cooperativa - ambm
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luglio 2007<br />
Fermata facoltativa<br />
Gianmario Molteni<br />
Ma gli autobus si fermavano, come se fosse obbligatoria. Quello<br />
invece tirò dritto. Guardò l’orologio: 9.30. Ma alle 9.30 era<br />
uscito da casa! Il tempo per arrivare alla fermata e da qualche minuto<br />
aspettava: almeno le 9.45. Un’ora alla partenza del treno, e doveva<br />
anche fare il biglietto. A quell’ora gli autobus passavano ogni dieci<br />
minuti, però il traffico era scorrevole: forse in mezz’ora ce l’avrebbe<br />
fatta, in tempo anche per il biglietto. Male che andasse, l’avrebbe<br />
fatto in treno. Ma doveva prenderlo, altrimenti che figura col notaio!<br />
E senza rogito, niente mutuo trasloco rinviato… Per fortuna, l’autobus<br />
stava arrivando. Si mise sulla carreggiata, agitando un braccio. Se<br />
non fosse balzato sul marciapiede, l’autobus l’avrebbe investito. Stava<br />
ancora imprecando quando arrivò una signora. Aveva l’abbonamento<br />
in mano. “Quindi conosce gli orari” pensò. - Scusi, ce la faccio<br />
ad arrivare in stazione per le 10.35? - le chiese. Non rispose. Si consolò<br />
pensando che gli abbonati, sapendo gli orari, raggiungono la fermata<br />
poco prima del passaggio dell’autobus. Infatti arrivò quasi subito.<br />
La signora salì dalla portiera degli abbonati; lui andò verso la<br />
posteriore, che però non s’aprì. Batté sul vetro, ma l’autobus ripartì.<br />
Era avvilito: stava aspettando un autobus che, chissà perché, non si<br />
sarebbe fermato, per prendere un treno già partito, per un appuntamento<br />
certamente mancato. Era così avvilito da non accorgersi dell’automobile<br />
che s’era fermata.<br />
- Va alla stazione? - chiese l’uomo dal finestrino.<br />
- Sì - rispose imbarazzato.<br />
- Vado anch’io da quelle parti - e aprì la portiera.<br />
- La ringrazio. Dove mi lascia? -.<br />
- Passo proprio dalla stazione -.<br />
- Grazie, sono in ritardo. Ce la facciamo in mezz’ora? -.<br />
L’uomo annuì, accelerò e accese la radio.<br />
Riconobbe le note iniziali della Quinta, quasi subito interrotte da una<br />
voce nasale: “Oggi la rubrica ‘Mestieri’ tratta di un lavoro strano. Per<br />
questo abbiamo invitato a parlarne chi lo fa. Buon ascolto”. Ancora le<br />
stesse note e poi una voce pastosa: “Del mio lavoro non parlo volentieri,<br />
però quelli della radio hanno insistito…: perciò eccomi qui. Lavoro a<br />
contatto dei medici, ma non sono infermiere: il mio lavoro comincia<br />
quando secondo loro non c’è più niente da fare. No, non sono neppure<br />
becchino. Io inizio appena i medici finiscono e termino poco prima che<br />
il becchino cominci. Come ogni mestiere, anche il mio s’impara facendolo.<br />
I primi anni sono difficili; poi con l’esperienza tutto è più semplice,<br />
perché l’occhio è allenato a capire come una persona muore”.<br />
- Se non le interessa… - disse l’uomo accennando a spegnere la radio.<br />
- Francamente, m’interessa solo prendere il treno -.<br />
“Innanzi tutto devo capire se una persona muore serena. Se muore dopo<br />
una malattia, è facile: mi basta un’occhiata nel momento del decesso. Più<br />
difficili sono le morti improvvise: morire d’infarto non è come morire in<br />
un incidente stradale. Ma anche la morte per scontro frontale è diversa<br />
da quella per tamponamento. In pratica, si capisce come una persona<br />
muore solo se vede la morte in faccia; se invece la morte la prende alle<br />
spalle non si capisce. Di solito però la morte guarda in faccia: così io<br />
capisco se la persona muore serena. Mi basta vedere il volto: disteso o<br />
turbato. Intendiamoci: tranne i suicidi di cui parlerò poi, nessuno vuole<br />
morire; però quando quel momento arriva, si dovrebbe accettarlo serenamente.<br />
Pochi però ci riescono. Un medico mi spiegò che dipende da<br />
un conflitto tra anima e corpo”.<br />
- Anche la radio sta scadendo, non le pare? - chiese. L’uomo non rispose.<br />
Per non distrarlo dalla guida, lasciò correre.<br />
“Se in vita il corpo ha fatto ciò che l’anima gli ha indicato, entrambi<br />
accettano serenamente di morire. Un esempio chiaro sono i suicidi: l’anima<br />
decide di farla finita e il corpo la segue, morendo con lei. Ma se il<br />
corpo non ha sempre ubbidito, l’anima, ritenendo di non aver finito il<br />
proprio compito, non vuole morire e lo lascia. In quel momento il corpo<br />
ha l’ultimo sussulto e sul volto compare un’espressione turbata. E’ allora<br />
che inizia la seconda parte del mio lavoro: trovare l’anima per ricongiungerla<br />
al corpo”.<br />
- Per favore, che ora è? - chiese. L’uomo gli mostrò il polso: 9.30. Non<br />
osò dirgli che l’orologio era fermo.<br />
2007<br />
dalla nostra<br />
<strong>cooperativa</strong> <strong>cooperativa</strong><br />
“Le statistiche dicono che su cento persone undici muoiono serene e per<br />
quattro non c’è niente da fare perché la morte le ha prese di spalle. Quindi<br />
l’ottantacinque per cento delle anime è in giro e io devo trovarle”.<br />
L’auto aveva imboccato una via stretta e poi il viale delle Rimembranze.<br />
La radio lo infastidiva, ma non osò chiedere all’uomo di spegnerla.<br />
“Se hanno lasciato il corpo da tre-quattro ore, è facile. Infatti, si comportano<br />
come se lavorassero ancora, perché è dal lavoro, qualunque<br />
sia stato, contabile medico avvocato gigolo o meccanico non importa,<br />
che hanno avuto soldi, soddisfazioni, potere o altro. Quindi le<br />
trovo in banche, officine, aule giudiziarie, alberghi a ore, ospedali,<br />
anche in luoghi di villeggiatura, ma sempre per lavoro, non per svago.<br />
Nelle chiese invece è inutile cercarle: non ci vanno mai. Prima le<br />
trovo, più guadagno: se impiego tre ore guadagno tot, diciamo cento;<br />
sei, settanta, e così via. Le tariffe le sa mia moglie, tiene lei i conti;<br />
io so che se non le trovo in un paio di giorni, mi conviene cercarne<br />
altre, a spasso da poco. Ma non trascuro quelle non trovate subito: le<br />
cerca il mio aiutante, un ragazzo che sta imparando il mestiere e s’accontenta<br />
di poco. L’ultimo aspetto è perché cercarle”.<br />
- Già, perché cercarle? - disse ironico, sperando che l’uomo capisse<br />
di spegnere la radio. Ma non lo fece, forse perché stava attraversando<br />
a semaforo giallo un incrocio.<br />
“Le anime a spasso non danno fastidio: quindi sembra inutile cercarle.<br />
Invece dei motivi ci sono: innanzi tutto, lasciandole a spasso, col tempo<br />
il loro numero supererebbe quello dei vivi. Certo, già oggi i morti sono<br />
più dei vivi: però sono morti morti, non morti a metà. Pensate alle conseguenze<br />
di un morto a metà: i medici non rilascerebbero il certificato<br />
di morte; mariti e mogli non diventerebbero vedovi e vedove e quindi<br />
non potrebbero risposarsi in chiesa ma solo divorziare; e che ne sarebbe<br />
dell’eredità di un morto a metà? C’è poi un motivo che i medici chiamano<br />
umanitario: evitare che le anime soffrano scoprendo che la loro<br />
volontà non serve se il corpo non la trasforma in azioni. Infine, il motivo<br />
secondo me più importante: bisogna ricongiungere le anime ai corpi<br />
per mettere ordine. So bene che di questi tempi l’ordine sta a cuore a<br />
pochi, ma senza ordine non c’è futuro. Non sono parole esagerate:<br />
anche la Bibbia dice che all’inizio era il caos. E il Padreterno ha creato<br />
il mondo proprio per mettere ordine”.<br />
Dal fondo del viale intravide la stazione. Con sollievo disse quasi tra sé:<br />
- Siamo quasi arrivati -.<br />
“Solo un aspetto non ho spiegato: come faccio a riconoscere un’anima a<br />
spasso? Mi spiace, ma a questa domanda non rispondo: come ogni<br />
mestiere, anche il mio ha i suoi segreti. Mi rendo conto che…”.<br />
L’uomo spense la radio, ma la voce pastosa proseguì: - …è come aver<br />
raccontato la trama di un libro senza rivelarne la fine -.<br />
Guardò l’uomo, che accostò dicendo: - Ha capito che era un nastro<br />
registrato, vero? Le spiego. Quando trovo un’anima a spasso, innanzi<br />
tutto devo farle credere che sono lì per darle una mano. Con lei è<br />
stato facile: aveva fretta di andare in stazione. Poi con alcuni trucchi<br />
la metto un po’ a disagio. Con lei ho usato la radio: in auto è meglio,<br />
evita domande. Infine la convinco a ricongiungersi al corpo. Mi<br />
creda, non è facile trovare gli argomenti adatti a ciascuna. Adesso<br />
dovrei farlo con lei. Ma sono stanco: sono in piedi da ieri per quattro<br />
anime, cinque con lei. Quando stamani alle 9.30 mi hanno informato<br />
che il suo cuore aveva cessato di battere, sono venuto a casa sua.<br />
Vedendo il corpo steso sotto l’androne e il volto contratto, ho capito<br />
che non era stata una morte serena. Ho preso subito l’automobile e<br />
tutto è andato come avevo previsto: nonostante i suoi sforzi, gli autobus<br />
non si sono fermati. L’ho vista: ero a metà del viale. E sono certo<br />
che ha già ripensato a quanto è successo. Gli autobus che tiravano<br />
dritto l’hanno sconcertata, vero? E si è stupito che la signora non le<br />
ha risposto. Anche il monologo della radio le è sembrato assurdo. Ma<br />
quando la mia voce s’è sostituita alla radio, lei ha chiuso subito il cerchio:<br />
intuendo che non erano coincidenze casuali, ha collegato in<br />
modo logico le assurdità e ha capito. Molte anime invece non ci riescono.<br />
Certo, quando la realtà diventa inspiegabile, possono nascere<br />
dubbi. Ma un conto sono i dubbi, un altro angosce e paure. Molte<br />
anime vivono con paura ogni evento, anche il più banale, persino un<br />
orologio che si ferma. Lei invece conosce il valore del dubbio e non<br />
s’è lasciata prendere dal panico, lei sa che la paura blocca ogni riflessione.<br />
Mi creda, sono poche le anime intelligenti come lei che coltivano<br />
il dubbio per riflettere. Lei sa che la riflessione anticipa la realtà<br />
e ha già capito dove la sto portando -.<br />
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