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Cover story<br />

Cover story<br />

ANTONIO MARRAS<br />

SEGNI RICONOSCIBILI<br />

Nato ai confini dell’Impero, come dice lui, per lo stilista sardo tutto può accadere,<br />

basta crederci. Appassionato di cinema, con la moda riesce a dare libero sfogo<br />

a quello che gli piace di più: dalla danza al teatro, dalla poesia alla letteratura.<br />

Nonostante sia legato alla sua terra natale, Marras si è radicato bene anche a<br />

Milano, una città piena di segreti, ma capace di aprirsi a chiunque<br />

di Nadia Afragola - foto di Matteo Cherubino<br />

Antonio Marras è il più intellettuale<br />

degli stilisti. Il più francese degli italiani.<br />

È stato tra i protagonisti dell’ultima<br />

Settimana della Moda Uomo di Milano<br />

con una sfilata, performativa, in Triennale,<br />

luogo che prima di aprire le porte<br />

alla nuova collezione, gli ha dedicato<br />

una mostra: Nulla dies sine linea. Vita,<br />

diari e appunti di un uomo irrequieto,<br />

nata per celebrare vent’anni di «stracci<br />

e pasticci». È un’isola felice la sua,<br />

come quella che gli ha dato i natali e<br />

che custodisce ancora oggi il suo laboratorio<br />

e lo studio di progettazione, la<br />

Sardegna.<br />

Si presenti...<br />

Nasco ai confini dell’Impero. In Sardegna,<br />

ad Alghero, un’isola nell’isola<br />

dove si parla ancora il catalano. Sono<br />

attaccato a quel posto in maniera viscerale,<br />

quasi morbosa, ma c’è in me<br />

da sempre il bisogno di andare via pur<br />

restando. C’è un confine da superare<br />

che è il mare e c’è un approdo che è<br />

solo una tappa di un viaggio che non<br />

finisce. Non ho pace in nessun luogo.<br />

Nasco con un DNA preciso: mio padre<br />

aveva un negozio di tessuti, fu il primo<br />

a portare Fiorucci in Sardegna negli<br />

anni Settanta. Il mio primo viaggio fu a<br />

Milano proprio da Elio. Ho iniziato a<br />

seguire il negozio di papà che nel frattempo<br />

si è ammalato ed è mancato nel<br />

giro di pochi mesi. Un signore, un bel<br />

giorno, mi ha chiesto di disegnare una<br />

collezione, l’ho ignorato per due anni,<br />

nel frattempo mi sono diplomato in<br />

ragioneria nonostante i miei problemi<br />

con i numeri. Non ricordo una data,<br />

non so le tabelline, ho dei problemi di<br />

discalculia. Sono la prova vivente che<br />

tutto può accadere. La mia passione<br />

vera è il cinema, la moda è un modo<br />

per mettere in scena quello che mi<br />

piace: la danza, il teatro, la poesia, la<br />

letteratura.<br />

Dice spesso che la sua arte è fatta di<br />

«stracci e pasticci». Ci spieghi meglio.<br />

Devo riempire pagine, imbrattare superfici,<br />

incollare, attaccare, sovrapporre,<br />

togliere, cancellare, rimettere, aggiungere,<br />

incastrare, incasellare e poi<br />

scomporre di nuovo tutto per cercarne<br />

l’armonia. Qualche volta queste cose<br />

trovano un loro perché che comprende<br />

tutto quello che ho in mano, da un<br />

ritaglio di foto, agli smalti di Patrizia (la<br />

moglie, NdR). Tutto diventa materiale<br />

utile per raccontare questa mia necessità<br />

di lasciare il segno… di riempire<br />

vuoti. Sono pasticci dei quali mi vergognavo,<br />

solo Maria Lai a suo tempo riuscì<br />

a convincermi del loro valore. C’è<br />

voluto tempo perché fossero esposti,<br />

incasellati e perché trovassero dimora<br />

in vecchie cornici prima e in un luogo<br />

come la Triennale poi.<br />

La Triennale ha riservato ai suoi 500<br />

quadri e alle installazioni di una carriera<br />

oltre 1.200 mq. Che legame c’è<br />

fra i segni e la cornice?<br />

Francesca Alfano Miglietti è stata la<br />

curatrice e ricordo ancora quando è venuta<br />

da me la prima volta. Si è fermata<br />

due giorni e ne è uscita ubriaca: le ho<br />

proposto di vedere una carrellata di<br />

cose che erano lì da una vita. Dopo un<br />

iniziale spaesamento è stata bravissima<br />

a riprendersi. Ho avuto poi sei mesi per<br />

mettere ordine: il mio è un lavoro in serie.<br />

Sono un “serial killer”, mi piacciono<br />

le cose ripetute, i multipli.<br />

Una richiesta precisa: nessun ambito,<br />

anche se c’è una stanza vietata ai mi-<br />

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