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Cover story<br />
Cover story<br />
tana, non sapevo chi fosse all’epoca e<br />
non osai chiederlo. Era una ferita dove<br />
potevi entrare, passare e andare oltre.<br />
Mi si è aperto un mondo. E così ho iniziato<br />
a interessarmi solo alle cose che<br />
mi garantivano respiro, come la poesia.<br />
Ha però sempre trovato quel fil rouge<br />
necessario a fare di singoli capi una<br />
collezione completa: come si arriva a<br />
un’idea d’insieme?<br />
Il mio lavoro nasce dalla ricerca dei<br />
tessuti, incontro ancora i fornitori con<br />
i quali ho un rapporto stretto e ai quali<br />
posso chiedere qualsiasi cosa. Mi dicono<br />
che sono pazzo e poi alla fine riusciamo<br />
a trovare quello che mi piace.<br />
Sanno che mi devono far vedere errori,<br />
sbagli, quello che nessuno vuole, è<br />
lì che puoi costruire poi una storia. Il<br />
processo creativo non ha un iter sempre<br />
uguale, parto da una lettera, un<br />
quadro, un film, un romanzo, una persona<br />
che ho incontrato, un dettaglio...<br />
e da lì mettendo insieme frammenti,<br />
bottoni, provo semplicemente a vedere<br />
cosa succede.<br />
Nel 2003 diventa stilista per la linea<br />
prêt-à-porter della maison francese<br />
Kenzo. Nel 2006 rivoluziona il concept<br />
e nel 2008 è promosso direttore<br />
artistico globale del marchio. Come si<br />
rivoluziona un mondo?<br />
Rispettando il DNA del brand. Di solito<br />
chi arriva cerca di cancellare, togliere,<br />
annientare, buttare via, sradicare<br />
quello che c’è stato prima. Alle volte<br />
funziona ma non sempre. Credo che<br />
non si possa lavorare nel presente guardando<br />
al futuro se non si dà un’occhiata<br />
al passato. È stato un periodo molto<br />
intenso, una tappa di un viaggio molto<br />
lungo.<br />
Quell’equilibrio dei contrasti così tangibile<br />
nelle sue collezioni come si raggiunge?<br />
Con assoluta incoscienza. Agisco e mi<br />
muovo come un animale, per istinto.<br />
Sono un sardo marino, cocciuto, determinato,<br />
ascolto tutti ma faccio come<br />
penso sia opportuno fare. Porto avanti<br />
un’idea, un concetto ma spesso parto<br />
da cose che non mi piacciono, che ho<br />
trovato brutte, irritanti fino a poco prima<br />
e poi a un certo punto scatta in me<br />
il desiderio per certi dettagli sui quali<br />
mi accanisco, fino a quando non trovo<br />
la soluzione e quei particolari diventano<br />
parte integrante della collezione.<br />
Devo poi lottare con una serie di persone<br />
che mi danno sistematicamente<br />
del pazzo.<br />
Franca Sozzani era molto più di una<br />
semplice editrice italiana per la moda,<br />
l’Italia e la città di Milano. Cosa resta<br />
di questa donna così esile eppure così<br />
carismatica?<br />
Un vuoto. È riuscita a fare di un giornale,<br />
un baluardo, il biglietto da visita<br />
nel mondo dell’Italia. Sceglieva dei fotografi<br />
che trasformavano quel giornale<br />
in oggetto del desiderio da possedere<br />
anche solo per quei servizi. E poi aveva<br />
dei collaboratori straordinari, penso<br />
a Mariuccia Casadio, a Patrizia Gatti,<br />
Cesare Cunaccia che facevano del giornale<br />
“quel giornale”.<br />
Come definirebbe Milano?<br />
Milano è una bella donna. È una città<br />
nella quale sto molto bene, che negli<br />
anni è cambiata tanto, migliorata in<br />
maniera straordinaria, con i problemi<br />
che non può non avere una capitale<br />
così importante. È una donna piena di<br />
segreti che si apre in maniera piacevole<br />
nori. Vuol dire che è diventato talmente<br />
bravo da superare i confini della<br />
moda?<br />
Sono stato molto contento di questa<br />
richiesta, continuavano a chiedermi<br />
quale collezione avrei esposto e alla risposta<br />
che non ci sarebbe stato nessuno<br />
dei miei abiti la reazione era sempre la<br />
stessa, sconcerto. Mi sono messo a nudo<br />
e ho letto quella richiesta estrema, folle<br />
e scriteriata come un profondo atto di<br />
fiducia da parte di Silvana Annicchiarico,<br />
la direttrice della Triennale. Voleva<br />
vedere solo le mie cose delle quali forse<br />
aveva coscienza, ma non nella dimensione<br />
che poi hanno assunto. Ho ripreso<br />
in mano la mia vita, l’ho adattata al<br />
luogo, l’ho fatta dialogare con lo spazio,<br />
un luogo ostico, una curva bianca,<br />
asettica, che ho provato a rimpicciolire,<br />
accostandola alle pareti, come dentro<br />
un utero. Ci sono delle barriere di abiti<br />
non miei da superare, vecchie giacche<br />
appartenute a un’orchestra, camicie<br />
intrise di lavanda bianca, che ricordano<br />
l’odore del bucato e provano a farti<br />
sentire amato, protetto, accudito.<br />
Da bambino era dislessico. È per questo<br />
che ha cercato respiro nella pittura<br />
e nella fotografia?<br />
Ho un problema grandissimo a leggere<br />
a voce alta e avevo un maestro terribile<br />
che me lo imponeva nonostante questa<br />
mia paura. Una tortura: finivo sempre<br />
per inventare parole che non esistevano<br />
pur di andare avanti. La pagina<br />
scritta era un muro di lettere che bloccavano<br />
la mia mente, capace di trovare<br />
respiro solo nelle pagine illustrate. La<br />
prima cosa che ricordo della mia antologia<br />
è una foto con un campo bianco<br />
e un taglio al centro: un taglio di Fone<br />
totale, mi piace pensare di poterla vestire<br />
con uno di quei manteau che Biki<br />
(Elvira Leonardi Bouyeure, NdR) fece<br />
per Maria Callas.<br />
Spesso le sfilate di oggi prendono il<br />
via nel web e poi arrivano in passerella...<br />
è finita un’epoca o è solo cambiato<br />
il modo di fare moda?<br />
Nessun computer, tv o mezzo di proiezione<br />
ti possono regalare l’emozione<br />
e quell’atmosfera magica che vivi durante<br />
una sfilata. Un tempo le signore<br />
in prima fila potevano illustrare ma<br />
non pubblicare se non dopo mesi i loro<br />
disegni, pensate a Brunetta (Mateldi,<br />
NdR) geniale disegnatrice di moda.<br />
Oggi le prime file sono occupate da<br />
blogger e le giornaliste faticano a essere<br />
inserite. Quando mi chiedono chi ho<br />
in prima fila potrei uccidere. La moda è<br />
un lavoro serio, pesante, richiede tempo,<br />
passione, coinvolgimento, non può<br />
riassumersi con chi occupa la prima<br />
fila. Nessuno applaude più, sono tutti<br />
con il telefono in mano a fare foto.<br />
Sono cambiati i tempi, cambieranno<br />
ancora ma quei cinque minuti restano<br />
lì e raccontano il lavoro di sei mesi. Le<br />
persone vedono anche dieci sfilate al<br />
giorno, devi essere bravo a lasciare il<br />
segno.<br />
Perché ha deciso di far sfilare le collezioni<br />
femminili e maschili insieme?<br />
Ho bisogno di raccontare un universo,<br />
una storia che sia mia e mai come in<br />
queste stagioni sento l’esigenza di intersecare<br />
l’uomo con la donna, la prima<br />
con la seconda linea. È stato un anno in<br />
cui ho avuto la possibilità di mostrare<br />
un altro me. La mostra in Triennale mi<br />
ha spogliato e unendo uomo e donna,<br />
credo di essere riuscito a raccontare il<br />
mio mondo e una parte di quello che<br />
sono.<br />
Quante persone lavorano a una sua<br />
sfilata?<br />
Nonostante Marras è<br />
il concept store aperto<br />
a Milano nel 2012. Un<br />
po’ negozio, un po’<br />
libreria e un po’ bar, si<br />
trova al civico 8 di via<br />
Cola di Rienzo<br />
Sommando tutte le varie fasi di lavorazione<br />
si va dalle 400 alle 500 persone.<br />
Lavora nella moda eppure il suo<br />
quartier generale, il suo laboratorio è<br />
ancora in Sardegna. Perché ha scelto<br />
di complicarsi la vita?<br />
Anche lo studio di progettazione è lì.<br />
Devo rendere articolata la mia vita, le<br />
cose semplici non vanno bene, mi annoio,<br />
ho bisogno di alternative. Perché<br />
un simile attaccamento ad Alghero?<br />
Perché ho iniziato lì e perché è lì che<br />
tornavo a casa, nei fine settimana, la<br />
sera dai miei due figli piccoli. Ho bisogno<br />
di tornare anche se, oggi, la mia<br />
vita è equamente divisa tra Milano e<br />
Alghero, con le varie sortite tra Parigi,<br />
New York e Londra. Sia chiaro che Milano<br />
non è solo moda però, c’è stata la<br />
mostra, c’è il Salone del Mobile e uno<br />
spazio, Nonostante Marras, che apre la<br />
porte a un flusso sempre più importante<br />
di appuntamenti.<br />
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