settimanale AQUILE del 24 febbraio 2017
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chiato con l’aquila legata ai biancocelesti <strong>del</strong> -9:<br />
una divisa che, in poco tempo, ha registrato incassi<br />
elevati. Il prezzo è dunque il corrispettivo in denaro<br />
che ogni consumatore sarà disposto a pagare per<br />
ricevere un determinato prodotto. Il punto vendita,<br />
o punto di consumo esperienziale, è al centro <strong>del</strong><br />
dibattito odierno: identificabile come lo stadio (che<br />
tutti vorrebbero di proprietà), ha la sua ovvia estensione<br />
nello store ufficiale <strong>del</strong>la squadra: è l’insieme<br />
<strong>del</strong>le attività attraverso le quali un prodotto giunge<br />
al consumatore finale. In ultimo la promozione:<br />
tutto ciò che riguarda la pubblicità, le pubbliche relazioni<br />
e le varie strategie di comunicazione attuabili<br />
ai fini di promuovere un prodotto – radio,<br />
televisione e magazine ufficiali in primis, e a seguire<br />
la fitta rete di rapporti tra i mezzi di comunicazione<br />
locali, ben radicati nel territorio, poiché il<br />
cliente, particolarmente attivo ed esigente, ricerca<br />
interazioni, empatia e nuove forme espressive.<br />
Quanto è disturbante essere non più tifosi ma,<br />
nell’accezione <strong>del</strong> marketing – sempre più parallelo,<br />
come si è visto, alla realtà calcistica – divenire<br />
clienti? E di conseguenza essere più un tassello<br />
<strong>del</strong> profitto che un contributo alla storia e al blasone<br />
di una squadra? È ora insomma che si smetta<br />
di lucrare sulla passione genuina ed autentica <strong>del</strong><br />
sostenitore, che si smetta di trattarla come una<br />
speculazione o come un investimento dal sicuro ritorno<br />
economico. Il tifoso va rispettato in quanto<br />
tale: da persona che <strong>del</strong>la difesa dei propri colori<br />
fa una <strong>del</strong>le azioni motivanti <strong>del</strong>l’esistenza. Non dei<br />
sostenitori per una squadra, dunque, ma una squadra<br />
per i propri sostenitori: è tempo di tornare all’essenziale,<br />
dove la partita è vissuta nel fermento<br />
agonistico e non nelle logiche <strong>del</strong> mercato – ovvero,<br />
quella di individuare l’esperienza che valorizzerà<br />
al meglio il prodotto. Non più un’economia<br />
basata sulle emozioni ma sull’accoglienza <strong>del</strong> tifoso,<br />
troppo spesso maltrattato o lasciato da parte:<br />
in una modernità segnata da investimenti miliardari<br />
(stranamente legati a fondi d’investimento), ricavi<br />
dai diritti televisivi e costruzioni di quartieri collaterali<br />
ad un impianto calcistico, che torni anzi protagonista<br />
e scopo ultimo <strong>del</strong> calcio – non fine che<br />
ne giustifica i mezzi.