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focus<br />

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SCRIPTA MANENT<br />

Ma se smettessimo di scrivere a mano perderemmo qualcosa? Secondo i<br />

maestri di calligrafia, sì, perché la grafia è parte di noi, di ciò che siamo e<br />

della nostra civiltà, e racconta molto del nostro carattere. Ecco perché non<br />

dovremmo abbandonare del tutto l’uso di carta e penna<br />

di Carolina Saporiti - foto di ruskiduski<br />

02<br />

01<br />

01. Nonostante sia<br />

sempre meno comune<br />

annotarsi le cose a<br />

penna, aumentano (e<br />

sono frequentatissimi)<br />

i corsi di calligrafia in<br />

tutta Italia, per affinare<br />

la propria scrittura<br />

«Se non respiri attraverso la scrittura, se non piangi<br />

nello scrivere, o canti scrivendo, allora non scrivere,<br />

perché alla nostra cultura non serve» lo diceva<br />

Anais Nin. Scrittrice del Novecento, conosciuta<br />

soprattutto come la prima donna a pubblicare<br />

libri erotici, Anais scriveva tantissimo, prendeva<br />

appunti sul suo diario, poi pubblicato in una serie<br />

di volumi. Forse da piccoli un diario lo abbiamo<br />

avuto tutti, ma quanti di noi oggi ne hanno uno?<br />

Pochi. E ancora meno sono quelli che tengono un<br />

diario scritto a mano: capita di prendere appunti<br />

salvandoli nelle bozze della posta elettronica su<br />

smartphone o nelle note di un tablet, alcuni tengono<br />

un blog su cui riportano pensieri e riflessioni<br />

di vario genere, ma girare con carta e penna in<br />

borsa è sempre più raro.<br />

Ma non è che ci stiamo perdendo qualcosa? Secondo<br />

l’ACI (l’Associazione Calligrafica Italiana)<br />

sì, perché la tecnologia rischia di allontanarci dagli<br />

strumenti che ci permettono di comprendere<br />

la realtà, e soprattutto rischia di far scomparire<br />

i fondamenti della nostra civiltà che è basata<br />

sulla scrittura. Calligrafia è una parola derivante<br />

dal greco e composta dalle parole kalos, bello, e<br />

graphìa, scrittura. Calligrafia, poi, è l’arte della<br />

scrittura ornamentale. Si sviluppò soprattutto in<br />

ambito religioso, dove c’era abbastanza ricchezza<br />

da potersi permettere carta e inchiostro. Nei secoli<br />

divenne comune la grafia onciale (maiuscola,<br />

usata da latini e bizantini) prima e quella gotica<br />

poi, durante il Medioevo. A far tentennare per la<br />

prima volta la scrittura a mano fu la comparsa<br />

della stampa. Quando Gutenberg la inventò nel<br />

XV secolo, i libri scritti e decorati a mano divennero<br />

meno comuni, pur non scomparendo.<br />

Oggi, invece, ci chiediamo davvero che fine farà.<br />

Era il 2013 quando negli Stati Uniti cresceva un<br />

dibattito nazionale (che diventò cronaca internazionale)<br />

sull’utilità dell’insegnamento della scrittura<br />

a mano e in particolare dello stile corsivo.<br />

Stati come la California o il Massachusetts non<br />

volevano abbandonarlo, la Carolina del Nord addirittura<br />

varò la legge Back to basics, proponendo<br />

un ritorno alle fondamenta e quindi al corsivo<br />

nei programmi per la scuola primaria, mentre le<br />

Hawaii, l’Indiana e l’Illinois avevano sostituito le<br />

lezioni di scrittura a mano in corsivo con lezioni<br />

di battitura meccanica dei testi dal momento<br />

che ormai tutto – dalla corrispondenza personale<br />

a quella di lavoro, fino ai compiti in classe, tesi<br />

ecc... – viene fatto da tastiera.<br />

Sarà una scelta giusta? Se combattere contro la<br />

diffusione di PC e smartphone è senza senso, perdere<br />

la capacità di scrivere a mano lo è altrettanto.<br />

«La scrittura a mano e quella digitale hanno<br />

ognuna una propria area di competenza, una non<br />

esclude l’altra» afferma Veronica Rosano, maestra<br />

calligrafa e grafologa presso Fabriano Boutique.<br />

Ma oltre alla ricchezza di uno strumento che è<br />

stato fondamentale per lo sviluppo della nostra<br />

società, è anche provato che la scrittura a mano<br />

garantisca diversi tipi di stimoli (dall’associazione<br />

di forme e suoni al collegamento tra mente e<br />

mano durante il movimento). A fine novembre<br />

l’Archivio di Stato ha organizzato un convegno<br />

sul tema. «Diversi medici e optometristi hanno<br />

lanciato un allarme. Non scrivendo a mano alcune<br />

aree cerebrali non vengono più utilizzate, alcuni<br />

abilità cognitive si perdono e si memorizza<br />

in maniera diversa. Oggi nelle scuole le lavagne<br />

sulle quali si scriveva con i gessi sono state sostituite<br />

da quelle luminose, in questo modo gli<br />

studenti non vedono il movimento del braccio e<br />

della mano dell’insegnante che scrive, ma devono<br />

semplicemente copiare una forma. E il numero<br />

di ragazzi che soffrono di forme di disgrafia è aumentato<br />

notevolmente». Tra una decina di anni,<br />

secondo alcuni medici, vedremo che ripercussioni<br />

avrà sulla nostra vista e la nostra postura lo stare<br />

così tante ore davanti a uno schermo. «Siamo di<br />

fronte anche a un impoverimento della personalità<br />

e della creatività» spiega Veronica Rosano. In<br />

questo non aiuta la nostra società: «Al convegno<br />

è stato dato spazio anche alle grafiche, oggi quasi<br />

sempre disordinate. Soprattutto quelle online,<br />

che sono i nuovi riferimenti, gli unici per i più<br />

giovani, sono brutte e confuse».<br />

E così i corsi di grafia stanno vivendo una stagione<br />

fortunatissima: dalle mamme preoccupate che<br />

mandano i figli a lezione a chi, adulto, vuole imparare<br />

la scrittura ornamentale, in tutta Italia è un<br />

fiorire di seminari di calligrafia.<br />

02. La scrittura onciale<br />

fu usata dal III all’VIII<br />

secolo nei manoscritti<br />

dagli amanuensi<br />

latini e bizantini, e<br />

successivamente<br />

dall’VIII al XIII secolo<br />

soprattutto nelle<br />

intestazioni e nei titoli<br />

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