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SUONO n° 501

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Sommario<br />

N. XXX<br />

EDITORIALE di Paolo Corciulo ............................................................. 5<br />

ANTENNA ............................................................................... 6<br />

INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

IDENTIKIT DEL CONSUMO MUSICALE La rivoluzione non dorme mai di Francesco Bonerba .....16<br />

QUESTO È QUELLO CHE SONO Mario Biondi di Daniele Camerlengo .......................... 22<br />

N. <strong>501</strong><br />

NOVEMBRE 2015<br />

IL MIO VIAGGIO NELLA MUSICA Dario Chiazzolino di Stefano Dentice ........................ 26<br />

RICCARDO CHAILLY 30 ANNI DOPO La Scala dei desideri di Pietro Acquafredda ...............28<br />

JANIS: IL DOCUMENTARIO A little girl in Blues di Francesco Bonerba ......................... 32<br />

IL “PENDOLO” DI ZIBBA Zibba di Daniele Camerlengo ...................................... 34<br />

SUONAMI LA MIA CANZONE Francesco Gazzarra di Guido Bellachioma .......................38<br />

VENT’ANNI DI SUCCESSI LEAK Come eravamo una volta di Pier Paolo Ferrari ................. 42<br />

EUPHONIA: CHE COS’È LA FISARMONICA Bentornata Fisarmonica di Paolo Perilli ............50<br />

SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO Synthesis Roma 79DC a cura della redazione ................ 54<br />

GIRADISCHI Teac TN-300 di Carlo D’Ottavi ..............................................58<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO Audia Flight Three S a cura della redazione .................. 62<br />

SUBWOOFER PMC Twenty Sub a cura della redazione .....................................68<br />

CUFFIA Sonus Faber Pryma a cura della redazione ......................................... 72<br />

DOSSIER ................................................................................77<br />

DIFFUSORI B&W serie 800 a cura della redazione ......................................... 78<br />

DIFFUSORI Dali Opticon 1 a cura della redazione ..........................................86<br />

DIFFUSORI Technics SB-C700 a cura della redazione ......................................94<br />

SOTTO LA COVER, LE STORIE di Francesco Bonerba ......................................100<br />

OLTRE IL ROCK a cura di Guido Bellachioma ............................................... 102<br />

ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo ....................................... 106<br />

SECONDO NOI LA CLASSICA a cura di Pietro Acquafredda .................................110<br />

CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE ........................114<br />

4 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


N. XXX<br />

Editoriale<br />

di Paolo Corciulo<br />

Chi si ferma<br />

LA<br />

È perduto!<br />

Nel momento in cui la riproduzione musicale<br />

ha “abbracciato” l’informatica, la dimensione<br />

digitale ha dato il via a un processo<br />

di evoluzione caratterizzato dalla velocità<br />

rapidissima tipica di quest’ultima.<br />

Solo pochi mesi fa disquisivamo sul mutamento<br />

dell’offerta digitale dalla dimensione<br />

del download a quella dello streaming,<br />

ipotizzando quest’ultimo come la<br />

soluzione elettiva per la fruizione della<br />

musica incorporea che, con indovinato neologismo,<br />

<strong>SUONO</strong> ha “battezzato” come<br />

musica liquida.<br />

Oggi quello stesso streaming da eccitante<br />

opportunità sembra essere scivolato al<br />

rango di esperienza insoddisfacente (almeno<br />

in misura parziale se più del’80% dei<br />

consumatori americani lo considera poco<br />

o del tutto tale!). Al tempo stesso quest’esperienza<br />

potrebbe diventare, almeno per<br />

gli amanti della qualità di riproduzione),<br />

un’esperienza unica, mai realizzata prima<br />

e culturalmente rivoluzionaria: poter usufruire<br />

della stessa qualità disponibile nello<br />

studio di registrazione equivale ad affermare<br />

che, infine, tra originale e copia non<br />

c’è distinzione! Ma queste cose le sapete:<br />

le ripetiamo ormai da anni...<br />

Quel che non sapete, forse, o percepite solo<br />

in forma di disagio, è il ritardo accumulato<br />

dalla filiera di produzione e distribuzione<br />

dell’Hi-Fi di fronte alla realtà che cambia.<br />

Anche di questo abbiamo parlato ma come<br />

spesso accade finché non si innescano le<br />

conseguenze concrete di un ragionamento<br />

quel ragionamento rimane solo un’astrazione<br />

(un’idea è soltanto un’idea... cantava<br />

Giorgio Gaber).<br />

Sabato 3 ottobre è stato l’ultimo giorno di<br />

apertura di uno storico negozio di Roma<br />

(trent’anni nella stessa sede), una piazza che<br />

già non eccede per offerta Hi-Fi. Nell’augurare<br />

ai titolari di mantenere inalterata quella<br />

passione che gli ho letto negli occhi, non<br />

posso non chiedermi se, oggi, non occorra<br />

anche altro, non occorra cambiare, dopo<br />

non aver cambiato troppo a lungo.<br />

AMPHION<br />

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<strong>SUONO</strong> luglio 2015 5<br />

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ANTENNA<br />

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WOM: che botta!<br />

Nasce World of McIntosh, il nuovo “ombrello” del polo di lusso precedentemente conosciuto con<br />

il nome di Fine Sound e sotto il quale sono raggruppati McIntosh, Audio Research, Sonus Faber e<br />

Wadia (e forse non è finita… ). Un grande ed esclusivo evento ne ha celebrato la nascita a New York<br />

in concomitanza dell’inaugurazione della Town house del gruppo, un esclusivo palazzetto a Soho<br />

(ve lo descriveremo nel prossimo numero di <strong>SUONO</strong>) dove vivere un’esclusiva esperienza dedicata<br />

all’eccellenza sonora, tra vip e performance di eccellenza, dallo showcase di Joshua Bell alla personale<br />

di Keith Hearing alla collezione di Lio Malca…<br />

Nel frattempo le aziende del gruppo non stanno a guardare e Audio Research e Sonus Faber, in<br />

occasione del parigino Festival SON & IMAGE 2015, hanno presentato le ultime novità: il pre<br />

Reference 6 per la casa americana e la nuova coppia di diffusori Il Cremonese per quella vicentina.<br />

A partire dal primo prodotto in assoluto (l’SP-1, 1970) per proseguire con l’SP-3 (1973) fino alla<br />

nascita della serie Reference nel 1995, il preamplificatore rappresenta non solo una cifra stilistica<br />

importantissima della Audio Research ma anche uno dei settori in cui l’azienda americana ha scritto<br />

le pagine più belle. Alla lista dei riferimenti si aggiunge ora il Reference 6 che sostituisce il Reference<br />

5 e che, assieme al Reference 10 in due telai, rappresenta la massima espressione nel catalogo della<br />

casa. “Tutto è cambiato rispetto al Ref.5. No, anzi: i piedini sono gli stessi!” scherza Mike Tsecouras,<br />

nuovo CEO del gruppo che in anteprima assoluta ha presentato a noi di <strong>SUONO</strong> l’apparecchio,<br />

invitandoci ad ascoltarlo in fabbrica (anche questo reportage nel prossimo numero di <strong>SUONO</strong>… ).<br />

Joshua Bell nel suo mini-concerto.<br />

DJ Fhresh durante la sua esibizione<br />

Nel segno della continuità, invece, i nuovi diffusori Il Cremonese della Sonus Faber, ulteriore omaggio ad Antonio Stradivari nell’anno del trecentesimo<br />

anniversario dalla realizzazione del violino, conosciuto fino al ’700 come Joachim (dal nome del violinista proprietario dello strumento) e che venne ribattezzato<br />

“il Cremonese” nel 1961, quando divenne di proprietà della città di Cremona. Da un punto di vista tecnico, invece, il diffusore trae spunto, sia per<br />

fattore di forma che per soluzioni adottate, dai Lilium, pur facendo tesoro della ricaduta tecnologica degli ultimi top di gamma, a partire da “the Sonus Faber”.<br />

Vengono infatti utilizzati: il sistema Stealth Reflex System con due condotti d’uscita in posizione ortogonale, uno posteriore per il midwoofer e l’altro sotto<br />

la base, a pavimento, per i woofer e gli infrawoofer; il sistema Z.V.T. (Zero Vibration Transmission) per disaccoppiare il diffusore dal pavimento, qui implementato<br />

all’interno delle punte alla base del diffusore; le due lastre in Avional denominate “Dampshell” poste sulla testa e sulla base del diffusore; il sistema<br />

“Staggered Low Frequencies Emission Technology” che, per la prima volta dopo l’esperienza maturata con “the Sonus Faber”, ottimizza il funzionamento<br />

degli infrawoofers integrati nel cabinet. Entrambi i prodotti saranno disponibili sul mercato italiano a partire da novembre.<br />

Paolo Corciulo<br />

Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />

www.pmc-speakers.com<br />

vieni ad ascoltarle<br />

a Cassano d’Adda da:<br />

Visconti Alta Fedeltà<br />

Se amate la musica,<br />

noi, possiamo fare molto per Voi.<br />

Piazzale Gobetti<br />

20062 Cassano d’Adda (MI)<br />

Tel: +39 0363 361120<br />

info@viscontialtafedelta.it<br />

6 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


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PREAMPLIFICATORE AUDIO RESEARCH<br />

REFERENCE 6<br />

Tutto, veramente tutto è cambiato nel Ref. 6 rispetto al Ref. 5: persino il percorso del cablaggio, il potenziometro del<br />

volume e il selettore degli ingressi, ora straordinariamente dolce nel suo funzionamento, entrambi sviluppati internamente<br />

dalla casa americana, così come la logica di controllo e di visualizzazione delle informazioni sul display (“Abbiamo<br />

dedicato un’infinità di tempo nel cercare di rendere più ergonomiche tutte le operazioni e la loro visualizzazione” ha affermato<br />

Tsecouras). È cambiato persino il design delle maniglie, ora così ergonomico da far sembrare quelle precedenti frutto<br />

della preistoria. Il pre linea utilizza inoltre sei valvole 6H30 nello stadio audio più una 6H30 e una 6550WE per la regolazione<br />

dell’alimentazione. Il design, infine, è il frutto di una mediazione tra la linea Galileo e i modelli più tradizionali.<br />

Dimensioni: 48 x 19,8 x 41,9 cm (lxaxp)<br />

Peso: 16,6 kg<br />

Distributore: Audio Natali<br />

Viale Alessandro Volta, 14<br />

51016 Montecatini Terme (PT)<br />

Tel. 0572-772595 - Fax 0572-913216<br />

www.audionatali.com<br />

Tecnologia: a valvole Ingressi: 4 XLR. 4 RCA Uscite: 2 variabili RCA e XLR, 1 record out Risp. in freq. (Hz): 0.5 - 200-000 +0-3 dB THD (%): 0.01<br />

Sens./imp. line (mV/kOhm): 20/120 bil - 10/60 sbil Livello uscita max (V): 26)-6H30P Impedenza uscita (Ohm): 200 Note: 6 x 6H30P.<br />

Diffusori Sonus Faber Il Cremonese<br />

Il nuovo diffusore è un 3.5 vie con cabinet a cinque lati realizzato in legno di noce laccato, vetro<br />

temperato, pelle e alluminio satinato nero come nel caso di Lilium e Aida. Gli altoparlanti sono stati<br />

sviluppati espressamente per la casa vicentina: il tweeter Arrow Point DAD (Damped Apex Dome), il<br />

midrange M18 XTR-04, i woofer W18XTR-12 e i nuovi infra-woofer W22XTR-16. Il filtro “Paracross<br />

Prezzo: € 38.125<br />

Dimensioni: 39,8 x 145 x 62 cm (lxaxp)<br />

Peso: 84 kg<br />

Distributore: MPI<br />

Via De Amicis, 10/12<br />

20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />

www.mpielectronic.com<br />

topology” fa largo uso di condensatori in olio Mundorf<br />

“Evo” e induttori Jantzen argento / oro / olio.<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3,5 Potenza<br />

(W): 100 - 800 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover (Hz):<br />

80 - 250 - 2500 Risp. in freq (Hz): 25 - 35.000 Sensibilità (dB): 92<br />

Altoparlanti: tweeter 28 mm, midrange 180 mm, woofer 2 x 180<br />

mm, subwoofer 220 mm.<br />

La struttura interna del nuovo diffusore Il Cremonese.<br />

I due woofer W18XTR-12 posti<br />

su una delle pareti laterali.<br />

Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />

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vieni ad ascoltarle a Chieti da:<br />

Un grande successo che va in scena<br />

da oltre quaranta anni<br />

Viale Benedetto Croce, 437<br />

66100 - Chieti Scalo (CH) - Italia<br />

Tel: +39 0871 562 198<br />

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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 7


ANTENNA<br />

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Con il DTS Play-Fi<br />

Gli smartphone sono oltre un miliardo ed entro il 2016 ne saranno attivati<br />

altri seicento milioni. L’utilizzo più diffuso che se ne fa ci riguarda da vicino:<br />

è lo streaming di file musicali. Questo ha generato una richiesta di librerie<br />

musicali digitali sempre più performanti e di un ascolto di qualità che<br />

sempre più si avvicini al livello del supporto originale. Il dispositivo mobile<br />

è simbolo di un prodotto facile da gestire e il più piccolo possibile; ecco il<br />

perché del rilancio dell’ascolto in cuffia come scelta prioritaria, sebbene<br />

non vada trascurata la possibilità di abbinare questi dispositivi a un sistema domestico Hi-Fi, possibilmente senza introdurre troppe complicazioni<br />

nei collegamenti, specie se questi vanno effettuati di volta in volta. La modalità elettiva per ottemperare a queste esigenze è quella di una connesione<br />

wireless: da un lato lo smartphone, dall’altro un diffusore amplificato con ingressi digitali e DAC interno.<br />

Paradigm, produttore nordamericano di diffusori sia per ascolti stereo che per sistemi mulitcanali AV, ha deciso di confrontarsi su questo terreno<br />

con la linea Premium Wireless Series, che si affida al DTS Play Fi, lo standard Wi-Fi ad alta risoluzione (formati non compressi 24 bit / 192 kHz e<br />

WAV, formati compressi senza perdite FLAC e ALAC 2 e quelli con perdite tipo MP3 e AAC) sviluppato da DTS ma compatibile anche con AirPlay.<br />

I componenti di questo ecosistema sono PW Link (ancora in fase di sviluppo) e PW Amp, rispettivamente un preamplificatore e un amplificatore<br />

integrato wireless, mentre PW 600 e il PW800 stereo sono sistemi wireless completi con diffusori attivi (entrambi con uscita per subwoofer).<br />

Tramite l’uso di un microfono, che trasmette i dati al ricevitore in<br />

modalità wireless, è possibile adattare la risposta dei diffusori in<br />

base alle caratteristiche acustiche ambientali, sfruttando la tecnologia<br />

proprietaria Anthem Room Correction (ARC).<br />

Carlo D’Ottavi<br />

PREMIUM WIRELESS SERIES<br />

Amplificatore integrato Paradigm PW AMP<br />

Dimensioni: 14,60 x 7,90 x 21,90 cm (lxaxp)<br />

Peso: 1,40 kg<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />

2 x 100 W su 4 Ohm in classe D Atnem Wireless<br />

in classe D Risp. in freq. (Hz): 20-20.000 +/- 1 dB<br />

Ingressi analogici: 1 RCA Ingressi digitali: 1 totali<br />

- Ethernet Note: connettività wireless 2.4 GHz e 5.0<br />

GHz; 802.11 g/n. Ingresso USB per aggiornamenti<br />

firmware. Sistema Anthem Room Correction ARC<br />

con incluso microfono di calibrazione. Finitura nera.<br />

Distributore: XFaudio<br />

Via Tiso da Camposampiero, 28 - 35123 Padova (PD)<br />

Tel. 049 8766571 - Fax 049 2106892<br />

www.xfaudio.it<br />

Diffusori Paradigm<br />

Premium Wireless PW 600<br />

Dimensioni: 16,5 x 25,4 x 14 cm (lxaxp)<br />

Peso: 3,4 kg<br />

Tipo: da supporto N. vie: 2 Potenza (W): 200 RMS<br />

amplificazione interna digitale Anthem Frequenze<br />

di crossover (Hz): 3.500 Risp. in freq (Hz): 45 -<br />

20.000 +/- 2 dB Sensibilità (dB): 91 Altoparlanti:<br />

disegno stereo ibrido a doppio tweeter a cupola 25<br />

mm raffreddato a ferrofluido e singolo midrange<br />

13 cm Rifinitura: bianca o nera Note: può essere<br />

connesso a un altro modello uguale per creare<br />

un sistema stereo classico. Ricezione wireless per<br />

segnali fino a 24 bit / 192 kHz. Anthem Room<br />

Correction. Uscita linea per subwoofer.<br />

Diffusori Paradigm Premium Wireless PW 800<br />

Dimensioni: 50,8 x 17,8 x 14 cm (lxaxp)<br />

Peso: 6.3 kg<br />

Tipo: vedi note N. vie: 2 Potenza (W): amplificato<br />

digitale 230 W Frequenze di crossover<br />

(Hz): 3.500 Risp. in freq (Hz): 45 - 20.000 +/- 2<br />

dB Sensibilità (dB): 91 Altoparlanti: 2 MdWf<br />

13 cm, 2 Tw a cupola 25 mm raffreddati a<br />

ferrofluido Rifinitura: bianca o nera Note:<br />

sistema stereo wireless, supporta segnale fino<br />

a 24/192. Ingressi Ethernet, linea RCA e USB<br />

per aggiornamento firmware. Uscita linea per<br />

subwoofer.<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

3D AUDIO<br />

Via Rodolfo Falvo, 12/14<br />

80127 Napoli<br />

T. 081 7808977 / 081 7809879<br />

www.3daudio.it<br />

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8 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


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Convertitore Wadia Digital di322<br />

Dimensioni: 45,4 x 8,6 x 50,8 cm (lxaxp)<br />

Peso: 11,4 kg<br />

Distributore: High Fidelity Italia S.r.l.<br />

Via Collodi - 20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02-93611024 - Fax 02-93647770<br />

www.h-fidelity.com<br />

Frequenza di campionamento (kHz):<br />

PCM fino a 32/384, DSD fino a 3846 Risp.<br />

in freq. (Hz): 4 - 20,000 THD (%): 0.002 Ingressi<br />

digitali: 2 Optical Toslink, 2 S/PDIF<br />

coassiale, 1 USB “B” Uscite analogiche:<br />

RCA e XLR S/N (dB): 110 Note: Volume<br />

regolabile 0 - 4 Vrms, uscita cuffia con<br />

impedenza da 20 a 600 Ohm.<br />

ORA ANCHE CON IL DSD<br />

Il tempo corre veloce in Hi-Fi e i il rischio di obsolescenza (o la necessità<br />

di evoluzione) dei prodotti è sempre più forte. Uno dei tanti possibili<br />

case study coinvolge Wadia che, a poco più di un anno dal suo lancio,<br />

sostituirà il decoder 321 con il 322. Stessa la fascia di prezzo mentre le<br />

differenze tra le due macchine consistono nella raggiunta compatibilità<br />

con il formato DXD e nella presenza dell’uscita cuffia.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Technics: il ritorno del giradischi<br />

In concomitanza con il cinquantesimo anniversario del marchio (ma anche<br />

a fronte di una petizione che ha visto il popolo del web unito nel richiederne<br />

a gran voce il ritorno) Technics torna a produrre un giradischi! Non si tratta<br />

del ritorno del mitico SL-1200 (dieci versioni dal 1972 al 2007) come molti<br />

anelavano ma di un giradischi tutto nuovo, ovviamente a trazione diretta:<br />

non a caso il primo giradischi a trazione diretta ad essere commercializzato<br />

al mondo, modello SP-10, era proprio della casa giapponese!<br />

Per ottenere nuove prestazioni in termini di controllo delle vibrazioni generate<br />

dal motore e della regolazione della velocità di rotazione è stato sviluppato un nuovo motore completamente ridisegnato che prevede<br />

uno statore coreless che minimizza la variazione di velocità dovuta all’iterazione tra l’angolo di rotazione e l’attrazione magnetica<br />

tra i due magneti di rotore e statore; i due rotori gemelli utilizzati riducono il<br />

carico del cuscinetto e minimizzano le fluttuazioni di rotazione, pur mantenendo<br />

una coppia elevata. Un sistema di controllo, poi, si incarica<br />

di selezionare il tipo di funzionamento nel momento dello spunto<br />

iniziale (coppia elevata) o nelle condizioni operative quando occorre<br />

la massima stabilità della velocità di rotazione. Viene inoltre<br />

utilizzato un olio ad alta precisione per impregnare i cuscinetti.<br />

Il prototipo del nuovo giradischi è stato esposto in occasione<br />

dell’IFA di Berlino 2015 mentre il lancio sul mercato è previsto<br />

nei primi mesi del 2016.<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

DP TRADE<br />

Corso S. Maurizio, 79<br />

10124 Torino<br />

T. 011 <strong>501</strong>039<br />

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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 9


ANTENNA<br />

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La famiglia Exakt si allarga<br />

Con la Serie 5 Linn allarga il numero dei sistemi Exakt, la soluzione proprietaria della casa in fatto<br />

di diffusori attivi con Space Optimisation+ per la correzione acustica in ambiente. Due le nuove<br />

soluzioni: il Sistema Linn 520 e il Sistema Linn 530. Il 530 utilizza amplificatori con potenza di<br />

300 W e un sistema di bassi Isobarik, il tutto in un cabinet di soli 30 litri; il 520 dispone della<br />

stessa amplificazione di potenza Chakra e in un cabinet da 20 litri. Entrambi i sistemi utilizzano<br />

pannelli superiori in vetro molato in tre diverse finiture selezionabili (grigio, bianco o nero).<br />

Il nuovo rivestimento in tessuto Linn Fabrik consente di personalizzare il sistema audio con un look moderno ed elegante: le tre nuove cover sono<br />

state selezionate grazie alle loro proprietà acustiche ed estetiche e sono disponibili in otto diversi colori. Sono frutto di un processo di produzione<br />

completamente nuovo, che garantisce un fissaggio saldo delle cover sulle casse e ne previene le vibrazioni. Una volta installate le cover sui diffusori,<br />

grazie alle impostazioni precaricate per tutte le Linn Fabrik è possibile eliminare l’effetto del loro assorbimento basato sulle frequenze, oltre alla<br />

resistenza acustica che aggiungono agli altoparlanti. Linn, inoltre, ha stretto accordi di partnership con due famosi produttori di tessuti iconici,<br />

Timorous Beasties e Harris Tweed Hebrides, per creare nuove collezioni di cover per i suoi diffusori, che saranno disponibili dai primi mesi del 2016.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Per info: www.linn.co.uk/music-systems/series-5<br />

NEL MONDO DI GRADO<br />

Nel cospicuo panorama di cuffie Grado la serie Prestige, a<br />

dispetto del suo nome, rappresenta la serie forse più popolare<br />

con prezzi che vanno dai 134 euro della più economica<br />

SR60e ai 462 euro del modello di punta SR325e (nella foto).<br />

La serie, dunque, comprende una fascia di prezzo piuttosto<br />

ampia ma ancora abbordabile per molti e che permette di<br />

entrare in possesso di cuffie già ricche di molti contenuti tecnologici, ben suonanti e ben costruite, secondo<br />

una tradizione tipica proprio del costruttore di Brooklyn. La serie Prestige è ora giunta alla sua terza<br />

versione con cinque modelli in catalogo che hanno subìto una radicale rivisitazione e un aggiornamento<br />

tecnico un po’ in tutti i loro aspetti. Mantenendo il concetto di cuffie aperte posteriormente, soluzione<br />

ritenuta musicalmente superiore, le principali innovazioni riguardano le membrane degli altoparlanti, con<br />

l’impiego di materiali che dovrebbero meglio smorzare le distorsioni introdotte dalle risonanze generate<br />

nei transienti dal corpo del padiglione auricolare in plastica. Un diverso polimero delle membrane è stato<br />

adottato su tutti i modelli della serie a partire dal modello base SR60e. L’SR80e si distingue dal modello<br />

inferiore per l’adozione di un cavo in rame OFC a quattro, invece di due, conduttori, con spinotto placcato<br />

oro. Conduttori che diventano otto nei modelli superiori, SR125e, SR225e e SR3325e con le bobine dei driver<br />

in filo di rame ad alta purezza, a cristalli allungati e orientati, UHPLC. I due modelli superiori aggiungono<br />

connettori rodiati al posto della placcatura in oro, corpo dei padiglioni in alluminio verniciato a polvere e<br />

cuscinetti in spugna ad anello con archetto rivestito in vera pelle per un miglior comfort e aspetto estetico.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Distributore: Audioclub - www.audioclub.it<br />

Analisi degli spazi<br />

Sonos lancia Trueplay, il nuovo software<br />

dedicato alla calibrazione dei sistemi di<br />

diffusione della casa. Grazie all’app, al microfono<br />

del proprio iPhone o iPad e a uno<br />

speciale impulso sonoro emesso da alcuni<br />

sistemi Sonos (inizialmente PLAY:1, PLAY:3<br />

e PLAY:5, poi anche gli altri), il sistema può<br />

analizzare il modo in cui il suono si riflette su<br />

pareti, arredamento, finestre e altre superfici<br />

in un dato ambiente, regolando l’emissione<br />

sonora per fornire la migliore resa sonora.<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

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Vicolo dell’Assunta, 5<br />

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10 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


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PRE ALLO STATO DELL’ARTE<br />

Unità di controllo e di amplificazione separate (elettricamente<br />

e meccanicamente) per il nuovo preamplificatore<br />

C1100 di McIntosh, dotato di ingressi, secondo la casa,<br />

“con il più basso livello di rumore mai ottenuto in un pre<br />

McIntosh”. Rispetto al predecessore (C1000) vengono utilizzate quattro<br />

valvole in più per un totale di dodici e i circuiti presentano una reiezione maggiore, in<br />

modo da minimizzare i disturbi generati dai cavi di connessione. Nessuna concezione alle nuove forme di<br />

consumo sonoro, demandate ad altri due nuovi Pre (C52 e C47), che offrono a bordo il collegamento USB.<br />

Paolo Corciulo<br />

Preamplificatore McIntosh C1100<br />

Dimensioni: 44,5 x 30,50 x 45,7 cm (lxaxp)<br />

Peso: 23,6 kg<br />

Distributore: MPI<br />

Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />

www.mpielectronic.com<br />

Tecnologia: a valvole Ingressi: 6 XLR, 4 RCA, 2 fono Uscite: 2 variabili RCA e XLR THD (%): 0.005 S/N (dB): 107 Note: In due telai con unità di controllo e<br />

unità di preamplficazione con 6 valvole 12AX7a e 6 12AT7, uscita cuffia, fono MM e MC. Dimensioni e peso complessivi.<br />

Di uno… ce n’erano quattro!<br />

Non era ancora tempo delle videocamere né dei video - che in campo musicale sarebbero diventati nel<br />

tempo estremamente raffinati tanto da definire il modo in cui vediamo la musica - ma tra i tanti meriti dei<br />

Beatles c’è anche quello di aver sostanzialmente aperto la strada a quelli che vennero definiti “mini movies”<br />

che i quattro scarafaggi interpretarono con spirito innovativo. A partire dal 6 novembre i filmati che accompagnano<br />

i 27 singoli dei Beatles che hanno raggiunto la vetta della classifica UK e USA saranno disponibili in<br />

una edizione completamente restaurata digitalmente in 4k mentre i nuovi mix stereo e 5.1 (Dolby Digital e<br />

un DTS HD surround) sono stati realizzati partendo dagli originali master analogici dal team di Giles Martin<br />

(già vincitore di un GRAMMY® Award) insieme a Sam Okell presso gli Abbey Road Studios di Londra. Per quattro di questi video sono presenti un<br />

commento audio di Paul McCartney e un filmato introduttivo di Ringo Starr realizzati per l’occasione. Un team tecnico di 18 persone ha effettuato<br />

una pulizia fotogramma per fotogramma, intervenendo con il riequilibrio della gradazione di colore e un’opera di editing che ha avuto bisogno di<br />

mesi di lavoro ininterrotto. 1 è disponibile in versione CD + DVD e CD + Blu-Ray dove i video restaurati sono abbinati a ognuno dei brani del CD; è<br />

inoltre disponibile il nuovissimo 1+ che celebra la carriera dei Beatles in più di 200 minuti attraverso 50 filmati e video: i ventisette numero 1 vengono<br />

infatti affiancati da 23 ulteriori video in un disco aggiuntivo che includono versioni alternative, riprese rare e altri materiali appositamente restaurati.<br />

Paolo Corciulo<br />

Qui il trailer: http://bit.ly/1OsERby<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

GAROSI HI-FI<br />

Via Broletto, 7<br />

46100 Mantova<br />

T. 0376 328604<br />

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www.focal.com<br />

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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 11


ANTENNA<br />

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ProAc, le “piccoline”<br />

A venti anni di distanza dagli Studio 100 Stewart Tyler, progettista e proprietario della casa inglese, presenta<br />

una versione riveduta e corretta di questi piccoli mini diffusori di grande successo, gli Studio SM 100. Viene<br />

utilizzato un woofer con nuova sospensione in gomma, un nuovo copri-polvere e un tweeter sviluppato in<br />

collaborazione con SEAS con cupola in seta, flangia frontale e sospensione cilindrica. Rivisitato anche il<br />

crossover con nuovi componenti montati su una scheda dedicata multi strato con cablaggi in rame privo di<br />

ossigeno, mentre la vaschetta ha i morsetti in split utilizzabili in bi-wiring e in bi-amplificazione.<br />

Diffusori ProAc Studio SM 100<br />

Prezzo: € 3.320,00<br />

Dimensioni: 203 x 406 x 254 cm (lxaxp)<br />

Peso: 12 kg<br />

Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />

www.audioreference.it<br />

Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza (W): da 30 a 150 Impedenza (Ohm):<br />

8 Risp. in freq (Hz): 35 - 30-000 Sensibilità (dB): 88 Altoparlanti: 1 tw con cupola in seta da 25<br />

mm; 1 wf ProAc da 6 pollici con cono trattato Rifinitura: Ciliegio, mogano, acero, frassino nero, bianco<br />

Griglia: in crimplene.<br />

UN DUE, UN DUE…<br />

È oramai un dato di fatto che il mercato delle cuffie e degli auricolari sia in costante espansione: nel solo 2014 si stima che le vendite siano cresciute del<br />

10% rispetto all’anno precedente e abbiano fruttato al settore ricavi per oltre otto miliardi di dollari. Il 61% di questo volume di affari è mosso<br />

dalle cuffie in-ear, che stanno conoscendo una nuova giovinezza grazie alla possibilità di dialogare con gli smartphone. Questo<br />

sposalizio tra cuffie e mobile device è stato soprattutto incentivato da app sempre più sofisticate, come Runtastic, RunKeeper<br />

o Endomondo, utilizzate per monitorare le attività sportive; non è un caso, perciò, che secondo alcune previsioni il segmento<br />

delle cuffie dedicate al fitness dominerà l’8% del mercato entro il 2018. Galoppa a piè sospinto in questa direzione anche<br />

Jabra, storico brand specializzato nell’audio in movimento ad uso professionale. Basta aprire il sito del produttore danese per<br />

rendersene conto: in primo piano un uomo e due donne in abbigliamento sportivo che indossano rispettivamente cuffie<br />

per il cross-training (Jabra Sport Coach), la corsa (Jabra Sport Pulse) e il fitness (Jabra Sport Pace). Ad incuriosirci, in particolar<br />

modo, sono state le prime, le Sport Coach. Questi auricolari in-ear wireless dal costo di 150 euro, che i primi feedback dicono<br />

essere molto efficienti in quanto a stabilità e isolamento dai rumori esterni, sono progettati per lavorare parallelamente a un<br />

vero e proprio Coach digitale, contenuto nell’applicazione Jabra Sport Life (gratuita e disponibile per iOS e Android). Grazie a<br />

un sensore di movimento nascosto negli auricolari, il TrackFit, il personal trainer dell’applicazione può guidare con specifiche<br />

indicazioni vocali la propria attività fisica, registrando ogni movimento e oscillazione, consultabili in seguito nella propria scheda.<br />

Sebbene il Coach della Jabra non parli ancora italiano e la app, in base alle prime valutazioni, non sfrutti appieno le potenzialità e la<br />

sensibilità del sensore, le Sport Coach offrono un’idea chiara di quello che sarà il futuro dell’ascolto in movimento: senza fili, interconnesso,<br />

intelligente. E la musica? C’è anche quella, in sottofondo, scelta dalla library del proprio dispositivo o in streaming da app terze.<br />

Francesco Bonerba<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

HI-FI DI PRINZIO<br />

Viale Benedetto Croce, 437<br />

66100 Chieti Scalo (CH)<br />

T. 0871 562198 www.focal.com<br />

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12 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


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SOUNDSMITH CON<br />

AUDIOREFERENCE<br />

QUATTRO!<br />

La distribuzione italiana di Soundsmith è passata<br />

ad Audioreference. L’azienda americana nata negli<br />

anni Ottanta del secolo scorso principalmente come<br />

importatrice di alcuni prestigiosi marchi Hi-Fi ha<br />

poi cominciato a sviluppare in proprio alcuni apparecchi, in particolare nel campo analogico. Il titolare<br />

e progettista Peter Ledermann si è impegnato soprattutto nello sviluppo di fonorilevatori ferro mobile,<br />

contraddistinte da una resa veloce, agile ed elevata musicalità.<br />

Nei sistemi ferro mobile (MI), sviluppati in proprio, il sistema cantilever / puntina / bobine è molto più piccolo<br />

rispetto a quello di un tradizionale sistema a bobina mobile. Nel sistema MI questo si traduce in una riduzione<br />

di inerzie nel movimento del cantilever, quinidi in una lettura più pronta e veloce del disco. La riduzione<br />

delle masse in gioco si traduce anche in uno spostamento delle risonanze a livelli molto più elevati ma<br />

d’intensità assai più ridotta, aiutando così la puntina a seguire più facilmente i solchi senza i rischi di perdere<br />

il contatto, provocando così distorsioni o, peggio, salti di traccia, anche nei solchi più complicati e ad alto<br />

contenuto dinamico. Altro vantaggio sta nella superiore robustezza del sistema sospensivo sollecitato in<br />

maniera meno violenta che nel caso delle MC. Soundsmith è talmente convinta della superiorità di questa<br />

tecnologia MI rispetto a quella MC grazie anche al fatto di averla sviluppata ormai da oltre trent’anni, cosa<br />

che risulterebbe piuttosto complicata e onerosa per ogni nuovo costruttore che volesse impegnarsi in<br />

questa tipologia rispetto ai molto più diffusi fonorilevatori a bobina o magneto mobile.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

CURIOSITÀ<br />

Grimm Audio ha sviluppato una versione speciale<br />

del suo monitor di riferimento del sistema LS1 per lo<br />

studio del Concertgebouw di Amsterdam. Per insierire<br />

un set surround nella sala controlllo dello Studio,<br />

un ambiente di dimensioni relativamente piccole, è<br />

stato necessario ridurre l’altezza degli stand integrati,<br />

sebbene il fattore di forma del diffusore ne consenta<br />

il collocamento vicino alla parete. Gli LS1 verranno<br />

utilizzati per la produzione di dischi e Blu-Ray e per<br />

la realizzazione di trasmissioni radio e TV in diretta.<br />

Paolo Corciulo<br />

Per saperne di più: www.grimmaudio.com<br />

Top Gun<br />

“Il diffusore digitale più completo e potente mai progettato per uso domestico”: una definizione,<br />

quella della danese B&O, abbastanza impegnativa per definire il BeoLab 90, diffusore attivo nato<br />

per festeggiare i 90 anni di vita dell’azienda. Si tratta di un mix di design e acustica di alto livello<br />

che vede il punto di massima espressione tecnologica nel sistema Active Room Compensation, sviluppato da Bang & Olufsen con l’obiettivo di minimizzare<br />

l’influenza dei parametri acustici dell’ambiente d’ascolto e del posizionamento del diffusore sull’ascolto tramite DSP. Il diffusore dispone<br />

dell’esclusivo Beam Width Control e del Beam Direction Control, che agiscono sui numerosi driver (14 Scan-Speak destinati alla riproduzione della<br />

parte alta e media delle frequenze e orientati in varie direzioni) regolando l’ampiezza complessiva dell’emissione regolandone la direzione verso<br />

il punto di ascolto. Ben diciotto le linee di amplificazione affidate a moduli ICEpower differenziati per tweeter, midrange e woofer… Il diffusore,<br />

inoltre, dispone di una sezione di conversione digitale con ingresso USB a 24/192 e di collegamento wireless tra i due diffusori. II CEO di Bang &<br />

Olufsen Tue Mantoni ha già assicurato che la ricaduta tecnologica di questa ammiraglia (il diffusore è realizzato sulla base di un complesso cabinet<br />

in alluminio di più di 65 chili) sarà ampia anche sui modelli più abbordabili. BeoLab 90 sarà disponibile a partire dal 17 novembre, data del novantesimo<br />

anniversario di Bang & Olufsen, al prezzo di vendita di 34.995 euro.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Per info: www.bang-olufsen.com.<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

HI-FI CLUB (UNIAUDIO SRL)<br />

Viale Bacchiglione, 26<br />

20139 Milano<br />

T. 02 5692800<br />

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<strong>SUONO</strong> novembre 2015 13


ANTENNA<br />

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WHAT’S NEXT?<br />

Se i servizi di streaming musicale come<br />

Deezer, Spotify o Tidal non vi fanno impazzire<br />

e dalla vostra postazione desktop<br />

preferite ascoltare musica su YouTube,<br />

gratis e senza pretese di qualità, è nata<br />

da poco tempo un’applicazione per Google<br />

Chrome a suo modo rivoluzionaria:<br />

si chiama UpNext Music Player (prima<br />

conosciuta con il nome di SoundCloudify)<br />

e l’ha creata un giovane vietnamita di nome Anh Trinh. Si tratta di un music player integrato alla barra<br />

degli strumenti del popolare browser che “pesca” musica da SoundCloud e YouTube permettendone<br />

la riproduzione in contemporanea con la navigazione su web. Il plugin consente di creare o importare<br />

proprie playlist e mette a disposizione delle chart divise per generi musicali (generate probabilmente<br />

da una media tra il numero di ascolti e il numero di like dei brani su SoundCloud). Nonostante la sua<br />

giovane “età”, a un primo utilizzo UpNext ci è parso funzionale, intuitivo, graficamente essenziale<br />

e privo di pubblicità; andrebbero perfezionate solo le playlist, esigue di numero e con brani poco<br />

conosciuti, e la riproduzione automatica, che anziché pescare musiche nuove sposta l’utente verso<br />

quelle già ascoltate. Un’estensione che promette di ritagliarsi una sua (ampia) fetta di pubblico e,<br />

chissà, magari anche di incrinare il dominio dei giganti dello streaming player sopracitati (sempre<br />

che non decidano di acquistarla prima!).<br />

Francesco Bonerba<br />

Starck in cuffia<br />

SOPRA , RIVELA L’INVISIBILE<br />

A scomparsa<br />

Trecento millimetri quadrati di superficie e<br />

cento di profondità (in altre parole: molto piccolo!)<br />

per il Meridian DSP320, un diffusore<br />

da incasso attivo che all’interno di questi ingombri<br />

contiene tutta l’elettronica del sistema,<br />

compresi i convertitori audio digitali e due<br />

stadi di amplificazione da 80W per il sistema<br />

a due vie. Un DSP installato a bordo consente,<br />

tramite un interruttore sul pannello anteriore,<br />

di combinare insieme i canali sinistro + destro,<br />

eliminando effetti di cancellazione e minimizzando<br />

la distorsione armonica. Sono presenti<br />

una protezione termica e dinamica in modo da<br />

poter utilizzare il sistema anche a livelli elevati<br />

senza possibili conseguenze.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Distributore: Pixel Engineering<br />

www.pixelengineering.it<br />

Zik 3 è la versione di ultima generazione delle cuffie per audio e telefonia disegnate da Philippe<br />

Starck. Nuove colorazioni, design migliorato e compatibilità Bluetooth e NFC sono le principali<br />

caratteristiche del nuovo modello, che dispone di un pannello touch situato sull’intera superficie<br />

del padiglione destro dal quale si accede alle funzioni di base della cuffia in modo intuitivo. Il<br />

volume si controlla muovendo il dito verticalmente; muovendo il dito orizzontalmente è invece<br />

possibile cambiare brano, mentre un semplice tocco ferma la musica. Inoltre la Zik 3 rileva<br />

quando la cuffia viene posizionata intorno al collo e mette in pausa la musica, che riprende poi<br />

quando le si indossa nuovamente. Viene utilizzato un sistema di controllo adattivo del rumore<br />

che può essere gestito manualmente attraverso l’applicazione dedicata oppure in maniera automatica in base al rumore esterno. Un algoritmo<br />

brevettato da Parrot compensa l’isolamento dato dagli auricolari re-immettendo parte del rumore esterno. Durante una telefonata questa modalità<br />

permette di avere una percezione naturale della propria voce eliminando la sensazione di isolamento. Un’app dedicata permette di adattare<br />

le cuffie in base ai gusti musicali mentre l’effetto Concert Hall ricrea l’acustica di differenti ambientazioni. È possibile infine accedere ai preset<br />

audio degli artisti e ascoltare la loro musica nel modo in cui essi vorrebbero venisse ascoltata. Info su www.parrot.com/it.<br />

Agostino Bistarelli<br />

VIDEON HI-FI<br />

Via Armenia, 6/R<br />

16129 Genova<br />

T. 010 363607 www.focal.com<br />

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14 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


ERRATA CORRIGE<br />

Le immagini sono belle quando<br />

i fotografi sono bravi…<br />

Per una nostra disattenzione nell’articolo su Peter Hammil apparso<br />

nello scorso numero (<strong>SUONO</strong> 500), alle pagine 52 – 55<br />

sono saltati i crediti dei fotografi che gentilmente forniscono il<br />

materiale fotografico; materiale che ci consente di realizzare articoli<br />

piacevoli da scorrere e di grande valore collezionistico, vista la qualità<br />

e l’unicità di alcune delle foto pubblicate.<br />

Ci scusiamo con i fotografi che con professionalità e grande abilità<br />

contribuiscono alla qualità generale di questa rivista.<br />

La redazione<br />

1<br />

1) Antonio De Sarno<br />

2) Francesco Pullè<br />

3) Luca Fiaccavento<br />

4) Fabio D’Emilio<br />

5) Francesco Desmaele<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 15


INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

di Francesco Bonerba<br />

La rivoluzione<br />

non dorme mai<br />

“Cosa le servo signora?” “Vorrei un paio di etti di file in alta risoluzione,<br />

un chilo di CD freschi – quelli buoni però, con la confezione in plastica –<br />

e mezzo chilo di vinili stagionati. E prendo anche una bottiglia di succo<br />

di streaming”.<br />

Se fare la spesa di musica fosse così facile, a riassumere l’andamento<br />

del mercato basterebbe probabilmente una sola cifra,<br />

segnata al massimo da un più o un meno, come quella che<br />

indica l’onnipresente valore del PIL italiano. La rivoluzione digitale,<br />

invece, ha rimescolato le carte in gioco e aperto la partita per la conquista<br />

del panorama musicale a nuovi attanti, convinti di avere in mano<br />

le carte vincenti, definendo così uno scenario ricco di nuove incognite.<br />

Quanta musica ascoltiamo? Ne consumiamo più o meno<br />

che in passato? In quale modo? E perché? Per cercare di comprendere<br />

cosa stia accadendo al consumo di musica, al fine di meglio<br />

definire il contesto entro cui si muove a sua volta l’industria dell’Hi-Fi,<br />

abbiamo analizzato per voi i dati emersi da diverse ricerche di settore<br />

condotte principalmente da Nielsen, IFPI (International Federation<br />

of the Phonographic Industry), RIIA (Recording Industry Association<br />

of America) e MIDiA.<br />

La buona notizia è che, secondo<br />

gli studi condotti dall’IFPI,<br />

nel 2014 le revenue globali<br />

dell’industria discografica<br />

sono cresciute del 6,9%, toccando<br />

quota 6,85 miliardi di dollari. La brutta è che i ricavi complessivi<br />

del settore musicale si sono ridotti di uno 0,4%, scendendo a 14,97<br />

miliardi. La colpa di questo lieve decremento viene imputata a un calo<br />

delle vendite di musica su formati fisici (-8,1%) e dei download (-8%),<br />

mentre lo stato di attivo del settore sembra essere in gran parte dovuto<br />

al compartimento digitale, le cui entrate hanno raggiunto il 46% dei<br />

ricavi totali, pareggiando quelle delle vendite in formato fisico (l’8%<br />

restante è stato prodotto, invece, dai diritti di riproduzione – entrate<br />

derivanti dall’uso della musica registrata – e sincronizzazione – entrate<br />

derivanti dell’uso della musica in spot, film, videogiochi e televisione).<br />

16 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


IDENTIKIT DEL CONSUMO MUSICALE<br />

Le revenue del digitale hanno conosciuto nel solo 2014 una crescita<br />

del 39% rispetto all’anno precedente, producendo 1,55 miliardi di<br />

dollari complessivi, di cui un 23% derivante da 41 milioni di abbonati<br />

ai servizi musicali (ben 33 in più rispetto al 2010). Se a questo 23%<br />

si aggiungono i ricavi prodotti dallo streaming free, supportato dalla<br />

pubblicità, si raggiunge quota 32%, +27% rispetto al 2013. Non male<br />

ma ancora poco rispetto al 52% di incassi prodotti dai download di<br />

file digitali, che nel 2014 hanno comunque conosciuto un calo dell’8%.<br />

Inoltre, nel documento 2015 Mid-Year Revenue Data, la RIAA mostra<br />

come la sottoscrizione a pagamento ai servizi di streaming abbia<br />

subito una battuta di arresto: se nel 2014 aveva “prodotto” 7,9 milioni<br />

di sottoscrittori nei primi sei mesi dell’anno (+43% rispetto al 2013),<br />

nel 2015 la cifra si è stabilizzata a 8,1 milioni (+2,5%). Ciò che invece<br />

è aumentato significativamente è stata<br />

la media di quanto ogni utente spende<br />

per i servizi, salita dai 97 $ del 2014 ai<br />

118 $ del 2015; in parole povere, ci sono<br />

meno abbonati che spendono di più.<br />

Nonostante l’avanzata del digitale, tuttavia,<br />

occorre precisare che i profitti<br />

prodotti dalle vendite su supporti fisici<br />

differiscono profondamente, a seconda<br />

dei Paesi, da quel 46% precedentemente visto, rivelandosi ancora<br />

più che consistenti in molte nazioni come Francia (57%), Sud Africa<br />

(62%), Austria (65%), Polonia (71%), Germania (70%) e Giappone<br />

(78%). La musica liquida incalza i supporti tradizionali, insomma,<br />

ma il sorpasso vero e proprio non è ancora avvenuto.<br />

I mercati di riferimento<br />

La scena americana, recentemente analizzata da Nielsen nei documenti<br />

Music 360 Report (studio condotto tra luglio e agosto 2015 su un campione<br />

indicativo di 3.305 persone) e The Total Audience Report, è particolarmente<br />

utile a farsi un quadro più chiaro non solo degli utili prodotti<br />

dal settore ma anche di come gli utenti fruiscano realmente la musica.<br />

Il dato più eclatante è quello secondo cui il 91% della popolazione<br />

americana ascolta musica, dedicando ad essa più di 24 ore alla settimana.<br />

Questo risultato assume particolare rilievo all’interno del consumo<br />

medio che gli americani fanno dei media: il 93% degli adulti ascolta la<br />

radio in una media di 5 giorni a settimana per circa 12 ore complessive<br />

mentre l’87% delle persone viene raggiunto in 6 giorni per ben 36 ore<br />

dalla televisione; seguono smartphone (70% – 6 giorni – 7 ore), PC (54%<br />

L’industria della musica sta affrontando contemporaneamente<br />

tre transizioni: dal fisico<br />

al digitale, dal PC al mobile e dal download<br />

allo streaming.<br />

Edgar Berger,<br />

CEO Sony Music Entertainment<br />

Identikit USA<br />

Gli americani amano ascoltare la musica. Ciò che sta cambiando è il modo nel quale si<br />

accede e interagisce con essa (Nielsen Report)<br />

– 4 giorni – 5 ore) e tablet (35% – 5 giorni – 3 ore). Radio e TV, dunque,<br />

dettano ancora legge vantando rispettivamente la maggiore infiltrazione<br />

e il maggior tempo di fruizione settimanale. In particolare, si potrebbe<br />

dire che la metà delle 24 ore medie spese dagli americani ad ascoltare<br />

musica vengano trascorse in collegamento a un’emittente radiofonica,<br />

mentre le restanti 12 sarebbero da ripartire tra TV, dispositivi multimediali<br />

ed eventi live. L’egemonia della radio negli USA è confermata anche<br />

dal dato che la vede come la prima fonte attraverso cui gli ascoltatori<br />

entrano in contatto con musica nuova, versione confermata dal 61%<br />

degli intervistati (+7% rispetto al 2014); una percentuale notevole se<br />

messa a confronto con le altre più frequenti modalità di scoperta musicale:<br />

attraverso amici e parenti (45%),<br />

film e colonne sonore (31%), online o su<br />

app (25%), in TV (23%). Al fianco del<br />

centenario mezzo di comunicazione ad<br />

onde coabitano pacificamente i nuovi<br />

dispositivi che, pur guadagnando sempre<br />

più terreno, non sembrano configurarsi<br />

come delle alternative destinate<br />

a rimpiazzare i media tradizionali; nel<br />

corso di una settimana, secondo Nielsen, il 75% degli americani<br />

ascolta musica online (+12% rispetto allo scorso anno) mentre il 44%<br />

la riproduce su smartphone (+7% rispetto al 2014). Da qui si spiega il<br />

fatto che nella prima metà del 2015 siano state riprodotte in streaming<br />

circa 135 miliardi di tracce (+90% rispetto allo stesso periodo del 2014).<br />

Negli USA, dunque, di musica se ne fruisce, e tanta, attraverso media<br />

differenti che sembrano accontentare le necessità di una platea molto<br />

eterogenea.<br />

Quali sono, ci si potrebbe domandare a questo punto, gli ambiti nei<br />

quali questo enorme interesse verso le sette note viene capitalizzato?<br />

L’indagine suddivide il business musicale in nove compartimenti,<br />

stabilendo per ognuno di loro la percentuale (approssimata) di utenti<br />

che hanno scelto di investire in essi: concerti live (32%), supporti<br />

fisici (13%), servizi radio via satellite (11%), brani digitali (11%), festival<br />

musicali (10%), servizi di streaming online (7%), card regalo<br />

(7%), eventi musicali di piccole dimensioni (5%), eventi di dj (5%).<br />

Questo sintetico prospetto può essere ulteriormente ripartito in tre<br />

macro-aree: quella dell’esperienza live (52%), quella del possesso<br />

di un supporto, sia esso fisico o virtuale (31%) e quella dei servizi<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 17


INSIDE<br />

Comportamento d’acquisto<br />

streaming, ancora minoritario a dispetto delle enormi potenzialità<br />

(18%). Questi tre indicatori variano sensibilmente a seconda delle<br />

fasce d’età: tra i teenager (13 – 17 anni) diventano 48% – 46% – 9%,<br />

mentre tra i millennials (come vengono definiti i nati a cavallo del<br />

nuovo millennio, di età inclusa tra i 18 e i 34 anni) sono 64% – 24%<br />

– 14%. In entrambi i casi risulta inequivocabile il fatto che in media<br />

oltre 8 consumatori su 10 preferiscano spendere in musica<br />

“concreta” (un evento o supporti riproducibili) anziché in servizi.<br />

Per quello che concerne invece la Gran Bretagna, storico e avido produttore<br />

e consumatore di musica, da uno studio pubblicato dall’istituto<br />

statistico MIDiA relativo all’anno 2013 emerge un profilo molto preciso<br />

dei consumi: il 70% degli inglesi afferma di ascoltare assiduamente<br />

la radio, il 38% guarda video musicali, il 35% compra CD, il<br />

32% guarda show musicali, il 22% canali di intrattenimento musicale,<br />

il 17% ascolta musica in streaming gratis, il 16% va a spettacoli live,<br />

il 14% compra online album o tracce<br />

singole, l’8% condivide musica online<br />

o usa servizi cloud, il 6% condivide<br />

musica offline e il 4% paga per un abbonamento<br />

online. Le statistiche aggiornate<br />

al 2014 sul sito della British<br />

Phonografic Industry (www.bpi.co.uk) su dati della Official Charts<br />

Company rivelano che tra giugno 2012 e giugno 2013 c’è stato un raddoppiamento<br />

del volume di streaming musicali, da 3,7 a 7,4 miliardi.<br />

Il trend è stato confermato anche nel 2014 (14,8 miliardi) e pare verrà<br />

ribadito nel 2015, dove nel primo semestre è già stato registrato un totale<br />

di 11,5 miliardi di streaming. A questo vertiginoso aumento dell’80%<br />

annuo circa corrisponde un decremento delle vendite: sempre la Official<br />

Charts Company, infatti, fornisce i dati di vendita del primo semestre<br />

2015 comparati a quelli del semestre dell’anno precedente, da cui si<br />

evince che si sono venduti meno CD (-5,7%) e meno tracce (-6,6%) e<br />

album (-12,3%) digitali. A questo progressivo calo dei supporti fisici è<br />

corrisposto un aumento delle sottoscrizioni a servizi digitali: se nel 2012<br />

i ricavi degli abbonamenti streaming erano equivalenti a 77 milioni di<br />

sterline, nel 2013 hanno raggiunto quota 103 milioni (+33,7%), toccando<br />

i 175 milioni nel 2014 (+65,1%). Questo aumento considerevole<br />

non è tuttavia servito ad arrestare l’inflessione negativa del mercato,<br />

che è passato da ricavi per 1,048 miliardi di sterline nel 2012 a 1,043<br />

miliardi nel 2013 (-0,5%) e a 1,030 nel 2014 (-1,6%).<br />

Tutte le facce dello streaming<br />

All’interno di questo sfaccettato panorama, lo streaming a pagamento<br />

viene sempre più investito della responsabilità di riportare<br />

ordine nel mercato, aumentando i profitti delle etichette e degli<br />

Dieci anni dopo il lancio dell’iTunes Store,<br />

la vendita dei CD copre ancora il doppio del<br />

volume di vendite del digitale.<br />

MIDiA Report<br />

autori e compensando l’emorragia provocata dal download illegale<br />

e dalla progressiva scomparsa dei supporti fisici. Lo confermano le<br />

parole di Edgar Berger, presidente internazionale e CEO di Sony<br />

Music Entertainment: “Credo che il nostro settore stia sostenendo<br />

bene questa fase: con il modello dell’abbonamento a pagamento<br />

stiamo costruendo un business destinato a durare”. Ugualmente<br />

ottimistica risulta la prospettiva che emerge dal documento Digital<br />

Musical Report 2015 curato dall’IFPI, secondo il quale nel settore<br />

dello streaming “Il potenziale di crescita per la categoria a pagamento<br />

è ancora tutto da sfruttare”, complici le previsioni di crescita<br />

della penetrazione globale degli smartphone (2,73 miliardi entro il<br />

2018, ovvero una copertura del 36,5% della popolazione mondiale) e<br />

il fatto che nei 13 mercati esaminati solo il 16% dei consumatori abbia<br />

già adoperato un modello a pagamento.<br />

Inoltre, si legge nel documento, da<br />

questa espansione deriveranno anche<br />

vantaggi per gli artisti, che “Vengono<br />

remunerati sulla base di un periodo<br />

continuo e ricevono una somma<br />

determinata dall’accumulo di pagamenti derivati dagli stream,<br />

[…] una rendita assicurata nel tempo, destinata a crescere con<br />

l’aumento della base di consumatori delle stesse piattaforme”. Che<br />

le formule “freemium” (versione gratuita di un servizio a pagamento<br />

con maggiori funzionalità) e premium proposte dalle sempre più<br />

numerose e potenti piattaforme di streaming come Spotify, Deezer<br />

e Tidal siano destinate a durare, ad aumentare i profitti complessivi<br />

del mercato e quelli degli artisti, è un dato ancora da verificare; per il<br />

momento, l’unico elemento certo è che essi hanno contribuito positivamente<br />

ad arginare il fenomeno della pirateria musicale. Fenomeno<br />

che, secondo più pareri, ha avuto e sta avendo effetti disastrosi sul<br />

settore. L’IFPI stima che il 20% degli utenti che accedono a internet<br />

tramite rete fissa usufruisca con regolarità di servizi che infrangono<br />

il copyright musicale. Una percentuale simile viene fornita da un<br />

sondaggio dell’IPO (Intellectual Property Office) condotto tra marzo<br />

e maggio 2015 e pubblicato nel luglio successivo, secondo cui dei<br />

15,6 milioni di utenti inglesi che accedono alla musica online il 26%<br />

ha fruito contenuti illegali. È soprattutto la RIAA a quantificare,<br />

sul proprio sito ufficiale, i drammatici risultati della pirateria, “12,5<br />

miliardi di dollari per l’economia USA, 70.000 lavori persi e due<br />

miliardi di paghe in fumo”. Senza entrare nel merito di queste cifre,<br />

ci sono almeno quattro considerazioni che circoscriverebbero la<br />

pirateria entro una dimensione meno allarmistica:<br />

18 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


IDENTIKIT DEL CONSUMO MUSICALE<br />

1) Il dato di fatto che i consumi musicali, nonostante una crisi che va<br />

avanti da anni, nel 2014 abbiano registrato una situazione complessivamente<br />

in attivo;<br />

2) La constatazione che, come evidenziato in un documento della commissione<br />

europea del 2013, intitolato Digital Music Consumption on<br />

the Internet: Evidence from Clickstream Data e realizzato a seguito di<br />

un’analisi su 16.000 consumatori europei, “La maggioranza della musica<br />

consumata illegalmente non sarebbe stata comunque acquistata<br />

legalmente se i siti pirata non fossero stati disponibili”;<br />

3) L’osservazione, espressa da Joe Karaganis, autore di una ricerca condotta<br />

dall’ American Assembly (istituto di politica della Columbia University<br />

fondato da Eisenhower) e condensata in un documento intitolato<br />

Copy Culture in the US and Germany, che “I pirati più incalliti sono<br />

anche coloro che spendono di più in musica registrata”;<br />

4) L’evidenza che la pirateria abbia semplicemente riempito il vuoto<br />

creato dalla mancanza momentanea di un valido sostituto. Come afferma<br />

infatti Olav Torvund, ex professore di diritto all’università di Oslo, “Se le<br />

persone hanno la possibilità di usufruire di una buona offerta legale, che<br />

non costa molto ed è facile da usare, la useranno perché a quel punto<br />

è meno interessante scaricare illegalmente”.<br />

A tal proposito, sono sempre gli autori dello studio Copy Culture in the<br />

US and Germany ad aver registrato una diminuzione del download<br />

illegale in concomitanza alla possibilità di utilizzare servizi legali di streaming;<br />

del 30% di americani che ha copiato o scaricato gratuitamente file<br />

musicali, sostengono, il 46% ha indicato di farlo meno grazie alla nascita<br />

di nuovi servizi come Spotify. Molto più dei sistemi coercitivi di “website<br />

blocking” proposti dall’IFPI – nella realtà dei fatti incapaci di arginare la<br />

pirateria, che troverà comunque un sistema per aggirare l’ostacolo – lo<br />

streaming legale diviene una concreta e perseguibile alternativa al download<br />

illegale. Ne è una lampante dimostrazione il “modello norvegese”.<br />

In Norvegia il 75% degli introiti del mercato musicale provengono dai<br />

servizi di streaming come Spotify e Tidal/WiMP, che stanno soppiantando<br />

le vendite di musica fisica (-42% nell’ultimo anno) e digitale (-15%);<br />

è senza dubbio un effetto di questa incredibile percentuale il fatto che,<br />

come riscontrato da un’indagine condotta a dicembre 2014, solo il 4% dei<br />

norvegesi under 30 usi piattaforme di file sharing illegale per ascoltare<br />

musica (nel 2009 la percentuale era del 70%) e solo meno dell’1% ha<br />

questa come sua unica fonte di “approvvigionamento”.<br />

Verrebbe dunque da chiedersi perché, se il modello dell’abbonamento<br />

a servizi streaming è così performante, la sua crescita (a pagamento) sia<br />

ancora molto lenta nella stragrande maggioranza dei paesi. La risposta<br />

risiede probabilmente nel fatto che questi servizi abbiano ancora delle<br />

lacune strutturali, più evidenti in alcuni mercati, meno in altri. Nel panorama<br />

USA, ad esempio, dove il consumatore medio è probabilmente<br />

meno abituato a spendere di quello scandinavo, interrogati sul perché<br />

non sottoscrivono abbonamenti gli americani hanno risposto: è troppo<br />

costoso (46%), posso ascoltare musica streaming gratis (42%), non<br />

userei abbastanza il servizio (38%) (dati Nielsen). Il 78%, inoltre, ha<br />

affermato di non essere intenzionato ad abbonarsi a un servizio nei successivi<br />

sei mesi. “Molti utenti” si legge in un’analisi su musicindustryblog.<br />

wordpress.com elaborata su dati MEDiA, “non sono interessanti nell’avere<br />

a disposizione tutta la musica del mondo e a spendere 9,99 $ per un<br />

mese di musica. Mentre i super fan musicali sono felici di pagare per la<br />

possibilità di avere qualsiasi cosa, chi ascolta musica mainstream non<br />

lo è affatto. […] Così ora l’industria musicale è costretta a confrontarsi<br />

con consumatori che non hanno mai sottoscritto un abbonamento e<br />

non intendono farlo”. Il motivo è di questo diniego ha almeno due cause:<br />

troppa scelta e mancanza di filtri / suggerimenti adeguati. Da uno studio<br />

statistico risulta, infatti, che su un catalogo complessivo offerto dai servizi<br />

di streaming di circa 25 milioni di titoli, solo il 5% viene realmente<br />

frequentato dagli utenti, e di questo l’1% è costituito dal catalogo delle<br />

superstar campioni di incassi.<br />

Si tratta della “Tirannia della scelta”, ovvero quando l’eccesso di<br />

scelta si traduce nella mancanza di scelta. Google ha costruito un impero<br />

multimiliardario proprio partendo dall’esigenza degli utenti di trovare<br />

un’informazione precisa nel dispersivo mare magnum del web; allo stesso<br />

modo, adesso c’è la reale necessità di un sistema che “addomestichi” i<br />

205 anni di riproduzione ininterrotta offerta dai servizi di streaming. In<br />

questo panorama, riacquista nuovamente valore il concetto di nicchia e<br />

di offerta semplificata e mirata (vedere alla voce Netflix, che ha creato da<br />

zero uno show, House of Cards, basandosi sulle analisi delle preferenze<br />

degli utenti). “La popolarità durevole della radio” si afferma sempre su<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 19


INSIDE<br />

musicindustryblog “deriva dalla sua semplicità. Un errore che comunemente<br />

si fa nella strategia di un prodotto è partire dalla convinzione che<br />

molte caratteristiche equivalgano a un prodotto di migliore qualità. […]<br />

È piuttosto vero che più sono sofisticate le caratteristiche di un servizio,<br />

meno benefit verranno percepiti dall’utente”. Per questo, come si legge<br />

nel documento IFPI, l’attuale attenzione delle piattaforme di streaming<br />

online è tutta rivolta a semplificare la fruizione dei contenuti e, soprattutto,<br />

alla “Digital curation”, ovvero a un’offerta editoriale “cucita su misura<br />

dei vari gruppi di consumatori. Hans-Holger Albrecht, CEO di Deezer,<br />

sottolinea l’importanza per la fidelizzazione dell’utente delle canzoni<br />

messe in evidenza e dei consigli editoriali personalizzati: se la gente va<br />

oltre la ricerca, vivendo l’esperienza completa di un sistema su misura,<br />

allora si sente legata alla piattaforma”. La sfida del futuro, insomma, si<br />

combatte sulla capacità di prevedere, con sofisticati algoritmi (tutti, da<br />

Beats Music a Spotify, stanno già sperimentando soluzioni del genere),<br />

i gusti del pubblico, costruendo attorno ai singoli un’esperienza su<br />

misura che vinca anche le perplessità di quanti finora hanno fruito<br />

musica solo sporadicamente o illegalmente.<br />

Cosa aspettarci dal futuro?<br />

Volendo tirare le somme di questa<br />

lunga ricognizione, la situazione così<br />

delineata dai dati appena esposti<br />

mostra un mercato in buona salute<br />

che, al di là della evanescenza di cifre<br />

e statistiche in continua evoluzione,<br />

nella sua ridefinizione possiede anche<br />

un’intrinseca coerenza. Il formato del<br />

CD (complici alcune “forzature”, vedi la scelta di Apple di rimuovere<br />

i lettori dai propri Mac) sta lentamente morendo, un’agonia che da<br />

un lato manifesta l’attaccamento degli appassionati al supporto fisico<br />

in generale e, dall’altro, attraverso la parallela rinascita del vinile e il<br />

successo del Record Store Day (di cui abbiamo già parlato su <strong>SUONO</strong><br />

498), esprime a chiare lettere l’insoddisfazione, già da tempo covata,<br />

per un prodotto dal costo eccessivo e dalla qualità spesso troppo<br />

trascurata.<br />

L’ipotesi di un ritorno del vinile nelle vesti di formato dominante non è<br />

quindi del tutto inverosimile… Pur rimanendo un prodotto di nicchia (ma<br />

le nicchie, come appena visto, non sono mai da sottovalutare), il vinile<br />

ha aumentato del 54,7% le sue vendite nel solo 2014, arrivando<br />

a valere il 2% delle revenue globali del mercato discografico (fonte IFPI)<br />

I principali servizi offrono tutti più di 30 milioni di<br />

brani e hanno un approccio e una qualità ormai<br />

simile. Il valore aggiunto è rappresentato dalla<br />

curation, dalle raccomandazioni e i consigli.<br />

Francis Keeling<br />

Universal Music<br />

e il 7% di quello americano (fonte RIIA). Se in Inghilterra si stima che,<br />

seguendo questo trend, l’LP potrebbe in tempi brevissimi superare i dati<br />

di vendita del 1994, negli USA la situazione è analoga: nella prima metà<br />

del 2015 i dischi neri hanno prodotto 221,8 milioni di dollari di incassi,<br />

59,1 milioni in più di quanto abbiano prodotto tutti i sistemi di streaming<br />

supportati da pubblicità sommati (fonte digitalmusicnews.com).<br />

Questo significa che i supporti musicali fisici, con ogni probabilità,<br />

non si estingueranno (così come non<br />

si sono estinti i libri, soppiantati da<br />

PDF pirata o abbonamenti a sterminate<br />

library online), almeno fintanto<br />

che un vasta platea di persone continuerà<br />

a preferirli all’immaterialità<br />

di un file o un flusso di dati. Questo<br />

non frenerà, ovviamente, la rapida<br />

avanzata gli utenti “liquidi”, a cui per<br />

scelta non interessa granché l’oggetto disco e che già ora stanno progressivamente<br />

migrando dal download dei file, anch’esso in rapida<br />

discesa, verso lo streaming in abbonamento. Sarà su questo terreno,<br />

unitamente a quello dell’alta fedeltà musicale – album e servizi<br />

lossless, offerti spesso come incentivo all’acquisto / abbonamento<br />

– che si giocherà gran parte della partita futura. Con un’importante<br />

precisazione da fare. La presenza della radio, ancora oggi predominante<br />

nel panorama del consumo musicale, dimostra l’efficacia della<br />

sua formula: diversificare la proposta su base contenutistica e geografica<br />

e offrire una mediazione umana specializzata, che accompagni<br />

l’ascoltatore alla scoperta e comprensione di ciò che sta ascoltando.<br />

Una ricetta senza tempo che non è detto che algoritmi, sondaggi e<br />

automatismi riescano a replicare con successo.<br />

20 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


INSIDE<br />

Questo è<br />

quello che<br />

sono<br />

Sono passati più di dieci<br />

anni da quando il famoso dj<br />

inglese Norman Jay inserisce<br />

a sorpresa This Is What You<br />

Are nella scaletta del suo<br />

programma alla BBC 1.<br />

Da allora Mario Biondi<br />

non si è più fermato!<br />

di Daniele Camerlengo<br />

Grazie a suo padre (Stefano Biondi) si è avvicinato alla musica<br />

e ha raggiunto la consapevolezza che la sua voce potesse<br />

accompagnare una carriera artistica intensa e ricca di successi.<br />

E lui stesso racconta l’intensità di questo rapporto che si lega in<br />

musica ai suoi primi ascolti: “Insieme, mentre viaggiavamo in auto,<br />

ascoltavamo sempre i famosi Stereo8; è stato lui a darmi le migliori<br />

dritte ed è grazie a lui che ho ascoltato tanta, tantissima musica... ”.<br />

Comincia così, in maniera intima e familiare, la “confessione”di<br />

Mario Biondi a <strong>SUONO</strong>.<br />

22 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Come è entrato il soul nella vita di Mario Biondi e in che<br />

modo lo ha fatto suo?<br />

Il merito è tutto di mio padre, lui mi ha cresciuto nella musica<br />

e mi ha incoraggiato sempre a vivere di questo. Sicuramente<br />

i primi ascolti sono stati i suoi dischi, i suoi provini e i suoi<br />

lavori discografici, che puntualmente conoscevo a memoria;<br />

da buon figlio piccolino imparavo tutto, ascoltavo e ripetevo<br />

a pappagallo.<br />

L’incontro con Ray Charles?<br />

Ho cominciato a calcare i palchi delle piazze a 13 anni. Quando<br />

ho intrapreso la carriera del piano bar, lavoravo in uno dei locali<br />

più prestigiosi di Taormina. Mi è capitato di fare da spalla a Fred<br />

Buongusto, Franco Califano, Peppino Di Capri e, un giorno, a<br />

Ray Charles. Credo fosse il 1990. Non ho pensato troppo a chi<br />

avessi di fronte, ho cantato e basta. Sarà stata l’incoscienza<br />

giovanile.<br />

Come descriveresti il tuo percorso?<br />

Un giorno un mio amico di Roma mi manda delle mail dicendomi<br />

che ero alla 26° posizione della BBC; io, incredulo, andai<br />

a controllare: era vero! Da allora è cambiato tutto, sicuramente<br />

in meglio, e oggi ho la fortuna di poter vivere di quello che amo.<br />

Come è nata la collaborazione con la Walt Disney? Ti<br />

sei divertito maggiormente nella veste di cantante o di<br />

doppiatore?<br />

Fare il doppiatore è divertentissimo ma, ovviamente, è un anche<br />

un grande impegno e ci vuole molta attenzione e serietà, perché<br />

occorre unire capacità attoriali a grande controllo della voce e<br />

tempi definiti e precisi. Personaggi come Marco Guadagno mi<br />

hanno sempre sostenuto e dato il supporto giusto per esprimere<br />

quest’arte che è il doppiaggio.<br />

Destrutturare le proprie convinzioni e certezze per mettersi<br />

alla prova con nuovo materiale sonoro: come viene<br />

alla luce Beyond?<br />

Sicuramente nasce dalla ricerca di qualcosa di nuovo e stimolante,<br />

che mettesse più a fuoco alcune cose che avevo già fatto in passato<br />

ma che non avevano un certo tipo di sonorità; sonorità che sono<br />

riuscito a raggiungere con Beyond, grazie alla collaborazione con<br />

David Florio e Massimo Greco, ai Dap-Kings e a Bini & Martini,<br />

grazie ai testi di D.D. Bridgewater, di Bluey degli Incognito, di<br />

Nick The Nightfly, di Jeff Cascaro e di Alain Clark. Ho raggruppato<br />

un po’ i miei vecchi amici e, grazie a loro, sono riuscito ad<br />

avere più forza.<br />

foto Ale Fonta Run<br />

In che modo fai dialogare le partiture con i testi, specialmente<br />

quando vengono elaborati da Bernard Butler (ex<br />

chitarrista degli Suede) e Dee Dee Bridgewater?<br />

Non c’è una regola. Il brano che ho dato a Dee Dee, per esempio,<br />

esisteva già da anni nei miei cassetti, è saltato fuori per questo<br />

disco quasi per caso ma non aveva ancora un testo. Una sera<br />

sono andato al Blue Note di Milano a vedere il concerto della<br />

foto Ale Fonta Run<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 23


INSIDE<br />

Bridgewater e, quando ci siamo incontrati per salutarci, mi è<br />

venuta l’idea di proporle di scrivere le parole per questa canzone.<br />

Ha accettato subito e credo abbia fatto un lavoro eccezionale.<br />

Il soul, il jazz, il funky, il reggae, la dance… tali arricchimenti<br />

hanno permesso di donare alla tua voce una nuova<br />

luce. Quanto si è rivelato prezioso il contributo di David<br />

Florio e Massimo Greco?<br />

David e Max sono due veri professionisti e insieme a me hanno<br />

messo cuore, anima e nottate in questo progetto. Il loro contributo<br />

è stato fondamentale: ci siamo intesi subito, eravamo sempre sulla<br />

stessa lunghezza d’onda e ci capivamo senza bisogno di troppe<br />

parole, forse perché siamo tutti e tre siciliani.<br />

Le atmosfere che prendono vita grazie al calore della<br />

tua voce vengono amplificate dalla bellezza dei testi e<br />

delle melodie. In quale delle tredici tracce traspare un<br />

passaggio della tua vita, della tua carriera o semplicemente<br />

una dedica?<br />

Come dicevo prima, anche questo progetto mi rispecchia molto;<br />

ho voluto focalizzare l’attenzione su quelle che sono le sonorità e<br />

credo che Beyond mi rappresenti in pieno.<br />

Nel disco ospiti i Dap-Kings, gruppo musicale funk/<br />

soul di Brooklyn, band di Sharon Jones che ha collaborato<br />

con la compianta Amy Winehouse. Cosa ci puoi<br />

raccontare di questa collaborazione?<br />

Il tutto nasce dalla mia idea di dare quel tipo di sonorità a quel<br />

brano. Avevo pensato a Chicco Capiozzo, con lui ho vissuto grandi<br />

avvenimenti anche in America e fu proprio lui a dirmi che per<br />

me i Dap-Kings si sarebbero messi a disposizione subito. È stato<br />

davvero così! Gli abbiamo mandato il provino in mp3 e loro, in<br />

meno di due giorni, sono entrati in studio e, registrando in presa<br />

diretta e senza clic, ci hanno regalato questa perla: fantastici!<br />

foto Ale Fonta Run<br />

I tuoi album occupano sempre i primissimi posti della<br />

classifica iTunes e sei stato uno dei primi artisti italiani<br />

ad avere un profilo sul social network Ping. Che ne pensi<br />

di questo nuovo modo di fruire musica?<br />

Beh, come si dice, di necessità virtù; ultimamente si andava verso<br />

il download selvaggio da qualsiasi fonte possibile e immaginabile<br />

mentre ora, grazie a tutti i motori di ricerca e a queste nuove<br />

tendenze del web, tutto viene maggiormente regolamentato, e<br />

questa è una cosa buona.<br />

Quali sono i tuoi ascolti preferiti? E ancora, dovessi compilare<br />

una playlist, quale artista non mancherebbe mai?<br />

Sono diverse le cose che ascolto, tutto quello che è attualità ma<br />

anche i miei vecchi dischi di Al Jarreau che ascoltavo da ragazzo.<br />

Spesso mi capita di accendere il mio giradischi e ascoltare i 33 giri<br />

alla vecchia maniera, oppure prendo lo Stereo8 degli anni ’70...<br />

lo Stereo8 di Gianni Bella! Persona che stimo, alla quale voglio<br />

un sacco di bene e poi, senza dubbio, un precursore di un certo<br />

tipo di sound, di musicalità e di soul all’italiana.<br />

24 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


INTERVISTA MARIO BIONDI<br />

La profondità della tua voce e il carisma della tua personalità<br />

a quale crooner ti avvicina?<br />

Detto da me penso che valga ben poco, molto spesso non mi ritrovo<br />

in alcune descrizioni perché sono cresciuto con Al Jarreau,<br />

che è una sorta di crooner jazz con una tendenza alla fusion. Le<br />

band inglesi agli inizi del duemila mi accostarono a Sinatra, poi<br />

man mano c’è stato l’accostamento a Barry White, a Isaac Hayes,<br />

insomma, a vocalità abbastanza basse.<br />

Pablo Picasso diceva: “L’artista mediocre copia, il genio<br />

ruba”. Mario Biondi cosa ha rubato?<br />

Mah, non so, non sono bravissimo a rubare e non sono per niente<br />

bravo a copiare. Quello che ho sempre cercato di fare è imparare e<br />

acquisire, forse, una forma di ruberia. Probabilmente ho cercato<br />

di acquisire da tutti.<br />

troppo ristretti, trovano<br />

grande difficoltà nel<br />

prepararsi al dopo. Devono<br />

essere molto bravi<br />

a non farsi sopraffare dal<br />

successo e dalle regole del<br />

mondo della discografia.<br />

Mario Biondi nella vita di<br />

tutti i giorni?<br />

Nella vita di tutti i giorni sono<br />

un padre che cerca di incastrare<br />

gli impegni lavorativi con il<br />

tempo da dedicare ai figli, un<br />

po’ come tutti i genitori.<br />

Cosa ne pensi del ruolo dei talent show? In cosa sono utili<br />

e in cosa sono deficitari?<br />

Credo che attualmente sia l’unico modo che i giovani hanno per<br />

provare a sfondare in questo mondo; forse, però, a causa dei tempi<br />

Sei padre di sette pargoli<br />

che ti rendono<br />

felice e sicuramente<br />

ispirano le tue creazioni.<br />

Chi di loro è<br />

vicino alla tua professione?<br />

Alcuni di loro studiano<br />

canto, altri studiano<br />

musica; sono grandi<br />

appassionati e hanno<br />

tante curiosità. Ascoltano<br />

i miei dischi e le<br />

prime recensioni sono<br />

le loro. Sono stati i<br />

primi a decretare che<br />

alcuni pezzi del mio<br />

ultimo album sarebbero<br />

andati bene. Sicuramente,<br />

essendo<br />

cresciuti a pane e<br />

musica, sono<br />

tutti abbastanza<br />

ispirati<br />

ma io mi<br />

auguro che intanto studino e che portino a casa dei risultati soddisfacenti.<br />

foto Ale Fonta Run<br />

foto Ale Fonta Run<br />

Concerti, un bel disco rock, o magari cantato in italiano.<br />

Cosa accadrà nel tuo futuro prossimo?<br />

In testa ho tante idee, cerco sempre di immaginare il futuro, di vedere che<br />

cosa potrà succedere andando avanti... Il Rock potrebbe essere una bella<br />

idea… Un bel disco Rock. Sono ancora tantissime le cose che devo fare e<br />

tantissime le cose che voglio fare nella musica e per la musica; mi piacerebbe<br />

perlustrare ancora le varie sfumature e sfaccettature della musica<br />

mondiale e tutte le tendenze di sound e di ritmica, quindi penso che<br />

stimoli e materiale da esplorare non manchino. Adesso fino a dicembre<br />

penserò solo al tour che tra Italia e Europa mi impegnerà molto.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 25


INSIDE<br />

di Stefano Dentice<br />

Il mio<br />

viaggio<br />

nella musica<br />

La sua elocuzione solistica è incardinata su un virtuosismo fluente, erudito e intensamente espressivo:<br />

indubbiamente è un astro nascente della chitarra jazz tricolore. Attraverso questa intervista racconta<br />

il suo vissuto artistico e personale.<br />

Appena trentenne Dario Chiazzolino ha già al suo attivo illustri<br />

e significative collaborazioni con numerosi musicisti di caratura<br />

internazionale, tra cui Bob Mintzer, Andy Sheppard, Russell<br />

Ferrante, Jimmy Haslip, Billy Cobham, Dave Liebman, Horacio<br />

“El Negro” Hernandez, Roy Hargrove, Bobby Watson e Dominique Di<br />

Piazza. Chiazzolino è una fulgida promessa che, molto presto, occuperà<br />

un posto privilegiato nell’olimpo del jazz nazionale.<br />

Quando hai imbracciato la chitarra per la prima volta?<br />

Avevo undici anni, era il Natale del 1996. Ricevetti una chitarra<br />

classica come regalo dai miei genitori. In quel preciso istante iniziò<br />

il mio viaggio nella musica. Non sapevo a cosa sarei andato incontro<br />

ma avevo capito che c’era una particolare connessione tra me<br />

e quello strumento.<br />

Hai effettuato studi di chitarra classica?<br />

Non ho effettuato studi di chitarra classica durante il mio percorso,<br />

però sono sempre stato attratto dall’equilibrio sul quale questa musica<br />

è plasmata. Sono appassionato di due autori classici che ritengo mi<br />

abbiano maggiormente ispirato: Bach e Chopin. Negli anni ho spontaneamente<br />

tratto ispirazione dal loro linguaggio, senza imparare<br />

necessariamente i brani di repertorio, tranne alcuni frammenti.<br />

Tu e il jazz: è stato un vero e proprio colpo di fulmine?<br />

Direi proprio di sì. Quando è arrivato è stata una vera e propria folgorazione.<br />

Ero adolescente e suonavo la chitarra elettrica, attirato dai<br />

suoni taglienti e aggressivi tipici del linguaggio rock. A un certo punto<br />

ho avvertito l’esigenza di scoprire ed esplorare nuove dimensioni<br />

musicali. Ero alla ricerca di quella musica che potesse darmi nuovi<br />

26 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


INTERVISTA DARIO CHIAZZOLINO<br />

spunti per il fraseggio, che potesse farmi andare oltre. Ecco, in quel<br />

momento è arrivato Charlie Parker.<br />

Quali sono i chitarristi che hanno fortemente influenzato<br />

il tuo stile?<br />

La lista potrebbe essere molto lunga ma in realtà sono tre i nomi che<br />

sintetizzano i concetti chitarristici a mio avviso più importanti. Tre<br />

generi e stili diversi, tre personalità distinte che hanno dato un sostanziale<br />

contributo al mondo della chitarra. Mi riferisco a Jimi Hendrix,<br />

Wes Montgomery e Django Reinhardt.<br />

Hai avuto il privilegio di calcare svariati e prestigiosi palchi<br />

in tutto il mondo, in nazioni quali Francia, Spagna, Germania,<br />

Svizzera, Inghilterra, Scozia, Russia, Croazia, Stati<br />

Uniti. Qual è stato il live che ti è rimasto particolarmente<br />

impresso?<br />

La musica, spesso, regala forti emozioni e offre l’occasione di suonare<br />

con grandi musicisti in posti incredibili. Credo che la cosa più<br />

importante sia ciò che riesco a creare con la musica stessa e con gli<br />

artisti con cui condivido il palco. Non posso fare a meno di citare la<br />

collaborazione con gli Yellowjackets: è stata una parentesi di grande<br />

soddisfazione nella strada percorsa sino a oggi.<br />

Spesso e volentieri ti rechi negli States per concerti e tour.<br />

Quali sono le differenze sostanziali che intercorrono tra il<br />

jazz statunitense e quello nostrano?<br />

Mi reco negli States per svariati motivi: recording session, live, insegnamento,<br />

e ho avuto la possibilità di conoscere e addentrarmi da vicino nel<br />

tessuto musicale americano. Ciò che ho trovato sostanzialmente diverso<br />

è l’approccio alla musica. Il musicista statunitense è generalmente più<br />

pragmatico, suona senza troppi fronzoli. Esprime ciò che ritiene utile<br />

in quel preciso momento, senza una nota in più né una in meno, molto<br />

spesso senza coinvolgere il proprio ego artistico ma cercando sempre di<br />

far parte di un “tutto”. In Italia, invece, si tende a filosofeggiare. Credo,<br />

però, che il nostro approccio sia più poetico e passionale.<br />

C’è stato un musicista in particolare che ha elargito preziosi<br />

consigli per la tua crescita artistica?<br />

Non c’è un musicista in particolare. L’opportunità di misurarmi con<br />

grandi musicisti per i quali nutro una forte stima mi ha dato delle<br />

conferme e una forte spinta per continuare ostinatamente a percorrere<br />

questo cammino. Nell’esperienza dal vivo sono più i fatti a insegnare,<br />

che le parole. La musica dice sempre la verità.<br />

Oltre a essere un chitarrista sei anche un brillante compositore.<br />

Come affronti il fascinoso mondo della composizione?<br />

Mi rivolgo alla composizione con la stessa intenzione che adopero<br />

nell’improvvisazione. Se si pensa alla sua definizione, la composizione<br />

è essa stessa improvvisazione, che viene però fotografata ed elaborata.<br />

Per me l’aspetto compositivo nasce da uno spunto musicale, da una<br />

melodia, talvolta anche da un giro di accordi o da un groove. Ciò che<br />

rimane costante è la spontaneità. Appena ho la giusta ispirazione ci<br />

lavoro fin quando non ottengo un risultato che mi soddisfi. In alcuni<br />

casi il processo è molto rapido mentre alcune volte occorre più tempo<br />

per elaborare l’idea.<br />

C’è un tuo brano originale che più ti rappresenta artisticamente?<br />

Credo sia difficile pensare solo a un brano specifico che sintetizzi la<br />

mia identità artistica. Quando scrivo musica per realizzare i miei dischi<br />

cerco di rimanere fedele a me stesso e al contempo di guardare avanti,<br />

mettendomi in gioco il più possibile. Ogni disco è uno spaccato di vita,<br />

un percorso musicale che si chiude e che nello stesso tempo dà vita a un<br />

nuovo scenario. Potrei citare alcuni brani ai quali sono profondamente<br />

legato: Awake, Paint your Life e Lost in the Jungle. Composizioni che<br />

fanno parte dei miei ultimi cinque anni di produzione musicale e con<br />

i quali molto spesso vengo identificato.<br />

Quali sono i tuoi progetti per l’immediato futuro?<br />

Fra qualche mese uscirà il mio nuovo lavoro discografico in quartetto<br />

con Antonio Faraò al piano, Dominique Di Piazza al basso e Manhu<br />

Roche alla batteria. L’album si intitola Red Cloud, edito dall’etichetta<br />

torinese Tu Kool Records, ma per ora non posso dire altro se non che<br />

ci sarà un lungo tour di presentazione.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 27


INSIDE<br />

di Pietro Acquafredda<br />

La Scala dei desideri<br />

Oggi Riccardo Chailly è per tutti un direttore affermato, di valore, e dalla carriera gloriosa; non più<br />

il “figlio” del compositore Luciano, al vertice della Scala, dove il giovane Riccardo, ventenne, aveva<br />

mosso i primi passi dal podio, come assistente di Abbado. Nel 1984, al tempo di questa intervista, egli<br />

era in grande ascesa ma ancora giovane. Per questo è interessante riscoprire come la pensava allora<br />

un giovane direttore.<br />

Salisburgo, estate 1984, un pomeriggio piovoso. Incontrammo<br />

Riccardo Chailly in un bar, a due passi dalla sala grande<br />

del festival, quarantotto ore dopo il suo concerto con i<br />

Wiener Philharmoniker e Alexis Weissenberg – in programma il<br />

Concerto n.3 di Rachmaninov e la Sinfonia n.5 di Čajkovskij (che<br />

aveva mandato il pubblico in delirio) e subito dopo le prove del<br />

Requiem di Verdi, diretto da Karajan, alle quali solo Chailly era<br />

stato autorizzato ad assistere. Ma il fatto nuovo e importante di<br />

quella edizione del festival di Salisburgo era la chiamata di Chailly,<br />

per espressa volontà di Karajan, a dirigere l’opera inaugurale del<br />

festival di quell’anno, il Macbeth di Verdi. Karajan, per problemi<br />

di salute, aveva voluto come suo sostituto il giovane direttore (31<br />

anni appena), primo italiano a dirigere l’inaugurazione del famoso<br />

festival internazionale, fra mugugni, critiche e anche qualche<br />

cattiveria. Quell’intervista, pubblicata sul mensile “Piano Time”,<br />

la riproponiamo ai lettori di <strong>SUONO</strong> ora che Chailly, coronando<br />

il sogno, legittimo, di una vita, è stato nominato direttore musicale<br />

del più grande teatro d’opera, salutato con favore anche dai<br />

milanesi, suoi concittadini.<br />

Ovvio che lei si senta lusingato, inutile chiederglielo. Ci<br />

sveli, allora, qualche segreto del “demiurgo” salisburghese<br />

in prova.<br />

Innanzitutto, sono onorato di essere forse l’unico direttore ad<br />

avere ufficialmente accesso alle prove del Maestro, sia a Salisburgo<br />

che a Berlino. Sono rimasto colpito dal lavoro di scavo di<br />

Karajan, ogni volta che sale sul podio, compresa questa mattina.<br />

In particolare, con il Requiem di Verdi (Chailly dirà sempre Verdi<br />

Requiem, chissà perché, ndr.) e la Patetica di Čajkovskij, una<br />

sinfonia con la quale sono praticamente cresciuto, a cominciare<br />

dalle prime incisioni mono, sempre di Karajan. Di questa stessa<br />

sinfonia possiedo anche una delle sue prime incisioni stereo con<br />

i Berliner Philharmoniker. E, raffrontando le due registrazioni<br />

con la prova di questa mattina, è interessante vedere come il suo<br />

28 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


RICCARDO CHAILLY 30 ANNI DOPO<br />

lavoro di scavo sia ancora oggi inesorabile. Per Verdi in particolare,<br />

poiché debutterò in ottobre a Berlino con la mia orchestra<br />

nel Requiem di Verdi, le prove di questi giorni mi hanno suggerito<br />

ancora altre ipotesi di riflessione.<br />

In particolare?<br />

Innanzitutto la fedeltà a quanto Verdi scrive e desidera. Ma anche,<br />

e può sembrare un assurdo, come a volte non bisogni seguire alcune<br />

indicazioni “di tempo” segnate da Verdi in partitura. Karajan<br />

gli è fedele nel senso che conosce Verdi più profondamente di ciò<br />

che è indicato in partitura. Una conoscenza approfondita di un<br />

autore – come Karajan la possiede senza dubbio di Verdi – a volte<br />

suggerisce di non fare anche quello che è espressamente indicato.<br />

Chi conosce dal di dentro tale problema può capire quanto dico.<br />

In Bruckner, ad esempio – ho appena inciso e portato in tournée<br />

la sua Sinfonia n.7 – è fondamentale porsi tale problema. Le revisioni<br />

di Novak vanno liberate di aggiunte di revisione dettate<br />

da Nikisch (per le quali ha avuto sempre il consenso dell’autore?)<br />

al tempo della prima esecuzione.<br />

È soddisfatto di come la critica ha accolto il Macbeth che<br />

ha appena diretto?<br />

Enormemente. Direi che è stata un’apoteosi europea ed extraeuropea,<br />

soprattutto per la parte che mi riguarda, quella musicale;<br />

mentre è stato criticato, quasi coralmente, l’allestimento. Non<br />

voglio entrare nel merito né schierarmi da una parte o dall’altra.<br />

Constato una realtà. Musicalmente ho avuto la gioia di essere<br />

stato riconosciuto, più che dai grandi giornali (“Stuckenschmidt”<br />

ha titolato il suo articolo “Un trionfo per Chailly”; il “Times” di<br />

Londra ha ugualmente elogiato la mia direzione, per non dire<br />

dei giornali viennesi, sempre molto polemici ma di grande peso<br />

culturale, come “Die Presse”, che ha “ammirato” il mio Macbeth)<br />

dal successo di pubblico, che alla fine di ogni recita ritrovo sempre<br />

crescente; è questo che mi onora più di tutto. E, infine, le parole<br />

di elogio di Karajan che ha assistito all’ante prova generale, alla<br />

generale e alla prima dell’opera, oltre che al mio concerto sinfonico<br />

dell’altro ieri, dal palcoscenico. Tutto questo mi ha veramente<br />

commosso.<br />

I giornali italiani, al confronto, le sono sembrati un po’<br />

tiepidi?<br />

Ne ho letti alcuni, vagamente – qui si fa fatica a trovarli. Confesso<br />

apertamente di leggere i giornali e ascoltare i dischi, a differenza<br />

di molti colleghi che dichiarano esattamente il contrario, mentre<br />

poi leggono avidamente quel che si scrive di loro e, in caso di<br />

recensioni negative, vanno anche in bestia. Se devo parlare della<br />

critica italiana, fra la stampa europea mi è sembrata quella più<br />

tiepida. Ma ciò non mi farà assolutamente cambiare il mio giudizio<br />

di entusiasmo per questo Macbeth, e per il riconoscimento<br />

generale riscontrato in Europa.<br />

Ascolta i dischi regolarmente in fase di studio, per cavarne<br />

suggerimenti e formulare ipotesi interpretative?<br />

A tal proposito: quale edizione dell’opera verdiana l’ha<br />

maggiormente interessata?<br />

Due almeno. Il nastro del Macbeth con De Sabata e la Callas,<br />

per l’inaugurazione della Scala, nel 1952 (una lettura così geniale<br />

dell’opera che meritava di essere studiata a fondo, senza<br />

però restarne galvanizzati, anzi da dimenticare immediatamente<br />

dopo) e quella di Abbado, in disco, che per me rappresenta la<br />

più bella edizione dell’opera. Un’interpretazione magistrale e<br />

definitiva! Per tornare alla critica musicale, mi rallegra particolarmente<br />

l’ammissione generale che la mia lettura del Macbeth,<br />

nel bene e nel male, è diversa da quella di Claudio (Abbado, ndr.).<br />

Considero una vittoria essere riuscito a trovare una mia strada,<br />

affrancandomi dalla bellezza e dal fascino di quella di Abbado<br />

che conoscevo bene, avendo seguito all’epoca tutte le prove con<br />

Abbado e Strehler.<br />

Tra breve ci sarà un Macbeth anche in Italia, diretto da<br />

Muti, per l’inaugurazione della stagione del Teatro San<br />

Carlo. Andrà ad ascoltarlo?<br />

Ah, non lo sapevo.<br />

Ha dischi in uscita o registrazioni già programmate?<br />

Proprio ieri è stato presentato qui, a Salisburgo, nel corso di una<br />

festa della Decca, Andrea Chénier con Pavarotti e Caballé; a fine<br />

anno uscirà The Rake’s Progress e, successivamente, un album<br />

interamente dedicato a Čajkovskij (Giulietta e Romeo, Francesca<br />

da Rimini) con l’Orchestra di Cleveland...<br />

Quando tornerà a dirigere in Italia?<br />

A dicembre, per due concerti, uno a Firenze al Teatro Comunale<br />

e l’altro a Milano, per la Stagione RAI; a giugno poi, alla Scala,<br />

riprendo Andrea Chénier con Carreras.<br />

Perché, di recente, Martha Argerich ha disertato il concerto<br />

al Maggio Fiorentino, sotto la sua direzione?<br />

Per motivi che hanno a che fare con la sua vita privata. Tanto è<br />

vero che, poi, ha partecipato alla tournée in Spagna, con me e<br />

con l’Orchestra fiorentina. Non credo, perciò, che ce l’avesse con<br />

Firenze (o con me). Problemi personali.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 29


INSIDE<br />

Quando farà un regalo a suo padre, che ora è al Carlo<br />

Felice di Genova, dirigendo l’orchestra di quel teatro?<br />

Con mio padre c’è un pourparler per un concerto con l’Orchestra<br />

genovese. Vi fui invitato, forse otto anni fa, ma poi non se ne fece<br />

nulla, per ragioni burocratiche e finanziarie. Successivamente<br />

non sono più andato a Genova, semplicemente perché non sono<br />

stato invitato. Può darsi, invece, che ora... anche se io e mio padre<br />

non abbiamo mai amato collaborare insieme ufficialmente.<br />

Quando lui aveva responsabilità di vertice ha sempre evitato di<br />

scritturarmi, per non suscitare logici attacchi...<br />

Ora la situazione è cambiata. Lei è un direttore e non<br />

più, semplicemente, il figlio di...<br />

Sì, anche perché pare che la richiesta sia venuta dall’orchestra.<br />

Perciò, forse, andrò a Genova. Mi permetta di aggiungere qualcosa<br />

che interessa direttamente la sua rivista pianistica (“Piano<br />

Time”, ndr.): in autunno termineremo la registrazione dei Concerti<br />

per pianoforte di Beethoven, e la Fantasia corale, con Alicia<br />

de Larrocha e l’Orchestra della Radio di Berlino. Abbiamo già<br />

inciso il Primo, Terzo e Quinto; usciranno tutti all’inizio dell’85.<br />

A proposito del concerto dell’altro ieri, il Concerto per pianoforte<br />

n.3 di Rachmaninov l’avevo già diretto, con Weissenberg e<br />

l’Orchestra di Cleveland; da allora mi ero riproposto di dirigerlo<br />

anche in Europa con lo stesso pianista. Poi c’è stata l’opportunità<br />

di farlo a Salisburgo, dove mancava da più di un decennio.<br />

Il successo del nostro concerto merita più alta considerazione,<br />

perché Rachmaninov in Austria è considerato un musicista di<br />

“seconda classe”. Io combatto strenuamente tale opinione e per<br />

dimostralo, l’anno prossimo, porto in tournée la mia orchestra<br />

negli Stati Uniti, con la Sinfonia n.2 di Rachmaninov, che considero<br />

un capolavoro nel suo genere.<br />

Insomma, può ritenersi soddisfatto.<br />

Inaugurare il Festival di Salisburgo è il massimo traguardo per<br />

qualunque direttore, sebbene si tratti di un traguardo che mette<br />

il direttore in una posizione fra le più ambite ma anche fra le<br />

più scomode. Non posso dimenticare che sono stato l’unico a<br />

succedere a Karajan, nell’inaugurazione del festival.<br />

I grandi direttori italiani, Muti o Abbado, non hanno<br />

mai avuto tale onore?<br />

Abbado, come anche Muti, hanno diretto e dirigono regolarmente<br />

a Salisburgo, ma non hanno mai inaugurato il festival. Nel mio<br />

caso, in particolare, c’è stato il passaggio dello scettro direttamente<br />

dalle mani di Karajan.<br />

Ora la invidieranno.<br />

Non può chiederlo a me. Ora, superata questa che considero<br />

la prova del fuoco, sono ormai definitivamente fuori pericolo.<br />

L’anno prossimo tornerò a Salisburgo per la ripresa del Macbeth<br />

e per un concerto ancora con i Wiener Philharmoniker.<br />

(“Piano Time”, anno II, n.19 – Ottobre 1984)<br />

30 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


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INSIDE<br />

di Francesco Bonerba<br />

photo Getty Images<br />

A little girl in Blues<br />

Chi era Janis Joplin? Chi si nascondeva realmente dietro il ruggito della sua voce blues e quella incontenibile carica<br />

di energia che trascinò con sé milioni di anime? Quale propellente emozionale innescava da un lato la potenza del<br />

suo canto e dall’altro le vertiginose discese verso la dipendenza dalla droga? Sono domande a cui, per fortuna, il<br />

documentario della regista nominata all’Oscar Amy J. Berg (Deliver Us from Evil, An Open Secret) non risponde.<br />

Presentato in anteprima mondiale alla 72. Mostra Internazionale<br />

d’Arte Cinematografica di Venezia – dove abbiamo<br />

avuto la fortuna di vederlo, circondati da una platea emozionata<br />

e attentissima – e in sala dall’8 ottobre, Janis è un documentario<br />

preciso e ben confezionato, che evita sia la facile e lacrimosa retorica<br />

di cui sono spesso intrisi i biopic sia la tentazione di delineare in<br />

modo manicheo e superficiale l’identità di<br />

una figura mitica come la Joplin. Contrariamente<br />

a quanto fece nel 1974 Howard Alk<br />

con il suo documentario, Amy Berg non si<br />

limita ad aggregare materiali di repertorio<br />

annullando la propria presenza e lasciando che a parlare siano i grezzi<br />

materiali di repertorio ma manipola e orchestra narrativamente una<br />

moltitudine di documenti eterogenei e in parte inediti, affidando le<br />

parole della Joplin alla voce penetrante della cantautrice statunitense<br />

Charlyn “Chan” Marshall. Da questa operazione di abile messa in<br />

Non hai idea di quanto sia<br />

difficile essere me<br />

Janis Joplin<br />

forma, più patinata del documentario del 1974 ma decisamente più<br />

godibile, emerge un’immagine vividamente polifonica della cantante,<br />

che lo spettatore ricostruisce muovendosi tra le lettere che la Joplin<br />

scriveva alla famiglia, le testimonianze della sorella e del fratello, le<br />

interviste a chi la conobbe da vicino e le riprese dei concerti e del suo<br />

lavoro in sala di registrazione.<br />

Si fa così conoscenza con l’adolescente Janis,<br />

ragazzina “fuori dal coro”, lontana dai canoni<br />

estetici degli anni Sessanta e con un carattere<br />

schietto e impetuoso, che i compagni di<br />

classe avevano paura di portare nei bar, dove<br />

puntualmente scatenava una rissa, e che i membri del gruppo Alpha<br />

Phi non esitarono a definire “uomo più brutto dell’anno”. In un’intervista,<br />

anni dopo, la Joplin affermerà – con un sorriso forzato dietro il<br />

quale si nasconde l’enorme ingombro della profonda solitudine che<br />

caratterizzerà la sua intera vita – di non aver mai superato il fatto che<br />

32 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


JANIS IL DOCUMENTARIO<br />

nessun ragazzo le abbia mai chiesto<br />

di accompagnarla al prom di<br />

fine anno. È proprio il desiderio di<br />

essere accettata, amata, considerata,<br />

congiuntamente alla scoperta<br />

del proprio talento e all’amore per<br />

miti musicali come Otis Redding,<br />

Ornette Coleman, Billie Holiday<br />

e Aretha Franklin, a innescare la<br />

miccia che la avvicina sempre più<br />

al palco, spinta verso quel contatto<br />

con il pubblico che lei stessa definisce<br />

analogo al “feedback di un<br />

diffusore”, un’onda di energia che<br />

dal cantante passa agli spettatori e<br />

viceversa. Un contatto che sarà la<br />

prima e forse unica vera dipendenza<br />

di Janis Joplin, costantemente<br />

alla ricerca di un crescente sostegno<br />

umano in grado di silenziare il<br />

rumore delle proprie insicurezze e<br />

risanare le ferite di gioventù.<br />

Tralasciando, però, i suoi turbamenti<br />

interiori e la sua frenesia di<br />

trasformarsi nella star che avrebbe<br />

spazzato via le proprie fragilità, la<br />

Joplin possedeva un talento artistico<br />

e una serietà professionale<br />

probabilmente mai del tutto valorizzati<br />

e apprezzati, messi in luce<br />

dai tanti materiali raccolti nel<br />

documentario. Sebbene la Berg si<br />

focalizzi molto, attraverso le testimonianze raccolte, sugli aspetti più<br />

drammatici della vicenda biografica della cantante di Port Arthur, la<br />

composizione sapiente di riprese che la ritraggono al lavoro o mentre<br />

è sul palco delinea un percorso di crescita artistica che rende omaggio<br />

alla sua grandezza. Nonostante la dipendenza da droga e alcol, amici<br />

e colleghi testimoniano all’unisono come la Joplin cercasse sempre<br />

di essere sobria e lucida prima di una registrazione o un concerto,<br />

affinché i suoi fan e la sua arte non risentissero mai di quegli eccessi ai<br />

quali si abbandonava consapevolmente<br />

tra un impegno lavorativo<br />

e l’altro. I primissimi piani sul suo<br />

volto teso e vibrante di passione,<br />

la carica elettrica della sua musica<br />

enfatizzata dalle immagini rumorose<br />

e stinte di quegli anni e la<br />

lucidità con cui parla ai propri genitori,<br />

nelle lettere private, delle<br />

proprie scelte umane e lavorative,<br />

contribuiscono così a magnificare<br />

il valore dell’artista Janis Joplin.<br />

Nessuno saprà mai veramente<br />

perché quella notte del 4 ottobre<br />

1970, nonostante il lungo periodo<br />

in cui si era progressivamente<br />

allontanata dalla droga (e avvicinata<br />

all’alcol), la cantante abbia<br />

deciso di iniettarsi quell’ultima<br />

letale dose di eroina. Una cosa,<br />

però, emerge in modo netto dal<br />

documentario di Amy Berg e dai<br />

documenti raccolti: Janis Joplin<br />

era un talento straordinario che<br />

non ebbe mai l’opportunità di<br />

sbocciare. La sua stella è nata<br />

in modo burrascoso e cresciuta<br />

in pochissimo tempo (aveva 24<br />

anni quando registrò Big Brother<br />

and the Holding Company<br />

e 27 quando fu trovata priva di<br />

vita al Landmark Motor Hotel ad<br />

Hollywood), incatenata ai propri demoni giovanili e sprovvista di<br />

un mentore in grado di guidarla alla scoperta delle proprie reale<br />

potenzialità (quale fu Paul A. Rothchild nell’ultimo periodo). La sua<br />

fiamma artistica e umana si è estinta prematuramente, non rivelando<br />

mai quanto a lungo e con quali forme avrebbe potuto ancora bruciare.<br />

Senza dubbio, a distanza di quasi mezzo secolo, la forza della sua voce<br />

e del suo carattere restano immutate, e il film della Berg è un’ottima<br />

opportunità per riscoprirle nel loro massimo splendore.<br />

Passerà presto in mani private la Porsche<br />

356C 1600 Cabriolet che Janis Joplin acquistò<br />

usata nel 1968 per 3.500 dollari. Originariamente<br />

di colore bianco perla, la cantante<br />

la affidò a un suo amico, Dave Roberts, che<br />

nel giro di un mese la “affrescò” con coloratissime<br />

decorazioni psichedeliche, un autentico<br />

murales su quattro ruote cui diede il titolo di<br />

“The History of the Universe”. L’auto divenne<br />

così riconoscibilissima, un’autentica icona di<br />

quegli anni che segnalava, ovunque andasse,<br />

la presenza della Joplin; era talmente riconoscibile<br />

che quando fu rubata, nel 1969,<br />

il ladro pensò bene di ritinteggiarla interamente<br />

di grigio. Fortunatamente l’auto fu<br />

rintracciata e il disegno originario interamente<br />

recuperato. Dopo la morte della cantante,<br />

l’auto cadde in disuso fino al 1995, quando<br />

gli eredi della Joplin decisero di prestarla alla<br />

Rock and Roll Hall of Fame Museum di Cleveland,<br />

dove è stata esposta finora. Il prossimo<br />

10 dicembre la mitica Porche sarà battuta<br />

all’asta a New York, con un valore che si stima<br />

raggiungerà la cifra di circa 350 mila euro.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 33


INSIDE<br />

di Daniele Camerlengo<br />

Il<br />

“pendolo”<br />

di Zibba<br />

foto Nicolò Puppo<br />

Muovitisvelto è conoscenza acquisita e diffusa, è legame estemporaneo forte e decadimento immediato,<br />

sicuramente il racconto della vita artistica di Zibba, segnato dal cromatismo episodico del suo continuo<br />

vagabondare musicale.<br />

Sembra quasi sfuggirla, una definizione, una classificazione,<br />

Zibba, costantemente alla ricerca di un orizzonte musicale<br />

il più ampio possibile (“Cerco di essere libero, di suonare<br />

quello che mi piace senza troppi filtri... ”) e che non precluda generi,<br />

partner (ampie le collaborazioni, ultima quella con Alex Britti) e<br />

ambiti, senza disdegnare nulla, nemmeno il Festival di Sanremo, al<br />

quale ha partecipato nel 2014 nella sezione “Nuove Proposte” con<br />

il brano Senza di te, arrivando fino alla finale e vincendo il Premio<br />

della Critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa “Lucio Dalla”.<br />

Un’esperienza di cui Zibba traccia un ricordo per nulla enfatico:<br />

“Ci siamo sentiti a casa; lo staff ha davvero fatto di tutto per<br />

far sì che noi piccoli artisti ci sentissimo considerati al pari dei<br />

grandi”. Lo abbiamo incontrato poco dopo la presentazione del<br />

suo ultimo album…<br />

34 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


INTERVISTA ZIBBA<br />

Nel testo della canzone Muovitisvelto che dà il titolo<br />

all’album, il grazie alle “donne, a quelli che ascoltano,<br />

alle pellicole da mattatoio e alle case di cura” cela una<br />

dedica particolare a persone o avvenimenti importanti<br />

che ti hanno dato forza?<br />

Quell’elenco nasconde decine di significati ma è senz’altro vero<br />

che sono tutte cose che hanno una grande importanza per me,<br />

che mi hanno sorretto nei momenti di dubbio e fatto in qualche<br />

modo diventare la persona che sono. In cammino ma su una<br />

strada che comincia a farsi riconoscere.<br />

La tua formazione si è costruita e fortificata grazie alla<br />

dura gavetta, oggi quasi dimenticata. Qual è stata l’esperienza<br />

che ti ha arricchito più di ogni altra?<br />

Di certo i chilometri in furgone. Le parole, i programmi, le cose<br />

discusse e le canzoni scritte mentre si viaggia sono il colore a<br />

tutto quanto e in qualche modo il vero obbiettivo. Si dice che il<br />

viaggio sia la cosa più importante. Nella musica, per me, funziona<br />

allo stesso modo.<br />

Hai la fortuna di collaborare con gli Almalibre che, oltre<br />

a essere la tua seconda famiglia, sono musicisti di<br />

altissimo livello, una mistura di esperienza e talento.<br />

Descrivici la qualità del rapporto con loro.<br />

Amichevole ma anche molto professionale. Sappiamo dove sono i<br />

confini tra il lavoro e il cazzeggio e siamo tutti molto consapevoli.<br />

Ci piace l’idea di costruire insieme e di far parte di qualcosa.<br />

L’incontro con Niccolò Fabi?<br />

Avvenne grazie al Collettivo Dal Pane, parentesi davvero emotiva<br />

per me. Da lì è nata la stima reciproca e la voglia di fare qualcosa<br />

insieme. In studio è stato magico, ero davvero emozionato.<br />

Le voci e i ricordi di luoghi e storture<br />

del passato che evocano la durezza di<br />

vissuti neri come la pece e la ricerca<br />

della calma che sana. Cosa vuole trasmettere<br />

Ovunque nella duplice versione<br />

di canzone e monologo che vede<br />

ospiti Marco Ferrando, Matteo Monforte<br />

e Andrea Balestrieri?<br />

Quello che trasmette. Non amo decidere io<br />

cosa gli altri debbano provare ascoltando la<br />

mia musica. Credo che ognuno meriti la propria<br />

verità quando ascolta.<br />

La tua passione per la scrittura ti ha portato a realizzare<br />

nel 2013 Me l’ha detto Frank Zappa in due versioni e<br />

per due case editrici differenti (il cartaceo per Editrice<br />

Zona, la versione digitale per Matisklo Edizioni, entrambe<br />

con interventi di Eugenio Finardi e Matteo Monforte,<br />

illustrazioni di Matteo Anselmo). Immagino sia stata<br />

un’esperienza molto appassionante.<br />

Di certo divertente. La cosa bella è che questo libro nato per gioco<br />

sia diventato quasi subito uno spettacolo teatrale. E devo ringraziare<br />

Sergio Sgrilli per avermi aiutato a vivere questo piccolo sogno.<br />

Sentire le mie parole recitate in teatro è stato strano, molto bello.<br />

Raccontaci il tuo rapporto con le arti.<br />

Non sono un amante dell’arte nel senso comune. Sono un grande<br />

rispettoso delle motivazioni che stanno dietro l’artista senza<br />

preoccuparmi troppo di voler riconoscere forzatamente il genio.<br />

Come nascono i tuoi testi e come li avvicini al trasporto<br />

vibrante del sonoro?<br />

In modo piuttosto fluido. Piacevolmente casuale a volte. Lascio<br />

che l’ambiente attorno e le coincidenze facciano il loro lavoro e<br />

sto ad ascoltare. Se scrivo per me scrivo perché ne ho bisogno<br />

come si ha bisogno di una seduta psicoanalitica. Se scrivo per<br />

gli altri è tutto diverso. Metto in gioco la mia piccola esperienza<br />

e tutta la passione che ho. E ascolto, sempre.<br />

Nel disco ospiti Niccolò Fabi, Bunna, Omar Pedrini, Leo<br />

Pari, Patrick Benifei, importanti presenze che impreziosiscono<br />

l’album e la tua esperienza creativa. Quali sono<br />

i loro pregi migliori?<br />

Di essere persone. Meravigliosamente in linea con loro stesse.<br />

Questo mi fa innamorare. Il regalo di condividere una canzone<br />

è tra i più grandi che ricevo.<br />

Un riferimento stilistico o vocale che<br />

è stato sempre presente sin dagli inizi<br />

della tua carriera.<br />

Tom Waits. Il suo modo di concepire il suono,<br />

le composizioni, mi ha aiutato a voler conoscere<br />

un’altra musica, altri artisti, e a forgiare<br />

il mio stile sotto l’esempio di chi ha usato la<br />

musica senza farsi usare dalla stessa.<br />

foto Nicolò Puppo<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 35


INSIDE<br />

Raccontaci un aneddoto vissuto durante un tuo concerto,<br />

un incontro inaspettato o un’ispirazione creativa<br />

condivisa che ha sorriso alla tua sensibilità.<br />

La prima mail di Lorenzo Jovanotti arrivata di notte mentre stavo<br />

sdraiato su un materasso in studio. Ha ispirato in quell’istante<br />

la prima canzone dell’album.<br />

Qual è il tuo poeta preferito e ne hai disseminato qualche<br />

traccia nelle tue produzioni?<br />

La poesia è roba da poeti. Amo le poesie di Bukowski perché traduce<br />

le sensazioni in modo così brutalmente vero che non puoi<br />

che sentirti parte di quella cosa, di quel momento.<br />

Quale artista o brano sarà sempre presente nelle tue<br />

playlist? E ancora, cosa ne pensi della musica liquida e<br />

dei servizi come Spotify?<br />

Di Spotify penso che sia una cosa buona, una delle più utili inventate<br />

negli ultimi anni nel settore della musica digitale. Grazie<br />

a questo programma sono riuscito a ritrovare versioni e pezzi<br />

che non sentivo da anni. Nella mia playlist non mancherà mai<br />

Moondance di Van Morrison.<br />

Rimasi affascinato dalla tua scrittura e dalla profondità<br />

avvolgente della tua voce grazie alla meravigliosa Regalami<br />

di te scritta e interpretata nel progetto discografico<br />

Bassvoice Project di Silvia Bara e Pippo Matino. Cosa regaleresti<br />

di te a questo mondo devastato da mille brutture?<br />

Tutto ciò che posso regalare sta nelle mie canzoni. Non ho grandi<br />

regali per il mondo ma credo che, nonostante il devasto, come<br />

dici tu, al mondo ci si stia ancora bene, per ora.<br />

Che legami hai con il jazz?<br />

È la musica che sentiva mio padre. È una delle espressioni che<br />

amo. Uno dei modi migliori di dire determinate cose. Il romanticismo<br />

è nel jazz. E ne abbiamo bisogno.<br />

Cosa comporta essere padre e artista e cosa ha rinnovato<br />

in te?<br />

Comporta essere poco a casa e una lotta continua tra sentimenti<br />

e sensi di colpa più o meno giustificabili. Non ha rinnovato<br />

qualcosa in particolare, salvo qualche istinto di sopravvivenza.<br />

Ha aperto sicuramente una finestra su tutto portando luce e<br />

chiarezza.<br />

Adesso, oltre alla promozione del tuo ultimo disco, cosa<br />

ti aspetta? Teatro, cinema, televisione?<br />

Riposo, spero. Poi ho mille progetti, come sempre, e credo che<br />

prima o poi li produrrò tutti. Di certo voglio continuare a scrivere<br />

e fare tutto quello che sto facendo. Non immagino una vita migliore<br />

o più intensa. Nonostante la fatica incessante e i conti da<br />

fare con le motivazioni, sono decisamente uno di quelli fortunati.<br />

Per tanti motivi.<br />

36 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Pro-Ject nuova Serie RPM<br />

L’evoluzione del vinile continua.<br />

RPM 10 Carbon<br />

Giradischi con telaio, base anti-risonante<br />

e braccio in carbonio. Motore asincrono con controllo<br />

elettronico della velocità, piatto in alluminio ad alta massa con sistema<br />

di sospensione magnetica e top in vinile. Velocità 33,3/45 giri, sistema di smorzamento TPE<br />

e nuovo braccio da 10" Pro-Ject 10CC Evolution con porta-testina integrato.<br />

RPM 5.1 Giradischi compreso di braccio con trazione<br />

a cinghia e velocità 33/45 giri. Piatto in MDF a bassa risonanza<br />

e matte in sughero. Motore asincrono e braccio<br />

dritto in carbonio Pro-Ject 9CC, connettori RCA<br />

posteriori placcati oro. Disponibile nel colore Grigio<br />

scuro laccato.<br />

RPM 3 Carbon Giradischi compreso di braccio con trazione<br />

a cinghia e velocità 33/45 giri. Dotato di piatto in<br />

MDF a bassa risonanza e matte in vinile. E’ dotato di<br />

braccio in resina di alluminio/carbonio a S da 10” e antiskating<br />

magnetico. Motore in DC esterno, disaccoppiato<br />

dal telaio. Disponibile nei colori nero laccato, rosso<br />

laccato o bianco laccato.<br />

RPM 1 Carbon Giradischi compreso di braccio, trazione<br />

a cinghia, velocità 33/45 giri. Piatto in MDF a bassa risonanza<br />

e matte in feltro. Braccio in resina di alluminio/carbonio<br />

a S da 8,6” con antiskating magnetico. Motore<br />

in DC esterno disaccoppiato dal telaio. Disponibile<br />

nei colori nero laccato, rosso laccato o bianco laccato.<br />

www.audiogamma.it


INSIDE<br />

di Guido Bellachioma<br />

Suonami<br />

la mia<br />

canzone<br />

Le apparenti stravaganze sonore di Francesco Gazzara, eccellente compositore/tastierista romano,<br />

sono in realtà frutto di un percorso artistico estremamente ragionato e al tempo stesso passionale.<br />

Gazzara Play Genesis è la sigla con cui ha scelto di pubblicare Play Me My Song… chiaro atto<br />

d’amore per la band inglese.<br />

Il suo debutto nella discografia ufficiale, l’album One (come<br />

Gazzara, Irma Records) risale al 1996, dopo alcuni 12” pubblicati<br />

nei primi anni ’90 in collaborazione con il compianto<br />

amico e produttore fiorentino Ernesto De Pascale (13 febbraio<br />

1958 – 13 febbraio 2011). Prima ancora c’erano stati molti concerti<br />

nell’underground rhythm ‘n’ blues romano (con i P.U.B.), alcuni<br />

anche all’estero nella scena mod europea, e molti eventi nazionali<br />

(live e in studio) con i toscani Hypnodance dello stesso De Pascale<br />

e Massimo Altormare.<br />

Raccontaci la tua storia…<br />

Quando ho cominciato lo strumento dell’epoca era un organo elettromagnetico<br />

della Pari, niente di paragonabile ai cloni odierni<br />

dell’Hammond ma uno strumento a parte, difettoso ma con una<br />

sua personalità. Prima dell’esordio discografico la mia attività si<br />

divideva già allora (come oggi) tra produzioni in studio, concerti e<br />

le prime colonne sonore, in quei tempi solo per il teatro e la televisione.<br />

Ero davvero troppo giovane, nel 1984 dovetti dare l’esame in<br />

SIAE da minorenne in quanto da semplice e temporaneo assistente/<br />

38 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


INTERVISTA FRANCESCO GAZZARA<br />

uditore di studio del M° Amedeo Tommasi (anche uno dei migliori<br />

pianisti jazz italiani di tutti i tempi) mi ritrovai presto a scrivere<br />

alcuni brani con lui per uno sceneggiato della RAI. In quel periodo,<br />

a parte la contingenza di live e produzioni, la mia passione per i<br />

Genesis e per altre band, piuttosto selezionate, del prog, trovava<br />

più spazio negli studi di pianoforte classico e nelle sperimentazioni<br />

sugli ultimi sintetizzatori analogici dell’epoca (un Arp Odissey<br />

bianco inciso in tanti demo su quarto di pollice a bobine Teac).<br />

One cambia molte cose…<br />

Con questo album, ritenuto ancora oggi tra quelli pioneristici del<br />

genere acid jazz in Italia e non solo, arrivarono anche 10.000 copie<br />

vendute, il cammeo dell’organista inglese James Taylor (JTQ),<br />

una lunga serie di tour, anche internazionali (Giappone, Russia,<br />

Portogallo), e concerti prestigiosi (Montreux Jazz Festival e Jazz<br />

Cafè di Camden, Londra). Come Gazzara, una band jazz/funk a<br />

tutti gli effetti con influenze elettroniche, soundtrack e lounge,<br />

sono seguiti altri cinque album (l’ultimo nel 2013 e un prossimo in<br />

lavorazione). La title-track dell’album The Spirit Of Summer, grazie<br />

al remix del DJ newyorkese Dave Warrin, diventò nel 2002 una hit<br />

sulla scena black e dance internazionale. Le influenze maggiori del<br />

progetto: Eumir Deodato, Sound Of Philadelphia, Henry Mancini,<br />

John Barry, Marcos Valle, Herbie Hancock, ecc.<br />

Le colonne sonore sono importanti nella tua vita artistica?<br />

Si, contemporaneamente ai miei dischi, dal 2000, ho iniziato a<br />

scrivere colonne sonore per il cinema e la TV, collaborando con<br />

numerosi registi (Giuseppe Ferrara, Cristina Comencini, Peter Del<br />

Monte, Luca Archibugi, Francesca Muci, Maurizio Panici, Carlo<br />

Alberto Pinelli, Nicola Molino, Gino Cammarota), continuando<br />

nel decennio successivo con un intermezzo nel mondo dei jingle<br />

pubblicitari (Jeep, Disaronno, Fernet Branca, Sky FX). Tra le colonne<br />

sonore realizzate: Donne di mafia (2000, regia: G. Ferrara),<br />

Segretario particolare (2007, regia: N. Molino), Siamo tutti<br />

vecchi (2010, regia: F. Muci), Eduardo, la vita che continua (2014,<br />

regia F. Saponaro). Tra quelli che hanno utilizzato miei brani originali<br />

nella soundtrack: Controvento (2000, regia: P. Del Monte),<br />

Bianco e nero (2007, regia. C. Comencini). Last but not least,<br />

i progetti discografici paralleli: Hammond Express, due album<br />

non solo all’insegna dello storico “sound” ma anche alla ricerca<br />

di un linguaggio innovativo per l’organo jazz, e The Piano Room,<br />

tre album di matrice progressive con una formazione particolare<br />

ovvero piano/organo, batteria e contrabbasso. Per me restare nel<br />

mondo della musica in maniera più estesa possibile è stato infine<br />

inevitabile, vista anche l’eterogeneità del mio percorso di studio<br />

parallelo, tra i corsi di composizione sperimentale e musica elettronica<br />

al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, quelli di musica<br />

da film con il M° Mario Nascimbene e il M° Carlo Savina a Latina,<br />

il diploma in Music Production and Sound Engineering presso il<br />

Media Production Services di Brixton (Londra) e, infine, la laurea<br />

in etnomusicologia all’Università La Sapienza di Roma.<br />

Perché Genesis, come nasce questo progetto e il rapporto<br />

con quel tipo di musica più in generale.<br />

REGISTRARE IN VATICANO<br />

Come location della session pianistica è stata scelta la Sala Assunta<br />

(all’interno dello Stato Vaticano), dotata di un bel riverbero naturale e<br />

sede di molte registrazioni storiche (Quartetto Cetra, Ennio Morricone).<br />

Le (poche) partiture esistenti sono state riviste al setaccio, altre sono<br />

state scritte di sana pianta. Arrangiamenti fedeli alla struttura degli<br />

originali, dunque, ma senza eccessi di virtuosismo, velocità leggermente<br />

più aggressive rispetto a quelle conosciute – per dare un senso “live” al<br />

tutto, nella tradizione dei Genesis dal vivo – e, soprattutto, la messa in<br />

risalto di parti nascoste che a volte escono solo dagli ascolti in cuffia degli<br />

originali rimasterizzati. Questi sono alcuni dei tanti dettagli assegnati di<br />

volta in volta a strumenti diversi.<br />

Come assistente alla produzione e al missaggio è intervenuto Stefano<br />

Corato (nella foto), attualmente responsabile dei programmi musicali<br />

della Radio Vaticana, ma negli anni ’80 e ’90 produttore interno della<br />

RCA con vasta esperienza di sound orchestrale, avendo lavorato anche<br />

negli Abbey Road Studios e con Ennio Morricone. Curiosamente Stefano,<br />

che è un amico e collega dai tempi di una compilation BMG con gruppi<br />

emergenti romani del 1990 (fortemente voluta anche da Francesco Di<br />

Giacomo del Banco), è anche un ottimo contrabbassista che, tra le tante<br />

session orchestrali, partecipò anche a quelle per l’album Di terra del<br />

Banco Del Mutuo Soccorso.<br />

Il mio incontro con la musica dei Genesis è indelebile. Risale a una<br />

visita domenicale al mercato di Porta Portese di Roma nel 1979,<br />

dodicenne già stanco delle lezioni di pianoforte classico, opposte<br />

alla disco music in vinile dell’epoca e cioè il mio primo approccio<br />

corporale alla musica. Tra le bancarelle del vinile rimasi colpito da<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 39


INSIDE<br />

una copertina con una band tutta a sedere e solo il cantante in piedi,<br />

al centro, con una maschera geometrica di cartone. Tenda turchese<br />

sullo sfondo, occhiali e basettoni sul palco, chitarre doppio manico:<br />

Genesis Live per qualche mese non lasciò più il mio giradischi<br />

mentre continuavo a rileggere il breve racconto Sci-Fi horror di<br />

Peter Gabriel sul retro cover. Il colpo del Mellotron nell’apertura di<br />

Watcher Of The Skies – combinato col brusio del pubblico – lasciò<br />

il suo segno indelebile. Avevo deciso di essere un musicista e se oggi<br />

lo sono è anche grazie a quel disco. Certo negli anni a seguire ero<br />

già un collezionista dei Genesis<br />

(tra cassette live, bootleg, EP in<br />

vinile e video in VHS ancora di<br />

pessima qualità), avendone scoperto<br />

a ritroso tutta l’era Gabriel,<br />

i primi tre album dell’era Collins<br />

e concedendomi il lusso di comprare<br />

in contemporanea all’uscita<br />

Duke, i primi album solisti di<br />

Tony Banks e Mike Rutherford<br />

(tastierista e bassista dei Genesis),<br />

i primissimi Private Parts<br />

& Piece di Anthony Phillips<br />

(chitarrista originale) in vinile.<br />

Ancora quindicenne non esitai<br />

poi a vederli dal vivo (entrambe<br />

le date) nel settembre del 1982<br />

al Palasport di Roma. Eppure in<br />

qualche modo, a parte inevitabili<br />

echi inconsci nei miei primi<br />

commenti sonori, i Genesis restavano<br />

lontani, come genere,<br />

dallo stile delle produzioni in cui<br />

mi trovai poi impegnato professionalmente.<br />

Semmai aprirono<br />

le mie orecchie, come semplice<br />

ascoltatore, ad altro progressive<br />

rock di matrice soprattutto<br />

inglese. Gentle Giant, EL&P e<br />

Yes, soprattutto per l’evidente<br />

coinvolgimento tastieristico,<br />

Pink Floyd, King Crimson, Van<br />

Der Graaf Generator, Camel per<br />

un’emozione più universale e per<br />

quel gusto indomito nel cercare<br />

di produrre sempre e comunque<br />

un sogno, un qualcosa che non<br />

ti aspetta e ti porta altrove, “off<br />

the manual”. Ma ecco che all’improvviso, qualche anno fa, tutto<br />

torna a galla. All’inizio il bisogno irrefrenabile di ricostruire il passato,<br />

attraverso lo studio quotidiano al pianoforte di quasi tutto<br />

il repertorio dei Genesis, almeno quello in cui è presente la vera<br />

quintessenza “banksiana” del gruppo. Poi l’ipotesi di realizzare il<br />

sogno di una vita: un album di solo piano con i loro brani che mi<br />

venivano meglio.<br />

Qual è stata la “scintilla”?<br />

È stato un pianoforte Bosendorfer Grand Coda ad accendere, il 1°<br />

agosto 2013, il progetto Gazzara Plays Genesis: 19 tracce della leggendaria<br />

band inglese scelte accuratamente dal periodo 1970-1980.<br />

Gli ascolti di una vita mi hanno suggerito la chiave interpretativa,<br />

ovvero il tentativo di non fare ancora una volta soltanto “i Genesis<br />

al pianoforte” ma qualcosa di più profondo. Una sorta di colonna<br />

sonora di un film immaginario, dedicato ai ricordi collettivi di chi ha<br />

masticato tutta la musica della storica band, periodi pre e post Gabriel<br />

compresi. Nei dodici mesi seguenti<br />

le sovraincisioni di un trio di archi<br />

(Fabrizio Paoletti, violino, Giulia<br />

Nuti, viola, Giorgia Pancaldi, violoncello)<br />

e dei numerosi strumenti<br />

suonati dal fiatista Dario Cecchini<br />

(flauti, sassofoni, clarinetto basso)<br />

– oltre alle mie tastiere vintage<br />

più vicine all’universo prog rock e<br />

cioè organo Hammond, Mellotron<br />

e sintetizzatori – hanno portato a<br />

termine l’album Play Me My Song,<br />

il cui titolo ricorda un verso del<br />

classico The Musical Box dall’album<br />

Nursery Cryme.<br />

La mia volontà era quella di riprodurre<br />

nel disco quel viaggio<br />

acustico tra atmosfere oniriche e<br />

cinematografiche, con un pizzico<br />

di campagna inglese nel mezzo, tipico<br />

dei primi Genesis. Ecco spiegati<br />

quindi anche l’artwork della<br />

copertina e la scelta dei formati<br />

LP vinile gatefold e CD digipack,<br />

entrambi doppi. Per un “viaggio”<br />

del genere era importante che la<br />

copertina – ricca di riferimenti<br />

alle prime celebri copertine della<br />

band inglese – fosse disegnata ex<br />

novo ad olio da un vero artista,<br />

Ugo Micheli. Una tavola come la<br />

sua non poteva, però, essere stampata<br />

soltanto negli spazi angusti<br />

di un CD, ma anche in quelli più<br />

ampi del vinile formato gatefold,<br />

la cui apertura a doppia anta vuole<br />

mostrare tutti i dettagli e la cura<br />

dell’artwork di Play Me My Song.<br />

Proprio per l’attenzione e la cura al dettaglio ho scelto di pubblicare<br />

l’album con la label IRMA Records, con cui ho lavorato spesso in passato,<br />

nonostante non sia nota per un catalogo legato al progressive (a<br />

parte gli album del mio progetto The Piano Room). L’esperienza nel<br />

mercato discografico e la passione musicale dell’A&R Umbi Damiani<br />

– che è anche un musicista e ha vissuto l’era del prog in prima persona<br />

– hanno fornito un ulteriore tassello di qualità all’operazione.<br />

40 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


INSIDE<br />

di Pier Paolo Ferrari<br />

Come eravamo una volta<br />

La storia dell’alta fedeltà audio è costellata di marchi autorevoli che sono stati in grado di conquistarsi<br />

un blasone e una reputazione molto alti. Nel tempo sono diventati autentici “miti” creando un alone<br />

di leggenda nell’immaginario collettivo. Gli esempi sono tanti: QUAD, McIntosh, Marantz, Tannoy,<br />

JBL, Garrard, Thorens, AR e altri. Alcuni di questi brand sono ancora in attività, altri hanno cessato<br />

da tempo di esistere...<br />

La Leak fa sicuramente parte di questo ristretto numero di<br />

nomi illustri, con una particolarità sostanziale: sebbene essa<br />

non sia più in attività dal lontano 1979 i suoi apparecchi continuano<br />

a essere desiderati, apprezzati, ascoltati al di là di qualsiasi<br />

effetto nostalgia o di mero e semplice collezionismo audio. Il motivo<br />

di questo affermarsi con tanta forza fra gli appassionati di mezzo<br />

mondo si spiega attraverso un’insuperabile qualità, affidabilità e<br />

longevità degli apparecchi di questa importante ditta di Londra, che<br />

hanno ottenuto un enorme successo all’epoca e continuano indiscutibilmente<br />

a ottenerlo ancora oggi!<br />

Sebbene il vasto consenso internazionale e il grandissimo successo<br />

commerciale con le sue elettroniche a valvole nel periodo d’oro<br />

dell’alta fedeltà audio, Leak seppe conquistarsi un posto di primo piano<br />

anche per la progettazione di apparecchiature Hi-Fi come giradischi,<br />

diffusori e tuner. Sul finire degli anni Cinquanta, difatti, Harold<br />

J. Leak, forte dell’enorme successo commerciale ottenuto, comprese<br />

che la linea dei prodotti della Casa doveva essere allargata a tutti i<br />

componenti dell’impianto audio. Da più parti era stato sollecitato a<br />

offrire un range completo di apparecchi: il nome Leak era diventato<br />

sinonimo di alta qualità e gli appassionati desideravano possedere<br />

un impianto tutto Leak!<br />

Ecco così nascere, all’inizio del 1960, il rivoluzionario diffusore Leak<br />

Sandwich, frutto di precedenti anni di gestazione e prove, con diaframma<br />

del cono dell’altoparlante costituito da fogli in alluminio.<br />

42 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


DAL TL 12.1 ALLO STEREO 70: VENT’ANNI DI SUCCESSI LEAK<br />

Si assiste anche all’evoluzione dei tuner Leak, iniziata nei primi<br />

anni Cinquanta, con l’uscita sul mercato dell’audio del fantastico<br />

Leak Trough-Line II (1962),<br />

1<br />

un vero capolavoro di tecnica e<br />

prestazione Hi-Fi. Per tutti gli<br />

anni Sessanta Harold J. Leak si<br />

cimenterà anche nella fabbricazione<br />

di giradischi e Pick-Up:<br />

nel 1968 vede la luce un ottimo<br />

giradischi, il Leak Truspeed<br />

Turntable, equipaggiato con<br />

braccio Leak Mark 4 dall’insolita<br />

curvatura (foto 11).<br />

Per la verità Harold Leak aveva<br />

già fatto costruire nel 1948 (da<br />

uno dei suoi migliori tecnici) il<br />

braccio Leak Mark 1 Moving-<br />

Coil-Pick-Up; via via questo era Leak TL 12 Point-One (1948-1951)<br />

stato sviluppato e perfezionato a<br />

tal punto che molti eccellenti giradischi<br />

dell’epoca, come il Gar-<br />

2<br />

rard 301 o il Thorens TD-124, ne<br />

erano equipaggiati stabilmente.<br />

D’altronde Harold Joseph Leak<br />

può essere considerato come uno<br />

dei più grandi pionieri dell’audio<br />

proprio perché ha saputo<br />

rivoluzionare completamente<br />

gli standard dell’allora nascente<br />

industria Audio!<br />

Nel 1934 Leak aveva fondato l’omonima<br />

ditta: dal 1936, quando<br />

la casa londinese produce il suo<br />

primo finale di potenza per public<br />

address, fino alla seconda<br />

Leak TL 1O Point-One (1954-1956)<br />

metà degli anni Quaranta, l’ingegner<br />

Leak studia con impegno<br />

un circuito che sia in grado di 3<br />

ottenere requisiti di eccellenza<br />

nella riproduzione del suono,<br />

sia in campo professionale che<br />

in quello amatoriale. Nel 1945<br />

sbalordisce il mondo dell’audio<br />

con un prototipo di amplificatore<br />

che entrerà per sempre nella<br />

storia della riproduzione sonora<br />

per le sue doti insuperate di<br />

qualità e affidabilità: il finale è il<br />

leggendario Leak Type 15 Point-<br />

One che, primo fra tutti, riesce<br />

a presentare una distorsione armonica<br />

totale inferiore addirit-<br />

prima della vendita del marchio.<br />

tura allo 0,1%, valore impensabile alla fine degli anni Quaranta. Nel<br />

1947 il finale Type 15 a quattro stadi viene modificato e nel 1948 H.<br />

Harold J. Leak con il figlio John D. (marketing manager) nel 1968, poco<br />

J. Leak presenta alla critica internazionale il nuovo amplificatore a<br />

tre stadi: è il Leak TL 12 Point-One, ovvero uno degli apparecchi meglio<br />

suonanti e più famosi nella<br />

storia dell’Alta fedeltà.<br />

Nel 1949 inizia la produzione<br />

vera e propria del TL 12.1 (foto<br />

1) che sarà adottato in moltissimi<br />

studi di registrazione sia<br />

Europei che Americani, toccando<br />

paesi anche in Estremo<br />

Oriente. Negli Stati Uniti, poi,<br />

Harold Leak avrà un successo<br />

travolgente e subito il suo amplificatore<br />

verrà acclamato come<br />

uno dei migliori prodotti audio<br />

in assoluto (foto 3). Quello che<br />

accade dopo la commercializzazione<br />

del TL 12 Point-One è<br />

una storia piena di fama e di<br />

gratificazioni, consensi positivi<br />

e vendite impensabili al giorno<br />

d’oggi. Dopo i primi successi<br />

internazionali ecco apparire<br />

sul mercato l’incredibile finale<br />

Leak TL 10 Point-One del 1954,<br />

successore del favoloso TL 12,<br />

munito di un suono permeato<br />

di una raffinatissima musicalità<br />

che ancora oggi lo fa essere uno<br />

dei migliori prodotti audio mai<br />

realizzati (foto 2). Avviata verso<br />

una fama planetaria, a partire<br />

dalla fine degli anni Cinquanta<br />

la Leak rinnova la sua linea<br />

di produzione e presenta l’eccellente<br />

serie di elettroniche a<br />

tubi. Nel 1957 escono sotto una<br />

veste più moderna i finali monofonici<br />

TL 12 Plus, TL 25 Plus<br />

e TL 50 Plus; essi resteranno<br />

in produzione per un decennio<br />

fino al 1967 e le loro straordinarie<br />

virtù li faranno diventare<br />

degli autentici best-seller (foto<br />

5, foto 6). I tre finali monofonici<br />

hanno linee estetiche del tutto<br />

simili e ciò che li differenzia tra<br />

loro è la potenza di uscita che<br />

ovviamente viene espressa per<br />

mezzo di tubi finali diversi. La<br />

circuitazione elettrica, i tubi<br />

d’ingresso e quelli sfasatori sono<br />

uguali, mentre lo stadio finale presenta nel TL 12 PLUS una coppia<br />

di pentodi EL84, nel 25 PLUS una coppia di EL34 e nel 50 PLUS<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 43


INSIDE<br />

5<br />

una coppia di KT88; le potenze, perciò, sono rispettivamente di 12<br />

Watt, di 25 Watt e di 50 Watt in circuito ultra-lineare.<br />

Come detto in precedenza il finale mono Leak TL 12 PLUS viene<br />

prodotto a partire dal 1957 e il nome è già una garanzia: quello del<br />

leggendario capostipite TL 12 Point-One del 1948 (foto 4). Questo<br />

finale monofonico è la somma degli sforzi Leak in campo audio, forse<br />

uno dei migliori amplificatori mai realizzati; presenta una costruzione<br />

compatta e assai gradevole che da quel momento in poi sarà<br />

adottata dalla casa per tutte le sue elettroniche future. Le linee estetiche,<br />

infatti, si distaccano in maniera decisa dal passato, soprattutto<br />

nella forma del telaio, che risulta più piccolo dei modelli precedenti,<br />

e nella sua verniciatura in tre differenti colorazioni.<br />

Il Leak TL 12 PLUS veniva venduto in coppia con il suo preamplificatore<br />

Leak Varislope III monofonico (foto 7) mentre l’equipaggiamento<br />

valvolare era della massima qualità allora disponibile. Il finale<br />

montava tubi Mullard che garantivano (e tutt’oggi garantiscono…)<br />

eccellenti performance e notevole affidabilità nel tempo. All’amplificatore<br />

si potevano inoltre affiancare altri preamplificatori della<br />

casa come il Pre-Mono Leak Point-One Plus, il Leak Varislope III<br />

e, successivamente, con l’avvento della stereofonia, i preamplificatori<br />

Point-One Stereo e Varislope Stereo (foto 8). Una dinastia di<br />

4<br />

Leak TL 25 Plus (1958-1959)<br />

Sostanzialmente gli apparecchi stereofonici di questa serie sono le<br />

versioni doppie dei mono precedenti con una circuitazione denominata<br />

“a triplo anello (TL) di controreazione” o negative-feedback<br />

e un impiego di valvole quasi identico (EF86 in ingresso nella serie<br />

mono al posto del doppio triodo ECC83 sempre in ingresso nella<br />

serie stereo).<br />

Il notevole punto di forza delle elettroniche Leak rimane l’utilizzo dei<br />

trasformatori sia in uscita che di alimentazione; oltre ai componenti<br />

di alto livello qualitativo, infatti, l’impiego di valvole di eccellente<br />

fattura e lo straordinario circuito elettrico, quello che imprime una<br />

musicalità al di sopra della media, è il trasformatore Leak (costruito<br />

su specifiche Leak dalla nota ditta Hinchley) a produrre realmente<br />

sonorità fantastiche: una miscela di suoni armoniosi e trasparenti<br />

come di rado capita di ascoltare.<br />

Ad oggi non esiste purtroppo una tecnica di costruzione che possa uguagliare<br />

la bontà sonica di un trasformatore Leak e che quindi riesca a<br />

elaborare quella alchimia magica che solo i tecnici di allora seppero<br />

trovare. Consoliamoci, perciò, del fatto che ancora oggi, magari a fatica,<br />

è possibile reperire questi oggetti del passato in condizione ottimale,<br />

per gustare in piena era digitale il meraviglioso suono da essi prodotto!<br />

Leak TL 12 PLUS (1962)<br />

preamplificatori dal suono notevolmente musicale, muniti di una<br />

costruzione molto accurata che li fanno essere anche oggi oggetti<br />

desiderabili per un ascolto di elevata qualità.<br />

Nel 1958 la Leak colloca sul mercato il suo primo finale stereo, il Leak<br />

Stereo 20, ed è subito un grande successo di vendite. L’amplificatore<br />

verrà costruito fino al 1967 in migliaia di esemplari, anche dopo l’avvento<br />

dei primi finali a stato solido; il suo responso musicale risulta<br />

dolcissimo e dettagliato allo stesso tempo e si interfaccia molto bene<br />

con i moderni componenti dell’impianto audio (foto 9). Nello stesso<br />

anno viene presentato il finale stereofonico Leak Stereo 50 mentre<br />

nel 1964 esce il finale stereo Leak Stereo 60 (foto 9 bis).<br />

I due finali ricalcano totalmente la filosofia progettuale e le linee<br />

estetiche del Leak stereo 20 elargendo, però, potenze superiori<br />

dell’ordine di 25 e 30 watt per canale; la musicalità rimane quella<br />

dello Stereo 20 anche se con una maggior spinta dinamica generale.<br />

6<br />

Leak TL 50 Plus (1959)<br />

44 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Una grande esperienza musicale.<br />

Disponibile nelle eleganti finiture lacca piano o makassar con frontale<br />

cromato. Il modello TD 550 si pone al vertice della prestigiosa produ-<br />

zione Thorens. Derivato dal TD 350, è dotato di un telaio sospeso con<br />

trazione a cinghia sul bordo esterno del piatto. Le generose dimensioni<br />

del giradischi permettono anche il montaggio di bracci da 12 pollici.<br />

La base del braccio è realizzata in fibra di carbonio in grado di assicurare<br />

un accoppiamento molto rigido tra braccio e piatto. Il telaio sospeso può<br />

essere inoltre comodamente regolato in altezza. Un silenzioso motore<br />

sincrono AC controllato elettronicamente garantisce una partenza imme-<br />

diata alla velocità scelta. Ampia flessibilità di collegamenti è assicurata<br />

poi dalla presenza di uscite bilanciate (XLR) sbilanciate (RCA) e jack.


INSIDE<br />

L’era dello stato solido Leak<br />

Nel 1967 termina la produzione<br />

di apparecchi a valvole Leak<br />

dopo un ventennio di grandi<br />

successi commerciali e critiche<br />

entusiastiche da parte di<br />

tecnici, appassionati e cultori<br />

del bel suono ad alta fedeltà.<br />

Alla fine degli anni Sessanta il<br />

nome Leak è sinonimo di alta<br />

qualità, layout professionale e<br />

alta ingegnerizzazione, un mix<br />

derivato dalla grande serietà e<br />

bravura dei tecnici di una ditta<br />

che ha saputo conquistarsi<br />

una fama invidiale in campo<br />

mondiale; il merito principale<br />

è comunque del fondatore Harold<br />

Joseph Leak, vero genio<br />

della riproduzione Hi-Fi che<br />

con lungimiranza credette nel<br />

crescente mercato dell’audio.<br />

Dal 1968 inizia la produzione<br />

di elettroniche a stato solido<br />

che porterà alla commercializzazione<br />

di due splendidi<br />

amplificatori integrati: il Leak<br />

Stereo 70 (foto 8b) e il Leak<br />

Stereo 30 Plus (foto 8c). In<br />

verità la costruzione e distribuzione<br />

di un amplificatore<br />

a transistor era già iniziata<br />

nel 1963/64, quando la Leak<br />

aveva introdotto l’integrato<br />

Leak Stereo 30, un piccolo<br />

capolavoro di qualità tecnica e<br />

bontà musicale della potenza<br />

di 15+15 watt RMS (foto 10).<br />

Lo Stereo 30 verrà prodotto<br />

per cinque anni e venduto in<br />

oltre 40.000 esemplari! Questo<br />

integrato, incorporante il<br />

pre e il finale, ebbe un notevole<br />

successo all’epoca nonostante<br />

alla Leak fossero ancora in<br />

produzione le elettroniche a<br />

valvole e nonostante possa essere<br />

considerato il primo apparecchio<br />

a transistor costruito<br />

in Inghilterra e, molto probabilmente,<br />

in Europa. Ancora<br />

una volta Harold J. Leak aveva<br />

saputo guardare lontano, anticipando<br />

quel boom Hi-Fi di<br />

7<br />

Leak Varislope III (1957-1958)<br />

8<br />

Leak Varislope Stereo (1963)<br />

8b<br />

Leak Stereo 70 (1968)<br />

8c<br />

Leak Stereo 30 Plus (1968)<br />

apparecchi a stato solido compatti<br />

che di lì a qualche anno<br />

sarebbe “esploso” in tutto il<br />

mondo.<br />

Il 1968 è anche l’anno in cui<br />

Harold J. Leak matura l’idea di<br />

ritirarsi dall’azienda che aveva<br />

fondato nel lontano 1934. Le<br />

ragioni sono molteplici, non<br />

ultima la sua salute, che in<br />

quegli anni era divenuta precaria.<br />

Inoltre si era verificata<br />

una situazione abbastanza delicata<br />

per via della tassazione<br />

alquanto pesante che il governo<br />

inglese aveva applicato<br />

alle aziende del settore audio<br />

e, pertanto, anche alla Leak.<br />

Va inoltre considerato come la<br />

concorrenza, all’epoca, stesse<br />

diventando molto agguerrita:<br />

soprattutto dal “Sol Levante”<br />

cominciavano ad arrivare<br />

apparecchi quali amplificatori<br />

integrati a stato solido, giradischi,<br />

registratori e diffusori<br />

dall’aspetto ammiccante e dal<br />

prezzo assai più abbordabile<br />

rispetto a quelli occidentali.<br />

Stava, in sostanza, nascendo<br />

quella che sarebbe stata chiamata<br />

“l’invasione Giapponese<br />

dell’Hi-Fi” che provocherà un<br />

terremoto commerciale non<br />

indifferente.<br />

La forte concorrenza, di cui si<br />

accennava prima, stava indirizzando<br />

in tal modo la strategia<br />

commerciale dei costruttori<br />

occidentali verso nuovi orizzonti,<br />

sia in Inghilterra che<br />

in America, e cioè nei Paesi<br />

più importanti del panorama<br />

dell’audio internazionale. La<br />

guida di una ditta importante<br />

e sempre presente sul mercato<br />

con apparecchi che tenessero<br />

il passo con i vari competitor<br />

stava assumendo, dunque,<br />

contorni non poco stressanti...<br />

La produzione e le vendite<br />

della Leak erano consistenti<br />

e l’azienda risultava essere in<br />

ottima “salute” con un’ottima<br />

46 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


il primo amplificatore integrato al mondo<br />

Nuvistor Tubes<br />

Amplificatore Integrato Nu-Vista 800<br />

Nu-Vista 800 è un superlativo amplificatore integrato da 300 watt per canale<br />

ed è l'unico al mondo ad adottare nuvistori.<br />

I nuvistori sono stati inventati nel<br />

1950 per risolvere i numerosi problemi<br />

tecnici dei tubi convenzionali<br />

in fatto di affidabilità, di rumore e<br />

microfonicità. Offrivano prestazioni<br />

eccezionali, grande uniformità tra<br />

esemplari uguali, dimensioni estremamente<br />

ridotte e basso consumo.<br />

Ma durante la loro fase di sviluppo<br />

il transistor prese il sopravvento e fu<br />

preferito al Nuvistore, spazzandolo<br />

letteralmente via dal mercato. Fino<br />

a 15 anni fa, quando Musical Fidelity<br />

creò il suo primo Nu-Vista in edizione<br />

limitata, sold-out in pochi mesi.<br />

Oggi, quindici anni dopo, questi<br />

prodotti mantengono un alto valore<br />

di mercato grazie all'eccellente<br />

suono, unito ad una elevata qualità<br />

costruttiva. Adesso, grazie alle<br />

nuove tecnologie SMD, Musical<br />

Fidelity può offrire Nu-Vista 800,<br />

l'unico amplificatore in commercio<br />

che unisce il vecchio e il nuovo, la<br />

tradizione con l'innovazione.<br />

Nuvistori insieme a tecnologie<br />

SMD e semiconduttori di ultima generazione<br />

per un prodotto senza<br />

pari e in grado di prestazioni davvero<br />

senza alcun compromesso.<br />

www.audiogamma.it


INSIDE<br />

9<br />

Leak Stereo 20 (1962-1963)<br />

posizione di mercato; i diffusori Sandwich avevano riscosso un<br />

ragguardevole successo commerciale nonché eccellenti giudizi da<br />

parte degli operatori di settore (il Sandwich e il Mini-Sandwich<br />

saranno gli ultimi prodotti assemblati nella sede di Londra a Brunel<br />

Road e nella filiale a Downham Market con il marchio Leak!);<br />

nonostante ciò, H. J. Leak aveva capito che se avesse voluto lasciare<br />

l’azienda, quello sarebbe stato il momento storico in cui<br />

vendere al miglior offerente.<br />

Di acquirenti, all’epoca, ce n’erano parecchi: le voci di una possibile<br />

vendita e la decisione, perciò, che stava prendendo piede, fecero<br />

in modo che ci fossero vari contendenti per l’acquisto della ditta.<br />

In primo luogo si fece avanti la storica ditta Ferrograph, famosa<br />

negli anni passati per gli straordinari registratori a bobine; poi la<br />

Farnell di Leeds, che all’epoca distribuiva gli apparecchi Tandberg,<br />

10<br />

Leak Varislope Stereo (1963)<br />

e la APT, Associated Power Transformers, parzialmente in mano al<br />

Governo inglese. Il vero interesse e l’offerta migliore, però, furono<br />

a opera della Rank Organisation con Sede a Bradford, Inghilterra,<br />

per conto del suo amministratore delegato. La Rank Organisation<br />

aveva all’epoca molteplici interessi nel settore audio e aveva acquistato<br />

nel 1959 il prestigioso marchio inglese Wharfedale. La<br />

trattativa fra la Rank e la Leak si protrasse per qualche tempo e<br />

alla fine Harold Leak accettò la consistente offerta della Rank per<br />

1.034.000 sterline (oltre un milione di pound!) contro le altre offerte<br />

di 900.000 sterline, sia della Farnell che della APT. Una somma,<br />

questa, davvero eclatante per l’epoca, che dimostra quanto la ditta<br />

di Brunel Road valesse e fosse apprezzata e stimata in ogni angolo<br />

del pianeta! La Rank Organisation vendeva diffusori Wharfedale in<br />

un mercato più ampio rispetto alla vendita dei diffusori Leak (anche<br />

se gli speaker Leak risultavano molto più sofisticati) ma, viceversa,<br />

la Leak aveva eccellenti e avanzate competenze tecniche in merito<br />

alle elettroniche a stato solido: in tal modo i due marchi potevano<br />

positivamente coesistere. Fra le due ditte, insomma, esistevano<br />

prodotti simili e differenti allo stesso tempo che avrebbero potuto<br />

ampliare il business della nuova proprietà.<br />

Nel gennaio del 1969, così, la Leak divenne la Rank - Leak Organisation<br />

e Harold J. Leak, il fondatore, il padre e padrone, l’ingegnere<br />

tecnico del suono con la passione per l’alta fedeltà, l’amministratore<br />

oculato e responsabile, l’uomo che sapeva anticipare sempre<br />

11<br />

Leak Truspeed Turntable (1968)<br />

i tempi con i suoi prodotti di alta qualità, stava per lasciare definitivamente<br />

l’azienda che aveva guidato e in cui aveva creduto per<br />

oltre 35 anni (si sarebbe ritirato a vita privata fino al giorno della<br />

sua scomparsa, avvenuta il 27 agosto del 1989). Cominciò allora un<br />

nuovo corso che sarebbe continuato per altri dieci anni: la Sede di<br />

Brunel Road fu definitivamente chiusa nel 1971 e l’operatività della<br />

fabbrica fu spostata nella ditta di Airedale Works a Idle, Bradford,<br />

nello Yorkshire. La vendita dell’azienda comportò un riassetto sia<br />

dello staff tecnico che dei dipendenti; diverse decine di persone<br />

lasciarono completamente la sede a Londra mentre altri impiegati<br />

si licenziarono dalla filiale di Downham Market. Altri ancora, però,<br />

rimasero con la nuova ditta.<br />

Nel 1979, orfana del suo fondatore e sotto i colpi di una concorrenza<br />

sempre più serrata, il nuovo marchio Leak-Rank Organisation<br />

chiuderà i battenti, sebbene di fatto questo leggendario brand non<br />

terminerà mai di battere nel cuore e di deliziare l’udito visto che<br />

oggi, a oltre sessant’anni da allora, tantissimi appassionati di musica<br />

e di riproduzione audio, sparsi in tutto il mondo, prediligono<br />

ascoltare musica con apparecchiature vintage Leak!<br />

48 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Rediscover Music<br />

La Musica ci arriva al cuore e riempie le nostre vite.<br />

Con la nuova Serie Technics C700 Premium Class abbiamo creato<br />

un Sistema Audio hi-fi di riferimento per chi ama la vera Musica.<br />

Quattro componenti hi-fi, realizzati con la massima cura e perfettamente<br />

armonizzati tra loro, per riprodurre un Suono di purezza assoluta.<br />

Nuova Premium Class Technics:<br />

qualità senza compromessi e stile inconfondibile.<br />

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INSIDE<br />

di Paolo Perilli<br />

Bentornata<br />

fisarmonica!<br />

Abbiamo intervistato Marco<br />

Tiranti, artigiano accordatore,<br />

costruttore di<br />

fisarmoniche e<br />

ideatore del brevetto<br />

Euphonia, che<br />

poi è anche il<br />

suo marchio.<br />

Castelfidardo è la sua<br />

città e anche la patria<br />

indiscussa di questo particolare<br />

strumento a mantice; così, ne<br />

abbiamo approfittato per farci<br />

raccontare un po’ di storia e tecnica.<br />

Se in passato c’è stato uno strumento musicale oggetto di pregiudizi<br />

soprattutto tra i giovani, è stato la fisarmonica. Accostata<br />

spesso alle feste di piazza o alla musica degli “anziani”,<br />

probabilmente perché una buona parte della cultura legata a questo<br />

strumento è di origine popolare, nell’immaginario collettivo giovanile<br />

la fisarmonica era da relegare solo ad alcune situazioni ben distanti da<br />

rock ed elettronica, generi che andavano per la maggiore fino a qualche<br />

anno fa. Fortunatamente oggi la situazione sta cambiando e, grazie a<br />

diversi fattori concomitanti, la fisarmonica sta iniziando a ottenere<br />

la giusta attenzione anche dai giovanissimi. Il merito principale va<br />

ai molti cantautori e band emergenti che, sulla scia della riscoperta e<br />

rivalutazione della musica popolare in voga da qualche anno, hanno<br />

iniziato a includerla nei loro set. Gli italiani Vinicio Capossela, Mannarino<br />

e Après La Classe ma anche gli statunitensi Beirut o il bosniaco<br />

Goran Bregovic la utilizzano costantemente, raccogliendo ampi consensi<br />

anche tra gli adolescenti. Non volendo poi considerare le sale da<br />

ballo dedite al liscio, nelle quali lo strumento è sempre stato presente,<br />

e il moltiplicarsi di quelle dove si balla il tango, genere musicale ultimamente<br />

molto in voga. In questo vortice positivo bisogna includere<br />

anche alcuni musicisti che l’hanno introdotta nella classica e nel jazz e<br />

quindi nel gotha della musica “colta” – basti pensare a Richard Galliano<br />

e Antonello Salis.<br />

Uno strumento che merita quindi un approfondimento. Non ci siamo<br />

fatti sfuggire la possibilità di parlarne con chi le fisarmoniche le smonta,<br />

le accorda e le costruisce proprio nella patria italiana di questo strumento,<br />

Castelfidardo nelle Marche. Marco Tiranti è un professionista<br />

stimato soprattutto dagli addetti ai lavori; ha contribuito a migliorare<br />

lo strumento tradizionale con delle modifiche di sua invenzione, sempre<br />

più apprezzate e utilizzate da musicisti professionisti che fanno<br />

conoscere il suo marchio, Euphonia, in giro per il mondo. Lo abbiamo<br />

incontrato nella piccola cittadina marchigiana, nel suo laboratorio da<br />

artigiano vecchia maniera, molto lontano dai “vezzi” industriali. Tiranti<br />

ci ha aperto le porte e ci ha raccontato un po’ di storia e di prospettive<br />

future di questa realtà che ancora oggi contribuisce a far apprezzare il<br />

nostro Paese all’estero. A chi volesse approfondire l’argomento, consigliamo<br />

di visitare il suo sito internet, www.tirantifisarmoniche.it.<br />

Come ti sei avvicinato al mondo delle fisarmoniche?<br />

Ho iniziato la mia attività nella maniera più “classica”, anche perché<br />

non esistono scuole o corsi professionali per costruire o riparare fisarmoniche:<br />

nel 1979 sono andato a bottega da un artigiano che faceva<br />

questo lavoro. In principio non ero un entusiasta, anche perché a quei<br />

tempi quel tipo di strumento era visto come di “provincia” o addirittura<br />

per anziani. Si veniva da un periodo musicale che prediligeva gli strumenti<br />

elettrici. Seguendo le indicazioni di mio padre (anche lui lavorava<br />

in questo settore) e facendo esperienza da questo artigiano ho iniziato<br />

la mia avventura. Nel 1986 ho aperto la mia attività, che consisteva<br />

principalmente in quella di accordatore. Accordavo le fisarmoniche<br />

per altre aziende e poi, intorno agli anni ’90, ho diversificato un po’<br />

il mio lavoro e all’accordatura ho accostato assistenza e riparazione.<br />

50 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


EUPHONIA: CHE COS’È LA FISARMONICA<br />

alta della tastiera le voci non hanno più quella caratteristica impennata<br />

verso le frequenze più acute.<br />

Gli altri musicisti come vedevano queste modifiche?<br />

Inizialmente con grande scetticismo. Più tardi, con il passaparola, ho<br />

visto che la cosa è stata apprezzata e oggi sono in molti a chiedermi<br />

di fare la modifica sul proprio strumento o a comprarne uno nuovo di<br />

zecca già “preparato”. Dal 2009 è nata quindi l’idea di costruire nuove<br />

fisarmoniche sotto il marchio Euphonia, caratterizzate dall’applicazione<br />

dell’omonimo brevetto. Vorrei però sottolineare che non mi sento<br />

un vero costruttore, mi sento ancora un accordatore riparatore e un<br />

piccolo artigiano. Sto costruendo strumenti nuovi da zero soltanto<br />

perché lavorando per terzi non potrei fare tutte le modifiche per me<br />

necessarie mentre con le “mie” fisarmoniche posso sbizzarrirmi come<br />

voglio e la soddisfazione finale è di gran lunga maggiore.<br />

In alto: Marco Tiranti al lavoro. A seguire: il cuore di una fisarmonica, ovvero<br />

dove sono contenute e posizionate le voci responsabili in gran parte del<br />

suono dello strumento.<br />

Più tardi, nel 2008, è arrivato il brevetto Euphonia. In pratica fu una<br />

conseguenza della mia assistenza ai musicisti che molto spesso mi<br />

chiedevano di intervenire sul suono del loro strumento per eliminare<br />

quelli che, secondo loro, erano dei “difetti” ma che in realtà potremmo<br />

considerare caratteristiche sonore originali di questi strumenti.<br />

Ad esempio?<br />

Ad esempio il fatto che sulla parte alta della tastiera il suono diventi<br />

molto fino e sottile. Per me era normale perché, essendo le “note” più<br />

piccole, era ovvio che producessero quelle determinate frequenze. Da<br />

quel momento, facendo delle prove e rompendo anche del materiale,<br />

sono arrivato a mettere insieme un meccanismo attraverso il quale<br />

riesco a ottenere un suono più omogeneo. In pratica, suonando la parte<br />

Quali sono gli elementi che caratterizzano maggiormente il<br />

suono delle fisarmoniche?<br />

La fisarmonica è uno strumento un po’ variegato perché ha delle parti<br />

in legno e altre in metallo. I legni non sono tutti uguali: il legno della<br />

cassa armonica è di un tipo mentre il legno che adoperi per quelle che<br />

vengono chiamate “suoniere” (dove vengono attaccate le voci) è di un<br />

altro. Ogni azienda miscela e personalizza questi aspetti, ottenendo così<br />

timbri e comportamenti diversi degli strumenti. Oltre a differenze dal<br />

punto di vista timbrico, esistono fisarmoniche profondamente diverse<br />

anche dal punto di vista strutturale. Forse dovremmo dire che non<br />

esiste “la” fisarmonica ma “le” fisarmoniche. Quella che adoperi per la<br />

musica leggera o popolare è del tipo a “bassi standard”; se invece vai al<br />

conservatorio, lo strumento presenta una seconda tastiera cromatica<br />

e si chiama a “bassi sciolti”. Qui a Castelfidardo solo il 30% dell’intera<br />

produzione è destinato al tipo da conservatorio, il resto riguarda i<br />

modelli tradizionali. Il modello tradizionale si divide in ulteriori sottogruppi.<br />

Se fai il liscio devi accordare lo strumento in una certa maniera,<br />

se fai il jazz devi accordarla diversamente e questo vuole dire che non<br />

è possibile avere una fisarmonica e suonare qualsiasi genere musicale.<br />

Chi fa il liscio vuole un Musette che prevede una “stonatura” rispetto<br />

al classico LA a 440Hz. Con il Musette si hanno tre voci che suonano<br />

assieme, una a 440 Hz, una a 443 Hz e un’altra a 338 Hz. Quando metti<br />

assieme queste tre voci ottieni esattamente quel suono caratteristico<br />

definito, appunto, Musette. Generalmente un jazzista preferisce invece<br />

un comportamento più “piatto” (tutto a 440 Hz) oppure con un leggerissimo<br />

spostamento. Il concertista di musica classica, a sua volta,<br />

preferirà senz’altro l’accordatura perfetta a 440 Hz, che non prevede<br />

quei “battimenti” tipici delle Musette.<br />

Come è visto, oggi, il mondo della fisarmonica?<br />

Andiamo a toccare un argomento molto complesso. In Italia, se parli<br />

a un pubblico giovane, la fisarmonica è vista come quello strumento<br />

popolare adatto alle sagre e alle feste di piazza. Difficilmente, oggi, un<br />

ventenne si avvicina a questo strumento, sebbene molti cantautori lo<br />

stiano fortunatamente rivalutando. Mi capita spesso di sentirlo anche<br />

nei dischi pop ma poi non lo “vedi” nei video e non ha lo stesso spazio<br />

di altri strumenti. Nel mondo e in modo particolare in tutta l’Europa<br />

la visione della fisarmonica è molto diversa. In alcune parti della<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 51


INSIDE<br />

Germania e dell’Austria, ad esempio, la fisarmonica tradizionale (che<br />

per noi è l’organetto) la insegnano anche nelle scuole. La Francia,<br />

poi, potremmo considerarla la patria della fisarmonica, la utilizzano<br />

tantissimo e spessissimo; banalmente, se vedi uno sketch in TV che<br />

prevede uno strumento musicale, sarà proprio la fisarmonica. Anche<br />

nella musica balcanica lo strumento principe resta ancora oggi quello.<br />

Immagino che questi paesi abbiano una loro tradizione di<br />

costruttori. Perché, ancora oggi, la fisarmonica italiana è<br />

molto ricercata?<br />

Per la qualità. La “peggiore” azienda italiana è certamente da considerare<br />

migliore di tanti altri costruttori europei. Questa realtà porta con<br />

sé fattori positivi e negativi perché la qualità si paga. Non a caso oggi<br />

abbiamo perso buona parte del mercato delle fisarmoniche da studio<br />

(quindi più economiche) perché un prodotto italiano “economico” costa<br />

comunque troppo. Oggi una fisarmonica da studio cinese la trovi in<br />

negozio a 400 euro. A noi è rimasta solo quella fetta di mercato d’élite<br />

che è rivolta ai professionisti.<br />

Quanti anni ha la fisarmonica?<br />

Dal punto di vista costruttivo non esistono dei documenti che attestino<br />

con precisione la paternità di questo strumento. Un primo esemplare<br />

pare sia stato brevettato in Austria nella prima metà dell’800 dal<br />

costruttore di organi e pianoforti Cyrill Demian. Per quanto riguarda<br />

la “nostra” tradizione, di certo il primo in zona fu Paolo Soprani. Si<br />

pensa addirittura (ma potrebbe essere una leggenda metropolitana)<br />

che durante la famosa battaglia di Casterlfidardo si sia ritrovato un<br />

qualche esemplare dal quale si impostò poi una produzione. A Stradella<br />

dovrebbero aver creato il primo prototipo italiano mentre qui<br />

nelle Marche Paolo Soprani creò la prima industria nella seconda metà<br />

dell’Ottocento; più tardi arrivò il cugino Settimio Soprani e poi diversi<br />

nomi tra cui la Scandalli e la Frontalini a Numana, che furono i primi<br />

a pensare ad un consorzio. Esempio eclatante fu la Farfisa (Fabbriche<br />

Riunite di Fisarmoniche), nata nell’immediato dopoguerra.<br />

Come vedi il futuro della produzione italiana?<br />

Spero non avvenga ma credo che se continueremo così la fetta di mercato<br />

destinata all’esportazione andrà ridimensionandosi nel tempo.<br />

Non possiamo più “buttare” nel mercato migliaia di strumenti l’anno<br />

a un costo elevato. Quantità e qualità non vanno d’accordo.<br />

A meno che non si prenda un’ulteriore fetta di mercato internazionale...<br />

L’Europa ce l’abbiamo già tutta. Poi c’è una parte di mondo che vorrebbe<br />

acquistare i nostri strumenti ma in quel caso c’è il problema<br />

dell’importazione e degli enormi dazi. Oggi stiamo esportando tanti<br />

strumenti anche in Cina, solo che lì si corre il rischio che piano piano<br />

le industrie orientali inizino a curare maggiormente i propri prodotti<br />

“copiando” i nostri. Mi è capitato di smontare delle fisarmoniche cinesi<br />

e mi sono accorto che stanno migliorando molto nella qualità generale.<br />

Ovviamente non potranno mai avvalersi di alcuni materiali di pregio<br />

che sono prerogative di casa nostra (ad esempio, gli abeti della Val di<br />

Fiemme), però riescono a costruire strumenti innegabilmente validi.<br />

Per tornare alla tua domanda sulla produzione nazionale, io sono uno<br />

Dall’alto: Uno strumento aperto per una revisione; voci pronte per essere<br />

montate; restauro di un mantice; particolare di una voce.<br />

dei firmatari del consorzio Music Marche nato qui a Castelfidardo nella<br />

fine degli anni ’90. Fin da allora e ancor più adesso, sono convinto che<br />

anziché vederci come dei concorrenti dovremmo unirci per sfruttare<br />

tutte le nostre potenzialità (sono veramente tante) per creare prodotti<br />

ancora migliori e “irripetibili”. Mi piacerebbe che Castelfidardo<br />

fosse vista come un centro di riferimento assoluto per la qualità nella<br />

costruzione delle fisarmoniche (e non solo). Forse ci permetterebbe<br />

di vivere meglio producendo meno e in modo ancor più esclusivo.<br />

L’unione fa la forza!<br />

52 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


SOPRA,<br />

RIVELA L’INVISIBILE *<br />

Grazie a 20 anni di esperienza audio ed all’eredità<br />

della serie Utopia, Sopra, concentrato dello<br />

“Spirit of Sound” Focal, ha dovuto affrontare<br />

la sfida della compattezza. Con i brevetti del<br />

circuito magnetico NIC, della sospensione TMD<br />

e del tweeter IHL, Sopra oltrepassa i limiti della<br />

riproduzione sonora in termini di trasparenza,<br />

precisione e ricchezza armonica. Il suo design<br />

puro e le sue performance uniche esaltano la<br />

sensibilità dell’ascoltatore, rivelandogli l’invisibile:<br />

la vera essenza della musica. Il desiderio di<br />

restituire ai diffusori il proprio posto in casa oggi<br />

si concretizza con Sopra.<br />

Distributore per l’Italia: Tecnofuturo srl - www.tecnofuturo.it - info@tecnofuturo.it - T. 030 24 52 475


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

Synthesis Roma 79DC<br />

Piccoli ma belli! Per quanto<br />

scontata possa risultare<br />

la definizione, ben si attaglia<br />

al costruttore marchigiano<br />

la cui evoluzione è<br />

avvenuta nel segno di una<br />

ragionevolezza che non ha<br />

mai perso contatto con la<br />

realtà ma anche con quella<br />

costante attenzione al bello<br />

che risulta essere una sorta<br />

di elemento essenziale nel<br />

codice genetico del marchio.<br />

La serie Roma, che<br />

piccola (di dimensioni) non<br />

è, risulta di fatto la prova<br />

di maturità e, non a caso, è<br />

la più nutrita dal punto di<br />

vista degli elementi elettronici,<br />

con ampie aperture<br />

sul “nuovo che avanza”...<br />

Dopo un ventennio di<br />

produzione di piccole<br />

ma spesso eleganti<br />

elettroniche valvolari o ibridi<br />

dal rapporto qualità/prezzo<br />

quasi imbattibile la marchigiana<br />

Synthesis ha raggiunto,<br />

più che una maturità, un equilibrio<br />

tra prodotti, aspettative<br />

e capacità commerciali che le<br />

consente di presentare al mondo<br />

intero un catalogo molto<br />

ben equilibrato nell’offerta, che<br />

spazia tra prodotti anche molto<br />

costosi e quella linea che al<br />

tempo la impose all’attenzione<br />

del pubblico...<br />

Tra questi la serie Metropoplis,<br />

con tre amplificatori integrati a<br />

valvole, è quella di costo decisamente<br />

più elevato, con prodotti<br />

a partire da oltre 11.000 euro.<br />

A “calare” incontriamo la linea<br />

Action, costituita da tre amplificatori<br />

integrati caratterizzati<br />

da un design differente, e<br />

la linea di base, Prime, legata<br />

ad alcuni prodotti storici a cui<br />

sono associati alcuni dei primi e<br />

maggiori duraturi successi della<br />

casa, come le amplificazioni<br />

della serie Nimis. Attualmente<br />

è possibile creare un sistema<br />

interamente Prime aggiungendo<br />

agli amplificatori, ora anche<br />

disponibili come pre e amplificatori<br />

finali, sintonizzatori, lettori<br />

CD anche con DAC separati<br />

e, per finire, un paio di tipi di<br />

diffusori, da stand o pavimento<br />

(rispettivamente Melody e Debut).<br />

Tra le ultime due si colloca<br />

la serie Roma, in un certo senso<br />

sintesi o punto di equilibrio<br />

(nonché la più azzeccata di tutte<br />

a parer nostro), costituita da un<br />

pre phono, ben sei amplificatori<br />

integrati (tre interamente valvolari,<br />

due ibridi e uno digitale),<br />

un lettore CD, un DAC e un<br />

ampli per cuffia.<br />

Il Roma 79DC è uno dei tre<br />

Roma in “quasi mezzo formato”<br />

(26 cm di larghezza), una<br />

soluzione, in termini di telaio<br />

e dimensioni, condivisa con il<br />

DAC e l’ampli per cuffia, tutti<br />

e tre tra gli ultimi nati, visto<br />

che sono stati presentati per la<br />

prima volta all’ultimo Monaco<br />

Hi-end. Un formato che, nel<br />

caso di un pre phono, non è del<br />

tutto trascurabile oltre ad essere<br />

abbastanza lontano da quello<br />

adottato da quegli apparecchi<br />

che rappresentano le radici storiche<br />

del marchio, se non per<br />

una equivalente armonia nella<br />

penna che ne ha vergato il design<br />

e per la netta prominenza<br />

del legno nell’aspetto.<br />

Il 79DC è un preamplificatore<br />

dedicato sia ai fonorilevatori<br />

magneto mobili che a bobina<br />

mobile, al contrario del piccolo<br />

pre phono Brio della serie Prime,<br />

con uscita a elevata tensione<br />

e un guadagno relativamente<br />

basso, dedicato quindi solo a fonorilevatori<br />

MM. Al contrario,<br />

Prezzo: € 1.790,00<br />

Dimensioni: 26 x 9,5 x 38 cm (lxaxp)<br />

Peso: 5 Kg<br />

Distributore: Synthesis<br />

Via Vanvitelli 14/a - 62010 Morrovalle (MC)<br />

Tel.+39 0733 567474 - Fax +39 0733 567154<br />

http://www.synthesis.co.it<br />

UNITÀ PHONO SYNTHESIS ROMA 79DC<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: ibrida FET/valvole Risp. in freq. (Hz):<br />

20-20.000 +/- 0,5 dB Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza<br />

MC (Ohm): 22/47/100/150/330/1000 S/N (dB): > 80 (MM), > 60<br />

(MC) Note: guadagno selezionabile tra 40 (MM) e 60 (MC) dB.<br />

Stadio d’amplificazione con 1 ECC83C (MM) e 1 JFET a basso rumore<br />

(MC), stadio d’uscita con doppio triodo ECC82C. Frontale<br />

in massello rosso/nero, dark o nero<br />

54 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

I connettori sono abbastanza<br />

distanziati fra loro e consentono<br />

un accesso agevole al terminale<br />

di massa che accetta qualsiasi<br />

tipo di cavo terminato anche<br />

con forcelle: si tratta di uno<br />

dei talloni di Achille di molti<br />

pre phono di piccole e medie<br />

dimensioni in questo caso risolto<br />

egregiamente. I connettori RCA<br />

sono saldati direttamente al PCB<br />

mentre la vaschetta IC è fissata<br />

al pannello posteriore in acciaio<br />

INOX lucidato a specchio.<br />

il nuovo omaggio all’analogico<br />

dispone di una più che buona<br />

versatilità in fatto di sensibilità,<br />

impedenza e capacità di carico:<br />

con un selettore posto frontalmente<br />

all’interno dell’ampio<br />

display centrale possiamo scegliere<br />

il guadagno tra due valori<br />

fissi: 40 e 60 dB. Esperienza ci<br />

insegna che sono valori solitamente<br />

più che buoni per amplificare<br />

i segnali della maggior<br />

parte dei fonorilevatori, senza<br />

dover ricorrere a trasformatori<br />

esterni che elevano la tensione.<br />

Le eccezioni possono riguardare<br />

sicuramente i modelli MC<br />

dotati di tensione d’uscita veramente<br />

bassa, diciamo da 0,3<br />

mV in giù, per i quali o si ricorre<br />

ai già sopraddetti trasformatori<br />

d’uscita o step up, o ad altri pre<br />

phono con un guadagno maggiore,<br />

superiore ai 70 dB.<br />

Le varie sezioni sono disposte in<br />

modo razionale e spaziato proprio<br />

in funzione delle esigenze<br />

di cui prima. Come accennato<br />

l’involucro prevede un frontale<br />

in legno lavorato, come in tutta<br />

la serie delle elettroniche Roma.<br />

In questa serie il frontale, visto<br />

dall’alto, si presenta ricurvo ed<br />

è suddiviso in tre fasce. Quella<br />

centrale è la più importante,<br />

presentando anche i comandi e<br />

il display dell’apparecchio. Proprio<br />

la presenza dei comandi è<br />

un elemento piuttosto raro e<br />

comodissimo in questa tipologia<br />

di elettroniche. Solitamente,<br />

anche in dispositivi molto più<br />

costosi di questo, le regolazioni<br />

fini, quando presenti (quali la<br />

variazione del carico capacitivo,<br />

resistivo e il guadagno), sono<br />

realizzate tramite micro interruttori<br />

posti nel pannello posteriore<br />

o dentro l’apparecchio<br />

stesso. Nel caso del Roma 79DC<br />

oltre all’interruttore d’accensione<br />

abbiamo una grossa manopola<br />

per selezionare il carico<br />

capacitivo o d’impedenza, oltre<br />

a un piccolo interruttore MM/<br />

MC che seleziona il guadagno in<br />

tensione. Qualora si abbia a che<br />

fare con un fonorilevatore MM<br />

o MC ad alta uscita il guadagno<br />

fisso è di 40 dB. Nel caso di abbinamento<br />

con un fonorilevatore<br />

MC a bassa tensione d’uscita<br />

il pre-phono sfrutta un ulteriore<br />

stadio a JFET per elevare il<br />

guadagno portandolo a 60 dB.<br />

Nei test eseguiti il Roma 79DC<br />

ha superato brillantemente la<br />

prova, amplificando adeguatamente<br />

fonorilevatori con uscita<br />

da 0,4 mV, con un rumore di<br />

fondo praticamente inudibile e<br />

una eccellente resa dinamica. I<br />

valori selezionati sono visibili<br />

grazie a un display posto al centro<br />

del frontale, una comodità<br />

anch’essa molto rara in apparecchi<br />

simili. Possono sembrare<br />

utility non fondamentali ma per<br />

trovare l’abbinamento ideale<br />

tra fonorilevatore e pre phono<br />

è più che mai indispensabile<br />

fare prove, confrontando a<br />

orecchio i risultati a seconda dei<br />

valori scelti durante la messa a<br />

punto; poterlo fare e verificare<br />

con grande rapidità e semplicità<br />

ci sembra un po’ l’uovo di<br />

Colombo. Una soluzione che,<br />

tuttavia, molti concorrenti<br />

continuano a ignorare, quasi a<br />

conferma che l’audiofilo debba<br />

necessariamente convivere con<br />

operazioni scomode e faticose.<br />

Il resto dell’involucro del Roma<br />

79DC è in lamiera e il pannello<br />

posteriore, liberato dai vari<br />

switch di regolazione, presenta<br />

solamente la vaschetta IEC per<br />

l’alimentazione e le prese RCA<br />

d’ingresso e uscita del segnale<br />

phono.<br />

La soluzione adottata dalla<br />

casa marchigiana è una buona<br />

semplificazione che, però, non<br />

aggiunge tantissimo alla semplicità<br />

e flessibilità d’uso o alle<br />

prestazioni strumentali. In ogni<br />

caso il beneficio di soluzioni<br />

“servoassistite”, almeno nelle<br />

selezione dei carichi, potrebbe<br />

rivelarsi un valore aggiunto<br />

rispetto ad altre soluzioni<br />

“posticce” (implementate con<br />

connettori volanti o a innesto<br />

rapido) oppure con dip switch.<br />

Comunque l’apparecchio è<br />

stato pensato per un impiego<br />

“stabile” e con una sola configurazione<br />

attiva quindi, una volta<br />

messo a punto, limiti e molte<br />

delle facility di ottimizzazione<br />

diventano, al tempo stesso,<br />

superate.<br />

L’ascolto è stato effettuato con<br />

fonorilevatori MC ad alta e bassa<br />

uscita come Sumiko Black<br />

Bird, Lyra Helicon e Kiseki<br />

Purpleheart, rispettivamente<br />

da 2,5 e 0,4 mV d’uscita. Considerando<br />

che per Sumiko, oltre<br />

all’elevato livello della tensione<br />

d’uscita, viene consigliato un<br />

carico d’impedenza di 47 kOhm<br />

è, da un punto di vista elettrico,<br />

assimilabile a un classico MM<br />

ad alta uscita; sono invece più<br />

tipicamente MC, con uscita medio/bassa,<br />

gli altri due fonorilevatori.<br />

In generale il pre phono<br />

italiano sembra assecondare alquanto<br />

le caratteristiche sonore<br />

di ciascun fonorilevatore abbinato,<br />

senza particolari preferenze<br />

o un protagonismo eccessivo.<br />

Un certo arrotondamento,<br />

specie sugli acuti, riscontrato<br />

con alcune delle configurazioni<br />

elencate, è difficile da attribuire<br />

necessariamente alla presenza<br />

delle valvole nel circuito del<br />

Roma 79DC, che si contraddistingue<br />

per una influenza discreta<br />

sulla rappresentazione<br />

sonora. In alcuni casi limare<br />

alcune asprezze o luminosità un<br />

po’ esagerate può tornare utile<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 55


SELECTOR<br />

2<br />

1<br />

I componenti sono selezionati e<br />

di qualità, con resistori a strato<br />

metallico all’1% e condensatori in<br />

polipropilene metallizzato.<br />

Il collegamento di massa,<br />

fissato al pannello e allo<br />

chassis è fra i più funzionali;<br />

da usare con qualsiasi tipo<br />

di cavo<br />

3<br />

6<br />

5<br />

I quattro piedi, in<br />

plastica, sono fissati al<br />

fondo dell’apparecchio e<br />

poggiano a terra tramite<br />

un anello di neoprene<br />

antiscivolo che ha anche<br />

l’effetto di isolamento<br />

dalle vibrazioni.<br />

4<br />

NUOVO CON STILE<br />

Lo chassis in lamiera ferrosa stampata<br />

presenta i bordi arrotondati e le giunzioni<br />

saldate fra loro con un effetto vintage<br />

ma di qualità e un livello di finitura e<br />

di resa che fanno onore allo stampo<br />

artigianale dell’azienda. Il pannello<br />

posteriore, in acciaio INOX lucidato<br />

a specchio, è applicato alla struttura<br />

posteriore e sostiene la vaschetta IEC<br />

di alimentazione, mentre i connettori<br />

RCA sono saldati direttamente sul<br />

PCB. All’interno è presente un ampio<br />

PCB in cui è implementata gran parte<br />

dell’elettronica dell’apparecchio, ad eccezione<br />

dei comandi posti sul frontale<br />

che sono gestiti da un microcontrollore<br />

in abbinamento a un display e da un<br />

collegamento al PCB principale con un<br />

flat cable che agisce sugli integrati di<br />

potenza ULN2003 per l’azionamento<br />

dei relè (3). Il trasformatore toroidale<br />

(5) è posto al di fuori del PCB e fissato<br />

direttamente al fondo dell’apparecchio,<br />

mentre le varie alimentazioni sono implementate<br />

nelle immediate vicinanze<br />

delle sezioni con circutiti di stabilizzazione<br />

e grandi capacità d filtro (6). Tutte<br />

le commutazioni dei carichi resistivi e<br />

capacitivi vengono attivate dai relè blindati<br />

in modo da minimizzare il percorso<br />

del segnale e salvaguardare la qualità<br />

dei contatti. Il circuito di commutazione<br />

introduce anche l’ulteriore amplificazione<br />

per lo stadio MC che impiega un<br />

JFET K170F (1).<br />

56 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST SYNTHESIS ROMA 79DC<br />

per un ascolto lungo e rilassato,<br />

ed è stato molto apprezzato<br />

con Lyra Helicon, modello<br />

non più in produzione ma per<br />

lungo tempo ritenuto uno dei<br />

migliori nello scandagliare ed<br />

evidenziare ogni minimo particolare<br />

presente nei solchi<br />

dei dischi. Una tendenza che<br />

in sistemi un po’ troppo votati<br />

a questa missione può portare<br />

a uno squilibrio timbrico. Con<br />

il Synthesis si riesce, soprattutto<br />

con un carico tra i 330<br />

e i 1.000 Ohm, a riequilibrare<br />

la situazione, trovando un<br />

eccellente timbro neutrale,<br />

luminoso quando serve, con<br />

una risposta estesa e regolare.<br />

Il pickup Kiseki può apparire<br />

totalmente diverso dall’Helicon,<br />

il classico guanto di velluto<br />

che nasconde un pungo di<br />

ferro. Tali caratteristiche non<br />

vengono perdute e, anche in<br />

questo caso, l’equilibrio ottenibile<br />

promette lunghi ascolti<br />

nei quali la fatica d’ascolto<br />

risulta una gradita assente.<br />

Un suono relativamente più<br />

freddino si ottiene con Sumiko<br />

Black Bird o anche con l’AT-F7<br />

di Audio-Technica, forse anche<br />

a causa di un livello d’uscita di<br />

0,35 mV un po’ al limite per<br />

questo pre-phono; il suono<br />

rimane un poco esile anche<br />

provando con diversi settaggi<br />

d’impedenza, consigliata intorno<br />

ai 100 Ohm.<br />

In generale, dunque, l’intervento<br />

musicale del pre phono<br />

Synthesis si rivela alquanto<br />

delicato, assecondando il carattere<br />

del fonorilevatore abbinato,<br />

con una leggera tendenza<br />

al calore e all’arrotondamento,<br />

che può essere spesso a fin di<br />

bene con certi pickup MC sin<br />

troppo analitici. Chi preferisce<br />

maggiormente un suono di<br />

questo ultimo tipo, più veloce,<br />

fresco e brillante, deve rivolgersi<br />

altrove: primi esempi che<br />

vengono in mente sono il piccolo<br />

Nagra BPS (a pile), un po’<br />

più costoso, o il Silver Cube di<br />

Lehmann Audio, decisamente<br />

più costosi ma che possono<br />

dare l’idea del potenziale di<br />

certi fonorilevatori che fanno<br />

della trasparenza e il dettaglio<br />

spinto la loro principale<br />

vocazione.<br />

Nel complesso, però, il Roma<br />

79DC si fa apprezzare tanto<br />

per l’ottimo aspetto (design<br />

e finitura) che per la facilità<br />

d’uso, sebbene la facility della<br />

presenza di settaggi sul frontale<br />

dell’apparecchio, compreso<br />

il display che evidenzia i valori<br />

selezionati, vada valutata nella<br />

giusta prospettiva dunque<br />

né esaltata eccessivamente né<br />

deprecata per eventuali limiti.<br />

Va piuttosto rivelato come in<br />

merito, da parte della casa,<br />

non esista una filosofia forte e<br />

ben delineata che dia contorni<br />

netti all’apparecchio, favorendo<br />

così un approccio leggermente<br />

ondivago che non sembra<br />

privilegiare nessun aspetto<br />

con determinazione. Proviamo<br />

a fare qualche paragone con gli<br />

esempi citati...<br />

Il pre fono della Esoteric (la<br />

cui prova abbiamo riproposto<br />

nel numero 500 di <strong>SUONO</strong>)<br />

ha due ingressi indipendenti,<br />

non utilizza microprocessori<br />

ma solo commutatori meccanici<br />

che agiscono sui relè in<br />

quantopreferibili dal punto di<br />

vista meccanico: ciò offre una<br />

regolazione rapida e ottimale<br />

al variare delle condizioni di<br />

utilizzo che, viste le possibilità<br />

di collegamento, possono essere<br />

molteplici.<br />

Nel caso del Roma 79DC il<br />

collegamento è unico e, per<br />

ipotesi, si sarebbe potuta risparmiare<br />

la sezione di gestione<br />

e i display in favore di una<br />

differente gestione dei costi di<br />

produzione. Il Nagra, invece,<br />

L’OPINIONE<br />

Sfuggendo<br />

agli archetipi<br />

caratteristici di<br />

un segmento ben<br />

radicato (oltre 100<br />

anni di analogico:<br />

evviva!) il costruttore marchigiano<br />

sfida i pregiudizzi con un<br />

prodotto che per dimensioni,<br />

look e funzionalità si allontana<br />

dal classico ma, in un certo senso,<br />

rivisita con gusto e sostanza la<br />

lettura del disco nero. Come tutti<br />

gli apparecchi della serie Roma<br />

anche questo è un bellissimo<br />

oggetto, in grado di scatenare<br />

quelle ansie di possesso tipiche<br />

del microlusso, che oltre alle<br />

“sirene” della nostra vanità colpisce<br />

moderatamente nel portafoglio,<br />

diventando sogno possibile. Se<br />

si aggiungono le performance,<br />

ampiamente all’interno della<br />

fascia di appartenenza, ecco un<br />

valido elemento con cui comporre<br />

un sistema che tra gli elementi<br />

a corredo, ha anche il pregio di<br />

ben interfacciarsi con i parner<br />

nella difficile messa a punto<br />

dell’analogico<br />

Agostino Bistarelli<br />

punta alla ottimizzazione sia in<br />

termini di amplificazione che<br />

di adattamento a livello hardware<br />

ma, visto che una volta<br />

effettuato l’abbinamento non<br />

si ha più bisogno di intervenire,<br />

scavalca tutta la sezione di<br />

commutazione, ottimizzando a<br />

dismisura collegamenti e stabilità<br />

delle connessioni che, di<br />

fatto, non ci sono.<br />

Questo nonostante la somma<br />

dei valori espressi nell’apparecchio,<br />

uniti a prestazioni<br />

comunque di buon livello e<br />

a un prezzo ancora accessibile,<br />

ne facciano un prodotto<br />

particolarmente appetibile,<br />

con il valore aggiunto di una<br />

italianità che non inciderà<br />

sulle performance macontribuisce<br />

senz’altro a una certa<br />

weltanschauung!<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 1<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />

15 COERENZA .............................................................. 1<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Il livello è molto alto sia per la realizzazione<br />

che per la scelta dei materiali. La sezione di<br />

amplificazione e di equalizzazione sono, invece,<br />

piuttosto “scolastiche”.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Ad eccezione di alcuni aspetti che potrebbero ridurre<br />

l’interfacciabilità dell’apparecchio sia con i<br />

fonorilevatori che con gli apparecchi che sono a<br />

valle del sistema, le regolazioni e la semplicità<br />

di utilizzo sono a livelli elevati.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Praticamente “trasparente”; se interviene, è a<br />

fin di bene.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Una solida tradizione unita alla robusta filiera<br />

distributiva fanno del marchio una certezza. La<br />

linea Roma, inoltre, si sta sviluppato in maniera<br />

lucida e coerente.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Ottimo equilibrio tra il piacere per gli occhi e<br />

quello per le orecchie, in un pre importante ma<br />

ancora classificabile come microlusso.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 57


SELECTOR<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

GIRADISCHI<br />

Teac TN-300<br />

Sarà anche una semplice<br />

moda passeggera, come<br />

l’ha definita qualche tempo<br />

fa un certo Neil Young,<br />

ma il piccolo grande successo<br />

del disco continua<br />

e lo dimostra la quantità<br />

di costruttori che hanno<br />

nuovamente inserito nei<br />

propri cataloghi uno o<br />

più giradischi. Il caso di<br />

Teac è abbastanza significativo<br />

in quanto non è<br />

propriamente questo il<br />

settore nel quale il costruttore<br />

giapponese ha<br />

raccolto, nella sua ormai<br />

lunga storia, i maggiori<br />

consensi e successi.<br />

Dopo un periodo di involuzione<br />

che ha visto<br />

il marchio rivolgersi soprattutto<br />

alla fascia più consumer<br />

del mercato, tanto da sembrare in<br />

declino, come molti altri marchi<br />

storici giapponesi, siamo di fronte<br />

ad un cambio di marcia: da un<br />

lato torna l’interesse per l’Hi-Fi<br />

di buon livello, puntando ancora<br />

una volta sul digitale e sulla musica<br />

liquida in particolare; dall’altro<br />

rispuntano inaspettatamente<br />

i giradischi...<br />

Per quest’ultimo segmento di<br />

mercato, ad eccezione di qualche<br />

discrepanza tra quanto presente<br />

nel sito globale e in quello euro-<br />

peo, la tendenza è abbastanza<br />

se di prodotti destinati al vinile<br />

“puro” (più o meno) e un’altra<br />

serie più evocativa che ricorda<br />

molto da lontano le antiche fonovalige<br />

agli albori della riproduzione<br />

domestica.<br />

I due giradischi più vicini al settore<br />

Hi-Fi sono il TN-200 e il TN-<br />

300 (il modello in prova) e sembrano,<br />

a prima vista, identici, ma<br />

a differenziarli è il fonorilevatore<br />

montato, in entrambi i casi MM,<br />

di serie: un Skytec CR2861 del valore<br />

di circa 20 euro nel modello<br />

più economico TN-200, e un<br />

modello Audio-Technica AT95E<br />

da 50 euro per il TN 300 qui in<br />

prova. Ad un esame più appro-<br />

fondito, invece, si apprezza anche<br />

da trovare in apparecchi di questo<br />

tipo e un sistema di appoggio<br />

più sofisticato di quello installato<br />

sul TN-200, in cui sono impiegati<br />

piedini in gomma. Entrambi i giradischi,<br />

“for serious music fans”,<br />

così come sono definiti dal costruttore,<br />

posseggono di serie una<br />

scheda pre-phono MM chiamata<br />

EQ, che può essere utilizzata nel<br />

caso si possegga un amplificatore<br />

con ingressi solo linea, oppure<br />

esclusa utilizzando un pre-phono<br />

esterno e un’uscita USB di tipo A<br />

per il riversamento digitale direttamente<br />

su computer, utilizzando<br />

il convertitore analogico-digitale<br />

incorporato.<br />

L’apparecchio è disponi-<br />

chiara: una clas-<br />

un livello di finitura del TN-300<br />

bile in differenti finiture<br />

davvero difficile<br />

laccate nera, rossa e<br />

Prezzo: € 399,00<br />

Dimensioni: 42 x 11,9 x 34,1 cm (lxaxp)<br />

Peso: 4,8 Kg<br />

Distributore: Exhibo S.p.A.<br />

Via Leonardo da Vinci, 6<br />

20854 Vedano al Lambro (MB)<br />

Tel. 039 4984.1 - Fax<br />

www.exhibo.it<br />

GIRADISCHI TEAC TN-300<br />

Tipo: completo di testina Telaio: rigido in MDF su piedini morbidi<br />

in alluminio e gomma Trasmissione: a cinghia Piatto: alluminio<br />

pressofuso ad elevata inerzia e tappetino in gomma Velocità<br />

(RPM): 33 e 1/3, 45 Braccio: dritto, bilanciato dinamicamente, shell<br />

rimovibile, contrappeso in alluminio e antiskating Alzabraccio:<br />

Manuale Wow & Flutter (%): 0,2 Rumble (dB): 60 Note: finitura<br />

nera, rossa, ciliegio o bianca. Fonorilevatore montato di serie MM<br />

Audio Technica AT95E. Scheda Phono MM e convertitore A/D<br />

48kHz/16bit interni. Uscite analogiche linea e Phono MM, e digitale<br />

USB. Coperchio incluso.<br />

58 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

Lo shell è in alluminio pressofuso e consente l’installazione di testine<br />

di varie lunghezze. L’innesto rapido è preciso e con un buon serraggio<br />

al braccio.<br />

in gomma da porre inferiormente<br />

alle sue fiancate, in modo da non<br />

graffiare e produrre “rumori” con<br />

la superficie laccata del giradischi.<br />

Va segnalato come l’apparecchio,<br />

una volta tirato fuori dall’imballaggio,<br />

sia “votatamente pulg ‘n’<br />

play” e pronto per suonare in pochi<br />

secondi, una volta poggiato<br />

su un ripiano ben messo in bolla:<br />

basta applicare sul suo perno<br />

il piatto e sfruttare uno dei suoi<br />

fori per allungare la cinghia di trasmissione<br />

all’alberino del motore,<br />

facendola girare intorno...<br />

Per il resto il fonorilevatore MM<br />

dell’Audio-Technica AT95E è<br />

già premontato e settato nel<br />

modo corretto, peso di lettura e<br />

antiskating compreso. A questo<br />

punto servono due cavi di segnale<br />

per collegare l’uscita phono, preamplificata<br />

con apposita scheda<br />

interna o bypassata per la connessione<br />

a un pre-phono esterno<br />

o a un amplificatore integrato<br />

provvisto di tale funzionalità integrata.<br />

La selezione tra i due tipi<br />

di uscite si effettua tramite un sebianca<br />

e in<br />

ciliegio, forse<br />

la più classica e<br />

per certi versi bella.<br />

La versione giunta in redazione è<br />

in un vistoso rosso, non il “rosso<br />

Ferrari” ma una versione leggermente<br />

più chiara, che fa un bel<br />

contrasto con i comandi, il braccio,<br />

il piatto e i piedini in alluminio.<br />

Il telaio è una sottile tavola<br />

in MDF, laccata con una finitura<br />

brillante ad alto spessore su tutti<br />

i lati e anche sui bordi interni<br />

delle forature con effetto “incapsulamento”<br />

abbastanza raro sopratutto<br />

in questa fascia di prezzo.<br />

Inferiormente un coperchio<br />

nasconde elettronica, cavetteria<br />

varia e parte della meccanica del<br />

giradischi. Ai quattro angoli del<br />

telaio sono piazzati i piedini che<br />

accoppiano il giradischi al piano<br />

d’appoggio. Questi elementi, così<br />

importanti per l’assorbimento<br />

delle vibrazioni che possono essere<br />

trasmesse dal mobile, sono<br />

realizzati in modo non banale,<br />

specie se riferite alla classe del<br />

prodotto: si tratta di elementi in<br />

gomma molto flessibile e un anello<br />

esterno in alluminio che realizzano<br />

una struttura complessa<br />

per il disaccoppiamento con il<br />

piano d’appoggio. L’elettronica<br />

nascosta dal coperchio inferiore<br />

comprende la scheda phono EQ<br />

per permettere il collegamento<br />

diretto a un preamplificatore che<br />

accetta solo ingressi di linea, e l’uscita<br />

diretta selezionabile con un<br />

commutatore, senza cioè alcun<br />

intervento di preamplificazione<br />

da parte del giradischi Teac. Sulla<br />

stessa scheda, accanto alla sezione<br />

analogica d’uscita, abbiamo<br />

quella di conversione in digitale<br />

con l’uscita USB che è incentrata<br />

s u<br />

u<br />

n<br />

chip Burr<br />

Brown, non<br />

proprio l’ultimo grido nel settore<br />

digitale e forse il tallone di Achille<br />

del sistema anche se ancora il<br />

più diffuso in apparecchi dotati di<br />

connessione USB per la registrazione<br />

dei vinili.<br />

L’alimentazione ha un adattatore<br />

di tensione esterno e posto nella<br />

spina da muro con cui termina il<br />

corrispondente cavo. Tra gli altri<br />

elementi collocati inferiormente<br />

abbiamo un piccolo regolatore<br />

della velocità di rotazione del<br />

motore tramite due piccoli potenziometri.<br />

La regolazione, comunque,<br />

non è prevista per un utente<br />

comune e i due trimmer sono difficilemnte<br />

raggiungibili in condizioni<br />

normali. Superiormente alla<br />

base il motore in corrente continua<br />

è posizionato in modo che il<br />

suo alberino in rame pieno sia<br />

all’interno del piatto, in modo che<br />

non si veda dall’esterno. Il piatto<br />

in pressofusione di alluminio è<br />

dunque internamente sagomato<br />

per contenere la cinghia di trasmissione<br />

che va poi allungata<br />

e fatta girare intorno all’albero<br />

motore, sfruttando uno dei fori<br />

praticati superiormente nel piatto.<br />

Noccandolo, risuona, sebbene<br />

tale vibrazione scompaia del tutto<br />

una volta poggiato sopra di esso<br />

il tappetino in gomma. Il cambio<br />

tra le sue canoniche velocità è<br />

elettronico, liberando l’ascoltatore<br />

dal noioso cambio manuale<br />

con lo spostamento della cinghia<br />

di trasmissione tra le due pulegge<br />

di diverso diametro che solitamente<br />

hanno i giradischi manuali.<br />

Il selettore di velocità è posto<br />

accanto al comando simile di accensione<br />

/ spegnimento, posti in<br />

parallelo alla canna del braccio. Il<br />

braccio di lettura ha la canna dritta,<br />

lo shell porta fonorilevatore<br />

rimuovibile, tenuto in posizione<br />

stringendo un collarino. L’articolazione<br />

è del tipo a cuscinetti per<br />

entrambi i movimenti sui due assi<br />

cardinali. Il contrappeso è dotato<br />

della classica ghiera di taratura<br />

ma naturalmente per la massima<br />

precisione sarà sempre meglio<br />

fare affidamento alla classica<br />

bilancina. Unica altra regolazione<br />

possibile è quella dell’antiskating,<br />

tramite una piccola manopola posta<br />

alla base circolare del braccio.<br />

In pratica agisce su una piccola<br />

molla a sbarra che frena o meno<br />

il perno di rotazione orizzontale<br />

del braccio. Non è invece possibile<br />

variare il VTA o l’Azimuth, un<br />

aspetto molto importante da considerare<br />

se vorrete cambiare il fonorilevatore<br />

di serie; in quel caso<br />

dovrete necessariamente affidarvi<br />

a modelli dal corpo e puntina alti<br />

quanto quello dell’AT95 di serie.<br />

Non manca il coperchio inseribile<br />

tramite le classiche cerniere posteriori<br />

e con due piccoli inserti<br />

Il piatto è in alluminio pressofuso, abbastanza leggero, tornito<br />

esternamente e nella ghiera interna in cui aderisce la cinta di trazione.<br />

Anche il foro interno è tornito con un profilo conico autocentrante che<br />

si innesta al perno centrale.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 59


SELECTOR<br />

Il guscio in alluminio è fissato alla<br />

membrana in gomma abbastanza<br />

cedevole che consente al piede di<br />

flettere in ogni direzione.<br />

La base del braccio sostiene<br />

il meccanismo alza-braccio<br />

e quello dell’antiskating.<br />

Si tratta di un’asticella<br />

in acciaio armonico che<br />

spinge su un asse in<br />

ottone solidale con il<br />

braccio la cui pressione è<br />

determinata dalla ghiera<br />

di regolazione: semplice<br />

ed efficace.<br />

Il perno e il motore<br />

sono fissati alla<br />

tavola tramite una<br />

ghiera metallica.<br />

Il motore è<br />

sospeso mentre<br />

il perno ha un<br />

innesto con il<br />

piatto in ottone<br />

di tipo conico<br />

autocentrante.<br />

Il PCB è suddiviso in due sezioni, una per l’alimentazione regolata<br />

per la rotazione del motore, differenziata per 45 e 33 giri, e l’altra per<br />

l’amplificazione ed equalizzazione del segnale, che può essere digitalizzato<br />

e trasferito tramite USB. Per l’amplificazione è utilizzato un JRC 8080 mentre<br />

per la conversione e la trasmissione USB un Burr Brown PCM2900E.<br />

PLUSVALORI<br />

L’architettura è abbastanza semplice<br />

ma efficace e ben ottimizzata per<br />

quanto riguarda l’isolamento con il<br />

piano di appoggio che impiega quattro<br />

piedi troncoconici in alluminio<br />

stampato e al suo interno è dotato<br />

di una membrana sagomata in gomma<br />

fissata alla tavola con una vite al<br />

centro; ciò rende la struttura sospesa<br />

e libera di flettere in ogni direzione.<br />

Anche il motore presenta un efficace<br />

isolamento meccanico in quanto “appeso”<br />

tramite tre elementi in gomma<br />

cedevole alla placca in metallo solidale<br />

alla tavola. Il braccio è fissato<br />

per mezzo di un grande elemento in<br />

plastica troncoconico molto ampio e<br />

irrobustito da nervature interne che<br />

fa da supporto all’articolazione e ai<br />

dispositivi per l’alzo del braccio e la<br />

regolazione dell’antiskating. I cavi<br />

di collegamento con i contatti dello<br />

shell confluiscono in un PCB in cui è<br />

saldato il cavo coassiale schermato<br />

terminato con un connettore rapido<br />

che si innesta nella sezione attiva che<br />

al suo interno contiene quanto necessario<br />

per la selezione e la regolazione<br />

della rotazione del motore e la sezione<br />

dedicata all’amplificazione del segnale<br />

e della equalizzazione RIAA. I due<br />

commutatori rotativi sotto il braccio<br />

selezionano la differente alimentazione<br />

del motore per la velocità e l’interruttore<br />

generale di alimentazione.<br />

60 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST TEAC TN-300<br />

lettore posto vicino ai terminali<br />

RCA sul pannello posteriore. Non<br />

lontani ci sono la presa per il cavo<br />

di corrente che nella spina di rete<br />

comprende un piccolo alimentatore,<br />

l’interruttore e la presa<br />

USB di tipo A per il collegamento<br />

al computer. In questo caso<br />

il giradischi incorpora dunque<br />

anche una scheda di conversione<br />

analogico-digitale.<br />

Il primo ascolto è stato effettuato<br />

sfruttando l’EQ phono interno,<br />

collegando quindi il giradischi<br />

direttamente a un ingresso linea<br />

dell’integrato utilizzato. Il risultato<br />

non è esattamente esaltante<br />

e risulta al di sotto delle attese,<br />

pur considerando il fatto che si<br />

sta utilizzando un fonorilevatore<br />

MM economico come l’AT95E<br />

(valore = circa una cinquantina di<br />

euro). Il suono è alquanto timido<br />

e la scena si concentra all’interno<br />

dei diffusori sebbene lo stage sia,<br />

sostanzialmente, piccolo seppur<br />

proporzionato; non si amplia,<br />

però, neppure spingendo molto<br />

sul volume, soluzione difficile da<br />

perseguire, tra l’altro, a causa di<br />

una tensione d’uscita, con l’EQ<br />

in funzione, non troppo elevata<br />

per l’ingresso linea. Il timbro è<br />

piuttosto buono e se la risposta in<br />

frequenza è smorzata agli estremi<br />

tale calo appare piuttosto simmetrico,<br />

non portando a un suono<br />

troppo squilibrato in un senso o<br />

nell’altro. Certo se il basso non è<br />

molto presente gli alti appaiono<br />

poco rifiniti ed eleganti ma anche<br />

loro sono, diciamo così, discreti e<br />

poco invadenti.<br />

Meglio allora collegare l’uscita<br />

non preamplificata a una unità<br />

phono esterna, nel nostro caso<br />

un Moth RIAA MM/MC. Già con<br />

questa elettronica si riesce a tirar<br />

fuori dal sistema giradischi +<br />

fonorilevatore molto di più, con<br />

un suono che si fa decisamente<br />

più decoroso e degno di buoni<br />

ascolti. La scena si allarga visibilmente<br />

anche oltre i diffusori,<br />

dando meno l’impressione di un<br />

ascolto in scala ridotta come nelle<br />

condizioni precedenti. Anche<br />

la tridimensionalità acquista una<br />

sua dignità mentre la risposta in<br />

frequenza si estende e si fa più<br />

regolare, con un calo agli estremi<br />

banda “fisiologico”, legato ai<br />

limiti del fonorilevatore di serie.<br />

Tutto è migliorato, anche la dinamica<br />

e persino l’impulsività<br />

si fanno un po’ più apprezzabili.<br />

Vivacità e velocità rendono l’ascolto<br />

più fresco e piacevole. Nel<br />

complesso il suono è cresciuto<br />

in quantità e qualità, ed è decisamente<br />

più vitale di prima;<br />

resta qualche stranezza qua e là<br />

nel timbro e nel rilievo eccessivo<br />

che viene dato a certi strumenti<br />

rispetto ad altri.<br />

L’ultimo passo consiste nella<br />

sostituzione del fonorilevatore<br />

di serie AT95E; noi lo abbiamo<br />

fatto con un modello a bobina<br />

mobile AT F7 sempre dell’Audio<br />

Technica. Certo, il salto economico<br />

non è proprio insignificante:<br />

considerando la classe del giradischi,<br />

in pratica il costo finale si<br />

raddoppia ma, proprio in questa<br />

ipotesi limite, risiede la possibilità<br />

di testare se il Teac TN-300<br />

sia in grado di posizionarsi in<br />

una fascia superiore di performance.<br />

Lo shell staccabile, con<br />

l’antico sistema del collarino da<br />

allentare, tanto semplice quanto<br />

efficace, farà storcere forse il<br />

naso ad alcuni puristi (anche se<br />

è presente in bracci di classe di<br />

prezzo a triplo zero) ma è assai<br />

comodo quando si deve sostituire<br />

un fonorilevatore! La scelta<br />

della AT F7 è stata favorita anche<br />

dal fatto che ha dimensioni geometriche<br />

identiche a quelle del<br />

modello di serie, pertanto non si<br />

creano problemi di altezza ideale<br />

(leggi VTA) nello scambio;<br />

meglio, comunque, munirsi di<br />

una di quelle schede, che trovate<br />

anche su internet, che aiutano<br />

ad allineare il fonorilevatore<br />

nel modo corretto. Noi abbiamo<br />

usato un classico cartoncino<br />

della Rega, perfetto per il nostro<br />

caso. Regolato peso di lettura e<br />

anti-skating, abbiamo proceduto<br />

all’ascolto con l’apparecchio, per<br />

così dire, “al massimo delle sue<br />

potenzialità”. In effetti con questa<br />

configurazione si può verificare<br />

come questo giradischi, pur<br />

chiaramente economico, possa<br />

crescere e di molto nelle sue<br />

prestazioni. I risultati, peraltro,<br />

non tardano ad arrivare: la scena<br />

si fa finalmente ampia, svincolandosi<br />

dal posizionamento dei<br />

diffusori; il basso ora è presente,<br />

con un buon livello d’impulsività<br />

e in grado farsi sentire anche dal<br />

nostro corpo, come prima sembrava<br />

impossibile. Nella timbrica<br />

prevale la chiarezza, un elemento<br />

caratterizzante di questa bobina<br />

mobile e, piuttosto, il TN-300<br />

sembra in grado di non snaturare<br />

o mortificare le doti del fonorilevatore:<br />

davvero un ottimo risultato.<br />

Probabilmente l’AT F7 può<br />

rappresentare un investimento<br />

sproporzionato per questo giradischi<br />

ma certamente il Teac<br />

merita qualcosa di superiore alla<br />

economica AT95E e alle prestazioni<br />

dello stadio phono e della<br />

opzione USB! In altre parole,<br />

come giradischi stand alone ha<br />

molte potenzialità da valorizzare<br />

e che cominciano a rappresentare<br />

una valida alternativa ai marchi<br />

storici che hanno preso piede<br />

nel middle end dei tempi bui...<br />

E chi guarda al suo ritorno (o a<br />

una protratta permanenza) nel<br />

settore dell’analogico può guardare<br />

a questo giradischi, le cui<br />

caratteristiche intrinseche sono<br />

apprezzabili così come l’aspetto,<br />

cercando di trovare il modo di<br />

elevarne sensibilmente le potenzialità,<br />

andando a guardare nei<br />

cataloghi di Grado, Ortofon serie<br />

2M, Goldring serie 2000, o Audio-Technica<br />

AT100E (con prezzi<br />

intorno ai cento euro).<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................2<br />

2 Messa a fuoco e corposità ...........................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />

8 Risposta ai transienti ...................................1<br />

9 Velocità .......................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />

11 Frequenze alte .............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse ..........................................1<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................1<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Eccellente finitura e realizzazione della parte<br />

meccanica e funzionale rispetto al prezzo complessivo,<br />

anche se la presenza dei sub dispositivi<br />

(testina e sezione attiva) è penalizzante.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Pur tenendo conto di quanto sopra e sotto esposto,<br />

siamo di fronte a un plug ’n’ play completissimo.<br />

Ottimo per cominciare, proseguendo<br />

senza doverlo sostituire...<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Ben al di sopra, se coadiuvato dai giusti parner,<br />

di quanto aspettato dallo stesso costruttore che<br />

penalizza le performance abbinandolo a partner<br />

mediocri.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Tutto da verificare questo “ritorno” all’analogico.<br />

Se sia solo un fuoco di paglia lo dirà il tempo. La<br />

concretezza del marchio, invece, non si discute.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Per quanto riguarda livelli di finitura, opzioni e<br />

altre caratteristiche è ben al di sopra della sua<br />

fascia di appartenenza.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 61


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />

Audia Flight Three S<br />

Sembrerà strano ma la<br />

apparente dovizia di alternative<br />

che si presentano<br />

a chi intende acquistare<br />

un amplificatore integrato<br />

di pregio ma di prezzo<br />

ancora ragionevole, una<br />

volta sfrondate delle proposte<br />

improbabili, di quelle<br />

irragionevoli e di quelle<br />

“per esigenze particolari”,<br />

si riduce di molto nelle alternative.<br />

Anche per questo<br />

un’amplificazione “solida”<br />

di nome e di fatto come<br />

quella proposta dalla casa<br />

italiana brilla di luce riflessa<br />

oltre che di luce propria<br />

La possibilità di configurare<br />

l’apparecchio fino a<br />

renderlo una completa<br />

centrale audio poi davvero<br />

non guasta!<br />

L’interessante percorso del<br />

costruttore del centro Italia<br />

nel settore dell’amplificazione,<br />

con cui è cominciata la sua<br />

avventura in campo audio, si è<br />

arricchito e articolato nel tempo,<br />

nonostante l’azienda abbia<br />

mantenuto un “passo” cauto e<br />

ragionevole, come si addice a<br />

un piccolo artigiano quale Audia<br />

Flight (confidenzialmente<br />

solo Audia) è e vuole essere.<br />

Quattordici prodotti in tutto<br />

(a cui si dovrebbe aggiungere<br />

a breve un DAC con controllo<br />

di volume) divisi in tre linee:<br />

quella Classic, da cui è iniziato<br />

il percorso della casa; la linea<br />

di eccellenza Strumento, che ha<br />

proiettato il costruttore nell’agone<br />

dell’Hi-end più elevato; la<br />

Three Series, il tentativo di approcciare<br />

il segmento del micro<br />

lusso nella sua versione più<br />

elevata. All’interno delle varie<br />

linee una certa discontinuità di<br />

prodotto; nove prodotti in una,<br />

tre in un’altra e due soli nella<br />

gamma di approccio: un lettore<br />

CD e un ampli integrato,<br />

recentemente aggiornato nelle<br />

funzioni e nell’aspetto. L’FL<br />

Three, questo l’oggetto in questione,<br />

è un integrato linea con<br />

possibilità di essere arricchito<br />

da una scheda phono MM/MC<br />

e da una scheda con DA 24 bit<br />

/ 192 kHz. Tra i vari aggiornamenti<br />

rispetto alla versione<br />

precedente spicca la scelta di<br />

aver rinnovato il design con<br />

un frontale che si ispira alla<br />

linea di vertice, caratterizzato<br />

dal display a forma di sorriso<br />

(qui disassato e ancorato su<br />

un pannello frontale di minor<br />

spessore<br />

che nella<br />

linea<br />

Strumen-<br />

to),<br />

solu-<br />

zione<br />

che la- scia<br />

supporre come, a breve,<br />

anche il lettore CD verrà<br />

“rinnovato”.<br />

Un tentativo di rafforzare la logica<br />

di una proposta che, complessivamente,<br />

lo diciamo preventivamente,<br />

manca ancora di<br />

una sua completa coerenza, né<br />

alcune scelte (dai nomi degli<br />

apparecchi a un investimento<br />

residuale in termini di comunicazione<br />

attraverso il sito che<br />

“grida vendetta”) sembrano<br />

contribuire a una maggiore<br />

chiarezza. Tutto ciò, peraltro,<br />

non aggiunge né toglie niente<br />

Prezzo: € 2.750,00<br />

Dimensioni: 45 x 11 x 44 cm (lxaxp)<br />

Peso: 16,50 Kg<br />

Distributore: Audio Living Design<br />

Via Pantanelli, 119 - 61025 Montelabbate ()<br />

Tel.0721.472.899 - Fax<br />

http://www.audiolivingdesign.it<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO AUDIA FLIGHT THREE S<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 80 W su 8<br />

Ohm (160 W su 4 Ohm) in classe AB Accessori e funzionalità<br />

aggiuntive: Telecomando, Ingresso cuffia Risp. in freq. (Hz):<br />

1-450.000 - 3 dB THD (%): < 0,05 S/N (dB): >95 Phono: MM ( mV/<br />

KOhm) MC ( mV/ Ohm) Ingressi analogici: 4 RCA 1 XLR Uscite<br />

analogiche: 2 RCA Note: scheda phono opzionale euro 390; scheda<br />

DAC 192KHz/24bit con ingresso USB opzionale a 390 euro<br />

62 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

La dotazione di ingressi è<br />

notevole: 4 linea RCA, 1 XLR e 1<br />

TAPE in e out. U ingresso linea<br />

è configurabile per il phono se<br />

si installa la scheda opzionale,<br />

mentre l’ingresso USB (anch’esso<br />

opzionale) risulta indipendente.<br />

È presente anche il pre out per la<br />

biamplificazione in abbinamento<br />

ad altro finale.<br />

al Three S dove la S sta per...<br />

non lo sappiamo, ma certamente<br />

non per Strumento,<br />

visto che si tratta di una linea<br />

totalmente differente sebbene<br />

l’estetica sia simile e... insomma,<br />

lo vedete no? Concludiamo<br />

l’analisi preventiva con una<br />

nota di biasimo per il display. A<br />

noi non piace (ci ricorda il sorriso<br />

del Joker!) ma questa può<br />

essere considerata un’opinione<br />

come tante; quel che davvero<br />

non va è che a fronte di uno<br />

sforzo comunque encomiabile<br />

in termini di interfaccia uomomacchina,<br />

si abbia in cambio<br />

una soluzione poco leggibile e<br />

parca di informazioni: nemmeno<br />

il livello del volume viene<br />

visualizzato! Ogni apparecchio<br />

è una sintesi e un compromesso,<br />

quelli “economici” (rispetto<br />

almeno al taglio dell’azienda)<br />

lo sono di più ma qui si sono<br />

investite risorse in una direzione<br />

“poco efficiente”...<br />

Sempre in termini di utilizzo,<br />

la selezione degli ingressi avviene<br />

tramite la pressione dei<br />

pulsanti posti sul frontale in<br />

modo sequenziale ed è anche<br />

presente la funzione di personalizzazione<br />

del nome degli<br />

ingressi anche se tale operazione<br />

risulta estremamente<br />

farraginosa e un po’ fuori<br />

tempo, considerate le opzioni<br />

che via via vengono proposte i<br />

merito alla gestione dei dispositivi.<br />

Da sottolineare invece<br />

la regolazione del volume che<br />

avviene in modo continuo e<br />

molto “analogico” considerato<br />

che si tratta di un potenziometro<br />

motorizzato, e l’attivazione<br />

del mute che di fatto porta il<br />

volume gratamente a zero ruotando<br />

il potenziometro e, una<br />

volta disattivato, riporta la manopola<br />

alla regolazione precedente:<br />

una vera chicca anche se<br />

la rotazione è piuttosto lenta e<br />

la riduzione del livello avviene<br />

in modo non eccessivamente<br />

tempestivo. L’apparecchio è<br />

anche dotato di un pulsante<br />

per la disconnessione dei diffusori<br />

per l’utilizzo della uscia<br />

cuffia che può essere utilizzata<br />

anche con i diffusori inseriti.<br />

Il telecomando dispone di una<br />

serie di tasti polifunzionali che<br />

rendono di immediata attivazione<br />

la regolazione del volume<br />

ma rendono necessaria la scelta<br />

di commutare gli ingressi e<br />

poi selezionarli in modo sequenziale.<br />

La regolazione del<br />

volume avviene non in modo<br />

continuo ma a piccoli scatti<br />

che, nel caso di abbinamenti<br />

con sorgenti ad alto livello di<br />

uscita, non consente una regolazione<br />

fine del livello minimo,<br />

tanto che, se si vuole ascoltare<br />

a basso volume in orari notturni,<br />

bisogna intervenire manualmente<br />

con la manopola del<br />

volume.<br />

L’ascolto dell’apparecchio si è<br />

svolto con una insolitamente<br />

ampia pletora di partner: dai<br />

piccoli Dali Opticon 1 (in prova<br />

in questo stesso numero<br />

di <strong>SUONO</strong>) ai grandi Triangle<br />

Magellan Cello, utilizzati<br />

come riferimento nella nostra<br />

sala d’ascolto o i Jean Marie<br />

Renaud Abscisse, insoliti partner<br />

dal carattere irrituale. Le<br />

varie configurazioni hanno<br />

evidenziato qualche caratterizzazione<br />

derivante dall’abbinamento;<br />

caratterizzazioni che<br />

determinano il risultato sonoro<br />

e di misura tale da ponderare<br />

alcune scelte, dato che con altre<br />

ciò non avviene.<br />

Nel caso dei Dali, i più economici<br />

piccoli diffusori utilizzati,<br />

l’abbinamento fornisce<br />

risultati altalenanti: ottimo,<br />

perfino sorprendente in alcuni<br />

casi, un po’ più deludente<br />

in altri. Fondamentalmente<br />

c’è una piacevolezza di fondo<br />

che rimane un po’ con tutti i<br />

generi in particolare, però, con<br />

le voci e le medie. L’arpeggio<br />

della chitarra acustica è fluido<br />

e naturale, privo di metallicità<br />

eccessiva. La voce femminile è<br />

ricca nei particolari e nelle inflessioni<br />

con qualche leggero<br />

accenno di asprezza, cosa che<br />

vale anche con il pianoforte,<br />

nei passaggi più acuti e/o forti.<br />

Si tratta di intemperanze di<br />

breve durata che denunciano<br />

più che altro una finezza di<br />

grana non eccezionale dei diffusori<br />

di classe relativamente<br />

economica. È anche vero che<br />

passando a un SACD della<br />

Stockfish il suono si fa più caldo<br />

e certi graffi prima percepiti<br />

paiono scomparire. La voce<br />

maschile, anche quando molto<br />

virile è ben riprodotta e, probabilmente,<br />

è proprio il piccolo<br />

formato dei Dali a impedirgli<br />

di diventare eccessivamente<br />

gonfia e sovradimensionata.<br />

Se il basso appare contenuto,<br />

affascina per la sua precisione,<br />

pulizia e nettezza. Un<br />

brano di percussioni stupisce<br />

per la resa: le dimensioni della<br />

scena sono grandi, i diffusori<br />

scompaiono totalmente e la<br />

tridimensionalità è davvero<br />

affascinante, suscitando un<br />

senso di realismo inaspettato.<br />

Tutto ciò si amplia in modo<br />

molto più spettacolare e convincente<br />

con i Triangle, grandi<br />

diffusori da pavimento, dotati<br />

di uno dei bassi più belli per<br />

potenza, profondità ma anche<br />

per la loro relativa insensibilità<br />

al loro posizionamento. Il confronto<br />

con uno splendido fuoriclasse,<br />

il finale Accuphase A36,<br />

attuale nostro riferimento, dimostra<br />

che si può fare ancora<br />

di più ma non a questo prezzo!<br />

In questa ottica segnaliamo le<br />

note che distanziano l’Audia da<br />

una perfezione che non è comunque<br />

prevista dal target di<br />

appartenenza: la brillantezza<br />

dei Triangle viene messa più in<br />

evidenza e in alcuni casi si nota<br />

un appena percepibile velo che<br />

cala sulla scena sonora rispetto<br />

al riferimento. Ma, lo ripetiamo,<br />

rapportandoci alla classe<br />

d’appartenenza dell’integrato<br />

italiano non si può che rimanere<br />

ben impressionati da quanto<br />

riesce a fare!<br />

La qualità sonora della scheda<br />

phono, anche nella modalità<br />

d’abbinamento più<br />

ostica, come nel caso MC a<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 63


SELECTOR<br />

SRC AD1895 e DAC<br />

CS4398 sono al centro<br />

del progetto oltre a<br />

componenti selezionati,<br />

componenti SMD e<br />

resistenze MELF.<br />

I morsetti di potenza sono<br />

di tipo economico ma molto<br />

funzionali, con una eccellente<br />

meccanica di serraggio e una<br />

ghiera antifrizione efficace<br />

e funzionale con tutti le<br />

terminazioni. Gli RCA sono di<br />

tipo a pannello molto robusti<br />

e ben posizionati<br />

Un cilindro in alluminio pieno<br />

con scavata la gola per una<br />

guarnizione O-Ring!<br />

Semplice, elegante efficace...<br />

La scheda è suddivisa in due sezioni, una dedicata<br />

alla ricezione del segnale digitale proveniente dalla<br />

connessione USB (realizzata da Amanero e applicata tramite<br />

connettori a pettine di tipo rapido), l’altra che si occupa<br />

della ricezione del segnale digitale audio, della conversione<br />

e dello stadio di uscita. A bordo sono presenti anche le<br />

alimentazioni dedicate per ogni sezione e i disaccoppiatori<br />

del segnale digitale.<br />

IO SONO FLESSIBILE<br />

Lo chassis è in lamiera ferrosa pesante<br />

ripiegata sulla quale sono fissati un<br />

grande PCB che ospita gran parte<br />

dell’elettronica espressamente dedicata<br />

al trattamento del segnale<br />

analogico sia per la sezione linea con<br />

annesso il preamplificatore e la regolazione<br />

del volume, sia per quella di<br />

potenza. In prossimità del connettore<br />

di rete è presente il filtro di alimentazione,<br />

l’alimentatore di stand-by e<br />

successivamente due trasformatori<br />

distinti, fissati al fondo dell’apparecchio<br />

con i circuiti secondari distinti<br />

e differenziati per le varie sezioni, se<br />

ne rilevano tre di tipo duale e due<br />

singoli sul trasformatore di grandi<br />

dimensioni che vanno ad alimentare<br />

i rispettivi circuiti di filtraggio e<br />

livellamento, collocati in prossimità<br />

delle sezioni specifiche.<br />

A ridosso del pannello anteriore è in<br />

parte implementata la logica di controllo<br />

che gestisce anche la selezione<br />

degli ingressi, posta su un altro<br />

PCB posteriore collocato a ridosso<br />

dei contatti RCA e collegato al PCB<br />

principale tramite flat cable. Viene<br />

anche comandata la rotazione del<br />

potenziometro (1) motorizzato con<br />

un andamento però a scatti e non<br />

fluido e continuo e alcune funzioni di<br />

personalizzazione degli ingressi come<br />

il nome o la luminosità del display,<br />

con modalità abbastanza basilari.<br />

64 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST BRYSTON B 135 SST2<br />

1<br />

Lo stadio di potenza<br />

impiega una coppia<br />

di transistor bipolari<br />

ON MJL3281A e<br />

MJL1302A per<br />

canale. È presente un<br />

sensore termico di<br />

protezione.<br />

La selezione dei<br />

carichi e delle<br />

impostazioni del<br />

guadagno a secondo<br />

del tipo di testina, si<br />

effettuano tramite<br />

lo spostamento dei<br />

microinterruttori<br />

seguendo uno<br />

schema di<br />

combinazioni<br />

opportune. I selettori<br />

sono piccoli, delicati<br />

e in posizione<br />

scomoda, ma si<br />

utilizzano per il<br />

tempo necessario<br />

all’ottimizzazione di<br />

una testina.<br />

Il PCB della scheda fono evidenzia una<br />

impostazione “dual mono” con la sezione di<br />

ricezione del segnale di basso livello e quella di<br />

equalizzazione RIAA che impiega per ogni canale<br />

l’abbinamento di un Analog Devices SSM2019<br />

e un National LME49710 il cui guadagno è<br />

facilmente configurabile, mentre l’uscita linea<br />

è realizzata con una coppia di transistor ST<br />

BDX53C e BDX54C.<br />

Adiacente al primo ingresso linea è<br />

presente una serie di mini contatti a<br />

pettine per l’installazione della scheda<br />

opzionale che condivide il primo<br />

ingresso e viene occupato dal phono<br />

quando installato, mentre la scheda<br />

opzionale USB è posta lontano dal<br />

PCB e collegata tramite connettori<br />

rapidi e cavi monopolari al PCB<br />

principale, in cui viene immesso il<br />

segnale audio.<br />

Non si può classificare il prodotto<br />

come modulare ma come un sistema<br />

flessibile che può accettare due<br />

schede fra loro molto differenti e<br />

con poche limitazioni dal punto di<br />

vista funzionale, considerato che per<br />

il phono gli interventi di ottimizzazioni<br />

sono di tipo meccanico e per<br />

la scheda digitale è presente, al momento,<br />

un solo ingresso e nessun tipo<br />

di settaggio personalizzato tramite<br />

interfaccia dell’apparecchio.<br />

I dispositivi di potenza sono installati<br />

direttamente su un dissipatore collocato<br />

quasi al centro dell’apparecchio;<br />

hanno nelle vicinanze gli alimentatori<br />

di potenza e lo stadio pilota che<br />

ingloba al suo interno il particolare<br />

circuito di feedback in corrente.<br />

Da notare che le alette del dissipatore<br />

sono collegate fra loro tramite due<br />

nastri adesivi antivibrazione che annullano<br />

il fastidioso effetto “armonico”<br />

dei dissipatori in alluminio di ampie<br />

dimensioni.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 65


SELECTOR<br />

al banco di misura<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

La risposta in frequenza è molto estesa e non presenta<br />

attenuazioni agli estremi banda. L’estensione oltrepassa<br />

i 100 kHz e in basso si apprezza l’accoppiamento in DC.<br />

Si nota tuttavia una variazione della risposta in funzione<br />

del carico resistivo, comunque contenuta all’interno di<br />

circa 0,5 dB, dovuta alle scelte progettuali che non innalzano<br />

artificiosamente il fattore di smorzamento. Le<br />

stesse scelte progettuali danno luogo ad un livello di<br />

distorsione significativo e costante sia in frequenza che<br />

nell’interno arco operativo di amplificazione. Il decadimento<br />

armonico è comunque molto rapido e il tappeto<br />

di rumore molto basso e privo di componenti spurie, a<br />

riprova di un eccellente impianto di alimentazione. La<br />

potenza di 110 Wrms per una THD+N=1% oltrepassa<br />

notevolmente quella dichiarata di 80 Wrms.<br />

bassa tensione d’uscita Audio<br />

Technica, dimostra una buona<br />

neutralità timbrica oltre<br />

alle già citate buone capacità<br />

d’amplificazione. Si tratta<br />

di un modello relativamente<br />

economico che, se non ha tra<br />

le sue migliori caratteristiche<br />

una dinamica strabiliante o<br />

un basso iper profondo, offre<br />

in compenso una notevole<br />

estensione e regolarità nell’estensione<br />

della risposta in frequenza,<br />

un colore più chiaro<br />

e luminoso che con i modelli<br />

maggiori. Tutte caratteristiche<br />

che ritroviamo puntualmente<br />

replicate nell’abbinamento<br />

con l’integrato Audia Flight.<br />

Ma la scheda phono dell’amplificatore<br />

italiano è in grado di<br />

fare anche di meglio: abbinandovi<br />

la bobina mobile Sumiko<br />

Black Bird, capace di prestazioni<br />

superiori specie in fatto di<br />

dettaglio, definizione e basso<br />

ben controllato quanto potente,<br />

il risultato è notevole. La<br />

sua tensione d’uscita elevata e<br />

il carico consigliato di 47 kOhm<br />

suggeriscono un settaggio MM<br />

per la scheda phono; in effetti,<br />

in questo caso, la resa è molto<br />

buona, se non di più: eccellente<br />

la resa dinamica con rumore di<br />

fondo inesistente mentre dettaglio,<br />

particolari e immagine<br />

sono molto buoni.<br />

Caso a parte è rappresentato<br />

dalla scheda DA che, invece,<br />

testimonia un approccio minimale<br />

della casa verso la musica<br />

liquida: non accetta segnali<br />

DSD e rappresenta l’unico<br />

ingresso digitale disponibile<br />

(cosa che fa un po’ a cazzotti<br />

con una, peraltro ampia, dotazione<br />

di ingressi); in compenso,<br />

tuttavia, offre performance<br />

davvero notevoli in relazione al<br />

prezzo e comunque apprezzabili<br />

in assoluto.<br />

Quest’ultima notazione sottolinea<br />

al tempo stesso i meriti<br />

dell’approccio al mercato da<br />

parte della Audio Flight, che<br />

procede per piccoli passi, e i<br />

rischi e i limiti che si paventano<br />

tipicamente all’artigiano<br />

che si affaccia sul mondo ora<br />

in permanente evoluzione della<br />

riproduzione sonora. Al netto<br />

delle chiacchiere, comunque,<br />

la soluzione proposta dalla<br />

casa italiana risulta solidamente<br />

ancorata al principio ispiratore<br />

del buon suono prima di<br />

tutto. L’obiettivo è raggiunto e<br />

il Three S, nel ristretto novero<br />

di alternative di cui accennavamo<br />

all’inizio di questo articolo,<br />

si piazza nel gruppo di testa,<br />

soprattutto se l’utente che vi<br />

si rivolge ha aspettative di tipo<br />

“tradizionale”.<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 3<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 3<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 3<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 3<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Di buon livello, ben ingenierizzata, a cavallo fra<br />

artigianale e industriale.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Ottime le caratteristiche elettriche dell’apparecchio<br />

che però mostrano caratterizzazioni molto<br />

marcate in seguito alle scelte progettuale.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

L’elevato numero di ingressi e la possibilità di<br />

upgradare le due sezioni opzionali ampliano le<br />

possibilità di utilizzo.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Con i giusti partner si ottengono risultati al di<br />

sopra della classe di appartenenza con performance<br />

anche di rilievo dell’uscita cuffia.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Il marchio ha a lungo stentato a decollare nonostante<br />

gli ottimi presupposti. Oggi la distribuzione<br />

è più solida.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

In questa classe di prezzo le alternative “di qualità”<br />

non sono tante e quelle più squisitamente<br />

industriali prestano il fianco a critiche ben più<br />

aspre di quello che si possono fare al D.U.T.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

66 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


il nuovo riferimento Hi-End<br />

Where Swiss Precision Meets Exquisite Refinement<br />

I componenti CH Precision sono da 20 anni a questa parte i primi prodotti<br />

che ho recensito in grado di pareggiare in termini di velocità, dinamica e densità<br />

d'informazioni musicali, le prestazioni dei miei sistemi di riferimento. Nello<br />

stesso tempo i prodotti CH Precision ne migliorano tutti i possibili punti<br />

deboli, con i quali avrei pensato di dover sempre convivere, per avere linearità<br />

e musicalità in parti uguali. Il testimone è stato definitivamente passato.<br />

Alan Taffel (The Absolute Sound)<br />

www.audiogamma.it


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

SUBWOOFER<br />

Pmc Twenty Sub<br />

La ragione per cui un costruttore<br />

come PMC si confronta<br />

con l’impopolare<br />

(almeno tra gli audiofili)<br />

segmento dei subwoofer<br />

è chiara: nel mondo professionale,<br />

da cui la casa<br />

proviene, il sub è utile, anche<br />

molto, e viene ampiamente<br />

utilizzato! Dall’alto<br />

del suo palmares riuscirà<br />

la casa britannica a superare<br />

i preconcetti che il<br />

settore Hi-Fi nutre in merito?<br />

Non è forse in questi<br />

“luoghi bassi” che la linea<br />

di trasmissione offre il suo<br />

meglio?<br />

Se al momento della lettura<br />

di questo articolo anche<br />

voi, come una larga<br />

fetta della popolazione terrestre,<br />

siete entrati in contatto con l’universo<br />

di Spectre, l’ultimo kolossal<br />

delle avventure di James<br />

Bond, sappiate che nelle pieghe<br />

della maxi produzione dedicata<br />

all’agente “al servizio di sua<br />

maestà britannica” si cela un<br />

piccolo ma significativo contributo<br />

da parte di PMC. Non che<br />

questo, naturalmente, testimoni<br />

in qualche misura la qualità dei<br />

prodotti o ne condizioni il nostro<br />

giudizio ma l’evento, uno<br />

dei tanti che vede coinvolta l’azienda<br />

britannica nelle<br />

produzioni musicali<br />

professionali, sottolinea<br />

la principale vocazione<br />

professionale<br />

ma anche l’equivoco<br />

da cui la Professional<br />

Monitor Company,<br />

al secolo PMC, non<br />

ha ancora deciso<br />

o saputo uscire. Il<br />

nome stesso dell’azienda<br />

indurrebbe<br />

in errore perché,<br />

se di professionale<br />

si tratta, come mai<br />

siamo qui a disquisire<br />

su un subwoofer<br />

il cui utilizzo<br />

ha notoriamente<br />

difficoltà ad entrare nelle consuetudini<br />

degli audiofili e rappresenta,<br />

invece, un elemento<br />

essenziale nella riproduzione<br />

musicale a fini professionali? La<br />

risposta più semplice ma anche<br />

la meno esatta sarebbe questa:<br />

nonostante la linea consumer<br />

fruisca di una elevata ricaduta<br />

tecnologica dal mondo professionale<br />

nel caso di PMC, come<br />

di altri costruttori, i due universi<br />

sono ancora molto distanti: gli<br />

altoparlanti utilizzati, ad esempio,<br />

sono quasi del tutto differenti<br />

e nel consumer non sono<br />

previsti sistemi attivi, cavallo<br />

di battaglia del professionale.<br />

Si potrebbe obiettare che, comunque,<br />

una parziale ricaduta<br />

tecnologica da un mondo all’altro<br />

esiste, segnatamente per<br />

l’adozione in entrambi della<br />

linea di trasmissione. Proprio<br />

la tecnologia ATL, nel caso dei<br />

subwoofer, rappresenta effettivamente<br />

un valore aggiunto, in<br />

quanto aumenta la collocabilità<br />

in ambiente e l’abbinabilità ad<br />

altri sistemi. Per questa ragione,<br />

e senza voler determinare una<br />

classifica di merito, più dei diffusori<br />

attivi (soluzione pur auspicabile)<br />

è proprio il sub il primo<br />

prodotto che verosimilmente<br />

appartiene pienamente ai due<br />

universi, anche se la differente<br />

destinazione d’uso è evidente,<br />

a partire dai manuali di utilizzo<br />

in cui la sezione dedicata all’ingresso<br />

digitale, nel manuale<br />

“consumer”, è del tutto saltata,<br />

considerato che tale modalità<br />

è pensata solo per il segmento<br />

pro, per giunta in abbinamento<br />

ai sistemi PMC.<br />

Il Twenty Sub è, comunque,<br />

il primo subwoofer della casa<br />

dedicato alla serie di diffusori<br />

domestici denominata Twenty<br />

(modelli 21, 22, 23, 24 e 26).<br />

L’apparecchio è caratterizzato,<br />

contrariamente a molti concorrenti<br />

e per soddisfare i requisiti<br />

della Transmission Line, da un<br />

pronunciato sviluppo verso l’alto<br />

e in profondità a scapito della<br />

larghezza: i pannelli frontale e<br />

posteriore hanno una lieve inclinazione<br />

all’indietro mentre sotto<br />

quello inferiore è presente una<br />

base che prolunga posteriormente<br />

l’impronta del diffusore<br />

al pavimento. Il diffusore utilizza<br />

due woofer da circa 18 cm di<br />

diametro caricati in linea di trasmissione<br />

proprietaria ATL con<br />

sfogo nel pannello posteriore.<br />

La frequenza di taglio è selezionabile<br />

tra cinque diversi valori<br />

da 50 fino a 200 Hz. Inoltre, la<br />

pendenza del filtro di crossover<br />

nei dintorni di queste frequenze<br />

di taglio è anch’essa variabile tra<br />

6, 12 e 18 dB per ottava. Il tutto<br />

viene comunicato all’utilizzatore<br />

Prezzo: € 4.087,00<br />

Dimensioni: 20 x 55 x 51,6 cm (lxaxp)<br />

Peso: 23 kg<br />

Distributore: Gammalta Group S.r.l.<br />

Via S. Maria, 19/21 - 56126 Pisa (PI)<br />

Tel.050 2201042 - Fax 050 2201047<br />

http://gammalta.it<br />

SUBWOOFER PMC TWENTY SUB<br />

Tipo: amplificato Potenza: 400 RMS in classe D N. vie: 1 Impedenza<br />

(Ohm): 4 Frequenze di taglio (Hz): selezionabile<br />

50/80/120/150/200 Risp. in freq. (Hz): 22-200 Altoparlanti:<br />

2 Wf PMC17,7 cm carta trattata Controlli: frequenza di taglio,<br />

pendenza 6 / 12 / 18 dB Rifinitura: noce, amarone, nero diamante,<br />

quercia Note: caricamento linea di trasmissione ATL.<br />

Dedicato in particolare ai diffusori twenty 21-22-23-24 e 26.<br />

68 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

tramite un display posto nel ricco<br />

pannello posteriore accanto<br />

ai selettori. L’amplificazione<br />

interna è in classe D, con una<br />

potenza continua di 400 Watt.<br />

È disponibile un equalizzatore<br />

specifico che permette il setup:<br />

le connessioni sono sia di tipo<br />

analogico stereo bilanciato XLR<br />

(ma sono inclusi convertitori<br />

sbilanciati nel kit) che AES/EBU<br />

digitali, inutilizzabili nell’ambito<br />

consumer, mentre le uscite sono<br />

configurate per essere filtrate o<br />

meno, con un guadagno fisso o<br />

variabile. È possibile gestire il<br />

tipo di ingresso, la sensibilità, il<br />

guadagno e il volume, alla pari<br />

della linea di fase con passi da<br />

cinque gradi. La sezione di ingresso<br />

e di elaborazione e quella<br />

di potenza utilizzano un’architettura<br />

molto semplice e non<br />

eccessivamente performante:<br />

ben allineata la sezione di potenza<br />

(realizzata con un modulo<br />

Hypex), meno adatta quella di<br />

ingresso, in cui gran parte dell’elettronica<br />

è stata sviluppata per<br />

soddisfare alcun esigenze particolari<br />

di abbinamento con i sistemi<br />

attivi proprietari di PMC,<br />

dedicati al mondo del pro, non<br />

molto aperti e integrabili con<br />

altri sistemi. È un peccato che<br />

gran parte dello sviluppo ad hoc<br />

del sistema, che è sicuramente<br />

un valore aggiunto nel settore<br />

In alto è presente il display e<br />

i quattro pulsanti di controllo<br />

per il setup, mentre nella<br />

parte inferiore trovano posto<br />

gli ingressi e le uscite sia<br />

analogiche che digitali. Al<br />

lato sono presenti anche due<br />

connettori tipo RJ-45 per il<br />

collegamento di un comando<br />

remoto, specifico dei prodotti<br />

destinati all’utilizzo Pro dove<br />

vengono sfruttati anche i<br />

collegamenti digitali AES<br />

visto che nel consumer non è<br />

possibile.<br />

professionale, incrementi delle<br />

funzionalità per le quali non sia<br />

stata pensata una ricaduta nel<br />

settore consumer. Il tipo di carico<br />

e le caratteristiche di risposta,<br />

per contro, facilitano in modo<br />

molto particolare l’abbinamento<br />

con un’ampia gamma di diffusori<br />

dalle più “disparate” caratteristiche,<br />

anche se gran parte dei<br />

problemi legati all’abbinamento<br />

non si risolvono semplicemente<br />

con un carico di tipo TL o con<br />

qualunque altro tipo di soluzione<br />

di questo tipo.<br />

Sono noti i benefici della linea di<br />

trasmissione in gamma bassa e<br />

non stupirà scoprire che il sistema<br />

offre opportunità molto interessanti<br />

a scapito, ad esempio,<br />

GUARDA SE SEI IN BASSO<br />

Le operazioni di setup e di ottimizzazione<br />

si effettuano abbastanza facilmente<br />

nonostante le tante scelte<br />

a disposizione grazie a un sistema a<br />

quattro tasti e un display retroilluminato<br />

che indica le opzioni e lo stato di<br />

funzionamento. I punti di intervento<br />

e le entità delle regolazioni non sono<br />

del tutto lineari come indicato nel<br />

manuale di installazione ed è bene<br />

effettuare le regolazioni e l’ottimizzazione<br />

con l’emissione dei satelliti<br />

tramite un sistema di rilevamento<br />

anche non eccessivamente preciso<br />

ma che consenta, comunque, di rilevare<br />

le variazioni “relative” fra le varie<br />

scelte, soprattutto quelle relative alla<br />

degli ingombri, caratteristica la<br />

cui minimizzazione diminuisce<br />

significativamente l’impatto<br />

psicologico del sub (perché alla<br />

fine un sub + sat o un diffusore<br />

da pavimento non sono poi tanto<br />

differenti!) e l’impatto reale<br />

nell’ambiente domestico; ne beneficiano<br />

anche prestazioni “assolute”<br />

in termini di pressione<br />

e potenza sopportata: nel caso<br />

del PMC Twenty Sub si tratta<br />

pur sempre di due altoparlanti<br />

da 16 cm, peraltro abbastanza<br />

tradizionali, customizzati ma<br />

senza particolari peculiarità rispetto<br />

alle produzioni di serie e<br />

di alto livello.<br />

L’abbinamento con sub e “satelliti”,<br />

comunque, è sempre un<br />

fatto delicato e coinvolge troppo<br />

intimamente l’impostazione dei<br />

satelliti che nella maggior parte<br />

dei casi, con l’aggiunta di un<br />

sub, viene stravolta. Tuttavia,<br />

anche se i problemi di carattere<br />

generale rimangono tali,<br />

i risultati sono stati molto più<br />

promettenti e prestanti rispetto<br />

alle soluzioni più gettonate.<br />

Va certamente valutato, però, il<br />

costo di una soluzione di questo<br />

tipo, che non è secondario;<br />

in sostanza il sistema non è, di<br />

default, necessariamente più general<br />

purpouse rispetto a quelli<br />

messa in fase fine fra l’emissione del<br />

sub e quella dei diffusori principali.<br />

La posizione nel pannello posteriore,<br />

tradizionali, anche se spesso va<br />

meglio e in certe condizioni si<br />

abbina meglio ai satelliti. Non<br />

può risolvere in assoluto le<br />

problematiche di abbinamento<br />

fra sub e sat e se il suo utilizzo<br />

è assolutamente consigliabile<br />

nel caso di situazioni particolari<br />

dove la soluzione sub + sat è<br />

inevitabile, in assoluto andrà valutato<br />

caso per caso il paragone<br />

con una torre tradizionale o altre<br />

possibili soluzioni.<br />

Le condizioni in cui è stato inserito<br />

il sub e gli abbinamenti<br />

con sistemi sia di grandi che<br />

di piccole dimensioni, tuttavia,<br />

hanno messo in evidenza un<br />

tipo di comportamento molto<br />

incline all’abbinamento senza<br />

alcuna difficoltà anche ai più<br />

disparati generi musicali, differenziandosi<br />

in modo netto<br />

da tante altre installazioni in<br />

cui il sub tende a sovrapporsi<br />

ai diffusori principali oppure a<br />

essere particolarmente localizzato<br />

in ambiente. Per dovere di<br />

cronaca il sistema più efficace,<br />

semplice e funzionale di installare<br />

il sub è in modalità passiva,<br />

tramite la connessione linea che<br />

proviene dal preamplificatore o<br />

da un adeguato sdoppiatone ad<br />

Y successivamente al controllo<br />

master del volume. Ogni tipo<br />

anche se in alto, e il display (leggermente<br />

incassato nel pannello) non<br />

facilitano la lettura delle informazioni.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 69


SELECTOR<br />

La sezione di ingresso e di gestione è sviluppata da PMC con la sezione di recezione dei segnali dotata di<br />

disaccoppiatori e alimentazioni stabilizzate e dedicate ad ogni sezione. Il modulo di potenza è un classe D<br />

Hypex da 400 Watt su 4 Ohm con ingresso analogico del segnale.<br />

Il modulo attivo è<br />

installato su sei torrette<br />

in teflon disaccoppianti<br />

in un vano posteriore<br />

isolato dal carico<br />

acustico.<br />

Gli altoparlanti sono accoppiati<br />

direttamente al mobile tramite<br />

boccole in metallo e non hanno<br />

guarnizione di tenuta.<br />

ODE ALLA TL<br />

Il progetto si basa ancor più che negli<br />

altri prodotti della casa sul carico a linea<br />

di trasmissione e offre ancor meno limitazioni<br />

rispetto ai sistemi a torre, in<br />

quanto non c’è la necessità di posizionare<br />

nel mobile anche gli altoparlanti<br />

per le vie superiori. Il condotto, quindi,<br />

è di tipo ripiegato all’interno e verso il<br />

fondo è stato ulteriormente ricavato il<br />

vano per l’alloggiamento dell’amplificazione,<br />

che è completamente separato<br />

dal vano di carico.<br />

Tutta la linea, come peraltro anche nei<br />

sistemi tower, è completamente rivestita<br />

sulle pareti interne di poliuretano<br />

a celle aperte bugnato, per ridurre le<br />

caratteristiche risonanze che si innescano<br />

nelle linee di trasmissione anche a<br />

scapito di una perdita di efficienza della<br />

linea che, nel caso di sistemi amplificati,<br />

non sarebbe così determinante ai fini<br />

dell’allineamento.<br />

I due woofer, collegati in parallelo fra<br />

loro sono realizzati da SEAS su specifiche<br />

PMC mentre l’amplificazione è un<br />

modulo Hypex UcD400MP in classe D<br />

e la sezione di ingresso utilizza a monte<br />

un ADC Burr Brown PCM4202 per i segnali<br />

analogici e un SRC 43821 per quelli<br />

digitali per essere inviati al DSP Texas<br />

TAS3108 che provvede al tagli e all’equalizzazione.<br />

Successivamente il segnale<br />

va a due DAC Wolfson WM8718S,<br />

uno per l’ingresso analogico Hypex e<br />

l’altro per l’uscita analogica passante.<br />

70 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST PMC TWENTY SUB<br />

al banco di misura<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Ottima valutazione per il mobile e le scelte<br />

fondanti (leggi linea di trasmissione); più “nella<br />

norma” la sezione elettronica.<br />

Il sistema utilizza due altoparlanti da 8 Ohm di impedenza<br />

nominale, collegati in parallelo fra loro e inseriti nel<br />

carico a linea di trasmissione. Si apprezzano influenze<br />

molto contenute della linea di trasmissione con un picco<br />

lievemente accennato intorno ai 125 Hz. Il sistema è<br />

allineato a livello acustico in modo da sfruttare al massimo<br />

l’estensione in basso, anche tramite l’incremento<br />

di emissione all’estremo inferiore dell’apertura di cui<br />

si apprezza solo un lieve accenno di emissione della<br />

risonanza a 125 Hz. Invece è presente un breack up dei<br />

due woofer con un’emissione significativa intorno a 2<br />

kHz che viene abbastanza attenuata anche con filtrature<br />

a bassa pendenza. Il finale non presenta alcun tipo di<br />

correzione abbinata al diffusore e l’estensione raggiunge<br />

i 48 kHz considerata la Fs di campionamento a 96,<br />

ma può essere impostata una linea di equalizzazione<br />

parametrica molto flessibile nella scelta del punto di<br />

intervento e nell’ampiezza della correzione.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Inappuntabile dal punto di vista acustico, meno<br />

raffinato per quel che riguarda la sezione attiva<br />

e il front end di gestione del segnale.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Il tipo di carico e le caratteristiche di risposta<br />

facilitano in modo molto particolare l’abbinamento<br />

con una ampia gamma di diffusori.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

In grado di fornire costantemente quel quid<br />

nelle performance che ne giustificano l’utilizzo<br />

in particolar modo in condizioni limite.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Una delle realtà emergenti del mercato, ache se<br />

con uno sviluppo non ancora del tutto coerente.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Soluzione costosa rispetto alla concorrenza che<br />

offre l’eccellenza in particolari condizioni a cui è<br />

espressamente dedicato.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

di soluzione con il segnale che<br />

entra nel sub per essere poi<br />

reindirizzato ai satelliti complica<br />

notevolmente l’installazione<br />

e peggiora in larga misura le<br />

prestazioni dell’intero sistema.<br />

In altri termini, un eventuale taglio<br />

attivo della sezione alta non<br />

può essere effettuata dal circuito<br />

interno del sub. Tale soluzione<br />

potrebbe rivelarsi funzionale in<br />

ambito pro ma poco pulita ed<br />

elegante, specie considerando il<br />

doppio passaggio che il segnale<br />

analogico fa nel sub (le regolazioni<br />

avvengono nel dominio digitale<br />

e, dunque, sono prima digitalizzate<br />

e poi riconvertite in analogico).<br />

Il decadimento delle prestazioni<br />

nel doppio passaggio per quanto<br />

riguarda il segnale inviato al sub<br />

è irrilevante ma diventa un collo<br />

di bottiglia per quanto riguarda il<br />

resto della banda.<br />

A questo proposito, un ingresso<br />

di alto livello e ad alta impedenza,<br />

per intenderci quello che si<br />

preleva in parallelo ai diffusori<br />

di potenza, potrebbe essere molto<br />

utile nel settore consumer: è<br />

molto meno rozzo e approssimativo<br />

di tante altre situazioni, oltre<br />

a non introdurre nel sistema, in<br />

condizioni ottimali, disturbi o<br />

altre perturbazioni. Premesso<br />

ciò, con certi diffusori, quelli<br />

di piccole dimensioni, sarebbe<br />

stato molto utile poter ridurre<br />

l’estensione in basso oppure ridurne<br />

il tipico rigonfiamento in<br />

gamma mediobassa per ottenere<br />

un’emissione complessivamente<br />

omogenea, con risultati non<br />

del tutto soddisfacenti. Con sistemi<br />

più importanti e molto<br />

meno enfatizzati agli estremi<br />

banda (con addirittura un basso<br />

articolato), invece, i risultati<br />

sono stati eccellenti anche senza<br />

alcun intervento sui diffusori<br />

principali. Da un certo punto di<br />

vista ci troviamo di fronte al caso<br />

più felice in cui più che con un<br />

subwoofer si ha a che fare con un<br />

“bass extender”! In questi casi è<br />

stato possibile anche ottimizzare<br />

il posizionamento in ambiente<br />

e, grazie alle regolazioni fini<br />

della fase relativa, l’emissione si<br />

nascondeva “alla vista” e il passaggio<br />

dai diffusori principali è<br />

diventato molto amalgamato e<br />

senza fenomeni di oscuramento<br />

o di abbagliamento.<br />

Timbricamente il Twenty sub<br />

non si colloca fra i sistemi ad<br />

elevato punch ma fra quelli con<br />

un’ottima estensione molto articolata,<br />

soprattutto con tagli<br />

abbastanza alti in cui ci si può<br />

spingere leggermente più in alto<br />

che con altri sistemi compatti<br />

in sospensione pneumatica, nei<br />

quali è preferibile soffermarsi<br />

solo sulle note più basse. Ad<br />

esempio, con gli ATC 20 SLC, un<br />

sistema attivo biamplificato, i risultati<br />

sono stati estremamente<br />

soddisfacenti considerato il naturale<br />

calo in basso del sistema a<br />

sospensione pneumatica, grazie<br />

al collegamento analogico fra i<br />

due sistemi che preleva il segnale<br />

direttamente dal pre linea dotato<br />

di doppia uscita.<br />

Nell’abbinamento con i diffusori<br />

della stessa gamma, anche<br />

modelli importanti, il sub riesce<br />

comunque a fornire quel plus (a<br />

volte appena accennato, a volte<br />

ampiamente percepibile) che è il<br />

“sale” della riproduzione musicale<br />

di alta qualità. E, per inciso: i<br />

diffusori utilizzati per la colonna<br />

sonora dell’ultimo Bond sono i<br />

monitor tre vie PMC IB2!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 71


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

CUFFIA<br />

Sonus Faber Pryma<br />

Il lusso. Come si declina in<br />

Hi-Fi? Sonus Faber sembra<br />

avere da tempo le idee chiare<br />

in merito e ha lavorato<br />

alla creazione di un polo del<br />

lusso che comprende oggi<br />

alcuni dei marchi in assoluto<br />

più blasonati. Ciò non<br />

di meno alcuni segmeti del<br />

mercato sono rimasti scoperti.<br />

Ed ecco cominciata<br />

l’opera per riempirli...<br />

Con Pryma la casa vicentina<br />

si affaccia al prorompente<br />

mercato dell’ascolto<br />

in cuffia, ancora sottovalutato<br />

in Italia ma di cui è<br />

ben conscio chi abbia una<br />

“vision” internazionale.<br />

Semmai il punto è riuscire<br />

a non cadere nell’impasse,<br />

sorprendentemente comune<br />

a molti costruttori<br />

di elettroacustiche,<br />

quando no il settore delle<br />

approciaci<br />

mancherebbe, è<br />

rendere l’esperienza<br />

esclusiva, come cuffie: sempre<br />

elettroacustiche<br />

sono ma con le<br />

loro regole ben<br />

precise, non<br />

sempre ottemperate!<br />

Quello a cui<br />

Sonus Faber<br />

non rinuncia, e<br />

vedrete...<br />

Quello di Pryma è un caso<br />

curioso: la riservatezza<br />

che circonda queste cuffie<br />

non è dovuta solo al fatto che<br />

si tratti, come sottolinea il nome,<br />

della prima esperienza della casa<br />

vicentina in quest’ambito ma, più<br />

probabilmente, a una strategia di<br />

marketing che sta lavorando proprio<br />

in questo fragoroso silenzio.<br />

Il tuffo della new entry italiana<br />

nel segmento che più di ogni altro<br />

“tira” al momento (solo a mo’ di<br />

esempio: sia Moon che Pass sono<br />

anch’essi approdati qui... ) è stato<br />

orchestrato ad arte giocando sulle<br />

corde dell’esclusività, della brama<br />

di possesso di uno status symbol.<br />

Il primo centinaio di esemplari<br />

della Pryma sono finiti nelle mani<br />

di personaggi dello Star<br />

System<br />

e opinion maker ben prima che la<br />

distribuzione ufficiale, tutt’ora in<br />

stand-by, abbia preso il via. Al più<br />

è possibile prenotarne “al buio”<br />

una copia! Così, in maniera virale<br />

e con un effetto di simulazione<br />

(un tempo si diceva “con il passaparola”),<br />

Pryma ha cominciato ad<br />

apparire in maniera “unofficial”<br />

ma altrettanto efficace, usufruendo<br />

di testimonial imprevisti e imprevedibili<br />

e del tutto inattesi.<br />

Nonostante la sua aura da Status<br />

Symbol, Pryma non è un oggetto<br />

destinato a vagare esclusivamente<br />

nei sogni visto che l’asticella del<br />

prezzo è stata già fissata (quando<br />

la cuffia verrà commercializzata)<br />

a 499 euro. Non poco, non troppo<br />

e, soprattutto, posta in un seg-<br />

mento di mercato<br />

non eccessivamente affollato di<br />

concorrenti altisonanti: Sennheiser,<br />

Grado, Shure, Beyerdynamic,<br />

Audiotechnica e pochi altri,<br />

spesso nemmeno con il modello<br />

top. Pryma (non solo per il fatto<br />

di essere la prima e la sola cuffia<br />

Sonus Faber!) è, invece, salvo<br />

smentite future, un top di gamma<br />

che, semmai, genererà in ricaduta<br />

altri modelli...<br />

La cuffia viene offerta in cinque<br />

differenti versioni sulla base del<br />

colore del guscio, a cui si somma<br />

la possibilità di alternare tre differenti<br />

finiture (marrone chiaro<br />

e scuro, nero) dell’archetto, realizzato<br />

in vera pelle da artigiani<br />

italiani di primaria importanza<br />

(ma di cui è inibita la diffusione<br />

del nome), per un totale di quin-<br />

dici combinazioni. La realizza-<br />

zione dell’archetto, che nella<br />

parte inferiore è rivestito di<br />

microfibra ipoallergica,<br />

ricorda per un’analogia<br />

fortemente voluta le<br />

cinture di pregio, con<br />

la particolarità della<br />

presenza di quattro<br />

fori su entrambe le<br />

estremità; ardiglione<br />

(il “cosino” a forma di<br />

asticella presente nel-<br />

le cinture, qui un perno<br />

con un nottolino a farfalla<br />

di chiusura) e la fibbia, en-<br />

trambi in acciaio, verniciato poi<br />

con un prodotto antigraffio, sono<br />

solidali con ognuno dei gusci.<br />

Prezzo: € 1.299,00<br />

Peso: 310 g<br />

Distributore: MPI<br />

Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />

Tel. 02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />

www.mpielectronic.com<br />

CUFFIE SENNHEISER HD 800<br />

Tipo: chiusa Trasduttori: dinamici Cavo: con microfono e<br />

anti aggrovigliamento Auricolari: 38 mm.<br />

72 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

L’altoparlante da 38 mm<br />

di diametro è incapsulato<br />

in un contenitore plastico<br />

e fissato al supporto<br />

tramite una ghiera<br />

sempre in plastica. I cavi di<br />

connessione, insolitamente di<br />

grande diametro, presentano<br />

un percorso molto breve<br />

fino al connettore, robusto e<br />

decisamente inusuale nel settore<br />

delle cuffie portatili ma anche in<br />

quelle di uso domestico.<br />

La regolazione della cuffia avviene<br />

pertanto per quattro posizioni<br />

prefissate più tre intermedie ma<br />

con un posizionamento asimmetrico<br />

dell’archetto (che, però,<br />

poco o nulla incide sull’indossabilità).<br />

Non è difficile, pertanto,<br />

trovare la propria posizione ideale<br />

con il vantaggio/svantaggio del<br />

fatto che, comunque, il numero<br />

delle regolazioni non è infinita<br />

ma nemmeno effimera: una volta<br />

fissata resta tale, a dispetto di<br />

eventi accidentali...<br />

Va detto che una volta ottenuta<br />

questa condizione gran parte del<br />

comfort è determinato dai cuscini,<br />

realizzati in similpelle ipoallergica<br />

che riveste un materiale<br />

molto morbido e consente all’insieme<br />

di aderire, adattandosi,<br />

alla forma del capo, avvolgendo<br />

l’orecchio in maniera molto salda<br />

senza, per fortuna, generare<br />

un effetto ventosa. I cuscinetti<br />

avvolgono l’orecchio con una<br />

sensazione piacevole, specie se vi<br />

piace l’effetto di una cuffia chiusa<br />

(l’isolamento è quasi totale!); in<br />

sostanza il peso della cuffia grava<br />

fondamentalmente sull’o-<br />

recchio, con un effetto dissimile<br />

da buona parte delle cuffie che,<br />

invece, pesano principalmente<br />

sulla sommità del capo. Il fatto<br />

che questo sia preminentemente<br />

il punto di contatto che sorreggere<br />

l’intera cuffia può generare<br />

in determinati casi una pressione<br />

più o meno evidente sul collo, in<br />

prossimità della mandibola.<br />

Anche la forma dei padiglioni è<br />

il frutto di un design e una realizzazione<br />

originali: le parti in alluminio<br />

sono a cura di un fornitore<br />

che normalmente opera nel<br />

campo dell’occhialeria e dell’accessorio<br />

di lusso; si tratta di una<br />

fusione di alluminio per le calotte<br />

(sulla sommità delle quali sono<br />

presenti dei forellini di cui parleremo<br />

in seguito) che vengono<br />

poi galvanizzate e verniciate con<br />

una vernice ceramica antigraffio,<br />

la stessa utilizzata per la fibbia. La<br />

parte esterna dei gusci, invece, è<br />

realizzata in nylon trasparente e<br />

successivamente retro-verniciata<br />

e trattata anch’essa per essere immune<br />

ai graffi. Ad eccezione del<br />

trasduttore<br />

(di ori-<br />

gine giapponese, realizzato da un<br />

concorrente sul cui nome, anche<br />

qui, vige il riserbo), tutto il resto<br />

è sviluppato e realizzato in Italia!<br />

Da un punto di vista sonoro la cuffia<br />

mostra, fin dai primi ascolti, di<br />

essere molto efficiente, caratteristica<br />

che torna particolarmente<br />

comoda in abbinamento con un<br />

iDevice dove, lo anticipiamo, la<br />

Pryma è un partner particolarmente<br />

azzeccato: difficilmente<br />

abbiamo ascoltato meglio da un<br />

“telefonino” e con Spotify l’abbinamento<br />

risulta addirittura<br />

straordinario! In abbinamento<br />

con un amplificatore per cuffie<br />

di natura home la notevole energia<br />

spigionata all’interno dei padiglioni<br />

è comunque benvenuta:<br />

la velocità di attacchi e rilasci,<br />

la capacità dinamica e il fatto di<br />

proporre in questo modo il messaggio<br />

sonoro senza particolari<br />

controindicazioni in termini di<br />

correttezza sonora sono, senz’altro,<br />

le caratteristiche migliori di<br />

questa cuffia.<br />

La tavolozza sonora offerta all’ascoltatore<br />

vira verso colori caldi<br />

ed enfatici, con un bilanciamento<br />

che<br />

tende a valorizzare la parte bassa<br />

delle frequenze, dove la Pryma<br />

scende notevolmente verso l’estremo<br />

inferiore della gamma con<br />

grande pienezza e, eventualmente,<br />

un pizzico di articolazione in<br />

meno di quanto garantirebbe una<br />

eccellenza assoluta (ma con un<br />

effetto puchy notevole che rende<br />

ogni ascolto molto vivido!). Nella<br />

porzione opposta delle frequenze<br />

assistiamo a una rappresentazione<br />

sonora che tende a indurire un<br />

po’ verso gli estremi, pur mantenendo<br />

corpo e una apprezzabile<br />

precisione, mentre nella gamma<br />

media si assiste a una rappresentazione<br />

piuttosto enfatica da un<br />

punto di vista tonale ma con le<br />

voci abbastanza indietro da un<br />

punto di vista spaziale. In assoluto<br />

la Pryma non è una di quelle<br />

cuffie in cui l’headstage è molto<br />

pronunciato; nonostante ciò, non<br />

incorre in quell’effetto eccessivamente<br />

near field che, pure, molte<br />

cuffie manifestano. Tutto questo<br />

concorre a un’esperienza sonora<br />

complessiva molto gradevole che<br />

ottempera gli standard di eccel-<br />

lenza relativa al segmento di prez-<br />

zo di appartenenza.<br />

Qualche incertezza, una su tutte:<br />

pur avendo provveduto a un’at-<br />

tenta opera di disaccoppiamen-<br />

to in vari punti della cuffia tali<br />

accorgimenti vengono parzial-<br />

mente vanificati dal fatto che<br />

esiste, invece, un accoppia-<br />

mento tra le varie parti della<br />

struttura metallica, elemento<br />

che rende la cuffia rumorosa;<br />

non tanto ma in modo avverti-<br />

bile! Più che un’incertezza una<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 73


SELECTOR<br />

Il connettore è fissato<br />

saldamente al supporto ma<br />

anche al profilo in alluminio<br />

pressofuso del guscio<br />

esterno. La connessione<br />

avviene con un doppio<br />

scatto che garantisce<br />

un contatto stabile e al<br />

riparo da disconnessioni<br />

accidentali.<br />

Il cavo impiega<br />

un rivestimento<br />

gommoso antiaggrovigliamento<br />

e un particolare<br />

sdoppiatone<br />

a Y ad anello.<br />

Il microfono è<br />

collocato sul cavo<br />

destro in buona<br />

posizione ma con<br />

un tastino poco<br />

accessibile.<br />

La parte a contatto<br />

con la testa è<br />

in microfibra<br />

ipoallergenica<br />

mentre l’esterno è<br />

in vera pelle, tutto<br />

rigorosamente cucito<br />

a mano.<br />

Il guscio in pressofusione ha<br />

le sedi per le viti di fissaggio,<br />

cinque per il pannello e le<br />

altre per il rivestimento<br />

esterno e per il supporto<br />

delle fibbia in acciaio.<br />

FARINA DEL MIO SACCO<br />

L’ingegnerizzazione è molto ben<br />

organizzata, soprattutto in considerazione<br />

del fatto che si tratta<br />

della prima release di un prodotto<br />

comunque complesso come lo sono<br />

le cuffie. C’è da notare, ad esempio,<br />

che il supporto in plastica di sostegno<br />

dell’altoparlante, oltre a essere<br />

verniciato nella parte esterna,<br />

presenta una inclusione in fase di<br />

stampo della gomma di appoggio<br />

e di isolamento in modo che il contatto<br />

fra il pannello e il guscio sia il<br />

più possibile aderente, ermetico e<br />

privo di vibrazioni. Questa soluzione<br />

è raramente utilizzata persino dai<br />

più accreditati costruttori di cuffie,<br />

anche se risulta molto elegante e<br />

funzionale.<br />

Il profilo della guarnizione, di colore<br />

bianco, segue l’andamento del guscio<br />

anche in prossimità dell’inserto<br />

in acciaio della fibbia, che presenta<br />

un accoppiamento meccanico molto<br />

sensibile alle tolleranze di lavorazione<br />

meccanica. I cuscinetti vengo tenuti<br />

in posizione da quattro potenti<br />

magneti al neodimio fissati nella parte<br />

interna del pannello plastico. L’emissione<br />

posteriore dell’altoparlante<br />

dispone dell’ampio spazio del guscio<br />

di sostegno che è parzialmente occupato<br />

da un pannellino in tessuto<br />

assorbente fustellato per adattarsi<br />

alla geometria del guscio.<br />

74 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST SONUS FABER PRYMA<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

Il padiglione è completamente indipendente dall’archetto e si può rimuovere facilmente intervenendo sulla<br />

regolazione dell’altezza, praticando gli stessi movimenti che si fanno regolando una cinta con fibbia.<br />

50<br />

Ohm<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

10 Hz<br />

Modulo dell’impedenza degli altoparlanti<br />

Sonus Faber Pryma<br />

Impedenza canale sinistro<br />

Impedenza canale destro<br />

100<br />

scelta, invece, quella del cavo di<br />

collegamento; in merito non condividiamo<br />

l’approccio utilizzato.<br />

Staccabile e separato per i canali,<br />

nella migliore tradizione Hi-Fi,<br />

ottimo al tatto e per le capacità<br />

di anti-aggrovigliamento, viene<br />

fornito unicamente nella versione<br />

con microfono, tasto risponditore<br />

e connettore mini-jack, senza<br />

nemmeno l’adattatore, quasi a<br />

delimitare il campo di utilizzo.<br />

La scelta di non fornire altro tipo<br />

di cavo se da un lato ci sembra<br />

limitativa, apre senz’altro le porte<br />

alle possibili personalizzazioni<br />

di chi si dedica al rigging e desidera<br />

“applicarsi” sulla Pryma. Si<br />

tratta, comunque, a nostro modo<br />

di vedere, di una contraddizione<br />

in termini o, se preferite, di una<br />

inutile limitazione del prodotto!<br />

Come giudicare dunque nel complesso<br />

questo primo approccio<br />

della Sonus Faber al mondo delle<br />

cuffie? La Pryma va considerata,<br />

in molti sensi, un prodotto non<br />

classificabile, perlomeno con le<br />

categorie, alcune certamente usurate,<br />

fino a ora utilizzate. La presenza<br />

di microfono e tasto risponditore<br />

ne fanno intuire un utilizzo<br />

principalmente “on the go”, come<br />

sottolineato anche dalle performance.<br />

Al tempo stesso le dimensioni,<br />

il peso, la costruzione e il<br />

prezzo della cuffia, la classificano<br />

come un prodotto fuori dalla mischia,<br />

in quanto decisamente più<br />

raffinata e costosa (un 25% in più)<br />

del concorrente per antonomasia,<br />

Beats. Ma sarebbe riduttivo considerare<br />

la Pryma una cuffia adatta<br />

unicamente agli smartphone,<br />

sebbene in questa configurazione<br />

i risultati siano davvero molto<br />

soddisfacenti! Come accennato,<br />

anche in ambito home la Pryma<br />

si piazza in un segmento di mercato<br />

medio-alto, sebbene lontano<br />

da quella fascia di prezzo che ci si<br />

poteva aspettare traslando il tipico<br />

posizionamento merceologico<br />

utilizzato per i diffusori della casa<br />

(soprattutto gli ultimo modelli)<br />

in quello per le cuffie. Da questo<br />

punto di vista la Pryma sembra<br />

più esplorare quel fondamentale<br />

segmento del microlusso che anche<br />

noi consideriamo elemento<br />

propulsore del mercato, pur abbracciando<br />

gli stilemi che fanno<br />

1k 10k 20k<br />

la felicità del tipico cliente della<br />

casa vicentina. E questo è il primo<br />

punto certo riguardante la<br />

Pryma: l’utente Sonus Faber che<br />

intendesse passare all’ascolto in<br />

cuffia si troverà, come dire, “a<br />

casa”. Il secondo è che questa capacità<br />

di fare Status Symbol mostra<br />

un’attrattiva, per così dire,<br />

super partes: nel caso in oggetto<br />

è stato trovato un apprezzabile<br />

equilibrio in quanto l’apparenza<br />

è coadiuvata da performance di<br />

un livello consono. I puristi storceranno<br />

il naso, disquisiranno sui<br />

microscopici plus o minus delle<br />

performance della cuffia che, sicuramente,<br />

non è la migliore in<br />

assoluto come anelano o “la solita<br />

Sonus Faber” come gli inevitabili<br />

detrattori (in Hi-Fi non è possibile<br />

avere aficionados senza generare<br />

un’inevitabile controparte…!)<br />

avranno preconizzato senza nemmeno<br />

averla vista...<br />

Sia come sia la cuffia è ottima,<br />

all’interno del suo range di prezzo<br />

e, in fondo, questo prodotto non<br />

è dedicato ai puristi. Per tutto il<br />

resto, oltre a Mastercard, nulla è<br />

più come Pryma!<br />

L’impedenza degli altoparlanti si attesta intorno ad un valore<br />

nominale di 30 Ohm anche se fra i due trasduttori c’è una<br />

differenza di circa 4 Ohm e una variazione in prossimità<br />

delle risonanza di altri 4 Ohm. La camera dietro all’altoparlante<br />

comunica con l’esterno tramite otto forellini che<br />

interagiscono con il carico acustico sia nella parte bassa<br />

dell’emissione che, parzialmente, in gamma media. Le variazioni<br />

nel modulo sono abbastanza contenute e i cavi di<br />

collegamento non introducono variazioni significative in<br />

entrambi i canali, esibendo una notevole simmetria nonostante<br />

si tratti di una cavo sottile e con connettore a 4 poli<br />

per il supporto del microfono.<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 1<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 1<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 0<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 3<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 2<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />

15 COERENZA .............................................................. 1<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Ottimo l’approccio ingegneristico di tutte le<br />

componenti, in particolare gusci e i supporti.<br />

COMODITÀ<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

La forma dei padiglioni, la cedevolezza e il<br />

peso penalizzano il prodotto a scapito di altre<br />

soluzioni (soprattutto nella scelta dei materiali)<br />

indovinate.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Elevata se si pensa al multipurpose, meno in<br />

movimento a causa degli ingombri.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Eccellenti i risultati con i sistemi portatili a<br />

basso consumo. Maggiormente allineate alla<br />

categoria di appartenenza le performance con<br />

i sistemi home.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Idee chiare in termini di stile, meno per quel che<br />

riguarda i canoni sonori e funzionali. Nel complesso<br />

uno Status Symbol “di confine”.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

In questa fascia molti prodotti eterogenei ma,<br />

per molti aspetti, le Pryma mostrano un elevato<br />

valore in questa valutazione.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 75


Il direttore responsabile e quello tecnico di <strong>SUONO</strong> esplorano le nuove frontiere dell’audio<br />

Più si riesce a guardare indietro,<br />

più avanti si riuscirà a vedere.<br />

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online, dove potrai leggere la versione digitale della<br />

rivista a partire dal 2012*.<br />

La storia dell’Hi-Fi non avrà più segreti per te!<br />

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SELECTOR DOSSIER<br />

Nuova vita al diffusore<br />

È patrimonio di tutti e nessuno e, stando alla vulgata, poco sarebbe cambiato nel tempo perché<br />

“non si può andare contro le leggi fisiche”. Eppure l’evoluzione delle elettroacustiche è costante e,<br />

almeno secondo la nostra opinione, non è stata ancora del tutto scritta...<br />

Vanno da pochi euro a molti zero ma sempre di diffusori<br />

parliamo. Se da un lato il settore delle elettorcustiche<br />

sembra aver già detto tutto o quasi tutto, d’altro canto<br />

a ben vedere continua a manifestare una evoluzione costante di<br />

gusti e tecnologie all’interno del cui range ogni costruttore, anche<br />

piccolo (la biblica vittoria di Davide contro Golia) può trovare la<br />

sua personale via d’accesso.<br />

E proprio questa eterogeneità, racchiusa nella domanda che ha<br />

una e mille risposte (“Come è possibile che i giganti dell’elettronica<br />

a volte facciano peggio dei piccoli costruttori?”), è fonte di<br />

smarrimento per il consumatore che, troppo spesso, non trova<br />

un percorso logico su cui basare le proprie scelte. Eppure una<br />

logica c’è: nella profilazione dei prodotti, nelle scelte progettuali,<br />

realizzative e di utilizzo dele risorse; solo che non è solo votata<br />

al miglioramento delle performance! Nel tempo e in particolare<br />

dallo scorso numero di <strong>SUONO</strong> abbiamo dato vita a una riflessione<br />

in merito, cercando di delineare i percorsi affrontati dalle varie<br />

aziende. Questo dossier testimonia e conferma ulteriormente<br />

l’enorme ricchezza del settore, che consente percorsi individuali<br />

anche a volte molto differenti (né più né meno buoni di<br />

altri) e che, semmai, proprio nella grande varietà nasconde<br />

il trabocchetto di un eccesso di opportunità che, sommato al<br />

desiderio di presenziare e far fronte a ogni esigenza di mercato,<br />

rappresenta il grande equivoco su cui si possono infrangere le<br />

energie, per paradosso, proprio di chi più ne ha, a vantaggio<br />

di chi, per necessità, intuito o pura fortuna, vira su soluzioni<br />

più specifiche. In questo modo si può verosimilmente spiegare<br />

il fatto che, nonostante tutto, il predominio delle grandi<br />

aziende non sia assoluto! Ma l’ipotesi è coerente anche con le<br />

apparenti o concrete incoerenze dell’offerta di fronte a cui il<br />

consumatore ha una sola opportunità: affrontarle preparato.<br />

Qui proviamo a fornire alcuni strumenti in merito...<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 77


SELECTOR DOSSIER<br />

di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx<br />

Serie 800: evoluzione<br />

della specie<br />

È il cavallo su cui fare la corsa, il riferimento (ma le leadership sono “liquide” e perennemente messe<br />

in discussione) da studiare, emulare, combattere. Ne Bowers ne Wilkins ci sono più, ma uno stuolo<br />

di igegneri e le ingenti risorse devolute in ricerca garantiscono che dalla fucina della casa inglese<br />

escano continuamente “cose”. Anche quelle che stravolgono un successo lungo 36 anni...<br />

Era il 1979 quando l’inglese<br />

B&W, con un balzo in avanti<br />

rispetto alla sua produzione<br />

dell’epoca, presentava l’801, il<br />

suo primo studio monitor, testato<br />

dalla Emi e installato dalla<br />

Decca nei suoi studi di registrazione.<br />

Il prezzo, oltre un milione<br />

lire, era per il tempo notevole:<br />

più del doppio del modello top<br />

nella produzione di allora (DM<br />

6, 570.000 lire) o di altri classici<br />

dell’epoca come AR 10 pigreco<br />

(570.000 lire) o Allison 1<br />

(620.000 lire). Pochi osavano,<br />

allora, avventurarsi oltre la barriera<br />

del “milione di lire”: Acoustat,<br />

Beveridge, Infinity (con il<br />

mirabolante sistema Quantum<br />

Reference)…<br />

Si era, insomma, ai prodromi<br />

dell’Hi-end, sfiorato, testato,<br />

coccolato quasi dieci anni prima<br />

con la nascita dei DM 70<br />

(1970), un progetto il cui prezzo<br />

al pubblico era pari a dieci volte<br />

qualsiasi precedente prodotto<br />

(Bowers ne era così affezionato<br />

che in rete girano foto in cui la<br />

lapide sulla sua tomba, con un<br />

pizzico di humor nero, ne raffigura<br />

l’effige!). Il prezzo degli 801<br />

ne facevano un mito, per molti<br />

destinato a rimanere tale. Non<br />

per i giornalisti di <strong>SUONO</strong> che,<br />

in seguito alla prova dell’epoca,<br />

adottarono gli 801 come diffusori<br />

di riferimento e tali sarebbero<br />

rimasti per lunghi anni.<br />

Progenitori della serie 800, si<br />

può bene dire che gli 801 contenessero<br />

già, in nuce, molte delle<br />

intuizioni che poi sono state<br />

confermate ed evolute nella serie<br />

nei successivi trenta e più anni<br />

lungo una storia che racconta i<br />

miglioramenti di una gamma che<br />

a buon diritto possiamo considerare<br />

una delle più longeve al<br />

mondo! Vale per la scelta di una<br />

unità separata per le frequenze<br />

(allora rigorosamente caricate in<br />

sospensione pneumatica, mentre<br />

quando materiali e tecnologie lo<br />

hanno consentito si è fatto altrimenti)<br />

e vale, soprattutto, per un<br />

abbozzo di quello che poi, sotto<br />

forma di “costole”, setti interni e<br />

poi vera e propria struttura interna<br />

rappresenta, in generale, un<br />

passo storico nella progettazione<br />

dei diffusori: le scelte di rinforzo<br />

interne del mobile.<br />

A ben vedere, inoltre, l’esame<br />

delle evoluzioni, dal progenitore<br />

801 alla attuale serie 800, racconta<br />

anche come e quanto, in<br />

generale, si sia potuto fare nel<br />

campo delle elettroacustiche. Il<br />

“woofer a padellone” che caratterizzava<br />

gli 801, ad esempio, è entrato<br />

nella storia, anche quando<br />

nuove possibilità hanno consentito<br />

soluzioni in grado di estendere<br />

maggiormente verso il basso<br />

le capacità di riproduzione; la<br />

78 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


NUOVA VITA AL DIFFUSORE<br />

801 prima<br />

ha cambiato pelle<br />

(trasformandosi da sospensione<br />

pneumatica in bass reflex con<br />

l’avvento della versione Matrix),<br />

poi ha continuato la sua vita ed è<br />

rimasta nel catalogo generale della<br />

casa inglese (non in quello italiano),<br />

andando definitivamente<br />

in pensione solo nel 2010! Come<br />

dire: è solo in tempi recenti che si<br />

è decretato il definitivo tramonto<br />

dei grandi woofer da 38 cm!<br />

In questi anni, però, è avvenuto<br />

anche un riallineamento delle<br />

gerarchie all’interno della serie<br />

1990<br />

1979<br />

800: gli 801 da top assoluto di<br />

gamma diventano una sorta di<br />

corpo estraneo, affiancato a una<br />

serie di sistemi invece omogenei<br />

capitanati da una new entry, il<br />

modello 800.<br />

Storia nella storia, occorre anche<br />

dire che la sigla 800 viene utilizzata<br />

in un primo momento per<br />

un curioso diffusore sicuramente<br />

top di gamma (per profusione di<br />

altoparlanti, costruzione e prezzo),<br />

completamente slegato dagli<br />

2010<br />

stilemi della serie 800: il primo<br />

800 è un diffusore molto<br />

sottile con sviluppo in<br />

altezza e alloggiamento<br />

del woofer in una sorta di<br />

forma triangolare posta a<br />

mezza altezza. Solo in seguito<br />

la 800 cambia radicalmente<br />

(doppio woofer<br />

da 25 cm) e diventa<br />

a tutti gli effetti il top di<br />

gamma della serie 800,<br />

adottandone soluzioni<br />

tecniche e aspetto che<br />

beneficia, grazie ai wo-<br />

ofer più piccoli, di un<br />

design più filante del<br />

modello 801.<br />

Nell’arco della sua lunga<br />

vita la serie 800 (inaugu-<br />

rata allora dal solita-<br />

rio progenitore 801)<br />

ha subìto sostanzial-<br />

mente sei differenti<br />

revisioni, inclusa l’ultima: nel<br />

1987 quando è stata introdotta<br />

la tecnologia Matrix; nel 1998<br />

con la ricaduta tecnologica dal<br />

prototipo (o poco più) Nautilus;<br />

nel 2001 con la versione a tiratura<br />

limitata Signature; nel 2004<br />

con la serie D e l’introduzione<br />

del tweeter al diamante; nel 2010<br />

con la versione Diamond, ulte-<br />

riore miglioramento della serie<br />

precedente.<br />

LA STORIA DELLA SERIE 800<br />

- 1979 Nasce l’801, diffusore a sospensione pneumatica (diventerà<br />

reflex all’introduzione della versione Matrix): il prezzo in Italia viene<br />

fissato a 1.200.000 lire!<br />

- 1981 Con l’introduzione del modello 802 si dà vita a una gamma 800<br />

(1.310.000 lire mentre le 801 vengono prezzate 1.960.000 lire).<br />

- 1987 L’anno precedente (1986), in occasione del ventesimo<br />

anniversario della casa, era stata presentata la tecnologia Matrix<br />

che trova applicazione nella serie 800 (e nell’801) l’anno successivo.<br />

Sempre nel 1987, a dicembre, muore John Bowers.<br />

- 1990 Nasce il modello 800 con sviluppo in altezza, doppio carico<br />

reflex, cinque altoparlanti e posizionamento merceologico come<br />

nuovo top di gamma (costavano più del doppio degli 800 e avevano<br />

poco a che fare con gli 801).<br />

- 1997 Il modello 800 entra a far parte della serie Matrix<br />

(800 Matrix) mantenendo il ruolo di top di gamma e il<br />

doppio carico reflex, ora affidato a 2 woofer da<br />

30 cm!<br />

- 2015 Lancio della serie 800 D3.<br />

- 1998 A distanza di cinque anni dalla nascita<br />

del progetto dei diffusori “a chiocciola”<br />

Nautilus (1993) viene presentata la serie<br />

Nautilus 800, che beneficia della ricaduta<br />

tecnologica soprattutto sulla gamma medioalta,<br />

praticamente identica al Nautilus, mentre<br />

viene “interpretata” per la parte bassa.<br />

- 2001 Nasce il Signature 800. il doppio carico<br />

reflex viene sfruttato con altoparlanti da 25<br />

cm in modo da ottenere ingombri minori che<br />

nel modello 801. In tiratura limitata il diffusore<br />

viene creato per festeggiare trentacinquesimo<br />

anniversario della B&W e proposto con una<br />

finitura Tigers Eye gloss finish.<br />

- 2004 Lancio serie 800D, la prima con<br />

tweeter in diamante.<br />

- 2010 Lancio 800 Diamond e definitiva<br />

pensione per il modello 801.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 79


SELECTOR DOSSIER<br />

Quel che dovete sapere<br />

D2<br />

D3<br />

Il nuovo cestello<br />

del mid nonostante<br />

abbia molte più razze<br />

e sia più massiccio,<br />

risulta più leggero del<br />

precedente. L’utilizzo<br />

di un anello di gomma<br />

lorende anche meno<br />

risonante.<br />

Il supporto del tweeter<br />

diventa in alluminio<br />

pieno, al posto del<br />

guscio pressofuso in<br />

lega leggera.<br />

La modellizzazione al computer<br />

Il cono oggi è realizzato come<br />

fosse l’ala di un aereo: due<br />

profili geometricamente perfetti<br />

distanziati da un supporto di “aria”<br />

durissima!<br />

Cambia il colore ma “il<br />

senso” è lo stesso: tessuto<br />

impregnato e indurito<br />

con risvolto esterno<br />

per la sospensione/<br />

non sospensione FST.<br />

Colpisce il diametro<br />

molto più piccolo che in<br />

precedenza.<br />

80 <strong>SUONO</strong> novembre 2015<br />

Il pannello curvo viene incollato alla struttura<br />

matrix in multistrato e viene stretto in una<br />

morsa dall’elemento metallico e dal supporto<br />

dell’altoparlante.


NUOVA VITA AL DIFFUSORE<br />

La nuova testa abbandona il Marlan ma ancor di più il sistema si<br />

installazione del mid (con tirante dal fondo e la culla elastica di<br />

sospensione “gelatinosa”). Pertanto, anche in conseguenza dell’utilizzo<br />

di una fusione in alluminio di suo più risonante, è stata creata una<br />

struttura interna a raggiera che, stando dalla sperimentazione, ha visto<br />

intraprendere più strade, con sperimentazione di supporti interni di<br />

ordine pari e dispari! La crociera a 5 punte l’ha spuntata e sostiene il<br />

rinnovato cestello del medio FST.<br />

Quello che avreste<br />

voluto sapere<br />

Alcune scelte effettuate dallo staff che ha realizzato<br />

la nuova serie 800 hanno fatto scalpore; altre non<br />

sono state capite o sono state mal intepretate.<br />

Proviamo a dipanare la materia con l’aiuto della<br />

logica e di quelle (poche) certezze di cui disponiamo,<br />

perché questa, comunque, non è una spy story!<br />

L’adozione di un pannello anteriore curvo ha reso<br />

necessario un elemento di raccordo fra il cestello<br />

dell’altoparlante e la superficie del mobile. L’inserto<br />

metallico assolve principalmente a questa funzione.<br />

La nuova forma produce<br />

un sistema privo di<br />

giunzioni anteriori<br />

se non per la sezione<br />

superiore e il fondo. Si<br />

rende necessaria però<br />

una soluzione di raccordo<br />

fra i due altoparlanti e la<br />

superficie curva molto<br />

accentuata. Il connubio<br />

fra giunto cilindrico e<br />

altoparlante proietta<br />

molto avanti il tutto, non<br />

solo per motivi funzionali<br />

ma probabilmente anche<br />

per scelte estetiche.<br />

Il male del nostro tempo è (o<br />

perlomeno così decreta <strong>SUONO</strong>)<br />

costituito dall’ansia che porta le<br />

persone a dover prendere comunque<br />

posizione sugli eventi,<br />

indipendentemente dal fatto che<br />

l’evento sia più o meno noto o<br />

che gli elementi sulla base dei<br />

quali sono stati elaborati commenti<br />

e (pre)giudizi siano validi,<br />

condivisibili, indotti o effimeri...<br />

Non ne è esente l’Hi-Fi, tanto<br />

meno, ed è quasi inevitabile che<br />

l’annuncio da parte di un leader<br />

di mercato (tanta gloria, altrettanta<br />

invidia) generi commenti<br />

non unanimi, sebbene la fondatezza<br />

degli stessi (nel bene e nel<br />

male) sia quasi sempre basata su<br />

presupposti risibili. Sarebbe perlomeno<br />

compito di chi si occupa<br />

di comunicazione quello di fare<br />

chiarezza; nella maggior parte<br />

dei casi, però, questo non accade<br />

poiché l’analisi da parte dei comunicatori<br />

si basa essa stessa su<br />

errati stilemi di comunicazione.<br />

Proveremo immodestamente a<br />

fare di meglio...<br />

Il punto focale della nuova serie<br />

800 della B&W è costituito dalla<br />

decisione da parte del marketing<br />

dell’azienda di “spostare” il<br />

posizionamento merceologico<br />

del prodotto verso l’alto. Tale<br />

decisione, il cui merito non è<br />

possibile approfondire ma che<br />

rappresenta un dato di fatto, ha<br />

generato al tempo stesso un’opportunità<br />

e un obbligo da parte<br />

dei progettisti e di chi finalizza<br />

il prodotto: la scelta di riposizionare<br />

la serie 800 in una fascia di<br />

mercato più elevata ha permesso<br />

di destinare molte risorse al<br />

progetto sia da un punto di vista<br />

tecnico che estetico, determinando<br />

di conseguenza un compromesso<br />

sul prodotto in funzione<br />

del costo spostato verso l’alto.<br />

Una vera manna per lo staff di<br />

ingegneri che animano il centro<br />

di Steyning! Al tempo stesso,<br />

però, una gamma di prodotti che<br />

eredita tradizione e un segno di<br />

continuità dal passato aveva l’obbligo<br />

di manifestare elementi di<br />

miglioramento facilmente percepibili<br />

dall’utenza. Ecco, pertanto,<br />

la necessità di “magnificare” quegli<br />

elementi del nuovo progetto<br />

che si possono raccontare con<br />

più semplicità, persino a scapito<br />

di altri eventualmente anche di<br />

maggior impatto sulle qualità del<br />

prodotto (performance, processi<br />

industriali di produzione... ) ma<br />

più specifici, meno comprensibili<br />

e sicuramente di minor impatto<br />

“narrativo”.<br />

Un ulteriore elemento di cui<br />

tenere conto (non solo nel caso<br />

della nuova gamma B&W!) e<br />

che invece viene spesso sottovalutato<br />

è costituito dal fatto<br />

che nell’ambito della produzione<br />

industriale i processi produttivi<br />

evolvano: così, spesso, certe cose<br />

non conviene più produrle in un<br />

certo modo e ci sono altre strade,<br />

magari anche più efficienti ed<br />

economiche, che conducono a<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 81


SELECTOR DOSSIER<br />

risultati migliori, a prescindere<br />

dal desiderio/necessità di evoluzione<br />

del prodotto. In sostanza:<br />

ogni tempo ha i suoi eroi!<br />

Così la comunicazione attorno<br />

alla nuova Serie 800 si è concentrata<br />

su alcuni “cavalli” sicuri;<br />

l’enfasi sui nuovi materiali<br />

utilizzati nei coni, letta in questa<br />

luce, è quantomeno ridondante<br />

o, peggio, sviante rispetto agli<br />

elementi fondanti dell’evoluzione<br />

del prodotto. Il Continuum<br />

Cone è, in linea di principio,<br />

molto simile al Kevlar: si tratta<br />

di un materiale composito<br />

con una matrice in tessuto e un<br />

trattamento impregnante, esattamente<br />

come il Kevlar. Stessa<br />

cosa per l’Aerofoil Cone, simile<br />

al precedente cono in composito<br />

Rohacell e carbonio. Semmai la<br />

scelta di un nuovo tessuto per<br />

la matrice e la composizione del<br />

trattamento impregnante, che<br />

hanno determinato differenti caratteristiche<br />

meccaniche, ha permesso,<br />

stando alle informazioni<br />

e alla modellizzazione illustrate<br />

dalla casa, di modificare la frequenza<br />

di transizione dal regime<br />

pistonico a un regime di breakup,<br />

per consentire un maggior<br />

controllo sulla direttività senza<br />

penalizzare la distorsione non<br />

lineare e la regolarità della risposta!<br />

Allo stesso modo più che la<br />

novità in sé è interessante riflettere<br />

sul fatto che la possibilità di<br />

utilizzare una schiuma sintattica<br />

più adatta ad essere organizzata<br />

in forme complesse (gli strati<br />

esterni in fibra di carbonio del<br />

sandwich hanno “solo” cambiato<br />

grado e forma), consentendo<br />

una distribuzione variabile dello<br />

spessore del cono, permette a<br />

parità di peso una frequenza di<br />

break-up più alta. Se da un lato<br />

tutto ciò ci porta a riflettere sui<br />

possibili margini di miglioramento<br />

nel campo del comportamento<br />

di un altoparlante, così<br />

come illustrati da B&W, dall’altro<br />

non deve distoglierci dagli<br />

eventuali rischi connessi a una<br />

modellizzazione esasperata: il<br />

limite di questo approccio (attenzione:<br />

non stiamo dicendo<br />

che ciò accada in questo caso!)<br />

è alla radice, è legato ai modelli<br />

che si utilizzano e alla loro bontà.<br />

Per stessa ammissione della<br />

B&W, per il comportamento di<br />

molti materiali e la loro modellizzazione<br />

si ricorre a consulenze<br />

esterne perché la mole di lavoro<br />

e le risorse necessarie sarebbero<br />

ridondanti nello specifico, persino<br />

per un grande costruttore<br />

come B&W!<br />

Nel settore dei diffusori accadono<br />

cose strane e quella che apparentemente<br />

sembrerebbe una<br />

partita senza chance di vittoria,<br />

tra piccoli costruttori e giganti<br />

del settore, può a volte (per<br />

fortuna, per intuito) concludersi<br />

non tanto lontano dalla parità,<br />

proprio in funzione della capacità<br />

del “grande” di interpretare<br />

bene o meno la grande mole di<br />

dati a sua disposizione. Va comunque<br />

considerato che per i<br />

primi l’eventuale buon risultato<br />

è il frutto di un evento episodico<br />

(seppur talvolta ripetibile), per i<br />

secondi di una costante...<br />

Alcune migliorie (serie 800 D3<br />

versus serie 800 D2) non hanno<br />

impattato sul costo di produzione,<br />

come nel caso di una<br />

ottimizzazione delle forme; altre,<br />

in quanto non visibili, hanno<br />

avuto meno rilevanza mediatica,<br />

come nel caso dell’adozione di un<br />

frontale composito in metallo e<br />

legno al posto del solo legno, o<br />

dell’irrobustimento del sistema<br />

Matrix, dovuto a un “ingrassamento”<br />

dello spessore dei pannelli,<br />

ora in multistrato e non più<br />

in MDF. Altre ancora rispondono<br />

a una semplificazione o razionalizzazione<br />

dei costi ed è giusto<br />

chiedersi se l’abbandono del<br />

Marlan abbia avuto un impatto<br />

considerevole sulle prestazioni e<br />

sui processi produttivi. Di fatto,<br />

il primo effetto è quello di aver<br />

“demolito” un mito che reggeva<br />

da almeno due decadi; quanto il<br />

connubio fra materiale e nuove<br />

forme sia più efficiente, invece,<br />

sarà il tempo a stabilirlo.<br />

Quel che è epocale nella nuova<br />

line up della serie 800 è la quasi<br />

totale riprogettazione e un conseguente<br />

riposizionamento del<br />

modello 803, che rinuncia a uno<br />

dei tre woofer (elemento di raccordo<br />

con il modello successivo<br />

804) in favore di due di maggiori<br />

dimensioni e a un midrange, invece,<br />

di minori dimensioni. L’impatto<br />

della prima di queste due<br />

scelte “avvicina” il diffusore a<br />

quello di fascia superiore (802),<br />

la seconda è quasi un marcia indietro<br />

verso le scelte effettuate<br />

per questo modello nei primi<br />

tempi. Una soluzione che tende a<br />

sancire la definitiva sospensione<br />

di quella crasi tra i modelli inferiori<br />

e superiori rappresentata<br />

dalla 803. In altre parole i tre<br />

modelli maggiori (803, 802 e i<br />

prossimi 800) oggi appartengono<br />

a una stessa famiglia sempre<br />

più distante dalle altre due unità<br />

(804 e 805) che, oltre a diventare<br />

almeno parzialmente “orfane”,<br />

manifestano chiari elementi di<br />

discontinuità (la forma del mobile,<br />

un minor incremento dei<br />

costi) pur beneficiando di quella<br />

che, a buon diritto (e non per<br />

abuso), possiamo definire ricaduta<br />

tecnologica.<br />

Come effetto secondario va anche<br />

detto che, proprio in ragione<br />

della nuova fascia di mercato<br />

occupata, gli elementi della linea<br />

800 D2 più che prodotti “precedenti”<br />

e dunque in qualche misura<br />

“superati” diventano piuttosto<br />

“altri prodotti” nei quali, entro il<br />

82 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


ROKSAN K3 SERIES<br />

UN NUOVO RIFERIMENTO.<br />

www.h-fidelity.com


SELECTOR DOSSIER<br />

solco della tradizione e persino<br />

in misura maggiore, il rapporto<br />

Q/P può risultare esaltato. Perché<br />

l’eccellenza non ha prezzo (e<br />

se chiedi il prezzo, non la meriti...<br />

!); perché più in alto si va<br />

più risibili e a caro prezzo sono<br />

i miglioramenti. Nel merito del<br />

prezzo, poi, va fatta un’ulteriore<br />

riflessione e un distinguo: mediamente<br />

assistiamo, a cinque<br />

anni dalla precedente release,<br />

a un incremento del 30% nei<br />

modelli più piccoli (tra il 35%<br />

e il 40% nei due modelli superiori,<br />

dainterpretare alla luce<br />

delle precedenti considerazioni),<br />

maggiorazione che “ci può<br />

stare”; a fare scandalo è stato<br />

invece l’aver quasi raddoppiato<br />

il prezzo degli 803 ma, lo<br />

abbiamo sottolineato, siamo<br />

di fronte a un nuovo prodotto<br />

diverso da quello precedente<br />

(gli 803 D2). Naturalmente saranno<br />

le performance a stabilire<br />

la congruità di queste scelte e,<br />

altrettanto naturalmente, non<br />

conoscendo al momento la<br />

misura degli “improvements”<br />

apportati nella nuova serie<br />

800, non possiamo valutarli,<br />

né le sparute prove fino ad ora<br />

effettuate, quasi sempre in condizioni<br />

non controllate, possono<br />

aiutarci a definirne l’entità.<br />

Ci sentiamo però in grado di<br />

vaticinare il fatto che, quasi di<br />

default, non ci sia dubbio che<br />

ci saranno; perché debbono esserci!<br />

E l’entità, a ben vedere,<br />

non è nemmeno di primaria<br />

importanza. Perché comunque<br />

quella infinitesima o evidente<br />

misura che li rappresenta è lo<br />

specchio dell’irragionevole ragione<br />

che funge da motore della<br />

riproduzione sonora; è quel<br />

qualcosa che non conosci nello<br />

specifico ma ti tocca l’anima e<br />

fugge costantemente in avanti,<br />

in attesa che tu la rincorra...<br />

Vecchia e nuova serie a confronto<br />

?<br />

805 D2 805 D3 804 D2 804 D3 803 D2 803 D3 802 D2 802 D3 801 D2 801 D3<br />

Modello 805 804 803 802 800<br />

Versione D2 -> D3 D2 -> D3 D2 -> D3 D2 -> D3 D2 -> D3<br />

Tipo scaffale pavimento pavimento pavimento pavimento<br />

N.vie: 2 3 3 3 3<br />

Tweeter (mm): 25 25 25 25 25<br />

Midrange (n./cm): - 1 x 13<br />

Woofer (n./cm): 1 x 16,5 2 x 16,5<br />

1 x 15 -> 1 x<br />

13<br />

3x17,5 -> 2 x<br />

18<br />

1 x 15 1 x 15<br />

2 x 20 2 x 25<br />

Larghezza (cm): 23,8 23,8 30,6 -> 33,4 36,8 -> 39 45 -> ?<br />

Altezza (cm): 42,4 101,9 116 -> 116 113,5 -> 121,2 118 -> ?<br />

Profondità (cm): 34,5 34,5 45,7 -> 49,8 56,3 -> 58,3 64,5 -> ?<br />

Peso (kg): 12,6 33 41 -> 65,5 72 -> 94,5 102 -> ?<br />

Prezzo (,00): 4.500 -> 6000 7.000 -> 9000 9000 -> 17.000 14.000 -> 22.000 22.000 -> 30.000<br />

84 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


40 ANNI DI INNOVAZIONE<br />

TECNOLOGICA DEDICATI A VOI<br />

UNA NUOVA GENERAZIONE,<br />

UNA CLASSE DIFFERENTE.<br />

Dotata della tecnologia delle premiate serie Platinum,<br />

Gold e Silver per un’inimitabile performance musicale e audio/video.<br />

La nuova generazione Bronze è la ragione perfetta per migliorare.


SELECTOR DOSSIER<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

Dali Opticon 1<br />

Value for money? Il<br />

tema, caro in passato soprattutto<br />

ai costruttori<br />

inglesi, sembra essere tornato<br />

in auge e declinato a<br />

più ampio raggio da quei<br />

costruttori che hanno energie<br />

e lucidità di intenti.<br />

Esaminare uno dei prodotti<br />

di questo tipo tra gli<br />

ultimi nati, ha non solo un<br />

valore specifico ma anche<br />

una valenza più generale<br />

nelle tendenze in atto.<br />

“Realizzare un prodotto state<br />

of the art richiede certamente<br />

ingegno e risorse ma la vera<br />

sfida è quella di essere in grado<br />

di progettare un entry level<br />

di qualità, visti gli inevitabili<br />

vincoli che ne condizionano la<br />

realizzazione”. Saggezza spicciola<br />

di un progettista, qualche<br />

anno fa...<br />

In effetti c’è stato un intero<br />

periodo, ante globalizzazione,<br />

nel quale veniva quasi teorizzata<br />

l’impossibilità, salvo per<br />

i colossi dell’elettronica, di<br />

realizzare prodotti economici<br />

per la riproduzione della musica.<br />

È stato in quel periodo<br />

che sono quasi spariti i produttori<br />

inglesi, alfieri di quella<br />

intuizione che fu il “value for<br />

price”. I tempi cambiano e gli<br />

assiomi anche, specie da quando<br />

l’enorme potenziamento<br />

delle telecomunicazioni ha<br />

ravvicinato i confini dei paesi<br />

del mondo, dando il via a uno<br />

spostamento delle potenzialità<br />

produttive verso lidi più a buon<br />

mercato. La commistione con<br />

l’informatica, poi, introducendo<br />

ritmi e modalità di produzione,<br />

distribuzione e consumo<br />

differenti ha fatto il resto, riportando<br />

al centro del mercato<br />

le problematiche e le soluzioni<br />

per il primo approccio in materia<br />

di riproduzione sonora.<br />

Un aspetto che ha investito<br />

pesantemente i produttori di<br />

elettroniche, apparentemente<br />

meno quelli di elettroacustiche<br />

che, comunque, devono<br />

vedersela con l’evoluzione di<br />

quel semplice “articolo” definito<br />

diffusore, oggi sempre più<br />

omnicomprensivo, amplificato<br />

e/o “digitale” che sia!<br />

Le aumentate prospettive hanno<br />

comportato la necessità di<br />

sviluppare prodotti in grado<br />

di un maggior numero<br />

di esigenze,<br />

cosa che ha spinto<br />

i produttori di<br />

elettroacustiche<br />

a riconsiderare<br />

e razionalizzare<br />

Prezzo: € 1.300,00<br />

Dimensioni: 15,2 x 26,1 x 23,1 cm (lxaxp)<br />

Peso: 4.5 Kg<br />

Distributore: Pixel Engineering S.r.l.<br />

Via San Francesco 4 - 21013 Gallarate (VA)<br />

Tel.0331.78.18.72 - Fax 0331.71.85.21<br />

http://www.pixelengineering.it<br />

DIFFUSORI DALI OPTICON 1<br />

Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza<br />

(W): 25 - 100 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover<br />

(Hz): 2.000 Risp. in freq (Hz): 62 - 26.500 +/- 3 dB Sensibilità<br />

(dB): 86 Altoparlanti: 1 x tw cupola morbida da 26, 1 x midwoofer<br />

con mebrana in fibra di legno da 12 cm Rifinitura: bianco,<br />

nero, noce Griglia: tela<br />

86 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

l’offerta dei propri cataloghi.<br />

La chiave con cui questo è avvenuto<br />

rappresenta non solo<br />

una cifra stilistica aziendale<br />

ma, molto più prosaicamente,<br />

una delle chiavi del possibile<br />

successo futuro. O, ribaltando<br />

il ragionamento, quali sono le<br />

chiavi di un successo che sembra<br />

arridere a Dali, soprattutto<br />

nel nord Europa, e che la pone,<br />

secondo alcuni, quale principale<br />

concorrente di B&W, unanimemente<br />

considerato leader di<br />

mercato? Uno degli aspetti che<br />

nel corso del tempo ha caratterizzato<br />

il costruttore danese,<br />

suscitando anche notevoli perplessità,<br />

è l’enorme quantità di<br />

linee e prodotti in catalogo; linee<br />

che in gran parte tendono<br />

a sovrapporsi a livello merceologico<br />

e (non sempre) a livello<br />

funzionale e prestazionale.<br />

Come altri costruttori questa<br />

“dovizia”, inizialmente focalizzata<br />

nel far fronte a ogni esigenza<br />

e segmento di mercato,<br />

ha lasciato il passo a una più<br />

centrata identificazione dei<br />

bisogni primari del consumatore:<br />

la griglia di prodotto si<br />

sta assottigliando anche se in<br />

misura ancora modesta, con<br />

un effetto di maggior chiarezza<br />

nella segmentazione dei prodotti<br />

e delle tecnologie in essi<br />

implementate. Qualche indicazione<br />

in più può essere fornita<br />

dalla recente presentazione di<br />

un lavoro effettuato sugli altoparlanti<br />

(principalmente sui<br />

gruppi magnetici dei woofer,<br />

molto meno dei tweeter) in<br />

cui si fa esplicitamente riferimento<br />

a tre linee (Opticon,<br />

Epicon e Rubicon) che, di fatto,<br />

potrebbero “scalzare” le altre<br />

serie.<br />

Questo investimento di energie<br />

mostra come la casa intenda<br />

concentrarsi su un aspetto<br />

specifico dei trasduttori, adoperando<br />

un approccio differente<br />

proprio da B&W (vedi<br />

in questo stesso numero di<br />

<strong>SUONO</strong>) che, invece, concentra<br />

sui materiali dei coni le<br />

sue energie. Ancora, per continuare<br />

nell’analogia: la casa<br />

inglese dedica notevoli risorse<br />

alla costruzione e all’aspetto<br />

dei suoi diffusori, aspetto che<br />

al contrario è trascurato da<br />

quella danese. E, infine, B&W<br />

parte nella sua rivisitazione dal<br />

vertice mentre la Dali, con la<br />

serie Opticon, lo fa dal basso.<br />

Entrambe le aziende, comunque,<br />

alla pari di Focal (che<br />

potrebbe di diritto inserirsi in<br />

un trittico di aziende di riferimento<br />

e di cui abbiamo trattato<br />

nello scorso numero di questa<br />

rivista), mantengono internamente<br />

la falegnameria e le problematiche<br />

di produzione. La<br />

serie Opticon, dunque, assume<br />

un’interessante valenza se<br />

immaginata come icona della<br />

diversità di approccio al mercato,<br />

indipendentemente dal<br />

fatto che questa sia o meno la<br />

chiave più valida per aprire le<br />

porte al successo!<br />

Articolata secondo uno schema<br />

che attualmente va per la<br />

maggiore (due bookshelf e tre<br />

torri, più quanto necessario<br />

per comporre un sistema A/V),<br />

la serie abbraccia la fascia di<br />

mercato che va dai 700 ai<br />

3.000 euro circa; non proprio<br />

una prima fascia ma quasi. La<br />

gamma è caratterizzata dalla<br />

presenza ai due estremi di due<br />

prodotti che si differenziano<br />

sostanzialmente dagli altri: gli<br />

Opticon 1 e gli Opticon 8. Nel<br />

modello più piccolo appaiono<br />

un tweeter e un midwoofer<br />

utilizzato solo per questo prodotto;<br />

in quello più grande si<br />

nota la presenza di una coppia<br />

di woofer da 20 cm (da 8 pollici).<br />

Tutti gli altri modelli condividono<br />

lo stesso midwoofer<br />

da 16,5 cm, lo stesso tweeter da<br />

28 mm e il tweeter a nastro (ad<br />

eccezione dell’Opticon 2). Uno<br />

scenario che, in un certo senso,<br />

esprime come la linea Opticon<br />

sia contraddistinta da varie<br />

declinazioni e abbinamenti a<br />

seconda delle necessità di due/<br />

tre attori (tweeter a nastro,<br />

tweeter a cupola da 28 e woofer<br />

da 16,5). Le due eccezioni agli<br />

estremi sono probabilmente<br />

necessarie a “completare” una<br />

linea e a soddisfare esigenze e<br />

richieste di mercato.<br />

La Opticon 1 e il bookshelf più<br />

piccolo (il secondo, di maggior<br />

litraggio, appartiene alla tipologia<br />

che si dice risponda alle<br />

aspettative del pubblico americano,<br />

che ha la necessità di<br />

sonorizzare ambienti più gradi<br />

e assorbenti dei nostri) della<br />

linea: si tratta di un diffusore<br />

di dimensioni davvero minute<br />

caratterizzato, per questo ma<br />

non solo, da una eccellente<br />

capacità di interfacciarsi con<br />

l’ambiente, dimostratosi altrettanto<br />

“disponibile” anche<br />

nei confronti dell’elettronica<br />

abbinata.<br />

A un primo approccio al prodotto<br />

colpisce in particolar<br />

modo la scelta dell’azienda di<br />

aderire a dei canoni estetici<br />

minimali. Vero che la bellezza,<br />

tanto più in un prodotto Hi-<br />

Fi, è cosa del tutto opinabile,<br />

ma il design degli Opticon 1 (e<br />

di tutta la linea in generale)<br />

è quanto mai datato, praticamente<br />

lo stesso riproposto da<br />

anni, refrattario a quei tentativi<br />

di inserimento armonico<br />

nell’ambiente domestico che<br />

I morsetti hanno il corpo in<br />

plastica; la caratteristica forma<br />

favorisce una presa eccellente<br />

che consente una coppia di<br />

serraggio notevole. I connettori<br />

sono abbastanza distanziati e<br />

facilmente accessibili, nonostante<br />

l’esiguo spazio a disposizione.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 87


SELECTOR DOSSIER<br />

1<br />

Il filtro è installato a ridosso della vaschetta posteriore in cui è<br />

collocato anche il condotto di accordo in posizione obliqua per<br />

ottimizzare lo spazio e la collocabilità in ambiente. Lo schema<br />

è molto semplice e ben dimensionato, i componenti sono di<br />

fascia economica, il condensatore in serie al tweeter è di tipo<br />

elettrolitico bipolare.<br />

2<br />

Il cestello del woofer è in pressofusione di<br />

alluminio e mostra un disegno robusto<br />

e al tempo stesso aerodinamico. La<br />

membrana è realizzata con il caratteristico<br />

impasto misto a base di legno e cellulosa.<br />

La superficie esterna, dopo la formatura è<br />

liscia e tratta con materiale indurente, mentre<br />

all’interno si apprezza la tipica texture delle<br />

membrane in carta.<br />

“VISION” VINCENTE<br />

La filosofia alla base dei prodotti Dali di<br />

fascia bassa, oltre ad indirizzare al meglio<br />

le risorse sugli aspetti che contano,<br />

sembra anche impostata a mantenere<br />

una filosofia progettuale costante che<br />

ormai viene perseguita con gran determinazione,<br />

a partire dai filtri a bassa<br />

pendenza (1). In genere, per ottenere un<br />

buon livello di filtratura a bassa pendenza<br />

si deve poter disporre di altoparlanti<br />

fatti ad hoc oppure pensati in un modo<br />

tale che, quasi sempre, non fanno parte<br />

delle serie “di primo prezzo”. Invece, e<br />

forse è proprio questo il punto di forza<br />

di Dali: la qualità dei trasduttori si<br />

distacca dalla mischia e si percepisce<br />

anche nei sistemi entry level. I piccoli<br />

nuovi Opticon 1 ne sono un esempio<br />

considerato che il woofer (2) appartiene<br />

alla più recente produzione, equipaggiata<br />

con l’innovativo magnete SMC,<br />

mentre il tweeter (3), in quanto il più<br />

piccolo della serie, è il meno “spinto” tecnologicamente<br />

rispetto agli altri della<br />

serie Opticon. Anche la realizzazione del<br />

mobile e dei vari elementi della struttura<br />

evidenziano quelli che per Dali sono i<br />

punti “inalienabili” nel determinare la<br />

qualità dei suoi prodotti e quelli in cui,<br />

si può sorvolare. Quindi, la struttura<br />

principale del mobile è in MDF rivestito<br />

con pellicola vinilica simil legno, ad<br />

eccezione del pannello anteriore che<br />

per effettuare le fresature di raccordo e<br />

portare a filo gli altoparlanti esterni (ma<br />

88 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST TECHNICS SB C700<br />

Il gruppo magnetico del<br />

tweeter è il più semplice<br />

della serie e non è dotato di<br />

camera di decompressione<br />

nella parte posteriore alla<br />

membrana ma solo di un<br />

elemento in feltro molto<br />

compatto che assorbe<br />

l’onda posteriore e abbatte<br />

la risonanza.<br />

Il diametro della bobina<br />

mobile è da 26 mm e, come<br />

anche gli altri, è immersa<br />

in ferrofluido presente<br />

all’interno del traferro.<br />

La flangia è avvitata al magnete con<br />

tre bulloni e l’equipaggio mobile è<br />

tenuto in posizione da due perni. La<br />

flangia ha un particolare disegno che<br />

“stringe in una morsa” l’equipaggio<br />

mobile all’interno del traferro.<br />

3<br />

Il tweeter è composto sostanzialmente da tre<br />

elementi accoppiati fra loro: magnete, equipaggio<br />

mobile solidale con il pannello di supporto in plastica<br />

ed elemento esterno di raccordo e di fissaggio che<br />

sempre più frequentemente assolve alla duplice<br />

funzione di flangia del tweeter e di profilo di raccordo<br />

con il mobile.<br />

ancor di più per ridurre gli impedimenti<br />

e le ostruzioni nella parte posteriore della<br />

membrana del woofer, aspetto sottovalutato<br />

spesso da molti costruttori) è<br />

stato lavorato e laccato con una ottima<br />

finitura lucida brillante. Per “far respirare”<br />

il più possibile l’altoparlante nella parte<br />

posteriore, Dali tende ad aumentare lo<br />

spessore dell’anello esterno del cestello<br />

in modo da portare il più possibile in<br />

posizione arretrata la membrana e allontanarla<br />

dal bordo interno del foro di<br />

montaggio sul pannello. D’altronde, i<br />

cestelli, le ghiere e le guarnizioni sono<br />

tutti elementi progettati in casa: sono<br />

poi realizzati in gran parte da terzisti su<br />

rigide specifiche e presenti in esclusiva<br />

solo per i prodotti Dali. Anche solo<br />

considerando la flangia di sostengo del<br />

tweeter, notiamo l’elevato spessore del<br />

supporto e le varie nervature di rinforzo<br />

collocate sia sul perimento esterno<br />

a contatto con il mobile, sia su quello<br />

interno che diventa parte integrante<br />

del trasduttore. È anche vero però che<br />

la classe di prezzo degli Opticon non è<br />

poi fra le più basse nell’ambito hi fi; comunque<br />

sia certi valori non sono assolutamente<br />

comuni; sempre in casa Dali,<br />

quando si sale di prezzo aumenta anche<br />

il valore degli aspetti “accessori” oltre ad<br />

offrire alcune migliorie dei trasduttori<br />

che seguono però, man mano che si<br />

alza la posta, la legge che per piccoli<br />

miglioramenti seguono sempre grandi<br />

investimenti!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 89


SELECTOR DOSSIER<br />

MAGNETISMI E ALTRE STORIE<br />

La parte più evidente di un altoparlante è quella “a vista” e, da<br />

sempre, è più semplice e diretto magnificare le peculiarità di un<br />

trasduttore tessendone le lodi in particolar modo su quel che si vede<br />

e su quelle caratteristiche che poi hanno una certa rispondenza<br />

all’atto pratico, almeno per quanto riguarda l’esperienza comune a<br />

cui tutti siamo soggetti. In altre parole, la membrana, la sua forma e<br />

le sue caratteristiche acustiche sono per forza di cose determinanti<br />

sulla resa sonora rispetto ad altre caratteristiche più squisitamente<br />

legate alla “produzione”! O almeno così siamo portati a ragionare in<br />

modo più o meno cosciente di fronte ad un altoparlante o di fronte<br />

ad un fenomeno ignoto (teoria in gran parte soddisfatta da molte<br />

delle componenti di un altoparlante…).<br />

Come la “corrente” tende a spaventare, perché è un pericolo<br />

“invisibile, ancor di più si diffida di un campo magnetico che oltre<br />

ad essere poco visibile è anche subdolo nelle sue manifestazioni!<br />

Un campo magnetico ad esempio ha l’antipatica propensione ad<br />

“opporsi” ad ogni tipo di variazione che lo circonda, mettendo in<br />

moto forze ed effetti decisamente inaspettati ma solo in condizioni<br />

molto particolari tali da essere tangibili e degni di nota. In altre<br />

parole quello che succede avvicinando due calamite: fino ad un<br />

certo punto non succede (o meglio non ci si accorge di...) nulla,<br />

poi, di punto in bianco le calamite si attraggono e non si riesce a<br />

contrastarle; così, quasi all’improvviso!<br />

Gli effetti “secondari” generati dai campi magnetici sono ancora più<br />

flebili e si fanno sentire solo in condizioni ancora più particolari, e<br />

fra le tante c’è quella delle correnti parassite che si innescano nei<br />

materiali conduttori immersi in un campo magnetico variabile.<br />

Faremo un esempio poco attinente con il campo dei traduttori ma<br />

forse più vicino all’esperienza comune: quello dei freni dinamici di<br />

un treno! Un disco metallico solidale con l’asse delle ruote del treno<br />

ruota insieme ad esse, in genere molto velocemente. Se si avvicina<br />

un potente campo magnetico al disco si genera una forza che tende<br />

a frenare la rotazione del disco. Forza generata dalle correnti indotte<br />

che, a loro volta, fanno surriscaldare il disco per cui c’è dissipazione<br />

di energia che frenerà la corsa del treno (povero treno...). Il tutto<br />

senza attrito, senza energia elettrica e senza “sforzi”: accade solo<br />

avvicinando un magnete al disco!<br />

In tempi in cui era difficilissimo disporre di magneti ad alte<br />

concentrazioni, tale fenomeno era praticamente solo descritto e<br />

difficilmente tangibile in natura (ad eccezione appunto del treno e<br />

altre, gravose, situazioni) ma oggi, con neodimio e altre leghe ad alta<br />

concentrazione è alla portata di tutti fare un piccolo esperimento:<br />

basta prendere un magnete molto potente, avvicinarlo ad un<br />

pannello in metallo amagnetico (significa che la calamita non si<br />

attacca) e spostarlo sulla superficie. Come per incanto accade un<br />

fatto inaspettato: più tentiamo di farlo scorrere velocemente, più il<br />

magnete si oppone anche strenuamente al movimento impresso;<br />

se invece lo allontaniamo dal pannello metallico nulla accade (non<br />

si era attaccato prima perché si sarebbe dovuto attaccare ora?). A<br />

questo punto è chiaro che il fenomeno diventa tangibile quando<br />

alcune grandezze in gioco diventano sufficientemente grandi, come<br />

appunto la concentrazione di campo magnetico, la conducibilità del<br />

materiale amagnetico ed anche le forze le accelerazioni impresse al<br />

magnete. Quanto accade invece all’interno di un altoparlante è cosa<br />

molto più complessa e disseminata di “effetti secondari” che però,<br />

alla base sono il frutto dello stesso fenomeno: in sostanza, ogni volta<br />

che un altoparlante tenta di muoversi, si innescano forze intorno ad<br />

esso che si oppongono e che inoltre generano anche calore (come<br />

se non bastasse quello invece generato dalla bobina mobile per far<br />

funzionare l’altoparlante…)<br />

Dali, ha proposto una soluzione decisamente interessante per<br />

risolvere la problematica legata alla geometria e alle funzionalità<br />

dei gruppi magnetici dei woofer ad alta escursione che di fatto<br />

innescano effetti tangibili dovuti alle correnti parassite, escogitando<br />

un materiale ad alta permeabilità magnetica e, al contempo, a<br />

bassissima conducibilità elettrica, il fattore che più è legato, oltre<br />

al campo magnetico, all’insorgenza del fenomeno. Si tratta di<br />

un materiale a base di polveri ad alta permeabilità magnetica<br />

compattate ad alta pressione in modo da fornire una resistenza<br />

elettrica altissima e quindi ridurre drasticamente gli effetti legati alle<br />

correnti parassite e alla curva di isteresi di saturazione del campo.<br />

Il ciclo produttivo messo a punto dalla casa danese è differenziato<br />

per le nuove serie in catalogo in cui, i gruppi magnetici presentano<br />

via via soluzioni sempre più raffinate, a partire da quella base<br />

implementata nella serie Opticon (A), in cui solo il polo centrale è<br />

realizzato con il materiale SMC mentre nella serie Rubicon (B) appare<br />

anche un anello in rame utilizzato nel polo centrale del magnete<br />

e nella serie Epicon (C), quella la vertice, gli elementi diventano<br />

tre e sono completati da due anelli di Farady in alluminio, uno in<br />

alto e l’altro in basso alle espansioni polari. Va sottolineato come la<br />

membrana incida molto meno di quanto c’è nel gruppo magnetico,<br />

di cui non si parla spesso e che, anzi, troppo frequentemente viene<br />

sottovalutato, anche dai costruttori più “consumer”!<br />

L’altro aspetto fondamentale per la riuscita di un buon altoparlante<br />

è infine l’accuratezza delle lavorazioni meccaniche, in quanto tutto<br />

si gioca in spazi molto piccoli ed estremamente ravvicinati fra<br />

loro: prima regola per un ottimo risultato è quella di realizzare una<br />

lavorazione precisa dei componenti; poi, successivamente i materiali<br />

possono contribuire al risultato. Ovviamente, è tutto da stabilire<br />

quanto sia complesso ottenere un polo magnetico in SMC e quanto<br />

questo incida sulle economie di scala ma ottenerne addirittura<br />

tre, per giunta con innesti anulari in alluminio, è sicuramente più<br />

complesso che reallizzarne uno solo!.<br />

A B C<br />

90 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST TECHNICS SB C700<br />

negli ultimi anni hanno trasformato<br />

le apparecchiature<br />

Hi-Fi in oggetti di arredamento.<br />

Contano le performance,<br />

sembra volerci dire la Dali,<br />

ma il piacere dell’occhio non<br />

guasterebbe!<br />

Criptico, invece, il messaggio<br />

che la casa ci lancia attraverso<br />

le sue scelte inerenti la realizzazione<br />

del mobile: da un lato<br />

il buffle del diffusore appare<br />

addirittura superiore alla classe<br />

di appartenenza (anche se<br />

i 700 euro, a ben vedere, non<br />

sono mica pochi!), dall’altro il<br />

resto del cabinet è realizzato<br />

nella massima economia anche<br />

dal punto di vista delle finiture.<br />

Quasi sprezzante questo made<br />

in Danimarca che sembra un<br />

made in Cina! Più verosimilmente,<br />

dietro queste decisioni<br />

si cela la convinzione che prima<br />

vengono gli altoparlanti, poi il<br />

vestito...<br />

Il collocamento merita qualche<br />

nota di merito particolare: se gli<br />

Opticon 1 si comportano come<br />

ogni classico diffusore di piccole<br />

dimensioni (che va posto su<br />

altrettanto classici piedistalli<br />

di dimensioni di base adeguate<br />

e altezza intorno ai 60 cm o<br />

poco più), non è da escludere o<br />

considerare inaccettabile a priori<br />

il posizionamento a scaffale<br />

o mensola, che beneficia della<br />

scelta di posizionare la porta<br />

di accordo (sul pannello posteriore)<br />

in maniera inclinata<br />

e in modo da risultare comunque<br />

lontana un minimo dalla<br />

parete di fondo, almeno per la<br />

profondità della vaschetta! Se<br />

il diffusore non sembra particolarmente<br />

sensibile alla vicinanza<br />

della parete di fondo<br />

(sempre che non si pretenda di<br />

addossarle al muro), è preferibile<br />

tenerlo abbastanza lontano da<br />

quelle laterali perché in questo<br />

modo gli Opticon 1 si dimostrano<br />

in grado di scomparire dalla<br />

scena, ricostruendo un soundstage<br />

particolarmente ampio<br />

e profondo, con molto spazio tra<br />

i vari musicisti.<br />

Una volta identificata la posizione<br />

migliore abbiamo cominciato<br />

la sessione di ascolto rimanendo<br />

subito letteralmente basiti dalla<br />

capacità del diffusore di riproporre<br />

una scena sonora ampia,<br />

salda e credibile, decisamente<br />

tipica di prodotti di tutt’altro<br />

litraggio. Le buone prestazioni<br />

ci hanno indotto, dopo il consueto<br />

“giro” di partner, a portare<br />

al limite le performance del<br />

diffusore interfacciandolo con<br />

un front end che rappresenta<br />

una soluzione spesso utilizzata<br />

come riferimento nella nostra<br />

saletta. Con il lettore DCS Puccini<br />

collegato direttamente al<br />

finale Accuphase A36 si ottiene<br />

una rappresentazione sonora<br />

sorprendente piacevole: le voci<br />

risultano (sia quelle femminili<br />

che quelle maschili) dettagliate,<br />

ricche di particolari, proporzionate<br />

e ben inserite nella scena.<br />

Nessuna durezza o sfrigolio<br />

eccessivo sulle alte frequenze.<br />

L’impulsività non manca e anzi<br />

stupisce, segno di ottima prontezza<br />

e velocità nella risposta.<br />

Se la profondità nella ri-<br />

sposta in frequenza non<br />

può essere da record,<br />

viene ampiamente<br />

compensata dal<br />

dettaglio, controll<br />

o<br />

e<br />

La posizione arretrata<br />

assolve prevalentemente ad<br />

funzioni di salvaguardia della<br />

membrana e molto meno a quelle<br />

acustiche, con effetti comunque<br />

positivi sulla dispersione.<br />

pulizia che va riflettendosi in<br />

una scena ampia e tridimensionale<br />

tale da far scomparire<br />

letteralmente i diffusori. E qui<br />

via via che ci si allontana dalla<br />

parete di fondo l’effetto si fa<br />

più spettacolare e avvincente,<br />

senza contrizioni della gamma<br />

bassa, straordinariamente a<br />

fuoco e profonda, considerando<br />

le dimensioni e la classe del<br />

diffusore. Certo non è questa<br />

la condizione in cui verranno<br />

principalmente utilizzati gli<br />

Opticon 1 (per quanto... ) ma è<br />

rassicurante sapere che i limiti<br />

del diffusore possono essere “tirati”<br />

molto in alto!<br />

Anche ritornando sulla terra e<br />

interfacciando il diffusore con<br />

un sistema adeguato alla<br />

ipotizzabile<br />

I tweeter della serie, ad<br />

eccezione degli Opticon<br />

1, sono da 28 mm di diametro<br />

e dispongono di una camera<br />

posteriore di decompressione e di<br />

un elemento in feltro smorzante.<br />

fascia di utilizzo, si confermano<br />

molte delle note molto positive<br />

precedentemente apprezzate.<br />

Piacevolezza e naturalezza, in<br />

particolare in gamma media<br />

dove l’arpeggio della chitarra<br />

acustica appare di una scorrevolezza<br />

disarmante e molto<br />

dolce, costituiscono la cifra del<br />

diffusore. Qualche asprezza e<br />

durezza appare invece, di tanto<br />

in tanto, con le voci, soprattutto<br />

femminili, nella porzione<br />

più alta e nei passaggi più forti.<br />

Bene comunque il pianoforte<br />

acustico. Il timbro in generale<br />

appare leggermente più scuro<br />

e grezzo con le voci maschili,<br />

ma stiamo parlando di piccole<br />

differenze davvero.<br />

Se in generale tutto appare<br />

un po’ ridimensionato rispet-<br />

to all’abbinamento di maggior<br />

classe, gran parte delle eccellen-<br />

ti qualità intraviste rimangono<br />

inalterate e solo leggermente<br />

ridotte in scala, a conferma<br />

delle enormi potenzialità di<br />

un diffusore che, pur essendo<br />

posizionato nel segmento più<br />

elevato della fascia bassa di mer-<br />

cato, mostra caratura di classe<br />

assoluta.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 91


SELECTOR DOSSIER<br />

al banco di misura<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 1<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 3<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 3<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 3<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

La risposta in frequenza, per un diffusore di questa taglia<br />

è molto estesa e abbastanza lineare anche se presenta<br />

una attenuazione in prossimità della frequenza di incrocio<br />

che sembrerebbe caratterizzare il sistema con una<br />

impostazione di tipo loudness.<br />

Tale caratterizzazione scompare completamente nei rilevamenti<br />

fuori asse, evidenziano invece una eccellente<br />

dispersione del tweeter e una buona determinazione<br />

delle attenuazioni di filtro che non danno luogo a cancellazioni<br />

nella sovrapposizione delle emissioni dei due<br />

altoparlanti. Anche il tipo di caricamento acustico che non<br />

insegue estensioni in basso inadatte al piccolo diametro<br />

dell’altoparlante, consente collocazioni anche a ridosso<br />

della parete di fondo beneficiando dell’incremento di<br />

pressione in gamma bassa.<br />

C’è da notare che il risultato è di un certo rilievo, considerato<br />

lo schema minimalista del filtro che è poco più di<br />

un primo ordine sul woofer. I fenomeni di cancellazioni<br />

sono assenti nei rilevamenti sul piano verticale verso<br />

l’alto anche in posizioni molto angolate, mentre verso il<br />

basso si comincia ad apprezzare la cancellazione di fase<br />

della sovrapposizione dei due altoparlanti, pur in misura<br />

comunque molto contenuta, dovuta anche al fatto che<br />

l’emissione del tweeter in basso è limitata oltre che dalla<br />

attenuazione di filtro anche dalle caratteristiche fisiche<br />

del trasduttore, poco incline a scendere in basso c(ome si<br />

nota dal modulo di impedenza che mostra un lievissimo<br />

picco di risonanza molto smorzato intorno ai 1500 Hz).<br />

Il modulo dell’impedenza si attesta sostanzialmente<br />

fra i carichi semplici: in basso scende fino a sfiorare i<br />

4 Ohm. Se si considera anche una buona sensibilità,<br />

l’abbinamento con amplificazioni perfino di bassa potenza<br />

restituirà risultati di pressione adeguata e senza<br />

eccessive complicazioni dovute al carico.<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Le risorse sono distribuite prevalentemente su<br />

alcuni dettagli senza però che gli altri siano del<br />

tutto ignorati anzi!<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Perfettamente in linea con le specifiche del<br />

progetto.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Si abbinano con facilità e disinvoltura sia all’ambiente<br />

che alle amplificazioni privilegiando<br />

comunque ottime catena a monte.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

La gamma alta e il senso di rifinitura cedono il<br />

passo al resto della gamma che si rivela un piccolo<br />

ma solido punto di riferimento.<br />

L’OPINIONE<br />

Non è carino ma<br />

lo ammetto ci sono<br />

cascato, per merito<br />

proprio dei Dali che<br />

qualche birba del<br />

corpo redazionale ha posizionato<br />

in sala d’ascolto in posizione<br />

defilata, facendo credere che a<br />

suonare fossero dei grandi diffusori<br />

da pavimento. Potete anche<br />

supporre che sia (sempre stato o<br />

diventato) sordo, l’età c’è tutta. Io<br />

preferisco pensare che gli Oticon 1<br />

sono dei mini davvero straordinari,<br />

soprattutto per la capacità di<br />

dimenticare le dimensioni e il<br />

rango che gli è stato attribuito e<br />

saper suonare come un grande<br />

diffusore, che è differente<br />

dall’essere un diffusore grande...<br />

Tanto è raro incontrare qualche<br />

cosa che ti sorprende, tanto è<br />

doveroso segnalarlo con tutta<br />

l’enfasi possibile, anche a rischio di<br />

diventare ridondanti che, in questo<br />

caso, c’è poi la realtà e le orecchie<br />

di ognuno a dare conforto. E<br />

il responso ragionevole è che<br />

difficilmente, se le condizioni a<br />

contorno vi obbligano ad utilizzare<br />

un diffusore di piccole dimensioni,<br />

troverete di meglio nella pletora<br />

dei possibili contententi.<br />

Sic et simpliciter<br />

Paolo Corciulo<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Determinazione e idee chiare si associano ad<br />

una storia di lunga data. Votazione massima se<br />

non per una esitazione dovuta ad un trascorso,<br />

nel nostro paese, ancora non del tutto lineare...<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Il costo non è fra i più economici ma se rapportato<br />

ai “mostri” sacri del consumer siamo comunque<br />

al di sopra come convenienza e prestazioni.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

92 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


EXCLUSIVE HI-END & VIDEO<br />

Il Centro Della Musica<br />

Via Bologna 11 - Legnano (MI)<br />

Tel./Fax 0331.453884<br />

www.ilcentrodellamusica.com<br />

info@ilcentrodellamusica.com


SELECTOR DOSSIER<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

Technics SB-C700<br />

è un bene, a nostro<br />

modo di vedere, il ritorno<br />

dei grandi dell’elettronica<br />

sul piccolo ma qualificato<br />

palcoscenico dell’hi-fi.<br />

Sono portatori di soluzioni<br />

e qualità, declinate<br />

soprattutto nella fascia<br />

medio bassa del mercato.<br />

Da Technics, per tradizione<br />

e “missione aziendale”<br />

ci si aspetta di più e questo<br />

entry level di fascia media<br />

ne è la testimonianza. Saprà<br />

l’azienda giapponese<br />

sollecitare l’animo di un<br />

consumatore già esperto?<br />

Tra i tanti modi per festeggiare<br />

una ricorrenza<br />

importante (e cinquanta<br />

anni di vita lo sono!), Technics<br />

ha trovato indubbiamente uno<br />

dei più validi, annunciando (in<br />

occasione del recente IFA) il<br />

ritorno in produzione e la commercializzazione<br />

di un giradischi<br />

(sebbene questa avverrà<br />

solo nel prossimo anno)!<br />

Technics uguale giradischi...<br />

Quasi una missione collegata<br />

alla storia stessa del marchio;<br />

tutt’al più Technics uguale registratori,<br />

se si pensa in un’ottica<br />

vintage e a quella pietra<br />

miliare che si rivelò il RS-1500<br />

con il suo “nasone”. Eppure, a<br />

ben vedere, il trend più significativo<br />

della casa che fu il braccio<br />

audio dell’impero di Konosuke<br />

Matsushita è, soprattutto, quello<br />

dedito ai diffusori. Il Technics<br />

1 fu il primo diffusore prodotto<br />

della casa e negli anni il cammino<br />

del marchio è stato contraddistinto<br />

da una costante ricerca<br />

nel campo delle elettroacustiche:<br />

gli SB 1000 (1973), il primo<br />

tre vie in Giappone con un tweeter<br />

a cupola; gli SB 7000 (1975),<br />

laboratorio di ricerca sulla fase<br />

lineare; i giganteschi SB 10.000<br />

(1977) a tromba ed<br />

emuli dei JBL. Poi an-<br />

cora e soprattutto: gli<br />

SB-RX 50 (1986) con<br />

altoparlante a mem-<br />

brana piatta; l’evoluzione<br />

monstre dei<br />

giganteschi SB-AFP<br />

1000 (1988); l’esperimento<br />

tecnologico<br />

e di design<br />

degli SST-1 (1988),<br />

un doppio carico a<br />

tromba...<br />

Si può dire che,<br />

con alterni successi,<br />

Technics non abbia<br />

mai smesso, fino a<br />

quando il marchio<br />

venne messo in stand-by, di<br />

sviluppare materiali e soluzioni<br />

per le elettroacustiche, quasi<br />

incredula che il mercato non le<br />

tributasse altrettanto successo<br />

e quel ruolo di leadership tecnologica<br />

che nelle elettroniche e<br />

nel digitale (ricordate il sistema<br />

MASH?) aveva saputo conquistare<br />

grazie alla forza economica<br />

del gruppo e alle ingenti risorse<br />

devolute in ricerca.<br />

D’altronde i diffusori giapponesi<br />

sono stati visti sempre con un<br />

po’ di sospetto dal mondo non<br />

orientale, tranne rare eccezioni.<br />

Tra queste vanno annoverati i<br />

mitici diffusori elettrostatici<br />

Stax, tanto suadenti quanto<br />

limitati in certi aspetti e, a un<br />

livello più abbordabile, i meno<br />

idiosincratici e più tradizionali<br />

modelli della serie NS di casa<br />

Yamaha. Eppure, anche al di<br />

là di questi ormai storici esempi,<br />

proprio nella storia recente<br />

abbiamo assistito a un inatteso<br />

ritorno d’interesse verso l’audio<br />

e verso le elettroacustiche di<br />

alto e altissimo livello da parte<br />

di costruttori storici giapponesi<br />

che da tempo sembravano aver<br />

abbandonato questo settore.<br />

Pioneer, ad esempio, che ha<br />

creato un brand a parte di vero<br />

lusso, ad altissimo potenziale,<br />

come TAD, o Sony, che produce<br />

ormai da qualche anno diffusori<br />

molto apprezzati anche dall’Hiend<br />

americana...<br />

Prezzo: € 1.300,00<br />

Dimensioni: 22,0 x 33,6 x 28,6 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8.5 Kg<br />

Distributore: Panasonic Italia S.p.A.<br />

Via dell’Innovazione 3 - 20126 Milano (MI)<br />

Tel.02-67881 - Fax 02-66713316<br />

http://www.panasonic.it<br />

DIFFUSORI TECHNICS SB-C700<br />

Tipo: da supporto Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza<br />

(W): 50 Impedenza (Ohm): 4 Frequenze di crossover (Hz):<br />

2.500 Risp. in freq (Hz): 45 - 80.000 -10 dB Sensibilità (dB):<br />

85 Altoparlanti: coassiale con tweeter a cupola da 19 mm e<br />

midwoofer piatto da 16 cm Rifinitura: bianco lucida Griglia:<br />

tela acustica fissata magneticamente<br />

94 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST<br />

Non stupirà, dunque, scoprire<br />

che anche il ritorno di Technics<br />

(ne abbiamo diffusamente<br />

parlato su <strong>SUONO</strong> 495 - marzo<br />

2015) sia stato caratterizzato da<br />

una line up che prevede in ognuna<br />

delle due linee (Reference<br />

Class Serie 1 e Premium Class<br />

Serie 700) una coppia di diffusori<br />

(e questo è probabilmente<br />

abbastanza scontato) e che quei<br />

diffusori siano, ognuno a loro<br />

modo, sufficientemente “non<br />

convenzionali”. Una sola coppia<br />

per serie, al momento, ma è<br />

quanto basta; della serie 700, in<br />

particolare, fa parte il diffusore<br />

da piedistallo qui in prova: un<br />

due vie con forma caratterizzata<br />

dalle fiancate curve e, soprattutto,<br />

dall’adozione di un sistema<br />

di altoparlanti concentrico che<br />

riprende i concetti sviluppati<br />

per gli SB-RX 50 e anche, più<br />

o meno, lo stesso litraggio e dimensioni<br />

(30 x 48 x 28,2 cm).<br />

Un diffusore, insomma, che è<br />

un misto di soluzioni costruttive<br />

molto raffinate unite ad altre più<br />

nella norma.<br />

Sfruttando la contemporanea e<br />

fortunata presenza di amplificatori<br />

di natura e categoria diversi,<br />

compreso il partner elettivo<br />

dello stesso marchio (l’integrato<br />

SU-C700), abbiamo potuto<br />

mettere in atto un set d’ascolto<br />

particolarmente articolato.<br />

La vaschetta dei contatti<br />

è di tipo economico ma<br />

con una forma e una<br />

disposizione dei morsetti<br />

abbastanza ergonomica<br />

che sopperisce alle<br />

dimensioni molto<br />

compatte e ravvicinate<br />

dei connettori. Il corpo<br />

è in metallo rivestito in<br />

plastica e offre un buon<br />

serraggio con cavi spellati o<br />

terminati a forcella. Ottima<br />

anche la soluzione con cavi<br />

terminati a banana.<br />

Meritano in tal senso di venire<br />

citate le note d’ascolto dei più<br />

significativi case study partendo<br />

dall’abbinamento con l’integrato<br />

di recente introduzione<br />

Arcam FMJ A29 (80+80 Watt),<br />

che mette in evidenza un basso<br />

ben agile, forse leggermente<br />

contratto, cosa che si riflette<br />

sulla riproposizione della scena<br />

sonora che appare contratta in<br />

maniera maggiore che con altri<br />

abbinamenti, più vicina ai diffusori<br />

che, in altri casi, scompaiono<br />

letteralmente. Le voci e<br />

gli strumenti solisti risultano in<br />

primo piano, il suono appare più<br />

piatto e meno brillante e vario<br />

che in altri casi, rivelando come<br />

questo tipo di interfacciamento<br />

non risulti dei migliori.<br />

Al contrario, utilizzando il finale<br />

Accuphase A 36 (soli 30<br />

Watt ma in splendida classe A)<br />

e sfruttando l’uscita preamplificata<br />

del lettore digitale DCS<br />

Puccini, soluzione che spesso<br />

utilizziamo nella nostra sala<br />

d’ascolto, i diffusori Technics si<br />

lasciano guidare in modo sorprendente,<br />

a testimonianza delle<br />

potenzialità, a volte inespresse,<br />

di questo diffusore: il suono risulta<br />

particolarmente articolato,<br />

estremamente profondo e ben<br />

controllato, dimostrando come<br />

il diffusore sia in grado di gestire<br />

l’energia nella porzione inferiore<br />

delle frequenze senza far confusione.<br />

Mano a mano che si sale<br />

in frequenza la riproposizione<br />

fornita dai Technics si mantiene<br />

positiva, solo con qualche intemperanza,<br />

specie sui registri<br />

più alti di strumenti come il pianoforte<br />

o il sassofono; asprezze<br />

che ritroviamo anche nella voce<br />

di un soprano nei passaggi più<br />

acuti e difficili.<br />

Si tratta di indurimenti che si avvertono<br />

a volume molto elevato<br />

e quindi frutto dell’avvicinarsi<br />

dei limiti dell’uno, dell’altro o<br />

di entrambi i partner utilizzati.<br />

Con l’integrato della stessa casa<br />

si assiste all’abbinamento probabilmente<br />

più indovinato. Potrà<br />

sembrare scontato ma in questo<br />

settore niente va dato per ovvio!<br />

Fatto sta che ascoltando gli stessi<br />

dischi, oltre a ritrovare un basso<br />

controllato quanto articolato e<br />

profondo, un filo meno grandioso<br />

di quanto ottenuto con l’Accuphase,<br />

troviamo una risposta<br />

in frequenza più regolare e un<br />

comportamento più omogeneo<br />

e coerente lungo tutto lo spettro<br />

musicale. Voci, pianoforte e fiati<br />

non sono mai sguaiati o esageratamente<br />

aggressivi e a dominare<br />

è piuttosto un equilibrio particolarmente<br />

riuscito. L’integrato<br />

Technics ha tra<br />

le sue peculiarità<br />

la funzione LAPC<br />

che ha lo scopo di<br />

adattare l’abbina-<br />

ta ampli-diffusore<br />

alle caratteristiche<br />

dell’ambiente nel<br />

quale sta suonando.<br />

Effettuata la<br />

commutazione, in<br />

questo caso si ottengono<br />

dei risulta-<br />

ti decisamente più<br />

evidenti rispetto a<br />

tanti abbinamenti<br />

tentati nel lungo<br />

corso dei test ef-<br />

fettuati: il suono<br />

sembra farsi più vivace e presente;<br />

non è detto che questo<br />

effetto piaccia a tutti o sempre<br />

ma dà, in effetti, un’opzione di<br />

scelta in più a questa abbinata.<br />

Più in generale, sembra che il diffusore<br />

sia in grado di riproporre<br />

comunque un suono equilibrato<br />

e bilanciato, con il pregio non da<br />

poco di apparire buono un po’ in<br />

tutte condizioni, generi e volumi<br />

d’ascolto.<br />

Certo gli SB-C700 vanno interfacciati<br />

al meglio se si vogliono<br />

ottenere le performance ottimali<br />

(la loro impostazione sonora<br />

richiede elettroniche raffinate,<br />

trasparenti e precise), cosa doverosa<br />

considerando che il prezzo<br />

non è poi così contenuto.<br />

C’è un’ampia differenza tra un<br />

suono che tende a diventare<br />

poco raffinato e performance di<br />

assoluto rilievo che ne fanno un<br />

possibile partner duraturo.Meritano<br />

un po’ di attenzione perché<br />

i risultati arriveranno.<br />

1986: la casa giapponese<br />

presenta gli SB RX 50, i primi ad<br />

adottae una struttura coassiale<br />

piatta che successivamente<br />

avrebbe equipaggiato i<br />

giganteschi SH-AFP 1000 (1988)<br />

utilizzati dalla Vienna State<br />

Opera<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 95


SELECTOR DOSSIER<br />

Il morsetto, di fascia economica,<br />

è però dotato di corpo metallico<br />

rivestito in plastica e ghiera<br />

antifrizione che facilita il serraggio<br />

dei cavi spellati e terminati. La<br />

ghiera non sempre scorre con facilità<br />

all’interno della capsula esterna.<br />

Il cestello in pressofusione è stato<br />

disegnato per sostenere al suo<br />

interno il sospensorio del tweeter<br />

coassiale e la doppia sospensione<br />

della membrana del midwoofer,<br />

una verso l’esterno e l’altra verso<br />

il centro. Il moto al woofer viene<br />

impresso da un cono in alluminio<br />

fissato alla membrana piatta<br />

esterna, realizzata in compound.<br />

Nella parte inferiore è<br />

presente l’etichetta ìche<br />

evidenzia un modello<br />

di produzione consono<br />

alle grandi aziende,<br />

con la identificazione<br />

ben definita del<br />

prodotto e del luogo di<br />

produzione.<br />

Il condotto di accordo e i setti interni<br />

di rinforzo sono rivestiti da un<br />

tappetino in filtro trapuntato e cucito<br />

sugli elementi. All’interno è anche<br />

presente una notevole quantità di<br />

assorbente acustico sempre a base di<br />

agglomerato di feltro.<br />

RITORNO AL PASSATO<br />

Il mobile e l’ingegnerizzazione del<br />

prodotto destano gran curiosità in<br />

particolar modo per l’approccio industriale<br />

e al tempo stesso artigianale di<br />

produzione che coinvolge due modus<br />

operando che spesso collidono: certe<br />

lavorazioni possono essere eseguite<br />

esclusivamente con macchinari ben<br />

combinati, altre invece devono essere<br />

realizzate esclusivamente a mano da<br />

operatori anche abbastanza esperti. Ad<br />

esempio, gran parte degli elementi che<br />

compongono sia il mobile che le componenti<br />

degli altoparlanti necessitano<br />

di una ingenierizzazione molto spinta<br />

ma l’assemblaggio dei trasduttori coassiali<br />

e le “rifiniture” funzionali all’interno<br />

del mobile possono essere effettuate<br />

esclusivamente a mano e solo in alcune<br />

fasi del montaggio, con un dispendio<br />

di risorse ed energie importante se si<br />

pensa alla classe di appartenenza del<br />

prodotto, almeno nei canoni standard<br />

dell’alta fedeltà. Ad esempio, i setti interni<br />

di rinforzo e il condotto di accordo<br />

sono rivestiti con un pannello in feltro<br />

abbastanza compatto e ricoperto da un<br />

tessuto molto leggero cucito a trapunta,<br />

decisamente inusuale in prodotti di<br />

questa fascia, mentre le pareti interne<br />

sono rivestite con un pannello sempre<br />

in feltro ma senza il rivestimento<br />

a trapunta. Le razze del cestello del<br />

woofer sono inglobate in elementi in<br />

gomma e i cavi di collegamento hanno<br />

96 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


TEST TECHNICS SB C700<br />

Lo spessore massimo delle pareti<br />

laterali oltrepassa i 4 cm che<br />

poi vengono ridotti agli estremi<br />

per ottenere dal altop esterno il<br />

caratteristico rigonfiamento al<br />

centro definito da Technics “con<br />

forma ad entasi”.<br />

I vari pannelli, i rinforzi anulari<br />

e le tramezzature, sono incollati<br />

e assemblati fra loro con incavi<br />

e fresature. Successivamente,<br />

lo scheletro viene lavorato e<br />

poi laccato anche nella parte<br />

interna. Inoltre, dopo la finitura<br />

vengono effettuate nuovamente<br />

alcune lavorazioni meccaniche<br />

per facilitare l’accoppiamento<br />

meccanico con l’altoparlante.<br />

Dunt essed quate vero odi<br />

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que quamus volutemporio<br />

con ratis estiist, omnis<br />

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voluptaeptas moloreicim aut<br />

molupietusam atesUmenis<br />

at a volupie necullo rehenis<br />

nobis autas est, officto<br />

offictorit fuga. Nequis<br />

quissedi<br />

I componenti sono di ottima qualità con condensatori in serie<br />

al tweeter a film e induttori a bassa impedenza interna. Sono<br />

presenti due PTC a disco in serie agli altoparlanti di protezione<br />

da sovraccarico.<br />

un rivestimento in neoprene. Anche la<br />

presenza di un setto di rinforzo anulare<br />

che collega le pareti laterali dotato di<br />

traversa interna, lascia presupporre una<br />

ricerca molto spinta della riduzione di<br />

vibrazioni e di risonanze spurie del mobile<br />

anche se, le pareti laterali, in seguito<br />

alla scelta dell’effetto bombato al centro,<br />

sono comunque molto spesse. Infatti,<br />

la forma esterna lascerebbe presagire<br />

una certa rispondenza all’interno del<br />

mobile in cui, però, la forma è quella<br />

di un semplice parallelepipedo e le<br />

due pareti laterali, che oltrepassano<br />

i 4 cm si spessore al centro, vengono<br />

assottigliate esternamente agli estremi<br />

per ottenere la caratteristica forma<br />

bombata al centro. La laccatura è di elevata<br />

qualità sia nella finitura sia nella<br />

lucentezza ottenuta a fine verniciatura.<br />

Un livello manifatturiero molto elevato,<br />

tipico delle produzioni giapponesi anche<br />

se la produzione è cinese a riprova<br />

che non è il luogo a fare la differenza.<br />

La realizzazione del filtro invece, non<br />

sembra mostrare picchi di eccellenza al<br />

pari degli altri aspetti in seguito ad una<br />

installazione dei componenti molto ravvicinata<br />

su un piccolo PCB e all’adozione<br />

di due termistori di protezione (PTC) in<br />

serie ai due altoparlanti che, pensando il<br />

prodotto abbinato al suo amplificatore,<br />

non dovrebbero mai essere “chiamati”<br />

in causa anche in considerazione alle<br />

modalità di protezione dell’amplificatore<br />

integrato.<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 97


SELECTOR DOSSIER<br />

al banco di misura<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />

2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />

3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />

4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />

5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />

6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />

7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />

8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />

9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />

10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />

11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />

12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 3<br />

13 FREQUENZE BASSE ................................................. 2<br />

14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />

15 COERENZA .............................................................. 2<br />

16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />

La risposta in frequenza è molto estesa e particolarmente<br />

lineare anche agli estremi banda, senza evidenziare<br />

un’impronta di tipo loudness ma molto curata nella zona<br />

di incrocio che non evidenzia particolari dissimmetrie<br />

nemmeno fuori asse. La pendenza del taglio è di 18 dB/<br />

oct effettivi con una lieve sovrapposizione delle emissioni<br />

nell’intorno dell’incrocio.<br />

Si notano all’estremo superiore della banda di frequenze<br />

delle anomalie probabilmente dovute alla lente acustica<br />

posta davanti al tweeter che tende ad estendere la risposta<br />

fuori asse e creare dei fenomeni di cancellazione<br />

in asse. In ogni caso la risposta in asse e fuori asse sia<br />

sul piano orizzontale che su quello verticale è molto<br />

regolare e controllata.<br />

Il modulo dell’impedenza si attesta in un range da circa<br />

4 a 10 Ohm soprattutto in alta frequenza in cui basse impedenze<br />

potrebbero mal interfacciarsi all’amplificatore.<br />

L’OPINIONE<br />

Oggigiorno sono<br />

saltati un po’<br />

dappertutto le classi<br />

valoriali che ci hanno<br />

accompagnato<br />

nelle scelte più ampie, dagli<br />

elettrodomestici alle calcolatrici<br />

per uso scolastico (mi viene da<br />

pensare a proposito, ma esistono<br />

ancora le calcolatrici scientifiche<br />

tipo HP?). Di fronte a situazione<br />

che non si possono “classificare”<br />

la prima sensazione è quella di<br />

disagio, a cui ne seguono altre che,<br />

in casi come quello del sistema<br />

Technics (che ci ha accompagnato<br />

in redazione per un bel po’ di<br />

tempo con la sua buona musica)<br />

offrono molti spunti di riflessione<br />

in quanto: se è riduttivo pensare<br />

un impianto hi fi come ad un<br />

elettrodomestico, è anche vero<br />

che l’industria oggi ha fatto passi<br />

In effetti, il circuito LAPC di ottimizzazione dell’ampli,<br />

evidenzia pochissime correzioni soprattutto in alta frequenza,<br />

come a suggerire un buon abbinamento a priori<br />

con il diffusore per il quale è stato pensato il sistema.<br />

da gigante e rappresenta una<br />

alternativa in passato impensabile.<br />

Se è vero che la classe di prezzo<br />

della serie C700 si attesta su<br />

livelli molto alti se pensata per il<br />

segmento consumer, è altrettanto<br />

vero che in ambito hi fi e per i<br />

risultati che offre, rappresenta,<br />

sotto certi punti di vista, un nuovo<br />

punto di riferimento. Non male<br />

come rientro, no?<br />

Fabio Masia<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Valutazione complessiva al limite dell’eccellenza<br />

con pochi attori che possono avvicinarsi<br />

sia come realizzazione sia come contenuti<br />

tecnologici.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Ottima interfacciabilità e ingenierizzazione che<br />

vede il diffusore abbinabile con risultati davvero<br />

interessanti. Bassa la sensibilità ma ottima la<br />

linearità.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Facilmente posizionabile in ambiente e molto<br />

gradevole alla vista.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Lineare, rigoroso e con un buon appeal, senza<br />

però quel pizzico di “magia” che in genere ci si<br />

aspetta da un prodotto della stessa classe.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Il marchio è una garanzia. L’operazione “ritorno”<br />

chissà...<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

Dal punto di vista estetico funzionale, un sistema<br />

dai pochi concorrenti, sotto altri presupposti<br />

invece la partita è più complessa.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

98 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


nicolabiagini.it<br />

“<br />

Our goal is, as always,<br />

to deliver that performance<br />

in the home as it was originally<br />

captured in the studio”<br />

Peter Thomas<br />

Owner & Chief Designer<br />

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SELECTOR<br />

di Francesco Bonerba<br />

foto di Barry Feinstein<br />

Janis, tra luci e ombre<br />

Pearl, il suo album capolavoro, pubblicato postumo, fu l’ultimo regalo di Janis Joplin ai suoi fan. Un lavoro che<br />

la entusiasmava enormemente, come mostra il sorriso che sfoggia nella foto scelta per la cover dell’album.<br />

Difficile immaginare l’intricato groviglio di avvenimenti che turbinarono nella vita della ruggente diva del blues<br />

prima e dopo quel singolo scatto.<br />

essere già in studio. A mezzogiorno arrivò,<br />

indossò il suo costume e si sedette. Abbiamo parlato,<br />

“Doveva<br />

parlato e parlato, mentre io scattavo, scattavo e scattavo.<br />

L’avrei incontrata anche il giorno dopo per proseguire, ma non<br />

fu possibile perché morì”. Sono queste le parole con cui Barry Feinstein,<br />

celebre fotografo di icone hollywoodiane prima (Marlene Dietrich, Judy<br />

Garland, Charlton Heston, Steve McQueen) e rock dopo (Bob Dylan,<br />

George Harrison, the Rolling Stones), scomparso nel 2011, racconta il<br />

suo ultimo incontro con Janis Joplin, poche ore prima che morisse.<br />

Era il 3 ottobre 1970 e in quei giorni la cantante e i membri della band<br />

con cui aveva cominciato a lavorare da qualche mese, la Full Tillt Boogie<br />

Band, stavano registrando, sotto l’attenta supervisione del produttore<br />

dei The Doors, Paul A. Rothchild, i brani di un nuovo album. Quel<br />

sabato la Joplin si trovava negli studi del Sunset Sound Recorders<br />

di Los Angeles per ascoltare la traccia strumentale del brano Buried<br />

Alive in the Blues, scritto da Nick Gravenites e registrato una settimana<br />

prima; la mattina successiva, domenica, era prevista l’incisione della<br />

parte vocale. Incisione che non avvenne mai, trasformando il testo<br />

della canzone, che nell’album Pearl venne lasciata con la sola base<br />

strumentale, in quella che potrebbe essere una malinconica descrizione<br />

del mondo dal punto di vista della defunta Joplin: “Sunday morning<br />

everybody’s in bed, I’m / On the street, I’m talking out of my head, /<br />

This dumb brick wall ain’t heard a word / That I’ve said, / I’m buried<br />

alive in the blues / I’m buried alive, oh yeah, in the blues / I’m buried<br />

alive, somebody help me, in the blues”.<br />

In questa pagina, in alto, uno degli ultimi scatti con cui Barry Feinstein<br />

immortalò la Joplin nel 1970; in basso, la cover dell’album postumo Pearl.<br />

Nella pagina seguente, la cantante ritratta da Baron Wolman nel 1968 nella<br />

casa dell’artista Spaulding Taylor e nel 1967 nell’appartamento della stessa<br />

Joplin, a San Francisco.<br />

100 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Sotto la cover, le storie<br />

foto di Baron Wolman<br />

Contrariamente a quello che si può pensare, “Pearl”, soprannome<br />

datole da Dave Richards e poi fatto proprio dalla cantante, stava<br />

vivendo in quei primi giorni di ottobre un momento abbastanza<br />

positivo della propria vita: il giovedì precedente il tragico evento<br />

aveva concordato con il proprio avvocato, “Bob” Gordon, l’accordo<br />

prematrimoniale in vista delle nozze con il ventunenne Seth<br />

Morgan, conosciuto un paio di mesi prima; parallelamente, aveva<br />

riscritto il proprio testamento, includendo i genitori e la sorella,<br />

precedentemente esclusi, e destinando 2.500 $ per una festa in<br />

suo onore nel caso in cui fosse morta. Lo stesso giorno, scrive<br />

Myra Friedman nel libro Janis Joplin. Morire di blues, “Si recò<br />

in un salone di bellezza per farsi fare delle mèches ai capelli.<br />

Aveva seguito una sorta di cura dimagrante e s’era abbronzata,<br />

passando varie ore in piscina. Non era normale, per Janis, un<br />

comportamento simile. Tutti erano colpiti dal suo aspetto particolarmente<br />

attraente e dall’intangibile aura che la circondava”.<br />

Quando la vide arrivare in studio quel sabato sera, per le prove di<br />

Buried Alive in the Blues, il pianista canadese Richard Bell le disse:<br />

“Ridi e salti come una matta Janis”, e lei, di rimando, “Vedi, ho<br />

un segreto”, alludendo all’imminente matrimonio con Morgan, di<br />

cui nessuno sapeva ancora nulla. La Friedman riporta che “Janis<br />

era felicissima all’idea di incidere la parte cantata di domenica.<br />

C’era una luce solare nel suo sorriso e nei suoi occhi”. Quella<br />

stessa luce e gioia che, probabilmente, aveva catturato qualche ora<br />

prima Feinstein, ritraendola su quella poltrona vittoriana, quasi<br />

nascosta dai suoi monili, i lunghi indumenti e le inconfondibili<br />

piume sul capo.<br />

Uno scatto simile era stato realizzato due anni prima dal fotografo<br />

Baron Wolman, che per il neonato magazine “Rolling Stones”<br />

immortalò i Rolling Stones, Frank Zappa, i Who, Jimi Hendrix,<br />

Iggy Pop, i Pink Floyd, Bob Dylan, i Grateful Dead, Jim Morrison e<br />

molti altri. “Janis aveva un lato chiaro e uno oscuro, e io lo sapevo.<br />

Ma non mi interessava il suo lato oscuro, volevo quello chiaro. In<br />

fondo era solo una ragazzina di poco più che vent’anni” affermerà<br />

Wolman in un’intervista. Ed è decisamente l’aspetto più tenero e<br />

infantile quello che emerge dalla foto che ritrae la Joplin immersa<br />

tra tappeti e cuscini dalle fantasie orientali, con in testa un colbacco<br />

di pelo, seduta su una sedia a forma di x in legno intagliato<br />

posta nell’attico dell’appartamento dell’artista Spaulding Taylor,<br />

a San Francisco. “Quella fu invece un’occasione in cui le lasciai<br />

mostrare il suo lato dark” racconta sempre Wolman riferendosi<br />

questa volta a un altro celebre scatto, quello in cui la Joplin posò,<br />

nella propria casa di Haight-Ashbury, sempre a San Francisco,<br />

davanti a una serie di poster che la ritraevano, realizzati su scatti<br />

di Bob Seidemann e appesi su una parete della propria stanza.<br />

“Baron, what do you think about this? I’m the first hippie pin-up<br />

girl!”, commentò la Joplin, prima di iniziare il servizio.<br />

Quando Feinstein catturò i suoi ultimi sguardi, la Joplin aveva<br />

ricominciato da tre settimane, dopo diversi mesi di astinenza, ad<br />

assumere eroina. Quella notte, nella camera 105 del Landmark<br />

Motor Hotel al 7047 Franklin Avenue di Hollywood, ne assunse<br />

una dose particolarmente pura; l’effetto non fu immediato: ebbe<br />

il tempo di buttare la restante eroina nel cestino chiudendo la siringa<br />

in una custodia (un ultimo, finale ravvedimento?), scendere<br />

in reception, parlare con il portiere, comprare delle sigarette e<br />

tornare in camera.<br />

Non un suicidio, non uno sbaglio, non un epilogo inevitabile: la fine<br />

di Janis Joplin, ironicamente scandita dalle parole mai pronunciate<br />

di Buried Alive in the Blues, fu come la vita della cantante, come gli<br />

scatti dei tanti fotografi che la ritrassero, in bilico tra luci e ombre<br />

di un’icona mai pacificata, in continua lotta con se stessa.<br />

foto di Baron Wolman<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 101


SELECTOR<br />

a cura di Guido Bellachioma<br />

Ellesmere<br />

LES CHÂTEAUX DE LA LOIRE<br />

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L’ISOLA DEI SUONI<br />

www.edizioninpe.it<br />

Ellesmere nasce da un’idea<br />

di Roberto Vitelli, bassista e<br />

chitarrista dei Taproban. In<br />

contrasto col sound di questi<br />

ultimi, decisamente di stampo<br />

prog bombastico, con gli<br />

Ellesmere si focalizza su un<br />

raffinato approccio, acustico e<br />

sinfonico al tempo stesso, realizzando<br />

una suite di quaranta<br />

minuti nello stile dei primi<br />

Genesis e di Anthony Phillips<br />

(quello di The Geese and the<br />

Ghost, 1977). Come suggerito<br />

dal titolo, ogni sezione della<br />

suite è dedicata a uno degli<br />

antichi castelli francesi lungo<br />

il fiume della Loira. Passaggi<br />

acustici, classici e arpeggi di<br />

chitarra a 12 corde fanno da<br />

sfondo a melodie di archi e<br />

flauto (John Hackett, vero e<br />

proprio virtuoso dello strumento,<br />

è ospite in quasi tutti<br />

i brani), e il Mellotron è protagonista<br />

di ulteriori orchestrazioni.<br />

La lista degli ospiti<br />

include, tra gli altri, Daniele<br />

Pomo (RanestRane) alla batteria<br />

e alle percussioni, mentre<br />

il maestro Luciano Regoli<br />

(Raccomandata con ricevuta di<br />

ritorno, Samadhi) ha contribuito<br />

con multiple armonie vocali<br />

su quattro pezzi. Ciliegina<br />

sulla torta: la rara apparizione<br />

dello stesso Anthony Phillips<br />

come narratore. Lo stupendo<br />

dipinto di copertina è stato<br />

appositamente realizzato da<br />

Luciano Regoli e rende al meglio<br />

nella lussuosa versione in<br />

LP gatefold a tiratura limitata.<br />

Buona la qualità della registrazione<br />

e ben curato il missaggio.<br />

www.ellesmere-project.com<br />

TRA MUSICA, FUMETTI E<br />

RAZZISMO<br />

“Una storia a fumetti è una<br />

capsula del tempo, che spesso<br />

ci raggiunge dagli anni passati<br />

e ci dice qualcosa sul mondo<br />

in cui vive”: Alessandro<br />

Bottero, grande appassionato<br />

di musica e collaboratore di<br />

Classic Rock Italia, autore del<br />

saggio Il razzismo nei fumetti,<br />

edito da NPE – Nicola Pesce<br />

Editore (280 pagine), chiarisce<br />

con queste parole come nessun<br />

tema possa sfuggire al mondo<br />

dei fumetti, che rispecchia il<br />

contesto nel quale sono prodotti.<br />

Da All-Negro alle Black<br />

Panter passando per Martin<br />

Luther King e Luke Cage, una<br />

lunga analisi sulla storia del<br />

razzismo nella società americana,<br />

delle lotte antirazziste<br />

Alessandro Bottero<br />

IL RAZZISMO NEI FUMETTI<br />

Nicola Pesce Editore<br />

16,90 euro - 280 pagine<br />

alla luce delle tracce emerse<br />

dai fumetti pubblicati in quegli<br />

anni. Alessandro è scrittore,<br />

critico, sceneggiatore,<br />

traduttore, editore. Da oltre<br />

LE PLAYLIST DEL MESE<br />

Due gruppi straordinari, entrambi<br />

inglesi, che con le proprie composizioni<br />

hanno attraversato la storia del<br />

rock contemporaneo, sia pure con<br />

stili molto diversi e con risultati odierni<br />

piuttosto contrastanti. I Queen del<br />

post Freddie Mercury non hanno certo<br />

incantato e, soprattutto, non hanno<br />

rispettato il pensiero dei fan su cosa<br />

fare di quei classici, ormai immortali.<br />

Una loro canzone esprime al meglio<br />

il proprio modo di andare avanti: The<br />

Show Must Go On. Per i King Crimson il<br />

discorso è diverso perché Robert Fripp,<br />

senza la cui presenza non possono neanche<br />

essere ipotizzati come sigla, è<br />

sempre stato Mr. King Crimson. Oggi la<br />

band ha ripreso, dopo tanti anni, molti<br />

classici del passato, sia pure con una<br />

formazione diversa da quella originale…<br />

persino con tre batterie.<br />

vent’anni agita il mondo del<br />

fumetto e con incursioni al di<br />

là del politicamente corretto.<br />

Da segnalare, nel 2013, il<br />

suo libro L’uomo d’acciaio:<br />

da Nembo Kid a Superman,<br />

che la critica ha riconosciuto<br />

come l’opera definitiva sul personaggio.<br />

Fabio Rossi<br />

QUANDO IL ROCK DIVENNE<br />

MUSICA COLTA: STORIA DEL PROG<br />

Chinaski - Edizioni<br />

14 euro<br />

IL ROCK È MUSICA COLTA?<br />

www.chinaski-edizioni.com<br />

Di libri sul rock progressivo,<br />

internazionale o italiano, ce ne<br />

sono molti e non sempre indi-<br />

songs<br />

Queen<br />

1 A Night at the Opera<br />

BOHEMIAN RHAPSODY<br />

1975<br />

2 Innuendo<br />

INNUENDO INNUENDO<br />

1991<br />

3 Sheer Heart Attack<br />

KILLER QUEEN 1974<br />

4 Innuendo<br />

THE SHOW MUST GO<br />

ON 1991<br />

5 The Game<br />

CRAZY LITTLE THING<br />

CALLED LOVE 1980<br />

6 News of the World<br />

WE WILL ROCK YOU/WE<br />

ARE THE CHAMPIONS<br />

1977<br />

7 A Day at the Races<br />

SOMEBODY TO LOVE<br />

1976<br />

8 Jazz<br />

FAT BOTTOMED GIRLS<br />

1978<br />

9 Sheer Heart Attack<br />

STONE COLD CRAZY<br />

1974<br />

10 A Day at the Races<br />

TIE YOUR MOTHER<br />

DOWN 1976<br />

11 Miracle<br />

I WANT IT ALL THE 1989<br />

12 A Kind of Magic<br />

WHO WANTS TO LIVE<br />

FOREVER? 1986<br />

13 A Night at the Opera<br />

YOU’RE MY BEST FRIEND<br />

1975<br />

14 Jazz<br />

DON’T STOP ME NOW<br />

1978<br />

15 Queen<br />

NEVERMORE 1973<br />

Queen<br />

102 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Oltre il rock<br />

spensabili, come in altri settori<br />

musicali. Le qualità maggiori<br />

di Quando il rock divenne<br />

musica colta sono la grande<br />

passione e l’umiltà espositiva<br />

dell’autore, messe al servizio<br />

soprattutto dei neofiti che si<br />

avvicinano al genere. Fabio<br />

Rossi, nato a Roma nel 1961,<br />

proviene dall’heavy metal,<br />

mondo confinante in cui ha<br />

operato sul web, e la capacità<br />

non “talebana” di affrontare<br />

la scrittura risulta vicina ai<br />

lettori. La struttura del libro è<br />

piuttosto semplice ma efficace:<br />

analisi dello sviluppo all’inizio<br />

degli anni ’70 e della crisi di<br />

fine decade (anche se in questo<br />

caso non siamo sempre d’accordo),<br />

i migliori dischi, descrizione<br />

di parte della scena<br />

italiana, monografie sui gruppi<br />

inglesi più rappresentativi,<br />

traduzioni di testi, sitografia e<br />

bibliografia.<br />

TERRY BOZZIO A ROMA<br />

www.planetliveclub.com<br />

Passerà anche a Roma (20 novembre)<br />

Terry Bozzio nell’ambito<br />

della presentazione in Europa<br />

del suo nuovo progetto<br />

solista. Sul palco utilizzerà il<br />

più grande set di percussioni<br />

Terry Bozzio<br />

e batteria esistente. L’artista,<br />

vera leggenda musicale,<br />

è conosciuto in tutto il mondo<br />

per le collaborazioni con<br />

Rodolfo Maltese con Francesco Di Giacomo<br />

ADDIO CHITARRISTA<br />

GENTILUOMO<br />

Rodolfo Maltese ha smesso di percorrere<br />

le strade del mondo alle 20:00, più<br />

o meno, del 3 ottobre 2015. Un uomo<br />

coraggioso che negli ultimi anni ha<br />

quotidianamente affrontato una subdola<br />

malattia, la più diffusa nelle sue<br />

molteplici forme: il tumore. Lo conoscevo<br />

da tanti anni, prima ancora che<br />

diventasse il chitarrista del Banco del<br />

Mutuo Soccorso, ancora militante in<br />

una band di musica leggera, gli Homo<br />

Sapiens. Quando entra nella band dei<br />

fratelli Nocenzi (Vittorio e Gianni) e di<br />

Francesco “Big” Di Giacomo dona ai<br />

loro dischi la sua sensibilità artistica,<br />

così aperta, in particolare verso il jazz e,<br />

ovviamente, il mondo della chitarra. Di<br />

occasioni d’incrociarlo ce ne sono sta-<br />

Frank Zappa, Jeff Beck, UK,<br />

Brecker Brothers, HoBoLeMa<br />

(Allan Holdsworth, Tony Levin<br />

foto di Claudio Petrucci<br />

te tante e di apprezzarlo come artista<br />

ancora di più. Mi piace ricordare due<br />

momenti comuni, tralasciando i tanti<br />

targati Banco.<br />

1) L’incontro con Tommy Emmanuel,<br />

il più importante chitarrista acustico<br />

contemporaneo. A fine 2001 dirigevo<br />

il Ritual, club romano nato sulle ceneri<br />

del Memphis Belle, e doveva esibirsi, il<br />

5 e il 6 dicembre, un mio amico australiano,<br />

proprio Tommy. Qualche giorno<br />

prima mi telefona Rodolfo: voleva suonare<br />

un brano in acustico con lui. Nella<br />

seconda serata dovevano duettarci anche<br />

Alex Britti, Michele Zarrillo e Marco<br />

Manusso… per me nessun problema.<br />

Nel primo pomeriggio, unico tra quei<br />

chitarristi, Rodolfo arriva e lo aspetta.<br />

Verso le 17 si mette con al bar con lui,<br />

felice come un bimbo, a provare il brano<br />

da eseguire, sempre col sorriso sulle<br />

labbra: gioca e si diverte con grande<br />

professionalità… e la sera fa la figura<br />

migliore di tutti i partecipanti.<br />

2) 6 luglio 2007: Beatlesmania al Centralino<br />

del Tennis al Foro Italico. Lui e<br />

Massimo Alviti alle chitarre acustiche<br />

e Francesco Di Giacomo alla voce presentano<br />

alcune canzoni dei Beatles.<br />

Un concerto emozionante ed emozionato,<br />

un ristoro per la mente e per il<br />

cuore… e Rodolfo sempre a sorridere<br />

dolcemente mentre dice che “I Beatles<br />

erano gli antesignani dello spirito<br />

prog”.<br />

Alle 10:30 di martedì 6 ottobre la Cattedrale<br />

di San Barnaba, nell’omonima<br />

piazza a Marino (Roma), ha ospitato<br />

le sue esequie e in quella occasione,<br />

ancora di più, abbiamo capito quanto<br />

la gente lo apprezzasse. Proprio<br />

quel giorno scrissi: “Questa mattina<br />

abbiamo dato l’ultimo saluto terreno a<br />

Rodolfo Maltese, per noi semplicemente<br />

Rudy... c’erano tanti amici e semplici<br />

appassionati che volevano bene a questo<br />

signore gentile, che sarebbe stato<br />

benvoluto da tutti anche se non fosse<br />

stato il chitarrista del Banco, persino se<br />

non fosse stato un artista in generale.<br />

Ti vogliamo bene, Rudy, oggi c’è troppo<br />

silenzio nel nostro cuore”.<br />

Guido Bellachioma<br />

e Pat Mastelotto) e per i progetti<br />

solisti. Bozzio ha deciso<br />

di celebrare il cinquantesimo<br />

anniversario dalla sua prima<br />

lezione di batteria con un<br />

nuovo spettacolo intitolato An<br />

Evening With Terry Bozzio, e<br />

il tour in Europa toccherà più<br />

di dieci nazioni. Sul palco ci saranno<br />

solo lui e le percussioni.<br />

Ma non si tratterà di un semplice<br />

clinic o di un seminario,<br />

sarà un vero e proprio concerto<br />

per sola batteria e percussioni.<br />

Una performance unica,<br />

intensa, dinamica, spirituale,<br />

melodica, orchestrale, d’atmosfera.<br />

A questo serve una<br />

strumentazione così originale.<br />

Chi non lo ha mai visto dal vivo<br />

non ha idea di cosa lo attenda.<br />

È un musicista affascinante,<br />

misterioso, che suona con la<br />

batteria. È capace di creare<br />

pattern di note basse con la<br />

cassa e al tempo stesso produrre<br />

delle melodie indipendenti<br />

con i tamburi. Il suo stile va<br />

dal jazz alla musica classica<br />

fino ai suoni etnici, utilizzando<br />

gli stili percussivi di tutto<br />

il mondo: è in grado d’ipnotizzare<br />

il pubblico e affascinarlo<br />

con un’esperienza variegata,<br />

eccitante e piena di passione.<br />

Il suo ultimo tour ha attraversato<br />

tutta l’America ed è stato<br />

un grande successo, così come<br />

i suoi più recenti concerti in<br />

Europa (nel 2012 è stato l’headliner<br />

del Jazz Festival di<br />

Francoforte, il più antico festival<br />

jazz mondiale, mentre nel<br />

2013 ha fatto il tutto esaurito<br />

in Svezia, Germania, Europa<br />

dell’Est e Francia). Attenzione:<br />

non si tratta di un assolo<br />

di batteria che va avanti in ma-<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 103


SELECTOR<br />

niera forsennata per due ore di<br />

fila. Stiamo parlando di musica<br />

“fatta” con la batteria, con<br />

Bozzio che compone in tempo<br />

reale creando le linee di basso<br />

con i piedi e le linee armoniche<br />

e melodiche con le mani grazie<br />

alle percussioni intonate.<br />

Il suono respira, la forma può<br />

ricordare quella della musica<br />

classica ma sono presenti anche<br />

dei loop elettronici e degli<br />

effetti percussivi di atmosfera,<br />

oltre a momenti più impetuosi<br />

che faranno saltare in piedi<br />

il pubblico! Afferma Bozzio:<br />

“L’unica cosa che voglio è fare<br />

musica con la batteria”.<br />

GLI AREA PER IMMAGINI<br />

www.arcanaedizioni.com<br />

A raccontare il percorso artistico<br />

degli Area (International<br />

POPular Group) e la brevissima<br />

esistenza, fulminea e miracolosa,<br />

di Demetrio Stratos, ci hanno<br />

provato in molti. Nessuno, però,<br />

prima d’ora, era arrivato così vicino<br />

all’essenza di un’arte eventuale,<br />

prodigiosa, politicizzata<br />

e comunitaria, rivoluzionaria e<br />

popolare, sperimentale e altissima<br />

come i fotografi Silvia Lelli<br />

e Roberto Masotti. Fotografare<br />

voci e suoni è il loro mestiere<br />

ma nel caso di Demetrio e Area<br />

la vicinanza, la frequentazione,<br />

la simmetria poetica li mise in<br />

condizione di cogliere – di vedere,<br />

appunto – quanto a un<br />

occhio poco allenato era e resta<br />

inaccessibile. Questo libro di 176<br />

pagine, però, non è soltanto la<br />

cronaca e la testimonianza di<br />

un incontro; rappresenta, piuttosto,<br />

un’ulteriore riflessione<br />

sul fare musica, sul dispiegare<br />

la voce, sul dare corpo ai suoni,<br />

ovvero i gangli concettuali<br />

sui quali si fondava l’estetica<br />

musicale del gruppo. Quando<br />

poi Stratos decise di staccarsi<br />

dagli Area e proseguire i suoi<br />

funambolici e scientifici esperimenti<br />

vocali la sfida si spostò su<br />

un piano diverso ed eccitante.<br />

“Abbiamo cercato di mostrare<br />

qualcosa attorno alla vocalità<br />

di Stratos, prepotente e misteriosa,<br />

per sua natura inafferrabile.<br />

Non c’è un modo naturale<br />

per farlo se non ponendosi dentro<br />

il problema stesso e in una<br />

posizione di privilegiata, se non<br />

Lelli e Masotti<br />

STRATOS E AREA<br />

Arcana Edizioni<br />

176 pag.<br />

forzata, vicinanza, tale da mostrarci<br />

impudicamente e provocatoriamente<br />

la lingua, la gola”<br />

scrivono Lelli e Masotti nel<br />

testo che accompagna gli scatti.<br />

BLACK WIDOW IN CONCERTO<br />

L’etichetta genovese, una delle più interessanti<br />

del panorama rock italiano,<br />

curerà nella propria città una serie di<br />

concerti da fine ottobre ad aprile, in tre<br />

differenti location.<br />

LA CLAQUE<br />

11 dicembre - Delirium IPG + La fabbrica<br />

dell’assoluto (con Pino Ballarini<br />

ex Rovescio della medaglia)<br />

16 gennaio - The New Trip + Jus Primae<br />

Noctis.<br />

TEATRO GOVI DI BOLZANETO,<br />

DEDICATO A RINA E GILBERTO GOVI<br />

6 febbraio - Goblin Rebirth + Il Segno<br />

del comando<br />

5 marzo - Latte e miele + Spettri<br />

2 aprile - Delirium I.P.G. + Il tempio<br />

Immagini edite ma in gran parte<br />

inedite formano il corpo “vocale”<br />

di quest’opera unica, capace<br />

di restituire, attraverso fotografie<br />

di straordinaria bellezza, il<br />

senso ultimo di una voce, e di<br />

una musica, inimitabili.<br />

Lelli e Masotti: sigla creata in<br />

occasione della collaborazione<br />

con il Teatro alla Scala che, a<br />

partire dal 1979, riunisce due<br />

tra i maggiori fotografi d’arte<br />

e spettacolo viventi. Nati a Ravenna,<br />

hanno entrambi terminato<br />

gli studi a Firenze. Si sono<br />

trasferiti a Milano nel 1974. Da<br />

allora operano esplorando soprattutto<br />

le performing art e le<br />

musiche, producendo fotografie<br />

e organizzandole in esposizioni,<br />

installazioni e pubblicazioni. In<br />

mostre recenti si sono dedicati<br />

ai direttori d’orchestra, a John<br />

Cage, al pianoforte, alla natura,<br />

al paesaggio e ai teatri in Italia.<br />

Il loro vasto archivio è fonte<br />

inesauribile per l’editoria e la<br />

produzione discografica. Loro<br />

opere sono presenti in collezioni<br />

private e pubbliche. Per<br />

Arcana Roberto Masotti ha già<br />

pubblicato Keith Jarrett - Un<br />

ritratto (2015).<br />

delle clessidre (set acustico)<br />

IL CANCELLO DEL CINABRO<br />

31 ottobre - Il cerchio d’oro con Pino<br />

Sinnone (The New Trip) e Giorgio<br />

“Fico” Piazza (Ex Pfm)<br />

14 novembre - Zuffanti & Z Band<br />

19 dicembre - Goad + 5 Friends (tributo<br />

ai Gentle Giant)<br />

23 gennaio - Merry Go Round + Panther<br />

& C.<br />

20 febbraio - Psycho Praxis + Promenade<br />

27 febbraio - Gleemen (con Marco<br />

Zoccheddu, ex Osage Tribe, Duello<br />

Madre, Nuova Idea)<br />

19 marzo - Errata Corrige + Flower Flesh<br />

9 aprile - Nathan + Fungus<br />

www.blackwidow.it<br />

songs<br />

King Crimson<br />

1 In The Court of the<br />

Crimson King<br />

21ST CENTURY<br />

SCHIZOID MAN 1969<br />

2 Red<br />

RED 1974<br />

3 Lizard<br />

LIZARD 1970<br />

4 Islands<br />

ISLANDS 1971<br />

5 Red<br />

STARLESS 1974<br />

6 Starless and Bible Black<br />

THE GREAT DECEIVER<br />

1974<br />

7 In The Court of the<br />

Crimson King<br />

THE COURT OF THE<br />

CRIMSON KING 1969<br />

8 In The Wake of Poseidon<br />

IN THE WAKE OF<br />

POSEIDON 1970<br />

9 Lizard<br />

CIRKUS 1970<br />

10 In The Court of the<br />

Crimson King<br />

EPITAPH 1969<br />

11 Islands<br />

SAILOR’S TALE 1971<br />

12 Larks’ Tongues in Aspic<br />

EASY MONEY 1973<br />

13 Larks’ Tongues in Aspic<br />

EXILES 1973<br />

14 Red<br />

FALLEN ANGEL 1974<br />

15 In The Wake of Poseidon<br />

CAT FOOD 1970<br />

King Crimson<br />

104 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Oltre il rock<br />

Max Gazzè<br />

MAXIMILIAN<br />

Universal Music<br />

NUOVO ALBUM PER MAX<br />

GAZZÉ<br />

www.maxgazze.it<br />

Maximilian è il titolo del<br />

nuovo progetto discografico<br />

del cantautore romano in<br />

uscita proprio in questi giorni.<br />

L’album di Max esce a due anni<br />

di distanza dall’ultimo in studio,<br />

Sotto casa (2013) e dopo Il<br />

padrone della festa (scritto<br />

con Daniele Silvestri e Niccolò<br />

Fabi). Il disco è stato anticipato<br />

dal singolo La vita com’è, ai<br />

vertici delle classifiche dei singoli.<br />

Gran fermento anche sul<br />

fronte dei concerti: sono aperte,<br />

infatti, le prevendite delle<br />

prime quattro date del tour, a<br />

partire da febbraio 2016: Bologna<br />

(5, Estragon Club); Milano<br />

(10, Alcatraz); Roma (19,<br />

Atlantico Live); Firenze (25,<br />

Obihall).<br />

PFM: LIVE IN LONDON<br />

La Premiata Forneria<br />

Marconi suonerà l’11 novembre<br />

alla Dingwalls di Londra.<br />

Un ritorno ai fasti del passato,<br />

quando la band incideva<br />

per la Manticore, etichetta di<br />

Emerson, Lake & Palmer e<br />

partecipava alle trasmissioni<br />

televisive della BBC. Occasione<br />

per verificare la nuova line<br />

up prima di partire per il tour<br />

nordamericano, comprendente<br />

concerti a Los Angeles (Whisky<br />

a Go Go), Montreal (Teatro<br />

Rialto), New York (Highline<br />

Ballroom) e una crociera rock<br />

tra Miami e le Bahamas con<br />

gruppi come, tra gli altri, Yes,<br />

Marillion, Allan Holdsworth,<br />

Anathema Caravan, IO Earth,<br />

Nektar, Moon Safari, Änglagård.<br />

Gazpacho<br />

MOLOK<br />

Kscope<br />

GAZPACHO: E FANNO 9!<br />

www.gazpachoworld.com<br />

Dalla Norvegia arriva Molok,<br />

successore dell’ottimo Demon<br />

del 2014. Il nono album<br />

in studio dei Gazpacho (oltre<br />

a tre live, tra cui Night of<br />

the Demon, sempre del 2015)<br />

si conferma su livelli molto<br />

alti, tra rock oscuro e suoni<br />

etnici che sparigliano le carte.<br />

Edito in CD, vinile e digitale<br />

in alta definizione, presenta<br />

i seguenti brani: 1) Park<br />

Bench – 2) The Master’s Voice<br />

– 3) Bela Kiss – 4) Know<br />

Your Time – 5) Choir of Ancestors<br />

– 6) ABC – 7) Alarm –<br />

8) Molok Rising. La versione<br />

CD ha Algorithm in più, inserita<br />

come settima traccia.<br />

GLI ANATHEMA VISTI DA<br />

LASSE HOILE<br />

A Sort Of Homecoming, su<br />

Kscope, diretto da Lasse Hoile<br />

(Steven Wilson/ Katatonia/<br />

Opeth), è lo stupefacente film<br />

sul concerto degli Anathema<br />

tenutosi il 7 marzo 2015 nella<br />

suggestiva cornice della Cattedrale<br />

di Liverpool, loro città<br />

natale. Vincent Cavanagh della<br />

band afferma: “Sono davvero<br />

felice che ci sia la testimonianza<br />

di questa notte così particolare.<br />

Come può confermare<br />

chiunque dalle parti di Liverpool,<br />

avere la possibilità di<br />

esibirsi in un luogo immenso<br />

come la cattedrale anglicana<br />

Anathema<br />

Gazpacho<br />

è un onore pazzesco; solo a<br />

guardare la copertina sembra<br />

di essere a Erebor”! Gli<br />

Anathema, nati intorno alla<br />

seconda metà degli anni ’90,<br />

hanno speso la loro carriera<br />

facendosi promotori di un genere<br />

musicale capace di andare<br />

al di là delle definizioni e, con<br />

il passare del tempo, si sono<br />

affermati come una delle più<br />

seguite e acclamate rock band<br />

britanniche. L’ultima loro fatica,<br />

Distant Satellites del 2014,<br />

è stata definita un miracolo a<br />

livello compositivo, come dimostra<br />

la positiva accoglienza<br />

ricevuta in tutti i paesi europei<br />

e non solo, grazie anche all’esteso<br />

tour, elettrico e acustico.<br />

Lasse Hoile cattura alla perfezione<br />

i cento minuti acustici<br />

del set in alta definizione; ben<br />

quindici i brani eseguiti dal trio<br />

acustico (composto da Daniel<br />

Cavanagh, Vincent Cavanagh e<br />

Lee Douglas, cui si è aggiunta<br />

la sezione ritmica di John Douglas<br />

e Jamie Cavanagh, oltre al<br />

talentuoso violoncello di David<br />

Wesling). Per l’occasione si è<br />

unita alla band la nota violinista<br />

Anna Phoebe per una suggestiva<br />

versione di Anathema. L’audio<br />

è stato registrato e mixato<br />

da Christer-André Cederberg,<br />

che ha lavorato anche nei tre<br />

precedenti album: Distant Satellites,<br />

Universal e Weather<br />

Systems. È la prima uscita live<br />

per gli Anathema in audio 5.1<br />

(curato da Bruce Soord, leader<br />

dei Pineapple Thief).<br />

Trailer video:<br />

https://www.youtube.com/<br />

watch?v=C_6vNJcaPEc<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 105


SELECTOR<br />

a cura di Daniele Camerlengo<br />

Una fiumana di corpi roventi<br />

di passione provenienti da<br />

tutta Italia hanno invaso le<br />

strade e le piazze di una gloriosa<br />

città che sta tentando di<br />

rinascere a nuova vita, nonostante<br />

le tristi vicissitudini che<br />

l’hanno colpita: circa sessantamila<br />

persone domenica 6<br />

settembre hanno risposto alla<br />

chiamata del jazz italiano per<br />

animare con i suoni il centro<br />

storico della città e contribuire<br />

nell’opera di sensibilizzazione<br />

indirizzata ad accelerare<br />

i tempi della ricostruzione<br />

dell’Aquila. Oltre cento concerti<br />

che hanno coinvolto oltre<br />

seicento musicisti. Paolo Fresu,<br />

la SIAE e il Ministro Dario<br />

Franceschini sono gli ideatori<br />

di questa giornata che passerà<br />

alla storia e che speriamo<br />

smuova coscienze e danari.<br />

Questo mese ospite della rubrica<br />

è Fabio Ciminiera, scrittore,<br />

critico e autore di programmi<br />

radiofonici e televisivi nonché<br />

redattore di Jazz Convention<br />

(www.jazzconvention.net). Si<br />

occupa di jazz e di musica in<br />

generale ed è una delle anime<br />

del Pescara Jazz Festival.<br />

Enrico Rava<br />

WILD DANCE<br />

ECM Records<br />

Enrico Rava<br />

10dita less<br />

Ogni musicista di jazz trascorre<br />

una vita tra cadute artificiali<br />

e convalescenze emotive, vittima<br />

del prodigioso tentativo<br />

di sanare infauste lacune accademiche<br />

o tornire congenite<br />

spigolature giovanili di un<br />

talento che è distratto dal brillio<br />

estetico tipico della giovane<br />

età. Determinanti sono gli<br />

incontri umani e di spirito che<br />

il caso muove a favore del jazz<br />

e dei loro interpreti, generazioni<br />

distanti, canute o corvine<br />

che siano, che si producono in<br />

sfregamenti e usure anatomico-cognitive,<br />

sfiorandosi per<br />

poi accogliere o lasciarsi dominare<br />

completamente dalla<br />

situazione. Questi movimenti<br />

di vita che catturano il tempo<br />

terreno somigliano all’irrequieto<br />

scalpitare di corporeità<br />

sonore che decidono di seguire<br />

assieme un percorso o un ideale<br />

sonoro. Questo è proprio<br />

l’intento che ha spinto Enrico<br />

Rava e il suo quartetto, dopo<br />

due anni di lavoro, a realizzare<br />

Wild Dance per la prestigiosa<br />

ECM Records di Manfred<br />

Eicher. Un disco estasiante<br />

ed evasivo, un viaggio vissuto<br />

attraverso il trasporto intimo<br />

dell’unisono scaturito dalla<br />

tromba di Rava e dal trombone<br />

di Gianluca Petrella, dilezione<br />

e intuito supportati da<br />

una band giovane impreziosita<br />

dal soffice ed elegante chitarrismo<br />

di Francesco Diodati e<br />

dalla scintillante guida ritmica<br />

di Gabriele Evangelista al<br />

contrabbasso ed Enrico Morello<br />

alla batteria. I brani che<br />

compongono il disco sono tutti<br />

originali di Rava tranne Improvisation,<br />

che è una performance<br />

creativa dell’intera<br />

formazione.<br />

Slobber Pup<br />

POLE AXE<br />

RareNoiseRecords<br />

Slobber Pup<br />

songs<br />

Daniele Camerlengo<br />

1 Double Trouble<br />

PUBLIC IMAGE LTD (PIL)<br />

2015<br />

2 The Yabba (NYC Live<br />

Session)<br />

BATTLES 2015<br />

3 Just Play<br />

MATTEO BORTONE 2015<br />

4 Ribot Robot<br />

WALTER BELTRAMI 2015<br />

5 Thrace<br />

SOKRATIS SINOPOULOS<br />

QUARTET 2015<br />

6 Sea and Grass<br />

STEPHAN MICUS 2015<br />

7 Yam<br />

ROTEM SIVAN TRIO 2015<br />

8 White Piano<br />

SIMONE GRAZIANO 2015<br />

9 Il Paradiso Degli Sciocchi<br />

RAFFAELE CASARANO<br />

2015<br />

10 Formaldehyde<br />

EDITORS 2013<br />

11 Loop 43<br />

SCISMA 1999<br />

12 Gravity<br />

JOE MORRIS 2001<br />

13 Migrante (Intro)<br />

BISCA 2001<br />

14 Wake Up<br />

RAGE AGAINST THE<br />

MACHINE 1992<br />

15 Hobo Rag<br />

FRANCESCO BEARZATTI<br />

TINISSIMA 4ET 2015<br />

Colature d’ascia<br />

Viscosa come alcune malsane<br />

tentazioni il cui richiamo lento,<br />

a volte, passa inosservato e,<br />

nella calma apparente, prepara<br />

ed edifica devastanti rappre-<br />

106 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Esperienze in jazz<br />

sentazioni sonore. Istinti e fremiti<br />

di pura improvvisazione<br />

colano e saturano ambienti,<br />

soddisfano voglie e prurigini<br />

di un sentire diverso e libero.<br />

Il cucciolo bavoso torna<br />

a farsi vivo più incazzato che<br />

mai grazie alla poderosa camera<br />

strumentale messa su<br />

da quattro luminosi interpreti<br />

della nuova scena creativa<br />

mondiale: Jamie Saft (organo<br />

e tastiere), Joe Morris<br />

(chitarra), Mats Gustafsson<br />

(sax) e Balazs Pandi (batteria).<br />

Pole Axe è il titolo della<br />

seconda fatica discografica dei<br />

Slobber Pup (cane bavoso)<br />

registrata nel dicembre 2013<br />

al Jamie Saft’s Potterville International<br />

Sound studio tra le<br />

montagne Catskills e pubblicata<br />

dalla RareNoiseRecords:<br />

tre intense suite colme di incontenibili<br />

desideri di rabbia e<br />

furibonde pulsioni di sangue,<br />

un free jazz incendiario incitato<br />

e scandito dal sassofono<br />

solido e corrosivo di Gustafsson<br />

e dal batterismo infetto di<br />

Pandi, che lascia senza fiato e<br />

disegna gli spazi ritmici occlusi<br />

dal dialogare sonico del duo<br />

Morris-Saft.<br />

Francesco Bearzatti e Tinissima 4et<br />

THIS MACHINE KILLS FASCISTS<br />

CAM Jazz<br />

Comporre un tributo a<br />

Woody Guthrie e riuscire<br />

a spuntarla…<br />

Nel cuore della notte quel risveglio<br />

di soprassalto che aiuta<br />

a buttar giù righe di prosa<br />

sonora, quella sorgente creativa<br />

che nasce d’improvviso e<br />

dopo molti letti, sedotti e abbandonati,<br />

fiorisce in canti o<br />

pitture di vita, amor e di protesta.<br />

Cercare in questo #mondojazzotturato<br />

di sentirsi<br />

utili e stimolare una riflessione<br />

sana, vestendo i panni di<br />

provetti reagenti culturali e<br />

fornire una originalità di note<br />

e atmosfere ritmiche che sia<br />

attraente esteticamente ma<br />

soprattutto pragmatica per il<br />

sociale, quest’ultimo soggetto<br />

e vittima. Francesco Bearzatti<br />

e il Tinissima 4et (Giovanni<br />

Falzone alla tromba,<br />

Danilo Gallo al basso e alla<br />

batteria), formazione divenuta<br />

riferimento del jazz europeo,<br />

sono i protagonisti del nuovo<br />

album This Machine Kills<br />

Fascists omaggio a Woody<br />

Guthrie (“this machine kills<br />

fascists” era una scritta adesiva<br />

che “indossava” la sua<br />

chitarra). Il pensiero compositivo<br />

del sassofonista friulano<br />

che per profondità d’animo e<br />

di sguardo è vicino al ribelle e<br />

irregolare Okemah che, come<br />

nessun altro, ha cantato l’America<br />

delle cadute e degli ultimi,<br />

la cui eredità ha influenzato<br />

il fior fiore del cantautorato<br />

incazzato: Bob Dylan, Joan<br />

Baez, Bruce Springsteen, Billy<br />

Bragg e i The Clash, solo per<br />

Francesco Bearzatti e Tinissima quartet<br />

citarne alcuni. Un energico<br />

viaggio musicale nella vita di<br />

Guthrie unendo al jazz marcato<br />

Tinissima elementi della<br />

tradizione popolare americana<br />

degli anni ’30 e ’40 e il bagno<br />

emozionale che caratterizza la<br />

mistura di tali interpreti e la<br />

loro fusione creativa. È ora di<br />

tornare a sputare il rospo e di<br />

dire cosa cazzo non funziona<br />

in questo mondo cari jazzisti…<br />

Francesco Bearzatti ha aperto<br />

le danze.<br />

È davvero possibile scegliere<br />

tre dischi e pensare che questa<br />

scelta sia rappresentativa? Ce<br />

ne vorrebbero almeno mille. E<br />

per provare a recuperare questo<br />

gap c’è la playlist di quindici<br />

brani proposta al termine<br />

dell’articolo. Anche da quella,<br />

però, restano fuori tonnellate<br />

di titoli. I tre dischi scelti sono<br />

Grace di Jeff Buckley, Matane<br />

Malit di Elina Duni e i titoli<br />

pubblicati da Wayne Shorter<br />

per la Blue Note all’inizio degli<br />

anni Sessanta.<br />

Fabio Ciminiera<br />

Senza tempo<br />

Grace di Jeff Buckley è<br />

l’album di una voce potente e<br />

sottile, l’album di canzoni malinconiche<br />

e capaci di fissarsi<br />

nei sentimenti in maniera indelebile.<br />

È un disco compatto e<br />

Jeff Buckley<br />

GRACE<br />

Columbia<br />

coerente, ossessivo e ipnotico,<br />

carezzevole e dolce: riesce a essere<br />

tutto questo senza impastare<br />

nessuna delle sue qualità.<br />

Grace è in grado di sollecitare<br />

corde differenti brano dopo<br />

brano. Buckley “spoglia” le cover<br />

scelte dalla firma degli autori<br />

- Lilac Wine dal repertorio<br />

di Nina Simone, Hallelujah di<br />

Leonard Cohen, il canto senza<br />

tempo di Corpus Christi Carol<br />

- e ne rende all’ascoltatore versioni<br />

estremamente personali.<br />

È, in una parola, un disco mai<br />

banale. La voce entra sinuosa<br />

sull’arpeggio di chitarra con<br />

cui si apre il disco, segnando<br />

l’ingresso in un lavoro costruito<br />

come un tutt’uno e con<br />

grandissima maestria. L’eco<br />

del cantato con cui si chiude<br />

Dream Brother, la traccia conclusiva,<br />

lascia una sospensione<br />

irrisolta, resa ancor più profonda<br />

dal fatto di sapere che è,<br />

in pratica, l’ultima espressione<br />

messa su disco da Buckley<br />

in vita. I repentini cambi di<br />

scena, la capacità di alternare<br />

ritmi vorticosi e aperture<br />

languide senza soluzione di<br />

continuità, chitarre eteree e taglienti:<br />

il disco è il frutto di un<br />

disegno condotto con estrema<br />

raffinatezza, con la lucidità del<br />

grande artista. E per questi, e<br />

tantissimi altri motivi, Grace<br />

torna di continuo nel lettore.<br />

Per motivi generazionali ho<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 107


SELECTOR<br />

foto Merry Cyr<br />

Jeff Buckley<br />

scoperto prima Jeff e poi, sulla<br />

scorta dell’ascolto di Grace,<br />

sono arrivato a Tim Buckley, il<br />

padre di Jeff. Entrambi protagonisti<br />

di vicende burrascose e<br />

di una morte in giovanissima<br />

età. Il primo ascolto di Grace<br />

è stato fulminante, capace di<br />

soddisfare tanto l’amante del<br />

rock storico quanto il cercatore<br />

curioso di novità. E, per molti,<br />

è stato l’ultimo disco, in ordine<br />

di tempo, in grado di connettere<br />

le due anime.<br />

In una differente dimensione<br />

Il percorso di Elina Duni è il paradigma<br />

efficace di una “prassi”<br />

presente nel panorama attuale,<br />

una musica capace cioè di misurarsi<br />

con il jazz, con le tradizioni<br />

popolari, con la modernità, con<br />

l’improvvisazione. La cantante<br />

- nata in Albania e cresciuta<br />

in Svizzera - ha una personalità<br />

forte e una presenza magnetica<br />

sul palco. Matane Malit è il secondo<br />

disco di un quartetto relativamente<br />

canonico, cantante<br />

accompagnata dal piano trio,<br />

ed è il primo pubblicato per la<br />

ECM di Manfred Eicher. Rispetto<br />

al primo lavoro, Baresha, il<br />

quartetto cerca una dimensione<br />

più compatta, mette da parte gli<br />

standard del jazz e i capisaldi della<br />

canzone d’autore per andare a<br />

esplorare un repertorio di brani<br />

tradizionali albanesi e di composizioni<br />

originali, vicini a quelli<br />

nelle forme e nelle dinamiche.<br />

Dal vivo interpreta, ad esempio,<br />

una toccante versione di Addije,<br />

Addije Amore e porta a contatto<br />

tra loro le canzoni dell’esilio e<br />

Elina Duni<br />

MATANE MALIT<br />

Editions of Contemporary Music<br />

Elina Duni<br />

songs<br />

1 All along the watchtower<br />

JIMI HENDRIX<br />

EXPERIENCE<br />

2 Happy Trails<br />

QUICKSILVER<br />

MESSENGER SERVICE<br />

3 Call me a dog<br />

CHRIS CORNELL<br />

4 I just want to make<br />

love to you<br />

MUDDY WATERS<br />

5 Love for sale<br />

CHET BAKER<br />

6 Try<br />

JANIS JOPLIN<br />

7 Cortez The Killer<br />

NEIL YOUNG<br />

8 John The Revelator<br />

GOVT MULE<br />

9 Don’t let the sun catch<br />

you crying<br />

ROBBEN FORD<br />

10 Behind the Yashmak<br />

ESBJORN SVENSSON<br />

TRIO<br />

11 San Lorenzo<br />

PAT METHENY GROUP<br />

12 Song for my father<br />

HORACE SILVER<br />

13 In Walked Bud<br />

THELONIOUS MONK<br />

14 Happiness<br />

GRANT LEE BUFFALO<br />

15 Starless<br />

KING CRIMSON<br />

Fabio Ciminiera<br />

delle partenze. Una lettura efficace<br />

e, purtroppo, estremamente<br />

intrisa di attualità e storia. Come<br />

si diceva, è il modo di andare<br />

avanti tenendo i piedi ben piantati<br />

nella tradizione, è il modo di<br />

fare una sintesi che sia coerente<br />

e personale, una sintesi che non<br />

rinnega nulla ma che tutto cerca<br />

di sovvertire. Anche in questo<br />

caso è la voce a rapire immediatamente,<br />

a condurre attraverso i<br />

brani, a sottolineare il filo logico<br />

e narrativo seguito dai temi.<br />

Non posso negare l’intenzione di<br />

chiudere la terna di dischi con un<br />

classico del jazz. Mi sono dato un<br />

monito, però: non scegliere un titolo<br />

indicato da tutti, come Kind<br />

of Blue di Miles Davis o A Love<br />

Supreme di John Coltrane, senza<br />

per questo scendere di livello o<br />

presentare titoli troppo difficili<br />

da reperire. La scelta “premia”<br />

Wayne Shorter e i dischi pubblicati<br />

dal sassofonista all’inizio<br />

degli anni Sessanta per la Blue<br />

Note. Night Dreamer, JuJu,<br />

Speak No Evil, The Soothsayer,<br />

Et Cetera, The All Seeing<br />

Eye e Adam’s Apple - in ordine<br />

cronologico - sono i dischi di un<br />

grande Maestro in evoluzione<br />

ma già solido ed estremamente<br />

consapevole del proprio messaggio:<br />

il sassofonista li pubblica<br />

nel breve volgere di tre anni, dal<br />

1964 al 1966. Shorter continua<br />

ancora oggi a manifestare il proprio<br />

punto di vista con altissima<br />

creatività e slancio, con un quartetto<br />

stabile nel tempo e disposto<br />

a improvvisare e utilizzare le melodie<br />

- le composizioni “storiche”<br />

108 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Esperienze in jazz<br />

Wayne Shorter<br />

dal sassofonista e le linee “incontrate”<br />

nel fluire del concerto - in<br />

maniera del tutto personale. I<br />

dischi citati fotografano Shorter<br />

in un periodo di grande fulgore:<br />

l’inizio della sua carriera da leader,<br />

subito dopo l’uscita dai Jazz<br />

Messengers di Art Blakey e parallelamente<br />

alla partecipazione al<br />

foto Robert Ascroft<br />

Secondo Quintetto di Miles Davis.<br />

Shorter sarà una delle spine<br />

dorsali della formazione guidata<br />

dal trombettista, con la registrazione<br />

di moltissimi brani firmati<br />

da lui, con uno scambio serrato e<br />

proficuo sulle idee utili per l’improvvisazione.<br />

Questi titoli hanno<br />

una serie notevole di qualità:<br />

musicisti di altissimo spessore;<br />

composizioni bellissime, diventate<br />

a loro volta standard, come<br />

Infant Eyes, Footprints, Witch<br />

Hunt, Adam’s Apple tra le altre;<br />

la tensione della creazione<br />

e la visione del risultato. Il mio<br />

rapporto personale con questi<br />

dischi è stato strano. Sono titoli<br />

Blue Note, realizzati da una sorta<br />

di dream team tra il Secondo<br />

Quintetto e il quartetto di John<br />

Coltrane e, quindi, sono arrivati<br />

in casa abbastanza presto: entrare<br />

in sintonia con loro è stato,<br />

in realtà, un processo più lungo.<br />

Non perché siano respingenti o<br />

difficili - facilissimi non sono, lo<br />

dico per chi volesse usarli come<br />

“primi dischi per avvicinarsi al<br />

jazz” - ma la quantità di materiale<br />

che c’è dentro è davvero enorme:<br />

stratificata, decisamente<br />

ordinata, connessa e coerente.<br />

La musica di Shorter impone<br />

un “percorso” di riflessione e<br />

presa di coscienza, impone la<br />

ricerca degli appigli per leggere<br />

e trovare il proprio modo di interagire<br />

con essa. Ma, alla fine, è<br />

estremamente gratificante. Sono<br />

stato indeciso fino all’ultimo se<br />

proporre Shorter o i dischi di un<br />

altro grande jazzista uscito dai<br />

Messengers, vale a dire Horace<br />

Silver... una traccia rimane nella<br />

playlist qui pubblicata: trovate<br />

anche i dischi di questo grande<br />

pianista nel catalogo Blue Note.<br />

La playlist presenta brani singoli<br />

ma, davvero, cercate i dischi nella<br />

loro integrità... è ancora più<br />

gratificante sia per chi consiglia<br />

che per chi deciderà di seguire il<br />

consiglio. Ho cambiato almeno<br />

dieci volte i brani scelti - se aveste<br />

a disposizione lo storico del file,<br />

la playlist conterrebbe non meno<br />

di cento titoli - e rappresenta un<br />

misto di inviti alla scoperta, di<br />

omaggio a grandi musicisti, di<br />

gusti personali.<br />

The Future of Cable<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 109


SELECTOR<br />

a cura di Bruno Re<br />

Classica in rete:<br />

istruzioni per l’uso<br />

Conversione verso la liquida di un possessore di circa 4.000 dischi… perché in rete è bello, perché in<br />

rete si può. Basta far caso ad alcune avvertenze...<br />

Un articolo di musica<br />

sulla Rete curato da<br />

un “antico”? Sembra<br />

un ossimoro ma è così. Permettetemi<br />

di presentarmi, visto che<br />

la maggioranza di voi di certo<br />

non conosceranno il mio nome.<br />

Mi interesso di musica antica da<br />

una vita, ho una cattedra di strumento<br />

antico presso un blasonato<br />

Conservatorio di Stato, sono<br />

stato responsabile del settore<br />

musica classica di molte riviste<br />

di Hi-Fi per circa trent’anni, ivi<br />

compreso <strong>SUONO</strong>, con il quale<br />

ho collaborato parecchi anni or<br />

sono. Circa tre anni fa ho smesso<br />

con l’attività giornalistica. Scrivere<br />

delle novità discografiche a<br />

lungo andare stanca, criticare i<br />

colleghi musicisti e dar retta alle<br />

case discografiche ancor di più.<br />

“Finalmente posso ascoltare tutti<br />

i CD che voglio senza vincoli<br />

di consegna della recensione in<br />

tempi brevi e senza priorità” mi<br />

son detto. “Voglio ascoltare quello<br />

che più mi piace e mi ispira al<br />

momento!” continuavo a dirmi.<br />

Nobile punto di partenza, direte<br />

voi, che però si è infranto contro<br />

la mia confusionaria gestione dei<br />

circa 4.000 CD che invadono il<br />

mio appartamento. Sono finito<br />

ad ascoltare a loop solo pochi dischi<br />

decorosi che ero riuscito a<br />

estrarre dal magma informe che<br />

ormai occupa (tutt’ora!) casa.<br />

Un giorno, sacramentando perché<br />

non riuscissi a trovare una<br />

delle dodici versioni dello schubertiano<br />

Arpeggione in mio possesso,<br />

mi è venuta l’dea di cercarla<br />

su YouTube. Miracolo! Ne<br />

ho trovate diverse versioni, alcune<br />

delle quali che non avevo mai<br />

sentito. Mi si è aperto un mondo<br />

e mi è cambiata la vita. Ascoltare<br />

buona musica classica, ben<br />

registrata, diversa ogni giorno?<br />

Su YouTube è possibile e a costo<br />

zero! Lì potete trovare i riversamenti<br />

di moltissimi CD e molte<br />

registrazioni dal vivo di grandi<br />

eventi realizzate dai maggiori<br />

gruppi che operano sui canali<br />

TV a pagamento. Tutto gratis!<br />

Ovviamente ogni medaglia ha il<br />

suo rovescio: accanto ai capolavori<br />

su YouTube viaggiano tonnellate<br />

di immondizia. Musica<br />

mal registrata, interpretazioni<br />

di dilettanti allo sbaraglio, insiemi<br />

davvero imbarazzanti, ce<br />

n’è per tutti i gusti. Ovviamente<br />

dopo qualche ricerca mal riuscita<br />

l’utente medio si spazientisce<br />

e getta la spugna: bisogna perdere<br />

davvero tanto tempo per<br />

trovare la “perla rara”. L’ambizione<br />

di questa rubrica è quella<br />

di segnalarvi le perle rare, video<br />

o solo audio, che vale davvero la<br />

pena ascoltare e vedere a colpo<br />

sicuro, senza perdere tempo.<br />

Chiedo scusa a tutti se le scelte<br />

che proporrò saranno penalizzate<br />

dai miei gusti musicali. Mi<br />

sembra inevitabile. Quanti amano<br />

la musica antica e “classica”,<br />

l’Ottocento strumentale e un<br />

po’ di operistica pre-verdiana,<br />

troveranno belle sorprese in<br />

questa rubrica. Chiedo perdono<br />

agli altri, mi piace fare e scrivere<br />

solamente di quello che so e che<br />

sento nel cuore. Mi rendo conto<br />

di essere fuori moda in un mondo<br />

di tuttologi e che la parola dignità<br />

oggi è un po’ demodé ma,<br />

in fondo, l’avevo detto all’inizio:<br />

sono un antico.<br />

110<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015


Secondo noi la classica<br />

PICCOLA GUIDA PER I NAVIGANTI SU YOUTUBE<br />

Contenuti dei link<br />

Bisogna ammetterlo: a volte è un problema capire<br />

cosa si sta ascoltando, YouTube è davvero avaro di<br />

informazioni su programma, esecutori, luoghi di<br />

registrazione, anno di produzione. A volte si hanno<br />

maggiori indicazioni cliccando sulla finestra “mostra<br />

altro” posta subito sotto le indicazioni (come detto,<br />

spesso vaghe) del programma, altre volte non si è<br />

così fortunati. Nel caso dei file audio da CD spesso<br />

nei primi secondi di ascolto viene mostrato il retro<br />

del CD stesso, prima dell’inevitabile immagine del<br />

quadro o della fotografia che vi accompagnerà per<br />

tutto l’ascolto. Anche in questo caso non è facile ricavare<br />

dati utili, spesso la foto è piccola e sfuocata.<br />

A volte nel “mostra altro” si trova la tracklist che consente<br />

di spostarsi agevolmente da un brano all’altro.<br />

Come ascoltare i link<br />

Il consiglio principale è di collegare l’impianto Hi-Fi<br />

al PC. Non è difficile e il risultato non è disdicevole,<br />

sempre che si disponga di una scheda audio medio/<br />

buona. La stessa Linn, uno dei produttori Hi-end,<br />

ha più volte realizzato demo utilizzando brani dalla<br />

rete, a ricordare che questo tipo di sorgente non è<br />

affatto male!<br />

Qualità del suono<br />

Anche se i puristi dell’Hi-Fi estrema probabilmente<br />

avranno da ridire, le registrazioni dei video dal vivo<br />

realizzate dai maggiori produttori presenti su tutti<br />

i network hanno una qualità mediamente simile<br />

a quella di un PCM a 16/44,1. I più smaliziati conoscono<br />

bene i problemi legati al pubblico (posizionamento<br />

dei microfoni, risonanza dell’ambiente,<br />

rumori del pubblico e di scena... ) e sicuramente<br />

metteranno in conto la situazione ambientale. A<br />

tutti posso garantire che le scelte fatte partono da<br />

un livello di qualità decoroso e che mi limiterò a segnalarvi<br />

solo pochi titoli che ritengo vere “chicche”<br />

musicali, magari non capolavori ma qualcosa che<br />

vale assolutamente la pena di avere a disposizione.<br />

Pubblicità<br />

La pubblicità, ahinoi, regna sovrana su YouTube<br />

e rompe tutto quello che di rompibile c’è in un<br />

essere umano di sesso maschile, immaginando<br />

però che il problema sia il medesimo anche per le<br />

signore… ! Per risolverlo ho trovato un programmino<br />

assai efficace chiamato Adblock Plus (ABP);<br />

gratuito, basta cercarlo su Google, facilmente<br />

scaricabile ed estremamente efficiente. Con la<br />

pubblicità bloccata si può godere di un ascolto<br />

fluido, e tutto fila liscio! Intendiamoci, non sono<br />

uno sponsor dei produttori di questo software,<br />

se volete potrete trovarne altri magari altrettanto<br />

buoni. L’uso di questo freeware mi sembra però<br />

indispensabile per godere appieno quanto state<br />

ascoltando, pena vedere (e sentire!) interruzioni<br />

pubblicitarie cadenzate ogni 10/15 minuti che reclamizzano<br />

ogni sorta di prodotto.<br />

Happy (?) end<br />

Per ultimo, il boccone più duro da mandare giù,<br />

quasi a contrappeso delle meraviglie del paradiso<br />

gratuito dei video e degli audio in assoluto<br />

più belli in circolazione al momento. In seguito a<br />

qualche problemino legale a proposito dei copyright,<br />

YouTube sta mettendo in atto una politica di<br />

eliminazione di alcuni titoli. Potrebbe capitare che<br />

una mia segnalazione vi porti in un vicolo cieco<br />

perché il link è stato cancellato, magari il giorno<br />

prima. State sicuri che ciò che viene proposto nella<br />

rubrica è seguìto da svariati mesi e che quindi<br />

è improbabile che venga rimosso. Vi consiglio comunque,<br />

se trovate qualcosa che vi piace, dietro i<br />

miei suggerimenti o in una vostra ricerca in proprio<br />

(state sicuri che, una volta assuefatti, vi verrà<br />

la voglia di smanettare!), di salvarlo sul vostro<br />

hard disk utilizzando semplici programmi gratuiti<br />

e facilmente reperibili in rete, tra i quali: Free Youtube<br />

Downloader (www.freemake.com/it/free_video_downloader)<br />

o aTube Catcher (www.atube.<br />

me/video). Attenzione, però! Contrariamente<br />

all’ABP, che blocca le pubblicità, questi freeware al<br />

momento dell’installazione vi chiederanno di aggiungere<br />

al vostro PC alcune funzioni aggiuntive<br />

(toolbar e quant’altro): tutta immondizia che porta<br />

un rallentamento delle prestazioni del vostro<br />

PC, spam e pubblicità indesiderata. Siate quindi<br />

molto accorti a non spuntare queste opzioni e a<br />

scaricare SOLO il programma.<br />

ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE<br />

BEETHOVEN<br />

www.youtube.com/watch?v=9kYJZoDrFeQ<br />

Scansiona il codice<br />

e visualizza il video.<br />

Triplo Concerto, Fantasia Corale<br />

Perlman, Ma, Barenboim<br />

Filarmonica di Berlino, dir. Barenboin<br />

Durata 58’ 46’’<br />

Fatti, non parole e onore al merito! Questo è un video dal vivo, registrato<br />

presso la sala dei Filarmonici di Berlino a Tiergarten. Il triplo di Beethoven è<br />

una splendida pagina poco visitata dai grandi solisti ed è un peccato. Fresca,<br />

brillante, spumeggiante, è un vero inno alla gioia, ben più del tristino finale<br />

della nona che relega il vate di Bonn al misero ruolo di autore dell’inno della<br />

Comunità Europea. Guardando questo video si può capire perché questa partitura sia così temuta dai solisti. La difficoltà tecnica delle parti dei tre strumenti (violino, violoncello,<br />

pianoforte) è davvero grande. Se si aggiungono i numerosi momenti d’insieme (unisoni, domande e risposte... ), che richiedono un affiatamento musicale dei tre<br />

protagonisti assolutamente perfetto e assai difficile da ottenere, risulta evidente che non molte grandi “star” si cimentano nell’ardua impresa per poco più di 35 minuti di<br />

musica. Ma che musica! In questo caso il risultato è di altissimo livello. In una esecuzione dal vivo come questa si resta a bocca aperta per l’insieme, la puntualità tecnica, il<br />

suono; nessuna sbavatura, nessuna incertezza, le note sempre nitide, pulite, intonate. Tutto fila a puntino. Una registrazione live che sarebbe eccellente anche per un disco,<br />

a dispetto dell’editing, piani montaggio e altre simili diavolerie tecniche! Chapeau! Conclude il video la Fantasia Corale op. 80 per pianoforte, coro e orchestra, sempreverde<br />

nazionalpopolare dal sicuro impatto emotivo ma dallo scarso spessore musicale che anticipa un celebre tema della nona Sinfonia (alla faccia dei “prestiti” di Haendel!).<br />

Buona la resa sonora di YouTube anche se non priva di qualche rimbombo. Ma siamo dal vivo!<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015<br />

111


SELECTOR<br />

HANDEL<br />

www.youtube.com/watch?t=1&v=UcknsYVgdkMHaendel<br />

Handel’s Water Music & Music For The Royal Fireworks<br />

Le Concert Spirituel, dir. Niquet<br />

Durata 71’ 15’’<br />

Scansiona il codice<br />

e visualizza il video. Sontuoso video live sponsorizzato dalla BBC presso la<br />

mitica Royal Albert Hall di Londra. La destinazione di<br />

queste due grandiose suite orchestrali è l’esecuzione all’aperto, sono musiche<br />

destinate alle fastose celebrazioni reali di metà ’700. Per evidenti ragioni acustiche<br />

Haendel richiede un organico dove i fiati la fanno da padrone (suonano<br />

più forte). In questa ricostruzione le cose sono state fatte in grande, in orchestra<br />

troviamo: 18 oboi barocchi, 8 fagotti e due controfagotti barocchi, 9 trombe naturali<br />

(senza meccanica), 9 corni naturali (taccio a proposito dei 6 flauti a becco che tanto sono a buon mercato): è un’impresa davvero titanica. Oggi è già difficile reperire una<br />

tale quantità di questi strumenti su piazza, trovare poi gente brava che sia in grado si suonarli al meglio è ancora più difficile! Gli archi quasi dovrebbero sparire (nonostante i<br />

5 leggii di primi violini, altrettanti di secondi e via dicendo) ma l’accurata presa del suono rimedia in parte all’inconveniente. Dal punto di vista esecutivo non tutto va liscio (è<br />

una ripresa dal vivo!): nella massa qualche fiato stonato c’è e magari a tratti si porta appresso tutta la fila (per gli ottoni senza meccanica il problema non è da poco!) con risultati<br />

a volte imbarazzanti. Ma questo “è il bello della diretta”, una diretta che fa comunque onore a tutti. Da parte sua Niquet sfoggia un’allegra nonchalance saltellando di fronte<br />

a questo mostruoso organico. La conduzione è di buon livello, con tempi sempre spigliati e accattivanti, senza tralasciare la cura del dettaglio. Una registrazione faraonica<br />

e assolutamente godibile che evoca i fasti di una grande tradizione musicale. La domanda che viene spontanea è: ci pensate a fare un’operazione del genere in Italia dopo i<br />

recenti tagli del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo)? Inimmaginabile! In una serata come questa gli inglesi probabilmente si sono bruciati un quarto delle sovvenzioni che<br />

quest’anno il FUS stanzierà nel prossimo anno all’Accademia Nazionale di S. Cecila... I brevi interventi della presentatrice della BBC non disturbano più di tanto e forniscono<br />

qualche utile informazione supplementare. Qualità del suono: signori siamo in una grande sala, per di più dal vivo e senza vedere microfoni dalle telecamere. Certo è perfettibile,<br />

ma ancora non mi capacito di come siano riusciti a trovare un suono simile! Eppure anche io di dischi ne ho registrati parecchi nella mia carriera e so come funziona.<br />

STRAUSS<br />

1) https://www.youtube.com/watch?v=zaAorqR0ICk<br />

Durata 25.30<br />

2) https://www.youtube.com/watch?v=JteREaN0JNQ<br />

Durata 24.51<br />

Vier letzte Lieder<br />

Jessie Norman<br />

I Vier letzte Lieder (Gli ultimi quattro canti) possono<br />

essere considerati il testamento spirituale di Richard<br />

Strauss. Composti nel 1948, quando il Mae-<br />

Scansiona i codici<br />

e visualizza i video.<br />

stro aveva 84 anni, ovvero un anno prima della sua<br />

scomparsa, sono pagine dense di poesia e atmosfera. Pur essendo un barocchista convinto di fronte a un simile monumento musicale non posso fare a meno<br />

di commuovermi. Confesso che alla mia veneranda età non mi vergogno di versare ogni tanto qualche lacrima di commozione ascoltando tanto ben di Dio.<br />

Di queste meraviglie vi propongo due versioni firmate da Jessie Norman, soprano americano, classe 1945. Capirete da soli che entrambe sono un po’ datate. La<br />

prima proposta è un “solo audio” e a mio avviso è la migliore. Il link non dà notizie sulla registrazione ma la Norman appare in ottima forma. Di sicuro è abbastanza<br />

giovane e questo caposaldo del suo repertorio è eseguito alla perfezione, supportata da un’orchestra e una direzione anch’esse di ottimo livello. Peccato<br />

che YouTube non fornisca il nome del direttore e dell’orchestra. Bella la scelta dei tempi, scorrevole la frase senza tralasciare i dettagli. La qualità del suono è<br />

decisamente buona per un file audio a occhio e croce certamente datato.<br />

Se poi volete divertirvi con gli ascolti a confronto potete vedere la ripresa del concerto diretto da Sawallish alla testa dell’orchestra della Suisse Romande. Certo<br />

vedere la musica dal vivo, condividere le emozioni degli interpreti e le situazioni emotive dà un’emozione diversa. Anche qui siamo un po’ indietro con gli anni,<br />

Sawallish è nato nel 1923 e scomparso nel 2013, in questo video sembra avere circa 70 anni. Fate voi i calcoli. Non è mai stato un direttore irruente (alcuni<br />

lo consideravano un Travet della bacchetta e non avevano tutti i torti) e questa lettura conferma le sue abitudini. Posata, meditata, per il mio gusto un filino<br />

troppo statica, anche se sul cronometro risulta più breve della precedente di un paio di minuti (in coda ci sono applausi e ringraziamenti). La frase stenta un po’<br />

ad andare avanti, il gusto per il dettaglio diventa quasi maniacale e tende a travalicare il contenuto poetico del testo. La parte audio presenta tutti i problemi<br />

delle riprese live, aggravati dalla presunta età.<br />

112 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />

Tutti pazzi per la musica…<br />

al cinema!<br />

di Rocco Mancinelli<br />

Al grande pubblico è sempre più gradita (il successo di Amy lo conferma) la visone dei film musicali.<br />

Che si tratti di lungometraggi-evento programmati in cartellone per pochissimi giorni o di veri e propri<br />

film, la musica torna al centro del palcoscenico. Oops… dello schermo!<br />

Il concerto degli One Direction?<br />

120.000 spettatori in<br />

due giorni per un milione<br />

e trecentocinquantamila euro<br />

di incasso! La metà, quasi esatta,<br />

per i Led Zeppelin, 60.000<br />

spettatori per 650.000 euro di<br />

incasso. Troppo pop, troppo<br />

facile? Queen Rock Montreal<br />

(1981): in tre giorni ha<br />

ottenuto nei cinema un incasso<br />

di 500.000 euro, al pari della<br />

stagione live del Metropolitan<br />

New York… E ancora: i Muse,<br />

con 30.000 spettatori e 300.000<br />

euro di fatturato.<br />

Dati che confermano come<br />

la musica, oltre che un modo<br />

onorevole di investire le proprie<br />

risorse, è anche un settore che<br />

rende, a patto di rispettare poche<br />

ma ben definite regole: innanzitutto<br />

una grande attenzione alla<br />

qualità dei contenuti, poi la capacità<br />

di realizzare un evento social.<br />

La presenza nei cinema per un<br />

brevissimo periodo o, addirittura,<br />

sfruttando le meraviglie del<br />

cinema digitale, la realizzazione<br />

dell’evento unico e contemporaneo;<br />

è stato il caso, ad esempio,<br />

della diretta via satellite nei<br />

cinema del mondo dal Soldier<br />

Field di Chicago (andata in onda<br />

lunedì 6 luglio alle ore 19.30)<br />

di Fare Thee Well, il concerto<br />

che celebrava i cinquant’anni<br />

di carriera dei Grateful Dead, a<br />

distanza di vent’anni dal giorno<br />

dell’ultimo concerto che il gruppo<br />

tenne proprio al Soldier Field di<br />

Chicago nel 1995 con Jerry Garcia,<br />

allora leader della band. Un<br />

evento simile, Subsonica Day,<br />

ha animato i palcoscenici italiani<br />

con un incontro esclusivo con<br />

la band, collegata in diretta via<br />

satellite con le sale cinematografiche<br />

e un evento a 360°, pieno di<br />

anteprime assolute, con le riprese<br />

di un concerto sperimentale e<br />

innovativo e la trasmissione del<br />

cortometraggio inedito Specchio.<br />

Anche la stagione cinematografica<br />

che ci apprestiamo a vivere sarà<br />

ricca di appuntamenti da non<br />

perdere per gli appassionati<br />

di musica: gli addetti ai lavori,<br />

ormai, complice anche la crisi<br />

economica e di ispirazione che<br />

ha colpito registi, produttori e<br />

sceneggiatori, sanno bene che<br />

la formula “musica al cinema”<br />

funziona e che una rockstar sposta<br />

più folla di un qualsiasi divo<br />

hollywoodiano. Così, persino l’ultimo<br />

Festival di Venezia non è rimasto<br />

insensibile a questo trend<br />

e ha inserito nella sua programmazione<br />

opere che hanno riguardato<br />

direttamente o indirettamente<br />

Lou Reed, Janis Joplin e<br />

114 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Heart of a Dog prende spunto dal rapporto tra la Anderson e Lou Reed e<br />

dalla sua morte.<br />

l’icona rock italiana Vasco Rossi,<br />

addirittura presente come super<br />

ospite. L’avverbio si riferisce indirettamente<br />

al film Heart of a<br />

Dog presentato in concorso da<br />

Laurie Anderson, musicista americana<br />

e per vent’anni compagna<br />

di Lou Reed. Si pensava che il<br />

film, presentato come un’opera<br />

sul ricordo, sulla perdita delle<br />

persone che amiamo, fosse interamente<br />

dedicato alla scomparsa<br />

del marito, il rocker Lou Reed,<br />

cantautore e poeta scomparso<br />

due anni fa. In realtà Heart of a<br />

Dog,prendendo probabilmente<br />

spunto dal dolore per la perdita<br />

del marito, personaggio ingombrante<br />

che la regista non nomina<br />

mai (compare pudicamente solo<br />

nell’ultimissima inquadratura<br />

nei panni di un medico), diventa<br />

un film diario di 75 minuti pieno<br />

di immagini e parole, musiche e<br />

disegni, ricordi d’infanzia e super8<br />

di famiglia, immagini della<br />

sua New York post-11 settembre.<br />

Una sorta di flusso di coscienza<br />

cui ha fatto da collante, quasi da<br />

filo rosso emotivo, l’amatissima<br />

cagnetta Lolabelle. “Sono partita<br />

dalle mie storie personali per<br />

realizzare un film originale e capace<br />

di affrontare temi universali<br />

che lo spettatore è invitato a<br />

guardare da punti di vista diversi.<br />

Mi avevano chiesto un film sul<br />

senso della vita, ma ho spiegato<br />

loro che non ne avevo uno”. Così<br />

il film ha cambiato rotta ed è<br />

diventato un film sulla perdita<br />

(di sua madre, del suo cane, di un<br />

amico artista, persino dei neonati<br />

nella culla), ma anche sull’amore:<br />

“Tutto ruota intorno a questo<br />

sentimento”. Il risultato, come<br />

spesso accade per opere di questo<br />

tipo, ha diviso il pubblico. Alcuni<br />

lo hanno applaudito a scena<br />

aperta, uscendo dalla proiezione<br />

con gli occhi rossi, mentre altri<br />

non lo hanno capito ritenendolo<br />

troppo sofisticato, quasi incomprensibile.<br />

“È il risultato della<br />

mia immaginazione e dei miei<br />

ricordi” si è quasi giustificata la<br />

regista. Ad ogni modo, su tutto<br />

il film aleggia la presenza dello<br />

scomparso marito: “Ho cercato<br />

di trasfondere in ogni immagine<br />

della pellicola l’energia e lo<br />

spirito del mio amore”. Sempre<br />

a Venezia è stato presentato fuori<br />

concorso Janis, il documentario<br />

di Amy Berg che racconta le<br />

tappe principali della vita della<br />

cantante Janis Joplin, dall’esibizione<br />

di Monterey Pop nel<br />

1967 a Woodstock nel 1969 fino<br />

al Festival Express nel 1970: ne<br />

parliamo nella prima parte di<br />

questo numero della rivista. La<br />

musica è molto presente anche<br />

nel film in concorso A Bigger<br />

Splash di Luca Guadagnino. Oltre<br />

ad avere probabilmente la più<br />

bella colonna sonora del Festival,<br />

il film racconta la storia di una<br />

celebre rockstar in crisi vocale,<br />

interpretata da Tilda Swinton,<br />

mentre il suo ex, Ralph Fiennes,<br />

è un discografico che ha prodotto<br />

i Rolling Stones. Ma la vera chicca<br />

del Festival di quest’anno è<br />

stata senz’altro la partecipazione<br />

di Vasco Rossi che ha calcato il<br />

tappeto rosso per Il decalogo<br />

di Vasco, il film di Fabio Masi,<br />

selezionato per la nuova sezione<br />

Incontri – Cinema nel giardino.<br />

Si è trattato di uno show in piena<br />

regola con il rocker di Zocca<br />

scatenato sul tappeto rosso. Il<br />

decalogo di Vasco si snoda<br />

in dieci capitoli ed è un surreale<br />

viaggio in auto di due amici e<br />

un cartonato (la sagoma di Vasco),<br />

posto nel sedile posteriore;<br />

come nella favola di Pinocchio,<br />

la sagoma prende vita e osserva<br />

il mondo fuori dal finestrino…<br />

Il ritratto di Vasco procede per<br />

circa un’ora attraverso visioni,<br />

fantasie, emozioni, immagini e<br />

contenuti inediti dalle “Lezioni/<br />

Laboratorio” di Bologna al ritiro<br />

fisico e spirituale nei luoghi “segreti”<br />

della Puglia, sulla spiaggia<br />

di Castellaneta.<br />

La stagione cinematografica che<br />

ci apprestiamo a vivere non si<br />

occuperà però solo di grandi<br />

nomi della musica rock. Praticamente<br />

in contemporanea<br />

arriveranno sullo schermo due<br />

film che raccontano due personaggi<br />

eccentrici, borderline,<br />

ingombranti, sublimi musicisti<br />

dalla vita maledetta (se non fosse<br />

vera, sembrerebbe scritta da uno<br />

sceneggiatore particolarmente<br />

ispirato): Miles Davis e Chat<br />

Baker. Don Cheadle, attore nero<br />

con un passato non proprio insignificante<br />

(Oscar per Rwanda,<br />

nonché la partecipazione a molti<br />

blockbuster, citiamo soltanto<br />

la serie Ocean’s e Avengers) è<br />

ricorso al fundraising per racimolare<br />

il denaro necessario per<br />

realizzare Miles Ahead in cui<br />

interpreta il protagonista. Dopo<br />

una lunga gestazione e a un anno<br />

di distanza dal primo ciak il film<br />

debutterà al 53° New York Film<br />

Festival a ottobre, nel corso della<br />

serata di chiusura. Il titolo è stato<br />

ispirato dall’omonimo album del<br />

1957 in cui Miles duettava per<br />

la prima volta con Gil Evans e<br />

la sua orchestra. Al centro del<br />

racconto non c’è l’intera vita del<br />

divino trombettista ma il suo<br />

A Bigger Splash: a Pantelleria, in un dammuso con vista superba, alloggiano<br />

Marianne (Swinton), rockstar afona, e Paul (Schoenaerts),<br />

direttore della fotografia.<br />

periodo più buio, gli anni del<br />

silenzio e della deriva, quando<br />

nella seconda metà degli anni ’70<br />

Miles Davis sparì letteralmente,<br />

entrando in una spirale autodistruttiva.<br />

“Miles era tante cose:<br />

un artista supremo e un tesoro<br />

nazionale ma anche un enigma<br />

per tutti coloro che lo circondavano,<br />

specialmente durante gli<br />

anni di silenzio” ha dichiarato<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 115


Il rapporto tra la settima arte e la musica ha profonde<br />

radici: il primo film sonoro è stato proprio<br />

un film dedicato al jazz, The jazz singer, di Alan<br />

Crosland, interpretato da Al Jolson.<br />

Il successo planetario di Amy, il docu-drama (di<br />

cui abbiamo parlato in questa rubrica nel numero<br />

499 – luglio 2015) , in pochi mesi ha già racimolato<br />

7.638.000 dollari negli USA e 835.000 euro nel<br />

nostro paese.<br />

Non solo divi: La Segretaria Dei Beatles narra la<br />

storia delle mitica band vista dagli occhi di Freda<br />

Kelly, cuore pulsante del fanclub internazionale…<br />

Cheadle in una recente intervista.<br />

Nel cast anche Ewan McGregor<br />

nei panni di un reporter della<br />

rivista Rolling Stone.<br />

Anche Ethan Hawke ha dovuto<br />

sudare le proverbiali sette camicie<br />

per raccogliere i fondi per<br />

girare e interpretare Born to be<br />

blue, film diretto dal canadese<br />

Robert Brudeau che racconta la<br />

tribolata vita di Chet Baker dagli<br />

anni Settanta in poi. Il film,<br />

presentato al Toronto Film Festival<br />

di quest’anno, inizia con<br />

Miles in prigione a Lucca. A farlo<br />

uscire dal carcere ci penserà un<br />

produttore hollywoodiano per<br />

proporgli di girare un film sulla<br />

sua vita. Sul set conosce la sua<br />

futura compagna Jane (Carmen<br />

Ejogo, già ammirata nei panni<br />

della moglie di Martin Luther<br />

King in Selma) che l’aiuterà nei<br />

difficili anni della disintossicazione.<br />

Quando alcuni spacciatori,<br />

cui doveva una grossa cifra, gli<br />

spaccano letteralmente la faccia,<br />

o meglio i denti, la sua carriera<br />

sembra finita. Invece, grazie<br />

anche all’aiuto di Jane, riesce a<br />

riprendersi, ad allenarsi reinventando<br />

il modo di suonare la<br />

tromba e a ottenere nuovi ingaggi<br />

(lo ricordiamo nel ’74 proprio a<br />

Umbria jazz). Da non perdere<br />

l’interpretazione di Ethan Hawke<br />

e la straordinaria colonna sonora<br />

suonata dal quarantenne pianista<br />

canadese David Braid. Ma lo<br />

sguardo del cinema e della TV<br />

sulla musica non si esaurisce di<br />

certo qui. Ci sono progetti ancora<br />

in fase embrionale, come il Sinatra<br />

di Martin Scorsese (con<br />

il suo attore feticcio Leonardo Di<br />

Caprio), che ha già l’approvazione<br />

della famiglia Sinatra (la figlia<br />

In Miles Ahead Don Cheadle interpreta Miles Davis.<br />

Tina sarà il produttore esecutivo)<br />

ma vedrà la luce solo dopo che<br />

il grande regista avrà finito di<br />

girare un film su un serial killer<br />

(indovinate interpretato da chi?<br />

Leonardo Di Caprio, avete indovinato)<br />

o il biobic su Freddie<br />

Mercury. In merito a quest’ultimo,<br />

sembra che lo script giaccia a<br />

Hollywood da sette anni; qualche<br />

tempo fa correva voce che Sacha<br />

Baron Cohen avesse accettato di<br />

dirigerlo e interpretarlo, notizia<br />

poi smentita da Brian May; altre<br />

voci davano interessati al progetto<br />

David Fincher e Stephen<br />

Frears ma per il momento è tutto<br />

fermo. La lista dei film, insomma,<br />

sembra infinita e va ingrossandosi<br />

ogni giorno di più. Sempre<br />

Martin Scorsese è impegnato<br />

addirittura in due progetti: un<br />

racconto video dei cinquant’anni<br />

di attività dei Grateful Dead, di<br />

cui sarà produttore esecutivo, e<br />

un biopic dedicato ai Ramones,<br />

che dovrebbe vedere la luce non<br />

prima del 2016. Gli fa compagnia<br />

Ron Howard con The Beatles<br />

Live Project, una raccolta di<br />

materiali video girati dai fan. A<br />

Toronto è stato presentato Love<br />

& Mercy, il film sulla delicata<br />

e controversa vicenda umana di<br />

Brian Wilson, il leader dei Beach<br />

Boys. A interpretare il suo ruolo<br />

sono stati chiamati due attori:<br />

Paul Dano per gli anni della giovinezza<br />

e John Cusack per quelli<br />

della maturità. Il ruolo di Eugene<br />

Landy, il medico manipolatore, è<br />

stato invece assegnato a Paul Giamatti.<br />

Saranno sviscerati tutti gli<br />

aspetti che ruotano intorno alla<br />

musica, anche il complesso e per<br />

certi versi inquietante rapporto<br />

che esiste tra una band e i suoi<br />

fan, come nel film No Manifesto,<br />

di Elizabeth Marcus, che<br />

getta uno sguardo sulla carriera<br />

dei Manic Street Preachers, realizzato<br />

in tredici anni di lavoro.<br />

In questo lunghissimo elenco<br />

non potevano certo mancare i<br />

Guns N’ Roses: Marc Canter, autore<br />

della biografia Recklwess<br />

Road: Guns N’ Roses and<br />

the Making of Appetite For<br />

Destruction, ha promesso un<br />

documentario ricco di rivelazioni<br />

sulla band heavy metal. Sempre a<br />

proposito di heavy metal, il bassista<br />

dei Metallica Robert Trujillo<br />

ha prodotto un documentario<br />

su Jaco Pastorius, il più grande<br />

chitarrista del basso elettrico che,<br />

dopo una serie di proiezioni in<br />

116 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


È l’evento musicale – cinematografico per eccellenza:<br />

The Wall (realizzato in 4K e Dolby Atmos),fresco<br />

di una tre giorni di proiezioni che si è tenuta il 29<br />

e 30 settembre e l’1 ottobre a cura di Nexo Digital,<br />

uno dei principali protagonisti del genere.<br />

Quali emozioni devono aver provato i fan degli<br />

Who lo scorso dicembre quando, dopo 35 anni<br />

dall’uscita, è tornato nelle sale Quadrophenia in<br />

versione restaurata e digitalizzata?<br />

Sempre lo scorso anno una certa rilevanza l’aveva<br />

suscitata David Bowie Is, il tour cinematografico<br />

nella mostra del Victoria & Albert Museum di Londra<br />

dedicata a David Bowie (ne abbiamo parlato<br />

su <strong>SUONO</strong>).<br />

sala, sarà visibile sulla piattaforma<br />

Netflix (da ottobre anche<br />

in Italia). Looking For Bon si<br />

intitolerà invece l’omaggio su<br />

pellicola dedicato all’ex cantante<br />

degli AC/DC Bon Scott,<br />

morto tragicamente nel 1980.<br />

Julien Temple, dopo The Great<br />

Rock And Roll Swindle e Joe<br />

Strummer. The Future<br />

Is Unwritten sembra averci<br />

preso gusto e ha girato The<br />

Ecstasy of Wilko Johnson,<br />

novanta minuti dedicati alla figura<br />

dell’ex chitarrista dei Dr.<br />

Ethan Hawke in Born to be blue è Chet Baker.<br />

Feelgood, malato di cancro e dato<br />

per spacciato già da un paio di<br />

anni. In questo lunghissimo<br />

elenco non possiamo non citare<br />

The Damned: Don’t You<br />

Wish That We Were Dead,<br />

un documentario dedicato alla<br />

leggendaria punk band inglese<br />

The Damned. Diretta da Wes<br />

Orshoski, che ha curato e prodotto<br />

anche il documentario dedicato<br />

al Lemmy dei Motorhead.<br />

Oltre al documentario su Jaco<br />

Pastorius la piattaforma Netflix<br />

renderà disponibile anche What<br />

Happened, Miss Simone?,<br />

un meraviglioso ritratto dell’eccentrica,<br />

scostante ma allo stesso<br />

tempo formidabile cantante Nina<br />

Simone, che tanto ha commosso<br />

il pubblico del Sundance 2015.<br />

Sull’altro progetto, Nina, interpretato<br />

da Zoe Saldana, è invece<br />

sceso un misterioso silenzio.<br />

Quincy Jones ha invece prodotto<br />

Keep on keepin’ on, storia di<br />

Clark Terry, grande trombettista,<br />

mentore di Miles Davis, morto<br />

all’inizio di quest’anno. La regista<br />

Dorsay Alavi, sempre con il sistema<br />

del fundraising, sta finendo di<br />

girare una biografia del sassofonista<br />

Wayne Shorter (interpretato<br />

da Bill Cosby), ex spalla di Miles<br />

Davis e fondatore dei Weather<br />

Report, intitolata Zero Gravity.<br />

Vedrà la luce anche Mavis!,<br />

il primo documentario dedicato<br />

alla leggenda della musica<br />

gospel/soul e dei diritti civili<br />

Mavis Staples. L’opera ripercorrerà<br />

sessant’anni di musica e di<br />

battaglie per i diritti civili attraverso<br />

le testimonianze di veri e<br />

propri mostri sacri della storia<br />

della musica come Bob Dylan,<br />

Bonnie Raitt e Jeff Tweedy dei<br />

Wilco. Anche il gangsta rap di Los<br />

Angeles ha attirato l’interesse di<br />

produttori e registi e se il progetto<br />

su Tupac Shakur, assassinato nel<br />

1997, non vedrà la luce, almeno<br />

per il momento – “le persone<br />

coinvolte non sono veramente<br />

rispettose delle eredità di Tupac”,<br />

ha dichiarato il regista John Singleton<br />

rinunciando al progetto – a<br />

breve (dopo il clamoroso esordio<br />

al box office americano) uscirà<br />

nelle nostre sale Straight Outta<br />

Compton, il film di F. Gary Gray<br />

su ascesa e declino dei Niggers<br />

With Attitude, storico collettivo<br />

gangsta rap in cui hanno militato<br />

tre dei padri del genere: Dr. Dre,<br />

Ice Cube e Eazy-E. Concludiamo<br />

questa carrellata con il progetto<br />

forse più ambizioso: America<br />

Epic, un documentario in tre<br />

parti accompagnato da un lungometraggio<br />

intitolato The American<br />

Epic Sessions, prodotto<br />

da Jack White, T. Bone Burnett e<br />

Robert Redford. Nelle intenzioni<br />

il documentario dovrebbe raccontare<br />

la nascita della musica<br />

moderna in America ed è quindi<br />

ambientato negli anni ’20, nei<br />

primi anni in cui i talent scout<br />

delle case discografiche giravano<br />

per il paese alla ricerca di nuovi<br />

suoni. Stiamo parlando dei primi<br />

vagiti del blues, del country, del<br />

gospel e via dicendo…<br />

Rocco Mancinelli<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 117


CUT ‘N’ MIX<br />

E CHISSENE FREGA<br />

Posso sopravvivere senza...Il tremila?<br />

Oltre 16.000 e-mail non lette testimoniano o l’una o l’altra: una<br />

grande pigrizia del destinatario o il ridondante uso dello strumento…<br />

Propendo per la seconda ipotesi, inclusi gli orrendi fenomeni<br />

di spam per i quali a volte su dieci e-mail se ne possono cestinare…<br />

dieci. Vanno bene poi le ripetute istanze di “Enlarge Your Penis” (in<br />

fondo, quale maschio non desidererebbe poter vantare un orgoglioso<br />

Walter? – definizione di Luciana Littizzetto) ma come porsi su “Come<br />

eliminare i tuoi peli”, in netto contrasto con il precedente e, onestamente,<br />

in posizione assai defilata nella personalissima classifica di<br />

“E chi se ne frega” che qui inauguriamo.<br />

2) Quasi una vittima sacrificale:<br />

apprendiamo che Albano<br />

Carrisi compare nell’ultimo disco<br />

di Alan, Viaggio in Italia.<br />

A parte l’inquietante quesito<br />

(ma chi c..zo è Alan?), ve l’immaginate<br />

un brano che “È un<br />

vero e proprio inno sulla fratellanza”<br />

e nel cui videoclip “Tra<br />

boschi, vigneti e uliveti Alan e<br />

Al Bano ci raccontano, in musica,<br />

il vero valore dell’amicizia”<br />

(le frasi in corsivo sono da<br />

comunicato stampa)? Quando<br />

la fantasia… ecc. ecc.<br />

1) Il primo posto spetta invece a<br />

un triplo “E chi se ne frega” destinato<br />

all’evento sapientemente<br />

cesellato nel comunicato stampa<br />

qui riportato per sommi capi: “La<br />

duchessa Samantha De Grenet si<br />

è sposata con abito disegnato su<br />

di lei da XXX… Quasi un matrimonio<br />

da Guinness dei primati:<br />

la De Grenet ha risposato dopo<br />

dieci anni lo stesso uomo, il manager<br />

Luca Barbato, con un abito<br />

della stessa stilista”. Chissenefrega<br />

che si sposa, che è una duchessa<br />

(ma dai?) e che si risposa; o no?<br />

3) O anche: ma che v’anno fucilato<br />

le recchie? Apprendo con esagerato<br />

stupore che a distanza di quasi<br />

vent’anni il record dei Los del Rio<br />

e della loro Macarena è stato infranto<br />

da Enrique Iglesias che con<br />

la sua Bailando è riuscito a entrare<br />

nella Top10 dei brani più programmati<br />

dalle radio Americane con una<br />

canzone in lingua spagnola.<br />

Ce n’è quanto basta...<br />

LIBRI<br />

Alberto Basso<br />

JOHANN SEBASTIAN BACH.<br />

MANUALE DI NAVIGAZIONE.<br />

Aragno Editore<br />

1.495 pp. – 95 euro<br />

Dieci anni fa ci sorprese l’uscita in libreria di una<br />

fondamentale ricerca mozartiana firmata da Rudolph<br />

Angermuller, a capo del Mozarteum di Salisburgo,<br />

dal titolo Mozart. 1485/86 bis 2003, 990 pagine divise in due tomi,<br />

che recava come sottotitolo “Date (e dati, ndr.) riguardanti la vita, le opere, e<br />

la storia della loro ricezione, dei Mozart”. Sì dell’intera famiglia una sorta di<br />

grande albero, secolare, con tanti rami, del quale il frutto più prelibato è<br />

stato senza dubbio Wolfgang, e che affondava le sue radici nella seconda<br />

metà del Quattrocento, quando per la prima volta compare un Mozart,<br />

notato nella grafia antica “Motzhart, Andris”, e siamo nel 1485/6. Da<br />

quella data, nei due preziosissimi tomi, si trova annotato ogni particolare<br />

riguardante vita e opere dei Mozart. E, man mano che ci si avvicina a<br />

noi, quasi di ogni giorno abbiamo notizia di fatti e persone della grande<br />

famiglia. Insomma tutto quello che avreste voluto sapere su Mozart e la<br />

sua famiglia e non è possibile trovare in nessun altro libro che questo.<br />

Da quel momento in avanti e fino al 2003 – il libro uscì l’anno seguente, alla<br />

vigilia del duecentocinquantesimo anniversario della nascita del “divino”<br />

Wolfgang, che cadeva nel 2006 portandosi dietro l’inevitabile carrozzone<br />

ben retribuito delle celebrazioni – nessun particolare riguardante i Mozart,<br />

soprattutto Wolfgang, risulta ora più sconosciuto agli studiosi.<br />

Potete perciò immaginare la nostra gioia quando poco tempo fa abbiamo<br />

letto di un’analoga impresa (in tre copiosi tomi) uscita in Italia (i volumi<br />

su Mozart, in tedesco, furono pubblicati da Hans Schneider-Tutzing)<br />

presso l’editore Aragno, a firma Alberto Basso: Johann Sebastian Bach.<br />

Manuale di navigazione.<br />

Alberto Basso è uno studioso di vaglia di Johann Sebastian Bach e già<br />

alla vigilia del 1985 – proclamato “Anno Europeo della Musica”, per la<br />

concomitante nascita, nel 1685, di Bach, Haendel e Domenico Scarlatti<br />

– terzo centenario della nascita del grande musicista, pubblicò presso<br />

l’editore Edt di Torino i due volumi intitolati Frau Musika. La vita e le<br />

opere di J.S.Bach (972 pagine). In quei due volumi va cercato il seme di<br />

questa sua recentissima fatica nella quale – come si legge nel risvolto di<br />

copertina – Alberto Basso, “sotto la forma di un dizionario atipico, riprende,<br />

aggiornandolo e integrandolo, l’incandescente materiale di composizioni,<br />

persone, luoghi, ambienti, situazioni, eventi e altro ancora che fanno del<br />

sommo musicista di Eisenach il supremo rappresentante dell’ars musica”.<br />

Diversamente dalla ricerca mozartiana di Angermuller prevale in Basso<br />

l’aspetto pratico. Lo sottolinea il sottotitolo, “manuale di navigazione”<br />

nell’universo bachiano, una sorta di bussola per non affondare mai e<br />

trovare sempre la giusta rotta per raggiungere ogni porto nel quale si<br />

vuole gettare l’ancora di una conoscenza più approfondita. A maggiore<br />

sottolineatura di tale intento pratico della sua ricerca bachiana, Basso<br />

l’articola secondo i gradi e le divisioni della “retorica” antica, che è l’arte<br />

della conoscenza. Una prima parte, che rappresenta l’exordium classico,<br />

presenta una cronologia sommaria della vita di Bach e della sua famiglia;<br />

la seconda, narratio, si articola su duemila voci circa, in forma di dizionario,<br />

o enciclopedia se si preferisce, ciascuna delle quali ragguaglia su singole<br />

118 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


composizioni o personalità dell’universo<br />

bachiano; la terza e ultima,<br />

egressus, non è che una miniera<br />

ricchissima di appendici, ben undici,<br />

consistenti in tabelle o elenchi,<br />

che terminano con l’indice dei<br />

nomi, compresi quelli relativi alla<br />

bibliografia, proprio come si trova<br />

anche nei due volumi di Angermuller,<br />

dove il nome del curatore,<br />

come autore di saggi, ricorre per<br />

pagine e pagine.<br />

Pietro Acquafredda<br />

Enrico Trentin<br />

STORIE TESE ILLUSTRATE 3:<br />

2003-2011<br />

Shockdom<br />

368 pp. – 15 euro<br />

Nel terzo volume<br />

della<br />

biografia illustrata<br />

di Elio<br />

e le Storie<br />

Tese realizzato<br />

dal fumettista<br />

Enrico<br />

Trentin<br />

vengono descritti<br />

quelli che l’autore definisce<br />

“gli anni dell’indipendenza<br />

discografica della band”, ovvero<br />

il periodo di enorme prolificità<br />

del gruppo che ha realizzato<br />

oltre 170 istant CD nell’arco di<br />

5 anni. Si tratta del periodo di<br />

definitiva consacrazione della<br />

band la cui storia viene narrata<br />

attraverso ogni tipo di documento:<br />

le schede delle canzoni<br />

edite e inedite, le scalette dei<br />

concerti, una video-discografia<br />

particolarmente ricca... Tutto<br />

quel che accade, insomma,<br />

dall’album Cicciput all’annuncio<br />

dell’inizio della lavorazione al futuro<br />

Album Biango con passaggi<br />

obbligati sulle reazioni alla presenza<br />

iconoclasta sanremese e<br />

la partecipazione a “Zelig Circus”<br />

e “Parla con Me”, che hanno contribuito<br />

al successo della band.<br />

Iltremila<br />

Se la musica è<br />

assolutamente<br />

trasversale<br />

Discutendo con il direttore dei<br />

contenuti di questo numero di<br />

<strong>SUONO</strong>, con particolare riferimento<br />

al servizio sulle nuove<br />

forme di consumo della musica,<br />

mi è tornata in mente una ricerca<br />

di mercato effettuata lo scorso<br />

anno da Coca Cola in occasione del<br />

lancio della campagna #dilloconunacanzone,<br />

che ha messo titoli e<br />

frasi di canzoni italiane e straniere<br />

sulle etichette delle bottiglie della<br />

nota bevanda.<br />

Perché “riesumare” un’inchiesta in<br />

parte già vecchia? In parte perché,<br />

nonostante un anno rappresenti<br />

un’era nel perenne divenire delle<br />

nuove forme di consumo musicale<br />

(è bastato poco per passare<br />

dal download allo streaming!), le<br />

considerazioni su quel report sono<br />

ancora valide; in parte perché le<br />

inchieste di questo tipo di solito<br />

abbracciano il mondo ma da quel<br />

mondo sembra essere “esentato”<br />

proprio il nostro Paese, sulle cui<br />

tendenze permane quasi sempre<br />

un alone di mancata definizione<br />

che rende difficile ogni<br />

valutazione…<br />

Ma che universo disegna l’indagine<br />

realizzata su di un campione<br />

di 600 intervistati tra i 13 e i<br />

35 anni? Per il 48,3% degli intervistati<br />

la musica è “svago”, segue<br />

chi la definisce “comunicazione”<br />

(23,3%), “cultura” (19,8%) e, fanalino<br />

di coda, “suono” (8,5%);<br />

i valori relazionali e ludici attribuiti<br />

alla musica prevalgono,<br />

quindi, su quelli funzionali. Per<br />

l’ampia maggioranza degli intervistati,<br />

infatti, l’esperienza musicale<br />

è un “fatto sociale”: ben il<br />

75% del campione parla sempre<br />

o spesso di musica con gli amici<br />

e lo fa più per empatia che per<br />

saccenza: per l’89% dei giovani<br />

parlare di musica è un modo per<br />

esprimere le proprie emozioni<br />

(affermazione largamente condivisa<br />

dalle ragazze, per il 93,8%),<br />

mentre per l’81% parlare di musica<br />

con altre persone è un modo<br />

per conoscerle meglio. Ben il 47%<br />

degli intervistati ascolta la musica<br />

senza far nient’altro. Sono<br />

più spesso le ragazze ad abbandonarsi<br />

all’“ascolto dedicato” rispetto<br />

ai maschi (49,9% vs. 44%).<br />

I giovanissimi sono, invece, più<br />

multitasking: solo il 36% dedica<br />

alla musica un ascolto esclusivo<br />

contro il 57,1% dei venticinque/<br />

ventinovenni e il 53,7% dei trenta/<br />

trentacinquenni.<br />

Il mezzo più utilizzato per ascoltare<br />

la musica, infine, è YouTube<br />

(75,5%), seguito a stretto giro dalla<br />

radio (72,7%, con un ascolto che si<br />

assesta all’82,3% da parte dei trenta/trentacinquenni<br />

e al 59% dei<br />

HYDE PARK<br />

CORNER<br />

tredici/diciannovenni) e dai file<br />

archiviati sul computer (71,5%).<br />

Più distaccati i CD (52,7%, utilizzati<br />

soprattutto dalle ragazze e dai<br />

trenta/trentacinquenni) e i “servizi<br />

dedicati” come Deezer e Spotify<br />

(44,3%), il cui uso si è sviluppato<br />

solo ultimamente…<br />

L’indagine, insomma, delinea un<br />

universo assai differente da quello<br />

di anche solo dieci anni fa ma indubbiamente<br />

ribadisce l’importanza<br />

dell’ascolto musicale all’interno<br />

del percorso sociale delle persone,<br />

in particolare dei giovani. Un buon<br />

punto dal quale ripartire?<br />

Iltremila<br />

<strong>SUONO</strong> novembre 2015 119


CUT ‘N’ MIX<br />

PILLOLE DA 3000 MCG di Iltremila<br />

Da un altro punto di vista<br />

Su Spotify ha debuttato Artune,<br />

“la prima audioguida emozionale al<br />

mondo” che sceglie un capolavoro<br />

dell’arte e coinvolge grandi artisti,<br />

ognuno dei quali realizza una playlist<br />

di cinque brani ispirandosi alla<br />

visione del quadro, con un breve<br />

commento in voce che ne accompagni<br />

l’ascolto e la integri. Fiorella<br />

Mannoia, Gianni Morandi, Niccolò Fabi, Caparezza, Frankie hi-nrg mc,<br />

Giuliano Sangiorgi, Francesco Renga, Elio, Franz di Cioccio e la Banda<br />

Osiris hanno così creato la loro personale playlist ispirata alla visione del<br />

quadro L’Ortolano di Arcimboldo.<br />

Vendemmia in musica<br />

Martedì 13 ottobre, alle ore 21.00, presso il casone nella tenuta Mazzolada<br />

(Portogruaro - VE), va in scena una particolare vendemmia: la raccolta<br />

delle uve viene abbinata a una serie di brani musicali, cinque etichette<br />

per cinque diverse musiche. Sarà possibile assaggiare il mosto nuovo in<br />

un tripudio musicale tra note dello spartito e l’armonia che si effonde<br />

dal bicchiere.<br />

info@mazzolada.it<br />

La musica… è in video!<br />

“La musica che passa attraverso le immagini è sicuramente il futuro perché<br />

punta a offrire la visibilità sui social network e su YouTube, che si sta profilando<br />

sempre più come il presente e il futuro della circuitazione della musica”.<br />

Così il Direttore artistico del “Biella Festival Autori e Cantautori”, Giorgio<br />

Pezzana: il 24 ottobre, al Teatro Sociale Villani di Biella, sono attesi i dodici<br />

finalisti della manifestazione che giunge quest’anno alla sua diciassettesima<br />

edizione. Al vincitore andrà la realizzazione del videoclip del suo<br />

brano e la relativa promozione stampa.<br />

Festival di frontiera<br />

Apre con un concerto degli Oregon<br />

(25 ottobre – Teatro Due, ore<br />

18.00) la Ventesima edizione del<br />

ParmaJazz Frontiere Festival. Fra gli<br />

artisti in programma Mark Turner<br />

con il suo quartetto (4 novembre)<br />

e Django Bates (11 novembre).<br />

www.parmafrontiere.it<br />

Tra sacro e “profano”<br />

Diciottesima edizione per il Padova<br />

Jazz Festival (dal 9 al 15 novembre)<br />

con un programma che ospita big<br />

della più consolidata tradizione<br />

jazzistica (come Kurt Elling) ma<br />

che punta anche sull’originalità,<br />

con artisti che vanno dai Bad Plus<br />

al Groove Lab di Ameen Saleem. Il<br />

Teatro Verdi ospiterà le tre serate<br />

finali del festival ma molti spunti<br />

Non c’entra niente ma…<br />

Se non ne avete mai assaggiato<br />

uno… non siete mai stati bambini!<br />

L’Azienda Biscotti P. Gentilini festeggia<br />

i suoi 125 anni di vita. Tutto<br />

cominciò in un piccolo laboratorio<br />

artigianale dove Pietro Gentilini<br />

creò gli Osvego, i Novellini, le Margherite,<br />

i Brasil, i Vittorio…<br />

Ora le vicende della famiglia che<br />

è entrata nella case degli italiani<br />

vengono raccontate in un libro...<br />

sonori verranno anche dall’Hotel<br />

Plaza, che per tutta la settimana<br />

del festival si trasformerà in un jazz<br />

club (due concerti quotidiani, uno<br />

nel tardo pomeriggio e uno serale)<br />

dove transiteranno artisti legati<br />

soprattutto alla scena mainstream.<br />

www.padovajazz.com<br />

Questo invece c’entra<br />

A Ravenna, fino al 18 dicembre,<br />

torna “I venerdì in Jazz”, la rassegna<br />

musicale del Mariani, all’Osteria<br />

Passatelli di Ravenna. Le serate<br />

inizieranno con l’aperitivo in jazz<br />

proposto dai presidi Slow Food<br />

del territorio, proseguiranno con<br />

la cena al Passatelli con piatti della<br />

tradizione (menù alla carta) per<br />

scaldarsi, nel dopocena, con la<br />

grande musica jazz.<br />

Questo così così...<br />

Cremona è di nuovo pronta, dal 21<br />

al 29 novembre, ad accogliere tonnellate<br />

di torroni di tutti i tipi, forme<br />

e sapori, provenienti da tutte le parti<br />

d’Italia, per uno degli eventi gastronomici<br />

più attesi e amati dell’intero<br />

territorio italiano. Sgranocchiare si,<br />

ma non solo: ci sarà infatti anche<br />

spazio per concerti e spettacoli musicali con la Brianza Parade Band, un<br />

collettivo di quasi quaranta elementi che, armati di trombe, tamburi, flauti e<br />

altri strumenti, attraverserà le vie di Cremona suonando un repertorio di brani<br />

presi in prestito dal rock moderno e dal pop internazionale.<br />

Apoteosi tango<br />

Dal 25 dicembre al 3 gennaio 2016 si<br />

terrà all’Aldobaraldo, storico tempio<br />

della danza, la quattordicesima edizione<br />

di Torino Anima Tango: musica<br />

live, aperitivi e tanta sensualità!<br />

120 <strong>SUONO</strong> novembre 2015


Clavimania<br />

Uno strumento unico<br />

(uno dei pochi claviorgani al mondo)<br />

Un ensemble unico<br />

(Massimiliano Muzzi of Strichen &<br />

Orchestra da camera del Maggio Musicale Fiorentino)<br />

Un programma unico<br />

(per la prima volta i brani per claviorgano eseguiti con un claviorgano e registrati)<br />

Un’occasione unica<br />

(Villa Rondinelli a Fiesole)<br />

Una registrazione allo stato dell’arte<br />

(realizzato in DXD con la supervisione di <strong>SUONO</strong>)<br />

<strong>SUONO</strong>records<br />

Per info: http://www.suono.it/E-Shop/<strong>SUONO</strong>records/Claviorganum-n-SR012


Dove trovarci<br />

Redazione<br />

Casella postale 18340 - Roma Bravetta<br />

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Copia singola: 4,75 euro<br />

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Pubblicità<br />

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Variedeventuali S.r.l.<br />

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Maurizio Massarotti<br />

(t) 335.76.03.234<br />

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Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo<br />

Direttore editoriale<br />

Paolo Corciulo<br />

Distributore per l’Italia<br />

Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />

20134 Milano<br />

Stampa<br />

Tiber S.p.A.<br />

Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />

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Paolo Corciulo p.corciulo@suono.it<br />

Condirezione<br />

Guido Bellachioma (Musica)<br />

Fabio Masia (Hi-Fi)<br />

Grafica<br />

Tommaso Venettoni<br />

Hanno collaborato<br />

Pietro Acquafredda, Agostino Bistarelli, Francesco Bonerba, Daniele Camerlengo, Stefano Dentice,<br />

Carlo D’Ottavi, Pier Paolo Ferrari, Rocco Mancinelli, Paolo Perilli, Bruno Re.<br />

Abbonamenti: annuale Italia € 60,00 (all inclusive).<br />

Pagamenti: c/c postale n. 62394648 o bonifico (IBAN: IT04W0760103200000062394648)<br />

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Per info vedi www.suono.it/La-rivista<br />

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scritta dell’Editore.<br />

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990/n. 250.<br />

Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di novembre 2015.<br />

INDICE INSERZIONISTI<br />

Aldinet 31 Il Centro Della Musica 93<br />

Audio Graffiti 113 Mpi - McIntosh 21<br />

Audiogamma - Pro-Ject 37 Mpi - Thorens 45<br />

Audiogamma - Musical Fidelity 47<br />

Mpi - Monitor Audio 85<br />

Audiogamma - CH Precision 67<br />

Mpi - Sonus Faber<br />

IV Cop.<br />

Audiogamma - Esoteric II Cop., 3<br />

Soundissimo 5<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 76, 121<br />

Tecnofuturo 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 53<br />

Gammalta Group - Pmc 99<br />

Gammalta Group 6, 7 Troniteck Distribuzione 109<br />

High Fidelity Italia - Roksan 83 Vizeum - Technics 49<br />

High Fidelity Italia - Accuphase<br />

III Cop. Yamaha Music Europe Gmbh - Branch Italy 41

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