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Giro della Corsica in kayak

Questo libro è il racconto dell'avventura fatta nell'estate 2014. E' il diario di viaggio del periplo della Corsica a bordo di un kayak. E' la realizzazione di un ancestrale sogno di libertà. A raccontarlo, oltre le parole, ci sono centinaia di fotografie scattate da terra e da mare ai luoghi più belli dell'isola francese

Questo libro è il racconto dell'avventura fatta nell'estate 2014. E' il diario di viaggio del periplo della Corsica a bordo di un kayak. E' la realizzazione di un ancestrale sogno di libertà. A raccontarlo, oltre le parole, ci sono centinaia di fotografie scattate da terra e da mare ai luoghi più belli dell'isola francese

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spiaggia. Solo roccia irta e tagliente. Sono istanti<br />

drammatici <strong>in</strong> cui non so cosa fare. Ho davvero paura e<br />

la paura mi offusca la mente. Mi ricordo di non avere né<br />

il cellulare carico per vedere dove si trova la spiaggia, né<br />

la lampada frontale funzionante per un atterraggio di<br />

fortuna <strong>in</strong> piena oscurità. Le tenebre mi avvolgono e<br />

non trovo il coraggio per proseguire oltre. Posso solo<br />

tornare dai <strong>kayak</strong>er, 500m <strong>in</strong>dietro, o tentare<br />

l’atterraggio di fortuna sugli scogli, rischiando di<br />

danneggiare il <strong>kayak</strong>. Sono attimi di terrore come mai li<br />

ho provati. Forse solo una volta, quando da bamb<strong>in</strong>o mi<br />

arrampicai su un costone di roccia alto una dec<strong>in</strong>a di<br />

metri e persi le forze prima di arrivare <strong>in</strong> cima,<br />

rischiando di sfracellarmi al suolo. Quella volta ce la feci.<br />

Ma questa? Quando sembra tutto ormai perso, vedo<br />

dietro di me la sagoma di alcuni <strong>kayak</strong> che vengono<br />

nella mia direzione, ad un cent<strong>in</strong>aio di metri. Mi giro e<br />

raggiungo il primo. E’ francese e mi spiega che il capo<br />

gruppo è poco più dietro. Non vedo nessuno, è buio<br />

pesto. Rimango fermo, impietrito. Dopo pochi secondi<br />

mi viene <strong>in</strong>contro proprio lui. Gli chiedo se sappia dove<br />

sia la spiaggia. Mi dice che è oltre la punta, sotto<br />

l’enorme faro. Gli chiedo se sia sicuro. ”Sure!” mi<br />

risponde lui. Incredulo, glielo richiedo ancora e lui di<br />

nuovo: “sure!”. «Allora o la va o la spacca», mi dico. Mi<br />

faccio coraggio e pagaio a velocità supersonica,<br />

lasciandomi dietro il gruppo di <strong>kayak</strong>. Le pale affondano<br />

<strong>in</strong> acqua ma io non le vedo. Sono vic<strong>in</strong>issimo alla costa e<br />

non vedo gli scogli. Sento solo il rumore delle onde che<br />

si <strong>in</strong>frangono. Ad un certo punto il mare arretra e si apre<br />

alla mia s<strong>in</strong>istra uno scorcio più chiaro. Ci entro. Pochi<br />

metri e il rumore delle onde <strong>in</strong>izia a cambiare. Una<br />

sagoma bassa e chiara mi viene <strong>in</strong>contro. E’ la spiaggia.<br />

E’ la salvezza. Inizio a gridare «beeeeeach, beeeeeeach»<br />

verso il gruppo. Quando tocco terra ancora non ci credo;<br />

ce l’ho fatta anche stavolta! Le gambe ancora mi<br />

6 AGOSTO: LA DISAVVENTURA DI CAPO SENETOSA<br />

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