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Psicologia delle Arti

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134<br />

R. Arnheim, Astrazione percettiva ed arte (1947), in Id., Verso una psicologia dell’arte,<br />

cit., p. 48.<br />

135<br />

Id., La prospettiva invertita e l’assioma del realismo, in Intuizione e intelletto. Nuovi<br />

saggi di psicologia dell’arte (1972), Feltrinelli, Milano, 1987, pp. 191-192.<br />

136<br />

Come nella tradizione di ricerca gestaltista, dove, per dirlo con F. Brentano (La psicologia<br />

dal punto di vista empirico, 1874, Laterza, Roma-Bari, 1997, p. 76), «non c’è una psiche,<br />

per lo meno non per noi; eppure una psicologia non solo può, ma deve esserci».<br />

137<br />

W. Tatarkiewicz, Storia di sei Idee (1976), Aesthetica, Palermo, 2004 5 , p. 290.<br />

138<br />

Persino a proposito di Monet e la serie Rouen, e di Cézanne e la serie Sainte-Victoire,<br />

ciò che conta sarebbero gli elementi costanti: «Il fatto che entrambi abbiano deciso di rappresentare<br />

la stessa scena in situazioni diverse, riflette, credo, la comprensione istintiva da<br />

parte loro di dovere cercare gli elementi costanti, astrarre le proprietà e le qualità essenziali<br />

<strong>delle</strong> scene e degli oggetti in condizioni sempre mutevoli, e così imitare inconsapevolmente<br />

la funzione del cervello visivo», ivi, p. 237.<br />

139<br />

W. Köhler, An old pseudoproblem, in M. Henle, The Selected Papers of Wolfgang<br />

Köhler (1929), Liveright, New York, 1971.<br />

140<br />

Zeki (Intervista al neurobiologo Semir Zeki, “Avvenire”, 2 dicembre 2003, corsivo mio),<br />

alla domanda di A. Lavazza: «Molti aspetti dell’arte però sfuggono all’analisi neurologica..»,<br />

risponde: «Sfuggono oggi, ma io spero non per molto tempo. La neuroestetica è ancora nella<br />

sua infanzia. Molti aspetti che sembrano sfuggenti, grazie anche a nuove tecniche, potranno<br />

essere compresi in termini di psicologia del cervello».<br />

141<br />

Id., “La Repubblica”, 5 settembre 2009.<br />

142<br />

«L’occhio e la mano sono il padre e la madre dell’attività artistica». Ad affermarlo<br />

è Arnheim (Arte e percezione visiva, cit., p. 150) che sa bene che occhio e mano senza il<br />

cervello non sono né occhio né mano, come pure che la mano sembrerebbe aver perso la<br />

sua centralità con le nuove tecnologie. Mi piace anche ricordare l’incisiva affermazione del<br />

paleontologo André Leroi-Gourhan (Il gesto e la parola, 1964, Torino, Einaudi, 1977, p. 246)<br />

che vale in generale e non solo per la pittura: «La mano ha il suo linguaggio la cui espressione<br />

è in rapporto con la visione, la faccia ha il suo che è legato all’audizione».<br />

143<br />

S. Zeki, La visione dall’interno, cit., p. 18.<br />

144<br />

Sulle qualità espressive cfr. l’importante volume di A. Argenton, Arte e espressione.<br />

Studi e ricerche di psicologia dell’arte, Il Poligrafo, Padova, 2008; e, sui fraintendimenti cui<br />

hanno dato luogo, L. Pizzo Russo, So quel che senti. Neuroni specchio, arte ed empatia, ETS,<br />

Pisa, 2009.<br />

145<br />

La Tavola rotonda alla quale ho partecipato, si inseriva nella settimana di manifestazioni<br />

sull’arte dal significativo titolo “Fuori Quadro: dalla rappresentazione alla realtà”: un’arte<br />

«non più soltanto come quadro o scultura da guardare».<br />

146<br />

“Le vacanze intelligenti”, dopo l’omonimo episodio di Alberto Sordi, sono diventate<br />

un vero e proprio business in continua espansione.<br />

147<br />

S. Zeki, La visione dall’interno, cit., p. 26.<br />

148<br />

D. Hume, La regola del gusto (1757), Laterza, Bari, 1967, p. 31. Hume usa “mind”<br />

e non “brain”. Dopo averlo scritto, ho scoperto che la neuroestetica ha già provveduto: «la<br />

bellezza è nel cervello di chi guarda», L. F. Ticini, D – “La Repubblica”, 8 novembre, 2008<br />

(http://www.neuroestetica.it/articles.html).<br />

149<br />

S. Zeki, La visione dall’interno, cit., p. 242.<br />

150<br />

Id., Neurologia del non finito, cit. Trattandosi di un giornale, preciso che quanto citato<br />

non compare nel titolo o nell’occhiello ma è il neurobiologo a sostenerlo: «Con lo sviluppo <strong>delle</strong><br />

tecniche di imaging […] le ricerche degli ultimi anni, in particolare sulla parte visiva che costituisce<br />

forse un terzo dell’intero cervello, ci hanno portato a considerarlo un organo creativo».<br />

151<br />

I versi leopardiani sono: «Dipinte in queste rive / Son dell’umana gente / Le magnifiche<br />

sorti e progressive», G. Leopardi, La Ginestra o il fiore del deserto, vv. 49-51, in Id., Tutte<br />

le opere di Giacomo Leopardi, Poesie e prose, i, Mondadori, Milano, 1958, p. 120.<br />

152<br />

Anche il rammarico è del pittore Conti: «Ah, perché non possiamo dipingere direttamente<br />

cogli occhi? Nel lungo percorso dagli occhi, attraverso il braccio e fino al pennello,<br />

quanto mai va perduto!», G. E. Lessing, Emilia Galotti (1772), in Id., Teatro, UTET, Torino,<br />

p. 110. Sembra fare eco a Conti L. F. Ticini (Desiderio e Immaginazione, cit.): l’idea «è sempre<br />

superiore alla capacità espressiva <strong>delle</strong> mani, <strong>delle</strong> parole o della pellicola».<br />

153<br />

Pittura lingua morta? È la domanda posta recentemente ad artisti, critici e curatori da<br />

«Flash Art», 2009, p. 273, http://www.flashartonline.it. Cfr. anche J. Jiménez, Teoria dell’arte<br />

(2002), Aesthetica, Palermo, 2007.<br />

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