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Un brigante picernese fu Gigantiello Nicola Pasquale Antonio nato in<br />
<strong>Picerno</strong> il 23 maggio 1773. Nel manoscritto di Tommaso Cappiello si dice<br />
che Gigantiello divenne per <strong>Picerno</strong> assai temibile. Furono inviate armate<br />
per sconfiggere con le armi il fenomeno del banditismo, offrendo compensi<br />
a chiunque catturasse o uccidesse un bandito. Gigantiello, abbandonato e<br />
latitante nei boschi di <strong>Picerno</strong> fu in un pagliaio del Marmo ucciso a tradimento<br />
da un suo parente.<br />
Il 21 ottobre del 1860 fu indetto a <strong>Picerno</strong> il plebiscito, attraverso il quale i<br />
Picernesi dovevano dichiarare liberamente se volevano “L’Italia una e indivisibile<br />
con Vittorio Emanuele Re Costituzionale”. I risultati di tale plebiscito<br />
furono i seguenti :<br />
Votanti n. 845 - Votanti affermativi n. 843 -Voti negativi n. 2<br />
Le speranze che l’unificazione potesse dare sollievo alle gravi condizioni in cui<br />
versava l’economia picernese, andarono deluse. Il brigantaggio continuò, anzi<br />
si sviluppò ulteriormente, a causa dei provvedimenti presi dal governo centrale.<br />
Spesso gruppi di gente armata compariva nel territorio di <strong>Picerno</strong>, nelle contrade<br />
del Marmo, di Serralta, Acqua delle Forre, di Monte Li Foj.<br />
Dopo l’unificazione, in <strong>Picerno</strong> si formarono due grossi partiti: quello<br />
detto “di sopra”, rappresentato dalle famiglie Caivano, Tarulli e Capece<br />
e quello detto “di sotto”, capeggiato da Capasso, Molinari e Salvia. Fino<br />
all’avvento del Fascismo, questi due partiti si alternarono nell’amministrazione<br />
di <strong>Picerno</strong>. Sconfitto il brigantaggio anche a <strong>Picerno</strong> ci fu il fenomeno<br />
dell’emigrazione, che provocò un notevole calo demografico e parallelamente<br />
un danno all’economia agricola. Nel 1800 furono edificati nel centro<br />
storico di <strong>Picerno</strong>, diversi palazzi quali ad esempio palazzo Mancini,<br />
palazzo Gaimari, palazzo Borriello, palazzo Tarulli. Il 28 settembre 1868,<br />
parte dell’orto dei frati Cappuccini venne destinato alle sepolture e vi fu le<br />
benedizione del luogo ad opera dell’arciprete Don Nicola Caivano. Da<br />
questa data ebbe fine l’uso di seppellire i morti nelle chiese. Successivamente<br />
furono costruite le mura di cinta e nel 1878 ci fu un primo ampliamento e<br />
sistemazione del cimitero, che nel 1906 Antonio De Dovìtiis abbellì di un<br />
magnifico monumento, innalzandolo quasi al centro del cimitero. Nel 1875<br />
fu eretta sulla Via Convento una Cappella Gentilizia, al cui interno vi è un<br />
monumento marmoreo dello scultore G. Lazzarini.<br />
PICERNO<br />
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