonio in grado di assicurare<br />
un accoppiamento molto rigido tra braccio e piatto. Il telaio sospeso può<br />
essere inoltre comodamente regolato in altezza. Un silenzioso motore<br />
sincrono AC controllato elettronicamente garantisce una partenza imme-<br />
diata alla velocità scelta. Ampia flessibilità di collegamenti è assicurata<br />
poi dalla presenza di uscite bilanciate (XLR) sbilanciate (RCA) e jack.
INSIDE<br />
L’era dello stato solido Leak<br />
Nel 1967 termina la produzione<br />
di apparecchi a valvole Leak<br />
dopo un ventennio di grandi<br />
successi commerciali e critiche<br />
entusiastiche da parte di<br />
tecnici, appassionati e cultori<br />
del bel suono ad alta fedeltà.<br />
Alla fine degli anni Sessanta il<br />
nome Leak è sinonimo di alta<br />
qualità, layout professionale e<br />
alta ingegnerizzazione, un mix<br />
derivato dalla grande serietà e<br />
bravura dei tecnici di una ditta<br />
che ha saputo conquistarsi<br />
una fama invidiale in campo<br />
mondiale; il merito principale<br />
è comunque del fondatore Harold<br />
Joseph Leak, vero genio<br />
della riproduzione Hi-Fi che<br />
con lungimiranza credette nel<br />
crescente mercato dell’audio.<br />
Dal 1968 inizia la produzione<br />
di elettroniche a stato solido<br />
che porterà alla commercializzazione<br />
di due splendidi<br />
amplificatori integrati: il Leak<br />
Stereo 70 (foto 8b) e il Leak<br />
Stereo 30 Plus (foto 8c). In<br />
verità la costruzione e distribuzione<br />
di un amplificatore<br />
a transistor era già iniziata<br />
nel 1963/64, quando la Leak<br />
aveva introdotto l’integrato<br />
Leak Stereo 30, un piccolo<br />
capolavoro di qualità tecnica e<br />
bontà musicale della potenza<br />
di 15+15 watt RMS (foto 10).<br />
Lo Stereo 30 verrà prodotto<br />
per cinque anni e venduto in<br />
oltre 40.000 esemplari! Questo<br />
integrato, incorporante il<br />
pre e il finale, ebbe un notevole<br />
successo all’epoca nonostante<br />
alla Leak fossero ancora in<br />
produzione le elettroniche a<br />
valvole e nonostante possa essere<br />
considerato il primo apparecchio<br />
a transistor costruito<br />
in Inghilterra e, molto probabilmente,<br />
in Europa. Ancora<br />
una volta Harold J. Leak aveva<br />
saputo guardare lontano, anticipando<br />
quel boom Hi-Fi di<br />
7<br />
Leak Varislope III (1957-1958)<br />
8<br />
Leak Varislope Stereo (1963)<br />
8b<br />
Leak Stereo 70 (1968)<br />
8c<br />
Leak Stereo 30 Plus (1968)<br />
apparecchi a stato solido compatti<br />
che di lì a qualche anno<br />
sarebbe “esploso” in tutto il<br />
mondo.<br />
Il 1968 è anche l’anno in cui<br />
Harold J. Leak matura l’idea di<br />
ritirarsi dall’azienda che aveva<br />
fondato nel lontano 1934. Le<br />
ragioni sono molteplici, non<br />
ultima la sua salute, che in<br />
quegli anni era divenuta precaria.<br />
Inoltre si era verificata<br />
una situazione abbastanza delicata<br />
per via della tassazione<br />
alquanto pesante che il governo<br />
inglese aveva applicato<br />
alle aziende del settore audio<br />
e, pertanto, anche alla Leak.<br />
Va inoltre considerato come la<br />
concorrenza, all’epoca, stesse<br />
diventando molto agguerrita:<br />
soprattutto dal “Sol Levante”<br />
cominciavano ad arrivare<br />
apparecchi quali amplificatori<br />
integrati a stato solido, giradischi,<br />
registratori e diffusori<br />
dall’aspetto ammiccante e dal<br />
prezzo assai più abbordabile<br />
rispetto a quelli occidentali.<br />
Stava, in sostanza, nascendo<br />
quella che sarebbe stata chiamata<br />
“l’invasione Giapponese<br />
dell’Hi-Fi” che provocherà un<br />
terremoto commerciale non<br />
indifferente.<br />
La forte concorrenza, di cui si<br />
accennava prima, stava indirizzando<br />
in tal modo la strategia<br />
commerciale dei costruttori<br />
occidentali verso nuovi orizzonti,<br />
sia in Inghilterra che<br />
in America, e cioè nei Paesi<br />
più importanti del panorama<br />
dell’audio internazionale. La<br />
guida di una ditta importante<br />
e sempre presente sul mercato<br />
con apparecchi che tenessero<br />
il passo con i vari competitor<br />
stava assumendo, dunque,<br />
contorni non poco stressanti...<br />
La produzione e le vendite<br />
della Leak erano consistenti<br />
e l’azienda risultava essere in<br />
ottima “salute” con un’ottima<br />
46 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
il primo amplificatore integrato al mondo<br />
Nuvistor Tubes<br />
Amplificatore Integrato Nu-Vista 800<br />
Nu-Vista 800 è un superlativo amplificatore integrato da 300 watt per canale<br />
ed è l'unico al mondo ad adottare nuvistori.<br />
I nuvistori sono stati inventati nel<br />
1950 per risolvere i numerosi problemi<br />
tecnici dei tubi convenzionali<br />
in fatto di affidabilità, di rumore e<br />
microfonicità. Offrivano prestazioni<br />
eccezionali, grande uniformità tra<br />
esemplari uguali, dimensioni estremamente<br />
ridotte e basso consumo.<br />
Ma durante la loro fase di sviluppo<br />
il transistor prese il sopravvento e fu<br />
preferito al Nuvistore, spazzandolo<br />
letteralmente via dal mercato. Fino<br />
a 15 anni fa, quando Musical Fidelity<br />
creò il suo primo Nu-Vista in edizione<br />
limitata, sold-out in pochi mesi.<br />
Oggi, quindici anni dopo, questi<br />
prodotti mantengono un alto valore<br />
di mercato grazie all'eccellente<br />
suono, unito ad una elevata qualità<br />
costruttiva. Adesso, grazie alle<br />
nuove tecnologie SMD, Musical<br />
Fidelity può offrire Nu-Vista 800,<br />
l'unico amplificatore in commercio<br />
che unisce il vecchio e il nuovo, la<br />
tradizione con l'innovazione.<br />
Nuvistori insieme a tecnologie<br />
SMD e semiconduttori di ultima generazione<br />
per un prodotto senza<br />
pari e in grado di prestazioni davvero<br />
senza alcun compromesso.<br />
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INSIDE<br />
9<br />
Leak Stereo 20 (1962-1963)<br />
posizione di mercato; i diffusori Sandwich avevano riscosso un<br />
ragguardevole successo commerciale nonché eccellenti giudizi da<br />
parte degli operatori di settore (il Sandwich e il Mini-Sandwich<br />
saranno gli ultimi prodotti assemblati nella sede di Londra a Brunel<br />
Road e nella filiale a Downham Market con il marchio Leak!);<br />
nonostante ciò, H. J. Leak aveva capito che se avesse voluto lasciare<br />
l’azienda, quello sarebbe stato il momento storico in cui<br />
vendere al miglior offerente.<br />
Di acquirenti, all’epoca, ce n’erano parecchi: le voci di una possibile<br />
vendita e la decisione, perciò, che stava prendendo piede, fecero<br />
in modo che ci fossero vari contendenti per l’acquisto della ditta.<br />
In primo luogo si fece avanti la storica ditta Ferrograph, famosa<br />
negli anni passati per gli straordinari registratori a bobine; poi la<br />
Farnell di Leeds, che all’epoca distribuiva gli apparecchi Tandberg,<br />
10<br />
Leak Varislope Stereo (1963)<br />
e la APT, Associated Power Transformers, parzialmente in mano al<br />
Governo inglese. Il vero interesse e l’offerta migliore, però, furono<br />
a opera della Rank Organisation con Sede a Bradford, Inghilterra,<br />
per conto del suo amministratore delegato. La Rank Organisation<br />
aveva all’epoca molteplici interessi nel settore audio e aveva acquistato<br />
nel 1959 il prestigioso marchio inglese Wharfedale. La<br />
trattativa fra la Rank e la Leak si protrasse per qualche tempo e<br />
alla fine Harold Leak accettò la consistente offerta della Rank per<br />
1.034.000 sterline (oltre un milione di pound!) contro le altre offerte<br />
di 900.000 sterline, sia della Farnell che della APT. Una somma,<br />
questa, davvero eclatante per l’epoca, che dimostra quanto la ditta<br />
di Brunel Road valesse e fosse apprezzata e stimata in ogni angolo<br />
del pianeta! La Rank Organisation vendeva diffusori Wharfedale in<br />
un mercato più ampio rispetto alla vendita dei diffusori Leak (anche<br />
se gli speaker Leak risultavano molto più sofisticati) ma, viceversa,<br />
la Leak aveva eccellenti e avanzate competenze tecniche in merito<br />
alle elettroniche a stato solido: in tal modo i due marchi potevano<br />
positivamente coesistere. Fra le due ditte, insomma, esistevano<br />
prodotti simili e differenti allo stesso tempo che avrebbero potuto<br />
ampliare il business della nuova proprietà.<br />
Nel gennaio del 1969, così, la Leak divenne la Rank - Leak Organisation<br />
e Harold J. Leak, il fondatore, il padre e padrone, l’ingegnere<br />
tecnico del suono con la passione per l’alta fedeltà, l’amministratore<br />
oculato e responsabile, l’uomo che sapeva anticipare sempre<br />
11<br />
Leak Truspeed Turntable (1968)<br />
i tempi con i suoi prodotti di alta qualità, stava per lasciare definitivamente<br />
l’azienda che aveva guidato e in cui aveva creduto per<br />
oltre 35 anni (si sarebbe ritirato a vita privata fino al giorno della<br />
sua scomparsa, avvenuta il 27 agosto del 1989). Cominciò allora un<br />
nuovo corso che sarebbe continuato per altri dieci anni: la Sede di<br />
Brunel Road fu definitivamente chiusa nel 1971 e l’operatività della<br />
fabbrica fu spostata nella ditta di Airedale Works a Idle, Bradford,<br />
nello Yorkshire. La vendita dell’azienda comportò un riassetto sia<br />
dello staff tecnico che dei dipendenti; diverse decine di persone<br />
lasciarono completamente la sede a Londra mentre altri impiegati<br />
si licenziarono dalla filiale di Downham Market. Altri ancora, però,<br />
rimasero con la nuova ditta.<br />
Nel 1979, orfana del suo fondatore e sotto i colpi di una concorrenza<br />
sempre più serrata, il nuovo marchio Leak-Rank Organisation<br />
chiuderà i battenti, sebbene di fatto questo leggendario brand non<br />
terminerà mai di battere nel cuore e di deliziare l’udito visto che<br />
oggi, a oltre sessant’anni da allora, tantissimi appassionati di musica<br />
e di riproduzione audio, sparsi in tutto il mondo, prediligono<br />
ascoltare musica con apparecchiature vintage Leak!<br />
48 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Rediscover Music<br />
La Musica ci arriva al cuore e riempie le nostre vite.<br />
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un Sistema Audio hi-fi di riferimento per chi ama la vera Musica.<br />
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armonizzati tra loro, per riprodurre un Suono di purezza assoluta.<br />
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INSIDE<br />
di Paolo Perilli<br />
Bentornata<br />
fisarmonica!<br />
Abbiamo intervistato Marco<br />
Tiranti, artigiano accordatore,<br />
costruttore di<br />
fisarmoniche e<br />
ideatore del brevetto<br />
Euphonia, che<br />
poi è anche il<br />
suo marchio.<br />
Castelfidardo è la sua<br />
città e anche la patria<br />
indiscussa di questo particolare<br />
strumento a mantice; così, ne<br />
abbiamo approfittato per farci<br />
raccontare un po’ di storia e tecnica.<br />
Se in passato c’è stato uno strumento musicale oggetto di pregiudizi<br />
soprattutto tra i giovani, è stato la fisarmonica. Accostata<br />
spesso alle feste di piazza o alla musica degli “anziani”,<br />
probabilmente perché una buona parte della cultura legata a questo<br />
strumento è di origine popolare, nell’immaginario collettivo giovanile<br />
la fisarmonica era da relegare solo ad alcune situazioni ben distanti da<br />
rock ed elettronica, generi che andavano per la maggiore fino a qualche<br />
anno fa. Fortunatamente oggi la situazione sta cambiando e, grazie a<br />
diversi fattori concomitanti, la fisarmonica sta iniziando a ottenere<br />
la giusta attenzione anche dai giovanissimi. Il merito principale va<br />
ai molti cantautori e band emergenti che, sulla scia della riscoperta e<br />
rivalutazione della musica popolare in voga da qualche anno, hanno<br />
iniziato a includerla nei loro set. Gli italiani Vinicio Capossela, Mannarino<br />
e Après La Classe ma anche gli statunitensi Beirut o il bosniaco<br />
Goran Bregovic la utilizzano costantemente, raccogliendo ampi consensi<br />
anche tra gli adolescenti. Non volendo poi considerare le sale da<br />
ballo dedite al liscio, nelle quali lo strumento è sempre stato presente,<br />
e il moltiplicarsi di quelle dove si balla il tango, genere musicale ultimamente<br />
molto in voga. In questo vortice positivo bisogna includere<br />
anche alcuni musicisti che l’hanno introdotta nella classica e nel jazz e<br />
quindi nel gotha della musica “colta” – basti pensare a Richard Galliano<br />
e Antonello Salis.<br />
Uno strumento che merita quindi un approfondimento. Non ci siamo<br />
fatti sfuggire la possibilità di parlarne con chi le fisarmoniche le smonta,<br />
le accorda e le costruisce proprio nella patria italiana di questo strumento,<br />
Castelfidardo nelle Marche. Marco Tiranti è un professionista<br />
stimato soprattutto dagli addetti ai lavori; ha contribuito a migliorare<br />
lo strumento tradizionale con delle modifiche di sua invenzione, sempre<br />
più apprezzate e utilizzate da musicisti professionisti che fanno<br />
conoscere il suo marchio, Euphonia, in giro per il mondo. Lo abbiamo<br />
incontrato nella piccola cittadina marchigiana, nel suo laboratorio da<br />
artigiano vecchia maniera, molto lontano dai “vezzi” industriali. Tiranti<br />
ci ha aperto le porte e ci ha raccontato un po’ di storia e di prospettive<br />
future di questa realtà che ancora oggi contribuisce a far apprezzare il<br />
nostro Paese all’estero. A chi volesse approfondire l’argomento, consigliamo<br />
di visitare il suo sito internet, www.tirantifisarmoniche.it.<br />
Come ti sei avvicinato al mondo delle fisarmoniche?<br />
Ho iniziato la mia attività nella maniera più “classica”, anche perché<br />
non esistono scuole o corsi professionali per costruire o riparare fisarmoniche:<br />
nel 1979 sono andato a bottega da un artigiano che faceva<br />
questo lavoro. In principio non ero un entusiasta, anche perché a quei<br />
tempi quel tipo di strumento era visto come di “provincia” o addirittura<br />
per anziani. Si veniva da un periodo musicale che prediligeva gli strumenti<br />
elettrici. Seguendo le indicazioni di mio padre (anche lui lavorava<br />
in questo settore) e facendo esperienza da questo artigiano ho iniziato<br />
la mia avventura. Nel 1986 ho aperto la mia attività, che consisteva<br />
principalmente in quella di accordatore. Accordavo le fisarmoniche<br />
per altre aziende e poi, intorno agli anni ’90, ho diversificato un po’<br />
il mio lavoro e all’accordatura ho accostato assistenza e riparazione.<br />
50 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
EUPHONIA: CHE COS’È LA FISARMONICA<br />
alta della tastiera le voci non hanno più quella caratteristica impennata<br />
verso le frequenze più acute.<br />
Gli altri musicisti come vedevano queste modifiche?<br />
Inizialmente con grande scetticismo. Più tardi, con il passaparola, ho<br />
visto che la cosa è stata apprezzata e oggi sono in molti a chiedermi<br />
di fare la modifica sul proprio strumento o a comprarne uno nuovo di<br />
zecca già “preparato”. Dal 2009 è nata quindi l’idea di costruire nuove<br />
fisarmoniche sotto il marchio Euphonia, caratterizzate dall’applicazione<br />
dell’omonimo brevetto. Vorrei però sottolineare che non mi sento<br />
un vero costruttore, mi sento ancora un accordatore riparatore e un<br />
piccolo artigiano. Sto costruendo strumenti nuovi da zero soltanto<br />
perché lavorando per terzi non potrei fare tutte le modifiche per me<br />
necessarie mentre con le “mie” fisarmoniche posso sbizzarrirmi come<br />
voglio e la soddisfazione finale è di gran lunga maggiore.<br />
In alto: Marco Tiranti al lavoro. A seguire: il cuore di una fisarmonica, ovvero<br />
dove sono contenute e posizionate le voci responsabili in gran parte del<br />
suono dello strumento.<br />
Più tardi, nel 2008, è arrivato il brevetto Euphonia. In pratica fu una<br />
conseguenza della mia assistenza ai musicisti che molto spesso mi<br />
chiedevano di intervenire sul suono del loro strumento per eliminare<br />
quelli che, secondo loro, erano dei “difetti” ma che in realtà potremmo<br />
considerare caratteristiche sonore originali di questi strumenti.<br />
Ad esempio?<br />
Ad esempio il fatto che sulla parte alta della tastiera il suono diventi<br />
molto fino e sottile. Per me era normale perché, essendo le “note” più<br />
piccole, era ovvio che producessero quelle determinate frequenze. Da<br />
quel momento, facendo delle prove e rompendo anche del materiale,<br />
sono arrivato a mettere insieme un meccanismo attraverso il quale<br />
riesco a ottenere un suono più omogeneo. In pratica, suonando la parte<br />
Quali sono gli elementi che caratterizzano maggiormente il<br />
suono delle fisarmoniche?<br />
La fisarmonica è uno strumento un po’ variegato perché ha delle parti<br />
in legno e altre in metallo. I legni non sono tutti uguali: il legno della<br />
cassa armonica è di un tipo mentre il legno che adoperi per quelle che<br />
vengono chiamate “suoniere” (dove vengono attaccate le voci) è di un<br />
altro. Ogni azienda miscela e personalizza questi aspetti, ottenendo così<br />
timbri e comportamenti diversi degli strumenti. Oltre a differenze dal<br />
punto di vista timbrico, esistono fisarmoniche profondamente diverse<br />
anche dal punto di vista strutturale. Forse dovremmo dire che non<br />
esiste “la” fisarmonica ma “le” fisarmoniche. Quella che adoperi per la<br />
musica leggera o popolare è del tipo a “bassi standard”; se invece vai al<br />
conservatorio, lo strumento presenta una seconda tastiera cromatica<br />
e si chiama a “bassi sciolti”. Qui a Castelfidardo solo il 30% dell’intera<br />
produzione è destinato al tipo da conservatorio, il resto riguarda i<br />
modelli tradizionali. Il modello tradizionale si divide in ulteriori sottogruppi.<br />
Se fai il liscio devi accordare lo strumento in una certa maniera,<br />
se fai il jazz devi accordarla diversamente e questo vuole dire che non<br />
è possibile avere una fisarmonica e suonare qualsiasi genere musicale.<br />
Chi fa il liscio vuole un Musette che prevede una “stonatura” rispetto<br />
al classico LA a 440Hz. Con il Musette si hanno tre voci che suonano<br />
assieme, una a 440 Hz, una a 443 Hz e un’altra a 338 Hz. Quando metti<br />
assieme queste tre voci ottieni esattamente quel suono caratteristico<br />
definito, appunto, Musette. Generalmente un jazzista preferisce invece<br />
un comportamento più “piatto” (tutto a 440 Hz) oppure con un leggerissimo<br />
spostamento. Il concertista di musica classica, a sua volta,<br />
preferirà senz’altro l’accordatura perfetta a 440 Hz, che non prevede<br />
quei “battimenti” tipici delle Musette.<br />
Come è visto, oggi, il mondo della fisarmonica?<br />
Andiamo a toccare un argomento molto complesso. In Italia, se parli<br />
a un pubblico giovane, la fisarmonica è vista come quello strumento<br />
popolare adatto alle sagre e alle feste di piazza. Difficilmente, oggi, un<br />
ventenne si avvicina a questo strumento, sebbene molti cantautori lo<br />
stiano fortunatamente rivalutando. Mi capita spesso di sentirlo anche<br />
nei dischi pop ma poi non lo “vedi” nei video e non ha lo stesso spazio<br />
di altri strumenti. Nel mondo e in modo particolare in tutta l’Europa<br />
la visione della fisarmonica è molto diversa. In alcune parti della<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 51
INSIDE<br />
Germania e dell’Austria, ad esempio, la fisarmonica tradizionale (che<br />
per noi è l’organetto) la insegnano anche nelle scuole. La Francia,<br />
poi, potremmo considerarla la patria della fisarmonica, la utilizzano<br />
tantissimo e spessissimo; banalmente, se vedi uno sketch in TV che<br />
prevede uno strumento musicale, sarà proprio la fisarmonica. Anche<br />
nella musica balcanica lo strumento principe resta ancora oggi quello.<br />
Immagino che questi paesi abbiano una loro tradizione di<br />
costruttori. Perché, ancora oggi, la fisarmonica italiana è<br />
molto ricercata?<br />
Per la qualità. La “peggiore” azienda italiana è certamente da considerare<br />
migliore di tanti altri costruttori europei. Questa realtà porta con<br />
sé fattori positivi e negativi perché la qualità si paga. Non a caso oggi<br />
abbiamo perso buona parte del mercato delle fisarmoniche da studio<br />
(quindi più economiche) perché un prodotto italiano “economico” costa<br />
comunque troppo. Oggi una fisarmonica da studio cinese la trovi in<br />
negozio a 400 euro. A noi è rimasta solo quella fetta di mercato d’élite<br />
che è rivolta ai professionisti.<br />
Quanti anni ha la fisarmonica?<br />
Dal punto di vista costruttivo non esistono dei documenti che attestino<br />
con precisione la paternità di questo strumento. Un primo esemplare<br />
pare sia stato brevettato in Austria nella prima metà dell’800 dal<br />
costruttore di organi e pianoforti Cyrill Demian. Per quanto riguarda<br />
la “nostra” tradizione, di certo il primo in zona fu Paolo Soprani. Si<br />
pensa addirittura (ma potrebbe essere una leggenda metropolitana)<br />
che durante la famosa battaglia di Casterlfidardo si sia ritrovato un<br />
qualche esemplare dal quale si impostò poi una produzione. A Stradella<br />
dovrebbero aver creato il primo prototipo italiano mentre qui<br />
nelle Marche Paolo Soprani creò la prima industria nella seconda metà<br />
dell’Ottocento; più tardi arrivò il cugino Settimio Soprani e poi diversi<br />
nomi tra cui la Scandalli e la Frontalini a Numana, che furono i primi<br />
a pensare ad un consorzio. Esempio eclatante fu la Farfisa (Fabbriche<br />
Riunite di Fisarmoniche), nata nell’immediato dopoguerra.<br />
Come vedi il futuro della produzione italiana?<br />
Spero non avvenga ma credo che se continueremo così la fetta di mercato<br />
destinata all’esportazione andrà ridimensionandosi nel tempo.<br />
Non possiamo più “buttare” nel mercato migliaia di strumenti l’anno<br />
a un costo elevato. Quantità e qualità non vanno d’accordo.<br />
A meno che non si prenda un’ulteriore fetta di mercato internazionale...<br />
L’Europa ce l’abbiamo già tutta. Poi c’è una parte di mondo che vorrebbe<br />
acquistare i nostri strumenti ma in quel caso c’è il problema<br />
dell’importazione e degli enormi dazi. Oggi stiamo esportando tanti<br />
strumenti anche in Cina, solo che lì si corre il rischio che piano piano<br />
le industrie orientali inizino a curare maggiormente i propri prodotti<br />
“copiando” i nostri. Mi è capitato di smontare delle fisarmoniche cinesi<br />
e mi sono accorto che stanno migliorando molto nella qualità generale.<br />
Ovviamente non potranno mai avvalersi di alcuni materiali di pregio<br />
che sono prerogative di casa nostra (ad esempio, gli abeti della Val di<br />
Fiemme), però riescono a costruire strumenti innegabilmente validi.<br />
Per tornare alla tua domanda sulla produzione nazionale, io sono uno<br />
Dall’alto: Uno strumento aperto per una revisione; voci pronte per essere<br />
montate; restauro di un mantice; particolare di una voce.<br />
dei firmatari del consorzio Music Marche nato qui a Castelfidardo nella<br />
fine degli anni ’90. Fin da allora e ancor più adesso, sono convinto che<br />
anziché vederci come dei concorrenti dovremmo unirci per sfruttare<br />
tutte le nostre potenzialità (sono veramente tante) per creare prodotti<br />
ancora migliori e “irripetibili”. Mi piacerebbe che Castelfidardo<br />
fosse vista come un centro di riferimento assoluto per la qualità nella<br />
costruzione delle fisarmoniche (e non solo). Forse ci permetterebbe<br />
di vivere meglio producendo meno e in modo ancor più esclusivo.<br />
L’unione fa la forza!<br />
52 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
SOPRA,<br />
RIVELA L’INVISIBILE *<br />
Grazie a 20 anni di esperienza audio ed all’eredità<br />
della serie Utopia, Sopra, concentrato dello<br />
“Spirit of Sound” Focal, ha dovuto affrontare<br />
la sfida della compattezza. Con i brevetti del<br />
circuito magnetico NIC, della sospensione TMD<br />
e del tweeter IHL, Sopra oltrepassa i limiti della<br />
riproduzione sonora in termini di trasparenza,<br />
precisione e ricchezza armonica. Il suo design<br />
puro e le sue performance uniche esaltano la<br />
sensibilità dell’ascoltatore, rivelandogli l’invisibile:<br />
la vera essenza della musica. Il desiderio di<br />
restituire ai diffusori il proprio posto in casa oggi<br />
si concretizza con Sopra.<br />
Distributore per l’Italia: Tecnofuturo srl - www.tecnofuturo.it - info@tecnofuturo.it - T. 030 24 52 475
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />
Synthesis Roma 79DC<br />
Piccoli ma belli! Per quanto<br />
scontata possa risultare<br />
la definizione, ben si attaglia<br />
al costruttore marchigiano<br />
la cui evoluzione è<br />
avvenuta nel segno di una<br />
ragionevolezza che non ha<br />
mai perso contatto con la<br />
realtà ma anche con quella<br />
costante attenzione al bello<br />
che risulta essere una sorta<br />
di elemento essenziale nel<br />
codice genetico del marchio.<br />
La serie Roma, che<br />
piccola (di dimensioni) non<br />
è, risulta di fatto la prova<br />
di maturità e, non a caso, è<br />
la più nutrita dal punto di<br />
vista degli elementi elettronici,<br />
con ampie aperture<br />
sul “nuovo che avanza”...<br />
Dopo un ventennio di<br />
produzione di piccole<br />
ma spesso eleganti<br />
elettroniche valvolari o ibridi<br />
dal rapporto qualità/prezzo<br />
quasi imbattibile la marchigiana<br />
Synthesis ha raggiunto,<br />
più che una maturità, un equilibrio<br />
tra prodotti, aspettative<br />
e capacità commerciali che le<br />
consente di presentare al mondo<br />
intero un catalogo molto<br />
ben equilibrato nell’offerta, che<br />
spazia tra prodotti anche molto<br />
costosi e quella linea che al<br />
tempo la impose all’attenzione<br />
del pubblico...<br />
Tra questi la serie Metropoplis,<br />
con tre amplificatori integrati a<br />
valvole, è quella di costo decisamente<br />
più elevato, con prodotti<br />
a partire da oltre 11.000 euro.<br />
A “calare” incontriamo la linea<br />
Action, costituita da tre amplificatori<br />
integrati caratterizzati<br />
da un design differente, e<br />
la linea di base, Prime, legata<br />
ad alcuni prodotti storici a cui<br />
sono associati alcuni dei primi e<br />
maggiori duraturi successi della<br />
casa, come le amplificazioni<br />
della serie Nimis. Attualmente<br />
è possibile creare un sistema<br />
interamente Prime aggiungendo<br />
agli amplificatori, ora anche<br />
disponibili come pre e amplificatori<br />
finali, sintonizzatori, lettori<br />
CD anche con DAC separati<br />
e, per finire, un paio di tipi di<br />
diffusori, da stand o pavimento<br />
(rispettivamente Melody e Debut).<br />
Tra le ultime due si colloca<br />
la serie Roma, in un certo senso<br />
sintesi o punto di equilibrio<br />
(nonché la più azzeccata di tutte<br />
a parer nostro), costituita da un<br />
pre phono, ben sei amplificatori<br />
integrati (tre interamente valvolari,<br />
due ibridi e uno digitale),<br />
un lettore CD, un DAC e un<br />
ampli per cuffia.<br />
Il Roma 79DC è uno dei tre<br />
Roma in “quasi mezzo formato”<br />
(26 cm di larghezza), una<br />
soluzione, in termini di telaio<br />
e dimensioni, condivisa con il<br />
DAC e l’ampli per cuffia, tutti<br />
e tre tra gli ultimi nati, visto<br />
che sono stati presentati per la<br />
prima volta all’ultimo Monaco<br />
Hi-end. Un formato che, nel<br />
caso di un pre phono, non è del<br />
tutto trascurabile oltre ad essere<br />
abbastanza lontano da quello<br />
adottato da quegli apparecchi<br />
che rappresentano le radici storiche<br />
del marchio, se non per<br />
una equivalente armonia nella<br />
penna che ne ha vergato il design<br />
e per la netta prominenza<br />
del legno nell’aspetto.<br />
Il 79DC è un preamplificatore<br />
dedicato sia ai fonorilevatori<br />
magneto mobili che a bobina<br />
mobile, al contrario del piccolo<br />
pre phono Brio della serie Prime,<br />
con uscita a elevata tensione<br />
e un guadagno relativamente<br />
basso, dedicato quindi solo a fonorilevatori<br />
MM. Al contrario,<br />
Prezzo: € 1.790,00<br />
Dimensioni: 26 x 9,5 x 38 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5 Kg<br />
Distributore: Synthesis<br />
Via Vanvitelli 14/a - 62010 Morrovalle (MC)<br />
Tel.+39 0733 567474 - Fax +39 0733 567154<br />
http://www.synthesis.co.it<br />
UNITÀ PHONO SYNTHESIS ROMA 79DC<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: ibrida FET/valvole Risp. in freq. (Hz):<br />
20-20.000 +/- 0,5 dB Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza<br />
MC (Ohm): 22/47/100/150/330/1000 S/N (dB): > 80 (MM), > 60<br />
(MC) Note: guadagno selezionabile tra 40 (MM) e 60 (MC) dB.<br />
Stadio d’amplificazione con 1 ECC83C (MM) e 1 JFET a basso rumore<br />
(MC), stadio d’uscita con doppio triodo ECC82C. Frontale<br />
in massello rosso/nero, dark o nero<br />
54 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
I connettori sono abbastanza<br />
distanziati fra loro e consentono<br />
un accesso agevole al terminale<br />
di massa che accetta qualsiasi<br />
tipo di cavo terminato anche<br />
con forcelle: si tratta di uno<br />
dei talloni di Achille di molti<br />
pre phono di piccole e medie<br />
dimensioni in questo caso risolto<br />
egregiamente. I connettori RCA<br />
sono saldati direttamente al PCB<br />
mentre la vaschetta IC è fissata<br />
al pannello posteriore in acciaio<br />
INOX lucidato a specchio.<br />
il nuovo omaggio all’analogico<br />
dispone di una più che buona<br />
versatilità in fatto di sensibilità,<br />
impedenza e capacità di carico:<br />
con un selettore posto frontalmente<br />
all’interno dell’ampio<br />
display centrale possiamo scegliere<br />
il guadagno tra due valori<br />
fissi: 40 e 60 dB. Esperienza ci<br />
insegna che sono valori solitamente<br />
più che buoni per amplificare<br />
i segnali della maggior<br />
parte dei fonorilevatori, senza<br />
dover ricorrere a trasformatori<br />
esterni che elevano la tensione.<br />
Le eccezioni possono riguardare<br />
sicuramente i modelli MC<br />
dotati di tensione d’uscita veramente<br />
bassa, diciamo da 0,3<br />
mV in giù, per i quali o si ricorre<br />
ai già sopraddetti trasformatori<br />
d’uscita o step up, o ad altri pre<br />
phono con un guadagno maggiore,<br />
superiore ai 70 dB.<br />
Le varie sezioni sono disposte in<br />
modo razionale e spaziato proprio<br />
in funzione delle esigenze<br />
di cui prima. Come accennato<br />
l’involucro prevede un frontale<br />
in legno lavorato, come in tutta<br />
la serie delle elettroniche Roma.<br />
In questa serie il frontale, visto<br />
dall’alto, si presenta ricurvo ed<br />
è suddiviso in tre fasce. Quella<br />
centrale è la più importante,<br />
presentando anche i comandi e<br />
il display dell’apparecchio. Proprio<br />
la presenza dei comandi è<br />
un elemento piuttosto raro e<br />
comodissimo in questa tipologia<br />
di elettroniche. Solitamente,<br />
anche in dispositivi molto più<br />
costosi di questo, le regolazioni<br />
fini, quando presenti (quali la<br />
variazione del carico capacitivo,<br />
resistivo e il guadagno), sono<br />
realizzate tramite micro interruttori<br />
posti nel pannello posteriore<br />
o dentro l’apparecchio<br />
stesso. Nel caso del Roma 79DC<br />
oltre all’interruttore d’accensione<br />
abbiamo una grossa manopola<br />
per selezionare il carico<br />
capacitivo o d’impedenza, oltre<br />
a un piccolo interruttore MM/<br />
MC che seleziona il guadagno in<br />
tensione. Qualora si abbia a che<br />
fare con un fonorilevatore MM<br />
o MC ad alta uscita il guadagno<br />
fisso è di 40 dB. Nel caso di abbinamento<br />
con un fonorilevatore<br />
MC a bassa tensione d’uscita<br />
il pre-phono sfrutta un ulteriore<br />
stadio a JFET per elevare il<br />
guadagno portandolo a 60 dB.<br />
Nei test eseguiti il Roma 79DC<br />
ha superato brillantemente la<br />
prova, amplificando adeguatamente<br />
fonorilevatori con uscita<br />
da 0,4 mV, con un rumore di<br />
fondo praticamente inudibile e<br />
una eccellente resa dinamica. I<br />
valori selezionati sono visibili<br />
grazie a un display posto al centro<br />
del frontale, una comodità<br />
anch’essa molto rara in apparecchi<br />
simili. Possono sembrare<br />
utility non fondamentali ma per<br />
trovare l’abbinamento ideale<br />
tra fonorilevatore e pre phono<br />
è più che mai indispensabile<br />
fare prove, confrontando a<br />
orecchio i risultati a seconda dei<br />
valori scelti durante la messa a<br />
punto; poterlo fare e verificare<br />
con grande rapidità e semplicità<br />
ci sembra un po’ l’uovo di<br />
Colombo. Una soluzione che,<br />
tuttavia, molti concorrenti<br />
continuano a ignorare, quasi a<br />
conferma che l’audiofilo debba<br />
necessariamente convivere con<br />
operazioni scomode e faticose.<br />
Il resto dell’involucro del Roma<br />
79DC è in lamiera e il pannello<br />
posteriore, liberato dai vari<br />
switch di regolazione, presenta<br />
solamente la vaschetta IEC per<br />
l’alimentazione e le prese RCA<br />
d’ingresso e uscita del segnale<br />
phono.<br />
La soluzione adottata dalla<br />
casa marchigiana è una buona<br />
semplificazione che, però, non<br />
aggiunge tantissimo alla semplicità<br />
e flessibilità d’uso o alle<br />
prestazioni strumentali. In ogni<br />
caso il beneficio di soluzioni<br />
“servoassistite”, almeno nelle<br />
selezione dei carichi, potrebbe<br />
rivelarsi un valore aggiunto<br />
rispetto ad altre soluzioni<br />
“posticce” (implementate con<br />
connettori volanti o a innesto<br />
rapido) oppure con dip switch.<br />
Comunque l’apparecchio è<br />
stato pensato per un impiego<br />
“stabile” e con una sola configurazione<br />
attiva quindi, una volta<br />
messo a punto, limiti e molte<br />
delle facility di ottimizzazione<br />
diventano, al tempo stesso,<br />
superate.<br />
L’ascolto è stato effettuato con<br />
fonorilevatori MC ad alta e bassa<br />
uscita come Sumiko Black<br />
Bird, Lyra Helicon e Kiseki<br />
Purpleheart, rispettivamente<br />
da 2,5 e 0,4 mV d’uscita. Considerando<br />
che per Sumiko, oltre<br />
all’elevato livello della tensione<br />
d’uscita, viene consigliato un<br />
carico d’impedenza di 47 kOhm<br />
è, da un punto di vista elettrico,<br />
assimilabile a un classico MM<br />
ad alta uscita; sono invece più<br />
tipicamente MC, con uscita medio/bassa,<br />
gli altri due fonorilevatori.<br />
In generale il pre phono<br />
italiano sembra assecondare alquanto<br />
le caratteristiche sonore<br />
di ciascun fonorilevatore abbinato,<br />
senza particolari preferenze<br />
o un protagonismo eccessivo.<br />
Un certo arrotondamento,<br />
specie sugli acuti, riscontrato<br />
con alcune delle configurazioni<br />
elencate, è difficile da attribuire<br />
necessariamente alla presenza<br />
delle valvole nel circuito del<br />
Roma 79DC, che si contraddistingue<br />
per una influenza discreta<br />
sulla rappresentazione<br />
sonora. In alcuni casi limare<br />
alcune asprezze o luminosità un<br />
po’ esagerate può tornare utile<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 55
SELECTOR<br />
2<br />
1<br />
I componenti sono selezionati e<br />
di qualità, con resistori a strato<br />
metallico all’1% e condensatori in<br />
polipropilene metallizzato.<br />
Il collegamento di massa,<br />
fissato al pannello e allo<br />
chassis è fra i più funzionali;<br />
da usare con qualsiasi tipo<br />
di cavo<br />
3<br />
6<br />
5<br />
I quattro piedi, in<br />
plastica, sono fissati al<br />
fondo dell’apparecchio e<br />
poggiano a terra tramite<br />
un anello di neoprene<br />
antiscivolo che ha anche<br />
l’effetto di isolamento<br />
dalle vibrazioni.<br />
4<br />
NUOVO CON STILE<br />
Lo chassis in lamiera ferrosa stampata<br />
presenta i bordi arrotondati e le giunzioni<br />
saldate fra loro con un effetto vintage<br />
ma di qualità e un livello di finitura e<br />
di resa che fanno onore allo stampo<br />
artigianale dell’azienda. Il pannello<br />
posteriore, in acciaio INOX lucidato<br />
a specchio, è applicato alla struttura<br />
posteriore e sostiene la vaschetta IEC<br />
di alimentazione, mentre i connettori<br />
RCA sono saldati direttamente sul<br />
PCB. All’interno è presente un ampio<br />
PCB in cui è implementata gran parte<br />
dell’elettronica dell’apparecchio, ad eccezione<br />
dei comandi posti sul frontale<br />
che sono gestiti da un microcontrollore<br />
in abbinamento a un display e da un<br />
collegamento al PCB principale con un<br />
flat cable che agisce sugli integrati di<br />
potenza ULN2003 per l’azionamento<br />
dei relè (3). Il trasformatore toroidale<br />
(5) è posto al di fuori del PCB e fissato<br />
direttamente al fondo dell’apparecchio,<br />
mentre le varie alimentazioni sono implementate<br />
nelle immediate vicinanze<br />
delle sezioni con circutiti di stabilizzazione<br />
e grandi capacità d filtro (6). Tutte<br />
le commutazioni dei carichi resistivi e<br />
capacitivi vengono attivate dai relè blindati<br />
in modo da minimizzare il percorso<br />
del segnale e salvaguardare la qualità<br />
dei contatti. Il circuito di commutazione<br />
introduce anche l’ulteriore amplificazione<br />
per lo stadio MC che impiega un<br />
JFET K170F (1).<br />
56 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST SYNTHESIS ROMA 79DC<br />
per un ascolto lungo e rilassato,<br />
ed è stato molto apprezzato<br />
con Lyra Helicon, modello<br />
non più in produzione ma per<br />
lungo tempo ritenuto uno dei<br />
migliori nello scandagliare ed<br />
evidenziare ogni minimo particolare<br />
presente nei solchi<br />
dei dischi. Una tendenza che<br />
in sistemi un po’ troppo votati<br />
a questa missione può portare<br />
a uno squilibrio timbrico. Con<br />
il Synthesis si riesce, soprattutto<br />
con un carico tra i 330<br />
e i 1.000 Ohm, a riequilibrare<br />
la situazione, trovando un<br />
eccellente timbro neutrale,<br />
luminoso quando serve, con<br />
una risposta estesa e regolare.<br />
Il pickup Kiseki può apparire<br />
totalmente diverso dall’Helicon,<br />
il classico guanto di velluto<br />
che nasconde un pungo di<br />
ferro. Tali caratteristiche non<br />
vengono perdute e, anche in<br />
questo caso, l’equilibrio ottenibile<br />
promette lunghi ascolti<br />
nei quali la fatica d’ascolto<br />
risulta una gradita assente.<br />
Un suono relativamente più<br />
freddino si ottiene con Sumiko<br />
Black Bird o anche con l’AT-F7<br />
di Audio-Technica, forse anche<br />
a causa di un livello d’uscita di<br />
0,35 mV un po’ al limite per<br />
questo pre-phono; il suono<br />
rimane un poco esile anche<br />
provando con diversi settaggi<br />
d’impedenza, consigliata intorno<br />
ai 100 Ohm.<br />
In generale, dunque, l’intervento<br />
musicale del pre phono<br />
Synthesis si rivela alquanto<br />
delicato, assecondando il carattere<br />
del fonorilevatore abbinato,<br />
con una leggera tendenza<br />
al calore e all’arrotondamento,<br />
che può essere spesso a fin di<br />
bene con certi pickup MC sin<br />
troppo analitici. Chi preferisce<br />
maggiormente un suono di<br />
questo ultimo tipo, più veloce,<br />
fresco e brillante, deve rivolgersi<br />
altrove: primi esempi che<br />
vengono in mente sono il piccolo<br />
Nagra BPS (a pile), un po’<br />
più costoso, o il Silver Cube di<br />
Lehmann Audio, decisamente<br />
più costosi ma che possono<br />
dare l’idea del potenziale di<br />
certi fonorilevatori che fanno<br />
della trasparenza e il dettaglio<br />
spinto la loro principale<br />
vocazione.<br />
Nel complesso, però, il Roma<br />
79DC si fa apprezzare tanto<br />
per l’ottimo aspetto (design<br />
e finitura) che per la facilità<br />
d’uso, sebbene la facility della<br />
presenza di settaggi sul frontale<br />
dell’apparecchio, compreso<br />
il display che evidenzia i valori<br />
selezionati, vada valutata nella<br />
giusta prospettiva dunque<br />
né esaltata eccessivamente né<br />
deprecata per eventuali limiti.<br />
Va piuttosto rivelato come in<br />
merito, da parte della casa,<br />
non esista una filosofia forte e<br />
ben delineata che dia contorni<br />
netti all’apparecchio, favorendo<br />
così un approccio leggermente<br />
ondivago che non sembra<br />
privilegiare nessun aspetto<br />
con determinazione. Proviamo<br />
a fare qualche paragone con gli<br />
esempi citati...<br />
Il pre fono della Esoteric (la<br />
cui prova abbiamo riproposto<br />
nel numero 500 di <strong>SUONO</strong>)<br />
ha due ingressi indipendenti,<br />
non utilizza microprocessori<br />
ma solo commutatori meccanici<br />
che agiscono sui relè in<br />
quantopreferibili dal punto di<br />
vista meccanico: ciò offre una<br />
regolazione rapida e ottimale<br />
al variare delle condizioni di<br />
utilizzo che, viste le possibilità<br />
di collegamento, possono essere<br />
molteplici.<br />
Nel caso del Roma 79DC il<br />
collegamento è unico e, per<br />
ipotesi, si sarebbe potuta risparmiare<br />
la sezione di gestione<br />
e i display in favore di una<br />
differente gestione dei costi di<br />
produzione. Il Nagra, invece,<br />
L’OPINIONE<br />
Sfuggendo<br />
agli archetipi<br />
caratteristici di<br />
un segmento ben<br />
radicato (oltre 100<br />
anni di analogico:<br />
evviva!) il costruttore marchigiano<br />
sfida i pregiudizzi con un<br />
prodotto che per dimensioni,<br />
look e funzionalità si allontana<br />
dal classico ma, in un certo senso,<br />
rivisita con gusto e sostanza la<br />
lettura del disco nero. Come tutti<br />
gli apparecchi della serie Roma<br />
anche questo è un bellissimo<br />
oggetto, in grado di scatenare<br />
quelle ansie di possesso tipiche<br />
del microlusso, che oltre alle<br />
“sirene” della nostra vanità colpisce<br />
moderatamente nel portafoglio,<br />
diventando sogno possibile. Se<br />
si aggiungono le performance,<br />
ampiamente all’interno della<br />
fascia di appartenenza, ecco un<br />
valido elemento con cui comporre<br />
un sistema che tra gli elementi<br />
a corredo, ha anche il pregio di<br />
ben interfacciarsi con i parner<br />
nella difficile messa a punto<br />
dell’analogico<br />
Agostino Bistarelli<br />
punta alla ottimizzazione sia in<br />
termini di amplificazione che<br />
di adattamento a livello hardware<br />
ma, visto che una volta<br />
effettuato l’abbinamento non<br />
si ha più bisogno di intervenire,<br />
scavalca tutta la sezione di<br />
commutazione, ottimizzando a<br />
dismisura collegamenti e stabilità<br />
delle connessioni che, di<br />
fatto, non ci sono.<br />
Questo nonostante la somma<br />
dei valori espressi nell’apparecchio,<br />
uniti a prestazioni<br />
comunque di buon livello e<br />
a un prezzo ancora accessibile,<br />
ne facciano un prodotto<br />
particolarmente appetibile,<br />
con il valore aggiunto di una<br />
italianità che non inciderà<br />
sulle performance macontribuisce<br />
senz’altro a una certa<br />
weltanschauung!<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 1<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />
15 COERENZA .............................................................. 1<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Il livello è molto alto sia per la realizzazione<br />
che per la scelta dei materiali. La sezione di<br />
amplificazione e di equalizzazione sono, invece,<br />
piuttosto “scolastiche”.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Ad eccezione di alcuni aspetti che potrebbero ridurre<br />
l’interfacciabilità dell’apparecchio sia con i<br />
fonorilevatori che con gli apparecchi che sono a<br />
valle del sistema, le regolazioni e la semplicità<br />
di utilizzo sono a livelli elevati.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Praticamente “trasparente”; se interviene, è a<br />
fin di bene.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Una solida tradizione unita alla robusta filiera<br />
distributiva fanno del marchio una certezza. La<br />
linea Roma, inoltre, si sta sviluppato in maniera<br />
lucida e coerente.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Ottimo equilibrio tra il piacere per gli occhi e<br />
quello per le orecchie, in un pre importante ma<br />
ancora classificabile come microlusso.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 57
SELECTOR<br />
di Carlo D’Ottavi<br />
GIRADISCHI<br />
Teac TN-300<br />
Sarà anche una semplice<br />
moda passeggera, come<br />
l’ha definita qualche tempo<br />
fa un certo Neil Young,<br />
ma il piccolo grande successo<br />
del disco continua<br />
e lo dimostra la quantità<br />
di costruttori che hanno<br />
nuovamente inserito nei<br />
propri cataloghi uno o<br />
più giradischi. Il caso di<br />
Teac è abbastanza significativo<br />
in quanto non è<br />
propriamente questo il<br />
settore nel quale il costruttore<br />
giapponese ha<br />
raccolto, nella sua ormai<br />
lunga storia, i maggiori<br />
consensi e successi.<br />
Dopo un periodo di involuzione<br />
che ha visto<br />
il marchio rivolgersi soprattutto<br />
alla fascia più consumer<br />
del mercato, tanto da sembrare in<br />
declino, come molti altri marchi<br />
storici giapponesi, siamo di fronte<br />
ad un cambio di marcia: da un<br />
lato torna l’interesse per l’Hi-Fi<br />
di buon livello, puntando ancora<br />
una volta sul digitale e sulla musica<br />
liquida in particolare; dall’altro<br />
rispuntano inaspettatamente<br />
i giradischi...<br />
Per quest’ultimo segmento di<br />
mercato, ad eccezione di qualche<br />
discrepanza tra quanto presente<br />
nel sito globale e in quello euro-<br />
peo, la tendenza è abbastanza<br />
se di prodotti destinati al vinile<br />
“puro” (più o meno) e un’altra<br />
serie più evocativa che ricorda<br />
molto da lontano le antiche fonovalige<br />
agli albori della riproduzione<br />
domestica.<br />
I due giradischi più vicini al settore<br />
Hi-Fi sono il TN-200 e il TN-<br />
300 (il modello in prova) e sembrano,<br />
a prima vista, identici, ma<br />
a differenziarli è il fonorilevatore<br />
montato, in entrambi i casi MM,<br />
di serie: un Skytec CR2861 del valore<br />
di circa 20 euro nel modello<br />
più economico TN-200, e un<br />
modello Audio-Technica AT95E<br />
da 50 euro per il TN 300 qui in<br />
prova. Ad un esame più appro-<br />
fondito, invece, si apprezza anche<br />
da trovare in apparecchi di questo<br />
tipo e un sistema di appoggio<br />
più sofisticato di quello installato<br />
sul TN-200, in cui sono impiegati<br />
piedini in gomma. Entrambi i giradischi,<br />
“for serious music fans”,<br />
così come sono definiti dal costruttore,<br />
posseggono di serie una<br />
scheda pre-phono MM chiamata<br />
EQ, che può essere utilizzata nel<br />
caso si possegga un amplificatore<br />
con ingressi solo linea, oppure<br />
esclusa utilizzando un pre-phono<br />
esterno e un’uscita USB di tipo A<br />
per il riversamento digitale direttamente<br />
su computer, utilizzando<br />
il convertitore analogico-digitale<br />
incorporato.<br />
L’apparecchio è disponi-<br />
chiara: una clas-<br />
un livello di finitura del TN-300<br />
bile in differenti finiture<br />
davvero difficile<br />
laccate nera, rossa e<br />
Prezzo: € 399,00<br />
Dimensioni: 42 x 11,9 x 34,1 cm (lxaxp)<br />
Peso: 4,8 Kg<br />
Distributore: Exhibo S.p.A.<br />
Via Leonardo da Vinci, 6<br />
20854 Vedano al Lambro (MB)<br />
Tel. 039 4984.1 - Fax<br />
www.exhibo.it<br />
GIRADISCHI TEAC TN-300<br />
Tipo: completo di testina Telaio: rigido in MDF su piedini morbidi<br />
in alluminio e gomma Trasmissione: a cinghia Piatto: alluminio<br />
pressofuso ad elevata inerzia e tappetino in gomma Velocità<br />
(RPM): 33 e 1/3, 45 Braccio: dritto, bilanciato dinamicamente, shell<br />
rimovibile, contrappeso in alluminio e antiskating Alzabraccio:<br />
Manuale Wow & Flutter (%): 0,2 Rumble (dB): 60 Note: finitura<br />
nera, rossa, ciliegio o bianca. Fonorilevatore montato di serie MM<br />
Audio Technica AT95E. Scheda Phono MM e convertitore A/D<br />
48kHz/16bit interni. Uscite analogiche linea e Phono MM, e digitale<br />
USB. Coperchio incluso.<br />
58 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
Lo shell è in alluminio pressofuso e consente l’installazione di testine<br />
di varie lunghezze. L’innesto rapido è preciso e con un buon serraggio<br />
al braccio.<br />
in gomma da porre inferiormente<br />
alle sue fiancate, in modo da non<br />
graffiare e produrre “rumori” con<br />
la superficie laccata del giradischi.<br />
Va segnalato come l’apparecchio,<br />
una volta tirato fuori dall’imballaggio,<br />
sia “votatamente pulg ‘n’<br />
play” e pronto per suonare in pochi<br />
secondi, una volta poggiato<br />
su un ripiano ben messo in bolla:<br />
basta applicare sul suo perno<br />
il piatto e sfruttare uno dei suoi<br />
fori per allungare la cinghia di trasmissione<br />
all’alberino del motore,<br />
facendola girare intorno...<br />
Per il resto il fonorilevatore MM<br />
dell’Audio-Technica AT95E è<br />
già premontato e settato nel<br />
modo corretto, peso di lettura e<br />
antiskating compreso. A questo<br />
punto servono due cavi di segnale<br />
per collegare l’uscita phono, preamplificata<br />
con apposita scheda<br />
interna o bypassata per la connessione<br />
a un pre-phono esterno<br />
o a un amplificatore integrato<br />
provvisto di tale funzionalità integrata.<br />
La selezione tra i due tipi<br />
di uscite si effettua tramite un sebianca<br />
e in<br />
ciliegio, forse<br />
la più classica e<br />
per certi versi bella.<br />
La versione giunta in redazione è<br />
in un vistoso rosso, non il “rosso<br />
Ferrari” ma una versione leggermente<br />
più chiara, che fa un bel<br />
contrasto con i comandi, il braccio,<br />
il piatto e i piedini in alluminio.<br />
Il telaio è una sottile tavola<br />
in MDF, laccata con una finitura<br />
brillante ad alto spessore su tutti<br />
i lati e anche sui bordi interni<br />
delle forature con effetto “incapsulamento”<br />
abbastanza raro sopratutto<br />
in questa fascia di prezzo.<br />
Inferiormente un coperchio<br />
nasconde elettronica, cavetteria<br />
varia e parte della meccanica del<br />
giradischi. Ai quattro angoli del<br />
telaio sono piazzati i piedini che<br />
accoppiano il giradischi al piano<br />
d’appoggio. Questi elementi, così<br />
importanti per l’assorbimento<br />
delle vibrazioni che possono essere<br />
trasmesse dal mobile, sono<br />
realizzati in modo non banale,<br />
specie se riferite alla classe del<br />
prodotto: si tratta di elementi in<br />
gomma molto flessibile e un anello<br />
esterno in alluminio che realizzano<br />
una struttura complessa<br />
per il disaccoppiamento con il<br />
piano d’appoggio. L’elettronica<br />
nascosta dal coperchio inferiore<br />
comprende la scheda phono EQ<br />
per permettere il collegamento<br />
diretto a un preamplificatore che<br />
accetta solo ingressi di linea, e l’uscita<br />
diretta selezionabile con un<br />
commutatore, senza cioè alcun<br />
intervento di preamplificazione<br />
da parte del giradischi Teac. Sulla<br />
stessa scheda, accanto alla sezione<br />
analogica d’uscita, abbiamo<br />
quella di conversione in digitale<br />
con l’uscita USB che è incentrata<br />
s u<br />
u<br />
n<br />
chip Burr<br />
Brown, non<br />
proprio l’ultimo grido nel settore<br />
digitale e forse il tallone di Achille<br />
del sistema anche se ancora il<br />
più diffuso in apparecchi dotati di<br />
connessione USB per la registrazione<br />
dei vinili.<br />
L’alimentazione ha un adattatore<br />
di tensione esterno e posto nella<br />
spina da muro con cui termina il<br />
corrispondente cavo. Tra gli altri<br />
elementi collocati inferiormente<br />
abbiamo un piccolo regolatore<br />
della velocità di rotazione del<br />
motore tramite due piccoli potenziometri.<br />
La regolazione, comunque,<br />
non è prevista per un utente<br />
comune e i due trimmer sono difficilemnte<br />
raggiungibili in condizioni<br />
normali. Superiormente alla<br />
base il motore in corrente continua<br />
è posizionato in modo che il<br />
suo alberino in rame pieno sia<br />
all’interno del piatto, in modo che<br />
non si veda dall’esterno. Il piatto<br />
in pressofusione di alluminio è<br />
dunque internamente sagomato<br />
per contenere la cinghia di trasmissione<br />
che va poi allungata<br />
e fatta girare intorno all’albero<br />
motore, sfruttando uno dei fori<br />
praticati superiormente nel piatto.<br />
Noccandolo, risuona, sebbene<br />
tale vibrazione scompaia del tutto<br />
una volta poggiato sopra di esso<br />
il tappetino in gomma. Il cambio<br />
tra le sue canoniche velocità è<br />
elettronico, liberando l’ascoltatore<br />
dal noioso cambio manuale<br />
con lo spostamento della cinghia<br />
di trasmissione tra le due pulegge<br />
di diverso diametro che solitamente<br />
hanno i giradischi manuali.<br />
Il selettore di velocità è posto<br />
accanto al comando simile di accensione<br />
/ spegnimento, posti in<br />
parallelo alla canna del braccio. Il<br />
braccio di lettura ha la canna dritta,<br />
lo shell porta fonorilevatore<br />
rimuovibile, tenuto in posizione<br />
stringendo un collarino. L’articolazione<br />
è del tipo a cuscinetti per<br />
entrambi i movimenti sui due assi<br />
cardinali. Il contrappeso è dotato<br />
della classica ghiera di taratura<br />
ma naturalmente per la massima<br />
precisione sarà sempre meglio<br />
fare affidamento alla classica<br />
bilancina. Unica altra regolazione<br />
possibile è quella dell’antiskating,<br />
tramite una piccola manopola posta<br />
alla base circolare del braccio.<br />
In pratica agisce su una piccola<br />
molla a sbarra che frena o meno<br />
il perno di rotazione orizzontale<br />
del braccio. Non è invece possibile<br />
variare il VTA o l’Azimuth, un<br />
aspetto molto importante da considerare<br />
se vorrete cambiare il fonorilevatore<br />
di serie; in quel caso<br />
dovrete necessariamente affidarvi<br />
a modelli dal corpo e puntina alti<br />
quanto quello dell’AT95 di serie.<br />
Non manca il coperchio inseribile<br />
tramite le classiche cerniere posteriori<br />
e con due piccoli inserti<br />
Il piatto è in alluminio pressofuso, abbastanza leggero, tornito<br />
esternamente e nella ghiera interna in cui aderisce la cinta di trazione.<br />
Anche il foro interno è tornito con un profilo conico autocentrante che<br />
si innesta al perno centrale.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 59
SELECTOR<br />
Il guscio in alluminio è fissato alla<br />
membrana in gomma abbastanza<br />
cedevole che consente al piede di<br />
flettere in ogni direzione.<br />
La base del braccio sostiene<br />
il meccanismo alza-braccio<br />
e quello dell’antiskating.<br />
Si tratta di un’asticella<br />
in acciaio armonico che<br />
spinge su un asse in<br />
ottone solidale con il<br />
braccio la cui pressione è<br />
determinata dalla ghiera<br />
di regolazione: semplice<br />
ed efficace.<br />
Il perno e il motore<br />
sono fissati alla<br />
tavola tramite una<br />
ghiera metallica.<br />
Il motore è<br />
sospeso mentre<br />
il perno ha un<br />
innesto con il<br />
piatto in ottone<br />
di tipo conico<br />
autocentrante.<br />
Il PCB è suddiviso in due sezioni, una per l’alimentazione regolata<br />
per la rotazione del motore, differenziata per 45 e 33 giri, e l’altra per<br />
l’amplificazione ed equalizzazione del segnale, che può essere digitalizzato<br />
e trasferito tramite USB. Per l’amplificazione è utilizzato un JRC 8080 mentre<br />
per la conversione e la trasmissione USB un Burr Brown PCM2900E.<br />
PLUSVALORI<br />
L’architettura è abbastanza semplice<br />
ma efficace e ben ottimizzata per<br />
quanto riguarda l’isolamento con il<br />
piano di appoggio che impiega quattro<br />
piedi troncoconici in alluminio<br />
stampato e al suo interno è dotato<br />
di una membrana sagomata in gomma<br />
fissata alla tavola con una vite al<br />
centro; ciò rende la struttura sospesa<br />
e libera di flettere in ogni direzione.<br />
Anche il motore presenta un efficace<br />
isolamento meccanico in quanto “appeso”<br />
tramite tre elementi in gomma<br />
cedevole alla placca in metallo solidale<br />
alla tavola. Il braccio è fissato<br />
per mezzo di un grande elemento in<br />
plastica troncoconico molto ampio e<br />
irrobustito da nervature interne che<br />
fa da supporto all’articolazione e ai<br />
dispositivi per l’alzo del braccio e la<br />
regolazione dell’antiskating. I cavi<br />
di collegamento con i contatti dello<br />
shell confluiscono in un PCB in cui è<br />
saldato il cavo coassiale schermato<br />
terminato con un connettore rapido<br />
che si innesta nella sezione attiva che<br />
al suo interno contiene quanto necessario<br />
per la selezione e la regolazione<br />
della rotazione del motore e la sezione<br />
dedicata all’amplificazione del segnale<br />
e della equalizzazione RIAA. I due<br />
commutatori rotativi sotto il braccio<br />
selezionano la differente alimentazione<br />
del motore per la velocità e l’interruttore<br />
generale di alimentazione.<br />
60 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST TEAC TN-300<br />
lettore posto vicino ai terminali<br />
RCA sul pannello posteriore. Non<br />
lontani ci sono la presa per il cavo<br />
di corrente che nella spina di rete<br />
comprende un piccolo alimentatore,<br />
l’interruttore e la presa<br />
USB di tipo A per il collegamento<br />
al computer. In questo caso<br />
il giradischi incorpora dunque<br />
anche una scheda di conversione<br />
analogico-digitale.<br />
Il primo ascolto è stato effettuato<br />
sfruttando l’EQ phono interno,<br />
collegando quindi il giradischi<br />
direttamente a un ingresso linea<br />
dell’integrato utilizzato. Il risultato<br />
non è esattamente esaltante<br />
e risulta al di sotto delle attese,<br />
pur considerando il fatto che si<br />
sta utilizzando un fonorilevatore<br />
MM economico come l’AT95E<br />
(valore = circa una cinquantina di<br />
euro). Il suono è alquanto timido<br />
e la scena si concentra all’interno<br />
dei diffusori sebbene lo stage sia,<br />
sostanzialmente, piccolo seppur<br />
proporzionato; non si amplia,<br />
però, neppure spingendo molto<br />
sul volume, soluzione difficile da<br />
perseguire, tra l’altro, a causa di<br />
una tensione d’uscita, con l’EQ<br />
in funzione, non troppo elevata<br />
per l’ingresso linea. Il timbro è<br />
piuttosto buono e se la risposta in<br />
frequenza è smorzata agli estremi<br />
tale calo appare piuttosto simmetrico,<br />
non portando a un suono<br />
troppo squilibrato in un senso o<br />
nell’altro. Certo se il basso non è<br />
molto presente gli alti appaiono<br />
poco rifiniti ed eleganti ma anche<br />
loro sono, diciamo così, discreti e<br />
poco invadenti.<br />
Meglio allora collegare l’uscita<br />
non preamplificata a una unità<br />
phono esterna, nel nostro caso<br />
un Moth RIAA MM/MC. Già con<br />
questa elettronica si riesce a tirar<br />
fuori dal sistema giradischi +<br />
fonorilevatore molto di più, con<br />
un suono che si fa decisamente<br />
più decoroso e degno di buoni<br />
ascolti. La scena si allarga visibilmente<br />
anche oltre i diffusori,<br />
dando meno l’impressione di un<br />
ascolto in scala ridotta come nelle<br />
condizioni precedenti. Anche<br />
la tridimensionalità acquista una<br />
sua dignità mentre la risposta in<br />
frequenza si estende e si fa più<br />
regolare, con un calo agli estremi<br />
banda “fisiologico”, legato ai<br />
limiti del fonorilevatore di serie.<br />
Tutto è migliorato, anche la dinamica<br />
e persino l’impulsività<br />
si fanno un po’ più apprezzabili.<br />
Vivacità e velocità rendono l’ascolto<br />
più fresco e piacevole. Nel<br />
complesso il suono è cresciuto<br />
in quantità e qualità, ed è decisamente<br />
più vitale di prima;<br />
resta qualche stranezza qua e là<br />
nel timbro e nel rilievo eccessivo<br />
che viene dato a certi strumenti<br />
rispetto ad altri.<br />
L’ultimo passo consiste nella<br />
sostituzione del fonorilevatore<br />
di serie AT95E; noi lo abbiamo<br />
fatto con un modello a bobina<br />
mobile AT F7 sempre dell’Audio<br />
Technica. Certo, il salto economico<br />
non è proprio insignificante:<br />
considerando la classe del giradischi,<br />
in pratica il costo finale si<br />
raddoppia ma, proprio in questa<br />
ipotesi limite, risiede la possibilità<br />
di testare se il Teac TN-300<br />
sia in grado di posizionarsi in<br />
una fascia superiore di performance.<br />
Lo shell staccabile, con<br />
l’antico sistema del collarino da<br />
allentare, tanto semplice quanto<br />
efficace, farà storcere forse il<br />
naso ad alcuni puristi (anche se<br />
è presente in bracci di classe di<br />
prezzo a triplo zero) ma è assai<br />
comodo quando si deve sostituire<br />
un fonorilevatore! La scelta<br />
della AT F7 è stata favorita anche<br />
dal fatto che ha dimensioni geometriche<br />
identiche a quelle del<br />
modello di serie, pertanto non si<br />
creano problemi di altezza ideale<br />
(leggi VTA) nello scambio;<br />
meglio, comunque, munirsi di<br />
una di quelle schede, che trovate<br />
anche su internet, che aiutano<br />
ad allineare il fonorilevatore<br />
nel modo corretto. Noi abbiamo<br />
usato un classico cartoncino<br />
della Rega, perfetto per il nostro<br />
caso. Regolato peso di lettura e<br />
anti-skating, abbiamo proceduto<br />
all’ascolto con l’apparecchio, per<br />
così dire, “al massimo delle sue<br />
potenzialità”. In effetti con questa<br />
configurazione si può verificare<br />
come questo giradischi, pur<br />
chiaramente economico, possa<br />
crescere e di molto nelle sue<br />
prestazioni. I risultati, peraltro,<br />
non tardano ad arrivare: la scena<br />
si fa finalmente ampia, svincolandosi<br />
dal posizionamento dei<br />
diffusori; il basso ora è presente,<br />
con un buon livello d’impulsività<br />
e in grado farsi sentire anche dal<br />
nostro corpo, come prima sembrava<br />
impossibile. Nella timbrica<br />
prevale la chiarezza, un elemento<br />
caratterizzante di questa bobina<br />
mobile e, piuttosto, il TN-300<br />
sembra in grado di non snaturare<br />
o mortificare le doti del fonorilevatore:<br />
davvero un ottimo risultato.<br />
Probabilmente l’AT F7 può<br />
rappresentare un investimento<br />
sproporzionato per questo giradischi<br />
ma certamente il Teac<br />
merita qualcosa di superiore alla<br />
economica AT95E e alle prestazioni<br />
dello stadio phono e della<br />
opzione USB! In altre parole,<br />
come giradischi stand alone ha<br />
molte potenzialità da valorizzare<br />
e che cominciano a rappresentare<br />
una valida alternativa ai marchi<br />
storici che hanno preso piede<br />
nel middle end dei tempi bui...<br />
E chi guarda al suo ritorno (o a<br />
una protratta permanenza) nel<br />
settore dell’analogico può guardare<br />
a questo giradischi, le cui<br />
caratteristiche intrinseche sono<br />
apprezzabili così come l’aspetto,<br />
cercando di trovare il modo di<br />
elevarne sensibilmente le potenzialità,<br />
andando a guardare nei<br />
cataloghi di Grado, Ortofon serie<br />
2M, Goldring serie 2000, o Audio-Technica<br />
AT100E (con prezzi<br />
intorno ai cento euro).<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità ...........................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />
8 Risposta ai transienti ...................................1<br />
9 Velocità .......................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />
11 Frequenze alte .............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse ..........................................1<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Eccellente finitura e realizzazione della parte<br />
meccanica e funzionale rispetto al prezzo complessivo,<br />
anche se la presenza dei sub dispositivi<br />
(testina e sezione attiva) è penalizzante.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Pur tenendo conto di quanto sopra e sotto esposto,<br />
siamo di fronte a un plug ’n’ play completissimo.<br />
Ottimo per cominciare, proseguendo<br />
senza doverlo sostituire...<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Ben al di sopra, se coadiuvato dai giusti parner,<br />
di quanto aspettato dallo stesso costruttore che<br />
penalizza le performance abbinandolo a partner<br />
mediocri.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Tutto da verificare questo “ritorno” all’analogico.<br />
Se sia solo un fuoco di paglia lo dirà il tempo. La<br />
concretezza del marchio, invece, non si discute.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Per quanto riguarda livelli di finitura, opzioni e<br />
altre caratteristiche è ben al di sopra della sua<br />
fascia di appartenenza.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 61
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />
Audia Flight Three S<br />
Sembrerà strano ma la<br />
apparente dovizia di alternative<br />
che si presentano<br />
a chi intende acquistare<br />
un amplificatore integrato<br />
di pregio ma di prezzo<br />
ancora ragionevole, una<br />
volta sfrondate delle proposte<br />
improbabili, di quelle<br />
irragionevoli e di quelle<br />
“per esigenze particolari”,<br />
si riduce di molto nelle alternative.<br />
Anche per questo<br />
un’amplificazione “solida”<br />
di nome e di fatto come<br />
quella proposta dalla casa<br />
italiana brilla di luce riflessa<br />
oltre che di luce propria<br />
La possibilità di configurare<br />
l’apparecchio fino a<br />
renderlo una completa<br />
centrale audio poi davvero<br />
non guasta!<br />
L’interessante percorso del<br />
costruttore del centro Italia<br />
nel settore dell’amplificazione,<br />
con cui è cominciata la sua<br />
avventura in campo audio, si è<br />
arricchito e articolato nel tempo,<br />
nonostante l’azienda abbia<br />
mantenuto un “passo” cauto e<br />
ragionevole, come si addice a<br />
un piccolo artigiano quale Audia<br />
Flight (confidenzialmente<br />
solo Audia) è e vuole essere.<br />
Quattordici prodotti in tutto<br />
(a cui si dovrebbe aggiungere<br />
a breve un DAC con controllo<br />
di volume) divisi in tre linee:<br />
quella Classic, da cui è iniziato<br />
il percorso della casa; la linea<br />
di eccellenza Strumento, che ha<br />
proiettato il costruttore nell’agone<br />
dell’Hi-end più elevato; la<br />
Three Series, il tentativo di approcciare<br />
il segmento del micro<br />
lusso nella sua versione più<br />
elevata. All’interno delle varie<br />
linee una certa discontinuità di<br />
prodotto; nove prodotti in una,<br />
tre in un’altra e due soli nella<br />
gamma di approccio: un lettore<br />
CD e un ampli integrato,<br />
recentemente aggiornato nelle<br />
funzioni e nell’aspetto. L’FL<br />
Three, questo l’oggetto in questione,<br />
è un integrato linea con<br />
possibilità di essere arricchito<br />
da una scheda phono MM/MC<br />
e da una scheda con DA 24 bit<br />
/ 192 kHz. Tra i vari aggiornamenti<br />
rispetto alla versione<br />
precedente spicca la scelta di<br />
aver rinnovato il design con<br />
un frontale che si ispira alla<br />
linea di vertice, caratterizzato<br />
dal display a forma di sorriso<br />
(qui disassato e ancorato su<br />
un pannello frontale di minor<br />
spessore<br />
che nella<br />
linea<br />
Strumen-<br />
to),<br />
solu-<br />
zione<br />
che la- scia<br />
supporre come, a breve,<br />
anche il lettore CD verrà<br />
“rinnovato”.<br />
Un tentativo di rafforzare la logica<br />
di una proposta che, complessivamente,<br />
lo diciamo preventivamente,<br />
manca ancora di<br />
una sua completa coerenza, né<br />
alcune scelte (dai nomi degli<br />
apparecchi a un investimento<br />
residuale in termini di comunicazione<br />
attraverso il sito che<br />
“grida vendetta”) sembrano<br />
contribuire a una maggiore<br />
chiarezza. Tutto ciò, peraltro,<br />
non aggiunge né toglie niente<br />
Prezzo: € 2.750,00<br />
Dimensioni: 45 x 11 x 44 cm (lxaxp)<br />
Peso: 16,50 Kg<br />
Distributore: Audio Living Design<br />
Via Pantanelli, 119 - 61025 Montelabbate ()<br />
Tel.0721.472.899 - Fax<br />
http://www.audiolivingdesign.it<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO AUDIA FLIGHT THREE S<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 80 W su 8<br />
Ohm (160 W su 4 Ohm) in classe AB Accessori e funzionalità<br />
aggiuntive: Telecomando, Ingresso cuffia Risp. in freq. (Hz):<br />
1-450.000 - 3 dB THD (%): < 0,05 S/N (dB): >95 Phono: MM ( mV/<br />
KOhm) MC ( mV/ Ohm) Ingressi analogici: 4 RCA 1 XLR Uscite<br />
analogiche: 2 RCA Note: scheda phono opzionale euro 390; scheda<br />
DAC 192KHz/24bit con ingresso USB opzionale a 390 euro<br />
62 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
La dotazione di ingressi è<br />
notevole: 4 linea RCA, 1 XLR e 1<br />
TAPE in e out. U ingresso linea<br />
è configurabile per il phono se<br />
si installa la scheda opzionale,<br />
mentre l’ingresso USB (anch’esso<br />
opzionale) risulta indipendente.<br />
È presente anche il pre out per la<br />
biamplificazione in abbinamento<br />
ad altro finale.<br />
al Three S dove la S sta per...<br />
non lo sappiamo, ma certamente<br />
non per Strumento,<br />
visto che si tratta di una linea<br />
totalmente differente sebbene<br />
l’estetica sia simile e... insomma,<br />
lo vedete no? Concludiamo<br />
l’analisi preventiva con una<br />
nota di biasimo per il display. A<br />
noi non piace (ci ricorda il sorriso<br />
del Joker!) ma questa può<br />
essere considerata un’opinione<br />
come tante; quel che davvero<br />
non va è che a fronte di uno<br />
sforzo comunque encomiabile<br />
in termini di interfaccia uomomacchina,<br />
si abbia in cambio<br />
una soluzione poco leggibile e<br />
parca di informazioni: nemmeno<br />
il livello del volume viene<br />
visualizzato! Ogni apparecchio<br />
è una sintesi e un compromesso,<br />
quelli “economici” (rispetto<br />
almeno al taglio dell’azienda)<br />
lo sono di più ma qui si sono<br />
investite risorse in una direzione<br />
“poco efficiente”...<br />
Sempre in termini di utilizzo,<br />
la selezione degli ingressi avviene<br />
tramite la pressione dei<br />
pulsanti posti sul frontale in<br />
modo sequenziale ed è anche<br />
presente la funzione di personalizzazione<br />
del nome degli<br />
ingressi anche se tale operazione<br />
risulta estremamente<br />
farraginosa e un po’ fuori<br />
tempo, considerate le opzioni<br />
che via via vengono proposte i<br />
merito alla gestione dei dispositivi.<br />
Da sottolineare invece<br />
la regolazione del volume che<br />
avviene in modo continuo e<br />
molto “analogico” considerato<br />
che si tratta di un potenziometro<br />
motorizzato, e l’attivazione<br />
del mute che di fatto porta il<br />
volume gratamente a zero ruotando<br />
il potenziometro e, una<br />
volta disattivato, riporta la manopola<br />
alla regolazione precedente:<br />
una vera chicca anche se<br />
la rotazione è piuttosto lenta e<br />
la riduzione del livello avviene<br />
in modo non eccessivamente<br />
tempestivo. L’apparecchio è<br />
anche dotato di un pulsante<br />
per la disconnessione dei diffusori<br />
per l’utilizzo della uscia<br />
cuffia che può essere utilizzata<br />
anche con i diffusori inseriti.<br />
Il telecomando dispone di una<br />
serie di tasti polifunzionali che<br />
rendono di immediata attivazione<br />
la regolazione del volume<br />
ma rendono necessaria la scelta<br />
di commutare gli ingressi e<br />
poi selezionarli in modo sequenziale.<br />
La regolazione del<br />
volume avviene non in modo<br />
continuo ma a piccoli scatti<br />
che, nel caso di abbinamenti<br />
con sorgenti ad alto livello di<br />
uscita, non consente una regolazione<br />
fine del livello minimo,<br />
tanto che, se si vuole ascoltare<br />
a basso volume in orari notturni,<br />
bisogna intervenire manualmente<br />
con la manopola del<br />
volume.<br />
L’ascolto dell’apparecchio si è<br />
svolto con una insolitamente<br />
ampia pletora di partner: dai<br />
piccoli Dali Opticon 1 (in prova<br />
in questo stesso numero<br />
di <strong>SUONO</strong>) ai grandi Triangle<br />
Magellan Cello, utilizzati<br />
come riferimento nella nostra<br />
sala d’ascolto o i Jean Marie<br />
Renaud Abscisse, insoliti partner<br />
dal carattere irrituale. Le<br />
varie configurazioni hanno<br />
evidenziato qualche caratterizzazione<br />
derivante dall’abbinamento;<br />
caratterizzazioni che<br />
determinano il risultato sonoro<br />
e di misura tale da ponderare<br />
alcune scelte, dato che con altre<br />
ciò non avviene.<br />
Nel caso dei Dali, i più economici<br />
piccoli diffusori utilizzati,<br />
l’abbinamento fornisce<br />
risultati altalenanti: ottimo,<br />
perfino sorprendente in alcuni<br />
casi, un po’ più deludente<br />
in altri. Fondamentalmente<br />
c’è una piacevolezza di fondo<br />
che rimane un po’ con tutti i<br />
generi in particolare, però, con<br />
le voci e le medie. L’arpeggio<br />
della chitarra acustica è fluido<br />
e naturale, privo di metallicità<br />
eccessiva. La voce femminile è<br />
ricca nei particolari e nelle inflessioni<br />
con qualche leggero<br />
accenno di asprezza, cosa che<br />
vale anche con il pianoforte,<br />
nei passaggi più acuti e/o forti.<br />
Si tratta di intemperanze di<br />
breve durata che denunciano<br />
più che altro una finezza di<br />
grana non eccezionale dei diffusori<br />
di classe relativamente<br />
economica. È anche vero che<br />
passando a un SACD della<br />
Stockfish il suono si fa più caldo<br />
e certi graffi prima percepiti<br />
paiono scomparire. La voce<br />
maschile, anche quando molto<br />
virile è ben riprodotta e, probabilmente,<br />
è proprio il piccolo<br />
formato dei Dali a impedirgli<br />
di diventare eccessivamente<br />
gonfia e sovradimensionata.<br />
Se il basso appare contenuto,<br />
affascina per la sua precisione,<br />
pulizia e nettezza. Un<br />
brano di percussioni stupisce<br />
per la resa: le dimensioni della<br />
scena sono grandi, i diffusori<br />
scompaiono totalmente e la<br />
tridimensionalità è davvero<br />
affascinante, suscitando un<br />
senso di realismo inaspettato.<br />
Tutto ciò si amplia in modo<br />
molto più spettacolare e convincente<br />
con i Triangle, grandi<br />
diffusori da pavimento, dotati<br />
di uno dei bassi più belli per<br />
potenza, profondità ma anche<br />
per la loro relativa insensibilità<br />
al loro posizionamento. Il confronto<br />
con uno splendido fuoriclasse,<br />
il finale Accuphase A36,<br />
attuale nostro riferimento, dimostra<br />
che si può fare ancora<br />
di più ma non a questo prezzo!<br />
In questa ottica segnaliamo le<br />
note che distanziano l’Audia da<br />
una perfezione che non è comunque<br />
prevista dal target di<br />
appartenenza: la brillantezza<br />
dei Triangle viene messa più in<br />
evidenza e in alcuni casi si nota<br />
un appena percepibile velo che<br />
cala sulla scena sonora rispetto<br />
al riferimento. Ma, lo ripetiamo,<br />
rapportandoci alla classe<br />
d’appartenenza dell’integrato<br />
italiano non si può che rimanere<br />
ben impressionati da quanto<br />
riesce a fare!<br />
La qualità sonora della scheda<br />
phono, anche nella modalità<br />
d’abbinamento più<br />
ostica, come nel caso MC a<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 63
SELECTOR<br />
SRC AD1895 e DAC<br />
CS4398 sono al centro<br />
del progetto oltre a<br />
componenti selezionati,<br />
componenti SMD e<br />
resistenze MELF.<br />
I morsetti di potenza sono<br />
di tipo economico ma molto<br />
funzionali, con una eccellente<br />
meccanica di serraggio e una<br />
ghiera antifrizione efficace<br />
e funzionale con tutti le<br />
terminazioni. Gli RCA sono di<br />
tipo a pannello molto robusti<br />
e ben posizionati<br />
Un cilindro in alluminio pieno<br />
con scavata la gola per una<br />
guarnizione O-Ring!<br />
Semplice, elegante efficace...<br />
La scheda è suddivisa in due sezioni, una dedicata<br />
alla ricezione del segnale digitale proveniente dalla<br />
connessione USB (realizzata da Amanero e applicata tramite<br />
connettori a pettine di tipo rapido), l’altra che si occupa<br />
della ricezione del segnale digitale audio, della conversione<br />
e dello stadio di uscita. A bordo sono presenti anche le<br />
alimentazioni dedicate per ogni sezione e i disaccoppiatori<br />
del segnale digitale.<br />
IO SONO FLESSIBILE<br />
Lo chassis è in lamiera ferrosa pesante<br />
ripiegata sulla quale sono fissati un<br />
grande PCB che ospita gran parte<br />
dell’elettronica espressamente dedicata<br />
al trattamento del segnale<br />
analogico sia per la sezione linea con<br />
annesso il preamplificatore e la regolazione<br />
del volume, sia per quella di<br />
potenza. In prossimità del connettore<br />
di rete è presente il filtro di alimentazione,<br />
l’alimentatore di stand-by e<br />
successivamente due trasformatori<br />
distinti, fissati al fondo dell’apparecchio<br />
con i circuiti secondari distinti<br />
e differenziati per le varie sezioni, se<br />
ne rilevano tre di tipo duale e due<br />
singoli sul trasformatore di grandi<br />
dimensioni che vanno ad alimentare<br />
i rispettivi circuiti di filtraggio e<br />
livellamento, collocati in prossimità<br />
delle sezioni specifiche.<br />
A ridosso del pannello anteriore è in<br />
parte implementata la logica di controllo<br />
che gestisce anche la selezione<br />
degli ingressi, posta su un altro<br />
PCB posteriore collocato a ridosso<br />
dei contatti RCA e collegato al PCB<br />
principale tramite flat cable. Viene<br />
anche comandata la rotazione del<br />
potenziometro (1) motorizzato con<br />
un andamento però a scatti e non<br />
fluido e continuo e alcune funzioni di<br />
personalizzazione degli ingressi come<br />
il nome o la luminosità del display,<br />
con modalità abbastanza basilari.<br />
64 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST BRYSTON B 135 SST2<br />
1<br />
Lo stadio di potenza<br />
impiega una coppia<br />
di transistor bipolari<br />
ON MJL3281A e<br />
MJL1302A per<br />
canale. È presente un<br />
sensore termico di<br />
protezione.<br />
La selezione dei<br />
carichi e delle<br />
impostazioni del<br />
guadagno a secondo<br />
del tipo di testina, si<br />
effettuano tramite<br />
lo spostamento dei<br />
microinterruttori<br />
seguendo uno<br />
schema di<br />
combinazioni<br />
opportune. I selettori<br />
sono piccoli, delicati<br />
e in posizione<br />
scomoda, ma si<br />
utilizzano per il<br />
tempo necessario<br />
all’ottimizzazione di<br />
una testina.<br />
Il PCB della scheda fono evidenzia una<br />
impostazione “dual mono” con la sezione di<br />
ricezione del segnale di basso livello e quella di<br />
equalizzazione RIAA che impiega per ogni canale<br />
l’abbinamento di un Analog Devices SSM2019<br />
e un National LME49710 il cui guadagno è<br />
facilmente configurabile, mentre l’uscita linea<br />
è realizzata con una coppia di transistor ST<br />
BDX53C e BDX54C.<br />
Adiacente al primo ingresso linea è<br />
presente una serie di mini contatti a<br />
pettine per l’installazione della scheda<br />
opzionale che condivide il primo<br />
ingresso e viene occupato dal phono<br />
quando installato, mentre la scheda<br />
opzionale USB è posta lontano dal<br />
PCB e collegata tramite connettori<br />
rapidi e cavi monopolari al PCB<br />
principale, in cui viene immesso il<br />
segnale audio.<br />
Non si può classificare il prodotto<br />
come modulare ma come un sistema<br />
flessibile che può accettare due<br />
schede fra loro molto differenti e<br />
con poche limitazioni dal punto di<br />
vista funzionale, considerato che per<br />
il phono gli interventi di ottimizzazioni<br />
sono di tipo meccanico e per<br />
la scheda digitale è presente, al momento,<br />
un solo ingresso e nessun tipo<br />
di settaggio personalizzato tramite<br />
interfaccia dell’apparecchio.<br />
I dispositivi di potenza sono installati<br />
direttamente su un dissipatore collocato<br />
quasi al centro dell’apparecchio;<br />
hanno nelle vicinanze gli alimentatori<br />
di potenza e lo stadio pilota che<br />
ingloba al suo interno il particolare<br />
circuito di feedback in corrente.<br />
Da notare che le alette del dissipatore<br />
sono collegate fra loro tramite due<br />
nastri adesivi antivibrazione che annullano<br />
il fastidioso effetto “armonico”<br />
dei dissipatori in alluminio di ampie<br />
dimensioni.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 65
SELECTOR<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
La risposta in frequenza è molto estesa e non presenta<br />
attenuazioni agli estremi banda. L’estensione oltrepassa<br />
i 100 kHz e in basso si apprezza l’accoppiamento in DC.<br />
Si nota tuttavia una variazione della risposta in funzione<br />
del carico resistivo, comunque contenuta all’interno di<br />
circa 0,5 dB, dovuta alle scelte progettuali che non innalzano<br />
artificiosamente il fattore di smorzamento. Le<br />
stesse scelte progettuali danno luogo ad un livello di<br />
distorsione significativo e costante sia in frequenza che<br />
nell’interno arco operativo di amplificazione. Il decadimento<br />
armonico è comunque molto rapido e il tappeto<br />
di rumore molto basso e privo di componenti spurie, a<br />
riprova di un eccellente impianto di alimentazione. La<br />
potenza di 110 Wrms per una THD+N=1% oltrepassa<br />
notevolmente quella dichiarata di 80 Wrms.<br />
bassa tensione d’uscita Audio<br />
Technica, dimostra una buona<br />
neutralità timbrica oltre<br />
alle già citate buone capacità<br />
d’amplificazione. Si tratta<br />
di un modello relativamente<br />
economico che, se non ha tra<br />
le sue migliori caratteristiche<br />
una dinamica strabiliante o<br />
un basso iper profondo, offre<br />
in compenso una notevole<br />
estensione e regolarità nell’estensione<br />
della risposta in frequenza,<br />
un colore più chiaro<br />
e luminoso che con i modelli<br />
maggiori. Tutte caratteristiche<br />
che ritroviamo puntualmente<br />
replicate nell’abbinamento<br />
con l’integrato Audia Flight.<br />
Ma la scheda phono dell’amplificatore<br />
italiano è in grado di<br />
fare anche di meglio: abbinandovi<br />
la bobina mobile Sumiko<br />
Black Bird, capace di prestazioni<br />
superiori specie in fatto di<br />
dettaglio, definizione e basso<br />
ben controllato quanto potente,<br />
il risultato è notevole. La<br />
sua tensione d’uscita elevata e<br />
il carico consigliato di 47 kOhm<br />
suggeriscono un settaggio MM<br />
per la scheda phono; in effetti,<br />
in questo caso, la resa è molto<br />
buona, se non di più: eccellente<br />
la resa dinamica con rumore di<br />
fondo inesistente mentre dettaglio,<br />
particolari e immagine<br />
sono molto buoni.<br />
Caso a parte è rappresentato<br />
dalla scheda DA che, invece,<br />
testimonia un approccio minimale<br />
della casa verso la musica<br />
liquida: non accetta segnali<br />
DSD e rappresenta l’unico<br />
ingresso digitale disponibile<br />
(cosa che fa un po’ a cazzotti<br />
con una, peraltro ampia, dotazione<br />
di ingressi); in compenso,<br />
tuttavia, offre performance<br />
davvero notevoli in relazione al<br />
prezzo e comunque apprezzabili<br />
in assoluto.<br />
Quest’ultima notazione sottolinea<br />
al tempo stesso i meriti<br />
dell’approccio al mercato da<br />
parte della Audio Flight, che<br />
procede per piccoli passi, e i<br />
rischi e i limiti che si paventano<br />
tipicamente all’artigiano<br />
che si affaccia sul mondo ora<br />
in permanente evoluzione della<br />
riproduzione sonora. Al netto<br />
delle chiacchiere, comunque,<br />
la soluzione proposta dalla<br />
casa italiana risulta solidamente<br />
ancorata al principio ispiratore<br />
del buon suono prima di<br />
tutto. L’obiettivo è raggiunto e<br />
il Three S, nel ristretto novero<br />
di alternative di cui accennavamo<br />
all’inizio di questo articolo,<br />
si piazza nel gruppo di testa,<br />
soprattutto se l’utente che vi<br />
si rivolge ha aspettative di tipo<br />
“tradizionale”.<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 3<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 3<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 3<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 3<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Di buon livello, ben ingenierizzata, a cavallo fra<br />
artigianale e industriale.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Ottime le caratteristiche elettriche dell’apparecchio<br />
che però mostrano caratterizzazioni molto<br />
marcate in seguito alle scelte progettuale.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
L’elevato numero di ingressi e la possibilità di<br />
upgradare le due sezioni opzionali ampliano le<br />
possibilità di utilizzo.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Con i giusti partner si ottengono risultati al di<br />
sopra della classe di appartenenza con performance<br />
anche di rilievo dell’uscita cuffia.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Il marchio ha a lungo stentato a decollare nonostante<br />
gli ottimi presupposti. Oggi la distribuzione<br />
è più solida.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
In questa classe di prezzo le alternative “di qualità”<br />
non sono tante e quelle più squisitamente<br />
industriali prestano il fianco a critiche ben più<br />
aspre di quello che si possono fare al D.U.T.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
66 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
il nuovo riferimento Hi-End<br />
Where Swiss Precision Meets Exquisite Refinement<br />
I componenti CH Precision sono da 20 anni a questa parte i primi prodotti<br />
che ho recensito in grado di pareggiare in termini di velocità, dinamica e densità<br />
d'informazioni musicali, le prestazioni dei miei sistemi di riferimento. Nello<br />
stesso tempo i prodotti CH Precision ne migliorano tutti i possibili punti<br />
deboli, con i quali avrei pensato di dover sempre convivere, per avere linearità<br />
e musicalità in parti uguali. Il testimone è stato definitivamente passato.<br />
Alan Taffel (The Absolute Sound)<br />
www.audiogamma.it
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
SUBWOOFER<br />
Pmc Twenty Sub<br />
La ragione per cui un costruttore<br />
come PMC si confronta<br />
con l’impopolare<br />
(almeno tra gli audiofili)<br />
segmento dei subwoofer<br />
è chiara: nel mondo professionale,<br />
da cui la casa<br />
proviene, il sub è utile, anche<br />
molto, e viene ampiamente<br />
utilizzato! Dall’alto<br />
del suo palmares riuscirà<br />
la casa britannica a superare<br />
i preconcetti che il<br />
settore Hi-Fi nutre in merito?<br />
Non è forse in questi<br />
“luoghi bassi” che la linea<br />
di trasmissione offre il suo<br />
meglio?<br />
Se al momento della lettura<br />
di questo articolo anche<br />
voi, come una larga<br />
fetta della popolazione terrestre,<br />
siete entrati in contatto con l’universo<br />
di Spectre, l’ultimo kolossal<br />
delle avventure di James<br />
Bond, sappiate che nelle pieghe<br />
della maxi produzione dedicata<br />
all’agente “al servizio di sua<br />
maestà britannica” si cela un<br />
piccolo ma significativo contributo<br />
da parte di PMC. Non che<br />
questo, naturalmente, testimoni<br />
in qualche misura la qualità dei<br />
prodotti o ne condizioni il nostro<br />
giudizio ma l’evento, uno<br />
dei tanti che vede coinvolta l’azienda<br />
britannica nelle<br />
produzioni musicali<br />
professionali, sottolinea<br />
la principale vocazione<br />
professionale<br />
ma anche l’equivoco<br />
da cui la Professional<br />
Monitor Company,<br />
al secolo PMC, non<br />
ha ancora deciso<br />
o saputo uscire. Il<br />
nome stesso dell’azienda<br />
indurrebbe<br />
in errore perché,<br />
se di professionale<br />
si tratta, come mai<br />
siamo qui a disquisire<br />
su un subwoofer<br />
il cui utilizzo<br />
ha notoriamente<br />
difficoltà ad entrare nelle consuetudini<br />
degli audiofili e rappresenta,<br />
invece, un elemento<br />
essenziale nella riproduzione<br />
musicale a fini professionali? La<br />
risposta più semplice ma anche<br />
la meno esatta sarebbe questa:<br />
nonostante la linea consumer<br />
fruisca di una elevata ricaduta<br />
tecnologica dal mondo professionale<br />
nel caso di PMC, come<br />
di altri costruttori, i due universi<br />
sono ancora molto distanti: gli<br />
altoparlanti utilizzati, ad esempio,<br />
sono quasi del tutto differenti<br />
e nel consumer non sono<br />
previsti sistemi attivi, cavallo<br />
di battaglia del professionale.<br />
Si potrebbe obiettare che, comunque,<br />
una parziale ricaduta<br />
tecnologica da un mondo all’altro<br />
esiste, segnatamente per<br />
l’adozione in entrambi della<br />
linea di trasmissione. Proprio<br />
la tecnologia ATL, nel caso dei<br />
subwoofer, rappresenta effettivamente<br />
un valore aggiunto, in<br />
quanto aumenta la collocabilità<br />
in ambiente e l’abbinabilità ad<br />
altri sistemi. Per questa ragione,<br />
e senza voler determinare una<br />
classifica di merito, più dei diffusori<br />
attivi (soluzione pur auspicabile)<br />
è proprio il sub il primo<br />
prodotto che verosimilmente<br />
appartiene pienamente ai due<br />
universi, anche se la differente<br />
destinazione d’uso è evidente,<br />
a partire dai manuali di utilizzo<br />
in cui la sezione dedicata all’ingresso<br />
digitale, nel manuale<br />
“consumer”, è del tutto saltata,<br />
considerato che tale modalità<br />
è pensata solo per il segmento<br />
pro, per giunta in abbinamento<br />
ai sistemi PMC.<br />
Il Twenty Sub è, comunque,<br />
il primo subwoofer della casa<br />
dedicato alla serie di diffusori<br />
domestici denominata Twenty<br />
(modelli 21, 22, 23, 24 e 26).<br />
L’apparecchio è caratterizzato,<br />
contrariamente a molti concorrenti<br />
e per soddisfare i requisiti<br />
della Transmission Line, da un<br />
pronunciato sviluppo verso l’alto<br />
e in profondità a scapito della<br />
larghezza: i pannelli frontale e<br />
posteriore hanno una lieve inclinazione<br />
all’indietro mentre sotto<br />
quello inferiore è presente una<br />
base che prolunga posteriormente<br />
l’impronta del diffusore<br />
al pavimento. Il diffusore utilizza<br />
due woofer da circa 18 cm di<br />
diametro caricati in linea di trasmissione<br />
proprietaria ATL con<br />
sfogo nel pannello posteriore.<br />
La frequenza di taglio è selezionabile<br />
tra cinque diversi valori<br />
da 50 fino a 200 Hz. Inoltre, la<br />
pendenza del filtro di crossover<br />
nei dintorni di queste frequenze<br />
di taglio è anch’essa variabile tra<br />
6, 12 e 18 dB per ottava. Il tutto<br />
viene comunicato all’utilizzatore<br />
Prezzo: € 4.087,00<br />
Dimensioni: 20 x 55 x 51,6 cm (lxaxp)<br />
Peso: 23 kg<br />
Distributore: Gammalta Group S.r.l.<br />
Via S. Maria, 19/21 - 56126 Pisa (PI)<br />
Tel.050 2201042 - Fax 050 2201047<br />
http://gammalta.it<br />
SUBWOOFER PMC TWENTY SUB<br />
Tipo: amplificato Potenza: 400 RMS in classe D N. vie: 1 Impedenza<br />
(Ohm): 4 Frequenze di taglio (Hz): selezionabile<br />
50/80/120/150/200 Risp. in freq. (Hz): 22-200 Altoparlanti:<br />
2 Wf PMC17,7 cm carta trattata Controlli: frequenza di taglio,<br />
pendenza 6 / 12 / 18 dB Rifinitura: noce, amarone, nero diamante,<br />
quercia Note: caricamento linea di trasmissione ATL.<br />
Dedicato in particolare ai diffusori twenty 21-22-23-24 e 26.<br />
68 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
tramite un display posto nel ricco<br />
pannello posteriore accanto<br />
ai selettori. L’amplificazione<br />
interna è in classe D, con una<br />
potenza continua di 400 Watt.<br />
È disponibile un equalizzatore<br />
specifico che permette il setup:<br />
le connessioni sono sia di tipo<br />
analogico stereo bilanciato XLR<br />
(ma sono inclusi convertitori<br />
sbilanciati nel kit) che AES/EBU<br />
digitali, inutilizzabili nell’ambito<br />
consumer, mentre le uscite sono<br />
configurate per essere filtrate o<br />
meno, con un guadagno fisso o<br />
variabile. È possibile gestire il<br />
tipo di ingresso, la sensibilità, il<br />
guadagno e il volume, alla pari<br />
della linea di fase con passi da<br />
cinque gradi. La sezione di ingresso<br />
e di elaborazione e quella<br />
di potenza utilizzano un’architettura<br />
molto semplice e non<br />
eccessivamente performante:<br />
ben allineata la sezione di potenza<br />
(realizzata con un modulo<br />
Hypex), meno adatta quella di<br />
ingresso, in cui gran parte dell’elettronica<br />
è stata sviluppata per<br />
soddisfare alcun esigenze particolari<br />
di abbinamento con i sistemi<br />
attivi proprietari di PMC,<br />
dedicati al mondo del pro, non<br />
molto aperti e integrabili con<br />
altri sistemi. È un peccato che<br />
gran parte dello sviluppo ad hoc<br />
del sistema, che è sicuramente<br />
un valore aggiunto nel settore<br />
In alto è presente il display e<br />
i quattro pulsanti di controllo<br />
per il setup, mentre nella<br />
parte inferiore trovano posto<br />
gli ingressi e le uscite sia<br />
analogiche che digitali. Al<br />
lato sono presenti anche due<br />
connettori tipo RJ-45 per il<br />
collegamento di un comando<br />
remoto, specifico dei prodotti<br />
destinati all’utilizzo Pro dove<br />
vengono sfruttati anche i<br />
collegamenti digitali AES<br />
visto che nel consumer non è<br />
possibile.<br />
professionale, incrementi delle<br />
funzionalità per le quali non sia<br />
stata pensata una ricaduta nel<br />
settore consumer. Il tipo di carico<br />
e le caratteristiche di risposta,<br />
per contro, facilitano in modo<br />
molto particolare l’abbinamento<br />
con un’ampia gamma di diffusori<br />
dalle più “disparate” caratteristiche,<br />
anche se gran parte dei<br />
problemi legati all’abbinamento<br />
non si risolvono semplicemente<br />
con un carico di tipo TL o con<br />
qualunque altro tipo di soluzione<br />
di questo tipo.<br />
Sono noti i benefici della linea di<br />
trasmissione in gamma bassa e<br />
non stupirà scoprire che il sistema<br />
offre opportunità molto interessanti<br />
a scapito, ad esempio,<br />
GUARDA SE SEI IN BASSO<br />
Le operazioni di setup e di ottimizzazione<br />
si effettuano abbastanza facilmente<br />
nonostante le tante scelte<br />
a disposizione grazie a un sistema a<br />
quattro tasti e un display retroilluminato<br />
che indica le opzioni e lo stato di<br />
funzionamento. I punti di intervento<br />
e le entità delle regolazioni non sono<br />
del tutto lineari come indicato nel<br />
manuale di installazione ed è bene<br />
effettuare le regolazioni e l’ottimizzazione<br />
con l’emissione dei satelliti<br />
tramite un sistema di rilevamento<br />
anche non eccessivamente preciso<br />
ma che consenta, comunque, di rilevare<br />
le variazioni “relative” fra le varie<br />
scelte, soprattutto quelle relative alla<br />
degli ingombri, caratteristica la<br />
cui minimizzazione diminuisce<br />
significativamente l’impatto<br />
psicologico del sub (perché alla<br />
fine un sub + sat o un diffusore<br />
da pavimento non sono poi tanto<br />
differenti!) e l’impatto reale<br />
nell’ambiente domestico; ne beneficiano<br />
anche prestazioni “assolute”<br />
in termini di pressione<br />
e potenza sopportata: nel caso<br />
del PMC Twenty Sub si tratta<br />
pur sempre di due altoparlanti<br />
da 16 cm, peraltro abbastanza<br />
tradizionali, customizzati ma<br />
senza particolari peculiarità rispetto<br />
alle produzioni di serie e<br />
di alto livello.<br />
L’abbinamento con sub e “satelliti”,<br />
comunque, è sempre un<br />
fatto delicato e coinvolge troppo<br />
intimamente l’impostazione dei<br />
satelliti che nella maggior parte<br />
dei casi, con l’aggiunta di un<br />
sub, viene stravolta. Tuttavia,<br />
anche se i problemi di carattere<br />
generale rimangono tali,<br />
i risultati sono stati molto più<br />
promettenti e prestanti rispetto<br />
alle soluzioni più gettonate.<br />
Va certamente valutato, però, il<br />
costo di una soluzione di questo<br />
tipo, che non è secondario;<br />
in sostanza il sistema non è, di<br />
default, necessariamente più general<br />
purpouse rispetto a quelli<br />
messa in fase fine fra l’emissione del<br />
sub e quella dei diffusori principali.<br />
La posizione nel pannello posteriore,<br />
tradizionali, anche se spesso va<br />
meglio e in certe condizioni si<br />
abbina meglio ai satelliti. Non<br />
può risolvere in assoluto le<br />
problematiche di abbinamento<br />
fra sub e sat e se il suo utilizzo<br />
è assolutamente consigliabile<br />
nel caso di situazioni particolari<br />
dove la soluzione sub + sat è<br />
inevitabile, in assoluto andrà valutato<br />
caso per caso il paragone<br />
con una torre tradizionale o altre<br />
possibili soluzioni.<br />
Le condizioni in cui è stato inserito<br />
il sub e gli abbinamenti<br />
con sistemi sia di grandi che<br />
di piccole dimensioni, tuttavia,<br />
hanno messo in evidenza un<br />
tipo di comportamento molto<br />
incline all’abbinamento senza<br />
alcuna difficoltà anche ai più<br />
disparati generi musicali, differenziandosi<br />
in modo netto<br />
da tante altre installazioni in<br />
cui il sub tende a sovrapporsi<br />
ai diffusori principali oppure a<br />
essere particolarmente localizzato<br />
in ambiente. Per dovere di<br />
cronaca il sistema più efficace,<br />
semplice e funzionale di installare<br />
il sub è in modalità passiva,<br />
tramite la connessione linea che<br />
proviene dal preamplificatore o<br />
da un adeguato sdoppiatone ad<br />
Y successivamente al controllo<br />
master del volume. Ogni tipo<br />
anche se in alto, e il display (leggermente<br />
incassato nel pannello) non<br />
facilitano la lettura delle informazioni.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 69
SELECTOR<br />
La sezione di ingresso e di gestione è sviluppata da PMC con la sezione di recezione dei segnali dotata di<br />
disaccoppiatori e alimentazioni stabilizzate e dedicate ad ogni sezione. Il modulo di potenza è un classe D<br />
Hypex da 400 Watt su 4 Ohm con ingresso analogico del segnale.<br />
Il modulo attivo è<br />
installato su sei torrette<br />
in teflon disaccoppianti<br />
in un vano posteriore<br />
isolato dal carico<br />
acustico.<br />
Gli altoparlanti sono accoppiati<br />
direttamente al mobile tramite<br />
boccole in metallo e non hanno<br />
guarnizione di tenuta.<br />
ODE ALLA TL<br />
Il progetto si basa ancor più che negli<br />
altri prodotti della casa sul carico a linea<br />
di trasmissione e offre ancor meno limitazioni<br />
rispetto ai sistemi a torre, in<br />
quanto non c’è la necessità di posizionare<br />
nel mobile anche gli altoparlanti<br />
per le vie superiori. Il condotto, quindi,<br />
è di tipo ripiegato all’interno e verso il<br />
fondo è stato ulteriormente ricavato il<br />
vano per l’alloggiamento dell’amplificazione,<br />
che è completamente separato<br />
dal vano di carico.<br />
Tutta la linea, come peraltro anche nei<br />
sistemi tower, è completamente rivestita<br />
sulle pareti interne di poliuretano<br />
a celle aperte bugnato, per ridurre le<br />
caratteristiche risonanze che si innescano<br />
nelle linee di trasmissione anche a<br />
scapito di una perdita di efficienza della<br />
linea che, nel caso di sistemi amplificati,<br />
non sarebbe così determinante ai fini<br />
dell’allineamento.<br />
I due woofer, collegati in parallelo fra<br />
loro sono realizzati da SEAS su specifiche<br />
PMC mentre l’amplificazione è un<br />
modulo Hypex UcD400MP in classe D<br />
e la sezione di ingresso utilizza a monte<br />
un ADC Burr Brown PCM4202 per i segnali<br />
analogici e un SRC 43821 per quelli<br />
digitali per essere inviati al DSP Texas<br />
TAS3108 che provvede al tagli e all’equalizzazione.<br />
Successivamente il segnale<br />
va a due DAC Wolfson WM8718S,<br />
uno per l’ingresso analogico Hypex e<br />
l’altro per l’uscita analogica passante.<br />
70 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST PMC TWENTY SUB<br />
al banco di misura<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Ottima valutazione per il mobile e le scelte<br />
fondanti (leggi linea di trasmissione); più “nella<br />
norma” la sezione elettronica.<br />
Il sistema utilizza due altoparlanti da 8 Ohm di impedenza<br />
nominale, collegati in parallelo fra loro e inseriti nel<br />
carico a linea di trasmissione. Si apprezzano influenze<br />
molto contenute della linea di trasmissione con un picco<br />
lievemente accennato intorno ai 125 Hz. Il sistema è<br />
allineato a livello acustico in modo da sfruttare al massimo<br />
l’estensione in basso, anche tramite l’incremento<br />
di emissione all’estremo inferiore dell’apertura di cui<br />
si apprezza solo un lieve accenno di emissione della<br />
risonanza a 125 Hz. Invece è presente un breack up dei<br />
due woofer con un’emissione significativa intorno a 2<br />
kHz che viene abbastanza attenuata anche con filtrature<br />
a bassa pendenza. Il finale non presenta alcun tipo di<br />
correzione abbinata al diffusore e l’estensione raggiunge<br />
i 48 kHz considerata la Fs di campionamento a 96,<br />
ma può essere impostata una linea di equalizzazione<br />
parametrica molto flessibile nella scelta del punto di<br />
intervento e nell’ampiezza della correzione.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Inappuntabile dal punto di vista acustico, meno<br />
raffinato per quel che riguarda la sezione attiva<br />
e il front end di gestione del segnale.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Il tipo di carico e le caratteristiche di risposta<br />
facilitano in modo molto particolare l’abbinamento<br />
con una ampia gamma di diffusori.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
In grado di fornire costantemente quel quid<br />
nelle performance che ne giustificano l’utilizzo<br />
in particolar modo in condizioni limite.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Una delle realtà emergenti del mercato, ache se<br />
con uno sviluppo non ancora del tutto coerente.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Soluzione costosa rispetto alla concorrenza che<br />
offre l’eccellenza in particolari condizioni a cui è<br />
espressamente dedicato.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
di soluzione con il segnale che<br />
entra nel sub per essere poi<br />
reindirizzato ai satelliti complica<br />
notevolmente l’installazione<br />
e peggiora in larga misura le<br />
prestazioni dell’intero sistema.<br />
In altri termini, un eventuale taglio<br />
attivo della sezione alta non<br />
può essere effettuata dal circuito<br />
interno del sub. Tale soluzione<br />
potrebbe rivelarsi funzionale in<br />
ambito pro ma poco pulita ed<br />
elegante, specie considerando il<br />
doppio passaggio che il segnale<br />
analogico fa nel sub (le regolazioni<br />
avvengono nel dominio digitale<br />
e, dunque, sono prima digitalizzate<br />
e poi riconvertite in analogico).<br />
Il decadimento delle prestazioni<br />
nel doppio passaggio per quanto<br />
riguarda il segnale inviato al sub<br />
è irrilevante ma diventa un collo<br />
di bottiglia per quanto riguarda il<br />
resto della banda.<br />
A questo proposito, un ingresso<br />
di alto livello e ad alta impedenza,<br />
per intenderci quello che si<br />
preleva in parallelo ai diffusori<br />
di potenza, potrebbe essere molto<br />
utile nel settore consumer: è<br />
molto meno rozzo e approssimativo<br />
di tante altre situazioni, oltre<br />
a non introdurre nel sistema, in<br />
condizioni ottimali, disturbi o<br />
altre perturbazioni. Premesso<br />
ciò, con certi diffusori, quelli<br />
di piccole dimensioni, sarebbe<br />
stato molto utile poter ridurre<br />
l’estensione in basso oppure ridurne<br />
il tipico rigonfiamento in<br />
gamma mediobassa per ottenere<br />
un’emissione complessivamente<br />
omogenea, con risultati non<br />
del tutto soddisfacenti. Con sistemi<br />
più importanti e molto<br />
meno enfatizzati agli estremi<br />
banda (con addirittura un basso<br />
articolato), invece, i risultati<br />
sono stati eccellenti anche senza<br />
alcun intervento sui diffusori<br />
principali. Da un certo punto di<br />
vista ci troviamo di fronte al caso<br />
più felice in cui più che con un<br />
subwoofer si ha a che fare con un<br />
“bass extender”! In questi casi è<br />
stato possibile anche ottimizzare<br />
il posizionamento in ambiente<br />
e, grazie alle regolazioni fini<br />
della fase relativa, l’emissione si<br />
nascondeva “alla vista” e il passaggio<br />
dai diffusori principali è<br />
diventato molto amalgamato e<br />
senza fenomeni di oscuramento<br />
o di abbagliamento.<br />
Timbricamente il Twenty sub<br />
non si colloca fra i sistemi ad<br />
elevato punch ma fra quelli con<br />
un’ottima estensione molto articolata,<br />
soprattutto con tagli<br />
abbastanza alti in cui ci si può<br />
spingere leggermente più in alto<br />
che con altri sistemi compatti<br />
in sospensione pneumatica, nei<br />
quali è preferibile soffermarsi<br />
solo sulle note più basse. Ad<br />
esempio, con gli ATC 20 SLC, un<br />
sistema attivo biamplificato, i risultati<br />
sono stati estremamente<br />
soddisfacenti considerato il naturale<br />
calo in basso del sistema a<br />
sospensione pneumatica, grazie<br />
al collegamento analogico fra i<br />
due sistemi che preleva il segnale<br />
direttamente dal pre linea dotato<br />
di doppia uscita.<br />
Nell’abbinamento con i diffusori<br />
della stessa gamma, anche<br />
modelli importanti, il sub riesce<br />
comunque a fornire quel plus (a<br />
volte appena accennato, a volte<br />
ampiamente percepibile) che è il<br />
“sale” della riproduzione musicale<br />
di alta qualità. E, per inciso: i<br />
diffusori utilizzati per la colonna<br />
sonora dell’ultimo Bond sono i<br />
monitor tre vie PMC IB2!<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 71
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
CUFFIA<br />
Sonus Faber Pryma<br />
Il lusso. Come si declina in<br />
Hi-Fi? Sonus Faber sembra<br />
avere da tempo le idee chiare<br />
in merito e ha lavorato<br />
alla creazione di un polo del<br />
lusso che comprende oggi<br />
alcuni dei marchi in assoluto<br />
più blasonati. Ciò non<br />
di meno alcuni segmeti del<br />
mercato sono rimasti scoperti.<br />
Ed ecco cominciata<br />
l’opera per riempirli...<br />
Con Pryma la casa vicentina<br />
si affaccia al prorompente<br />
mercato dell’ascolto<br />
in cuffia, ancora sottovalutato<br />
in Italia ma di cui è<br />
ben conscio chi abbia una<br />
“vision” internazionale.<br />
Semmai il punto è riuscire<br />
a non cadere nell’impasse,<br />
sorprendentemente comune<br />
a molti costruttori<br />
di elettroacustiche,<br />
quando no il settore delle<br />
approciaci<br />
mancherebbe, è<br />
rendere l’esperienza<br />
esclusiva, come cuffie: sempre<br />
elettroacustiche<br />
sono ma con le<br />
loro regole ben<br />
precise, non<br />
sempre ottemperate!<br />
Quello a cui<br />
Sonus Faber<br />
non rinuncia, e<br />
vedrete...<br />
Quello di Pryma è un caso<br />
curioso: la riservatezza<br />
che circonda queste cuffie<br />
non è dovuta solo al fatto che<br />
si tratti, come sottolinea il nome,<br />
della prima esperienza della casa<br />
vicentina in quest’ambito ma, più<br />
probabilmente, a una strategia di<br />
marketing che sta lavorando proprio<br />
in questo fragoroso silenzio.<br />
Il tuffo della new entry italiana<br />
nel segmento che più di ogni altro<br />
“tira” al momento (solo a mo’ di<br />
esempio: sia Moon che Pass sono<br />
anch’essi approdati qui... ) è stato<br />
orchestrato ad arte giocando sulle<br />
corde dell’esclusività, della brama<br />
di possesso di uno status symbol.<br />
Il primo centinaio di esemplari<br />
della Pryma sono finiti nelle mani<br />
di personaggi dello Star<br />
System<br />
e opinion maker ben prima che la<br />
distribuzione ufficiale, tutt’ora in<br />
stand-by, abbia preso il via. Al più<br />
è possibile prenotarne “al buio”<br />
una copia! Così, in maniera virale<br />
e con un effetto di simulazione<br />
(un tempo si diceva “con il passaparola”),<br />
Pryma ha cominciato ad<br />
apparire in maniera “unofficial”<br />
ma altrettanto efficace, usufruendo<br />
di testimonial imprevisti e imprevedibili<br />
e del tutto inattesi.<br />
Nonostante la sua aura da Status<br />
Symbol, Pryma non è un oggetto<br />
destinato a vagare esclusivamente<br />
nei sogni visto che l’asticella del<br />
prezzo è stata già fissata (quando<br />
la cuffia verrà commercializzata)<br />
a 499 euro. Non poco, non troppo<br />
e, soprattutto, posta in un seg-<br />
mento di mercato<br />
non eccessivamente affollato di<br />
concorrenti altisonanti: Sennheiser,<br />
Grado, Shure, Beyerdynamic,<br />
Audiotechnica e pochi altri,<br />
spesso nemmeno con il modello<br />
top. Pryma (non solo per il fatto<br />
di essere la prima e la sola cuffia<br />
Sonus Faber!) è, invece, salvo<br />
smentite future, un top di gamma<br />
che, semmai, genererà in ricaduta<br />
altri modelli...<br />
La cuffia viene offerta in cinque<br />
differenti versioni sulla base del<br />
colore del guscio, a cui si somma<br />
la possibilità di alternare tre differenti<br />
finiture (marrone chiaro<br />
e scuro, nero) dell’archetto, realizzato<br />
in vera pelle da artigiani<br />
italiani di primaria importanza<br />
(ma di cui è inibita la diffusione<br />
del nome), per un totale di quin-<br />
dici combinazioni. La realizza-<br />
zione dell’archetto, che nella<br />
parte inferiore è rivestito di<br />
microfibra ipoallergica,<br />
ricorda per un’analogia<br />
fortemente voluta le<br />
cinture di pregio, con<br />
la particolarità della<br />
presenza di quattro<br />
fori su entrambe le<br />
estremità; ardiglione<br />
(il “cosino” a forma di<br />
asticella presente nel-<br />
le cinture, qui un perno<br />
con un nottolino a farfalla<br />
di chiusura) e la fibbia, en-<br />
trambi in acciaio, verniciato poi<br />
con un prodotto antigraffio, sono<br />
solidali con ognuno dei gusci.<br />
Prezzo: € 1.299,00<br />
Peso: 310 g<br />
Distributore: MPI<br />
Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />
Tel. 02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />
www.mpielectronic.com<br />
CUFFIE SENNHEISER HD 800<br />
Tipo: chiusa Trasduttori: dinamici Cavo: con microfono e<br />
anti aggrovigliamento Auricolari: 38 mm.<br />
72 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
L’altoparlante da 38 mm<br />
di diametro è incapsulato<br />
in un contenitore plastico<br />
e fissato al supporto<br />
tramite una ghiera<br />
sempre in plastica. I cavi di<br />
connessione, insolitamente di<br />
grande diametro, presentano<br />
un percorso molto breve<br />
fino al connettore, robusto e<br />
decisamente inusuale nel settore<br />
delle cuffie portatili ma anche in<br />
quelle di uso domestico.<br />
La regolazione della cuffia avviene<br />
pertanto per quattro posizioni<br />
prefissate più tre intermedie ma<br />
con un posizionamento asimmetrico<br />
dell’archetto (che, però,<br />
poco o nulla incide sull’indossabilità).<br />
Non è difficile, pertanto,<br />
trovare la propria posizione ideale<br />
con il vantaggio/svantaggio del<br />
fatto che, comunque, il numero<br />
delle regolazioni non è infinita<br />
ma nemmeno effimera: una volta<br />
fissata resta tale, a dispetto di<br />
eventi accidentali...<br />
Va detto che una volta ottenuta<br />
questa condizione gran parte del<br />
comfort è determinato dai cuscini,<br />
realizzati in similpelle ipoallergica<br />
che riveste un materiale<br />
molto morbido e consente all’insieme<br />
di aderire, adattandosi,<br />
alla forma del capo, avvolgendo<br />
l’orecchio in maniera molto salda<br />
senza, per fortuna, generare<br />
un effetto ventosa. I cuscinetti<br />
avvolgono l’orecchio con una<br />
sensazione piacevole, specie se vi<br />
piace l’effetto di una cuffia chiusa<br />
(l’isolamento è quasi totale!); in<br />
sostanza il peso della cuffia grava<br />
fondamentalmente sull’o-<br />
recchio, con un effetto dissimile<br />
da buona parte delle cuffie che,<br />
invece, pesano principalmente<br />
sulla sommità del capo. Il fatto<br />
che questo sia preminentemente<br />
il punto di contatto che sorreggere<br />
l’intera cuffia può generare<br />
in determinati casi una pressione<br />
più o meno evidente sul collo, in<br />
prossimità della mandibola.<br />
Anche la forma dei padiglioni è<br />
il frutto di un design e una realizzazione<br />
originali: le parti in alluminio<br />
sono a cura di un fornitore<br />
che normalmente opera nel<br />
campo dell’occhialeria e dell’accessorio<br />
di lusso; si tratta di una<br />
fusione di alluminio per le calotte<br />
(sulla sommità delle quali sono<br />
presenti dei forellini di cui parleremo<br />
in seguito) che vengono<br />
poi galvanizzate e verniciate con<br />
una vernice ceramica antigraffio,<br />
la stessa utilizzata per la fibbia. La<br />
parte esterna dei gusci, invece, è<br />
realizzata in nylon trasparente e<br />
successivamente retro-verniciata<br />
e trattata anch’essa per essere immune<br />
ai graffi. Ad eccezione del<br />
trasduttore<br />
(di ori-<br />
gine giapponese, realizzato da un<br />
concorrente sul cui nome, anche<br />
qui, vige il riserbo), tutto il resto<br />
è sviluppato e realizzato in Italia!<br />
Da un punto di vista sonoro la cuffia<br />
mostra, fin dai primi ascolti, di<br />
essere molto efficiente, caratteristica<br />
che torna particolarmente<br />
comoda in abbinamento con un<br />
iDevice dove, lo anticipiamo, la<br />
Pryma è un partner particolarmente<br />
azzeccato: difficilmente<br />
abbiamo ascoltato meglio da un<br />
“telefonino” e con Spotify l’abbinamento<br />
risulta addirittura<br />
straordinario! In abbinamento<br />
con un amplificatore per cuffie<br />
di natura home la notevole energia<br />
spigionata all’interno dei padiglioni<br />
è comunque benvenuta:<br />
la velocità di attacchi e rilasci,<br />
la capacità dinamica e il fatto di<br />
proporre in questo modo il messaggio<br />
sonoro senza particolari<br />
controindicazioni in termini di<br />
correttezza sonora sono, senz’altro,<br />
le caratteristiche migliori di<br />
questa cuffia.<br />
La tavolozza sonora offerta all’ascoltatore<br />
vira verso colori caldi<br />
ed enfatici, con un bilanciamento<br />
che<br />
tende a valorizzare la parte bassa<br />
delle frequenze, dove la Pryma<br />
scende notevolmente verso l’estremo<br />
inferiore della gamma con<br />
grande pienezza e, eventualmente,<br />
un pizzico di articolazione in<br />
meno di quanto garantirebbe una<br />
eccellenza assoluta (ma con un<br />
effetto puchy notevole che rende<br />
ogni ascolto molto vivido!). Nella<br />
porzione opposta delle frequenze<br />
assistiamo a una rappresentazione<br />
sonora che tende a indurire un<br />
po’ verso gli estremi, pur mantenendo<br />
corpo e una apprezzabile<br />
precisione, mentre nella gamma<br />
media si assiste a una rappresentazione<br />
piuttosto enfatica da un<br />
punto di vista tonale ma con le<br />
voci abbastanza indietro da un<br />
punto di vista spaziale. In assoluto<br />
la Pryma non è una di quelle<br />
cuffie in cui l’headstage è molto<br />
pronunciato; nonostante ciò, non<br />
incorre in quell’effetto eccessivamente<br />
near field che, pure, molte<br />
cuffie manifestano. Tutto questo<br />
concorre a un’esperienza sonora<br />
complessiva molto gradevole che<br />
ottempera gli standard di eccel-<br />
lenza relativa al segmento di prez-<br />
zo di appartenenza.<br />
Qualche incertezza, una su tutte:<br />
pur avendo provveduto a un’at-<br />
tenta opera di disaccoppiamen-<br />
to in vari punti della cuffia tali<br />
accorgimenti vengono parzial-<br />
mente vanificati dal fatto che<br />
esiste, invece, un accoppia-<br />
mento tra le varie parti della<br />
struttura metallica, elemento<br />
che rende la cuffia rumorosa;<br />
non tanto ma in modo avverti-<br />
bile! Più che un’incertezza una<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 73
SELECTOR<br />
Il connettore è fissato<br />
saldamente al supporto ma<br />
anche al profilo in alluminio<br />
pressofuso del guscio<br />
esterno. La connessione<br />
avviene con un doppio<br />
scatto che garantisce<br />
un contatto stabile e al<br />
riparo da disconnessioni<br />
accidentali.<br />
Il cavo impiega<br />
un rivestimento<br />
gommoso antiaggrovigliamento<br />
e un particolare<br />
sdoppiatone<br />
a Y ad anello.<br />
Il microfono è<br />
collocato sul cavo<br />
destro in buona<br />
posizione ma con<br />
un tastino poco<br />
accessibile.<br />
La parte a contatto<br />
con la testa è<br />
in microfibra<br />
ipoallergenica<br />
mentre l’esterno è<br />
in vera pelle, tutto<br />
rigorosamente cucito<br />
a mano.<br />
Il guscio in pressofusione ha<br />
le sedi per le viti di fissaggio,<br />
cinque per il pannello e le<br />
altre per il rivestimento<br />
esterno e per il supporto<br />
delle fibbia in acciaio.<br />
FARINA DEL MIO SACCO<br />
L’ingegnerizzazione è molto ben<br />
organizzata, soprattutto in considerazione<br />
del fatto che si tratta<br />
della prima release di un prodotto<br />
comunque complesso come lo sono<br />
le cuffie. C’è da notare, ad esempio,<br />
che il supporto in plastica di sostegno<br />
dell’altoparlante, oltre a essere<br />
verniciato nella parte esterna,<br />
presenta una inclusione in fase di<br />
stampo della gomma di appoggio<br />
e di isolamento in modo che il contatto<br />
fra il pannello e il guscio sia il<br />
più possibile aderente, ermetico e<br />
privo di vibrazioni. Questa soluzione<br />
è raramente utilizzata persino dai<br />
più accreditati costruttori di cuffie,<br />
anche se risulta molto elegante e<br />
funzionale.<br />
Il profilo della guarnizione, di colore<br />
bianco, segue l’andamento del guscio<br />
anche in prossimità dell’inserto<br />
in acciaio della fibbia, che presenta<br />
un accoppiamento meccanico molto<br />
sensibile alle tolleranze di lavorazione<br />
meccanica. I cuscinetti vengo tenuti<br />
in posizione da quattro potenti<br />
magneti al neodimio fissati nella parte<br />
interna del pannello plastico. L’emissione<br />
posteriore dell’altoparlante<br />
dispone dell’ampio spazio del guscio<br />
di sostegno che è parzialmente occupato<br />
da un pannellino in tessuto<br />
assorbente fustellato per adattarsi<br />
alla geometria del guscio.<br />
74 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST SONUS FABER PRYMA<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
Il padiglione è completamente indipendente dall’archetto e si può rimuovere facilmente intervenendo sulla<br />
regolazione dell’altezza, praticando gli stessi movimenti che si fanno regolando una cinta con fibbia.<br />
50<br />
Ohm<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
10 Hz<br />
Modulo dell’impedenza degli altoparlanti<br />
Sonus Faber Pryma<br />
Impedenza canale sinistro<br />
Impedenza canale destro<br />
100<br />
scelta, invece, quella del cavo di<br />
collegamento; in merito non condividiamo<br />
l’approccio utilizzato.<br />
Staccabile e separato per i canali,<br />
nella migliore tradizione Hi-Fi,<br />
ottimo al tatto e per le capacità<br />
di anti-aggrovigliamento, viene<br />
fornito unicamente nella versione<br />
con microfono, tasto risponditore<br />
e connettore mini-jack, senza<br />
nemmeno l’adattatore, quasi a<br />
delimitare il campo di utilizzo.<br />
La scelta di non fornire altro tipo<br />
di cavo se da un lato ci sembra<br />
limitativa, apre senz’altro le porte<br />
alle possibili personalizzazioni<br />
di chi si dedica al rigging e desidera<br />
“applicarsi” sulla Pryma. Si<br />
tratta, comunque, a nostro modo<br />
di vedere, di una contraddizione<br />
in termini o, se preferite, di una<br />
inutile limitazione del prodotto!<br />
Come giudicare dunque nel complesso<br />
questo primo approccio<br />
della Sonus Faber al mondo delle<br />
cuffie? La Pryma va considerata,<br />
in molti sensi, un prodotto non<br />
classificabile, perlomeno con le<br />
categorie, alcune certamente usurate,<br />
fino a ora utilizzate. La presenza<br />
di microfono e tasto risponditore<br />
ne fanno intuire un utilizzo<br />
principalmente “on the go”, come<br />
sottolineato anche dalle performance.<br />
Al tempo stesso le dimensioni,<br />
il peso, la costruzione e il<br />
prezzo della cuffia, la classificano<br />
come un prodotto fuori dalla mischia,<br />
in quanto decisamente più<br />
raffinata e costosa (un 25% in più)<br />
del concorrente per antonomasia,<br />
Beats. Ma sarebbe riduttivo considerare<br />
la Pryma una cuffia adatta<br />
unicamente agli smartphone,<br />
sebbene in questa configurazione<br />
i risultati siano davvero molto<br />
soddisfacenti! Come accennato,<br />
anche in ambito home la Pryma<br />
si piazza in un segmento di mercato<br />
medio-alto, sebbene lontano<br />
da quella fascia di prezzo che ci si<br />
poteva aspettare traslando il tipico<br />
posizionamento merceologico<br />
utilizzato per i diffusori della casa<br />
(soprattutto gli ultimo modelli)<br />
in quello per le cuffie. Da questo<br />
punto di vista la Pryma sembra<br />
più esplorare quel fondamentale<br />
segmento del microlusso che anche<br />
noi consideriamo elemento<br />
propulsore del mercato, pur abbracciando<br />
gli stilemi che fanno<br />
1k 10k 20k<br />
la felicità del tipico cliente della<br />
casa vicentina. E questo è il primo<br />
punto certo riguardante la<br />
Pryma: l’utente Sonus Faber che<br />
intendesse passare all’ascolto in<br />
cuffia si troverà, come dire, “a<br />
casa”. Il secondo è che questa capacità<br />
di fare Status Symbol mostra<br />
un’attrattiva, per così dire,<br />
super partes: nel caso in oggetto<br />
è stato trovato un apprezzabile<br />
equilibrio in quanto l’apparenza<br />
è coadiuvata da performance di<br />
un livello consono. I puristi storceranno<br />
il naso, disquisiranno sui<br />
microscopici plus o minus delle<br />
performance della cuffia che, sicuramente,<br />
non è la migliore in<br />
assoluto come anelano o “la solita<br />
Sonus Faber” come gli inevitabili<br />
detrattori (in Hi-Fi non è possibile<br />
avere aficionados senza generare<br />
un’inevitabile controparte…!)<br />
avranno preconizzato senza nemmeno<br />
averla vista...<br />
Sia come sia la cuffia è ottima,<br />
all’interno del suo range di prezzo<br />
e, in fondo, questo prodotto non<br />
è dedicato ai puristi. Per tutto il<br />
resto, oltre a Mastercard, nulla è<br />
più come Pryma!<br />
L’impedenza degli altoparlanti si attesta intorno ad un valore<br />
nominale di 30 Ohm anche se fra i due trasduttori c’è una<br />
differenza di circa 4 Ohm e una variazione in prossimità<br />
delle risonanza di altri 4 Ohm. La camera dietro all’altoparlante<br />
comunica con l’esterno tramite otto forellini che<br />
interagiscono con il carico acustico sia nella parte bassa<br />
dell’emissione che, parzialmente, in gamma media. Le variazioni<br />
nel modulo sono abbastanza contenute e i cavi di<br />
collegamento non introducono variazioni significative in<br />
entrambi i canali, esibendo una notevole simmetria nonostante<br />
si tratti di una cavo sottile e con connettore a 4 poli<br />
per il supporto del microfono.<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 1<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 1<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 0<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 3<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 2<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />
15 COERENZA .............................................................. 1<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Ottimo l’approccio ingegneristico di tutte le<br />
componenti, in particolare gusci e i supporti.<br />
COMODITÀ<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
La forma dei padiglioni, la cedevolezza e il<br />
peso penalizzano il prodotto a scapito di altre<br />
soluzioni (soprattutto nella scelta dei materiali)<br />
indovinate.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Elevata se si pensa al multipurpose, meno in<br />
movimento a causa degli ingombri.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Eccellenti i risultati con i sistemi portatili a<br />
basso consumo. Maggiormente allineate alla<br />
categoria di appartenenza le performance con<br />
i sistemi home.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Idee chiare in termini di stile, meno per quel che<br />
riguarda i canoni sonori e funzionali. Nel complesso<br />
uno Status Symbol “di confine”.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
In questa fascia molti prodotti eterogenei ma,<br />
per molti aspetti, le Pryma mostrano un elevato<br />
valore in questa valutazione.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 75
Il direttore responsabile e quello tecnico di <strong>SUONO</strong> esplorano le nuove frontiere dell’audio<br />
Più si riesce a guardare indietro,<br />
più avanti si riuscirà a vedere.<br />
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SELECTOR DOSSIER<br />
Nuova vita al diffusore<br />
È patrimonio di tutti e nessuno e, stando alla vulgata, poco sarebbe cambiato nel tempo perché<br />
“non si può andare contro le leggi fisiche”. Eppure l’evoluzione delle elettroacustiche è costante e,<br />
almeno secondo la nostra opinione, non è stata ancora del tutto scritta...<br />
Vanno da pochi euro a molti zero ma sempre di diffusori<br />
parliamo. Se da un lato il settore delle elettorcustiche<br />
sembra aver già detto tutto o quasi tutto, d’altro canto<br />
a ben vedere continua a manifestare una evoluzione costante di<br />
gusti e tecnologie all’interno del cui range ogni costruttore, anche<br />
piccolo (la biblica vittoria di Davide contro Golia) può trovare la<br />
sua personale via d’accesso.<br />
E proprio questa eterogeneità, racchiusa nella domanda che ha<br />
una e mille risposte (“Come è possibile che i giganti dell’elettronica<br />
a volte facciano peggio dei piccoli costruttori?”), è fonte di<br />
smarrimento per il consumatore che, troppo spesso, non trova<br />
un percorso logico su cui basare le proprie scelte. Eppure una<br />
logica c’è: nella profilazione dei prodotti, nelle scelte progettuali,<br />
realizzative e di utilizzo dele risorse; solo che non è solo votata<br />
al miglioramento delle performance! Nel tempo e in particolare<br />
dallo scorso numero di <strong>SUONO</strong> abbiamo dato vita a una riflessione<br />
in merito, cercando di delineare i percorsi affrontati dalle varie<br />
aziende. Questo dossier testimonia e conferma ulteriormente<br />
l’enorme ricchezza del settore, che consente percorsi individuali<br />
anche a volte molto differenti (né più né meno buoni di<br />
altri) e che, semmai, proprio nella grande varietà nasconde<br />
il trabocchetto di un eccesso di opportunità che, sommato al<br />
desiderio di presenziare e far fronte a ogni esigenza di mercato,<br />
rappresenta il grande equivoco su cui si possono infrangere le<br />
energie, per paradosso, proprio di chi più ne ha, a vantaggio<br />
di chi, per necessità, intuito o pura fortuna, vira su soluzioni<br />
più specifiche. In questo modo si può verosimilmente spiegare<br />
il fatto che, nonostante tutto, il predominio delle grandi<br />
aziende non sia assoluto! Ma l’ipotesi è coerente anche con le<br />
apparenti o concrete incoerenze dell’offerta di fronte a cui il<br />
consumatore ha una sola opportunità: affrontarle preparato.<br />
Qui proviamo a fornire alcuni strumenti in merito...<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 77
SELECTOR DOSSIER<br />
di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx<br />
Serie 800: evoluzione<br />
della specie<br />
È il cavallo su cui fare la corsa, il riferimento (ma le leadership sono “liquide” e perennemente messe<br />
in discussione) da studiare, emulare, combattere. Ne Bowers ne Wilkins ci sono più, ma uno stuolo<br />
di igegneri e le ingenti risorse devolute in ricerca garantiscono che dalla fucina della casa inglese<br />
escano continuamente “cose”. Anche quelle che stravolgono un successo lungo 36 anni...<br />
Era il 1979 quando l’inglese<br />
B&W, con un balzo in avanti<br />
rispetto alla sua produzione<br />
dell’epoca, presentava l’801, il<br />
suo primo studio monitor, testato<br />
dalla Emi e installato dalla<br />
Decca nei suoi studi di registrazione.<br />
Il prezzo, oltre un milione<br />
lire, era per il tempo notevole:<br />
più del doppio del modello top<br />
nella produzione di allora (DM<br />
6, 570.000 lire) o di altri classici<br />
dell’epoca come AR 10 pigreco<br />
(570.000 lire) o Allison 1<br />
(620.000 lire). Pochi osavano,<br />
allora, avventurarsi oltre la barriera<br />
del “milione di lire”: Acoustat,<br />
Beveridge, Infinity (con il<br />
mirabolante sistema Quantum<br />
Reference)…<br />
Si era, insomma, ai prodromi<br />
dell’Hi-end, sfiorato, testato,<br />
coccolato quasi dieci anni prima<br />
con la nascita dei DM 70<br />
(1970), un progetto il cui prezzo<br />
al pubblico era pari a dieci volte<br />
qualsiasi precedente prodotto<br />
(Bowers ne era così affezionato<br />
che in rete girano foto in cui la<br />
lapide sulla sua tomba, con un<br />
pizzico di humor nero, ne raffigura<br />
l’effige!). Il prezzo degli 801<br />
ne facevano un mito, per molti<br />
destinato a rimanere tale. Non<br />
per i giornalisti di <strong>SUONO</strong> che,<br />
in seguito alla prova dell’epoca,<br />
adottarono gli 801 come diffusori<br />
di riferimento e tali sarebbero<br />
rimasti per lunghi anni.<br />
Progenitori della serie 800, si<br />
può bene dire che gli 801 contenessero<br />
già, in nuce, molte delle<br />
intuizioni che poi sono state<br />
confermate ed evolute nella serie<br />
nei successivi trenta e più anni<br />
lungo una storia che racconta i<br />
miglioramenti di una gamma che<br />
a buon diritto possiamo considerare<br />
una delle più longeve al<br />
mondo! Vale per la scelta di una<br />
unità separata per le frequenze<br />
(allora rigorosamente caricate in<br />
sospensione pneumatica, mentre<br />
quando materiali e tecnologie lo<br />
hanno consentito si è fatto altrimenti)<br />
e vale, soprattutto, per un<br />
abbozzo di quello che poi, sotto<br />
forma di “costole”, setti interni e<br />
poi vera e propria struttura interna<br />
rappresenta, in generale, un<br />
passo storico nella progettazione<br />
dei diffusori: le scelte di rinforzo<br />
interne del mobile.<br />
A ben vedere, inoltre, l’esame<br />
delle evoluzioni, dal progenitore<br />
801 alla attuale serie 800, racconta<br />
anche come e quanto, in<br />
generale, si sia potuto fare nel<br />
campo delle elettroacustiche. Il<br />
“woofer a padellone” che caratterizzava<br />
gli 801, ad esempio, è entrato<br />
nella storia, anche quando<br />
nuove possibilità hanno consentito<br />
soluzioni in grado di estendere<br />
maggiormente verso il basso<br />
le capacità di riproduzione; la<br />
78 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
NUOVA VITA AL DIFFUSORE<br />
801 prima<br />
ha cambiato pelle<br />
(trasformandosi da sospensione<br />
pneumatica in bass reflex con<br />
l’avvento della versione Matrix),<br />
poi ha continuato la sua vita ed è<br />
rimasta nel catalogo generale della<br />
casa inglese (non in quello italiano),<br />
andando definitivamente<br />
in pensione solo nel 2010! Come<br />
dire: è solo in tempi recenti che si<br />
è decretato il definitivo tramonto<br />
dei grandi woofer da 38 cm!<br />
In questi anni, però, è avvenuto<br />
anche un riallineamento delle<br />
gerarchie all’interno della serie<br />
1990<br />
1979<br />
800: gli 801 da top assoluto di<br />
gamma diventano una sorta di<br />
corpo estraneo, affiancato a una<br />
serie di sistemi invece omogenei<br />
capitanati da una new entry, il<br />
modello 800.<br />
Storia nella storia, occorre anche<br />
dire che la sigla 800 viene utilizzata<br />
in un primo momento per<br />
un curioso diffusore sicuramente<br />
top di gamma (per profusione di<br />
altoparlanti, costruzione e prezzo),<br />
completamente slegato dagli<br />
2010<br />
stilemi della serie 800: il primo<br />
800 è un diffusore molto<br />
sottile con sviluppo in<br />
altezza e alloggiamento<br />
del woofer in una sorta di<br />
forma triangolare posta a<br />
mezza altezza. Solo in seguito<br />
la 800 cambia radicalmente<br />
(doppio woofer<br />
da 25 cm) e diventa<br />
a tutti gli effetti il top di<br />
gamma della serie 800,<br />
adottandone soluzioni<br />
tecniche e aspetto che<br />
beneficia, grazie ai wo-<br />
ofer più piccoli, di un<br />
design più filante del<br />
modello 801.<br />
Nell’arco della sua lunga<br />
vita la serie 800 (inaugu-<br />
rata allora dal solita-<br />
rio progenitore 801)<br />
ha subìto sostanzial-<br />
mente sei differenti<br />
revisioni, inclusa l’ultima: nel<br />
1987 quando è stata introdotta<br />
la tecnologia Matrix; nel 1998<br />
con la ricaduta tecnologica dal<br />
prototipo (o poco più) Nautilus;<br />
nel 2001 con la versione a tiratura<br />
limitata Signature; nel 2004<br />
con la serie D e l’introduzione<br />
del tweeter al diamante; nel 2010<br />
con la versione Diamond, ulte-<br />
riore miglioramento della serie<br />
precedente.<br />
LA STORIA DELLA SERIE 800<br />
- 1979 Nasce l’801, diffusore a sospensione pneumatica (diventerà<br />
reflex all’introduzione della versione Matrix): il prezzo in Italia viene<br />
fissato a 1.200.000 lire!<br />
- 1981 Con l’introduzione del modello 802 si dà vita a una gamma 800<br />
(1.310.000 lire mentre le 801 vengono prezzate 1.960.000 lire).<br />
- 1987 L’anno precedente (1986), in occasione del ventesimo<br />
anniversario della casa, era stata presentata la tecnologia Matrix<br />
che trova applicazione nella serie 800 (e nell’801) l’anno successivo.<br />
Sempre nel 1987, a dicembre, muore John Bowers.<br />
- 1990 Nasce il modello 800 con sviluppo in altezza, doppio carico<br />
reflex, cinque altoparlanti e posizionamento merceologico come<br />
nuovo top di gamma (costavano più del doppio degli 800 e avevano<br />
poco a che fare con gli 801).<br />
- 1997 Il modello 800 entra a far parte della serie Matrix<br />
(800 Matrix) mantenendo il ruolo di top di gamma e il<br />
doppio carico reflex, ora affidato a 2 woofer da<br />
30 cm!<br />
- 2015 Lancio della serie 800 D3.<br />
- 1998 A distanza di cinque anni dalla nascita<br />
del progetto dei diffusori “a chiocciola”<br />
Nautilus (1993) viene presentata la serie<br />
Nautilus 800, che beneficia della ricaduta<br />
tecnologica soprattutto sulla gamma medioalta,<br />
praticamente identica al Nautilus, mentre<br />
viene “interpretata” per la parte bassa.<br />
- 2001 Nasce il Signature 800. il doppio carico<br />
reflex viene sfruttato con altoparlanti da 25<br />
cm in modo da ottenere ingombri minori che<br />
nel modello 801. In tiratura limitata il diffusore<br />
viene creato per festeggiare trentacinquesimo<br />
anniversario della B&W e proposto con una<br />
finitura Tigers Eye gloss finish.<br />
- 2004 Lancio serie 800D, la prima con<br />
tweeter in diamante.<br />
- 2010 Lancio 800 Diamond e definitiva<br />
pensione per il modello 801.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 79
SELECTOR DOSSIER<br />
Quel che dovete sapere<br />
D2<br />
D3<br />
Il nuovo cestello<br />
del mid nonostante<br />
abbia molte più razze<br />
e sia più massiccio,<br />
risulta più leggero del<br />
precedente. L’utilizzo<br />
di un anello di gomma<br />
lorende anche meno<br />
risonante.<br />
Il supporto del tweeter<br />
diventa in alluminio<br />
pieno, al posto del<br />
guscio pressofuso in<br />
lega leggera.<br />
La modellizzazione al computer<br />
Il cono oggi è realizzato come<br />
fosse l’ala di un aereo: due<br />
profili geometricamente perfetti<br />
distanziati da un supporto di “aria”<br />
durissima!<br />
Cambia il colore ma “il<br />
senso” è lo stesso: tessuto<br />
impregnato e indurito<br />
con risvolto esterno<br />
per la sospensione/<br />
non sospensione FST.<br />
Colpisce il diametro<br />
molto più piccolo che in<br />
precedenza.<br />
80 <strong>SUONO</strong> novembre 2015<br />
Il pannello curvo viene incollato alla struttura<br />
matrix in multistrato e viene stretto in una<br />
morsa dall’elemento metallico e dal supporto<br />
dell’altoparlante.
NUOVA VITA AL DIFFUSORE<br />
La nuova testa abbandona il Marlan ma ancor di più il sistema si<br />
installazione del mid (con tirante dal fondo e la culla elastica di<br />
sospensione “gelatinosa”). Pertanto, anche in conseguenza dell’utilizzo<br />
di una fusione in alluminio di suo più risonante, è stata creata una<br />
struttura interna a raggiera che, stando dalla sperimentazione, ha visto<br />
intraprendere più strade, con sperimentazione di supporti interni di<br />
ordine pari e dispari! La crociera a 5 punte l’ha spuntata e sostiene il<br />
rinnovato cestello del medio FST.<br />
Quello che avreste<br />
voluto sapere<br />
Alcune scelte effettuate dallo staff che ha realizzato<br />
la nuova serie 800 hanno fatto scalpore; altre non<br />
sono state capite o sono state mal intepretate.<br />
Proviamo a dipanare la materia con l’aiuto della<br />
logica e di quelle (poche) certezze di cui disponiamo,<br />
perché questa, comunque, non è una spy story!<br />
L’adozione di un pannello anteriore curvo ha reso<br />
necessario un elemento di raccordo fra il cestello<br />
dell’altoparlante e la superficie del mobile. L’inserto<br />
metallico assolve principalmente a questa funzione.<br />
La nuova forma produce<br />
un sistema privo di<br />
giunzioni anteriori<br />
se non per la sezione<br />
superiore e il fondo. Si<br />
rende necessaria però<br />
una soluzione di raccordo<br />
fra i due altoparlanti e la<br />
superficie curva molto<br />
accentuata. Il connubio<br />
fra giunto cilindrico e<br />
altoparlante proietta<br />
molto avanti il tutto, non<br />
solo per motivi funzionali<br />
ma probabilmente anche<br />
per scelte estetiche.<br />
Il male del nostro tempo è (o<br />
perlomeno così decreta <strong>SUONO</strong>)<br />
costituito dall’ansia che porta le<br />
persone a dover prendere comunque<br />
posizione sugli eventi,<br />
indipendentemente dal fatto che<br />
l’evento sia più o meno noto o<br />
che gli elementi sulla base dei<br />
quali sono stati elaborati commenti<br />
e (pre)giudizi siano validi,<br />
condivisibili, indotti o effimeri...<br />
Non ne è esente l’Hi-Fi, tanto<br />
meno, ed è quasi inevitabile che<br />
l’annuncio da parte di un leader<br />
di mercato (tanta gloria, altrettanta<br />
invidia) generi commenti<br />
non unanimi, sebbene la fondatezza<br />
degli stessi (nel bene e nel<br />
male) sia quasi sempre basata su<br />
presupposti risibili. Sarebbe perlomeno<br />
compito di chi si occupa<br />
di comunicazione quello di fare<br />
chiarezza; nella maggior parte<br />
dei casi, però, questo non accade<br />
poiché l’analisi da parte dei comunicatori<br />
si basa essa stessa su<br />
errati stilemi di comunicazione.<br />
Proveremo immodestamente a<br />
fare di meglio...<br />
Il punto focale della nuova serie<br />
800 della B&W è costituito dalla<br />
decisione da parte del marketing<br />
dell’azienda di “spostare” il<br />
posizionamento merceologico<br />
del prodotto verso l’alto. Tale<br />
decisione, il cui merito non è<br />
possibile approfondire ma che<br />
rappresenta un dato di fatto, ha<br />
generato al tempo stesso un’opportunità<br />
e un obbligo da parte<br />
dei progettisti e di chi finalizza<br />
il prodotto: la scelta di riposizionare<br />
la serie 800 in una fascia di<br />
mercato più elevata ha permesso<br />
di destinare molte risorse al<br />
progetto sia da un punto di vista<br />
tecnico che estetico, determinando<br />
di conseguenza un compromesso<br />
sul prodotto in funzione<br />
del costo spostato verso l’alto.<br />
Una vera manna per lo staff di<br />
ingegneri che animano il centro<br />
di Steyning! Al tempo stesso,<br />
però, una gamma di prodotti che<br />
eredita tradizione e un segno di<br />
continuità dal passato aveva l’obbligo<br />
di manifestare elementi di<br />
miglioramento facilmente percepibili<br />
dall’utenza. Ecco, pertanto,<br />
la necessità di “magnificare” quegli<br />
elementi del nuovo progetto<br />
che si possono raccontare con<br />
più semplicità, persino a scapito<br />
di altri eventualmente anche di<br />
maggior impatto sulle qualità del<br />
prodotto (performance, processi<br />
industriali di produzione... ) ma<br />
più specifici, meno comprensibili<br />
e sicuramente di minor impatto<br />
“narrativo”.<br />
Un ulteriore elemento di cui<br />
tenere conto (non solo nel caso<br />
della nuova gamma B&W!) e<br />
che invece viene spesso sottovalutato<br />
è costituito dal fatto<br />
che nell’ambito della produzione<br />
industriale i processi produttivi<br />
evolvano: così, spesso, certe cose<br />
non conviene più produrle in un<br />
certo modo e ci sono altre strade,<br />
magari anche più efficienti ed<br />
economiche, che conducono a<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 81
SELECTOR DOSSIER<br />
risultati migliori, a prescindere<br />
dal desiderio/necessità di evoluzione<br />
del prodotto. In sostanza:<br />
ogni tempo ha i suoi eroi!<br />
Così la comunicazione attorno<br />
alla nuova Serie 800 si è concentrata<br />
su alcuni “cavalli” sicuri;<br />
l’enfasi sui nuovi materiali<br />
utilizzati nei coni, letta in questa<br />
luce, è quantomeno ridondante<br />
o, peggio, sviante rispetto agli<br />
elementi fondanti dell’evoluzione<br />
del prodotto. Il Continuum<br />
Cone è, in linea di principio,<br />
molto simile al Kevlar: si tratta<br />
di un materiale composito<br />
con una matrice in tessuto e un<br />
trattamento impregnante, esattamente<br />
come il Kevlar. Stessa<br />
cosa per l’Aerofoil Cone, simile<br />
al precedente cono in composito<br />
Rohacell e carbonio. Semmai la<br />
scelta di un nuovo tessuto per<br />
la matrice e la composizione del<br />
trattamento impregnante, che<br />
hanno determinato differenti caratteristiche<br />
meccaniche, ha permesso,<br />
stando alle informazioni<br />
e alla modellizzazione illustrate<br />
dalla casa, di modificare la frequenza<br />
di transizione dal regime<br />
pistonico a un regime di breakup,<br />
per consentire un maggior<br />
controllo sulla direttività senza<br />
penalizzare la distorsione non<br />
lineare e la regolarità della risposta!<br />
Allo stesso modo più che la<br />
novità in sé è interessante riflettere<br />
sul fatto che la possibilità di<br />
utilizzare una schiuma sintattica<br />
più adatta ad essere organizzata<br />
in forme complesse (gli strati<br />
esterni in fibra di carbonio del<br />
sandwich hanno “solo” cambiato<br />
grado e forma), consentendo<br />
una distribuzione variabile dello<br />
spessore del cono, permette a<br />
parità di peso una frequenza di<br />
break-up più alta. Se da un lato<br />
tutto ciò ci porta a riflettere sui<br />
possibili margini di miglioramento<br />
nel campo del comportamento<br />
di un altoparlante, così<br />
come illustrati da B&W, dall’altro<br />
non deve distoglierci dagli<br />
eventuali rischi connessi a una<br />
modellizzazione esasperata: il<br />
limite di questo approccio (attenzione:<br />
non stiamo dicendo<br />
che ciò accada in questo caso!)<br />
è alla radice, è legato ai modelli<br />
che si utilizzano e alla loro bontà.<br />
Per stessa ammissione della<br />
B&W, per il comportamento di<br />
molti materiali e la loro modellizzazione<br />
si ricorre a consulenze<br />
esterne perché la mole di lavoro<br />
e le risorse necessarie sarebbero<br />
ridondanti nello specifico, persino<br />
per un grande costruttore<br />
come B&W!<br />
Nel settore dei diffusori accadono<br />
cose strane e quella che apparentemente<br />
sembrerebbe una<br />
partita senza chance di vittoria,<br />
tra piccoli costruttori e giganti<br />
del settore, può a volte (per<br />
fortuna, per intuito) concludersi<br />
non tanto lontano dalla parità,<br />
proprio in funzione della capacità<br />
del “grande” di interpretare<br />
bene o meno la grande mole di<br />
dati a sua disposizione. Va comunque<br />
considerato che per i<br />
primi l’eventuale buon risultato<br />
è il frutto di un evento episodico<br />
(seppur talvolta ripetibile), per i<br />
secondi di una costante...<br />
Alcune migliorie (serie 800 D3<br />
versus serie 800 D2) non hanno<br />
impattato sul costo di produzione,<br />
come nel caso di una<br />
ottimizzazione delle forme; altre,<br />
in quanto non visibili, hanno<br />
avuto meno rilevanza mediatica,<br />
come nel caso dell’adozione di un<br />
frontale composito in metallo e<br />
legno al posto del solo legno, o<br />
dell’irrobustimento del sistema<br />
Matrix, dovuto a un “ingrassamento”<br />
dello spessore dei pannelli,<br />
ora in multistrato e non più<br />
in MDF. Altre ancora rispondono<br />
a una semplificazione o razionalizzazione<br />
dei costi ed è giusto<br />
chiedersi se l’abbandono del<br />
Marlan abbia avuto un impatto<br />
considerevole sulle prestazioni e<br />
sui processi produttivi. Di fatto,<br />
il primo effetto è quello di aver<br />
“demolito” un mito che reggeva<br />
da almeno due decadi; quanto il<br />
connubio fra materiale e nuove<br />
forme sia più efficiente, invece,<br />
sarà il tempo a stabilirlo.<br />
Quel che è epocale nella nuova<br />
line up della serie 800 è la quasi<br />
totale riprogettazione e un conseguente<br />
riposizionamento del<br />
modello 803, che rinuncia a uno<br />
dei tre woofer (elemento di raccordo<br />
con il modello successivo<br />
804) in favore di due di maggiori<br />
dimensioni e a un midrange, invece,<br />
di minori dimensioni. L’impatto<br />
della prima di queste due<br />
scelte “avvicina” il diffusore a<br />
quello di fascia superiore (802),<br />
la seconda è quasi un marcia indietro<br />
verso le scelte effettuate<br />
per questo modello nei primi<br />
tempi. Una soluzione che tende a<br />
sancire la definitiva sospensione<br />
di quella crasi tra i modelli inferiori<br />
e superiori rappresentata<br />
dalla 803. In altre parole i tre<br />
modelli maggiori (803, 802 e i<br />
prossimi 800) oggi appartengono<br />
a una stessa famiglia sempre<br />
più distante dalle altre due unità<br />
(804 e 805) che, oltre a diventare<br />
almeno parzialmente “orfane”,<br />
manifestano chiari elementi di<br />
discontinuità (la forma del mobile,<br />
un minor incremento dei<br />
costi) pur beneficiando di quella<br />
che, a buon diritto (e non per<br />
abuso), possiamo definire ricaduta<br />
tecnologica.<br />
Come effetto secondario va anche<br />
detto che, proprio in ragione<br />
della nuova fascia di mercato<br />
occupata, gli elementi della linea<br />
800 D2 più che prodotti “precedenti”<br />
e dunque in qualche misura<br />
“superati” diventano piuttosto<br />
“altri prodotti” nei quali, entro il<br />
82 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
ROKSAN K3 SERIES<br />
UN NUOVO RIFERIMENTO.<br />
www.h-fidelity.com
SELECTOR DOSSIER<br />
solco della tradizione e persino<br />
in misura maggiore, il rapporto<br />
Q/P può risultare esaltato. Perché<br />
l’eccellenza non ha prezzo (e<br />
se chiedi il prezzo, non la meriti...<br />
!); perché più in alto si va<br />
più risibili e a caro prezzo sono<br />
i miglioramenti. Nel merito del<br />
prezzo, poi, va fatta un’ulteriore<br />
riflessione e un distinguo: mediamente<br />
assistiamo, a cinque<br />
anni dalla precedente release,<br />
a un incremento del 30% nei<br />
modelli più piccoli (tra il 35%<br />
e il 40% nei due modelli superiori,<br />
dainterpretare alla luce<br />
delle precedenti considerazioni),<br />
maggiorazione che “ci può<br />
stare”; a fare scandalo è stato<br />
invece l’aver quasi raddoppiato<br />
il prezzo degli 803 ma, lo<br />
abbiamo sottolineato, siamo<br />
di fronte a un nuovo prodotto<br />
diverso da quello precedente<br />
(gli 803 D2). Naturalmente saranno<br />
le performance a stabilire<br />
la congruità di queste scelte e,<br />
altrettanto naturalmente, non<br />
conoscendo al momento la<br />
misura degli “improvements”<br />
apportati nella nuova serie<br />
800, non possiamo valutarli,<br />
né le sparute prove fino ad ora<br />
effettuate, quasi sempre in condizioni<br />
non controllate, possono<br />
aiutarci a definirne l’entità.<br />
Ci sentiamo però in grado di<br />
vaticinare il fatto che, quasi di<br />
default, non ci sia dubbio che<br />
ci saranno; perché debbono esserci!<br />
E l’entità, a ben vedere,<br />
non è nemmeno di primaria<br />
importanza. Perché comunque<br />
quella infinitesima o evidente<br />
misura che li rappresenta è lo<br />
specchio dell’irragionevole ragione<br />
che funge da motore della<br />
riproduzione sonora; è quel<br />
qualcosa che non conosci nello<br />
specifico ma ti tocca l’anima e<br />
fugge costantemente in avanti,<br />
in attesa che tu la rincorra...<br />
Vecchia e nuova serie a confronto<br />
?<br />
805 D2 805 D3 804 D2 804 D3 803 D2 803 D3 802 D2 802 D3 801 D2 801 D3<br />
Modello 805 804 803 802 800<br />
Versione D2 -> D3 D2 -> D3 D2 -> D3 D2 -> D3 D2 -> D3<br />
Tipo scaffale pavimento pavimento pavimento pavimento<br />
N.vie: 2 3 3 3 3<br />
Tweeter (mm): 25 25 25 25 25<br />
Midrange (n./cm): - 1 x 13<br />
Woofer (n./cm): 1 x 16,5 2 x 16,5<br />
1 x 15 -> 1 x<br />
13<br />
3x17,5 -> 2 x<br />
18<br />
1 x 15 1 x 15<br />
2 x 20 2 x 25<br />
Larghezza (cm): 23,8 23,8 30,6 -> 33,4 36,8 -> 39 45 -> ?<br />
Altezza (cm): 42,4 101,9 116 -> 116 113,5 -> 121,2 118 -> ?<br />
Profondità (cm): 34,5 34,5 45,7 -> 49,8 56,3 -> 58,3 64,5 -> ?<br />
Peso (kg): 12,6 33 41 -> 65,5 72 -> 94,5 102 -> ?<br />
Prezzo (,00): 4.500 -> 6000 7.000 -> 9000 9000 -> 17.000 14.000 -> 22.000 22.000 -> 30.000<br />
84 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
40 ANNI DI INNOVAZIONE<br />
TECNOLOGICA DEDICATI A VOI<br />
UNA NUOVA GENERAZIONE,<br />
UNA CLASSE DIFFERENTE.<br />
Dotata della tecnologia delle premiate serie Platinum,<br />
Gold e Silver per un’inimitabile performance musicale e audio/video.<br />
La nuova generazione Bronze è la ragione perfetta per migliorare.
SELECTOR DOSSIER<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Dali Opticon 1<br />
Value for money? Il<br />
tema, caro in passato soprattutto<br />
ai costruttori<br />
inglesi, sembra essere tornato<br />
in auge e declinato a<br />
più ampio raggio da quei<br />
costruttori che hanno energie<br />
e lucidità di intenti.<br />
Esaminare uno dei prodotti<br />
di questo tipo tra gli<br />
ultimi nati, ha non solo un<br />
valore specifico ma anche<br />
una valenza più generale<br />
nelle tendenze in atto.<br />
“Realizzare un prodotto state<br />
of the art richiede certamente<br />
ingegno e risorse ma la vera<br />
sfida è quella di essere in grado<br />
di progettare un entry level<br />
di qualità, visti gli inevitabili<br />
vincoli che ne condizionano la<br />
realizzazione”. Saggezza spicciola<br />
di un progettista, qualche<br />
anno fa...<br />
In effetti c’è stato un intero<br />
periodo, ante globalizzazione,<br />
nel quale veniva quasi teorizzata<br />
l’impossibilità, salvo per<br />
i colossi dell’elettronica, di<br />
realizzare prodotti economici<br />
per la riproduzione della musica.<br />
È stato in quel periodo<br />
che sono quasi spariti i produttori<br />
inglesi, alfieri di quella<br />
intuizione che fu il “value for<br />
price”. I tempi cambiano e gli<br />
assiomi anche, specie da quando<br />
l’enorme potenziamento<br />
delle telecomunicazioni ha<br />
ravvicinato i confini dei paesi<br />
del mondo, dando il via a uno<br />
spostamento delle potenzialità<br />
produttive verso lidi più a buon<br />
mercato. La commistione con<br />
l’informatica, poi, introducendo<br />
ritmi e modalità di produzione,<br />
distribuzione e consumo<br />
differenti ha fatto il resto, riportando<br />
al centro del mercato<br />
le problematiche e le soluzioni<br />
per il primo approccio in materia<br />
di riproduzione sonora.<br />
Un aspetto che ha investito<br />
pesantemente i produttori di<br />
elettroniche, apparentemente<br />
meno quelli di elettroacustiche<br />
che, comunque, devono<br />
vedersela con l’evoluzione di<br />
quel semplice “articolo” definito<br />
diffusore, oggi sempre più<br />
omnicomprensivo, amplificato<br />
e/o “digitale” che sia!<br />
Le aumentate prospettive hanno<br />
comportato la necessità di<br />
sviluppare prodotti in grado<br />
di un maggior numero<br />
di esigenze,<br />
cosa che ha spinto<br />
i produttori di<br />
elettroacustiche<br />
a riconsiderare<br />
e razionalizzare<br />
Prezzo: € 1.300,00<br />
Dimensioni: 15,2 x 26,1 x 23,1 cm (lxaxp)<br />
Peso: 4.5 Kg<br />
Distributore: Pixel Engineering S.r.l.<br />
Via San Francesco 4 - 21013 Gallarate (VA)<br />
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DIFFUSORI DALI OPTICON 1<br />
Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza<br />
(W): 25 - 100 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover<br />
(Hz): 2.000 Risp. in freq (Hz): 62 - 26.500 +/- 3 dB Sensibilità<br />
(dB): 86 Altoparlanti: 1 x tw cupola morbida da 26, 1 x midwoofer<br />
con mebrana in fibra di legno da 12 cm Rifinitura: bianco,<br />
nero, noce Griglia: tela<br />
86 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
l’offerta dei propri cataloghi.<br />
La chiave con cui questo è avvenuto<br />
rappresenta non solo<br />
una cifra stilistica aziendale<br />
ma, molto più prosaicamente,<br />
una delle chiavi del possibile<br />
successo futuro. O, ribaltando<br />
il ragionamento, quali sono le<br />
chiavi di un successo che sembra<br />
arridere a Dali, soprattutto<br />
nel nord Europa, e che la pone,<br />
secondo alcuni, quale principale<br />
concorrente di B&W, unanimemente<br />
considerato leader di<br />
mercato? Uno degli aspetti che<br />
nel corso del tempo ha caratterizzato<br />
il costruttore danese,<br />
suscitando anche notevoli perplessità,<br />
è l’enorme quantità di<br />
linee e prodotti in catalogo; linee<br />
che in gran parte tendono<br />
a sovrapporsi a livello merceologico<br />
e (non sempre) a livello<br />
funzionale e prestazionale.<br />
Come altri costruttori questa<br />
“dovizia”, inizialmente focalizzata<br />
nel far fronte a ogni esigenza<br />
e segmento di mercato,<br />
ha lasciato il passo a una più<br />
centrata identificazione dei<br />
bisogni primari del consumatore:<br />
la griglia di prodotto si<br />
sta assottigliando anche se in<br />
misura ancora modesta, con<br />
un effetto di maggior chiarezza<br />
nella segmentazione dei prodotti<br />
e delle tecnologie in essi<br />
implementate. Qualche indicazione<br />
in più può essere fornita<br />
dalla recente presentazione di<br />
un lavoro effettuato sugli altoparlanti<br />
(principalmente sui<br />
gruppi magnetici dei woofer,<br />
molto meno dei tweeter) in<br />
cui si fa esplicitamente riferimento<br />
a tre linee (Opticon,<br />
Epicon e Rubicon) che, di fatto,<br />
potrebbero “scalzare” le altre<br />
serie.<br />
Questo investimento di energie<br />
mostra come la casa intenda<br />
concentrarsi su un aspetto<br />
specifico dei trasduttori, adoperando<br />
un approccio differente<br />
proprio da B&W (vedi<br />
in questo stesso numero di<br />
<strong>SUONO</strong>) che, invece, concentra<br />
sui materiali dei coni le<br />
sue energie. Ancora, per continuare<br />
nell’analogia: la casa<br />
inglese dedica notevoli risorse<br />
alla costruzione e all’aspetto<br />
dei suoi diffusori, aspetto che<br />
al contrario è trascurato da<br />
quella danese. E, infine, B&W<br />
parte nella sua rivisitazione dal<br />
vertice mentre la Dali, con la<br />
serie Opticon, lo fa dal basso.<br />
Entrambe le aziende, comunque,<br />
alla pari di Focal (che<br />
potrebbe di diritto inserirsi in<br />
un trittico di aziende di riferimento<br />
e di cui abbiamo trattato<br />
nello scorso numero di questa<br />
rivista), mantengono internamente<br />
la falegnameria e le problematiche<br />
di produzione. La<br />
serie Opticon, dunque, assume<br />
un’interessante valenza se<br />
immaginata come icona della<br />
diversità di approccio al mercato,<br />
indipendentemente dal<br />
fatto che questa sia o meno la<br />
chiave più valida per aprire le<br />
porte al successo!<br />
Articolata secondo uno schema<br />
che attualmente va per la<br />
maggiore (due bookshelf e tre<br />
torri, più quanto necessario<br />
per comporre un sistema A/V),<br />
la serie abbraccia la fascia di<br />
mercato che va dai 700 ai<br />
3.000 euro circa; non proprio<br />
una prima fascia ma quasi. La<br />
gamma è caratterizzata dalla<br />
presenza ai due estremi di due<br />
prodotti che si differenziano<br />
sostanzialmente dagli altri: gli<br />
Opticon 1 e gli Opticon 8. Nel<br />
modello più piccolo appaiono<br />
un tweeter e un midwoofer<br />
utilizzato solo per questo prodotto;<br />
in quello più grande si<br />
nota la presenza di una coppia<br />
di woofer da 20 cm (da 8 pollici).<br />
Tutti gli altri modelli condividono<br />
lo stesso midwoofer<br />
da 16,5 cm, lo stesso tweeter da<br />
28 mm e il tweeter a nastro (ad<br />
eccezione dell’Opticon 2). Uno<br />
scenario che, in un certo senso,<br />
esprime come la linea Opticon<br />
sia contraddistinta da varie<br />
declinazioni e abbinamenti a<br />
seconda delle necessità di due/<br />
tre attori (tweeter a nastro,<br />
tweeter a cupola da 28 e woofer<br />
da 16,5). Le due eccezioni agli<br />
estremi sono probabilmente<br />
necessarie a “completare” una<br />
linea e a soddisfare esigenze e<br />
richieste di mercato.<br />
La Opticon 1 e il bookshelf più<br />
piccolo (il secondo, di maggior<br />
litraggio, appartiene alla tipologia<br />
che si dice risponda alle<br />
aspettative del pubblico americano,<br />
che ha la necessità di<br />
sonorizzare ambienti più gradi<br />
e assorbenti dei nostri) della<br />
linea: si tratta di un diffusore<br />
di dimensioni davvero minute<br />
caratterizzato, per questo ma<br />
non solo, da una eccellente<br />
capacità di interfacciarsi con<br />
l’ambiente, dimostratosi altrettanto<br />
“disponibile” anche<br />
nei confronti dell’elettronica<br />
abbinata.<br />
A un primo approccio al prodotto<br />
colpisce in particolar<br />
modo la scelta dell’azienda di<br />
aderire a dei canoni estetici<br />
minimali. Vero che la bellezza,<br />
tanto più in un prodotto Hi-<br />
Fi, è cosa del tutto opinabile,<br />
ma il design degli Opticon 1 (e<br />
di tutta la linea in generale)<br />
è quanto mai datato, praticamente<br />
lo stesso riproposto da<br />
anni, refrattario a quei tentativi<br />
di inserimento armonico<br />
nell’ambiente domestico che<br />
I morsetti hanno il corpo in<br />
plastica; la caratteristica forma<br />
favorisce una presa eccellente<br />
che consente una coppia di<br />
serraggio notevole. I connettori<br />
sono abbastanza distanziati e<br />
facilmente accessibili, nonostante<br />
l’esiguo spazio a disposizione.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 87
SELECTOR DOSSIER<br />
1<br />
Il filtro è installato a ridosso della vaschetta posteriore in cui è<br />
collocato anche il condotto di accordo in posizione obliqua per<br />
ottimizzare lo spazio e la collocabilità in ambiente. Lo schema<br />
è molto semplice e ben dimensionato, i componenti sono di<br />
fascia economica, il condensatore in serie al tweeter è di tipo<br />
elettrolitico bipolare.<br />
2<br />
Il cestello del woofer è in pressofusione di<br />
alluminio e mostra un disegno robusto<br />
e al tempo stesso aerodinamico. La<br />
membrana è realizzata con il caratteristico<br />
impasto misto a base di legno e cellulosa.<br />
La superficie esterna, dopo la formatura è<br />
liscia e tratta con materiale indurente, mentre<br />
all’interno si apprezza la tipica texture delle<br />
membrane in carta.<br />
“VISION” VINCENTE<br />
La filosofia alla base dei prodotti Dali di<br />
fascia bassa, oltre ad indirizzare al meglio<br />
le risorse sugli aspetti che contano,<br />
sembra anche impostata a mantenere<br />
una filosofia progettuale costante che<br />
ormai viene perseguita con gran determinazione,<br />
a partire dai filtri a bassa<br />
pendenza (1). In genere, per ottenere un<br />
buon livello di filtratura a bassa pendenza<br />
si deve poter disporre di altoparlanti<br />
fatti ad hoc oppure pensati in un modo<br />
tale che, quasi sempre, non fanno parte<br />
delle serie “di primo prezzo”. Invece, e<br />
forse è proprio questo il punto di forza<br />
di Dali: la qualità dei trasduttori si<br />
distacca dalla mischia e si percepisce<br />
anche nei sistemi entry level. I piccoli<br />
nuovi Opticon 1 ne sono un esempio<br />
considerato che il woofer (2) appartiene<br />
alla più recente produzione, equipaggiata<br />
con l’innovativo magnete SMC,<br />
mentre il tweeter (3), in quanto il più<br />
piccolo della serie, è il meno “spinto” tecnologicamente<br />
rispetto agli altri della<br />
serie Opticon. Anche la realizzazione del<br />
mobile e dei vari elementi della struttura<br />
evidenziano quelli che per Dali sono i<br />
punti “inalienabili” nel determinare la<br />
qualità dei suoi prodotti e quelli in cui,<br />
si può sorvolare. Quindi, la struttura<br />
principale del mobile è in MDF rivestito<br />
con pellicola vinilica simil legno, ad<br />
eccezione del pannello anteriore che<br />
per effettuare le fresature di raccordo e<br />
portare a filo gli altoparlanti esterni (ma<br />
88 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST TECHNICS SB C700<br />
Il gruppo magnetico del<br />
tweeter è il più semplice<br />
della serie e non è dotato di<br />
camera di decompressione<br />
nella parte posteriore alla<br />
membrana ma solo di un<br />
elemento in feltro molto<br />
compatto che assorbe<br />
l’onda posteriore e abbatte<br />
la risonanza.<br />
Il diametro della bobina<br />
mobile è da 26 mm e, come<br />
anche gli altri, è immersa<br />
in ferrofluido presente<br />
all’interno del traferro.<br />
La flangia è avvitata al magnete con<br />
tre bulloni e l’equipaggio mobile è<br />
tenuto in posizione da due perni. La<br />
flangia ha un particolare disegno che<br />
“stringe in una morsa” l’equipaggio<br />
mobile all’interno del traferro.<br />
3<br />
Il tweeter è composto sostanzialmente da tre<br />
elementi accoppiati fra loro: magnete, equipaggio<br />
mobile solidale con il pannello di supporto in plastica<br />
ed elemento esterno di raccordo e di fissaggio che<br />
sempre più frequentemente assolve alla duplice<br />
funzione di flangia del tweeter e di profilo di raccordo<br />
con il mobile.<br />
ancor di più per ridurre gli impedimenti<br />
e le ostruzioni nella parte posteriore della<br />
membrana del woofer, aspetto sottovalutato<br />
spesso da molti costruttori) è<br />
stato lavorato e laccato con una ottima<br />
finitura lucida brillante. Per “far respirare”<br />
il più possibile l’altoparlante nella parte<br />
posteriore, Dali tende ad aumentare lo<br />
spessore dell’anello esterno del cestello<br />
in modo da portare il più possibile in<br />
posizione arretrata la membrana e allontanarla<br />
dal bordo interno del foro di<br />
montaggio sul pannello. D’altronde, i<br />
cestelli, le ghiere e le guarnizioni sono<br />
tutti elementi progettati in casa: sono<br />
poi realizzati in gran parte da terzisti su<br />
rigide specifiche e presenti in esclusiva<br />
solo per i prodotti Dali. Anche solo<br />
considerando la flangia di sostengo del<br />
tweeter, notiamo l’elevato spessore del<br />
supporto e le varie nervature di rinforzo<br />
collocate sia sul perimento esterno<br />
a contatto con il mobile, sia su quello<br />
interno che diventa parte integrante<br />
del trasduttore. È anche vero però che<br />
la classe di prezzo degli Opticon non è<br />
poi fra le più basse nell’ambito hi fi; comunque<br />
sia certi valori non sono assolutamente<br />
comuni; sempre in casa Dali,<br />
quando si sale di prezzo aumenta anche<br />
il valore degli aspetti “accessori” oltre ad<br />
offrire alcune migliorie dei trasduttori<br />
che seguono però, man mano che si<br />
alza la posta, la legge che per piccoli<br />
miglioramenti seguono sempre grandi<br />
investimenti!<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 89
SELECTOR DOSSIER<br />
MAGNETISMI E ALTRE STORIE<br />
La parte più evidente di un altoparlante è quella “a vista” e, da<br />
sempre, è più semplice e diretto magnificare le peculiarità di un<br />
trasduttore tessendone le lodi in particolar modo su quel che si vede<br />
e su quelle caratteristiche che poi hanno una certa rispondenza<br />
all’atto pratico, almeno per quanto riguarda l’esperienza comune a<br />
cui tutti siamo soggetti. In altre parole, la membrana, la sua forma e<br />
le sue caratteristiche acustiche sono per forza di cose determinanti<br />
sulla resa sonora rispetto ad altre caratteristiche più squisitamente<br />
legate alla “produzione”! O almeno così siamo portati a ragionare in<br />
modo più o meno cosciente di fronte ad un altoparlante o di fronte<br />
ad un fenomeno ignoto (teoria in gran parte soddisfatta da molte<br />
delle componenti di un altoparlante…).<br />
Come la “corrente” tende a spaventare, perché è un pericolo<br />
“invisibile, ancor di più si diffida di un campo magnetico che oltre<br />
ad essere poco visibile è anche subdolo nelle sue manifestazioni!<br />
Un campo magnetico ad esempio ha l’antipatica propensione ad<br />
“opporsi” ad ogni tipo di variazione che lo circonda, mettendo in<br />
moto forze ed effetti decisamente inaspettati ma solo in condizioni<br />
molto particolari tali da essere tangibili e degni di nota. In altre<br />
parole quello che succede avvicinando due calamite: fino ad un<br />
certo punto non succede (o meglio non ci si accorge di...) nulla,<br />
poi, di punto in bianco le calamite si attraggono e non si riesce a<br />
contrastarle; così, quasi all’improvviso!<br />
Gli effetti “secondari” generati dai campi magnetici sono ancora più<br />
flebili e si fanno sentire solo in condizioni ancora più particolari, e<br />
fra le tante c’è quella delle correnti parassite che si innescano nei<br />
materiali conduttori immersi in un campo magnetico variabile.<br />
Faremo un esempio poco attinente con il campo dei traduttori ma<br />
forse più vicino all’esperienza comune: quello dei freni dinamici di<br />
un treno! Un disco metallico solidale con l’asse delle ruote del treno<br />
ruota insieme ad esse, in genere molto velocemente. Se si avvicina<br />
un potente campo magnetico al disco si genera una forza che tende<br />
a frenare la rotazione del disco. Forza generata dalle correnti indotte<br />
che, a loro volta, fanno surriscaldare il disco per cui c’è dissipazione<br />
di energia che frenerà la corsa del treno (povero treno...). Il tutto<br />
senza attrito, senza energia elettrica e senza “sforzi”: accade solo<br />
avvicinando un magnete al disco!<br />
In tempi in cui era difficilissimo disporre di magneti ad alte<br />
concentrazioni, tale fenomeno era praticamente solo descritto e<br />
difficilmente tangibile in natura (ad eccezione appunto del treno e<br />
altre, gravose, situazioni) ma oggi, con neodimio e altre leghe ad alta<br />
concentrazione è alla portata di tutti fare un piccolo esperimento:<br />
basta prendere un magnete molto potente, avvicinarlo ad un<br />
pannello in metallo amagnetico (significa che la calamita non si<br />
attacca) e spostarlo sulla superficie. Come per incanto accade un<br />
fatto inaspettato: più tentiamo di farlo scorrere velocemente, più il<br />
magnete si oppone anche strenuamente al movimento impresso;<br />
se invece lo allontaniamo dal pannello metallico nulla accade (non<br />
si era attaccato prima perché si sarebbe dovuto attaccare ora?). A<br />
questo punto è chiaro che il fenomeno diventa tangibile quando<br />
alcune grandezze in gioco diventano sufficientemente grandi, come<br />
appunto la concentrazione di campo magnetico, la conducibilità del<br />
materiale amagnetico ed anche le forze le accelerazioni impresse al<br />
magnete. Quanto accade invece all’interno di un altoparlante è cosa<br />
molto più complessa e disseminata di “effetti secondari” che però,<br />
alla base sono il frutto dello stesso fenomeno: in sostanza, ogni volta<br />
che un altoparlante tenta di muoversi, si innescano forze intorno ad<br />
esso che si oppongono e che inoltre generano anche calore (come<br />
se non bastasse quello invece generato dalla bobina mobile per far<br />
funzionare l’altoparlante…)<br />
Dali, ha proposto una soluzione decisamente interessante per<br />
risolvere la problematica legata alla geometria e alle funzionalità<br />
dei gruppi magnetici dei woofer ad alta escursione che di fatto<br />
innescano effetti tangibili dovuti alle correnti parassite, escogitando<br />
un materiale ad alta permeabilità magnetica e, al contempo, a<br />
bassissima conducibilità elettrica, il fattore che più è legato, oltre<br />
al campo magnetico, all’insorgenza del fenomeno. Si tratta di<br />
un materiale a base di polveri ad alta permeabilità magnetica<br />
compattate ad alta pressione in modo da fornire una resistenza<br />
elettrica altissima e quindi ridurre drasticamente gli effetti legati alle<br />
correnti parassite e alla curva di isteresi di saturazione del campo.<br />
Il ciclo produttivo messo a punto dalla casa danese è differenziato<br />
per le nuove serie in catalogo in cui, i gruppi magnetici presentano<br />
via via soluzioni sempre più raffinate, a partire da quella base<br />
implementata nella serie Opticon (A), in cui solo il polo centrale è<br />
realizzato con il materiale SMC mentre nella serie Rubicon (B) appare<br />
anche un anello in rame utilizzato nel polo centrale del magnete<br />
e nella serie Epicon (C), quella la vertice, gli elementi diventano<br />
tre e sono completati da due anelli di Farady in alluminio, uno in<br />
alto e l’altro in basso alle espansioni polari. Va sottolineato come la<br />
membrana incida molto meno di quanto c’è nel gruppo magnetico,<br />
di cui non si parla spesso e che, anzi, troppo frequentemente viene<br />
sottovalutato, anche dai costruttori più “consumer”!<br />
L’altro aspetto fondamentale per la riuscita di un buon altoparlante<br />
è infine l’accuratezza delle lavorazioni meccaniche, in quanto tutto<br />
si gioca in spazi molto piccoli ed estremamente ravvicinati fra<br />
loro: prima regola per un ottimo risultato è quella di realizzare una<br />
lavorazione precisa dei componenti; poi, successivamente i materiali<br />
possono contribuire al risultato. Ovviamente, è tutto da stabilire<br />
quanto sia complesso ottenere un polo magnetico in SMC e quanto<br />
questo incida sulle economie di scala ma ottenerne addirittura<br />
tre, per giunta con innesti anulari in alluminio, è sicuramente più<br />
complesso che reallizzarne uno solo!.<br />
A B C<br />
90 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST TECHNICS SB C700<br />
negli ultimi anni hanno trasformato<br />
le apparecchiature<br />
Hi-Fi in oggetti di arredamento.<br />
Contano le performance,<br />
sembra volerci dire la Dali,<br />
ma il piacere dell’occhio non<br />
guasterebbe!<br />
Criptico, invece, il messaggio<br />
che la casa ci lancia attraverso<br />
le sue scelte inerenti la realizzazione<br />
del mobile: da un lato<br />
il buffle del diffusore appare<br />
addirittura superiore alla classe<br />
di appartenenza (anche se<br />
i 700 euro, a ben vedere, non<br />
sono mica pochi!), dall’altro il<br />
resto del cabinet è realizzato<br />
nella massima economia anche<br />
dal punto di vista delle finiture.<br />
Quasi sprezzante questo made<br />
in Danimarca che sembra un<br />
made in Cina! Più verosimilmente,<br />
dietro queste decisioni<br />
si cela la convinzione che prima<br />
vengono gli altoparlanti, poi il<br />
vestito...<br />
Il collocamento merita qualche<br />
nota di merito particolare: se gli<br />
Opticon 1 si comportano come<br />
ogni classico diffusore di piccole<br />
dimensioni (che va posto su<br />
altrettanto classici piedistalli<br />
di dimensioni di base adeguate<br />
e altezza intorno ai 60 cm o<br />
poco più), non è da escludere o<br />
considerare inaccettabile a priori<br />
il posizionamento a scaffale<br />
o mensola, che beneficia della<br />
scelta di posizionare la porta<br />
di accordo (sul pannello posteriore)<br />
in maniera inclinata<br />
e in modo da risultare comunque<br />
lontana un minimo dalla<br />
parete di fondo, almeno per la<br />
profondità della vaschetta! Se<br />
il diffusore non sembra particolarmente<br />
sensibile alla vicinanza<br />
della parete di fondo<br />
(sempre che non si pretenda di<br />
addossarle al muro), è preferibile<br />
tenerlo abbastanza lontano da<br />
quelle laterali perché in questo<br />
modo gli Opticon 1 si dimostrano<br />
in grado di scomparire dalla<br />
scena, ricostruendo un soundstage<br />
particolarmente ampio<br />
e profondo, con molto spazio tra<br />
i vari musicisti.<br />
Una volta identificata la posizione<br />
migliore abbiamo cominciato<br />
la sessione di ascolto rimanendo<br />
subito letteralmente basiti dalla<br />
capacità del diffusore di riproporre<br />
una scena sonora ampia,<br />
salda e credibile, decisamente<br />
tipica di prodotti di tutt’altro<br />
litraggio. Le buone prestazioni<br />
ci hanno indotto, dopo il consueto<br />
“giro” di partner, a portare<br />
al limite le performance del<br />
diffusore interfacciandolo con<br />
un front end che rappresenta<br />
una soluzione spesso utilizzata<br />
come riferimento nella nostra<br />
saletta. Con il lettore DCS Puccini<br />
collegato direttamente al<br />
finale Accuphase A36 si ottiene<br />
una rappresentazione sonora<br />
sorprendente piacevole: le voci<br />
risultano (sia quelle femminili<br />
che quelle maschili) dettagliate,<br />
ricche di particolari, proporzionate<br />
e ben inserite nella scena.<br />
Nessuna durezza o sfrigolio<br />
eccessivo sulle alte frequenze.<br />
L’impulsività non manca e anzi<br />
stupisce, segno di ottima prontezza<br />
e velocità nella risposta.<br />
Se la profondità nella ri-<br />
sposta in frequenza non<br />
può essere da record,<br />
viene ampiamente<br />
compensata dal<br />
dettaglio, controll<br />
o<br />
e<br />
La posizione arretrata<br />
assolve prevalentemente ad<br />
funzioni di salvaguardia della<br />
membrana e molto meno a quelle<br />
acustiche, con effetti comunque<br />
positivi sulla dispersione.<br />
pulizia che va riflettendosi in<br />
una scena ampia e tridimensionale<br />
tale da far scomparire<br />
letteralmente i diffusori. E qui<br />
via via che ci si allontana dalla<br />
parete di fondo l’effetto si fa<br />
più spettacolare e avvincente,<br />
senza contrizioni della gamma<br />
bassa, straordinariamente a<br />
fuoco e profonda, considerando<br />
le dimensioni e la classe del<br />
diffusore. Certo non è questa<br />
la condizione in cui verranno<br />
principalmente utilizzati gli<br />
Opticon 1 (per quanto... ) ma è<br />
rassicurante sapere che i limiti<br />
del diffusore possono essere “tirati”<br />
molto in alto!<br />
Anche ritornando sulla terra e<br />
interfacciando il diffusore con<br />
un sistema adeguato alla<br />
ipotizzabile<br />
I tweeter della serie, ad<br />
eccezione degli Opticon<br />
1, sono da 28 mm di diametro<br />
e dispongono di una camera<br />
posteriore di decompressione e di<br />
un elemento in feltro smorzante.<br />
fascia di utilizzo, si confermano<br />
molte delle note molto positive<br />
precedentemente apprezzate.<br />
Piacevolezza e naturalezza, in<br />
particolare in gamma media<br />
dove l’arpeggio della chitarra<br />
acustica appare di una scorrevolezza<br />
disarmante e molto<br />
dolce, costituiscono la cifra del<br />
diffusore. Qualche asprezza e<br />
durezza appare invece, di tanto<br />
in tanto, con le voci, soprattutto<br />
femminili, nella porzione<br />
più alta e nei passaggi più forti.<br />
Bene comunque il pianoforte<br />
acustico. Il timbro in generale<br />
appare leggermente più scuro<br />
e grezzo con le voci maschili,<br />
ma stiamo parlando di piccole<br />
differenze davvero.<br />
Se in generale tutto appare<br />
un po’ ridimensionato rispet-<br />
to all’abbinamento di maggior<br />
classe, gran parte delle eccellen-<br />
ti qualità intraviste rimangono<br />
inalterate e solo leggermente<br />
ridotte in scala, a conferma<br />
delle enormi potenzialità di<br />
un diffusore che, pur essendo<br />
posizionato nel segmento più<br />
elevato della fascia bassa di mer-<br />
cato, mostra caratura di classe<br />
assoluta.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 91
SELECTOR DOSSIER<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 1<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 3<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 3<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 3<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
La risposta in frequenza, per un diffusore di questa taglia<br />
è molto estesa e abbastanza lineare anche se presenta<br />
una attenuazione in prossimità della frequenza di incrocio<br />
che sembrerebbe caratterizzare il sistema con una<br />
impostazione di tipo loudness.<br />
Tale caratterizzazione scompare completamente nei rilevamenti<br />
fuori asse, evidenziano invece una eccellente<br />
dispersione del tweeter e una buona determinazione<br />
delle attenuazioni di filtro che non danno luogo a cancellazioni<br />
nella sovrapposizione delle emissioni dei due<br />
altoparlanti. Anche il tipo di caricamento acustico che non<br />
insegue estensioni in basso inadatte al piccolo diametro<br />
dell’altoparlante, consente collocazioni anche a ridosso<br />
della parete di fondo beneficiando dell’incremento di<br />
pressione in gamma bassa.<br />
C’è da notare che il risultato è di un certo rilievo, considerato<br />
lo schema minimalista del filtro che è poco più di<br />
un primo ordine sul woofer. I fenomeni di cancellazioni<br />
sono assenti nei rilevamenti sul piano verticale verso<br />
l’alto anche in posizioni molto angolate, mentre verso il<br />
basso si comincia ad apprezzare la cancellazione di fase<br />
della sovrapposizione dei due altoparlanti, pur in misura<br />
comunque molto contenuta, dovuta anche al fatto che<br />
l’emissione del tweeter in basso è limitata oltre che dalla<br />
attenuazione di filtro anche dalle caratteristiche fisiche<br />
del trasduttore, poco incline a scendere in basso c(ome si<br />
nota dal modulo di impedenza che mostra un lievissimo<br />
picco di risonanza molto smorzato intorno ai 1500 Hz).<br />
Il modulo dell’impedenza si attesta sostanzialmente<br />
fra i carichi semplici: in basso scende fino a sfiorare i<br />
4 Ohm. Se si considera anche una buona sensibilità,<br />
l’abbinamento con amplificazioni perfino di bassa potenza<br />
restituirà risultati di pressione adeguata e senza<br />
eccessive complicazioni dovute al carico.<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Le risorse sono distribuite prevalentemente su<br />
alcuni dettagli senza però che gli altri siano del<br />
tutto ignorati anzi!<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Perfettamente in linea con le specifiche del<br />
progetto.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Si abbinano con facilità e disinvoltura sia all’ambiente<br />
che alle amplificazioni privilegiando<br />
comunque ottime catena a monte.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
La gamma alta e il senso di rifinitura cedono il<br />
passo al resto della gamma che si rivela un piccolo<br />
ma solido punto di riferimento.<br />
L’OPINIONE<br />
Non è carino ma<br />
lo ammetto ci sono<br />
cascato, per merito<br />
proprio dei Dali che<br />
qualche birba del<br />
corpo redazionale ha posizionato<br />
in sala d’ascolto in posizione<br />
defilata, facendo credere che a<br />
suonare fossero dei grandi diffusori<br />
da pavimento. Potete anche<br />
supporre che sia (sempre stato o<br />
diventato) sordo, l’età c’è tutta. Io<br />
preferisco pensare che gli Oticon 1<br />
sono dei mini davvero straordinari,<br />
soprattutto per la capacità di<br />
dimenticare le dimensioni e il<br />
rango che gli è stato attribuito e<br />
saper suonare come un grande<br />
diffusore, che è differente<br />
dall’essere un diffusore grande...<br />
Tanto è raro incontrare qualche<br />
cosa che ti sorprende, tanto è<br />
doveroso segnalarlo con tutta<br />
l’enfasi possibile, anche a rischio di<br />
diventare ridondanti che, in questo<br />
caso, c’è poi la realtà e le orecchie<br />
di ognuno a dare conforto. E<br />
il responso ragionevole è che<br />
difficilmente, se le condizioni a<br />
contorno vi obbligano ad utilizzare<br />
un diffusore di piccole dimensioni,<br />
troverete di meglio nella pletora<br />
dei possibili contententi.<br />
Sic et simpliciter<br />
Paolo Corciulo<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Determinazione e idee chiare si associano ad<br />
una storia di lunga data. Votazione massima se<br />
non per una esitazione dovuta ad un trascorso,<br />
nel nostro paese, ancora non del tutto lineare...<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Il costo non è fra i più economici ma se rapportato<br />
ai “mostri” sacri del consumer siamo comunque<br />
al di sopra come convenienza e prestazioni.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
92 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
EXCLUSIVE HI-END & VIDEO<br />
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SELECTOR DOSSIER<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Technics SB-C700<br />
è un bene, a nostro<br />
modo di vedere, il ritorno<br />
dei grandi dell’elettronica<br />
sul piccolo ma qualificato<br />
palcoscenico dell’hi-fi.<br />
Sono portatori di soluzioni<br />
e qualità, declinate<br />
soprattutto nella fascia<br />
medio bassa del mercato.<br />
Da Technics, per tradizione<br />
e “missione aziendale”<br />
ci si aspetta di più e questo<br />
entry level di fascia media<br />
ne è la testimonianza. Saprà<br />
l’azienda giapponese<br />
sollecitare l’animo di un<br />
consumatore già esperto?<br />
Tra i tanti modi per festeggiare<br />
una ricorrenza<br />
importante (e cinquanta<br />
anni di vita lo sono!), Technics<br />
ha trovato indubbiamente uno<br />
dei più validi, annunciando (in<br />
occasione del recente IFA) il<br />
ritorno in produzione e la commercializzazione<br />
di un giradischi<br />
(sebbene questa avverrà<br />
solo nel prossimo anno)!<br />
Technics uguale giradischi...<br />
Quasi una missione collegata<br />
alla storia stessa del marchio;<br />
tutt’al più Technics uguale registratori,<br />
se si pensa in un’ottica<br />
vintage e a quella pietra<br />
miliare che si rivelò il RS-1500<br />
con il suo “nasone”. Eppure, a<br />
ben vedere, il trend più significativo<br />
della casa che fu il braccio<br />
audio dell’impero di Konosuke<br />
Matsushita è, soprattutto, quello<br />
dedito ai diffusori. Il Technics<br />
1 fu il primo diffusore prodotto<br />
della casa e negli anni il cammino<br />
del marchio è stato contraddistinto<br />
da una costante ricerca<br />
nel campo delle elettroacustiche:<br />
gli SB 1000 (1973), il primo<br />
tre vie in Giappone con un tweeter<br />
a cupola; gli SB 7000 (1975),<br />
laboratorio di ricerca sulla fase<br />
lineare; i giganteschi SB 10.000<br />
(1977) a tromba ed<br />
emuli dei JBL. Poi an-<br />
cora e soprattutto: gli<br />
SB-RX 50 (1986) con<br />
altoparlante a mem-<br />
brana piatta; l’evoluzione<br />
monstre dei<br />
giganteschi SB-AFP<br />
1000 (1988); l’esperimento<br />
tecnologico<br />
e di design<br />
degli SST-1 (1988),<br />
un doppio carico a<br />
tromba...<br />
Si può dire che,<br />
con alterni successi,<br />
Technics non abbia<br />
mai smesso, fino a<br />
quando il marchio<br />
venne messo in stand-by, di<br />
sviluppare materiali e soluzioni<br />
per le elettroacustiche, quasi<br />
incredula che il mercato non le<br />
tributasse altrettanto successo<br />
e quel ruolo di leadership tecnologica<br />
che nelle elettroniche e<br />
nel digitale (ricordate il sistema<br />
MASH?) aveva saputo conquistare<br />
grazie alla forza economica<br />
del gruppo e alle ingenti risorse<br />
devolute in ricerca.<br />
D’altronde i diffusori giapponesi<br />
sono stati visti sempre con un<br />
po’ di sospetto dal mondo non<br />
orientale, tranne rare eccezioni.<br />
Tra queste vanno annoverati i<br />
mitici diffusori elettrostatici<br />
Stax, tanto suadenti quanto<br />
limitati in certi aspetti e, a un<br />
livello più abbordabile, i meno<br />
idiosincratici e più tradizionali<br />
modelli della serie NS di casa<br />
Yamaha. Eppure, anche al di<br />
là di questi ormai storici esempi,<br />
proprio nella storia recente<br />
abbiamo assistito a un inatteso<br />
ritorno d’interesse verso l’audio<br />
e verso le elettroacustiche di<br />
alto e altissimo livello da parte<br />
di costruttori storici giapponesi<br />
che da tempo sembravano aver<br />
abbandonato questo settore.<br />
Pioneer, ad esempio, che ha<br />
creato un brand a parte di vero<br />
lusso, ad altissimo potenziale,<br />
come TAD, o Sony, che produce<br />
ormai da qualche anno diffusori<br />
molto apprezzati anche dall’Hiend<br />
americana...<br />
Prezzo: € 1.300,00<br />
Dimensioni: 22,0 x 33,6 x 28,6 cm (lxaxp)<br />
Peso: 8.5 Kg<br />
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DIFFUSORI TECHNICS SB-C700<br />
Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza<br />
(W): 50 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover (Hz):<br />
2.500 Risp. in freq (Hz): 45 - 80.000 -10 dB Sensibilità (dB):<br />
85 Altoparlanti: coassiale con tweeter a cupola da 19 mm e<br />
midwoofer piatto da 16 cm Rifinitura: bianco lucida Griglia:<br />
tela acustica fissata magneticamente<br />
94 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST<br />
Non stupirà, dunque, scoprire<br />
che anche il ritorno di Technics<br />
(ne abbiamo diffusamente<br />
parlato su <strong>SUONO</strong> 495 - marzo<br />
2015) sia stato caratterizzato da<br />
una line up che prevede in ognuna<br />
delle due linee (Reference<br />
Class Serie 1 e Premium Class<br />
Serie 700) una coppia di diffusori<br />
(e questo è probabilmente<br />
abbastanza scontato) e che quei<br />
diffusori siano, ognuno a loro<br />
modo, sufficientemente “non<br />
convenzionali”. Una sola coppia<br />
per serie, al momento, ma è<br />
quanto basta; della serie 700, in<br />
particolare, fa parte il diffusore<br />
da piedistallo qui in prova: un<br />
due vie con forma caratterizzata<br />
dalle fiancate curve e, soprattutto,<br />
dall’adozione di un sistema<br />
di altoparlanti concentrico che<br />
riprende i concetti sviluppati<br />
per gli SB-RX 50 e anche, più<br />
o meno, lo stesso litraggio e dimensioni<br />
(30 x 48 x 28,2 cm).<br />
Un diffusore, insomma, che è<br />
un misto di soluzioni costruttive<br />
molto raffinate unite ad altre più<br />
nella norma.<br />
Sfruttando la contemporanea e<br />
fortunata presenza di amplificatori<br />
di natura e categoria diversi,<br />
compreso il partner elettivo<br />
dello stesso marchio (l’integrato<br />
SU-C700), abbiamo potuto<br />
mettere in atto un set d’ascolto<br />
particolarmente articolato.<br />
La vaschetta dei contatti<br />
è di tipo economico ma<br />
con una forma e una<br />
disposizione dei morsetti<br />
abbastanza ergonomica<br />
che sopperisce alle<br />
dimensioni molto<br />
compatte e ravvicinate<br />
dei connettori. Il corpo<br />
è in metallo rivestito in<br />
plastica e offre un buon<br />
serraggio con cavi spellati o<br />
terminati a forcella. Ottima<br />
anche la soluzione con cavi<br />
terminati a banana.<br />
Meritano in tal senso di venire<br />
citate le note d’ascolto dei più<br />
significativi case study partendo<br />
dall’abbinamento con l’integrato<br />
di recente introduzione<br />
Arcam FMJ A29 (80+80 Watt),<br />
che mette in evidenza un basso<br />
ben agile, forse leggermente<br />
contratto, cosa che si riflette<br />
sulla riproposizione della scena<br />
sonora che appare contratta in<br />
maniera maggiore che con altri<br />
abbinamenti, più vicina ai diffusori<br />
che, in altri casi, scompaiono<br />
letteralmente. Le voci e<br />
gli strumenti solisti risultano in<br />
primo piano, il suono appare più<br />
piatto e meno brillante e vario<br />
che in altri casi, rivelando come<br />
questo tipo di interfacciamento<br />
non risulti dei migliori.<br />
Al contrario, utilizzando il finale<br />
Accuphase A 36 (soli 30<br />
Watt ma in splendida classe A)<br />
e sfruttando l’uscita preamplificata<br />
del lettore digitale DCS<br />
Puccini, soluzione che spesso<br />
utilizziamo nella nostra sala<br />
d’ascolto, i diffusori Technics si<br />
lasciano guidare in modo sorprendente,<br />
a testimonianza delle<br />
potenzialità, a volte inespresse,<br />
di questo diffusore: il suono risulta<br />
particolarmente articolato,<br />
estremamente profondo e ben<br />
controllato, dimostrando come<br />
il diffusore sia in grado di gestire<br />
l’energia nella porzione inferiore<br />
delle frequenze senza far confusione.<br />
Mano a mano che si sale<br />
in frequenza la riproposizione<br />
fornita dai Technics si mantiene<br />
positiva, solo con qualche intemperanza,<br />
specie sui registri<br />
più alti di strumenti come il pianoforte<br />
o il sassofono; asprezze<br />
che ritroviamo anche nella voce<br />
di un soprano nei passaggi più<br />
acuti e difficili.<br />
Si tratta di indurimenti che si avvertono<br />
a volume molto elevato<br />
e quindi frutto dell’avvicinarsi<br />
dei limiti dell’uno, dell’altro o<br />
di entrambi i partner utilizzati.<br />
Con l’integrato della stessa casa<br />
si assiste all’abbinamento probabilmente<br />
più indovinato. Potrà<br />
sembrare scontato ma in questo<br />
settore niente va dato per ovvio!<br />
Fatto sta che ascoltando gli stessi<br />
dischi, oltre a ritrovare un basso<br />
controllato quanto articolato e<br />
profondo, un filo meno grandioso<br />
di quanto ottenuto con l’Accuphase,<br />
troviamo una risposta<br />
in frequenza più regolare e un<br />
comportamento più omogeneo<br />
e coerente lungo tutto lo spettro<br />
musicale. Voci, pianoforte e fiati<br />
non sono mai sguaiati o esageratamente<br />
aggressivi e a dominare<br />
è piuttosto un equilibrio particolarmente<br />
riuscito. L’integrato<br />
Technics ha tra<br />
le sue peculiarità<br />
la funzione LAPC<br />
che ha lo scopo di<br />
adattare l’abbina-<br />
ta ampli-diffusore<br />
alle caratteristiche<br />
dell’ambiente nel<br />
quale sta suonando.<br />
Effettuata la<br />
commutazione, in<br />
questo caso si ottengono<br />
dei risulta-<br />
ti decisamente più<br />
evidenti rispetto a<br />
tanti abbinamenti<br />
tentati nel lungo<br />
corso dei test ef-<br />
fettuati: il suono<br />
sembra farsi più vivace e presente;<br />
non è detto che questo<br />
effetto piaccia a tutti o sempre<br />
ma dà, in effetti, un’opzione di<br />
scelta in più a questa abbinata.<br />
Più in generale, sembra che il diffusore<br />
sia in grado di riproporre<br />
comunque un suono equilibrato<br />
e bilanciato, con il pregio non da<br />
poco di apparire buono un po’ in<br />
tutte condizioni, generi e volumi<br />
d’ascolto.<br />
Certo gli SB-C700 vanno interfacciati<br />
al meglio se si vogliono<br />
ottenere le performance ottimali<br />
(la loro impostazione sonora<br />
richiede elettroniche raffinate,<br />
trasparenti e precise), cosa doverosa<br />
considerando che il prezzo<br />
non è poi così contenuto.<br />
C’è un’ampia differenza tra un<br />
suono che tende a diventare<br />
poco raffinato e performance di<br />
assoluto rilievo che ne fanno un<br />
possibile partner duraturo.Meritano<br />
un po’ di attenzione perché<br />
i risultati arriveranno.<br />
1986: la casa giapponese<br />
presenta gli SB RX 50, i primi ad<br />
adottae una struttura coassiale<br />
piatta che successivamente<br />
avrebbe equipaggiato i<br />
giganteschi SH-AFP 1000 (1988)<br />
utilizzati dalla Vienna State<br />
Opera<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 95
SELECTOR DOSSIER<br />
Il morsetto, di fascia economica,<br />
è però dotato di corpo metallico<br />
rivestito in plastica e ghiera<br />
antifrizione che facilita il serraggio<br />
dei cavi spellati e terminati. La<br />
ghiera non sempre scorre con facilità<br />
all’interno della capsula esterna.<br />
Il cestello in pressofusione è stato<br />
disegnato per sostenere al suo<br />
interno il sospensorio del tweeter<br />
coassiale e la doppia sospensione<br />
della membrana del midwoofer,<br />
una verso l’esterno e l’altra verso<br />
il centro. Il moto al woofer viene<br />
impresso da un cono in alluminio<br />
fissato alla membrana piatta<br />
esterna, realizzata in compound.<br />
Nella parte inferiore è<br />
presente l’etichetta ìche<br />
evidenzia un modello<br />
di produzione consono<br />
alle grandi aziende,<br />
con la identificazione<br />
ben definita del<br />
prodotto e del luogo di<br />
produzione.<br />
Il condotto di accordo e i setti interni<br />
di rinforzo sono rivestiti da un<br />
tappetino in filtro trapuntato e cucito<br />
sugli elementi. All’interno è anche<br />
presente una notevole quantità di<br />
assorbente acustico sempre a base di<br />
agglomerato di feltro.<br />
RITORNO AL PASSATO<br />
Il mobile e l’ingegnerizzazione del<br />
prodotto destano gran curiosità in<br />
particolar modo per l’approccio industriale<br />
e al tempo stesso artigianale di<br />
produzione che coinvolge due modus<br />
operando che spesso collidono: certe<br />
lavorazioni possono essere eseguite<br />
esclusivamente con macchinari ben<br />
combinati, altre invece devono essere<br />
realizzate esclusivamente a mano da<br />
operatori anche abbastanza esperti. Ad<br />
esempio, gran parte degli elementi che<br />
compongono sia il mobile che le componenti<br />
degli altoparlanti necessitano<br />
di una ingenierizzazione molto spinta<br />
ma l’assemblaggio dei trasduttori coassiali<br />
e le “rifiniture” funzionali all’interno<br />
del mobile possono essere effettuate<br />
esclusivamente a mano e solo in alcune<br />
fasi del montaggio, con un dispendio<br />
di risorse ed energie importante se si<br />
pensa alla classe di appartenenza del<br />
prodotto, almeno nei canoni standard<br />
dell’alta fedeltà. Ad esempio, i setti interni<br />
di rinforzo e il condotto di accordo<br />
sono rivestiti con un pannello in feltro<br />
abbastanza compatto e ricoperto da un<br />
tessuto molto leggero cucito a trapunta,<br />
decisamente inusuale in prodotti di<br />
questa fascia, mentre le pareti interne<br />
sono rivestite con un pannello sempre<br />
in feltro ma senza il rivestimento<br />
a trapunta. Le razze del cestello del<br />
woofer sono inglobate in elementi in<br />
gomma e i cavi di collegamento hanno<br />
96 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
TEST TECHNICS SB C700<br />
Lo spessore massimo delle pareti<br />
laterali oltrepassa i 4 cm che<br />
poi vengono ridotti agli estremi<br />
per ottenere dal altop esterno il<br />
caratteristico rigonfiamento al<br />
centro definito da Technics “con<br />
forma ad entasi”.<br />
I vari pannelli, i rinforzi anulari<br />
e le tramezzature, sono incollati<br />
e assemblati fra loro con incavi<br />
e fresature. Successivamente,<br />
lo scheletro viene lavorato e<br />
poi laccato anche nella parte<br />
interna. Inoltre, dopo la finitura<br />
vengono effettuate nuovamente<br />
alcune lavorazioni meccaniche<br />
per facilitare l’accoppiamento<br />
meccanico con l’altoparlante.<br />
Dunt essed quate vero odi<br />
torersp erupta dolorate<br />
que quamus volutemporio<br />
con ratis estiist, omnis<br />
alit eumVerehenem que<br />
voluptaeptas moloreicim aut<br />
molupietusam atesUmenis<br />
at a volupie necullo rehenis<br />
nobis autas est, officto<br />
offictorit fuga. Nequis<br />
quissedi<br />
I componenti sono di ottima qualità con condensatori in serie<br />
al tweeter a film e induttori a bassa impedenza interna. Sono<br />
presenti due PTC a disco in serie agli altoparlanti di protezione<br />
da sovraccarico.<br />
un rivestimento in neoprene. Anche la<br />
presenza di un setto di rinforzo anulare<br />
che collega le pareti laterali dotato di<br />
traversa interna, lascia presupporre una<br />
ricerca molto spinta della riduzione di<br />
vibrazioni e di risonanze spurie del mobile<br />
anche se, le pareti laterali, in seguito<br />
alla scelta dell’effetto bombato al centro,<br />
sono comunque molto spesse. Infatti,<br />
la forma esterna lascerebbe presagire<br />
una certa rispondenza all’interno del<br />
mobile in cui, però, la forma è quella<br />
di un semplice parallelepipedo e le<br />
due pareti laterali, che oltrepassano<br />
i 4 cm si spessore al centro, vengono<br />
assottigliate esternamente agli estremi<br />
per ottenere la caratteristica forma<br />
bombata al centro. La laccatura è di elevata<br />
qualità sia nella finitura sia nella<br />
lucentezza ottenuta a fine verniciatura.<br />
Un livello manifatturiero molto elevato,<br />
tipico delle produzioni giapponesi anche<br />
se la produzione è cinese a riprova<br />
che non è il luogo a fare la differenza.<br />
La realizzazione del filtro invece, non<br />
sembra mostrare picchi di eccellenza al<br />
pari degli altri aspetti in seguito ad una<br />
installazione dei componenti molto ravvicinata<br />
su un piccolo PCB e all’adozione<br />
di due termistori di protezione (PTC) in<br />
serie ai due altoparlanti che, pensando il<br />
prodotto abbinato al suo amplificatore,<br />
non dovrebbero mai essere “chiamati”<br />
in causa anche in considerazione alle<br />
modalità di protezione dell’amplificatore<br />
integrato.<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 97
SELECTOR DOSSIER<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 3<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 2<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
La risposta in frequenza è molto estesa e particolarmente<br />
lineare anche agli estremi banda, senza evidenziare<br />
un’impronta di tipo loudness ma molto curata nella zona<br />
di incrocio che non evidenzia particolari dissimmetrie<br />
nemmeno fuori asse. La pendenza del taglio è di 18 dB/<br />
oct effettivi con una lieve sovrapposizione delle emissioni<br />
nell’intorno dell’incrocio.<br />
Si notano all’estremo superiore della banda di frequenze<br />
delle anomalie probabilmente dovute alla lente acustica<br />
posta davanti al tweeter che tende ad estendere la risposta<br />
fuori asse e creare dei fenomeni di cancellazione<br />
in asse. In ogni caso la risposta in asse e fuori asse sia<br />
sul piano orizzontale che su quello verticale è molto<br />
regolare e controllata.<br />
Il modulo dell’impedenza si attesta in un range da circa<br />
4 a 10 Ohm soprattutto in alta frequenza in cui basse impedenze<br />
potrebbero mal interfacciarsi all’amplificatore.<br />
L’OPINIONE<br />
Oggigiorno sono<br />
saltati un po’<br />
dappertutto le classi<br />
valoriali che ci hanno<br />
accompagnato<br />
nelle scelte più ampie, dagli<br />
elettrodomestici alle calcolatrici<br />
per uso scolastico (mi viene da<br />
pensare a proposito, ma esistono<br />
ancora le calcolatrici scientifiche<br />
tipo HP?). Di fronte a situazione<br />
che non si possono “classificare”<br />
la prima sensazione è quella di<br />
disagio, a cui ne seguono altre che,<br />
in casi come quello del sistema<br />
Technics (che ci ha accompagnato<br />
in redazione per un bel po’ di<br />
tempo con la sua buona musica)<br />
offrono molti spunti di riflessione<br />
in quanto: se è riduttivo pensare<br />
un impianto hi fi come ad un<br />
elettrodomestico, è anche vero<br />
che l’industria oggi ha fatto passi<br />
In effetti, il circuito LAPC di ottimizzazione dell’ampli,<br />
evidenzia pochissime correzioni soprattutto in alta frequenza,<br />
come a suggerire un buon abbinamento a priori<br />
con il diffusore per il quale è stato pensato il sistema.<br />
da gigante e rappresenta una<br />
alternativa in passato impensabile.<br />
Se è vero che la classe di prezzo<br />
della serie C700 si attesta su<br />
livelli molto alti se pensata per il<br />
segmento consumer, è altrettanto<br />
vero che in ambito hi fi e per i<br />
risultati che offre, rappresenta,<br />
sotto certi punti di vista, un nuovo<br />
punto di riferimento. Non male<br />
come rientro, no?<br />
Fabio Masia<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Valutazione complessiva al limite dell’eccellenza<br />
con pochi attori che possono avvicinarsi<br />
sia come realizzazione sia come contenuti<br />
tecnologici.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Ottima interfacciabilità e ingenierizzazione che<br />
vede il diffusore abbinabile con risultati davvero<br />
interessanti. Bassa la sensibilità ma ottima la<br />
linearità.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Facilmente posizionabile in ambiente e molto<br />
gradevole alla vista.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Lineare, rigoroso e con un buon appeal, senza<br />
però quel pizzico di “magia” che in genere ci si<br />
aspetta da un prodotto della stessa classe.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Il marchio è una garanzia. L’operazione “ritorno”<br />
chissà...<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Dal punto di vista estetico funzionale, un sistema<br />
dai pochi concorrenti, sotto altri presupposti<br />
invece la partita è più complessa.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
98 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
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SELECTOR<br />
di Francesco Bonerba<br />
foto di Barry Feinstein<br />
Janis, tra luci e ombre<br />
Pearl, il suo album capolavoro, pubblicato postumo, fu l’ultimo regalo di Janis Joplin ai suoi fan. Un lavoro che<br />
la entusiasmava enormemente, come mostra il sorriso che sfoggia nella foto scelta per la cover dell’album.<br />
Difficile immaginare l’intricato groviglio di avvenimenti che turbinarono nella vita della ruggente diva del blues<br />
prima e dopo quel singolo scatto.<br />
essere già in studio. A mezzogiorno arrivò,<br />
indossò il suo costume e si sedette. Abbiamo parlato,<br />
“Doveva<br />
parlato e parlato, mentre io scattavo, scattavo e scattavo.<br />
L’avrei incontrata anche il giorno dopo per proseguire, ma non<br />
fu possibile perché morì”. Sono queste le parole con cui Barry Feinstein,<br />
celebre fotografo di icone hollywoodiane prima (Marlene Dietrich, Judy<br />
Garland, Charlton Heston, Steve McQueen) e rock dopo (Bob Dylan,<br />
George Harrison, the Rolling Stones), scomparso nel 2011, racconta il<br />
suo ultimo incontro con Janis Joplin, poche ore prima che morisse.<br />
Era il 3 ottobre 1970 e in quei giorni la cantante e i membri della band<br />
con cui aveva cominciato a lavorare da qualche mese, la Full Tillt Boogie<br />
Band, stavano registrando, sotto l’attenta supervisione del produttore<br />
dei The Doors, Paul A. Rothchild, i brani di un nuovo album. Quel<br />
sabato la Joplin si trovava negli studi del Sunset Sound Recorders<br />
di Los Angeles per ascoltare la traccia strumentale del brano Buried<br />
Alive in the Blues, scritto da Nick Gravenites e registrato una settimana<br />
prima; la mattina successiva, domenica, era prevista l’incisione della<br />
parte vocale. Incisione che non avvenne mai, trasformando il testo<br />
della canzone, che nell’album Pearl venne lasciata con la sola base<br />
strumentale, in quella che potrebbe essere una malinconica descrizione<br />
del mondo dal punto di vista della defunta Joplin: “Sunday morning<br />
everybody’s in bed, I’m / On the street, I’m talking out of my head, /<br />
This dumb brick wall ain’t heard a word / That I’ve said, / I’m buried<br />
alive in the blues / I’m buried alive, oh yeah, in the blues / I’m buried<br />
alive, somebody help me, in the blues”.<br />
In questa pagina, in alto, uno degli ultimi scatti con cui Barry Feinstein<br />
immortalò la Joplin nel 1970; in basso, la cover dell’album postumo Pearl.<br />
Nella pagina seguente, la cantante ritratta da Baron Wolman nel 1968 nella<br />
casa dell’artista Spaulding Taylor e nel 1967 nell’appartamento della stessa<br />
Joplin, a San Francisco.<br />
100 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Sotto la cover, le storie<br />
foto di Baron Wolman<br />
Contrariamente a quello che si può pensare, “Pearl”, soprannome<br />
datole da Dave Richards e poi fatto proprio dalla cantante, stava<br />
vivendo in quei primi giorni di ottobre un momento abbastanza<br />
positivo della propria vita: il giovedì precedente il tragico evento<br />
aveva concordato con il proprio avvocato, “Bob” Gordon, l’accordo<br />
prematrimoniale in vista delle nozze con il ventunenne Seth<br />
Morgan, conosciuto un paio di mesi prima; parallelamente, aveva<br />
riscritto il proprio testamento, includendo i genitori e la sorella,<br />
precedentemente esclusi, e destinando 2.500 $ per una festa in<br />
suo onore nel caso in cui fosse morta. Lo stesso giorno, scrive<br />
Myra Friedman nel libro Janis Joplin. Morire di blues, “Si recò<br />
in un salone di bellezza per farsi fare delle mèches ai capelli.<br />
Aveva seguito una sorta di cura dimagrante e s’era abbronzata,<br />
passando varie ore in piscina. Non era normale, per Janis, un<br />
comportamento simile. Tutti erano colpiti dal suo aspetto particolarmente<br />
attraente e dall’intangibile aura che la circondava”.<br />
Quando la vide arrivare in studio quel sabato sera, per le prove di<br />
Buried Alive in the Blues, il pianista canadese Richard Bell le disse:<br />
“Ridi e salti come una matta Janis”, e lei, di rimando, “Vedi, ho<br />
un segreto”, alludendo all’imminente matrimonio con Morgan, di<br />
cui nessuno sapeva ancora nulla. La Friedman riporta che “Janis<br />
era felicissima all’idea di incidere la parte cantata di domenica.<br />
C’era una luce solare nel suo sorriso e nei suoi occhi”. Quella<br />
stessa luce e gioia che, probabilmente, aveva catturato qualche ora<br />
prima Feinstein, ritraendola su quella poltrona vittoriana, quasi<br />
nascosta dai suoi monili, i lunghi indumenti e le inconfondibili<br />
piume sul capo.<br />
Uno scatto simile era stato realizzato due anni prima dal fotografo<br />
Baron Wolman, che per il neonato magazine “Rolling Stones”<br />
immortalò i Rolling Stones, Frank Zappa, i Who, Jimi Hendrix,<br />
Iggy Pop, i Pink Floyd, Bob Dylan, i Grateful Dead, Jim Morrison e<br />
molti altri. “Janis aveva un lato chiaro e uno oscuro, e io lo sapevo.<br />
Ma non mi interessava il suo lato oscuro, volevo quello chiaro. In<br />
fondo era solo una ragazzina di poco più che vent’anni” affermerà<br />
Wolman in un’intervista. Ed è decisamente l’aspetto più tenero e<br />
infantile quello che emerge dalla foto che ritrae la Joplin immersa<br />
tra tappeti e cuscini dalle fantasie orientali, con in testa un colbacco<br />
di pelo, seduta su una sedia a forma di x in legno intagliato<br />
posta nell’attico dell’appartamento dell’artista Spaulding Taylor,<br />
a San Francisco. “Quella fu invece un’occasione in cui le lasciai<br />
mostrare il suo lato dark” racconta sempre Wolman riferendosi<br />
questa volta a un altro celebre scatto, quello in cui la Joplin posò,<br />
nella propria casa di Haight-Ashbury, sempre a San Francisco,<br />
davanti a una serie di poster che la ritraevano, realizzati su scatti<br />
di Bob Seidemann e appesi su una parete della propria stanza.<br />
“Baron, what do you think about this? I’m the first hippie pin-up<br />
girl!”, commentò la Joplin, prima di iniziare il servizio.<br />
Quando Feinstein catturò i suoi ultimi sguardi, la Joplin aveva<br />
ricominciato da tre settimane, dopo diversi mesi di astinenza, ad<br />
assumere eroina. Quella notte, nella camera 105 del Landmark<br />
Motor Hotel al 7047 Franklin Avenue di Hollywood, ne assunse<br />
una dose particolarmente pura; l’effetto non fu immediato: ebbe<br />
il tempo di buttare la restante eroina nel cestino chiudendo la siringa<br />
in una custodia (un ultimo, finale ravvedimento?), scendere<br />
in reception, parlare con il portiere, comprare delle sigarette e<br />
tornare in camera.<br />
Non un suicidio, non uno sbaglio, non un epilogo inevitabile: la fine<br />
di Janis Joplin, ironicamente scandita dalle parole mai pronunciate<br />
di Buried Alive in the Blues, fu come la vita della cantante, come gli<br />
scatti dei tanti fotografi che la ritrassero, in bilico tra luci e ombre<br />
di un’icona mai pacificata, in continua lotta con se stessa.<br />
foto di Baron Wolman<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 101
SELECTOR<br />
a cura di Guido Bellachioma<br />
Ellesmere<br />
LES CHÂTEAUX DE LA LOIRE<br />
Btf/AMS<br />
L’ISOLA DEI SUONI<br />
www.edizioninpe.it<br />
Ellesmere nasce da un’idea<br />
di Roberto Vitelli, bassista e<br />
chitarrista dei Taproban. In<br />
contrasto col sound di questi<br />
ultimi, decisamente di stampo<br />
prog bombastico, con gli<br />
Ellesmere si focalizza su un<br />
raffinato approccio, acustico e<br />
sinfonico al tempo stesso, realizzando<br />
una suite di quaranta<br />
minuti nello stile dei primi<br />
Genesis e di Anthony Phillips<br />
(quello di The Geese and the<br />
Ghost, 1977). Come suggerito<br />
dal titolo, ogni sezione della<br />
suite è dedicata a uno degli<br />
antichi castelli francesi lungo<br />
il fiume della Loira. Passaggi<br />
acustici, classici e arpeggi di<br />
chitarra a 12 corde fanno da<br />
sfondo a melodie di archi e<br />
flauto (John Hackett, vero e<br />
proprio virtuoso dello strumento,<br />
è ospite in quasi tutti<br />
i brani), e il Mellotron è protagonista<br />
di ulteriori orchestrazioni.<br />
La lista degli ospiti<br />
include, tra gli altri, Daniele<br />
Pomo (RanestRane) alla batteria<br />
e alle percussioni, mentre<br />
il maestro Luciano Regoli<br />
(Raccomandata con ricevuta di<br />
ritorno, Samadhi) ha contribuito<br />
con multiple armonie vocali<br />
su quattro pezzi. Ciliegina<br />
sulla torta: la rara apparizione<br />
dello stesso Anthony Phillips<br />
come narratore. Lo stupendo<br />
dipinto di copertina è stato<br />
appositamente realizzato da<br />
Luciano Regoli e rende al meglio<br />
nella lussuosa versione in<br />
LP gatefold a tiratura limitata.<br />
Buona la qualità della registrazione<br />
e ben curato il missaggio.<br />
www.ellesmere-project.com<br />
TRA MUSICA, FUMETTI E<br />
RAZZISMO<br />
“Una storia a fumetti è una<br />
capsula del tempo, che spesso<br />
ci raggiunge dagli anni passati<br />
e ci dice qualcosa sul mondo<br />
in cui vive”: Alessandro<br />
Bottero, grande appassionato<br />
di musica e collaboratore di<br />
Classic Rock Italia, autore del<br />
saggio Il razzismo nei fumetti,<br />
edito da NPE – Nicola Pesce<br />
Editore (280 pagine), chiarisce<br />
con queste parole come nessun<br />
tema possa sfuggire al mondo<br />
dei fumetti, che rispecchia il<br />
contesto nel quale sono prodotti.<br />
Da All-Negro alle Black<br />
Panter passando per Martin<br />
Luther King e Luke Cage, una<br />
lunga analisi sulla storia del<br />
razzismo nella società americana,<br />
delle lotte antirazziste<br />
Alessandro Bottero<br />
IL RAZZISMO NEI FUMETTI<br />
Nicola Pesce Editore<br />
16,90 euro - 280 pagine<br />
alla luce delle tracce emerse<br />
dai fumetti pubblicati in quegli<br />
anni. Alessandro è scrittore,<br />
critico, sceneggiatore,<br />
traduttore, editore. Da oltre<br />
LE PLAYLIST DEL MESE<br />
Due gruppi straordinari, entrambi<br />
inglesi, che con le proprie composizioni<br />
hanno attraversato la storia del<br />
rock contemporaneo, sia pure con<br />
stili molto diversi e con risultati odierni<br />
piuttosto contrastanti. I Queen del<br />
post Freddie Mercury non hanno certo<br />
incantato e, soprattutto, non hanno<br />
rispettato il pensiero dei fan su cosa<br />
fare di quei classici, ormai immortali.<br />
Una loro canzone esprime al meglio<br />
il proprio modo di andare avanti: The<br />
Show Must Go On. Per i King Crimson il<br />
discorso è diverso perché Robert Fripp,<br />
senza la cui presenza non possono neanche<br />
essere ipotizzati come sigla, è<br />
sempre stato Mr. King Crimson. Oggi la<br />
band ha ripreso, dopo tanti anni, molti<br />
classici del passato, sia pure con una<br />
formazione diversa da quella originale…<br />
persino con tre batterie.<br />
vent’anni agita il mondo del<br />
fumetto e con incursioni al di<br />
là del politicamente corretto.<br />
Da segnalare, nel 2013, il<br />
suo libro L’uomo d’acciaio:<br />
da Nembo Kid a Superman,<br />
che la critica ha riconosciuto<br />
come l’opera definitiva sul personaggio.<br />
Fabio Rossi<br />
QUANDO IL ROCK DIVENNE<br />
MUSICA COLTA: STORIA DEL PROG<br />
Chinaski - Edizioni<br />
14 euro<br />
IL ROCK È MUSICA COLTA?<br />
www.chinaski-edizioni.com<br />
Di libri sul rock progressivo,<br />
internazionale o italiano, ce ne<br />
sono molti e non sempre indi-<br />
songs<br />
Queen<br />
1 A Night at the Opera<br />
BOHEMIAN RHAPSODY<br />
1975<br />
2 Innuendo<br />
INNUENDO INNUENDO<br />
1991<br />
3 Sheer Heart Attack<br />
KILLER QUEEN 1974<br />
4 Innuendo<br />
THE SHOW MUST GO<br />
ON 1991<br />
5 The Game<br />
CRAZY LITTLE THING<br />
CALLED LOVE 1980<br />
6 News of the World<br />
WE WILL ROCK YOU/WE<br />
ARE THE CHAMPIONS<br />
1977<br />
7 A Day at the Races<br />
SOMEBODY TO LOVE<br />
1976<br />
8 Jazz<br />
FAT BOTTOMED GIRLS<br />
1978<br />
9 Sheer Heart Attack<br />
STONE COLD CRAZY<br />
1974<br />
10 A Day at the Races<br />
TIE YOUR MOTHER<br />
DOWN 1976<br />
11 Miracle<br />
I WANT IT ALL THE 1989<br />
12 A Kind of Magic<br />
WHO WANTS TO LIVE<br />
FOREVER? 1986<br />
13 A Night at the Opera<br />
YOU’RE MY BEST FRIEND<br />
1975<br />
14 Jazz<br />
DON’T STOP ME NOW<br />
1978<br />
15 Queen<br />
NEVERMORE 1973<br />
Queen<br />
102 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Oltre il rock<br />
spensabili, come in altri settori<br />
musicali. Le qualità maggiori<br />
di Quando il rock divenne<br />
musica colta sono la grande<br />
passione e l’umiltà espositiva<br />
dell’autore, messe al servizio<br />
soprattutto dei neofiti che si<br />
avvicinano al genere. Fabio<br />
Rossi, nato a Roma nel 1961,<br />
proviene dall’heavy metal,<br />
mondo confinante in cui ha<br />
operato sul web, e la capacità<br />
non “talebana” di affrontare<br />
la scrittura risulta vicina ai<br />
lettori. La struttura del libro è<br />
piuttosto semplice ma efficace:<br />
analisi dello sviluppo all’inizio<br />
degli anni ’70 e della crisi di<br />
fine decade (anche se in questo<br />
caso non siamo sempre d’accordo),<br />
i migliori dischi, descrizione<br />
di parte della scena<br />
italiana, monografie sui gruppi<br />
inglesi più rappresentativi,<br />
traduzioni di testi, sitografia e<br />
bibliografia.<br />
TERRY BOZZIO A ROMA<br />
www.planetliveclub.com<br />
Passerà anche a Roma (20 novembre)<br />
Terry Bozzio nell’ambito<br />
della presentazione in Europa<br />
del suo nuovo progetto<br />
solista. Sul palco utilizzerà il<br />
più grande set di percussioni<br />
Terry Bozzio<br />
e batteria esistente. L’artista,<br />
vera leggenda musicale,<br />
è conosciuto in tutto il mondo<br />
per le collaborazioni con<br />
Rodolfo Maltese con Francesco Di Giacomo<br />
ADDIO CHITARRISTA<br />
GENTILUOMO<br />
Rodolfo Maltese ha smesso di percorrere<br />
le strade del mondo alle 20:00, più<br />
o meno, del 3 ottobre 2015. Un uomo<br />
coraggioso che negli ultimi anni ha<br />
quotidianamente affrontato una subdola<br />
malattia, la più diffusa nelle sue<br />
molteplici forme: il tumore. Lo conoscevo<br />
da tanti anni, prima ancora che<br />
diventasse il chitarrista del Banco del<br />
Mutuo Soccorso, ancora militante in<br />
una band di musica leggera, gli Homo<br />
Sapiens. Quando entra nella band dei<br />
fratelli Nocenzi (Vittorio e Gianni) e di<br />
Francesco “Big” Di Giacomo dona ai<br />
loro dischi la sua sensibilità artistica,<br />
così aperta, in particolare verso il jazz e,<br />
ovviamente, il mondo della chitarra. Di<br />
occasioni d’incrociarlo ce ne sono sta-<br />
Frank Zappa, Jeff Beck, UK,<br />
Brecker Brothers, HoBoLeMa<br />
(Allan Holdsworth, Tony Levin<br />
foto di Claudio Petrucci<br />
te tante e di apprezzarlo come artista<br />
ancora di più. Mi piace ricordare due<br />
momenti comuni, tralasciando i tanti<br />
targati Banco.<br />
1) L’incontro con Tommy Emmanuel,<br />
il più importante chitarrista acustico<br />
contemporaneo. A fine 2001 dirigevo<br />
il Ritual, club romano nato sulle ceneri<br />
del Memphis Belle, e doveva esibirsi, il<br />
5 e il 6 dicembre, un mio amico australiano,<br />
proprio Tommy. Qualche giorno<br />
prima mi telefona Rodolfo: voleva suonare<br />
un brano in acustico con lui. Nella<br />
seconda serata dovevano duettarci anche<br />
Alex Britti, Michele Zarrillo e Marco<br />
Manusso… per me nessun problema.<br />
Nel primo pomeriggio, unico tra quei<br />
chitarristi, Rodolfo arriva e lo aspetta.<br />
Verso le 17 si mette con al bar con lui,<br />
felice come un bimbo, a provare il brano<br />
da eseguire, sempre col sorriso sulle<br />
labbra: gioca e si diverte con grande<br />
professionalità… e la sera fa la figura<br />
migliore di tutti i partecipanti.<br />
2) 6 luglio 2007: Beatlesmania al Centralino<br />
del Tennis al Foro Italico. Lui e<br />
Massimo Alviti alle chitarre acustiche<br />
e Francesco Di Giacomo alla voce presentano<br />
alcune canzoni dei Beatles.<br />
Un concerto emozionante ed emozionato,<br />
un ristoro per la mente e per il<br />
cuore… e Rodolfo sempre a sorridere<br />
dolcemente mentre dice che “I Beatles<br />
erano gli antesignani dello spirito<br />
prog”.<br />
Alle 10:30 di martedì 6 ottobre la Cattedrale<br />
di San Barnaba, nell’omonima<br />
piazza a Marino (Roma), ha ospitato<br />
le sue esequie e in quella occasione,<br />
ancora di più, abbiamo capito quanto<br />
la gente lo apprezzasse. Proprio<br />
quel giorno scrissi: “Questa mattina<br />
abbiamo dato l’ultimo saluto terreno a<br />
Rodolfo Maltese, per noi semplicemente<br />
Rudy... c’erano tanti amici e semplici<br />
appassionati che volevano bene a questo<br />
signore gentile, che sarebbe stato<br />
benvoluto da tutti anche se non fosse<br />
stato il chitarrista del Banco, persino se<br />
non fosse stato un artista in generale.<br />
Ti vogliamo bene, Rudy, oggi c’è troppo<br />
silenzio nel nostro cuore”.<br />
Guido Bellachioma<br />
e Pat Mastelotto) e per i progetti<br />
solisti. Bozzio ha deciso<br />
di celebrare il cinquantesimo<br />
anniversario dalla sua prima<br />
lezione di batteria con un<br />
nuovo spettacolo intitolato An<br />
Evening With Terry Bozzio, e<br />
il tour in Europa toccherà più<br />
di dieci nazioni. Sul palco ci saranno<br />
solo lui e le percussioni.<br />
Ma non si tratterà di un semplice<br />
clinic o di un seminario,<br />
sarà un vero e proprio concerto<br />
per sola batteria e percussioni.<br />
Una performance unica,<br />
intensa, dinamica, spirituale,<br />
melodica, orchestrale, d’atmosfera.<br />
A questo serve una<br />
strumentazione così originale.<br />
Chi non lo ha mai visto dal vivo<br />
non ha idea di cosa lo attenda.<br />
È un musicista affascinante,<br />
misterioso, che suona con la<br />
batteria. È capace di creare<br />
pattern di note basse con la<br />
cassa e al tempo stesso produrre<br />
delle melodie indipendenti<br />
con i tamburi. Il suo stile va<br />
dal jazz alla musica classica<br />
fino ai suoni etnici, utilizzando<br />
gli stili percussivi di tutto<br />
il mondo: è in grado d’ipnotizzare<br />
il pubblico e affascinarlo<br />
con un’esperienza variegata,<br />
eccitante e piena di passione.<br />
Il suo ultimo tour ha attraversato<br />
tutta l’America ed è stato<br />
un grande successo, così come<br />
i suoi più recenti concerti in<br />
Europa (nel 2012 è stato l’headliner<br />
del Jazz Festival di<br />
Francoforte, il più antico festival<br />
jazz mondiale, mentre nel<br />
2013 ha fatto il tutto esaurito<br />
in Svezia, Germania, Europa<br />
dell’Est e Francia). Attenzione:<br />
non si tratta di un assolo<br />
di batteria che va avanti in ma-<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 103
SELECTOR<br />
niera forsennata per due ore di<br />
fila. Stiamo parlando di musica<br />
“fatta” con la batteria, con<br />
Bozzio che compone in tempo<br />
reale creando le linee di basso<br />
con i piedi e le linee armoniche<br />
e melodiche con le mani grazie<br />
alle percussioni intonate.<br />
Il suono respira, la forma può<br />
ricordare quella della musica<br />
classica ma sono presenti anche<br />
dei loop elettronici e degli<br />
effetti percussivi di atmosfera,<br />
oltre a momenti più impetuosi<br />
che faranno saltare in piedi<br />
il pubblico! Afferma Bozzio:<br />
“L’unica cosa che voglio è fare<br />
musica con la batteria”.<br />
GLI AREA PER IMMAGINI<br />
www.arcanaedizioni.com<br />
A raccontare il percorso artistico<br />
degli Area (International<br />
POPular Group) e la brevissima<br />
esistenza, fulminea e miracolosa,<br />
di Demetrio Stratos, ci hanno<br />
provato in molti. Nessuno, però,<br />
prima d’ora, era arrivato così vicino<br />
all’essenza di un’arte eventuale,<br />
prodigiosa, politicizzata<br />
e comunitaria, rivoluzionaria e<br />
popolare, sperimentale e altissima<br />
come i fotografi Silvia Lelli<br />
e Roberto Masotti. Fotografare<br />
voci e suoni è il loro mestiere<br />
ma nel caso di Demetrio e Area<br />
la vicinanza, la frequentazione,<br />
la simmetria poetica li mise in<br />
condizione di cogliere – di vedere,<br />
appunto – quanto a un<br />
occhio poco allenato era e resta<br />
inaccessibile. Questo libro di 176<br />
pagine, però, non è soltanto la<br />
cronaca e la testimonianza di<br />
un incontro; rappresenta, piuttosto,<br />
un’ulteriore riflessione<br />
sul fare musica, sul dispiegare<br />
la voce, sul dare corpo ai suoni,<br />
ovvero i gangli concettuali<br />
sui quali si fondava l’estetica<br />
musicale del gruppo. Quando<br />
poi Stratos decise di staccarsi<br />
dagli Area e proseguire i suoi<br />
funambolici e scientifici esperimenti<br />
vocali la sfida si spostò su<br />
un piano diverso ed eccitante.<br />
“Abbiamo cercato di mostrare<br />
qualcosa attorno alla vocalità<br />
di Stratos, prepotente e misteriosa,<br />
per sua natura inafferrabile.<br />
Non c’è un modo naturale<br />
per farlo se non ponendosi dentro<br />
il problema stesso e in una<br />
posizione di privilegiata, se non<br />
Lelli e Masotti<br />
STRATOS E AREA<br />
Arcana Edizioni<br />
176 pag.<br />
forzata, vicinanza, tale da mostrarci<br />
impudicamente e provocatoriamente<br />
la lingua, la gola”<br />
scrivono Lelli e Masotti nel<br />
testo che accompagna gli scatti.<br />
BLACK WIDOW IN CONCERTO<br />
L’etichetta genovese, una delle più interessanti<br />
del panorama rock italiano,<br />
curerà nella propria città una serie di<br />
concerti da fine ottobre ad aprile, in tre<br />
differenti location.<br />
LA CLAQUE<br />
11 dicembre - Delirium IPG + La fabbrica<br />
dell’assoluto (con Pino Ballarini<br />
ex Rovescio della medaglia)<br />
16 gennaio - The New Trip + Jus Primae<br />
Noctis.<br />
TEATRO GOVI DI BOLZANETO,<br />
DEDICATO A RINA E GILBERTO GOVI<br />
6 febbraio - Goblin Rebirth + Il Segno<br />
del comando<br />
5 marzo - Latte e miele + Spettri<br />
2 aprile - Delirium I.P.G. + Il tempio<br />
Immagini edite ma in gran parte<br />
inedite formano il corpo “vocale”<br />
di quest’opera unica, capace<br />
di restituire, attraverso fotografie<br />
di straordinaria bellezza, il<br />
senso ultimo di una voce, e di<br />
una musica, inimitabili.<br />
Lelli e Masotti: sigla creata in<br />
occasione della collaborazione<br />
con il Teatro alla Scala che, a<br />
partire dal 1979, riunisce due<br />
tra i maggiori fotografi d’arte<br />
e spettacolo viventi. Nati a Ravenna,<br />
hanno entrambi terminato<br />
gli studi a Firenze. Si sono<br />
trasferiti a Milano nel 1974. Da<br />
allora operano esplorando soprattutto<br />
le performing art e le<br />
musiche, producendo fotografie<br />
e organizzandole in esposizioni,<br />
installazioni e pubblicazioni. In<br />
mostre recenti si sono dedicati<br />
ai direttori d’orchestra, a John<br />
Cage, al pianoforte, alla natura,<br />
al paesaggio e ai teatri in Italia.<br />
Il loro vasto archivio è fonte<br />
inesauribile per l’editoria e la<br />
produzione discografica. Loro<br />
opere sono presenti in collezioni<br />
private e pubbliche. Per<br />
Arcana Roberto Masotti ha già<br />
pubblicato Keith Jarrett - Un<br />
ritratto (2015).<br />
delle clessidre (set acustico)<br />
IL CANCELLO DEL CINABRO<br />
31 ottobre - Il cerchio d’oro con Pino<br />
Sinnone (The New Trip) e Giorgio<br />
“Fico” Piazza (Ex Pfm)<br />
14 novembre - Zuffanti & Z Band<br />
19 dicembre - Goad + 5 Friends (tributo<br />
ai Gentle Giant)<br />
23 gennaio - Merry Go Round + Panther<br />
& C.<br />
20 febbraio - Psycho Praxis + Promenade<br />
27 febbraio - Gleemen (con Marco<br />
Zoccheddu, ex Osage Tribe, Duello<br />
Madre, Nuova Idea)<br />
19 marzo - Errata Corrige + Flower Flesh<br />
9 aprile - Nathan + Fungus<br />
www.blackwidow.it<br />
songs<br />
King Crimson<br />
1 In The Court of the<br />
Crimson King<br />
21ST CENTURY<br />
SCHIZOID MAN 1969<br />
2 Red<br />
RED 1974<br />
3 Lizard<br />
LIZARD 1970<br />
4 Islands<br />
ISLANDS 1971<br />
5 Red<br />
STARLESS 1974<br />
6 Starless and Bible Black<br />
THE GREAT DECEIVER<br />
1974<br />
7 In The Court of the<br />
Crimson King<br />
THE COURT OF THE<br />
CRIMSON KING 1969<br />
8 In The Wake of Poseidon<br />
IN THE WAKE OF<br />
POSEIDON 1970<br />
9 Lizard<br />
CIRKUS 1970<br />
10 In The Court of the<br />
Crimson King<br />
EPITAPH 1969<br />
11 Islands<br />
SAILOR’S TALE 1971<br />
12 Larks’ Tongues in Aspic<br />
EASY MONEY 1973<br />
13 Larks’ Tongues in Aspic<br />
EXILES 1973<br />
14 Red<br />
FALLEN ANGEL 1974<br />
15 In The Wake of Poseidon<br />
CAT FOOD 1970<br />
King Crimson<br />
104 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Oltre il rock<br />
Max Gazzè<br />
MAXIMILIAN<br />
Universal Music<br />
NUOVO ALBUM PER MAX<br />
GAZZÉ<br />
www.maxgazze.it<br />
Maximilian è il titolo del<br />
nuovo progetto discografico<br />
del cantautore romano in<br />
uscita proprio in questi giorni.<br />
L’album di Max esce a due anni<br />
di distanza dall’ultimo in studio,<br />
Sotto casa (2013) e dopo Il<br />
padrone della festa (scritto<br />
con Daniele Silvestri e Niccolò<br />
Fabi). Il disco è stato anticipato<br />
dal singolo La vita com’è, ai<br />
vertici delle classifiche dei singoli.<br />
Gran fermento anche sul<br />
fronte dei concerti: sono aperte,<br />
infatti, le prevendite delle<br />
prime quattro date del tour, a<br />
partire da febbraio 2016: Bologna<br />
(5, Estragon Club); Milano<br />
(10, Alcatraz); Roma (19,<br />
Atlantico Live); Firenze (25,<br />
Obihall).<br />
PFM: LIVE IN LONDON<br />
La Premiata Forneria<br />
Marconi suonerà l’11 novembre<br />
alla Dingwalls di Londra.<br />
Un ritorno ai fasti del passato,<br />
quando la band incideva<br />
per la Manticore, etichetta di<br />
Emerson, Lake & Palmer e<br />
partecipava alle trasmissioni<br />
televisive della BBC. Occasione<br />
per verificare la nuova line<br />
up prima di partire per il tour<br />
nordamericano, comprendente<br />
concerti a Los Angeles (Whisky<br />
a Go Go), Montreal (Teatro<br />
Rialto), New York (Highline<br />
Ballroom) e una crociera rock<br />
tra Miami e le Bahamas con<br />
gruppi come, tra gli altri, Yes,<br />
Marillion, Allan Holdsworth,<br />
Anathema Caravan, IO Earth,<br />
Nektar, Moon Safari, Änglagård.<br />
Gazpacho<br />
MOLOK<br />
Kscope<br />
GAZPACHO: E FANNO 9!<br />
www.gazpachoworld.com<br />
Dalla Norvegia arriva Molok,<br />
successore dell’ottimo Demon<br />
del 2014. Il nono album<br />
in studio dei Gazpacho (oltre<br />
a tre live, tra cui Night of<br />
the Demon, sempre del 2015)<br />
si conferma su livelli molto<br />
alti, tra rock oscuro e suoni<br />
etnici che sparigliano le carte.<br />
Edito in CD, vinile e digitale<br />
in alta definizione, presenta<br />
i seguenti brani: 1) Park<br />
Bench – 2) The Master’s Voice<br />
– 3) Bela Kiss – 4) Know<br />
Your Time – 5) Choir of Ancestors<br />
– 6) ABC – 7) Alarm –<br />
8) Molok Rising. La versione<br />
CD ha Algorithm in più, inserita<br />
come settima traccia.<br />
GLI ANATHEMA VISTI DA<br />
LASSE HOILE<br />
A Sort Of Homecoming, su<br />
Kscope, diretto da Lasse Hoile<br />
(Steven Wilson/ Katatonia/<br />
Opeth), è lo stupefacente film<br />
sul concerto degli Anathema<br />
tenutosi il 7 marzo 2015 nella<br />
suggestiva cornice della Cattedrale<br />
di Liverpool, loro città<br />
natale. Vincent Cavanagh della<br />
band afferma: “Sono davvero<br />
felice che ci sia la testimonianza<br />
di questa notte così particolare.<br />
Come può confermare<br />
chiunque dalle parti di Liverpool,<br />
avere la possibilità di<br />
esibirsi in un luogo immenso<br />
come la cattedrale anglicana<br />
Anathema<br />
Gazpacho<br />
è un onore pazzesco; solo a<br />
guardare la copertina sembra<br />
di essere a Erebor”! Gli<br />
Anathema, nati intorno alla<br />
seconda metà degli anni ’90,<br />
hanno speso la loro carriera<br />
facendosi promotori di un genere<br />
musicale capace di andare<br />
al di là delle definizioni e, con<br />
il passare del tempo, si sono<br />
affermati come una delle più<br />
seguite e acclamate rock band<br />
britanniche. L’ultima loro fatica,<br />
Distant Satellites del 2014,<br />
è stata definita un miracolo a<br />
livello compositivo, come dimostra<br />
la positiva accoglienza<br />
ricevuta in tutti i paesi europei<br />
e non solo, grazie anche all’esteso<br />
tour, elettrico e acustico.<br />
Lasse Hoile cattura alla perfezione<br />
i cento minuti acustici<br />
del set in alta definizione; ben<br />
quindici i brani eseguiti dal trio<br />
acustico (composto da Daniel<br />
Cavanagh, Vincent Cavanagh e<br />
Lee Douglas, cui si è aggiunta<br />
la sezione ritmica di John Douglas<br />
e Jamie Cavanagh, oltre al<br />
talentuoso violoncello di David<br />
Wesling). Per l’occasione si è<br />
unita alla band la nota violinista<br />
Anna Phoebe per una suggestiva<br />
versione di Anathema. L’audio<br />
è stato registrato e mixato<br />
da Christer-André Cederberg,<br />
che ha lavorato anche nei tre<br />
precedenti album: Distant Satellites,<br />
Universal e Weather<br />
Systems. È la prima uscita live<br />
per gli Anathema in audio 5.1<br />
(curato da Bruce Soord, leader<br />
dei Pineapple Thief).<br />
Trailer video:<br />
https://www.youtube.com/<br />
watch?v=C_6vNJcaPEc<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 105
SELECTOR<br />
a cura di Daniele Camerlengo<br />
Una fiumana di corpi roventi<br />
di passione provenienti da<br />
tutta Italia hanno invaso le<br />
strade e le piazze di una gloriosa<br />
città che sta tentando di<br />
rinascere a nuova vita, nonostante<br />
le tristi vicissitudini che<br />
l’hanno colpita: circa sessantamila<br />
persone domenica 6<br />
settembre hanno risposto alla<br />
chiamata del jazz italiano per<br />
animare con i suoni il centro<br />
storico della città e contribuire<br />
nell’opera di sensibilizzazione<br />
indirizzata ad accelerare<br />
i tempi della ricostruzione<br />
dell’Aquila. Oltre cento concerti<br />
che hanno coinvolto oltre<br />
seicento musicisti. Paolo Fresu,<br />
la SIAE e il Ministro Dario<br />
Franceschini sono gli ideatori<br />
di questa giornata che passerà<br />
alla storia e che speriamo<br />
smuova coscienze e danari.<br />
Questo mese ospite della rubrica<br />
è Fabio Ciminiera, scrittore,<br />
critico e autore di programmi<br />
radiofonici e televisivi nonché<br />
redattore di Jazz Convention<br />
(www.jazzconvention.net). Si<br />
occupa di jazz e di musica in<br />
generale ed è una delle anime<br />
del Pescara Jazz Festival.<br />
Enrico Rava<br />
WILD DANCE<br />
ECM Records<br />
Enrico Rava<br />
10dita less<br />
Ogni musicista di jazz trascorre<br />
una vita tra cadute artificiali<br />
e convalescenze emotive, vittima<br />
del prodigioso tentativo<br />
di sanare infauste lacune accademiche<br />
o tornire congenite<br />
spigolature giovanili di un<br />
talento che è distratto dal brillio<br />
estetico tipico della giovane<br />
età. Determinanti sono gli<br />
incontri umani e di spirito che<br />
il caso muove a favore del jazz<br />
e dei loro interpreti, generazioni<br />
distanti, canute o corvine<br />
che siano, che si producono in<br />
sfregamenti e usure anatomico-cognitive,<br />
sfiorandosi per<br />
poi accogliere o lasciarsi dominare<br />
completamente dalla<br />
situazione. Questi movimenti<br />
di vita che catturano il tempo<br />
terreno somigliano all’irrequieto<br />
scalpitare di corporeità<br />
sonore che decidono di seguire<br />
assieme un percorso o un ideale<br />
sonoro. Questo è proprio<br />
l’intento che ha spinto Enrico<br />
Rava e il suo quartetto, dopo<br />
due anni di lavoro, a realizzare<br />
Wild Dance per la prestigiosa<br />
ECM Records di Manfred<br />
Eicher. Un disco estasiante<br />
ed evasivo, un viaggio vissuto<br />
attraverso il trasporto intimo<br />
dell’unisono scaturito dalla<br />
tromba di Rava e dal trombone<br />
di Gianluca Petrella, dilezione<br />
e intuito supportati da<br />
una band giovane impreziosita<br />
dal soffice ed elegante chitarrismo<br />
di Francesco Diodati e<br />
dalla scintillante guida ritmica<br />
di Gabriele Evangelista al<br />
contrabbasso ed Enrico Morello<br />
alla batteria. I brani che<br />
compongono il disco sono tutti<br />
originali di Rava tranne Improvisation,<br />
che è una performance<br />
creativa dell’intera<br />
formazione.<br />
Slobber Pup<br />
POLE AXE<br />
RareNoiseRecords<br />
Slobber Pup<br />
songs<br />
Daniele Camerlengo<br />
1 Double Trouble<br />
PUBLIC IMAGE LTD (PIL)<br />
2015<br />
2 The Yabba (NYC Live<br />
Session)<br />
BATTLES 2015<br />
3 Just Play<br />
MATTEO BORTONE 2015<br />
4 Ribot Robot<br />
WALTER BELTRAMI 2015<br />
5 Thrace<br />
SOKRATIS SINOPOULOS<br />
QUARTET 2015<br />
6 Sea and Grass<br />
STEPHAN MICUS 2015<br />
7 Yam<br />
ROTEM SIVAN TRIO 2015<br />
8 White Piano<br />
SIMONE GRAZIANO 2015<br />
9 Il Paradiso Degli Sciocchi<br />
RAFFAELE CASARANO<br />
2015<br />
10 Formaldehyde<br />
EDITORS 2013<br />
11 Loop 43<br />
SCISMA 1999<br />
12 Gravity<br />
JOE MORRIS 2001<br />
13 Migrante (Intro)<br />
BISCA 2001<br />
14 Wake Up<br />
RAGE AGAINST THE<br />
MACHINE 1992<br />
15 Hobo Rag<br />
FRANCESCO BEARZATTI<br />
TINISSIMA 4ET 2015<br />
Colature d’ascia<br />
Viscosa come alcune malsane<br />
tentazioni il cui richiamo lento,<br />
a volte, passa inosservato e,<br />
nella calma apparente, prepara<br />
ed edifica devastanti rappre-<br />
106 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Esperienze in jazz<br />
sentazioni sonore. Istinti e fremiti<br />
di pura improvvisazione<br />
colano e saturano ambienti,<br />
soddisfano voglie e prurigini<br />
di un sentire diverso e libero.<br />
Il cucciolo bavoso torna<br />
a farsi vivo più incazzato che<br />
mai grazie alla poderosa camera<br />
strumentale messa su<br />
da quattro luminosi interpreti<br />
della nuova scena creativa<br />
mondiale: Jamie Saft (organo<br />
e tastiere), Joe Morris<br />
(chitarra), Mats Gustafsson<br />
(sax) e Balazs Pandi (batteria).<br />
Pole Axe è il titolo della<br />
seconda fatica discografica dei<br />
Slobber Pup (cane bavoso)<br />
registrata nel dicembre 2013<br />
al Jamie Saft’s Potterville International<br />
Sound studio tra le<br />
montagne Catskills e pubblicata<br />
dalla RareNoiseRecords:<br />
tre intense suite colme di incontenibili<br />
desideri di rabbia e<br />
furibonde pulsioni di sangue,<br />
un free jazz incendiario incitato<br />
e scandito dal sassofono<br />
solido e corrosivo di Gustafsson<br />
e dal batterismo infetto di<br />
Pandi, che lascia senza fiato e<br />
disegna gli spazi ritmici occlusi<br />
dal dialogare sonico del duo<br />
Morris-Saft.<br />
Francesco Bearzatti e Tinissima 4et<br />
THIS MACHINE KILLS FASCISTS<br />
CAM Jazz<br />
Comporre un tributo a<br />
Woody Guthrie e riuscire<br />
a spuntarla…<br />
Nel cuore della notte quel risveglio<br />
di soprassalto che aiuta<br />
a buttar giù righe di prosa<br />
sonora, quella sorgente creativa<br />
che nasce d’improvviso e<br />
dopo molti letti, sedotti e abbandonati,<br />
fiorisce in canti o<br />
pitture di vita, amor e di protesta.<br />
Cercare in questo #mondojazzotturato<br />
di sentirsi<br />
utili e stimolare una riflessione<br />
sana, vestendo i panni di<br />
provetti reagenti culturali e<br />
fornire una originalità di note<br />
e atmosfere ritmiche che sia<br />
attraente esteticamente ma<br />
soprattutto pragmatica per il<br />
sociale, quest’ultimo soggetto<br />
e vittima. Francesco Bearzatti<br />
e il Tinissima 4et (Giovanni<br />
Falzone alla tromba,<br />
Danilo Gallo al basso e alla<br />
batteria), formazione divenuta<br />
riferimento del jazz europeo,<br />
sono i protagonisti del nuovo<br />
album This Machine Kills<br />
Fascists omaggio a Woody<br />
Guthrie (“this machine kills<br />
fascists” era una scritta adesiva<br />
che “indossava” la sua<br />
chitarra). Il pensiero compositivo<br />
del sassofonista friulano<br />
che per profondità d’animo e<br />
di sguardo è vicino al ribelle e<br />
irregolare Okemah che, come<br />
nessun altro, ha cantato l’America<br />
delle cadute e degli ultimi,<br />
la cui eredità ha influenzato<br />
il fior fiore del cantautorato<br />
incazzato: Bob Dylan, Joan<br />
Baez, Bruce Springsteen, Billy<br />
Bragg e i The Clash, solo per<br />
Francesco Bearzatti e Tinissima quartet<br />
citarne alcuni. Un energico<br />
viaggio musicale nella vita di<br />
Guthrie unendo al jazz marcato<br />
Tinissima elementi della<br />
tradizione popolare americana<br />
degli anni ’30 e ’40 e il bagno<br />
emozionale che caratterizza la<br />
mistura di tali interpreti e la<br />
loro fusione creativa. È ora di<br />
tornare a sputare il rospo e di<br />
dire cosa cazzo non funziona<br />
in questo mondo cari jazzisti…<br />
Francesco Bearzatti ha aperto<br />
le danze.<br />
È davvero possibile scegliere<br />
tre dischi e pensare che questa<br />
scelta sia rappresentativa? Ce<br />
ne vorrebbero almeno mille. E<br />
per provare a recuperare questo<br />
gap c’è la playlist di quindici<br />
brani proposta al termine<br />
dell’articolo. Anche da quella,<br />
però, restano fuori tonnellate<br />
di titoli. I tre dischi scelti sono<br />
Grace di Jeff Buckley, Matane<br />
Malit di Elina Duni e i titoli<br />
pubblicati da Wayne Shorter<br />
per la Blue Note all’inizio degli<br />
anni Sessanta.<br />
Fabio Ciminiera<br />
Senza tempo<br />
Grace di Jeff Buckley è<br />
l’album di una voce potente e<br />
sottile, l’album di canzoni malinconiche<br />
e capaci di fissarsi<br />
nei sentimenti in maniera indelebile.<br />
È un disco compatto e<br />
Jeff Buckley<br />
GRACE<br />
Columbia<br />
coerente, ossessivo e ipnotico,<br />
carezzevole e dolce: riesce a essere<br />
tutto questo senza impastare<br />
nessuna delle sue qualità.<br />
Grace è in grado di sollecitare<br />
corde differenti brano dopo<br />
brano. Buckley “spoglia” le cover<br />
scelte dalla firma degli autori<br />
- Lilac Wine dal repertorio<br />
di Nina Simone, Hallelujah di<br />
Leonard Cohen, il canto senza<br />
tempo di Corpus Christi Carol<br />
- e ne rende all’ascoltatore versioni<br />
estremamente personali.<br />
È, in una parola, un disco mai<br />
banale. La voce entra sinuosa<br />
sull’arpeggio di chitarra con<br />
cui si apre il disco, segnando<br />
l’ingresso in un lavoro costruito<br />
come un tutt’uno e con<br />
grandissima maestria. L’eco<br />
del cantato con cui si chiude<br />
Dream Brother, la traccia conclusiva,<br />
lascia una sospensione<br />
irrisolta, resa ancor più profonda<br />
dal fatto di sapere che è,<br />
in pratica, l’ultima espressione<br />
messa su disco da Buckley<br />
in vita. I repentini cambi di<br />
scena, la capacità di alternare<br />
ritmi vorticosi e aperture<br />
languide senza soluzione di<br />
continuità, chitarre eteree e taglienti:<br />
il disco è il frutto di un<br />
disegno condotto con estrema<br />
raffinatezza, con la lucidità del<br />
grande artista. E per questi, e<br />
tantissimi altri motivi, Grace<br />
torna di continuo nel lettore.<br />
Per motivi generazionali ho<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 107
SELECTOR<br />
foto Merry Cyr<br />
Jeff Buckley<br />
scoperto prima Jeff e poi, sulla<br />
scorta dell’ascolto di Grace,<br />
sono arrivato a Tim Buckley, il<br />
padre di Jeff. Entrambi protagonisti<br />
di vicende burrascose e<br />
di una morte in giovanissima<br />
età. Il primo ascolto di Grace<br />
è stato fulminante, capace di<br />
soddisfare tanto l’amante del<br />
rock storico quanto il cercatore<br />
curioso di novità. E, per molti,<br />
è stato l’ultimo disco, in ordine<br />
di tempo, in grado di connettere<br />
le due anime.<br />
In una differente dimensione<br />
Il percorso di Elina Duni è il paradigma<br />
efficace di una “prassi”<br />
presente nel panorama attuale,<br />
una musica capace cioè di misurarsi<br />
con il jazz, con le tradizioni<br />
popolari, con la modernità, con<br />
l’improvvisazione. La cantante<br />
- nata in Albania e cresciuta<br />
in Svizzera - ha una personalità<br />
forte e una presenza magnetica<br />
sul palco. Matane Malit è il secondo<br />
disco di un quartetto relativamente<br />
canonico, cantante<br />
accompagnata dal piano trio,<br />
ed è il primo pubblicato per la<br />
ECM di Manfred Eicher. Rispetto<br />
al primo lavoro, Baresha, il<br />
quartetto cerca una dimensione<br />
più compatta, mette da parte gli<br />
standard del jazz e i capisaldi della<br />
canzone d’autore per andare a<br />
esplorare un repertorio di brani<br />
tradizionali albanesi e di composizioni<br />
originali, vicini a quelli<br />
nelle forme e nelle dinamiche.<br />
Dal vivo interpreta, ad esempio,<br />
una toccante versione di Addije,<br />
Addije Amore e porta a contatto<br />
tra loro le canzoni dell’esilio e<br />
Elina Duni<br />
MATANE MALIT<br />
Editions of Contemporary Music<br />
Elina Duni<br />
songs<br />
1 All along the watchtower<br />
JIMI HENDRIX<br />
EXPERIENCE<br />
2 Happy Trails<br />
QUICKSILVER<br />
MESSENGER SERVICE<br />
3 Call me a dog<br />
CHRIS CORNELL<br />
4 I just want to make<br />
love to you<br />
MUDDY WATERS<br />
5 Love for sale<br />
CHET BAKER<br />
6 Try<br />
JANIS JOPLIN<br />
7 Cortez The Killer<br />
NEIL YOUNG<br />
8 John The Revelator<br />
GOVT MULE<br />
9 Don’t let the sun catch<br />
you crying<br />
ROBBEN FORD<br />
10 Behind the Yashmak<br />
ESBJORN SVENSSON<br />
TRIO<br />
11 San Lorenzo<br />
PAT METHENY GROUP<br />
12 Song for my father<br />
HORACE SILVER<br />
13 In Walked Bud<br />
THELONIOUS MONK<br />
14 Happiness<br />
GRANT LEE BUFFALO<br />
15 Starless<br />
KING CRIMSON<br />
Fabio Ciminiera<br />
delle partenze. Una lettura efficace<br />
e, purtroppo, estremamente<br />
intrisa di attualità e storia. Come<br />
si diceva, è il modo di andare<br />
avanti tenendo i piedi ben piantati<br />
nella tradizione, è il modo di<br />
fare una sintesi che sia coerente<br />
e personale, una sintesi che non<br />
rinnega nulla ma che tutto cerca<br />
di sovvertire. Anche in questo<br />
caso è la voce a rapire immediatamente,<br />
a condurre attraverso i<br />
brani, a sottolineare il filo logico<br />
e narrativo seguito dai temi.<br />
Non posso negare l’intenzione di<br />
chiudere la terna di dischi con un<br />
classico del jazz. Mi sono dato un<br />
monito, però: non scegliere un titolo<br />
indicato da tutti, come Kind<br />
of Blue di Miles Davis o A Love<br />
Supreme di John Coltrane, senza<br />
per questo scendere di livello o<br />
presentare titoli troppo difficili<br />
da reperire. La scelta “premia”<br />
Wayne Shorter e i dischi pubblicati<br />
dal sassofonista all’inizio<br />
degli anni Sessanta per la Blue<br />
Note. Night Dreamer, JuJu,<br />
Speak No Evil, The Soothsayer,<br />
Et Cetera, The All Seeing<br />
Eye e Adam’s Apple - in ordine<br />
cronologico - sono i dischi di un<br />
grande Maestro in evoluzione<br />
ma già solido ed estremamente<br />
consapevole del proprio messaggio:<br />
il sassofonista li pubblica<br />
nel breve volgere di tre anni, dal<br />
1964 al 1966. Shorter continua<br />
ancora oggi a manifestare il proprio<br />
punto di vista con altissima<br />
creatività e slancio, con un quartetto<br />
stabile nel tempo e disposto<br />
a improvvisare e utilizzare le melodie<br />
- le composizioni “storiche”<br />
108 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Esperienze in jazz<br />
Wayne Shorter<br />
dal sassofonista e le linee “incontrate”<br />
nel fluire del concerto - in<br />
maniera del tutto personale. I<br />
dischi citati fotografano Shorter<br />
in un periodo di grande fulgore:<br />
l’inizio della sua carriera da leader,<br />
subito dopo l’uscita dai Jazz<br />
Messengers di Art Blakey e parallelamente<br />
alla partecipazione al<br />
foto Robert Ascroft<br />
Secondo Quintetto di Miles Davis.<br />
Shorter sarà una delle spine<br />
dorsali della formazione guidata<br />
dal trombettista, con la registrazione<br />
di moltissimi brani firmati<br />
da lui, con uno scambio serrato e<br />
proficuo sulle idee utili per l’improvvisazione.<br />
Questi titoli hanno<br />
una serie notevole di qualità:<br />
musicisti di altissimo spessore;<br />
composizioni bellissime, diventate<br />
a loro volta standard, come<br />
Infant Eyes, Footprints, Witch<br />
Hunt, Adam’s Apple tra le altre;<br />
la tensione della creazione<br />
e la visione del risultato. Il mio<br />
rapporto personale con questi<br />
dischi è stato strano. Sono titoli<br />
Blue Note, realizzati da una sorta<br />
di dream team tra il Secondo<br />
Quintetto e il quartetto di John<br />
Coltrane e, quindi, sono arrivati<br />
in casa abbastanza presto: entrare<br />
in sintonia con loro è stato,<br />
in realtà, un processo più lungo.<br />
Non perché siano respingenti o<br />
difficili - facilissimi non sono, lo<br />
dico per chi volesse usarli come<br />
“primi dischi per avvicinarsi al<br />
jazz” - ma la quantità di materiale<br />
che c’è dentro è davvero enorme:<br />
stratificata, decisamente<br />
ordinata, connessa e coerente.<br />
La musica di Shorter impone<br />
un “percorso” di riflessione e<br />
presa di coscienza, impone la<br />
ricerca degli appigli per leggere<br />
e trovare il proprio modo di interagire<br />
con essa. Ma, alla fine, è<br />
estremamente gratificante. Sono<br />
stato indeciso fino all’ultimo se<br />
proporre Shorter o i dischi di un<br />
altro grande jazzista uscito dai<br />
Messengers, vale a dire Horace<br />
Silver... una traccia rimane nella<br />
playlist qui pubblicata: trovate<br />
anche i dischi di questo grande<br />
pianista nel catalogo Blue Note.<br />
La playlist presenta brani singoli<br />
ma, davvero, cercate i dischi nella<br />
loro integrità... è ancora più<br />
gratificante sia per chi consiglia<br />
che per chi deciderà di seguire il<br />
consiglio. Ho cambiato almeno<br />
dieci volte i brani scelti - se aveste<br />
a disposizione lo storico del file,<br />
la playlist conterrebbe non meno<br />
di cento titoli - e rappresenta un<br />
misto di inviti alla scoperta, di<br />
omaggio a grandi musicisti, di<br />
gusti personali.<br />
The Future of Cable<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 109
SELECTOR<br />
a cura di Bruno Re<br />
Classica in rete:<br />
istruzioni per l’uso<br />
Conversione verso la liquida di un possessore di circa 4.000 dischi… perché in rete è bello, perché in<br />
rete si può. Basta far caso ad alcune avvertenze...<br />
Un articolo di musica<br />
sulla Rete curato da<br />
un “antico”? Sembra<br />
un ossimoro ma è così. Permettetemi<br />
di presentarmi, visto che<br />
la maggioranza di voi di certo<br />
non conosceranno il mio nome.<br />
Mi interesso di musica antica da<br />
una vita, ho una cattedra di strumento<br />
antico presso un blasonato<br />
Conservatorio di Stato, sono<br />
stato responsabile del settore<br />
musica classica di molte riviste<br />
di Hi-Fi per circa trent’anni, ivi<br />
compreso <strong>SUONO</strong>, con il quale<br />
ho collaborato parecchi anni or<br />
sono. Circa tre anni fa ho smesso<br />
con l’attività giornalistica. Scrivere<br />
delle novità discografiche a<br />
lungo andare stanca, criticare i<br />
colleghi musicisti e dar retta alle<br />
case discografiche ancor di più.<br />
“Finalmente posso ascoltare tutti<br />
i CD che voglio senza vincoli<br />
di consegna della recensione in<br />
tempi brevi e senza priorità” mi<br />
son detto. “Voglio ascoltare quello<br />
che più mi piace e mi ispira al<br />
momento!” continuavo a dirmi.<br />
Nobile punto di partenza, direte<br />
voi, che però si è infranto contro<br />
la mia confusionaria gestione dei<br />
circa 4.000 CD che invadono il<br />
mio appartamento. Sono finito<br />
ad ascoltare a loop solo pochi dischi<br />
decorosi che ero riuscito a<br />
estrarre dal magma informe che<br />
ormai occupa (tutt’ora!) casa.<br />
Un giorno, sacramentando perché<br />
non riuscissi a trovare una<br />
delle dodici versioni dello schubertiano<br />
Arpeggione in mio possesso,<br />
mi è venuta l’dea di cercarla<br />
su YouTube. Miracolo! Ne<br />
ho trovate diverse versioni, alcune<br />
delle quali che non avevo mai<br />
sentito. Mi si è aperto un mondo<br />
e mi è cambiata la vita. Ascoltare<br />
buona musica classica, ben<br />
registrata, diversa ogni giorno?<br />
Su YouTube è possibile e a costo<br />
zero! Lì potete trovare i riversamenti<br />
di moltissimi CD e molte<br />
registrazioni dal vivo di grandi<br />
eventi realizzate dai maggiori<br />
gruppi che operano sui canali<br />
TV a pagamento. Tutto gratis!<br />
Ovviamente ogni medaglia ha il<br />
suo rovescio: accanto ai capolavori<br />
su YouTube viaggiano tonnellate<br />
di immondizia. Musica<br />
mal registrata, interpretazioni<br />
di dilettanti allo sbaraglio, insiemi<br />
davvero imbarazzanti, ce<br />
n’è per tutti i gusti. Ovviamente<br />
dopo qualche ricerca mal riuscita<br />
l’utente medio si spazientisce<br />
e getta la spugna: bisogna perdere<br />
davvero tanto tempo per<br />
trovare la “perla rara”. L’ambizione<br />
di questa rubrica è quella<br />
di segnalarvi le perle rare, video<br />
o solo audio, che vale davvero la<br />
pena ascoltare e vedere a colpo<br />
sicuro, senza perdere tempo.<br />
Chiedo scusa a tutti se le scelte<br />
che proporrò saranno penalizzate<br />
dai miei gusti musicali. Mi<br />
sembra inevitabile. Quanti amano<br />
la musica antica e “classica”,<br />
l’Ottocento strumentale e un<br />
po’ di operistica pre-verdiana,<br />
troveranno belle sorprese in<br />
questa rubrica. Chiedo perdono<br />
agli altri, mi piace fare e scrivere<br />
solamente di quello che so e che<br />
sento nel cuore. Mi rendo conto<br />
di essere fuori moda in un mondo<br />
di tuttologi e che la parola dignità<br />
oggi è un po’ demodé ma,<br />
in fondo, l’avevo detto all’inizio:<br />
sono un antico.<br />
110<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015
Secondo noi la classica<br />
PICCOLA GUIDA PER I NAVIGANTI SU YOUTUBE<br />
Contenuti dei link<br />
Bisogna ammetterlo: a volte è un problema capire<br />
cosa si sta ascoltando, YouTube è davvero avaro di<br />
informazioni su programma, esecutori, luoghi di<br />
registrazione, anno di produzione. A volte si hanno<br />
maggiori indicazioni cliccando sulla finestra “mostra<br />
altro” posta subito sotto le indicazioni (come detto,<br />
spesso vaghe) del programma, altre volte non si è<br />
così fortunati. Nel caso dei file audio da CD spesso<br />
nei primi secondi di ascolto viene mostrato il retro<br />
del CD stesso, prima dell’inevitabile immagine del<br />
quadro o della fotografia che vi accompagnerà per<br />
tutto l’ascolto. Anche in questo caso non è facile ricavare<br />
dati utili, spesso la foto è piccola e sfuocata.<br />
A volte nel “mostra altro” si trova la tracklist che consente<br />
di spostarsi agevolmente da un brano all’altro.<br />
Come ascoltare i link<br />
Il consiglio principale è di collegare l’impianto Hi-Fi<br />
al PC. Non è difficile e il risultato non è disdicevole,<br />
sempre che si disponga di una scheda audio medio/<br />
buona. La stessa Linn, uno dei produttori Hi-end,<br />
ha più volte realizzato demo utilizzando brani dalla<br />
rete, a ricordare che questo tipo di sorgente non è<br />
affatto male!<br />
Qualità del suono<br />
Anche se i puristi dell’Hi-Fi estrema probabilmente<br />
avranno da ridire, le registrazioni dei video dal vivo<br />
realizzate dai maggiori produttori presenti su tutti<br />
i network hanno una qualità mediamente simile<br />
a quella di un PCM a 16/44,1. I più smaliziati conoscono<br />
bene i problemi legati al pubblico (posizionamento<br />
dei microfoni, risonanza dell’ambiente,<br />
rumori del pubblico e di scena... ) e sicuramente<br />
metteranno in conto la situazione ambientale. A<br />
tutti posso garantire che le scelte fatte partono da<br />
un livello di qualità decoroso e che mi limiterò a segnalarvi<br />
solo pochi titoli che ritengo vere “chicche”<br />
musicali, magari non capolavori ma qualcosa che<br />
vale assolutamente la pena di avere a disposizione.<br />
Pubblicità<br />
La pubblicità, ahinoi, regna sovrana su YouTube<br />
e rompe tutto quello che di rompibile c’è in un<br />
essere umano di sesso maschile, immaginando<br />
però che il problema sia il medesimo anche per le<br />
signore… ! Per risolverlo ho trovato un programmino<br />
assai efficace chiamato Adblock Plus (ABP);<br />
gratuito, basta cercarlo su Google, facilmente<br />
scaricabile ed estremamente efficiente. Con la<br />
pubblicità bloccata si può godere di un ascolto<br />
fluido, e tutto fila liscio! Intendiamoci, non sono<br />
uno sponsor dei produttori di questo software,<br />
se volete potrete trovarne altri magari altrettanto<br />
buoni. L’uso di questo freeware mi sembra però<br />
indispensabile per godere appieno quanto state<br />
ascoltando, pena vedere (e sentire!) interruzioni<br />
pubblicitarie cadenzate ogni 10/15 minuti che reclamizzano<br />
ogni sorta di prodotto.<br />
Happy (?) end<br />
Per ultimo, il boccone più duro da mandare giù,<br />
quasi a contrappeso delle meraviglie del paradiso<br />
gratuito dei video e degli audio in assoluto<br />
più belli in circolazione al momento. In seguito a<br />
qualche problemino legale a proposito dei copyright,<br />
YouTube sta mettendo in atto una politica di<br />
eliminazione di alcuni titoli. Potrebbe capitare che<br />
una mia segnalazione vi porti in un vicolo cieco<br />
perché il link è stato cancellato, magari il giorno<br />
prima. State sicuri che ciò che viene proposto nella<br />
rubrica è seguìto da svariati mesi e che quindi<br />
è improbabile che venga rimosso. Vi consiglio comunque,<br />
se trovate qualcosa che vi piace, dietro i<br />
miei suggerimenti o in una vostra ricerca in proprio<br />
(state sicuri che, una volta assuefatti, vi verrà<br />
la voglia di smanettare!), di salvarlo sul vostro<br />
hard disk utilizzando semplici programmi gratuiti<br />
e facilmente reperibili in rete, tra i quali: Free Youtube<br />
Downloader (www.freemake.com/it/free_video_downloader)<br />
o aTube Catcher (www.atube.<br />
me/video). Attenzione, però! Contrariamente<br />
all’ABP, che blocca le pubblicità, questi freeware al<br />
momento dell’installazione vi chiederanno di aggiungere<br />
al vostro PC alcune funzioni aggiuntive<br />
(toolbar e quant’altro): tutta immondizia che porta<br />
un rallentamento delle prestazioni del vostro<br />
PC, spam e pubblicità indesiderata. Siate quindi<br />
molto accorti a non spuntare queste opzioni e a<br />
scaricare SOLO il programma.<br />
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE<br />
BEETHOVEN<br />
www.youtube.com/watch?v=9kYJZoDrFeQ<br />
Scansiona il codice<br />
e visualizza il video.<br />
Triplo Concerto, Fantasia Corale<br />
Perlman, Ma, Barenboim<br />
Filarmonica di Berlino, dir. Barenboin<br />
Durata 58’ 46’’<br />
Fatti, non parole e onore al merito! Questo è un video dal vivo, registrato<br />
presso la sala dei Filarmonici di Berlino a Tiergarten. Il triplo di Beethoven è<br />
una splendida pagina poco visitata dai grandi solisti ed è un peccato. Fresca,<br />
brillante, spumeggiante, è un vero inno alla gioia, ben più del tristino finale<br />
della nona che relega il vate di Bonn al misero ruolo di autore dell’inno della<br />
Comunità Europea. Guardando questo video si può capire perché questa partitura sia così temuta dai solisti. La difficoltà tecnica delle parti dei tre strumenti (violino, violoncello,<br />
pianoforte) è davvero grande. Se si aggiungono i numerosi momenti d’insieme (unisoni, domande e risposte... ), che richiedono un affiatamento musicale dei tre<br />
protagonisti assolutamente perfetto e assai difficile da ottenere, risulta evidente che non molte grandi “star” si cimentano nell’ardua impresa per poco più di 35 minuti di<br />
musica. Ma che musica! In questo caso il risultato è di altissimo livello. In una esecuzione dal vivo come questa si resta a bocca aperta per l’insieme, la puntualità tecnica, il<br />
suono; nessuna sbavatura, nessuna incertezza, le note sempre nitide, pulite, intonate. Tutto fila a puntino. Una registrazione live che sarebbe eccellente anche per un disco,<br />
a dispetto dell’editing, piani montaggio e altre simili diavolerie tecniche! Chapeau! Conclude il video la Fantasia Corale op. 80 per pianoforte, coro e orchestra, sempreverde<br />
nazionalpopolare dal sicuro impatto emotivo ma dallo scarso spessore musicale che anticipa un celebre tema della nona Sinfonia (alla faccia dei “prestiti” di Haendel!).<br />
Buona la resa sonora di YouTube anche se non priva di qualche rimbombo. Ma siamo dal vivo!<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015<br />
111
SELECTOR<br />
HANDEL<br />
www.youtube.com/watch?t=1&v=UcknsYVgdkMHaendel<br />
Handel’s Water Music & Music For The Royal Fireworks<br />
Le Concert Spirituel, dir. Niquet<br />
Durata 71’ 15’’<br />
Scansiona il codice<br />
e visualizza il video. Sontuoso video live sponsorizzato dalla BBC presso la<br />
mitica Royal Albert Hall di Londra. La destinazione di<br />
queste due grandiose suite orchestrali è l’esecuzione all’aperto, sono musiche<br />
destinate alle fastose celebrazioni reali di metà ’700. Per evidenti ragioni acustiche<br />
Haendel richiede un organico dove i fiati la fanno da padrone (suonano<br />
più forte). In questa ricostruzione le cose sono state fatte in grande, in orchestra<br />
troviamo: 18 oboi barocchi, 8 fagotti e due controfagotti barocchi, 9 trombe naturali<br />
(senza meccanica), 9 corni naturali (taccio a proposito dei 6 flauti a becco che tanto sono a buon mercato): è un’impresa davvero titanica. Oggi è già difficile reperire una<br />
tale quantità di questi strumenti su piazza, trovare poi gente brava che sia in grado si suonarli al meglio è ancora più difficile! Gli archi quasi dovrebbero sparire (nonostante i<br />
5 leggii di primi violini, altrettanti di secondi e via dicendo) ma l’accurata presa del suono rimedia in parte all’inconveniente. Dal punto di vista esecutivo non tutto va liscio (è<br />
una ripresa dal vivo!): nella massa qualche fiato stonato c’è e magari a tratti si porta appresso tutta la fila (per gli ottoni senza meccanica il problema non è da poco!) con risultati<br />
a volte imbarazzanti. Ma questo “è il bello della diretta”, una diretta che fa comunque onore a tutti. Da parte sua Niquet sfoggia un’allegra nonchalance saltellando di fronte<br />
a questo mostruoso organico. La conduzione è di buon livello, con tempi sempre spigliati e accattivanti, senza tralasciare la cura del dettaglio. Una registrazione faraonica<br />
e assolutamente godibile che evoca i fasti di una grande tradizione musicale. La domanda che viene spontanea è: ci pensate a fare un’operazione del genere in Italia dopo i<br />
recenti tagli del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo)? Inimmaginabile! In una serata come questa gli inglesi probabilmente si sono bruciati un quarto delle sovvenzioni che<br />
quest’anno il FUS stanzierà nel prossimo anno all’Accademia Nazionale di S. Cecila... I brevi interventi della presentatrice della BBC non disturbano più di tanto e forniscono<br />
qualche utile informazione supplementare. Qualità del suono: signori siamo in una grande sala, per di più dal vivo e senza vedere microfoni dalle telecamere. Certo è perfettibile,<br />
ma ancora non mi capacito di come siano riusciti a trovare un suono simile! Eppure anche io di dischi ne ho registrati parecchi nella mia carriera e so come funziona.<br />
STRAUSS<br />
1) https://www.youtube.com/watch?v=zaAorqR0ICk<br />
Durata 25.30<br />
2) https://www.youtube.com/watch?v=JteREaN0JNQ<br />
Durata 24.51<br />
Vier letzte Lieder<br />
Jessie Norman<br />
I Vier letzte Lieder (Gli ultimi quattro canti) possono<br />
essere considerati il testamento spirituale di Richard<br />
Strauss. Composti nel 1948, quando il Mae-<br />
Scansiona i codici<br />
e visualizza i video.<br />
stro aveva 84 anni, ovvero un anno prima della sua<br />
scomparsa, sono pagine dense di poesia e atmosfera. Pur essendo un barocchista convinto di fronte a un simile monumento musicale non posso fare a meno<br />
di commuovermi. Confesso che alla mia veneranda età non mi vergogno di versare ogni tanto qualche lacrima di commozione ascoltando tanto ben di Dio.<br />
Di queste meraviglie vi propongo due versioni firmate da Jessie Norman, soprano americano, classe 1945. Capirete da soli che entrambe sono un po’ datate. La<br />
prima proposta è un “solo audio” e a mio avviso è la migliore. Il link non dà notizie sulla registrazione ma la Norman appare in ottima forma. Di sicuro è abbastanza<br />
giovane e questo caposaldo del suo repertorio è eseguito alla perfezione, supportata da un’orchestra e una direzione anch’esse di ottimo livello. Peccato<br />
che YouTube non fornisca il nome del direttore e dell’orchestra. Bella la scelta dei tempi, scorrevole la frase senza tralasciare i dettagli. La qualità del suono è<br />
decisamente buona per un file audio a occhio e croce certamente datato.<br />
Se poi volete divertirvi con gli ascolti a confronto potete vedere la ripresa del concerto diretto da Sawallish alla testa dell’orchestra della Suisse Romande. Certo<br />
vedere la musica dal vivo, condividere le emozioni degli interpreti e le situazioni emotive dà un’emozione diversa. Anche qui siamo un po’ indietro con gli anni,<br />
Sawallish è nato nel 1923 e scomparso nel 2013, in questo video sembra avere circa 70 anni. Fate voi i calcoli. Non è mai stato un direttore irruente (alcuni<br />
lo consideravano un Travet della bacchetta e non avevano tutti i torti) e questa lettura conferma le sue abitudini. Posata, meditata, per il mio gusto un filino<br />
troppo statica, anche se sul cronometro risulta più breve della precedente di un paio di minuti (in coda ci sono applausi e ringraziamenti). La frase stenta un po’<br />
ad andare avanti, il gusto per il dettaglio diventa quasi maniacale e tende a travalicare il contenuto poetico del testo. La parte audio presenta tutti i problemi<br />
delle riprese live, aggravati dalla presunta età.<br />
112 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />
Tutti pazzi per la musica…<br />
al cinema!<br />
di Rocco Mancinelli<br />
Al grande pubblico è sempre più gradita (il successo di Amy lo conferma) la visone dei film musicali.<br />
Che si tratti di lungometraggi-evento programmati in cartellone per pochissimi giorni o di veri e propri<br />
film, la musica torna al centro del palcoscenico. Oops… dello schermo!<br />
Il concerto degli One Direction?<br />
120.000 spettatori in<br />
due giorni per un milione<br />
e trecentocinquantamila euro<br />
di incasso! La metà, quasi esatta,<br />
per i Led Zeppelin, 60.000<br />
spettatori per 650.000 euro di<br />
incasso. Troppo pop, troppo<br />
facile? Queen Rock Montreal<br />
(1981): in tre giorni ha<br />
ottenuto nei cinema un incasso<br />
di 500.000 euro, al pari della<br />
stagione live del Metropolitan<br />
New York… E ancora: i Muse,<br />
con 30.000 spettatori e 300.000<br />
euro di fatturato.<br />
Dati che confermano come<br />
la musica, oltre che un modo<br />
onorevole di investire le proprie<br />
risorse, è anche un settore che<br />
rende, a patto di rispettare poche<br />
ma ben definite regole: innanzitutto<br />
una grande attenzione alla<br />
qualità dei contenuti, poi la capacità<br />
di realizzare un evento social.<br />
La presenza nei cinema per un<br />
brevissimo periodo o, addirittura,<br />
sfruttando le meraviglie del<br />
cinema digitale, la realizzazione<br />
dell’evento unico e contemporaneo;<br />
è stato il caso, ad esempio,<br />
della diretta via satellite nei<br />
cinema del mondo dal Soldier<br />
Field di Chicago (andata in onda<br />
lunedì 6 luglio alle ore 19.30)<br />
di Fare Thee Well, il concerto<br />
che celebrava i cinquant’anni<br />
di carriera dei Grateful Dead, a<br />
distanza di vent’anni dal giorno<br />
dell’ultimo concerto che il gruppo<br />
tenne proprio al Soldier Field di<br />
Chicago nel 1995 con Jerry Garcia,<br />
allora leader della band. Un<br />
evento simile, Subsonica Day,<br />
ha animato i palcoscenici italiani<br />
con un incontro esclusivo con<br />
la band, collegata in diretta via<br />
satellite con le sale cinematografiche<br />
e un evento a 360°, pieno di<br />
anteprime assolute, con le riprese<br />
di un concerto sperimentale e<br />
innovativo e la trasmissione del<br />
cortometraggio inedito Specchio.<br />
Anche la stagione cinematografica<br />
che ci apprestiamo a vivere sarà<br />
ricca di appuntamenti da non<br />
perdere per gli appassionati<br />
di musica: gli addetti ai lavori,<br />
ormai, complice anche la crisi<br />
economica e di ispirazione che<br />
ha colpito registi, produttori e<br />
sceneggiatori, sanno bene che<br />
la formula “musica al cinema”<br />
funziona e che una rockstar sposta<br />
più folla di un qualsiasi divo<br />
hollywoodiano. Così, persino l’ultimo<br />
Festival di Venezia non è rimasto<br />
insensibile a questo trend<br />
e ha inserito nella sua programmazione<br />
opere che hanno riguardato<br />
direttamente o indirettamente<br />
Lou Reed, Janis Joplin e<br />
114 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Heart of a Dog prende spunto dal rapporto tra la Anderson e Lou Reed e<br />
dalla sua morte.<br />
l’icona rock italiana Vasco Rossi,<br />
addirittura presente come super<br />
ospite. L’avverbio si riferisce indirettamente<br />
al film Heart of a<br />
Dog presentato in concorso da<br />
Laurie Anderson, musicista americana<br />
e per vent’anni compagna<br />
di Lou Reed. Si pensava che il<br />
film, presentato come un’opera<br />
sul ricordo, sulla perdita delle<br />
persone che amiamo, fosse interamente<br />
dedicato alla scomparsa<br />
del marito, il rocker Lou Reed,<br />
cantautore e poeta scomparso<br />
due anni fa. In realtà Heart of a<br />
Dog,prendendo probabilmente<br />
spunto dal dolore per la perdita<br />
del marito, personaggio ingombrante<br />
che la regista non nomina<br />
mai (compare pudicamente solo<br />
nell’ultimissima inquadratura<br />
nei panni di un medico), diventa<br />
un film diario di 75 minuti pieno<br />
di immagini e parole, musiche e<br />
disegni, ricordi d’infanzia e super8<br />
di famiglia, immagini della<br />
sua New York post-11 settembre.<br />
Una sorta di flusso di coscienza<br />
cui ha fatto da collante, quasi da<br />
filo rosso emotivo, l’amatissima<br />
cagnetta Lolabelle. “Sono partita<br />
dalle mie storie personali per<br />
realizzare un film originale e capace<br />
di affrontare temi universali<br />
che lo spettatore è invitato a<br />
guardare da punti di vista diversi.<br />
Mi avevano chiesto un film sul<br />
senso della vita, ma ho spiegato<br />
loro che non ne avevo uno”. Così<br />
il film ha cambiato rotta ed è<br />
diventato un film sulla perdita<br />
(di sua madre, del suo cane, di un<br />
amico artista, persino dei neonati<br />
nella culla), ma anche sull’amore:<br />
“Tutto ruota intorno a questo<br />
sentimento”. Il risultato, come<br />
spesso accade per opere di questo<br />
tipo, ha diviso il pubblico. Alcuni<br />
lo hanno applaudito a scena<br />
aperta, uscendo dalla proiezione<br />
con gli occhi rossi, mentre altri<br />
non lo hanno capito ritenendolo<br />
troppo sofisticato, quasi incomprensibile.<br />
“È il risultato della<br />
mia immaginazione e dei miei<br />
ricordi” si è quasi giustificata la<br />
regista. Ad ogni modo, su tutto<br />
il film aleggia la presenza dello<br />
scomparso marito: “Ho cercato<br />
di trasfondere in ogni immagine<br />
della pellicola l’energia e lo<br />
spirito del mio amore”. Sempre<br />
a Venezia è stato presentato fuori<br />
concorso Janis, il documentario<br />
di Amy Berg che racconta le<br />
tappe principali della vita della<br />
cantante Janis Joplin, dall’esibizione<br />
di Monterey Pop nel<br />
1967 a Woodstock nel 1969 fino<br />
al Festival Express nel 1970: ne<br />
parliamo nella prima parte di<br />
questo numero della rivista. La<br />
musica è molto presente anche<br />
nel film in concorso A Bigger<br />
Splash di Luca Guadagnino. Oltre<br />
ad avere probabilmente la più<br />
bella colonna sonora del Festival,<br />
il film racconta la storia di una<br />
celebre rockstar in crisi vocale,<br />
interpretata da Tilda Swinton,<br />
mentre il suo ex, Ralph Fiennes,<br />
è un discografico che ha prodotto<br />
i Rolling Stones. Ma la vera chicca<br />
del Festival di quest’anno è<br />
stata senz’altro la partecipazione<br />
di Vasco Rossi che ha calcato il<br />
tappeto rosso per Il decalogo<br />
di Vasco, il film di Fabio Masi,<br />
selezionato per la nuova sezione<br />
Incontri – Cinema nel giardino.<br />
Si è trattato di uno show in piena<br />
regola con il rocker di Zocca<br />
scatenato sul tappeto rosso. Il<br />
decalogo di Vasco si snoda<br />
in dieci capitoli ed è un surreale<br />
viaggio in auto di due amici e<br />
un cartonato (la sagoma di Vasco),<br />
posto nel sedile posteriore;<br />
come nella favola di Pinocchio,<br />
la sagoma prende vita e osserva<br />
il mondo fuori dal finestrino…<br />
Il ritratto di Vasco procede per<br />
circa un’ora attraverso visioni,<br />
fantasie, emozioni, immagini e<br />
contenuti inediti dalle “Lezioni/<br />
Laboratorio” di Bologna al ritiro<br />
fisico e spirituale nei luoghi “segreti”<br />
della Puglia, sulla spiaggia<br />
di Castellaneta.<br />
La stagione cinematografica che<br />
ci apprestiamo a vivere non si<br />
occuperà però solo di grandi<br />
nomi della musica rock. Praticamente<br />
in contemporanea<br />
arriveranno sullo schermo due<br />
film che raccontano due personaggi<br />
eccentrici, borderline,<br />
ingombranti, sublimi musicisti<br />
dalla vita maledetta (se non fosse<br />
vera, sembrerebbe scritta da uno<br />
sceneggiatore particolarmente<br />
ispirato): Miles Davis e Chat<br />
Baker. Don Cheadle, attore nero<br />
con un passato non proprio insignificante<br />
(Oscar per Rwanda,<br />
nonché la partecipazione a molti<br />
blockbuster, citiamo soltanto<br />
la serie Ocean’s e Avengers) è<br />
ricorso al fundraising per racimolare<br />
il denaro necessario per<br />
realizzare Miles Ahead in cui<br />
interpreta il protagonista. Dopo<br />
una lunga gestazione e a un anno<br />
di distanza dal primo ciak il film<br />
debutterà al 53° New York Film<br />
Festival a ottobre, nel corso della<br />
serata di chiusura. Il titolo è stato<br />
ispirato dall’omonimo album del<br />
1957 in cui Miles duettava per<br />
la prima volta con Gil Evans e<br />
la sua orchestra. Al centro del<br />
racconto non c’è l’intera vita del<br />
divino trombettista ma il suo<br />
A Bigger Splash: a Pantelleria, in un dammuso con vista superba, alloggiano<br />
Marianne (Swinton), rockstar afona, e Paul (Schoenaerts),<br />
direttore della fotografia.<br />
periodo più buio, gli anni del<br />
silenzio e della deriva, quando<br />
nella seconda metà degli anni ’70<br />
Miles Davis sparì letteralmente,<br />
entrando in una spirale autodistruttiva.<br />
“Miles era tante cose:<br />
un artista supremo e un tesoro<br />
nazionale ma anche un enigma<br />
per tutti coloro che lo circondavano,<br />
specialmente durante gli<br />
anni di silenzio” ha dichiarato<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 115
Il rapporto tra la settima arte e la musica ha profonde<br />
radici: il primo film sonoro è stato proprio<br />
un film dedicato al jazz, The jazz singer, di Alan<br />
Crosland, interpretato da Al Jolson.<br />
Il successo planetario di Amy, il docu-drama (di<br />
cui abbiamo parlato in questa rubrica nel numero<br />
499 – luglio 2015) , in pochi mesi ha già racimolato<br />
7.638.000 dollari negli USA e 835.000 euro nel<br />
nostro paese.<br />
Non solo divi: La Segretaria Dei Beatles narra la<br />
storia delle mitica band vista dagli occhi di Freda<br />
Kelly, cuore pulsante del fanclub internazionale…<br />
Cheadle in una recente intervista.<br />
Nel cast anche Ewan McGregor<br />
nei panni di un reporter della<br />
rivista Rolling Stone.<br />
Anche Ethan Hawke ha dovuto<br />
sudare le proverbiali sette camicie<br />
per raccogliere i fondi per<br />
girare e interpretare Born to be<br />
blue, film diretto dal canadese<br />
Robert Brudeau che racconta la<br />
tribolata vita di Chet Baker dagli<br />
anni Settanta in poi. Il film,<br />
presentato al Toronto Film Festival<br />
di quest’anno, inizia con<br />
Miles in prigione a Lucca. A farlo<br />
uscire dal carcere ci penserà un<br />
produttore hollywoodiano per<br />
proporgli di girare un film sulla<br />
sua vita. Sul set conosce la sua<br />
futura compagna Jane (Carmen<br />
Ejogo, già ammirata nei panni<br />
della moglie di Martin Luther<br />
King in Selma) che l’aiuterà nei<br />
difficili anni della disintossicazione.<br />
Quando alcuni spacciatori,<br />
cui doveva una grossa cifra, gli<br />
spaccano letteralmente la faccia,<br />
o meglio i denti, la sua carriera<br />
sembra finita. Invece, grazie<br />
anche all’aiuto di Jane, riesce a<br />
riprendersi, ad allenarsi reinventando<br />
il modo di suonare la<br />
tromba e a ottenere nuovi ingaggi<br />
(lo ricordiamo nel ’74 proprio a<br />
Umbria jazz). Da non perdere<br />
l’interpretazione di Ethan Hawke<br />
e la straordinaria colonna sonora<br />
suonata dal quarantenne pianista<br />
canadese David Braid. Ma lo<br />
sguardo del cinema e della TV<br />
sulla musica non si esaurisce di<br />
certo qui. Ci sono progetti ancora<br />
in fase embrionale, come il Sinatra<br />
di Martin Scorsese (con<br />
il suo attore feticcio Leonardo Di<br />
Caprio), che ha già l’approvazione<br />
della famiglia Sinatra (la figlia<br />
In Miles Ahead Don Cheadle interpreta Miles Davis.<br />
Tina sarà il produttore esecutivo)<br />
ma vedrà la luce solo dopo che<br />
il grande regista avrà finito di<br />
girare un film su un serial killer<br />
(indovinate interpretato da chi?<br />
Leonardo Di Caprio, avete indovinato)<br />
o il biobic su Freddie<br />
Mercury. In merito a quest’ultimo,<br />
sembra che lo script giaccia a<br />
Hollywood da sette anni; qualche<br />
tempo fa correva voce che Sacha<br />
Baron Cohen avesse accettato di<br />
dirigerlo e interpretarlo, notizia<br />
poi smentita da Brian May; altre<br />
voci davano interessati al progetto<br />
David Fincher e Stephen<br />
Frears ma per il momento è tutto<br />
fermo. La lista dei film, insomma,<br />
sembra infinita e va ingrossandosi<br />
ogni giorno di più. Sempre<br />
Martin Scorsese è impegnato<br />
addirittura in due progetti: un<br />
racconto video dei cinquant’anni<br />
di attività dei Grateful Dead, di<br />
cui sarà produttore esecutivo, e<br />
un biopic dedicato ai Ramones,<br />
che dovrebbe vedere la luce non<br />
prima del 2016. Gli fa compagnia<br />
Ron Howard con The Beatles<br />
Live Project, una raccolta di<br />
materiali video girati dai fan. A<br />
Toronto è stato presentato Love<br />
& Mercy, il film sulla delicata<br />
e controversa vicenda umana di<br />
Brian Wilson, il leader dei Beach<br />
Boys. A interpretare il suo ruolo<br />
sono stati chiamati due attori:<br />
Paul Dano per gli anni della giovinezza<br />
e John Cusack per quelli<br />
della maturità. Il ruolo di Eugene<br />
Landy, il medico manipolatore, è<br />
stato invece assegnato a Paul Giamatti.<br />
Saranno sviscerati tutti gli<br />
aspetti che ruotano intorno alla<br />
musica, anche il complesso e per<br />
certi versi inquietante rapporto<br />
che esiste tra una band e i suoi<br />
fan, come nel film No Manifesto,<br />
di Elizabeth Marcus, che<br />
getta uno sguardo sulla carriera<br />
dei Manic Street Preachers, realizzato<br />
in tredici anni di lavoro.<br />
In questo lunghissimo elenco<br />
non potevano certo mancare i<br />
Guns N’ Roses: Marc Canter, autore<br />
della biografia Recklwess<br />
Road: Guns N’ Roses and<br />
the Making of Appetite For<br />
Destruction, ha promesso un<br />
documentario ricco di rivelazioni<br />
sulla band heavy metal. Sempre a<br />
proposito di heavy metal, il bassista<br />
dei Metallica Robert Trujillo<br />
ha prodotto un documentario<br />
su Jaco Pastorius, il più grande<br />
chitarrista del basso elettrico che,<br />
dopo una serie di proiezioni in<br />
116 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
È l’evento musicale – cinematografico per eccellenza:<br />
The Wall (realizzato in 4K e Dolby Atmos),fresco<br />
di una tre giorni di proiezioni che si è tenuta il 29<br />
e 30 settembre e l’1 ottobre a cura di Nexo Digital,<br />
uno dei principali protagonisti del genere.<br />
Quali emozioni devono aver provato i fan degli<br />
Who lo scorso dicembre quando, dopo 35 anni<br />
dall’uscita, è tornato nelle sale Quadrophenia in<br />
versione restaurata e digitalizzata?<br />
Sempre lo scorso anno una certa rilevanza l’aveva<br />
suscitata David Bowie Is, il tour cinematografico<br />
nella mostra del Victoria & Albert Museum di Londra<br />
dedicata a David Bowie (ne abbiamo parlato<br />
su <strong>SUONO</strong>).<br />
sala, sarà visibile sulla piattaforma<br />
Netflix (da ottobre anche<br />
in Italia). Looking For Bon si<br />
intitolerà invece l’omaggio su<br />
pellicola dedicato all’ex cantante<br />
degli AC/DC Bon Scott,<br />
morto tragicamente nel 1980.<br />
Julien Temple, dopo The Great<br />
Rock And Roll Swindle e Joe<br />
Strummer. The Future<br />
Is Unwritten sembra averci<br />
preso gusto e ha girato The<br />
Ecstasy of Wilko Johnson,<br />
novanta minuti dedicati alla figura<br />
dell’ex chitarrista dei Dr.<br />
Ethan Hawke in Born to be blue è Chet Baker.<br />
Feelgood, malato di cancro e dato<br />
per spacciato già da un paio di<br />
anni. In questo lunghissimo<br />
elenco non possiamo non citare<br />
The Damned: Don’t You<br />
Wish That We Were Dead,<br />
un documentario dedicato alla<br />
leggendaria punk band inglese<br />
The Damned. Diretta da Wes<br />
Orshoski, che ha curato e prodotto<br />
anche il documentario dedicato<br />
al Lemmy dei Motorhead.<br />
Oltre al documentario su Jaco<br />
Pastorius la piattaforma Netflix<br />
renderà disponibile anche What<br />
Happened, Miss Simone?,<br />
un meraviglioso ritratto dell’eccentrica,<br />
scostante ma allo stesso<br />
tempo formidabile cantante Nina<br />
Simone, che tanto ha commosso<br />
il pubblico del Sundance 2015.<br />
Sull’altro progetto, Nina, interpretato<br />
da Zoe Saldana, è invece<br />
sceso un misterioso silenzio.<br />
Quincy Jones ha invece prodotto<br />
Keep on keepin’ on, storia di<br />
Clark Terry, grande trombettista,<br />
mentore di Miles Davis, morto<br />
all’inizio di quest’anno. La regista<br />
Dorsay Alavi, sempre con il sistema<br />
del fundraising, sta finendo di<br />
girare una biografia del sassofonista<br />
Wayne Shorter (interpretato<br />
da Bill Cosby), ex spalla di Miles<br />
Davis e fondatore dei Weather<br />
Report, intitolata Zero Gravity.<br />
Vedrà la luce anche Mavis!,<br />
il primo documentario dedicato<br />
alla leggenda della musica<br />
gospel/soul e dei diritti civili<br />
Mavis Staples. L’opera ripercorrerà<br />
sessant’anni di musica e di<br />
battaglie per i diritti civili attraverso<br />
le testimonianze di veri e<br />
propri mostri sacri della storia<br />
della musica come Bob Dylan,<br />
Bonnie Raitt e Jeff Tweedy dei<br />
Wilco. Anche il gangsta rap di Los<br />
Angeles ha attirato l’interesse di<br />
produttori e registi e se il progetto<br />
su Tupac Shakur, assassinato nel<br />
1997, non vedrà la luce, almeno<br />
per il momento – “le persone<br />
coinvolte non sono veramente<br />
rispettose delle eredità di Tupac”,<br />
ha dichiarato il regista John Singleton<br />
rinunciando al progetto – a<br />
breve (dopo il clamoroso esordio<br />
al box office americano) uscirà<br />
nelle nostre sale Straight Outta<br />
Compton, il film di F. Gary Gray<br />
su ascesa e declino dei Niggers<br />
With Attitude, storico collettivo<br />
gangsta rap in cui hanno militato<br />
tre dei padri del genere: Dr. Dre,<br />
Ice Cube e Eazy-E. Concludiamo<br />
questa carrellata con il progetto<br />
forse più ambizioso: America<br />
Epic, un documentario in tre<br />
parti accompagnato da un lungometraggio<br />
intitolato The American<br />
Epic Sessions, prodotto<br />
da Jack White, T. Bone Burnett e<br />
Robert Redford. Nelle intenzioni<br />
il documentario dovrebbe raccontare<br />
la nascita della musica<br />
moderna in America ed è quindi<br />
ambientato negli anni ’20, nei<br />
primi anni in cui i talent scout<br />
delle case discografiche giravano<br />
per il paese alla ricerca di nuovi<br />
suoni. Stiamo parlando dei primi<br />
vagiti del blues, del country, del<br />
gospel e via dicendo…<br />
Rocco Mancinelli<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 117
CUT ‘N’ MIX<br />
E CHISSENE FREGA<br />
Posso sopravvivere senza...Il tremila?<br />
Oltre 16.000 e-mail non lette testimoniano o l’una o l’altra: una<br />
grande pigrizia del destinatario o il ridondante uso dello strumento…<br />
Propendo per la seconda ipotesi, inclusi gli orrendi fenomeni<br />
di spam per i quali a volte su dieci e-mail se ne possono cestinare…<br />
dieci. Vanno bene poi le ripetute istanze di “Enlarge Your Penis” (in<br />
fondo, quale maschio non desidererebbe poter vantare un orgoglioso<br />
Walter? – definizione di Luciana Littizzetto) ma come porsi su “Come<br />
eliminare i tuoi peli”, in netto contrasto con il precedente e, onestamente,<br />
in posizione assai defilata nella personalissima classifica di<br />
“E chi se ne frega” che qui inauguriamo.<br />
2) Quasi una vittima sacrificale:<br />
apprendiamo che Albano<br />
Carrisi compare nell’ultimo disco<br />
di Alan, Viaggio in Italia.<br />
A parte l’inquietante quesito<br />
(ma chi c..zo è Alan?), ve l’immaginate<br />
un brano che “È un<br />
vero e proprio inno sulla fratellanza”<br />
e nel cui videoclip “Tra<br />
boschi, vigneti e uliveti Alan e<br />
Al Bano ci raccontano, in musica,<br />
il vero valore dell’amicizia”<br />
(le frasi in corsivo sono da<br />
comunicato stampa)? Quando<br />
la fantasia… ecc. ecc.<br />
1) Il primo posto spetta invece a<br />
un triplo “E chi se ne frega” destinato<br />
all’evento sapientemente<br />
cesellato nel comunicato stampa<br />
qui riportato per sommi capi: “La<br />
duchessa Samantha De Grenet si<br />
è sposata con abito disegnato su<br />
di lei da XXX… Quasi un matrimonio<br />
da Guinness dei primati:<br />
la De Grenet ha risposato dopo<br />
dieci anni lo stesso uomo, il manager<br />
Luca Barbato, con un abito<br />
della stessa stilista”. Chissenefrega<br />
che si sposa, che è una duchessa<br />
(ma dai?) e che si risposa; o no?<br />
3) O anche: ma che v’anno fucilato<br />
le recchie? Apprendo con esagerato<br />
stupore che a distanza di quasi<br />
vent’anni il record dei Los del Rio<br />
e della loro Macarena è stato infranto<br />
da Enrique Iglesias che con<br />
la sua Bailando è riuscito a entrare<br />
nella Top10 dei brani più programmati<br />
dalle radio Americane con una<br />
canzone in lingua spagnola.<br />
Ce n’è quanto basta...<br />
LIBRI<br />
Alberto Basso<br />
JOHANN SEBASTIAN BACH.<br />
MANUALE DI NAVIGAZIONE.<br />
Aragno Editore<br />
1.495 pp. – 95 euro<br />
Dieci anni fa ci sorprese l’uscita in libreria di una<br />
fondamentale ricerca mozartiana firmata da Rudolph<br />
Angermuller, a capo del Mozarteum di Salisburgo,<br />
dal titolo Mozart. 1485/86 bis 2003, 990 pagine divise in due tomi,<br />
che recava come sottotitolo “Date (e dati, ndr.) riguardanti la vita, le opere, e<br />
la storia della loro ricezione, dei Mozart”. Sì dell’intera famiglia una sorta di<br />
grande albero, secolare, con tanti rami, del quale il frutto più prelibato è<br />
stato senza dubbio Wolfgang, e che affondava le sue radici nella seconda<br />
metà del Quattrocento, quando per la prima volta compare un Mozart,<br />
notato nella grafia antica “Motzhart, Andris”, e siamo nel 1485/6. Da<br />
quella data, nei due preziosissimi tomi, si trova annotato ogni particolare<br />
riguardante vita e opere dei Mozart. E, man mano che ci si avvicina a<br />
noi, quasi di ogni giorno abbiamo notizia di fatti e persone della grande<br />
famiglia. Insomma tutto quello che avreste voluto sapere su Mozart e la<br />
sua famiglia e non è possibile trovare in nessun altro libro che questo.<br />
Da quel momento in avanti e fino al 2003 – il libro uscì l’anno seguente, alla<br />
vigilia del duecentocinquantesimo anniversario della nascita del “divino”<br />
Wolfgang, che cadeva nel 2006 portandosi dietro l’inevitabile carrozzone<br />
ben retribuito delle celebrazioni – nessun particolare riguardante i Mozart,<br />
soprattutto Wolfgang, risulta ora più sconosciuto agli studiosi.<br />
Potete perciò immaginare la nostra gioia quando poco tempo fa abbiamo<br />
letto di un’analoga impresa (in tre copiosi tomi) uscita in Italia (i volumi<br />
su Mozart, in tedesco, furono pubblicati da Hans Schneider-Tutzing)<br />
presso l’editore Aragno, a firma Alberto Basso: Johann Sebastian Bach.<br />
Manuale di navigazione.<br />
Alberto Basso è uno studioso di vaglia di Johann Sebastian Bach e già<br />
alla vigilia del 1985 – proclamato “Anno Europeo della Musica”, per la<br />
concomitante nascita, nel 1685, di Bach, Haendel e Domenico Scarlatti<br />
– terzo centenario della nascita del grande musicista, pubblicò presso<br />
l’editore Edt di Torino i due volumi intitolati Frau Musika. La vita e le<br />
opere di J.S.Bach (972 pagine). In quei due volumi va cercato il seme di<br />
questa sua recentissima fatica nella quale – come si legge nel risvolto di<br />
copertina – Alberto Basso, “sotto la forma di un dizionario atipico, riprende,<br />
aggiornandolo e integrandolo, l’incandescente materiale di composizioni,<br />
persone, luoghi, ambienti, situazioni, eventi e altro ancora che fanno del<br />
sommo musicista di Eisenach il supremo rappresentante dell’ars musica”.<br />
Diversamente dalla ricerca mozartiana di Angermuller prevale in Basso<br />
l’aspetto pratico. Lo sottolinea il sottotitolo, “manuale di navigazione”<br />
nell’universo bachiano, una sorta di bussola per non affondare mai e<br />
trovare sempre la giusta rotta per raggiungere ogni porto nel quale si<br />
vuole gettare l’ancora di una conoscenza più approfondita. A maggiore<br />
sottolineatura di tale intento pratico della sua ricerca bachiana, Basso<br />
l’articola secondo i gradi e le divisioni della “retorica” antica, che è l’arte<br />
della conoscenza. Una prima parte, che rappresenta l’exordium classico,<br />
presenta una cronologia sommaria della vita di Bach e della sua famiglia;<br />
la seconda, narratio, si articola su duemila voci circa, in forma di dizionario,<br />
o enciclopedia se si preferisce, ciascuna delle quali ragguaglia su singole<br />
118 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
composizioni o personalità dell’universo<br />
bachiano; la terza e ultima,<br />
egressus, non è che una miniera<br />
ricchissima di appendici, ben undici,<br />
consistenti in tabelle o elenchi,<br />
che terminano con l’indice dei<br />
nomi, compresi quelli relativi alla<br />
bibliografia, proprio come si trova<br />
anche nei due volumi di Angermuller,<br />
dove il nome del curatore,<br />
come autore di saggi, ricorre per<br />
pagine e pagine.<br />
Pietro Acquafredda<br />
Enrico Trentin<br />
STORIE TESE ILLUSTRATE 3:<br />
2003-2011<br />
Shockdom<br />
368 pp. – 15 euro<br />
Nel terzo volume<br />
della<br />
biografia illustrata<br />
di Elio<br />
e le Storie<br />
Tese realizzato<br />
dal fumettista<br />
Enrico<br />
Trentin<br />
vengono descritti<br />
quelli che l’autore definisce<br />
“gli anni dell’indipendenza<br />
discografica della band”, ovvero<br />
il periodo di enorme prolificità<br />
del gruppo che ha realizzato<br />
oltre 170 istant CD nell’arco di<br />
5 anni. Si tratta del periodo di<br />
definitiva consacrazione della<br />
band la cui storia viene narrata<br />
attraverso ogni tipo di documento:<br />
le schede delle canzoni<br />
edite e inedite, le scalette dei<br />
concerti, una video-discografia<br />
particolarmente ricca... Tutto<br />
quel che accade, insomma,<br />
dall’album Cicciput all’annuncio<br />
dell’inizio della lavorazione al futuro<br />
Album Biango con passaggi<br />
obbligati sulle reazioni alla presenza<br />
iconoclasta sanremese e<br />
la partecipazione a “Zelig Circus”<br />
e “Parla con Me”, che hanno contribuito<br />
al successo della band.<br />
Iltremila<br />
Se la musica è<br />
assolutamente<br />
trasversale<br />
Discutendo con il direttore dei<br />
contenuti di questo numero di<br />
<strong>SUONO</strong>, con particolare riferimento<br />
al servizio sulle nuove<br />
forme di consumo della musica,<br />
mi è tornata in mente una ricerca<br />
di mercato effettuata lo scorso<br />
anno da Coca Cola in occasione del<br />
lancio della campagna #dilloconunacanzone,<br />
che ha messo titoli e<br />
frasi di canzoni italiane e straniere<br />
sulle etichette delle bottiglie della<br />
nota bevanda.<br />
Perché “riesumare” un’inchiesta in<br />
parte già vecchia? In parte perché,<br />
nonostante un anno rappresenti<br />
un’era nel perenne divenire delle<br />
nuove forme di consumo musicale<br />
(è bastato poco per passare<br />
dal download allo streaming!), le<br />
considerazioni su quel report sono<br />
ancora valide; in parte perché le<br />
inchieste di questo tipo di solito<br />
abbracciano il mondo ma da quel<br />
mondo sembra essere “esentato”<br />
proprio il nostro Paese, sulle cui<br />
tendenze permane quasi sempre<br />
un alone di mancata definizione<br />
che rende difficile ogni<br />
valutazione…<br />
Ma che universo disegna l’indagine<br />
realizzata su di un campione<br />
di 600 intervistati tra i 13 e i<br />
35 anni? Per il 48,3% degli intervistati<br />
la musica è “svago”, segue<br />
chi la definisce “comunicazione”<br />
(23,3%), “cultura” (19,8%) e, fanalino<br />
di coda, “suono” (8,5%);<br />
i valori relazionali e ludici attribuiti<br />
alla musica prevalgono,<br />
quindi, su quelli funzionali. Per<br />
l’ampia maggioranza degli intervistati,<br />
infatti, l’esperienza musicale<br />
è un “fatto sociale”: ben il<br />
75% del campione parla sempre<br />
o spesso di musica con gli amici<br />
e lo fa più per empatia che per<br />
saccenza: per l’89% dei giovani<br />
parlare di musica è un modo per<br />
esprimere le proprie emozioni<br />
(affermazione largamente condivisa<br />
dalle ragazze, per il 93,8%),<br />
mentre per l’81% parlare di musica<br />
con altre persone è un modo<br />
per conoscerle meglio. Ben il 47%<br />
degli intervistati ascolta la musica<br />
senza far nient’altro. Sono<br />
più spesso le ragazze ad abbandonarsi<br />
all’“ascolto dedicato” rispetto<br />
ai maschi (49,9% vs. 44%).<br />
I giovanissimi sono, invece, più<br />
multitasking: solo il 36% dedica<br />
alla musica un ascolto esclusivo<br />
contro il 57,1% dei venticinque/<br />
ventinovenni e il 53,7% dei trenta/<br />
trentacinquenni.<br />
Il mezzo più utilizzato per ascoltare<br />
la musica, infine, è YouTube<br />
(75,5%), seguito a stretto giro dalla<br />
radio (72,7%, con un ascolto che si<br />
assesta all’82,3% da parte dei trenta/trentacinquenni<br />
e al 59% dei<br />
HYDE PARK<br />
CORNER<br />
tredici/diciannovenni) e dai file<br />
archiviati sul computer (71,5%).<br />
Più distaccati i CD (52,7%, utilizzati<br />
soprattutto dalle ragazze e dai<br />
trenta/trentacinquenni) e i “servizi<br />
dedicati” come Deezer e Spotify<br />
(44,3%), il cui uso si è sviluppato<br />
solo ultimamente…<br />
L’indagine, insomma, delinea un<br />
universo assai differente da quello<br />
di anche solo dieci anni fa ma indubbiamente<br />
ribadisce l’importanza<br />
dell’ascolto musicale all’interno<br />
del percorso sociale delle persone,<br />
in particolare dei giovani. Un buon<br />
punto dal quale ripartire?<br />
Iltremila<br />
<strong>SUONO</strong> novembre 2015 119
CUT ‘N’ MIX<br />
PILLOLE DA 3000 MCG di Iltremila<br />
Da un altro punto di vista<br />
Su Spotify ha debuttato Artune,<br />
“la prima audioguida emozionale al<br />
mondo” che sceglie un capolavoro<br />
dell’arte e coinvolge grandi artisti,<br />
ognuno dei quali realizza una playlist<br />
di cinque brani ispirandosi alla<br />
visione del quadro, con un breve<br />
commento in voce che ne accompagni<br />
l’ascolto e la integri. Fiorella<br />
Mannoia, Gianni Morandi, Niccolò Fabi, Caparezza, Frankie hi-nrg mc,<br />
Giuliano Sangiorgi, Francesco Renga, Elio, Franz di Cioccio e la Banda<br />
Osiris hanno così creato la loro personale playlist ispirata alla visione del<br />
quadro L’Ortolano di Arcimboldo.<br />
Vendemmia in musica<br />
Martedì 13 ottobre, alle ore 21.00, presso il casone nella tenuta Mazzolada<br />
(Portogruaro - VE), va in scena una particolare vendemmia: la raccolta<br />
delle uve viene abbinata a una serie di brani musicali, cinque etichette<br />
per cinque diverse musiche. Sarà possibile assaggiare il mosto nuovo in<br />
un tripudio musicale tra note dello spartito e l’armonia che si effonde<br />
dal bicchiere.<br />
info@mazzolada.it<br />
La musica… è in video!<br />
“La musica che passa attraverso le immagini è sicuramente il futuro perché<br />
punta a offrire la visibilità sui social network e su YouTube, che si sta profilando<br />
sempre più come il presente e il futuro della circuitazione della musica”.<br />
Così il Direttore artistico del “Biella Festival Autori e Cantautori”, Giorgio<br />
Pezzana: il 24 ottobre, al Teatro Sociale Villani di Biella, sono attesi i dodici<br />
finalisti della manifestazione che giunge quest’anno alla sua diciassettesima<br />
edizione. Al vincitore andrà la realizzazione del videoclip del suo<br />
brano e la relativa promozione stampa.<br />
Festival di frontiera<br />
Apre con un concerto degli Oregon<br />
(25 ottobre – Teatro Due, ore<br />
18.00) la Ventesima edizione del<br />
ParmaJazz Frontiere Festival. Fra gli<br />
artisti in programma Mark Turner<br />
con il suo quartetto (4 novembre)<br />
e Django Bates (11 novembre).<br />
www.parmafrontiere.it<br />
Tra sacro e “profano”<br />
Diciottesima edizione per il Padova<br />
Jazz Festival (dal 9 al 15 novembre)<br />
con un programma che ospita big<br />
della più consolidata tradizione<br />
jazzistica (come Kurt Elling) ma<br />
che punta anche sull’originalità,<br />
con artisti che vanno dai Bad Plus<br />
al Groove Lab di Ameen Saleem. Il<br />
Teatro Verdi ospiterà le tre serate<br />
finali del festival ma molti spunti<br />
Non c’entra niente ma…<br />
Se non ne avete mai assaggiato<br />
uno… non siete mai stati bambini!<br />
L’Azienda Biscotti P. Gentilini festeggia<br />
i suoi 125 anni di vita. Tutto<br />
cominciò in un piccolo laboratorio<br />
artigianale dove Pietro Gentilini<br />
creò gli Osvego, i Novellini, le Margherite,<br />
i Brasil, i Vittorio…<br />
Ora le vicende della famiglia che<br />
è entrata nella case degli italiani<br />
vengono raccontate in un libro...<br />
sonori verranno anche dall’Hotel<br />
Plaza, che per tutta la settimana<br />
del festival si trasformerà in un jazz<br />
club (due concerti quotidiani, uno<br />
nel tardo pomeriggio e uno serale)<br />
dove transiteranno artisti legati<br />
soprattutto alla scena mainstream.<br />
www.padovajazz.com<br />
Questo invece c’entra<br />
A Ravenna, fino al 18 dicembre,<br />
torna “I venerdì in Jazz”, la rassegna<br />
musicale del Mariani, all’Osteria<br />
Passatelli di Ravenna. Le serate<br />
inizieranno con l’aperitivo in jazz<br />
proposto dai presidi Slow Food<br />
del territorio, proseguiranno con<br />
la cena al Passatelli con piatti della<br />
tradizione (menù alla carta) per<br />
scaldarsi, nel dopocena, con la<br />
grande musica jazz.<br />
Questo così così...<br />
Cremona è di nuovo pronta, dal 21<br />
al 29 novembre, ad accogliere tonnellate<br />
di torroni di tutti i tipi, forme<br />
e sapori, provenienti da tutte le parti<br />
d’Italia, per uno degli eventi gastronomici<br />
più attesi e amati dell’intero<br />
territorio italiano. Sgranocchiare si,<br />
ma non solo: ci sarà infatti anche<br />
spazio per concerti e spettacoli musicali con la Brianza Parade Band, un<br />
collettivo di quasi quaranta elementi che, armati di trombe, tamburi, flauti e<br />
altri strumenti, attraverserà le vie di Cremona suonando un repertorio di brani<br />
presi in prestito dal rock moderno e dal pop internazionale.<br />
Apoteosi tango<br />
Dal 25 dicembre al 3 gennaio 2016 si<br />
terrà all’Aldobaraldo, storico tempio<br />
della danza, la quattordicesima edizione<br />
di Torino Anima Tango: musica<br />
live, aperitivi e tanta sensualità!<br />
120 <strong>SUONO</strong> novembre 2015
Clavimania<br />
Uno strumento unico<br />
(uno dei pochi claviorgani al mondo)<br />
Un ensemble unico<br />
(Massimiliano Muzzi of Strichen &<br />
Orchestra da camera del Maggio Musicale Fiorentino)<br />
Un programma unico<br />
(per la prima volta i brani per claviorgano eseguiti con un claviorgano e registrati)<br />
Un’occasione unica<br />
(Villa Rondinelli a Fiesole)<br />
Una registrazione allo stato dell’arte<br />
(realizzato in DXD con la supervisione di <strong>SUONO</strong>)<br />
<strong>SUONO</strong>records<br />
Per info: http://www.suono.it/E-Shop/<strong>SUONO</strong>records/Claviorganum-n-SR012
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La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990/n. 250.<br />
Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di novembre 2015.<br />
INDICE INSERZIONISTI<br />
Aldinet 31 Il Centro Della Musica 93<br />
Audio Graffiti 113 Mpi - McIntosh 21<br />
Audiogamma - Pro-Ject 37 Mpi - Thorens 45<br />
Audiogamma - Musical Fidelity 47<br />
Mpi - Monitor Audio 85<br />
Audiogamma - CH Precision 67<br />
Mpi - Sonus Faber<br />
IV Cop.<br />
Audiogamma - Esoteric II Cop., 3<br />
Soundissimo 5<br />
Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 76, 121<br />
Tecnofuturo 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 53<br />
Gammalta Group - Pmc 99<br />
Gammalta Group 6, 7 Troniteck Distribuzione 109<br />
High Fidelity Italia - Roksan 83 Vizeum - Technics 49<br />
High Fidelity Italia - Accuphase<br />
III Cop. Yamaha Music Europe Gmbh - Branch Italy 41