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Come un coro di<br />
voci dissonanti<br />
ma armonizzate,<br />
i personaggi ci<br />
attraversano e lasciano<br />
come segno del loro<br />
passaggio un’emozione,<br />
una paura, un ricordo,<br />
un profumo<br />
leggero, dai toni spesso sognanti<br />
e disincantati e che riesce a<br />
trasformare storie drammatiche<br />
in camei di rarefatta bellezza.<br />
Quasi come fossero un coro di<br />
voci dissonanti ma armonizzate,<br />
i personaggi ci attraversano e<br />
lasciano come segno del loro<br />
passaggio un’emozione, una<br />
domanda, una paura, un ricordo,<br />
un profumo. Nei racconti<br />
l’autrice esplora la periferia<br />
umana, spaziale e psicologica,<br />
parla di società, di omosessualità,<br />
costruisce e decostruisce l’essere<br />
donna, l’essere madre, l’essere<br />
figli e così, a poco a poco, ci parla<br />
dell’essere persona prima che<br />
personaggio.<br />
Questi frammenti sono, infatti,<br />
tutti scaturiti da incontri reali<br />
vissuti dall’autrice ed è questo a<br />
rendere accattivante la lettura<br />
de La teoria della buona forma. Non<br />
c’è finzione, non c’è invenzione,<br />
si percepisce la realtà pulsante e<br />
vibrante che è proprio lì davanti<br />
ai nostri occhi. La Teoria della buona<br />
forma è una perfetta sintesi della<br />
società moderna, dei sogni, delle<br />
paure e delle contraddizioni che la<br />
attraversano, ma soprattutto punta<br />
il riflettore su quel grande e unico<br />
racconto che è la vita.<br />
<strong>#3D</strong> MAGAZINE 61