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Psicologia delle Arti

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sia qualcos’altro» 90 . Perciò del corpo non si può fare a meno. Le opere<br />

d’arte e le persone «devono essere considerate come irriducibili a parti<br />

di se stesse, e sono in tal senso primitive» 91 .<br />

Tuttavia, ai fini della definizione dell’arte, ritiene necessario distinguere<br />

ciò che pertiene all’anima e ciò che pertiene al corpo: «è proprio<br />

ciò che costituisce la cosa reale, quale che sia, che abbiamo proposto<br />

di sottrarre dall’opera d’arte per vedere quale possa essere il resto,<br />

supponendo che proprio in quel resto risieda l’essenza dell’opera d’arte»<br />

92 . Così procedendo incontriamo corpi identici che però possiedono<br />

anime molto diverse: è il caso dei rettangoli attraversati a metà da una<br />

linea orizzontale di J e K; oppure corpi identici, dei quali alcuni sono<br />

senza anima e altri la possiedono: è il caso dei quadrati rossi. Un chiaro<br />

invito a esercitare l’immaginazione, e per i rettangoli il suggerimento di<br />

Danto in tale direzione è esplicito: la linea orizzontale, ad esempio, o<br />

è la traiettoria di una particella isolata nella prima opera, o è il punto<br />

d’incontro di due masse che esercitano pressione uguale e contraria<br />

nella seconda 93 . Per i quadrati possiamo immaginare più liberamente<br />

a partire dal titolo, senza i vincoli che la rappresentazione di leggi<br />

scientifiche impone. Nondimeno, è iperbolico “l’eccesso di contenuto”<br />

quando, invece di “animare” i corpi, ha il potere di azzerarne la diversità.<br />

Come gli eroi della fantascienza, le cui anime si possono incarnare<br />

in un corpo terrestre qualsiasi – evidentemente per loro i terrestri si<br />

somigliano tutti, come per noi, fino a qualche tempo fa, i giapponesi –,<br />

così i significati artistici; con la differenza, però, che quando lo spirito<br />

artistico si incarna, ha il potere di uniformare le qualità percettive dei<br />

corpi. Altrimenti, perché i nostri pensieri, pur davanti alle tele rosse,<br />

rimangono “vuoti”? Danto ci dice che anime diverse possono incarnarsi<br />

nello stesso corpo. Ma l’anima di mister Hyde e del dottor Jeckill<br />

ci è data percettivamente – la diversa espressività del volto, della voce<br />

e <strong>delle</strong> azioni – non da sottotitoli a corpi identici che di volta in volta<br />

segnalano “ora è mister Hyde”, “ora è il dottor Jeckill”; mentre gli<br />

identici rettangoli di J e K rimangono tali e quali anche quando l’uno<br />

è identificato come La prima legge di Newton, e l’altro come La terza<br />

legge di Newton. Di rettangoli e di quadrati dopo Malevič ce ne sono<br />

tanti, ma alcuni dei titoli di Danto sono davvero curiosi per l’arte della<br />

s-definizione. Sicuro che quadrati e rettangoli sono “a proposito di” ciò<br />

che i titoli significano? Sicuro che incarnano quei significati? Per Danto<br />

l’identità percettiva è a dimostrazione che il significato è invisibile. Se è<br />

invisibile perché chiamarlo incarnato? Si sarebbe mai potuto teorizzare<br />

il concetto di anima senza la visibilità di un corpo animato?<br />

Uscendo dalla galleria di Danto, incontriamo orinatoi e scatole. Esaminiamo<br />

le scatole Brillo: quella di Warhol che è considerata arte e<br />

quella di Harvey che non è considerata arte, e che tale rimarrà a meno<br />

che non si imponga la tesi di Tiziana Andina 94 . Già questo suggerisce<br />

che le due condizioni ritenute necessarie per la definizione dell’arte<br />

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