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Sfogliabile CS sett 245

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0081-0085 2<br />

Nel complesso l’economia italiana nel 2015 è tornata a<br />

crescere, anche se a ritmi ancora moderati (0,8%).<br />

Uso totale di alluminio, produzione di semilavorati, getti e pani<br />

per fonderia dal 2010.<br />

Qualche dato sull’associazione<br />

Assomet è l’associazione nazionale degli imprenditori della metallurgia<br />

non ferrosa.<br />

Fondata nel 1946, aderisce a Confindustria e inquadra le aziende italiane<br />

produttrici e trasformatrici di metalli non ferrosi: alluminio, piombo,<br />

rame, zinco, nichel, stagno, magnesio, metalli preziosi e metalli minori.<br />

L’associazione opera per la difesa degli interessi dell’industria, a livello<br />

sia nazionale che internazionale, e per lo sviluppo del <strong>sett</strong>ore creando<br />

le premesse per l’incremento dell’attività delle singole imprese associate.<br />

Assomet rappresenta l’industria italiana dei metalli non ferrosi, per<br />

questioni di politica economica, doganale, fiscale, ambientale e per la<br />

standardizzazione.<br />

bolezza delle esportazioni dovuta, soprattutto nel manifatturiero,<br />

alla scarsa domanda estera, all’apprezzamento del<br />

dollaro e alla brusca caduta degli investimenti nel <strong>sett</strong>ore<br />

estrattivo, connessa con il deprezzamento delle materie prime.<br />

Le condizioni del mercato del lavoro hanno continuato<br />

a migliorare: il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,6% al<br />

5%, mentre il modesto incremento dei salari ha contribuito<br />

a mantenere l’inflazione di fondo attorno all’1,3%.<br />

In Giappone è tornata a espandersi (+0,6%) l’attività economica,<br />

pur se in modo discontinuo nel corso dell’anno,<br />

penalizzata da un nuovo calo dei consumi e da un rallentamento<br />

degli investimenti.<br />

Anche le esportazioni hanno perso slancio. La media del<br />

2015 indica un’inflazione allo 0,8%.<br />

Ha rallentato la crescita del PIL nel Regno Unito, scesa l’anno<br />

scorso al 2,3% (dal 2,9% del 2014). A sostenerla soprattutto<br />

i consumi e gli investimenti fissi, nonostante il<br />

calo nel <strong>sett</strong>ore estrattivo. Il contributo delle esportazioni<br />

nette è stato negativo, come nell’anno precedente, il tasso<br />

di disoccupazione è diminuito dal 5,7% al 5,1%, senza<br />

che si verificassero ricadute su salari e inflazione.<br />

Cala, nell’insieme, la crescita dei Paesi emergenti e in via di<br />

sviluppo, che raggiunge il 4% a fronte del 4,6% del 2014.<br />

Siamo sui valori più bassi dal 2009. La Cina ha fatto registrare<br />

+6,9%, sostanzialmente in linea con l’obiettivo del governo.<br />

I consumi hanno mantenuto una relativa vivacità, sostenuti<br />

dall’aumento del reddito disponibile delle famiglie,<br />

mentre si è confermata la debolezza degli investimenti.<br />

L’aumento del peso dei consumi nella domanda aggregata<br />

e di quello dei servizi nell’offerta rappresentano un aspetto<br />

della transizione, perseguita dal governo, verso un modello<br />

di sviluppo caratterizzato da una crescita più contenuta,<br />

equilibrata e sostenibile e da una più efficiente allocazione<br />

delle risorse. Per quanto riguarda l’India, lo scorso anno il<br />

PIL ha accelerato al 7,3% (il tasso più elevato tra i principali<br />

paesi emergenti) trainato soprattutto dai consumi privati.<br />

L’inflazione è rimasta contenuta (4,9%), anche per effetto<br />

del calo dei prezzi dei prodotti alimentari. Diversamente, in<br />

Brasile si è aggravata la recessione, con una contrazione<br />

del prodotto del 3,8% che ha determinato un aumento<br />

della disoccupazione (attualmente oltre il 10%). I consumi<br />

sono scesi del 4%, gli investimenti di oltre il 14%, risentendo<br />

anche del clima di incertezza politica. L’inflazione al<br />

consumo è aumentata fino a quasi l’11%. Il quadro macroeconomico<br />

si è ulteriormente deteriorato anche in<br />

Russia a causa delle sanzioni internazionali e del crollo degli<br />

introiti forniti dalle esportazioni di petrolio. Il PIL 2015 è<br />

diminuito del 3,7% (era cresciuto dello 0,7 nell’anno precedente),<br />

risentendo di un calo della domanda interna.<br />

L’economia italiana<br />

Nel complesso l’economia italiana nel 2015 è tornata a<br />

crescere, anche se a ritmi ancora moderati (0,8%). Vi hanno<br />

contribuito la forte espansione monetaria, una politica<br />

82 <strong>sett</strong>embre 2016 Costruire Stampi

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