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SUONO n° 519

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N. XXX<br />

Editoriale<br />

Quanti buoi ci sono ancora<br />

nella stalla?A cura del direttore<br />

Tra pochi giorni (23 ottobre) saranno passati esattamente 16 anni<br />

dalla presentazione da parte di Steve Jobs dell’iPod. A distanza<br />

16 anni da allora l’iPod è più che in pensione (abbiamo dovuto<br />

googlare per essere certi di averlo scritto in maniera corretta tanto è<br />

desueto il termine!), sostituito da strumenti più performanti ma con la<br />

medesima visione di un nuovo concetto della fruizione musicale. Il suo<br />

geniale creatore, di cui invece ci si ricorda ancora bene il nome, ci ha abbandonato<br />

anch’egli… Questi 16 anni hanno però lasciato ben poca traccia<br />

nell’agorà dell’alta fedeltà, più interessata a difendere i suoi confini che<br />

ad ampliarli; solo in tempi recenti il fronte si è incrinato tra acquisizioni,<br />

nuove strategie e una timida apertura verso il nuovo (nuovo relativo,<br />

considerati i tempi di sviluppo e attuazione) che avanza: Sonus faber ha<br />

da poco in catalogo l’SF16, Klipsch apre il suo dipartimento “Digital”,<br />

McIntosh comincia le grandi strategie di avvicinamento (vedi in questo<br />

numero) e così via. Quasi 10.000 giorni buttati via o quasi, secondo il<br />

nostro parere, rispetto alla possibilità di rivitalizzare un settore sofferente<br />

in prima battuta proprio per la mancanza di ricambio perché nel frattempo<br />

un sempre maggior numero di persone, la “gente”, proprio per la<br />

facilità di accesso consentita dai nuovi strumenti ,si è messa (ri-messa)<br />

ad ascoltare musica generando un fiume potente anche se focalizzato su<br />

“rivoli” differenti dal passato. Come condurli alla causa del buon ascolto?<br />

C’è ancora la possibilità di chiudere il recinto prima che tutti i buoi siano<br />

fuggiti? È già passato l’ultimo treno o un biglietto nelle carrozze di coda<br />

è ancora disponibile? Pensando positivamente, una chance ce la daremmo,<br />

a patto di mettere in atto una profonda opera di ricostruzione nei<br />

valori, nella loro comunicazione, nella sostanza, nel prodotto: le aziende<br />

veramente hi-end, quelle che hanno davvero a cuore i valori e la qualità,<br />

possono offrire al mercato, ai consumatori, una prospettiva che una pur<br />

prodigiosa Sonos (vedi l’articolo all’interno della rivista) e le altre startup<br />

o ex start-up non prendono in esame, partendo da un punto di vista<br />

che abbraccia un pubblico più allargato. Se questo accadrà il gap che si<br />

è generato in questi 16 anni, dove è mancata l’assistenza al consumatore<br />

di prima fascia, potrà essere colmato, a patto che si affronti la sfida con<br />

un’opera sinergica tra i vari elementi della filiera professionale della<br />

riproduzione musicale.<br />

L’audio rimane strategico sia nella musica che oltre (vedi gli intelligenti<br />

personal assistant) e le indicazioni che provengono dal più grande salone<br />

dell’elettronica (l’IFA) confermano un interesse che travalica i soliti<br />

nomi noti ma torna a coinvolgere i grandi dell’elettronica. La presenza<br />

di questi colossi (se comprenderanno l’onda che cercano di cavalcare) è<br />

indispensabile per tornare a comporre quel tessuto di base che costituisce<br />

le fondamenta su cui riedificare il segmento di qualità della riproduzione<br />

sonora. Senza un percorso costituito da piccoli passi, il divario tra consumer<br />

e specialistico è troppo forte e rappresenta una barriera troppo<br />

grande per essere superata dai nuovi adepti. Ne dovrebbero tenere conto<br />

anche quelle che sono le nostre “finestre sul mondo”, i nostri negozi<br />

specializzati, nel proporre a loro volta soluzioni ipotizzate su vari step<br />

che rappresentino, di nuovo, le esigenze degli utenti. Perché senza questo<br />

processo virtuoso, l’alta fedeltà è destinata a inaridire come un lusso<br />

vacuo che porta inevitabilmente a una insoddisfazione costante.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 3


Sommario<br />

N. XXX<br />

EDITORIALE ............................................................................3<br />

ANTENNA ...............................................................................8<br />

INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

UNA CUFFIA SALVERÀ L’HI-FI? Reportage London CanJam di Vincenzo Maragoni ......................20<br />

DA JEAN A JEAN Jean-Claude Reynaud di Paolo Corciulo .......................................30<br />

N. <strong>519</strong><br />

SETTEMBRE 2017<br />

DOSSIER<br />

GENERAZIONE... BOH? di Paolo Corciulo ................................................34<br />

CHANCE, RISCHIO O GRANDE DISILLUSIONE? di Salvatore Nocerino ....................38<br />

50 ANNI SENZA DI LUI In ricordo di John Coltrane di Antonio Gaudino ........................44<br />

TERRA E FUOCO Intervista a Carmen Consoli di Elena Marisol Brandolini ......................48<br />

UNA MAGIA JAZZ DA RIASCOLTARE INSIEME Intervista a Fabio Concato di Vittorio Pio ......50<br />

SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

LA SOUNDBAR INCONTRA L’HI-FI Sonos Playbase de Il Tremila ..............................52<br />

GIRADISCHI Elac Miracord 90 a cura della redazione .........................................56<br />

UNITÀ PHONO VTL TP 2.5 II a cura della redazione ..........................................62<br />

PS AUDIO DS, Huron e altre storie a cura della redazione .....................................66<br />

LETTORE DIGITALE Rotel CD14 a cura della redazione .......................................72<br />

DIFFUSORI PMC Twenty 5.23 a cura della redazione .........................................76<br />

DIFFUSORI ProAc Response DT8 a cura della redazione ......................................80<br />

SECONDO NOI LA CLASSICA Medioevo e canto gregoriano di Andrea Sartini ...................84<br />

RIASSUNTO E A CAPO Neil Young di Antonio Gaudino .......................................86<br />

DIRECTOR’S CUT a cura di Antonio Gaudino ................................................88<br />

CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE ........................90


ANTENNA<br />

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McIntosh alla conquista del mondo<br />

Nuovi prodotti come se piovesse, un managment che si amplia e nuovi target da commercializzare per il<br />

marchio più iconico del settore Hi-Fi.<br />

Non meno di cinque nuovi prodotti, presentati a partire<br />

dal Monaco Hi-End, e l’inserimento di due nuove figure<br />

chiave nell’organico: McIntosh mette in soffitta la sua<br />

immagine di marchio conservatore e si accinge a una strategia<br />

a tutto tondo. I prodotti certificano quel che si è già fatto, la<br />

scelta delle persone e quel che si vuole fare da ora in avanti…<br />

Per questo partiamo dai due nuovi “innesti” nel managment del<br />

marchio per capire l’aria che tira nella casa americana e quali<br />

potrebbero essere le novità nel prossimo futuro. Sono entrati nel<br />

McIntosh Group Jérôme Mathieu e Jeff Poggi. Il primo ricoprirà<br />

la figura di Chief Product Development Officer (CPDO) per il<br />

personal audio e può vantare un’esperienza decennale in Parrott<br />

nel campo manageriale ma con un background da ingegnere.<br />

Poggi (che sarà co-Chief Executive Officer and Board member)<br />

ha lavorato per 20 anni tra Bose e Harman nel settore Car Audio<br />

che, per ammissione ufficiale di McIntosh, “è un segmento che<br />

rappresenta una chiave di volta per le nostre opportunità di<br />

sviluppo”. Poggi avrà anche il ruolo di responsabile dello sviluppo<br />

del settore Lifestyle e sovraintenderà all’operato dei marchi Sonus<br />

faber, Sumiko e Audio Research. Come si vede grandi manovre<br />

verso i nuovi segmenti della riproduzione, un treno che (ormai<br />

tutte le aziende se ne sono rese conto) non può più essere perso!<br />

In attesa delle novità che scaturiranno dall’inserimento dei nuovi<br />

innesti, molto più classiche le new entry in termini di prodotto, a<br />

partire da quello a nostro modo più significativo, almeno in termini<br />

di tendenze (vedi nell’articolo dedicato al genere), della meccanica<br />

in formato compatto MCT 80 dedicata alla linea mini della casa.<br />

L’apparecchio, affiancandosi all’MCT450, rende l’azienda una<br />

delle più prolifiche dello specifico segmento. “Prolifico” è inoltre<br />

un termine che ben si adatta al catalogo della casa americana<br />

6 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


in fatto di integrati, che si arricchisce di<br />

ben due nuovi modelli per arrivare a un<br />

totale di sette. L’MA 8900 è un integrato<br />

ad alta potenza che utilizza alcune nuove<br />

soluzioni come il sistema Monogrammed<br />

Heatsinks (basato sulla scelta di materiali<br />

dalle migliori proprietà di conduzione<br />

termica) e, soprattutto, del nuovo modulo<br />

digitale DA1, facilmente sostituibile in caso<br />

di obsolescenza (piuttosto rapida nel caso di<br />

componenti dedicati alla conversione D/A).<br />

L’MA 9000 è il nuovo top di gamma, con potenza<br />

ancora maggiore e una pletora di dieci<br />

ingressi analogici (2 bilanciati, 6 sbilanciati<br />

MM e MC, entrambi con carico regolabile).<br />

Utilizza anch’esso il modulo DA-1 per la<br />

sezione di conversione digitale con ingressi<br />

sdoppiati sia ottico che coassiale. La sezione<br />

cuffia è particolarmente curata e, dettaglio,<br />

le alette di raffreddamento sono sagomante<br />

a riprodurre il monogramma del marchio.<br />

Se da un lato la meccanica può rappresentare<br />

un ritorno, il lettore CD è una certezza:<br />

in gamma ora sono due con la new entry<br />

dell’MCD 350, modello compatibile con il<br />

formato SACD. Dispone di uscite analogiche<br />

bilanciate e non e digitali coassiale e<br />

ottica. Effettua la lettura dei dati a 2x e<br />

utilizza una memoria buffer per migliorare<br />

la lettura e la correzione degli errori.<br />

Da segnalare, infine, l’ingresso sul mercato<br />

del processore A/V MX160, dotato anche di<br />

sistema di correzione acustica e in grado di<br />

leggere tutti i principali e numerosi formati<br />

utilizzati nella riproduzione cinematografica<br />

domestica. Prezzi ancora da definire...<br />

Il tremila<br />

Distributore: MPI ELECTRONIC SRL<br />

- www.mpielectronic.com<br />

Meccanica McIntosh MCT-80<br />

Dimensioni: 29,2 x 14,9 48,3 cm (lxaxp)<br />

Peso: 15 Kg<br />

Tipo: doppio laser compatibile CD (CD-R e<br />

CD-RW), SACD, MP3 e WMA Caricamento: a<br />

slitta Uscite: 1 coassiale, 1 ottica (entrambe<br />

24/192), 1 MCT proprietaria<br />

Amplificatore integrato McIntosh MA-8900<br />

Dimensioni: 44,45 x 19,37 x 55,88 cm (lxaxp)<br />

Peso: 34,10 Kg<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />

2 x 200 W su 8 Ohm stato solido Accessori<br />

e funzionalità aggiuntive: Ingresso cuffia,<br />

Controlli di tono Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000<br />

+0,-0.5dB S/N (dB): 113 Phono: MM (0.25 mV/<br />

KOhm) MC (2.5 mV/ Ohm) Ingressi analogici: 6<br />

RCA 1 XLR Ingressi digitali: Ottico / RCA / USB<br />

HiRes Note: modulo D/A a 32 bit incorporato,<br />

con USB 32/384 compatibile DSD 256 e DXV<br />

384 kHz<br />

Lettore digitale McIntosh MCD 350<br />

Dimensioni: 44,45 x 15,24 x 48,30 cm (lxaxp)<br />

Peso: 12,70 Kg<br />

Tipo: da tavolo Formati compatibili: CD, MP3,<br />

SACD stereo, WMA Sistema di conversione audio<br />

D/A: 32 bit - 192 kHz Risp. in freq. (Hz): 4 - 20.000,<br />

±0.5dB THD (%): 0,002 S/N (dB): 108 Uscite analogiche<br />

RCA (V/Ohm): <strong>n°</strong>1 - 2.0 V/600 Ohm Uscite<br />

analogiche XLR (V/Ohm): <strong>n°</strong>1 - 4.0 V/600 Ohm<br />

Uscite digitali: Ottica, Coassiale<br />

Amplificatore integrato McIntosh MA 9000<br />

Dimensioni: 44,45 x 24 x 55,88 cm (lxaxp)<br />

Peso: 45,80 Kg<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />

2 x 300 W su 8 Ohm Accessori e funzionalità<br />

aggiuntive: Ingresso cuffia, Controlli di tono Risp.<br />

in freq. (Hz): 10 - 100, +0, -3dB THD (%): 0,005 S/N<br />

(dB): 114 Phono: MM (0,30 mV/ KOhm) MC (3 mV/<br />

Ohm) Ingressi analogici: 6 RCA 2 XLR Ingressi<br />

digitali: Ottico / RCA / USB HiRes Note: Modulo<br />

di conversione DA-1 basato su processore 32/384<br />

a 8 canali in grado di leggere segnali DSD fino a<br />

256 e DXD fino a 384 via USB. ingrwssi ottici e<br />

coassiali a 24/192<br />

NUOVA SERIE<br />

www.pmc-speakers.com<br />

The definition of performance.<br />

vieni ad ascoltarle a Cassano d’Adda da:<br />

Visconti Alta Fedeltà<br />

Se amate la musica,<br />

noi, possiamo fare molto per Voi.<br />

Piazzale Gobetti 20062 Cassano d’Adda (MI)<br />

Tel: +39 0363 361120<br />

info@viscontialtafedelta.it<br />

7


ANTENNA<br />

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Nuovi attori analogici<br />

Mobile Fidelity Sound Lab (MFSL) si è specializzata da oltre quarant’anni<br />

nella rimasterizzazione e ristampa sia in analogico che in<br />

digitale di tantissimi titoli, spesso leggendari, ricavati dalla ricerca un<br />

po’ in tutti i generi musicali dei nastri originali dai quali ripartire per<br />

ottenere prodotti di qualità superiore. Il ritorno d’interesse del vinile<br />

ha fatto cambiare idea all’azienda americana<br />

in merito al suo proposito, sorto qualche<br />

anno fa, di abbandonare il disco nero:<br />

oggi il catalogo in vinile è nuovamente<br />

ricchissimo, con continui miglioramenti<br />

nel lavoro di ristampa che coinvolgono<br />

quasi tutti gli aspetti di tale<br />

processo. Da qui una serie di innovazioni<br />

tecnologiche brevettare nel campo della masterizzazione<br />

e della stampa dei dischi. Molte di<br />

La testinja MasterTracker<br />

queste soluzioni originali sono state utili per la<br />

realizzazione dei suoi primi prodotti hardware: due giradischi completi<br />

di braccio, tre fonorilevatori dedicati e due pre-phono. Questa svolta è<br />

il frutto di numerose collaborazioni con diversi leggendari progettisti<br />

specializzati nell’hardware analogico. L’obiettivo è quello di offrire un<br />

livello di qualità all’altezza del marchio MFSL, a un costo moderato.<br />

I pre-phono (StudioPhono e l’UltraPhono) sono realizzati negli USA e progettati<br />

dall’ingegner Tim De Paravicini, già collaboratore<br />

per MoFI per la realizzazione dei circuiti di masterizzazione<br />

Gain 2 e Ultra Analog e<br />

noto per le sue amplificazioni anche<br />

con il marchio EAR; dispongono<br />

di un guadagno selezionabile,<br />

mono mode commutabile e<br />

un filtro subsonico. L’UltraPhono<br />

dispone anche di un amplificatore per<br />

Il giradischi UltraDeck<br />

cuffie di classe A, per chi ama ascoltare<br />

le cuffie di fascia alta. Entrambi i modelli<br />

di giradischi (StudioDeck e UltraDeck) sono a telaio rigido, progettati<br />

con la consulenza del veterano<br />

Allen Perkins, responsabile di Tim Parravicini<br />

molti disegni con trazione a<br />

cinghia per Sota, RPM e Spiral Groove. Da annoverare anche il contributo<br />

di un esperto nel controllo delle vibrazioni, Mike Latvis, della Harmonic<br />

Resolution Systems, che ha realizzato i piedini di accoppiamento al piano<br />

d’appoggio. Il piatto è in pesante Delrin, materiale noto per le sue qualità<br />

smorzanti. Il perno di rotazione del piatto è di tipo invertito in acciaio e<br />

sede in bronzo con tolleranze molto ristrette. Analoghe lavorazioni fini<br />

sono dedicate all’articolazione cardanica del braccio da 10 pollici, completamente<br />

regolabile, con canna dritta in alluminio e cablaggio Cardas<br />

(per la versione Ultra Arm). Ogni giradischi può essere dotato di un<br />

fonorilevatore dedicato tra i modelli<br />

StudioTracker, UltraTracker<br />

e MasterTracker, ognuno<br />

dei quali progettato<br />

in collaborazione<br />

con Allen Perkins.<br />

Questi fonorilevatori<br />

sono costruiti in Giappone,<br />

seguendo un disegno (a due magneti<br />

gemelli contrapposti con un angolo a V stretta)<br />

analogo a quanto visto nei bulini incisori dei torni<br />

Il giradischi StudioDeck<br />

usati per realizzare i dischi master, con l’intento di<br />

avvicinare il più possibile la lettura di un disco a quanto effettivamente<br />

inciso nella fase di mastering. Il doppio magnete V-Twins dovrebbe<br />

inoltre favorire una eccellente separazione stereo.<br />

Estremamente interessanti i prezzi previsti: i giradischi The StudioDeck e<br />

l’UltraDeck saranno infatti venduti tra i 1.000 e i 2.000 dollari, a seconda<br />

del modello di fonorilevatore scelto (che spaziano tra i 200 dollari della<br />

StudioTracker ai 700 della MasterTracker). Decisamente abbordabili<br />

anche i prezzi dei due pre-phono, con lo StudioPhono a quota 250 dollari<br />

e l’UltraPhono a 500.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

Giradischi Mobile Fidelity Electronics StudioDeck<br />

Dimensioni: 50 x 13,7 x 36,2 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8,5 kg<br />

Tipo: con braccio Telaio: rigido in MDF e lamina in acciaio<br />

e piedini antivibrazioni HRS Trasmissione: a cinghia con<br />

motore 300 RPM AC sincrono Piatto: in delrin 19 mm di<br />

spessore e 1,7 kg di peso Velocità (RPM): 33 e 45, cambio<br />

manuale Braccio: 10 pollici MoFi Studio Alzabraccio: idraulico<br />

Wow & Flutter (%): 0,17-0,25 Rumble (dB): 72 Note: cuscinetto<br />

piatto invertito in acciaio, sede in bronzo e teflon<br />

Braccio Mobile Fidelity Electronics StudioArm<br />

Tipo: dritto, canna in alluminio Articolazione: giunto cardanico<br />

Lunghezza (mm): 254 Massa effettiva (g): 35 Peso<br />

massimo ammesso (g): 5-10 Regolazioni: tracking force,<br />

VTA, azimuth e offset (+/- 2°) Antiskating: si Overhang<br />

(mm): 18<br />

Unità phono Mobile Fidelity Electronics StudioPhono<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido Impedenza MM<br />

(kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): 75, 100, 500, 1k, 10k,<br />

47k Note: guadagno regolabile 40-66 dB; distorsione THD<br />

< 0.01% (MM) / < 0.012% (MC). Alimentazione separata<br />

Giradischi Mobile Fidelity Electronics UltraDeck<br />

Dimensioni: 50 x 15,2 x 36,2 cm (lxaxp)<br />

Peso: 10,4 kg<br />

Tipo: con braccio Telaio: rigido su piedni antivibrazione<br />

HRS Trasmissione: a cinghia, motore sincrono 300 rpm<br />

AC Piatto: in delrin da 33 mm di spessore e 3 kg di peso Velocità<br />

(RPM): 33 e 45, cambio manuale Braccio: 10 pollici<br />

MoFi Ultra Alzabraccio: idraulico Wow & Flutter (%): 0,017-<br />

0,025 Rumble (dB): 74 Note: base in MDF e tre lastre in<br />

allumino. Perno piatto invertito in acciaio indurito, sede in<br />

bronzo e zaffiro reggi spinta<br />

Braccio Mobile Fidelity Electronics UltraArm<br />

Tipo: dritto, canna in alluminio e cablaggio Cardas Articolazione:<br />

cardanica Lunghezza (mm): 254 Massa<br />

effettiva (g): 35 Peso massimo ammesso (g): 5-10 Regolazioni:<br />

tracking force, VTA, azimuth e offset (+/- 2°) Antiskating:<br />

si Overhang (mm): 18<br />

Fonorivelatore Mobile Fidelity Electronics StudioTracker<br />

Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 3,5 Risp. in freq.<br />

(Hz): 20-20.000 Forza di appoggio (g): 1,8-2,2 Stilo: ellittico<br />

Impedenza di carico (Ohm): 47k/100pF Note: generatori<br />

V-Twin dual-magnet; corpo in polimero<br />

Fonorivelatore Mobile Fidelity Electronics UltraTracker<br />

Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 3,5 Risp. in freq.<br />

(Hz): 20-25.000 Forza di appoggio (g): 1,8-2,2 Stilo: Nude<br />

Elliptical Impedenza di carico (Ohm): 47k/100pF Note: generatori<br />

V-Twin dual-magnet; corpo in lega di alluminio e<br />

acciaio inossidabile<br />

Fonorivelatore Mobile Fidelity Electronics MasterTracker<br />

Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 3,0 Risp. in freq.<br />

(Hz): 20-25.000 Forza di appoggio (g): 1,8-2,2 Stilo: Mcro<br />

Line Impedenza di carico (Ohm): 47k/100pF Note: generatori<br />

V-Twin dual-magnet: corpo in lega d’alluminio e<br />

acciaio inossidabile<br />

Unità phono Mobile Fidelity Electronics UltraPhono<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): 75, 100, 500, 1k, 10k,<br />

47k Note: guadagno regolabile 40-66 dB; THD < 0.006% (MM) / < 0.055% (MC). Uscita cuffia con stadio di amplificazione<br />

8V RMS Max, 62 Ohms, 1.5 W per canale e controllo di volume a 31 passi, 2dB per step da 0 a 62 dB. Alimentazione separata<br />

Mobile Fidelity Electronics al momento non è importata in Italia; sito: www.mofielectronics.com<br />

8 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


ANTENNA<br />

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MISSION POSSIBLE<br />

Quando Moreno Conti ebbe l’idea di produrre tavolini per componenti Hi-Fi (1990) erano pochissimi i costruttori di questo<br />

tipo e questa storicità è uno degli elementi che ha permesso al marchio Solidsteel di conquistare una solida reputazione in<br />

tutto il mondo pur restando l’azienda di piccole dimensioni (“Our is a small Italian company” recita la pubblicistica<br />

aziendale). La morte del fondatore nel 2013 non ha frenato lo sviluppo aziendale affidato da allora ai<br />

due figli Gaetano e Manfredi (nella foto) che hanno via via razionalizzato il catalogo dividendolo in due linee,<br />

Hyperspike e Serie S.<br />

“I nostri tavoli Hyperspace Prestige sono i nuovi top di gamma perché hanno le parti strutturali finemente tornite<br />

e nuovi e innovativi ripiani in ceramica frutto di una ricerca durata un anno e mezzo: una lastra di ceramica viene<br />

alloggiata in superficie mentre all’interno del ripiano c’è schiuma poliuretanica di media e alta densità. I bordi<br />

sono resinati per permettere le forature e la parte opposta, il retro è in laminato. I bordi e la parte sottostante sono<br />

interamente verniciati e le superfici sono interamente antigraffio. La serie S, all’opposto, è nella gamma entry level il<br />

più economico. Il nostro scopo è quello di utilizzare lo stesso criterio tecnico basato sulle punte per produrre articoli<br />

che, in base al differente impiego di materiali, abbiano costi differenti”. Dal 2006 la gamma Hyperspike è anche<br />

completamente modulare e ha sostituito i prodotti saldati con piani ed elementi disaccoppiati con l’obiettivo<br />

di smorzare maggiormente le vibrazioni.<br />

Abbiamo chiesto ai due fratelli qual è l’obiettivo principale nel costruire mobili audio: “Avere un mobile progettato<br />

appositamente per l’audio/video è una prerogativa primaria per un buon ascolto: l’utilizzo di superfici come il cristallo<br />

o il vetro, che generano risonanze, l’abbiamo sempre escluso. La ceramica è un materiale estremamente rigido ma<br />

anche in grado di avere delle proprietà antigraffio e, insieme al telaio in acciaio, è in grado di smorzare le vibrazioni...”.<br />

Paolo Corciulo<br />

Un VPI per cominciare<br />

In principio fu il Player, giradischi essenziale nelle sue forme quanto<br />

ricco di elementi che lo rendono di fatto un sistema all-in-one:<br />

braccio, testina premontata, sezione phono e amplificatore cuffia<br />

integrati. Da questo prodotto in VPI hanno preso spunto per un’altra<br />

novità, questa addirittura promossa con il claim “il nostro primo<br />

giradischi sotto i mille dollari”. In realtà lo street price è addirittura<br />

sui 900 ma c’è un altro elemento importante in questo prodotto: il<br />

nome Cliffwood. Ai meno attenti dirà poco ma Cliffwood è il paese<br />

sede di VPI: in questo modo l’azienda ha voluto sottolineare come,<br />

anche se si tratta di un entry-level, è un prodotto realizzato proprio<br />

qui e non lontano migliaia di chilometri nel Far East. Giradischi<br />

essenziale, soprattutto per chi ha negli occhi l’opulenza di forme e<br />

materiali del resto della produzione: tavola in MDF da 32 mm di<br />

spessore sulla quale è stato montato il motore in AC da 600 RPM;<br />

piatto in alluminio e soprattutto un buon braccio da 9 pollici in<br />

alluminio che riprende la struttura Yoke su supporto Gimball, che<br />

sono la caratteristica di VPI. Prodotto semplice da utilizzare, di<br />

quelli che togli dall’imballo e fai partire, per cui in VPI hanno deciso<br />

di premontare una testina. Non una qualunque: hanno chiesto ai<br />

Giradischi VPI Cliffwood<br />

Dimensioni: 47 x 10 x 34,3 cm (lxaxp)<br />

Peso: 5,9 Kg<br />

Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />

Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel.02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />

www.audiogamma.it<br />

Tipo: completo di testina Telaio: in MDF<br />

da 32 mm di spessore Trasmissione: cinghia<br />

Piatto: in alluminio da 30 cm Velocità<br />

(RPM): 33,3 e 45 Braccio: 9 pollici tipo Yoke<br />

in alluminio Note: Testina VPI/Grado Green.<br />

Possibilità di montare il braccio JMW 9.<br />

quasi vicini di casa di Grado di realizzare per questa esigenza una<br />

versione rivista della loro Green. Per chi ha voglia di fine-tuning è<br />

possibile montare su questa base, in alternativa al braccio di serie,<br />

un JMW 9 della stessa VPI. Consideriamo che lo Junior, l’attuale<br />

entry-level dell’azienda, in Italia è venduto a 2.000 euro (con<br />

testina Ortofon 2M Red), per cui lo sforzo del produttore per riuscire<br />

a proporre il Cliffwood è una scelta ben precisa e non casuale<br />

nel volersi proporre a un pubblico nuovo, magari lo stesso che ha<br />

iniziato ad acquistare vinile in tempi recenti<br />

e adesso cerca un prodotto per far evolvere il<br />

proprio sistema rimanendo ancora su prezzi<br />

“possibili”. Uno sforzo che speriamo venga<br />

riconosciuto anche dal distributore italiano di<br />

VPI che, al momento, in listino non ha ancora<br />

né il Player né tanto meno il nuovo Cliffwood.<br />

Vincenzo Maragoni<br />

10 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


ANTENNA<br />

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Tagliamo i fili!<br />

Affidandosi a un laconico “compatibile con file 24 bit / 192 kHz”<br />

BryFi non affronta il nuovo con l’abituale e originale punto di vista<br />

di Bryston: manca il Bluetooth ma è presente l’AirPlay! Utilizza<br />

una doppia tripletta di altoparlanti che, secondo le informazioni<br />

aziendali, sono quelli che vengono utilizzati nel diffusore Mini<br />

A. Speaker e sono amplificati da una sezione di potenza (verosimilmente<br />

in Classe D) da 2x75 watt. Uno sportellino alla base del<br />

pannello anteriore copre il tasto di accensione, l’ingresso minijack,<br />

il volume (di tipo analogico come sottolineano in Bryston),<br />

le quattro porte USB tipo A (ma una viene sacrificata per il dongle<br />

del Wi-Fi) e la porta di rete Ethernet 10/100 Mbps con funzione<br />

UPnP. Sul pannello posteriore un secondo ingresso mini-jack<br />

e l’uscita per subwoofer nello stesso formato. Un elemento tra<br />

quelli positivi è che la sezione di controllo del BryFi BW-1 è di<br />

fatto costituita<br />

dal Raspberry<br />

Pi: una piattaforma<br />

che può<br />

regalare prestazioni<br />

e caratteristiche<br />

inversamente<br />

proporzionati<br />

al suo prezzo<br />

piccolo piccolo<br />

in cambio, però, di una forte personalizzazione hardware e<br />

software.<br />

Vincenzo Maragoni<br />

Streaming Player Bryston BryFi BW-1<br />

Prezzo: € 2.210,00<br />

Dimensioni: 49 x 26 x 17 cm (lxaxp)<br />

Peso: 7,30 Kg<br />

Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />

www.audioreference.it<br />

Supporti compatibili: SSM (Solid State Memory) Tipo: stereo Tecnologia:<br />

a stato solido Amplificazione: 2 x 75 W su 8 Ohm in classe<br />

AB Risp. in freq. (Hz): 60 - 20.000 +/- 3 dB Ingressi analogici: 1<br />

RCA Ingressi digitali: USB High resolution (4), Ethernet (1), WiFi<br />

(1) Sistema di conversione D/A: 24 bit - 192 kHz Note: Ingressi<br />

analogici: 2x mini-jack 3,5 mm. Uscita: mini-jack 3,5 mm per subwoofer.<br />

AirPlay, UPnP, WiFi. Speaker: 2x woofer 16,5 cm; 2x midrange 9 cm; 2x<br />

tweeter 2,5 cm. Max SPL 115 dB.<br />

UN FUTURO BELLISSIMO<br />

Segni particolari? Bellissimo! Ma non è una novità, almeno per B&O che<br />

con il Beolab 50 ripercorre in termini di ricaduta tecnologica e in versione<br />

ridotta il percorso inaugurato con l’ammiraglia Beolab 90, mentre<br />

dal punto di vista del design ci si è ancora una volta “sbizzariti” con un<br />

diffusore a pianta triangolare e un disegno in cui la parte inferiore è<br />

stata concepita per sollevare visivamente il diffusore dal pavimento,<br />

dandogli un senso di stabilità al centro.<br />

BeoLab 50: un diffusore amplificato (con moduli IcePower) che utilizza la<br />

soluzione Active Room Compensation, basata sul controllo attraverso il<br />

DSP Analog Devices ADSP-21489 (400 MHz) per la correzione ambientale<br />

attraverso filtri di compensazione e l’originale Acoustic Lens Technology<br />

che, grazie a un sistema motorizzato, regola la dispersione del tweeter<br />

con vari settaggi.<br />

Il collegamento al diffusore avviene per via digitale tramite connessione<br />

fisica (24/192) o in wireless che nella modalità WiSA avviene a 24/96.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Diffusori Bang & Olufsen BEOLAB 50<br />

Dimensioni: 43,5 x 109 x 42,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 61 Kg<br />

Distributore: Bang & Olufsen Italia S.p.A.<br />

Via Santa Maria Valle, 3 - 20123 Milano (MI)<br />

Tel. 02.72.74.001 - Fax 02-89.01.05.20<br />

www.bang-olufsen.it<br />

Tipo: da pavimento N. vie: 3 Risp. in freq (Hz): 15 - 43,000 Altoparlanti:<br />

1 tw da 3/4’’, 3 midrange da 4’’, 3 wf da 10’’ Note: amplificato con 7 moduli<br />

IcePower da 300 W e controllato da DSP Analog Devices ADSP-21489 per<br />

calibrazione acustica. Ingressi USB e SPDIF a 24/192, ottico a 24/96. Wi-Fi.<br />

12 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


ANTENNA<br />

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VOCE GROSSA<br />

La collocazione visiva della linea Reference K all’interno del sito di Canton la dice lunga su questi diffusori: non sono<br />

compresi in nessuna delle categorie, nemmeno in quella Hi-Fi dove ci saremmo aspettati di trovarli. In effetti già a un<br />

primo sguardo i Reference K dimostrano tanta sostanza, maggiormente in evidenza nel top di gamma 1K. Sistema a<br />

pavimento, come lo sono anche i 3K, 5K e 7K mentre il 9K è l’unico bookshelf, il 50K è un canale centrale e sub attivo. Tre<br />

vie e quattro altoparlanti per l’1K (stessa configurazione anche per gli altri tower della serie) con doppio woofer da 310<br />

mm per la gamma bassa, midrange da 180 mm e tweeter a cupola da 25 m. Proprio sugli altoparlanti in Canton hanno<br />

fatto un lungo lavoro tecnologico di affinamento dei componenti. Per woofer e midrange, ad esempio, sono intervenuti<br />

direttamente sulla struttura molecolare dell’alluminio per trasformarne una parte in una struttura di tipo ceramico e su<br />

questa hanno applicato elementi in tungsteno. Tutto ciò per ottenere una membrana che potesse estremizzare il rapporto<br />

tra peso, rigidità e smorzamento. Composito ceramico anche per la cupola del tweeter. Midrange con doppia sospensione<br />

e cestello in pressofusione di alluminio. Quattro connettori sul pannello posteriore, per bi-wiring e bi-amping, con possibilità<br />

di accettare cavi fino a 10 mmq e connettori a banana. Il modello 1K, insieme soltanto al 3K, mette a disposizione<br />

dei ponticelli per intervenire separatamente sulla gamma media e alta sulle posizioni -1.5 / 0 / +1.5 dB. Il sistema reflex<br />

del diffusore è nascosto nella base: il condotto è posizionato sul pannello inferiore e sfocia nella base sagomata che<br />

provvede a controllare il flusso dell’aria per disperderlo, in misura diversa, tra la parte anteriore e quella posteriore.<br />

Un sistema (denominato Bass-Guide con tanto di brevetto) che svincola abbastanza il reflex dalla posizione in ambiente<br />

del diffusore e ne semplifica la collocazione. Chiaramente la base è stata progettata e realizzata per sostenere il doppio onere del peso del diffusore (134<br />

chili per ogni unità) e della pressione dell’aria del condotto reflex. In realtà è tutto il diffusore a essere di grande solidità e bassa propensione alle risonanze:<br />

l’interno è stato adeguatamente rinforzato da diversi elementi orizzontali che vincolano le pareti e bloccano il propagarsi delle onde; ogni altoparlante,<br />

inoltre, ha una sua camera di risonanza distinta e separata. Finitura piano con dodici diversi strati di vernice.<br />

Vincenzo Maragoni<br />

Diffusori Canton Reference 1K<br />

Prezzo: € 20.806,00<br />

Dimensioni: 48 x 127 x 69 cm (lxaxp)<br />

Peso: 134 Kg<br />

Distributore: Hi-Fi United<br />

Via Manfredi, 98 - 29122 Piacenza (PC)<br />

Tel. 0523.71.61.78 - Fax 0523.71.60.76<br />

www.hifiunited.it<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza (W):<br />

500/900 Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di crossover (Hz): 180-400-<br />

2800 Risp. in freq (Hz): 18-40.000 Sensibilità (dB): 89,5 Altoparlanti:<br />

2x Woofer 310 mm Ceramic Tungsten, 1x Midrange 180 mm Ceramic<br />

Tungsten, 1x Tweeter 25 mm Aluminum Ceramic Oxyd Rifinitura:<br />

piano, nero, bianco<br />

La mia prima volta<br />

“Il più semplice possibile!”. In sintesi il Cor, primo amplificatore<br />

della inglesePMC (Professional Monitor Company – nome<br />

, a questo punto, non così omen) è un inno al tradizionale<br />

approccio britannico all’Hi-Fi dove c’è molto dello zampino di<br />

Oliver Thomas (il figlio del fondatore Peter Thomas). Basato<br />

su una configurazione Darlington pura, con circuiti bilaciati<br />

e completamente analogico, l’integrato utilizza un sistema di<br />

monitoraggio del calore tramite chip mentre volume, controlli<br />

di tono e balance sono motorizzati; l’alimentatore è in MuMetal<br />

da 360 VA. Il progetto ha richiesto 4 anni di sviluppo dove,<br />

a detta degli interessati, una buona parte del tempo è stata<br />

dedicata ad accoppiare<br />

i componenti<br />

che “elettricamente possono essere uguali ma non sempre<br />

suonano nella stessa maniera”. Cura che si estende anche ai<br />

particolari: completamente costruito in Ingilterra, l’apparechio<br />

dispone di un telecomando orignale realizzato in alluminio e<br />

di un ingresso cuffia di qualità.<br />

Il tremila<br />

Amplificatore integrato Pmc Cor<br />

Dimensioni: 43,20 x 8,70 x 40,10 cm (lxaxp)<br />

Peso: 12 Kg<br />

Distributore: Gammalta Group S.r.l.<br />

Via S. Maria, 19/21 - 56126 Pisa (PI)<br />

Tel. 050 2201042 - Fax 050 2201047<br />

www.gammalta.it<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 95 W su 8<br />

Ohm in classe AB Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000 +0/-0.2dB<br />

5Hz THD (%): 0.001 S/N (dB): 101 Ingressi analogici: 4<br />

RCA 1 XLR<br />

14 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


ANTENNA<br />

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L’elegante che mancava<br />

Nella parte alta del listino di Rockport Technologies si era creato un<br />

vuoto che l’azienda ha colmato con il modello Lyra: diffusore che<br />

si colloca tra i 300.000 euro del top di gamma Arrakis e i 130.000<br />

circa di Altair. Il nuovo arrivato, oltre a completare la gamma prezzi,<br />

si presenta con una caratteristica estetica che si stacca in maniera<br />

netta dai due modelli citati e tende a celare le sue caratteristiche<br />

e prestazioni dietro un design relativamente semplice. C’è un primo<br />

elemento di discontinuità, che molto probabilmente sta a indicare<br />

una nuova via intrapresa da Andrew Payor: l’uso dell’alluminio per<br />

la realizzazione dei due telai (uno dentro l’altro) che compongono<br />

il diffusore, mentre in Arrakis e Altair è stato utilizzato un doppio<br />

telaio in fibra di vetro, carbonio e speciali polimeri. Altra differenziazione<br />

estetica tra Lyra e i due Arrakis e Altair è la mancanza nel<br />

primo dei woofer laterali, quelli che sostanzialmente obbligavano a<br />

uno sviluppo molto evidente in profondità del mobile a svantaggio<br />

delle belle proporzioni. Qui la gamma bassa è affidata alla coppia di<br />

woofer da 25 cmm collocati sul pannello anteriore, come lo sono i due<br />

midrange che racchiudono il tweeter tipicamente in berillio. Anche<br />

gli altoparlanti per woofer e midrange hanno ricevuto degli step-up,<br />

forse meno nella composizione e più nel processo di lavorazione, che<br />

ora vede un passaggio ulteriore che ha il compito di dare ulteriore<br />

rigidità alla membrana, sempre realizzata con nove strati di fibra di<br />

carbonio e Rohacell. Al tweeter è stata aggiunta una guida d’onda<br />

che, oltre a controllare l’emissione nello spazio, permette anche un<br />

incremento della sensibilità media dell’altoparlante.<br />

Vincenzo Maragoni<br />

Diffusori Rockport technologies Lyra<br />

Prezzo: € 187.000,00<br />

Dimensioni: 35,8 x 136 x 67,3 cm (lxaxp)<br />

Peso: 254 Kg<br />

Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />

Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />

www.audioreference.it<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza<br />

(W): minimo 30 Impedenza (Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 20 -<br />

30.000 -3 dB Sensibilità (dB): 90 Altoparlanti: 2x Woofer 25 cmm<br />

in fibra di carbonio; 2x midrange 16.5 cm in fibra di carbonio; Tweeter<br />

2,5 cm in berillio<br />

E DSD SIA!<br />

Ha un doppio ruolo il neo arrivato DAC Abacus di Heed Audio: va a rivitalizzare la serie Elixir, si colloca strategicamente<br />

tra la serie Modulare e i più costosi Obelisk e Thesis (costituito dal solo amplificatore integrato omonimo) e<br />

introduce la conversione da DSD nativo. Sull’Abacus poche le informazioni tecniche ufficiali, come da tradizione<br />

Heed Audio, che solo a richiesta diretta ci fornisce qualche dato tecnico come quello del processore utilizzato<br />

per la sezione di conversione DA che, in questo caso, è uno stagionato ma sempre valido AK 4490 con supporto nativo per il DSD, fino a 5.6448<br />

MHz, mentre per il PCM il dato è 32 bit / 384 kHz su USB e 24 bit / 192 kHz su tutti gli altri ingressi. I progettisti di Heed Audio puntano molto l’attenzione<br />

sullo stadio analogico del loro convertitore, quello che alla fine caratterizza sonicamente la macchina e sul quale è più facile intervenire per fine-tuning. Nel<br />

caso dell’Abacus sono stati utilizzati in questa sezione componenti discreti. Per gli ingressi ottici e coassiali è stata utilizzata un’interfaccia AKM IC mentre per<br />

l’USB la classica XMOS. Lo stadio analogico e i filtri utilizzano sezioni di alimentazioni separate. Quattro i filtri disponibili: linear phase fast roll-off, linear phase<br />

slow roll-off, minimum phase fast roll-off, minimum phase slow roll-off, mentre per il DSD abbiamo il normal (attraverso il convertitore Delta Sigma) e il direct<br />

(percorso diretto dalla stadio di conversione). La selezione dei filtri è controllabile direttamente dal telecomando in dotazione. Il display OLED sul frontale<br />

mostra il sampling rate del file in ascolto e l’ingresso selezionato. A proposito di ingressi, sul pannello posteriore quelli disponibili: coassiale RCA, coassiale<br />

BNC, due ottici, USB e uno spazio vuoto (ma previsto nella selezione degli ingressi) da utilizzare per prossimi sviluppi hardware della macchina; uscita RCA.<br />

Vincenzo Maragoni<br />

Convertitore Heed Audio Abacus<br />

Prezzo: € 1.090,00<br />

Dimensioni: 22 x 8,7 x 32,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 4,5 Kg<br />

Distributore: DML Audio<br />

Via Del Salice, 28 - 47822 Santarcangelo di Romagna (RN)<br />

Tel. 0541.62.39.05 - Fax 0541.62.67.61<br />

www.dmlaudio.it<br />

Frequenza di campionamento (kHz): PCM: 32bit/384 kHz - DSD 5.6<br />

MHz Risp. in freq. (Hz): da 3 Hz Ingressi analogici: RCA Ingressi<br />

digitali: BNC, 2x ottico, USB Uscite analogiche: linea RCA Note: Filtro<br />

DSD 50 kHz come standard da Scarlet Book<br />

16 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


ANTENNA<br />

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L’anello mancante<br />

Si era creato un “buco” all’interno del listino dei giradischi<br />

di Gold Note: quello tra l’entry level Valore (intorno ai 1.000<br />

euro) e la coppia Giglio e Mediterraneo (grossomodo tra 4.000<br />

e 6.000 euro). Ora arriva il Pianosa con i suoi 2.750 euro che a<br />

un primo sguardo veloce è molto vicino come stile alla coppia<br />

top di gamma, con l’elemento in legno inferiore (da 50 mm di<br />

spessore) dalle forme morbide e dal design elegante e raffinato.<br />

Curve che non sono solo estetiche (secondo la letteratura<br />

aziendale richiamano le colline di certe zone della Toscana)<br />

ma aggiungono anche ulteriore rigidità al pannello: il legno<br />

scelto è il noce italiano, stagionato e stabilizzato a temperatura,<br />

quello che combina rigidità ed elevata massa. Questo pannello<br />

è ulteriormente rinforzato con elementi in acciaio da 3 mm<br />

di spessore, il tutto vincolato a un secondo pannello di MDF<br />

da 20 mm laccato nero. Tre grossi piedi in acciaio fungono da<br />

disaccoppiamento meccanico con la superficie di appoggio del<br />

giradischi. Il piatto del Pianosa, da 23 mm di spessore, è realizzato<br />

in Sustarin: un copolimero senza pori, facilmente lavorabile<br />

con elevate caratteristiche<br />

di stabilità nel<br />

tempo, resistenza all’attrito,<br />

combinazione di resistenza e rigidità,<br />

deformazione<br />

permanente minima e ottima resistenza alla flessione. Il giradischi<br />

è già completo di braccio, si tratta del B5.1, realizzato<br />

dalla stessa Gold Note: canna da 9 pollici in alluminio 6000<br />

rettificato (conosciuto anche come Anticorodal, in lega con<br />

silicio e magnesio) da 10 grammi di massa dinamica effettiva,<br />

con VTA regolabile, anti-skating a filo, azimuth regolabile con<br />

grani, cablaggio interno con Hyper Litz schermato OFC. Motore<br />

sincrono a 12 V PMW con selezione e controllo elettronico<br />

della velocità.<br />

Vincenzo Maragoni<br />

Giradischi Gold Note Pianosa<br />

Prezzo: € 2.750,00<br />

Distributore: Akamai S.r.l.<br />

Via della Gora, 6 - 50025 Montespertoli (FI)<br />

Tel.+39 0571 675005 - Fax +39 0571 675013<br />

www.goldnote.it<br />

Tipo: con braccio Telaio: basamento in noce da 50 mm accoppiato con<br />

uno zoccolo MDF di 20 mm e rinforzato con una piastra in acciaio inox<br />

da 3 mm Trasmissione: cinghia Piatto: Ultra Dead Design Sustarin<br />

da 23mm di spessore Velocità (RPM): 33,3 e 45 con cambio elettronico<br />

e regolazione fine Braccio: B5.1 Wow & Flutter (%): 0,1 Rumble<br />

(dB): -77 Note: motore sincrono 12 Volt High Torque sincrono con<br />

alimentazione esterna PWM. Cuscinetto del perno in acciaio e bronzo<br />

temperato. Finiture disponibili: walnut, laccato nero, laccato bianco.<br />

NUOVE FRONTIERE PER DALI<br />

La collaborazione tra Lenbrook (proprietaria dei<br />

marchi Bluesound, Nad e PSB) e Dali comincia<br />

a dare i suoi frutti, partendo dal<br />

settore wireless dove la casa danese ha<br />

deciso di utilizzare la piattaforma BluOs (in<br />

grado di garantire lo stream a 24/192 con<br />

compatibilità con Roon e MQA e provvisto<br />

di App) per il suo sistema Callisto costituito da un<br />

hub digitale e da diffusori wireless amplificati in grado di riprodurre<br />

segnali fino a 24/96. Sono disponibili ingressi coassiale, ottico (2),<br />

USB e analogico (2 gli ingressi che vengono convertiti in digitale) e<br />

l’apparecchio è compatibile bluetooth. I diffusori utilizzano un woofer da 16,5<br />

cm in fibra di legno e un sistema tweeter ibrido a cupola e nastro e sono alimentati da un ampli in classe<br />

D. Al momento ancora da definire l’introduzione sul mercato.<br />

Agostino Bistarelli<br />

Pathos in Italia direttamente<br />

La casa vicentina ha deciso di distribuirsi direttamente nel nostro<br />

paese: dopo tanti anni di proficua collaborazione si conclude così<br />

il rapporto di partnership distributiva tra Pathos acoustics e Music<br />

Tools. A partire da settembre, pertanto, la gestione commerciale<br />

del mercato italiano sarà di responsabilità diretta di Pathos.<br />

Per info: sales@pathosacoustics.com<br />

18 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />

di Vincenzo Maragoni<br />

Una cuffia salverà l’Hi-Fi?<br />

Cresce l’interesse intorno al CanJam e al suo modo di presentare e far conoscere i prodotti. Siamo<br />

andati all’edizione di Londra per cercare di capire il segreto di questo successo.<br />

15e 16 luglio: l’appuntamento è al Park Plaza Westminster,<br />

giusto dall’altra parte del Westminster Bridge, quello che<br />

termina a ridosso del palazzo omonimo e dell’imponente<br />

Big Ben. È qui che si svolge il CanJam London 2017: l’edizione britannica<br />

di una serie di eventi che vengono realizzati anche a Los Angeles,<br />

Singapore, New York e Denver (il punto di partenza di tutta l’organizzazione).<br />

CanJam nasce nel 2006, anche se allora la sua denominazione<br />

era National Head-Fi Meet, poi diventata per un paio di anni HeadFest<br />

fino ad assumere, nel 2008, l’attuale nome. Da allora l’evento è stato<br />

presente a Los Angeles, Chicago, New York, Londra, Singapore e al Rocky<br />

Mountain Audio Fest a Denver. Per il 2018 è possibile che vengano<br />

aggiunte ulteriori due location a quelle già in calendario, una delle quali<br />

sarà molto probabilmente Shangai. L’edizione 2017 di Londra ha accolto<br />

1.600 appassionati con un incremento del 20% rispetto al 2016; 62 gli<br />

stand, spesso con più marchi, presenti all’evento. Se non si conosce la storia<br />

del CanJam è lecito pensare che dietro ci sia un’organizzazione complessa<br />

e articolata, magari una di quelle nate dall’accordo delle aziende<br />

produttrici. Niente di più sbagliato: CanJam nasce “dal basso”, perfetto<br />

esempio di come saper interpretare e gestire le esigenze di appassionati<br />

che si ritrovano dietro un social media. In questo caso parliamo del<br />

forum Head-Fi (head-fi.org), la più ampia comunità che ruota intorno<br />

al mondo della cuffia e dell’audio portatile. Un forum che, evitando le<br />

risse verbali e le inutili chiacchiere da bar tipiche di situazioni nostrane,<br />

ha saputo conquistarsi una posizione da influencer del settore fino alla<br />

massima consacrazione dell’organizzazione del CanJam, in collaborazione<br />

con Ethan Opolion. Head-Fi ha saputo raccogliere le esigenze e<br />

gli interessi di un “nuovo pubblico” di appassionati della riproduzione<br />

audio, molti dei quali provenienti dall’esperienza con iPod e simili e che<br />

cercavano un modo per far evolvere lo strumento utilizzato e la qualità<br />

dell’ascolto. Una comunità consapevole ed esperta, che cerca nel forum<br />

risposte a nuove domande e non solo uno spazio dove riversare richieste<br />

assurde o, ancora peggio, creare scompiglio. Una comunità che alla fine<br />

anche le aziende tengono in considerazione, come dimostra il caso di<br />

iBasso che, in fase di progettazione del proprio nuovo DAP top di gamma,<br />

ha sondato proprio le richieste degli iscritti ad Head-Fi. Un nuovo<br />

pubblico ampio come numero e come possibilità di utilizzo di strumenti<br />

diversi per ascoltare musica (mobile, computer…). Lo stesso pubblico<br />

che molti degli operatori nazionali ha snobbato, valutando l’iPod come<br />

una semplice moda e non come uno strumento fondamentale (a modesto<br />

avviso di chi scrive) per il passaggio tra due generazioni di “ascoltatori”.<br />

Uno strumento, l’iPod e simili, che a distanza di qualche anno si sono<br />

trasformati nei DAP ad alta risoluzione che ormai conosciamo bene e<br />

con loro i modesti auricolari bianchi di serie si sono trasformati in una<br />

nuova generazione di cuffie ad alte prestazioni e, non di rado, prezzo<br />

contenuto. Proprio questi nuovi appassionati hanno prima popolato<br />

gli spazi di Head-Fi (e anche di altri spazi dal contenuto simile) e poi le<br />

stanze delle diverse edizioni del CanJam. Qui si respirava un’atmosfera<br />

diversa, simile a quanto registrato all’evento Headroom del marzo scorso,<br />

sempre a Londra e sempre dedicato al mondo della cuffia e dell’audio in<br />

mobilità. Qui gli appassionati che arrivano sono consapevoli delle novità<br />

che trovano - potere dei social media e della buona organizzazione delle<br />

aziende presenti - e che vogliono provare. Anche gli espositori hanno un<br />

20 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


REPORTAGE LONDON CANJAM<br />

La grande Ballroom del Park Plaza Westminster ha ospitato l’edizione 2017 del<br />

CanJam a Londra con i suoi 1.600 partecipanti e i 62 espositori.<br />

Da sinistra Jude Mansilla e Ethan Opolion: il primo è il creatore di Head-Fi, l’altro<br />

è il braccio operativo in CanJam.<br />

approccio diverso: sono meno “ingessati”, non presentano i loro prodotti<br />

come “i migliori del mondo” ma, anzi, invitano a fare confronti e verifiche<br />

con altri simili. L’atmosfera è in generale sempre molto rilassata e meno<br />

formale, i prodotti si toccano, si provano, spesso è possibile parlare<br />

direttamente con il progettista. Anche i metodi di vendita sono<br />

diversi e diversificati rispetto all’Hi-Fi tradizionale: crowdfunding,<br />

vendita diretta dal sito, riferimenti continentali e non distributori<br />

nazionali, rivenditori anche non proprio Hi-Fi, piattaforme come<br />

Amazon e simili… La sensazione è che questo possa essere, anzi sia,<br />

l’esempio e il traino anche per i prodotti più tradizionali. Sempre<br />

che i prodotti e i produttori tradizionali abbiano voglia di cercare<br />

una nuova strada…<br />

Oltre alle edizioni americane ed europee per il 2018 è ormai certa almeno una data in Cina per il<br />

CanJam. Inevitabile visto il numero di produttori cinesi presenti nelle varie edizioni dell’evento.<br />

TANTO IN POCO SPAZIO<br />

Il nuovo amplificatore per cuffia A5 Fiio prende il posto del precedente E12A anche se a un colpo d’occhio<br />

veloce i due sembrano piuttosto uguali. La linea, in effetti, è simile come è simile la struttura tecnica<br />

anche se qui in Fiio hanno lavorato di affinamento e di precisione per tirare fuori un amplificatore di<br />

nuova generazione, con componenti migliorati e, con essi, le prestazioni numeriche, come la distorsione<br />

e il rapporto segnale-rumore; miglioramenti anche nella sezione di alimentazione, con una tensione di<br />

lavoro più alta (11 V) e una maggiore gamma dinamica. A bordo operazionali del calibro di MUSES02 e LME49600, ai quali si aggiungono resistenze in film metallico.<br />

La batteria integrata è formata da tre celle in serie per un totale di 880 mAh per circa 13 ore di autonomia; può essere ricaricata via USB o con il charger dedicato e, in<br />

questo caso, il “pieno” di energia arriva in due ore e mezza. Amplificatore per cuffia senza la sezione di conversione D/A (a questi Fiio ha dedicato un’altra piccola serie<br />

specifica), quindi l’ingresso è analogico in formato mini-jack da 3,5 mm, lo stesso che troviamo in uscita per la cuffia. Entrambi i connettori sono realizzati con un telaio<br />

di acciaio lavorato in CNC e un anello di tenuta interno: in questo modo il contatto tra sede e connettore è solido per cui anche in movimento sono scongiurati falsi<br />

contatti. Accanto a questi il selettore per il guadagno, regolabile su due posizioni, così da potersi adattare più facilmente a cuffie con diverse impedenze. A proposito<br />

del carico Fiio dichiara la potenza del suo A5 in un range che va da 32 a 300 con un risultato di 800 e 150 mW. Il prezzo è di 152 euro.<br />

Distributore: Audio Azimuth - www.audioazimuth.it<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 21


INSIDE<br />

AUGURI IN MUSICA (HI-RES)<br />

iBasso festeggia i suoi primi dieci anni e lo fa con un prodotto ad alte prestazioni: il DAP DX200, che già<br />

dalla sigla lascia intendere essere un’evoluzione del DX100 presentato nel 2012 e ormai pronto a lasciare<br />

il posto a una macchina più moderna e prestazionale. Un nuovo prodotto che l’azienda ha realizzato<br />

a stretto contatto con l’ampia comunità di Head-Fi, raccogliendo e valutando le tante indicazioni e<br />

i suggerimenti che arrivano da questo importante forum che ha saputo crescere ed evolversi fino a<br />

diventare un vero e proprio influencer mondiale per tutto quello che riguarda il mondo della cuffia e<br />

dell’audio in mobilità in generale. Un modo nuovo di sviluppare un prodotto, con attenzione a quello che<br />

“la base” chiede e cerca: una sorta di condivisione social di un progetto audio. Già a un primo sguardo il<br />

DX200 comunica tutta la sua consistenza: il display multi-touch copre quasi tutto il panello frontale (con<br />

risoluzione di 768 x 1280); il telaio è in alluminio aeronautico lavorato in CNC con un elevato senso di<br />

solidità; schermo per interferenze RF e EMI; la manopola del volume è meccanica ed è protetta da una<br />

barretta di alluminio che a sua volta integra i comandi elettronici del controllo delle tracce. A bordo del<br />

DX200 un processore Arm Cortex A53 con struttura a 8 Core; a seguire la sezione di decodifica D/A che<br />

utilizza una coppia di Sabre ES9028PRO 8 Core (era un singolo 9018S singolo core nel DX100) grazie<br />

ai quali è possibile utilizzare file audio sia PCM (a 32 bit / 384 kHz) che DSD512, mentre nel DX100 era<br />

supportato solo il PCM 24/192. A tutto questo si aggiunge una versione focalizzata sulle funzioni audio<br />

di Android 6.0 con player<br />

audio Mango integrato. Ne consegue che i numeri del DX200 schizzano in alto, come testimoniato dai 125 dB per il rap- porto segnale/rumore e i -114<br />

dB per la THD (sensibili i progressi, dunque, rispetto al precedente DX100, che aveva valori rispettivamente di 116 e -94 dB). In evidenza la presenza di una porta USB<br />

tipo C con ricevitore Xmos XU208 che permette di utilizzare il lettore come un vero e proprio DAC esterno a supporto di computer Windows, Apple e Linux: il primo<br />

ha bisogno di driver (messi a disposizione da iBasso) mentre gli altri due, come sempre, sono pronti all’uso immediato. Ancora in tema di connessioni: uscita SPDIF,<br />

utilizzabile con mini-ottico o coassiale; line-out con mini-jack da 3,5 mm; slot per mini-SD; per la cuffia abbiamo a disposizione un’uscita single-ended e una bilanciata<br />

da 2,5 mm. In dotazione con il DX200 la custodia, il cavo USB-C, il coassiale e quello definito burn-in, da utilizzare nelle prime ore di utilizzo del player per stabilizzare<br />

circuiti e componenti elettronici. Il prezzo è di 990 euro.<br />

Distributore: Audio Point Italia - www.audiopointitalia.it<br />

NOBILE DISCENDENZA<br />

In Pioneer hanno fatto un lungo lavoro di ricerca e affinamento sui materiali e sulla struttura della cuffia flagship SE-Master1 e dal<br />

top di gamma, come inevitabilmente succede in ogni settore di mercato, deriva ora una seconda cuffia che riprende alcuni elementi<br />

tecnici e alla quale tende in fatto di prestazioni sonore. SE-Monitor5 la sigla, per una cuffia chiusa con trasduttori dinamici e struttura<br />

sovraurale. Le dimensioni importanti dei padiglioni nascondono un sistema a doppia camera, dove la seconda (più piccola di quella<br />

principale) ha il ruolo di controllare la pressione alle spalle del trasduttore per limitare fenomeni di compressione. Il risultato, secondo<br />

Pioneer, è una gamma bassa più pulita e controllata, con pochi fenomeni di risonanze e una maggiore discesa in frequenza. Un<br />

elemento importante in questo processo è la forma e la composizione del padiglione e, di conseguenza, delle due camere<br />

di risonanza: è stato ampiamente utilizzato il magnesio così da contenere il peso e, allo stesso tempo, aumentare la rigidità<br />

strutturale. Trasduttore da 50 mm realizzato con nano-fibre di polpa di cellulosa naturale, bobina mobile con filo in alluminio<br />

rivestito in rame, anche per il cestello dell’altoparlante è stato utilizzato il magnesio, risposta in frequenza accreditata da 5 a<br />

85k Hz. In dotazione tre diversi cavi per altrettanti utilizzi: uno da 1.6 metri con connettore da 3.5 mm sbilanciato; uno da 3 metri<br />

con doppio connettore da 3.5 mm sbilanciato; uno da 1.6 metri con doppio connettore bilanciato da 2.5 mm a 4 poli; in tutti i casi<br />

il cavo è di tipo Litz. Doppia scelta per il cuscinetto: uno in velluto e uno in pelle, per entrambi l’imbottitura è in memory foam per<br />

adattarsi meglio alla forma dell’orecchio. L’archetto si innesta nel padiglione con un meccanismo in duralluminio con sistema in gomma<br />

che ha il compito di isolare meccanicamente il più possibile proprio il padiglione dal suo supporto.<br />

Prezzo: € 1.130,00 Peso: 480 g. Distributore: Pioneer Italia - www.pioneer.it<br />

NUOVA SERIE<br />

www.pmc-speakers.com<br />

The definition of performance.<br />

vieni ad ascoltarle a Mantova da:<br />

GAROSI RENZO HI-FI,<br />

DAL 1970 A MANTOVA<br />

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22 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INSIDE<br />

VOCE AUTOREVOLE<br />

Un nome di riferimento del settore cuffia che non presenta novità tutti i giorni: l’emozione degli organizzatori<br />

del CanJam London 2017 era forte nell’annunciare la presenza di Stax e del suo nuovo SRM-T8000,<br />

amplificatore dedicato al difficile carico delle proprie cuffie che si colloca direttamente al top di gamma e<br />

che dopo tanti anni va a sostituire, come prodotto di riferimento, l’attuale SRM007TII. Il prezzo dovrebbe<br />

collocarsi (ancora non è stato ufficializzato) nella zona 6/7.000 euro. A differenza degli attuali amplificatori<br />

il nuovo SRM-T8000 si differenzia già per le dimensioni, con la larghezza che raddoppia e supera i 30 cm.<br />

Altro elemento di differenziazione è la presenza a bordo del primo trasformatore toroidale mai utilizzato<br />

da Stax per i suoi amplificatori. La struttura è quella ibrida con una coppia di triodi 6922 per lo stadio di<br />

ingresso e semiconduttori, chiaramente in alta polarizzazione, per quello di uscita. Le due 6922 sono<br />

collocate su una scheda fisicamente separata dal resto dell’elettronica di bordo, così da tenerle lontane<br />

il più possibile da vibrazioni e rumori che possono rientrare. In questo senso è di aiuto anche la combinazione<br />

tra il telaio di alluminio a-magnetico e i piedini isolanti, anche questi in alluminio. Due uscite sul<br />

pannello frontale da utilizzare con tutte le cuffie Stax Pro con connessione a cinque poli. In ingresso: due<br />

RCA e un XLR, cui si aggiunge un ulteriore ingresso al momento non attivo e pronto (secondo quanto<br />

comunicato ufficialmente dal produttore) ad accogliere prossimi ed eventuali formati. L’SMR-T8000<br />

utilizza la funzione External Bypass che permette di utilizzare il controllo del volume da sorgenti esterne.<br />

Amplificatore per cuffie Stax SRM-T8000<br />

Dimensioni: 32 x 10,3 39,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 7.3 kg<br />

Tipo: Ibrido Risp. in freq. (Hz): 1 - 115.000 THD (%): 0,01 Ingressi: 2x RCA,<br />

1x XLR Uscite: 2x connettori 5 poli per cuffie Stax Pro Impedenza cuffie:<br />

50k Note: Massimo livello di uscita: 470 V RMS. Guadagno: 60 dB.<br />

Distributore: Pro Audio International S.r.l.<br />

Via Guido Guinizelli, 15 - 20127 Milano (MI)<br />

Tel. 0236589184<br />

www.proaudiointernational.it<br />

INVERSAMENTE PROPORZIONATO<br />

Ancora prima delle sue caratteristiche tecniche e di utilizzo il Naos di Ultrasone si presenta<br />

con quattro cifre: 48, 18, 6 e ancora 6 dove le prime tre sono i millimetri delle sue dimensioni e<br />

l’ultima è il peso in grammi. Stiamo parlando di qualcosa di simile a una delle tante pen-drive<br />

che riempiono la borsa del computer e i cassetti della nostra scrivania. E proprio al mondo<br />

dell’informatica-audio è destinato principalmente il piccolo Neos. Ultrasone lo indirizza specificatamente<br />

agli “audiomobili” già nella compilazione della scheda tecnica: nessuna informazione<br />

su chip e configurazione adottata, evidenza alla dotazione di cavi grazie ai quali possiamo<br />

collegare il Naos a qualsiasi computer, tablet e smartphone. Il solo dato tecnico evidenziato<br />

è la possibilità di gestire file audio PCM fino a 24 bit / 192 kHz. Come dire: è più importante il<br />

risultato che non il modo con il quale lo si raggiunge. Dimensioni ridotte e funzionalità ridotte<br />

al minimo: da una parte l’ingresso mini-USB, dall’altra l’uscita jack 3.5 mm. Cavi adattatori in<br />

dotazione permettono di interfacciarsi facilmente in ingresso con dispositivi in formato USB-A, USB-C, Ligthing e OTG. L’uscita analogica può essere utilizzata sia come<br />

uscita linea che per collegare una cuffia, sebbene in questo caso sia necessario che la sorgente abbia la regolazione del volume in uscita. Più che per una valenza strettamente<br />

tecnica il Neos ha un importante significato strategico e commerciale: un produttore di cuffie di livello medio-alto si affaccia al mondo dell’audio in mobilità<br />

con un prodotto a proprio nome, certificando in questo modo un settore in sviluppo verso il quale tutti gli operatori devono confrontarsi e fare delle proposte credibili<br />

e facilmente utilizzabili anche (e soprattutto) da un pubblico di non esperti.<br />

Convertitore Ultrasone Naos<br />

Prezzo: € 169,00<br />

Dimensioni: 0,48x0,18x0,16 cm (lxaxp)<br />

Peso: 0,06 kg<br />

Frequenza di campionamento (kHz): 24 bit - 192 kHz Ingressi digitali:<br />

USB mini Uscite analogiche: Mini-jack 3.5 mm S/N (dB): 110 Note: in dotazione<br />

cavi adattatori per USB-A, USB-C, Lightning, OTG.<br />

Distributore: Texim<br />

Via Concordia 6 - 20838 RENATE (MI)<br />

Tel. 0362-923811 - Fax 0362-9238205<br />

www.texim.it<br />

24 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


REPORTAGE LONDON CANJAM<br />

PRONTO ALLE SFIDE<br />

Scarne le notizie ufficiali (la sensazione è che sia una scelta ben precisa per far salire la curiosità)<br />

sul nuovo amplificatore per cuffia top di gamma di Auris Audio, che porta il nome di<br />

Headonia. Supera in listino l’attuale HA2 SE con un prezzo che dovrebbe aggirarsi intorno ai<br />

6.000 euro. L’obiettivo dell’Headonia è quello di poter gestire tutte le cuffie in commercio,<br />

anche quelle dal carico più difficile nel range compreso tra 32 e 600 Ohm. In Auris Audio<br />

sono talmente sicuri della stabilità di erogazione di potenza (fino a 3 watt dichiarati) del loro<br />

Headonia che hanno collocato sul pannello frontale due uscite per la cuffia, una in formato<br />

XLR e l’altra jack da 6,3 mm, utilizzabili contemporaneamente. Sulla parte superiore dell’amplificatore<br />

due distinti regolatori di impedenza dedicati alle due uscite. Ancora sulla parte<br />

superiore quelle che sono le star dell’apparecchio, le due 2A3 utilizzate in single-ended e,<br />

tra di loro, la singola ECC99. Come da tradizione Auris Audio finiture in legno ed elementi<br />

(manopole e piedi) in alluminio.<br />

Amplificatore per cuffie Auris Audio Headonia<br />

Dimensioni: 30 x 28 x 41 cm (lxaxp)<br />

Peso: 17 kg<br />

Tipo: a valvole single-ended Potenza (W/Ohm): 3 Ingressi:<br />

4 linea Uscite: cuffia: bilanciato e sbilanciato Impedenza cuffie:<br />

tra 32 e 600 Note: Valvole utilizzate: 1x ECC99, 2x 2A3.<br />

Sensibilità di ingresso: 1 V. Resistenza di ingresso: 100k Ohm.<br />

Distributore: Labtek<br />

Viale del Lavoro, 46 - 32010 Pieve D’Alpago (BL)<br />

Tel. 0437.37.01.76 - Fax 0437.37.01.77<br />

www.labtek.it<br />

IL BINAURALE AMA LA CUFFIA<br />

Tanto colorate le sue camicie quanto serio e professionale diventa Mike<br />

Valentine quando parla del suo lavoro. Al CanJam London mi presenta la<br />

novità dei Master Tape Copy di alcune delle sue registrazioni, ora disponibili<br />

per l’acquisto direttamente dal sito della sua etichetta discografica Chasing<br />

The Dragon (chasingthedragon.co.uk). Questi nastri da un quarto di pollice<br />

derivano direttamente dai master realizzati in fase registrazione con due<br />

macchine Studer restaurate e modificate in parte dallo stesso Mike e in parte<br />

presso gli Air Studios a Londra: si tratta di uno Studer A820 da mezzo pollice<br />

e uno Studer A80 15ips CCIR da un quarto di pollice. Una produzione limitata,<br />

considerato il tempo e l’attenzione per creare le singole copie, che inevitabilmente<br />

si riflette sul costo, 360 sterline. La presenza di Mike Valentine e del<br />

catalogo di Chasing The Dragon al CanJam è motivata dalla registrazione<br />

binaurale di uno dei titoli di questi Master Tape Copy: in particolare si tratta<br />

del titolo Mozart by Candelight, registrato in direct-to-disc nella chiesa St.<br />

Martin in The Fields a Trafalgar Square a Londra. Mike è uno dei pochi ad abbinare la registrazione direct-to-disc con il metodo binaurale. In una esibizione<br />

dedicata al mondo della cuffia l’ascolto di una registrazione binaurale è un momento da ritagliarsi nella giornata e godersi appieno. Il front end scelto da<br />

Mike Valentine per l’ascolto dei suoi demo era costituito da una cuffia Stax SR-L700 e da un amplificatore Tron Antares in versione DeLuxe; per le tracce<br />

demo sono stati utilizzati file DSD e WAV 24/192, anche questi disponibili per il download dal sito ufficiale. Chiaramente ho focalizzato l’attenzione su<br />

come e quanto una registrazione binaurale possa essere differente da quella tipicamente multi-microfonica più facilmente utilizzata. La collocazione nello<br />

spazio è decisamente avvertibile, i singoli strumenti sono ben distinti l’uno dall’altro con un senso di 3D tangibile e assolutamente godibile. Nel catalogo<br />

di Chasing The Dragon sono disponibili sei titoli in Master Tape Copy (di cui uno in binaurale); cinque titoli in LP direct-to-disc e sei in binaurale; sei titoli<br />

in CD; una dozzina di digital download in DSD e WAV HD.<br />

Per info: www.chasingthedragon.co.uk<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 25


INSIDE<br />

NON CHIAMATEMI PICCOLO!<br />

Facile, molto facile fare l’errore di sottovalutare il DiGiGrid Q basandosi<br />

solo sul suo aspetto, sulle sue finiture poco eleganti e un appeal<br />

che il tipico utente di Hi-Fi non subisce. Il piccolo Q entra nella linea<br />

Desktop Series di DiGiGrid, l’azienda nata dalla fusione di Waves<br />

(leader nel settore dei plugin audio) con DiGiCo (riferimento per la<br />

realizzazione delle consolle per mixing). La Desktop Series propone<br />

soluzioni di basso ingombro, utilizzabili negli spazi ridotti delle<br />

sale di registrazione o dei sistemi Hi-Fi home o, come suggerisce il<br />

nome della serie di appartenenza, per un uso in scrivania abbinato<br />

al computer. Il Q è l’amplificatore per cuffia della serie: con i suoi 10<br />

centimetri per lato e le viti a vista non brilla certo per design e colpo d’occhio<br />

ma le sue doti migliori sono quelle che non si vedono, come spesso succede<br />

per i prodotti di origine professionale. Sul pannello frontale le due uscite per cuffia in formato 3,5 e 6,3 mm; su quello posteriore<br />

l’ingresso RCA, l’XLR AES/EBU e la porta di rete Cat5. Questa permette di collegare il Q a un network con altri prodotti DiGiGrid tra i quali il modello S, un hub Ethernet<br />

che utilizza quattro porte di rete compatibili con il protocollo Dante. A questi ingressi cablati si aggiunge la connessione Bluetooth. L’alimentazione del piccolo Q arriva<br />

dall’alimentatore 12 V esterno dedicato o via PoE. Sul pannello superiore la manopola che regola il livello di uscita della cuffia con vistosa scala di led colorati. Fino a 8.8<br />

V in uscita su un carico di 600 Ohm, mentre il carico minimo dichiarato è di 16 Ohm. Il prezzo in Italia è in via di definizione, in UK è intorno alle 400 sterline.<br />

Distributore: AudioLink - www.audiolink.it<br />

L’OTL PER COMINCIARE<br />

La storia di Feliks Audio è interessante almeno quanto i suoi prodotti e, anche se molto sinteticamente,<br />

la proponiamo qui di seguito. Siamo a Lubliniec, nel sud della Polonia, anno 1967: è<br />

qui che Henryk Feliks realizza un amplificatore a valvole per chitarra dietro richiesta diretta di<br />

un gruppo rock locale. Questo segna la sua carriera professionale che per i successivi 25 anni è<br />

focalizzata proprio su amplificatori per uso da palco e PA. All’inizio degli anni ’90 Henryk prova<br />

a defilarsi da questo settore per iniziare a progettare e costruire, quasi per hobby, ancora amplificatori<br />

a valvole ma stavolta per uso Hi-Fi: ne realizza diversi per sé e per i propri amici. Una<br />

piccola produzione assolutamente artigianale che raccoglie sempre più consensi fino al punto<br />

che la nuova generazione di Feliks (i tre figli di Henryk) inizia a gestire commercialmente il tutto<br />

e crea nel 2005 il marchio Feliks Audio. Nuova generazione ma idee ancora ben allineate allo stile<br />

del fondatore: realizzazione a mano con materiali reperiti quanto più possibile vicino alla sede dell’azienda. Al CanJam Feliks Audio ha presentato il nuovo entry-level<br />

per la sezione degli amplificatori per cuffia, l’Espressivo. Piccolo e poco costoso ma che a un ascolto, seppur veloce, ha dimostrato prestazioni interessanti e da tenere<br />

conto per un sistema low-price di qualità. Single-ended OTL con una coppia di 6N1P nella sezione pre e una seconda di 6NSP di potenza, tutte NOS; alimentatore<br />

toroidale custom made stabilizzato; circuito di bias automatico, per cui non è richiesto nessun intervento manuale anche dopo la sostituzione delle valvole. A proposito<br />

di re-tubing, la stessa Feliks Audio suggerisce le possibili varianti alla coppia di 6N1P con E88CC, 6N23P, 6DJ8 o 6922. Tre ingressi linea e l’interessante plus di un’uscita,<br />

così da poter utilizzare l’Espressivo anche come preamplificatore. Sul pannello frontale l’unica uscita per cuffia in formato jack da 3,6 mm. Il carico ideale suggerito dal<br />

produttore è quello oltre i 100 Ohm (fino a 600) con una potenza dichiarata di 400 mW. 449 dollari il prezzo ufficiale sullo store del produttore.<br />

Amplificatore per cuffie Feliks Audio Espressivo<br />

Dimensioni: 33 x 14 x 22 cm (lxaxp)<br />

Peso: 3,5 kg<br />

Tipo: a valvole Potenza (W/Ohm): 400 mW Risp. in freq. (Hz): 15 -<br />

45.000 THD (%): 0,4 Ingressi: 3x linea RCA Uscite: 1x linea RCA Impedenza<br />

cuffie: 100 - 600 Note: Valvole. 2x 6N1P, 2x 6N6P. Prezzo sul sito<br />

del produttore: 449 USD.<br />

Distributore: OnLine<br />

http://feliksaudio.pl<br />

UN NUOVO FUTURO PER L’AUDIO MOBILE<br />

Come tipico di THX, il prodotto non sarà in vendita come elemento singolo ma entrerà a far parte<br />

integrante di un altro certificato diventando di fatto “invisibile”. Quello presentato al CanJam<br />

per l’Europa è l’amplificatore per cuffia denominato semplicemente AAA, dove l’acronimo<br />

sta per Achromatic Audio Amplifier. Quello sotto i nostri occhi è una vera e propria scheda,<br />

racchiusa in un essenziale case trasparente, che lascia in vista componenti e schemi. L’elemento<br />

fondamentale dell’AAA è il circuito TSTHX-88 sviluppato da Triad Semiconductor: caratteristiche<br />

principali sono la riduzione della distorsione armonica e della intermodulazione, un alto livello<br />

di rapporto segnale-rumore (siamo a -137 dB). A questi si aggiungono una bassa richiesta di<br />

potenza (THX dichiara addirittura 100 ore di autonomia) in una configurazione che richiama<br />

lo schema della Classe G, per cui l’amplificatore potrà essere utilizzato facilmente con prodotti<br />

per uso in mobilità, anche se la potenza dichiarata rimane sempre sufficiente: sono dichiarati<br />

2.2 V su 300 ohm e 2x63 mW su 16 ohm. In dimostrazione al CanJam London 2017 l’AAA ha pilotato senza problemi e con ottimi risultati sul piano timbrico sia una<br />

PM-3 di Oppo che una Sennheiser HD 800, in questo caso con una configurazione dual-mono cosi da rispondere adeguatamente alle richieste della cuffia tedesca.<br />

Per info: www.thx.com<br />

26 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INSIDE<br />

È NATA UNA STELLA<br />

Una delle maggiori attrazioni del CanJam London 2017, attesa da tanti appassionati ai quali<br />

Sonoma ha dedicato una saletta separata con alcune unità M1 pronte all’ascolto. In realtà, più<br />

che una cuffia, questo è un vero e proprio sistema completo di elettronica dedicata da utilizzare<br />

in simbiosi con la cuffia. Elettronica che integra l’amplificazione, il DSP e la doppia sezione di<br />

conversione DAC e ADC di supporto agli ingressi digitali e analogici. La cuffia del sistema M1 è<br />

la prima al mondo a utilizzare il diaframma elettrostatico HPEL (High-Precision Electrostatic Laminate)<br />

sviluppato da Warwick Audio Technologies. Un sistema elettrostatico tradizionale utilizza una membrana conduttiva tra<br />

due armature metalliche. Il sistema HPEL, detto in maniera molto sintetica e semplice, si distingue per il fatto di utilizzare una<br />

membrana flessibile molto sottile (15 micron) che può fare a meno della griglia anteriore, quella che si trova dal lato dell’orecchio. La membrana è tenuta in sede da una<br />

struttura posteriore e tutto il sistema è stato progetto e sviluppato utilizzando il metodo a elementi finiti FEA. Secondo i progettisti la presenza della griglia anteriore<br />

costituisce un elemento di disturbo alla corretta propagazione del suono e la soluzione HPEL apporta dei vantaggi in questo senso. Gli elevati standard di produzione<br />

permettono di contenere in 0,8 dB le possibili differenze tra canale destro e sinistro. Il padiglione della cuffia M1 è realizzato in pressofusione di magnesio, scelto per<br />

la sua struttura rigida e la leggerezza, che lo rendono il partner perfetto per la particolare struttura della membrana. Anche l’archetto utilizza un materiale scelto per le<br />

sue determinate caratteristiche strutturali, il Poliamide 12, che combina resistenza all’uso e alto smorzamento meccanico. Per i cavi dedicati al collegamento tra cuffia<br />

ed elettronica Sonoma ha dato vita a una partnership con Straight Wire che ha realizzato, su richieste ben specifiche, un sistema di cablaggio a bassa capacità (50 pF/m)<br />

composto da rame OFC con rivestimento in argento; l’isolante è in polietilene. La struttura del cavo è fatta in modo da non avere massa in comune: i due canali e i due<br />

conduttori sono tenuti il più possibile distanti tra di loro, con elementi in kevlar che aggiungono resistenza al tutto. Come tutte le cuffie elettrostatiche anche questa,<br />

nonostante le sue particolarità, necessita di un amplificatore ad alto voltaggio: in questo senso è stata sviluppata l’elettronica che è parte integrante del sistema M1,<br />

che opera in configurazione single-ended con FET discreti. Lo stesso amplificatore mette a disposizione ingressi analogici RCA e mini-jack 3.5 mm, digitali coassiale e<br />

USB 2.0. Il coassiale gestisce PCM fino a 24 bit / 192 kHz mentre l’USB arriva a 32 bit / 384 kHz e DSD 128 via DoP. Chip ESS Sabre per la conversione DA e AKM per quella<br />

AD. Il telaio è in alluminio lavorato CNC. Il carattere sonoro del sistema M1 è riassumibile come “dolce con fermezza”: la precisione tipica dell’elettrostatico qui si fonde<br />

e si esalta con una potenza elevata, ma anche a livelli di pressione elevati rimane di fondo una qualità elevata, senza apparenti segni di distorsione. La gamma bassa<br />

è netta e ben delineata, anche se forse non profondissima; la media e l’alta sono estremamente raffinate, delicate ma ben presenti allo stesso tempo. La collocazione<br />

nello spazio è ai massimi livelli mai ascoltati in cuffia: le distanze tra gli strumenti sono ben percepibili e la loro posizione è ferma e delineata adeguatamente. Prezzo<br />

non popolare ma prestazioni eccellenti.<br />

Cuffia Sonoma M1<br />

Prezzo: € 5.695,00<br />

Peso: 303 g<br />

Tipo: aperta Trasduttori: elettrostatici Risp. in freq. (Hz): 10 - 60.000 Auricolari: Area: 3570 mmq<br />

Note: Sistema con amplificatore / DAC dedicato: ingressi digitali e analogici; sezione DAC a 32 bit /<br />

384 kHz; sezione ADC a 32 bit / 384 kHz; DSP a 64 bit; configurazione single-ended a FET discreti.<br />

Distributore: OnLine<br />

www.sonomaacoustics.com<br />

ALLA MODA SI AGGIUNGE LA QUALITÀ<br />

Il marchio V-Moda, anche se ancora poco noto in Italia, ha alle sue spalle una storia di circa 13 anni. Nasce<br />

da una considerazione del suo fondatore Val Kolton in merito al fatto che, secondo le sue osservazioni<br />

dell’epoca, non esistevano cuffie che potessero abbinare lo stile e il design alle qualità sonore.<br />

Il prodotto V-Moda nasce in collaborazione con il designer Joseph Bucknall che prova a rendere la<br />

cuffia dell’azienda personale e il meno possibile allineata agli standard mondiali. V-Moda raccoglie<br />

un enorme successo presso il mondo dei DJ e da qui al grande pubblico che li segue: a oggi sono<br />

oltre quattro milioni le cuffie V-Moda vendute in tutto il mondo. Da allora questi prodotti non<br />

hanno abbandonato lo stile personale e per certi aspetti ben deciso: un elemento che caratterizza<br />

le cuffie è la possibilità di cambiare la placca in alluminio che copre esternamente il padiglione,<br />

potendo scegliere in un ampio catalogo dove non mancano colori e soggetti anche molto sgargianti.<br />

Clamore e successo che hanno portato V-Moda a essere acquisita da Roland nel 2016, uno<br />

dei maggiori nomi a livello mondiale per l’audio professionale. Un boost economico e di know-how<br />

tecnico che ha permesso un ampliamento del catalogo e la possibilità di utilizzare nuovi elementi<br />

e fornitori. Al CanJam London 2017 V-Moda ha presentato Crossfade 2 Wireless, evoluzione del<br />

modello precedente. Tanti gli spunti tecnologici di questa cuffia, a cominciare dal brevetto Dual-<br />

Diaphragam: in sintesi lo stesso driver è costituito da due parti, dove quella centrale è chiamata a<br />

riprodurre la gamma media e alta mentre l’anello periferico contribuisce per quella più bassa. In quanto<br />

cuffia attiva a bordo della Crossfade 2 Wireless è integrato e condensato il cuore tecnologico del Vamp,<br />

l’amplificatore/DAC che costituisce uno dei maggiori successi commerciali dell’azienda sin dai primi anni, qui<br />

denominato Micro Vamp. È presente anche il codec Qualcomm aptX, quello che cura la trasmissione e ricezione<br />

dei segnali audio via Bluetooth per preservarne al massimo la qualità e spingersi anche in territorio HD. Anche se destinata a un uso prevalentemente senza fili<br />

la Crossfade 2 Wireless può essere utilizzata anche in modalità cablata (con cavo fornito), con lo switch per l’esclusione del circuito elettronico integrato per un<br />

uso completamente passivo.<br />

Cuffia V-Moda Crossfade 2 Wireless<br />

Prezzo: € 360,00<br />

Peso: 309 g<br />

Tipo: chiusa Trasduttori: dinamici Impedenza (Ohm): 32 Risp. in freq.<br />

(Hz): 5 - 40.000 Sensibilità (dB): 100 Cavo: con microfono Auricolari: 50<br />

mm Dual-Diaphragam Note: Clip di copertura dei padiglioni sostituibili.<br />

Distributore: OnLine<br />

http://v-moda.com<br />

28 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INSIDE<br />

di Paolo Corciulo<br />

Da Jean a Jean<br />

50 anni fa nasceva l’azienda francese che porta il nome del suo fondatore. 50 primavere dopo i principi<br />

ispiratori rimangono gli stessi e nel passaggio da un Jean (Jean-Marie) a un altro Jean (Jean-Claude) c’è<br />

tutta la logica del rapporto padre - figlio ma anche di più…<br />

Jean-Marie Reynaud (1938 - 2011) inizia la sua attività lavorativa<br />

negli anni ’60 come elettrotecnico presso la Hitone,<br />

azienda di amplificatori a valvole che l’arrivo del transistor<br />

porta rapidamente alla scomparsa, proprio come accadde a molte<br />

altre realtà del tempo. Reynaud, che oltre a essere un tecnico è<br />

anche un musicista, viene sollecitato dai suoi clienti a continuare<br />

l’attività e nel 1967 si mette in proprio dando vita a un’azienda che<br />

porta il suo nome: l’obiettivo, almeno inizialmente, è ovviamente<br />

quello di sviluppare amplificatori a valvole (ne vengono realizzati<br />

tre differenti modelli) ma, quasi a sorpresa, prende invece forma<br />

abbastanza rapidamente un diffusore, il Pavane, che diventa il<br />

primo prodotto ufficialmente marchiato JMR (si trattava di un<br />

3 vie da scaffale con woofer da 25 cm).<br />

Pur essendo un’azienda giovane e piccolissima, grazie alla personalità<br />

e alle idee del suo fondatore JMR comincia a riscuotere<br />

un discreto credito nell’agone Hi-Fi, credito che si concretizza<br />

quando, più grande e stabilizzata, continua a professare le idee<br />

originali e una certa impermeabilità alle sirene del mercato,<br />

a favore delle proprie convinzioni; Jean-Marie è un umanista<br />

sui generis: fermamente convinto della validità della ricerca di<br />

laboratorio (meno nei materiali e nelle soluzioni sensazionali<br />

“spesso nati più per concetti di marketing rispetto a un progresso<br />

reale”), non trascura l’importanza dell’ascolto: “L’orecchio aiuta<br />

a fare le proprie scelte, le convalida, ma serve a confermare<br />

o a negare i risultati di laboratorio: in nessuna circostanza<br />

una modifica viene apportata a orecchio; se il risultato non è<br />

soddisfacente vengono eseguiti nuovi cicli di misurazione e/o si<br />

sceglie di adottare nuove soluzioni tecniche...”. Un fautore del<br />

metodo olistico ante litteram, diremmo oggi!<br />

Non particolarmente prolifico in termini di modelli (tutt’ora la<br />

gamma ne comprende 14), preferisce metterli piuttosto a punto<br />

nel tempo, come nel caso dell’Offrande, uno dei cavalli di battaglia<br />

della casa. La sua scomparsa il 31 marzo 2011 lascia un<br />

vuoto e un grande eco nell’Hi-Fi francese e non solo visto che,<br />

nel tempo, il marchio, pur mantenendo le sue dimensioni a livello<br />

artigianale (oggi la sede occupa circa 2.000 mq a Barbezieux in<br />

30 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INTERVISTA JEAN-CLAUDE REYNAUD<br />

Charente, con una dozzina di dipendenti) assume una rilevanza<br />

internazionale visto che più di metà del fatturato è destinato<br />

all’estero.<br />

Orfana del fondatore ma confortata dalla presenza del figlio, che<br />

nel tempo gli si è affiancato, JMR festeggia quest’anno i 50 anni<br />

di presenza sul mercato ma anche il successo di una formula a<br />

cavallo tra l’artigianale e l’industriale, che è al tempo stesso la<br />

giusta ottica per un prodotto Hi-Fi (qui il termine viene utilizzato<br />

come sinonimo di Hi-end) ma anche alchimia difficilissima da<br />

mantenere in un settore, come tutti, sottoposto alle regole della<br />

globalizzazione e a un assembramento (determinato dalle sempre<br />

più frequenti acquisizioni) che colpisce soprattutto i costruttori<br />

di diffusori.<br />

Abbiamo incontrato l’altro Jean, Jean-Claude Reynaud; ecco che<br />

cosa ci ha raccontato...<br />

Raccontaci per sommi capi che cosa è JMR...<br />

La società è stata creata da mio padre nel 1967, così il prossimo<br />

anno festeggeremo il 50mo anno di vita . It’s a long time… Siamo<br />

sempre stati una società a dimensione “uomo”, a partire dal<br />

nome, che sottolinea la presenza di una visione molto personale<br />

del suono che ci piace. C’è sempre una persona dietro quello che<br />

facciamo e sono sempre persone, un gruppo di persone, quelle che<br />

lavorano per creare il prodotto, grazie a un approccio artigianale<br />

nel produrre, stabile nel tempo.<br />

Siete una realtà faberless con progettazione interna e<br />

produzione estera o producete direttamente qualcosa<br />

e che cosa?<br />

Tutti i progetti sono realizzati da una sola persona che sono io<br />

(mio padre lo ha fatto prima di me e io cerco di fare il mio meglio!<br />

– ride, ndr) perché, ancora, un marchio che corrisponde a<br />

un nome significa una scelta, un gusto. Oggi quel gusto è il mio<br />

e il prodotto è frutto della mia vision!<br />

Per quello che riguarda i componenti noi lavoriamo con diverse<br />

società e tutti i nostri prodotti sono realizzati in OEM: non costruiamo<br />

driver, non costruiamo mobili ma tutto viene realizzato sulla<br />

base delle nostre specifiche, anche i condensatori sono custom<br />

made, i cavi sono i nostri cavi. Tutto quello che c’è in un nostro<br />

diffusore è realizzato unicamente per noi.<br />

Le nuove tendenze in fatto di diffusori tendono a concentrare<br />

in un prodotto una serie di tecnologie e competenze<br />

sempre maggiori… Voi volete rimanere tradizionali<br />

produttori di diffusori o guardate a nuovi temi e istanze?<br />

In fondo sei giovane!<br />

Ho 47 anni e sono “quasi” un giovane! Ho lavorato cinque anni<br />

come designer a un sistema attivo completo che abbiamo poi<br />

È possibile per questa formula sopravvivere nell’era<br />

della globalizzazione che punta alla concentrazione, soprattutto<br />

nel campo dei diffusori?<br />

Notizie come la chiusura della fabbrica inglese di Tannoy per<br />

me sono brutte notizie! La questione, in effetti, è assolutamente<br />

attuale, io e mio padre la pensavamo allo stesso modo in merito:<br />

la molla principale non può essere il business ma deve restare la<br />

passione. La prima cosa deve essere un prodotto che incontra le<br />

necessità di una persona, piuttosto che cercare di fare un prodotto<br />

bene accetto dal mercato. Penso che questo possa rappresentare<br />

un tipo di approccio differente da quello generalmente utilizzato.<br />

Anche perché noi abbiamo scelto di rimanere piccoli ma reattivi<br />

perché non abbiamo bisogno di grandi numeri per sopravvivere.<br />

In questo modo anche nei momenti in cui il mercato non è particolarmente<br />

favorevole (e oggi il mercato è perlomeno “strano”)<br />

noi possiamo sopravvivere perché abbiamo posizionato le nostre<br />

aspettative a un livello non particolarmente elevato.<br />

Questa è la ragione per cui rispettiamo i nostri piani e possiamo<br />

rimanere fedeli alle esigenze dettate dalla nostra filosofia. Non<br />

siamo orientati verso le tecnologie d’effetto (fashion tecnology)<br />

ma perseguiamo la nostra visione che cerca di corrispondere con<br />

le necessità dei consumatori. Questa è la principale ragione per<br />

cui riusciamo ad andare avanti: abbiamo un rapporto di fedeltà<br />

con il consumatore che diventa trans-generazionale, clienti che<br />

conoscevano il nostro marchio per merito dei padri e dei padri<br />

dei padri! Il nostro prodotto entra nelle famiglie i cui componenti<br />

hanno modo di apprezzarne il suono di generazione in<br />

generazione!<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 31


INSIDE<br />

in frequenza incredibilmente piatta e tante altre caratteristiche<br />

allo stato dell’arte ma per me l’obiettivo non è questo; l’obiettivo<br />

è quello di trovare un modo di ottenere più performance e un migliore<br />

suono tenendo bene a mente che il prodotto deve avere quel<br />

soul, quell’anima, che da sempre ricerchiamo: questa è la sfida!<br />

Ci sono due modi di utilizzare un DSP; molti lo utilizzano per<br />

risolvere i problemi dei driver ma sappiamo che i driver funzionano<br />

sia dal punto di vista elettrico che meccanico e non puoi<br />

controllare i problemi meccanici con l’elettricità! O perlomeno<br />

non tutti… Quindi non puoi trasformare un altoparlante cattivo<br />

in buono solo con la correzione acustica via DSP. Alcuni non lo<br />

sanno e tentano di correggere i vari parametri senza ottenere<br />

però un suono naturale; i driver vengono stressati nel tentativo<br />

di fare quello che non sono in grado di fare…<br />

Nel nostro caso cerchiamo di progettare e costruire il miglior<br />

sistema possibile per via passiva, utilizzando il DSP solo per<br />

il crossover, e questo è tutto: il più semplice possibile. Invece<br />

di tentare di raddrizzare la risposta di un drive non adatto, noi<br />

utilizziamo un driver che lo sia il più possibile, così il DSP può<br />

essere utilizzato nel crossover per ottenere un allineamento temporale,<br />

utilizzandone il 2% delle capacità di calcolo. Questo è il<br />

mio punto di vista.<br />

fatto vedere a Parigi nel 2015. Si tratta di una vision del futuro<br />

che vedrà sempre più prodotti farne parte; i tempi cambiano,<br />

vero, ma non così velocemente come ci saremmo aspettati. Sto<br />

cercando di fare il mio meglio per tenere aggiornata la nostra<br />

linea di diffusori più tradizionali e proporre nuove tecnologie e<br />

nuovi prodotti in futuro. Abbiamo bisogno che le nuove generazioni<br />

siano interessate nella riproduzione del suono di qualità e<br />

quindi dobbiamo rispettare i loro bisogni e il modo di esaudirli<br />

(lo streaming, le operazioni nel dominio digitale), sebbene siamo<br />

principalmente, io stesso lo sono, persone nate nel dominio<br />

analogico. Mi sento un po’ un ponte tra queste due condizioni:<br />

completamente analogico o nativo digitale. Bisogna però tenere<br />

a mente che comunque tutto quello che accade all’interno di<br />

un diffusore deve poi essere “umanizzato”. Per me è una sfida<br />

affrontare il disegno di una “cosa” che sia digitale ma rispecchi<br />

gli ideali di un diffusore JMR. Buona parte di quei 5 anni sono<br />

stati dedicati a cercare di rendere più umano possibile il suono<br />

del prodotto! La ricchezza dei vari timbri sonori, come seguire<br />

l’interpretazione... Insomma tutte quelle caratteristiche che per<br />

me e prima di me per mio padre erano importanti all’interno<br />

delle performance di un prodotto.<br />

Grazie al digitale oggi in laboratorio puoi ottenere una risposta<br />

Consideri JMR come parte di una scuola francese o, per<br />

così dire, ballate da soli?<br />

Certamente c’è una scuola francese dal punto di vista delle caratteristiche<br />

sonore ma mio padre usava dire spesso che la musica<br />

francese è molto specifica: se ascolti Debussy o Ravel ci sono un<br />

sacco di colori in questa musica, differenti strumenti differenti<br />

e nuance. È molto complessa e necessita di una grande capacità<br />

interpretativa da parte di uno strumento di riproduzione.<br />

La scuola francese è legata alla precisione e a una forte presenza<br />

del tweeter con una naturalezza acustica molto pronunciata e<br />

strumenti il più possibile reali. A volte questo sound francese è<br />

un po’ troppo prezioso, quasi troppo ricco. Nella mia esperienza<br />

come sound engineer mi spingevano a essere più live, più fast,<br />

più dinamico...<br />

È più facile o più difficile essere “un figlio di…”?<br />

È duro, più duro. Perché le aspettative nei tuoi confronti sono<br />

molto elevate. Come sai mio padre era molto rispettato nel settore<br />

e ben conosciuto in tutto il mondo per la sua forte personalità,<br />

per la sua visione e la sua capacità di camminare anche da solo<br />

senza mai seguire la massa.<br />

All’inizio, quando sono arrivato nella società, avevo la mia esperienza<br />

come sound engineer; non sono uscito dalla scuola ed<br />

entrato nella società del papà: avevo una mia esperienza lavorativa<br />

ed era quello che avevo voluto per arrivare in maniera confortevole<br />

nella società. Ciononostante ci sono state sin da subito<br />

grosse aspettative da parte di chi mi considerava “il successore”;<br />

la società ha una lunga storia e ci si aspettava che io fossi bravo<br />

come mio padre. Spero di essermi dimostrato tale, mantenendo<br />

il mio punto di vista, sebbene questa pressione abbia reso ovviamente<br />

tutto più difficile.<br />

32 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INSIDE DOSSIER<br />

di Paolo Corciulo<br />

Generazione… boh?<br />

Essere nati in un determinato momento storico determina in buona parte le proprie abitudini, il modo<br />

di pensare e, soprattutto, di comunicare. Non a caso ogni generazione ha le proprie icone, elementi<br />

cult differenti, aspirazioni e riferimenti. Accade anche nella musica e nel suo consumo...<br />

Poco prima della pausa estiva ho avuto modo di tenere una<br />

lezione a un publico di giovani (sotto i 18 anni) provenienti da<br />

tutta Italia in occasione di uno stage a pagamento (dico questo<br />

per sottolineare che, almeno un po’, dovessero essere motivati) sul<br />

giornalismo. Alla domanda “Quanti di voi è mai entrato in un’edicola?”<br />

ha riposto positivamente una sola persona, aggiungendo un po’<br />

imbarazzato di averlo fatto unicamente per acquistare una ricarica per<br />

il telefonino… ! Alla domanda “Quanto conta per voi la musica nella<br />

vita?” all’unisono tutti hanno risposto con un “10” che, suppongo,<br />

fosse il massimo di una scala da 1 a 10.<br />

È evidente, al di là di questo piccolo test, la cui validità statistica è<br />

chiaramente minima, che ci troviamo di fronte a una rivoluzione più<br />

che un’evoluzione culturale, anche se alcuni paletti sembrano lasciare<br />

intendere che, almeno nel campo della comunicazione, più che le cose<br />

stesse è il modo di raggiungerle o di fruirne che è cambiato drammaticamente.<br />

Ma che si tratti di informazione, e <strong>SUONO</strong> inevitabilmente<br />

34 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


CAMBIO GENERAZIONALE<br />

GENERAZIONE Z<br />

1997 – 2015<br />

Nati nel nuovo secolo o giù di lì sono i veri nativi<br />

digitali, iperconnessi, ipermultimediali, riescono<br />

a gestire una mole elevatissima di informazioni<br />

predilegendo gli aspetti di rapidità a quelli di accuratezza.<br />

Le modalità di “ingaggio” sono completamente<br />

cambiate!<br />

MILLENNIANS<br />

1980 – 1996<br />

Figli delle nuove tecnologie (ma spesso attenti<br />

più alla forma che alla sostanza) sono abituati a un<br />

mondo liquido dalle poche certezze dove tutto<br />

può trasformarsi e dalla morte delle ideologie.<br />

Perenni figli di papà tendono a esperienze per<br />

interposto avatar...<br />

GENERAZIONE X<br />

1965 – 1979<br />

A cavallo tra realtà e virtuale (dai primi videogames<br />

ai computer) è figlia della disillusione e di un<br />

modo di pensare pragmatico. Ha cominciato ad<br />

apprezzare la dimensione nomade della portabilità<br />

e una flessibilità che non è intaccabile dalle<br />

dottrine ideologiche.<br />

BABY BOOMERS<br />

1947 – 1964<br />

Figlia del dopo guerra e della ricostruzione, è la<br />

generazione che ha disegnato il mondo che c’è<br />

ma che sta cambiando con un atteggiamento che<br />

svaria ampiamente tra ottimismo e nichilismo: i<br />

suoi poli di riferimento si stanno disgregando, dal<br />

mito “on the road“ ai grandi temi sociali e politici.<br />

deve affrontare il problema di come raggiungere con il suo “sapere”<br />

le nuove generazioni, o del mercato della musica, occorre confrontarsi<br />

con nuove modalità (e prodotti che e riflettono) della fruizione<br />

musicale. Anche perché Millennians (nati tra il 1980 e il 1996) e Generazione<br />

Z (1997 - 2015), a cui appartiene il gruppo che “non mette<br />

piede in edicola” (e che, si può supporre, non legge giornali di carta)<br />

rappresentano una quota consistente dell’intera popolazione: quasi<br />

il 50% negli USA e non molto di meno da noi in Italia.<br />

Questa metà della popolazione ha abitudini e metodologie di consumo<br />

che si distaccano da quelle delle generazioni precedenti; un fatto<br />

di per sé non insolito, sebbene con l’avvento del nuovo secolo sia<br />

avvenuta una rivoluzione o quantomeno una cesura nell’evoluzione<br />

tecnica e culturale che separa i nuovi “alieni” da chi li ha preceduti: si<br />

tratta della Generazione X (1965 - 1979) e dei i Baby Boomers (1947<br />

- 1964) a cui mi pregio di appartenere (cantando sovente Born in the<br />

Fifties - copyright: The Police) e il residuo sparuto gruppo di chi è nato<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 35


INSIDE DOSSIER<br />

La “rivoluzione” del cinematografo<br />

La rivoluzione dei nativi digitali<br />

prima ancora e che, al tempo, non si sentiva la necessità di etichettare.<br />

Questo accadeva forse proprio per una sorta di andamento a strappi<br />

nell’evoluzione culturale che prevede anche momenti di stanca o, più<br />

semplicemente, in ragione di strumenti in passato meno evoluti e<br />

invadenti come il marketing e la necessità di segmentare il mercato<br />

per cercarne in ogni elemento la profilazione più aderente ai reali<br />

modelli di consumo. Proprio questa necessità - si è parlato anche<br />

di Generazione M (in movimento) e Generazione C (perennemente<br />

connessa) - sottolinea la difficoltà da parte delle altre generazioni di<br />

comprendere i mutamenti avvenuti in seguito allo tsunami culturale<br />

legato al nuovo secolo. Forse niente di nuovo, visto dal lato dei vecchi<br />

(anche gli spettatori della prima proiezione dei fratelli Lumière scapparono<br />

terrorizzati di fronte al treno che, dallo schermo, sembrava<br />

investirli a tutta velocità) ma certamente un problema se si produce, si<br />

vende o si fa conoscere carrozze a cavallo nell’era del motore a scoppio<br />

(e di quello elettrico o a idrogeno che seguirà…)! In questo senso la<br />

comunità Hi-Fi si è ancora una volta chiusa a riccio nella sua torre<br />

d’avorio dove già si era relegata in occasione del grande trauma degli<br />

anni ’90; allora i grandi produttori consumer decisero di abbandonare<br />

o limitare la loro permanenza nell’audio (il paradosso è che oggi vi<br />

vogliono rientrare, cosa che farebbe un gran bene al settore, ma sono<br />

ostacolati dalle difficoltà e delle resistenze di quei paletti che hanno<br />

contribuito a piantare…).<br />

In fondo il breve test sul campo da me effettuato un elemento concreto<br />

lo sottolinea: quel 50% che non legge e si rapporta alla realtà con<br />

modalità che sono sconosciute a noi vecchi, ama la musica come buna<br />

parte del restante 50%! Lo fa approcciandosi alla riproduzione musicale<br />

in maniera differente che più che dileggiata andrebbe studiata per<br />

sviluppare un modello di crescita che porti inevitabilmente il nuovo<br />

consumatore a elevare la qualità dei suoi consumi, cosa insita con l’aumento<br />

dell’età e del potere d’acquisto! Bisognerebbe guardare a queste<br />

nuove modalità di consumo scevri da preconcetti e chi lo ha fatto o lo<br />

farà ha avuto e avrà successo, anche perché in ogni passaggio epocale<br />

ci sono elementi meno buoni ma anche altri da cui prendere spunto…<br />

Pensate solo per un momento all’introduzione del personal computer:<br />

si narra che la grande difficoltà a imporlo ai manager consistesse nel<br />

fatto che questi fossero abituati a farsi gestire la corrispondenza dalle<br />

segretarie e trovassero “volgare” doversi scrivere una lettera da soli!?!<br />

Come giudichereste oggi qualcuno che si comporta così? Non esiste<br />

dunque solo una questione generazionale (per la quale i miti, gli eroi<br />

e gli obiettivi di ogni generazione rimangoono gli stessi e differenti tra<br />

loro) ma anche dei cambiamenti epocali che, specialmente in settori<br />

tecnologici, sono senza ritorno.<br />

Se vi piace viaggiare, vi procurate una vettura e non una carrozza a<br />

cavalli; allo stesso modo occorre prendere atto dei pro e dei contro<br />

delle nuove forme di utilizzo della musica…<br />

36 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INSIDE DOSSIER<br />

di Salvatore Nocerino<br />

Una chance, un rischio<br />

o la grande disillusione?<br />

Comprendere i grandi cambiamenti che hanno caratterizzato le modalità di fruizione della musica<br />

significa non solo capire come cambiano i tempi e come “impattano” le nuove generazioni; significa<br />

intuire come saranno i servizi e gli apparecchi che ci attendono; in poche parole, come sarà il futuro,<br />

a meno di non richiudersi tenacemente nella torre d’avorio (e la storia, in quel caso, è nota).<br />

Un aspetto importante che riguarda la musica registrata è<br />

il fatto che il suo arrivo ha in parte significato la perdita di<br />

quella dimensione pubblica che da sempre ha connotato la<br />

musica. Con la registrazione e la diffusione del disco, infatti, la maggior<br />

parte dell’ascolto musicale è diventato privato. Ad accentuare<br />

maggiormente questo aspetto sono state le innovazioni tecnologiche<br />

come le audiocassette, i walkman, le autoradio e i CD, che hanno<br />

dato luogo ad altre possibilità di ascolto ancor più interessanti. Oggi<br />

con l’MP3 e l’affermazione della musica liquida, tutto ciò è portato<br />

a livelli ancor più estremi.<br />

Le implicazioni della musica come dato informatico sono molto<br />

discusse e d’importanza estremamente rilevante anche a livello economico.<br />

Qualsiasi supporto veicoli la musica, questa resta sempre<br />

tramite di testi intesi incorporati in un prodotto culturale e per<br />

connotazione ricchi di messaggi simbolici, che rispondono alla libera<br />

interpretazione del pubblico di riferimento influenzandone fortemente<br />

le decisioni e, pertanto, la vita. L’MP3 ha realizzato, grazie<br />

a strumenti come l’iPod e lettori MP3, smartphone e affini, ciò che<br />

già era cominciato col walkman, ovvero ha conferito alla musica<br />

un’ulteriore elemento di utilità ascrivendola anche a colonna sonora<br />

della nostra vita, proprio come avviene nei film o nelle serie TV.<br />

La registrazione sonora sradica di fatto la musica dal suo luogo<br />

d’origine e la porta ovunque nel mondo, oggi come mai prima nella<br />

storia. Così facendo, si diffonde e influenza generi e culture (è indirettamente<br />

anche fonte di diffusione di strumenti musicali di culture<br />

straniere, verso i paesi che riesce a raggiungere), cosa che spesso<br />

comporta anche la creazione di nuovi generi. Un fattore significativo<br />

di cambiamento che avviene all’origine della registrazione sonora<br />

è la durata dei brani. Dall’introduzione del disco di Berliner si crea<br />

uno standard di durata del singolo brano come già prima era successo<br />

con il cilindro di Edison. Il disco a 78 giri che anticipa l’LP a<br />

33 giri (introdotto poi nel ’48 e destinato, assieme alla registrazione<br />

su nastro magnetico, a cambiare la concezione della musica sotto<br />

molti aspetti) e il 45 giri (che utilizzava sempre il microsolco e la<br />

stessa tecnologia dell’LP e conteneva esattamente per ogni facciata<br />

la durata esatta di una canzone), poteva contenere pochi minuti<br />

di registrazione per facciata (inizialmente si registrava solo una<br />

faccia, successivamente fronte e retro). Probabilmente nessun tipo<br />

38 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


CAMBIO GENERAZIONALE<br />

Nel lontano passato la fruizione della musica era un fatto elitario demandato alla filantropia dei potenti.<br />

di registrazione, nemmeno in futuro, potrà invece mai essere fedele<br />

alla realtà della musica suonata dal vivo (come testimonia qualsiasi<br />

musicista e buon ascoltatore): l’amplificazione degli strumenti attraverso<br />

i pickup ma anche semplicemente con microfoni, il fatto stesso<br />

che si passi per l’amplificazione che poi trasmette a sua volta attraverso<br />

i diffusori, fa parte del complesso mondo della manipolazione<br />

del suono che, talvolta, diventata a sua volta elemento compositivo.<br />

In seguito l’avvento del supporto digitale a metà degli anni Ottanta<br />

ha di fatto aperto le porte a una ulteriore “rivoluzione”: il venir meno<br />

del supporto fisico. Già sul finire degli anni ’90 la musica si poteva<br />

trasmettere attraverso la neo diffusa rete internet e di lì a poco si<br />

potrà scaricare, fruire e condividere da e tra i computer attraverso i<br />

servizi di telefonia. I primi anni del nuovo millennio decreteranno<br />

il successo del Compact Disc ma già tra il 2004/2005 si deve fare<br />

spazio alla concorrenza digitale che vede la smaterializzazione del<br />

supporto, ovvero quella che presto verrà definita (proprio da questa<br />

rivista) musica liquida e che inizialmente opererà con il file sharing,<br />

migrando poi verso lo streaming, sia audio che video. Grazie all’MP3<br />

(MPEG Layer III) e alla diffusa rete informatica è stata possibile la<br />

diffusione di file audio musicali in quantità illimitata, di ogni genere<br />

ed epoca storica. Ciò non solo ha determinato la smaterializzazione<br />

del supporto ma ne ha condizionato definitivamente la distribuzione,<br />

che avviene inesorabilmente attraverso il web. Prima di tutto<br />

a proliferare è stata la pirateria, attraverso le piattaforme di filesharing<br />

come Kazaa, Napster e successivamente emule e Torrent che<br />

diedero luogo a una lotta spietata alla pirateria nella quale furono<br />

coinvolti film, libri, videogiochi e qualsiasi altra cosa veicolabile<br />

via web. In seguito i file digitali verranno venduti legalmente attraverso<br />

piattaforme come iTunes e portali e-commerce come Amazon<br />

(caso interessante per la vendita incrociata di vari supporti<br />

fisici e non), conteggiando diversi miliardi di unità che sommate<br />

al download illegale, attesta numeri impressionanti. Anche qui il<br />

repertorio di riferimento coincide col core business dei generi musicali,<br />

cioè il repertorio Pop Rock e interessa principalmente ma<br />

non esclusivamente la musica giovanile. Inoltre i lettori MP3 come<br />

l’iPod (e successivamente gli smartphone come l’iPhone) hanno<br />

sostituito ampiamente il walkman, creando un nuovo e fiorente<br />

mercato e dimostrandosi uno strumento molto più congruo al nuovo<br />

formato digitale legato al download e allo streaming. Tutto questo<br />

non comporta però la totale scomparsa del supporto, anzi, esso<br />

prolifera, e ogni supporto viene conservato e archiviato assieme ai<br />

rispettivi repertori e dispositivi di riproduzione. Inoltre va segnalato<br />

che la stessa musicologia ha riconosciuto l’importanza e la centralità<br />

del supporto disco come documento musicale, al pari delle partiture.<br />

Il mercato discografico sfrutta in larga misura la sfera emotiva<br />

legata alla registrazione sonora e al supporto di cui si serve. Fra tutti<br />

i supporti, l’LP sembra aver acquisito in questi anni la dimensione<br />

dell’oggetto simbolo dell’industria discografica e della musica stessa.<br />

In parte perché è stato il supporto più utilizzato nella storia della<br />

musica registrata e in parte perché con il suo design e la sua grafica,<br />

veicolo di numerose informazioni, è divenuto il principale vettore<br />

della storia della musica e di certo ne ha influenzato il corso.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 39


INSIDE DOSSIER<br />

Con la nascita del fonografo di Eison nasce la serialità della musica il cui accesso<br />

diventa più ampio e semplice.<br />

Tra gli elementi caratterizzanti della musica liquida, l’abbattimento<br />

dei prezzi al consumatore e l’intersecarsi di due categorie industriali<br />

(discografica e informatica) e delle reti telematiche. Per quanto la<br />

qualità del file digitale fosse inizialmente scarsa (venivano spesso<br />

diffusi file con alti livelli di compressione per il più rapido e facile<br />

trasferimento di memoria virtuale attraverso la rete), i servizi internet<br />

sarebbero presto migliorati, consentendo la diffusione di file<br />

di alta qualità. Tra il 2010 e il 2013 il formato CD dovrà dividere<br />

più di metà del mercato con il servizi di download estreaming. La<br />

rete ha permesso attraverso il formato MP3 la diffusione di file audio<br />

in quantità e contenuto potenzialmente illimitati. Ovvia conseguenza<br />

di quanto appena detto è che la distribuzione principale è<br />

diventata immateriale (resta sempre la distribuzione materiale del<br />

vinile e del CD, questo non va dimenticato, perché i due formati<br />

non sono mai scomparsi). iTunes e Amazon sono tra i casi più degni<br />

di nota nell’e-commerce, per quanto riguarda la distribuzione<br />

digitale. Anzi, Amazon va segnalato anche per quanto riguarda una<br />

singolare distribuzione incrociata che spesso permette, unitamente<br />

all’acquisto di musica su supporto (sia se si acquista un CD, un LP<br />

o una musicassetta) la possibilità attraverso l’audiorip di scaricare<br />

nell’immediato (appena effettuato il pagamento dell’ordine) il disco<br />

in formato audio MP3. L’interesse del consumatore e del mercato<br />

punta verso la nuova dimensione tecnologica e sulla trasportabilità<br />

di questa in dimensioni il più possibile contenute (ovvero lettori MP3<br />

di piccole dimensioni o smartphone che danno la possibilità di unire<br />

più tecnologie e diminuire al minimo l’ingombro fisico dell’oggetto).<br />

Il genere musicale di riferimento per la più ampia fetta di mercato<br />

è, come accennato, il Pop Rock. Ciò dipende anche dal fatto che il<br />

pubblico più giovane è da tempo addestrato all’utilizzo delle nuove<br />

tecnologie informatiche, spesso esperto di informatica e strumenti<br />

elettroacustici. Resta che nessun genere musicale può sfuggire<br />

alla rete, anzi, sotto molto aspetti la rete si presenta talvolta come<br />

un disordinato e confuso archivio di informazioni capace di documentare<br />

e diffondere (una volta era impossibile anche solo pensare<br />

di ascoltare certi dischi relativi a piccole produzioni o riuscire a<br />

trovare un film VHS del 1918) quanto di più remoto c’è al mondo.<br />

Il repertorio Pop Rock si aggiudica agli inizi del XXI secolo il 92%<br />

del mercato totale, lasciando il restante mercato al Jazz, alla musica<br />

classica, musica da film, quella di tradizione orale e il resto<br />

del mondo musicale. Scenario nettamente opposto a quello che<br />

si presentava circa 50 - 60 anni prima, dove la musica classica e<br />

il Jazz rappresentavano la stragrande maggioranza del repertorio<br />

musicale complessivo. Seppure risulti appurata una certa elasticità<br />

di un pubblico più giovane, capace di apprezzare formati come l’LP<br />

pur facendo un uso trasversale dei vari formati, la tendenza in linea<br />

di massima vede l’ascolto analogico destinato a precisi generi e a una<br />

fascia d’età adulta o avanzata. Questa fascia di utenza ricerca qualità<br />

sonora e precise marche per i componenti relativi alla riproduzione<br />

del suono. Un tipo di ascolto principalmente casalingo. Il CD, invece,<br />

non incontra questo tipo di ostacoli, prestandosi a un uso sia su apparecchi<br />

domestici che portatili. L’ascolto digitale, infine, si sottrae<br />

per sua natura alla riproduzione domestica affidandosi all’ubiquità<br />

della rete e alla trasportabilità di lettori MP3 e smartphone. Questi<br />

dispositivi si possono sincronizzare wireless a qualsiasi apparecchio<br />

di fortuna si trovi in giro, sebbene l’ascolto più diffuso sembra continui<br />

a essere quello in cuffia. Resta comunque da considerare una<br />

fetta non indifferente di utenza capace di identificarsi in modo critico<br />

con i vari formati, simboli e oggetti per la riproduzione del suono, che<br />

non fa fatica ad ascoltare trasversalmente LP, CD e streaming audio.<br />

Nel complesso la fonografia, che si tratti di registrazione analogica<br />

o digitale, de-sacralizzando e de-socializzando la musica (rendendo<br />

ripetibile l’evento e privatizzando l’ascolto) ha avuto l’effetto di<br />

creare nell’ascoltatore (che ricordiamo è libero di ascoltare tutta<br />

la musica che vuole quando vuole) il desiderio di una musica che<br />

non si possa ascoltare ovunque e in qualsiasi momento. Musica<br />

con una precisa collocazione spaziale e temporale, che riacquisti<br />

quella dimensione collettiva di cui si parlava prima. Questo avvie-<br />

Il Walkman, lo strumento che assicurò l’ascolto di musica in movimento.<br />

40 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


CAMBIO GENERAZIONALE<br />

Lo ricordate ancora? È l’iPod. Penato per il download ella musica ha fatto la fortuna<br />

della Apple.<br />

ne nella musica dal vivo, che continua a fare grandi numeri anche<br />

oggi. Il live business, infatti, ha conosciuto un incremento notevole<br />

già dal 2006, rendendo le esibizioni dal vivo la principale risorsa<br />

finanziaria delle band (laddove la musica liquida ha dato un duro<br />

colpo mercato della musica su supporto fisico). Il rilancio del live<br />

risponde sicuramente a una smania semi-consapevole per l’evento<br />

irripetibile, proprio mentre la musica registrata diventa gratuita.<br />

La gratuità, però, corrisponde a una perdita di valore. Lo spettacolo<br />

dal vivo, invece, non si può condividere con chi non è presente nel<br />

luogo e all’ora dell’evento e non si può copiare. Resta, dunque, un<br />

momento esclusivo che può essere vissuto solo una volta. Il concerto<br />

valorizza e impone un ascolto costante e ininterrotto, ricco di coinvolgimento<br />

personale e collettivo che mette in rapporto il pubblico<br />

con il musicista e i musicisti con il pubblico, con la musica che si<br />

dipana ovunque e rimbalza tutto intorno. L’idea dello spettacolo<br />

dal vivo come tour di promozione del nuovo album viene capovolta.<br />

L’album oggi promuovere la performance dal vivo ed è necessario<br />

a ottenere più ingaggi.<br />

Per contro grazie a internet e all’MP3 con uno sforzo finanziario modesto<br />

si può creare una collezione mastodontica e accedere alle più<br />

recondite conoscenze. Il collezionismo di file digitali è letteralmente<br />

esente da particolari vincoli economici e di spazio. Una connessione<br />

relativamente buona e una discreta quantità di memoria rigida<br />

hanno infatti permesso il proliferare delle maggiori piattaforme<br />

di filesharing. Si tratta di forme estreme di collezionismo dove tutto<br />

è disponibile e tutto può essere condiviso. Reynolds definisce questo<br />

fenomeno sharity, termine coniato dalla crasi delle parole share, charity<br />

e rarity. Sulle piattaforme di file sharing sono disponibili discografie<br />

complete e rarità, a titolo completamente gratuito. Un aspetto<br />

fondamentale che cambia nel digitale rispetto al collezionismo del<br />

disco in vinile è che mentre in quest’ultima forma di collezionismo<br />

l’aspetto dominante è la possibilità di avere qualcosa che nessun<br />

altro può avere, in quella che Reynold definisce Sharity si tratta di<br />

mettere le mani su qualcosa che nessun altro ha e renderlo istantaneamente<br />

disponibile a tutti. Il fondatore di Mutant Sound (sito che<br />

si occupa di materiale musicale per cosi dire esotico, poiché fuori<br />

catalogo e raro), Jim distingue tra il collezionista di dischi e l’appassionato<br />

di musica, puntualizzazione molto comune tra i collezionisti<br />

online e non, che desiderano separare chi cerca il pezzo raro da chi<br />

semplicemente vuole trasmettere agli altri il suo grande amore per<br />

la musica. Internet elimina i costi, e i file sono infinitesimamente<br />

compatti. I downloaders, infatti, forti di questi due aspetti, sono<br />

affetti da questa fame cronica di collezionismo e i primi tra loro sono<br />

proprio gli autori stessi di questi blog di condivisione, che riempiono<br />

montagne di hard disc e che a un certo punto collezionano più la<br />

velocità con cui riescono a pubblicare materiale nuovo rispetto agli<br />

altri che non musica in sé. Spesso nel fare questo perdono l’interesse<br />

tanto per la musica che per le dimensioni della propria collezione,<br />

al punto di procurarsi gli album ancor prima della pubblicazione.<br />

Com’è ampiamente noto questa forma di collezionismo (digitale)<br />

ha fatto diverse vittime nell’industria discografica, primi tra tutti<br />

gli artisti e i settori che dipendono strettamente da essa, come la<br />

stampa musicale, i negozi di dischi e molte altre attività. Per fortuna<br />

lo streaming si dimostra essere una grande soluzione da questo<br />

punto di vista. Pur non risolvendo il problema relativo all’ascolto<br />

concentrato, poiché offre un’enorme quantità di informazione musicale,<br />

lo streaming quantomeno legalizza l’ascolto di musica digitale<br />

pagando le royalties ai musicisti e alle etichette.<br />

L’iPod rappresenta l’applicazione estrema del collezionismo (non<br />

nella sua concezione tradizionale) con fenomeni di compulsione<br />

alla caccia, riorganizzazione infinita e accumulo, assumendo una<br />

dimensione ontologica.<br />

Le modalità di ascolto della musica sono cambiate moltissimo oggi<br />

ma sappiamo che erano varie già prima della musica registrata e<br />

dipendevano (come continua a essere anche oggi) da fattori di tipo<br />

pratico sociale e culturale. La reintroduzione di un sistema di ascolto<br />

come l’LP avviene in un momento storico molto particolare e<br />

probabilmente quasi opposto alle modalità odierne e più comuni<br />

di ascolto. Infatti, laddove l’LP vuole un ascolto domestico e concentrato<br />

dovuto a numerosi fattori, gli ultimi anni 2000 hanno visto<br />

una proliferazione di articoli, relativi agli effetti nocivi della vita in<br />

rete sulle nostre capacità di concentrazione. Si potrebbe dire che il<br />

ritorno di uno strumento che prevede un ascolto concentrato avviene<br />

in un momento in cui il genere umano fa fatica a prendersi un po’<br />

di tempo per concentrarsi sull’ascolto musicale. La sovrabbondanza<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Lidia Baratta, www.linkiesta.it - Il grosso grasso mercato dei concerti<br />

in mano alle multinazionali<br />

- Simon Reynolds, Retromania, musica cultura pop e la nostra ossessione<br />

per il passato, ISBN Edizioni, Milano 2011<br />

- Luca Cerchiari, Il disco, musica tecnologia e mercato dal positivismo<br />

al web, Casa editrice Odoya 2014<br />

- Dominik Bartmanski & Ian Woodward, Vinyl: The Analog Record in<br />

the Digital Age, Bloomsbury Academic, 12/02/2015<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 41


INSIDE DOSSIER<br />

Sempre connessi. In realtà il dettato di Carly Fiorina, allora CEO di HP (“in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, qualsiasi cosa”) è realizzabile a partire dall’era degli smartphone,<br />

primi strumenti multimediali ubiqui.<br />

di stimoli a cui ci sottopone la rete, infatti, sembra essere la causa<br />

della dilagante facilità di distrazione, che viene definita sindrome<br />

da deficit di attenzione e la cui causa è proprio il sovraccarico di dati<br />

che riceve il cervello. Ad esempio non esiste un vero corrispettivo in<br />

musica della lettura rapida ma possiamo ascoltare musica facendo<br />

altre cose come leggere un libro, una rivista, lavare i piatti e rifare i<br />

letti, o navigando in internet. Ciò rende fragile l’esperienza musicale<br />

(non è un fenomeno che avviene solo in campo musicale), lasciandoci<br />

un segno flebile nel cuore e nella mente.<br />

Volendo analizzare alcune tipologie di ascolto per così dire portatile,<br />

inoltre, potremmo individuare nell’atto di girare in macchina<br />

con l’autoradio a tutto volume una sorta di contributo alla vitalità<br />

cittadina, mentre nell’utilizzo dell’iPod con le cuffiette (un po’ come<br />

avveniva già dagli anni ’70 con il walkman) una sorta di fuga dalla<br />

vita da strada. La funzione shuffle, che permette di esimere l’ascoltatore<br />

dalla scelta del brano, e l’usanza di alcuni ascoltatori di<br />

riprodurre solo frammenti di alcuni brani per poi passare a quello<br />

successivo sono indice del frenetico ascolto portatile odierno. Secondo<br />

Reynolds questa tecnologia offre a un ascoltatore onnivoro<br />

nel dilagante panorama sonoro della musica Pop l’esenzione dalla<br />

scelta, mettendogli a disposizione quello che l’industria musicale<br />

più mercificata predilige.<br />

Viene da chiedersi se questi aspetti non abbiano in qualche modo<br />

indotto gli ascoltatori di musica verso la strada del supporto, in particolare<br />

quello analogico. È probabile che i fenomeni relativi a questo<br />

tipo di ascolto che si fa della musica oggi vadano a far parte di quel<br />

quadro che ha prodotto la rinascita del supporto LP. L’abbondante<br />

varietà e facilità di accesso di cui si dispone oggi, soprattutto nel<br />

settore musica, sembra aver ottenuto proprio l’effetto opposto. Le<br />

testimonianze a riguardo vanno da voci quali quelle di Reynolds,<br />

Bartmanski, Woodward ed Evans a quelle di distributori che lavorano<br />

sul campo. A ulteriore riprova di quanto detto le testimonianze<br />

di vari articoli pubblicati verso la fine del primo decennio del 2000,<br />

secondo i quali il downloading provoca apatia e indifferenza. Non indugiano<br />

inoltre nell’indicare sintomi ancora più profondi e più gravi,<br />

nel momento in cui sostengono che l’accessibilità abbia fatto in modo<br />

che gli ascoltatori dessero per scontato la musica in sé, al punto che<br />

questa non necessiti più di quella passione e quel profondo impegno<br />

emotivo che vi sono sempre stati legati. Questo tipo di fruizione è<br />

esattamente l’opposto del modo di esperire la musica nell’epoca a cui<br />

appartiene e si sviluppa invece il vinile. Laddove il vinile è il supporto<br />

utilizzato in un’epoca in cui la musica era un tesoro prezioso al quale<br />

venivano (e vengono tutt’ora) attribuiti spiccati poteri comunicativi<br />

fondamentali, l’iPod invece appartiene a un’epoca in cui, sebbene la<br />

musica sia ampiamente più diffusa e tutti ne ascoltino molta più di<br />

quanto non si facesse prima, l’ascolto non indica necessariamente<br />

un investimento emotivo. Le origini di questo svilimento secondo<br />

il dottor Adrian North, psicologo musicale dell’università di Leicester,<br />

si possono trovare nel passaggio dall’analogico al digitale.<br />

Inizialmente, infatti, la musica veniva trasformata in un oggetto da<br />

comprare e custodire con parsimonia e riguardo. Ora, invece, è stata<br />

liquefatta, convertita in dati informatici trasportabili e trasmissibili<br />

da un apparecchio all’altro con somma facilità e velocità. L’MP3,<br />

secondo questa teoria, svaluta doppiamente la musica; in parte<br />

perché ce n’è troppa e in parte perché si insinua nella quotidianità<br />

degli ascoltatori come una corrente o come un fluido. Per certi versi<br />

ha cominciato ad assomigliare a un servizio pubblico come il gas e<br />

l’elettricità, perdendo la fruibilità tipica dell’opera d’arte. Ciò l’ha<br />

resa in qualche modo una costante dovuta, e non più qualcosa di<br />

ambito e desiderabile. In ogni caso Reynolds decreta che la registrazione,<br />

sia essa analogica o digitale, ha l’effetto di de-sacralizzare e desocializzare<br />

l’esperienza di musica perché rende l’evento ripetibile e<br />

ne privatizza la dimensione collettiva. A sostegno di ciò cita Jacques<br />

Attali, che afferma che il ruolo rituale e la funzione sociale e catartica<br />

42 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


CAMBIO GENERAZIONALE<br />

Ieri, oggi e anche domani? La rinascita del vinile è sorprendente in termini di trend<br />

commerciale ma rappresenta la perfetta antitesi al consumo liquido (nella foto Marlene<br />

Dietrich – 1956).<br />

della musica vengono erosi dalla facoltà individuale di accumulare<br />

registrazioni e ascoltarle a piacere perdendo il Kairos, il momento<br />

clou dell’evento, per arrendersi a Chronos, il tempo quantificato del<br />

lavoro e dello svago.<br />

C’è anche un altro fattore importante da considerare: un’imperfezione<br />

può essere un vantaggio così come la perfezione può risultare<br />

sterile. Questo è il motivo per cui i media non sono dei semplici strumenti<br />

ma anche un messaggio pieno di significato. Il medium è un<br />

oggetto culturalizzato, è così che se ne avverte in primis la percezione<br />

sociale. Per molte persone la cosa più importante non è tanto quello<br />

che ascoltano ma come lo ascoltano e come suona. Il mezzo con cui<br />

ascoltano è tanto importante quanto il contenuto; la conoscenza e<br />

il gusto musicale, infatti, possono essere giudicati non solo in base<br />

a ciò che si ascolta ma anche attraverso la mediazione di ciò che si<br />

vede e di altri sensi ancora che accompagnano l’ascolto. In questo<br />

modo l’ascolto diviene come molte altre arti, dove la mediazione del<br />

rapporto avviene attraverso oggetti di consumo dal valore estetico<br />

e tecnologico, e in questo caso specifico si parla di musica e suono.<br />

Un rapporto simile, parlando di cucina, può essere evidenziato nelle<br />

preferenze di uno chef rispetto a una tecnica o a un’altra, e nella preferenza<br />

di un marchio piuttosto che un altro in termini di prodotto<br />

o di utensileria. Ancora più vicino al nostro caso sono le preferenze<br />

di un chitarrista rispetto a una particolare marca di chitarre, forma<br />

o corde. Molti ancora vedono nel vinile un veicolo per un contatto<br />

più puro e diretto con la musica.<br />

In ultima analisi c’è un ampio gruppo di amanti dell’LP, quelli<br />

che adottano un approccio ibrido e che usufruiscono in maniera<br />

parallela dei diversi formati di ascolto e delle diverse interfaccia,<br />

piuttosto che utilizzare esclusivamente un supporto a discapito di<br />

un altro. Altri ancora, affezionati e amatori del vinile, convengono<br />

sul fatto che esso offra un’esperienza uditiva caratteristica. In ogni<br />

caso c’è una cerchia di amanti del vinile per la quale il formato non<br />

ha mai perso il suo status. Si tratta dei DJ: molti di questi, infatti,<br />

continuano a lavorare col vinile, nonostante i cambiamenti del<br />

mondo circostante. Uno dei motivi per cui questo avviene è che il<br />

vinile si è trasformato, per così dire, in un formato organico nel<br />

momento in cui sono comparsi i formati digitali, che rappresentano<br />

il formato per così dire sintetico della musica.<br />

Per un DJ suonare l’LP significa avere la possibilità di creare<br />

qualcosa di crudo e grezzo, non ottenibile con una produzione<br />

puramente digitale e sintetica; così è testimoniato in Vinyl di Bartmanski<br />

e Woodward dal duo Techno dei Paresque, che parla di<br />

suono analogico per gente analogica. A supporto di questa caratteristica<br />

Michael, anche conosciuto come Puresque, sostiene che<br />

quando si è a casa nella propria intimità si può tranquillamente<br />

ascoltare la radio, ma se in nostra compagnia c’è ad esempio una<br />

ragazza, non accenderemo mai una radio né metteremo su un CD<br />

avendo a disposizione un giradischi. Infatti, sostiene, è l’unico tra<br />

questi strumenti a rendere l’ambiente sensuale, caldo e accogliente.<br />

Il suono caldo e organico del vinile viene spesso contrapposto a<br />

quello pulito e clinico dei formati digitali.<br />

Un altro elemento interessante che questa volta riguarda la pratica<br />

rituale del vinile è l’elemento visivo che entra in gioco durante<br />

l’ascolto personale ma anche la visione d’insieme che si ha del DJ<br />

durante le serate nei club, quindi non solo del disco in sé. Laddove<br />

infatti l’ascolto domestico è legato al piatto che gira, alla ricerca del<br />

solco con la puntina e al braccetto che trasporta il suono dal disco<br />

all’amplificatore, l’elemento visuale del DJ che suona nel club è<br />

invece pubblico. C’è una fisicità diversa tra un DJ che riproduce LP<br />

e uno che utilizza un’interfaccia digitale. C’è un diverso linguaggio<br />

corporeo, che nel primo caso è molto più accentuato, tanto per il<br />

DJ all’opera quanto per il pubblico di riferimento che osserva,<br />

senza contare il contatto visivo diverso che avviene durante quella<br />

che potremmo chiamare la raccolta del suono dal disco attraverso<br />

il braccetto e la puntina. L’LP e il libro cartaceo sono due media<br />

che occupano lo stesso ruolo, con l’unica differenza che il libro<br />

non necessita della mediazione di un dispositivo di riproduzione.<br />

Nell’ascolto domestico il vinile non si può ignorare, come invece<br />

facilmente può avvenire nella riproduzione in serie di file MP3. Il<br />

disco va cambiato di lato a un certo punto e il movimento circolatorio<br />

attira l’attenzione. Non è un ascolto totalmente passivo,<br />

tutt’altro, richiede una certa attenzione, come fosse un ospite, il che<br />

fa del vinile l’equivalente musicale dello slow food, laddove l’ascolto<br />

digitale ha introdotto grandi innovazioni, come un’ampia mobilità<br />

e accessibilità. Una testimonianza del valore del vinile nel modo<br />

della fruizione può venire anche da Gino Nobile (proprietario dello<br />

storico negozio di Ragusa, Magic Music) che ricorda l’utilizzo che se<br />

ne faceva già dagli anni ’60 quando era ragazzino e ha cominciato<br />

a comprare 45 giri senza avere supporto per ascoltarlo. Tra amici,<br />

dice, ognuno comprava qualche disco senza avere un giradischi e<br />

poi si andava a casa di qualche altro amico che ne possedeva uno<br />

per ascoltarli insieme. Il vinile al tempo andava fortissimo: “Per<br />

questo è tornato il vinile”, afferma, “perché è un momento di condivisione.<br />

Inoltre il bello è che è un supporto che si può tenere in<br />

mano, è come un libro. Come leggere un libro.”<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 43


INSIDE<br />

di Antonio Gaudino<br />

50 anni senza di lui…<br />

Sax soprano e tenore e flauto, nato a Hamlet, North Carolina, nel 1926, il 17 luglio del 1967, a New York, ci<br />

lasciava uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi, John Coltrane.<br />

Uno dei maestri del jazz, essenziale figura di collegamento tra<br />

il jazz moderno post-bop e la scuola free. Iniziò la sua carriera<br />

in gruppi di rhythm and blues; poi, all’inizio degli anni ’50,<br />

fu scritturato da Dizzy Gillespie per la sua Orchestra, in cui suonò il<br />

sax alto. Nel 1955, balzando al centro dell’attenzione da un relativo<br />

anonimato, fu chiamato da Miles Davis a far parte del suo quintetto.<br />

Nelle sue incisioni con Miles, il tenorista dimostra chiaramente la sua<br />

derivazione da Dexter Gordon; in alcuni passaggi denota anche una<br />

certa incoerenza, che però si alterna a improvvise illuminazioni di<br />

notevole forza e originalità. Round Midnight dà un primo assaggio<br />

della sua carica emozionale (Talest Trees). Nell’anno e mezzo della sua<br />

permanenza con Davis Coltrane lavorò molto sul suo linguaggio tentando,<br />

come in seguito spiegò a Wayne Shorter, di prendere le mosse dal<br />

centro della frase per dirigersi poi simultaneamente in entrambe le direzioni.<br />

Il risultato pratico è un fiotto continuo di arpeggi in semicrome<br />

che muovono salendo a spirale. I Problemi degli accordi costituivano<br />

la sua ossessione e il passaggio, nel 1957, nel quartetto di Thelonious<br />

Monk, segnò la necessaria fase successiva. Il senso armonico di Monk<br />

era profondamente originale e Coltrane apprese con lui a suonare quasi<br />

galleggiando sopra gli inciampi ritmici di Monk’s Moode le ondate<br />

44 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


IN RICORDO DI JOHN COLTRANE<br />

sobbalzanti dell’accompagnamento pianistico in Nutty.<br />

Dopo aver lavorato con i maestri del Bop – Gillespie, Miles e Monk<br />

– Coltrane si mise in proprio. Le sue migliori esecuzioni del primo<br />

periodo – Good Bait, Lush Life e Traneing In – generarono uno slancio<br />

ritmico nuovo e personale, le volate sul sassofono si coagulano<br />

nei famosi sheets of sound, cortine di suono; lunghe, acuminate note<br />

affiorano dalla complessa trama con forza incisiva (More Lasting than<br />

Bronze e John Coltrane). L’incontro con l’altro grande innovatore, il<br />

pianista Cecil Taylor (Coltrane Time), viceversa, mostra che, sebbene<br />

Coltrane stesse cercando di disincagliarsi dalle strettoie dell’hard bop,<br />

non aveva ancora superato le strutture funzionali dell’armonia come<br />

Taylor od Ornette Coleman.<br />

Miles Davis, che pure era alla ricerca di un impianto formale più libero<br />

ed elastico, avanzò a quell’epoca la proposta di adottare l’atemporalità<br />

modale della musica indiana (Kind of Blue), e Coltrane trovò la libertà<br />

armonica di quella concezione assai illuminante ai fini della sua ricerca.<br />

Nel 1959 Coltrane raggiunse infine la prima maturità con la pubblicazione<br />

di due importanti album. Dotato di una sonorità uniforme<br />

intensa su un registro di tre ottave, si dimostrò capace delle sottigliezze<br />

necessarie per interpretare il delicato Naima o il turbolento blues Mr.<br />

P. C. (Giant Steps). C’era una nuova austerità e disciplina nel suo stile,<br />

e in Harmonique (Coltrane Jazz) affiorano anche segni di un nascente<br />

interesse per gli armonici e le doppie note. Nelle sue mani il sax soprano<br />

fa la sua comparsa in un brano indissolubilmente legato al suo nome, il<br />

lirico e amabile My Favourite Things. Più importante fu la formazione<br />

del suo storico quartetto, comprendente McCoy Tyner al pianoforte,<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 45


INSIDE<br />

Jimmy Garrison al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria; un organico<br />

scelto come campo di battaglia per le sue inesauste esplorazioni.<br />

L’energia e le dense trame accordali di Tyner, la sua abilità nel sostenere<br />

accompagnamenti interattivi che favorissero l’immergersi del<br />

sassofono del leader nei meandri dell’armonia; la solidità di Garrison<br />

e il suo senso del collettivo; i ritmi multidirezionali di Elvin Jones che<br />

avviluppavano Coltrane: tra il 4/4 scandito dal piatto della batteria<br />

di Elvin Jones, gli aggressivi ritmi incrociati e il repertorio pesante,<br />

ammaliatore, del sax tenore, l’uditorio fu spinto a trovare un nuovo<br />

modo di accostarsi alla musica. Nel periodo di contratto discografico<br />

con la label Impulse! il quartetto produsse una serie ininterrotta di<br />

capolavori. Molti dei critici che avevano salutato con favore Giant<br />

Steps fecero ostentatamente pollice verso a chilometriche esecuzioni<br />

come Chasin’ the Trane (Live at the Village Vanguard) ma dovettero<br />

ricredersi di fronte alla suite A Love Supreme, un’opera in quattro parti<br />

di ispirazione religiosa che sarebbe, a sua volta, divenuta un ulteriore<br />

punto di svolta.<br />

Tra il 1960 e il ’65 Coltrane aveva lasciato esecuzioni classiche<br />

come Blues Minor (Africa Brass), Transition (Transition) e Out of<br />

This World (Coltrane), una tenera e robusta rilettura di canzoni (Ballads),<br />

e aveva felicemente collaborato con Eric Dolph, sia in concerto<br />

che su disco. Con Elvin Jones si era fatto pioniere di un nuovo modo<br />

di far respirare su archi ritmo-melodici più lunghi. A questo punto<br />

Coltrane trasse nuovi stimoli dai giovani alfieri della New Thing.<br />

Affascinato dal Free Jazz, il grande esperimento collettivo di Ornette<br />

Coleman esplorò le possibilità offerte dalla libera improvvisazione<br />

collettiva, allargando il quartetto ad Aechie Shepp, Pharoah Sanders,<br />

Marion Brown, John Tchicai, Freddie Hubbard, Dewey Johnson e Art<br />

Davis (Ascension). La sua musica densa, rabbiosa, richiedeva ormai<br />

pressantemente un batterista più elastico e libero di Elvin Jones.<br />

Coltrane chiamò nel gruppo il sassofonista Pharoah Sanders, di cui lo<br />

stimolava l’approccio allo strumento alquanto energico e tormentato,<br />

e aggiunse, alla batteria, il mobile, fluttuante Rashied Ali. Il successivo<br />

periodo creativo di Coltrane alterna tesori e pagine incerte. Quello<br />

che si può ritenere il miglior album, Meditations, vede i due tenoristi<br />

intrecciarsi, lottare, esplorare la musica fino ai suoi estremi vertici<br />

emotivi sopra un ribollire ritmico che però non scade mai nel caos.<br />

Un’esecuzione come Naima (Coltrane Live at the Village Vanguard<br />

Again!), in cui la grandiosità di Coltrane racchiude nel suo centro un<br />

contorto assolo di Sanders, presenta una notevole simmetria. Con<br />

l’uscita di Tyner e Jones, piano e batteria, rimpiazzati dalla seconda<br />

moglie di Coltrane, Alice, al pianoforte, e da Rashied Ali, Coltrane<br />

ancora una volta ributtò tutte le sue conquiste nel calderone per aprire<br />

una nuova fase sperimentale, interrotta solo dalla sua improvvisa<br />

scomparsa. Tralasciando per un istante le considerazioni sul gruppo,<br />

l’ultimo Coltrane appare caratterizzato dalla pura maestosità della<br />

sua voce strumentale, particolarmente evidente nel suo album in<br />

duo con Rashied Ali, Interstellar Space, e in Offering, che è incluso<br />

nell’ultimo album da lui inciso, Expression.<br />

L’influenza di John Coltrane sul corso del jazz è stata enorme, anche<br />

se limitata alle sue acquisizioni anteriori alla volta free, e dopo la sua<br />

morte la pubblicazione di album inediti è stata ininterrotta. Tranquillo,<br />

introspettivo, modesto, John Coltrane sembra aver dedicato quasi<br />

interamente la sua esistenza alla ricerca musicale e spirituale.<br />

JOHN COLTRANE<br />

A Love Supreme: The Complete Masters<br />

Impulse! Records<br />

John Coltrane (ts),<br />

Elvin Jones (d),<br />

McCoy Tyner (p),<br />

PLUS<br />

Jimmy Garrison (b),<br />

Archie Shepp (ts) & Art Davis (b)<br />

Registrato. 9 e 10 dicembre 1964 e 26 luglio 1965.<br />

Il 9 dicembre 1964 Coltrane e il suo “quartetto classico” hanno registrato A Love<br />

Supreme, che è stato certificato Album Gold nel 2001 per vendite superiori a<br />

500.000 copie. Molto meno noto è che Coltrane, il suo quartetto (con McCoy Tyner,<br />

Jimmy Garrison e Elvin Jones) e due musicisti aggiuntivi, il sax tenore Archie Shepp<br />

e il bassista Art Davis, sono tornati nello studio il giorno successivo per tagliare<br />

di nuovo la parte iniziale della suite. Anche se abbiamo avuto l’idea di ciò che è<br />

accaduto durante quel secondo giorno con la pubblicazione di due take numero 1<br />

e 2 di A Love Supreme DeLuxe Edition del 2002, l’immagine completa di quello che<br />

è successo - in altre parole, tutti i take, overdub e la chiacchierata in studio - è ora<br />

disponibile in A Love Supreme: The Complete Master, pubblicata per celebrare sia<br />

il cinquantesimo anniversario della session di registrazione che il 60° anniversario<br />

dell’etichetta Verve, con la ripubblicazione di miriadi di cataloghi, esclusive digitali<br />

e box set promesse fino alla fine del 2016 e 2017. Ashley Khan, che ha scritto le<br />

note a margine della Deluxe Edition, ancora una volta scrive alcune note per The<br />

Complete Master e c’è un’introduzione personale in A Love Supreme di Carlos Santana<br />

(per il quale Khan ha recentemente curato l’autobiografia). Ci sono ulteriori<br />

informazioni sul live set ad Antibes ma soprattutto è interessante l’iconografia che<br />

è stata scoperta, in particolare, per questa pubblicazione.<br />

La questione di quale musica sia stata o non pubblicata prima diventa un po’<br />

complicata, quindi abbiate pazienza, è l’invito che rivolgiamo a tutti coloro che<br />

hanno amato e amano Coltrane e questo straordinario album. Innanzitutto chiariamo<br />

che questi commenti si riferiscono al set di 3 CD, poiché esiste anche un<br />

set più “economico” di 2 CD che viene pubblicato contemporaneamente solo per<br />

confondere le acque (giochi commerciali della discografia). Quindi, nel set di 3 CD,<br />

il disco 1 ci dà l’album stereo originale, quello che venne rilasciato sul vinile come<br />

Impulse!, e che precedentemente apparve sull’Edizione Deluxe, oltre a due brani<br />

registrati mono inediti: la Parte III Pursuance e la Parte IV Psalm. Questi provengono<br />

dai master personali di Coltrane Mono Reference destinati ai suoi ascolti personali<br />

e casalinghi. Essendo tracce stereo riportate nella versione originale, mono,<br />

si tratta di composizioni che non aggiungono niente alla nostra conoscenza di<br />

questi pezzi. Il disco 2 comprende undici tracce in tutto, di cui quattro brani pre-<br />

46 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


XXX XXX<br />

cedentemente apparsi su Deluxe Edition. Queste 11 tracce rappresentano tutte le<br />

tracce sopravvissute ai due giorni in cui Coltrane ha registrato A Love Supreme - il<br />

quartetto del giorno uno e il sestetto del giorno due. Dal primo giorno, la session<br />

del quartetto, le due alternative take di Resolution (precedentemente apparse<br />

nella Deluxe Edition); da questo stesso quartetto ora abbiamo altri due overdub<br />

vocali su Acknowledgement (overdub 2 e overdub 3) e una versione undubbed<br />

di Psalm in The Complete Master. Le overdub di Acknowledgement suggeriscono<br />

che Coltrane stava sperimentando con una tessitura di voce più spessa alla fine;<br />

finalmente decise di andare con il primo overdub vocale sulla traccia pubblicata.<br />

Nella versione undubbed di Psalm Coltrane suona il sassofono e manca la risoluzione<br />

(la versione pubblicata contiene un secondo corno - sassofono alto - e<br />

ovviamente la risoluzione).<br />

Dalla sessione del sestetto del giorno successivo, in altre parole il “Quartetto classico”<br />

più Shepp e Davis, abbiamo le takes 1 e 2 di Acknowledgement nella Deluxe<br />

Edition, a cui ora si aggiungono take 3 (breakdown con chiacchierata in studio),<br />

take 4 (in alternativa), take 5 (falsa partenza), take 6 (in alternativa) dello stesso<br />

pezzo - cioè Acknowledgement del sestetto. L’intero disco 3, l’unico riconosciuto<br />

live di A Love Supreme al Festival Mondial du Jazz Antibes il 26 luglio 1965, fu<br />

precedentemente pubblicato nella Deluxe Edition nel 2002. Per quanto riguarda<br />

la session del “sestetto”, The Complete Master, è la prima volta che abbiamo tutte le<br />

6 take di Acknowledgement, la sezione di apertura della suite, nella loro interezza<br />

dal gruppo esteso. Ci offre uno spaccato di come Coltrane ha consentito alla<br />

propria musica di svilupparsi in studio. Dove si stesse dirigendo con questo pezzo<br />

particolare non lo sapremo mai, perché la versione definitiva di A Love Supreme è<br />

ovviamente la versione del quartetto registrata il giorno prima. Ma quello che<br />

abbiamo oggi in mano è uno sguardo sul suo pensiero musicale e sull’uso di due<br />

sassofoni che alla fine saranno consolidati con l’aggiunta di Pharoah Sanders.<br />

Nella prima metà del 1965 vediamo che il suono di Coltrane diventa sempre più<br />

esternamente legato (certamente l’influenza di Albert Ayler con cui suonò per<br />

un periodo si fece sentire), e dopo aver registrato Ascension il 28 giugno 1965, sia<br />

con Archie Shepp che Pharoah Sanders nella formazione (e, in modo significativo,<br />

Art Davis), Sanders entrò a far parte definitivamente del gruppo di Coltrane nel<br />

settembre del 1965. Il pensiero di Coltrane sull’inclusione di Art Davis nelle registrazioni<br />

del sestetto è meno chiaro; certamente l’espressione del tempo diventa<br />

un po’ più ambigua con due bassi e probabilmente stava pensando a un approccio<br />

più astratto al tempo che si compie quando Rashied Ali sostituì Elvin Jones e Alice<br />

Coltrane sostituì McCoy Tyner ma che, come si dice, è un altro vaso di Pandora.<br />

Album essenziale e oggi ancor più completo con l’inclusione di ciò che era stato<br />

“scartato” dal genio Coltrane, che forse non riteneva il tutto compatibile all’interno<br />

di un album concept composto, come è noto, da tre suite più una (Psalm),<br />

suite ipnotiche e straordinarie che influenzeranno, inevitabilmente, anche il rock<br />

progressive (che fu susseguente a questo album) per la lunghezza dei brani e<br />

l’improvvisazione, cosa che precedentemente a Coltrane era impensabile nel rock<br />

e in altri generi musicali. Capolavoro immortale e oggi completo.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 47


INSIDE<br />

di Elena Marisol Brandolini<br />

Terra e fuoco<br />

È tornata prepotentemente e anche se sostiene che la musica non è tutto, per Carmen Consoli (Catania,<br />

1974) le sette note svolgono un ruolo predominante nella vita, così come le proprie radici...<br />

La nota cantautrice siciliana è stata a Barcellona il 29 e 30 giugno<br />

scorsi per tenere due concerti nella Sala Jamboree, con il<br />

suo trio, Claudia della Gatta al violoncello ed Emilia Belfiore<br />

al violino. Con l’occasione ha partecipato a un incontro pubblico presso<br />

l’Istituto Italiano di Cultura, discorrendo con la direttrice Roberta<br />

Ferrazza della musica e della figura di Rosa Balistreri. Ne abbiamo<br />

approfittato per intervistarla...<br />

Cominciamo da questo tour che l’ha portata a Barcellona:<br />

qui ha registrato un grande successo.<br />

Portare la propria musica fuori da casa e trovare qualcuno che la celebra<br />

assieme a te: quando questa cosa succede chiudo gli occhi e la dedico<br />

a mio padre perché mi piace molto.<br />

Oggi all’IIC avete fatto un percorso nella sicilianità, da Pirandello<br />

a Rosa Balistreri: che cos’è per Carmen Consoli la sicilianità?<br />

Innanzitutto le origini, un legame molto forte con i miei antenati, con questa<br />

terra che evoca un po’ il mal d’Africa. Il siciliano è terra e fuoco, è agrodolce,<br />

è come l’ostrica che più si allontana dallo scoglio più s’indebolisce.<br />

Cambia il concetto di sicilianità nel tempo?<br />

Cambia, come cambia il concetto di multi-culturalità. Oggi la sicilianità<br />

è un multi-comunitarismo, un popolo pronto a cambiare e a<br />

plasmarsi per accogliere culture diverse. Vedo lo sforzo e la volontà<br />

dei miei corregionali nell’accogliere questi stranieri che vengono<br />

a bussare alle nostre porte, con un atteggiamento di apertura. Ciò<br />

non ha a che fare con il multi-culturalismo ma con il multi-comunitarismo<br />

che, per me, si colloca a un gradino superiore: si è pronti<br />

a plasmarsi, cambiarsi.<br />

Le proprie origini che si mischiano con quelle degli altri?<br />

E si rinnovano, bianco e nero che si mescolano e diventano una<br />

sorta di grigio. Noi siamo questo miscuglio: Federico II di Svevia<br />

ci tramanda la convivenza tra popolazioni diverse e il fatto di<br />

fonderci insieme. La Scuola Poetica Siciliana, che nasce prima<br />

di quella toscana, è questo e in fondo la poetica dell’italiano è<br />

molto legata a questa lingua che è il siciliano. Sicilianità vuol<br />

dire saper essere come l’acqua: prendere la forma delle diverse<br />

cose, adattandosi.<br />

48 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


INTERVISTA MARIO CACCIA<br />

Pirandello è uno dei suoi scrittori preferiti: che sicilianità<br />

esprime?<br />

Pirandello esprime una sicilianità umoristica. Lui parla della<br />

tragedia riuscendo a farti sorridere, questo è l’umorismo, il sentimento<br />

del contrario. È un siciliano piuttosto innovativo perché<br />

indaga nei meandri della psiche, quando la psicanalisi era agli<br />

inizi. Io rivaluterei anche Verga, la mia proposta è sostituire<br />

Mastro don Gesualdo ai Promessi Sposi, non perché sia siciliano<br />

ma per il campione di umanità che rappresenta.<br />

Parliamo di Rosa Balistreri, lei hai cantato alcune sue<br />

canzoni, le ha tributato vari omaggi. Che voce è quella<br />

di Rosa Ballistreri?<br />

È una voce antica, un’anima antica, più antica del suo tempo. È la<br />

voce dei nostri avi, è una voce profonda stimolata da un’urgenza,<br />

non dal desiderio di successo. Il suo è un canto di dolore ma di<br />

un dolore che trasforma le avversità in opportunità. Un esempio<br />

di donna molto forte che riesce a trasformare il proprio destino<br />

anche se non completamente.<br />

Qual è il rapporto di Rosa Balistreri con la Sicilia?<br />

È un rapporto di contrasto, figurarsi che è ancora sepolta a Firenze...<br />

basti pensare a Terra ca nun senti. Rosa è l’esempio di una<br />

donna che proviene da una famiglia molto povera e che riesce ad<br />

essere visionaria, si circonda di artisti, pittori, letterati, perché<br />

pensa che la cultura possa salvarci. Come diceva Peppino Impastato,<br />

che la cultura ci avrebbe salvato dalla bruttezza.<br />

Ha cantato al concerto per i 25 anni della strage di Capaci<br />

e Borsellino; quando avvennero i fatti, lei era ancora<br />

adolescente. Cosa ricorda di quei giorni?<br />

I miei genitori erano in Spagna e io in casa di un’amica di mia<br />

madre; quando diedero la notizia al telegiornale fu come la fine<br />

di un sogno. Perché in Sicilia si stava cominciando a respirare<br />

un’aria di pulizia. Quella strage fu come un “adesso basta!” e<br />

per noi fu come vedere sotterrate le nostre speranze. Ero molto<br />

giovane, militavo nei centri sociali, fu un duro colpo, un lutto.<br />

Poi fu ancora più dura la revisione che ne fu fatta, sulla magistratura,<br />

sul ruolo di questi giudici: nel passato ci è toccato anche di<br />

celebrare di nascosto l’anniversario della scomparsa di Falcone<br />

e Borsellino.<br />

È cambiata la Sicilia da allora?<br />

La mafia è cambiata, ha messo da parte la pistola, ha cambiato<br />

vestito, si è ripulita. Ma è la mentalità mafiosa che dobbiamo<br />

combattere, il raggiro del popolo per ottenere altri fini. La mafia<br />

è la menzogna e l’inganno dietro ideali romantici e questa mentalità<br />

è stata esportata in tutto il mondo.<br />

Perché la chiamano cantantessa, cantante e poeta?<br />

In realtà si trattò di un errore di grammatica. Avevo un fonico anglofono<br />

che non sapeva quale fosse il femminile di cantante. C’era<br />

un cane che abbaiava e allora disse: “Fate stare zitta la canessa<br />

che deve cantare la cantantessa”. Fu così che nacque il termine<br />

e, siccome non mi sono mai definita una cantante, mi piace più<br />

essere una cantantessa, cioè non prendermi troppo sul serio.<br />

Cos’è la musica per lei?<br />

Avevo un papà musicista e fece con me quello che io faccio con<br />

mio figlio: mi diede una chitarra e imparai a suonare prima che a<br />

parlare. Esprimevo tutti i miei pensieri già musicati, per cui è un<br />

linguaggio a me consono, lo utilizzo non solo per fare concerti ma<br />

in tutte le manifestazioni della mia vita. Per me è come un’urgenza,<br />

quando devo esprimere qualsiasi tipo di sentimento utilizzo<br />

la musica. Utilizzo anche altre cose, cucino, faccio bricolage...<br />

La musica non è tutto nella mia vita, tanto che mi sono anche un<br />

po’ ritirata per sei anni, ho fatto la mamma, ho seguito gli affari<br />

di famiglia, ho aiutato mia madre dopo la morte di mio padre, poi<br />

mi è ritornata questa passione. Sono tornata a Catania, perché<br />

desidero che mio figlio cresca lì, che acquisisca certi modi che<br />

Catania ha ancora nell’approccio con le persone. Mi piace molto<br />

la mia città, la trovo elegante e umana.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 49


INSIDE<br />

di Vittorio Pio<br />

Una “magia” jazz<br />

da riascoltare<br />

insieme<br />

foto Giovanni Daniotti<br />

Sarà l’ospite musicale di Sintonie High-End Video Exhibition che si terrà il 22 e 23 settembre prossimi<br />

al Palacongressi di Rimini. Fabio Concato ne approfitterà per presentare Gigi, il recente album dai toni<br />

crepuscolari condiviso con il trio jazz guidato dal pianista Paolo Di Sabatino, a cui l’artista milanese è legato<br />

da amicizia e stima.<br />

festeggio una ricorrenza importante”,<br />

esordisce Concato, “ovvero i miei primi quaranta<br />

“Quest’anno<br />

in musica, per cui mi sono voluto fare questo regalo<br />

davvero speciale. Si tratta di un lavoro spontaneo, nato<br />

sul palco. Dopo tanti concerti in cui la gente ci chiedeva quando<br />

sarebbe uscito il disco, lo abbiamo fatto per davvero, cercando<br />

di fissare quello che via via, sui diversi palcoscenici, abbiamo<br />

costruito. Ognuno di noi ha portato in dote le proprie emozioni<br />

e quello che si ascolta è la verità di quell’istante unico e irripetibile,<br />

eppure continuamente rinnovato, che è rappresentato<br />

dalla magia della musica”. E quella magia Concato cercherà di<br />

trasmetterla anche in occasione della ventesima edizione di Sintonie<br />

High-End Video Exhibition: insieme a Di Sabatino sarà<br />

ospite della manifestazione sabato 23 settembre alle 16 e i due<br />

artisti visiteranno la rassegna, ascolteranno insieme al pubblico<br />

il vinile del disco e ne faranno ascoltare alcuni brani dal vivo,<br />

voce e pianoforte.<br />

Fra lei e il jazz intercorre una lunga storia d’amore, in<br />

questo caso suggellata dall’amore che aveva Gigi, che<br />

tutti sanno essere suo padre…<br />

Il jazz come la bossa nova rappresenta un incrocio obbligato per<br />

tutti coloro che amano la musica di qualità. Ho avuto la fortuna<br />

di avere in famiglia papà, che nutriva una grande passione al riguardo.<br />

Gigi (mi piace sempre chiamarlo così) mi ha avvicinato a<br />

essa con divertimento e me l’ha fatta amare. Lui ascoltava molto<br />

jazz e i suoi eroi erano Chet Baker, Bill Evans, Gerry Mulligan.<br />

Ma adorava anche la bossa nova, meglio se suonata e cantata<br />

da Joao Gilberto e i palchi di Broadway, quelli illuminati dalle<br />

grandi canzoni di Cole Porter e George Gershwin.<br />

Quasi inevitabile, quindi, che la sua vita prendesse una<br />

deriva artistica…<br />

Mio padre era spesso via per il suo lavoro ma quando era a casa<br />

suonava anche la chitarra. E io, non appena ho avuto le mani<br />

abbastanza grandi per appoggiarle sul manico della sua, l’ho<br />

fatto, anche se tentare di riprodurre gli accordi della bossa o del<br />

jazz era complicato, come dico nella canzone che gli ho dedicato.<br />

50 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


FABIO IN RICORDO CONCATO DI E JOHN IL SUO COLTRANE “GIGI”<br />

foto Roberto Manzani<br />

Improvvisavo suonando un pettinino, una sorta di kazoo; sono<br />

un’autodidatta, tutto quello che ho espresso con la musica lo<br />

avevo già dentro.<br />

Come è nata, invece, la collaborazione con Di Sabatino?<br />

Ci siamo conosciuti qualche anno fa, quando lui ha realizzato un<br />

disco dedicato alle voci. Feeling istantaneo come spesso accade<br />

nel jazz e quindi tante serate in giro. Diciamo che questa è la logica<br />

evoluzione del lavoro precedente firmato insieme a Fabrizio<br />

Bosso e Julian Mazzariello. Solo che qui ci siamo concentrati sulle<br />

cose mie piuttosto che sulle pagine storiche e dorate dei colleghi.<br />

Qual è il valore aggiunto di una musica come il jazz al tuo stile?<br />

Forse la capacità di sapersi rinnovare. Ho avuto il privilegio di<br />

lavorare con altri musicisti straordinari del calibro di Stefano Bollani<br />

come Franco Cerri e Renato Sellani, restando incantato dalla<br />

loro straripante umanità. Ne ho conosciuti poi altri come Paolo<br />

Fresu o Enrico Pieranunzi, che è anche un profondo conoscitore<br />

dell’estetica di Bill Evans, che non smetto di ascoltare ancora<br />

oggi, provando sempre nuove emozioni. Penso che il jazz goda di<br />

foto Alberto Peconio<br />

un ottimo momento e piace anche alle generazioni successive alla<br />

mia. Ci sono anche musicisti giovani molto interessanti: uno di<br />

questi è il fantastico pianista di origine armena Tigran Hamasyan,<br />

un vero mago: oppure Lars Danielsson, un contrabbassista svedese<br />

più grande di età ma sconosciuto ai più. Di entrambi consiglio<br />

di approfondire le rispettive incisioni.<br />

Quarant’anni di musica: voltandosi indietro cosa scorge?<br />

Tanti incontri bellissimi e una coerenza di percorso. Il mio pubblico<br />

non mi ha mai abbandonato, anzi, le fila si sono rinforzate.<br />

Certo oggi rispetto a quando ho iniziato io mi sembra proprio<br />

che sia cambiato tutto. Ragionare su un disco prevedeva un team<br />

affiatato, delle idee, un budget. Ora da una parte è meglio che<br />

un album possa anche autoprodursi e diffondersi secondo altri<br />

canali, dall’altra c’è un impoverimento generale, adesso si pensa<br />

più ad arraffare facendo cassa di risonanza sul piccolo schermo<br />

attraverso i talent. Ma di X Factor autentico io, onestamente,<br />

ne vedo poco.<br />

Cosa chiede di più alla sua carriera?<br />

Non molto di più rispetto a quanto sto facendo. Scrivo sempre<br />

cose nuove ma non è necessario che finiscano su un disco, vista<br />

la situazione in cui versa il mercato. Sono stato fermo per oltre<br />

dieci anni perché mi sono voluto e dovuto concentrare su altri<br />

obiettivi, ma adesso che ho risentito in maniera consolidata il<br />

calore della gente per me è tornato fondamentale andare in giro<br />

e stare in mezzo alla gente. Cantare nelle piazze come a teatro,<br />

mischiando repertorio e formazioni. Poi, dal momento che sono<br />

fuori dal tritacarne di quello che resta della discografia, senza<br />

pressioni mi piacerebbe approfondire e magari tradurre il repertorio<br />

di grandi brasiliani come ho già fatto per Chico Buarque,<br />

allargando lo spettro ad altri giganti del calibro di Tom Jobim,<br />

Caetano Veloso e Gilberto Gil.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 51


tabili manchevolezze dei medesimi<br />

che, proprio per la loro principale<br />

virtù (uno spessore di pochi<br />

centimetri), non sono in grado<br />

di contenere (a meno che le re-<br />

SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

de Il tremila<br />

La Soundbar incontra l’Hi-Fi<br />

E se... ? Certo, “il dubbio è scomodo ma la certezza<br />

è ridicola (Voltaire)” e l’evoluzione del mercato<br />

autorizza a sfuggire alle classiche categorie<br />

della mente. Ma da qui a immaginare che una<br />

Soundbar suoni bene ce ne passa! O no?<br />

Breve ma indispensabile<br />

riassunto: le soundbar<br />

nascono tipicamente per<br />

essere piazzate sotto i televisori<br />

moderni a sopperire delle inevi-<br />

Prezzo: € 799,00<br />

Dimensioni: 72 x 58 x 38 cm (lxaxp)<br />

Peso: 8,60 kg<br />

Distributore: Nital S.p.A.<br />

Via Vittime di Piazza Fontana, 54 - 10024 Moncalieri (TO)<br />

Tel.011.899.68.04 - Fax 011.899.62.25<br />

www.nital.it<br />

STREAMING PLAYER SONOS PLAYBASE<br />

Tipo: multicanale Tecnologia: a stato solido Ingressi digitali:<br />

Ottico (1), Ethernet (1), WiFi (1) Accessori e funzionalità aggiuntive:<br />

Telecomando, Controlli di tono, Loudness Decoder<br />

surround integrato: Dolby Digital Note: sistema multiamplificato<br />

con 6 mid, 3 tweeter e 1 subwoofer indipendenti e controllati<br />

da DSP. Abbinabile a tutti i sistemi SONOS e collegato<br />

al televisore con connessione digitale ottica con opzione per<br />

miglioramento dei dialoghi e modalità notturna.<br />

52 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST SONOS PLAYBASE<br />

Per certi versi la nuova PlayBase è accumunabile al Play5 (la singola unità può funzionare<br />

anche in stereo). Il confronto diretto mostra le doti di competitività in ambito<br />

audio puro del PlayBase in questa modalità, mentre 2 Play5 sono superiori da questo<br />

punto di vista ma costano anche sensibilmente di più.<br />

gole della fisica, tra le poche cose<br />

se non certe almeno plausibili,<br />

vengano rivoltate come calzini)<br />

altoparlanti in grado di emettere<br />

suoni plausibili almeno in campo<br />

Hi-Fi, che però non è (o non era)<br />

il loro compito precipuo. Aggiungiamo<br />

che la ragion d’essere delle<br />

soundbar, e il motivo del loro successo,<br />

è proporre una rappresentazione<br />

sonora accettabile delle<br />

colonne sonore in luogo di una<br />

complicazione logistica (5.1, 7.1 e<br />

oltre canali) proposti per l’home<br />

theater di qualità e, aggiungeremmo<br />

noi, impraticabili per la maggioranza<br />

della nostra specie…! Il<br />

fallimento dei giganteschi amplificatori<br />

multicanale (e del multicanale<br />

stesso) e della schiera di<br />

diffusori che i vari e progressivi<br />

standard vorrebbero ci si piazzasse<br />

in casa ha dato spazio in questo<br />

modo alle soundbar, intese quale<br />

addendo dello schermo televisivo;<br />

uno spazio ritagliato all’interno<br />

del nuovo focolaio domestico di<br />

natura elettronica. Va aggiunto<br />

che proprio l’evoluzione del mercato,<br />

o quelle che siamo abituati a<br />

definire “le nuove modalità dell’ascolto<br />

musicale”, hanno generato<br />

una “massa” di consumatori<br />

musicali dotati di dispositivi di<br />

tipo portatile per la riproduzione<br />

sonora, che approdano a quel<br />

focolaio con le loro esigenze. Così<br />

da qualche anno si assistite a un<br />

ritorno di attenzione da parte dei<br />

produttori di soundbar per le esigenze<br />

della musica sia in termini<br />

di qualità della riproduzione sonora<br />

che della compatibilità dei nuovi<br />

lettori multimediali itineranti<br />

con il sistema stanziale presente<br />

tipicamente nel salotto di casa<br />

che per volontà o obtorto collo si<br />

è trasformato nell’impianto principale<br />

anche per la musica, visto<br />

che obiettivamente pochi riescono<br />

a far convivere separatamente il<br />

televisore con il sistema Hi-Fi.<br />

Ex start-up ormai di successo, la<br />

californiana Sonos, votata al successo<br />

di massa, nel 2013 aveva<br />

abbracciato anche il settore A/V<br />

con un prodotto invero abbastanza<br />

tradizionale per i suoi standard,<br />

neanche particolarmente esaltante:<br />

Playbar. Oggi torna alla carica<br />

con la Playbase (offerta allo stesso<br />

prezzo) e con un manifesto di intenti<br />

(Una bella TV si vede. Ma<br />

un cattivo audio si sente) che è<br />

tutto un programma, di un certo<br />

interesse anche in ambito audiofilo<br />

perché un sistema completo<br />

di riproduzione sonora basato su<br />

uno streaming player è davvero<br />

difficile da comporre agli stessi<br />

prezzi e men che meno un tradizionale<br />

sistema Hi-Fi! Il punto<br />

chiave è l’eventuale qualità sonora<br />

offerta: accettabile, indecente,<br />

sorprendente?<br />

Sonos ci ha abituato a tante sorprese,<br />

interpretando e recuperando<br />

con gli apparecchi dedicati<br />

principalmente alla riproduzione<br />

musicale (Play:1, Play:3 e Play:5)<br />

soluzioni tecniche poco utilizzate<br />

in passato (diffusori attivi e multiamplificazione)<br />

o troppo precocemente<br />

esecrate come i DSP; nel<br />

caso di Playbase l’implementazione<br />

di queste soluzioni alla ricerca<br />

di un effetto spaziale pronunciato,<br />

tipico delle riproduzioni delle colonne<br />

sonore, ha sortito un “effetto<br />

di risulta” davvero interessante;<br />

utilizzato per la sterofonia il sistema<br />

è in grado di fornire prestazioni<br />

davvero interessanti! Tanto<br />

interessanti da far concorrenza in<br />

casa propria con apparecchi che<br />

a opinione di <strong>SUONO</strong> rappresentano<br />

delle vere killer app come il<br />

Play:1 e il Play:5, provati in passato<br />

da questa rivista.<br />

Il paragone tra il Play:1 (il più piccolo<br />

sistema pensato per la musica)<br />

e Playbase è tutto a favore di<br />

quest’ultimo, il che sarebbe logico<br />

e quasi inevitabile in termini di costi,<br />

meno per il fatto che Playbase<br />

è chiamato a svolgere anche altre<br />

funzioni. Quel che colpisce, invece,<br />

è il fatto che l’accoppiata Play:1<br />

+ Sub (che invece ha un costo<br />

superiore), benché pensato specificatamente<br />

per la musica, non<br />

prevalga o lo faccia solo in parte<br />

rispetto alla Playbase destinata<br />

all’A/V. Se quasi inevitabilmente<br />

le performance nella porzione<br />

delle basse frequenze risulti preferibile<br />

con Play:1 + Sub, in termini<br />

di ricostruzione scenica e piacevolezza<br />

complessiva è preferibile il<br />

“vituperato” strumento per l’A/V!<br />

Anche nel caso del confronto con<br />

un Play:5 (studiato per funzionare<br />

sia come unica unità che in coppia,<br />

nel primo caso meno costoso di<br />

Playbase) siamo di fronte a una<br />

profonda scossa dei nostri parametri<br />

abituali e dei valori aspettati.<br />

I due prodotti sono al tempo<br />

stesso molto simili e molto differenti,<br />

pensati in epoche vicine fra<br />

loro, anche se pochi mesi in ambito<br />

tecnologico possono significare<br />

“ere geologiche”.<br />

Un unico collegamento ottico, oltre alla presa ethernet (l’apparecchio si collega anche in<br />

wi-fi), limita fortemente l’utilzzo nell’ambito audio tradizionale. Per il collegamento al tv,<br />

Sonos ha scelto questo formato cosiderandolo più popolare e meno complesso dell’HDMI.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 53


SELECTOR<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

10 gli altoparlanti alimentati da singole<br />

unità di amplificazione in Classe D. I comandi<br />

sono a sfioramento per il volume<br />

o il cambio traccia e, uniti alla spia di alimentazione,<br />

costituiscono l’interfaccia di<br />

bordo ma tutte le regolazioni avvengono<br />

più comodamente tramite app.<br />

La prima differenza macroscopica<br />

è costituita dalle dimensioni: 11 litri<br />

il Play 5 e 15,8 litri il Playbase!<br />

Quindi apparentemente il Playbase<br />

risulta “volumetricamente”<br />

quasi il 40% più grande del Play:5<br />

anche se poi è il form factor che fa<br />

la differenza, e non solo a livello<br />

estetico! Il Play:5, seppur più piccolo,<br />

ha un’estensione e un impatto<br />

più deciso del Playbase. Ovvio<br />

però che i sei centimetri scarsi in<br />

altezza della Playbase sono imbattibili<br />

e inarrivabili e, complessivamente,<br />

l’apparecchio restituisce<br />

un suono molto concreto, potente<br />

e che ha ben poco da invidiare al<br />

Play:5 con alcune “interpretazioni”<br />

soprattutto in gamma media<br />

che creano un suono interessante<br />

e per nulla scontato. Non sono<br />

solo le dimensioni in altezza a<br />

fare la differenza però, anzi: il<br />

Play:5 è molto poco profondo e<br />

potrebbe essere più accomodante,<br />

anche posto sotto un televisore<br />

in un mobile basso. La scelta della<br />

casa è stata, in entrambi i casi, di<br />

dotare gli apparecchi (sia per chi<br />

è indirizzato verso l’audio puro<br />

che chi lo è verso l’A/V) di connessioni<br />

minimali al televisore:<br />

Playbase ha un unico ingresso<br />

ottico mentre Play:5 è dotato di<br />

ingresso linea analogico e, come<br />

descritto anche nel manuale di<br />

uso, si può utilizzare in forma non<br />

compressa per la riproduzione<br />

dell’audio del televisore anche se<br />

si possono verificare varie forme<br />

di ritardo nella sincronizzazione<br />

con tempi variabili da caso a caso.<br />

È quindi nelle specifiche relative<br />

all’audio abbinato a un display<br />

che i due apparecchi differiscono<br />

sensibilmente in quanto non solo<br />

la connettività ma anche la post<br />

elaborazione del segnale è più<br />

specifica per la riproduzione di<br />

solo audio o dei flussi collegati al<br />

video. Eppure, dal punto di vista<br />

solo audio, il Playbase beneficia<br />

della tecnica di ottimizzazione<br />

ambientale e, almeno a grandi linee,<br />

sfrutta un’architettura molto<br />

simile a quella del Play:5 per la<br />

creazione di un campo sonoro virtuale<br />

attraverso i vari altoparlanti<br />

indipendenti fra loro. Nel Play:5 è<br />

presente la possibilità di regolare<br />

il balance mentre nel Playbase no,<br />

nonostante la regolazione del balance<br />

nel Play:5 non dia gli stessi<br />

effetti che siamo abituati ad ascoltare<br />

negli impianti tradizionali,<br />

anche perché l’intervento avviene<br />

prevalentemente in gamma alta e<br />

medio-alta. Playbase, invece, durante<br />

la riproduzione del flusso<br />

audio legato al video si arricchisce<br />

di due funzioni estranee agli<br />

altri prodotti (ad eccezione della<br />

precedente Playbar): la modalità<br />

suono di notte e quella di miglioramento<br />

dei dialoghi. Due funzioni<br />

espressamente legate alla<br />

riproduzione dei flussi audio del<br />

video e particolarmente utili soprattutto<br />

quando implementate<br />

bene, che aumentano notevolmente<br />

l’usabilità e fruibilità di<br />

un impianto audio-video. Certo,<br />

può sembrare un atteggiamento<br />

eretico quello di “deturpare” il<br />

segnale originale delle colonne<br />

sonore, ma il fatto è che la mancanza<br />

di standard funzionali e<br />

soprattutto di cultura nel post<br />

processing delle tracce multicanale<br />

comunque non rende fruibile<br />

l’ascolto in condizioni “comuni<br />

e frequenti”. Quindi, ad eccezione<br />

delle sale A/V multicanale o di altre<br />

installazioni molto spinte, gli<br />

interventi di “miglioramento &<br />

ottimizzazione” smart possono<br />

solo che essere una mano santa<br />

nella maggior parte delle condizioni<br />

di utilizzo. C’è poi da notare<br />

che proprio Sonos, che pure non<br />

ha un lungo passato e una storia<br />

dedicata all’audio, raggiunge<br />

risultati estremamente concreti<br />

sul trattamento del segnale audio,<br />

e ha distanziato notevolmente i<br />

concorrenti. Una distanza raggiunta<br />

anche con la capacità di<br />

ricostruzione della scena a partire<br />

da un oggetto largo poco più di<br />

70 cm: tra i sistemi “tradizionali”<br />

non c’è integrato A/V di fascia<br />

bassa dotato di sistema di correzione<br />

ambientale con microfono<br />

annesso e con 5 o più diffusori che<br />

riesca a ricreare un campo sonoro<br />

plausibile ma al contempo godibile<br />

al pari del Playbase!<br />

In questo scenario il Playbar risponde<br />

anch’esso a tanti dei bisogni<br />

in una installazione A/V,<br />

anzi, al momento del lancio fu<br />

una vera rivelazione anche se<br />

in modalità stand alone non<br />

era in grado di creare un campo<br />

sonoro completo e ampio<br />

come fa la Playbase: abbinato<br />

al Playsub raggiungeva risultati<br />

molto godibili in A/V ma<br />

nettamente meno raffinati per<br />

quanto riguarda la riproduzione<br />

di musica, sia nella timbrica che<br />

nella ricostruzione della scena.<br />

In questi due parametri, invece,<br />

il Playbase diventa un vero osso<br />

duro per sistemi potenzialmente<br />

concorrenti ma anche, in assoluto,<br />

per una catena più tradizionalmente<br />

Hi-Fi.<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />

2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />

6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />

7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />

8 Risposta ai transienti....................................1<br />

9 Velocità........................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci................................2<br />

11 Frequenze alte..............................................1<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse...........................................1<br />

14 Timbrica.......................................................1<br />

15 Coerenza......................................................1<br />

16 Contenuto di armoniche...............................1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Un concentrato di tecnologie e elementi impossibile<br />

da trovare a pari prezzo.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Peccato per la limitazione, tanto in ambito<br />

audio che A/V, determinata dal tipo di connessione.<br />

L’interfaccia è la più solida e affidabile tra<br />

quelle in giro e assicura una esperienza d’uso di<br />

altissimo livello.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

L’utilizzo di un DSP forse reintepreta la performance<br />

sonora ma l’archetipo scelto è dei<br />

migliori e l’esperienza sonora è ottima! In grado<br />

di competere ad armi pari nella sua fascia di<br />

prezzo con i sistemi tradizionali.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Da start up a certezza, con uno sguardo paradossalmente<br />

conservatore su certi particolari,<br />

per Sonos secondari. Il tutto all’interno di un<br />

ecosistema ormai granitico.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Sorprendente anche utilizzando l’apparecchio<br />

“fuori target” per la pura riproduzione della musica.<br />

Quasi impossibile assemblare un sistema<br />

concorrente.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

54 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

GIRADISCHI<br />

Elac Miracord 90<br />

Sebbene il Miracord 90<br />

possa essere da un lato<br />

considerato un omaggio<br />

o una edizione Anniversary<br />

– festeggia infatti il<br />

90mo anno di attività della<br />

Elac, che a quel tempo era<br />

in altre cose affaccendata<br />

(radar e sonar) – esiste<br />

comunque una storicità<br />

nel nome Miracord: giradischi<br />

con quel nome vennero<br />

prodotti dalla casa<br />

tedesca a partire da metà<br />

degli anni ’50.<br />

Che l’attuale Miracord<br />

90, appena presentato<br />

al Monaco Hi-End,<br />

rappresenti qualcosa di più<br />

che un omaggio o un modo di<br />

festeggiarsi addosso lo rivela<br />

proprio la natura dell’apparecchio<br />

e il momento storico<br />

dell’azienda che in gran parte<br />

di quei 90 anni preferì rifugiarsi<br />

nella produzione unicamente<br />

di diffusori, attività per<br />

la quale è conosciuta in tutto<br />

il mondo.<br />

Ma vuoi per l’inserimento di<br />

capitale fresco, vuoi per l’accorta<br />

guida manageriale, vuoi<br />

soprattutto, chiosando e prendendo<br />

spunto dal film dei fratelli<br />

Coen, perché questo non<br />

è un paese per… “produttori<br />

di soli diffusori”, oggi Elac si<br />

propone come marchio che<br />

affronta l’Hi-Fi a tutto campo<br />

(streamer e, con l’acquisizione<br />

di Audio Alchemy, anche<br />

elettroniche), sebbene il suo<br />

catalogo di diffusori rimanga<br />

il più corposo.<br />

All’interno di questa logica l’originalità<br />

del prodotto non è<br />

più un optional ma un elemento<br />

fondante e, come nel caso<br />

del rivoluzionario (una piccola<br />

rivoluzione ma pur sempre<br />

una rivoluzione)<br />

Element EA<br />

101EQ-G<br />

provato su<br />

<strong>SUONO</strong> 513 (febbraio 2017),<br />

anche l’esordio (o il ritorno?)<br />

di Elac nell’analogico vanta<br />

un’originalità persino superiore<br />

a quella del capostipite<br />

che annoverava braccio e altri<br />

parte realizzate da terzi, segnatamente<br />

Dual.<br />

Il Miracord 90, invece, appare<br />

farina del sacco della casa<br />

tedesca, per quanto in un’era<br />

di globalizzazione si possa<br />

parlare di originalità; proprio<br />

il braccio, pur mostrando alcuni<br />

elementi che ricordano<br />

quelli di altri produttori, nel<br />

suo complesso appare<br />

esclusivo e realizzato<br />

ad hoc per ELAC<br />

con alcune soluzioni<br />

di pregiata<br />

“fattura”. Per<br />

le regolazioni<br />

bisogna ricorrere<br />

a dime e<br />

a una bilancia<br />

esterna, ma<br />

si tratta di<br />

operazioni<br />

che verranno<br />

effettuate<br />

raramente in<br />

seguito alla<br />

sostituzione<br />

Prezzo: € 2.600,00<br />

Dimensioni: 47 x 17 x 36 cm (lxaxp)<br />

Peso: 17,1 kg<br />

Distributore: LP Audio<br />

Via della Tesa, 20 - 34138 Trieste (TS)<br />

Tel. 040.56.98.24<br />

www.lpaudio.it<br />

GIRADISCHI ELAC MIRACORD 90<br />

Tipo: completo di testina Telaio: rigido in MDF e alluminio<br />

Trasmissione: a cinghia Piatto: alluminio da 6,5 kg Braccio:<br />

dritto in fibra di carbonio altezza 35 mm, peso 6,5 kg Note:<br />

Testina Audio Technica, braccio in carbonio, motore con doppio<br />

disaccoppiamento. Piedini in silicone speciale. Alimentatore del<br />

motore esterno.<br />

56 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST<br />

della<br />

testina. C’è da<br />

notare che il contrappeso<br />

aderisce al perno tramite due<br />

O-ring molto stretti, che consentono<br />

una regolazione accurata<br />

del peso di lettura e inibiscono<br />

movimenti accidentali<br />

o indesiderati. Il cablaggio<br />

scorre all’interno della canna<br />

e del supporto cilindrico del<br />

cardano senza intralciare il<br />

movimento e la regolazione<br />

in altezza.<br />

La scelta di un piatto ad alta<br />

massa distingue ulteriormente<br />

l’apparecchio, praticamente<br />

unico nella sua classe di<br />

prezzo; il foro, tuttavia, ha<br />

un gioco abbastanza ampio<br />

e ne consegue che la collocazione<br />

perfettamente in asse<br />

del piatto al contropiatto è<br />

praticamente “impossibile” e,<br />

anche se estremamente lieve e<br />

poco accennata, è apprezzabile<br />

una rotazione eccentrica del<br />

piatto con, in certi casi, anche<br />

una posizione non del tutto<br />

complanare fra piatto e contropiatto.<br />

Il posizionamento<br />

del piatto sul<br />

contropiatto<br />

Il punto di presa sulla testina<br />

utilizza una leggera lamina in<br />

alluminio tenero che si può<br />

piegare facilmente anche con<br />

una lievissima pressione. Tuttavia<br />

è facile riportarla nella forma<br />

corretta ed è anche possibile<br />

rimuoverla del tutto allentando<br />

le viti di sostegno della testina,<br />

anche se in questo caso<br />

risulterebbe necessario regolare<br />

l’allineamento.<br />

DATI RILEVATI<br />

BRACCIO<br />

lunghezza (“): 9.33<br />

ETL (mm): 237<br />

PTS (mm): 217.5<br />

OvH (mm): 19.5<br />

Peso sulla puntina senza contrappeso (gr): 17.1<br />

Contrappeso (gr): 105<br />

PIATTO<br />

Diametro (mm): 297<br />

Massa totale rotante (gr): 6470<br />

Diametro perno (mm): 12<br />

Legenda<br />

ETL = effective tonearm lenght PTS = distanza<br />

tra gli assi OvH = overhang<br />

non è molto age- vole a<br />

causa del peso del piatto e lo<br />

spazio esiguo a disposizione<br />

fra piatto e base in cui le punte<br />

delle dita, poco prima del raggiungimento<br />

della posizione di<br />

riposo, vengono “compresse”<br />

energicamente! Tuttavia, alzando<br />

e spostando la posizione,<br />

con pochi tentativi si riesce<br />

a minimizzare l’effetto di non<br />

complanarità e non assialità.<br />

Poiché i piedini non sono regolabili<br />

in altezza è fondamentale<br />

che il piano d’appoggio sia ben<br />

in piano. Tra l’altro il particolare<br />

rivestimento estetico della<br />

base del giradischi renderebbe<br />

molto scomodo un intervento<br />

manuale un po’ alla cieca senza<br />

voler, ogni volta, sollevare<br />

il giradischi. La scelta è stata<br />

dunque quella della ricerca<br />

della massima efficacia nel sistema<br />

di smorzamento tramite<br />

questi non banali accoppiatori<br />

con il piano d’appoggio, affidando<br />

a quest’ultimo l’onere<br />

della orizzontalità del sistema.<br />

Nonostante peso, massa e sospensioni<br />

elastiche sparse un<br />

po’ dappertutto, il sistema<br />

sembra suscettibile alle basse<br />

frequenze con rumori che<br />

si trasmettono sia attraverso<br />

il piano di appoggio che dalla<br />

base del giradischi. Sollecitazioni<br />

in alta frequenza,<br />

invece, sembrano abbastanza<br />

attenuate con l’effetto di ridurre<br />

rumori di trascinamento<br />

e di rotazione del motore e<br />

di altre sollecitazioni ad alta<br />

frequenza.<br />

Il controllo di velocità elettronica<br />

ci toglie anche la relativa<br />

scocciatura di spostare<br />

manualmente la cinghia, tra<br />

due puleggie, quando si cambia<br />

la velocità di rotazione del<br />

piatto. Un led, vicino alla manopola<br />

di controllo, ci indica,<br />

cambiando colore, quando la<br />

velocità corretta è raggiunta.<br />

L’avviamento del giradischi è<br />

molto lento e con poca coppia<br />

applicata, probabilmente per<br />

non sollecitare inutilmente<br />

la cinghia di trasmissione.<br />

Una volta raggiunta la<br />

velocità di rotazione, invece, il<br />

motore reagisce, anche se non<br />

proprio repentinamente, alle<br />

sollecitazioni, correggendo la<br />

velocità per riportarla a quella<br />

nominale.<br />

Il braccio, del tipo cardanico<br />

con una canna in carbonio,<br />

termina con uno shell costituito<br />

in pratica da due pezzi:<br />

uno incollato direttamente alla<br />

canna in carbonio che termina<br />

con una asola lungo la quale<br />

far scorrere la vite di fissaggio<br />

del pezzo mobile inferiore che<br />

contiene i due tradizionali fori<br />

per il fissaggio del fonorileva-<br />

Sulla sinistra le connessioni<br />

con doppio RCA a pannello,<br />

estremamente robuste; dal lato<br />

opposto il connetore DIN a 3 poli<br />

per l’alimentatore esterno che<br />

fornisce una tensione di 18 V in<br />

continua.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 57


SELECTOR<br />

L’isolamento fra piatto e base<br />

viene effettuato con un sistema di<br />

contropiatto disaccoppiato tramite<br />

quattro elementi in sorbotane.<br />

Il perno in acciaio da 12<br />

millimetri di diametro è<br />

collocato in una sede in<br />

bronzo molto profonda e<br />

poggia in basso su una sfera<br />

di rubino industriale da 8<br />

millimetri di diametro.<br />

Il tutto è cosparso di grasso<br />

molto viscoso e adesivo.<br />

La parte della sede della<br />

bronzina è dotata di<br />

coperchio anch’esso in<br />

bronzo mentre il supporto<br />

della bronzina e quello<br />

dell’asse, che assolve<br />

anche alla funzione di<br />

contropiatto, sono in<br />

alluminio tornito dal pieno.<br />

QUASI PERFETTO<br />

La base è in MDF ad alto spessore,<br />

impiallacciata sui lati a vista per le<br />

versioni in legno e ricoperta con uno<br />

spesso strato di vernice per le versioni<br />

laccate. Anche la parte inferiore, non<br />

a vista, è rivestita con uno spesso<br />

strato di vernice trasparente che isola<br />

e salvaguarda l’MDF alleggerito dalla<br />

fresatura per gli incassi dei dispositivi.<br />

Il piatto è realizzato dalla tornitura<br />

di un blocco unico di alluminio in<br />

cui è ricavato nella parte inferiore la<br />

sede per l’innesto sul contropiatto. Si<br />

tratta di un modello a massa elevata,<br />

praticamente “unico” nella sua classe<br />

di prezzo, uno dei pochi di questo tipo<br />

in assoluto, se si considera che è scavato<br />

dal pieno. Il disaccoppiamento<br />

del piatto ha comunque dato luogo<br />

ad una eccentricità nella rotazione<br />

del piatto seppur lieve: le grandezze<br />

in gioco sono notevoli per quel che<br />

riguarda il momento di inerzia del<br />

piatto e la suscettibilità alla vibrazioni.<br />

Il motore è collocato in un cilindro in<br />

alluminio fissato agli estremi tramite<br />

due centratori simili a quelli utilizzati<br />

negli altoparlanti in prossimità della<br />

bobina mobile, che consentono un<br />

movimento verticale ma mantengono<br />

tenacemente la posizione rispetto<br />

al piano orizzontale. Il gruppo a sua<br />

volta è fissato su un pannello in metallo<br />

avvitato alla base in MDF tramite<br />

tre giunti elastici in gomma.<br />

58 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST ELAC MIRACORD 90<br />

La lunghezza del braccio si attesta sui 9 pollici e un terzo, che lo colloca fra i<br />

bracci più lunghi della categoria, nove pollici nominali. La canna è in fibra di<br />

carbonio su cui è stato innestato, da un lato, il terminale in allumino, che funge<br />

da supporto alla barretta rotante di sostegno della testina che consente la<br />

regolazione fine dell’orientamento. È possibile la regolazione del VTA.<br />

All’altro estremo della canna è<br />

innestato il supporto in alluminio<br />

che fa parte del giunto cardanico<br />

su cui agiscono i cuscinetti ed<br />

è dotato di un prolungamento<br />

filettato che fa da sostegno al<br />

contrappeso che si trova così<br />

in asse alla canna. L’antiskating<br />

è implementato con il piccolo<br />

peso fissato su una barra in<br />

alto al supporto cardanico del<br />

movimento. Eccellente la precisione<br />

meccanica e la totale assenza di gioco<br />

negli accoppiamenti.<br />

tore e include anche il “dito”<br />

per sollevare o abbassare manualmente<br />

il sistema dal disco.<br />

Una volta fissato il fonorilevatore<br />

al pezzo inferiore si fissa<br />

quest’ultimo tramite una vite<br />

al pezzo fisso superiore. In<br />

pratica con il solo fissaggio<br />

superiore possiamo angolare e<br />

far avanzare o arretrare, lungo<br />

il foro ad asola, il fonorilevatore,<br />

in modo da allinearlo correttamente.<br />

La regolazione degli<br />

angoli di offset e overhang<br />

avviene in modo facile senza<br />

troppe contorsioni con le dita<br />

o pericoli per la puntina. Un sistema,<br />

questo dello shell sdoppiato<br />

in due pezzi, che non è<br />

nuovissimo ma è più funzionale<br />

di quanto si creda, ritrovabile<br />

anche in bracci di elevato<br />

livello realizzati da Clearaudio,<br />

Funk Firm o altri. Il fonorilevatore<br />

di serie è già premontato<br />

e allineato ma un controllo è<br />

sempre meglio farlo. Il braccio<br />

consente, oltre alla regolazione<br />

del peso di lettura, con un sistema<br />

semplice quanto efficace<br />

e stabile, senza dover ricorrere<br />

a micro viti per il fissaggio<br />

del contrappeso, l’antiskating<br />

con pesetto appeso a un filo, in<br />

modo del tutto simile a quelli<br />

visti in molti giradischi Pro-<br />

Ject. Ultima, ma non meno<br />

importante, è la regolazione in<br />

altezza, il VTA: basta allentare<br />

una vite che fissa la colonna<br />

dell’articolazione alla base del<br />

braccio e farla scorrere, delicatamente,<br />

in alto o in basso fino<br />

a quando non trovate l’altezza<br />

ideale, cioè quella che pone<br />

il sistema di lettura perfettamente<br />

orizzontale mentre legge<br />

un disco. Il fonorivelatore<br />

montato, nero come il braccio,<br />

è marchiato Elac D90 E<br />

18 ma il costruttore dichiara<br />

che deriva da un modello MM<br />

di Audio-Technica. Fortunatamente<br />

non si tratta dei soliti<br />

modelli super economici made<br />

in Japan come gli onnipresenti<br />

AT91 e AT95 che, per carità,<br />

per quanto costano fanno benissimo<br />

il loro lavoro, ma non<br />

sono proprio all’altezza di un<br />

giradischi di questo livello.<br />

Il modello montato sembra<br />

derivato dall’AT-440MLa con<br />

stilo ellittico e profilo Micro<br />

Line, con bobine in rame di<br />

elevata purezza.<br />

Quando si ha a che fare con<br />

un fonorilevatore MM di<br />

solito l’interfaccia con<br />

uno stadio phono<br />

è semplice e<br />

spesso automatica<br />

per<br />

quanto riguarda<br />

l’impedenza<br />

di<br />

carico, fissa<br />

a 47 kOhm,<br />

Il motore è in corrente continua<br />

del tipo coreless, espressamente<br />

progettato per avere l’asse<br />

rotante a basso momento<br />

angolare e una coppia molto<br />

elevata anche a bassi giri in<br />

rapporto ai motori tradizionali<br />

con indotto in ferro. La velocità<br />

e la coppia vengono regolate<br />

tramite un alimentatore dotato di<br />

rilevamento tachimetrico.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 59


SELECTOR<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

l fondo della base è chiuso da una lastra in<br />

metallo su cui sono installati i quattro piedi di<br />

appoggio realizzati in silicone da uno stampo<br />

unico. Si tratta di un elemento cilindrico su cui<br />

sono stati praticati dei fori a diamentro variabile<br />

per fornire una struttura differenziata che reagisce<br />

alla sollecitazioni. La parte superiore del piedino,<br />

inoltre, è dotata di una protuberanza che si innesta<br />

nel foro della lamiera su cui poggia la vite di fissaggio<br />

che, a sua volta, si fissa all’elemento che poggia sul piano:<br />

ne consegue un totale disaccoppimento fra il giradischi e il<br />

piano di appoggio in quanto l’unico elemento in contatto comune è<br />

il supporto in silicone. Tuttavia l’accoppiamento è abbastanza rigido e<br />

non isola in particolar modo il gruppo di lettura da rumori impulsivi e<br />

da sollecitazioni a bassa freqeunza presenti sul piano di appoggio.<br />

ma questo è un modello già di<br />

una certa sofisticazione per il<br />

quale viene consigliato anche<br />

un carico induttivo tra i 100<br />

e i 200 microF. Meglio avere<br />

quindi un buon stadio phono<br />

che consenta questa regolazione<br />

e il fonorilevatore ve ne<br />

sarà grato. In particolare con<br />

il nostro sistema con diverse<br />

amplificazioni e diffusori, tutti<br />

di livello alto, abbiamo potuto<br />

constare come variando questo<br />

parametro si possono bilanciare<br />

le caratteristiche, soprattutto<br />

timbriche, avvicinando<br />

le prestazioni dei vari sistemi<br />

provati insieme al suono che<br />

preferiamo.<br />

Nel suo insieme il sistema<br />

presenta un’ottima musicalità,<br />

una naturalezza piacevole<br />

con il timbro un po’ più aspro<br />

o caldo, a seconda di come<br />

abbiniamo elettricamente<br />

il fonorilevatore allo stadio<br />

phono che segue, ma sempre<br />

nell’ambito di una corretta<br />

neutralità e buona estensione<br />

in frequenza. I risultati che si<br />

ottengono con il fonorilevatore<br />

di serie sono già più che buoni<br />

ma si capisce che il Miracord<br />

90 può fare molto di più. A dispetto<br />

di alcune incongruenze,<br />

alcune attenzioni tecniche ed<br />

estetiche non sembrano corrispondere<br />

a risultati altrettanto<br />

gratificanti. Il sistema<br />

di lettura con un braccio molto<br />

ben fatto, di massa media<br />

e versatile, può permettersi<br />

tranquillamente fonorilevatori<br />

di maggior pregio, soprattutto<br />

tra quelli che sono in grado di<br />

restituire un dettaglio ancora<br />

superiore e un punch dinamico<br />

altrettanto più incisivo. Non è<br />

difficile trovare modelli anche<br />

MC che possano fare al caso,<br />

come Ortofon serie Quintet,<br />

Sumiko BPS, Grado o Audio-<br />

Technica. Comunque non abbiate<br />

fretta, quello che già c’è<br />

potrebbe bastarvi.<br />

In termini merceologici l’apparecchio<br />

si pone in una fascia<br />

di mercato del tutto particolare<br />

e insidiosa. Non è un modello<br />

super economico, spartano,<br />

all-in-one e, diciamolo, come<br />

spesso capita di osservare, clone<br />

di modelli simili di scuola<br />

Rega o Pro-Ject, quindi non<br />

pare rivolto ai neofiti né ai<br />

giovani. Non è neppure un colosso,<br />

alcuni<br />

dei quali si<br />

possono ammirare<br />

all’IFA di Berlino o al CES<br />

di Las Vegas ma assai difficilmente<br />

li ritroverete su robusti<br />

scaffali di qualche negozio Hi-<br />

Fi. Non è tronfiamente lussuosamente<br />

lucidato a specchio,<br />

silver o gold ma è un giradischi<br />

“normale”, di un certo peso<br />

senza per questo richiedere<br />

degli scaricatori di porto per<br />

spostarlo e sufficientemente<br />

regolabile e versatile, rivolto<br />

quindi a un cliente maturo ed<br />

esperto. Nulla di eclatante magari<br />

ma tutto fatto bene e con<br />

materiali di eccellenza, leggi<br />

palla in rubino, elementi in<br />

silicone e sorbotane, canna in<br />

carbonio e MDF, scavato e laccato<br />

ovunque ad alto spessore.<br />

L’obiettivo di Elac sembra<br />

quello di offrire un giradischi<br />

dalle eccellenti potenzialità<br />

musicali, dalle solide fondamenta<br />

e che possa attrarre chi<br />

vuole un’ottima base analogica<br />

senza doversi svenare o precludersi<br />

importanti possibilità di<br />

sviluppo e miglioramenti. Senza<br />

voler tirare fuori la vecchia<br />

storia del garbage in = garbage<br />

out di scuola Linn, dobbiamo<br />

però ribadire, ancora una volta,<br />

come con una buona base<br />

si è già sulla strada giusta per<br />

ottenere grandi risultati.<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio....................3<br />

2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza........................2<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />

6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />

7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />

8 Risposta ai transienti....................................2<br />

9 Velocità........................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci................................2<br />

11 Frequenze alte..............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse...........................................2<br />

14 Timbrica.......................................................2<br />

15 Coerenza......................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche...............................2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Eccellente scelta di materiali e di soluzioni, in<br />

particolar modo nei punti critici del sistema. Si<br />

colloca “solo” ai vertici di una categoria a causa<br />

di qualche samagliatura ma con poco avrebbe<br />

potuto essere una killer app!<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Massima versatilità nelle regolazioni e nella ottimizzazione<br />

della geometria di tracciamento:<br />

pratiche e molto efficaci.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Prestazioni di alto livello nella versione standard;<br />

il braccio e tutto il sistema possono beneficiare<br />

sensibilmente di testine più performanti.<br />

Grande versatilità del sistema, che accetta di<br />

buon grado testine anche molto spinte.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Voto all’azienda che affronta un segmento di<br />

mercato ancora inesplorato.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Costo conveniente se si considerano i vari<br />

elementi che compongono il giradischi: braccio,<br />

testina, perno, motore e piatto in genere<br />

equipaggiano prodotti di una fascia almeno “il<br />

doppio” di quella del Miracord!<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

60 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

UNITÀ PHONO<br />

VTL TP 2.5 II<br />

I principi di David<br />

Manley sono legati alla<br />

semplicità del disegno puntando<br />

molto sulla brevità<br />

del percorso di segnale, sui<br />

pochi componenti impiegati<br />

ma della migliore qualità<br />

possibile. Ben presto<br />

la concorrenza ha portato<br />

David a dotare i suoi amplificatori<br />

di una serie di<br />

accessori, dal telecomando,<br />

ai circuiti di controllo<br />

e sicurezza elettronici che<br />

di certo hanno complicato<br />

la loro realizzazione, ora<br />

però più affidabile e all’altezza<br />

dei migliori concorrenti..<br />

La produzione VTL si<br />

mantiene concentrata<br />

sulle amplificazioni,<br />

compresi un paio di pre-phono.<br />

Il modello di punta TP 6.5<br />

Signature con doppi ingressi e<br />

uscite, di cui uno XLR e quello<br />

più economico, il TP 2.5 di cui<br />

una prima versione fa la sua<br />

comparsa agli inizi del nuovo<br />

secolo mentre alla fine del 2016<br />

viene presentata l’attuale che, a<br />

dispetto di un look del tutto simile<br />

a quella precedente (come<br />

pure il prezzo rimasto lodevolmente<br />

invariato), si presenta<br />

decisamente più versatile.<br />

Al di la delle soluzioni tecniche<br />

utilizzate per la seconda serie<br />

del T.P. 2.5 crediamo che quello<br />

che più interessa al potenziale<br />

acquirente è il fatto che, per<br />

esempio, con un fonorilevatore<br />

di tipo MC sia ora possibile<br />

scegliere tra cinque valori di<br />

carico tra 100 e 47 kOhm contro<br />

il valore fisso precedente<br />

di 500 Ohm. Il guadagno è<br />

selezionabile tra tre valori da<br />

42 ai 62 dB, con quest’ultimo<br />

particolarmente utile con i fonorilevatori<br />

a bassa tensione<br />

d’uscita. La sensibilità d’ingresso<br />

è rimasta invariata per<br />

l’ingresso MM, mentre è stata<br />

migliorata per quello dedicato<br />

ai modelli MC, passando dai 0,5<br />

mV della vecchia versione ai 0,2<br />

mV del modello attuale. Sono<br />

modifiche non di poco conto<br />

in quanto aumentano sensibilmente<br />

la capacità di adattarsi a<br />

un numero molto più vasto di<br />

fonorilevatori. A fronte di questi<br />

intelligenti miglioramenti si<br />

è adottato il sistema di modificare<br />

il settaggio dell’elettronica<br />

tramite piccoli jamper sparsi<br />

per la scheda madre, vicino a<br />

valvole o altro che è bene non<br />

toccare con il pre-phono acceso.<br />

Ma, soprattutto, il lato noioso<br />

della faccenda è che bisogna<br />

togliere il coperchio avvitato<br />

al telaio dell’apparecchio per<br />

mezzo di un nutrito numero di<br />

piccole viti. Il consiglio è quindi<br />

quello di, una volta tolto il coperchio,<br />

tenere aperto il TP 2.5<br />

finché non avete trovato i valori<br />

che più vi soddisfano prima<br />

di richiudere il tutto. Anche il<br />

selettore tra MM e MC è realizzato<br />

tramite dip switch e, considerando<br />

che questo pre-phono<br />

ha due ingressi distinti tra MM<br />

e MC, forse sarebbe stato meglio<br />

mettere un interruttore esterno,<br />

magari tra le due coppie d’ingressi,<br />

per la loro selezione. L’unica<br />

spiegazione che si può dedurre<br />

è che la soluzione attuale<br />

Prezzo: € 3.860,00<br />

Dimensioni: 48,25 x 9,5 x 35,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 11,00 kg<br />

Distributore: Audio Living Design<br />

Via Pantanelli, 119<br />

61025 Montelabbate (PU)<br />

Tel.0721.472.899 - Fax<br />

http://www.musictools.eu<br />

UNITÀ PHONO VTL TP 2.5 II<br />

Tipo: MM/MC Tecnologia: a valvole Sensibilità (mV): minimo<br />

0,2 Risp. in freq. (Hz): 10-50.000 +0, -1 dB Impedenza MM<br />

(kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): 100, 250, 470, 1k, 4k, 47k<br />

S/N (dB): 85 (MM), 70(MC) Note: valvole impiegate: 1x12AU7,<br />

2x12AX7 e 1x12AT7. Guadagno: 42, 56 o 62dB.<br />

62 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST<br />

pur se scomoda è quella che permette<br />

di accorciare al massimo<br />

il percorso del segnale. L’unico<br />

comando accessibile direttamente<br />

dal pannello frontale, accanto<br />

all’interruttore principale, è costituito<br />

così da una levetta che<br />

seleziona lo stato tra mute, operativo<br />

e rumble. Il pur esaustivo<br />

manuale d’istruzione, completo<br />

di grafici relativi alle prestazioni<br />

elettriche di questa unità, manca<br />

però di illuminarci proprio alla<br />

voce rumble.<br />

Abbinando fonorilevatori MM e<br />

successivamente MC, abbiamo<br />

rilevato un carattere timbrico<br />

abbastanza simile tale da presumere<br />

che sia tipico di questo<br />

modello, accanto ad alcune differenze<br />

che fanno propendere<br />

L’ascolto è stato effettuato “a cuore<br />

aperto” in modo da effettuare<br />

rapidamente i cambiamenti nei<br />

settaggi. Gli jamper sono sparsi per<br />

la scheda madre, vicino a valvole o<br />

altro che è bene non toccare con il prephono<br />

acceso<br />

per l’ascolto con fonorilevatori<br />

a bobina mobile. Gli elementi in<br />

comune sono legati a una timbrica<br />

ricca e dettagliata, brillante in<br />

alto, precisa in basso. L’impressione<br />

è quella di una risposta<br />

in frequenza un po’ sbilanciata<br />

verso l’alto con una progressiva<br />

attenuazione verso il basso. Questo<br />

è particolarmente evidente<br />

con i fonorilevatori MM, specie<br />

quelli di medio livello che spesso<br />

hanno caratteristiche timbriche<br />

simili. Il passaggio ad un modello<br />

a bobina mobile di livello superiore<br />

e molto equilibrato nella<br />

risposta in frequenza e dal timbro<br />

neutro si abbina decisamente<br />

meglio con il TP 2.5. In questo<br />

caso il pre-phono, si dimostra<br />

più corretto e regolare, esaltando<br />

ulteriormente le sue doti di<br />

trasparenza, dettaglio e pulizia.<br />

Il basso appare ancora<br />

leggermente attenuato,<br />

I connettori RCA sono del tipo a<br />

pannello, direttamente avvitati alla<br />

lamiera. Meccanica robusta e molto<br />

spazio a disposizione. Sono disponibili<br />

due coppie separate, anche se non<br />

indipendenti per ingresso MM e MC e<br />

una coppia uscita linea. Molto efficace il<br />

collegamento di massa.<br />

per altro estremamente netto e<br />

pulito. Tutto sommato quello<br />

che adesso è un minimo sbilanciamento,<br />

può essere contenuto<br />

tramite l’abbinamento con<br />

fonorilevatori particolarmente<br />

generosi verso le basse frequenze<br />

(pensiamo a Kiseki, Benz o<br />

Grado) piuttosto che con modelli<br />

molto più freddi e radiografanti,<br />

vedi certe Lyra, Sumiko e Audio-<br />

Technica di alto bordo. Questo<br />

è un apparecchio che va inserito<br />

in un sistema dalla risposta<br />

generosa, quanto ferma e netta<br />

in basso come è il caso dei Pro-<br />

Ac Response DT8 (in prova in<br />

questo numero di <strong>SUONO</strong>) o i<br />

Triangle, riferimento nella sala di<br />

ascolto della rivista. Il carattere<br />

timbrico, eccellente e ricco, le sue<br />

doti dinamiche più che buone,<br />

l’agilità e la fluidità del suo<br />

suono suggeriscono,<br />

come generi musicali<br />

d’elezione,<br />

prevalente-<br />

mente quella acustica sia per<br />

pochi strumenti che per la<br />

grande orchestra. Meno indicati<br />

quei generi che richiedono<br />

una esplosività e un suono<br />

martellante, come certo rock,<br />

disco e così via. Il TP 2.5 Serie<br />

II va dunque inserito in un sistema<br />

con una certa attenzione<br />

a queste sue caratteristiche sonore<br />

ed è indirizzato più ad un<br />

pubblico smaliziato ed esperto<br />

che preferisce l’introspezione e<br />

l’accuratezza musicale, agli effetti<br />

più vistosi e smaccatamente<br />

sgargianti.<br />

Le funzionalità sono essenziali,<br />

ottima la versatilità con valori<br />

elettrici di accettazione e guadagno<br />

che ne ampliano notevolmente,<br />

la possibilità di abbinamento<br />

con i più differenti<br />

fonorilevatori. Il risultato offre<br />

sonorità raffinate, eleganti ed<br />

accurate che richiedono solo<br />

una certa cautela negli abbinamenti<br />

e nell’inserimento nella<br />

catena audio. Considerando il<br />

tutto il prezzo appare un po’<br />

alto ma certo non scandaloso<br />

per godere appieno del vinile,<br />

soprattuto se si considera che lo<br />

si fa con un VTL. Anche questo<br />

è un valore...<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 63


SELECTOR<br />

La componentistica<br />

è di elevata qualità<br />

anche se il montaggio<br />

non è fra quelli più<br />

smaccatamente<br />

“vintage”.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

I jumper sono installati<br />

direttamente sul<br />

PCB e il ponticello è<br />

stato ricoperto con<br />

della guaina termo<br />

restringente per<br />

facilitare le operazioni<br />

di inserimento e<br />

rimozione.<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio....................3<br />

2 Messa a fuoco e corposità.............................1<br />

3 Ricostruzione scenica altezza........................3<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />

6 Escursioni micro-dinamiche.........................3<br />

7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />

8 Risposta ai transienti....................................2<br />

9 Velocità........................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci................................2<br />

11 Frequenze alte..............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse...........................................1<br />

14 Timbrica.......................................................2<br />

15 Coerenza......................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche...............................3<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

L’accesso alle<br />

regolazioni tramite<br />

jumper è fra i meno<br />

intuitivi che si siano<br />

visti. Viene in aiuto il<br />

manuale e si tratta di<br />

una operazione che<br />

si fa raramente, ma<br />

forse la disposizione<br />

apparentemente<br />

disordinata ha<br />

privilegiato alcune<br />

restrizioni sul percorso<br />

del segnale.<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Un approccio spartano e smaccatemente artigianale<br />

che si contrappone ad un dispendio di<br />

risorse notevole. Il voto è una media tra i due.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Un po farraginosa le procedure di ottimizzazione,<br />

ampie le potenzialità dell’apparecchio che<br />

consentono la configurazione di un sistema per<br />

il vinile al top.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

La certezza di ottenere il massimo dagli elementi<br />

in gioco grazie anche al facile interfacciamento<br />

e un carattere spiccato.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

A quasi 25 anni dalla nascita la solidità di questo<br />

piccolo artigiano è indubbia come la sua politica<br />

che non ha mia perso la bussola nella ricerca di<br />

obiettivi “alternativi”.<br />

QUALITÀ E VERSATILITÀ<br />

ILa costruzione mostra una filosofia ad<br />

ampio respiro anche se l’impostazione<br />

dell’apparecchio è molto essenziale<br />

e con poche chance al superfluo.<br />

Tuttavia, non mancano scelte poco<br />

“vintage” e tradizionali sopratutto per<br />

un pre phono a valvole, anzi: spicca il<br />

grande PCB su cui è sviluppato tutto<br />

il circuito e oggetti come i jumper<br />

(utilizzati prevalentemente in ambito<br />

informatico) e trimmer di precisione. I<br />

jumper, anche se più economici di altre<br />

soluzioni, comunque garantiscono<br />

un collegamento abbastanza stabile<br />

e duraturo, anche se meno pratico da<br />

utilizzare. Il trasformatore di alimentazione<br />

toroidale è fissato al fondo con<br />

un elemento in gomma, mentre tutti i<br />

circuiti di livellamento e stabilizzazione<br />

sono sul PCB. Vengono impiegati<br />

nove condensatori da 270µF a 400V<br />

e uno da 68µF a 500V, valori inusitati<br />

per un prodotto di questa categoria.<br />

È presente anche un setto metallico<br />

che separa il trasformatore dal resto<br />

del circuito.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Per un formato, quello analogico, che rischia<br />

disparire è giusto dedicare qualche sforzo in più<br />

scevro da mere considerazioni di convenienza. E<br />

un VTL è per sempre!<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

64 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

MECCANICA + CONVERTITORE<br />

PS Audio: DS, Huron e altre storie<br />

Alcuni feedback dei lettori<br />

sul test dedicato al PS Audio<br />

DirectStream Memory Player<br />

(apparsa su <strong>SUONO</strong> 515<br />

- maggio 2017) ci hanno indotto<br />

a ritornare sulla categoria<br />

delle sorgenti, alle problematiche<br />

legate alle meccaniche<br />

e più in generale al<br />

percorso del segnale digitale.<br />

L’argomento si è espanso a<br />

macchia d’olio fino a generare<br />

questa prova atipica, quasi<br />

irreplicabile altrove (per<br />

la mancanza degli elementi<br />

che la costituiscono) e dunque<br />

praticamente unica con<br />

un risultato che magari non<br />

fa luce a una domanda mal<br />

posta (come suona una meccanica?)<br />

ma può risultare<br />

particolarmente utile nella<br />

comprensione delle moderne<br />

problematiche della codifica<br />

digitale e delle performance<br />

degli apparecchi di questo<br />

tipo.<br />

Svariati anni fa un articolo<br />

apparso su <strong>SUONO</strong><br />

in merito all’influenza<br />

della unità di lettura sulle<br />

performance sonore diede il<br />

via a una lunga riflessione<br />

sull’influenza della meccanica<br />

all’interno della riproduzione<br />

da supporti digitali. In questo<br />

lasso di tempo, come accade<br />

frequentemente per tutto ciò<br />

che attiene le problematiche<br />

digitali, molte cose sono cambiate<br />

condizionando, a prescindere<br />

dal valore assoluto<br />

del quesito, la valutazione in<br />

merito...<br />

Innanzitutto sotto la spinta<br />

della musica “incorporea” che<br />

ha conquistato larghe fette di<br />

mercato e delle ovvie logiche<br />

legate alla globalizzazione,<br />

sono scomparsi quasi del tutto<br />

i costruttori delle meccaniche<br />

di lettura riducendo il panorama<br />

delle scelte che si presenta<br />

a chi si avventura nella<br />

costruzione di un lettore digitale<br />

di supporti destinati alla<br />

riproduzione musicale. Per<br />

certi versi si tratta di un paradosso<br />

perché mai come ora<br />

l’unità di lettura, a prescindere<br />

MECCANICA PS AUDIO DIRECTSTREAM MEMORY PLAYER<br />

Prezzo: € 9.000,00<br />

Tipo: doppio laser per lettura CD, DVD e SACD<br />

con supporto a: AVCHD, HRx, SACD, CD, CD-R/RW,<br />

DVD±R/RW, DVD±R DL Caricamento: frontale con<br />

vassoio Uscite: AES/EBU, 3 x coax, 3 x IIS Note: supporto<br />

a formati FLAC, APE, WMA, MP3, M4A, AAC,<br />

DTS, AC3, WAV, DSF, MKA, PCM, OGG contenuti nel<br />

disco ottico o nella memoria di massa collegabile<br />

alla presa USB frontale.<br />

CONVERTITORE PS AUDIO DIRECTSTREAM JUNIOR<br />

Prezzo: € 5.900,00<br />

Sistema di conversione: DSD Sovracampionamento:<br />

PCM e DSD a 20 x DSD Risp. in freq.<br />

(Hz): 20-20.000 +/- 0.25dB THD (%): 0.03 Ingressi<br />

digitali: I2S, coassiale, XLR, TOSLINK, USB, Ethernet<br />

Uscite analogiche: 2 RCA (low 0.170V/100 Ohm<br />

e normal 1.3V/100 Ohm) 2 XLR (low 0.340V/200<br />

Ohm e normal 2.6V/200 Ohm) Display: a matrice di<br />

punti monocromatico Note: modulo di rete Bridge<br />

II integrato; controllo di volume e bilanciamento,<br />

supporto a Tidal e MQA.<br />

CONVERTITORE PS AUDIO DIRECTSTREAM<br />

Prezzo: € 8.500,00<br />

Sistema di conversione: DSD Sovracampionamento:<br />

PCM e DSD a 20 x DSD Risp. in freq.<br />

(Hz): 20-20.000 +/- 0.25dB THD (%): 0.03 Ingressi<br />

digitali: XLR, RCA, TosLink, USB asincrono 24/192<br />

e DSD DoP, due I2S Uscite analogiche: 2 RCA (low<br />

1.41V/100 Ohm e high 2.81/100 Ohm) 2 XLR (low<br />

3.15V/200 Ohm e high 5.3V/200 Ohm) Display:<br />

touch screen Note: uscita linea a trasformatori.<br />

Modulo di rete Bridge II opzionale 1.500 EURO installabile<br />

nello slot<br />

Distributore: MPI ELECTRONIC SRL- Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)- Tel.02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36- http://www.mpielectronic.com<br />

66 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST<br />

PSAudio è stato tra i primi a standardizzare un collegamento digitale secondo<br />

la trasmissione IIS (flusso dati separato dal clock e trasmissione bilanciata<br />

del segnale), utilizzando un cavo HDMI standard. La possibilità di veicolare<br />

anche segnali DSD è riservata all’abbinamento tra l’MDP e il Direcstream in<br />

quanto l’estrazione dei dati nativi da un supporto ottico è ancora limitata dalle<br />

normative del HDCP. Con convertitori di altre marche (nella foto a destra il<br />

collegamento con il Matrix di cui si parla nel testo) comporta comunque alcuni<br />

benefici nelle performance.<br />

da quella di conversione, sta<br />

assumendo un’importanza<br />

maggiore che in passato, in<br />

funzione del rimescolamento<br />

delle categorie di prodotti che<br />

offre il mercato. L’ampio sviluppo<br />

dei convertitori stand<br />

alone, dei convertitori più<br />

ampli cuffia e degli amplificatori<br />

integrati con a bordo una<br />

unità di conversione fa si che<br />

chi giustamente non vuole rinunciare<br />

alla sua biblioteca di<br />

supporti fisici possa trovare<br />

proprio nell’unità di lettura<br />

il giusto complemento privo<br />

delle inutili ridondanze che,<br />

ad esempio, offre il tradizionale<br />

lettore CD integrato dove<br />

è presente un’ulteriore unità<br />

di conversione la cui prematura<br />

obsolescenza condiziona<br />

l’intero apparecchio.<br />

Se da un lato, interpretando<br />

una esigenza di mercato, si<br />

sono dunque riaffacciati prodotti<br />

appartenenti a quella<br />

categoria che impropriamente<br />

sull’annuario definiamo “meccaniche”<br />

(intendendo l’intero<br />

apparecchio e non solo l’unità<br />

di lettura), dall’altro questi<br />

apparecchi, perlomeno nella<br />

meccanica vera e propria,<br />

sono abbastanza standardizzati.<br />

Anche costruttori che<br />

in passato dedicavano i loro<br />

sforzi a questo segmento, se si<br />

eccettua dCS e Weiss, si sono<br />

orientati su questa linea se<br />

non per consigliare, addirittura,<br />

l’utilizzo di meccaniche<br />

terze come accade per MSB e<br />

Playback Design con la loro<br />

partnership con Oppo; due autentiche<br />

autorità in materia di<br />

digitale che per certi versi con<br />

le loro scelte “sminuiscono”<br />

l’importanza della meccanica<br />

ma non quella del trasporto<br />

del segnale... Addirittura Andreas<br />

Koch ha sviluppato una<br />

scheda dedicata per l’Oppo per<br />

estrarre e trasportare il segnale<br />

digitale secondo un protocollo<br />

proprietario!<br />

Questo tipo di priorità ci riporta<br />

in generale alle modalità di<br />

valutazione di un’unità di lettura,<br />

separatamente dal suo<br />

convertitore: ha senso allora<br />

parlare in generale di caratteristiche<br />

sonore di questo tipo<br />

di apparecchi o ha più senso<br />

inserire perlomeno nel contesto<br />

la modalità di trasporto dei<br />

dati e quindi “tirare dentro”<br />

inevitabilmente il convertitore?<br />

E se così fosse, quali caratteristiche<br />

allora “valorizzano<br />

l’unità di lettura”? Possiamo<br />

identificare almeno due elementi<br />

distintivi: la maggiore<br />

o minore capacità di adattarsi<br />

ai molteplici formati con cui<br />

viene codificata la musica e,<br />

appunto, le modalità, magari<br />

molteplici, di trasmissione del<br />

segnale. Un ulteriore elemento<br />

è costituito dalla GUI (Graphical<br />

User Interface), aspetto<br />

assai trascurato in genere in<br />

Hi-Fi e in particolare nei lettori<br />

CD dove, addirittura, i<br />

contenuti grafici per il quale il<br />

formato era predisposto sono<br />

stati mortificati quando non<br />

aboliti in toto.<br />

Da ognuno di questi punti di<br />

vista (e non solo da questi) il<br />

lavoro di PS Audio è encomiabile<br />

visto che il costruttore è<br />

stato tra i primi a intuire la<br />

necessità di “mutazione” del<br />

settore proponendo con determinazione<br />

la formula del<br />

separato (meccanica + convertitore)<br />

e la coabitazione<br />

tra la dimensione liquida e<br />

quella materica della musica.<br />

Con l’attuale meccanica, il Directstreamer<br />

Memory Player,<br />

la pletora di formati accettati<br />

diventa davvero ampia: da<br />

quelli più comuni come il CD<br />

e l’SACD ai file musicali depositati<br />

in forma materica e ad<br />

alta risoluzione che vengono<br />

trasferiti in maniera diretta al<br />

convertitore esterno tramite il<br />

collegamento I2S proprietario.<br />

A questi va aggiunta la possibilità<br />

di utilizzare all’interno<br />

dell’ecosistema di uno streamer<br />

di contenuti musicali immateriali<br />

e delocalizzati, ottenibile<br />

con la scheda opzionale<br />

Bridge che consente la connessione<br />

ethernet (il Directstreamer<br />

Memory Player stesso dispone<br />

di una presa di rete che<br />

serve però esclusivamente per<br />

la gestione dei metadati relativi<br />

ai brani e alle copertine).<br />

Una pletora di possibilità che<br />

forse rappresentano la norma<br />

in ambito informatico ma sono<br />

abbastanza uniche in quello<br />

Hi-Fi! Come il predecessore<br />

(siamo alla seconda generazione<br />

di unità di lettura PS Audio)<br />

l’apparecchio adotta un ampio<br />

display a sfioramento, soluzione<br />

tutt’ora con poco seguito da<br />

parte dei concorrenti se si eccettua<br />

Classé... In sostanza in<br />

termini di versatilità siamo al<br />

massimo, perlomeno rispetto<br />

a quanto offerto nel segmento<br />

di competenza!<br />

Ma, come abbiamo sottolineato<br />

in apertura di questo articolo,<br />

sono le modalità di trasporto<br />

(e quindi le caratteristiche<br />

di interfacciamento di quanto<br />

sta a valle) a rappresentare,<br />

in termini di performance, il<br />

tratto distintivo di una unità<br />

di lettura. Da questo punto di<br />

vista vale la pena riportare le<br />

note d’ascolto formalizzate in<br />

occasione del test della meccanica<br />

(<strong>SUONO</strong> 516 - giugno<br />

2017): “le effettive prestazioni<br />

a livello sonoro si collocano a<br />

un livello quasi indescrivibile,<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 67


SELECTOR<br />

il comportamento al banco di misura<br />

del DS e del DS Junior mette in<br />

evidenza il gran lavoro effettuato a<br />

partire dai primi rilasci del DS che<br />

è stato comunque in vendita oltre<br />

un anno prima del lancio del Junior.<br />

Sebbene i due prodotti condividano<br />

gran parte delle soluzioni relative<br />

all’architettura di conversione<br />

del segnale digitale, le differenze<br />

hardware sono piuttosto evidente<br />

a partire dal fatto che nel DS, a differenza<br />

dello Junior, viene utilizzato un<br />

trasformatore di uscita sul segnale<br />

linea. Inoltre, nello Junior il modulo<br />

di comunicazione di rete (il Bridge)<br />

è integrato all’interno del PCB a differenza<br />

del DS in cui è sostituibile<br />

tramite uno slot con innesto rapido.<br />

Differenze da un certo punto di vista<br />

“marginali” ma anche significative<br />

(ad esempio il trasformatore) che<br />

rendono necessari alcuni adattamenti<br />

dei software di gestione del<br />

dispositivo, in quanto la sezione<br />

dedicata al trattamento “puro” del<br />

segnale rimane pressoché invariata,<br />

ma tutto quello che coinvolge le altre<br />

sezioni del circuito devono essere<br />

giocoforza ottimizzate ad hoc per<br />

le due macchine.<br />

Gli apparecchi godono quindi di un<br />

aspetto duale di sovrapponibilità<br />

con al tempo stesso una biforcazione<br />

nelle ottimizzazioni che li allontana<br />

sempre di più che man mano si ottimizzano<br />

i risultati. Di sicuro si tratta<br />

di uno degli approcci più “illuminati”<br />

evidenti sulla risposta dell’apparecchio<br />

con una “sovrapponibilità”<br />

soprattutto in banda audio in tutte le<br />

versione. d’altronde non è da questi<br />

dati che si individuano le differenze<br />

progettuali e quelle che poi hanno<br />

impatto sulla resa acustica, anzi, per<br />

questo c’è ancora molta strada da<br />

far per azzardare correlazioni diretal<br />

banco di misura<br />

del settore in quanto la tentazione di<br />

“standardizzazione” è sempre dietro<br />

l’angolo e l’azienda invece tende a<br />

portare avanti il lavoro con un approccio<br />

sia parallelo, per le componenti<br />

comuni, ma anche distinto per<br />

la valorizzazione delle peculiarità di<br />

ogni singolo apparecchio.<br />

Ci son state molte versioni “ufficiali”<br />

e non è dato sapere quante versioni<br />

in prova e quante varianti sono<br />

state tentate prima delle proposte<br />

ufficiali: se ne contano disponibili<br />

sul sito PS Audio cinque per il DS e<br />

tre per lo Junior, il che è ragionevole<br />

considerato l’anno che separa i due<br />

apparecchi. Già dalla prime versioni<br />

si apprezzano poche variazioni<br />

DirectStream<br />

elevatissimo, che mette in discussione<br />

tanti luoghi comuni<br />

riguardo alle meccaniche<br />

tradizionali e non di lettura<br />

del formato CD red Book e<br />

altri tipi di supporti, come ad<br />

esempio il CD dati o il DVD<br />

dati o audio e, per ultimo ma<br />

non ultimo, il SACD. Praticamente<br />

tutti sembrano beneficiare<br />

del sistema di estrazione<br />

dei dati contenuti sul disco<br />

ma soprattutto del trasporto<br />

al DAC. Sebbene per più motivi<br />

nell’eterna diatriba su chi<br />

maggiormente influenzi la riproduzione<br />

sonora tra meccanica<br />

e DAC sia quest’ultimo a<br />

prevalere, l’MDP applica una<br />

sorta di effetto a espansione<br />

sull’apparecchio che si trova<br />

a valle limitando le differenze<br />

tra i migliori e i meno dotati”.<br />

In quella occasione vennero effettuati<br />

dei test con il Matrix<br />

(<strong>SUONO</strong> 515 - maggio 2017),<br />

un convertitore di prezzo relativamente<br />

contenuto rispetto<br />

all’accoppiata con convertitori<br />

PS Audio, ottenendo ottimi risultati<br />

(con l’unica limitazione<br />

dell’impossibilità della riproduzione<br />

del formato DSD e<br />

SACD). Anche con la pletora<br />

di prodotti PS Audio (dunque<br />

potendo usufruire a pieno della<br />

connessione proprietaria), le<br />

differenze tra Direct e Junior<br />

(che pure sono convertitori di<br />

acclarato pregio differente) il<br />

gap tra l’uno e l’altro risultava<br />

assottigliato, a riprova del fatto<br />

che esprimere opinioni degne di<br />

fondamento sulle qualità sonore<br />

di un qualcosa non può eluderne<br />

le condizioni di utilizzo ne<br />

la considerazione del fatto che<br />

quel che si giudica è un insieme,<br />

mai un singolo elemento... A<br />

questa considerazione, proprio<br />

grazie al lavoro di PS Audio, va<br />

aggiunto ora anche un elemento<br />

temporale, relativo al rilascio<br />

di questa o quella release del<br />

firmware utilizzato in un prodotto.<br />

Anche questo è un valore o<br />

un valore aggiunto nel momento<br />

in cui il produttore opera con<br />

prontezza e capacità. Nel caso<br />

di PS Audio, la prima settimana<br />

di giugno è stato rilasciato l’aggiornamento<br />

firmware (Huron)<br />

per il DirectStreamer e qualche<br />

giorno dopo per il DS Junior. Il<br />

rilascio è stato monitorato anche<br />

attraverso il forum di PS Audio<br />

in un thread dedicato appositamente<br />

alla nuova versione del<br />

firmware. La cosa desta un certo<br />

interesse non tanto per le modalità<br />

di proposta e di supporto al<br />

pubblico in senso generale (in<br />

quanto in altri ambiti commerciali<br />

si tratta di procedure ampiamente<br />

utilizzate da anni che<br />

hanno ben poco di innovativo)<br />

68 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST PS AUDIO DS URON<br />

al banco di misura<br />

te e incontrovertibili fra causa ed<br />

effetto. Tuttavia, l’architettura del<br />

DirectStreamer e di altri pochi prodotti<br />

in commercio, consentono il<br />

controllo diretto di quello che accade<br />

nella fase di conversione e per questo<br />

i progettisti si possono permettere<br />

il lusso di sperimentare e di metter<br />

in campo varianti da poter valutare<br />

DirectStream Junior<br />

con un panel di ascolto.<br />

Possiamo osservare una certa costanza<br />

nell’impostazione del DS almeno<br />

fino all’introduzione dell’ultima versione,<br />

l’Huron, in quanto, oltre alla<br />

costante attenuazione all’estremo<br />

superiore effettuata nel dominio<br />

analogico con un filtro collocato a<br />

poco oltre i 55 kHz con una pendenza<br />

di circa 6 dB si notano piccole variazioni<br />

all’estremo inferiore e un lieve<br />

innalzamento della risposta in alta<br />

frequenza prima dell’intervento<br />

del filtro. Sono evidenti invece gli<br />

interventi di filtratura e di mascheramento<br />

del rumore, che comunque<br />

mantiene una impostazione costante<br />

che tende a innalzarsi dopo i 50 kHz<br />

in seguito alla configurazione del<br />

DAC, che fino alla versione Huron<br />

è rimasta invariata. Si nota invece<br />

una trasformazione radicale in seguito<br />

alla variazione dell’upsampler<br />

che passa dai 10xDSD a 20xDSD a<br />

partire dal rumore di fondo che ora<br />

rimane costante a livelli molto bassi<br />

fino a 100 kHz. Anche la risposta in<br />

frequenza mostra un andamento<br />

costante senza innalzamenti fino<br />

all’intervento del filtro analogico il<br />

cui punto di intervento rimane invariato.<br />

Si apprezzano anche evidenti<br />

riduzione della distorsione armonica<br />

e da intermodulazione fra i vari aggiornamenti<br />

con un miglioramento<br />

sensibile con l’Huron i particolar<br />

modo sui formati CD 44.100 Hz a 16<br />

bit che sembrano beneficiare particolarmente<br />

del post processing.<br />

Tuttavia, in tutte le varianti firmware<br />

è evidente una eccellente realizzazione<br />

della sezione hardware sia per<br />

il basso rumore di fondo sia per le<br />

caratteristiche dello stadio di uscita<br />

che è in grado di mettere in evidenza<br />

le variazioni introdotte dai filtri<br />

software, di entità spesso inferiore<br />

ma che hanno un effetto tutt’altro<br />

che marginale nella riproduzione. Ed<br />

è proprio per questo motivo e per<br />

le affermazioni del progettista che<br />

pensiamo l’avventura tutt’altro che<br />

finita ma addirittura al suo inizio i<br />

visto che, il funzionamento di base<br />

è stato appena stravolto (da 10xDSD<br />

a 20xDSD).<br />

ma nel settore Hi-Fi si tratta di<br />

una sorta di piccola rivoluzione<br />

tecnologica e culturale che,<br />

senza mezzi termini, possiamo<br />

considerare come apripista della<br />

nuova era dei prodotti “ad alta<br />

godibilità” per l’utente.<br />

I punti chiave di questa politica<br />

sono di fatto due. Da un<br />

lato vale l’affermazione che ci<br />

ha rilasciato Ted Smith (uno<br />

dei progettisti PS Audio), dopo<br />

un lungo carteggio relativo alle<br />

modalità e agli obiettivi di questi<br />

aggiornamenti; Smith ci ha dichiarato<br />

che sebbene l’hardware<br />

possa sempre essere migliorato,<br />

dal punto di vista software<br />

non è ancora stato trovato il<br />

limite, lasciando intendere che<br />

una continua politica di miglioramento<br />

del firmware possa<br />

produrre incrementi nelle performance<br />

ancora sconosciuti!<br />

Dall’altro l’entità di questi<br />

“miglioramenti” e la volontà di<br />

perseguirli determina il valore e<br />

il valore “atteso” di un sistema.<br />

Come potete immaginare ci siamo<br />

subito messi all’opera e senza<br />

girare troppo intorno all’argomento,<br />

con un bell’ingresso<br />

a gamba tesa sulle impressioni<br />

di ascolto, possiamo affermare<br />

che il risultato è strepitoso,<br />

quasi un inno all’audiofilia nel<br />

senso stretto del termine che<br />

identifica tutti gli appassionati<br />

che anelano migliorare “a tutti i<br />

costi”. Anche se poi la maggior<br />

parte delle volte “lo fanno col<br />

ripenso...”, e dopo un momento<br />

di iniziale entusiasmo tornano<br />

sui loro passi, giù, come arieti<br />

a cercar conferme e rassicurazioni!<br />

In questo caso siamo di<br />

fronte al concetto di miglioramento<br />

“assoluto”, quello senza<br />

compromessi e senza perplessità!<br />

Il miglioramento che non<br />

si fatica a percepire, quello che<br />

passa subito e rimane vivo anche<br />

dopo molte ore di ascolto, quello<br />

che senti quando torni indietro,<br />

quello che ti fa dimenticare l’ansia<br />

da paragone e ti libera dagli<br />

ascolti critici.<br />

Entrando più in profondità, possiamo<br />

dire che si vive la tipica<br />

esperienza in cui la maggior definizione,<br />

luminosità e chiarezza<br />

della gamma alta non si traduce<br />

in aumento di livello, anzi,<br />

in prima istanza si è portati ad<br />

alzare il livello del volume come<br />

se si volesse vivere l’evento musica<br />

ancora più coinvolti. Però<br />

si tratta di un coinvolgimento<br />

che non affatica, naturale, che<br />

scorre fluido soprattutto nella<br />

gamma media e mediobassa,<br />

in cui si apprezza ancor di più<br />

il contributo della nuova versione<br />

del software. Per usare<br />

un termine ormai ampiamente<br />

diffuso, oltre a un aumento del<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 69


SELECTOR<br />

Insieme al “vecchio” Perfect Wave Transport, ora fuori produzione (vedi foto di apertura)<br />

abbiamo utilizzato la nuova unità di lettura Memory Player e i convertitori DS Junior e<br />

DS (qui sopra) della stessa casa, oltre al Matrix Audio X-Sabre Pro provato su <strong>SUONO</strong> 515.<br />

P.R.a.T., ci troviamo di fronte anche<br />

a una musicalità e una fluidità<br />

che non sempre coesistono con il<br />

ritmo e punch. Ma l’aspetto più<br />

sorprendente è il beneficio che<br />

ne ha tratto il DS JR che, inizialmente,<br />

anche se caratterizzato da<br />

uno spiccato family sound con il<br />

DS, mostrava un suono più compassato,<br />

più levigato ma senza<br />

particolari impennate di vigore e<br />

piglio. Un caratterizzazione che,<br />

abbinata a una fluidità comunque<br />

lodevole, lo avevamo inteso<br />

come il più “analogico/vinilista”<br />

dei DAC di ultima generazione,<br />

soprattutto per quei canoni di<br />

smussatezza e godibilità di alcuni<br />

setup analogici. Eppure oggi sfodera<br />

una definizione e un ritmo<br />

inaspettati, come se l’upgrading<br />

fosse stato tagliato proprio su di<br />

lui! Tutto ciò potrebbe indurre a<br />

pensare che siamo di fronte a uno<br />

stravolgimento timbrico dell’apparecchio<br />

(che potrebbe dirottare<br />

verso altri equilibri e “non piacere”<br />

più come un tempo, o meglio<br />

come quando lo si scelse fra tanti)<br />

ma non è così: proprio da questo<br />

punto di vista viene in aiuto il paragone<br />

analogico e quei casi in cui<br />

un fonorilevatore fa la differenza<br />

e, pur non alterando sostanzialmente<br />

la timbrica totale, introduce<br />

un dettaglio, una grazia e una<br />

definizione tali da rendere inutile<br />

perdere tempo con definizioni e<br />

“tentativi” di quantificazioni su<br />

gamma alta, bassa, media, etc.!<br />

Si tratta di un netto, percepibile<br />

e indiscusso aumento di qualità,<br />

universalmente percepito.<br />

Appurato il salto evolutivo, poi si<br />

apprezzano le differenze fra il DS<br />

e il DS JR e con altri DAC di riferimento<br />

in quanto il miglioramento<br />

è indiscusso ma i due apparecchi<br />

hanno una caratterizzazione molto<br />

spiccata e di fatto estremamente<br />

migliorata. Si assottigliano invece<br />

le differenze con DAC anche molto<br />

differenti come tecnologie e classi<br />

di prezzo ma guadagna ancor più<br />

terreno il Junior che assurge a un<br />

concreto ruolo di killer nella sua<br />

fascia di prezzo, calcolando anche<br />

il bridge a bordo che, con l’aggiornamento,<br />

beneficia anch’esso di<br />

alcune migliore soniche e funzionali.<br />

Se prima dell’aggiornamento<br />

gli apparecchi non manifestavano<br />

una particolare predilezione sugli<br />

ingressi e per qualche formato<br />

in particolare, come se fossero<br />

di bocca molto buona e,<br />

comunque, prevalesse il<br />

sistema di sovracampionamento<br />

interno, con<br />

l’aggiornamento rimane<br />

abbastanza mantenuta<br />

l’elevata qualità per ogni<br />

ingresso ma vengono<br />

privilegiate in particolar<br />

modo le connessioni con<br />

le due meccaniche PS Audio<br />

e con il collegamento<br />

di rete tramite il Bridge<br />

II come se, in barba alle<br />

due “opposte” sorgenti<br />

(una del tutto fisica e l’atra<br />

completamente “liquefatta”),<br />

prevalesse la<br />

connessione I2S (tramite<br />

HDMI per il transporter<br />

e interna per il Bridge).<br />

Il sistema completo, quindi, anche<br />

se molto elevato come classe<br />

di prezzo, sembra valorizzare in<br />

assoluto i due estremi dell’offerta<br />

musicale (contando che l’aggiornamento<br />

del bridge ora offre<br />

pieno supporto a Tidal nativo<br />

e MQA) e l’abbinamento con il<br />

DMP consente la riproduzione<br />

dei SACD, senza sottovalutare<br />

anche le altre connessioni che comunque<br />

supportano il DoP. Ma il<br />

più grande beneficio è percepibile<br />

per i formati CD (oramai viene da<br />

considerarli a bassa risoluzione!)<br />

come se l’impianto di sovracampionamento<br />

e di filtratura completamente<br />

rinnovato fosse stato<br />

pensato in modo particolare per la<br />

valorizzazione e il miglioramento<br />

di uno dei formati comunque più<br />

diffuso e, inoltre, più bisognoso di<br />

accortezze dal punto di vista della<br />

conversione. I formati ad alta,<br />

invece, sarebbero già di per sé<br />

meno suscettibili alle condizioni<br />

al contorno. Un fatto noto, ampiamente<br />

testato sul campo, ma<br />

particolarmente apprezzato nelle<br />

sessioni di ascolto in occasione del<br />

nuovo firmware sia tramite il DS<br />

che il DS JR.<br />

In sintesi, anche alla luce del recente<br />

upgrading software, il sistema<br />

DirectStreamer, nella sua<br />

essenza, propone un modello tutto<br />

nuovo di affrontare la conversione<br />

audio, non tanto nella tecnologia<br />

di base, che è stata affrontata da<br />

altri costruttori in tempi in cui<br />

non si parlava di convertitori<br />

Sigma Delta e R2R, quanto nella<br />

realizzazione di una piattaforma<br />

hardware e di una software che,<br />

a distanza di quasi due anni dal<br />

lancio, ha visto molte varianti<br />

software, fra cui l’ultimo rilascio<br />

che ha “stravolto” l’apparecchio,<br />

sempre offerto a titolo gratuito<br />

ai possessori del prodotto, anche<br />

quelli della prima ora! Il termine<br />

di aggiornabilità dei prodotti viene<br />

spesso abusato in quanto, anche<br />

se sono disponibili aggiornamenti,<br />

migliorie e correzioni di malfunzionamenti,<br />

non siamo mai<br />

incappati in una trasformazione<br />

“quasi” totale dell’apparecchio<br />

che, volenti o nolenti, mette sia<br />

gli utenti che i costruttori innanzi<br />

a uno scenario nuovo da cui è difficile<br />

sottrarsi oggi.<br />

Infine l’unità di lettura sottolinea<br />

il fatto che i giochi attorno<br />

al CD, apparentemente conclusi,<br />

possono ancora arricchirsi in una<br />

certa misura nei casi in cui si dispone<br />

di una collezione musicale<br />

in forma solida: se non sono stati<br />

“liquefatti” il modo migliore per<br />

riprodurli passa per un sistema<br />

di lettura che “aggira” le limitazione<br />

del Red book! Il DMP<br />

consente anche la riproduzione<br />

del SACD e, per giunta, se si ha<br />

musica “liquida” ma su chiavetta<br />

USB (PCM o DSD) è sempre più<br />

semplice passare per un lettore<br />

“fisico”. Per tutte le altre situazione<br />

si passa per la rete e, per<br />

questo, il Bridge è una soluzione<br />

praticamente sovrapponibile. Da<br />

un certo punto di vista la proposta<br />

di McGowan oggi abbraccia<br />

tutte le possibilità, a patto di usare<br />

il sistema Full PSAudio…<br />

70 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

LETTORE DIGITALE<br />

Rotel CD14<br />

L’eccezione che conferma<br />

la regola o quel che non ti<br />

aspetti. In passato Rotel ci<br />

aveva abituati a uno sviluppo<br />

dei nuovi prodotti<br />

per affinamenti progressivi,<br />

ora il passo è un po’<br />

più lungo, proprio in un<br />

segmento di mercato che<br />

invece manifesta una staticità<br />

crescente dovuta a<br />

scelte del consumatore che<br />

si orientano anche altrove.<br />

Un prodotto destinato allo<br />

zoccolo duro del mercato.<br />

Nel corso degli anni la<br />

strategia di Rotel nello<br />

specifico segmento<br />

dei lettori CD ha sposato alcuni<br />

elementi di stabilità ed evoluzione<br />

per affinamenti progressivi<br />

poco cari all’audiofilo tipo,<br />

sempre alla ricerca della novità<br />

ma molto validi in termini di raggiungimento<br />

di un soddisfacente<br />

rapporto costi/prestazioni. Se si<br />

esclude infatti la grande cesura<br />

avvenuta all’inizio de nuovo secolo,<br />

quando dall’RCD-855 (un<br />

multibit/ladder basato su TDA<br />

1541) si è passati a progetti più<br />

tradizionali e condivisi, l’evoluzione<br />

della gamma di lettori della<br />

casa è proseguita nel tempo<br />

con un certo numero di varianti<br />

anche dal costo variabile, nonostante<br />

differenze assai meno<br />

evidenti sia dal lato strutturale<br />

che da quello progettuale: stesse<br />

alimentazioni, stessa struttura,<br />

stessa progettazione... Giusto un<br />

“salto” avvenuto con l’adozione<br />

del DAC Burr Brown che non costituisce<br />

un balzo epocale ma una<br />

semplice evoluzione tecnologica!<br />

Le scelte commerciali più attuali<br />

(ma anche una progressiva<br />

perdita di importanza della<br />

categoria “lettori CD”) hanno<br />

indotto in tempi recenti l’azienda<br />

a rendere essenziale la line up<br />

del genere: sostanzialmente ora<br />

è costituita da un apparecchio e<br />

mezzo, considerando il fatto che<br />

il CD14 è il diretto discendente<br />

dell’RCD 1572 (l’unico altro lettore<br />

CD in catalogo) o, se si vuole<br />

e si esamina la cosa in termini<br />

cronologici sulla base dell’uscita<br />

dei due apparecchi, l’RCD 1572<br />

Prezzo: € 699,00<br />

Dimensioni: 43 x 9,80 x 31,20 cm (lxaxp)<br />

Peso: 5,90 kg<br />

Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />

Via Pietro Calvi, 16<br />

20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />

www.audiogamma.it<br />

LETTORE DIGITALE ROTEL CD14<br />

Tipo: da tavolo Formati compatibili: CD, CD-RW, MP3 Convertitore<br />

audio D/A: Wolfson Sistema di conversione audio<br />

D/A: 24 bit - 192 kHz Separazione canali (dB): 115 Risp. in<br />

freq. (Hz): 20 - 20.000 THD (%): 0,002 S/N (dB): 118 Uscite<br />

audio analogiche: Stereo Uscite analogiche RCA (V/Ohm):<br />

<strong>n°</strong>1 - 0,5 V/100 Ohm Uscite digitali: Coassiale Note: Sezione<br />

di alimentazione indipendente per circuiti digitali e analogici.<br />

Condensatori ultra-veloci. Display grafico LCD a 4 righe. iOS /<br />

Android control App.<br />

72 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST<br />

è l’evoluzione in alto del CD14.<br />

I due apparecchi hanno lo stesso<br />

PCB a cui mancano i componenti<br />

per l’uscita XLR nel caso<br />

del CD14! Da segnalare, inoltre,<br />

anche se congrua con le attuali<br />

tendenze del mercato, la scelta<br />

di utilizzare nella categoria “lettori<br />

CD” una soluzione tecnologica<br />

per la conversione digitale<br />

che almeno sulla carta è meno<br />

aggiornata rispetto a quanto<br />

scelto nel campo dell’amplificazione<br />

(il Rotel A14 provato<br />

nello scorso numero di <strong>SUONO</strong><br />

utilizza un AKM di ultima generazione)<br />

dove il convertitore a<br />

bordo di quest’ultimo (sempre<br />

in via teorica) è più moderno di<br />

quello del lettore, pur essendo<br />

le due macchine della stessa generazione<br />

e della stessa famiglia.<br />

In questo senso per il lettore<br />

CD ha sempre prevalso la logica<br />

degli affinamenti progressivi,<br />

almeno rispetto all’ RCD 1572,<br />

visto che il CD14 deriva direttamente<br />

da questo e non dai<br />

precedenti sistemi. Di fatto è<br />

proprio l’RCD 1572 ad aver segnato<br />

uno strappo con le precedenti<br />

soluzioni utilizzate in merito<br />

mentre il CD14 rappresenta<br />

l’“economizzazione” di questo<br />

“strappo” con una politica che<br />

in passato aveva comunque consentito<br />

ai prodotti della casa di<br />

poter vantare un value for money<br />

elevato. La ricerca del nuovo<br />

sembra invece demandata a<br />

quel campo in perenne fermento<br />

degli ampi-hub-digitali, i cui<br />

confini sono ancora tutti da verificare.<br />

Il layout del CD14, infatti,<br />

contrariamente a quanto<br />

eravamo abituati con le varie<br />

generazioni di prodotti precedenti,<br />

è stato completamente<br />

ridisegnato: gli ampi PCB ampiamente<br />

distribuiti su tutta la<br />

superficie interna dell’apparecchio,<br />

ad esempio, oggi sono stati<br />

condensati e ricablati e l’apparecchio<br />

si allinea esteticamente<br />

al layout tradizionalmente utilizzato<br />

per questi prodotti. Lo<br />

stadio di uscita e l’elettronica al<br />

contorno, anche se con evidenti<br />

chicche estetiche, sono comunque<br />

rimasti pressoché invariati.<br />

Anche il display, ora a matrice<br />

di punti rispetto a quello a led<br />

utilizzato in passato, rivela l’intenzione<br />

di adattare la macchina<br />

a esigenze che stanno drammaticamente<br />

cambiando (in questo<br />

caso parliamo della problematica<br />

relativa alla comunicazione<br />

delle informazioni all’utente): la<br />

leggibilità è assolutamente imparagonabile<br />

rispetto ai modelli<br />

precedenti! Una rivoluzione invero<br />

a metà finché le informazioni<br />

che vengono veicolate al<br />

display resteranno scarse come<br />

in passato. Si sono comunque<br />

facilitate altre necessità accessorie,<br />

come ad esempio la programmabilità<br />

di alcune funzioni<br />

o la possibilità di aggiornare il<br />

firmware della macchina, tutte<br />

operazioni che necessitano di<br />

un display a matrice per essere<br />

ben gestite, mentre per quel<br />

che abbiamo potuto apprezzare,<br />

i settaggi “spinti” si possono<br />

fare attraverso un’app passando<br />

per l’amplificatore A14. Magari<br />

sarebbe stata auspicabile una<br />

migliore leggibilità e godibilità<br />

da lontano delle informazioni<br />

essenziali, quelle relative alla riproduzione<br />

dei soli CD, visto che<br />

non si possono cambiare filtri o<br />

altre regolazioni e l’apparecchio<br />

non sembra supportare CD dati<br />

mp3 e altre cose estranee al CD<br />

Audio. Sull’info sheet presentata<br />

anche nel sito Rotel “operativo”<br />

è indicato che l’apparecchio supporta<br />

la riproduzione dell’mp3,<br />

mentre nel manuale di istruzioni<br />

non viene fatta menzione alcuna<br />

sia ai formati audio supportati<br />

(ad esempio wav, wma, ogg vorbis...)<br />

sia a quelli fisici (ad esempio<br />

CD-RW, CD-R e così via).<br />

Poiché il supporto del formato<br />

(mp3) è subordinato alla capacità<br />

dell’apparecchio di gestire<br />

cartelle, sottocartelle e quantità<br />

di file (e non viene fatto nessun<br />

cenno in tal senso nel manuale)<br />

riteniamo verosimile che l’apparecchio<br />

non sia pensato per<br />

questo tipo di utilizzo al di là del<br />

fatto che possa farlo in maniera<br />

minimale. In termini operativi<br />

va infine segnalato che il vassoio<br />

della meccanica a slot in, non<br />

È presente una sola coppia di uscita<br />

linea RCA e una digitale coassiale,<br />

molto distanziate fra loro. Presente<br />

anche il collegamento proprietario<br />

di comunicazione che consente di<br />

controllare il CD quando collegato<br />

all’amplificatore integrato A14.<br />

La connessione rs-232 è di servizio<br />

per interventi di manutenzione e<br />

aggiornamento.<br />

uscendo completamente dal corpo<br />

dell’apparecchio, impedisce<br />

l’estrazione agevole del disco.<br />

Per il resto in termini costruttivi<br />

e di utilizzo il prodotto si allinea<br />

ai valori aspettati per un prodotto<br />

di qualità con riferimento alla<br />

specifica fascia di prezzo.<br />

In termini sonori il prodotto<br />

sfodera un suono che si rivela<br />

estremamente piacevole e seducente,<br />

come in sostanza accadde<br />

con le prime macchine che<br />

installarono il DAC Wolfson e<br />

che per molti versi ha segnato<br />

un’epoca. Un suono che soprattutto<br />

per i formati CD risulta<br />

gradevole e raramente appuntito<br />

anche con registrazioni di<br />

scarsa qualità. A voler cercare<br />

il pelo nell’uovo si tratta di un<br />

suono un po’ d’antan considerando<br />

che il segmento dei DAC<br />

è progredito e oggi molti costruttori<br />

optano per una riproduzione<br />

sonora più dettagliata<br />

e meno arrotondata, senza peraltro<br />

essere fastidiosa; in un<br />

certo senso, è questo il livello di<br />

evoluzione, almeno nell’estetica<br />

di riproduzione. D’altronde<br />

è nelle stesse premesse di Rotel<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 73


SELECTOR<br />

La meccanica di lettura è<br />

espressamente realizzata per il<br />

supporto del formato CD con<br />

laser e sopratutto con l’asse<br />

di rotazione specifico per il<br />

supporti a bassa velocità.<br />

L’asse, infatti, è molto lungo e<br />

distanzia il disco dal motore.<br />

La lettura avviene a 1x.<br />

È presente un circuito di<br />

alimentazione dei circuiti di<br />

controllo e di stand by, mentre<br />

quello relativo alla sezione di<br />

conversione e di amplificazione<br />

è di tipo tradizionale con un<br />

trasformatore a lamierini e<br />

circuiti differenziati<br />

per le varie sezioni.<br />

Il DAC è un Wolfson WM8740SE<br />

sfruttato in questa occasione<br />

per la decodifica di segnali<br />

a 44.1Khz 16 bit. Le<br />

linee di alimentazione<br />

e di trasmissione sono<br />

ampiamente filtrate con<br />

condensatori di varie<br />

tecnologie collocati quasi a<br />

ridosso delle connessioni sul PCB.<br />

Coesistono sul PCB componenti di tipo<br />

SMD e a montaggio tradizionale,<br />

per di più di vari livelli di qualità<br />

e tolleranza. I resistori a strato<br />

metallico sono all’1% e a impasto,<br />

abbinati a condensatori elettrolitici<br />

a basso ESR e corazzati ad alta<br />

concentrazione.<br />

LO STANDARD EVOLVE<br />

L’impostazione del CD 14 evidenzia<br />

l’assoluta propensione al supporto<br />

dell’esclusivo formato CD con una<br />

meccanica di lettura dedicata che fa<br />

capo a un microcontroller Toshiba,<br />

un TC94A93MFG, sviluppato per il<br />

supporto di altri formati anche compressi<br />

e altri utilizzi sempre nel settore<br />

audio. Il microchip si interfaccia<br />

anche con il sistema di gestione dei<br />

motori e dei sensori che si occupano<br />

del trascinamento e della correzione<br />

dei movimenti.<br />

Il sistema è implementato a bordo del<br />

grande PCB e sostituisce in pratica<br />

i front end SONY e quelli Mediatek,<br />

che hanno avuto vita meno duratura<br />

di SONY. La meccanica è installata<br />

su una culla in lamiera stampata<br />

che consente la regolazione fine<br />

della posizione del gruppo di lettura<br />

e del vassoio di caricamento che<br />

non fuoriesce del tutto dal pannello<br />

anteriore, anche se lo spessore e il<br />

montaggio non sembrano precludere<br />

un’installazione più avanzata<br />

verso l’esterno. Lo stadio di uscita<br />

e la sezione di filtraggio utilizzano<br />

amplificatori operazionali Texas N<br />

E5532 e Burr Brown OPA2604.<br />

Le alimentazioni risultano sovradimensionate<br />

per le condizioni di impiego,<br />

comunque pensate per ridurre<br />

al minimo interferenze e disturbi di<br />

rete e alimentazione.<br />

74 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST ROTEL CD14<br />

al banco di misura<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

La risposta mostra una lieve attenuazione all’estremo inferiore<br />

dovuta al filtro DC presente in uscita e un andamento<br />

estremamente lineare in gamma alta. Estremamente<br />

contenuta la presenza di alias fuori banda, anche se non<br />

vengono effettuati upsampling massicci del segnale.<br />

Eccellenti i risultati a livello elettrico in cui sono assenti<br />

disturbi di alimentazione e spurie in banda e fuori banda.<br />

Assente qualsiasi componente di distorsione armonica<br />

e da intermodulazione. Eccellente anche la risposta alla<br />

sollecitazione TIM in cui sia i filtri digitali che lo stadio<br />

di uscita analogico esibiscono una risposta da manuale<br />

anche al massimo livello di uscita.<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />

2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità..................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche.........................1<br />

7 Escursioni macro-dinamiche........................1<br />

8 Risposta ai transienti....................................1<br />

9 Velocità........................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci................................2<br />

11 Frequenze alte..............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse...........................................2<br />

14 Timbrica.......................................................2<br />

15 Coerenza......................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche...............................2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Il prodotto si allinea su livelli di alta gamma con<br />

soluzioni scolastiche ma funzionali nel tempo.<br />

(e nel sottile gioco di coerenza<br />

con il passato e innovazione ragionata)<br />

il fatto di non tentare<br />

boutade eccessive, forte di un<br />

certo carattere conservatore da<br />

parte degli utilizzatori-tipo e dei<br />

loro canoni espressivi. Questo<br />

approccio alla riproduzione,<br />

infatti, non rappresenta affatto<br />

un problema se si pensa al<br />

CD14 come a un lettore stand<br />

alone inserito in un qualsiasi<br />

sistema di riproduzione e, anzi,<br />

per certi aspetti l’apparecchio<br />

rappresenta anche una grande<br />

opportunità di avere un lettore<br />

nuovo ma con un’impostazione<br />

gradevole e musicale. Stride<br />

almeno un po’, invece, questo<br />

tipo di impostazione sonora, se<br />

in abbinamento al suo “unico”<br />

partner elettivo, l’amplificatore<br />

A14, in cui la sezione digitale<br />

dà luogo a un’impronta sonora<br />

abbastanza differente da quella<br />

del CD14, che si può leggere<br />

in due modi: un’opportunità di<br />

verificare due approcci sonori<br />

differenti (che mettono in crisi<br />

il totem della riproduzione assoluta)<br />

o una sorta di apertura,<br />

nel caso di una line up costituita<br />

da computer più ampli con<br />

convertitore, a nuovi codici<br />

sonori generazionali, evidentemente<br />

differenti da quelli di<br />

chi utilizza il CD! La qual cosa ci<br />

porta a una considerazione più<br />

generale: oggi i lettori CD non<br />

si dovrebbero più costruire o,<br />

meglio, non si possono più costruire,<br />

intendendo con questo<br />

la realizzazione di un prodotto<br />

completamente o in gran parte<br />

originale. Se si costruiscono è<br />

per soddisfare un piccolo manipolo<br />

di utenti “esigenti”. Proprio<br />

queste esigenze riducono<br />

il manipolo di concorrenti del<br />

CD14, sulla carta una trentina<br />

ma veramente pochi nella fascia<br />

di prezzo presa in considerazione<br />

e se si considera quelli validi.<br />

In questa condizione Rotel “irrompe”<br />

da sempre offrendo non<br />

tanto qualcosa di molto orientato<br />

quanto, piuttosto, qualcosa<br />

di ragionevole nella logica del<br />

buon padre di famiglia (formula<br />

giuridica che rende il senso delle<br />

cose). Una costanza di presenza<br />

sul mercato e performance che<br />

rappresenta una sicurezza e che,<br />

in questo segmento di mercato,<br />

è il valore in più che pochi possono<br />

vantare...<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Uno dei pochi apparecchi che non manifesta la<br />

saturazione con un segnale TIM in uscita, anche<br />

a 0 dBFS: un risultato veramente notevole!<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Voto riservato all’utilizzo come puro lettore CD<br />

stand alone. Se parte di un insieme più articolato,<br />

app e altre utility sono ancora da rivedere.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Suono estremamente piacevole e seducente, i<br />

cui canoni hanno segnato un’epoca.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Valore molto alto per un prodotto che fa gran<br />

parte di quello che serve e dovrebbe godere di<br />

lunga vita, a meno di stravolgimenti del segmento<br />

di appartenenza.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Voto per il valore percepito; un punto in più in<br />

base alle performance, in un’area di mercato<br />

dove i concorrenti stentano a palesarsi, forse<br />

per poca competitività, forse per consunzione.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 75


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

Pmc Twenty 5.23<br />

Sempre più calata<br />

nell’ambito consumer, la<br />

PMC di Peter Thomas continua<br />

ad ampliare il suo<br />

raggio d’azione (è appena<br />

stata inaugurata la nuova<br />

fabbrica) e in occasione del<br />

suo 25mo anniversario si è<br />

regalata una nuova linea<br />

la Twenty5.<br />

Presentata quasi a sorpresa<br />

in occasione del<br />

salone di Monaco del<br />

2016, l’ultima nata tra le linee<br />

di diffusori di PMC, la twenty5,<br />

da un lato festeggia una importante<br />

ricorrenza aziendale,<br />

dall’altro (lo diciamo per una<br />

sensazione “a pelle” più che<br />

per incontrovertibili riscontri<br />

oggettivi) segna un salto qualitativo<br />

non tanto o non solo nel<br />

prodotto ma nelle modalità di<br />

progettazione. Nelle chiacchierate<br />

che abbiamo avuto con lo<br />

staff della casa inglese abbiamo<br />

rilevato come una sorta di<br />

nuova consapevolezza, unita<br />

a una maggior fiducia nell’utilizzo<br />

di strumenti scientifici<br />

nel processo di progettazione<br />

e determinazione del risultato<br />

aspettato. Sarà anche l’ingresso<br />

di linfa nuova che si affianca<br />

alla vecchia guardia, come<br />

nel caso di Oliver Thomas, il<br />

figlio del proprietario e progettista,<br />

che dopo aver lavorato<br />

per un periodo presso il team<br />

di formula 1 Red Bull ha contribuito<br />

con le sue conoscenze<br />

e ricerche in aerodinamica<br />

all’evoluzione della trasmission<br />

line, concetto al quale la<br />

PMC si affida ormai da anni<br />

nella progettazione dei suoi<br />

diffusori, che ora si avvale di<br />

una doppia porta con specifico<br />

design della griglia denominata<br />

Laminair. Il compito o l’obiettivo<br />

del sistema Laminair è<br />

quello di ridurre la turbolenza<br />

del flusso che percorre la porta<br />

d’accordo con una maggiore<br />

efficenza del sistema “testimoniata”<br />

dalla pletora di grafici e<br />

analisi effettuate con l’accelerometro<br />

che ci vengono sottoposti<br />

in fase di presentazione<br />

della nuova gamma. Gamma<br />

che in termini di prodotti ricalca<br />

fedelmente la precedente<br />

twenty: 2 modelli da scaffale<br />

e tre da pavimenti, due a due<br />

vie e uno che utilizza anche<br />

un midrange. Le similitudini,<br />

almeno a sentire lo staff<br />

dell’azienda, finiscono qui in<br />

quanto la nuova linea “ha in<br />

comune con il passato qualche<br />

vite e… il grado di inclinazione<br />

dei diffusori da pavimento”!<br />

Al netto dell’enfasi tipica<br />

della pubblicistica aziendale<br />

si può comunque affermare<br />

che effettivamente quasi ogni<br />

aspetto del progetto sia stato<br />

quantomeno rivisitato, con<br />

l’eccezione del tweeter (che è<br />

lo stesso della serie precedente)<br />

e del woofer, che invece è<br />

cambiato radicalmente. Ora<br />

è un corsa lunga con cono in<br />

fibra di vetro (invece che in<br />

carta) e motore più efficiente;<br />

proprio il woofer nella serie<br />

Prezzo: € 4.146,78<br />

Dimensioni: 16,2 x 90,7 x 33 cm (lxaxp)<br />

Peso: 15 Kg<br />

Distributore: Gammalta Group S.r.l.<br />

Via S. Maria, 19/21 - 56126 Pisa (PI)<br />

Tel. 050 2201042 - Fax 050 2201047<br />

www.gammalta.it<br />

DIFFUSORI PMC TWENTY5.23<br />

Tipo: da pavimento Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di crossover<br />

(Hz): 1.800 Risp. in freq (Hz): 28 - 25.000 Sensibilità<br />

(dB): 86.5 1W 1m Rifinitura: Walnut, Amarone, Oak, Diamond<br />

Black<br />

76 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST<br />

twenty rappresentava probabilmente<br />

il punto più debole<br />

del progetto. Scompare invece<br />

la possibilità di biwiring...<br />

Il crossover è praticamente<br />

sovrapponibile al precedente<br />

anche se gli altoparlanti sono<br />

molto differenti, il che (visto<br />

che una cosa simile accade<br />

anche nel caso dei ProAc in<br />

prova in questo stesso numero<br />

di <strong>SUONO</strong>, vedi più avanti)<br />

apre a un’interessante elemento<br />

di riflessione... Da un certo<br />

punto di vista, infatti, decade<br />

la bella favola (abusata) sui<br />

filtri crossover, in cui si pensa<br />

che i valori dei componenti e<br />

lo schema siano scelti con attenzione<br />

maniacale, quando<br />

invece le reti di compensazione<br />

sono le stesse anche per<br />

altoparlanti fra loro estranei, e<br />

i tagli usano schemi standard<br />

e comunque ricorrenti, anche<br />

per altoparlanti molto differenti.<br />

Per contro proprio questa<br />

considerazione ci dice che i<br />

risultati dipendono da altri fattori<br />

dove, per carità, anche le<br />

scelte tecniche “corrette” hanno<br />

la loro importanza ma a far<br />

la differenza è comunque ben<br />

altro. Un “altro” spesso non<br />

pubblicizzato, non tanto per il<br />

I morsetti sono installati<br />

su un pannello in metallo.<br />

Il corpo in metallo e la<br />

filettatura a passo fine<br />

consentono un serraggio<br />

molto tenace del cavo.<br />

mantenimento di<br />

un progetto o segreto<br />

industriale quanto per la<br />

sua ovvietà, legata a una capacità,<br />

magari poco evocativa ma<br />

certamente basilare, di saper<br />

mettere insieme i pezzi di un<br />

progetto! Tornando invece nello<br />

specifico, va segnalato che il<br />

mobile dei diversi modelli, pur<br />

rimanendo simile in termine<br />

di volume interno, utilizza una<br />

differente mescola dell’MDF e<br />

fruisce di un differente posizionamento<br />

dei plinti interni.<br />

Il nuovo sistema di appoggio<br />

con due staffe in acciaio, inoltre,<br />

alleggerisce esteticamente<br />

la struttura, dando più slancio<br />

alla linea e al contempo appesantendo<br />

anche la base, che diventa<br />

ancor più stabile anche<br />

grazie alla rigidità delle staffe.<br />

Poiché la serie Twenty e la<br />

nuova Serie Twenty5 rimangono<br />

entrambe in catalogo (e<br />

quest’ultima è caratterizzata<br />

da prezzi di listino maggiori<br />

nell’ordine del 20/30%) di<br />

fatto più che di una nuova<br />

versione o di una evoluzione<br />

di linea occorre parlare a tutti<br />

gli effetti di una nuova gamma<br />

di prodotti offerta da PMC<br />

che, al limite, avendo limitato<br />

le finiture della serie Twenty<br />

a quella più economica, vuole<br />

marcare il differente posizionamento<br />

sul mercato.<br />

Come già accadde per la<br />

serie Twenty, anche nel<br />

caso della Twenty5 la<br />

nostra attenzione è caduta<br />

sul modello 23, il<br />

più piccolo dei floorstanding<br />

disponibili. Una volta<br />

messo nelle condizioni di utilizzo<br />

una delle caratteristiche<br />

che contraddistinguono questo<br />

prodotto è il facilissimo posizionamento<br />

in ambiente che ci<br />

ha spinto fino ad accostare la<br />

coppia di diffusori alla parete<br />

di fondo, con risultati sorprendenti:<br />

un aumento della<br />

corprosità in bassa frequenza<br />

naturalmente (che mantiene<br />

però un ampio controllo)<br />

senza che la scena sonora<br />

subisca cambiamenti repentini<br />

e/o peggiorativi.<br />

Davvero<br />

una “ecletticità”<br />

ragguardevole!<br />

Anche dal punto<br />

di vista dell’interfacciamento<br />

il<br />

diffusore si comporta<br />

in maniera “generosa”; tenendo<br />

conto però del fatto<br />

che il diffusore è leggermente<br />

meno efficiente dell’omologo<br />

nella linea Twenty, l’unica<br />

accortezza è quella di orientarsi<br />

verso amplificazioni robuste,<br />

non necessariamente<br />

caratterizzate da una particolare<br />

accuratezza.<br />

Nelle condizioni migliori di<br />

utilizzo si avverte quello che,<br />

a questo punto, possiamo<br />

considerare<br />

una sorta<br />

di marchio<br />

di fabbrica<br />

aziendale: un<br />

effetto che è riduttivo<br />

definire monitor,<br />

visto che il suono<br />

risulta ricco, dettagliato<br />

e con un’immagine ampia<br />

e scolpita.Una performance<br />

confortata da un’emissione<br />

sonora ricca di energia, a memoria<br />

superiore a quella dei<br />

Twenty23. La tavolozza sonora<br />

offerta risulta molto estesa<br />

e accurata agli estremi banda<br />

con performance particolari<br />

nella riproduzione delle voci e<br />

un notevole grado di realismo<br />

della rappresentazione sonora.<br />

Questa caratteristica, unita a<br />

una notevole articolazione agli<br />

estremi bassi della gamma e a<br />

una precisione che non scade<br />

in iperanalicità in gamma alta<br />

rendono l’ascolto particolarmente<br />

piacevole con ogni genere<br />

musicale, senza che uno<br />

o l’altro risulti “di elezione”.<br />

Un ascolto che a tratti può risultare<br />

Uno dei fornitori di eccellenza<br />

è SEAS, in particolar modo per i<br />

tweeter che equipaggiano anche<br />

le serie al vertice del catalogo.<br />

Per la nuova Twenty5 il woofer è<br />

stato completamente ridisegnato<br />

nell’equipaggio mobile e nella<br />

membrana, non più in carta ma in<br />

fibra sintetica G-Weave.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 77


SELECTOR<br />

Il woofer ha il cestello in alluminio pressofuso<br />

aerodinamico con l’equipaggio mobile a vista.<br />

La flangia del cestello non è completamente piatta<br />

per cui è necessaria una piccola guarnizione per<br />

assicurare la tenuta.<br />

La cupola è in Sonolex, un tessuto impregnato con una trama sottile che<br />

si adatta alla modellazione della cupola e della sospensione. La griglia<br />

esterna in acciaio con aperture esagonali di grandi dimensioni è stata<br />

disegnata per modellare la risposta fuori asse del tweeter.<br />

Il gruppo magnetico<br />

dispone di una<br />

camera posteriore di<br />

decompressione riempita<br />

di assorbente che abbassa<br />

notevolmente la frequenza<br />

di risonanza del tweeter.<br />

Le due barre in acciaio sono installate tramite<br />

due bulloni di grande diametro ma non a<br />

diretto contatto con il pannello di fondo<br />

attraverso quattro rondelle in sughero.<br />

AVANZAMENTO LAVORI<br />

La struttura del mobile risulta estremamente<br />

rigida in seguito a una<br />

ottima realizzazione e al fatto che<br />

le pareti interne che costituiscono<br />

la linea di trasmissione ripiegata si<br />

rivelano elementi di rinforzo eccellenti.<br />

Le superfici interne sono rivestite<br />

con pannelli bugnati che riducono<br />

leggermente l’efficienza della linea di<br />

trasmissione ma al contempo abbattono<br />

le risonanze spurie e le riflessioni<br />

che in genere si innescano in sistemi<br />

di questo tipo.<br />

Gli altoparlanti sono installati a diretto<br />

contatto con il pannello anteriore tramite<br />

bulloni che si avvitano su innesti<br />

in metallo annegati nell’MDF. La rigidità<br />

della struttura nel suo complesso<br />

è coadiuvata dalla presenza di due<br />

barre in acciaio inox fissate al fondo<br />

che ampliano la pianta di appoggio<br />

e non accennano la benché minima<br />

flessione. Il tweeter è realizzato da<br />

SEAS su specifiche e mostra più elementi<br />

in comune con quelli utilizzati<br />

nella serie Fact che nella precedente<br />

Twenty, mentre il woofer evidenzia<br />

particolarità molto caratteristiche di<br />

Peerless anche se la membrana e altri<br />

piccoli accorgimenti sono inediti e<br />

probabilmente realizzati su specifica<br />

del costruttore. Il filtro utilizza uno<br />

schema abbastanza tradizionale con<br />

una doppia cella a 12 dB/oct per ogni<br />

driver.<br />

78 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST PMC TWENTY 5.23<br />

al banco di misura<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />

2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza........................2<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />

6 Escursioni micro-dinamiche.........................3<br />

7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />

8 Risposta ai transienti....................................2<br />

9 Velocità........................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci................................3<br />

11 Frequenze alte..............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse...........................................2<br />

14 Timbrica.......................................................3<br />

15 Coerenza......................................................3<br />

16 Contenuto di armoniche...............................2<br />

La risposta in frequenza è molto estesa e abbastanza<br />

lineare con una lieve attenuazione poco al di sopra della<br />

frequenza di incrocio fra tweeter e woofer. In alto si<br />

nota la lieve attenuazione oltre i 16 kHz che si evidenzia<br />

maggiormente fuori asse, caratteristica del tweeter<br />

SEAS. Il woofer, ridisegnato rispetto a quello impiegato<br />

nella serie Twenty, mostra un modulo dell’impedenza<br />

praticamente sovrapposto al precedente ma senza la<br />

lieve anomalia in precedenza centrata intorno a 1500<br />

Hz. Anche la risposta in alto è più estesa e meno caratterizzata<br />

ed esibisce un’estensione i verso il basso<br />

decisamente inconsueta in merito all’azione della TL.<br />

perfino “impegnativo” rispetto<br />

a un easy listenig, ma per quelli<br />

a cui piace il coinvolgimento il<br />

risultato è strepitoso.<br />

In sostanza tutte le evidenze<br />

(analisi costruttiva, banco di<br />

misura, ascolto) sembrano<br />

convergere sul fatto che un<br />

concreto passo in avanti sia<br />

stato compiuto con la nuova<br />

serie Twenty5 e il fatto che<br />

questa linea sia comunque<br />

il frutto dell’evoluzione<br />

della Twenty<br />

consente in questo senso<br />

di percepirne con più precisione<br />

l’entità. In un mondo<br />

ormai funestato da un marketing<br />

pervasivo che fa leva, nei<br />

Il condotto è particolarmente privo di disturbi e risonanze,<br />

un risultato molto apprezzabile anche grazie all’adozione<br />

massiva di assorbente acustico di varia natura che,<br />

sebbene riduca l’intervento della Linea di Trasmissione,<br />

riduce proporzionalmente anche gli effetti secondari<br />

negativi e del profilo aerodinamico installato a ridosso<br />

della porta. Il modulo dell’impedenza, sempre al di sopra<br />

dei 6 Ohm, una buona sensibilità e le caratteristiche di<br />

smorzamento in gamma bassa della Linea di Trasmissione<br />

consentono un buon abbinamento con moltissimi<br />

amplificatori a stato solido ma anche a valvole a basso<br />

fattore di smorzamento.<br />

peggiori casi, sull’analfabetismo<br />

funzionale e l’ignoranza<br />

di ritorno (cavallo di battaglia<br />

di molti scritti di <strong>SUONO</strong>), è un<br />

bel segnale! Meno lo è l’entità<br />

dello sforzo economico definito<br />

da PCM per commisurarlo.<br />

Se si riesce a matenere un certo<br />

distacco verso il maggior<br />

esborso, il prodotto è garanzia<br />

di gran soddisfazione sia per<br />

l’integrabilità in ambiente che<br />

per le prestazioni complessive.<br />

E, si sa, non viviamo in un<br />

mondo perfetto...<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Eccellente scelta di materiali e finiture con un<br />

incremento del valore percepito anche solo<br />

alla vista.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Perfettamente in linea con i presupposti di progetto:<br />

risposta estesa ma senza particolare caratterizzazione<br />

e carico facilmente sopportabile.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Ottima abbinabilità con amplificazioni anche<br />

non eccessivamente potenti sebbene le caratteristiche<br />

di riproduzione portano l’utente a<br />

volere un po’ di più in termini di punch e coinvolgimento<br />

alzando la manopola del volume.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Un livello incondizionatamente coinvolgente,<br />

che non lascerà impassibili.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Un prodotto “senza tempo”, che potrà soddisfare<br />

molti senza particolari compromessi.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Meno favorevole che per la linea Twenty ma<br />

l’incremento di performace per alcuni “non ha<br />

prezzo”...<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 79


SELECTOR<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

ProAc Response DT8<br />

ProAc è uno dei pochi<br />

costruttori puri rimasti:<br />

smaccatamente anglosassone<br />

nella proprietà, specificatamente<br />

concentrato<br />

sulla produzione di diffusori,<br />

quasi unicamente a due<br />

canali (un unico centrale<br />

la concessione al mondo<br />

dell’A/V).<br />

La casa inglese sembra<br />

riflettere un universo<br />

molto particolare, pervaso<br />

di grande intuito e coraggio:<br />

tradizione e sfrontatezza sono i<br />

principali ingredienti che l’hanno<br />

caratterizzata e, con i DT8 fra<br />

le mani, l’impressione è che tali<br />

principi siano ancora ben saldi<br />

nell’humus aziendale!<br />

Per quanto riguarda la tradizione<br />

il marchio è una “garanzia”,<br />

almeno in merito alle soluzioni<br />

tecniche consolidate nel tempo;<br />

relativamente al coraggio, abbiamo<br />

visto prodotti trasversali e innovativi<br />

che in parte hanno mantenuto<br />

il loro appeal nel tempo,<br />

come ad esempio i Tablette, che<br />

rappresentano una pietra miliare<br />

nel mondo dell’alta fedeltà, soprattutto<br />

se si pensa al momento<br />

storico in cui sono stati presentati;<br />

poi altri sistemi, come ad esempio<br />

quelli della serie Future, che<br />

hanno determinato veramente il<br />

“futuro” ma, a dispetto del nome,<br />

non hanno avuto la stessa fortuna,<br />

nonostante le prestazioni di assoluto<br />

rilievo per l’epoca. Ed è forse<br />

la tradizione che di volta in volta<br />

torna a dettare le regole massime,<br />

lasciando un certo spazio all’innovazione<br />

e agli esperimenti, anche<br />

se sempre all’interno dei canoni<br />

tradizionali ProAc. Sempre a<br />

proposito dei Future, il progetto<br />

era andato molto fuori alle righe,<br />

con il medio a emissione dipolare<br />

e il pannello anteriore, di conseguenza,<br />

trapezoidale e “smussato”<br />

ai bordi. Canoni con molta<br />

probabilità troppo osé per essere<br />

facilmente accettati da un mercato<br />

così conservativo come quello Hi-<br />

Fi (noi ne parlammo assai bene<br />

ma non fu sufficiente), ma i risultati<br />

comunque non hanno frenato<br />

l’indole coraggiosa dell’azienda.<br />

Per quanto riguarda invece i criteri<br />

più tradizionali, le cose sono<br />

chiare oltre ogni ragionevole dubbio:<br />

cabinet a sviluppo verticale<br />

con pannelli in MDF rivesti internamente<br />

di pannelli in bitume,<br />

altoparlanti fissati direttamente<br />

al pannello anteriore a contatto diretto<br />

(cosa che ha reso necessario<br />

far realizzare flange hoc) e schema<br />

di filtro praticamente invariato da<br />

anni per i sistemi a due vie, con<br />

una cella del terzo ordine sul tweeter<br />

e una del secondo sul woofer<br />

con un taglio intorno ai 3 kHz. Piccole<br />

ma significative modifiche le<br />

abbiamo invece notate nel corso<br />

degli anni sul condotto di accordo<br />

dei sistemi a torre in cui, dal<br />

pannello posteriore è “migrato” su<br />

quello inferiore, con notevoli benefici<br />

in termini di interazione e<br />

inserimento in ambiente. Soluzione<br />

comune sia ai sistemi della serie<br />

Response sia quelli della serie<br />

Studio che, seppur distinti da una<br />

differente classe di appartenenza,<br />

Prezzo: € 3.325,00<br />

Dimensioni: 19,3 x 97,8 x 22,9 cm (lxaxp)<br />

Peso: 26 Kg<br />

Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4<br />

20129 Milano (MI)<br />

Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />

www.audioreference.it<br />

DIFFUSORI PROAC RESPONSE DT8<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza (W): 20 -<br />

180 Impedenza (Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 38 - 30.000 Sensibilità (dB):<br />

90 Altoparlanti: 1 tw da 25 mm in seta a cupola morbida, 1 wf da 16,5 cm<br />

con membrana in polpa di cellulosa e mica, 1 wf da 16,5 cm con membrana<br />

in polipropilene. Rifinitura: cliegio, frassino nero, mogano, acero, bianco,<br />

quercia naturale Griglia: tela acustica in crimplene Note: disponibile anche<br />

con finitura in ebano oppure in palissandro a 4.005 Euro.<br />

80 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST<br />

condividono gran parte delle soluzioni<br />

semplici ma efficaci smaccatamente<br />

ProAc.<br />

Questa comunanza è sottolineata<br />

dalla pubblicistica aziendale che<br />

nel presentare i nuovissimi DT8<br />

ne annovera i natali a una discendenza<br />

dagli Studio 148 che,<br />

addirittura, sostituirebbero. In<br />

linea di massima la serie Studio<br />

si dovrebbe collocare nella fascia<br />

“sottostante” alla serie Response.<br />

Quindi parlare di “sostituzione”<br />

sarebbe in altri casi fuori luogo.<br />

Va però detto che mentre i prodotti<br />

Response, un po’ tutti in tutte le<br />

evoluzioni del catalogo, sono stati<br />

“omogenei” almeno nei principi,<br />

anche se proposti a prezzi con ampie<br />

variazioni da modello a modello,<br />

la “classe” Studio ha visto prodotti<br />

altalenanti come qualità e<br />

come “discendenza”, tanto che, ad<br />

esempio, gli Studio 100 hanno fatto<br />

storia a sé e molti altri sistemi<br />

(Studio 110, 120 e “limitrofi”) non<br />

erano minimamente assimilabili<br />

agli Studio 100 per prestazioni,<br />

componenti utilizzati, e prezzo,<br />

quasi a disattendere una regola<br />

non scritta ma pedissequamente<br />

applicata nelle gamme di prodotto<br />

Hi-Fi: tutti i modelli successivi<br />

al capostipite dovrebbero essere<br />

“discendenti” o almeno assimilabili,<br />

e non prodotti a se stanti<br />

con pochi elementi in comune!<br />

Qui l’animo anarchico di Stewart<br />

Tyler, al tempo stesso Chairman e<br />

Chief Designer dell’azienda, deve<br />

averci messo lo zampino!<br />

In questo coacervo di nobili<br />

discendenze spicca, come<br />

detto, il nuovissimo DT8 che,<br />

I morsetti sono<br />

installati su un<br />

piano in MDF con i<br />

terminali interni che si<br />

avvitano direttamente<br />

sul PCB. Scomoda<br />

la collocazione, ma<br />

accettano ogni tipo di<br />

connessione.<br />

contraddistinto da soluzioni più<br />

tradizionali di casa ProAc, esibisce<br />

al contempo un altro aspetto<br />

decisamente unico nel suo genere,<br />

usualmente abbastanza ignorato<br />

dalla gran parte dei costruttori. Si<br />

tratta dell’utilizzo di due woofer<br />

dello stesso diametro ma dotati<br />

di membrane, equipaggi mobili e<br />

gruppi magnetici molto differenti<br />

fra loro, collegati elettricamente in<br />

parallelo e che impiegano il medesimo<br />

volume di carico acustico.<br />

La prima considerazione che<br />

consegue dall’analisi del prodotto<br />

è la “classificazione” standard: si<br />

tratta di un due vie, di un due vie<br />

e mezzo o c’è bisogno di un’altra<br />

definizione ad hoc?<br />

La risposta non è né diretta né<br />

univoca ma ricorrendo a classici<br />

criteri e analizzando il tipo di circuito<br />

di separazione a livello elettrico<br />

si tratta di un due vie classico,<br />

in quanto i due altoparlanti,<br />

seppur con emissioni differenti,<br />

sono connessi in parallelo. Molti<br />

potrebbero obiettare sul fatto che<br />

a livello acustico e non elettrico si<br />

tratterebbe di un due vie e mezzo,<br />

oppure di qualcos’altro considerato<br />

che la parte di sovrapposizione<br />

dei due woofer non è comunque<br />

omogenea; si tratta infatti di un sistema<br />

che devia dalle regole e dalle<br />

classificazioni standard e che,<br />

per questo ringraziamo ProAc, ha<br />

rotto, e anche di molto, gli standard.<br />

D’altronde, se prendiamo<br />

un altoparlante equipaggiato con<br />

un doppio cono e con una ogiva<br />

al centro, e lo colleghiamo diretto<br />

all’amplificatore senza crossover,<br />

siamo portati a classificarlo<br />

come un largabanda monovia,<br />

quando nella realtà ci sono più<br />

di tre emissioni distinte e “problematiche”<br />

che di fatto potrebbero<br />

lasciar adito a classificazioni<br />

addirittura del tipo: a tre vie con<br />

filtratura passiva. Si tratta di una<br />

piccola rivoluzione soprattutto se<br />

rapportata all’azienda britannica,<br />

in quanto la risposta complessiva<br />

è stata ottenuta con l’adattamento<br />

delle caratteristiche degli altoparlanti<br />

su un impianto testato e<br />

consolidato negli anni. In realtà,<br />

a nostro parere, questo è il valore<br />

di maggior entità che Tyler riesce<br />

a trasmettere negli anni attraverso<br />

le sue creazioni! Da notare che<br />

continua a rimanere invariata la<br />

disposizione simmetrica della<br />

posizione del tweeter, mentre<br />

i due woofer sono disposti<br />

in modo simmetrico con il<br />

tweeter al centro, anche se le<br />

emissioni sono molto differenti<br />

fra loro prevalentemente in gamma<br />

media. Quindi, anche da questo<br />

punto di vista, non si potrà<br />

utilizzare la formula ricorrente<br />

di “configurazione<br />

D’Appolito” (tra l’altro<br />

nemmeno soddisfatta<br />

dalle dimensioni interasse<br />

e dalla frequenza<br />

di crossover) o simmetrica<br />

che dir si voglia.<br />

Quando sono cominciati i test d’ascolto,<br />

abbiamo potuto apprezzare<br />

la facilità di inserimento in<br />

ambiente e l’ottimo mantenimento<br />

di una scena<br />

acustica anche nelle installazioni<br />

più a ridosso<br />

della parete posteriore.<br />

Sembra quasi una formula<br />

scontata ma da quando Pro-<br />

Ac ha impiegato la soluzione di<br />

far emettere il reflex verso il pavimento,<br />

i paramenti di emissione<br />

in gamma bassa e soprattutto di<br />

estensione e articolazione sono<br />

migliorati sensibilmente sia<br />

per le serie Response che per<br />

le Studio. I DT8, inoltre, si abbinano<br />

abbastanza bene anche<br />

ad amplificazioni non particolarmente<br />

robuste sebbene, forse<br />

in seguito a un carico un po’ più<br />

basso di molti altri sistemi ProAc<br />

della stessa classe, sia preferibile<br />

utilizzare amplificazioni non necessariamente<br />

ad alta potenza ma<br />

con una buona riserva di energia;<br />

in questo modo si ottengono risultati<br />

molto soddisfacenti già con<br />

un collegamento bi-wiring per<br />

arrivare a una biamplificazione<br />

passiva, in cui il miglioramento<br />

è tangibile in particolar modo in<br />

gamma media.<br />

Nelle migliori condizioni di utilizzo<br />

va rilevato come il carattere<br />

dell’ultima creatura di Tyler<br />

Il tweeter è uno Scan Speak serie<br />

D2604, mentre i due woofer sono<br />

realizzati da SEAS su specifiche,<br />

a partire dalla flangia piatta del<br />

cestello, unica nel suo genere, e dalle<br />

membrane, una in pasta di cellulosa<br />

e l’altra totalmente sintetica.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 81


SELECTOR<br />

I due woofer condividono esclusivamente il cestello, mentre le<br />

membrane, gli equipaggi mobili e le sospensioni sono molto<br />

differenti. Anche i magneti sono sensibilmente differenti, con quello<br />

di maggior diametro impiegato nel midwoofer.<br />

Il condotto di accordo è posto sul pannello inferiore al<br />

quale è fissato il piano di appoggio a terra tramite due<br />

elementi in MDF avvitati al fondo.<br />

Il tweeter ha una frequenza di risonanza molto bassa nonostante non sia accentuata la<br />

camera posteriore. La membrana a cupola presenta all’interno un anello di materiale<br />

smorzante che modifica l’emissione periferica e ottimizza la risposta fuori asse.<br />

SFIDA ALLE CONSUETUDINI<br />

L’impostazione del cabinet ricalca<br />

fedelmente quella che si potrebbe<br />

definire la regola aurea di ProAc:<br />

mobile a torre senza rinforzi interni,<br />

pannelli bituminosi ad altro spessore<br />

incollati all’interno, flange degli<br />

altoparlanti a diretto contatto con<br />

l’MDF e componenti di filtro installati<br />

sulla linea di massa.<br />

Quasi una linea di pensiero, una<br />

filosofia aziendale, altro che tecniche<br />

di costruzione, per non parlare<br />

del tweeter installato fuori asse in<br />

modo simmetrico! Eppure nei DT8<br />

assistiamo all’introduzione di un<br />

piccolo stravolgimento in quanto<br />

i due woofer collegati in parallelo<br />

fra loro sono abbastanza differenti<br />

l’uno dall’altro ma connessi al<br />

classico filtro con cella del terzo<br />

ordine sul tweeter e del secondo<br />

sulla coppia di woofer. L’esecuzione<br />

è eccellente con un livello di finitura<br />

impeccabile.<br />

Colpisce in particolar modo la pulizia<br />

e l’accuratezza delle giunture<br />

e dei particolari come ad esempio i<br />

fori di ampie dimensioni che, grazie<br />

alle flange maggiorate dei woofer,<br />

consentono un flusso d’aria nella<br />

parte posteriore dell’altoparlante<br />

privo di ostacoli e impedimenti.<br />

L’interno del mobile è riempito<br />

con materiale fonoassorbente in<br />

schiuma espansa molto efficace.<br />

82 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


TEST PROAC RESPONSE DT8<br />

al banco di misura<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

Il progetto è caratterizzato dalla risposta asimmetrica<br />

dei woofer in particolar modo in gamma media, in cui i<br />

fenomeni di cancellazione dovuti alla sovrapposizione<br />

delle emissioni sono in gran parte ridotti dalla differente<br />

risposta dei due. Un risultato ottenuto a livello meccanico<br />

e non a livello elettrico, in quanto le curve di attenuazione<br />

del filtro sono abbastanza comuni a molti sistemi a<br />

due vie ProAc. Ne consegue una risposta molto lineare<br />

ed estesa con una dispersione altrettanto regolare sia<br />

sul piano verticale che su quello orizzontale. Il modulo<br />

dell’impedenza scende sotto i 4 Ohm senza oltrepassare<br />

i 3,5 Ohm con un andamento non critico...<br />

prenda un po’ le distanze dagli<br />

abituali valori aspettati per il<br />

suono ProAc: con i DT8 c’è più<br />

sangue e vita rispetto al solito e<br />

una apparente minor raffinatezza<br />

che fa pensare a un suono più<br />

monitor che in passato. Abbiamo<br />

utilizzato l’aggettivo “apparente”<br />

perché solo dopo un periodo di<br />

acclimatazione, buona per sgretolare<br />

gli abituali pregiudizi<br />

tipici dell’audiofilo,<br />

si scopre una piacevolezza<br />

complessiva<br />

della rappresentazione<br />

sonora offerta<br />

dal diffusore davvero<br />

elevata.<br />

Una volta abituati dalla<br />

porzione bassa della<br />

gamma di frequenza non si apprezza<br />

più una certa immanenza<br />

quanto la capacità di coinvolgimento<br />

e il ritmo che rappresenta<br />

la chiave di lettura di questo diffusore<br />

che anche in gamma alta va<br />

conosciuto per essere apprezzato.<br />

In sostanza con i DT 8 si è trovata<br />

una mediazione (di prezzo e performance)<br />

tra i valori tipici delle<br />

due linee principali di prodotto<br />

ProAc che tornano a intrecciarsi<br />

in un mélange che richiede solo<br />

una virtù, la pazienza, per essere<br />

apprezzato.<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio....................3<br />

2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza........................2<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />

6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />

7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />

8 Risposta ai transienti....................................2<br />

9 Velocità........................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci................................3<br />

11 Frequenze alte..............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse...........................................3<br />

14 Timbrica.......................................................2<br />

15 Coerenza......................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche...............................2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Altoparlanti “su misura” e soluzioni coraggiose<br />

e anticonvenzionali rendono il marchio, tradizionale<br />

per definizione, uno degli alfieri delle<br />

ricerca di “cambiamento”.<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Il progetto, consolidato nel tempo, si sposa perfettamente<br />

con gli adattamenti sulla risposta<br />

dei singoli componenti.<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

Ottimi gli abbinamenti con le amplificazioni con<br />

ampio margine di scelta in basa a raffinatezza e<br />

potenza. Collocazione in ambiente facile.<br />

ASCOLTO<br />

■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Un carattere che non ti aspetti che non colpisce<br />

al primo colpo ma alla fine ammalia.<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

Uno dei “passi lunghi” di ProAc, spesso illuminanti<br />

e in grado di aprire nuove strade, non<br />

sempre concretizzate nel tempo.<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

Un’occasione per unire i pregi di una riproduzione<br />

di qualità superiore con i costi della linea più<br />

economica.<br />

I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />

rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 83


SELECTOR<br />

di Andrea Sartini<br />

Ars Antiqua<br />

Nel Basso Medioevo il canto gregoriano era ormai quasi definitivamente scritto. Al fine di ampliare il servizio<br />

liturgico, quindi, prese forma una pratica in ambito sacro che consisteva nel dividere il coro in due gruppi e<br />

nel fare intonare parallelamente un canto gregoriano al primo e la stessa melodia, trasportata a distanza di<br />

una quarta o una quinta, al secondo.<br />

La prima voce, quella che<br />

intonava il canto gregoriano,<br />

veniva chiamata<br />

vox principalis, la seconda voce<br />

era invece denominata vox organalis.<br />

Nacque un nuovo tipo di<br />

canto che, nonostante si basasse<br />

sul canto gregoriano, non poteva<br />

più essere definito monodico; fu,<br />

al contrario, il primo esempio di<br />

polifonia di cui abbiamo testimonianza:<br />

l’organum. Con il termine<br />

“polifonia” intendiamo la tecnica<br />

della composizione musicale<br />

che utilizza più linee melodiche<br />

contemporaneamente; tali linee,<br />

dette anche “parti” o “voci”, sono<br />

indipendenti tra loro, sia per la<br />

melodia che per il ritmo, anche<br />

se il loro complesso segue determinate<br />

regole armoniche.<br />

L’organum, plurale organa, era<br />

una composizione polifonica<br />

del XII - XIII secolo, contraddistinta<br />

dall’uso di un canto della<br />

tradizione gregoriana nella voce<br />

inferiore, aumentandone la durata<br />

dei suoni, al quale venivano<br />

sovrapposte delle linee melodiche<br />

nelle voci superiori (da una a<br />

tre), di cui la più acuta adottava<br />

rapidi vocalizzi, detti melismi.<br />

L’organum, quindi, non era considerato<br />

una composizione “originale”,<br />

bensì rappresentava un<br />

arricchimento della tradizione<br />

gregoriana. In latino organum ha<br />

il significato di “piccola macchina”,<br />

inteso come un oggetto capace<br />

di compiere un’azione; allo<br />

stesso modo anche gli strumenti<br />

musicali erano considerati organa,<br />

tanto che oggi con il termine<br />

“organico” intendiamo l’insieme<br />

di strumenti presenti nella composizione.<br />

Ben presto gli esperimenti<br />

iniziali dei primi organa<br />

portarono a una complessa<br />

trama polifonica in cui il canto<br />

gregoriano utilizzato divenne<br />

solo il pretesto. La cattedrale di<br />

Notre Dame fu costruita a partire<br />

dal 1163 e consacrata nel 1182.<br />

Quando si parla di organum si fa<br />

riferimento al grande repertorio<br />

prodotto dai monaci che vissero<br />

nella cattedrale parigina. Grandi<br />

compositori di organa furono i<br />

monaci Leoninus e il suo successore<br />

Perotinus, attivi appunto<br />

ANONIMO: I CONSOLI DI MILANO DAVANTI A FEDERICO BARBAROSSA CHIEDONO CLEMENZA<br />

Federico I di Hohenstaufen (1122-1190), divenuto Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1152, discese in Italia nel 1154<br />

con il proposito di farsi incoronare re della penisola, volendo ristabilire il controllo sui Comuni delle regioni settentrionali,<br />

sfuggito da qualche anno alla corona tedesca.<br />

tra il XII e il XIII secolo, ricordati<br />

sotto il nome della Scuola<br />

di Notre Dame; un viaggiatore<br />

inglese anonimo, che studiò a<br />

Parigi intorno al 1275, scrisse<br />

di questi affermando che Leoninus<br />

scrisse un Magnus Liber<br />

Organi, una raccolta di organa<br />

a due voci, riveduto e ampliato<br />

da Perotinus in seguito. Questi<br />

due monaci furono forse i primi<br />

nomi di “autori musicali” pervenutici,<br />

anche se non era ancora<br />

dell’epoca il concetto attuale di<br />

“compositore”. Presto l’organum<br />

divenne più complesso e formato<br />

da più voci, costruite dal cantus<br />

firmus, ovvero il canto gregoriano<br />

da cui l’autore trovava spunto<br />

per la composizione. Gli organa<br />

di Perotinus distesero nel tempo<br />

le note del cantus firmus<br />

fino all’inverosimile, rendendolo<br />

quasi irriconoscibile: la voce<br />

che cantava queste lunghe note<br />

fu chiamata tenor (da cui il nostro<br />

“tenore” come estensione<br />

vocale) proprio perché “teneva”<br />

le note. Le voci superiori, invece,<br />

coprivano una gran numero<br />

di suoni intonati sulla medesima<br />

sillaba: queste voci furono dette<br />

“melismatiche”. Con il termine<br />

“melisma” si intende una ornamentazione<br />

melodica che fa corrispondere<br />

una gran quantità di<br />

note alla stessa sillaba. Il contrario<br />

di un canto melismatico è il<br />

canto sillabico. Nel XII secolo,<br />

una volta fissato definitivamente<br />

l’insieme dei canti gregoriani<br />

consentiti da Roma, gli stimoli<br />

creativi si spostarono verso la<br />

consuetudine di arricchire i canti<br />

mediante l’aggiunta di note o<br />

84 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


Medioevo e canto gregoriano<br />

AMOS CASSIOLI: BATTAGLIA DI LEGNANO<br />

Nel 29 maggio 1176, con la Battaglia di Legnano, l’imperatore dovette ammettere la sconfitta, scendendo a patti con i Comuni e confermandone ufficialmente<br />

l’autonomia con la pace di Costanza (1183).<br />

Esempio di organum parallelo<br />

di un nuovo testo; ciò avvenne<br />

parallelamente in due modi:<br />

1) Inserendo delle frasi melodiche<br />

all’interno di un canto preesistente,<br />

ottenendo così un tropo<br />

o una sequenza;<br />

2) Costruendo una o più linee<br />

melodiche parallele a un canto<br />

gregoriano (cantus firmus), ottenendo<br />

un mottetto.<br />

Il tropo è un canto medievale di<br />

carattere sacro, tuttavia mai accettato<br />

dalla liturgia ufficiale, ottenuto<br />

dall’aggiunta di un nuovo<br />

testo a una melodia preesistente<br />

(spesso un vocalizzo privo di un<br />

testo originario), oppure all’integrazione<br />

nel canto di alcune<br />

frasi melodiche nuove, o tutti e<br />

due i casi assieme. La sequenza<br />

segue lo stesso principio del tropo<br />

applicato al vocalizzo finale di<br />

un’alleluja. Il mottetto, invece, è<br />

una composizione sacra o profana<br />

polifonica a tre o quattro<br />

voci, su testi in lingue differenti,<br />

comparsa a partire dal XII secolo<br />

e costruita su una melodia preesistente.<br />

Tra il 1260 e il 1280 il monaco<br />

tedesco Francone da Colonia<br />

scrisse il trattato Ars cantus<br />

mensurabilis, illustrando nuove<br />

tecniche per la durata delle<br />

note. Il trattato ebbe una notevole<br />

diffusione in tutta Europa,<br />

poiché introduceva un metodo<br />

di misurazione delle durate<br />

innovativo, tanto da essere<br />

tutt’oggi utilizzato: la durata<br />

delle note veniva associato alla<br />

forma della nota stessa, le durate<br />

si suddividevano in lunghe<br />

e corte con un rapporto preciso<br />

tra loro, di cui il valore più<br />

lungo era rappresentato dalla<br />

duplex longa o maxima, seguita<br />

dalla longa, la brevis e infine<br />

semibrevis. Il rapporto tra le<br />

durate era rigorosamente ternario,<br />

detto anche “perfetto”, con<br />

riferimento alla Trinità: questo<br />

significa che ciascuna nota si<br />

poteva suddividere in tre della<br />

sua durata immediatamente<br />

più veloce, ad esempio una<br />

longa equivaleva a tre brevis;<br />

la suddivisione binaria, invece,<br />

era considerata imperfetta,<br />

utilizzata più raramente, verrà<br />

meglio teorizzata nel Trecento<br />

nei trattati dell’Ars Nova.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 85


SELECTOR<br />

di Antonio Gaudino<br />

Neil Young: riassunto e a capo<br />

Ci sono artisti il cui lavoro collettivo è così impossibile classificare se non - in sostanza - come “one-man genere”. In cima alla lista<br />

c’è Neil Young, così stravagante, utopico, capriccioso e imbarazzante che una volta la sua casa discografica ha cercato di citarlo in<br />

tribunale per materiale “non rappresentativo” (il periodo Geffen). Una guida all’acquisto, quindi, pone la domanda: quale Neil Young?<br />

Rocker elettrico, solitario e sofferente romantico, hippie acustico, country rocker o padrino del grunge? Di sicuro Neil Young è il grande<br />

camaleonte del rock, che cercheremo di raccontare attraverso la scelta di alcuni suoi album a parer nostro fondamentali, nella speranza<br />

di riuscirci, proprio ora che in Giappone hanno deciso di ristampare in remastered edition HQ gran parte della sua sconfinata discografia.<br />

EVERY KNOWS THIS IS NOWHERE<br />

Reprise – 1969<br />

Dopo aver abbandonato i Buffalo Springfield per incamminarsi da solo<br />

nei suoi momenti country e nei suoi deliri elettrici, Neil Young pubblicò<br />

il suo album di debutto nel gennaio ’69. Sei mesi dopo nel suo secondo<br />

album lo ritroviamo con una band: i Crazy Horse. Erano insieme da solo<br />

tre settimane quando hanno registrato questo brillante L.P. che include i<br />

classici Cowgirl In The Sand e Down By The River, che includono anche<br />

gli intensi esercizi di chitarra di Young.<br />

AFTER THE GOLD RUSH<br />

Reprise – 1970<br />

Registrato nella sua casa nel Topanga Canyon - le orecchie più attente<br />

potrebbero sentire i cani nel cortile - Neil Young fece seguire<br />

ai suoi LP con i Crazy Horse e CSN & Y (Déjà Vu) alcune delle sue<br />

canzoni migliori, riteniamo. A parte Southern Man, dove il suono<br />

(Bird, I Believe In You e Only Love Can Break You Heart) è più<br />

dolce, anche se liricamente ancora permeato dalla confusione e<br />

dalla disillusione.<br />

86 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


Neil Young<br />

TONIGHT’S THE NIGHT<br />

Reprise – 1975<br />

La sua casa discografica non ha voluto pubblicare questa antitesi al più<br />

accattivante Harvest (che ritenevano di più facile di comprensione per<br />

i consumatori), registrato dal vivo in una scia di tequila. Apparso due<br />

anni dopo, è uno degli album rock più estremi e più tetri mai realizzati.<br />

Dedicato al chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten e al tecnico di<br />

Young Bruce Berry, entrambi morti per overdose di eroina.<br />

DECADE<br />

Reprise – 1977<br />

Neil Young non è mai stato interessato a rendere le cose più semplici per<br />

se stesso né per altri. Da qui, a differenza di altri grandi artisti, questo è<br />

sul serio uno dei pochi Best Of e Greatest Hits che potevano servire come<br />

introduzione alla sua musica in modo quasi totale. Questa incredibile<br />

eccezione racchiusa in 2 CD (in vinile, ai tempi, erano 4 LP) inizia con i<br />

Buffalo Springfield e finisce con Stills-Young e, tra di loro, include rarità<br />

e classici, sia da solista che con i Crazy Horse. Imperdibile.<br />

RUST NEVER SLEEPS<br />

Reprise – 1979<br />

I due essenziali LP di Rust (Live Rust seguì cinque mesi dopo) sono stati<br />

descritti come “quel che i Sex Pistols non hanno mai fatto” (uscirono in<br />

periodo punk e il contrasto con gli inglesi fu una provocazione pubblicitaria,<br />

probabilmente). Metà acustico, metà elettrico, le canzoni erano<br />

parti uguali che influenzano la commozione e la minaccia costante dei<br />

“rumori” che Young ha sempre tradotto dalla sua anima alle proprie<br />

canzoni. Tra i tanti momenti salienti, My My, Hey Hey (la rivisitazione<br />

elettrica Hey Hey, My My) con menzione particolare a Johnny Rotten<br />

e Powderfinger. In fondo, una forma di ringraziamento per aver risvegliato<br />

il rock ‘n’ roll che prima del punk sonnecchiava da troppo tempo.<br />

UNPLUGGED<br />

Reprise – 1993<br />

Nonostante le continue battaglie con MTV, la possibilità di reinventare<br />

il suo vecchio materiale per un pubblico giovane era irresistibile.<br />

Il risultato: un’eccellente retrospettiva acustica e anche la cosa<br />

più vicina a un Best Of suonato dal vivo “senza cavi”. Comprende<br />

i classici (Like A Hurricane, con pump-organ invece della chitarra)<br />

e canzoni meno suonate del solito nei suoi live album e tour,<br />

come Transformer Man: meno vocoder e più auto-harp. Uno dei<br />

migliori Unplugged MTV di sempre.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 87


SELECTOR<br />

di Antonio Gaudino<br />

Luca Aquino<br />

AQUSTICO VOL. 2<br />

Rvb - 2017<br />

Magie acustiche<br />

Aquino è uno di quegli artisti che per natura ama indagare la natura<br />

delle musiche possibili, creando suoni che evocano immagini che<br />

restano nella mente come impronte sulla sabbia: indelebili.<br />

T<br />

ag’s Smile, Frangetta,<br />

Luna di Ghiaccio, La<br />

danza delle cicogne,<br />

Lei, Cip e ciop, White Sky, Blue<br />

Vessel, Blue Sky e in più accoglie<br />

nel suo orizzonte sonoro<br />

musiche di altri e le rilegge<br />

a modo suo, comodamente,<br />

come nel caso della quinta<br />

traccia Lei dell’istrione Charles<br />

Aznavour, così come La<br />

danza delle cicogne, composta<br />

del fidato e amico fisarmonicista<br />

Carmine Ioanna. Non<br />

sono sue invenzioni, anche<br />

se sono una parte consistente<br />

dell’Universo Aquino e del suo<br />

nuovo album. Ma non c’è da<br />

meravigliarsi: tutto l’album,<br />

dall’inizio alla fine, rispecchia<br />

in pieno lo stile di questo musicista<br />

ed è una testimonianza<br />

vivissima della sua ammirevole<br />

creatività.<br />

Da notare che Aqustico Vol. 2,<br />

diversamente dai lavori che lo<br />

hanno preceduto, è un album<br />

quasi del tutto acustico, in cui<br />

Aquino fa un minore ricorso<br />

alla strumentazione elettronica,<br />

o almeno così sembra,<br />

quasi che sia alla ricerca di<br />

una sua intimità che vuole<br />

cogliere e porgere ai più sensibili,<br />

anche quelli abituati<br />

agli effetti con i quali filtra<br />

il suono magico della sua<br />

tromba. C’è qua e là qualche<br />

richiamo, eco, bisbiglio che<br />

attira la nostra attenzione ma,<br />

in generale, Aqustico Vol. 2 si<br />

concentra sulla bellezza del<br />

suono, sulla sua magia quando<br />

esso è spoglio di qualsiasi<br />

artificio. Possiamo affermare<br />

che siamo in presenza di un<br />

lavoro esemplare: per la godibilità<br />

di questa piacevolezza<br />

di quasi 42 minuti di musica,<br />

per il livello sonoro della<br />

registrazione ma, più di ogni<br />

altra cosa, per lo spessore e<br />

il carisma di ogni nota che<br />

Luca Aquino ci fa assaporare<br />

da anni, e in questo album<br />

ancor di più.<br />

Traks<br />

TK<br />

Titolo<br />

1 White Sky<br />

2 Tag’s Smile<br />

3 Frangetta<br />

4 Luna di ghiaccio<br />

5 La Danza delle cicogne<br />

6 Cip e Ciop<br />

7 Lei<br />

8 Blue Sky<br />

9 Blue Vessel<br />

88 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


Antonio Faraò<br />

EKLEKTIK<br />

Warner Music - 2017<br />

Director’s cut<br />

di Antonio Gaudino<br />

Maneggiare<br />

con cura<br />

Antonio Faraò ci offre la sua visione unica e il suono della musica nera<br />

contemporanea.<br />

E<br />

klektik combina diversi<br />

stili, come hip-hop,<br />

rap, ballads soul, funk,<br />

techno, soul e R&B in qualcosa<br />

che è immediatamente riconoscibile<br />

ai dintorni del jazz e<br />

allo stesso tempo sfida ogni definizione.<br />

Faraò, una vita a realizzare<br />

album straordinari di<br />

jazz, sembra sentire l’esigenza<br />

di cambiare senza dimenticare<br />

la sua storia e le linee guida del<br />

jazz che si trasforma in quel che<br />

negli anni ’80 veniva definito<br />

“Jazzy”. Eklektik rappresenta<br />

la veridicità della musica nera:<br />

far viaggiare le persone mentre<br />

ascoltano la varietà diffusa del<br />

suo talento, che spunta dietro<br />

ogni singolo brano. Una sorta<br />

di guida della black music, nella<br />

migliore innovazione. Le canzoni,<br />

un mix di originali di Faraò,<br />

suonati da grandissimi musicisti<br />

invitati dal pianista italiano<br />

per questo nuovo lavoro, suona<br />

piacevolmente nelle orecchie.<br />

E così, a distanza di quattro anni<br />

dal precedente e ottimo Evans, il<br />

jazzista nativo di Roma ma cresciuto<br />

a Milano, compone dodici<br />

brani e invita collaboratori<br />

quali il dramme Manù Katché,<br />

Marcus Miller, Snoop Dogg e<br />

Robert Davi. Un album difficile<br />

da afferarre, è come una saponetta:<br />

se lo prendi piano scivola,<br />

se lo prendi forte schizza via, ci<br />

vuole equilibrio per farlo proprio.<br />

Tra tempi dispari e pari,<br />

recupera sonorità anni ’70, così<br />

come sonorità modernissime<br />

che guardano al presente e al<br />

futuro. Considerarlo un passo<br />

avanti, sarebbe un errore, perché<br />

ogni album di Antonio ha<br />

sempre alzato l’asticella più in<br />

là del precedente lavoro; in questo<br />

caso ci sono novità sonore<br />

solide, fresche, radiofoniche da<br />

Jazz Fm made in USA, che vivono<br />

in modo diffuso sparse nelle<br />

12 tracce che il pianista ci offre,<br />

lasciandoci felicemente spiazzati<br />

durante l’ascolto di questo<br />

nuovo album. Una registrazione<br />

avventurosa del XXI secolo. Da<br />

non perdere!<br />

Traks<br />

TK<br />

Titolo<br />

1 Eklektic “Intro”<br />

2 Line<br />

3 I Send to You<br />

4 Motion<br />

5 Europe<br />

6 News from<br />

7 Quiet<br />

8 Part of You<br />

9 Frammenti<br />

10 Nueva quarto<br />

11 Through the Day<br />

12 Rough<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 89


CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />

L’uomo che<br />

ricreò<br />

la donna<br />

di Massimo Bargna<br />

Il fumettista pop britannico che si è inventato una costellazione di eroine insolenti, sexy e raffinate,<br />

tra suggestioni musicali e cinematografiche.<br />

Tutti amiamo sognare ma ci sono persone che hanno il dono di<br />

far sognare gli altri, sollevandoli per un momento dalla routine e<br />

asperità della vita quotidiana. A questa categoria di “benefattori<br />

dell’umanità” appartiene sicuramente Des Taylor, illustratore londinese<br />

di grande talento che è ormai diventato una stella nell’ambito della<br />

cultura Pop. Il suo legame con la musica è strettissimo, tanto che fra i<br />

suoi estimatori e clienti c’era anche il compianto Michael Jackson che<br />

gli ha commissionato dei lavori ai tempi di Dangerous. L’opera di Des si<br />

concentra sulla forma femminile attraverso una serie di eroine sexy che<br />

si rifanno al mondo sfavillante del burlesque, delle pin-up e delle dive del<br />

jazz e del grande schermo. Ragazze bellissime e dal fascino conturbante<br />

ma che, lungi dall’essere delle bambole senza cervello, dimostrano spirito<br />

di indipendenza, forza di carattere e ottimismo. La più famosa fra loro<br />

è Vesha Valentine, cantante e attrice di origini italiane che richiama la<br />

Sophia Loren di Tu vuo fa l’Americano e la Silvana Mangano di El negro<br />

zumbon. E poi ci sono Katie Rogers, malata di shopping compulsivo,<br />

Scarlett Couture, una specie di James Bond in gonnella, e l’esordiente<br />

Blue Lotus, che strizza l’occhio all’universo delle supereroine col mantello<br />

90 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


della DC, la casa editrice di fumetti<br />

americana per cui Des ha realizzato<br />

splendide copertine.<br />

Come hai iniziato a disegnare<br />

fumetti e come sei riuscito a<br />

trasformare questa tua passione<br />

in un lavoro?<br />

Ho cominciato come designer<br />

grafico — ci racconta Des, che è<br />

un tipo simpatico e alla mano —<br />

creando illustrazioni per riviste<br />

femminili come “Cosmopolitan”,<br />

“More”, “Company” e altre. Ma<br />

dopo che mi ruppi il tendine della<br />

rotula del ginocchio destro, rimasi<br />

fuori gioco per un anno. Fu in quel<br />

periodo che mi prese la passione<br />

del fumetto e inventai i personaggi<br />

per cui sono conosciuto oggi.<br />

Da dove trai l’ispirazione per<br />

i personaggi glamour delle<br />

tue storie?<br />

Gran parte della mia ispirazione<br />

risale agli spettacoli televisivi e ai<br />

film degli anni Sessanta e Settanta<br />

come In like Flint, Matt Helm,<br />

Man from Uncle, Star Trek, Mission<br />

Impossible e alcune pellicole<br />

di Elvis. Le ragazze sembravano<br />

sempre perfette con naturalezza.<br />

Qual è il tuo rapporto con la<br />

cultura pop e gente del calibro<br />

di Andy Warhol e Roy<br />

Lichtenstein che diedero dignità<br />

artistica al fumetto?<br />

A introdurmi alla Pop Art sono<br />

stati artisti come Johnny Romita<br />

Sr, Jack “King” Kirby, Jose Garcia<br />

Lopez e Sal Buscema. Kirby, in particolare,<br />

era in anticipo sui tempi<br />

e la sua arte ispira ancora grandi<br />

artisti del livello di Bruce Timm,<br />

Steve Rude e il tardo Darwyn Cooke.<br />

Lichtenstein, artista pop degli<br />

anni Sessanta influenzato dai fumetti,<br />

ha avuto una forte influenza<br />

su di me a causa di tutto questo.<br />

Sono curioso di sapere quali<br />

sono i tuoi canti e le tue<br />

band preferite e che generi<br />

musicali hanno influenzato<br />

il tuo lavoro.<br />

Mi attraggono i compositori di colonne<br />

sonore come Lalo Schifrin,<br />

Roy Budd, Michael Giachinno,<br />

John Barry, Quincy Jones (che<br />

tra l’altro collaborò per i dischi<br />

di di Michael Jackson e Frank Sinatra),<br />

Alan Silvestri e John Williams,<br />

quest’ultimo autore delle<br />

musiche di Indiana Jones, Guerre<br />

stellari e Jurassic Park. Non posso<br />

lavorare senza l’atmosfera che<br />

la loro musica diffonde nel mio<br />

studio mentre disegno. L’energia<br />

di Michael Jackson mi mette in<br />

movimento. Ascolto la versione<br />

live di Another Part Of Me quasi<br />

ogni giorno.<br />

Vorrei che raccontassi ai nostri<br />

lettori del tuo incontro<br />

con Michael Jackson.<br />

L’ho visto in due occasioni, nel<br />

’92 e nel 2002. La prima volta gli<br />

ho mostrato una mia opera nel<br />

backstage durante il Dangerous<br />

Tour. Rise del mio accento londinese<br />

e mi disse quanto amava le<br />

mie illustrazioni. La seconda volta<br />

ho avuto l’onore di presentarlo sul<br />

palco per il Killer Thriller Party<br />

a Londra. Fu molto divertente e<br />

rimasi scioccato che si ricordasse<br />

ancora chi fossi. Memorabile fu<br />

anche la corsa in un negozio per<br />

procurargli delle caramelle e fermare<br />

un taxi per farlo uscire dal<br />

palazzo. Una folla si era ammassata<br />

fuori dal club e il servizio di<br />

sicurezza non riusciva a portarlo<br />

alla sua macchina. Così corsi fuori<br />

sul retro e bloccai un taxi nero.<br />

Avreste dovuto vedere la faccia del<br />

conducente quando gli dissi chi<br />

era il cliente che stava caricando...<br />

Il tuo personaggio più strettamente<br />

legato alla musica<br />

è Vesha Valentine, una cantante<br />

sexy, ballerina e attrice<br />

di talento nata a New York<br />

da genitori italiani. Come ti<br />

è nata l’idea?<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 91


CUT ‘N’ MIX<br />

È una storia divertente. Mia moglie mi sfidò a fare qualcosa che nessun<br />

altro potesse fare per San Valentino. Così mi presi nove mesi di tempo<br />

per creare il personaggio, disegnare le tavole, scrivere la storia, trovare<br />

un editore e spedire l’album in tempo per la festa degli innamorati.<br />

E tutto senza che lei sapesse niente! Da qui il nome Vesha (che deriva<br />

da quello di mia moglie Wiesia) e Valentine.<br />

Hai una passione speciale per gli anni Quaranta e Cinquanta<br />

l’età dell’oro di Hollywood, la “fabbrica di sogni”, e per le grandi<br />

dive come Ava Gardner, Rita Hayworth e Marylin Monroe. È<br />

un’epoca che non hai vissuto tranne che sullo schermo della<br />

TV. Cosa ti colpisce tanto di quel periodo?<br />

La classe e lo stile! Le donne avevano un’eleganza e una bellezza naturali.<br />

Il modo in cui si vestivano e si atteggiavano mi mettevano soggezione. Nei<br />

miei film preferiti c’erano sempre scene divertenti di come gli spasimanti<br />

reagivano alle loro moine. Anche gli uomini erano molto eleganti, sempre<br />

infilati in abiti ricercati. Al giorno d’oggi il tipo medio che incontri per<br />

strada non ha più quel genere di stile... e di cavalleria.<br />

Cosa significa per te disegnare? Mi sembra che il tuo scopo<br />

principale sia di far vivere alla gente storie da sogno come nei<br />

vecchi film in bianco e nero.<br />

Proprio così. Mi piace divertire e portare gioia ai miei lettori. Per riuscirci<br />

torno indietro a un’epoca in cui le cose erano più semplici. Quando leggo<br />

sui social media i commenti dei miei ammiratori che dicono quanto<br />

amano ciò che sto facendo, mi sento invogliato a continuare a creare<br />

92 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


nuove opere e personaggi.<br />

Ho l’impressione che ti piaccia molto il cinema italiano,<br />

film come La dolce vita di Fellini, ispirato alla figura della<br />

Gardner, e attrici come Sophia Loren, Gina Lollobrigida e<br />

Silvana Mangano...<br />

Sottoscrivo. Sirene come Sophia Loren, Monica Vitti e Claudia Cardinale<br />

sono i miei classici preferiti. Monica Bellucci mi piace ma l’attrice<br />

italiana che amo di più è Maria Grazia Cuccinotta. Signore, che corpo!<br />

Conosci il fumettista italiano Milo Manara? Cosa ne pensi del<br />

suo lavoro e dei suoi personaggi femminili sexy?<br />

Ricordo di aver visto per la prima volta i disegni di Manara alla scuola<br />

d’arte. Il suo stile è molto gradevole ma personalmente trovo le sue<br />

opere troppo erotiche. A me piace lasciare qualcosa all’immaginazione.<br />

Cosa ne dici della musica italiana? C’è anche qualche cantante<br />

e compositore italiano a stimolare la tua creatività?<br />

Certo. Ma il genere di musica italiana che mi piace va sul funky: Puccio<br />

Roelens e Mario Molino (un genere che ricorda le colonne sonore dei<br />

film blaxploitation, ndr.). Il mio tema sono preferito è l’epica colonna<br />

sonora di Riz Ortolani per I giorni dell’ira usata anche in due altri film<br />

che amo, Monkey Kung Fu e più recentemente Django di Quentin Tarantino.<br />

Se dovessi scegliere una musica da ascoltare mentre cammino<br />

per strada sarebbe questa.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 93


CUT ‘N’ MIX<br />

CHI ERA VESHA VALENTINE?<br />

E, soprattutto: come è stato possibile che il suo nome e il suo talento siano<br />

rimasti finora sconosciuti al nostro pubblico? Tanto più inspiegabile è la cosa se<br />

si considera che questa strepitosa show-girl, che passava con disinvoltura dal<br />

cabaret al burlesque, dal cinema al musical, era di origini inequivocabilmente<br />

italiane. Da un lontano e fulgido passato riemerge la storia di questa diva<br />

dimenticata la cui fama, bellezza e sensualità non aveva nulla da invidiare a<br />

quella di altre stelle degli anni d’oro di Hollywood come Lana Turner, Veronica<br />

Lake e Ava Gardner. Nata a Brooklyn nel 1941, Vesha Di Maria, in arte Vesha<br />

Valentine, era la figlia illegittima di una starlette di nome Linda che perì in un<br />

incidente aereo lasciandola orfana in tenera età. Ma buon sangue non mente.<br />

Cresciuta dai nonni, la piccola Vesha rivelò presto un’innata predisposizione<br />

per il mondo dello spettacolo. La sua infanzia la trascorse a spiare gli show<br />

musicali da dietro le tende. E già allora aveva chiaro in testa che il suo destino<br />

era di diventare una star. Negli anni Cinquanta, all’età di sedici anni, volò a<br />

Parigi dove iniziò la sua carriera come ballerina e cantante del Club Renard,<br />

uno dei locali notturni più in vista della ville lumière. Da allora fu un continuo<br />

susseguirsi di successi. La straordinaria bellezza di Vesha non poteva passare<br />

inosservata e passò poco tempo prima che il cinema si interessasse a lei. I film<br />

girati a Cinecittà come “La divina seduttrice” la immortalarono come la nuova<br />

dea del grande schermo. Poi arrivò Hollywood. Vesha rientrò negli Stati Uniti<br />

dove l’attendeva la fama, il successo, l’amore ma anche molte disavventure.<br />

Ma perché rovinarvi questa eccitante storia quando potete gustarne il proseguo<br />

sfogliando le pagine di “The Vesha Valentine”, il bellissimo libro illustrato<br />

pubblicato da Des Taylor nel 2011?<br />

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Il tuo stile dai tratti semplici<br />

e i colori brillanti sembra influenzato dai cartoni animati. Hai<br />

mai pensato di portare i tuoi personaggi sul grande schermo?<br />

Attualmente sto completando il prossimo fumetto di Scarlett Couture,<br />

l’avventura di un nuovo personaggio, Blue Lotus, una superoina votata<br />

a combattere la criminalità e un’opera dedicata al mio lavoro di artista.<br />

Riguardo ai cartonometraggi, il mio primo libro, The Trouble With Katie<br />

Rogers, è stato opzionato per uno spettacolo televisivo e ho ricevuto l’offerta<br />

di un produttore per girare un programma animato su Blue Lotus.<br />

Stiamo a vedere cosa porterà il futuro…<br />

Hippie<br />

o quel che rimane<br />

di Paolo Corciulo<br />

Il fenomeno del movimento hippie compie<br />

cinquant’anni, mezzo secolo dallo storico Human<br />

Be-in, il raduno che si tenne a San Francisco nel<br />

1967 e che risultò propedeutico per la leggendaria<br />

Summer of Love.<br />

Dalla costa Occidentale a quella Orientale (Woodstock, 1969) un<br />

movimento culturale a tutto tondo si allargò a macchia d’olio e rese<br />

quasi possibile l’utopia di un mondo migliore; pacifismo (mettete dei<br />

fiori nei vostri cannoni), libertà sessuale e moda che condizionarono<br />

cinema, letteratura, musica e l’arte in generale. Ma cosa rimane di<br />

quel tempo cinquant’anni dopo?<br />

Valori morali magari utopistici ma edificanti, creatività spumeggiante,<br />

un grande anelito a navigare fuori del mainstream in quella<br />

che venne definita controcultura e, al netto di tutto, un periodo<br />

particolarmente creativo per la musica, anche se non altrettanto<br />

felice: molti dei suoi protagonisti hanno poi trovato una prematura<br />

morte nell’abuso di droghe.<br />

San Francisco viene celebrata per quello che, non è ridondante<br />

94 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


IN ALTO: Abiti tipici del tempo esposti in occasione del cinquantenario della nascita<br />

del movimento hippie.<br />

A DESTRA: L’ingresso della storica dimora di Janis Joplin a Ashbury Road<br />

affermarlo, fu uno degli eventi che cambiarono il mondo (creando la<br />

scintilla anche per le lotte universitarie e la rivoluzione sessuale) ma, al<br />

di là di quelli che oggi consideriamo come diritti acquisiti, cosa è rimasto?<br />

Non sembrano chiederselo gli abitanti della città californiana che<br />

oggi sfrecciano rapidi per le strade, assai più che allora trasformati in<br />

colletti bianchi, con le eccezioni dei pochi che più che personaggi fedeli<br />

alla linea sembrano dei sopravvissuti e si aggirano nei luoghi di culto di<br />

allora, diventati delle sorte di set da reality. Questo è quel che rimane di<br />

un movimento che per quasi un decennio aspirò realmente a cambiare il<br />

mondo, senza riuscirsi ma lasciando un’eredità ricchissima se pur datata:<br />

dai gruppi musicali che trovarono qui la lor sponda agli scrittori della<br />

beat generation, da Warhol ai diritti degli omosessuali…<br />

Una mostra ne ripercorre gli aspetti più legati alla moda, un museo permanente<br />

ci ricorda gli eventi e i personaggi stampati nell’empireo di una<br />

cultura che, pur coincidendo per alcuni con il proprio periodo formativo<br />

(e quindi indimenticabile), ha scritto comunque capitoli importanti su<br />

ecologia, non violenza, antimilitarismo e, in generale, sulla cultura della<br />

tolleranza. Quel che invece non c’è più è il sogno, l’utopia, la creatività<br />

fuori dagli schemi. Oggi occorre cercarla nell’X-Factor e accontentarsi<br />

così, ma San Francisco vale comunque una visita…<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2017 95


CUT ‘N’ MIX<br />

PILLOLE DA 3000 MCG<br />

ROCKIN’1000 DA ESPORTAZIONE<br />

In principio (2005) fu una riunione di fan dei Foo Fighters, un po’ tantini magari: 1.000 musicisti che<br />

all’unisono suonarono Learn to Fly con l’intento di convincere il gruppo a suonare a Cesena. Obiettivo<br />

raggiunto ma soprattutto raggiunto un inaspettato successo che in poche ore trasformò in virale il video<br />

dell’evento (oltre 39 milioni di visualizzazioni). Rockin’1000 in poco tempo divenne una band e, soprattutto,<br />

un format da esportare, ultimamente in una cornice d’eccezione: ai piedi del Monte Bianco, in una valle<br />

a pochi minuti da Courmayeur, si sono ritrovati 240 cantanti, 241 bassisti, 260 batteristi, 267 chitarristi e<br />

29 tastieristi, per un totale di 1.039 musicisti provenienti da tutto il mondo. Rockin’1000 Summer Camp<br />

nella sua originalità è oggi un progetto molto ben strutturato che attraverso i suoi video condivide con<br />

i comuni mortali ogni tappa del programma, attraverso paesaggi naturali italiani che mozzano il fiato.<br />

L’UKULELE A TAHITI<br />

La musica nelle isole di Tahiti gioca un ruolo fondamentale per conoscere, comprendere e,<br />

soprattutto, vivere in prima persona lo spirito della popolazione: le melodie polinesiane accompagnano<br />

le attività collettive, soprattutto le celebrazioni religiose che si tengono in luoghi<br />

suggestivi come gli antichi Marae, siti sacri immersi nella natura. La musica e le tipiche danze<br />

polinesiane costituiscono un tratto inconfondibile di queste terre lontane. Ori Tahiti, la danza<br />

polinesiana, era anticamente legata ai diversi aspetti della vita quotidiana per esprimere gli<br />

stati d’animo, come forma di seduzione o come modalità di venerazione e preghiera agli dei,<br />

come espressione di sfida nei confronti di un nemico o, al contrario, forma di accoglienza verso<br />

i visitatori; movimenti molto delicati e allo stesso tempo pieni di energia, accompagnati dagli<br />

strumenti musicali tradizionali, come percussioni, strumenti a corda e flauti.<br />

Numerosi i festival e gli eventi che vengono organizzati ogni anno per tramandare questa<br />

tradizione anche alle generazioni più giovani. Tra questi l’Ukulele Festival, dall’11 al 17 settembre,<br />

con una serie di appuntamenti dedicati a questo strumento tipico delle isole del Pacifico.<br />

750 VOLTE GIOTTO<br />

Magister Giotto, ovvero un percorso espositivo multimediale organizzato in concomitanza con la ricorrenza dei 750 anni dalla nascita dell’artista,<br />

la cui vita e le cui opere vengono raccontate presso la Scuola Grande della Misericordia di Venezia. Musica e narrazione giocano un ruolo fondamentale:<br />

il visitatore vive un’esperienza unica e immersiva nell’opera giottesca, accompagnato dalla voce di Luca Zingaretti e dalla colonna sonora<br />

che Paolo Fresu ha composto per l’occasione, trasmessi individualmente ai visitatori in cuffia (Yamaha HPH- M82); un pianoforte Disklavier, inoltre,<br />

crea un background musicale unico, che unisce la performance “live” dello strumentista alla riproduzione Hi-Fi della voce e degli strumenti che la<br />

accompagnano. Nell’occasione Yamaha Music estenderà l’esperienza musicale a serate organizzate con artisti italiani.<br />

ROMA E IL CINEMA<br />

Lo stretto rapporto tra Roma e il cinema dura ormai da<br />

decenni. Sono tanti i film che, nel corso degli anni, hanno<br />

avuto come sfondo la Città Eterna, un set cinematografico<br />

perfetto per qualsiasi genere di film. La storia del cinema<br />

romano inizia nel 1924 con la fondazione dell’Istituto Luce<br />

e poi, a 10 anni di distanza, di Cinecittà. Sono tantissime le<br />

pellicole che, grazie alla maestosità dei monumenti e alla<br />

bellezza dei vicoli e dei quartieri, sono diventate famose:<br />

dalla scena della Fontana di Trevi con Marcello Mastroianni<br />

e Anita Ekber a Vacanze Romane o, più recentemente,<br />

La grande Bellezza, con i luoghi di Roma immortalati da<br />

Sorrentino: il Colosseo, le Terme di Caracalla, il Gianicolo<br />

o Palazzo Spada. Così Uno più (azienda specializzata in<br />

arredamento ma anche fornitore dell’amaca Amanda del<br />

film di Paolo Sorrentino) ha realizzato l’infografica “Roma<br />

città del cinema” che ripercorre la storia del cinema a Roma.<br />

Interessante darci un’occhiata...<br />

96 <strong>SUONO</strong> settembre 2017


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Hanno collaborato<br />

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Gaudino, Vincenzo Maragoni, Salvatore Nocerino, Vittorio Pio, Andrea Sartini, Il Tremila<br />

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Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di settembre 2017.<br />

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98 <strong>SUONO</strong> settembre 2017

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