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Giro della Corsica in kayak

Questo libro è il racconto dell'avventura fatta nell'estate 2014. E' il diario di viaggio del periplo della Corsica a bordo di un kayak. E' la realizzazione di un ancestrale sogno di libertà. A raccontarlo, oltre le parole, ci sono centinaia di fotografie scattate da terra e da mare ai luoghi più belli dell'isola francese

Questo libro è il racconto dell'avventura fatta nell'estate 2014. E' il diario di viaggio del periplo della Corsica a bordo di un kayak. E' la realizzazione di un ancestrale sogno di libertà. A raccontarlo, oltre le parole, ci sono centinaia di fotografie scattate da terra e da mare ai luoghi più belli dell'isola francese

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iesce perché non c’è molta onda. Ma <strong>in</strong> caso di<br />

frangenti risulterebbe impossibile da eseguirsi. Decido<br />

di non pensarci per non demoralizzarmi ulteriormente.<br />

Percorro 2 km e mezzo. Arrivo nei pressi di Torre<br />

dell’Agnello. Mentre giro attorno ad un gruppo di scogli<br />

affioranti, tiro fuori la fotocamera dalla custodia per fare<br />

una foto. La pagaia viene colpita da un’onda e colpisce a<br />

sua volta la mia mano facendo cadere la fotocamera <strong>in</strong><br />

acqua. La vedo scomparire nel blu. Tutte le foto fatte<br />

s<strong>in</strong>o a quel momento scomparse assieme alla<br />

fotocamera. Voglio sprofondare anche io. Non c’è più<br />

nulla da fare: si ritorna a casa (vorrei dire). Invece<br />

registro la mia posizione sul gps. Vedo più avanti due<br />

gommoni affiancati, ancorati sul basso fondale. Li<br />

raggiungo e chiedo alle persone a bordo se possano<br />

aiutarmi a recuperare la fotocamera. Sono italiani e dei<br />

due uom<strong>in</strong>i a bordo, uno fa f<strong>in</strong>ta di nulla e l’altro mi dice<br />

di avere problemi nella compensazione. Mi <strong>in</strong>dicano<br />

però una spiaggetta m<strong>in</strong>uscola più avanti dove<br />

fermarmi. Con la forza che solo la disperazione può<br />

dare, raggiungo una spiaggetta e fermo il <strong>kayak</strong>. Prendo<br />

la maschera e mi avvio a nuoto verso il gruppo di scogli<br />

ad una estremità <strong>della</strong> baietta. Saranno su per giù 400<br />

metri. Porto con me il gps. Nuoto, nuoto, nuoto. Nuoto<br />

<strong>in</strong> un mare <strong>in</strong>festato da piccole meduse marroni<br />

dall’aspetto per nulla rassicurante. A circa met{ strada,<br />

ce ne sono così tante che devo percorrere ampi tratti<br />

sott’acqua per evitarle. Arrivo esausto nei pressi del<br />

gruppo di scogli. Guardo il gps e vedo che sullo schermo<br />

ci sono scritte <strong>in</strong>comprensibili. Controllo lo sportell<strong>in</strong>o<br />

<strong>della</strong> porta usb e lo vedo aperto. E’ entrata acqua. Fuoriuso<br />

anche il gps. A questo punto non so chi mi da la<br />

forza di mettermi a cercare la fotocamera. Mi immergo<br />

più volte f<strong>in</strong>o a quando non la vedo, a quattro metri di<br />

profondità, adagiata su uno scoglio. In un attimo sono<br />

sul fondo e la afferro. Quando riemergo, mi sento<br />

26 LUGLIO: IL GIORNO DEL GIUDIZIO<br />

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