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Ecoideare Marzo Aprile N28

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N°28 - MARZO/APRILE 2015<br />

N.28 - marzo/aprile 2015 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO<br />

NUTRIRE<br />

LA VITA<br />

ENERGIA PER IL PIANETA<br />

la consapevolezza<br />

STILI DI VITA<br />

Conoscenza e consapevolezza<br />

per il superamento dell’idea di<br />

felicità<br />

ALIMENTAZIONE ECOABITARE AMBIENTE E TERRITORIO<br />

Nutrire la vita<br />

Speciale Fuorisalone 2015 Shale gas<br />

un’opzione insostenibile


incontri<br />

CHE CAMBIANO<br />

IL MONDO<br />

Editoriale<br />

Sostenibilmente<br />

Giorgio Nebbia<br />

Periodico culturale di informazione<br />

sullo sviluppo sostenibile<br />

SOMMARIO<br />

2<br />

3<br />

4<br />

pag. 16<br />

STILI DI VITA<br />

Conoscenza e consapevolezza - Franco Cirone<br />

Circuiti di credito - Alberto Gallo<br />

Benefici fiscali - Giuseppe Pappolla<br />

Idea Benessere - rubrica di Daniela Milano<br />

Prodotti alimentari, più attenzione alle etichette - Riccardo Nastasi<br />

Rapporto tra alimentazione e coscienza in oriente - Maestro Isidoro Li Pira<br />

6<br />

10<br />

12<br />

14<br />

15<br />

16<br />

pag. 20<br />

ALIMENTAZIONE<br />

Nutrire la vita - Gianni Cavinato<br />

Lo sfuso tracciabile - Fabrizio Piva<br />

Cannabis mon amour, l’uso alimentare della canapa - Alessandro Pulga<br />

Ryouchef: Real food for Real people<br />

ECOABITARE<br />

L’acustiva passiva degli edifici - Andrea Alessandro Muntoni<br />

Speciale Fuorisalone Milano 2015 - a cura di Nicola Saluzzi<br />

Riqualificare gli edifici storici, Palazzo Accursio di Bologna - Giorgio Schultze<br />

18<br />

20<br />

22<br />

25<br />

26<br />

29<br />

34<br />

pag. 26<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

Shale gas, un’opzione insostenibile - Vincenzo Lo Scalzo<br />

Del lago di Como ai paesaggi della Val Cavargna - Mario Allodi e Andrea Marziani<br />

36<br />

40<br />

LA LEGGE A 4 ZAMPE<br />

Guinzaglio si o no? - Claudia Taccani 42<br />

Le nostre convenzioni<br />

Ecologia in vetrina<br />

Econews<br />

Biblioteca della sostenibilità<br />

44<br />

46<br />

47<br />

48<br />

pag. 40<br />

fieramilanocity, M1 lotto fiera<br />

Milano<br />

13-15 MaRZo<br />

12ª fiera nazionale<br />

del consumo critico<br />

e degli stili di vita<br />

sostenibili<br />

seguici su<br />

il futuro<br />

è di chi lo fa<br />

ogni stand una storia: cibo, turismo, abbigliamento, cultura,<br />

pace, bambini, ritorno alla terra, prodotti vegan, bici, cosmesi,<br />

abitare: 700 realtà tutte da scoprire. E poi laboratori gratuiti,<br />

degustazioni, spettacoli e reading: tre giorni da non perdere!<br />

Rinenergy ® Associazione no profit per lo Sviluppo Sostenibile costituita il<br />

5.12.2007 con sede in Milano via Sardegna 57 - www.rinenergy.it<br />

Presidente: Nicoletta Cova<br />

È attiva nei seguenti settori: agricoltura biologica, salvaguardia delle riserve<br />

energetiche, economia del recupero, progettazione ecologica dei prodotti,<br />

nuove tecnologie, utilizzo di nuovi materiali, nuove professioni, benessere.<br />

Rinenergy ® comunica i propri valori attraverso pubblicazioni, incontri e<br />

internet. Nella ricerca di un nuovo valore sociale una particolare attenzione<br />

è dedicata agli animali d’affezione ed alla loro convivenza con l’uomo nel<br />

contesto urbano.<br />

Scelte e progetti sono avallati dal Comitato Scientifico composto da:<br />

Ing. Silvano Benitti | fonti rinnovabili – efficienza energetica<br />

Prof. Stefano Bocchi | cropping systems Università degli Studi di Milano<br />

Dr. Gianni Cavinato | tecnologia alimentare<br />

Dr. Franco Cirone | medico chirurgo ricercatore<br />

Prof. Marco Dezzi Bardeschi | urbanistica<br />

Ing. Andrea Alessandro Muntoni | ingegneria ambientale<br />

Prof. Giorgio Nebbia | ecologia<br />

Ing. Alberto Pianta | mobilità<br />

Dr. Fabrizio Piva | certificazione<br />

Dr. Rodrigo Rodriguez | imprenditore (Material Connexion Italia)<br />

Dr.ssa Paola Santeramo | agricoltura periurbana<br />

Dr. Dario Sonetti | biodiversità<br />

Dr. Alessandro Spadoni | chimica cosmetologica<br />

Prof. Roberto Spigarolo | UNIMI Facoltà di Agraria<br />

<strong>Ecoideare</strong><br />

Periodico culturale di informazione sullo sviluppo sostenibile<br />

Direzione, Amministrazione, Redazione<br />

Via Sardegna, 57 20146 Milano - tel. 02 36642800<br />

fax 02 36642803 - info@ecoideare.it - www.ecoideare.it<br />

Direttore editoriale: Nicoletta Cova (n.cova@rinenergy.it)<br />

Direttore responsabile: Edgar Meyer (direzione@ecoideare.it)<br />

Art Direction e impaginazione: Francesca Magnelli<br />

Redazione: Daniela Milano (redazione@ecoideare.it)<br />

Marketing e Sviluppo: Nicola Saluzzi (ecoideare@mediasecweb.it)<br />

Pubblicità e iniziative speciali: medias&c 348 7638654 - 02 36642800<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Mario Allodi, Valentina Castellani, Franco Cirone, Carlo Del Frati,<br />

Marzio <strong>Marzo</strong>rati, Andrea Alessandro Muntoni, Riccardo Nastasi, Giorgio Nebbia,<br />

Giuseppe Pappolla, Fabrizio Piva, Alessandro Pulga, Serenella Sala,<br />

Nicola Saluzzi, Giorgio Schultze, Claudia Taccani, RYouChef.<br />

<strong>Ecoideare</strong> è realizzata in collaborazione con Gaia Animali e Ambiente Onlus<br />

Testata registrata al Tribunale di Milano.<br />

Registro Stampa Periodica n. 60 - 13/02/2009.<br />

Stampa: Verde Smeraldo di Stefano Molinai – Via Fogazzaro,14<br />

21020 Varano Borghi (VA)<br />

Per abbonarsi e per informazioni sul proprio abbonamento:<br />

tel. 02 36642800 - segreteria@ecoideare.it<br />

ABBONAMENTO A SEI NUMERI € 21,00 + SP<br />

ABBONAMENTO A SEI NUMERI + TESSERA SOCIO RINENERGY<br />

€ 40,00 privati<br />

€ 60,00 professionisti e associazioni<br />

€ 150,00 aziende<br />

organizzato da<br />

Main sponsor<br />

www.rinenergy.it/soci/servizi<br />

www.falacosagiusta.org<br />

ECOIDEARE È AMICA DELL’AMBIENTE. QUESTA TESTATA È STAMPATA CON IL 100% DI ENERGIA PULITA SU CARTA CERTIFICATA FSC<br />

PROVENIENTE DA FORESTE DOVE SONO RISPETTATI DEI RIGOROSI STANDARD AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI.<br />

3


Consapevolezza e responsabilità<br />

Su invito del nostro Direttore,<br />

a cui rivolgiamo i nostri<br />

auguri di rapido ritorno<br />

agli impegni, ci assumiamo<br />

l’onere di redigere l’editoriale di<br />

questo numero.<br />

Il contesto internazionale è preoccupante,<br />

conflitti anche vicino a noi<br />

stanno modificando equilibri già<br />

precari. Non possiamo non chiederci<br />

quali sono le connessioni con le<br />

politiche energetiche e ambientali<br />

che coinvolgono il mondo in modo<br />

globale. Il nostro contributo, per<br />

quanto modesto, è quello di mettere<br />

in evidenza i temi che ci rendono<br />

cittadini consapevoli. Non a caso la<br />

consapevolezza è il tema che trasversalmente<br />

viene sviluppato da<br />

tutti coloro che firmano gli articoli<br />

di questo numero.<br />

<strong>Ecoideare</strong>, come strumento del nostro<br />

impegno culturale, tende a<br />

sensibilizzare e a far riflettere sui<br />

grandi problemi che attanagliano<br />

il pianeta: la fame nei paesi poveri,<br />

le risorse energetiche, il rispetto<br />

dell’ambiente, partendo dall’individuo<br />

come soggetto resposabile di<br />

tutte le scelte.<br />

Per l’anno 2015 la nostra scelta<br />

editoriale è stata quella di prendere<br />

spunto dal Maxi Evento. Infatti,<br />

già nel primo numero, si sarà notato<br />

che abbiamo affrontato i contenuti<br />

di EXPO 2015, invertendo le parole<br />

chiave, e continueremo nei prossimi<br />

numeri a seguire questa logica svolgendo<br />

il tema da altre angolazioni.<br />

Con questo numero nuove firme<br />

sono entrate a far parte del gruppo<br />

dei collaboratori con nuove competenze:<br />

Vincenzo Lo Scalzo ci parla<br />

di un’opzione, per noi molto critica,<br />

lo shale gas, come alternativa<br />

di approvvigionamento energetico<br />

e Alberto Gallo ci introduce ad un<br />

nuovo modello economico. Riprende<br />

a scrivere con noi Gianni Cavinato<br />

che descrive il rapporto tra gli<br />

Editoriale<br />

elementi chimici naturali del nostro<br />

organismo e il senso di consapevolezza<br />

e responsabilità.<br />

Di grande attualità la trattazione<br />

della cannabis, da parte di Alessandro<br />

Pulga, come prodotto dai mille<br />

usi tra cui quello alimentare.<br />

Al “Centro del mondo” è Milano<br />

tra gli eventi del Fuorisalone e l’imminente<br />

Expo, a cura di Nicola Saluzzi.<br />

Franco Cirone si toglie l’abito<br />

del medico nutrizionista e ci offre<br />

uno sguardo profondo, da psicoterapeuta,<br />

sull’evoluzione del rapporto<br />

io-società come fondamento per<br />

raggiungere consapevolezza azzardando<br />

il concetto di superamento<br />

della felicità.<br />

Giorgio Nebbia, il nostro “faro”, ci<br />

illumina sulla “vendetta della carta”<br />

nel trasmettere la memoria del<br />

mondo.■<br />

Il comitato di redazione<br />

Buona lettura!<br />

“La cura dell’ambiente non è un<br />

movimento o un’ideologia, è il nostro<br />

prossimo gradino evolutivo”.<br />

(Daniel Goleman)<br />

Sostenibilmente<br />

a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca<br />

LA BIO-ECONOMY E LE BIORAFFINERIE:<br />

ISTRUZIONI PER L’USO<br />

di Serenella Sala e Valentina Castellani<br />

Nelle strategie di produzione e<br />

consumo sostenibili, emerge<br />

sempre più frequentemente la<br />

cosiddetta bio-economy, ovvero<br />

l’economia basata sull’eco-innovazione<br />

orientata allo sviluppo e alla produzione<br />

di prodotti innovativi a partire da materie<br />

prime biologiche -conosciuti anche come<br />

prodotti “bio-based”- volti a sostituire i<br />

prodotti più tradizionali, basati sull’utilizzo<br />

di materie prime di origine fossile.<br />

La parola “bio-based” si riferisce, infatti,<br />

a prodotti che utilizzano materie prime<br />

biotiche -le biomasse-, come ad esempio il<br />

legno delle piante, le bioplastiche ottenute<br />

dalla lavorazione di colture agricole (o<br />

dei loro scarti), gli ingredienti funzionali<br />

prodotti a partire dagli scarti di produzione<br />

dell’industria alimentare, gli ingredienti<br />

cosmetici prodotti a partire da materie<br />

prime vegetali e in generale tutti i prodotti<br />

basati sull’utilizzo di una o più materie<br />

prime rinnovabili.<br />

Questa definizione comprende molte applicazioni<br />

possibili all’interno diversi segmenti<br />

di mercato, che mostrano tutti una<br />

tendenza in crescita negli ultimi anni.<br />

I prodotti della bio-economy, pur partendo<br />

da una o più materie prime naturali, necessitano<br />

comunque di un processo produttivo<br />

di tipo industriale, che talvolta è persino<br />

più complesso di quello necessario<br />

per i corrispondenti prodotti “tradizionali”<br />

ottenuti da fonti fossili. Questi processi di<br />

trasformazione avvengono nelle bioraffinerie.<br />

L’Enciclopedia Treccani definisce la bioraffineria<br />

come l’“Impianto in cui si compiono<br />

le operazioni sulle biomasse per<br />

ottenere energia, combustibili, prodotti<br />

chimici e materiali”. Si tratta di veri e propri<br />

impianti industriali analoghi a quelli<br />

delle industrie chimiche tradizionali, ma<br />

che utilizzano differenti materie prime e le<br />

sottopongono a trasformazioni successive,<br />

più o meno complesse a seconda del materiale<br />

di partenza e del prodotto che si vuole<br />

ottenere. Per questo motivo, non possiamo<br />

dare per scontato che qualsiasi prodotto<br />

bio-based possa essere considerato sostenibile<br />

a priori, e soprattutto che la bio-economy<br />

sia una soluzione ad “impatto zero”.<br />

D’altra parte, lo sviluppo della bio-economy<br />

può garantire benefici ambientali<br />

notevoli, sia grazie alla riduzione dell’uso<br />

di materie prime fossili, sia perché, soprattutto<br />

nelle bioraffinerie di seconda e terza<br />

generazione, si utilizzano materie prime<br />

rinnovabili ricavate da scarti di altre filiere<br />

produttive (sia agricole -ad esempio per<br />

la produzione di biocarburanti che industriali-<br />

ad esempio il recupero di sostanze<br />

funzionali dagli scarti delle lavorazioni di<br />

prodotti alimentari, a loro volta utilizzate<br />

come ingredienti di prodotti alimentari,<br />

farmaceutici o cosmetici).<br />

Dunque come valutare un prodotto<br />

“bio-based” per quanto riguarda la sua<br />

sostenibilità ambientale?<br />

Nella letteratura scientifica sono presenti<br />

numerosi studi che affrontano questo problema,<br />

ad esempio valutando gli impatti<br />

durante tutta la filiera produttiva, effettuando<br />

studi di ciclo di vita (Life Cycle<br />

Assessment-LCA) su queste tipologie di<br />

prodotti.<br />

Pur essendo i risultati di questi studi altamente<br />

dipendenti dalla specifica filiera<br />

considerata, è tuttavia possibile identificare<br />

alcuni criteri generali che permettono<br />

di stimare a priori le potenziali criticità o<br />

i benefici di una determinata tipologia di<br />

prodotto che utilizza materie prime rinnovabili.<br />

In primo luogo, è importante considerare<br />

che spesso le materie prime rinnovabili<br />

non sostituiscono completamente quelle<br />

fossili, soprattutto in prodotti complessi<br />

come i cosmetici o le formulazioni farmaceutiche.<br />

È dunque importante valutare<br />

quanto le materie prime fossili sostituite<br />

incidano sull’impatto totale generato<br />

dal prodotto di partenza (quello prodotto<br />

in modo tradizionale), e quindi quanto la<br />

soluzione di eco-innovazione (prodotto<br />

bio-based) possa ridurre gli impatti totali.<br />

Un altro criterio rilevante è la tipologia di<br />

materia prima rinnovabile che si vuole utilizzare:<br />

ovviamente, il recupero di scarti<br />

di altre filiere produttive (in un’ottica di<br />

simbiosi industriale) è preferibile rispetto<br />

all’utilizzo di biomasse coltivate appositamente<br />

(ad esempio, in colture agricole<br />

dedicate). La scelta di materie prime da<br />

recupero, soprattutto nel caso di colture<br />

agricole) permette anche di risolvere il ben<br />

noto problema della competizione nell’uso<br />

del suolo da parte di colture dedicate<br />

alla bio-economy rispetto alle colture dedicate<br />

alla produzione alimentare.<br />

Infine, un altro risultato comune a tutti<br />

gli studi riguarda la complessità delle lavorazioni<br />

necessarie per trasformare la<br />

biomassa di partenza nella materia prima<br />

adatta alla filiera produttiva di riferimento,<br />

ovvero a garantirle proprietà funzionali<br />

pari o superiori rispetto a quelle della<br />

materia prima fossile che viene sostituita.<br />

Poiché le bioraffinerie, come detto in precedenza,<br />

sono industrie in cui avvengono<br />

processi chimici industriali, più semplice<br />

sarà la trasformazione necessaria, minori<br />

saranno gli impatti connessi a questi processi<br />

produttivi, e quindi migliore risulterà<br />

il profilo del prodotto “bio-based” finale.<br />

In sintesi, più le bioraffinerie saranno in<br />

grado -grazie alla continua ricerca nel<br />

campo dell’eco-innovazione- di proporre<br />

prodotti e processi innovativi, passando<br />

dalla semplice sostituzione di materie<br />

prime fossili con materie prime rinnovabili<br />

all’innovazione totale dei processi<br />

(ad esempio, con reazioni chimiche che<br />

limitino al minimo l’utilizzo di solventi<br />

e sostituiscano il più possibile i reagenti<br />

tradizionali con alternative derivate dalla<br />

ricerca sulla “green chemistry”), maggiori<br />

saranno i benefici garantiti da prodotti e<br />

processi della bio-economy.■<br />

5


Giorgio Nebbia<br />

Prosegue la collaborazione con l’associazione Gaia Italia e Giorgio Nebbia,<br />

uno dei padri nobili del movimento ambientalista italiano e internazionale.<br />

Giorgio Nebbia è stato -ed è ancora- uno dei protagonisti di assoluto rilievo<br />

nello studio della questione ambientale, affrontata nell’ottica del chimico,<br />

dell’economista e del merceologo. nebbia@quipo.it<br />

LA<br />

VENDETTA<br />

DELLA<br />

CARTA<br />

Io non riesco a leggere delle lettere<br />

importanti scritte anni fa -ha detto Cerfperché<br />

i programmi con cui sono state<br />

scritte non esistono più.<br />

Ancora peggio non riesco ad accedere a<br />

testi scritti originariamente su nastri<br />

magnetici perché gli ossidi di ferro<br />

hanno perso la magnetizzazione o perché<br />

non ci sono più strumenti per leggerli.<br />

Qualche settimana fa Vinton Cerf, il padre di Internet e<br />

grande autorità dell’informatica, ha tenuto una conferenza<br />

nella città universitaria tedesca di Heidelberg<br />

sul tema: “Come conservare i dati digitali”.<br />

La modernizzazione della società passa attraverso la diffusione<br />

dei sistemi elettronici di telecomunicazione, dai computer ai telefoni<br />

cellulari, a cui sono affidati pensieri, messaggi e innumerevoli<br />

testi, dalle lettere personali a libri e articoli scientifici, a<br />

fotografie, a dati relativi alle infinite attività umane come rilevamenti<br />

dell’inquinamento, dati meteorologici, fino alle denunce<br />

delle tasse e a documenti della pubblica amministrazione.<br />

Fino a quando riusciremo a ritrovare e consultare questi documenti<br />

digitali? “Io non riesco a leggere delle lettere importanti<br />

scritte anni fa - ha detto Cerf - perché i programmi con cui sono<br />

state scritte non esistono più. Ancora peggio non riesco ad accedere<br />

a testi scritti originariamente su nastri magnetici” perché gli<br />

ossidi di ferro hanno perso la magnetizzazione o perché non ci<br />

sono più strumenti per “leggerli”.<br />

Grandi sforzi sono stati e vengono continuamente fatti per informatizzare<br />

uffici, archivi e biblioteche e per affidare a supporti<br />

informatici i propri scritti. L'informatizzazione è stata ed è di<br />

grandissima importanza.<br />

Non c'è dubbio che il possesso di un computer e di un collegamento<br />

con Internet permette a qualsiasi persona, dovunque si<br />

trovi, e in qualsiasi ora del giorno e della notte, di accedere ad<br />

una massa incredibile di informazioni. La conoscenza così assicurata<br />

è certo liberatoria e anzi rivoluzionaria, accessibile anche<br />

alle classi meno abbienti, a coloro che non possono andare di<br />

persona nelle biblioteche pubbliche e negli uffici.<br />

Comincia però a circolare qualche preoccupazione sulla "durata"<br />

delle informazioni e conoscenze affidate alle misteriose ultramicroscopiche<br />

sequenze di segnali magnetici depositati su un<br />

supporto di pochi grammi di plastica e metalli vari. I primi computer<br />

personali affidavano i dati a dischetti flessibili da "cinque<br />

pollici e un quarto"; i messaggi si "depositavano" su tali dischetti<br />

traducendo le lettere e i segni in segnali magnetici mediante<br />

"programmi" come Wang, WordStar e poi varie versioni di Windows,<br />

ecc. I progressi dell'elettronica hanno permesso di "compattare"<br />

le informazioni su dischetti più piccoli, da "tre pollici<br />

e mezzo" e poi ancora su dischi magnetici, capaci di contenere<br />

molte più informazioni ma che potevano essere “letti” soltanto<br />

con computer differenti. Senza contare che anche i "dischi" si<br />

deteriorano, sono soggetti ad attacchi di parassiti; nei climi caldi<br />

sono letteralmente mangiati da funghi; in alcuni casi lo strato<br />

magnetico è alterato dall'inquinamento.<br />

Non solo, quando un computer cominciava a fare le bizze (io ne<br />

ho cambiati otto o nove in trenta anni) bisognava sostituirlo e il<br />

nuovo spesso non era capace di "leggere" quello che era stato<br />

scritto con il computer precedente e che si doveva considerare<br />

"perduto" se non veniva trasferito su un supporto magnetico leggibile<br />

dal nuovo computer. Bisognava così ricorrere a dei professionisti<br />

capaci di estrarre dai vecchi supporti magnetici e dai<br />

vecchi computer le informazioni scritte con programmi e macchine<br />

ormai in disuso; dei recuperatori di testi nascosti simili ai<br />

monaci che copiavano a mano su carta i testi greci e latini scritti<br />

su pergamena, sparsi nelle biblioteche medievali.<br />

Cerf ha suggerito di creare musei di computer di moltissimi tipi,<br />

capaci di leggere parole e immagini registrate con sistemi operativi<br />

dimenticati, e archivi dei codici di linguaggio (alcuni noti<br />

solo ai produttori) con cui sono stati scritti i sistemi operativi,<br />

da tenere continuamente aggiornati ed efficienti, se non si vuole<br />

diventare “fantasmi nella storia”. Anche molti testi “pubblicati”<br />

su Internet appena pochi anni fa non si trovano più o perché il<br />

sito che li ospitava ha cambiato nome o localizzazione o perché<br />

sono stati cancellati; molti non si trovano più neanche nello speciale<br />

Internet Archive che pur cerca di conservarne una parte. La<br />

stessa crescente diffusione dei libri elettronici, meno costosi di<br />

quelli di carta, più “ecologici” perché permettono di non tagliare<br />

alberi e di inquinare di meno le acque, ci induce a porci la stessa<br />

domanda: fino a quando saranno leggibili ?<br />

Un problema non banale come dimostra il fatto che nel 2013<br />

l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Istruzione,<br />

la Scienza e la Cultura, ha riunito a Vancouver 400 bibliotecari<br />

di tutti i paesi per discutere su come conservare la memoria del<br />

mondo nell’era digitale. C’è il rischio che fra pochi decenni i<br />

nostri figli e nipoti restino ciechi e sordi davanti a quello che<br />

noi oggi avevamo scritto, detto, raccolto, fotografato e registrato<br />

per loro, tanto più, ha detto ancora Cerf nella sua conferenza,<br />

che dell’importanza di una informazione spesso ci si rende conto<br />

soltanto dopo secoli.<br />

Con tutti i nostri progressi, finora soltanto l'invenzione della<br />

stampa a caratteri mobili di Gutenberg (1450) e la diffusione<br />

della carta hanno permesso di riprodurre testi duraturi; esistiamo<br />

e comunichiamo grazie a queste due invenzioni che ci permettono<br />

di trovare e leggere, come se fossero scritti ieri, libri e giornali<br />

e immagini “vecchi” anche di centinaia di anni.<br />

Voi dite quello che volete, ma io un testo digitale che mi sta a<br />

cuore, che vorrei fosse leggibile ancora fra trent’anni, me lo<br />

stampo su carta.■<br />

7<br />

GIORGIO NEBBIA


CONOSCENZA E<br />

CONSAPEVOLEZZA<br />

per il superamento<br />

dell’idea di felicità<br />

STILI DI VITA<br />

di Franco Cirone<br />

Medico Piscoterapeuta Ricercatore<br />

La conoscenza di sè stessi, la consapevolezza<br />

di come siamo, di ciò che siamo, di volta in<br />

volta, nelle varie situazioni e nei veri momenti<br />

dell’esistenza, sono pratiche e tematiche sempre<br />

da nominare e sempre da praticare.<br />

Con il linguaggio quotidiano della chiacchiera (inutile<br />

e dannosa), ci allontaniamo dal pensare e fare ciò<br />

che è tipicamente umano: essere nella consapevolezza<br />

di ciò che siamo e intraprendere intenzionalmente<br />

un percorso individuale e collettivo di conoscenza. Conoscenza<br />

della natura umana, della natura della mente, del carattere e della<br />

personalità, del nostro essere nel mondo. Un mondo che è mondo<br />

per noi.<br />

Il mondo è costruito innanzitutto a partire da come siamo, da che<br />

disposizione e inclinazione (emotiva e pensante) abbiamo.<br />

Ma la conoscenza di noi ci riguarda davvero come destino di<br />

esseri umani? Occuparci di noi, l’impegno di sapere di noi, dovremmo<br />

sentirlo, percepirlo come un’etica e un abito da assumere<br />

volontariamente, per muoverci e soggiornare (ethos) in un<br />

certo modo? Il modo e i modi sono le pratiche e gli abiti che col<br />

tempo impariamo a indossare.<br />

La cosa per cui essere esperti e consueti, più di ogni altra, cioè<br />

noi, diventa nella realtà la meno praticata, la più dimenticata.<br />

Gli anni passano, il tempo scorre e non c’è traccia o poca di<br />

quel divenire, come invece accade per altre occupazioni umane.<br />

Diventiamo sempre più competenti in qualche cosa, meno che<br />

meno nella cosa che decide quotidianamente delle nostre scelte<br />

e azioni: la competenza di quell’ente che è il nostro essere.<br />

Che tipo di soggiorno vogliamo riservare a noi e agli altri?<br />

Il nostro modo di vivere, i nostri comportamenti, le azioni e<br />

i modi di pensare, li condividiamo, così come li abbiamo impostati?<br />

Pensiamo che si possa mettere mano a questo magma<br />

incandescente e spesso confuso (agito da belle intenzioni che<br />

naufragano nel mare emotivo, spesso incontrollato), che è la<br />

nostra esistenza? Siamo capaci di operare una trasformazione<br />

intenzionale e consapevole della nostra vita, pensando che tutto<br />

ciò abbia un senso per noi?<br />

Parlare di soggiorno, di etica del fare, è pensare a questa possibilità<br />

di essere in un certo modo e intravedere questa credenza,<br />

questa certezza come utile. Credenza e certezza di essere nel<br />

mondo come un essere che è consapevole di esserci.<br />

Il soggiorno, tipicamente umano, implica questa credenza<br />

consapevole. Evitare di metterci nella possibilità di conoscere<br />

quell’oggetto della conoscenza che è il soggetto stesso, che siamo<br />

noi, ci predispone inevitabilmente alla sofferenza.<br />

In un mondo proprio così costituito, fatto di uomini di un certo<br />

tipo, come siamo abituati a incontrarli (che siamo sempre noi),<br />

occorre poter fare qualcosa, per credere che siamo altro e oltre.<br />

Siamo anche quello che vediamo ma c’è qualcos’altro, al di qua<br />

delle parole, dentro le parole, con le parole e oltre le parole.<br />

Qualcosa che ancora non abbiamo capito, ma che da sempre<br />

chiede con forza di essere svelato e ascoltato. Inaudibile la sua<br />

voce, inascoltata ma soprattutto inosabile il suono, forse troppo<br />

nuovo per essere riconosciuto come appartenente all’uomo<br />

nuovo. Osare per vedere è conoscere. Dobbiamo fare sentire il<br />

richiamo dell’uomo all’uomo e rendere l’uomo comune pronto<br />

per diventare altro.<br />

Temi desueti e ostici per noi, stanchi di desiderare e di sognare.<br />

Domande non poste, ancora meno praticate nei vari ambiti delle<br />

nostra vita, soprattutto nei nostri incontri individuali. Cose<br />

che però ci appartengono e ci riguardano da vicino. Ma proprio<br />

nell’essere così vicini, ci capita sistematicamente di non vederli,<br />

di non vederci, come quando non ci accorgiamo delle esigenze e<br />

dei bisogni di chi ci sta accanto.<br />

Non vediamo ciò che è troppo vicino, come capita per la visione<br />

di noi. La visione (vidya, conoscenza) necessita della distanza<br />

adeguata e della giusta disposizione intenzionale (clinamen)<br />

perché accada. La conoscenza diviene così cammino di consapevolezza<br />

e noi consapevoli della consapevolezza stessa. Si apre,<br />

da qui, il velo di maya delle illusioni (disvelamento, alètheia), si<br />

squarcia il mondo illusorio, costruito dalla mente non consapevole.<br />

Il mondo dell’ignoranza ontologica, del non sapere di noi,<br />

in cui eravamo rigettati, perche assente la luce (visione).<br />

Ignoranza della nostra condizione umana, rimossa e coperta dal<br />

chiasso della voce rumorosa dell’io.<br />

L’io parla ma non sente la voce autentica, dell’essere che noi<br />

siamo, oscurandoci la visione.<br />

Incapaci di vedere le cose e sordi a sentire il linguaggio che siamo,<br />

produciamo suoni inauditi, senza senso, che non significano<br />

nulla, signifying nothing (Macbeth:…Out, out, brief candle!<br />

Life’s but a walking shadow, a poor player that struts and frets<br />

his hour upon the stage and then is heard no more. It is a tale<br />

told by an idiot, full of sound and fury, Signifying nothing…<br />

Shakespeare)<br />

Con la vista (visione) e il riconoscimento dell’ambiente interiore,<br />

inizia il viaggio della conoscenza, il cammino da intraprendere<br />

e la direzione da dare, sapendo che la meta è il cammino<br />

stesso. Non ci sarà approdo così sicuro, come nei nostri soliti<br />

cammini consueti. Questo cammino esistenziale e intenzionale<br />

si fonda su certezze particolari che fanno da guida a un cammino<br />

meno certo, il cui fondamento è innanzitutto una pratica, un contesto<br />

da creare e da vivere, in un rimando costante e assiduo, con<br />

assunti, credenze, certezze di continuo messe alla prova.<br />

È come fare di continuo traslochi dei nostri abiti e delle nostre<br />

certezze, magari sullo stesso piano abitativo (sullo stesso pianerottolo<br />

di senso) mai lo stesso, ma molto simile.<br />

La differenza è l’appartenenza al medesimo mondo, che si manifesta<br />

in forme differenti, simili (omoios), mai identiche e uguali<br />

(idem). In questa differenza sta la vicinanza con l’uguale movimento<br />

della vita, il divenire nell’essere.<br />

Argomenti e pratiche spesso escluse perché rimosse e allontanate<br />

per paura di vedere qualcosa di noi, da cui scappiamo con terrore<br />

e angoscia. Proviamo diffidenza, non ci fidiamo abbastanza<br />

delle nostre sensazioni e intuizioni riguardo a ciò che sentiamo,<br />

abituati come siamo a coprire, non voler vedere e rimuovere dalla<br />

mente e dalla coscienza tutto ciò che pensiamo possa darci<br />

fastidio.<br />

Ecco il nostro tragico operare e parlarci: proviamo fastidio per<br />

ciò che non ci consola, approva, gratifica, fa stare bene, allontanandoci,<br />

scappando, fuggendo dall’impegno e dalla volontà di<br />

operare un lavoro personale, considerandolo come difficile se<br />

non inutile, disturbante, vecchio, pesante, sofferente, non diver<br />

8 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

9


tente. Insomma una cosa da evitare il più possibile. Magari di cui<br />

parlare come chiacchera di moda, in modi da chiacchera.<br />

Incarniamo forse troppo, il ruolo del bambino capriccioso e permaloso,<br />

rigido e tragico, fragile, spietato, indifferente e inautentico,<br />

che si muove nel mondo come se il mondo non gli appartenesse,<br />

come se il mondo non fossimo noi. Sembriamo degli<br />

inesperti di un sapere che è il sapere dei saperi: il sapere di noi.<br />

Invece ci rivestiamo, piuttosto maldestramente, di maschere e<br />

armature tragicomiche, come dei malcapitati sulla terra, sempre<br />

all’erta, traboccanti di paura. Spesso sembriamo muoverci goffamente<br />

in un terreno non nostro, come sul precipizio di una crisi<br />

di nervi, autoprogrammati ad aggredire, ad autopunirsi, spesso<br />

incapaci di autentica benevolenza, aspettandoci, ancora una volta,<br />

di essere compresi, amati e importanti agli occhi degli altri.<br />

Ma, se le cose stanno così, cosa vogliamo fare?<br />

Possiamo scappare anche via da qui, da noi, per andare in una<br />

presunta terra nuova e incontaminata, anche lontano dalle tradizioni<br />

dove siamo nati e cresciuti, pensando di essere più felici.<br />

Pensare di andare da qualche oriente, rivestirci di rituali scambiati<br />

per nuovi e diversi, dimenticando l’origine e la provenienza,<br />

è come credere di essere liberi andando via da casa, lontano<br />

dai genitori. Scopriremo, col tempo, che dentro di noi è la casa,<br />

la nostra origine e il fondamento da cui partire. Pronunceremo in<br />

modo diverso la parola libertà e potremo parlare del valore di ciò<br />

che abbiamo lasciato (la casa del padre) dopo averlo perduto.<br />

Proveremo nostalgia (dolore del ritorno) quando ne sentiremo<br />

la mancanza (penìa), che è la mancanza di noi, quando stavamo<br />

con loro, nell’età mitica delle identificazioni e dell’assenza del<br />

tempo. Ma la pratica della memoria (ardua e necessaria) di chi<br />

siamo stati, nelle varie epoche della vita e di cosa ci è successo,<br />

ci consegna all’età dell’oro, quella della consapevolezza, in cui<br />

siamo ora, se solo inauguriamo ogni giorno questa meditazione<br />

in azione.<br />

Coscienti e lucidi, della fatica e della provenienza del viaggio<br />

compiuto, avvertiamo la natura costitutiva della mancanza<br />

di qualche cosa, presente come limite e anche come grandezza.<br />

Sempre qualcosa ci manca. Mai niente e nessuno riuscirà a colmarla.<br />

Credere che succeda è ancora un dolce residuo, un caro<br />

ritorno della mitica infanzia del mondo, che si presenta inevitabile<br />

a farci giocare ancora per un po’. Il nostro naturale bisogno<br />

di riempire il vuoto mai verrà soddisfatto. Un altro vuoto è alle<br />

porte, per ricordarci che siamo esseri umani nella possibilità di<br />

qualcosa di mai concluso.<br />

Ritornare a casa, con un po’ di dolore-del-ritorno nel cuore e con<br />

un po’ di senso di gratitudine, nonostante tutto, è come fare festa.<br />

La consapevolezza (anima cosciente), che si aggira spesso nei<br />

nostri paraggi, per farci sapere chi siamo e chi possiamo essere,<br />

potrebbe riservarci delle inaspettate sorprese. Semplicemente e<br />

senza solennità può farci accedere alla gioia.<br />

Conoscendo la natura impermanente e mutevole delle cose e<br />

della mente potremmo trovarci, col tempo, a percepire il gusto<br />

di esserci. Andando dove andiamo porteremo sempre (in qualunque<br />

soggiorno soggiorneremo), con noi, noi stessi, le nostre credenze,<br />

i nostri presupposti più o meno visti, che sono e saranno<br />

sempre la causa, incausata, delle nostre tonalità emotive, della<br />

eventuale sofferenza e infelicità.<br />

Proprio ciò che vogliamo possedere così ardentemente è proprio<br />

ciò che ancora causa sofferenza: la ricerca sofferente della felicità,<br />

che comporta una inevitabile sofferenza a noi e agli altri.<br />

E ancora la maschera, il gioco delle maschere, e delle parti, del<br />

solito carnevale malinconico, continua a possederci e a stordirci.<br />

La via della rimozione (e della negazione), soprattutto della<br />

sofferenza, è ancora implacabilmente all’opera, salda e subdola<br />

nell’allontanare dal nostro campo di coscienza la pratica più utile<br />

e più drammatica da realizzare ora e sempre: stare col dolore,<br />

essere cedevoli e fragili nell’accoglierlo. (Rilke ricorda che solo<br />

il cuore ferito, che conosce la perdita, non ingenuo e non protetto,<br />

può provare compassione, è capace di sentire).<br />

L’uomo drammatico (che finalmente ha iniziato il cammino)<br />

vede il dramma interiore, fin qui incarnato, e ne prende coscienza,<br />

ma soffre non della sofferenza, ma dell’abitudine, inesausta,<br />

alla rimozione e alla negazione della stessa. Si rende conto, per<br />

la prima volta, in un lampo di feeling (sentimento) con sè stesso,<br />

che finora era soltanto uno pseudo-uomo, un uomo tragico,<br />

molto abile nel coprire, quasi irrimediabilmente, l’uomo autentico<br />

e molto amabile nel lusingare e incarnare le maschere della<br />

felicità (…non ci si illumina immaginando figure di luce, ma<br />

rendendo cosciente l’ombra… C.G.Jung)<br />

Comprende che può assumere su di sè il proprio dramma, il proprio<br />

dolore e decide di essere altro. Con intenzione e pathos sceglie<br />

di camminare verso l’interno. Questa operazione di risalita<br />

verso l’interno, questa anàbasi interiore, è una vera e propria<br />

creazione gnostica, neurochirurgica, manuale, minuziosa, esplorativa,<br />

attenta, assidua, incessante, come per andare alla conquista<br />

dell’America o di qualche Himalaya. Le praterie e il clima<br />

sono enormi e faticosi. Lo sostiene la convinzione che altri, prima<br />

di lui, sono tornati a casa, rifatti e soddisfatti. Qui il viaggio è<br />

molto più lontano e più difficile. Non lo spaventa l’incontro con<br />

la notte e con il sogno. Fedele alla visione di fuochi lontani non<br />

ancora spenti e dei consigli di Eraclito e Parmenide, mantiene<br />

salda la stanca andatura e il sonno profondo ristoratore.<br />

Con entusiasmo e buoni propositi pensa ancora al nuovo giorno.<br />

Con fortuna e astuzia incontra bravi sherpa, che lo precedono nel<br />

rischio. Colti e onesti maestri lo iniziano alla pratica struggente e<br />

nobile della vita e della paziente attesa. Antiche nutrici gli insegnano<br />

difficili gesti e l’immensa ricchezza della gioia nel dolore.<br />

Poi, dopo un apprendistato lungo e quotidiano, minimo ed efficace,<br />

lo portano nel tempio del fuoco e dell’argilla, dove dalla<br />

rugiada di prima mattina si produce ancora l’oro. Si stampano<br />

indelebilmente, a caldo, sul petto e sul volto, dal metallo prezioso,<br />

le parole: lo star bene è l’epifenomeno della consapevolezza,<br />

non il fine da raggiungere.<br />

Il dolore acuto del fuoco sul corpo gli fa capire la differenza tra<br />

dolore e piacere e ricorda che antichi maestri (rishi vedici) lo<br />

avevano condizionato irrimediabilmente all’arte del saper vivere<br />

e alla scienza della mente o scienza della coscienza (consapevolezza).<br />

Come un bambino, che assaggia il miele col coltello<br />

e distratto si taglia, impara la grande magia di saper stare col<br />

sapore aspro del sangue in bocca mentre gusta il dolce del miele.<br />

Apprende l’arte dell’incontro con la mente, grande maestra,<br />

grande anima e grande pericolo (per cui aggiogare i cavalli bizzarri<br />

della mente o yoga).<br />

Capisce finalmente la differenza tra l’io e la coscienza.<br />

Sa differenziare quando sono all’opera e quando lo influenzano.<br />

L’opera di discernimento (discrimen) alcuni (India) chiamano:<br />

Vivekachudamani (Grande gioiello della discriminazione);<br />

altri (Tibet): Consapevolezza Discriminante, Pura Presenza<br />

(Rigpa). Qui l’Oriente è vicino, ci ascolta e ci sorregge.<br />

Ritorniamo così davvero vestiti a festa e possiamo andare a messa,<br />

alle nostre messe senza paura o disattenzione. Possiamo così<br />

realizzare, dentro di noi, un prolifico e proficuo sincretismo teoretico-pratico<br />

che non teme di mettere a rischio nessuna integrità,<br />

dignità o identità. Piuttosto, all’opposto, forma una nuova<br />

identità costruita sulla pratica di sapere-ed-essere, dove grammatica<br />

e pratica interiore si incontrano, si avvicinano, si sposano<br />

e si amano.<br />

Il passaggio dalla via della rimozione-negazione alla via della<br />

risalita-verso-l’interno (anàbasi) presuppone l’incontro con l’altro<br />

da noi, che siamo sempre noi.<br />

Qui però è la mente cosciente (coscienza) a muoversi e a stabilire<br />

un ponte con la mente più ordinaria (con la sua struttura tripartita,<br />

dove convivono l’aspetto adulto, infantile e genitoriale),<br />

in un dialogo e movimento ricorsivo, costante e intenzionale di<br />

visione, comprensione, cura, che realizzi quindi quella pratica di<br />

conoscenza e consapevolezza come possibile felicità.<br />

Per lo sviluppo della consapevolezza individuale occorre praticare<br />

una via, un metodo (metà-odos, seguire una via) di conoscenza<br />

interiore che si integri e si applichi nella vita quotidiana,<br />

al di là delle nostre ideologie, credi religiosi o filosofici, e richiede<br />

un lavoro costante sulla consapevolezza di sé, senza necessità<br />

di seguire regole o ritualismi particolari, pensando di fare cose<br />

diverse da quelle che già si fanno o di diventare diversi da quelli<br />

che si è. La consapevolezza discriminante, in azione, può farci<br />

trasformare (metànoia) stati d’animo disagiati e sofferenti, riuscendo<br />

a vederli in trasparenza (Pura Visione), magari ridendo<br />

delle assurdità dei drammi e identificazioni che rappresentano<br />

dentro di noi, come un teatro illusorio, autoprodotto di continuo.<br />

Occorre osservare se stessi e scoprire le gabbie e le maschere di<br />

difesa che ci siamo costruiti e ci costruiamo, con le nostre sofferenze,<br />

i nostri limiti e i condizionamenti. Imparare a demolire<br />

queste armature senza crearne altre, in modo da diventare più<br />

liberi e autonomi, è la strada, la via verso la vita e la felicità. Solo<br />

a partire da qui possiamo dirci felici.<br />

È l’approdo finale, mai finito, di un processo che si attua in noi,<br />

strada facendo, che si rinnova nell’errore.<br />

La visione (conoscenza e consapevolezza) appartiene a chi cade<br />

(nell’errore), compiendo un cammino (l’errare), infinito e mai<br />

sazio, giacchè solo chi erra, cammina e sbaglia.<br />

Solo chi cammina erra (errante nell’errore) e vive, può apprendere,<br />

può sapere e può conoscere.<br />

…molti sono i sentieri ancora ignoti, ma a ogni viandante è assegnata<br />

sempre e soltanto una via, la sua, nelle cui tracce deve<br />

sempre costantemente vagare, per attenersi infine ad essa come<br />

alla propria via, la quale, però, mai gli appartiene…■<br />

STILI DI VITA<br />

10 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

11


CIRCUITI DI CREDITO<br />

NUOVO MODELLO<br />

DI ECONOMIA<br />

di Alberto Gallo<br />

Community Trade Advisor di Piemex<br />

Un passo oltre al denaro, svuotato della sua<br />

funzione di riserva di valore, dunque puro<br />

mezzo di scambio.<br />

Un passo oltre al denaro, svuotato della sua funzione di riserva<br />

di valore, dunque puro mezzo di scambio. E i dati dicono che i<br />

crediti Sardex vengono scambiati molto più velocemente degli<br />

euro (che invece vengono trattenuti vista la loro scarsità), dinamizzando<br />

un mercato altrimenti destinato ad esser assorbito dai<br />

grandi gruppi.<br />

Il modello Sardex, nato nel 2009, lo scorso anno anno si è replicato<br />

in altre sette regioni italiane, e le sue caratteristiche di<br />

economia territoriale e di assenza di accumulo dei crediti crea<br />

buone premesse per collaborare con gli altri. Ma ecco il corto<br />

circuito: non siamo più abituati ad aver fiducia negli altri, e<br />

questo ci inibisce nel creare questo tipo di circuiti, o a sfruttarne<br />

appieno le possibilità.<br />

Una maturazione è necessaria da questo punto di vista, per facilitare<br />

il cambiamento della società che oggi più che mai dipende<br />

dai diktat di questa visione economica.■<br />

Circuiti di Credito Commerciali<br />

attivi in Italia<br />

ALBERTO GALLO<br />

Laureato in economia<br />

aziendale, con esperienza<br />

pluriennale nel project<br />

management (industriale<br />

e sociale). Impegnato nel<br />

volontariato, si è da sempre<br />

dedicato allo studio<br />

della natura monetaria<br />

e della sua circuitazione,<br />

approfondendo progetti economici alternativi e<br />

sostenibili. Attualmente ricopre come volontario, la<br />

carica di Consigliere Regionale per il Biellese e Delegato<br />

Nazionale per il Piemonte dell’Associazione<br />

ArcipelagoScec. È impegnato nella costruzione del<br />

circuito Piemex in Piemonte.<br />

STILI DI VITA<br />

Sardex – Sardegna<br />

Piemex – Piemonte<br />

Liberex – Emilia Romagna<br />

Tibex – Lazio<br />

Marchex – Marche<br />

Samex – Molise e parte della Campania<br />

Abrex – Abruzzo<br />

In partenza la Lombardia<br />

Oggigiorno, ragionare di economia e di società implica<br />

una riflessione profonda sullo stato dell’arte delle<br />

alternative praticabili. Ben lungi dall’essere un vuoto<br />

richiamo a valori evanescenti, questa è la base dell’economia<br />

solidale, che si propone di fondare un nuovo modello<br />

economico, che sia più efficace dell’attuale nel soddisfare i bisogni<br />

di tutti, con le risorse a disposizione.<br />

Un breve excursus ci può essere utile per delineare la traiettoria<br />

di questi movimenti, che sempre più puntano a cambiare il concetto<br />

di denaro e le sue funzioni.<br />

Microcredito: concetto recentemente ripreso e promosso da<br />

Mohammed Yunus (poi premio Nobel per la Pace), è in pratica<br />

uno stimolo al prestito agevolato a poveri, soprattutto donne,<br />

con un progetto concreto in mano.<br />

I beneficiari dei prestiti di microcredito restituiscono i debiti<br />

contratti con maggior diligenza di coloro che invece hanno le<br />

carte in regola per richiederlo in banca, ovvero hanno garanzie<br />

sufficienti a copertura.<br />

Concetti come dignità (è indecoroso esser indebitati, soprattutto<br />

nella civiltà contadina, chiedete ai vostri nonni), solidarietà e<br />

fiducia creano effetti che dimostrano la fallacia su cui si basa<br />

l'economia moderna: il modello dell'homo oeconomicus con<br />

protagonisti esseri umani unicamente tesi al soddisfacimento<br />

egoistico dei propri bisogni.<br />

Finanza etica: dall'esperienza di MAG (Mutua Auto Gestione<br />

dei risparmi privati per renderli disponibili a progetti con un valore<br />

sociale) fino a Banca Etica, passando per campagne come<br />

“banche armate” e affini, lo sforzo qui è teso a destinare il denaro<br />

a certi determinati scopi, allontanandolo dalla valorizzazione<br />

di asset appetibili economicamente ma devastanti socialmente.<br />

Circuiti di Credito Commerciale: qui il modello è il WIR (“noi”<br />

in tedesco), che da 80 anni coinvolge l'economia svizzera, garantendole<br />

la liquidità necessaria anche in momenti di stretta<br />

creditizia. Lo sapevano bene in Italia i fondatori di Sardex, il<br />

modello che puntando sulle PMI e la loro capacità di lavorare sta<br />

dimostrando con i fatti la bontà di un approccio diverso.<br />

Ecco l'intuizione: mettendo insieme le capacità di produzione di<br />

beni e servizi e andando ad incrociare domanda e offerta sarebbe<br />

stato possibile soddisfare comunque una buona parte dei bisogni<br />

di ognuno, senza utilizzare un euro. Compensando dunque quello<br />

che uno offre al circuito di imprese, con altrettanti acquisti di<br />

beni e servizi.<br />

In questo modo, in pratica si crea una “linea di credito” complementare<br />

e senza interessi, concessa alle aziende partecipanti<br />

sulla base di quanto è necessario quello che fanno, e a quanto<br />

contribuiscono a soddisfare i bisogni del circuito.<br />

12 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

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BENEFICI FISCALI<br />

E RIQUALIFICAZIONE<br />

ENERGETICA<br />

IN EDILIZIA<br />

di Giuseppe Pappolla<br />

Detrazioni per acquisto di mobili ed altri elettrodomestici<br />

Detrazione del 50%, con un tetto massimo di spesa fino a euro<br />

10.000, sul totale delle spese sostenute per l’acquisto di mobili<br />

finalizzati all’arredo di un immobile oggetto di ristrutturazione,<br />

nonché di grandi elettrodomestici rientranti nella categoria A+<br />

(A per i forni). La detrazione è riconosciuta ai soggetti che usufruiscono<br />

o possono usufruire della detrazione sopra indicata per<br />

interventi di recupero del patrimonio edilizio.<br />

Misure antisismiche<br />

Prorogata al 31 dicembre 2015 anche la detrazione dall’imposta<br />

lorda del 65%, fino ad un ammontare complessivo di spesa<br />

non superiore ad euro 96.000 per unità immobiliare, delle spese<br />

relative ad interventi finalizzati all’adozione di misure antisismiche<br />

e riferite a costruzioni adibite ad abitazione principale o ad<br />

attività produttive. Si tratta delle spese sostenute per la messa<br />

in sicurezza statica delle parti strutturali, per la redazione della<br />

documentazione obbligatoria atta a comprovarla e per la realizzazione<br />

degli interventi necessari al rilascio della suddetta documentazione.<br />

Acquisto di immobili ristrutturati<br />

Qui la faccenda è un po’ più complessa. Già prima del 2015<br />

era prevista una detrazione d’imposta sulle spese sostenute per<br />

l’acquisto o l’assegnazione di unità immobiliari facenti parte<br />

di un edificio interamente sottoposto ad interventi di restauro<br />

e risanamento conservativo, eseguiti da imprese di costruzione<br />

o ristrutturazione o da cooperative edilizie, a condizione che le<br />

stesse provvedessero alla successiva alienazione o assegnazione<br />

dell’immobile in uno specifico termine.<br />

La Legge di Stabilità 2015 ha allungato tale termine da 6 mesi a<br />

18 mesi dalla fine dei lavori, termine entro il quale l’impresa costruttrice<br />

o la cooperativa edilizia può provvedere alla cessione<br />

o all’assegnazione dell’immobile ristrutturato.<br />

Relativamente alle spese per l’acquisto dell’immobile sostenute<br />

dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2015, spetta la detrazione<br />

nella misura del 50%; l’acquirente o l’assegnatario dell’immobile<br />

dovrà calcolare la detrazione indipendentemente dal valore<br />

degli interventi eseguiti su un importo forfetario pari al 25% del<br />

prezzo di vendita o di assegnazione entro l’importo massimo di<br />

euro 96.000.<br />

STILI DI VITA<br />

Avvicinandosi la primavera, che mi auguro faccia sbocciare<br />

qualche reale azione positiva dalla nostra classe<br />

dirigente onde poter colorare con un po’ di sacrosanto<br />

ottimismo il grigio orizzonte italiano, chi ha ancora<br />

qualche risparmio sta, forse, programmando qualche lavoro edilizio.<br />

Nello scorso numero avevo velocemente accennato a qualche<br />

novità in seno alle detrazioni fiscali per le spese di “recupero del<br />

patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica”.<br />

Vediamo di capire meglio.<br />

Nel solito italico stile (a norme esistenti si aggiungono e si tolgono<br />

pezzettini qua e la), la Legge di Stabilità 2015 ha prorogato<br />

per l’anno 2015 le detrazioni per gli interventi suddetti, mantenendo<br />

inalterate le due aliquote del 50% e del 65%.<br />

Inoltre:<br />

▪ è stata aumentata, dal 1 gennaio 2015, la ritenuta che le banche<br />

operano sui pagamenti effettuati con bonifico (per le spese di cui<br />

stiamo parlando) dal 4% all’8%;<br />

▪ è stato allungato da 6 a 18 mesi il periodo entro il quale l’impresa<br />

costruttrice può cedere o assegnare un’unità immobiliare<br />

facente parte di un edificio ristrutturato, al fine di far godere<br />

all’acquirente della detrazione Irpef del 50% nel limite massimo<br />

di spesa di euro 96.000.<br />

Nel dettaglio.<br />

Detrazione per interventi di recupero del patrimonio edilizio<br />

Detrazione Irpef nella misura del 50%, con un tetto massimo di<br />

spesa fino a euro 96.000.-, sul totale delle spese sostenute per<br />

interventi di recupero del patrimonio edilizio.<br />

Interventi di riqualificazione energetica<br />

Detrazione Irpef/Ires nella misura del 65% prevista per gli interventi<br />

di riqualificazione energetica, ai quali sono stati aggiunti:<br />

schermature solari sostenute nel periodo 01.01.2015- 31.12.2015,<br />

nel limite di detrazione massima di euro 60.000; climatizzazione<br />

invernale con impianti dotati di generatori di calore alimentati<br />

da biomasse combustibili, sostenute nel periodo 01.01.2015-<br />

31.12.2015 nel limite di detrazione massima di euro 30.000.<br />

Inoltre, per gli interventi su parti comuni condominiali, la detrazione<br />

per le spese di riqualificazione energetica spetta nella<br />

misura del 65% se esse sono sostenute nel periodo 06.06.2013-<br />

31.12.2015 (rispetto alle precedenti disposizioni è stato uniformato<br />

il periodo agevolato per tali interventi a quelli eseguiti su<br />

singole unità immobiliari). Ulteriore novità è l’eliminazione<br />

dell’obbligo di inviare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate<br />

per i lavori che proseguono per più periodi d’imposta (non<br />

male questa).<br />

Vi ricordo che, in due precedenti articoli, potete trovare il dettaglio<br />

di tutta la pastoia burocratica necessaria ad attivare le detrazioni,<br />

con qualche esempio pratico dei costi/benefici.■<br />

14<br />

ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

15


Daniela Milano<br />

Laureata in filosofia, specializzata<br />

in psicologia psicosomatica,<br />

junghiana, lavora a titolo di libera<br />

professionista come counselor<br />

per il benessere, la formazione,<br />

l’istruzione della persona<br />

ed è giornalista.<br />

IDEA BENESSERE<br />

CLEMATIS IL FIORE DI BACH CHE RESTITUISCE LA CONSAPEVOLEZZA PERDUTA<br />

Sguardo vagante, distratto ai discorsi altrui, poco attento<br />

alla realtà, queste le caratteristiche di chi incarna le<br />

sembianze della “Bella Addormentata”.<br />

Una tipologia di persona che si incontra di frequente e<br />

che riscuote un certo successo perché originale, creativa e affascinante,<br />

immersa in un mondo immaginario.<br />

Questi soggetti tendono a spendere quasi tutte le loro energie<br />

nell’ ideare, progettare, immaginare e molto spesso svelano doti<br />

d’artista o di guaritore, sono personaggi che arricchiscono il loro<br />

ambiente con la bellezza e la sensibilità dei loro pensieri, ma che<br />

difficilmente riescono a misurarsi con la praticità della vita.<br />

Anzi, la quotidiana risulta essere gravosa, noiosa, priva di interesse,<br />

tanto da fuggire ad ogni incombenza pratica e da rimuovere<br />

ogni evento spiacevole. Alla lunga la mancanza di partecipazione<br />

alla realtà però, può causare patologie alla vista e all’udito,<br />

perché simile ad uno stato mentale di “incoscienza”.<br />

Per riportare questo tipo di persone al “presente” e restituire<br />

all’udito e alla vista la loro autentica funzione di canale di<br />

relazione tra il mondo interno e quello esterno, la natura offre<br />

il giusto rimedio: si tratta di Clematis o Clematide, il rimedio<br />

floriterapico del dottor Edward Bach.<br />

Questo Fiore agisce a livello di consapevolezza e di relazione<br />

con l’ esterno, restituisce lucidità e la capacità di interagire<br />

con il mondo reale senza nulla togliere all’elemento spirituale.<br />

Il soggetto con l’aiuto di Clematis, recupera il “contatto” con<br />

la fisicità, la tangibilità, diventando un vero creatore, pronto a<br />

trasferire e finalizzare la sua interiorità su un piano concreto. Il<br />

rimedio naturale può essere somministrato anche in tutti gli stati<br />

fisici o spirituali transitori nei quali la coscienza è assorbita dai<br />

pensieri o dai sogni a scapito dello stato di vigilanza necessario<br />

per stabilire un profondo contatto con gli stimoli provenienti<br />

dall’esterno.<br />

Grazie agli effetti benefici di questo Fiore di Bach l’individuo si<br />

risveglia dal torpore che lo caratterizza e inizia a vivere la condizione<br />

di consapevolezza, elaborando e affrontando in modo<br />

dinamico il “qui e ora” per come realmente si presenta.■<br />

PRODOTTI<br />

ALIMENTARI:<br />

PIÙ ATTENZIONE<br />

ALLE ETICHETTE<br />

di Riccardo Nastasi<br />

STILI DI VITA<br />

Qualora abbiate voglia di<br />

fare osservazioni su quanto<br />

ho scritto o sollevare nuovi<br />

quesiti potete scrivermi a:<br />

redazione_ecoideare@libero.it<br />

> Opere di Renato Giananti<br />

16 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

17<br />

I<br />

prodotti<br />

enogastronomici del c.d. Made in Italy costituiscono<br />

un patrimonio inestimabile per il nostro Paese e<br />

verranno ulteriormente valorizzati in occasione dell’imminente<br />

Expo.<br />

I risultati di profonda eccellenza raggiunti nel settore alimentare<br />

sono resi possibili anche grazie all'attenta azione di verifica,<br />

controllo e applicazione di sanzioni da parte delle Competenti<br />

Autorità. In questo modo, si cerca in concreto di contrastare i<br />

fenomeni di contraffazione e frode, assicurando ai consumatori<br />

l’alta qualità dei prodotti che giungono sulle nostre tavole.<br />

Ma quali sono le principali attività di produzione di cibi e di<br />

bevande?<br />

Vi è un’attività primaria, come l’agricoltura, l’allevamento e la<br />

pesca, da cui traggono origine le materie prime e un’attività industriale,<br />

la quale assiste la loro produzione.<br />

Vi è, inoltre, una terza attività rappresentata dai processi di trasformazione<br />

e trattamento dei cibi e delle bevande e, da ultimo,<br />

quella di distribuzione in commercio operata sia in vasta scala<br />

sia al dettaglio con presidi minori.<br />

In tutti questi ambiti, si possono verificare rischi per la salute<br />

del consumatore. Tre sono, fondamentalmente le pratiche illecite<br />

oggetto di sanzioni sotto il profilo penale e amministrativo:<br />

▪ “l’adulterazione”: consiste nella modifica della composizione<br />

analitica del prodotto. Un esempio tipico si ricava nel settore<br />

dell’olio in cui spesso si fa ricorso a procedure di annacquamento;<br />

▪ “la sofisticazione”: si sostanzia nell’aggiunta di sostanze<br />

estranee all’alimento. Si pensi all’aggiunta di metanolo nel vino,<br />

una sostanza altamente tossica che se ingerita, provoca gravi<br />

problemi, tra cui la cecità ed eventi ancora più tragici.<br />

▪ “la contraffazione” che si realizza attraverso la sostituzione<br />

di una sostanza alimentare con un’altra, con un conseguente inganno<br />

per il consumatore finale. Di recente, sono stati scoperti<br />

e sanzionati caseifici operanti nel settore della produzione di<br />

mozzarelle di bufala in cui si ricorreva all’uso di latte in polvere<br />

importato da paesi in cui non venivano osservati i protocolli<br />

di sicurezza. Altri rischi per la salute possono, infine, derivare<br />

dall’uso di materie prime o additivi scadenti, oppure dal semplice<br />

mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie.<br />

In ogni caso, a tutela della salute dei consumatori, oltre ai controlli<br />

ed alle verifiche da effettuare in tutte le filiere produttive,<br />

occorre prestare sempre più attenzione all’etichettatura ed alla<br />

tracciabilità dei prodotti recependo integralmente le direttive di<br />

matrice comunitaria.<br />

In questo modo, il destinatario finale dei prodotti potrà fungere<br />

da ultimo controllore, prevenendo contraffazioni e frodi mediante<br />

la scelta di soli cibi e bevande di provenienza certa.■


RAPPORTO TRA<br />

ALIMENTAZIONE<br />

E COSCIENZA<br />

IN ORIENTE<br />

del Maestro Isidoro Li Pira<br />

I.A.C.M.A. - Lugano<br />

STILI DI VITA<br />

Il rapporto alimentazione e coscienza umana è, nella<br />

cultura Orientale un tema che spazia senza confini,<br />

per svilupparsi in varie forme applicative dando<br />

specifici indirizzi.<br />

È<br />

bene precisare che mentre in Occidente il concetto<br />

di alimentazione si identifica nella necessità nutritiva<br />

dell’essere umano, che tende a stimolare essenzialmente<br />

il gusto, in Oriente, tale termine è legato<br />

alla cultura salutistica del corpo, pertanto legato alla medicina<br />

sotto forma di terapia dietetica.<br />

Sottilmente differente dal concetto di dietologia, che comunque<br />

ha riportato anche nella nostra cultura l’accento sull’azione<br />

fisiologica degli alimenti, anche se come cura per alleviare un<br />

disturbo, o un eccesso di peso; la terapia dietetica, che è parte<br />

integrante della medicina Cinese, è parte conoscitiva di qualsiasi<br />

medico tradizionalista integrata fra i cinque metodi di cura<br />

previsti, indirizzata a valutare gli alimenti, sia dal punto di vista<br />

qualitativo, che secondo l’effetto prodotto sull’organismo. Identificata<br />

come alimentazione naturale, insieme alla cura spirituale,<br />

alla terapia con le erbe, all’agopuntura, ed alle terapie col<br />

calore, si consolida allacciandosi all’applicazione filosofica dei<br />

cinque elementi, quest’ultima associata allo ying e lo yang.<br />

La cura spirituale può essere occidentalmente alla psicoterapia,<br />

basata sull’educazione all’igiene mentale, tende a risvegliare la<br />

coscienza universale, la consapevolezza dei ritmi che ci circondano<br />

e con i quali ci muoviamo, i processi biochimici dell’essere<br />

umano, connessi all’alchimia corporea, sotto questa forma si<br />

inserisce il Qi Gong, genericamente chiamato “lavoro interno”.<br />

L’alimentazione naturale è il secondo metodo utilizzato per la<br />

salvaguardia della salute dell’individuo. L’utilizzo di metodi<br />

alimentari con il quale selezionare gli alimenti, le sostanze integrative<br />

presenti in natura, il metodo per equilibrare i cibi con<br />

i ritmi della natura e quelli del corpo, per aumentare le difese<br />

energetiche del corpo, stimolando quei processi di guarigione<br />

spontanea che differenziano le discipline terapeutiche Orientali<br />

dalle Occidentali. Il cibo visto come cura è una cultura che<br />

nel nostro mondo moderno ha perso la sua ragione di convivere<br />

con le abitudini del quotidiano, mentre ne faceva parte in passato<br />

come è ampiamente documentato dalla scuola Salernitana<br />

che, ad opera dei monaci, fù ufficializzata sul monte Cassino nel<br />

1150 da Federico Barbarossa, per fare un esempio.<br />

Quindi la terapia con le erbe che da sempre è legata alla medicina<br />

in generale, ma che nella medicina tradizionale cinese si<br />

estende sino all’applicazione di 30’000 piante officinali diverse<br />

suddivise per classificazione tradizionale ed a seconda del principio<br />

attivo Yin e Yang. Oggi poi ancora più, ampliata a tre suddivisioni:<br />

vegetale animale e minerale.<br />

L’agopuntura. Per mezzo della quale è possibile intervenire<br />

in modo invasivo all’interno del corpo per mutare determinati<br />

equilibri energetici e ristabilire così uno stato di armonia salutare.<br />

Paragonabile alla chirurgia Occidentale, nell’agopuntura si<br />

inseriscono aghi sottilissimi di svariati materiali e diverse lunghezze<br />

su punti specifici, situati su canali radianti in tutto il corpo,<br />

riconosciuti genericamente come meridiani.<br />

Infine la termogenoterapia, o terapia con il calore. Altra arte terapeutica<br />

cinese che utilizza una forza esterna Yang, il calore,<br />

per combattere una malattia interna Yin. È il caso della “moxibustione”,<br />

delle coppette, anch’esse basate comunque sull’uso della<br />

scienza dei meridiani dell’agopuntura. In Occidente un’analogia,<br />

anche se su diversi principi, possiamo trovarla nelle cure<br />

termali, o quelle applicazioni che includono l’uso del calore.<br />

Fatta la dovuta premessa, veniamo quindi alle regole che vincolano<br />

l’uso del cibo specifico alle diverse situazioni, visto dal<br />

punto di vista della medicina tradizionale cinese.<br />

Mangiare solo quando si ha fame, rispettando i ritmi<br />

Colazione e cena sono i due pasti principali per ogni cinese, lasciando<br />

al pranzo un’identità frugale. Entrambe i pasti principali<br />

si collocano in due momenti della giornata, specifici a dare al<br />

corpo il sostegno adeguato. La colazione crea le prime energie e<br />

per tale ragione è ricca e consumata con il ritmo dovuto. Quindi<br />

la cena, che chiude l’attività del corpo e per questo deve ristorare<br />

le energie perse, ma contenere cibi facilmente digeribili.<br />

Utilizzare alimenti naturali<br />

Per i cinesi nutrirsi in modo naturale non è una gran fatica visto<br />

l’enorme sviluppo delle risorse agricole, che basano la loro produzione<br />

esclusivamente su granaglie e vegetali.<br />

Porre attenzione all’igiene ed alle modalità con le quali ci si<br />

nutre. Ad esempio la masticazione<br />

Al contrario degli Occidentali, che trangugiano i cibi assumendo<br />

contemporaneamente bevande gassate, gli Orientali in generale<br />

consumano il cibo con proporzioni ed accostamenti equilibrati,<br />

sorseggiando il “te” alla fine del pasto, ciò per non appesantire<br />

eccessivamente il sistema digerente, che, con una giusta masticazione<br />

prolungata e l’apporto di saliva, si prepara con la masticazione<br />

a digerire il cibo.<br />

Mangiare per nutrirsi e non riempirsi per saziarsi<br />

Costipare gli organi principali, non permettendo loro di adempiere<br />

al loro lavoro, è una delle maggiori cause che generano disturbi<br />

al sistema nutritivo ed assimilativo del corpo. La quantità<br />

di cibo ingerito per pasto dovrebbe essere sempre proporzionale<br />

all’attività svolta o da svolgere. Gli eccessi generano comunque<br />

squilibri che sono percepibili quotidianamente da un corpo appesantito,<br />

e nel tempo dell’ampio spettro di disfunzioni generate<br />

dal corpo negli ultimi decenni.<br />

Ingerire il minimo possibile di liquidi durante il consumo di cibo<br />

La grande quantità di liquidi ingeriti nel corpo aumenta l’effetto<br />

degenerativo per eccesso. Se si tiene conto dell’ampia quantità<br />

di liquidi presenti nel corpo e di quella che è concentrata in molti<br />

alimenti, si può giustamente dedurre la proporzione adeguata<br />

con la quale è bene introdurre liquidi all’interno del corpo.<br />

In conclusione, per mantenere un giusto rapporto con l’alimentazione<br />

è bene osservare che: è necessario riconoscere in sé stessi,<br />

i propri ritmi e le proprie esigenze; documentarsi sapientemente<br />

sulla qualità e le proprietà di ogni alimento; osservare determinate<br />

norme di igiene salutare, quali i tempi, modalità e derivazione<br />

del cibo, educandosi così a rispettare il cibo introducendolo nel<br />

proprio corpo con la stessa attenzione con la quale proteggiamo<br />

la sua salute.<br />

Veniamo ora al tema dell’attività sportiva. Questa non discosta<br />

molto dalla visione del cibo precedentemente descritta, tranne<br />

che per modalità d’uso proporzionato.<br />

Si è spesso, erroneamente convinti che il corpo di uno sportivo<br />

vada sovralimentato, o integrato di sostanze energetiche affinché<br />

questo possa migliorare le proprie prestazioni. È un tema questo<br />

che tocca i confini del paradosso, portando agli eclatanti casi di<br />

“doping”.<br />

L’accostamento attività fisica ed alimentazione deve esulare il<br />

lettore dal pensiero tipicamente Occidentale di prestazione fisica<br />

legata al concetto di sport. Per attività fisica in Oriente s’intende<br />

una profonda cultura intenta a fortificare il fisico e lo spirito, per<br />

migliorarne la sua salute, il suo stato di conservazione e l’energia<br />

che lo sostiene nel corso della vita. Per tale ragione la maggior<br />

parte delle attività fisiche, hanno come obbiettivo principale<br />

quello di potenziare il sistema difensivo del corpo per prevenirne<br />

l’invecchiamento precoce, nel rispetto delle reali potenzialità.<br />

Da ciò ne deriva che anche l’alimentazione, per i presupposti<br />

che questa ha nel pensiero Orientale, si integra equilibratamente,<br />

senza alterazioni. Per meglio comprendere questo concetto<br />

possiamo prendere ad esempio l’effetto che ha il sovrapporto di<br />

sostanze integrative in un atleta, che dopo aver terminato l’attività<br />

sportiva in termini agonistici, o comunque a livelli di alta<br />

prestazione, rientra nei parametri di una alimentazione e attività<br />

fisica “normale”. La maggior parte delle volte il metabolismo è<br />

così alterato che il periodo di assestamento può durare anni e in<br />

taluni casi questo non avviene più, e pertanto il corpo, abituato<br />

ad un certo tipo e ritmo di alimentazione, degenera nella sua<br />

struttura esterna, con conseguente soprappeso, o addirittura interna<br />

creando disfunzioni nel sistema digestivo e distributivo.■<br />

18 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

19


NUTRIRE LA VITA<br />

di Gianni Cavinato<br />

tecnologo alimentare, Presidente ACU-Associazione Consumatori Utenti<br />

ALIMENTAZIONE<br />

Conoscere il ciclo naturale degli elementi<br />

chimici che compongono il nostro<br />

organismo, permette di accrescere la<br />

nostra consapevolezza e responsabilità.<br />

Noi abbiamo una percezione molto limitata e limitante<br />

dell'ambiente nel quale siamo immersi. Se prendiamo<br />

in considerazione tutte le attuali conoscenze sull'acqua,<br />

di cui moltissimi conoscono la formula chimica<br />

H2O, scopriamo che siamo un po’ ignoranti.<br />

Conosciamo l’acqua nei suoi diversi stati fisici di liquido, di gas<br />

e di solido. Il fatto che si formi il vapore o il ghiaccio ci appare<br />

di una naturalezza sconcertante. È molto facile affermare che<br />

l'acqua è indispensabile alla vita, ma se ci chiediamo da dove sia<br />

arrivata l'acqua sulla Terra, entriamo nel regno della fantascienza<br />

e il nostro smarrimento è immenso.<br />

Se pensiamo, poi, che circa il 99% delle molecole del nostro corpo<br />

sono proprio quelle dell'acqua, mentre il suo peso è attorno al<br />

65-70% del corpo umano, non possiamo non chiederci che cosa<br />

fanno tutte queste molecole. Si scopre un universo di meraviglie<br />

della biologia, della fisica, della chimica, della vita.<br />

Tutto sommato il ciclo naturale dell’acqua sulla Terra ci appare<br />

abbastanza semplice: dagli oceani evapora, le nubi si muovono<br />

e si agitano, arrivano i temporali e la bassa pressione atmosferica,<br />

seguono le precipitazioni e l'acqua si diffonde sotto forma di<br />

neve, o ghiaccio (grandine) o liquida, vengono alimentati ghiacciai,<br />

fiumi, laghi e i terreni.<br />

Laddove l’acqua dolce non c'è o è insufficiente, la vita per gli<br />

umani diventa un vero e proprio inferno. Per l'acqua si ammazzano<br />

i membri del vicino villaggio, si scatenano delle guerre<br />

infinite, si minacciano interi popoli.<br />

Ora proviamo ad immaginare di scomporre l’acqua in Idrogeno<br />

ed Ossigeno e provare a costruire il ciclo naturale di questi due<br />

elementi chimici. Già che ci siamo immaginiamo di “uscire” dai<br />

nostri confini terrestri per dare uno sguardo al nostro Sistema<br />

solare e alla Galassia della Via Lattea. Scopriamo che l'idrogeno<br />

è presente in abbondanza mentre l'ossigeno no.<br />

Se allarghiamo il nostro orizzonte ed entriamo nel nostro corpo,<br />

scopriamo che oltre all'Idrogeno e all’Ossigeno, ci sono ben altri<br />

25 elementi chimici. Ad esempio c'è l’Azoto, il Fosforo, lo Zolfo,<br />

il Calcio, il Magnesio, il Ferro, il Cobalto, il Fluoro…<br />

E allora proviamo ad immaginare che cosa accade quando il nostro<br />

organismo è carente anche di uno solo di questi elementi, ad<br />

esempio il Calcio? Le nostra ossa non si formano e anche tante<br />

altre funzioni metaboliche e fisiologiche si bloccano!!<br />

L’intera Umanità può arrivare a poter disporre di quantità infinite<br />

di Idrogeno (anche come fonte di energia rinnovabile), ma non<br />

avere abbastanza ossigeno, o azoto o fosforo…<br />

La ricerca scientifica in campo alimentare e nutrizionale è arrivata<br />

a determinare con molta precisione i fabbisogni di nutrienti<br />

nelle diverse condizioni fisiologiche e patologiche dell'uomo,<br />

tuttavia siamo arrivati all’aberrazione di nutrirci di integratori<br />

alimentari e polivitaminici, invece di seguire una sana ed equilibrata<br />

alimentazione con prodotti coltivati con il metodo dell’agricoltura<br />

biologica. Non solo, ma una buona parte dell’Umanità<br />

ha perso completamente la dimensione della relazione con<br />

il cibo e l’ambiente. Non sono conosciute le piante e nemmeno<br />

gli animali di cui utilizziamo le uova o il latte. In Italia e una<br />

parte importante del mondo si dispone di cibi in abbondanza, ma<br />

non li conosciamo a sufficienza e così moltissimi cittadini consumano<br />

in modo spropositato e troppo e non si accorgono che<br />

altri, in altre parti del Pianeta, muoiono per fame, sete e carenze<br />

nutrizionali.<br />

Da milioni di anni noi disponiamo di volumi impressionanti di<br />

acqua salata, ma abbiamo sempre minori disponibilità di acqua<br />

dolce e potabile.<br />

Che cosa fare dunque?<br />

Da un punto di vista strettamente scientifico, l’Umanità dovrebbe<br />

ripristinare l’equilibrio del ciclo naturale dell’acqua, ma se<br />

questo stà subendo una rottura, ne consegue che tutto il Pianeta<br />

Terra subirà tale rottura e cioè scompariranno diverse forme di<br />

vita, vengono modificati gli equilibri geologici e climatici...ed è<br />

quello che oggi accade sotto i nostri occhi!<br />

Se pensiamo, ad esempio, al ciclo naturale dell’Azoto si arriva<br />

alla drammatica conclusione che la sua rottura ci appare in tutta<br />

la sua gravità quando osserviamo l’eutrofizzazione delle acque<br />

di superficie, la presenza di nitrati nelle falde freatiche, l’aumento<br />

di Ossidi di Azoto nell’atmosfera (e le dirette conseguenze<br />

sullo smog fotochimico, sull’Effetto Serra, le piogge acide e le<br />

patologie per le piante, animali e sull’uomo).<br />

Infatti molte delle nostre patologie “moderne” sono strettamente<br />

connesse agli squilibri nutrizionali e all'eccesso di consumi di<br />

grassi, proteine di origine animale e zuccheri semplici (saccarosio,<br />

ecc.).<br />

Insomma, non dobbiamo aspettare la crisi della carenza di petrolio<br />

o le crisi delle produzioni vegetali (grano, riso, soia, ecc.), per<br />

affermare che bisogna accelerare verso un modello sostenibile<br />

complessivo di produzione e consumo a cominciare da quello<br />

alimentare.<br />

Certo, avanzano le tecnologie riparatorie, la green economy e<br />

la consapevolezza dei nostri limiti che possono essere affrontati<br />

solo se li conosciamo.<br />

Cominciare dalla conoscenza del ciclo naturale degli elementi<br />

chimici di cui è composto il nostro organismo, appare indispensabile<br />

già a partire dai primi anni di vita. Non si tratta solo di<br />

educazione ambientale, ma di formazione alla vita sulla Terra.<br />

Una maggiore consapevolezza di tutti i consumatori appare inoltre<br />

indispensabile nel segno della sobrietà e dell’etica del rispetto<br />

di tutto il mondo vivente e non vivente.<br />

Non ci sono solo diritti da rivendicare ma anche doveri da onorare<br />

come sancito all’art. 2 della nostra Costituzione:<br />

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili<br />

dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si<br />

svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri<br />

inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.■<br />

20 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

21


LO SFUSO<br />

TRACCIABILE<br />

di Fabrizio Piva<br />

Amministratore Delegato CCPB<br />

ALIMENTAZIONE<br />

Rintracciabilità, tracciabilità, origine, etichettatura, qualità,<br />

etichetta narrante ed altri aspetti connessi alla storia<br />

di un prodotto sono spesso gli strumenti attraverso<br />

cui si cerca di trasferire la qualità di un prodotto, passaggio<br />

dopo passaggio, a un mercato e a un consumatore sempre<br />

più segmentati e alla ricerca di molteplici informazioni.<br />

Un consumatore che nei decenni si è allontanato dalla conoscenza<br />

“contadina” che un tempo permeava la stragrande maggioranza<br />

dei consumatori. Oggi il consumatore è lontano, non solo<br />

fisicamente, dai luoghi in cui si produce e la mediaticità, anche<br />

di pochi casi, crea dubbi sulla qualità dei prodotti e sulla loro<br />

genuinità e mina la credibilità di un sistema produttivo che nella<br />

stragrande maggioranza dei casi è fatto di operatori seri e onesti.<br />

Le normative pubbliche in materia e le certificazioni volontarie<br />

hanno cercato di creare le condizioni affinchè i consumatori siano<br />

garantiti sia sui requisiti qualitativi che sulle informazioni<br />

circa i processi produttivi adottati e sull’origine della materia<br />

prima, elemento quest’ultimo sempre più richiesto dal consumatore.<br />

La tracciabilità e la rintracciabilità sono diventate dal 2002, con<br />

il Reg. CE 178, norme di legge anche se non dobbiamo confondere<br />

la rintracciabilità di un prodotto alimentare e di un mangime<br />

con l’origine delle materie prime così come l’origine non necessariamente<br />

coincide con il luogo di coltivazione di dette materie<br />

prime. La rintracciabilità è, innanzitutto, lo strumento principale<br />

per individuare responsabilità lungo la filiera e fermare o recuperare<br />

lotti di prodotto pericolosi per la sicurezza igienico-sanitaria;<br />

la stessa può servire, se realizzata con strumenti volontari<br />

(ISO 22005) per trasferire lungo la filiera informazioni circa i<br />

metodi produttivi adottati o la presenza/assenza di determinate<br />

conponenti e contribuire a definire la qualità ricercata da alcuni<br />

consumatori. Nel biologico, ad esempio, l’indicazione “Agricoltura<br />

UE/non UE” identifica se le materie prime contenute in un<br />

prodotto sono state coltivate allìinterno o all’esterno dell’UE.<br />

Per l’ortofrutta fresca, già da oltre 20 anni, è obbligatoria l’indicazione<br />

del paese di coltivazione indipendentemente dai canali<br />

di vendita. Lo stesso dicasi per le carni fresche e per l’olio di<br />

oliva. Il legislatore ha, quindi, accompagnato lo strumento della<br />

rintracciabilità all’obbligo di indicare i luoghi di coltivazione/<br />

allevamento di queste materie prime intendendo con questo fornire<br />

informazioni al consumatore.<br />

Occorre chiedersi se l’indicazione dell’origine sia un fattore<br />

qualitativo, sicuramente lo è in termini di trasparenza, anche se<br />

la qualità è legata più alle modalità di produzione che a determinati<br />

luoghi ad eccezione di quei paesi in cui la legislazione<br />

alimentare è carente e non garantisce sul raggiungimento dei requisiti<br />

minimi di legge.<br />

Per l’ortofrutta, ad esempio, le indicazioni dell’origine devono<br />

apparire anche sul display accanto ai prodotti sfusi e non solo<br />

sull’etichetta dei preconfezionati, perché tali garanzie devono<br />

essere offerte a tutti i consumatori indipendentemente dal canale<br />

di vendita.<br />

L’Italia da alcuni anni sta spingendo sull’obbligatorietà dell’indicazione<br />

del luogo di coltivazione delle materie prime alimentari<br />

sia per ragioni di tipo qualitativo ma, soprattutto, per ottenere un<br />

accesso preferenziale ai propri prodotti, evitare il fenomeno del<br />

“sounding” che spaccia per italiani prodotti che non lo sono ed<br />

evitare l’import secondo una sorta di “dumping” socio ambientale<br />

che compete a condizioni non eque rispetto ai prodotti nostrani.<br />

Accanto a questo, sul piano economico, è necessario che<br />

il paese crei le condizioni per migliorare l’economicità dei metodi<br />

produttivi rendendone maggiormente competitivi i prodotti<br />

in quanto la sola indicazione dell’origine non sarà sufficiente a<br />

competere sui mercati mondiali e nostrani.■<br />

22 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

23


CANNABIS<br />

MON AMOUR.<br />

L’uso alimentare (tra i mille)<br />

della canapa<br />

ALIMENTAZIONE<br />

di Alessandro Pulga<br />

Direttore tecnico ICEA<br />

Buono e funzionale. Ricco di<br />

proteine nobili, vitamine e sali<br />

minerali. Un vero super-food.<br />

Questi i toni con i quali al SIGEP di Rimini -la principale<br />

vetrina mondiale del gelato artigianale- è stato<br />

presentato il gusto novità dell’anno 2015: il gelato<br />

alla canapa.<br />

Chi mai avrebbe pensato di poter un giorno proporre ai propri<br />

pargoli un bel gelato a base di Cannabis.<br />

Originaria dell’Asia centrale e sacra per le popolazioni hindu,<br />

per migliaia di anni della civiltà umana le sue fibre sono state<br />

utilizzate per la produzione di tessili e corde. Per centinaia di<br />

anni (e fino a 50 anni fa) è stata la materia prima per la produzione<br />

di carta. Oggigiorno sono disponibili varietà selezionate di<br />

cannabis libere da principi psicoattivi, liberamente coltivabili,<br />

destinate principalmente agli usi tessili e alimentari.<br />

Gli impieghi ludici e psicotropi della canapa sono storicamente<br />

molto recenti e del tutto secondari rispetto a quelli tradizionali.<br />

Tradizionalmente le diverse varietà della canapa sono state<br />

utilizzate in vari e numerosissimi campi: il fusto costituiva la<br />

materia prima per la produzione di carta, fibre tessili in genere<br />

(corde, abbigliamento, ecc.), fibre plastiche, e concimi naturali.<br />

Nella medicina umana e veterinaria le foglie e soprattutto i fiori<br />

erano molto utilizzati per vari scopi fra i quali, ad esempio, l’uso<br />

antinfiammatorio e sostituivano molti dei farmaci presenti oggi<br />

sul mercato. Con la canapa si possono produrre anche cosmetici<br />

come creme, shampoo e saponi.<br />

Dopo un lungo periodo di proibizionismo indiscriminato che<br />

ebbe inizio negli Stati Uniti, con il Marijuana Tax Act di Franklin<br />

Delano Roosevelt (1937), da diversi anni, in tutto il mondo<br />

si stanno riscoprendo gli usi “legali” di quella che possiamo<br />

oggi annoverare tra le risorse fondamentali per il futuro dell’umanità,<br />

anche alla luce degli ormai consolidati impieghi in medicina,<br />

in particolare nella terapia del dolore.<br />

Immaginate con quale felicità ho raccolto l’incarico di scrivere<br />

questo articolo dalla redazione di <strong>Ecoideare</strong>.<br />

È capitato proprio a me che vivo a Bologna, la città che insieme<br />

a Ferrara è stata una delle antiche terre della canapa. Proprio a<br />

me che ho dedicato al biologico tutta la mia carriera lavorativa.<br />

Della canapa, dei suoi innumerevoli impieghi ecologici, così<br />

come delle complicazioni burocratiche e legali, sento parlare fin<br />

dalle prime esperienze post-universitarie nei primi anni novanta.<br />

Certo è anche una grande responsabilità. Nel mio ruolo di certificatore<br />

del biologico, devo sforzarmi per essere oggettivo e<br />

imparziale nel presentare le potenzialità di questa coltura che ha<br />

accompagnato, seppur in modo timido e poco appariscente, la<br />

crescita professionale di tutti gli ispettori della vecchia guardia,<br />

quelli che hanno vissuto le origini e lo straordinario sviluppo del<br />

movimento del biologico italiano. Non a caso trattando di canapa<br />

è praticamente impossibile non prendere in considerazione le<br />

sinergie con l’agricoltura biologica.<br />

La canapa è una pianta piuttosto rustica che preferisce i terreni<br />

fertili alluvionali, si adatta però a tutti i terreni, anche fino ai<br />

1.500 metri di altitudine. La canapa coltivata legalmente appartiene<br />

a varietà caratterizzate da basso tenore in delta-9-tetraidrocannabinolo<br />

(THC inferiore allo 0,2%) comprese nel Registro<br />

Europeo delle Sementi e che sia seguita la procedura stabilita<br />

dalla Circolare del MIPAF n.1 dell’8 maggio 2002. La circolare<br />

impone la comunicazione della coltivazione alle Forse dell’Ordine,<br />

quantità minime di seme impiegato (35 Kg/ha), un contratto<br />

già stipulato con un primo trasformatore autorizzato.<br />

La canapa non soffre le gelate tardive. Si semina a marzo/aprile;<br />

buoni risultati si sono ottenuti anche riproducendo un’antica<br />

tecnica di semina in secondo raccolto (dopo loietto, orzo, grano).<br />

È una coltura autodiserbante perché le piante di canapa crescono<br />

più velocemente delle infestanti e le soffocano. Di conseguenza,<br />

la canapa lascia alle successive colture un terreno naturalmente<br />

diserbato.<br />

Normalmente non ha bisogno di irrigazione e migliora la struttura<br />

del terreno grazie all’abbondante e profondo apparato radicale<br />

e al rilascio di foglie a fine ciclo.<br />

24 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

25


I materiali di risulta delle lavorazioni della canapa (sfridi di canapulo<br />

e di fibra) possono essere impiegati come ammendante.<br />

Tutte caratteristiche che favoriscono la applicazione delle tecniche<br />

di agricoltura biologica e rendono facile l’ottenimento della<br />

certificazione ai sensi della normativa europea (Reg. CE 834/07<br />

e CE 889/08).<br />

La certificazione rilasciata da un organismo autorizzato è la condizione<br />

indispensabile per garantire il successivo orientamento<br />

verso le filiere alimentari, tessili, cosmetiche in grado di valorizzare<br />

l’origine biologica delle fibra grezza.<br />

Lo stesso vale per le destinazioni più recenti e innovative, per<br />

esempio come componente dei materiali per la bioediliza.<br />

La canapa, così come il bambù, produce in pochissimo tempo<br />

una grande quantità di materia prima.<br />

Il cotone, anche quello coltivato in modo biologico, necessita<br />

di una grande quantità di spazio e di acqua per produrre piccole<br />

quantità di materie prime.<br />

Il cotone ha necessità di molto spazio e cioè di una piantagione.<br />

In passato (ma purtroppo ancora oggi) queste piantagioni venivano<br />

ricavate dall’abbattimento di boschi e foreste vergini e<br />

gestiti da grandi società e proprietari terrieri. La canapa, invece,<br />

può essere coltivata con profitto anche dai piccoli agricoltori.<br />

Nel settore tessile, la canapa sarebbe da preferire al cotone sia<br />

per il minor impatto ambientale che per i vantaggi sociali.<br />

Occorre fare attenzione, però, alla successiva trasformazione.<br />

Nella manifattura dei prodotti tessili spesso sono state impiegati<br />

prodotti chimici cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione<br />

e pericolosi per l’ambiente e tutte le sostanze provate o<br />

sospette di essere allergeniche.<br />

Solo i tessuti e capi finiti dotati di certificazioni riconosciute a<br />

livello internazionale (es. GOTS e Organic Textile) garantiscono<br />

il rispetto di criteri di sostenibilità e l’applicazione della chimica<br />

verde in tutte le operazioni di manifattura.<br />

I tessuti di Canapa proteggono maggiormente dai raggi UVA.<br />

Hanno il maggior potere di dispersione del calore conosciuto e<br />

per questo assicurano freschezza d’estate.<br />

A differenza dei tessuti di lino, d’inverno mantengono il calore e<br />

sono naturalmente stretch.<br />

Tutti questi prodotti se ottenuti partendo da semi di canapa<br />

coltivata con metodo biologico, controllati in tutte le fasi della<br />

preparazione fino al confezionamento, possono vantare il loro<br />

europeo del biologico, la bandierina rettangolare con la foglia<br />

di stelle che contraddistingue tutti i prodotti agroalimentari bio<br />

ottenuti in conformità alle norme europee.<br />

Canapa, legno e bambù sono tra le principali soluzioni ecosostenibili<br />

per l’edilizia.<br />

La canapa è una materia prima rinnovabile ed a breve termine<br />

(pianta annuale) con un forte potere di compensazione di CO2.<br />

L’unione di canapa e calce rappresenta il mix perfetto per la produzione<br />

di mattoni da impiegare nell’edilizia ecosostenibile.<br />

La combinazione della parte legnosa dello stelo di canapa, detto<br />

canapulo, con un legante a base di calce idraulica e acqua,<br />

produce un biocomposito di canapa e calce che con incredibili<br />

proprietà termiche e resistenti.<br />

Calce e Canapa sono utilizzate per cappotti e contropareti, intonaci<br />

in tutte le condizioni edilizie, nuove costruzioni, ristrutturazioni,<br />

risanamenti e restauri.<br />

Ovviamente non mancano le certificazioni che puntano a garantire<br />

la eco-sostenibilità dei materiali per la bioedilizia, contraddistinte<br />

dal marchio ANAB (www.anab.it) e Natureplus (www.<br />

natureplus.org)<br />

Ma la vera novità che proietta la canapa verso il futuro è l’impiego<br />

per la produzione di supercondensatori, dispositivi per l’accumulo<br />

di energia e indispensabili per garantire, ad esempio, una<br />

adeguata autosufficienza alle auto elettriche.<br />

Gli scienziati canadesi sospettavano da tempo che gli scarti della<br />

canapa potessero essere utilizzati a fini energetici e che fosse<br />

solo questione di trovare il modo giusto di trattare il materiale.<br />

Per aumentare la densità energetica dei supercondensatori e<br />

l’autonomia degli apparati che questi alimentano, i ricercatori<br />

progettano elettrodi migliori e un team canadese ha capito come<br />

realizzarli da certe fibre di canapa che possono contenere tanta<br />

energia quanto il grafene.<br />

I dispositivi a base di canapa possono arrivare ad una densità<br />

energetica di 12 watt per Kg, da due a tre volte superiore rispetto<br />

a quella di supercondensatori in commercio.■<br />

Ryouchef<br />

REAL FOOD<br />

FOR REAL PEOPLE<br />

Fra le tante ricette di cui disponiamo, per questo numero abbiamo<br />

scelto di presentarne una molto primaverile e tipica della<br />

tradizione gastronomica della riviera ligure di Ponente.<br />

Ryouchef non è solo un ristorante, non è solo una scuola di cucina,<br />

non è solo un luogo di ritrovo ma un modo di vivere il cibo<br />

come fatto culturale, come espressione di tendenze, come ricerca<br />

del meglio, che non vuol dire necessariamente del più caro o<br />

del più esotico, bensì la valorizzazione di quanto la nostra terra<br />

Crema di piselli secchi<br />

preparazione: 10 minuti<br />

cottura: 1 ora<br />

difficoltà: 2<br />

PREPARAZIONE<br />

Lavate sotto l’acqua tiepida i piselli secchi, quindi cuoceteli per circa<br />

un’ora in 1 litro e mezzo di acqua salata, con l’aggiunta di due cucchiai<br />

d’olio. Se si dovesse asciugare troppo, aggiungete dell’altra acqua calda<br />

fino a terminare la cottura dei piselli. Frullate quindi con il mixer a immersione.<br />

Soffriggete con un filo d’olio i cipollotti, tagliati per il lungo, e salateli.<br />

ci dà. Infatti oltre a quelli classici, proponiamo corsi di cucina<br />

vegetariana, vegana, healthy, su come cucinare quattro piatti con<br />

due ingredienti o su come prep arare un panino etico.<br />

I prodotti presenti nel nostro shop sono stati selezionati in quattro<br />

anni di ricerca e rappresentano territori. La carta dei vini offre<br />

un'importante selezione di bottiglie provenienti da agricoltura<br />

biodinamica o certificate biologiche e i piatti proposti nel nostro<br />

ristorante seguono la stagionalità dei prodotti.<br />

www.youchef.it<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

piselli secchi 200 g / trenette 100 g / cipollotti 4 / olio extra<br />

vergine d’oliva / sale<br />

Cuocete le trenette nella pentola con la crema di piselli e per ultimi<br />

aggiungete i cipollotti.<br />

Servite la minestra ben calda.<br />

ALIMENTAZIONE<br />

I semi di canapa sono rinomati o per via del loro particolare<br />

valore nutrizionale, ricchi in aminoacidi, vitamine e minerali.<br />

Possono essere consumati crudi e considerati come una sorta di<br />

integratore alimentare di origine completamente naturale. Possono<br />

essere un semplice condimento o ingrediente vero e proprio<br />

di piatti come insalate, macedonie e muesli per la colazione.<br />

Possono essere inoltre utilizzati nella decorazione dei dessert,<br />

cioccolate, nella preparazione del pane, dei grissini o di altre<br />

pietanze calde, tenendo conto però che il loro valore nutrizionale<br />

viene mantenuto intatto soltanto quando essi sono crudi.<br />

I semi di canapa sono spremuti a freddo per ottenere l'olio di<br />

canapa, utilizzato normalmente a crudo come condimento delle<br />

pietanze. L’olio di semi di canapa mantiene le proprietà dei semi<br />

stessi, risultando altrettanto ricco di acidi grassi essenziali.<br />

I semi sono macinati finemente fino ad ottenere la relativa farina,<br />

a sua volta utilizzata nella preparazione di latte di semi di<br />

canapa, ma anche del tofu di canapa, una variante del tofu classico<br />

a base di soia.<br />

Dal latte di canapa al gelato, il passo è breve. Il gelato alla canapa<br />

nella versione più integra è privo di latte, uova e altri ingredienti<br />

di origine animale, destinato quindi ai consumatori vegan.<br />

26 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

27


L’ ACUSTICA PASSIVA<br />

DEGLI EDIFICI<br />

di Andrea Alessandro Muntoni<br />

ECOABITARE<br />

L’inquinamento acustico peggiora non solo la<br />

qualità della vita delle persone ma è un fattore<br />

di degrado dell’ambiente e può essere fonte<br />

di disturbo per gli animali e gli ecosistemi più<br />

delicati.<br />

PREMESSA<br />

Accanto al problema del risparmio energetico occorre<br />

considerare anche quello della qualità delle prestazioni<br />

acustiche di un edificio e non solo perché ce lo impongono<br />

le norme di legge cogenti in materia.<br />

In Italia i residenti di civili abitazioni, le persone che vivono<br />

all’interno di case di cura o di riposo, i degenti degli ospedali e<br />

gli allievi di scuole di ogni ordine e grado hanno il diritto – ribadito<br />

da innumerevoli norme e disposizioni di legge e regolamentari<br />

europee, nazionali e regionali – di essere protetti dal rumore<br />

proveniente dall’esterno del corpo di fabbrica o, comunque,<br />

dell’ambiente di vita o di lavoro.<br />

Nelle città italiane la rumorosità prodotta da strade, aeroporti,<br />

ferrovie, fabbriche, attività artigianali, pubblici esercizi, discoteche,<br />

locali di pubblico spettacolo, cantieri temporanei o mobili<br />

espongono le persone a disturbi e malattie, talora anche gravissime,<br />

a causa dell’aumento della frequenza cardiaca, dei movimenti<br />

involontari dello stomaco, della dilatazione delle pupille,<br />

dell’aumento di produzione di adrenalina, di movimenti involontari<br />

dei muscoli, ecc. (danni indiretti) sino all’aumento delle<br />

patologie a carico dell’orecchio, come l’ipoacusia (danni diretti.<br />

La popolazione lavorativa, inoltre, vede il proprio quadro clinico<br />

e psichico peggiorare a causa dell’esposizione, nei luoghi di<br />

lavoro, a elevati livelli sonori (tipicamente maggiori di 80 decibel(A)),<br />

per lunghi periodi di tempo (anni), e per l’uso diretto di<br />

macchine, attrezzature e impianti molto rumorosi.<br />

LA LEGISLAZIONE NAZIONALE E TECNICA<br />

La principale norma che regolamenta la materia è la Legge quadro<br />

sull’inquinamento acustico, emanata il 26 ottobre del 1995<br />

e, da allora, aggiornata, modificata e integrata molte volte. Accanto<br />

alla legge suddetta, sono stati emanati molti decreti attuativi<br />

uno dei quali, in particolare, regolamenta alcuni importanti<br />

aspetti connessi con la necessità di difendere la popolazione sia<br />

agendo sulle sorgenti di rumore (fisse e mobili) sia dalla rumorosità<br />

proveniente dall’esterno dell’edificio con misure passive,<br />

che riguardano, in particolar modo, l’involucro. Non ci si può lamentare<br />

più del dovuto del rumore prodotto dal traffico stradale<br />

o dalle attività industriali e artigianali (che pure hanno l’obbligo<br />

di emettere e immettere nell’ambiente rumori al di sotto di precisi<br />

valori stabiliti per legge) se non si realizzano edifici con pareti<br />

e infissi in grado di isolare acusticamente i suoi occupanti e, chi<br />

non lo fa, rischia pesanti sanzioni!<br />

Il Legislatore nazionale, pur attribuendo al problema dell’isolamento<br />

acustico una grande attenzione (iniziale), NON ha tuttavia<br />

trovato il tempo, sino ad oggi, di rivedere, con le necessarie<br />

modifiche, correzioni e integrazioni - il Decreto del Presidente<br />

del Consiglio dei Ministri del 5 dicembre del 1997 recante norme<br />

per l’isolamento acustico passivo degli edifici civili e industriali<br />

nonostante le norme tecniche internazionali (ISO ed EN,<br />

rispettivamente valide a livello mondiale ed europeo) e quelle<br />

nazionali (UNI, Ente di Unificazione Italiano) da esso citate e<br />

richiamate espressamente siano profondamente cambiate e, tutte,<br />

in meglio, cioè nella direzione di favorire una sempre maggiore<br />

protezione della popolazione dal rumore anche attraverso<br />

interventi passivi, cioè sul recettore sensibile anziché sulla sola<br />

sorgente! Molte norme tecniche espressamente richiamate nel<br />

succitato Decreto del 1997 sono addirittura state abrogate ma,<br />

ahimè, non sono state sostituite da norme equivalenti, mettendo<br />

in serie difficoltà sia i tecnici competenti in acustica ambientale<br />

che si occupano di acustica architettonica e, in particolare, di<br />

progettazione e collaudo acustico strumentale di nuovi corpi di<br />

fabbrica sottoposti a importanti interventi di risanamento, modifica<br />

o manutenzione straordinaria sia i consulenti tecnici dei<br />

tribunali di tutta Italia, ove i processi in corso per gli aspetti di<br />

cui trattasi sono sempre più numerosi!<br />

EDIFICI MAL PROGETTATI DAL PUNTO DI VISTA<br />

ACUSTICO<br />

Le norme attualmente in vigore sono assai restrittive e spesso<br />

disattese o trascurate; molti edifici, anche di nuova costruzione,<br />

non superano i collaudi acustici perché mal progettati, mal<br />

realizzati o semplicemente perché Professionisti e Imprese hanno<br />

dimenticato di contemplare gli aspetti legati all’isolamento<br />

acustico dell’edificio, anche nel caso di appalti pubblici (scuole,<br />

ospedali).<br />

Per quanto concerne le civili abitazioni, in tale evenienza si rischiano<br />

contenziosi tra acquirente e venditore e un deprezzamento<br />

del corpo di fabbrica, se l’acquirente riesce a dimostrare,<br />

in seno a un procedimento civile, che l’edificio non è adeguatamente<br />

protetto dal rumore proveniente dall’esterno o dalle unità<br />

immobiliari vicine (soprastanti, sottostanti, adiacenti) può vedersi<br />

risarcire dal venditore dell’immobile un importo che può<br />

variare dal 10% al 30% del suo valore di contratto. L’immobile,<br />

infatti, presenta un vizio tutt’altro che occulto e in tali circostanze<br />

il Tribunale opta per un risarcimento del danno sotto forma di<br />

sconto sul valore dell’immobile, anche quando la transazione sia<br />

già avvenuta. A pagarne le conseguenze possono essere l’impresa<br />

esecutrice, il progettista e il direttore dei lavori.<br />

ISOLAMENTO ACUSTICO DI FACCIATA<br />

Il DPCM 5/12/1997 prevede che ciascun edificio sia adeguatamente<br />

protetto dal rumore proveniente dall’ambiente esterno; a<br />

tal fine è previsto che la facciata possieda un adeguato isolamento<br />

acustico normalizzato di facciata (in simboli, utilizzando la<br />

notazione acustica corrente, D2m,nT).<br />

Per il collaudo strumentale si posizionano i microfoni di un fonometro<br />

integratore a due metri di distanza della facciata e all’interno<br />

dell’ambiente di prova (stanza da letto, ecc.), in un numero<br />

adeguato di punti di misura e controllo; all’interno dell’ambiente<br />

di prova si misurano, tra gli altri, il tempo di riverberazione (che<br />

indica il tempo necessario a un’onda sonora per estinguersi dopo<br />

aver subito innumerevoli riflessioni all’interno dell’ambiente<br />

chiuso) e il rumore di fondo. Volendo semplificare il concetto,<br />

28 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

29


l’isolamento acustico di facciata esprime, in decibel (A), la differenza<br />

di livello sonoro tra l’esterno e l’interno dell’edificio e,<br />

per le civili abitazioni, esso è posto pari a 40 decibel (D2m,nT>-<br />

40dB(A)); in altre parole a seguito del collaudo strumentale, che<br />

può essere effettuato solo ed esclusivamente da tecnici competenti<br />

in acustica ambientale iscritti agli albi regionali, deve risultare<br />

che la facciata esposta al rumore isola gli occupanti, rispetto<br />

al rumore esterno, di non meno di 40 decibel (A).<br />

Il valore dell’isolamento acustico normalizzato di facciata è funzione<br />

della destinazione d’uso dell’immobile (civile abitazione,<br />

scuola, ospedale, ecc.) ed è, generalmente, tanto più alto quanto<br />

più sensibili al rumore sono o possono essere gli occupanti<br />

dell’edificio: i degenti in un ospedale devono essere protetti dal<br />

rumore proveniente dall’ambiente esterno (traffico stradale, traffico<br />

aereo, industrie, ecc.) più delle persone operanti all’interno<br />

di un esercizio commerciale; i valori stabiliti dal Legislatore,<br />

dunque, cambiano in base alla tipologia dell’edificio sottoposto<br />

a collaudo.<br />

Purtroppo il legislatore NON ha tenuto conto della classe di destinazione<br />

d’uso del territorio in cui ricade l’edificio, stabilendo<br />

valori di isolamento<br />

identici sia nel caso in<br />

cui il corpo di fabbrica<br />

sia realizzato in zona<br />

industriale (VI classe<br />

di destinazione d’uso)<br />

sia nel caso in cui esso<br />

sia realizzato all’interno<br />

di un parco naturale (I<br />

classe di destinazione<br />

d’uso). Sarebbe più corretto<br />

e logico stabilire<br />

valori di isolamento acustico normalizzato di facciata differenziati<br />

per ciascuna delle 6 classi di destinazione d’uso del territorio<br />

comunale previste dal DPCM 14/11/1997: valori molto alti in<br />

VI e V classe di destinazione d’uso e valori molto bassi in II e I<br />

classe di destinazione d’uso del territorio. In un parco, paradossalmente,<br />

si potrebbe addirittura avere interesse a far percepire<br />

agli occupanti di una baita o di un agriturismo i rumori provenienti<br />

dall’ambiente esterno (fruscio delle foglie, versi di animali<br />

selvatici, acque di fiumi e torrenti, ecc.); l’attuale normativa,<br />

invece, prevede che l’edificio sia molto bene isolato acusticamente<br />

sia che si trovi in un’area industriale o vicino a una ferrovia,<br />

un aeroporto o un’autostrada sia che si trovi all’interno<br />

di un’area di rilevante interesse naturalistico (riserva naturale,<br />

parco regionale, parco nazionale, Sito di Interesse Comunitario<br />

(SIC), Zona di Protezione Speciale (ZPS=, ecc.).<br />

Le norme tecniche emanate qualche anno orsono, NON ancora<br />

recepite dal Legislatore, seguono tuttavia un approccio diverso,<br />

condivisibile sul piano formale, pur difettando non poco in relazione<br />

al mancato rapporto tra limiti di isolamento e zonizzazione<br />

acustica del territorio comunale prevista dalla L. 447/1995:<br />

gli edifici, secondo le norme UNI, non sono considerati “a norma”/”fuori<br />

norma” rispetto a un unico valore così come previsto<br />

dalle intransigenti disposizioni del DPCM 5/12/1997 ma sono<br />

classificati - analogamente a quanto avviene nel caso del risparmio<br />

energetico - in base a date classi di isolamento acustico passivo.<br />

In tal modo il progettista e il costruttore possono decidere<br />

di realizzare edifici con diverso isolamento acustico passivo a<br />

seconda del contesto ambientale (classe di destinazione d’uso) e<br />

del valore commerciale che si intende far assumere all’immobile<br />

ovvero in base ad altre considerazioni e ragioni di opportunità<br />

senza incorrere nelle sanzioni previste attualmente nel caso in<br />

cui l’edificio non superi, per uno o più parametri, i valori previsti<br />

per legge.<br />

PARAMETRI CHE CARATTERIZZANO LA QUALITÀ<br />

ACUSTICA DI UN EDIFICIO<br />

Per ora progettisti e costruttori devono tenere conto delle previsioni<br />

recate dal DPCM 5/12/1997, che stabilisce valori prefissati<br />

da rispettarsi per ciascuno dei seguenti parametri di prestazione<br />

acustica:<br />

▪ isolamento acustico normalizzato di facciata (D2mnT), di cui<br />

si è già detto nel presente articolo;<br />

▪ isolamento dal rumore di calpestio (Lnp), che si misura mediante<br />

fonometri integratori posizionati nell’unità abitativa sottostante<br />

il solaio in cui una tapping machine genera un rumore<br />

di calpestio normalizzato; esso rende conto dell’isolamento di<br />

un solaio rispetto al rumore di origine antropica generato dagli<br />

spostamenti delle persone in una civile abitazione ubicata al di<br />

sopra di un’altra;<br />

▪ isolamento di partizioni<br />

verticali (R’w,pareti)<br />

per pareti di separazione<br />

fra unità immobiliari<br />

adiacenti e/o isolamento<br />

di partizioni orizzontali<br />

(R’w,solai) per solai<br />

di separazione fra<br />

unità immobiliari, che<br />

si misura producendo,<br />

con opportuni sistemi di amplificazione e diffusione sonora, un<br />

“rumore rosa” (che assomiglia a quello della pioggia battente)<br />

nell’ambiente emittente e rilevando strumentalmente il livello di<br />

rumore nell’ambiente ricevente; esso rende conto dell’isolamento<br />

tra una civile abitazione e quelle adiacenti, sia ubicate nello<br />

stesso piano sia ubicate in piani diversi (superiori o inferiori) del<br />

medesimo edificio o di edifici in aderenza fra loro;<br />

▪ rumore generato dagli impianti a servizio dell’edificio a funzionamento<br />

discontinuo (LASmax) (ascensori, ecc.) o continuo<br />

(LAeq), che si misura con fonometri posizionati in ambienti di<br />

prova (stanze da letto, soggiorni, ecc.) durante il funzionamento<br />

degli impianti stessi.<br />

CONCLUSIONI<br />

Accanto alla necessità di informare e formare i professionisti<br />

(ingegneri, architetti, geometri, periti) e le imprese esecutrici a<br />

tenere in debito conto, accanto ai problemi del risparmio energetico,<br />

anche quelli dell’isolamento acustico passivo degli edifici<br />

occorre profondere utili energie per spiegare alla popolazione<br />

che è possibile vivere in ambienti isolati acusticamente, tanto<br />

più e tanto meglio quanto maggiore è il livello di rumorosità<br />

prodotto dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e<br />

dalle attività artigianali e industriali che lo circondano.<br />

Occorre, in definitiva, sviluppare una nuova e diversa cultura<br />

del costruire che, nell’interesse della collettività, metta al centro<br />

dell’edificio l’uomo che lo deve abitare, nel rispetto delle<br />

disposizioni che già disciplinano la materia in tutto il territorio<br />

dell’Unione Europea: dura lex, sed lex.■<br />

FUORISALONE<br />

MILANO<br />

CENTRO DEL MONDO<br />

a cura di Nicola Saluzzi<br />

©Francesca Magnelli<br />

Il<br />

calendario di primavera a Milano offre una settimana<br />

effervescente. Centinaia di eventi animano interi quartieri.<br />

Uno stato di eccitazione contagioso. È così da<br />

oltre dieci anni, ed è inevitabile che l’evento venga<br />

vissuto come una kermesse fonte di business.<br />

Ma la natura di Fuorisalone “Design Week Festival”, dal 14 al<br />

19 aprile, è di tutt’altro genere: architetti, artigiani e designer<br />

“occupano” la città, al di “fuori” della convenzionale fiera più<br />

importante del settore, dell’industria e delle grandi marche<br />

dell’arredamento, il Salone del Mobile.<br />

La presenza sempre più massiccia delle grandi aziende a Fuorisalone<br />

hanno fatto perdere quel fascino di contenitore sperimentale<br />

di idee e progetti, in uno spazio indipendente, ma è pur vero<br />

che i progetti per trovare sbocco devono essere sostenuti con<br />

investimenti e non restare nel cassetto.<br />

Uffici, botteghe, loft, persino cantine diventano vetrine. Mille<br />

spazi allestiti per mostre e incontri in ogni zona; la grande<br />

concentrazione degli eventi riguarda i quartieri Brera-Garibaldi,<br />

Isola-Porta Nuova, Tortona-Navigli, Porta Venezia, Lambrate-Ventura.<br />

Da non perdere un giro a Cascina Cuccagna, un concentrato<br />

di esperienze sostenibili in zona Porta Romana.<br />

La parola chiave è design, dove la creatività si sposa con la capacità<br />

di innovare, di scegliere materiali e tecnologie perseguendo<br />

soluzioni ecosostenibili e produzioni a basso impatto ambientale.<br />

I protagonisti sono i creativi -affermati professionisti<br />

o giovani in cerca di approdo nel mercato internazionale delle<br />

opportunità-.<br />

Fuorisalone 2015 va nella direzione dell’Expo. Infatti non può<br />

mancare l’attenzione al cibo, non tanto per il consumo previsto<br />

in grande quantità durante l’evento, ma perchè si incrociano i<br />

temi della nutrizione e dell’energia di cui Fuorisalone con il suo<br />

fermento segnala l’imminente apertura.<br />

Insomma, per una volta, comunque si pensi, “non tutte le strade<br />

portano a Roma”! ma a Milano, centro del mondo.<br />

Dei tantissimi appuntamenti, ne abbiamo selezionato alcuni<br />

che, per quanto possibile, contengono un alto tasso di sostenibilità.■<br />

ECOABITARE<br />

30 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

31


WELCOME WALLPAPER sta per accoglienza: la mostra,<br />

che durante il Fuorisalone si intensifica, e quella di<br />

chiunque decida di aprire le porte della propria casa e<br />

di luoghi che sente propri anche se non li ha mai visti e<br />

vissuti. In questa occasione sono 8 stylist a interpretare<br />

la parola accoglienza, scegliendo tra le collezioni di rivestimenti<br />

murali e oggetti del JVstore.<br />

Stylist di professione, con una grande esperienza da anni<br />

nel settore arredo, firmano uno spazio (piccoli box) che<br />

interpreta il loro concetto di accoglienza su temi differenti.<br />

Il progetto è di Matteo Ragni, in collaborazione<br />

con Jannelli&Volpi.<br />

In via Melzo 7 (Porta Venezia)<br />

SUPERDESIGN SHOW<br />

15 anni di design al SuperStudio e in Zona Tortona.<br />

Diversi progetti suddivisi in aree tematiche offrono<br />

un panoramma completo del mondo del design<br />

internazionale: Temporary Museum, arredi, oggetti;<br />

The Galleries, il design<br />

contemporaneo nella più recente<br />

produzione di arredi;<br />

The World is Here, spazi per<br />

esposizioni singole e collettive<br />

che valorizzano le diverse<br />

tradizioni e culture dai nuovi<br />

poli del design nel mondo;<br />

Select Objects, selezione di<br />

oggetti, proposte, progetti<br />

innovativi e originali; Sweet<br />

Mobility, l'auto e le tecnologie<br />

del futuro; Materials<br />

Village, l'hub internazionale<br />

di eventi e iniziative dedicate<br />

a promuovere la cultura dei<br />

materiali, presentato da Material<br />

Connextion; Art-Design,<br />

Arte o Design?<br />

Pezzi unici, artigianalità<br />

d'autore, artisti, designer.<br />

Una mostra che si interroga<br />

sulle convergenze tra arte e<br />

design. Incontri quotidiani<br />

con gli autori.<br />

Via Tortona 27,<br />

Via Forcella 13/Via Bugatti.<br />

Le api non producono solo il<br />

miele; esse sono indicatori della<br />

qualità dell’ambiente e ricoprono<br />

un ruolo fondamentale<br />

per la continuità delle risorse<br />

alimentari del pianeta, permettono<br />

la produzione dei frutti<br />

degli alberi e della vegetazione<br />

grazie all’impollinazione,<br />

un’attività in natura insostituibile.<br />

Conoscere le api e l’importanza<br />

della loro presenza<br />

nell’ambiente. Questo è il tema<br />

del progetto internazionale<br />

Green Island che in occasione<br />

di Milano Design Week presenta<br />

nuovi prototipi di alveari<br />

urbani commissionati da artisti<br />

e designer internazionali e realizzati<br />

da artigiani per essere<br />

installati in diverse zone della<br />

città, dando vita allo “sciame<br />

urbano”: un percorso di mostre,<br />

incontri e installazioni che<br />

toccherà giardini, cortili e spazi verdi della città. Si parte dall’atrio della Stazione Porta Garibaldi /Porta Nuova con una mostra di<br />

progetti e disegni realizzati da artisti e designer internazionali. Seguono il cortile del Conservatorio, il giardino di Spazio Lombardini22<br />

(Porta Genova), Rotonda della Besana, Giardino di Porta Venezia-Museo di Storia Naturale, giardino del Terraggio (Cadorna).<br />

L’adozione di alveari urbani è già diffusa in molte altre parti del mondo e sembra che, a dispetto dell’inquinamento, le api di città<br />

siano più “produttive” di quelle di campagna. Partner delle iniziative è Mielizia, marchio di Conapi (Consorzio Nazionale Apicoltori),<br />

che in giugno, in concomitanza con EXPO si sposta al MUBA, museo dei bambini per una serie di laboratori didattici.<br />

POLARIS è l’originale linea di sedute che racchiude<br />

inediti canoni stilistici e di design. Grazie alla sua eleganza<br />

e versatilità, POLARIS si rivolge in prevalenza<br />

a catene alberghiere, residenze, uffici dirigenziali, sale<br />

conferenze. Un gioiello prezioso, in serie limitata, che<br />

esalta il Made in Italy e il gusto per gli stili d’artigianato<br />

più ricercati. POLARIS è il frutto di un intenso<br />

lavoro di ricerca di Davide Loco, designer che si affaccia<br />

sul mercato con FORSIXFORYOU, nuova società<br />

di produzione di mobili di design. POLARIS si potrà<br />

ammirare presso L’Opificio 31, in zona Tortona, in collaborazione<br />

con LIVINOOH, piattaforma e-commerce<br />

del Politecnico di Milano. www.forsixforyou.com<br />

33


La Rete degli Orti Botanici di Lombardia, fà sempre proposte<br />

molto stimolanti da vivere nei singoli orti dislocati nella regione<br />

(incontri culturali con artisti e scrittori, mostre con materiali<br />

innovativi e sostenibili come il bambù e i tessuti alternativi<br />

di origine vegetale, percorsi didattici, visite guidate). Mentre<br />

chiudiamo queste pagine, la Rete sta completando il programma<br />

di tutte le sedi, dai due orti botanici milanesi (Città Studi<br />

e Brera) a Villa Carlotta sul Lago di Como, a Bergamo, Pavia,<br />

per citare i più accessibili.<br />

Per Fuorisalone è definitiva la mostra “The Garden of Wonders”,<br />

che unisce design e profumo promossa dalla Fondazione<br />

Be Open di Elena Baturina; coordinati da Ferruccio Laviani,<br />

una serie di designer interpreteranno la storia di alcune case<br />

profumiere del passato. All’Orto Botanico di Brera.<br />

Il Centro Leonardo da Vinci ospita in permanenza le opere del “Design<br />

Metateista”: lampade, mobili, oggetti d’arredo dalle linee evolutive e<br />

sognanti nate dall’ispirazione delle opere pittoriche dell’artista milanese<br />

Davide Foschi in collaborazione con i designer Caspani e Brasioli.<br />

Foschi ha fondato il Centro per promuovere un Nuovo Rinascimento<br />

delle Arti, delle Scienze e della Cultura; ospita workshop, conferenze,<br />

laboratori artistici, la Foschi Factory, mostre d’Arte Contemporanea e<br />

Design in collaborazione con grandi istituzioni museali milanesi.<br />

Per Fuorisalone 2015 e fino a tutto il periodo di Expo il Centro Leonardo<br />

da Vinci valuterà le migliori proposte di interior design che<br />

sono state e verranno presentate per dar loro spazio nelle proprie sale<br />

espositive. Via Binda 56 (a metà tra zona Tortona e i Navigli)<br />

www.centroleonardodavinci.com<br />

SUPERSTUDIO CAFÉ è il nuovo spazio per incontri con il cibo di qualità dove si degustano centrifugati di frutta e verdure bio.<br />

Particolare attenzione è data alla gestione degli avanzi che possono essere utilizzati per il compost in agricoltura.<br />

Per questo, si offre a chi fosse interessato, il ritiro (gratuito) dell’umido, che invece di essere “gettato” può concimare terreni<br />

agricoli. Le aziende agricole interessate dell’area milanese, possono contattare il responsabile, Tommaso: al n. 0236752240<br />

oppure scrivere a: info@superstudiocafe.com.<br />

Goodesign a Cascina Cuccagna.<br />

Tra sale, corti, giardino, orti, bar, ristorante, falegnameria,<br />

ciclofficina e ostello, nell’affascinante<br />

spazio rurale di Porta Romana, sono ospitate<br />

mostre e performance con designer e artisti<br />

internazionali per The Natural Circe, l’edizione<br />

di Goodesign 2015. Progetti e oggetti concepiti<br />

e realizzati con materiali eco-compatibili e nuovi<br />

materiali a emissioni zero. Inoltre: installazioni<br />

sonore, animazioni, proiezioni, interventi<br />

poetici sono l’insieme di un percorso emozionale<br />

che si snoda tra gli spazi della cascina, mentre<br />

nel perimetro esterno sono presenti bancarelle<br />

di ortofrutta e cibi biologici con prodotti e confezioni<br />

frutto della collaborazione tra designer e<br />

coltivatori. Via Cuccagna angolo Via Muratori.<br />

SPAZIO TADINI, arte e design nella famosa casa museo<br />

milanese.<br />

Dal 14 al 23 aprile, esposizione di oggetti di design in fibra<br />

di carbonio. Una mostra monotematica sull’utilizzo di uno<br />

dei materiali più innovativi che cambierà la fruibilità di molti<br />

oggetti: dalle sedie ai tavoli, agli orecchini alle biciclette.<br />

Apre in parallelo fino al 24 maggio, la personale di Luca<br />

Moretto, artista del “silicone” che oltre alla mostra, offre<br />

una serie di oggetti di design personalizzati con i siliconi.<br />

Via Niccolò Jommelli, 24 (zona Loreto).<br />

SOTOW, sedie floreali a Porta Venezia.<br />

Sotow è l’acronimo di sitting on the top of the world, ma è anche una<br />

collezione di sedie che unisce la scelta cromatica a un disegno dallo<br />

stile senza tempo. La definizione è di Paolo Calcagni, designer-artigiano<br />

che usa materiali rigorosamente made in Italy abbinati ai tessuti dai<br />

motivi floreali di Lisa Corti. Ed ecco Sotow Sitting on the flowers.<br />

Via Lecco 2.<br />

35


RIQUALIFICARE GLI<br />

EDIFICI STORICI<br />

PALAZZO ACCURSIO<br />

DI BOLOGNA<br />

di Giorgio Schultze<br />

Presidente de La ESCo del Sole di Milano<br />

Membro dell’Associazione NoiEnergie<br />

I serramenti in legno erano in uno stato di degrado molto marcato,<br />

senza alcuna possibilità di apertura e con semplici tendaggi<br />

all’interno, non automatizzati, per l’oscuramento estivo.<br />

Questa condizione comportava, oltre ad infiltrazioni d’acqua,<br />

altre due problematiche: surriscaldamento nei mesi estivi ed<br />

eccessiva irradiazione solare con grave pregiudizio per i colori<br />

degli affreschi. Attraverso le termografie si è evidenziato che la<br />

copertura, realizzata con la tecnica del “cannucciato” con intonaco<br />

a gesso misto malta, presentava zone più fredde negli<br />

angoli del soffitto e nella parete rivolta a nord, oltre ad anomalie<br />

termiche significative in presenza di fessurazioni e potenziali distacchi<br />

dell’intonaco.<br />

Gli interventi di riqualificazione energetica della Sala degli<br />

Stemmi si sono quindi concentrati su tre punti:<br />

1. Rifacimento della copertura, con l’applicazione di un “tetto<br />

ventilato e coibentato” e contestuale restauro degli affreschi.<br />

2. Sostituzione dei serramenti.<br />

3. Installazione di apparecchi domotici per l’apertura automatizzata<br />

dei serramenti.<br />

L’adozione di un “tetto ventilato” ha permesso di migliorare le<br />

prestazioni energetiche sia nel periodo invernale che in quello<br />

estivo, e favorire lo smaltimento della condensa, garantendo<br />

così una maggiore durata dei materiali impiegati. Il sistema è<br />

costituito da una listellatura lignea che consente l’aggancio dei<br />

coppi tramite elementi ad incastro, senza forare le guaine e il<br />

materiale isolante. Il supporto di partenza dei coppi sulla linea di<br />

gronda è una griglia stampata antipassero, in acciaio alluminato<br />

e verniciato.<br />

Si è ottenuta così un’intercapedine rispondente alle norme UNI<br />

(8178/5.17-8627/5.2- 5.4-6.2-9460/13.4 – UNI 32035110), che<br />

consente un ingresso dell’aria, a livello di grondaia, superiore a<br />

600 cm²/m; questa fuoriesce, calda, dal colmo ventilato, dopo il<br />

passaggio sotto i coppi delle falde, riducendo la temperatura del<br />

tetto di 7°C dopo 10 ore di sole estivo. La barriera al vapore è<br />

stata realizzata con un film sottile di polietilene a bassa densità<br />

(spessore 0,30 mm), posato in corrispondenza della “faccia calda”<br />

dei materiali coibenti.<br />

Sono stati quindi realizzati interventi manutentivi sulle pareti<br />

verticali: esternamente è stato posto un intonaco tradizionale a<br />

base di calce, mentre tutte le pareti perimetrali interne decorate<br />

(verticali e soffitto) sono state sottoposte a consolidamento<br />

e restauro. Nell’ambito del progetto, sono stati previsti anche<br />

lavori impiantistici, che interesseranno l’intero complesso storico<br />

di Palazzo d’Accursio, tra cui la sostituzione delle attuali<br />

caldaie a gasolio con modelli a gas ad alta efficienza. Prima del<br />

rifacimento della copertura sono state avviate attività di messa<br />

in sicurezza.<br />

I costi complessivi dell’intervento di manutenzione straordinaria<br />

della Sala degli Stemmi, inserito nel Programma dei Lavori Pubblici,<br />

ammontano a 567.860 euro, di cui una parte finanziato dal<br />

progetto GovernEE (67.860 €), per l’acquisto delle dieci finestre<br />

ad elevate prestazioni energetiche. Anche se l’analisi, dal punto<br />

di vista economico-finanziario, risulta “svantaggiosa” (PBT 30<br />

anni), rispeto ai consueti valori imposti dei business plan finanziari<br />

(7-10 anni),<br />

Se si considera, infatti, che il costo di sostituzione dei serramenti<br />

è un onere di manutenzione straordinaria edilizia, e se si valuta<br />

più correttamente il ritorno economico del solo “extracosto”<br />

dell’intervento di miglioramento di prestazione energetica, pari<br />

alla differenza di costo fra un infisso tradizionale e quello installato<br />

innovativo e ad alta prestazione energetica, allora il PBT<br />

si riduce considerevolmente, rientrando in un valore in linea con<br />

quello corrente per la pubblica amministrazione (10-15 anni).<br />

In conclusione è necessario considerare che i serramenti e il rifacimento<br />

della copertura sono stati gli interventi più importanti,<br />

necessari ed urgenti per migliorare le prestazioni dell’involucro<br />

e, soprattutto, per garantire la miglior conservazione dei beni<br />

artistici e storici in esso contenuti. Quest’ultimo aspetto rappresenta<br />

un “intangibile di valore inestimabile”, non quantificabile<br />

in termini di flussi di cassa tradizionali, ma che dovrà trovare la<br />

giusta collocazione nelle scelte di strategia economica (anche<br />

con sostegni normativi ed economici), non soltanto in ambito<br />

locale, ma anche a livello nazionale, proprio per il recupero della<br />

ricchezza vera che la storia ci ha lasciato in eredità.■<br />

ECOABITARE<br />

Tutte le nostre città, anche le più piccole, sono costituite<br />

da un antico nucleo storico o possiedono un patrimonio<br />

edilizio di valore artistico-culturale inestimabile.<br />

D’altro canto, la necessaria di tutela del valore culturale,<br />

storico e documentale richiede all’amministrazione pubblica,<br />

elevati costi di gestione e manutenzione. In molti casi questi non<br />

facilitano o addirittura impediscono sostanziali interventi di restauro,<br />

recupero, consolidamento edilizio strutturale (anche antisismico).<br />

Gli effetti drammatici di questa dicotomia si riflettono<br />

sul lento e progressivo degrado del patrimonio storico e nell’aumento<br />

insostenibile dei costi di gestione sul bilancio corrente,<br />

con un inevitabile maggior costo sulla “bolletta energetica”.<br />

In altri casi il ruolo della Sovraintendenza al Patrimonio artistico<br />

e storico si limita a stabilire i vincoli e a ribadirli in un atteggiamento<br />

puramente “conservativo” che nei fatti si trasforma nel<br />

maggior impedimento ad intervenire, contribuendo nel tempo ad<br />

aumentare il degrado dell’opera o dell’edificio da proteggere.<br />

36<br />

ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

Un’esperienza estremamente positiva e dimostrazione delle possibilità<br />

straordinarie d’intervento negli edifici pubblici ad elevata<br />

valenza storica con il coinvolgimento diretto anche della<br />

Sovraintendenza, è stata condotta dal Comune di Bologna nel<br />

contesto del Progetto GovernEE.<br />

La riqualificazione della “Sala Urbana”, più nota come Sala degli<br />

Stemmi, di Palazzo d’Accursio, sede del Municipio, è coincisa<br />

con la necessità di realizzare interventi urgenti di manutenzione<br />

straordinaria, già inseriti nel piano triennale delle opere<br />

pubbliche e non più procrastinabili.<br />

La Sala, infatti, presentava soffitti e pareti straordinariamente<br />

affrescati (dipinti del ’500), ma con gravi problemi di degrado.<br />

In diversi punti del soffitto e delle finestrature sono state rilevate<br />

infiltrazioni d’acqua dovute alla pioggia. Nel tempo, queste<br />

hanno causato danni progressivi agli intonaci e ai dipinti, con il<br />

distacco di parti degli affreschi, messi temporaneamente in sicurezza<br />

con una rete di protezione.<br />

Per i serramenti sono state fatte scelte differenziate a seconda<br />

dell’esposizione. Sul lato Sud ed Est sono stati quindi installati<br />

nuovi serramenti da 1.600x2.400 mm, con legno all’interno ed<br />

alluminio laccato testa di moro all’esterno (Uf = 1,372 W/m²K).<br />

Le finestre montano un doppio vetro basso-emissivo (selettivo<br />

all’esterno) con argon nell’intercapedine (Ug=1,000 W/m²K e<br />

fattore solare g=26). I serramenti sono composti da due ante affiancate<br />

con apertura sia a battente che a vasistas, a montante<br />

intermedio. Le ante sono incernierate nel lato inferiore con apertura<br />

nel lato superiore e verso l’interno dei locali. L’apertura e<br />

la chiusura sono comandati da un software che riceve dati da<br />

sensori ambientali (tra cui uno antipioggia) e comanda attuatori<br />

posti in corrispondenza delle finestre, altrimenti non raggiungibili<br />

dalla sala. Per mantenere i caratteri stilistici degli infissi<br />

originari, è stata sovrapposta una trama in legno con disegno a<br />

“inglesina”.<br />

Sui due lati Nord ed Ovest, dove i serramenti non sono sottoposti<br />

ad irraggiamento solare diretto e vi è possibilità d’accesso per la<br />

manutenzione, sono state installate cinque finestre, le cui dimensioni<br />

e caratteristiche sono identiche a quelle viste in precedenza,<br />

tranne per il doppio vetro camera, non selettivo verso l’esterno,<br />

e per l’apertura, che avviene nel lato inferiore del serramento,<br />

verso l’interno dei locali, incernierata nel lato superiore.<br />

(*) Testo rielaborato e foto tratte da: Giorgio Schultze et al. Patrimoni da<br />

salvaguardare, Casa & Clima- n. 45- anno VIII


SHALE GAS<br />

UN’OPZIONE<br />

INSOSTENIBILE<br />

di Vincenzo Lo Scalzo<br />

La controversia verte sull’estrazione attraverso fracking che comporta molti rischi d’inquinamento delle<br />

acque sotteranee a causa dell’uso di prodotti chimici, oltre ad essere grande consumatore d’acqua.<br />

“L’olio di scisto è un liquido organico viscoso scuro ottenuto per<br />

pirolisi di scisti bituminosi. È simile al petrolio per il fatto che<br />

le fasi di raffinazione e i prodotti finali sono generalmente gli<br />

stessi. Scisti bituminiosi è un termine piuttosto vago ma generalmente<br />

si riferisce ad una grande varietà di rocce sedimentarie<br />

stratificate contenenti sostanze organiche che possono essere<br />

rilasciate solo da distillazione distruttiva”. Geologicamente,<br />

“shale” è la “roccia scistosa”, “shale oil” è “olio di schisto”.<br />

“Schisto”, deriva dal greco “schizo” cioè “fendo, fenditura”, da<br />

cui “roccia divisa in fogli paralleli tra loro e con il piano degli<br />

strati principali”.<br />

L’olio ricavato dalla distillazione secca degli “schisti bituminosi”<br />

si classificava come “petrolio francese”, dopo il frazionamento<br />

in oli pesanti e oli da gas (oli verdi), che si dissociavano<br />

producendo un gas per l’illuminazione. I pesanti (lubrificanti,<br />

catrame e paraffina) consentivano, fino a una dozzina di anni fa,<br />

un ricavo inferiore ai derivati da petrolio. In un secondo tempo<br />

ha recuperato un valore ben al di là delle previsioni, mettendo a<br />

soqquadro interi province e stati in Usa e Canada, offrendo un<br />

supporto economico importante alle famiglie soffocate da crisi<br />

di sopravvivenza in alcuni Stati e di carenza di opportunità in<br />

altri.<br />

VINCENZO LO SCALZO<br />

Lo Scalzo Associates snc<br />

Laureato in chimica industriale, si<br />

specializza in analisi di business e<br />

competitività internazionale per una<br />

strategia personalizzata in polimeri ed<br />

elastomeri, fibre e materiali compositi,<br />

componenti e scienza dei materiali per<br />

ingegneria e costruzioni, creando una<br />

rete internazionale di professionisti con<br />

esperienza a livello mondiale di consulenza<br />

industriale, sviluppo di tecnologie,<br />

nuovi materiali e mercati. Vanta<br />

anche un’eccellente apertura al segmento<br />

agro alimentare con 29 anni di<br />

segretariato nella Consulta Nazionale<br />

dell’Accademia Italiana della Cucina.<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

Stabilimento di Shale gas, North Dakota<br />

38 ecoIDEARE - Settembre / Ottobre 2014<br />

39


Lo shale gas ha confermato, oggi ancora di più, un impatto significativo<br />

sui mercati energetici globali, guidato dal massiccio aumento<br />

della produzione negli Stati Uniti, dove il calo del prezzo<br />

del gas ha dato un notevole impulso alla produttività industriale.<br />

Una storia americana<br />

Attualmente, negli Stati Uniti, il gas estratto da scisti, “shale<br />

gas”, è la risorsa più importante degli ultimi dieci anni. Storicamente<br />

il primo pozzo è stato posto in esercizio negli anni ’50 con<br />

una rapida sequenza e trasformazione progressiva dello scenario<br />

topografico di Stati importanti come Arkansas, North Dakota nel<br />

Nord e vari Stati del sud con Louisiana, Texas, Pennsylvania.<br />

National Geographic, nel marzo 2013, ha dedicato ben 32 pagine<br />

alla rivoluzione di scenari e di modelli di vita indotti nella<br />

popolazione del North Dakota che è al centro dello sviluppo<br />

del “fracking fai da te”. Molte piccole iniziative private si sono<br />

moltiplicate con scambio di diritti, utilizzo di proprietà e investimenti<br />

familiari tra gli abitanti delle “praterie” dello Stato.<br />

Oggi la prateria del Dakota è costellata da pozzi singoli e da tanti<br />

altri allacciati “a grappolo” con connessioni sotterranee. I nuovi<br />

assetti in superficie, portano alla vista dall’alto come una foto in<br />

bianco e nero dell’universo scattata da Samantha,<br />

dalla ISS. Per i nuovi alloggiamenti<br />

degli operatori si diramano strade bianche<br />

e macchi di serbatoi e villaggi prefabbricati<br />

lungo il letto del fiune Missouri, a sostegno<br />

della domanda di acqua richiesta dall’estrazione.<br />

Spesso il territorio in cui abbondano<br />

i giacimenti è caratterizzato dalla presenza<br />

di acqua salata negli strati di falda superiori.<br />

Occorre pertanto la disponibilità di stoccare<br />

ad ogni piede di pozzo in servizio, sia<br />

l’acqua salina sia l’olio.<br />

Ad oggi solo un quarto dei pozzi del North<br />

Dakota è connesso con le pipeline di distribuzione<br />

alle centrali, per cui il convogliamento ai centri di raffinazione<br />

ha luogo con trasporto terrestre in cisterne. Si è così diffuso<br />

un vero mestiere e una nuova professione, con padroncini e<br />

padroni che svolgono servizi di logistica al di là dell’estrazione,<br />

creando nuove attrattive e occupazione. La regolamentazione<br />

per sicurezza e salute è demandata alle autorità dei singoli Stati<br />

federati e non al governo centrale.<br />

Al dibattito pubblico si aggiungono gli incidenti: perdite di fluidi<br />

dai pozzi, chiusura di pozzi esauriti, sversamenti. Non è affare<br />

da poco la previsione di vita efficiente di un pozzo e la conseguente<br />

caduta di volumi di estrazione, rilevante fin dai primi<br />

anni. Ne deriva la sorpresa per la decadenza di produttività che<br />

desta non pochi dubbi di durata, anche per chi aveva esperienze<br />

di estrazione di petrolio.<br />

La profondità dei pozzi si aggira intorno ai 3-5 km a cui segue<br />

una curva di circa 90° e la continuazione in percorso orizzontale<br />

nei “giacimenti Bakken” del Dakota.<br />

Nel corso della vita media di un pozzo si manipolano circa 5<br />

milioni di litri d’acqua, quasi 2 milioni di kg di proppant (sabbia<br />

di quarzo naturale e ceramica industriale che serve da stabilizzatore<br />

di permeabilità delle fessure di diffusione della miscela di<br />

fracking -fratturazione idraulica- presenti nei tubi di percorso) e<br />

oltre 350 barili di additivi.<br />

Attualmente nel North Dakota sono in funzione circa 8.000<br />

pozzi, destinati rapidamente ad aumentare a 40-50.000, per<br />

un’estrazione stimata nei prossimi 20 anni (salvo esaurimenti<br />

precoci oggi non previsti) di più di 14 miliardi di barili di grezzo<br />

di alta qualità.<br />

40<br />

ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

Le condizioni di vita nella prateria, dagli anni ’50 a oggi, si sono<br />

trasformate per una larga fascia di popolazione. Prima erano<br />

in pratica attività rurali in territori di scarsa fertilità, appena in<br />

grado di sostenere la sopravvivenza di una società povera. La<br />

trasformazione sociale e personale oggi promette redditi anche<br />

fino a 120,000 dollari all’anno. Ma quale è il prezzo in termini<br />

di salute e di salvaguardia delle risorse?<br />

Quelle più critiche derivano da rilevanti volumi di fabbisogno<br />

d’acqua.<br />

Le riserve in Europa<br />

Le riserve di shale gas in Europa sono d’altrettanta importanza<br />

strategica tanto che in alcune nazioni (Polonia, Gran Bretagna,<br />

Romania) le autorità nazionali hanno già destinato risorse finanziarie<br />

e impegni non indifferenti, mentre l’UE è ancora sul punto<br />

di riaffrontare (non si sa con quale potere coercitivo) le posizioni<br />

ufficiali più rilevanti di contrapposizione. Anche se non è attivo<br />

nessun pozzo di estrazione, l’Europa dispone di stime affidabili<br />

negli stati geologicamente più promettenti.<br />

Interessi nazionali e internazionali si incrociano in Francia e<br />

nell’Europa Settentrionale e Centrale.<br />

In Norvegia, Statoil ha costituito una j.v.<br />

con Chesapeake Energy in Usa da cui intende<br />

trasferire l’esperienza in Europa, nonostante<br />

l’iniziale convinzione negativa su<br />

disponibilità di giacimenti idonei per una<br />

autosufficienza di riserve di gas rispetto<br />

alla domanda.<br />

In Russia, Gazprom fin dal 2009 ha reso<br />

nota la sua attenzione analoga per il territorio.<br />

Bulgaria e Danimarca hanno ripreso la<br />

riflessione sull’opportunità nel corso del<br />

2013.<br />

In Italia, nonostante una scarsa probabilità di giacimenti nella<br />

penisola, ENI ha acquisito un’opzione in Quicksilver Resources.<br />

Una posizione, che appare condivisibile, ipotizza che lo shale<br />

gas possa diventare una carta da giocare nella stimolazione alla<br />

riduzione delle emissioni inquinanti. Si favorirebbe, come negli<br />

Stati Uniti, una svolta nella produzione di energia da carbone,<br />

tradizionale per l’Europa centrale.<br />

In Svizzera, al contrario di quanto si fa in Italia, si parla e si<br />

confronta il fracking con il nucleare e l’idraulica, a cui non si<br />

rinuncia, almeno fino al 2020.<br />

La Romania deve importare oltre il 20% del fabbisogno globale<br />

di energia. Il gas naturale, di cui il 98% è importato dalla Russia,<br />

costituisce il 30% delle fonti di energia. Lo studio recente<br />

americano dell’EIA ha stimato le risorse romene di shale gas<br />

pari a 100 anni di domanda. Chevron ha promesso investimenti<br />

per 600 milioni di dollari nei prossimi 15 anni. Motivazioni quali<br />

indipendenza energetica e riduzione dei costi sono sufficienti<br />

a reclamare l’interesse della nazione per lo sfruttamento della<br />

nuova risorsa.<br />

In Svezia appare la sorpresa che giacimenti non ancora sufficientemente<br />

convincenti stiano per motivare un investimento nel<br />

territorio, peraltro ricco di risorse promettenti. Se Royal Dutch<br />

Shell ha rinunciato, Gripen Gas e Aura Energy scopre risorse<br />

valutate pari a 1.000 volte i consumi annuali svedesi. La ricchezza<br />

di depositi di rocce Alum Shale Carbon Ordovician in un<br />

area di 150 kmq con accumulo di gas sgorgante a profondità di<br />

soli 75-85 m ha solleticato Gripen Gas a confermare l’interesse<br />

a cogliere il momento più favorevole per la trasformazione della<br />

“licenza” in fattibilità.<br />

Flussi di gas fino a 50 metri cubi all’ora sono stati segnalati da<br />

pozzi utilizzati per estrarre l’acqua, quindi sicuramente vale la<br />

pena di indagare, ha commentato Bob Beeson, geologo professionista<br />

dell’Onu con oltre 35 anni di esperienza nell’esplorazione<br />

e sviluppo di giacimenti minerari. Per la produzione di gas<br />

già in corso nella regione, gli impianti di perforazione sono disponibili<br />

e abbiamo già iniziato a praticare due dei cinque pozzi.<br />

La Polonia appare il paese più seriamente impegnato. Se le<br />

stime rese note di riserve per un minimo di 3 triliardi di metri<br />

cubi fossero confermate, il paese disporrebbe di shale gas pari<br />

al consumo di energia per oltre 200 anni o, in termini più pratici,<br />

pari a 750 volte i consumi attuali. Al territorio sono attivamente<br />

interessate ConocoPhillips Energy, BNK Petroleum, Talisman<br />

Energy, Marathon Oil, Chevron ed ExxonMobil.<br />

Le perforazioni sono in piena esecuzione a fronte di piani di<br />

estrazione industriali e di ricerca di nuovi giacimenti di gas.<br />

La produzione di energia elettrica polacca è particolarmente dipendente<br />

dal carbone le cui miniere sono tenute in piena attività,<br />

indirizzo che d’altro canto anche la Russia sta sostenendo negli<br />

ultimi 5 anni. Il più accanito antagonista economico è il metano,<br />

importato per due terzi dalla Russia. Sullo stesso concetto che<br />

ha guidato la corsa a gas e petrolio da scisti in USA, si fonda<br />

anche la scelta polacca che si prefigge l’obiettivo di diminuire la<br />

dipendenza economico-energetica dalle importazioni a cui farà<br />

fronte l’estrazione competitiva di shale gas.<br />

La Polonia possiede anche il secondo parco automobilistico europeo<br />

alimentato a gas naturale che costituisce il 10% del parco<br />

nazionale.<br />

Bacini di Shale gas<br />

riserve stimate<br />

riserve non stimate<br />

paesi valutati<br />

paesi senza valutazione<br />

Il gigante francese Total diventerà la prima compagnia petrolifera<br />

per la ricerca di shale gas in Gran Bretagna, riporta il Financial<br />

Times.<br />

A differenza della Francia, dove le ricerche di gas di scisto sono<br />

finora “vietate”, la Gran Bretagna vuole sfruttare le opportunità<br />

offerte. Il primo ministro David Cameron ha messo in guardia<br />

in dicembre il presidente della Commissione europea José Manuel<br />

Barroso sul rischio che l’Europa abbia perso la chiave nella<br />

gestione di questa controversa fonte di energia. La controversia<br />

verte principalmente sull’estrazione attraverso fracking che comporta<br />

molti rischi di inquinamento delle acque sotterranee a causa dell’uso<br />

di prodotti chimici, oltre ad essere grande consumatore di acqua.<br />

Un’alternativa valida a questa scelta strategica, che potrebbe<br />

o forse dovrebbe essere percorsa fino in fondo, si basa sullo<br />

sfruttamento del bacino di risorse idrauliche da mare, onda e<br />

offshore. Il processo di progettazione integrata tra ideatori e produttori<br />

di nuove e antiche tecnologie si afferma capace di portare<br />

il settore marino e quello a terra da corrente fluviale in grado di<br />

raggiungere l’obiettivo finale di ridurre il costo dell’energia prodotta.<br />

Offshore Wind Energy (14/15 aprile 2015, Londra) riunirà<br />

esperti di Statoil e Senvion, due leader chiave di generazione<br />

eolica offshore per riflessioni sullo sviluppo tecnologico, capaci<br />

di individuare le tecnologie chiave per il futuro anche in mare<br />

aperto!<br />

Carbon Trust ha stimato che le risorse da onda e marea possono<br />

fornire il 20% dell’elettricità del Regno Unito, se il progetto sarà<br />

pienamente sviluppato.<br />

L’esperienza industriale acquisita si estende pertanto da quella<br />

storica alla potenza onshore e offshore, eolica, solare, marina, di<br />

produzione convenzionale e rinnovabile per la scelta strategica<br />

d’operazioni competitive di trasferimento e distribuzione, di reti<br />

intelligenti e l’utilizzazione di energie sostenibili, così come per<br />

i mercati e i regolamenti di scambio d’energia nelle aree geografiche<br />

del pianeta.<br />

Chiaramente critici appaiono fin d’ora i provvedimenti legislativi<br />

che ogni nazione metterà in campo per salvaguardare posizioni<br />

dominanti e proteggere ambizioni di dominio o difesa di<br />

posizioni acquisite a livello globale.<br />

Per misurare il polso del settore energetico industriale del pianeta<br />

e cogliere sfide e opportunità che s’intrecciano nella mente<br />

dei principali dirigenti e manager del settore, DNV GL (ex DNV<br />

KEMA) ha intervistato nel 2014 oltre 200 professionisti dell’energia<br />

degli Stati Uniti (US).<br />

I risultati del sondaggio sono stati presentati a Washington all’incontro<br />

Utilities del Futuro (Leadership Forum-Grand Hyatt Washington,<br />

2/4 giugno 2014), e oggi forniscono intuizioni chiave<br />

sui driver che influenzeranno lo scenario di servizi in competizione<br />

in un futuro che si avvicina a rapidi passi.■<br />

AMBIENTE E TERRITORIO


DALLE ACQUE SCURE<br />

DEL LAGO DI COMO<br />

AI PAESAGGI<br />

CRUDI E DISABITATI<br />

DELLA VAL CAVARGNA<br />

Quando il viaggiatore si è seduto<br />

sulla sabbia della spiaggia<br />

e ha detto: “Non c’è altro da vedere”,<br />

sapeva che non era vero.<br />

Una volta i Parchi erano luoghi isolati ma inseriti in una trama<br />

territoriale omogenea, oggi molti di loro sono attorniati<br />

Bisogna vedere quel che non si è<br />

da infrastrutture ed edificazioni.<br />

visto, vedere di nuovo quel che si è<br />

già visto, vedere in primavera quel<br />

che si è visto in estate, vedere di<br />

giorno quel che si è visto di notte,<br />

con il sole dove<br />

la prima volta pioveva, vedere le<br />

Foto messi di Luca verdi, Fantoni il frutto maturo,<br />

la pietra che ha cambiato posto,<br />

l’ombra che non c’era.<br />

di Mario Allodi e Andrea Marziani<br />

Dopo la salita una sorta di altipiano su due livelli ci accompagna<br />

per un tratto. Improvvisamente, di fronte, si apre come in un<br />

taglio vallivo l’infilata più a nord del Ceresio con il suo scenario<br />

di monti e paesini che bagnano le loro radici nel lago. Sotto di<br />

noi appare improvvisamente lo specchio del lago di Piano con<br />

il suo anonimo emissario che ha giusto il tempo di intuirsi corso<br />

d’acqua prima di andare a perdersi nel Ceresio a Porlezza. Piccolo<br />

bacino circondato dalle montagne e da canneti dorati, in inverno<br />

sembra una pietra dura incastonata in un bracciale vallivo.<br />

Sempre percorrendo la strada Statale 340 si incontra l’abitato di<br />

Carlazzo e da lì inizia una nuova salita verso la Val Cavargna.<br />

Quest’altra valle prealpina delle alpi Lepontine corolla di asprezze<br />

la nostra passeggiata. La strada, ricca di ambagi, è posta sulla<br />

parte destra della valle; valle stretta ed incisa da una gola formata<br />

dal tumultuoso torrente Cuccio. I chilometri passano circondati<br />

da boschi incontaminati e dove il fondovalle di partenza è<br />

solo un lontano ricordo. Ambienti boschivi in cui il dispiegarsi<br />

della natura è discretamente ammansito dalla mano dell’uomo<br />

che si avverte talvolta in piccole opere di consolidamento; luci<br />

ed ombre scandiscono il ritmo dell’incedere, lo sguardo accarezza<br />

il frutto di un sapiente equilibrio che fonde l’uso della risorsa<br />

con la gelosa custodia del patrimonio che la rigenera.<br />

Inaspettatamente questo gran canalone si apre come un ventaglio,<br />

l’orizzonte si amplia, mostrando tutti gli abitati che corollano<br />

la valle. I paesi compatti e colorati con sfumature di terra<br />

sembrano estratti dalla roccia del monte; roccia lavorata in migliaia<br />

di anni e risistemata a dimora perenne di genti che hanno<br />

mediato e reso questa valle difficile un luogo oggi apparentemente<br />

lontano dalla civiltà.<br />

Gli abitati sono ben definiti, e nei loro limiti si coglie con<br />

chiarezza l’accordo fra uomo e natura basato sul rispetto<br />

ma anche sul timore l’uno dell’altra; soprattutto della<br />

natura verso un uomo che ha saputo negli anni, comunque,<br />

rispettarla. Si attraversa prima Cusino; un bell’abitato<br />

compatto che disvela, sulla piazza vicino il municipio, un verone<br />

belvedere. Un invito a riprender il fiato sospeso dall’abbaglio<br />

degli scorci attraversati e a misurare con lo sguardo la strada fin<br />

qui percorsa nell’ascesa. Si può osservare da questo punto l’ombra<br />

massiccia dei boschi in contrappunto con le nette cadenze<br />

delle diverse aree vegetazionali e dagli abitati.<br />

È questo un punto d’osservazione focale, dal quale l’occhio abbraccia<br />

lo sviluppo vallivo e dei suoi abitati. I paesini adagiati a<br />

mezza costa, aggraziati coaguli di materia primigenia emergente<br />

dalle aree a pascolo, lasciano intendere l’originaria vocazione<br />

dei luoghi. Luoghi intimamente legati alla terra e alle regole della<br />

vita contadina; vita semplice e faticosa sancita dal rispetto di<br />

quel poco (e buono) che si riesce a pattuire con la terra e con il<br />

clima. L’abitato più esteso è San Bartolomeo, che si materializza<br />

alla vista a mezza costa nel punto più esposto della valle, là dove<br />

la strada vira decisamente a Ovest, verso la Svizzera. Il centro<br />

ostenta una consistenza quasi “fuori scala” rispetto alla sinuosa<br />

teoria degli abitati inanellati nello scorcio vallivo, pur mantenendo<br />

un contegnoso rispetto degli equilibri paesistici d’intorno.<br />

La rudezza dei luoghi evoca cibi semplici, frutto di fatiche quotidiane.<br />

Da queste parti è senz’altro il sudore il principale balsamo<br />

di una terra probabilmente fertile, sicuramente dura e aspra.<br />

Sono proprio questi sapori della valle che vanno a fondersi in<br />

piatti in cui le verdure coltivate o spigolate nei campi producono<br />

minestre e piatti semplici la cui aulenza è forse il frutto di geuranie,<br />

singolari relazioni cosmiche fra il cielo e la terra.<br />

La strada prosegue in quota, traguardando altri piccoli conglomerati<br />

sparsi sul dorso erboso dei rilievi che chiudono la valle,<br />

prima di insinuarsi in una fenditura che la farà digradare verso il<br />

Ceresio attraverso la val di Rezza e la Valsolda.<br />

Lo scenario si fa dunque più alpestre, le cime più aspre, mentre<br />

i tetti e le case cominciano ad avere qualcosa di montano, qualcosa<br />

che sa di inverni freddi e neve, e vento a spazzare le acque<br />

scure del lago.■<br />

AMBIENTE E TERRITORIO<br />

José Saramago<br />

Il<br />

lago, con i suoi riflessi, va lasciato alle spalle.<br />

Da Menaggio inizia la salita, verso Porlezza: repentina<br />

e ricca di inquadrature che ci fanno cogliere come<br />

rapidamente il clima muta e così pure la vegetazione.<br />

Anche il tempo può alterarsi d’improvviso tramutando altrettanto<br />

velocemente queste vallate in lugubri scenari di pietra su cui<br />

incombono montagne improvvisamente sconosciute.<br />

Ad ogni tornante, piante da clima mite e dai colori luminosi,<br />

lasciano spazio ad una vegetazione più autoctona e spontanea.<br />

D’inverno, le montagne sono ricoperte da boschi dal colore<br />

omogeneo attraversati nelle giornate di sole da lame luminose,<br />

raggi che trasformano in rosso intenso i giovani rami del faggio<br />

e fanno risaltare le trasparenze e le atmosfere rarefatte.<br />

Già nella salita, sulla nostra destra si vedono le incisioni, talvolta,<br />

fessure rocciose, della Val Sanagra. La valle è attraversata dal<br />

torrente che ne porta il nome e che sfocia a Menaggio.<br />

Da subito i sapori dolci e profumati del lago lasciano spazio ad<br />

asprezze che si colgono anche nelle attività dell’uomo: magli,<br />

turbine, mulini e filande. Si contrappone a questa attività anche<br />

un modello singolare di sinergia con la natura proprio nel tratto<br />

più inforrato nei pressi di Cardano ed Uniti e raggiungibile con<br />

una passeggiata che costeggia il fiume; un giardino verticale, a<br />

corredo di una storica dimora, è posto su un orrido di 90 metri<br />

di dislivello e aggrazia un versante di roccia altrimenti crudo e<br />

inquietante. L’ambiente è ancora piuttosto selvaggio e tassellato<br />

da boschi, pascoli, prati e alpeggi.<br />

42 ecoIDEARE - Settembre / Ottobre 2014<br />

43


Claudia Taccani<br />

Avvocato e responsabile sportello legale OIPA si impegna per far conoscere<br />

a tutti le innumerevoli leggi che interessano gli animali d’affezione che,<br />

sempre più numerosi, vivono nel contesto urbano, affinchè i loro diritti siano<br />

rispettati. Partendo dal principio che anima la zooantropologia, che attribuisce<br />

ai cani un valore sociale e tende quindi a valutare diritti e doveri sia degli animali<br />

che dei padroni, abbiamo deciso di dedicare uno spazio ai temi legati ai<br />

nostri amici a quattro zampe.<br />

LA LEGGE A 4 ZAMPE<br />

GUINZAGLIO<br />

SI O NO?<br />

di Claudia Taccani<br />

Una domanda molto frequente che ci viene posta è se<br />

sia corretto e doveroso portare a spasso il nostro amato<br />

cane “legato”. La risposta è si, la legge prevede infatti<br />

che un detentore corretto e diligente tenga il proprio<br />

cane al guinzaglio, anche “estensibile”, sulle strade e nei luoghi<br />

pubblici o aperti al pubblico.<br />

Ma perché le legge prevede quest’obbligo?<br />

Effettivamente se pensiamo al ritmo frenetico di una città o ai<br />

pericoli sulle strade, la risposta è piuttosto spontanea, in quanto<br />

per tutelare il nostro quattro zampe come le altre persone o animali,<br />

è corretto utilizzare il guinzaglio e liberare l’animale in un<br />

luogo sicuro.<br />

Un’ordinanza del Ministero della Salute, prorogata periodicamente,<br />

impone l’utilizzo del guinzaglio di una lunghezza massima,<br />

in estensione, di un metro e mezzo, e di portare con sé<br />

museruola da utilizzare solo in caso di necessità oppure su ordine<br />

dell’autorità. Anche i Comuni, con propri regolamenti, impongono<br />

di tenere il cane legato per strada o in luogo pubblico,<br />

incappando in una multa in caso di trasgressione.<br />

Ma tale prescrizione ha origine sin dagli anni cinquanta, per via<br />

di un Regolamento nazionale di polizia veterinaria.<br />

Insomma la legge è chiara sul punto, ma cosa succede in caso<br />

di trasgressione e, soprattutto, chi può contestare la violazione?<br />

Come suindicato, portare a spasso un quattro zampe libero può<br />

farci incorrere nella violazione del regolamento comunale che<br />

comporta il pagamento di una multa, per esempio, il regolamento<br />

della città di Milano prevede l’applicazione di una sanzione<br />

pecuniaria di 40 euro.<br />

Ma attenzione, un comportamento di questo tipo potrebbe arrecare<br />

qualche guaio anche in campo di responsabilità come detentore<br />

“canino”.<br />

Se per esempio il nostro peloso, tenuto libero, arreca un danno<br />

ad altro animale o a persona, saremo passibili di multa e, inoltre,<br />

dovremo risarcire il danneggiato.<br />

Addirittura, un’eventuale aggressione da parte del cane libero<br />

sempre a danno di animali o bipedi, integra la contravvenzione<br />

prevista dal Codice Penale di “omessa custodia o mal governo<br />

di animali”.<br />

L’autorità competente a contestare l’infrazione e multare, è in<br />

primis la polizia municipale come pure le guardie eco-zoofile la<br />

cui missione non è solo quella di prevenire illeciti a danno degli<br />

animali ma anche quella di far applicare la normativa.<br />

Questa prescrizione, infatti, tutela non soltanto le persone ma<br />

anche gli animali, basta pensare alla possibile zuffa tra cani per<br />

strada ovvero alla circolazione di veicoli con pericolo per lo<br />

stesso quattro zampe.<br />

Per fortuna esistono aree dedicate allo “sgambamento” degli<br />

animali, la così detta area cani, all’interno delle quali è possibile<br />

tenere i quattro zampe liberi, sempre prestando la dovuta<br />

attenzione.<br />

A questo punto, avendo parlato di realtà “urbana”, la domanda<br />

sorge spontanea: ma in campagna posso tenere il mio cane<br />

libero?<br />

Se ci troviamo in una zona “protetta” ossia utilizzata per la tutela<br />

della fauna selva e il relativo ripopolamento, è molto probabile<br />

che l’entrata a Fido sia vietata, al solo scopo di tutelare gli altri<br />

animali. In tal caso il regolamento all’ingresso della zona deve<br />

essere chiaro ed esposto con tanto di cartello.<br />

In campagna l’escursione a 6 zampe, per prassi, prevede l’uscita<br />

del nostro cane libero ma è bene porre sempre attenzione per<br />

evitare che non combini qualche guaio.<br />

Il guinzaglio è meglio utilizzarlo “estensibile” lasciando modo<br />

al nostro amico di poter esplorare il territorio ma sempre sotto<br />

la nostra custodia.<br />

E la museruola? Nessun obbligo per strada ma, come indicato<br />

sopra, meglio averla con sé da utilizzare solo in caso di necessità<br />

o quando la situazione lo impone: se per esempio siamo a<br />

Milano e vogliamo prendere il tram o la metropolitana, come<br />

prescritto dal regolamento ATM, dobbiamo tenere Fido al guinzaglio<br />

e avere con noi la museruola.<br />

Questi sono piccoli consigli per garantire una pacifica convivenza<br />

tra uomo e “altri animali” nonché per tutelare la sicurezza ed<br />

il benessere del nostro migliore amico.■<br />

44 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

45


LE NOSTRE CONVENZIONI<br />

Per essere sempre più vicini ai nostri associati, Rinenergy ha stretto una serie di accordi per proporre sconti<br />

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La Manna di Zabbra<br />

C/da Zabbra - SP 130 al km 4.00 - 90010<br />

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Tel. 0921 910083<br />

Cell. 339 6328555<br />

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Fax: 02 91390495<br />

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Gruppo Dolomiti Energia<br />

Palazzo Fermi, Via Enrico Fermi, 4<br />

37135 Verona<br />

Tel. 045 826 20 11<br />

www.multiutility.it<br />

Servizi e soluzioni integrate a PMI e enti per energia elettrica<br />

e gas naturali. Riduzione dell’1% sulle tariffe offerte.<br />

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Amici della Natura<br />

Via Guani,12<br />

25050 Saviore dell’Adamello (Bs)<br />

Tel. 0364 634664<br />

amnat@libero.it<br />

www.amicidellanaturasavioro.org<br />

Un luogo per conoscere la natura, favorire l’aggregazione, riscoprire<br />

attività tradizionali. Partecipazione gratuita a escursioni alla<br />

ricerca di erbe e a laboratorio con preparazione di decotti e di creme a<br />

uso terapeutico.<br />

Erboristeria Planerbe<br />

Corso di Porta Romana 123 Milano<br />

Tel. 02 54071428<br />

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prenotazione, a conferenze e incontri.<br />

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Piazza Corte dei Sogliari, 6<br />

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46100 Mantova<br />

Tel. 0376 368760<br />

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sono biologici. Menù personalizzati su prenotazione per occasioni<br />

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Associazione La Pila<br />

Via 5 Cerri 91<br />

06084 Bettona PG<br />

Tel. 347 5028485<br />

www.facebook.com/lapila.bettonaassisi<br />

Un luogo per organizzare ritiri di crescita personale e apprendere<br />

antichi/nuovi saperi sul valore dell'ambiente, delle arti e<br />

del patrimonio culturale. Partecipazione gratuita ad una conferenza<br />

tematica.<br />

Villages Nature<br />

A<br />

trentadue<br />

kilometri ad est di Parigi sono iniziati i lavori,<br />

che termineranno nel secondo semestre 2016, della<br />

nuova destinazione ecoturistica basata sulla ricerca<br />

dell’armonia tra Uomo e Natura: Villages Nature.<br />

Progettata applicando le più avanzate norme dello sviluppo sostenibile<br />

utilizzando un’energia rinnovabile locale: la geotermia profonda<br />

del Dogger dell’Ile de France che coprirà il 100% del fabbisogno<br />

termico.<br />

È l’avvio di una nuova generazione di progetti turistici e di programmazione<br />

territoriale che coniuga l’accessibilità mediante i trasporti,<br />

la prossimità urbana e l’energia locale.<br />

VILLAGES NATURE costituisce un’importante innovazione del<br />

turismo sostenibile sia per la dimensione sia per le caratteristiche<br />

uniche uniche fra cui l’Aqualagon e la laguna geotermica, l’architettura<br />

vegetale e i giardini pensili, un solo luogo che riunisce uno<br />

spazio-tempo per il relax e il ritorno alle origini, dedicato alle gioie<br />

semplici e allo stupore davanti alla bellezza della natura, ma anche<br />

uno spazio di convivialità e di condivisione, che contribuisca a edificare<br />

un mondo più responsabile.■<br />

47


Eco(scuola) in vetrina<br />

EcoNews<br />

OFFICINA, CAMBIO DI DESTINAZIONE<br />

È un metodo di apprendimento consapevole studiato e messo a<br />

punto da Giovanna Diodati insegnante della Scuola E. Ravaso di<br />

Pescara. Il laboratorio si avvale del metodo progettuale come creatività<br />

senza improvvisazione, per aiutare i bambini a crescere senza<br />

mai smettere di apprendere, giocando con il riutilizzo di materiali<br />

di scarto di aziende locali.<br />

Il progetto è aperto: non definisce materiali e attrezzature, ma lascia<br />

spazio all’inventiva per realizzare le idee, permette a tutti di<br />

inserire nuovi elementi per capire che non c’è un confine preciso<br />

tra fantasia e creatività, strumenti e materiali, realizzazioni e giocattoli.<br />

Il metodo è rivolto alla comprensione delle tecniche, alla<br />

manipolazione dei materiali attraverso cui il bambino scopre le regole<br />

i limiti e le possibilità degli strumenti. Officina contribuisce a<br />

cambiare l’atteggiamento dei bambini nei confronti del computer<br />

per acquisire un rapporto di padronanza e consapevolezza con la<br />

tecnologia: il computer serve per trasferire, fissare e archiviare la propria creatività che non è fine a se stessa ma mezzo<br />

per sviluppare un pensiero autonomo. Una creatività che consente al bambino di sperimentare strumenti e regole, manipolare<br />

materiali, affinare la capacità di osservare e memorizzare nuovi dati, scambiare le proprie esperienze con quelle<br />

altrui in un clima che non favorisca la competitività. www.cambiodidestinazione.it<br />

IL DIVANO IN LEGNO DELLA SCUOLA DI SEDICO<br />

Nasce nel 1981 dal Centro Consorzi di Belluno la Scuola del Legno di Sedico per rispondere alla richiesta di personale<br />

qualificato da parte degli operatori del settore. Dal 2003 la Scuola dispone di una nuova sede con ampio laboratorio di<br />

falegnameria, aule di informatica e aule attrezzate per la didattica<br />

e accoglie gli studenti che, al termine del percorso scolastico nella<br />

scuola superiore di primo grado, vogliono intraprendere un percorso<br />

formativo all’interno del settore del legno. L'obiettivo della<br />

Scuola è non solo quello di fornire un'educazione culturale di base,<br />

ma anche di sviluppare il sapere specifico nel settore legno, sia<br />

attraverso la teoria, che attraverso la pratica, grazie alle ore di laboratorio<br />

nelle quali gli studenti possono testare la propria abilità. La<br />

Scuola mira a formare lavoratori autonomi, creativi e propositivi<br />

che sappiano rispondere in modo sempre più adeguato alle esigenze<br />

delle aziende.<br />

A Legno&Edilizia di Verona, studenti del 3° anno, hanno presentato,<br />

con il supporto del prof. Lorenzet, scultore dal 1980 e vincitore<br />

di 12 primi premi, un divano in legno con tavolino e libri tutti realizzati<br />

in tiglio. Ottimo il risultato, per capire che era legno e non<br />

velluto beige consunto, bisognava sedersi.<br />

www.scuoladellegno.com<br />

NATURALMENTE: IDEE PER LA SCUOLA E L’AMBIENTE<br />

Duecento Istituti in nove regioni italiane sono già stati coinvolti, con l’obiettivo di aumentarne il numero, nel progetto<br />

“naturalmente: idee per la scuola e l’ambiente” promosso da Prink azienda leader nella dstribuzione di cartucce e<br />

toner per stampanti e Ambienta azienda specializzata nella raccolta di<br />

rifiuti speciali. Il progetto prevede la raccolta differenziata di cartucce e<br />

toner esausti per stampanti e fax attraverso il servizio Ecobox. Le scuole<br />

ricevono gratuitamente l’Ecobox per la raccolta. Al ritiro dei toner e delle<br />

cartucce esauste vengono accumulati dei bonus in rapporto al materiale<br />

esausto raccolto. Il buono sconto che si genera è spendibile nei punti<br />

vendita Prink ed è pari al valore delle cartucce ritirate. Da qui il circolo<br />

virtuoso e premiante che lega la raccolta differenziata al risparmio continuo.<br />

Infatti ad ogni ritiro corrisponde un nuovo buono sconto, per spese<br />

uguali o superiori al valore del buono. www.prink.it<br />

IL GOVERNO INVESTE CONTRO<br />

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO<br />

Un nuovo disegno di legge elaborato come testo base dal comitato ristretto in materia<br />

di interventi per il sostegno della formazione e della ricerca nelle scienze geologiche<br />

prevede tre tipi di incentivi: l’istituzione di “premi e borse di studio” per<br />

il prossimo quinquennio accademico a favore degli studenti iscritti a Scienze Geologiche,<br />

Scienze e Tecnologie Geologiche e Scienze Geofisiche; il finanziamento<br />

dell’acquisto da parte delle Università di strumentazioni tecniche necessarie per la<br />

ricerca su prevenzione e previsione dei rischi idrogeologici; la spesa di due milioni<br />

di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 per il finanziamento dei progetti<br />

di ricerca presentati dalle università e finalizzati alla previsione e prevenzione dei<br />

rischi geologici.<br />

www.italiasicura.governo.it<br />

AVOCADO BIOLOGICO<br />

MADE IN ITALY<br />

È prodotto a Marsala, in Sicilia, l’avocado biologico<br />

solidale italiano, coltivato secondo i metodi di agricoltura<br />

biologica, con l’utilizzo di lavoratori svantaggiati<br />

come immigrati ed ex detenuti e su terreni sottratti alla<br />

criminalità organizzata, credendo nel riscatto sociale e<br />

nell’agricoltura come opportunità. È di grandezza media,<br />

di varietà Hass e di ottima qualità. È stato scelto da<br />

Altromercato per far parte del progetto Solidale Italiano<br />

ed è già disponibile in molte delle 300 Botteghe diffuse<br />

su tutto il territorio nazionale.<br />

www.altromercato.it<br />

AKTIVHOUSE B10<br />

LA PRIMA CASA SMART ATTIVA<br />

È il risultato di un progetto Finanziato dal governo tedesco e<br />

promosso dallo Stuttgart Institute of Sustainability Stiftung.<br />

Grazie ad un sofisticato concetto di energia e ad un sistema di<br />

“auto-controllo”, l’edificio di 90 metri quadrati riesce a generare<br />

il doppio dell’energia di cui ha bisogno da fonti rinnovabili<br />

tanto da poter ricaricare anche due auto elettriche, due<br />

biciclette e una casa accanto. Il sistema di gestione intelligente<br />

dell’energia è controllato tramite smartphone o tablet: si<br />

può riscaldare l’ambiente prima del rientro a casa, accendere<br />

o spegnere luci, gestire la ricarica dell’auto. Di notte, pannelli<br />

isolanti rotolano giù per coprire il vetro ed evitare sprechi di<br />

energia. B10 è situato nel quartiere di Weissenhof a Stoccarda.<br />

Alla fine della prima fase del progetto l’abitazione sarà completamente<br />

smontata e ricostruita altrove o riciclata al 100%.<br />

www.aktivhaus-b10.de<br />

L’ELICICOLTURA NELL’ITALIA DELLA CRISI<br />

Il Centrostudi CreaImpresa ha lanciato sul mercato un kit per avviare<br />

un allevamento di lumache. Un’opportunità per crearsi un lavoro a<br />

contatto con la natura in un settore in espansione con domanda in<br />

continua crescita. La produzione interna, infatti, non è sufficiente a<br />

soddisfare la domanda. L’allevamento può essere anche di piccole dimensioni,<br />

all’aperto al coperto o misto, adattabile ad una gestione sia<br />

individuale che familiare, anche part time. Il progetto è finanziabile<br />

con fondi agevolati e finanziamenti Start up.<br />

www.creaimpresa.it<br />

48 ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

49


Biblioteca della sostenibilità<br />

La connotazione green crea valore<br />

100% energia pulita<br />

Trasformare il valore in un vantaggio competitivo<br />

50<br />

UN MONDO SBAGLIATO<br />

storia della distruzione della natura,<br />

degli animali e dell’umanità<br />

di Jim Mason<br />

Edizioni Sonda<br />

Pag. 448 - € 19,50<br />

L’autore, avvocato della Virginia, ha da sempre focalizzato<br />

la propria attenzione sulla relazione uomo/<br />

animale. In questo libro sostiene che il disastro sociale<br />

ed ecologico in cui siamo immersi discende<br />

dall’aver distrutto l’armonia del nostro habitat e<br />

la sua straordinaria biodiversità, alterando profondamente<br />

il nostro rapporto con essa, con noi stessi<br />

e soprattutto quello con gli altri animali. Il nostro<br />

modo di concepirci come dominatori gli uni sugli<br />

altri e sulla Natura sta all’origine dell’attuale crisi<br />

ambientale e della relazione tra questa e le altre<br />

forme di oppressione sociale: la guerra, la violenza<br />

sulle donne e la schiavitù intra-umana.<br />

IL VOLTO AMATO<br />

DELLA PATRIA<br />

Il primo movimento per la protezione della<br />

natura In Italia 1880-1934<br />

Di Luigi Piccioni<br />

Temi Editrice<br />

pag. 319 - € 25,00<br />

Lo studio ricostruisce le vicende dei movimenti<br />

per la protezione della natura sorti tra<br />

il 1885 e il 1934, che hanno fatto dell’Italia<br />

un Paese all’avanguardia in Europa in materia<br />

di tutela ambientale e paesaggistica e<br />

che hanno rappresentato il primo passo per<br />

la creazione dei parchi naturali del Gran Paradiso<br />

e d’Abruzzo. Uno stimolo per nuovi<br />

movimenti in difesa dei beni comuni.<br />

ecoIDEARE - <strong>Marzo</strong> / <strong>Aprile</strong> 2015<br />

Nella vasta produzione scientifica e civile di Giorgio<br />

Nebbia, ecologista dalla metà degli anni Sessanta e<br />

parlamentare dal 1983 al 1992, gli scritti riguardanti<br />

la storia dell’ambiente e dell’ambientalismo occupano<br />

un posto di assoluto rilievo. Oltre a nutrire un vivo interesse<br />

per il passato, Nebbia è infatti convinto che tutti i fenomeni naturali, sociali<br />

e culturali incorporino un’imprescindibile dimensione storica e che ignorando tale<br />

dimensione ci si preclude la possibilità di comprenderli. Nebbia ha finito così col<br />

costruire dai primi anni Settanta in poi, pezzo dopo pezzo, il più ricco corpus di scritti<br />

di storia ambientale realizzato in Italia, contraddistinto da un esemplare equilibrio tra<br />

rigore, chiarezza e leggibilità. Un’opera che merita di essere conosciuta e utilizzata<br />

ben al di là dei confini accademici tanto più che esso è rivolto anzitutto alla società<br />

civile nel senso più ampio.<br />

L’antologia di 434 pagine che costituisce il quaderno n. 4 della rivista telematica<br />

“altronovecento” è composta da 54 articoli e saggi scelti tra gli oltre 350 scritti di<br />

storia ambientale pubblicati da Nebbia. L’opera è suddivisa in sette sezioni tematiche<br />

che comprendono tra l’altro la storia delle merci, dei rifiuti e delle frodi, quella delle<br />

neotecniche come la dissalazione e l’energia eolica, l’analisi in chiave ecologica di<br />

ampie fasi o di importanti processi storici, la storia dell’ambientalismo e dei suoi<br />

protagonisti, i rapporti tra ecologia e marxismo e, ultima ma non meno importante,<br />

la problematica della conoscenza storica in sè: archivi, memoria, uso della storia.<br />

PREPARIAMOCI<br />

A vivere in un mondo con meno risorse,<br />

meno energia, meno abbondanza<br />

e forse più felicità<br />

Di Luca Mercalli<br />

Editore Chiarelettere<br />

Pag. 239 - € 11,90<br />

Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente,<br />

energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia.<br />

L’autore sottolinea come il cambiamento<br />

deve partire da case più coibentate, da<br />

abitudini più sane ed economiche, dal consumo<br />

dell’acqua ai trasporti, dai rifiuti alle<br />

energie rinnovabili, dall’orto all’impegno<br />

comune. Fare da soli e farlo prima che sia<br />

troppo tardi è l’appello rivolto ai lettori.<br />

SCRITTI DI STORIA DELL’ AMBIENTE<br />

E DELL’ AMBIENTALISMO<br />

1970-2013<br />

di Giorgio Nebbia<br />

Edizioni Sonda<br />

Pag. 448 - € 19,50<br />

SENZA PESARE<br />

SULLA TERRA<br />

Le mie esperienze di ecologia quotidiana<br />

Di Elisa Nicoli<br />

Ediciclo Editore<br />

Pag.160 - € 13<br />

Come ridurre l’impatto che le nostre azioni<br />

hanno sull’ambiente e contemporaneamente<br />

divertirsi e migliorare la propria qualità di<br />

vita. Sperimentare tecniche di autosufficienza<br />

significa dimostrare, soprattutto in tempo<br />

di crisi, che è possibile un mondo in cui si<br />

mettono da parte individualismi e solitudini<br />

e si riportano al centro la partecipazione e la<br />

condivisione di esperienze.<br />

La Garanzia D’Origine<br />

La Garanzia di Origine (GO) è una<br />

certificazione elettronica che<br />

attesta l’origine rinnovabile<br />

dell’energia elettrica<br />

prodotta solo da impianti<br />

qualificati IGO dal GSE.<br />

Ogni titolo GO, rilasciato dal GSE<br />

sull’energia elettrica immessa in rete,<br />

in conformità con la Direttiva<br />

2009/28/CE, ha valore pari a 1 MWh.<br />

Le nostre garanzie<br />

fornitura 100% energia pulita<br />

Garanzia d’Origine<br />

le GO hanno scadenza annuale<br />

e identificano<br />

FONTE di provenienza e<br />

PERIODO di produzione<br />

ENERGIA nuova<br />

L’anno di produzione dell’energia coincide con l'anno in cui il<br />

cliente acquista energia rinnovabile<br />

impianti identificabili<br />

Tutte le offerte 100% energia pulita sono coperte con GO di<br />

impianti del Gruppo siti sulle Dolomiti, quindi identificabili<br />

e tracciabili.<br />

L’energia rinnovabile offerta da Multiutility S.p.A.<br />

è esclusivamente di provenienza italiana.<br />

info@multiutility.it<br />

800.901.318<br />

il nostro Fuel Mix<br />

è 100% rinnovabile<br />

» solo GO - idroelettrico<br />

» solo energia italiana<br />

» solo energia dell’anno


CERTIFICHIAMO IN ARMONIA CON LA NATURA<br />

CCPB CERTIFICA PRODOTTI BIOLOGICI ED ECOSOSTENIBILI<br />

DEL SETTORE AGROALIMENTARE E NO FOOD<br />

L’agroalimentare<br />

biologico<br />

CCPB ha gli accreditamenti e le autorizzazioni<br />

per l’attività di controllo e certificazione dei<br />

prodotti biologici, in Europa e nel mondo.<br />

Il biologico<br />

non food<br />

CCPB opera nel settore della cosmesi,<br />

nel tessile e nelle aree verdi coltivate<br />

con metodo bio, secondo gli standard<br />

internazionali Natrue, GOTS, OE, Bio<br />

Habitat e i nostri standard privati.<br />

I prodotti<br />

eco-sostenibili<br />

CCPB certifica i prodotti agroalimentari e non,<br />

in base a standard nazionali e internazionali<br />

quali la produzione integrata, la detergenza,<br />

la rintracciabilità di filiera, GLOBALGAP, QS, la<br />

certificazione di prodotto e quella di sostenibilità.<br />

Controllo<br />

e Certificazione<br />

CCPB srl<br />

Viale Masini, 36<br />

40126 Bologna, Italy<br />

Tel +39 051 6089811<br />

Fax +39 051 254842<br />

ccpb@ccpb.it<br />

www.ccpb.it

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