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N. XXX<br />
Editoriale<br />
Gli ultimi dei Mohicani<br />
a cura del Direttore<br />
Da qualche tempo il tasso di rinnovamento nel settore dei lettori CD è drasticamente diminuito. Da qualche<br />
tempo sono tornate ad affacciarsi le meccaniche… Da qualche tempo si parla della morte del CD, vittima<br />
sacrificale tra lo streaming, il download (insomma tra la musica liquida e il rinato vinile), sorvolando<br />
sull’enorme parco di dischetti presenti all’interno delle case sparse nel globo terracqueo che<br />
ammonta a svariati miliardi di unità!<br />
Ese anche fosse? Non avremmo il piacere, persino<br />
il dovere di preservare dall’oblio queste<br />
nostre collezioni mettendoci nelle condizioni<br />
di assaporarne il valore nel modo migliore possibile?<br />
Sotto i colpi del mercato che cambia in funzione del<br />
cambiamento della domanda<br />
e degli stili di consumo<br />
(e disegna scenari il cui<br />
orizzonte è continuamente<br />
mutevole) cambia<br />
l’offerta, che non può non<br />
prendere atto della progressiva<br />
transumanza del processo<br />
di conversione digitale da quella<br />
che appariva la sua naturale sede, il<br />
lettore CD appunto, a nuovi coacervi di<br />
funzioni: nei numeri recenti di <strong>SUONO</strong><br />
vi abbiamo parlato di nuovi inclassificabili<br />
apparecchi (un pre, DAC, ampli<br />
cuffie è più un pre, un DAC o un ampli<br />
cuffie?) e di apparecchi perfettamente<br />
classificabili, come un hub digitale, che<br />
rispondono però a nuove e complesse<br />
esigenze. In tutto questo quale ruolo<br />
è destinato al lettore CD? Guardando<br />
al futuro l’evoluzione in una pura fonte<br />
digitale (quella che oggi definiamo<br />
meccanica) sembra la più logica anche se<br />
le strade interlocutorie intraprese da alcuni<br />
costruttori ipotizzano anche altro. Accuphase,<br />
ad esempio, con lungimiranza è stata<br />
tra le prime a inserire un ingresso digitale<br />
nei suoi lettori; come dire: offro nei miei<br />
apparecchi una fantastica decodifica D/A,<br />
perché non utilizzarla anche per altro? Come<br />
in tutti i periodi di incertezza si assiste poi a<br />
ridondanze e incongruenze: la nuova serie A<br />
di Rotel (e non solo questa) prevede un lettore<br />
CD che utilizza un chip di conversione più obsoleto<br />
di quello presente nell’amplificatore integrato che vi si associa…<br />
In attesa che<br />
il mercato si metta<br />
d’accordo…<br />
con se stesso (il DAC<br />
integrato<br />
negli ampli e un’offerta<br />
maggiore di meccaniche?),<br />
è indubbio<br />
che i lettori CD serviranno<br />
ancora a lungo<br />
(o almeno questo è<br />
il mio vaticinio, nonostante<br />
sia un sostenitore<br />
della musica<br />
liquida); vale però<br />
la pena domandarsi<br />
cosa rappresenti<br />
oggi un apparecchio<br />
di questo tipo<br />
e se abbia ancora<br />
senso, all’interno di un<br />
processo di globalizzazione<br />
che ha appiattito<br />
differenze e opportunità<br />
tecnologiche, sceglierne<br />
uno piuttosto che un altro.<br />
I tre esemplari oggetto<br />
di test in questo numero<br />
offrono la possibilità di verificare<br />
differenti approcci in<br />
materia e, conseguentemente,<br />
di “seminare” (lo abbiamo fatto qua<br />
e là nel testo) qualche considerazione<br />
generale che vi aiuti a identificare gli<br />
elementi per una scelta consapevole e<br />
coerente con le vostre esigenze. Perché<br />
se non esiste un migliore assoluto (e<br />
questo lo diciamo ormai da così tanto<br />
tempo da averne fatto un mantra),<br />
esistono soluzioni che incontrano o<br />
meno l’esperienza d’uso auspicata.<br />
E che questo sia un valore di cui tenere in gran<br />
conto abbiamo cominciato a raccontarvelo più recentemente…<br />
<strong>SUONO</strong> giugno 2017<br />
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