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N°23 - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
N.23- <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO<br />
L’ENERGIA<br />
CHE VOGLIAMO<br />
ECOABITARE<br />
Bioenergetic landscapes<br />
STILI DI VITA<br />
Ecopsicologia<br />
ALIMENTAZIONE<br />
La cucina ecozoica<br />
AMBIENTE E TERRITORI<br />
Gli orti in rete
Bioarchitettura a Milano<br />
Nell’attuale panorama dell’architettura in Italia, acquisire nuove conoscenze e riscoprire antiche tecniche per affrontare consapevolmente le<br />
nuove necessità abitative, di tutela della salute, di promozione del benessere, di risparmio ed efficienza energetici, di integrazione con l’ambiente è<br />
diventato fondamentale. Le abitazioni, gli insediamenti in genere, le città, gli ambienti, i paesaggi sono organismi complessi che vanno visti oltre<br />
che nella molteplicità degli aspetti specifici, nella loro integrità, qualità irriducibile a semplici dati numerici, a indici prestazionali. La Bioarchitettura,<br />
propone tutto ciò, è una via possibile, perché sperimentata, di riforma dell’architettura e di costruzione di un ambiente armonico, equilibrato,<br />
vivibile e sicuro per ogni forma vivente. INBAR Milano vi aspetta per collaborare a quest’opera, al vero spirito dell’Architettura.<br />
Editoriale<br />
Sostenibilmente<br />
Giorgio Nebbia<br />
Periodico culturale di informazione<br />
sullo sviluppo sostenibile<br />
SOMMARIO<br />
2<br />
3<br />
4<br />
Pag. 10<br />
L A B I O A R C H I T E T T U R A I N P O C H E P A R O L E<br />
E’ architettura per la vita. L’uomo è<br />
responsabile delle forme di vita<br />
nell’Universo.<br />
Supera i punti di vista parziali per cercare<br />
una concezione unitaria dell’architettura.<br />
Esce dal ristretto ambito disciplinare per<br />
coinvolgere nell’architettura quante più<br />
categorie professionali possibili; diffonde<br />
un messaggio comprensibile a tutti.<br />
Promuove, Incoraggia e favorisce gli studi<br />
sulle sostanze, sui materiali, sugli<br />
elementi, sulle tecniche, sugli apparecchi<br />
e gli impianti dell’architettura per un loro<br />
impiego sempre più consapevole<br />
Promuove un vero cambiamento: cercare<br />
la semplicità, aiutare le persone a<br />
scegliere consapevolmente un modo di<br />
vivere in armonia con la Natura.<br />
Persegue indefessamente la qualità della<br />
vita, attraverso l’architettura e<br />
l’urbanistica, condividendo e insegnando<br />
l’eredità della tradizione, le scoperte, le<br />
acquisizioni.<br />
Conservare la salute, promuovere il<br />
benessere complessivo sono i fondamenti<br />
della sua azione.<br />
V I T A L E<br />
I N T E R D I S C I P L I N A R E<br />
S O L I D A E P R O M E T T E N T E<br />
R A D I C A T A N E L L A T R A D I Z I O N E<br />
Rispetta le tradizioni, che studia e da cui<br />
trae preziosi insegnamenti che si impegna<br />
a sua volta a tramandare.<br />
Promuove ogni iniziativa che concili ed<br />
integri le attività umane, l’ambiente e la<br />
natura. E’ ottimista ed è creativa.<br />
L’interdisciplinarietà è la vera novità della<br />
Bioarchitettura. Valorizza le competenze<br />
specifiche di chi vuol contribuire alla<br />
riforma dell’architettura. Assicura la regia<br />
di processi progettuali aperti alla<br />
partecipazione più ampia.<br />
E’ curiosa, precisa, mai banale, rifugge dai<br />
luoghi comuni. Si impegna a combattere<br />
generalizzazioni, strumentalizzazioni,<br />
mistificazioni e speculazioni condotte al<br />
riparo dei prefissi “bio” ed “eco”.<br />
Sostiene i cambiamenti nelle abitudini,<br />
nei comportamenti, negli usi e nei<br />
consumi ispirati alla ricerca del benessere<br />
affinché diventino patrimonio di tutti.<br />
E’ austera e si impegna a ridurre gli<br />
sprechi. Propone istruzioni, linee guida,<br />
manuali, suggerimenti per l’uso e il<br />
consumo ispirati a semplicità e chiarezza.<br />
Chiede coscienza, responsabilità,<br />
disponibilità a impegnarsi per affermare<br />
una vera cultura della vita<br />
INBAR® è un ente morale senza fini di lucro che da oltre un ventennio svolge in Italia un ruolo determinante per la sensibilizzazione,<br />
l'informazione e la formazione sui temi dell'abitare sano, della riqualificazione del territorio e della riconversione ecologica del<br />
settore delle costruzioni. L’Istituto è aperto a tutti, persone fisiche e giuridiche quali Società, Amministrazioni, Scuole, Università,<br />
organismi di ricerca. E’ aperto a chiunque voglia partecipare alla riforma dell’architettura con impegno e buona volontà.<br />
Contatti: Milano@bioarchitettura.it - tel.02.89691667<br />
ECOABITARE<br />
Bioenergetic landscapes: l’energia benefica degli alberi - Marco Nieri<br />
Legna a Km zero: un nuovo modello di sviluppo - Giorgio Schultze<br />
Radiazioni e ambiente - Nicola Limardo<br />
Progettare e costruire sostenibile - rubrica di Luigi Paolino e Marco Cagelli<br />
STILI DI VITA<br />
Ecopsicologia: un invito a ritrovare l’identità terrestre - Marcella Danon<br />
Ecomuseo: un museo a cielo aperto - Roberto Bonsaglio<br />
Cultura musicale: un ingrediente per il benessere - Franco Manzoni<br />
Idea Benessere - rubrica di Daniela Milano<br />
ALIMENTAZIONE<br />
Vongole felici: ecco la cucina ecozoica - Edgar Meyer<br />
OGM: può essere sostenibile? - Fabrizio Piva<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
Orti in rete - a cura della redazione<br />
Val Veddasca - Mario Allodi e Andrea Marziani<br />
Uno svadese a Edolo - Dario Sonetti<br />
Dalla produzione allo smaltimento dei rifiuti - Andrea Alessandro Muntoni<br />
Claudia Taccani: il cane di quartiere<br />
Biblioteca della sostenibilità<br />
Ecologia in vetrina<br />
Econews<br />
Le nostre convenzioni<br />
Pag. 18<br />
Pag. 28<br />
Direzione, Redazione e Amministrazione<br />
Brand Evolution srl • Via Sardegna, 57 • 20146 Milano • Tel 0236642800 • Fax 0236642803 • E-mail: info@b-evolution.it<br />
Direttore editoriale: Nicoletta Cova<br />
Direttore responsabile: Edgar Meyer (direzione@ecoideare.it)<br />
Grafica e impaginazione : Flavio Stringhetti<br />
Pag. 40<br />
Redazione: Daniela Milano (redazione@ecoideare.it)<br />
Responsabile Marketing e sviluppo: Nicola Saluzzi (ecoideare@mediasecweb.it)<br />
Pubblicità e Iniziative speciali: 02.36642800 - 348.7638654<br />
Si ringraziano per la collaborazione: Mario Allodi, Roberto Bonsaglio, Marco Cagelli, Valentina Castellani, Marcella Danon, Nicola Limardo, Franco<br />
Manzoni, Andrea Marziani, Andrea Alessandro Muntoni, Giorgio Nebbia, Marco Nieri, Luigi Paolino, Fabrizio Piva, Selenella Sala, Giorgio Schultze,<br />
Dario Sonetti, Claudia Taccani.<br />
www.ecoideare.it<br />
Il periodico è realizzato in collaborazione con: Rinenergy ® - associazione no - profit e Gaia Animali & Ambiente Onlus<br />
Testata registrata al Tribunale di Milano Registro stampa periodica n° 60 - 13 / 02 / 2009<br />
Stampa: Verde smeraldo di Stefano Molinai Via fogazzaro,14 - 21020 Varano Borghi (VA)<br />
ECOIDEARE È AMICA DELL’AMBIENTE. QUESTA TESTATA È STAMPATA CON IL 100% DI ENERGIA PULITA SU CARTA CERTIFICATA FSC<br />
PROVENIENTE DA FORESTE DOVE SONO RISPETTATI DEI RIGOROSI STANDARD AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI.<br />
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3
Editoriale<br />
Sostenibilmente<br />
a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca<br />
Il 25 maggio<br />
si vota per il<br />
Parlamento<br />
europeo.<br />
Una giornata<br />
che darà una<br />
direzione<br />
concreta ai<br />
nostri prossimi<br />
cinque anni.<br />
Il sistema<br />
elettorale è<br />
proporzionale<br />
e i cittadini possono esprimere<br />
le loro preferenze (fino a un<br />
massimo di tre) ai candidati della<br />
circoscrizione di appartenenza Il<br />
Parlamento Europeo ha un ruolo<br />
fondamentale nella nostra vita<br />
quotidiana e con il passare degli anni<br />
le sue competenze e il suo peso sono<br />
aumentati. Insieme al Consiglio<br />
discute e approva le norme europee<br />
che poi hanno effetto in tutti i paesi<br />
europei in diversi settori come<br />
l’agricoltura, la politica energetica<br />
e quella ambientale. Controlla le<br />
altre istituzioni al fine di garantire<br />
un’azione che rispetti le norme dei<br />
trattati comunitari. Le persone che<br />
comporranno il Parlamento europeo<br />
avranno molto da decidere.<br />
Io mi auguro che ce ne siano<br />
parecchie preparate sui temi della<br />
green economy. Soprattutto per<br />
diffondere un concetto chiave:<br />
la tutela dell’ambiente e delle<br />
Elezioni europee, per cosa si vota il 25 maggio<br />
risorse naturali non è un costo, ma<br />
un’enorme opportunità per uscire<br />
dalla crisi e generare occupazione<br />
qualificata, “smart”, senza devastare<br />
il territorio e rispettando la salute<br />
di ciascuno. Prodotti biologici,<br />
green building, energie rinnovabili,<br />
turismo naturalistico, mobilità<br />
sostenibile, medicine alternative,<br />
chimica verde sono solo alcune<br />
voci di questa “nuova economia”<br />
che può generare una ricchezza<br />
“pulita”, senza intossicazioni<br />
mentali e fisiche. E allora dobbiamo<br />
fare attenzione a chi delegheremo a<br />
discutere e decidere su questi temi.<br />
Non bastano più partiti e movimenti<br />
che includano un capitolo (a volte<br />
un solo paragrafo) “green” nei<br />
propri programmi, una pennellata<br />
di verde che fa fine e non impegna,<br />
secondo la peggiore tradizione del<br />
greenwashing. Serve qualcuno che<br />
faccia della concretizzazione della<br />
green economy e dei suoi benefici,<br />
in ogni ambito, la propria missione.<br />
E’ ora che un messaggio un po’<br />
più sofisticato del generico “viva il<br />
green!” venga diffuso, con tutte le<br />
forze, da chi ci crede e ci lavora da<br />
anni.<br />
Faccio outing: a mio avviso c’è un<br />
solo movimento che porta avanti<br />
in maniera organica i concetti della<br />
green economy: i Verdi Europei. Per<br />
questo, il mio voto andrà a Green<br />
Italia - Verdi Europei.<br />
Green Italia non è né di destra<br />
né di sinistra e appartiene alla<br />
grande famiglia dei Verdi Europei,<br />
di cui fanno parte i Grünen<br />
tedeschi e Europe Écologie, terzo<br />
partito francese. Non abbiamo<br />
molto tempo. Come ha ricordato<br />
recentemente anche Barbara<br />
Spinelli, “non ci è dato di affrontare<br />
prima la recessione, e dopo il<br />
clima“.<br />
Vanno affrontati entrambi subito e<br />
insieme, grazie a una visione più<br />
ampia e lungimirante.<br />
Con un modello di sviluppo e di<br />
futuro ben chiaro in testa, non solo<br />
con triti e ritriti slogan<br />
finto-green.<br />
E non si tratta solo di clima ed<br />
energia, ma di inquinamento<br />
dell’aria, dell’acqua, della terra,<br />
elettromagnetico, da rifiuti. Si deve<br />
agire adesso, come ci spiegano gli<br />
scienziati dell’IPCC che hanno<br />
sfornato l’ennesimo preoccupante<br />
rapporto sul clima. Il futuro su<br />
cui lavorare è quello prossimo,<br />
che parte tra pochi secondi.<br />
Mandiamo in Europa solo persone<br />
che conosciamo, e che conosciamo<br />
come individui che hanno una storia<br />
di impegno serio alle spalle. Basta<br />
alle frasi retoriche buone solo per le<br />
elezioni, che vengono dimenticate<br />
il giorno successivo. Non ce lo<br />
possiamo più permettere.<br />
Edgar Meyer<br />
Sii tu il cambiamento che vuoi vedere<br />
avvenire nel mondo.<br />
Mahatma Gandhi<br />
Serenella Sala<br />
Dottore di ricerca in ecologia<br />
applicata, è ricercatore<br />
nell’ambito della scienza della<br />
sostenibilità.<br />
Una seconda vita per la sostenibilità<br />
La produzione di rifiuti è in costante crescita ormai da<br />
molti anni. Secondo una recente proiezione dell’OCSE,<br />
per il 2020 è prevista una produzione di rifiuti del 45%<br />
superiore rispetto a quella del 1995. Per far fronte a<br />
questo problema è necessario promuovere e diffondere<br />
una cultura di consumo più sostenibile, in antitesi agli<br />
attuali modelli di consumo, basati sulla cosiddetta<br />
“società dell’usa e getta”. La Direttiva quadro sui rifiuti,<br />
lanciata dalla Commissione Europea nel 2008, prevede<br />
una gerarchia di interventi per la gestione, che mette<br />
al primo posto la prevenzione, ovvero la riduzione dei<br />
rifiuti generati, attraverso comportamenti e strategie che<br />
ottimizzino l’uso delle risorse per la produzione di beni<br />
e servizi e nuove forme di consumo che permettano di<br />
allungare la vita utile degli oggetti, riducendo il ricorso<br />
alla modalità “usa e getta”.<br />
Tra queste, il passaggio dalla vendita di beni alla<br />
fornitura di servizi ed il riutilizzo nelle sue diverse<br />
forme, stanno diventando soluzioni sempre più popolari.<br />
Sono state condotte indagini sul comportamento<br />
d’acquisto dei consumatori nonché sulla quantità<br />
e tipologie di beni. Queste indagini confermano<br />
l’importanza di entrambi i canali, formali e informali,<br />
per la circolazione dei beni di seconda mano.<br />
Un rapporto Eurobarometro del 2011 dimostra che,<br />
ad esempio, il 72% degli austriaci sono disposti ad<br />
acquistare prodotti di seconda mano, e lo scambio<br />
online è in pieno boom.Nel mondo esistono da anni<br />
diverse realtà, come associazioni di volontariato e di<br />
beneficenza, che promuovono il riutilizzo in svariate<br />
forme, prevalentemente con finalità sociali (ad esempio,<br />
con mercatini di oggetti di seconda mano i cui proventi<br />
sono utilizzati per finanziare progetti di aiuto in diverse<br />
aree del mondo. Negli ultimi anni, in aggiunta a queste<br />
realtà il numero di attività economiche, sia formali o<br />
informali, relative al riuso è in costante aumento,<br />
e comprende: negozi di abbigliamento e accessori<br />
vintage; catene di negozi con merce di seconda mano<br />
in conto vendita, sia nel settore dell’abbigliamento (es.<br />
Secondamanina, Mercatopoli, ecc) che dello svago (es:<br />
Il Libraccio, Gamestop, ecc); aste online tra privati (es.<br />
E-bay).<br />
Dottore di ricerca in scienze<br />
ambientali, è ricercatore<br />
nell’ambito della scienza della<br />
sostenibilità.<br />
Valentina Castellani<br />
L’impatto, non solo in termini economici ma anche<br />
ambientali, di questo genere di attività, sta quindi<br />
crescendo ed è importante sviluppare metodologie per<br />
valutarlo e quantificarlo. Negli ultimi anni sono stati<br />
condotti alcuni tentativi di valutare i benefici ambientali<br />
del riutilizzo. Finora, gli studi esistenti si basano<br />
prevalentemente su quattro tipologie di approccio.<br />
1) la valutazione basata sul bilancio di massa, ovvero<br />
sulle quantità di oggetti per i quali è stato evitato lo<br />
smaltimento attraverso il riuso.<br />
2) il bilancio energetico e la valutazione dell’impronta di<br />
carbonio; 3) l’utilizzo indicatori compositi<br />
(l’impronta ecologica); 4) la valutazione del cic<br />
Finora, gli che utilizzano la LCA sono ancora molto<br />
pochi, tra questi, si segnala l’iniziativa WRAP, sviluppata<br />
nel Regno Unito. Gli studi basati sulle quantità sono i più<br />
diffusi. Il GRISS dell’Università degli Studi di Milano-<br />
Bicocca, in collaborazione con la Cooperativa Mani<br />
Tese, ha condotto uno studio per quantificare i benefici<br />
ambientali di un mercatino dell’usato, prendendo ad<br />
esempio il mercatino dell’usato di Gorgonzola gestito<br />
dalla Cooperativa. Per lo studio sono stati considerati<br />
gli impatti evitati (tutto il ciclo di vita) garantiti dalla<br />
mancata produzione di alcuni oggetti rappresentativi<br />
delle categorie merceologiche presenti nel mercatino<br />
(ad esempio, maglietta, un divano eco)<br />
e le quantità di oggetti venduti dal mercatino in un anno.<br />
I risultati sui potenziali impatti evitati per le tipologie<br />
di articoli considerati suggerirebbero di promuovere<br />
la vendita di oggetti più grandi, come i mobili, che<br />
generano i maggiori benefici per singolo pezzo venduto.<br />
Questa scelta, tuttavia, potrebbe creare problemi di<br />
gestione (uno spazio più grande per lo stoccaggio)<br />
e potrebbe limitare le vendite totali del negozio (Mani<br />
Tese hanno dimostrato che gli oggetti piccoli si vendono<br />
più facilmente) e quindi ridurre i benefici complessivi.<br />
Inoltre, i risultati cumulati circa un anno di attività del<br />
negozio testimoniano che, se gli articoli più piccoli<br />
(come ad esempio l’abbigliamento) sono venduti in<br />
grandi quantità possono fornire benefici rilevanti in<br />
termini assoluti.<br />
4 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
5
Giorgio Nebbia<br />
Prosegue la collaborazione con l’associazione Gaia Italia e Giorgio Nebbia,<br />
uno dei padri nobili del movimento ambientalista italiano e internazionale.<br />
Giorgio Nebbia è stato -ed è ancora- uno dei protagonisti di assoluto<br />
rilievo nello studio della questione ambientale, affrontata nell’ottica del<br />
chimico, dell’economista e del merceologo. nebbia@quipo.it<br />
mettono alcuni rifiuti nel cassonetto sbagliato, rendendo<br />
talvolta impossibile il riciclo dell’intero contenuto.<br />
Ciascuna frazione, abbastanza omogenea, di rifiuti (vetro,<br />
plastica, metalli, carta, eccetera) viene venduta (proprio<br />
così, esiste un vero commercio come se si trattasse di<br />
qualsiasi altra materia prima o merce) alle industrie<br />
che trasformano i rifiuti differenziati in nuove merci.<br />
Nella Comunità Europea ciascun rifiuto, dalla lampadina<br />
bruciata, alla bottiglia della conserva di pomodoro,<br />
al camion fuori uso destinato alla rottamazione, è<br />
classificato con un codice numerico CER (Catalogo<br />
Europeo dei Rifiuti, consultabile nel Testo Unico<br />
ambientale, il decreto 152 del 2006).<br />
Un rifiuto viene avviato allo smaltimento o al riciclo<br />
proprio sulla base di questo codice CER.<br />
Il riciclo è effettuato da industrie specializzate di cui<br />
sarebbe bene conoscere i processi se si vuole fare una<br />
raccolta differenziata veramente efficace.<br />
Recentemente una speciale commissione della<br />
Confindustria, l’associazione degli industriali, ha<br />
pubblicato lo studio: “Verso un uso più efficiente<br />
delle risorse” il cui testo è disponibile in internet e che<br />
potrebbe essere utile in molti corsi universitari, dal<br />
momento che molte fasi della caratterizzazione e del<br />
riciclo dei rifiuti richiedono controlli chimici e fisici,<br />
in qualche caso molto delicati. Dal documento citato<br />
appare, per esempio, che nella produzione vitivinicola<br />
si forma oltre un milione di tonnellate di sottoprodotti<br />
dai quali potrebbero essere ottenuti gas combustibili o<br />
alcol etilico. Degli oltre sei milioni di tonnellate della<br />
carta e dei cartoni raccolti in maniera differenziata in<br />
Italia ogni anno, solo cinque entrano nei processi di<br />
produzione di nuova carta e in tali processi di riciclo<br />
si formano altri rifiuti: 400 mila tonnellate all’anno:<br />
fanghi di disinchiostrazione e di altro tipo, che finiscono<br />
nelle discariche o negli inceneritori. Fra le materie più<br />
difficili da riciclare ci sono le materie plastiche; quelle<br />
in commercio sono di molti tipi diversi, ciascuna con<br />
composizione chimica e ingredienti diversi, per cui una<br />
gran parte della plastica, anche raccolta negli appositi<br />
cassonetti, finisce nelle discariche<br />
(1,6 milioni di tonnellate) o negli inceneritori spesso con<br />
effetti inquinanti dell’atmosfera.<br />
Le attività di demolizione degli edifici e delle costruzioni<br />
producono ogni anno circa 50 milioni di tonnellate di<br />
residui che, in gran parte, finiscono nelle discariche.<br />
La rottamazione e il riciclo delle varie componenti dei<br />
veicoli fuori uso comporta delicati problemi tecnici<br />
ed ecologici perché le varie parti dei veicoli delle<br />
varie marche hanno composizione chimica differente;<br />
comunque, nella rottamazione, oltre il 25 % del peso del<br />
veicolo finisce in un rifiuto, detto “fluff”, costituito da<br />
una miscela di materiali metallici come:<br />
ferro e alluminio, materie plastiche, gomma, vetro, fibre<br />
tessili, vernici,di difficile smaltimento.<br />
Gli inceneritori/termovalorizzatori dei rifiuti urbani, che<br />
tanto piacciono a molte amministrazioni locali, lasciano<br />
come residuo circa il 30 % di ceneri, in parte da smaltire<br />
in discariche speciali che non esistono in Italia,<br />
per cui devono essere esportate in Germania.<br />
Per farla breve: qualsiasi processo di trattamento e di<br />
riciclo dei rifiuti si lascia dietro inevitabilmente altri<br />
rifiuti e inquinamenti: lo stesso riciclo dei rifiuti richiede<br />
la soluzione di problemi chimici, tecnici, commerciali;<br />
argomenti di una vera e propria “Merceologia del<br />
riciclo”, il cui insegnamento e le cui conoscenze<br />
consentirebbero agli amministratori e agli imprenditori<br />
scelte meno costose e, a loro volta, meno inquinanti,<br />
capaci di creare nuova duratura occupazione: infatti, siate<br />
certi, la massa dei rifiuti da trattare aumenterà sempre.<br />
GIORGIO NEBBIA<br />
MERCEOLOGIA<br />
DEL RICICLO<br />
“Rifiuti”: poche parole vengono ripetute con maggiore<br />
frequenza anche da ciascuno di noi, a proposito delle<br />
proteste per i sacchetti di immondizie che si accumulano<br />
nelle strade, contro le discariche o gli inceneritori o a<br />
proposito della raccolta differenziata. I rifiuti sono il<br />
risultato inevitabile di qualsiasi operazione di produzione<br />
agricola o industriale e di consumo delle merci. Per<br />
limitarci ai rifiuti solidi, in Italia si tratta di circa 180<br />
milioni di tonnellate all’anno. 32 di rifiuti urbani, 50<br />
di rifiuti industriali, 70 di rifiuti delle attività di cave,<br />
miniere e residui di costruzioni, 28 di altri rifiuti. Nel<br />
complesso la vita quotidiana di ogni italiano comporta la<br />
produzione, ogni anno, di circa 500 chili di rifiuti urbani,<br />
di circa 3000 chili di rifiuti totali, pari a cinquanta volte<br />
il peso di ciascuno di noi. Per evitare l’uso inquinante<br />
delle discariche o degli inceneritori ai cittadini viene<br />
chiesto di effettuare una raccolta differenziata dei propri<br />
rifiuti domestici in modo da separare le componenti che<br />
potrebbero essere riciclati con minore effetto ambientale<br />
negativo, anzi con recupero di materiali economici, di<br />
“merci riciclate”, che altrimenti richiederebbero nuove<br />
materie prime tratte dalla natura. In generale però non<br />
viene adeguatamente spiegato in che cosa consiste il<br />
riciclo, un insieme di attività che coinvolge centinaia di<br />
aziende e diecine di migliaia di lavoratori, tecnologie<br />
talvolta raffinate e un grande giro di affari. Ciascuna<br />
delle frazioni di rifiuti, raccolti in maniera differenziata,<br />
viene dapprima ritirata da alcune imprese che effettuano<br />
una selezione per eliminare le componenti estranee:<br />
purtroppo infatti spesso molti cittadini, pur volonterosi,<br />
6 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
7
BIOENERGETIC<br />
LANDSCAPES<br />
L’ENERGIA BENEFICA DEGLI<br />
ALBERI<br />
di Marco Nieri<br />
Gli spazi verdi possono avere<br />
una ricaduta positiva sulla salute<br />
dell’organismo umano. Studi condotti a<br />
livello internazionale hanno evidenziato<br />
le ragioni dei benefici che ne possiamo<br />
ricavare. Una delle applicazioni più<br />
interessanti di questi studi è quella<br />
che ci consente di realizzare giardini<br />
terapeutici bioenergetici.<br />
Quando ci sentiamo troppo pressati dai nostri impegni<br />
è molto comune percepire d’istinto il bisogno di<br />
immergerci in un bosco o in un parco cittadino. La<br />
relazione terapeutica tra Uomo e Natura ha radici<br />
molto profonde nella storia, di cui l’Albero è la presenza<br />
simbolica più significativa, presente in tutte le antiche<br />
culture della Terra.<br />
Nei Boschi Sacri, santuari primordiali dove la divinità era<br />
simboleggiata da alberi significativi, l’albero era oggetto di<br />
culto e di rispetto, dispensatore di favori e salute; a questi<br />
esemplari spesso venivano attribuiti poteri taumaturgici,<br />
rafforzando l'immagine archetipica dell’albero “guaritore”<br />
(vedi ad es. J.G. Frazer e J. Brosse).<br />
La convinzione che le piante ed in particolare gli alberi<br />
siano benefici per le persone è del resto comune anche<br />
oggi. In gran parte questo deriva sia dalla conoscenza del<br />
loro fondamentale contributo nell'agire sull'ambiente,<br />
regolando la qualità dell'aria ed il clima, sia dall'estesa<br />
conoscenza che abbiamo sulle proprietà di molti<br />
principi attivi vegetali utilizzati da tempo in campo<br />
medico e farmacologico. Ma non solo. Molte ricerche<br />
hanno focalizzato il loro interesse verso l’aiuto che le<br />
piante possono offrire all’uomo in particolare a livello<br />
psicologico, sensoriale o emozionale.<br />
Se nella cultura medica di poco più di un secolo fa<br />
esisteva ancora l’idea che gli alberi potessero essere di<br />
aiuto al corpo e alla psiche, oggi molti istituti universitari<br />
e centri di ricerca hanno affrontato sperimentalmente<br />
questo argomento, valutando l'influenza che la presenza<br />
del verde riveste nei luoghi di cura, di studio e di lavoro.<br />
I risultati sono spesso sorprendenti. Ricerche svolte<br />
dall'Università del Texas hanno verificato che i pazienti<br />
di ospedali dove sono presenti giardini effettuano<br />
degenze più brevi e sono più soddisfatti, così come lo è il<br />
personale: in definitiva, costi minori e comfort più elevato<br />
(R.S. Ulrich e altri, 1984-1991). Anche sui luoghi di<br />
lavoro la presenza di piante può aumentare il rendimento<br />
fino al 12%, ridurre lo stress e l'assenza per malattia<br />
(V.I. Lohr e altri, Washington State University, 1996). Si<br />
è dimostrato perfino che il semplice fatto di guardare<br />
immagini di natura e piante migliora in pochi minuti<br />
la nostra circolazione, riducendo lo stress, attivando<br />
un effetto che potremmo forse definire placebo, ma che<br />
conferma il collegamento con l’archetipo interiorizzato<br />
dell’albero guaritore. Questa consapevolezza ha<br />
incoraggiato negli ultimi 20 anni l’interesse da parte<br />
di molti progettisti verso la realizzazione di “Healing<br />
Gardens”, cioè giardini pensati per generare benessere<br />
o per stimolare positivamente disabili, anziani, malati<br />
di Alzheimer o semplicemente i bambini, facendo leva<br />
in particolare sulla funzione terapeutica del paesaggio<br />
legata per lo più a suggestioni emozionali, psicologiche e<br />
sensoriali.<br />
Parallelamente però a questi studi molto legati alla psicosociologia,<br />
il rapporto con alberi e piante è stato indagato<br />
non solo da un punto di vista culturale e antropologico<br />
ma anche “energetico”.<br />
Già le antiche culture più legate al valore della percezione<br />
dei fenomeni naturali, come quella indo-vedica, cinese,<br />
aborigena e dei nativi americani, seppero riconoscere e<br />
ricercare il potere terapeutico della natura attraverso il<br />
contatto fisico con gli alberi, allo scopo di ricaricare la<br />
forza vitale e rafforzare il carattere. Oltre a questo, molti<br />
ricercatori hanno cominciato a costatare che esistono<br />
forti parallelismi tra alcuni aspetti della fisiologia animale<br />
e vegetale. Ad esempio le recenti scoperte del LINV<br />
(Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale)<br />
di Firenze hanno evidenziato ad esempio come l’apparato<br />
radicale delle piante presenti una forte affinità con il<br />
cervello animale, e come esse abbiano sofisticate capacità<br />
di rispondere agli stimoli e di calcolare le risposte più<br />
idonee verso l’ambiente e gli organismi viventi con i quali<br />
entrano in contatto.<br />
Questa affinità che emerge tra uomo e pianta sembra<br />
suggerire che all'origine dei processi vitali esista una sorta<br />
di linguaggio energetico -o elettromagnetico- capace di<br />
mettere in relazione le cellule dei viventi tra loro e queste<br />
con l'ambiente. Questo è effettivamente confermato sia<br />
dalle antiche culture orientali così come dalle più recenti<br />
scoperte occidentali, dove risulta evidente che “la Vita è<br />
una manifestazione dell’Energia”. Negli ultimi decenni,<br />
ad esempio, molti studi hanno dimostrato che tutte<br />
le forme fisiche (umane, animali, vegetali e minerali)<br />
sono tenute insieme e controllate da campi di energia<br />
elettromagnetica (vedi teoria elettrodinamica di H.S.<br />
Burr, Università di Yale, 1940; H. Frolich, 1988, F.A.<br />
Popp, 1989-1992). Non sorprende quindi che l’uomo, gli<br />
animali e le piante emettano campi di energia biologica,<br />
sotto forma di deboli ma specifici campi elettromagnetici<br />
e contemporaneamente dipendano energeticamente dalla<br />
nostra Biosfera.<br />
Di questa relazione si è molto occupato un ricercatore<br />
belga, il dott. Walter Kunnen, che già negli anni ’60<br />
affermava che siamo scarsamente coscienti che la<br />
sola differenza tra un cadavere -animale o vegetaleed<br />
un corpo vivo non è né fisica né anatomica<br />
ma semplicemente energetica. Dai suoi studi non<br />
convenzionali emerge che gli esseri viventi sono antenne<br />
che ricevono, accumulano ed emettono energia su<br />
specifiche frequenze elettromagnetiche che caratterizzano<br />
ogni organo o funzione biologica, così come un<br />
apparecchio radio sintonizzato su una stazione riceve<br />
quella emissione solamente, chiamando questo fenomeno<br />
“bio-risonanza”.<br />
Le sue ricerche sono state possibili grazie ad un cambio<br />
8 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
9<br />
ECOABITARE
Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
BIO<br />
ENERGETIC<br />
GARDEN<br />
Borgo Storico Seghetti - Panichi<br />
di paradigma nell'analisi elettromagnetica, e all'utilizzo<br />
di un particolare strumento di misura biofisica, l’antenna<br />
Lecher, da lui perfezionato, a cui si sono poi aggiunte<br />
le verifiche effettuate con aggiornate apparecchiature<br />
bioelettroniche.<br />
Più recentemente, queste conoscenze e questi strumenti<br />
hanno reso possibile affrontare nuovi studi in campo<br />
vegetale per approfondire nel dettaglio la conoscenza<br />
della relazione energetica tra l’uomo, l’albero e la Biosfera.<br />
Da questi è nata una tecnica innovativa chiamata<br />
“Bioenergetic Landscapes”, che attraverso particolari<br />
misurazioni riconosce alle piante ed in particolare agli<br />
alberi la capacità di influire elettromagneticamente<br />
sull’uomo e sulle sue funzioni vitali, fornendoci così gli<br />
strumenti per creare giardini terapeutici bioenergetici<br />
particolarmente benefici per le persone. Le conoscenze<br />
del Bioenergetic Landscapes permettono di verificare<br />
strumentalmente che ogni albero emette frequenze<br />
elettromagnetiche identiche a quelle che caratterizzano ed<br />
AGRIFOGLIO<br />
TIGLIO<br />
area di massima<br />
influenza sul<br />
sistema nervoso<br />
alimentano il funzionamento dei nostri organi.<br />
L’intensità dei campi elettromagnetici emessi dagli alberi<br />
è estremamente bassa - come lo è quella dei “campi di<br />
energia biologica” emessi dall’uomo e studiati in tutto il<br />
mondo -, ma possiede un’altissima affinità biologica.<br />
Normalmente non riesce a diffondersi in maniera efficace<br />
più lontano di qualche decina di centimetri,<br />
ma questo studio ha però permesso di individuare<br />
un modo per amplificare e diffondere a distanza<br />
questa proprietà, utilizzando alcune correnti<br />
dell’elettromagnetismo naturale rilevabili nello spazio, già<br />
studiate da Kunnen, definite “campi generatori”.<br />
Questi sono in grado di raccogliere e veicolare per un<br />
certo tratto nello spazio le proprietà energetiche degli<br />
alberi, cioè la loro informazione biologica,<br />
purché le piante siano collocate con estrema precisione e<br />
con certe modalità in corrispondenza del loro percorso,<br />
attraverso misurazioni elettromagnetiche molto accurate<br />
da effettuare sul posto e sulle piante stesse.<br />
area di massima<br />
influenza sul sistema<br />
cardiocircolatorio<br />
MELOGRANO<br />
PRUNUS<br />
CILIEGIO<br />
Si generano così aree bio-energetiche piuttosto vaste,<br />
estese fino a decine di metri di distanza dalle piante e<br />
ampie fino ad alcune centinaia di metri quadrati, dove<br />
è misurabile una qualità elettromagnetica che dipende<br />
dal tipo di pianta che abbiamo utilizzato e dalle sue<br />
specifiche proprietà. Con questa tecnica possiamo<br />
progettare e realizzare parchi e giardini bioenergetici con<br />
una reale capacità di portare giovamento all’organismo<br />
non paragonabili a nessun altro sistema. Finora sono<br />
state eseguite molte realizzazioni sia in campo sanitario,<br />
pubblico e privato. A queste conoscenze il nostro team<br />
sta ora affiancando l’applicazione di tecniche emergenti<br />
ancora non sviluppate in Italia che, basandosi su<br />
evidenze scientifiche, approfondiscono la conoscenza del<br />
nostro rapporto terapeutico con la natura. Ad esempio<br />
stiamo approfondendo gli studi nell’areale mediterraneo<br />
del “Forest Bathing”, una disciplina nata da recenti<br />
studi condotti in Giappone che hanno dimostrato che<br />
alcune sostanze volatili come i monoterpeni emesse da<br />
diverse specie di alberi possono indurre cambiamenti<br />
fisiologici nel corpo umano, come la riduzione dello<br />
stress e della pressione sanguigna, incrementando la<br />
funzione immunitaria. Stiamo inoltre elaborando in<br />
maniera multidisciplinare gli studi sulla funzione psicoemozionale<br />
del verde legata agli archetipi per realizzare<br />
spazi verdi “istintivamente” terapeutici (“Therapeutic<br />
Landscape”). Per diffondere queste conoscenze<br />
organizziamo delle gite esperienziali di full immersion<br />
in boschi e foreste italiane, partendo dalla prima<br />
realizzazione di questo tipo, il Bosco del Sorriso nell’Oasi<br />
Zegna, stimolando i partecipanti a fare direttamente<br />
esperienza di tutte queste tecniche e a conoscere sempre<br />
meglio il potere terapeutico della natura e la fantastica<br />
architettura energetica degli esseri viventi.<br />
Soggiornare in questi spazi comporta un efficace<br />
recupero dallo stress con specifici benefici sia a<br />
livello fisiologico, che psicologico. In particolare:<br />
• riequilibrio del battito cardiaco<br />
• normalizzazione della respirazione<br />
• normalizzazione della pressione sanguigna<br />
• distensione mentale - psicologica<br />
• apporto di energia vitale per l’intero organismo<br />
Questi benefici sono stati verificati utilizzando<br />
misurazioni con strumenti diagnostici di<br />
biorisonanza e di bioelettrografia GDV (Gas<br />
Discharge Visualization), con apparati di analisi<br />
vibrazionale ad infrasuoni TRV-FAST, e con<br />
nuovissime apparecchiature dotate di sofisticati<br />
sensori ad ultravioletti<br />
(FUTURA imaging camera - D. Gullà)<br />
Marco Nieri<br />
Esperto in salute e terapia<br />
dell’habitat, da oltre 20 anni progetta<br />
spazi ed arredi con una visione<br />
multidisciplinare ricca di esperienze<br />
acquisite in Italia ed all’estero.<br />
Dopo anni di ricerca ha ideato e<br />
messo a punto il “BIOENERGETIC LANDSCAPES”,<br />
un’innovativa tecnica per creare parchi e giardini<br />
terapeutici utilizzando le proprietà elettromagnetiche<br />
delle piante. www.archibio.it<br />
> Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
10 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
11
LEGNA “KM ZERO”<br />
UN NUOVO MODELLO<br />
DI SVILUPPO<br />
di Giorgio Schultze Presidente de La ESCo del Sole<br />
Un progetto pilota per la Valtellina che<br />
potrebe essere esteso, se i risultati<br />
corrisponderanno alle aspettative,<br />
all’intera Valle, accellerando il<br />
processo di crescita dei Comuni 100%<br />
rinnovabili e emissioni zero, quale<br />
esempio di green economy.<br />
Nel contesto della redazione dei Piani d’Azione<br />
dell’Energia Sostenibile – PAES per i Comuni dell’Alta<br />
Valtellina (Valdisotto, Valfurva, Valdidentro, Sondalo,<br />
Livigno), è emerso che tutti i comuni della Valtellina<br />
sono sprovvisti della rete del gas.<br />
Per il riscaldamento degli edifici privati e pubblici si<br />
ricorre ancora, in grande misura, a fonti non rinnovabili<br />
(gasolio, GPL) o addirittura all’energia elettrica (stufe,<br />
radiatori, boiler).<br />
Le poche centrali a biomassa (un centinaio tra cippato,<br />
pallets, legna), nonostante l'abbondanza di biomassa<br />
montana e del sottobosco locale, vengono alimentate,<br />
prevalentemente, da biomassa legnosa "importata" dalla<br />
pianura Padana, dalla Svizzera e dall'Austria, perchè<br />
"meno costosa".<br />
Durante la presentazione dei PAES si è visto l'enorme<br />
potenziale offerto dal recupero di biomassa legnosa<br />
dal sottobosco locale e da una politica innovativa nella<br />
gestione della biomassa boscosa “a km zero”.<br />
Negli incontri con le popolazioni, gli stakeholder<br />
e la Comunità Montana Alta Valtellina, si è potuto<br />
osservare che il non recupero della legna del sottobosco<br />
è un elemento di dissesto idrogeologico, di degrado<br />
ambientale, di impedimento all’utilizzo ed accesso al<br />
territorio. Condizione limitante che può rappresentare<br />
un’opportunità. L’Associazione Ambiente Valtellina<br />
Onlus, l’Associazione NoiEnergie, in partenariato con il<br />
Comune di Valdisotto e con la collaborazione tecnicooperativa<br />
del Consorzio Forestale Alta Valtellina, hanno<br />
predisposto un progetto dal titolo “Legna km zero”.<br />
Il modello d'intervento del progetto è basato su 4 obiettivi<br />
fondamentali:<br />
1) manutenzione della montagna (pulizia del sottobosco,<br />
creazione di sentieri e mulattiere) come prevenzione del<br />
dissesto idrogeologico, del degrado e dell’abbandono<br />
della montagna.<br />
2) progressiva sostituzione di fonti non rinnovabili<br />
(gasolio, gpl) con fonti energetiche rinnovabili (biomasse<br />
legnose) progressiva diminuzione delle importazioni di<br />
legna (oltre 50 km di distanza) con il ricorso a legna “km<br />
zero” (meno di 50 km)<br />
3) condivisione con la popolazione in momenti<br />
"partecipativi" e forme di premialità<br />
4) creazione di nuove occasioni occupazionali.<br />
L’obiettivo prevede il raggiungimento di una raccolta di<br />
legna in grado di coprire almeno il 50% (con l’obiettivo<br />
di arrivare al 100%) del fabbisogno della costruenda<br />
caldaia a biomassa per la scuola media del Comune di<br />
Valdisotto.<br />
Tale caldaia co-finanziata dal Comune di Valdisotto, con<br />
i proventi della vendita dei titoli di efficienza energetica<br />
(TEE), maturati grazie all’efficientamento energetico<br />
della scuola stessa (coibentazione del tetto, doppi vetri<br />
ecc.), consentirà il raggiungimento dell’obiettivo “zero<br />
emission” per l’edificio pubblico.<br />
Con l’ottenimento di questi obiettivi sono stati individuati<br />
almeno 5 vantaggi:<br />
1)recupero di fonti rinnovabili locali;<br />
2) risparmio del trasporto da lunghe distanze;<br />
3) creazione e pulizia dei sentieri e mulattiere<br />
4) incentivo alla sostituzione del gasolio con la biomassa<br />
legnosa<br />
5) creazione di nuovi posti di lavoro locali lungo questa<br />
filiera "green".<br />
Sono stati altresì, individuati almeno 3 fattori limitanti e<br />
condizionanti tale strategia:<br />
1)mancanza di adeguate infrastrutture di accesso alla<br />
montagna: strade, mulattiere, sentieri;<br />
2) franosità del terreno per mancata manutenzione dei<br />
pendii con conseguente difficoltà d'accesso<br />
3) vincoli territoriali nello sfruttamento della biomassa<br />
nell'area del Parco dello Stelvio e aree limitrofe.<br />
Si dovrà procedere, quindi, per aree d'intervento<br />
ristrette, rendendole sempre più accessibili e percorribili<br />
generando l'avvicinamento della popolazione<br />
alla montagna. Ciò consentirà di ottenere risultati<br />
immediatamente misurabili.<br />
Questo processo porterà ad un allargamento dell'area<br />
accessibile, ad una raccolta sempre più elevata e<br />
consentirà uno sfruttamento "ottimale" del luogo<br />
prescelto nonchè la sua moltiplicazione in altri siti<br />
analoghi. La predisposizione di programmi "condivisi"<br />
pubblico-privato di accesso-pulizia locale mostrerà<br />
l'economicità del prodotto locale rispetto a quello<br />
importato.<br />
Gli indicatori misurati saranno:<br />
1) Percentuali di sostituzione di biomassa "importata" con<br />
biomassa "km zero";<br />
2) Peso di legna raccolta localmente, assegnando un<br />
punto-premio/kg da cumulare e spendere in prodotti a<br />
basso consumo energetico<br />
3) Superfici di bosco recuperate, accessibili, pulite,<br />
4) Numero di persone (volontari della raccolta) coinvolto<br />
progressivamente (comprese scuole, turisti ecc.).<br />
In sintesi le fasi principali del progetto:<br />
Avvio del Progetto (incontro con la Comunità locale)<br />
Realizzazione di incontri formativi sul rischio<br />
idrogeologico, difesa del suolo e gestione forestale<br />
sostenibile.<br />
Mappatura delle aree boschive su cui intervenire<br />
prioritariamente.<br />
Quantificazione del potenziale di legna da raccogliere ad<br />
uso della scuola, accordi, diagnosi della scuola media del<br />
Comune di Valdisotto.<br />
interventi: di pulizia del bosco e di nuovi percorsi,<br />
realizzazione impianto a biomassa presso la scuola media<br />
del Comune di Valdisotto, che verrà alimentata per il 100<br />
% con il legname a km 0, raccolta del legname, trasporto<br />
e trasformazione in cippato.<br />
Sensibilizzazione della Comunità Locale.<br />
Misurazione e monitoraggio dell'avanzamento del<br />
progetto.<br />
Raccolta ed elaborazione di dati relativi al progetto;<br />
individuazione di altre aree a rischio idrogeologico su cui<br />
intervenire e individuazione dei possibili utilizzatori della<br />
legna raccolta (alberghi, altri edifici pubblici).<br />
Valutazione creazione di un GAS- Gruppo d’Acquisto<br />
Solidale, invio questionari ai cittadini.<br />
12 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
13
RADIAZIONI E AMBIENTE<br />
di Nicola Limardo<br />
Le mutazioni nelle cellule rappresentano le vere<br />
cause delle malattie, ma la componente scatenante<br />
non è stata ancora accertata, o meglio, è difficile<br />
emettere delle statistiche che diano dei risultati<br />
molto convincenti del danno biologico che tiene<br />
in pugno la nostra vita.<br />
Da poco è nata una disciplina che è destinata a cambiare<br />
l’approccio che il medico ha con il paziente. Infatti oggi<br />
è stato scientificamente dimostrato che vi sono fonti di<br />
radioattività naturale provenienti dal sottosuolo che,<br />
se per lunghi periodi irraggiano una persona, possono<br />
generare una patologia; ad esse si sommano anche<br />
altre fonti che, dopo lunghi periodi di esposizione,<br />
possono causare danni biologici all’Uomo: i campi<br />
elettromagnetici artificiali.<br />
Specialmente negli ultimi anni, a fronte dell’aumento<br />
della frequenza vibrazionale del campo energetico della<br />
Terra, si sono moltiplicati gli stimoli elettromagnetici a<br />
cui si è sottoposti e, di conseguenza, è aumentata la loro<br />
pericolosità.<br />
Mentre i campi elettromagnetici artificiali sono ben<br />
conosciuti dalla gente in quanto vengono generati, ad<br />
esempio, dal telefonino, dall’impianto di rete elettrica<br />
in casa, dagli stessi ripetitori per telefonini o wifi, dagli<br />
elettrodi ecc., per quanto concerne le radiazioni naturali<br />
si entra in un mondo semisconosciuto alla gente comune,<br />
ma questo non vuol dire che il fenomeno non esista!<br />
E’ bene far subito una distinzione fra le varie radiazioni<br />
presenti in natura: quelle di cui ci si occupa in modo<br />
prioritario sono quelle provenienti dal sottosuolo di tipo<br />
gamma e originate da radionuclidi molto comuni , in<br />
quanto sono presenti in abbondanza all’interno della<br />
Crosta Terrestre, come il Radio 226 e il Polonio 210<br />
e il Radon. Le altre radiazioni naturali provenienti dal<br />
sottosuolo, come ad esempio i decadimenti alfa e beta,<br />
non vengono presi in considerazione dato che, all’interno<br />
di un ambiente, non possono arrivarci per via diretta;<br />
infatti la radiazione alfa è facilmente schermabile con<br />
un foglio di carta e quella beta da un grosso pezzo di<br />
legno o da un foglio di alluminio. Poiché le case sono<br />
generalmente costruite utilizzando solai in cemento<br />
armato, come anche la stessa fondazione, l’interesse va<br />
a concentrarsi su ciò che fora come un burro anche il<br />
cemento armato raggiungendo anche i piani più alti di un<br />
edificio: il fotone gamma! Altre radiazioni considerate<br />
naturali sono quelle originate dal sole (radiazioni solari)<br />
e dalle stelle (radiazioni cosmiche) ma, almeno fino ad<br />
oggi, il problema non c’è, in quanto il campo magnetico<br />
terrestre e la stessa fotosfera fungono da ombrello<br />
schermante, filtrando sulla terra radiazioni che non<br />
possono essere pericolose per l’Uomo, tranne che in<br />
eventi eccezionali.<br />
I fotoni gamma, per quanto siano potenti, presentano una<br />
dose di radioattività che rilasciano sulla persona, quando<br />
viene attraversata, in realtà molto modesta, per cui il<br />
vero rischio si ha quando la persona riceve tale dose, per<br />
esempio, nella stessa parte del corpo. Si deduce quindi<br />
che la postazione più importante, e quindi da prendere in<br />
seria considerazione, è il posto letto.<br />
Immaginiamo che il fotone gamma sia rappresentato<br />
da gocce d’acqua che scendono piano piano ma<br />
continuamente, e immaginiamo che il nostro corpo sia<br />
rappresentato da una lastra di marmo sottoposta allo<br />
stillicidio. Se la lastra di marmo si sposta, anche se di<br />
poco ma frequentemente, essa non sarà mai scalfita, o<br />
addirittura forata dalle gocce continue d’acqua, ma, se<br />
invece, il marmo rimane fermo li per anni, ecco che lo<br />
stillicidio è in grado di generare un danno! Ciò potrebbe<br />
dare una giustificazione del perché i nomadi, essendo<br />
sempre in movimento, pare che siano tra le famiglie<br />
meno malate al mondo di tumore!<br />
Ricordiamo che lo IARC (Agenzia Internazionale per<br />
la Ricerca sul Cancro) classifica tali radiazioni con il<br />
massimo rischio cancerogeno, ossia di Classe I<br />
Molti possono pensare”mi alzo spesso con un dolorino in<br />
un punto”, oppure “mi alzo più stanco di quando vado<br />
a dormire”,oppure “faccio fatica ad addormentarmi e a<br />
riposare”e traggono delle possibili conclusioni: vuoi<br />
14 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
15
vedere che è il fotone gamma la causa? Quasi quasi mi<br />
sposto in un altro letto, o, addirittura, d’ora in avanti mi<br />
sposto molto spesso! Ciò rappresenterebbe una mossa<br />
vincente se la persona non avesse già una buona dose di<br />
fotoni gamma in una micro-area del corpo,<br />
stress da accumulo di radiazioni gamma, ma, se<br />
malauguratamente, la persona presentasse già un<br />
accumulo di fotoni gamma, è come se, paragonando<br />
sempre la persona alla lastra di marmo, la goccia d’acqua<br />
avesse già praticato il foro e quindi diventa inutile lo<br />
spostamento continuo perché il nuovo fotone gamma, che<br />
sicuramente colpirà la persona mentre riposa, manterrà<br />
inalterato l’accumulo già individuato. Dato che i fotoni<br />
gamma che provengono dal sottosuolo sono comuni<br />
(mediamente in un locale ci sono circa 5/6 fotoni gamma)<br />
non è così semplice evitarli.<br />
Come fare allora? Vi sono due possibili soluzioni:<br />
richiedere un’indagine ambientale per la propria camera<br />
da letto per verificare la presenza dei fotoni gamma<br />
in modo da trovare, se possibile, un’area neutra dove<br />
spostare eventualmente il letto oppure proteggere<br />
direttamente l’area letto, senza richiesta dell’indagine<br />
ambientale, attraverso un apposito schermo anti<br />
radiazioni.<br />
Il risultato che la persona dovrà ottenere posizionandosi<br />
in zona non perturbata da radiazioni o protetta con<br />
l’apposito schermo, non è solo quello di essere<br />
protetta ma anche quella di risultare, dopo circa due<br />
mesi, decontaminata, cosa importante che avvenga<br />
poiché molta gente in campo sanitario ha ottenuto un<br />
miglioramento del proprio stato complessivo di salute,<br />
senza modificare la terapia clinica proposta.<br />
Nicola Limardo è il responsabile<br />
scientifico di Edil Natura<br />
srl, docente accreditato dal<br />
Ministero della Salute per i<br />
corsi ECM e per la sicurezza<br />
in ambiente di lavoto, autore di<br />
varie pubblicazioni scientifiche.<br />
INTERVISTA<br />
ALL’ING. ANDREA ALESSANDRO MUNTONI<br />
Tratto da un’intervista di Davide Boneddu, Presidente<br />
dell’Ordine dei Geologi della Sardegna, all’ing. Andrea<br />
Alessandro Muntoni coordinatore del progetto di studio<br />
“Radon Free”.<br />
Il Radon è un gas, inodore ed incolore, che rappresenta<br />
la principale causa di tumore al polmone per non<br />
fumatori e miete, ogni anno, migliaia di vittime; è un<br />
agente di rischio che si sospetta responsabile anche<br />
dell’insorgenza di particolari forme di cancro alla pelle.<br />
[AAM] Si tratta di un gas prodotto dal decadimento<br />
dell’Uranio 238, presente nel suolo, nelle rocce e<br />
nelle acque. La sua pericolosità dipende dal fatto che<br />
l’isotopo radioattivo Radon 222 (Rn-222) migra dal<br />
suolo e dalle rocce agli edifici attraverso le fondazioni,<br />
le murature e le tubazioni.<br />
Vi sono altre fonti di radioattività naturale?<br />
[AAM] Sì, il radon è spesso presente nelle acque<br />
minerali e termali, anche se non si ha in Italia<br />
l’obbligo di legge di indicare quanto gas sia disciolto in<br />
acqua. Inoltre il gas è spesso liberato dai materiali da<br />
costruzione, che contengono piccole quantità di U-238.<br />
È quindi facile essere esposti alle radiazioni?<br />
[AAM] Sì, ma il pericolo per la salute deriva<br />
soprattutto dalla concentrazione di attività radioattiva<br />
e dal tempo di esposizione; in pratica dalla dose<br />
assorbita e dalla dose equivalente. L’Unione Europea,<br />
con una Raccomandazione del 1990 ha stabilito valori<br />
limite per la concentrazione del gas radon nell’aria<br />
pari a 400 Bq/m3 per gli edifici costruiti prima del 1990<br />
e di 200 Bq/m3 per quelli costruiti successivamente.<br />
Esistono rischi per la salute anche nel caso di<br />
ingestione di acqua in cui sia disciolto il gas?<br />
[AAM] Sì, perché il gas radon si discioglie facilmente<br />
nell’acqua e può essere liberato all’interno del<br />
corpo a seguito della sua ingestione. Di recente<br />
l’UnioneEuropea ha raccomandato un valore limite<br />
pari a100 Bq/l.<br />
Ove venisse strumentalmente riscontrata una<br />
concentrazione di attività di radon pericolosa per la<br />
salute cosa si potrebbe fare, visto che è il terreno a<br />
generarlo?<br />
Se la concertazione non è elevatissima, potrebbe essere<br />
sufficiente una misura organizzativa, come ad esempio<br />
l’areazione frequente degli ambienti di vita e di lavoro.<br />
In questo modo si produce la dispersione del gas<br />
nell’atmosfera, ove è normalmente presente in misura<br />
di qualche decina di Becquerel per metro cubo d’aria.<br />
C’ è quindi un serio motivo di allarme per le<br />
popolazioni a causa di questo subdolo gas che<br />
potrebbe trovarsi in tutti gli ambienti?<br />
[AAM] Non crediamo che esistano particolari motivi di<br />
allarme, fatta eccezione per le aree a elevato rischio.<br />
Luigi Paolino<br />
PhD in ingegneria ergotecnica edile.<br />
Professore alla Scuola di Ingegneria<br />
Edile-Architettura al Politecnico di<br />
Milano. Si occupa di progettazione<br />
architettonica e tecnologica<br />
con particolare attenzione alla<br />
prestazionalità e alla sostenibilità<br />
PILLOLE PER SAPERNE DI PIÙ<br />
PROGETTARE<br />
E COSTRUIRE<br />
SOSTENIBILE<br />
Tra le forme di inquinamento cosiddetto “indoor”<br />
quella del radon (radioattività naturale) è forse la meno<br />
apprezzata, ma nondimeno richiede una doverosa<br />
attenzione, dal momento che, presente in modo subdolo<br />
negli edifici, è classificato dal 1988 dall'Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità nel Gruppo 1 degli agenti<br />
cancerogeni. Nelle costruzioni il radon è presente, in<br />
differenti concentrazioni, nel terreno, in alcuni materiali<br />
da costruzione e nell'acqua.<br />
Ciò significa che nei nuovi edifici un'azione efficace<br />
di tutela è affidata alla prevenzione, cioè allo studio<br />
del suolo al momento delle decisioni urbanistiche di<br />
individuazione delle aree edificabili e all'adozione in<br />
fase progettuale di alcuni accorgimenti tecnici.<br />
Negli edifici esistenti la situazione è ben più complessa<br />
ed occorre per prima cosa valutare l'effettiva<br />
concentrazione di radon e limitarne l'ingresso nelle<br />
abitazioni una volta individuate le sorgenti. La<br />
normativa al riguardo è ancora limitata: in Italia<br />
esistono obblighi di verifica dei livelli di radon<br />
solamente per i luoghi di lavoro (D. Lgs. 241/2000)<br />
mentre per gli ambienti residenziali sussistono<br />
Raccomandazioni della Comunità Europea (143/90<br />
e 928/2001). Più in dettaglio, alcune Nazioni hanno<br />
imposto livelli massimi di concentrazione ammessa di<br />
radon distinguendo tra edifici esistenti (in genere 400<br />
Bq/mc per case esistenti e 200 Bq/mc per case nuove),<br />
superando i quali è necessario mettere in atto tutte le<br />
azioni necessarie a ridurre la concentrazione.<br />
Le possibili vie di entrata del radon in un edificio<br />
sono le situazioni costruttive che tendono a connettere<br />
il terreno ai vani abitati, quali: piani seminterrati a<br />
contatto con i piani abitati, vespai poco ventilati,<br />
intercapedini connesse con le fondazioni, fessurazioni<br />
delle platee di fondazione, delle murature controterra e<br />
dei solai a terra, canaline di drenaggio comunicanti con<br />
il sottosuolo, tubazioni provenienti dall'esterno; oppure<br />
più semplicemente l'uso di materiali da costruzione<br />
quali alcune pietre, laterizi, tufo e pozzolana, cemento<br />
Laureato in ingengeria edile. Cultore<br />
della Materia presso il BEST del<br />
Politecnico di Milano. Esperto di<br />
benessere ambientale e sostenibilità<br />
degli edifici. Svolge consulenza<br />
specialistica in ambito energetico e<br />
strutturale<br />
Marco Cagelli<br />
quando presentano elevati livelli di uranio e torio.<br />
La concentrazione di radon negli edifici dipende da alcuni<br />
fattori di concomitanza quali l'esalazione di materiali e<br />
del suolo in funzione della concentrazione di radon, della<br />
densità e porosità dei materiali stessi, dalla ventilazione<br />
degli ambienti, dalla presenza di fattori climatici quali<br />
vento, temperature e pressione che agevolano l'esalazione<br />
e la diffusione. Per ridurre la concentrazione di radon<br />
negli ambienti si può intervenire eliminando il prodotto<br />
(con un processo che, semplificando il concetto, aumenta<br />
la deposizione del prodotto sull'involucro sottraendolo<br />
all'aria interna), oppure favorendo i ricambi d'aria degli<br />
ambienti mediante incremento della ventilazione naturale<br />
e/o adottando sistemi integrativi di ventilazione meccanica,<br />
oppure ancora cercando di impedire l'ingresso di radon con<br />
sigillatura delle fessurazioni e degli interspazi tra tubazioni<br />
e murature, pressurizzando gli ambienti o depressurizzando<br />
il suolo, ventilando adeguatamente i vespai e portando gli<br />
esalatori oltre la copertura.<br />
Per domande dirette, richieste e consigli, scrivere a:<br />
redazione_ecoideare@libero.it<br />
16 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
17<br />
> Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
RUBRICA ECOABITARE
ECOPSICOLOGIA<br />
UN INVITO A RITROVARE<br />
L’IDENTITÀ TERRESTE<br />
di Marcella Danon<br />
l’inconscio ecologico, e su quelli più alti, il supercosciente.<br />
L’Ecopsicologia lavora così “con la natura”, lasciando che<br />
sia il contatto benefico a far emergere spontaneamente gli<br />
aspetti interiori corrispondenti: la propria natura selvatica,<br />
la sensibilità alla bellezza, l’eros, la vitalità, la gioia per<br />
la vita. In questi vent’anni la pratica dell’Ecopsicologia<br />
si è diffusa prima nei paesi anglosassoni e più urbanizzati<br />
per poi arrivare in Italia, nel 1996. E’ stato a partire da<br />
Ecopsiché, la prima Scuola italiana di Ecopsicologia –<br />
a Osnago, provincia di Lecco – che questa pratica ha<br />
iniziato a conquistare anche l’Europa del Sud e l’America<br />
Latina. La mission adesso è ancora più ambiziosa ed è<br />
traducibile in termini di impegno “per la natura” partendo<br />
dall’innovativo presupposto che quando l’individuo<br />
intraprende un percorso di crescita personale e comincia<br />
a entrare più autenticamente in contatto con la sua natura<br />
individuale, il processo prosegue spontaneamente verso un<br />
risveglio del senso di appartenenza profonda ai processi<br />
della vita e dell’ecosistema terreste. L’Ecopsicologia<br />
include e traduce in azione i principi dell’Ecologia<br />
Profonda di quattro grandi fari del pensiero ecologico:<br />
• Arne Naess filosofo norvegese che nel corso degli anni<br />
Settanta tramite uno specifico e rivoluzionario articolo<br />
distinse categoricamente l’ecologia in superficiale<br />
(Shallow ecology) e in profonda (Deep ecology),<br />
;<br />
• Daniel Goleman fautore del concetto di intelligenza<br />
ecologica, un bagaglio potenziale innato, una<br />
intelligenza inconscia che sa che siamo parte della vita<br />
e che funzioniamo in sintonia con le medesime leggi,<br />
patrimonio che va portato alla coscienza, coltivato e<br />
condiviso;<br />
• Edgar Morin che invita ognuno a riflettere sul valore<br />
dello sviluppo di una cittadinanza terrestre, mettendosi a<br />
servizio di essa, al fine di promuove l’ ecosostenibilità a<br />
partire da un lavoro di crescita personale e di apertura al<br />
riconoscersi parte della vita in evoluzione;<br />
• Theodore Roszak lo storico della cultura che ha<br />
sistematizzato i principi dell’Ecopsicologia, e che la<br />
sintetizza con la seguente presa di consapevolezza e<br />
invito: “Noi siamo la Terra!”.<br />
Ecopsiché rappresenta in Italia la<br />
European Ecopsychology Society (EES)<br />
www.ecopsicologia.it<br />
STILI DI VITA<br />
Giunta in Italia nel 1996,<br />
l’ecopsicologia punta alle qualità<br />
dei colori rilassanti come il verde e<br />
l’azzurro, presenti in natura<br />
per favorire un percorso<br />
di benessere individuale<br />
e collettivo.<br />
Cosa ci stanno a fare i sapiens su questo bel pianete verde<br />
e azzurro? Tra due posizioni estreme, che ci vedono<br />
da una parte padroni e dall’altra parassiti del Pianeta,<br />
c’è una sintesi su un piano più alto che riconosce gli<br />
esseri umani come parte del processo evolutivo sulla<br />
Terra. L’Ecopsicologia si fa oggi portavoce di questa<br />
visione ecocentrica e si propone come facilitatrice del<br />
processo di autorealizzazione individuale e collettiva<br />
verso un salto di qualità nel nostro essere e agire nel<br />
mondo. Nata alla fine degli anni ‘80, in California, per<br />
arricchire la pratica di psicologi, counselor ed educatori<br />
con la possibilità di prevedere un setting in natura,<br />
l’Ecopsicologia si è rivelata subito utile ed efficace<br />
nel promuovere il processo di introspezione, l’ascolto<br />
interiore e l’ampliamento della consapevolezza personale.<br />
Il contatto con l’ambiente naturale, il “bagno” di verde<br />
e azzurro – colori notoriamente rilassanti –, la miglior<br />
irrorazione del cervello, data dal movimento stesso e dalla<br />
respirazione più profonda, e la possibilità di scaricare<br />
elettricità statica, hanno fatto immediatamente registrare<br />
risultati interessanti tra gli operatori della relazione di<br />
aiuto. La Psicologia ambientale, parallelamente, ha iniziato<br />
a raccogliere dati sulle correlazioni esistenti tra contatto<br />
con la natura e benessere individuale e sociale. Ci sono<br />
studi che rivelano come i pazienti in ospedale che hanno<br />
una finestra che si affaccia su un paesaggio naturale<br />
guariscano prima; che i bambini che giocano sull’erba<br />
e sono a contatto con animali, piante e rocce, sono più<br />
socievoli e sono meno soggetti a sindrome da deficit di<br />
attenzione, obesità e depressione; che i prigionieri che<br />
nell’ora d’aria hanno un contatto con l’ambiente naturale,<br />
sia esso anche semplicemente un prato o degli alberi,<br />
hanno un tasso di suicidio inferiore. L’Ecopsicologia dal<br />
lavorare semplicemente “nella natura”, amplia ben presto<br />
il suo campo di attenzione e di azione iniziando a rendersi<br />
conto che l’ambiente naturale non è solo un sottofondo<br />
che fornisce una salutare ricarica di aria buona, ma è<br />
coadiuvante attivo del processo di crescita personale.<br />
Attività in natura, opportunamente calibrate, favoriscono<br />
l’autoconoscenza, stimolano l’attenzione nei confronti di<br />
“creature “altre”, permettono di allenare ascolto rispetto<br />
ed empatia e di sintonizzarsi sui livelli più profondi,<br />
Marcella Danon<br />
Ecopsicologa,<br />
supervisor counselor e<br />
giornalista. Promuove<br />
l’Ecopsicologia in Italia<br />
dal 1996, ha fondato e<br />
dirige a Osnago (Lc)<br />
“Ecopsiché - Scuola<br />
di Ecopsicologia”,<br />
che coniuga<br />
consapevolezza ed etica<br />
ambientale. Organizza<br />
aggiornamento<br />
professionale e<br />
formazione alla<br />
conduzione di percorsi<br />
di crescita personale<br />
“in natura, con la<br />
natura, per la natura”.<br />
Fa parte del direttivo<br />
di EES, la European<br />
Ecopsychology<br />
Society. E’ autrice<br />
di numerosi libri<br />
sull’autorealizzazione,<br />
la cittadinanza terrestre<br />
e la gestione dello stress.<br />
18 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
19
LA LEGGE A 4 ZAMPE<br />
ECOMUSEO<br />
UN MUSEO A CIELO APERTO<br />
di: Roberto Bondsaglio<br />
Sicuramente Huges de Varine, Ministro del governo<br />
francese degli anni ‘70, fu il primo a pensare ed<br />
elaborare un modello di sviluppo territoriale sostenibile<br />
legato ai beni culturali del luogo.<br />
Non immaginava il contributo che stava per apportare<br />
modificando in modo più efficace ed evoluto la presenza<br />
sul territorio dei musei tradizionali.<br />
Gli Ecomusei prima di assumere questa definizione erano<br />
pensati come strumento per tutelare e difendere le tracce<br />
della comunità rurale in un momento storico in cui la<br />
corsa alle fabbriche, alle città, ai cambiamenti sociali in<br />
corso, rappresentavano il concreto pericolo di disperdere<br />
un patrimonio culturale millenario.<br />
L’Ecomuseo è diverso da un museo tradizionale, è un<br />
territorio caratterizzato da ambienti di vita quotidiana:<br />
sono proposti ed esposti come oggetti da collezione non<br />
solo i manufatti del giorno dopo giorno, ma è offerto<br />
anche un habitat allargato quale i paesaggi, l’architettura,<br />
l’artigianato, le tradizioni, la gastronomia, i percorsi<br />
ambientali, la fauna, le sagre, il folklore .<br />
L’Ecomuseo non sottrae i beni culturali dal luogo dove<br />
sono stati creati, bensì si propone come strumento di<br />
difesa e riappropriazione da parte della stessa comunità<br />
che ci abita: è un patto con il quale la popolazione locale<br />
si impegna a prendersi cura del proprio territorio, in<br />
modo di aumentarne il valore, anziché consumarlo.<br />
Le esperienze ecomuseali in Italia sono numerose,<br />
diversificate ed il più delle volte rappresentano i<br />
contenuti voluti dal soggetto o ente che li propone: sono<br />
riconosciuti dalla Regione solo quando raggiungono<br />
gli standard di qualità prefissati: sono economicamente<br />
autonomi con risorse proprie e partner locali.<br />
La realtà ecomuseale incontra l’alleato ideale nella<br />
popolazione che tramite l’educazione verso il turismo<br />
consapevole trova, sia da parte dei turisti che dalla<br />
stessa popolazione residente, la volontà’ di uno sviluppo<br />
sostenibile .<br />
Non dimentichiamo, inoltre, la funzione educativa<br />
e didattica che gli Ecomusei esercitano sul mondo<br />
scolastico, un museo a cielo aperto dove i giovani<br />
possono vedere e toccare con mano il percorso della vita<br />
di centinaia di anni.<br />
Per dare maggior sinergia fra gli Ecomusei è stata<br />
creata una rete di collegamento locale ed extra locale:<br />
una dimensione che significa maggior visibilità al<br />
territorio, iniziative promozionali, condivisioni delle<br />
risorse, strategie comuni. Per trasmettervi il piacere di<br />
un paesaggio ecomuseale vi riportiamo di seguito la<br />
descrizione, per il turista, di un percorso che troviamo in<br />
Alta Lombardia nella provincia di Sondrio , Ecomuseo<br />
Valle del Bitto di Albaredo.<br />
…..””E’ inserito nel Parco Orobie Valtellinesi, per<br />
visitarlo occorre percorrere le suggestive viuzze del<br />
centro abitato, partendo dalla porta del Parco e<br />
dall’emozionante “salot di barilocc”, lungo l’antica via<br />
Priula del XVI ° sec. Ci si immerge nel paesaggio agreste<br />
per poi tuffarsi nel sentiero che dalla chiesetta della<br />
Madonna delle Grazie porta fino all’Alpe di Vesenda<br />
Bassa dove si trova l’albero monumentale “l’avez de<br />
veseanda“ con oltre 400 anni di vita .<br />
Questo percorso consente di visitare vecchie segherie, le<br />
carbonaie, i caselli del latte e gli antichi forni fusori del<br />
ferro, ma soprattutto la vita della gente ancora dedita all’<br />
agricoltura con la produzione del rinomato formaggio<br />
del Bitto degli alpeggi. Si possono ammirare alberi<br />
monumentali, vegetazione alpina e la fauna dei boschi:<br />
è il paesaggio autentico conservato integralmente<br />
da secoli, sono i luoghi tipici dell’attività contadina<br />
presentati nella loro cornice naturale …..””<br />
In Lombardia ci sono circa 20 Ecomusei , se desiderate<br />
programmare una visita vi invitiamo a consultare il sito<br />
www.ecomusei.net, troverete tutte le informazioni utili<br />
aggiornate, sia per scegliere la località che il tema e le<br />
curiosità.<br />
ECCO COME DE VARINE<br />
REGISTRAVA LE DIFFERENZE<br />
FRA MUSEO ED ECOMUSEO<br />
ECOMUSEO<br />
PATRIMONIO<br />
TERRITORIO<br />
POPOLAZIONE<br />
20 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
21<br />
MUSEO<br />
COLLEZIONE<br />
IMMOBILE<br />
PUBBLICO<br />
➢<br />
➢<br />
➢<br />
➢
CULTURA MUSICALE<br />
INGREDIENTE PER<br />
IL BENESSERE<br />
Franco Manzoni intervista Aldo Bernardi<br />
Il progresso di un Paese si misura dal benessere<br />
non solo materiale, ma anche spirituale delle<br />
persone, non può esserci un vero progresso<br />
materiale senza quello spirituale e viceversa.<br />
salisburghese”, ci auguriamo che Mozart, il più prolifico<br />
tra i grandi compositori, sia di buon auspicio per il<br />
raggiungimento dello scopo del Comitato, vale a dire<br />
che, nonostante le enormi difficoltà di ogni genere, si<br />
arrivi davvero a costruire una coscienza civica nazionale<br />
che riesca a portare in Parlamento un disegno di legge<br />
prima e la sua conseguente approvazione poi, di norme<br />
certe che introducano lo studio dell’Educazione<br />
musicale di base nella scuola di ogni ordine e grado.<br />
Oggi, per esempio, basterebbe rinunciare non dico<br />
a tutti ma solamente alla metà degli acquisti per<br />
l’ammodernamento degli armamenti militari, che si<br />
coprirebbe per più di un decennio il costo del progetto<br />
educativo auspicato.<br />
Il secondo è di carattere pratico gestionale. Infatti il<br />
Consiglio Direttivo dell’Associazione Mozart Italia di<br />
Milano amministra anche il Comitato in quanto lo Statuto<br />
lo prevede; inoltre tutte le autorevoli, competenti e<br />
prestigiose personalità, che fanno parte già<br />
oggi dell’Associazione Mozart Italia<br />
di Milano e dei suoi Comitati<br />
scientifici declinati in Dipartimenti di studio, sono cofondatori<br />
e co-gestori assieme al Consiglio Direttivo, del<br />
Comitato stesso”.<br />
In questa fase iniziale quali consensi è riuscito a<br />
registrare? Quali le principali resistenze?<br />
“In questa fase d’esordio i consensi sono stati pressoché<br />
unanimi. Ai molti che me lo hanno domandato spesso ho<br />
risposto che il consenso al progetto è stato finora più che<br />
bipartisan. Da parte di alcuni la resistenza è stata un vizio<br />
tipicamente italiano: quello di credere che il Comitato,<br />
e la mia persona in particolare, sia strumentalizzato o<br />
strumentalizzabile da qualche forza politica e partitica.<br />
Nulla di tutto ciò! E’ mai possibile che in Italia il clima<br />
sia così viziato e corrotto da far sì che nella mente delle<br />
persone che si occupano di politica, di amministrazione<br />
e di informazione non passi neppure per l’anticamera<br />
del cervello che delle persone fanno tutto questo<br />
semplicemente per migliorare la società in cui viviamo<br />
e soprattutto per dare una chance di miglioramento alla<br />
società futura, quella di esclusiva “proprietà”, per ovvie<br />
ragioni anagrafiche dei nostri nipoti e dei figli dei loro<br />
figli?”<br />
Un uomo vulcanico, estremamente creativo, idealista ma concreto. Raffinato<br />
direttore d’orchestra, apprezzato violoncellista, musicoterapeuta e insegnante<br />
al Liceo musicale “Carlo Tenca” di Milano, Aldo Bernardi, 48enne milanese<br />
doc, ha ideato il CEriMus (Comitato Nazionale per la riproposizione<br />
®<br />
dell’educazione musicale di base in ogni ordine e grado di scuola ).<br />
L’idea è nata all’interno della prestigiosa sede dell’AMI-Associazione<br />
Mozart Italia di Milano, che Bernardi presiede, filiazione del Mozarteum di<br />
Salisburgo. Negli ambienti culturali, musicali e politici italiani si sta parlando<br />
molto in questi giorni del progetto di Aldo Bernardi.<br />
Come nasce il Comitato Nazionale per l’Educazione<br />
musicale di base nelle scuole?<br />
“Il Comitato Nazionale è nato il 21 marzo 2013, ed è<br />
formato dalle personalità più sensibili al problema. Oltre<br />
500 intellettuali ed artisti a Milano hanno aderito, quasi<br />
tremila in Italia. Lo scopo? Arrivare a costruire una<br />
coscienza civica nazionale che riesca a far approvare<br />
in Parlamento una legge, norme certe che introducano<br />
l’educazione musicale di base nella scuola di ogni ordine<br />
e grado.”<br />
Ma con l’attuale crisi economica, del lavoro e della<br />
politica, caro maestro, quale bisogno ed urgenza<br />
c’erano di dar vita a questo Comitato?<br />
“Il secondo comma dell’Articolo 4 della Costituzione<br />
italiana dice:”Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,<br />
secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una<br />
attività o una funzione che concorra al progresso<br />
materiale o spirituale della società”. Ecco, proprio<br />
il progresso spirituale della società trovo sia quasi<br />
totalmente dimenticato dai nostri, politici. Oggi la musica<br />
in Italia, nella mentalità<br />
corrente e storicamente di<br />
quella almeno degli ultimi 150<br />
anni, è assolutamente divisa dalla<br />
cultura umanistica così come la<br />
cultura umanistico-letteraria lo è da quella<br />
scientifica. Naturalmente questo “trialismo<br />
insanabile” è un errore storico e di metodo. La poesia, la<br />
matematica e la musica sono indispensabili al nutrimento<br />
spirituale del cittadino tanto quanto lo sono il pane e<br />
l’acqua che gli garantiscono la vita materiale!”<br />
Come mai ha fondato il Comitato Nazionale<br />
all’interno dell’Associazione Mozart Italia di Milano,<br />
in pratica la sede milanese della prestigiosa ed<br />
autorevole Fondazione del Mozarteum di Salisburgo?<br />
E che c’entra Mozart con la mancanza di Educazione<br />
musicale nel nostro paese?<br />
“Per due importanti ragioni: una ideale e l’altra più<br />
formale e gestionale. La prima è che per tutto quello<br />
che ha rappresentato nella sua epoca e per quello<br />
che rappresenta oggi e in futuro il genio del “divin<br />
> Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
22 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
23
Come è stata accolta finora l’iniziativa dai politici<br />
nostrani ?<br />
Quali sono le prossime iniziative che il Comitato<br />
intende compiere per avvicinarsi a questo ambizioso,<br />
arduo ma necessario traguardo legislativo?<br />
Daniela Milano<br />
Laureata in filosofia, specializzata in<br />
psicologia psicosomatica, junghiana,<br />
lavora a titolo di libera professionista<br />
come counselor per il benessere, la<br />
formazione, l’istruzione della persona<br />
ed è giornalista.<br />
IDEA BENESSERE<br />
Questa E’ il giorno rubrica di Pasqua, nasce in mi risposta trovo per ad motivi una domanda personali, che in è<br />
giunta una struttura in redazione. di riabilitazione per persone che sono state<br />
trasferite dagli ospedali dopo episodi di ictus, rotture<br />
Il di signor arti, crisi Riccardo cardiologiche. ha posto L’ambiente il seguente è quesito: confortevole,<br />
cosa dagli significa spazi ampi la e tanto luminosi, usata arredato parola benessere? con mobili semplici<br />
E, ma come con una lo si linea raggiunge dolce anche nella alla vita? vista; non spigolosi e,<br />
aspetto importantissimo, ci sono piante, c’è verde dentro<br />
Nel e oltre mio le lavoro numerose mi occupo vetrate. del Le sale benessere comuni, della i corridoi persona,<br />
sia sono in prevalentemente senso psicologico; color sia miele con la con consapevolezza un punto costante che<br />
il di suo giallo raggiungimento caldo ma non e violento, mantenimento le stanze è luminose affare assai ma<br />
complesso. con una luce Questa non troppo domanda forte che prediligono mi è pervenuta i toni del mi ha<br />
portata miele, dell’azzurro a ideare una chiaro rubrica e del sul verde. benessere Sembrerebbe in cui di che volta<br />
in questa volta struttura tratterò un sia piccolo stata ideata pezzo e realizzata del grande secondo puzzle. il<br />
Un concetto vero e del proprio Feng – spazio Shui, arte di riflessione millenaria e di di armonizzare intervento<br />
sulle l’ambiente tante con tematiche il campo legate vitale dell’individuo, benessere; ma favorendo in primis<br />
la tranquillità, rubrica vuole il sonno, riprendere contribuendo la domanda a ridurre inziale le e<br />
soffermarsi tensioni e, elemento sul concetto fondamentale di benessere, per “quello un luogo stato il cui<br />
interiore scopo è la che, riattivazione se ricercato neuro in modo motoria, corretto amplificando è un vero<br />
e le proprio capacità stile potenziali, di vita da insieme coltivare al recupero e condividere abilità con<br />
la compromesse. comunità. In Le che persone senso che il benessere si trovano può qui diventare soggiornano<br />
Il progresso di un Paese si misura dal benessere non solo<br />
uno mediamente stile vita? dalle Se 3 alle per 6 esso settimane si intende e la il qualità modo di<br />
materiale, ma anche spirituale delle persone. Le due cose “La musica può realmente cambiare il futuro dei giovani<br />
rapportarsi dell’ambiente, a se insieme stessi agli a quella altri; delle di vivere relazioni l’ambiente con il<br />
sono inscindibili e quindi sono convinto che non possa nel nostro Paese. Il Comitato Nazionale investirà<br />
interno personale, ed sono esterno elementi di alimentarsi, vitali e nevralgici ecco che per il benessere stimolare<br />
esserci vero progresso materiale senza quello spirituale e tutte le energie, i mezzi, le risorse, ma soprattutto le<br />
prende un miglioramento corpo, diventa delle comportamento; condizioni fisiche dono – psicologiche; e smette<br />
viceversa. Il progresso spirituale non è un’entità astratta, menti e i cuori di chi già ne fa parte e di tutti i cittadini<br />
di in essere sintesi una diventano parola parte evanescente integrante o legata dell’arte a “falsi di vivere miti” e verità profonde e manifesta l’essenza delle cose, perché<br />
bensì un ingrediente concreto al pari della farina per fare che si vorranno unire in questa battaglia di civiltà,<br />
appartenenti di ritrovare “un alla benessere pura cosa. calato Siamo su misura”, microcosmi nel rispetto viventi va alla radice) come si sente e a che cosa attribuisce<br />
il pane. Come si costruisce prima e nutre poi lo Spirito? organizzando convegni di studi, Concerti-Lezione per<br />
all’interno della storia di personale un sistema di ognuno planetario e non a cui standardizzato. apparteniamo una sensazione di benessere. Le risposte vertono quasi<br />
Semplice. Prima di tutto attraverso la Conoscenza e quindi la scuole sul modello di quello fatto al Liceo Classico<br />
molto Fa specie più riflettere di quanto sul crediamo; fatto che anche il vero in benessere questi frangenti è univocamente sul sentirsi sollevate dai disturbi e dolori<br />
l’Istruzione che nella modernità significa attraverso la “Parini“ di Milano nel marzo 2013, in cui erano gli stessi<br />
sentirci l’esperienza “parte del non benessere, passiva sia ma cosa co-creatrice così soggettiva, del Pianeta fisici, dal percepirsi parte della struttura devoluta a<br />
Scuola.<br />
giovani esecutori che spiegavano il brano e l’autore<br />
in peculiare ci è e dato in continua vivere. Se trasformazione giorno per giorno a seconda respiriamo; del riportare il benessere e dal poter trarre beneficio fisico<br />
Nel corso di questo anno di vita del Comitato ho avuto al pubblico di liceali e dei rispettivi genitori appena<br />
guardiamo; momento della udiamo; vita di mangiamo, una persona tocchiamo e come essa l’essenza sia e psicologico dai comforts che essa offre, insieme<br />
modo di esprimere in molte occasioni, attraverso i media, prima di interpretarlo. Si effettueranno anche Concerti-<br />
della percepita vita in con modo consapevolezza del tutto differente e gratitudine; da un soggetto nutriamo all’ armonia che sprigiona. Alcuni ospiti (un paio)<br />
il mio disappunto sulle politiche verso la scuola che anche Lezione per adulti (tutta la prossima Stagione 2014-15<br />
i all’altro. nostri neuroni; i nostri organi; rafforziamo il nostro si riferiscono ad una immagine molto simbolica per<br />
qui voglio denunciare. Da almeno 35 anni la politica è dell’Associazione Mozart Italia di Milano è costruita<br />
sistema Con sentimento immunitario di pudore, e contribuiamo ma molto al incuriosita benessere della esprimere la loro sensazione di benessere: .<br />
ma paradossalmente anche dal punto di vista pedagogicodisciplinare,<br />
con anzi un progressivo peggioramento della del Requiem di W. A. Mozart, assunto come evento<br />
relazionarsi con essa in modo ludico ma profondo, considerare il sacro rapporto con l’ambiente, con gli<br />
eventi come l’esecuzione in importanti città italiane<br />
fa (la sorridere; semplicità, porta non la a “flirtare banalità, con racchiude la vita”, sempre ovvero a Queste immediate “confessioni” mi riportano a<br />
situazione a tutti i livelli di istruzione.<br />
simbolico perché capace di richiamare sia moltitudini<br />
non banale. Questo modo di vivere ci porta ad essere elementi naturali, che ancor più in momenti di fragilità<br />
L’attuale presidente Renzi, che è genericamente<br />
di cittadini dai più eterogenei gusti musicali sia per<br />
più “lievi”; meno attaccati alle cose materiali; meno diventa quasi la proiezione del proprio corpo, della<br />
apprezzato per la sua giovane età e il suo presunto spirito esorcizzare, prima che sia troppo tardi, la paura<br />
possessivi, manipolatori con gli altri; più curiosi; propria identità fino a riuscire, almeno in parte, a<br />
moderno, non è dissimile dai suoi predecessori. Nei suoi dell’imminente morte totale dello studio dell’Educazione<br />
vivaci, propensi alla bellezza; all’armonia; allo stupore, scongiurare quell’antico senso di disagio che è intrinseco<br />
proclami la scuola non è contemplata neanche rispetto alla musicale di base nelle scuole italiane”.<br />
tutti elementi che non si “comprano” ma si trasformano nell’individuo, ma che si amplifica negli episodi di<br />
ricerca scientifica che nel sentire comune ha prevalenza,<br />
dentro di noi per poi manifestarsi nel qui e ora in modo sofferenza in senso ampio.<br />
figuriamoci per la cultura in senso lato e in particolare per<br />
sempre unico. L’unicità è infatti strutturale al benessere,<br />
l’Educazione musicale, fatta salva la necessità di opere<br />
Franco Manzoni<br />
a dispetto di una società che fa di tutto per omologare; Ringrazio gli ospiti della struttura di via Mosè Bianchi a<br />
di manutenzione degli edifici scolastici, che comunque<br />
standardizzare; se ognuno segue il proprio “daimon” Milano per avermi consentito di trovare riscontro nella<br />
non hanno relazione con i contenuti educativi e culturali.<br />
giornalista, scrittore, critico letterario, poeta,<br />
per dirla alla Hilmann oltre ad essere “originale” e non vita reale di quanto la ricerca sta cercando di capire e di<br />
E’come abbellire la facciata di un palazzo vuoto o che si<br />
è una firma storia del Corriere della Sera in<br />
clone diventa testimone e portatore di un benessere<br />
dare ulteriori stimoli per impegnarsi ad offrire ulteriori<br />
sta svutando!<br />
cronaca e cultura. Tra i riconoscimenti ha<br />
sensazioni di “benessere”-<br />
Come intendano poi riempire l’interno delle scuole, dai<br />
ricevuto l’Ambrogino d’Oro dal Comune<br />
proclami renziani non ci è dato saperlo e, temo ahimè,<br />
di Milano. E’ presente sulle più importanti<br />
Qualora abbiate voglia di fare osservazioni su quanto<br />
non per una giusta ripartizione in ordine temporale delle riviste letterarie italiane e tradotto nelle principali lingue.<br />
ho scritto o sollevare nuovi quesiti potete scrivermi a:<br />
redazione_ecoideare@libero.it<br />
priorità del Paese, ma per una “strategica” dimenticanza!<br />
24 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
25<br />
< Opera di Renato Giananti<br />
RUBRICA ECOABITARE STILI DI VITA
Claudia Taccani<br />
Nell’ottica della tutela del territorio e della salvaguardia dell’ambiente, abbiamo fatto nostra<br />
la problematica che nasce dalla presenza sempre più consistente di animali d’affezione nel<br />
contesto urbano, dovuta in buona parte all’inurbamento delle città. Partendo dal principio<br />
che anima la zooantropologia, che attribuisce ai cani un valore sociale e tende quindi a<br />
valutare diritti e doveri sia degli animali che dei padroni, abbiamo deciso di dedicare uno<br />
spazio ai temi legati ai nostri amici a quattro zampe.<br />
> Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
danni cagionati dai nostri animali, esclusa soltanto in<br />
presenza di caso fortuito o forza maggiore: nel caso di<br />
specie assenti entrambi tali fattori.<br />
Tuttavia, come da descrizione dei fatti, risulta sussistere<br />
un concorso di responsabilità del danneggiato, in quanto<br />
presente in un punto dove i cani stavano correndo<br />
liberamente e “legittimamente”.<br />
Questo caso, che si è risolto con accordo bonario, serve<br />
per comprendere che l’area, anche se riservata ai nostri<br />
amici a quatto zampe, è pur sempre un suolo pubblico e<br />
sottoposto a regolamentazione.<br />
Cosa fare se il nostro Comune o zona ne è priva?<br />
Invocare la costruzione o comunque la riserva di una<br />
parte del parco pubblico ad un’area cani è un “interesse<br />
cittadino”.<br />
Molte ormai sono le persone che hanno uno o più cani in<br />
famiglia e l’animale ne diviene parte integrante.<br />
Visto che in base alla regolamentazione generale non è<br />
possibile fare scorazzare il quadrupede libero per strada<br />
animali in un determinato sito, il Sindaco, entro 48<br />
ore, provvede ad individuare le modalita’ di bonifica<br />
del luogo interessato dall’avvelenamento nonché a<br />
segnalare con apposita cartellonistica e a intensificare i<br />
controlli da parte delle Autorità preposte.<br />
In sostanza, il consiglio pratico se dovessimo ritrovarci<br />
con il nostro cane in una situazione pericolosa di<br />
questo tipo, è quello di procedere immediatamente con<br />
segnalazione alla Polizia Locale ( se ci troviamo in<br />
un centro abitato), pretendere un sopralluogo in breve<br />
termine affinché siano raccolti campioni della sostanza<br />
presente e sottoposti a controllo tecnico. Se l’animale<br />
sta male per assunzione di bocconi contenenti sostanze<br />
tossiche sarà lo stesso veterinario a procedere come sopra.<br />
In tal caso si consiglia di contattare comunque l’autorità<br />
pubblica per gli adempimenti necessari, affinché altri<br />
utenti siano informati e non frequentino l’area pericolosa<br />
finchè non sia bonificata.<br />
LA LEGGE A 4 ZAMPE<br />
LE REGOLE<br />
NELL’AREA CANINA<br />
La zona cittadina dedicata ai cani, così detta “area<br />
canina”, è quella porzione di terreno, situato in un centro<br />
abitato, dove i cani possono scorazzare liberamente e<br />
interagire tra di loro.<br />
Sebbene questo posto sia riservato ai quattro zampe,<br />
ci sono delle regole da rispettare per garantire tutti gli<br />
interessi e soprattutto la sicurezza.<br />
Nei Comuni è presente il così detto Regolamento d’uso<br />
del verde che disciplina l’utilizzo e l’occupazione delle<br />
aree verdi.<br />
Anche l’area cani è soggetta a determinate regole, tra<br />
cui principalmente quella di raccogliere le deiezioni del<br />
proprio animale o di tenerlo legato in casi di potenziale<br />
pericolo.<br />
In riferimento al primo adempimento, molte persone<br />
potrebbe storcere il naso, ritenendo possibile evitare di<br />
raccogliere le deiezioni proprio perché non lasciate in<br />
mezzo alla strada: tuttavia, proprio per garantire la pulizia<br />
e l’igiene, il regolamento prevede l’obbligo di raccolta<br />
utilizzando i sacchettini che ( si spera!!) sono presenti<br />
all’interno dell’area.<br />
Per quanto riguarda l’utilizzo del guinzaglio, se ci<br />
sono potenziali pericoli, è bene sapere che, anche se<br />
ci troviamo in un’area dove il nostro cane è libero<br />
di scorrazzare, non significa che siamo esenti da<br />
responsabilità se cagiona qualche danno.<br />
Facciamo un esempio pratico: una signora presente<br />
nell’area cani viene letteralmente catapultata dal<br />
nostro cane in piena corsa, intento a rincorrere un altro<br />
quadrupede, la stessa cade a terra e si rompe un braccio.<br />
Successivamente chiede il risarcimento al detentore<br />
“canino” il quale chiama in causa la propria<br />
assicurazione.<br />
Risultato: in sede di mediazione, attivata volontariamente<br />
tra le parti per evitare di andare in causa, viene<br />
concordata una partecipazione del detentore canino alle<br />
spese mediche affrontate dalla signora caduta a terra.<br />
Il rimborso parziale manifesta la volontà della parte di<br />
venire incontro al danneggiato, ricordando che il codice<br />
civile è molto severo in materia di responsabilità per<br />
o in un parco, l’amministrazione comunale deve tenere<br />
in considerazione l’interesse dei cittadini che hanno la<br />
necessità di lasciare correre il proprio cane e, soprattutto,<br />
il benessere dell’animale stesso.<br />
Consiglio pratico, in casi di questo tipo, è quello di<br />
presentare istanza scritta al Sindaco del comune, firmata<br />
da più persone che condividono la stessa necessità e,<br />
qualora presente un ufficio diritti animali ( così detto<br />
UDA), inviare medesima richiesta al responsabile.<br />
Un problema invece che può interessare l’area cani,<br />
purtroppo, è la presenza di bocconi o esche avvelenate<br />
lasciate da qualche folle.<br />
E’ bene sapere che c’è specifica normativa al riguardo,<br />
che prevede diversi adempimenti da intraprendere in caso<br />
di presenza di sostanze pericolose.<br />
Nel mese di marzo scorso è stata emessa Ordinanza del<br />
Ministero della Salute che ha prorogato, di dodici mesi,<br />
quella precedente, relativa al divieto di utilizzo e di<br />
detenzione di esche e di bocconi avvelenati. L’ordinanza<br />
prevede in particolare che, in caso di accertata presenza<br />
di sostanze velenose o comunque pericolose per gli<br />
L’Ordinanza ministeriale è chiara sugli adempimenti<br />
necessari da seguire e recepita dai singoli regolamenti<br />
comunali.<br />
Si rammenta, inoltre, che l’utilizzo di bocconi, esche<br />
avvelenate o comunque sostanze nocive per gli animali,<br />
comporta anche la violazione penale:<br />
la lesione e\o uccisione di un animale, qualora avvenga<br />
per crudeltà o senza la necessità, comporta l’integrazione<br />
di delitti puniti dal nostro codice penale con multe salate<br />
e carcere.<br />
Nessun dubbio che l’apposizione di bocconi o esche<br />
velenose all’interno di un’area cani sia un atto<br />
penalmente rilevante, punibile anche solo a titolo di<br />
tentativo,quindi, anche se di fatto non si verifica alcun<br />
danno a carico dell’animale.<br />
Il consiglio in questi casi, oltre che procedere come<br />
suindicato,è quello di fare denuncia nei confronti di<br />
ignoti, affinché l’autorità di pubblica sicurezza proceda<br />
con opportune indagini e di informare, attraverso passa<br />
parola o social network, i frequentatori dell’area cani.<br />
26 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
27
Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
10 (PIÙ UNA) RAGIONI PER DIRE NO<br />
ALLA CARNE E AGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI<br />
- IL DECALOGO DELL’ASSOCIAZIONE GAIA -<br />
VONGOLE FELICI<br />
ECCO LA CUCINA ECOZOICA<br />
di Edgar Meyer<br />
Alla scoperta di un nuovo modo di nutrirsi<br />
fantasioso, gustoso,igienista<br />
e in armonia con la natura e madre terra.<br />
1. L’ecatombe animale<br />
Uccidiamo miliardi di animali ogni anno. Solo per i consumi<br />
italiani, ecco alcune cifre: 500 milioni di polli; 40 milioni fra<br />
tacchini, faraone, anatre e oche; 10 milioni di conigli; 30 milioni<br />
di galline ovaiole non più produttive; 13 milioni di maiali; 4,5<br />
milioni fra vitelli, manzi, vacche, bufali; 7,8 milioni di pecore e<br />
capre; 30 milioni di pulcini maschi di razza ovaiola, soppressi<br />
alla nascita.<br />
2. Allevamenti come lager<br />
Il 90% degli animali da cui si ricavano carne, latte, uova<br />
in Occidente sono chiusi in campi di concentramento: gli<br />
allevamenti intensivi. Gli animali trascorrono la vita in spazi<br />
ristretti, sovraffollati, con luce artificiale dove non è possibile<br />
esplicare comportamenti naturali. Tutto ciò causa sofferenze,<br />
stress, stereotipie che sfociano in vere e proprie patologie fisiche.<br />
3. Farmaci<br />
Per prevenire o curare le malattie legate ai metodi innaturali di<br />
allevamento, agli animali sono somministrati farmaci di sintesi<br />
in enormi quantità. Grandi protagonisti della zootecnia intensiva<br />
sono gli antibiotici: in Europa gli animali di allevamento<br />
ne consumano 5 mila tonnellate, di cui 1.500 per favorire,<br />
artificialmente, la crescita veloce. Gli antibiotici sono dati a tutti<br />
gli animali, sia sani che malati: basta qualche pollo malato a<br />
giustificare una dose somministrata a 100.000 o 200.000 animali<br />
(per evitare che si contagino).<br />
4. Salute<br />
La carne fa male anche agli esseri umani. Le carni (ma anche<br />
il latte, le uova, il formaggio) provenienti da allevamenti<br />
intensivi accumulano residui di sostanze tossiche, presenti<br />
nell’alimentazione degli animali o nei trattamenti farmaceutici.<br />
I pesci concentrano sostanze nocive, anche la diossina presenti<br />
nelle acque inquinate. La dieta vegetariana garantisce il 40% di<br />
possibilità in meno di contrarre tumori.<br />
5. Cambiamenti climatici<br />
7. Distruzione foreste<br />
La zootecnia è divenuta un flagello mondiale di proporzioni<br />
epiche. Molte foreste tropicali, come ad esempio in Amazzonia,<br />
vengono abbattute per far posto ai pascoli, che stanno erodendo<br />
ovunque anche le terre coltivabili.<br />
8. Carne e fame: ingiustizia alimentare<br />
Il 60% dei cereali prodotti nel mondo sono destinati agli animali<br />
da carne, e spesso sono esportati dai paesi della fame...Sempre<br />
più terra coltivabile del pianeta è adibita alla coltivazione di<br />
mangimi per gli animali, di conseguenza sempre meno terra è<br />
riservata alla produzione di cereali per l’alimentazione umana.<br />
Tutto ciò influisce negativamente sul prezzo degli alimenti<br />
accessibili ai più poveri del pianeta. Il nostro pianeta non ha<br />
terre sufficienti per nutrire una popolazione umana di carnivori<br />
come gli occidentali.<br />
9. Spreco di risorse<br />
Mentre deploriamo l’inefficienza energetica e lo spreco dovuto<br />
alle auto che consumano benzina, l’inefficienza energetica e lo<br />
spreco legati al regime alimentare a base di carne è infinitamente<br />
peggiore. Ci vogliono 8 kg di mangime (e 13.000 litri di acqua)<br />
per far ingrassare di 1 kg un manzo. Ciò significa che solo l’11<br />
per cento di questo mangime serve a produrre il bue, mentre il<br />
resto viene consumato come energia nel processo di conversione,<br />
utilizzato per le funzioni corporee o espulso o assorbito in parti<br />
del corpo che non vengono mangiate, come il pelo o le ossa.<br />
10. Allevatori e sistema industriale<br />
La fase agricola degli allevamenti intensivi ha un peso economico<br />
limitato. La zootecnia è dominata dall’(agro)industria, sempre<br />
più internazionale. Gli allevatori sono dei semplici ingrassatori;<br />
gli animali sono di proprietà di pochi industriali oligopolisti,<br />
spesso in grado di concentrare in sé tutta la filiera: produzione<br />
dei mangimi, fornitura degli animali e degli input, cure<br />
farmaceutiche, trasformazione in carne, distribuzione.<br />
11. Soldi pubblici al sistema zootecnico<br />
Siamo a un passo dalla catastrofe ambientale, spiegano<br />
i fondatori della cucina ecozoica, una piccola modifica<br />
delle nostre abitudini farà la differenza. Si può mangiare<br />
leggero, con gusto, riducendo al minimo i consumi?<br />
Senza annoiarsi e avere un’alimentazione bilanciata? Sì.<br />
La cucina ecozoica ci è riuscita.<br />
Che è la cucina ecozoica?<br />
Semplice: una cucina che ha ridotto l’impatto ambientale,<br />
proponendo una dieta vegan e crudista.<br />
Una cucina che, accanto alla motivazione salutista<br />
gourmet ed ecologista, pone con altrettanta<br />
forza la motivazione etica e quella antispecista.<br />
Amica dello slow food in chiave cruelty free,<br />
rispetta i cicli naturali e segue le stagioni nel<br />
piatto con fantasia, colore e sperimentazione in<br />
nome della biodiversità.<br />
Ama ispirarsi a tutte le tradizioni culinarie del mondo.<br />
Con la cucina ecozoica non si rinuncia a nulla,<br />
si recupera invece molto: la speranza di un futuro<br />
in equilibrio con il pianeta, con tutti i suoi abitanti<br />
animali e vegetali. za”.<br />
Il termine ecozoico, preso a prestito dall’ecoteologo<br />
Thomas Berry, significa “ecologicamente consapevole”.<br />
Secondo Berry, a ognuno spetta la propria quota di<br />
responsabilità e pone una domanda: “vogliamo uscire<br />
dal Cenozoico e dirigerci verso il Tecnozoico (la strada<br />
del capitalismo globalizzato) o preferiamo l’Ecozoico,<br />
riconoscendo la sacralità della storia dell’universo e<br />
tornando in equilibrio nel grande flusso e nella grande<br />
avventura della Vita?”<br />
La carne è la seconda causa per importanza di riscaldamento<br />
globale dopo gli impianti di riscaldamento delle case. Il<br />
bestiame produce il 18 per cento delle emissioni di gas serra<br />
(CO2, protossido d’azoto e metano), ovvero complessivamente<br />
più di tutti i mezzi di trasporto. Il bestiame, soprattutto i<br />
bovini, è responsabile del 9 per cento dell’anidride carbonica<br />
prodotta dalle attività umane, del 65 per cento delle emissioni di<br />
protossido d’azoto rilasciato dalle attività umane: il protossido<br />
d’azoto ha un effetto sul riscaldamento terrestre pari a 300 volte<br />
quello dell’anidride carbonica. del 37 per cento di tutto il metano<br />
riconducibile alle attività umane.<br />
6. Insostenibilità ambientale<br />
Gli allevamenti industriali sono una delle maggiori minacce<br />
ambientali: per le emissioni di gas serra, ma anche per lo spreco<br />
di combustibile fossile e per il depauperamento e l’inquinamento<br />
delle falde acquifere. Quanto all’acquacoltura, sta rovinando<br />
gli ecosistemi costieri nel Sud-Est asiatico, in Centramerica, e<br />
perfino in Europa.<br />
In Europa, la Politica agricola comunitaria (Pac) destina al<br />
settore zootecnico e al settore dei seminativi a uso zootecnico<br />
circa 20 miliardi di euro l’anno! Sono soldi pubblici. Aumentano<br />
le concentrazioni nel settore: allevatori-colosso possiedono<br />
milioni di animali... Profitti per pochi, costi collettivi.<br />
www.gaiaitalia.it<br />
28 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
29
OGM<br />
PUÒ ESSERE<br />
SOSTENIBILE?<br />
pari a 37,5 milioni di ettari e 1,9 milioni di produttori per<br />
un fatturato globale intorno ai 64 miliardi di dollari, ha<br />
fornito una risposta in termini di maggiore sostenibilità<br />
ambientale e rispetto delle risorse naturali. Dall’altro<br />
il settore degli OGM che, toccando nel 2013 la cifra<br />
record di 175 milioni di ettari coltivati in 27 paesi da<br />
circa 18 milioni di agricoltori, rappresenta la risposta più<br />
tecnologica alla necessità di affrontare le problematiche<br />
dei processi produttivi aumentando le rese per ettaro.<br />
Allo stato attuale si tratta di due risposte inconciliabili e<br />
la motivazione con molta probabilità risiede negli albori<br />
dello sviluppo delle colture transgeniche o OGM, in<br />
cui si è favoleggiato sugli incroci fra regno animale e<br />
vegetale e sulla possibilità che queste colture potessero<br />
diventare dei mostri ingovernabili, facendole apparire più<br />
dei protagonisti di un film fantascientifico piuttosto che<br />
colture agricole.<br />
Al di là del dissidio permane la necessità di rendere<br />
i nostri processi produttivi più sostenibili, ovvero in<br />
grado di fornire più alimenti, di migliorare la loro<br />
disponibilità per fasce di popolazione sempre più<br />
numerose, di garantire che le risorse naturali non siano<br />
irrimediabilmente esaurite dai processi produttivi e di<br />
rispettare i diritti sociali sia di coloro che partecipano ai<br />
processi che degli stakeholders (consumatori, istituzioni,<br />
ambientalisti, ecc).<br />
Come raggiungere questo obiettivo, ormai divenuto un<br />
imperativo? Probabilmente è necessario rivedere le basi<br />
dei processi produttivi favorendone un’intensificazione<br />
sostenibile che potrebbe rappresentare l’evoluzione del<br />
concetto di sviluppo sostenibile. Non tanto uno sviluppo<br />
fine a se stesso ma l’impostazione di percorsi produttivi<br />
la cui intensità deve essere traguardata verso l’obiettivo<br />
della sostenibilità. Se questo è l’obiettivo, uno degli<br />
ingredienti principali è l’innovazione tecnologica e<br />
la presenza dell’uomo. Il biologico si è sempre posto<br />
l’obiettivo di innovare i processi per raggiungere<br />
risultati produttivi eccellenti nel rispetto dell’ambiente<br />
e delle sue risorse: l’uso delle tecniche più innovative<br />
in materia di protezione delle colture, di riutilizzo dei<br />
fertilizzanti organici, dell’avvicendamento colturale e<br />
della minore intensificazione meccanica costituiscono<br />
obiettivi raggiunti in primis dall’agricoltura biologica<br />
ed estesi alla più vasta agricoltura convenzionale.<br />
Accanto a ciò non si deve dimenticare che, in un’ottica di<br />
sostenbilità sociale, l’agricoltura biologica impiega più<br />
risorse umane, giovani e qualificate, e come risulta da un<br />
confronto eseguito dalla RICA (rete italiana di contabilità<br />
agraria) ha una maggiore superficie utilizzabile, una<br />
maggiore PLV (produzione lorda vendibile), un maggior<br />
valore aggiunto e un maggiore reddito netto, che espresso<br />
per unità di lavoro è pari a 51.478 contro 34.294 Euro.<br />
Questa è l’intensificazione sostenibile che può consentire<br />
di applicare le innovazioni tecnologiche in grado di<br />
migliorare le rese produttive per unità di superficie<br />
perché è indubbio che l’agricoltura biologica debba<br />
aumentarle anche in virtù di un maggior impegno in<br />
termini di ricerca e sperimentazione.<br />
Questo obiettivo porterà ad avere un’agricoltura in grado<br />
di aumentare la produttività nell’ottica della sostenibilità,<br />
ovvero nell’ottica di poter perpetuare i processi produttivi<br />
indefinitamente nel tempo lasciando a disposizione<br />
risorse naturali in grado di “alimentare” i processi<br />
medesimi in futuro. Ciò significa ridurre l’impronta<br />
ecologica per unità funzionale di prodotto e garantire la<br />
responsabilità sociale.<br />
Per questo è necessario passare dallo scontro con gli<br />
OGM al perseguimento della sostenibilità.<br />
ALIMENTAZIONE<br />
di Fabrizio Piva<br />
Amministratore Delegato CCPB<br />
Biologico e Ogm hanno fatto<br />
registrare crescite mirabolanti<br />
e hanno costituito la risposta<br />
a due obiettivi che apparentemente<br />
sembrano inconciliabili.<br />
Biologico e OGM sono uno l’antitesi dell’altro in<br />
quanto la tecnica della transgenesi non è ammessa<br />
nel metodo di produzione biologico, quale elemento<br />
di massima “artificialità” e negazione delle tecniche<br />
naturali di miglioramento genetico e riproduzione.<br />
Nonostante il forte dissidio, talvolta più ideologico che<br />
reale, entrambi i settori hanno fatto registrare crescite<br />
mirabolanti ed hanno costituito la risposta a due obiettivi<br />
che apparentemente sembrano inconciliabili. Da un lato<br />
il biologico che, raggiungendo una superficie mondiale<br />
30 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
31<br />
2 ecoIDEARE - giugno 2014
IN AUMENTO LA RICHIESTA<br />
DEL BIOLOGICO AL BAR<br />
IL GUSTO DEL BUON CAFFÈ BIO A<br />
FA’ LA COSA GIUSTA!<br />
Confermato il trend in crescita del consumo di prodotti<br />
biologici al bar: caffè, cappuccini con latte di soia e<br />
brioches da agricoltura biologica sono stati i prodotti<br />
più richiesti alla fiera del consumo critico e degli stili di<br />
vita sostenibili, Fa’ La Cosa Giusta, tenutasi dal 28 al 30<br />
marzo 2014.<br />
Presente per il terzo anno consecutivo, il BiologicBar<br />
è diventato il bar di riferimento della fiera e dell’intera<br />
organizzazione proponendo oltre 6000 caffè, 2500<br />
cappuccini e 1800 brioches da agricoltura biologica.<br />
Qui operatori, espositori e visitatori si sono ritrovati<br />
fin dalle prime ore della giornata per iniziare con la<br />
carica positiva di un buon caffè bio accompagnato da<br />
ottime brioches e torte preparate con farine e ingredienti<br />
rigorosamente di agricoltura biologica certificata, torte<br />
per intolleranti, cappuccini vegan proposti con latte di<br />
soia alla vaniglia e al cioccolato.<br />
A mezzogiorno il bar è stato il punto di riferimento anche<br />
per chi ha intolleranze alimentari o segue un regime<br />
alimentare vegetariano grazie anche alla pizza artigianale,<br />
alla torta salata, alla parmigiana di melanzane.<br />
La novità di quest’anno sono stati i panini nati contro<br />
il cibo spazzatura dei fast food: preparati con farina di<br />
kamut, grano saraceno e canapa, calibrati nel contenuto<br />
energetico, deliziosi, leggeri, salutari, farciti al momento<br />
dallo chef, con verdure di stagione e ingredienti italiani.<br />
La sera, invece, si è celebrato il tradizionale<br />
rito dell’happy hour milanese in versione bio: il<br />
PerlApperitivo. Sfiziosi stuzzichini bio, accompagnati<br />
da un Prosecco di Valdobbiadene Docg Bio pensato<br />
appositamente per i giovani, nella versione rosè per le<br />
donne a basso contenuto alcolico. Un modo alternativo<br />
per riprendersi dalle fatiche della giornata, rilassarsi e<br />
scambiare due chiacchiere in compagnia.<br />
Le tendenze, che hanno avuto riscontro anche durante<br />
questa kermes, confermano l’appeal dei prodotti biologici<br />
presenti nelle varie attività del bar, richiesti non più solo<br />
dai giovani ma anche da famiglie e over 65.<br />
GLI ORTI IN RETE<br />
a cura della redazione<br />
Esiste una realtà associativa che<br />
coinvolge i sette Orti Botanici della<br />
Lombardia. Tanti i progetti e le iniziative<br />
per promuovere la conoscenza del<br />
patrimonio vegetale autoctono e la<br />
ricerca scientifica.<br />
La Rete degli Orti botanici della Lombardia comprende<br />
sette realtà regionali: l'Orto botanico di Brera (Milano),<br />
l’Orto botanico didattico sperimentale di Cascina<br />
Rosa (Milano) e il Giardino botanico sperimentale<br />
G.E. Ghirardi di Toscolano Maderno (BS). tutti e tre<br />
dell’Università degli Studi di Milano, l’Orto botanico<br />
dell’Università di Pavia, l’Orto botanico di Bergamo<br />
Lorenzo Rota, il Giardino botanico alpino Rezia di<br />
Bormio (SO) ed il Parco botanico di Villa Carlotta a<br />
Tremezzina (CO).<br />
Nasce nel 2002 per promuovere la cultura botanica, la<br />
ricerca scientifica, la conoscenza e la valorizzazione del<br />
patrimonio culturale degli Orti botanici regionali e si<br />
costituisce in Associazione nel 2009 ponendosi come<br />
promotore del coordinamento, dell’ideazione e della<br />
realizzazione di progetti finalizzati al miglioramento<br />
delle strutture degli Orti e all’incremento delle singole<br />
collezioni, un vero e proprio organismo di sostegno ove<br />
si presentino maggiori difficoltà, nelle attività per le quali<br />
singolarmente non possono investire molte risorse<br />
32 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
33
Gli Orti botanici sono una rete mondiale dedicata<br />
alla ricerca su temi chiave per il futuro quali la<br />
conservazione della biodiversità, la sicurezza alimentare<br />
e il cambiamento climatico. I ricercatori sono sempre<br />
alla ricerca di nuovi modi per utilizzare le piante in modo<br />
sostenibile e per preservare gli ecosistemi più a rischio<br />
del nostro pianeta. La Rete partecipa con i suoi aderenti<br />
a convegni e seminari di settore e realizza pubblicazioni<br />
con lo scopo di divulgare e rendere facilmente fruibile<br />
il patrimonio di conoscenza legato alla realtà degli Orti<br />
botanici. Nel 2014, ad esempio, vengono organizzati<br />
dei workshop sulla coltivazione delle piante spontanee<br />
nei giardini domestici. Questo delle piante spontanee<br />
autoctone è un argomento molto sentito per educare<br />
il grande pubblico a un giardinaggio sostenibile e<br />
all’attenzione verso la conservazione della biodiversità.<br />
L’importanza dell’iniziativa deriva dal fatto che le<br />
piante autoctone sono utili perché contribuiscono alla<br />
valorizzazione e alla conservazione della biodiversità<br />
locale, oggi minacciata da molti fattori. Inoltre, poiché<br />
tipiche del territorio e coevolute con lo stesso, dovrebbero<br />
essere più resistenti a malattie e richiedere meno cure di<br />
manutenzione. Chi non desidera avere piante autoctone,<br />
ma preferisce le piante ornamentali perché più attraenti<br />
esteticamente, dovrebbe almeno fare attenzione a non<br />
utilizzare quelle che è noto siano invasive”.<br />
La Rete degli Orti Botanici della Lombardia organizza<br />
progetti di divulgazione che comprendono, oltre ai<br />
workshop, mostre temporanee ed eventi aperti al pubblico<br />
tra cui il principale è il Solstizio d’estate, un evento<br />
che coinvolge tutti e sette gli Orti contemporaneamente<br />
nel pieno della stagione vegetativa seguendo un tema<br />
comune. Quello del 2014 è: Storie di seduzione e<br />
repulsione - lavori in corso e l’evento si tiene nel week<br />
end del 21 e 22 giugno, giornate in cui gli Orti sono aperti<br />
a tutti con laboratori dedicati alle scolaresche.<br />
Un’attenzione particolare viene rivolta dalla Rete<br />
all’iniziativa Adotta un Seme che, con la donazione<br />
di dieci euro, permette di finanziare progetti di tutela,<br />
conservazione e promozione del patrimonio vegetale<br />
dei sette Orti Botanici della Lombardia ricevendo in<br />
cambio una bustina di semi da coltivare. Insieme ai semi<br />
viene consegnato il certificato “adotta un seme” come<br />
riconoscimento per il contributo dato alla salvaguardia<br />
della specie adottata. Tramite l’adozione e la successiva<br />
semina si cerca di creare un Orto botanico diffuso sul<br />
territorio, promuovendo la coltivazione delle specie<br />
autoctone della Regione.<br />
Iris sibirica<br />
(Gaggiol siberiano)<br />
E’ importante<br />
conservarla perchè<br />
è specie protetta in<br />
modo rigoroso.<br />
Si usano i rizomi<br />
di almeno tre anni,<br />
raccolti in estate e<br />
in autunno ed essiccati, da cui si estrae una droga<br />
con proprietà espettoranti, diuretiche, emollienti,<br />
vermifughe, epato-biliari. L’essenza è impiegata<br />
in profumeria. Si semina in semenzaio all’aperto,<br />
poi trapiantata in vasetto e spostata in piena terra<br />
quando è diventata robusta. Preferisce posizioni<br />
soleggiate o in semi-ombra.<br />
Si può vedere all’Orto Botanico di Pavia<br />
Eryngium pianum<br />
(Calcatreppola)<br />
Capiscum<br />
(Peperoncino)<br />
È un arbusto perenne a<br />
vita breve. I fiori sono<br />
variamente colorati e<br />
anche i frutti cambiano<br />
colore, forma e sapore<br />
a seconda della specie.<br />
La sostanza artefice della piccantezza è l’alcaloide<br />
capsaicina che interagisce con alcuni termorecettori<br />
presenti nella bocca.<br />
Si semina a febbraio al Centro e al Sud e a marzo al<br />
Nord. Le piantine vanno messe a dimora dopo le<br />
ultime gelate.<br />
Si possono vederne diverse specie all’Orto Botanico<br />
di Cascina Rosa<br />
Alcea rosea<br />
(Malvone)<br />
I SEMI DA ADOTTARE<br />
Un gesto speciale<br />
per dare un contributo concreto<br />
alla salvaguardia<br />
della biodivesità del pianeta<br />
E’ importante<br />
conservarla perchè<br />
viene usata nella<br />
medicina popolare<br />
contro tosse e<br />
infiammazione delle<br />
vie urinarie. Ha foglie argentee con fiori blu, un<br />
colore raro in natura. Cresce in posti soleggiati<br />
su prati poveri, bordi di sentieri e campi di<br />
erbacce. Non sono necessarie tecniche colturali<br />
particolari. Con clima particolarmente freddo<br />
è meglio ripararla d’inverno con tessuto non<br />
tessuto<br />
E’ importante<br />
conservarla perché i<br />
fiori, che contengono<br />
mucillagini, vengono<br />
usati come rimedio<br />
naturale per<br />
disinfiammare le mucose irritate della bocca e della<br />
gola. La corolla è composta da 5 petali rosa e le foglie<br />
sono palmate a 5-7 lobi. E’ una splendida pianta<br />
perenne alta fino a 2-3 metri coperta da una morbida<br />
peluria. Si semina in primavera. Preferisce luoghi<br />
sassosi, rocce o scarpate. Non richiede nessuna<br />
particolare cura.<br />
Si può vedere all’Orto Botanico di Brera a Milano<br />
Echinop bannaticus<br />
(cardo pallottola)<br />
Isatis tinctoria<br />
Guado)<br />
Cosmos sulphureus<br />
(Cosmea )<br />
Linum usitatissimum<br />
griseb (Lino)<br />
E’ importante<br />
conservarla<br />
perchè oltre al<br />
suo bell’aspetto è<br />
una delle specie<br />
predilette dalle api.<br />
E’ semplice da coltivare: si semina in semenzaio<br />
in primavera inoltrata poi si posiziona in zona<br />
soleggiata in terreno povero, sabbioso e secco,<br />
ben drenato Non teme il freddo. Per un mese va<br />
annaffiata regolarmente poi si accontenta delle<br />
piogge.<br />
Si può vedere all’Orto botanico di Brera a Milano<br />
E’ importante<br />
conservarla perchè<br />
dalle sue foglie, raccolte<br />
durante il primo<br />
anno di vita, si estrae<br />
il colorante indaco,<br />
utilizzabile nel campo dell’alimentazione, del tessile,<br />
della cosmesi, farmaceutico e industriale. Si semina<br />
in primavera in semenzaio. Quando le piantine<br />
hanno due/tre foglioline, si diradano e, una volta<br />
irrobustite, si impiantano in piena terra.<br />
E’una specie officinale tossica.<br />
Si può vedere all’Orto Botanico di Pavia<br />
E’ importante<br />
conservarla<br />
perché i suoi<br />
coloratissimi fiori,<br />
che appaiono da<br />
maggio a novembre,<br />
contengono un pigmento che conferisce ai filati<br />
ed ai tessuti un bellissimo colore giallo caldo.E’<br />
anche apprezzata dagli insetti impollinatori.<br />
Si semina in primavera, in pieno sole, ad una<br />
profondità di 1-2 mm. La germinazione necessita<br />
tra i 7 e i 21 giorni. la fioritura ha inizio circa 50<br />
giorni dopo la germinazione.<br />
E’ importante<br />
conservarla perchè<br />
è la più antica tra le<br />
fibre vegetali utilizzate<br />
dall’uomo. Se ne ricava<br />
la preziosa fibra, se ne<br />
usano i semi e la farina, nonché l’olio. Si semina da<br />
metà febbraio a fine aprile o da ottobre a dicembre.<br />
Al Nord di solito la coltura non necessita di<br />
irrigazione. Cresce bene su terreni piuttosto leggeri.<br />
Il ciclo vegetativo dura 3 mesi nei tipi a semina<br />
primaverile e 6-7 mesi in quelli a semina autunnale.<br />
Si può vedere all’Orto Botanico di Bergamo<br />
34 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
35
VAL VEDDASCA<br />
LINEE NETTE, LUCI IMPROVVISE, SAPORI ASPRI.<br />
UNA VISITA “SOSPESA” FRA CASE IN PIETRA<br />
E SAPORI “SCOLPITI”.<br />
di Mario Allodi e Andrea Marziani<br />
Un verde particolare.<br />
Un altipiano di case rade,<br />
prati fioriti e latifoglie.<br />
Un luogo intatto a soli due passi<br />
dalla civiltà dove poter riscoprire<br />
i ritmi autentici della natura.<br />
Il verde della valle è, da subito, particolare. Quel verde<br />
che solo alcune valli prealpine hanno fatto di umido<br />
e linee di luce ed ombra.<br />
All’inizio salendo dalla città si alternano borghi ed aree<br />
coltivate sottratte furtivamente al bosco; dopo un breve<br />
inerpicarsi, ci accompagna una specie di altopiano<br />
con case rade e prati polifiti e boschi di latifoglie.<br />
Successivamente la valle diventa cupa, ombrosa<br />
selvaggia, com’è impensabile possano essere i luoghi<br />
così vicini alla civiltà. La strada che sale seguendo<br />
morbidamente le curve di livello “zigzaga” fra i boschi<br />
permettendo di vedere, da una parte, scorci straordinari<br />
dell’altro versante e da lontano il lago e dall’altra<br />
sottoboschi, quasi da fiaba coltivati a faggeta.<br />
I segni che connotano il paesaggio sono aspri; si superano<br />
corsi d’acqua incisi nella roccia, fessure liquide che altro<br />
non sono che compluvi di versanti. Almeno tre torrenti<br />
importanti prendono vita da queste frondose montagne, il<br />
Crana, il Viaschina e il Giona. I primi incuneati fra pendii<br />
quasi inaccessibili così come il terzo che dalla valle<br />
profonda, con salti schiumosi alternati a pozze trasparenti<br />
raggiunge, alla fine le acque poco scontrose del lago,<br />
orizzontalizzandosi.<br />
I paesi e le case sono quasi estratti dalla roccia viva della<br />
montagna di cui affiora con frequenza lo scheletro. Ogni<br />
abitato è accompagnato da prati, piccoli ricoveri per<br />
gli animali e abbeveratoi; minuscoli terrazzamenti sui<br />
versanti meglio esposti ospitano un’ agricoltura marginale<br />
fatta di fatica che sfocia nel piacevole e rude sapore<br />
estratto dai cereali e dalle ortive da foglia. I sapori dei<br />
luoghi sono accompagnati dal profumo e dalla marcata<br />
sapidità delle erbe selvatiche che in ogni stagione donano<br />
all’uomo e alle sue papille il gusto evocato da quel<br />
periodo dell’anno: si fruga nella memoria personale per<br />
trovare la consonanza tra un colore, un profumo e quel<br />
sapore conservato nel ricordo. I monti sono selvatici<br />
e ricoperti fittamente dal bosco; anche il toponimo<br />
Veddasca ci rimanda, probabilmente ad un termine molto<br />
antico “aved”, abete che ricorda che queste montagne<br />
erano ricoperte da specie vegetali ad ago oggi sostituite<br />
da specie prevalentemente spoglianti - il castagno tra gli<br />
altri - da cui l’uomo traeva sostentamento; oggi<br />
ne aggiunge piacere alla gustosità dei piatti locali.<br />
Nelle parti più alte della valle si possono osservare<br />
le case strappate alla montagna e così pure lo spazio per<br />
vivere. Tutto è di pietra, dai muri alla pavimentazione<br />
in ciottoli: sapiente sintonia con le offerte del luogo per<br />
far dimorare l’uomo. Il legno è usato solo per i balconi, le<br />
strutture dei tetti e per i solai della case. Legno di nerbo,<br />
talvolta torto, come alcuni intonazioni dei piatti locali.<br />
Le vie di comunicazione erano e sono scarse; un accesso<br />
così impervio, pur gettando l’ombra di un destino<br />
di irrecuperabile abbandono sul nucleo di abitazioni, ha<br />
nel contempo favorito il preservarsi dei caratteri distintivi<br />
del luogo: tratti aspri, chiusi, ma dotati di fascino e<br />
mistero, l’idea di un mondo in cui sia ancora possibile<br />
trovare una quiete interiore avvertendo piena sintonia con<br />
gli elementi della natura. Tratti che si rintracciano anche<br />
nel corredo di attività produttive tipiche: l’allevamento<br />
di capre allo stato semibrado – tra le poche specie in<br />
grado di ritagliarsi un proprio equilibrio - e la connessa<br />
produzione di rinomati formaggi molto noti nelle zone<br />
circostanti, una felice assonanza tra gusto e percezione<br />
sensoriale del “clima” complessivo del luogo, segnata da<br />
una “fascinosa asprezza”.<br />
La vita in questi luoghi è tornata a rianimarsi; una lenta<br />
fase di spopolamento è avvenuta a causa dalle difficili<br />
condizioni esistenziali a cui si sono sommate le<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
36 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
37
opportunità di benessere seguite allo sviluppo economico<br />
negli anni settanta.<br />
Alcuni giovani, hanno avuto la determinazione<br />
di prendersi cura di questi luoghi ristrutturando le case,<br />
riattivando sentieri e trascorrendo parte del loro tempo<br />
in attività di “tessitura” del vecchio sistema di relazioni<br />
con i pochi residenti che discendono dal nucleo<br />
di abitanti originario. Il rimboschimento e gli interventi<br />
di recupero dei siti abitati hanno inoltre fornito nuove<br />
opportunità di lavoro. Un lavoro che trae energia dal<br />
piacere di occuparsi della terra in luoghi dove la nostra<br />
parte vitale trova una pace interiore.<br />
A scalfire una lenta e inevitabile perdita della cultura<br />
locale ha contribuito l’apertura della funivia che,<br />
dall’approdo finale della strada percorribile con l’auto<br />
(Curiglia), consente di superare agevolmente il tratto<br />
di oltre 1400 gradini attraverso il ripido bosco,per<br />
raggiungere Monteviasco che costituiva in origine l’unico<br />
collegamento con la cosiddetta civiltà.<br />
Si suggerisce una visita al turista consapevole; lasciarsi<br />
guidare alla riscoperta di saperi che parlano dell’orografia<br />
dei luoghi attraverso la mappa dei sapori.<br />
I supereroi non esistono<br />
e l’ecosostenibilità ambientale<br />
non piove dal cielo.<br />
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38 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
rinenergy@rinenergy.it<br />
39
UNO SVEDESE A EDOLO<br />
di Dario Sonetti<br />
danneggia l’ambiente. I cittadini più sensibili che<br />
invece vogliono difendere l’ambiente, i suoi beni che<br />
sono di tutti, coloro che amano la natura e pensano<br />
sia necessaria per la qualità della propria vita, devono<br />
organizzarsi politicamente o in associazioni locali<br />
come la vostra. Si deve informare la gente e renderla<br />
più cosciente e partecipe dei valori ambientali perché<br />
rendono migliore la loro vita.<br />
E’ importante che tutti i processi di investimento<br />
industriale o altre iniziative che sfruttino le risorse<br />
naturali come le vostre centraline idroelettriche siano<br />
presentate in forma trasparente e democratica perché<br />
tutti abbiano il tempo e la possibilità di fare le loro<br />
riflessioni sulle conseguenze e sul bene che ne viene<br />
alla comunità.<br />
Ogni impresa dovrebbe essere obbligata a presentare<br />
pubblicamente i costi ambientali dei suoi progetti e<br />
discuterli con la comunità ed i suoi rappresentanti<br />
istituzionali e sociali.<br />
Vorrei infine raccomandare ai cittadini di non stare<br />
seduti a guardare senza reagire quando interessi<br />
economici di qualcuno distruggono o danneggiano<br />
i beni ambientali che sono di tutti. Si devono<br />
organizzare e arrivare se necessario alla protesta<br />
democratica di fronte a chi li rappresenta affinché<br />
siano prese le decisioni più corrette.<br />
Sicuramente raccomanderò di visitare Edolo e la<br />
vostra valle tanto bella ai miei compatrioti e spero io<br />
stesso di tornare e vedere che avete saputo difenderla e<br />
valorizzarla.<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
Tommy Åsberg è un professore di Stoccolma che nei<br />
giorni scorsi ha visitato per la prima volta Edolo ed i<br />
suoi dintorni. Avendo saputo che è anche un convinto<br />
ambientalista, come Ote (Osservatorio Territoriale<br />
Edolese) gli abbiamo chiesto cosa significa in Svezia<br />
essere ambientalisti e che idea si è fatta di Edolo durante<br />
la sua permanenza.<br />
D.: Professor Åsberg, che significa per lei, svedese,<br />
essere ambientalista?<br />
R.: Sono diventato ambientalista molti anni fa, forse lo<br />
sono sempre stato, in Svezia molte persone come me<br />
si stanno preoccupando per il sovra sfruttamento delle<br />
risorse del pianeta. Di che vivranno le future generazioni?<br />
L’accesso all’aria pura, all’acqua pulita oltre a essere beni<br />
comuni devono essere considerati un diritto umano. La<br />
produzione di alimenti deve diventare più ecologica e<br />
libera da sostanze agrochimiche pericolose.<br />
Sono preoccupato per la distruzione delle foreste del<br />
mondo e dell’impoverimento della biodiversità della<br />
natura. Dovremmo per legge esigere il riciclaggio di tutti<br />
i prodotti che consumiamo. Dobbiamo terminare il più<br />
rapidamente possibile l’uso dei combustibili fossili e<br />
passare all’utilizzo di energie rinnovabili. Se continuiamo<br />
come ora il riscaldamento globale è una seria minaccia<br />
alla sopravvivenza della specie umana su questo pianeta.<br />
Sono queste le ragioni che mi fanno essere ambientalista.<br />
Se noi, i “buoni” e gli educati, non ci dovessimo<br />
preoccupare ed agire, saremmo complici di quelli che<br />
non si preoccupano e partecipano alla distruzione delle<br />
condizioni di vita di questo pianeta. Ciascuno può<br />
partecipare ad evitarlo, con poco o molto.<br />
Io credo molto nell’educazione e nell’informazione.<br />
Come professore ho avuto la possibilità di influire sui<br />
miei studenti affinché potessero pensare e vivere in modo<br />
ecologico.<br />
La vita è piena di coincidenze. Nel 1990 incontrai il<br />
direttore della Riserva di Cabo Blanco in Costa Rica.<br />
Rimasi impressionato dalla bellezza della natura di quei<br />
luoghi e delle problematiche della sua conservazione.<br />
Per farla breve, fondai in Svezia l’Associazione Amici di<br />
Cabo Blanco perché capii che sebbene fosse in una terra<br />
lontana, salvare quei posti era anche un mio impegno.<br />
Per 23 anni abbiamo investito risorse in educazione<br />
ambientale per rendere più coscienti soprattutto i giovani<br />
della zona della bellezza e del valore nei quali vivevano<br />
affinché potessero difenderli. Ovviamente anche in<br />
Svezia partecipo come socio di un’organizzazione<br />
nazionale alla difesa e protezione dei beni naturali e<br />
dell’ambiente del mio Paese.<br />
D.: Durante la sua visita a Edolo en ella Valle Camonica<br />
che ha potuto vedere di positivo e di negativo?<br />
R.: Edolo con i suoi dintorni, è una regione<br />
preziosissima. Per noi scandinavi le Alpi costituiscono un<br />
sogno di bellezza. Ho avuto, grazie agli amici dell’Ote, la<br />
possibilità di venire per la prima volta e conoscere questa<br />
zona di Italia che mi è piaciuta molto.<br />
Ho apprezzato l’architettura degli edifici e delle case in<br />
stile alpino che ben si fondono con l’ambiente naturale,<br />
non mi sono piaciuti palazzi e costruzioni che sembrano<br />
conseguenza di speculazioni edilizie così come edifici<br />
industriali che deturpano l’ambiente. Io credo che in<br />
queste zone non si debba puntare sull’industrializzazione<br />
ma su altro. Gli investimenti si devono fare in altri<br />
aspetti, come turismo coscientizzato e agricoltura alpina.<br />
Non si dovrebbe cambiare lo stile architettonico ma<br />
anche l’identità culturale. Si mantengano i boschi, le<br />
piccole pianure alpine ed i fiumi il più possibile intatti,<br />
sono queste le vostre ricchezze. Sono troppo belli per<br />
esser distrutti per un limitato ritorno economico.<br />
D.: Che dovrebbero fare i cittadini per proteggere e<br />
conservare il loro ambiente?<br />
R.: In tutto il mondo c’è gente che pensa solo ai suoi<br />
interessi. A loro non interessa se si distrugge o si<br />
Tommy Asberg, vive tra Stocolma<br />
e la<br />
Costa Rica, è fondatore e Presidente<br />
dell’Associazione Amci di Capo<br />
Bianco dove da più di vent’anni<br />
realizza azioni di educazione<br />
ambientale rivolte ai giovani con la<br />
finalità di renderli consapevoli del<br />
valore del vivere in modo ecologico.<br />
È impegnato per la protezione e la difesa dei beni<br />
naturali e dell’ambiente in Svezia.<br />
40 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
41
ECOLOGIA<br />
PROGRESSO<br />
FUTURO<br />
SMALTIMENTO<br />
RIFIUTI<br />
DALLA PRODUZIONE<br />
ALLO SMALTIMENTO<br />
DEI RIFIUTI<br />
di Andrea Alessandro Muntoni<br />
> Foto a cura di Flavio Stringhetti<br />
Inutile dire che se potessimo farlo non produrremmo<br />
rifiuti; tuttavia dacché l’uomo ha fatto la sua comparsa<br />
sulla faccia della Terra, di rifiuti se ne producono sempre<br />
di più sia in ambito domestico (rifiuti urbani) sia presso le<br />
aziende artigianali ed industriali (rifiuti speciali)<br />
Ogni cittadino produce mediamente circa 1,2 kg di rifiuti<br />
solidi urbani al giorno; questi saranno in parte recuperati<br />
o riciclati ma molti inevitabilmente andranno smaltiti<br />
anche in discariche controllate o in termovalorizzatori.<br />
Resta inteso che una gestione integrata dei rifiuti,<br />
improntata a criteri di trasparenza, efficienza, efficacia ed<br />
economicità presuppone una buona capacità di ascolto di<br />
tutte le parti interessate, cittadini, aziende, associazioni,<br />
al fine di cogliere tutte le proposte che possano davvero<br />
andare nella direzione dell’efficienza ed efficacia del<br />
sistema, a beneficio della collettività.<br />
I professionisti esterni hanno il compito di indirizzare<br />
l’Amministrazione comunale, aiutandola a discernere tra<br />
proposte di fantasia e proposte concrete e realizzabili con<br />
l’intento di conseguire per il futuro sia una percentuale di<br />
raccolta differenziata dei rifiuti valorizzabili<br />
(frazioni merceologiche di umido, carta/cartone,<br />
plastica, vetro, legno, lattine e barattolame, RAEE)<br />
superiore al 65% sia una percentuale di raccolta del solo<br />
umido organico non inferiore, preferibilmente, al 15%.<br />
Va infine detto che per conseguire elevati valori di<br />
percentuale di raccolta differenziata è inderogabile la<br />
predisposizione e approvazione, da parte di ciascun<br />
Comune italiano, del Regolamento per l’assimilabilità<br />
dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani. In<br />
difetto i cittadini continueranno inconsapevolmente a<br />
pagare per i servizi di raccolta, trasporto e smaltimento<br />
o recupero sia dei rifiuti domestici sia dei rifiuti non<br />
domestici prodotti dalle aziende, di fatto non assimilabili<br />
agli urbani, scientemente affidati a costi irrisori al<br />
servizio pubblico, che non se ne cura come dovrebbe. Gli<br />
operatori economici, infatti, dovrebbero sostenere i costi<br />
di raccolta, trasporto e smaltimento. almeno per la quota<br />
parte di rifiuti speciali non pericolosi, che il regolamento<br />
suddetto non prevede possano essere assimilati agli<br />
urbani per qualità o quantità.<br />
Rifiuti da imballaggio<br />
Se da un lato in Italia si assiste ad un incremento delle<br />
percentuali di raccolta differenziata dei cosiddetti rifiuti<br />
da imballaggio, dall’al e ad un sempre maggiore ricorso<br />
agli “imballaggi”.<br />
Preso atto del fatto che a livello nazionale vi è un certo<br />
divario tra le performance dei comuni del nord rispetto<br />
a quelli del centro sud, pur dovendo rilevare che vi sono<br />
anche a sud e nelle isole alcune realtà di eccellenza,<br />
occorre riflettere su una criticità del sistema a cui le<br />
amministrazioni comunali non possono porre rimedio da<br />
sole ma rispetto alle quali alcuni operatori economici,<br />
a gruppi o singolarmente, possono dare un contributo<br />
positivo: la riduzione del numero degli imballaggi.<br />
La grande distribuzione fa un enorme ricorso agli<br />
imballaggi sia per assicurare che i prodotti imballati<br />
arrivino integri presso i punti vendita al dettaglio sia per<br />
assicurare all’utente finale che il prodotto che intende<br />
acquistare è sano, pulito, esente da difetti, sicuro,<br />
igienico i prodotti alimentari, per esempio,<br />
necessitano di imballaggi speciali, di cui oggi non si può<br />
fare a meno. Ciò che occorre tentare di fare è ridurre il<br />
numero di strati della “cipolla”, partendo dal presupposto<br />
che alcuni sono necessari per assicurare il rispetto delle<br />
norme igienico-sanitarie mentre altri sono inutili o quanto<br />
meno superflui.<br />
Dunque è il superflo che deve essere eliminato.<br />
L’inseguimento della percentuale di raccolta differenziata<br />
dei rifiuti da imballaggio rischia di diventare sempre più<br />
un falso problema.<br />
È forse arrivato il momento di interrogarsi sulle politiche<br />
da adottare per ridurre la produzione di rifiuti da<br />
imballaggio.Un’alta percentuale di raccolta differenziata<br />
di rifiuti da imballaggio è considerata più virtuosa di una<br />
più attenta gestione integrata capace di ridurre la quantità<br />
di rifiuti prodotti.<br />
Infatti la minore produzione di rifiuti non è contemplata<br />
tra i virtuosismi e non dà luogo a premialità e questo<br />
dipende dall’impostazione comunitaria al problema<br />
della gestione dei rifiuti!<br />
I deprezzamenti delle materie prime stanno, peraltro,<br />
inducendo ad un ribasso i listini dei materiali riciclati<br />
con conseguenze negative sui bilanci di chi si occupa<br />
professionalmente di recupero di rifiuti urbani, che in<br />
futuro sarà sempre meno interessato al recupero dei rifiuti<br />
valorizzabili.<br />
D’altro canto, il maggiore problema, oggi, è trovare<br />
soggetti che possano davvero recuperare i rifiuti raccolti,<br />
cioè che abbiano investito in risorse umane,<br />
tecnologiche e finanziarie sul “business” del recupero di<br />
vetro, carta, alluminio, ecc.<br />
Ma se questi operatori economici, ancora troppo pochi<br />
nel centro - nord e quasi assenti nel meridione d’Italia<br />
e nelle isole, dovessero mettere i remi in barca perché<br />
il costo per il recupero dei rifiuti diventa troppo alto ed<br />
i prezzi di vendita dei recuperati diventassero sempre<br />
più bassi, alle Comunità non resterà che investire in<br />
risorse umane ed economiche per ridurre la quantità di<br />
rifiuti prodotti piuttosto che continuare a inseguire la<br />
chimera dell’incremento della percentuale di raccolta<br />
differenziata. Occorre, insomma, promuovere una nuova<br />
cultura ambientale basata sulla considerazione che è più<br />
utile non produrre rifiuti da imballaggio e rifiuti in<br />
42 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
43
genere piuttosto che puntare sul conseguimento di alte<br />
percentuali di raccolta differenziata, che limitano il danno<br />
ma non risolvono il problema.<br />
Fortunatamente a livello industriale sta prendendo piede<br />
una nuova concezione di imballaggio, visto non più<br />
solo nelle sue funzioni essenziali, ma come elemento di<br />
una complessa ed articolata filiera, che deve sempre più<br />
puntare su imballaggi costituiti da un unico materiale,<br />
possibilmente biodegradabile e riutilizzabile.<br />
Problemi di gestione post operativa di discariche per<br />
rifiuti urbani<br />
La gestione post operativa di una discarica ha inizio<br />
subito dopo la sua chiusura, cioè a conclusione della fase<br />
di gestione operativa che si conclude col raggiungimento<br />
dei volumi autorizzati.<br />
La fase di post gestione può durare anche venti anni o<br />
più e può prevedere o meno, a seconda della tipologia di<br />
rifiuti abbancati, la gestione del biogas .<br />
I principali problemi di gestione post operativa di<br />
una discarica per rifiuti urbani sono legati ai seguenti<br />
aspetti: infiltrazione di acque meteoriche; filtrazione di<br />
acque meteoriche dall’esterno del corpo della discarica;<br />
trattamento delle acque di prima pioggia; captazione<br />
del percolato; instabilità dell’ammasso; produzione di<br />
percolato; accumulo di percolato all’interno di bacini<br />
volano; trasporto di percolato a impianti di trattamento;<br />
fuoriuscite accidentali di percolato dal corpo della<br />
discarica; captazione del biogas; emissione di biogas;<br />
combustione del biogas; approvvigionamento di compost<br />
e materiali di cava per la copertura provvisoria; emissione<br />
di odori durante la posa di compost maturo idoneo all’uso<br />
per ripristini ambientali; posa dei teli provvisori e loro<br />
ancoraggio; problematiche di prevenzione incendi;<br />
verifiche documentali; analisi strumentale di percolato,<br />
biogas, acque superficiali, acque sotterranee, aria,<br />
emissioni acustiche; gestione degli aspetti contrattuali<br />
e di quelli disciplinati dall’eventuale Autorizzazione<br />
Integrata Ambientale. Tutto ciò premesso,i problemi<br />
gestionali e i rischi per le categorie ambientali aria,<br />
acque superficiali, acque sotterranee, suolo, sottosuolo e<br />
popolazione sono tutt’altro che bassi e trascurabili.<br />
Appalti per la raccolta dei rifiuti<br />
Ma siamo proprio sicuri che tutti gli appalti per la<br />
raccolta dei rifiuti urbani e assimilabili sia gestita<br />
correttamente dall’amministrazione comunale? È<br />
legittimo dubitare che ci siano interessi che inducono<br />
a chiudere un occhio di fronte all’inefficienza e<br />
all’inefficacia dei sistemi di raccolta e trasporto dei rifiuti<br />
operati dalle imprese che si sono aggiudicati gli appalti?<br />
È forse un obbligo di legge che gli appalti per i servizi<br />
di raccolta dei rifiuti vengano affidati per 5 o più anni<br />
e che si debba regolarmente procedere all’estensione<br />
dei servizi in regime di prorogatio? Non sarà forse<br />
opportuno istituire, a livello comunale, un trasparente<br />
Osservatorio per la gestione dei rifiuti, con l’intento<br />
di creare un “ufficio” che vigili, controlli, indirizzi,<br />
corregga atteggiamenti e modalità di esecuzione del<br />
servizio di raccolta e gestione dei centri di raccolta<br />
difformi da quanto previsto in capitolato o comunque<br />
dalle norme di legge applicabili? Non sarà che le aziende<br />
chesvolg di raccolta e trasporto dei rifiuti godono<br />
perché di un’impunità che finisce per danneggiare<br />
solo la collettività?Non sarà che l’inadeguatezza e le<br />
inefficienze dei sistemi di raccolta e della organizzazione<br />
dei servizi di igiene urbana provocano diseconomie per<br />
l’amministra ca e utili per le imprese appaltatrici?<br />
Non sarà che anche laddove si è accertato che le<br />
imprese sono morose e inadempienti verso la pubblica<br />
amministrazione la stessa tira avanti come se niente<br />
fosse, senza comminare le penali spesso previste nei<br />
capitolati speciali di appalto?<br />
Non sarà che le Amministrazioni debbono essere<br />
più lungimiranti e fare uno sforzo per ascoltare<br />
proposte e idee, talora interessanti, che provengono<br />
dalleassociazioni di volontariato e di categoria e dai<br />
cittadini tutti, prima di approntare un nuovo e diverso<br />
servizio di igiene urbana?<br />
Non sarà che da un confronto costruttivo e propositivo<br />
con le associazioni e i comitati di cittadinanza attiva<br />
possano emergere aspetti in grado di determinare, per<br />
il prossimo futuro, un cambio di rotta mantenendo e<br />
incrementando gli attuali livelli occupazionali, perché<br />
dalle economie di esercizio nascono inevitabilmente<br />
risorse finanziarie da spendere con profitto e intelligenza<br />
nell’interesse di tutti e non per consolidare i guadagni di<br />
pochi?<br />
Non sarà che certe ditte monopolizzano il sapere distorto<br />
sulla gestione dei rifiuti propinando alla ignara e ingenua<br />
pubblica amministrazione sciocchezze che vengono<br />
confuse con buone prassi?<br />
Conclusioni La soluzione definitiva al problema dei rifiuti<br />
è rappresentata dal perseguimento dei seguenti obiettivi:<br />
1. ridurre la produzione di rifiuti,<br />
2. incrementare le percentuali di raccolta differenziata dei<br />
rifiuti valorizzabili;<br />
3. riusare oggetti e sostanze evitando di disfarsene<br />
anzitempo e promuovere la pratica del compostaggio<br />
domestico;<br />
4. allestire centri di raccolta dei rifiuti urbani e speciali<br />
non pericolosi assimilabili agli urbani al fine di<br />
raggruppare i rifiuti valorizzabili conferibili direttamente<br />
dalle utenze domestiche;<br />
5. redigere i regolamenti comunali per l’assimilabilità<br />
dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani secondo<br />
precisi criteri di qualità e quantità;<br />
6. promuovere la cultura della progettazione partecipata<br />
che veda il coinvolgimento e l’ascolto di tutti gli<br />
stakeholder per implementare e migliorare il sistema<br />
di gestione dei rifiuti e redigere progetti di raccolta e<br />
trasporto dei rifiuti urbani;<br />
7. rivolgersi a professionisti qualificati di comprovata<br />
esperienza per redigere capitolati speciali d’appalto dei<br />
servizi di igiene urbana che prevedano penalità in caso di<br />
mancata osservanza degli obblighi contrattuali da parte<br />
delle imprese aggiudicatarie;<br />
8. nominare qualificati ed esperti direttori di esecuzione<br />
dei contratti, con obblighi e funzioni di vigilanza e<br />
controllo sull’andamento dei contratti di servizio;<br />
9. predisporre, a livello regionale, meccanismi di<br />
premialità e penalità che comportino una riduzione degli<br />
oneri di smaltimento dei rifiuti indifferenziati per le<br />
amministrazioni virtuose e il pagamento di more in caso<br />
di mancato raggiungimento di obiettivi prefissati;<br />
10. investire in ricerca e sviluppare tecnologie in grado<br />
di recuperare rifiuti che, altrimenti, sono inevitabilmente<br />
destinati a discariche o termovalorizzatori.<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
Andrea Alessandro Muntoni<br />
Laureato in Ingegneria per l’Ambiente<br />
e il Territorio presso l’Università<br />
degli Studi di Cagliari, si occupa<br />
da 20 anni di Acustica ambientale e<br />
architettonica e Rumore nei luoghi<br />
di lavoro, si interessa di misure di<br />
radioattività naturale e in particolare della misura<br />
della concentrazione di attività di radon. Da oltre 15<br />
anni svolge attività professionale a favore di Enti<br />
Pubblici e società a evidenza pubblica e privata.<br />
Collabora con Enti di ricerca universitaria e Ordini<br />
professionali. E’ docente in corsi di qualificazione in<br />
materia di difesa e tutela dell’ambiente e del territorio,<br />
protezione civile, acustica ambientale, gestione<br />
rifiuti, igiene e sicurezza sul lavoro. E’ autore di<br />
numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative.<br />
44 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
45
Biblioteca della sostenibilità<br />
VONGOLE FELICI<br />
di MaVi<br />
Editore Stampa Alternativa, pag 320, €18,00<br />
SALUTE DELL’HABITAT<br />
di Nicola Limardo<br />
Editore Anima Edizioni, pag 280, € 19,00<br />
SIAMO NATI IN CASA.<br />
di Elena Zaccherini<br />
Editore Stampa Alternativa pag 184 € 19,00<br />
certiFichiamo in armonia con la natura<br />
CCPB CertIfICa ProdottI BIoLogICI ed eCosostenIBILI<br />
deL settore agroaLImentare e no food<br />
MaVi, nome d’arte di una scrittrice impegnata<br />
nella divulgazione di temi ecopacifisti,<br />
prevede che, se non ci sarà un cambiamento<br />
nelle abitudini quotidiane, saremo condannati<br />
ad estinguerci per aver distrutto le nostre fonti<br />
di sostentamento e spiega come ogni giorno,<br />
a tavola, si possa essere dei rivoluzionari<br />
pacifici per entrare nell’era ecozoica, l’era<br />
della consapevolezza ecologica. Nelle<br />
ricette che si susseguono suddivise secondo<br />
le stagioni, viene dimostrato come si può<br />
mangiare leggero, con gusto, riducendo i<br />
consumi, e con un’alimentazione bilanciata.<br />
Piatti come le vongole felici o la matriciana<br />
ecozoica faranno ricredere sulle possibilità di<br />
una cucina alternativa e gustosa<br />
È il primo testo a carattere prettamente<br />
scientifico inerente la geobiologia ossia le<br />
interazioni che ci sono tra tutto quello che<br />
proviene dal sottosuolo, nocivo per la salute,<br />
e la vita. L’autore individua nelle radiazioni<br />
naturali le cause primarie di patologie psico<br />
fisiche e indica i rimedi per proteggersi a<br />
partire dalla salute dell’habitat operando<br />
attraverso la “diagnosi” e la successiva<br />
“terapia” delle abitazioni e di tutti gli altri<br />
edifici “sensibili” (ospedali, ecc.). Un<br />
metodo rivoluzionario ed efficace, frutto di<br />
anni di ricerca da parte dell’Autore, il quale<br />
si è avvalso di valenti esperti nel settore<br />
della medicina, della fisica, della chimica,<br />
dell’architettura e della geologi<br />
Il libro è centrato sul tema del parto in<br />
casa: intrecciando stili narrativi e registri<br />
diversi, dal memoire al saggio, dalla poesia<br />
al racconto buffo. Il manoscritto parla della<br />
nascita dei due figli dell’autrice, Elena<br />
Zaccherini, avvenuta in casa a Bologna;<br />
segue un percorso molto personale relativo<br />
al parto, vissuto come momento topico<br />
di recupero del sé femminile, in tutta la<br />
sua valenza intima e sociale. Il racconto<br />
è autobiografico, intreccia riflessioni<br />
approfondite sulla maternità e sui riti di<br />
passaggio, che questo evento straordinario<br />
racchiude, in primis la continua metamorfosi<br />
fino alla forma più alta della creazione: il<br />
dare alla luce un vita nuova.<br />
L’agroalimentare<br />
biologico<br />
Il biologico<br />
non food<br />
I prodotti<br />
eco-sostenibili<br />
CCPB ha gli accreditamenti e le autorizzazioni<br />
per l’attività di controllo e certificazione dei<br />
prodotti biologici, in Europa e nel mondo.<br />
CCPB opera nel settore della cosmesi,<br />
nel tessile e nelle aree verdi coltivate<br />
con metodo bio, secondo gli standard<br />
internazionali Natrue, GOTS, OE, Bio<br />
Habitat e i nostri standard privati.<br />
CCPB certifica i prodotti agroalimentari<br />
e non, in base a standard nazionali e<br />
internazionali quali la produzione integrata,<br />
la detergenza, la rintracciabilità di filiera,<br />
GLOBALGAP, QS, la certificazione di<br />
prodotto e quella di sostenibilità.<br />
OLTRE LA SIEPE<br />
di Mauro Gallegati<br />
Editore Chiarelettere , pag 179, € 10,20<br />
ECOCENTRICA<br />
di Tessa Gelisio<br />
Editore Giunti, pag 352, € 12,90<br />
MANGIA COME PARLI<br />
di Cinzia Scaffidi<br />
Editore Slow Food pag.192 - € 14,50<br />
Controllo<br />
e Certificazione<br />
CCPB srl<br />
Società a Socio unico<br />
Via J. Barozzi 8<br />
40126 Bologna, italy<br />
tel +39 051 6089811<br />
Fax +39 051 254842<br />
ccpb@ccpb.it<br />
www.ccpb.it<br />
Oltre la Siepe è un libro che propone<br />
un cambio di paradigma, ovvero<br />
l’emancipazione dall’egemonia del lavorare<br />
e del vivere per consumare, sostituendo a<br />
questo malsano vortice, il gusto del vivere<br />
bene. Per far questo occorre riconoscere<br />
che il sistema della crescita quantitativa e<br />
illimitata è fallito e va modificato nella sua<br />
struttura per dare spazio ad un nuovo modo<br />
di ripensare e realizzare una economia di<br />
crescita vera, basata sulla distribuzione del<br />
reddito e su una qualità di vita in cui ogni<br />
individuo può immaginare e modificare il<br />
futuro, almeno in parte,<br />
Ecocentrica è una guida di facile lettura per<br />
apprendere come vivere meglio consumando<br />
meno e rispettando la natura. L’autrice<br />
orienta i lettori verso scelte ecosostenibili,<br />
senza rinunciare agli impegni quotidiani.<br />
L’importante è crederci e provare a fare<br />
qualcosa per la comunità in cui si vive,<br />
rendendola più adeguata ad un concetto di<br />
benessere allargato, spendibile e godibile.<br />
All’interno del testo, schede organizzate<br />
per temi, illustrano quali sostanze d’uso<br />
quotidiano siano dannose oppure non etiche<br />
e come sostituirle con prodotti in commercio<br />
o con semplici preparazioni casalinghe.<br />
Un libro che ci sospinge a riflettere sui<br />
nostri modi di vivere,su come li abbiamo<br />
o ce li hanno cambiati.Negli ultimi 50 anni<br />
il mondo è stato attraversato da profondi<br />
cambiamenti: nelle società occidentali si<br />
sono affermati nuovi modi di pensare, di<br />
produrre e di vivere; si è verificato un vero e<br />
proprio capovolgimento di paradigma che ha<br />
coinvolto anche il rapporto con le abitudini<br />
alimentari e persino il linguaggio, le cui<br />
parole hanno assunto nuovi significati.<br />
Il tutto per arrivare ad un approccio con il<br />
cibo più consapevole e sano.<br />
46 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
47
Ecologia in vetrina<br />
Idee, oggetti e materiali innovativi, ecocompatibili e dal design accattivante, dedicati al<br />
consumatore attento all’ambiente, ma che non rinuncia al glamour di un prodotto speciale.<br />
AZ. AGR. FORTUNATO ERRERA: PRODOTTI TIPICI E OSPITALITÀ “PANTESCHI”<br />
Chi non conosce Pantelleria ha l’occasione non solo di visitarla e di godere del sole e delle<br />
bellezze naturali, ma anche di gustare le specialità che questa terra offre. A partire da questo<br />
numero la Famiglia Errera si propone di diventare il punto di riferimento di <strong>Ecoideare</strong> e di<br />
Rinenergy sia per gli abitanti dell’isola che dei suoi ospiti. Oltre all’Albergo Bue Marino, di<br />
proprietà, sul bordo della scogliera, l’azienda agricola di famiglia commercializza da oltre<br />
50 anni tutti i prodotti tipici di Pantelleria: capperi, olio, origano, passito, spumante, miele<br />
d’uva, confetture extra di zibibbo, di gelsi, di arance e di limoni, caponata e pesto “panteschi”<br />
in sei varianti. A chi si dichiara lettore di <strong>Ecoideare</strong>, è riservato uno speciale trattamento, sia<br />
nell’acquisto dei prodotti che nell’ospitalità. tel. 338 3521837 www.fortunatoerrera.it<br />
EcoNews<br />
IAQSENSE CAPTA LE PARTICELLE TOSSICHE<br />
L’Unione Europea ha finaziato il progetto IAQSENSE, un programma di ricerca<br />
per la messa a punto di una nanotecnologia capace di rilevare le particelle tossiche<br />
presenti negli edifici ,e negli abitacoli dei veicoli. riuscendo a determinare in<br />
tempo reale e con esattezza la loro concentrazione per poter intervenire in caso<br />
di livelli pericolosi per la salute umana. IAQSENSE sfrutta una nanotecnologia<br />
di sensori wireless a base di ioni e funziona come uno spettrometro, separando<br />
e analizzando le concentrazioni di ciascun gas.. Il sistema di sensori contro<br />
l’inquinamento indoor è rivoluzionario non soltanto per l’affidabilità, ma anche<br />
per le ridotte dimensioni e il costo basso che lo rendono pratico e pronto per il<br />
mercato di massa.<br />
www.rinnovabili.it/ambiente/iaqsense-inquinamento-indoor-123/<br />
E’ STATA DEFINITA LA CAFFETTIERA PERFETTA<br />
Piccola e geniale questa nuova caffettiera è al contempo ecologica, economica e fa un<br />
caffè espresso incredibilmente cremoso come mai si è visto prima.<br />
Rispetta l’ambiente in quanto riciclabile al 95% e non usa cialde o capsule. Utilizza la<br />
polvere di caffè per la tradizionale moka e si riscalda con qualunque fonte di calore, per<br />
questo è adatta per la famiglia, il campeggio, la nautica, l’ufficio, il turismo itinerante.<br />
E’ in acciaio inossidabile ed ha 5 anni di garanzia perché il cuore del sistema è un<br />
nuovo dispositivo brevettato che non è soggetto ad usura.<br />
Kamira è un prodotto innovativo, nato in Sicilia “pizzo free”, ovvero aderisce ad<br />
AddioPizzo, l’associazione delle imprese libere dalle mafie.<br />
www.kamiraonline.com<br />
ORYZA RISO&RISOTTO APRE ANCHE A MILANO<br />
Dopo Vicenza e Torino apre a Milano, quartiere isola, la risotteria che<br />
prende il nome dal nome botanico della pianta (Oryza Sativa) di proprietà<br />
della storica Azienda Agricola Tenuta Castello, nel Vercellese che dal 1833<br />
produce riso delle migliori varietà. Il locale prende forma e si sviluppa<br />
tutto attorno al riso, dal piatto principale al dessert. Un nuovo modello di<br />
ristorazione in una formula giovane, veloce e informale ma, soprattutto,<br />
di qualità. Solo 55 i coperti per cui è consigliabile prenotare.<br />
Via Volturno 31 – Milano – tel 02 36742680<br />
La macchina ecologica per l’espresso cremoso<br />
The eco-friendly coffee machine for a creamy espresso<br />
www.kamiraonline.com<br />
AURELIA NICOLINI, ARTE E LEGNO<br />
Fin da piccola osservando il padre, restauratore artistico di mobili,<br />
ha pian piano preso confidenza con le varie tecniche (intarsio<br />
policromo, intaglio), rispettando gli antichi metodi di lavorazione<br />
con prodotti naturali, la cura dei dettagli, le specificità e la bellezza<br />
del materiale. Il legno, dice l’artista, è un materiale che vive anche<br />
dopo il suo taglio e richiede quindi una conoscenza e un amore<br />
particolari. Attraverso la lavorazione del legno Aurelia trasforma e<br />
manifesta la sua passione per la natura, realizzando oggetti e quadri<br />
che abbelliscono l’ambiente e lo arricchiscono di quella energia<br />
sacra che appartiene agli alberi. aurelia.nicolini83@gmail.com<br />
www.facebook.com/aurelia.nicolini<br />
CCPB + IMC<br />
UN ORGANISMO DI CERTIFICAZIONE PIÙ FORTE<br />
La conferenza stampa del 10 aprile a Milano ha ufficializzato un vincolo<br />
inscindibile tra realtà leader del comparto bio italiano, un’aggregazione che<br />
darà vita ad un organismo di certificazione altamente qualificato e di elevata<br />
specializzazione. La fusione di IMC Istituto Mediterraneo di Certificazione con<br />
CCPB, storico certificatore del biologico italiano, è il traguardo di un percorso<br />
di partnership durato oltre dieci anni. L’unione delle due società è strategica e<br />
virtuosa con lo scopo di ottimizzare e sviluppare asset e competenze d’eccellenza<br />
e operatività nel settore dell’agroalimentare biologico www.ccpb.it<br />
GLIMMERS LA LAMPADA CAMALEONTICA<br />
Glimmers è la lampada da terra e da tavolo firmata dalla giovane designer Sharon<br />
Amoroso. E’ composta da sezioni a U della stessa forma, ma di diverse dimensioni,<br />
che possono chiudersi su se stesse ruotando intorno ad una lampada cilindrica.<br />
Con questo sistema semplice, è possibile regolare la quantità di luce emessa,<br />
massima con le sezioni chiuse una dentro l’altra, più diffusa quando sono aperte.<br />
Una lampada camaleontica che può modificarsi a seconda della luce naturale e<br />
delle esigenze di illuminazione dal design funzionale e al tempo stesso creativo.<br />
Glimmers è stata lanciata al Fuorisalone 2014 da Ecoepoque una start-up italiana<br />
che sostiene nuove idee di business con particolare attenzione alla sostenibilità<br />
attraverso l’utilizzo di materiali derivanti da processi di recupero e trasformati.<br />
www.ecoepoque.com<br />
IL CINQUE PER MILLE A GAIA<br />
Gaia Animali e Ambiente Onlus dal 1955 si batte per difendere animali<br />
e ambiente da cacciatori, inquinatori, commercianti di specie protette<br />
attraverso varie iniziative: sensibilizzazione contro l’abbondono di animali,<br />
denunce di malattratamenti, creazione di Uffici Diritti degli Animali presso i<br />
vari Comuni, informazioni su un corretto rapporto uomo-animali-ambiente,<br />
supporto legale. Basta una firma per dare un grande aiuto.<br />
Codice fiscale 97160720153 www.gaiaitalia.it<br />
48 ecoIDEARE - <strong>Maggio</strong> / <strong>Giugno</strong> 2014<br />
49
LE NOSTRE CONVENZIONI<br />
Per essere sempre più vicini ai nostri associati, Rinenergy ha stretto una serie di accordi per proporre sconti<br />
e convenzioni a chi presenterà la tessera, nei seguenti esercizi commerciali o aziende.<br />
Ristorante Biologico Corte Regina<br />
Viale Monza 16 Milano<br />
Tel. 02 28381873<br />
www.cortereginabio.it<br />
Aperto mezzogiorno e sera, il Ristorante propone specialità della<br />
migliore tradizione emiliana: gnocco fritto con salumi, tortelli ripieni<br />
di verdure. Ampia scelta di vini biologici e di altissima qualità.<br />
sconto del 10% su pranzi o cene.<br />
Agriturismo Bio Villa Padura<br />
Via Matteotti,1 – Castellana Sicula (Pa)<br />
Tel. 0921 562180<br />
www.agriturismovillapadura.it<br />
Azienda biologica con piscina a copertura telescopica, ampio parco,<br />
sei camere. Sconto del 10% per soggiorni da aprile a novembre,<br />
gratis per bambini fino a 5 anni, 50% per<br />
bambini dai 6 anni. Sconto 15% su pranzi o cene<br />
OLTRE ALL’ENERGIA PULITA TRACCIATA,<br />
SERVIZI ESCLUSIVI DI GREEN MARKETING<br />
...al Grande Cerchio<br />
Via M. Buonarroti 8 - 20145 Milano<br />
Tel. 0248004737 - Fax: 024812079<br />
www.algrandecerchio.it<br />
Ristorante biologico, punto di riferimento per la cucina vegetariana<br />
e vegana. A cena verrà offerto il dessert o il dolce fatto in casa.<br />
Cascina Guzzafame<br />
20083 - Vigano di Gaggiano (Mi)<br />
Tel: 02 9086659 - Fax: 02 91390495<br />
info@cascinaguzzafame.it<br />
www.cascinaguzzafame.it<br />
Sconto del 10% sulla spesa effettuata in negozio e sconto del 10%<br />
sulla prima notte trascorsa nel Bed & Breakfast.<br />
Agriturismo La Manna di Zabbra<br />
C/da Zabbra - SP 130 al km 4.00 - 90010 Pollina(PA)<br />
Tel. 0921-910083 - Cell. 339-6328555<br />
info@lamannadizabbra.com<br />
www.lamannadizabbra.com<br />
A Modo... Bio<br />
Località Pian di Spagna 22010 Gera Lario (CO)<br />
Tel. 331 3058670<br />
ordini@amodobio.org<br />
www.amodobio.org<br />
Produzione e consegna a domicilio di frutta e verdura biologica.<br />
Si possono prenotare visite alla cascina in un luogo molto bello, a due<br />
passi dal lago dove si possono fare acquisti direttamente.<br />
Multiutility S.p.a.<br />
Gruppo Dolomiti Energia<br />
Palazzo Fermi, Via Enrico Fermi, 4 - 37135 Verona<br />
Tel. 045 826 20 11 - Fax 045 826 20 62<br />
info@multiutility.it - www.multiutility.it<br />
Servizi e soluzioni integrate a PMI e enti per energia elettrica e gas<br />
naturali. Riduzione dell’1% sulle tariffe offerte.<br />
Erboristeria Planerbe<br />
Corso di Porta Romana 123 - Milano<br />
tel. 02 54071428<br />
www.planerbe.it - info@planerbe.it<br />
C<br />
M<br />
Y<br />
CM<br />
MY<br />
Strumenti per comunicare la scelta “Green”<br />
è 100% digitale<br />
amico dell’ambiente<br />
Abbuono di una notte per ogni sette di pernottamento<br />
nell’agriturismo; un pasto gratuito ogni cinque persone al ristorante<br />
biologico; per minimo 50 euro di acquisto di prodotti biologici<br />
Manna delle Madonie, spese di spedizione abbuonate; superati i<br />
100 euro, ulteriore sconto del 10%.<br />
Naturiamo<br />
Via Caccialepori, 27 Milano<br />
Tel. 02 437498<br />
Cel. 392 8347597<br />
Prodotti naturali, trattamenti olistici, corsi e seminari.<br />
Riflessologia ZU, visite omeopatiche, iridologia, fiori di Bach,<br />
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