2016-09-16
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Anno XII n.12 - settembre <strong>20<strong>16</strong></strong><br />
www.corcom.it<br />
23<br />
Aziende&Mercati<br />
PROTAGONISTI DELL'ECONOMIA DIGITALE<br />
L'INTERVISTA<br />
ALEX LI<br />
Microsoft, la sfida dell'accessibilità<br />
«Si tratta di fare prodotti migliori per tutti, che aiutino a superare le disabilità fisiche»<br />
Patrizia Licata<br />
Secondo l’Organizzazione Mondiale<br />
della Sanità, il 15% della popolazione<br />
globale soffre di qualche forma<br />
di disabilità. Nell'Unione Europea, sono<br />
circa 80 milioni i soggetti con disabilità,<br />
più del 15% della popolazione; solo il 48%<br />
è occupato. Per garantire pari opportunità<br />
a tutti, sia l'Ue che l’Italia si stanno<br />
concentrando sulle possibili aree di intervento<br />
per migliorare l’accessibilità:<br />
ci sono le politiche della Commissione<br />
sull'inclusione, enti di normazione e<br />
standardizzazione, e aziende impegnate<br />
a garantire a tutti l’accesso al mercato<br />
del lavoro con prodotti accessibili, come<br />
Microsoft. Ne abbiamo parlato con Alex<br />
Li, Strategic Standards Analyst del colosso<br />
americano.<br />
Windows, a volte bersagliato dagli<br />
utenti per aggiornamenti che complicano<br />
anziché semplificare le versioni<br />
precedenti, sta diventando davvero più<br />
user-friendly?<br />
Ci siamo resi conto di non aver concentrato<br />
quanto dovevamo le nostre energie<br />
sul nostro sistema operativo, mentre la<br />
concorrenza diventava più agguerrita.<br />
Da un paio d'anni abbiamo corretto il<br />
tiro. Il nostro sistema operativo e i nostri<br />
prodotti hanno lo specifico obiettivo di<br />
semplificare la vita di chi li usa e di essere<br />
utili, per gli utenti consumer come per<br />
quelli in azienda. Puntiamo a migliorare<br />
sempre e oggi l'accessibilità nei prodotti<br />
Microsoft è una feature essenziale come<br />
la sicurezza.<br />
Che cosa vuol dire per Microsoft accessibilità?<br />
Volete conquistare nuovi mercati,<br />
per esempio vendere di più in una Pubblica<br />
Amministrazione maggiormente<br />
Alex Li,<br />
Strategic<br />
Standards<br />
Analyst<br />
di Microsoft<br />
Siamo un colosso informatico,<br />
possiamo fare la differenza con i<br />
nostri prodotti e promuovere<br />
questi standard nel mondo<br />
sensibile ai temi dell'inclusione?<br />
Per noi non si tratta di fare prodotti per<br />
persone speciali. Si tratta di fare prodotti<br />
migliori per tutti. Perché se la luce del sole<br />
batte sullo schermo del suo smartphone o<br />
del suo Pc lei non riesce a leggere niente,<br />
esattamente come un non vedente. L'obiettivo<br />
di Microsoft è dunque un prodotto<br />
più efficiente, funzionale, semplice e<br />
che aiuta la produttività, per tutti, perché<br />
la tecnologia è un enabler. Ovviamente<br />
aiuta a superare le disabilità fisiche e favorisce<br />
l'accesso allo studio e al lavoro,<br />
questa è la grande sfida da vincere oggi.<br />
Ma in generale una tecnologia migliore<br />
aiuta le persone a realizzare le loro potenzialità,<br />
comunque e ovunque siano.<br />
Il nostro scopo non è vendere di più: se<br />
proponiamo a un ente pubblico un prodotto<br />
con caratteristiche di accessibilità,<br />
L'Italia è l'unico Paese<br />
al mondo, dopo gli Usa,<br />
che garantisce<br />
l'accessibilità dei<br />
servizi e dei prodotti Ict<br />
nel settore pubblico<br />
non vuol dire che verranno acquistati più<br />
computer, sistemi operativi o altri prodotti<br />
o servizi.<br />
Da dove nasce il vostro forte impegno?<br />
Microsoft è uno dei più grandi provider<br />
del mondo. Siamo un colosso informatico,<br />
possiamo fare la differenza con i nostri<br />
prodotti e promuovendo gli standard nel<br />
mondo. Ora stiamo studiando anche le<br />
disabilità cognitive e di apprendimento,<br />
per capire come la tecnologia può aiutare<br />
in questi casi. La nostra funzionalità TellMe,<br />
per esempio, guida l'utente fornendo<br />
istruzioni: è frutto degli avanzamenti di<br />
Microsoft nell'intelligenza artificiale, che<br />
vanno oltre gli standard di settore.<br />
Gli standard però sono molto importanti<br />
e voi vi battete perché siano omogenei<br />
su scala globale.<br />
Avere standard uguali per i provider che<br />
vendono alle PA e alle aziende prodotti<br />
software con caratteristiche di accessibilità<br />
vuol dire abbattere i costi e semplificare<br />
la vita per tutti, anche agli utenti. L'Europa<br />
sta accelerando in questo ambito e,<br />
dopo un iniziale ritardo rispetto agli Stati<br />
Uniti, sta recuperando. Anzi, gli standard<br />
Ue sono presi a modello da altri paesi, come<br />
India e Australia anche gli Stati Uniti,<br />
che pure si erano mossi per primi, si sono<br />
messi a studiare le norme europee.<br />
E l'Italia? Stiamo facendo bene?<br />
L'Italia è l'unico paese al mondo, dopo<br />
gli Stati Uniti, ad aver approvato, all'interno<br />
del nuovo Codice Appalti per la Pubblica<br />
Amministrazione, una disposizione<br />
volta a garantire l’accessibilità dei servizi<br />
e dei prodotti Ict nel settore pubblico.<br />
Sulle regole l'Italia è pioniere e sugli<br />
standard perfettamente allineata all'Ue.<br />
Ora serve un ulteriore passo in avanti:<br />
vigilare su una solida implementazione<br />
che sia capillare su tutti i livelli della Pubblica<br />
Amministrazione.<br />
Magari con un sistema di multe e sanzioni?<br />
Condivido poco il criterio del "promosso<br />
o bocciato". Trovo più efficace un sistema<br />
di misurazione dettagliato, con dei voti<br />
che indichino chi fa meglio e chi deve<br />
impegnarsi di più, così da spronare la<br />
competizione.<br />
Certo, se un'amministrazione compra<br />
zero prodotti accessibili una forma di penalità<br />
deve essere prevista. Per il resto,<br />
trovo efficace diffondere le best pratice<br />
e premiare i migliori.<br />
E i meno bravi?<br />
Negli Usa chi non fa bene finisce sotto la<br />
lente del Congresso e alla gogna dei media.<br />
Anche senza multe, non si scappa.<br />
Uno studio inglese<br />
individua<br />
la dislocazione<br />
del sistema<br />
di «super-armadi»<br />
dell'Over the top<br />
AUDIOVIDEO<br />
La via della seta dei video Netflix<br />
Ecco la mappa «segreta» dei server<br />
Roberta Chiti<br />
Sono Fastweb e Linkem a “ospitare”<br />
in Italia i super-armadi<br />
Netflix. Risulta ai 5 ricercatori della<br />
facoltà di Ingegneria elettronica ed<br />
Informatica della Queen Mary University<br />
of London autori dello studio<br />
sul sistema di distribuzione video<br />
della piattaforma di streaming. Il<br />
team, guidato Steve Uhlig, professor<br />
e senior supervisor della ricerca,<br />
ha elaborato una mappa che svela<br />
uno dei “segreti industriali” custoditi<br />
dall’azienda: la dislocazione dei<br />
server nelle varie aree del pianeta.<br />
Un tema che tocca fronti particolarmente<br />
delicati come la net neutrality<br />
e le dinamiche fra operatori Tlc e i<br />
giganti Over the top che trasportano<br />
enormi carichi di byte all’interno<br />
delle reti. E che permette un passo in<br />
più nel mondo in turbolenta ascesa<br />
dei video online.<br />
Entro il 2018 i bit che attraverseranno<br />
l’Internet consumer saranno<br />
costituiti per il 79% da video (MarketsandMarkets),<br />
una crescita destinata<br />
a far nascere un ecosistema<br />
in cui piattaforme distributive e reti<br />
troveranno modelli convergenti di<br />
business.<br />
Per individuare la geolocalizzazione<br />
dei server i ricercatori hanno<br />
caricato i video Netflix sui loro<br />
La dinamica della<br />
content delivery<br />
network dell'azienda<br />
coinvolge il rapporto<br />
con telco e/o IxP<br />
computer e indirizzato le richieste<br />
a diverse zone servite dal servizio.<br />
Per distribuire video, a differenza<br />
del passato in cui si serviva di server<br />
terzi, Netflix utilizza esclusivamente<br />
il proprio sistema Open Connect<br />
di Cdn.<br />
Risulta che sono 233 i server proprietari<br />
disseminati su sei continenti.<br />
La mappa inoltre mostra sia<br />
quando Netflix si serve di server<br />
presso Internet eXchange Points<br />
(i “nodi” di interscambio alla pari)<br />
sia quando utilizza i propri transparent<br />
cache all’interno delle reti<br />
degli Internet service providers. In<br />
realtà, fa osservare Francesco Vatalaro<br />
professore ordinario di Tlc<br />
all'Università di Roma Tor Vergata,<br />
la mappa esclude i server all’interno<br />
delle reti d’accesso, di proprietà delle<br />
stesse telco.<br />
“A partire da maggio <strong>20<strong>16</strong></strong> i server<br />
che individuiamo su Roma sono<br />
soltanto server Isp” dice a CorCom<br />
Timm Boettger, uno dei ricercatori.<br />
In particolare si tratta di server<br />
cache “sviluppati dentro le reti di<br />
Linkem e Fastweb”. A Milano ci<br />
sono sempre Fastweb and Linkem,<br />
“ma in questo caso rileviamo anche<br />
server presso l’Ixp, sviluppati direttamente<br />
da Netflix”.<br />
Il riconoscimento di un Isp o di un<br />
Ixp funziona così: “Netflix – spiega<br />
Boettger – indica con la stringa<br />
ix.nflxvideo.net un server situato<br />
in un Internet change, mentre .isp.<br />
nflxvideo.net indica un server situato<br />
in un Isp. “Va comunque sottolineato<br />
che il nostro studio è puntato<br />
unicamente sulla distribuzione<br />
fisica – dice Boettger -, non sulla<br />
sua qualità. Lo studio dunque non<br />
permette di trarre conclusioni sulla<br />
qualità che un utente percepisce”.<br />
Il supervisore Steve Uhlig ha presentato<br />
lo studio in un workshop<br />
a Berlino (Future Internet), cui ha<br />
partecipato anche Netflix, ma nessun<br />
commento è stato rilasciato<br />
dall’azienda.