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E’ pertanto enormemente sottovalutata dai moderni questa codificazione dei Greci di un<br />
principio spirituale, che oggi viene spesso derisa come infantile e puerile. Due considerazioni<br />
vanno qui sottolineate. La prima, assai semplice da comprendere, era che la razionalità si<br />
affermava contro le superstizioni e le irrazionalità. Socrate venne condannato a bere la cicuta<br />
per empietà, in quanto non era soddisfatto dello status dei principi non-materiali dei suoi<br />
concittadini, che gli apparivano puerili. La seconda ed estremamente rilevante è che non si<br />
considera quanto difficile sia stata la derivazione da quel magma profondo che è stata<br />
l’evoluzione umana di concetti quali causa, spirito e materia. In realtà, come abbiamo<br />
sostenuto, la definizione di questi concetti è il primo grande risultato scientifico che è stato<br />
ottenuto e le cui origini sono avvolte nel mistero più fitto. Non si apprezza sufficientemente<br />
quanto enorme sia stata la nascita di questi concetti. Oggi la gente classifica le prove<br />
dell’esistenza di Dio di Aristotele come discorsi filosofici se non addirittura metafisici, ma<br />
non si rende conto che essi sono invece prettamente scientifici perché denotano l’esistenza di<br />
concetti quale causa, causa finale, serie infinita, ordine, caos, legge, per non parlare della<br />
nascita della logica, secondo la quale da premesse generali si possono trarre conclusioni<br />
particolari. Tutti questi concetti hanno ovviamente un’origine empirica, anche se la riflessione<br />
su di essi li ha trasformati in principi astratti. Essi oggi vengono bevuti col latte materno, e<br />
pertanto sembrano a noi delle acquisizioni semplici e banali.<br />
Come abbiamo visto, il bisogno teorico di un principio extramateriale nella spiegazione dei<br />
fenomeni umani e biologici è stata una scoperta antichissima, risalente forse all’uomo di<br />
Neanderthal e sicuramente all’uomo di Cromagnon, oltre 30.000 anni fa, dal momento che<br />
sembra logico concludere che la pratica della sepoltura e i riti ad essi connessi siano sinonimi<br />
di una certa qual credenza nell’aldilà. Coi Greci, assume la formulazione che rimarrà invariata<br />
per oltre duemila anni. Il Fedone di Platone è una espressione completa di questo<br />
raggiungimento, tanto che i cristiani che vollero coniugare tra loro cristianesimo e filosofia<br />
greca non ebbero alcun problema a riconoscere nell’anima socratica un principio spirituale<br />
cristiano che anelava verso il suo principio. Deve pertanto essere chiaro che la definizione e la<br />
purificazione di un principio extra-materiale è stato un concetto basato sui fatti e un passaggio<br />
indispensabile nella storia della conoscenza<br />
Due sono gli aspetti che lo studio della biologia affronta: il problema del vivente in generale e<br />
quello di quel particolare vivente che è l’uomo. Lungo oltre due millenni, la storia della<br />
biologia può essere letta come un progressivo riconoscimento che le leggi del vivente non<br />
sono di tipo diverso da quelle del non vivente. Penso che si possa trovare in Ippocrate,<br />
fondatore della medicina clinica, una considerazione straordinaria per l’epoca in cui<br />
formulata:<br />
“Sulla malattia cosiddetta sacra i fatti stanno così. Essa non è, a mio parere, per nulla più<br />
divina o più sacra delle altre malattie, ma essa ha la stessa natura da cui provengono anche<br />
le altre. Ma gli uomini credettero che la sua natura e la sua causa fossero alcunché di divino<br />
per inesperienza e per la sua natura straordinaria, perché non somiglia affatto alle altre<br />
malattie” 282 .<br />
282 Ippocrate: La malattia sacra. In Opere, Boringhieri, Torino, 1961; p. 37. E’ importante notare<br />
come già Ippocrate, che scrive tra il quinto e il quarto secolo prima di Cristo, consideri la sua<br />
visione scientifica della malattia sacra come un passo verso la liberazione dagli antropomorfismi.<br />
Poco più avanti, riferendosi a coloro che speculano su questa malattia, afferma: “..e la maggior<br />
parte dei loro discorsi va a finire nel divino e nel demoniaco. Eppure a me personalmente sembra<br />
che i loro discorsi non abbiano nulla a che vedere con la pietà, come essi credono, ma piuttosto<br />
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