You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
N. XXX<br />
Editoriale<br />
Quanti buoi ci sono ancora<br />
nella stalla?A cura del direttore<br />
Tra pochi giorni (23 ottobre) saranno passati esattamente 16 anni<br />
dalla presentazione da parte di Steve Jobs dell’iPod. A distanza<br />
16 anni da allora l’iPod è più che in pensione (abbiamo dovuto<br />
googlare per essere certi di averlo scritto in maniera corretta tanto è<br />
desueto il termine!), sostituito da strumenti più performanti ma con la<br />
medesima visione di un nuovo concetto della fruizione musicale. Il suo<br />
geniale creatore, di cui invece ci si ricorda ancora bene il nome, ci ha abbandonato<br />
anch’egli… Questi 16 anni hanno però lasciato ben poca traccia<br />
nell’agorà dell’alta fedeltà, più interessata a difendere i suoi confini che<br />
ad ampliarli; solo in tempi recenti il fronte si è incrinato tra acquisizioni,<br />
nuove strategie e una timida apertura verso il nuovo (nuovo relativo,<br />
considerati i tempi di sviluppo e attuazione) che avanza: Sonus faber ha<br />
da poco in catalogo l’SF16, Klipsch apre il suo dipartimento “Digital”,<br />
McIntosh comincia le grandi strategie di avvicinamento (vedi in questo<br />
numero) e così via. Quasi 10.000 giorni buttati via o quasi, secondo il<br />
nostro parere, rispetto alla possibilità di rivitalizzare un settore sofferente<br />
in prima battuta proprio per la mancanza di ricambio perché nel frattempo<br />
un sempre maggior numero di persone, la “gente”, proprio per la<br />
facilità di accesso consentita dai nuovi strumenti ,si è messa (ri-messa)<br />
ad ascoltare musica generando un fiume potente anche se focalizzato su<br />
“rivoli” differenti dal passato. Come condurli alla causa del buon ascolto?<br />
C’è ancora la possibilità di chiudere il recinto prima che tutti i buoi siano<br />
fuggiti? È già passato l’ultimo treno o un biglietto nelle carrozze di coda<br />
è ancora disponibile? Pensando positivamente, una chance ce la daremmo,<br />
a patto di mettere in atto una profonda opera di ricostruzione nei<br />
valori, nella loro comunicazione, nella sostanza, nel prodotto: le aziende<br />
veramente hi-end, quelle che hanno davvero a cuore i valori e la qualità,<br />
possono offrire al mercato, ai consumatori, una prospettiva che una pur<br />
prodigiosa Sonos (vedi l’articolo all’interno della rivista) e le altre startup<br />
o ex start-up non prendono in esame, partendo da un punto di vista<br />
che abbraccia un pubblico più allargato. Se questo accadrà il gap che si<br />
è generato in questi 16 anni, dove è mancata l’assistenza al consumatore<br />
di prima fascia, potrà essere colmato, a patto che si affronti la sfida con<br />
un’opera sinergica tra i vari elementi della filiera professionale della<br />
riproduzione musicale.<br />
L’audio rimane strategico sia nella musica che oltre (vedi gli intelligenti<br />
personal assistant) e le indicazioni che provengono dal più grande salone<br />
dell’elettronica (l’IFA) confermano un interesse che travalica i soliti<br />
nomi noti ma torna a coinvolgere i grandi dell’elettronica. La presenza<br />
di questi colossi (se comprenderanno l’onda che cercano di cavalcare) è<br />
indispensabile per tornare a comporre quel tessuto di base che costituisce<br />
le fondamenta su cui riedificare il segmento di qualità della riproduzione<br />
sonora. Senza un percorso costituito da piccoli passi, il divario tra consumer<br />
e specialistico è troppo forte e rappresenta una barriera troppo<br />
grande per essere superata dai nuovi adepti. Ne dovrebbero tenere conto<br />
anche quelle che sono le nostre “finestre sul mondo”, i nostri negozi<br />
specializzati, nel proporre a loro volta soluzioni ipotizzate su vari step<br />
che rappresentino, di nuovo, le esigenze degli utenti. Perché senza questo<br />
processo virtuoso, l’alta fedeltà è destinata a inaridire come un lusso<br />
vacuo che porta inevitabilmente a una insoddisfazione costante.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 3
Sommario<br />
N. XXX<br />
EDITORIALE ............................................................................3<br />
ANTENNA ...............................................................................8<br />
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
UNA CUFFIA SALVERÀ L’HI-FI? Reportage London CanJam di Vincenzo Maragoni ......................20<br />
DA JEAN A JEAN Jean-Claude Reynaud di Paolo Corciulo .......................................30<br />
N. <strong>519</strong><br />
SETTEMBRE 2017<br />
DOSSIER<br />
GENERAZIONE... BOH? di Paolo Corciulo ................................................34<br />
CHANCE, RISCHIO O GRANDE DISILLUSIONE? di Salvatore Nocerino ....................38<br />
50 ANNI SENZA DI LUI In ricordo di John Coltrane di Antonio Gaudino ........................44<br />
TERRA E FUOCO Intervista a Carmen Consoli di Elena Marisol Brandolini ......................48<br />
UNA MAGIA JAZZ DA RIASCOLTARE INSIEME Intervista a Fabio Concato di Vittorio Pio ......50<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
LA SOUNDBAR INCONTRA L’HI-FI Sonos Playbase de Il Tremila ..............................52<br />
GIRADISCHI Elac Miracord 90 a cura della redazione .........................................56<br />
UNITÀ PHONO VTL TP 2.5 II a cura della redazione ..........................................62<br />
PS AUDIO DS, Huron e altre storie a cura della redazione .....................................66<br />
LETTORE DIGITALE Rotel CD14 a cura della redazione .......................................72<br />
DIFFUSORI PMC Twenty 5.23 a cura della redazione .........................................76<br />
DIFFUSORI ProAc Response DT8 a cura della redazione ......................................80<br />
SECONDO NOI LA CLASSICA Medioevo e canto gregoriano di Andrea Sartini ...................84<br />
RIASSUNTO E A CAPO Neil Young di Antonio Gaudino .......................................86<br />
DIRECTOR’S CUT a cura di Antonio Gaudino ................................................88<br />
CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE ........................90
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
McIntosh alla conquista del mondo<br />
Nuovi prodotti come se piovesse, un managment che si amplia e nuovi target da commercializzare per il<br />
marchio più iconico del settore Hi-Fi.<br />
Non meno di cinque nuovi prodotti, presentati a partire<br />
dal Monaco Hi-End, e l’inserimento di due nuove figure<br />
chiave nell’organico: McIntosh mette in soffitta la sua<br />
immagine di marchio conservatore e si accinge a una strategia<br />
a tutto tondo. I prodotti certificano quel che si è già fatto, la<br />
scelta delle persone e quel che si vuole fare da ora in avanti…<br />
Per questo partiamo dai due nuovi “innesti” nel managment del<br />
marchio per capire l’aria che tira nella casa americana e quali<br />
potrebbero essere le novità nel prossimo futuro. Sono entrati nel<br />
McIntosh Group Jérôme Mathieu e Jeff Poggi. Il primo ricoprirà<br />
la figura di Chief Product Development Officer (CPDO) per il<br />
personal audio e può vantare un’esperienza decennale in Parrott<br />
nel campo manageriale ma con un background da ingegnere.<br />
Poggi (che sarà co-Chief Executive Officer and Board member)<br />
ha lavorato per 20 anni tra Bose e Harman nel settore Car Audio<br />
che, per ammissione ufficiale di McIntosh, “è un segmento che<br />
rappresenta una chiave di volta per le nostre opportunità di<br />
sviluppo”. Poggi avrà anche il ruolo di responsabile dello sviluppo<br />
del settore Lifestyle e sovraintenderà all’operato dei marchi Sonus<br />
faber, Sumiko e Audio Research. Come si vede grandi manovre<br />
verso i nuovi segmenti della riproduzione, un treno che (ormai<br />
tutte le aziende se ne sono rese conto) non può più essere perso!<br />
In attesa delle novità che scaturiranno dall’inserimento dei nuovi<br />
innesti, molto più classiche le new entry in termini di prodotto, a<br />
partire da quello a nostro modo più significativo, almeno in termini<br />
di tendenze (vedi nell’articolo dedicato al genere), della meccanica<br />
in formato compatto MCT 80 dedicata alla linea mini della casa.<br />
L’apparecchio, affiancandosi all’MCT450, rende l’azienda una<br />
delle più prolifiche dello specifico segmento. “Prolifico” è inoltre<br />
un termine che ben si adatta al catalogo della casa americana<br />
6 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
in fatto di integrati, che si arricchisce di<br />
ben due nuovi modelli per arrivare a un<br />
totale di sette. L’MA 8900 è un integrato<br />
ad alta potenza che utilizza alcune nuove<br />
soluzioni come il sistema Monogrammed<br />
Heatsinks (basato sulla scelta di materiali<br />
dalle migliori proprietà di conduzione<br />
termica) e, soprattutto, del nuovo modulo<br />
digitale DA1, facilmente sostituibile in caso<br />
di obsolescenza (piuttosto rapida nel caso di<br />
componenti dedicati alla conversione D/A).<br />
L’MA 9000 è il nuovo top di gamma, con potenza<br />
ancora maggiore e una pletora di dieci<br />
ingressi analogici (2 bilanciati, 6 sbilanciati<br />
MM e MC, entrambi con carico regolabile).<br />
Utilizza anch’esso il modulo DA-1 per la<br />
sezione di conversione digitale con ingressi<br />
sdoppiati sia ottico che coassiale. La sezione<br />
cuffia è particolarmente curata e, dettaglio,<br />
le alette di raffreddamento sono sagomante<br />
a riprodurre il monogramma del marchio.<br />
Se da un lato la meccanica può rappresentare<br />
un ritorno, il lettore CD è una certezza:<br />
in gamma ora sono due con la new entry<br />
dell’MCD 350, modello compatibile con il<br />
formato SACD. Dispone di uscite analogiche<br />
bilanciate e non e digitali coassiale e<br />
ottica. Effettua la lettura dei dati a 2x e<br />
utilizza una memoria buffer per migliorare<br />
la lettura e la correzione degli errori.<br />
Da segnalare, infine, l’ingresso sul mercato<br />
del processore A/V MX160, dotato anche di<br />
sistema di correzione acustica e in grado di<br />
leggere tutti i principali e numerosi formati<br />
utilizzati nella riproduzione cinematografica<br />
domestica. Prezzi ancora da definire...<br />
Il tremila<br />
Distributore: MPI ELECTRONIC SRL<br />
- www.mpielectronic.com<br />
Meccanica McIntosh MCT-80<br />
Dimensioni: 29,2 x 14,9 48,3 cm (lxaxp)<br />
Peso: 15 Kg<br />
Tipo: doppio laser compatibile CD (CD-R e<br />
CD-RW), SACD, MP3 e WMA Caricamento: a<br />
slitta Uscite: 1 coassiale, 1 ottica (entrambe<br />
24/192), 1 MCT proprietaria<br />
Amplificatore integrato McIntosh MA-8900<br />
Dimensioni: 44,45 x 19,37 x 55,88 cm (lxaxp)<br />
Peso: 34,10 Kg<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />
2 x 200 W su 8 Ohm stato solido Accessori<br />
e funzionalità aggiuntive: Ingresso cuffia,<br />
Controlli di tono Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000<br />
+0,-0.5dB S/N (dB): 113 Phono: MM (0.25 mV/<br />
KOhm) MC (2.5 mV/ Ohm) Ingressi analogici: 6<br />
RCA 1 XLR Ingressi digitali: Ottico / RCA / USB<br />
HiRes Note: modulo D/A a 32 bit incorporato,<br />
con USB 32/384 compatibile DSD 256 e DXV<br />
384 kHz<br />
Lettore digitale McIntosh MCD 350<br />
Dimensioni: 44,45 x 15,24 x 48,30 cm (lxaxp)<br />
Peso: 12,70 Kg<br />
Tipo: da tavolo Formati compatibili: CD, MP3,<br />
SACD stereo, WMA Sistema di conversione audio<br />
D/A: 32 bit - 192 kHz Risp. in freq. (Hz): 4 - 20.000,<br />
±0.5dB THD (%): 0,002 S/N (dB): 108 Uscite analogiche<br />
RCA (V/Ohm): <strong>n°</strong>1 - 2.0 V/600 Ohm Uscite<br />
analogiche XLR (V/Ohm): <strong>n°</strong>1 - 4.0 V/600 Ohm<br />
Uscite digitali: Ottica, Coassiale<br />
Amplificatore integrato McIntosh MA 9000<br />
Dimensioni: 44,45 x 24 x 55,88 cm (lxaxp)<br />
Peso: 45,80 Kg<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza:<br />
2 x 300 W su 8 Ohm Accessori e funzionalità<br />
aggiuntive: Ingresso cuffia, Controlli di tono Risp.<br />
in freq. (Hz): 10 - 100, +0, -3dB THD (%): 0,005 S/N<br />
(dB): 114 Phono: MM (0,30 mV/ KOhm) MC (3 mV/<br />
Ohm) Ingressi analogici: 6 RCA 2 XLR Ingressi<br />
digitali: Ottico / RCA / USB HiRes Note: Modulo<br />
di conversione DA-1 basato su processore 32/384<br />
a 8 canali in grado di leggere segnali DSD fino a<br />
256 e DXD fino a 384 via USB. ingrwssi ottici e<br />
coassiali a 24/192<br />
NUOVA SERIE<br />
www.pmc-speakers.com<br />
The definition of performance.<br />
vieni ad ascoltarle a Cassano d’Adda da:<br />
Visconti Alta Fedeltà<br />
Se amate la musica,<br />
noi, possiamo fare molto per Voi.<br />
Piazzale Gobetti 20062 Cassano d’Adda (MI)<br />
Tel: +39 0363 361120<br />
info@viscontialtafedelta.it<br />
7
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
Nuovi attori analogici<br />
Mobile Fidelity Sound Lab (MFSL) si è specializzata da oltre quarant’anni<br />
nella rimasterizzazione e ristampa sia in analogico che in<br />
digitale di tantissimi titoli, spesso leggendari, ricavati dalla ricerca un<br />
po’ in tutti i generi musicali dei nastri originali dai quali ripartire per<br />
ottenere prodotti di qualità superiore. Il ritorno d’interesse del vinile<br />
ha fatto cambiare idea all’azienda americana<br />
in merito al suo proposito, sorto qualche<br />
anno fa, di abbandonare il disco nero:<br />
oggi il catalogo in vinile è nuovamente<br />
ricchissimo, con continui miglioramenti<br />
nel lavoro di ristampa che coinvolgono<br />
quasi tutti gli aspetti di tale<br />
processo. Da qui una serie di innovazioni<br />
tecnologiche brevettare nel campo della masterizzazione<br />
e della stampa dei dischi. Molte di<br />
La testinja MasterTracker<br />
queste soluzioni originali sono state utili per la<br />
realizzazione dei suoi primi prodotti hardware: due giradischi completi<br />
di braccio, tre fonorilevatori dedicati e due pre-phono. Questa svolta è<br />
il frutto di numerose collaborazioni con diversi leggendari progettisti<br />
specializzati nell’hardware analogico. L’obiettivo è quello di offrire un<br />
livello di qualità all’altezza del marchio MFSL, a un costo moderato.<br />
I pre-phono (StudioPhono e l’UltraPhono) sono realizzati negli USA e progettati<br />
dall’ingegner Tim De Paravicini, già collaboratore<br />
per MoFI per la realizzazione dei circuiti di masterizzazione<br />
Gain 2 e Ultra Analog e<br />
noto per le sue amplificazioni anche<br />
con il marchio EAR; dispongono<br />
di un guadagno selezionabile,<br />
mono mode commutabile e<br />
un filtro subsonico. L’UltraPhono<br />
dispone anche di un amplificatore per<br />
Il giradischi UltraDeck<br />
cuffie di classe A, per chi ama ascoltare<br />
le cuffie di fascia alta. Entrambi i modelli<br />
di giradischi (StudioDeck e UltraDeck) sono a telaio rigido, progettati<br />
con la consulenza del veterano<br />
Allen Perkins, responsabile di Tim Parravicini<br />
molti disegni con trazione a<br />
cinghia per Sota, RPM e Spiral Groove. Da annoverare anche il contributo<br />
di un esperto nel controllo delle vibrazioni, Mike Latvis, della Harmonic<br />
Resolution Systems, che ha realizzato i piedini di accoppiamento al piano<br />
d’appoggio. Il piatto è in pesante Delrin, materiale noto per le sue qualità<br />
smorzanti. Il perno di rotazione del piatto è di tipo invertito in acciaio e<br />
sede in bronzo con tolleranze molto ristrette. Analoghe lavorazioni fini<br />
sono dedicate all’articolazione cardanica del braccio da 10 pollici, completamente<br />
regolabile, con canna dritta in alluminio e cablaggio Cardas<br />
(per la versione Ultra Arm). Ogni giradischi può essere dotato di un<br />
fonorilevatore dedicato tra i modelli<br />
StudioTracker, UltraTracker<br />
e MasterTracker, ognuno<br />
dei quali progettato<br />
in collaborazione<br />
con Allen Perkins.<br />
Questi fonorilevatori<br />
sono costruiti in Giappone,<br />
seguendo un disegno (a due magneti<br />
gemelli contrapposti con un angolo a V stretta)<br />
analogo a quanto visto nei bulini incisori dei torni<br />
Il giradischi StudioDeck<br />
usati per realizzare i dischi master, con l’intento di<br />
avvicinare il più possibile la lettura di un disco a quanto effettivamente<br />
inciso nella fase di mastering. Il doppio magnete V-Twins dovrebbe<br />
inoltre favorire una eccellente separazione stereo.<br />
Estremamente interessanti i prezzi previsti: i giradischi The StudioDeck e<br />
l’UltraDeck saranno infatti venduti tra i 1.000 e i 2.000 dollari, a seconda<br />
del modello di fonorilevatore scelto (che spaziano tra i 200 dollari della<br />
StudioTracker ai 700 della MasterTracker). Decisamente abbordabili<br />
anche i prezzi dei due pre-phono, con lo StudioPhono a quota 250 dollari<br />
e l’UltraPhono a 500.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Giradischi Mobile Fidelity Electronics StudioDeck<br />
Dimensioni: 50 x 13,7 x 36,2 cm (lxaxp)<br />
Peso: 8,5 kg<br />
Tipo: con braccio Telaio: rigido in MDF e lamina in acciaio<br />
e piedini antivibrazioni HRS Trasmissione: a cinghia con<br />
motore 300 RPM AC sincrono Piatto: in delrin 19 mm di<br />
spessore e 1,7 kg di peso Velocità (RPM): 33 e 45, cambio<br />
manuale Braccio: 10 pollici MoFi Studio Alzabraccio: idraulico<br />
Wow & Flutter (%): 0,17-0,25 Rumble (dB): 72 Note: cuscinetto<br />
piatto invertito in acciaio, sede in bronzo e teflon<br />
Braccio Mobile Fidelity Electronics StudioArm<br />
Tipo: dritto, canna in alluminio Articolazione: giunto cardanico<br />
Lunghezza (mm): 254 Massa effettiva (g): 35 Peso<br />
massimo ammesso (g): 5-10 Regolazioni: tracking force,<br />
VTA, azimuth e offset (+/- 2°) Antiskating: si Overhang<br />
(mm): 18<br />
Unità phono Mobile Fidelity Electronics StudioPhono<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido Impedenza MM<br />
(kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): 75, 100, 500, 1k, 10k,<br />
47k Note: guadagno regolabile 40-66 dB; distorsione THD<br />
< 0.01% (MM) / < 0.012% (MC). Alimentazione separata<br />
Giradischi Mobile Fidelity Electronics UltraDeck<br />
Dimensioni: 50 x 15,2 x 36,2 cm (lxaxp)<br />
Peso: 10,4 kg<br />
Tipo: con braccio Telaio: rigido su piedni antivibrazione<br />
HRS Trasmissione: a cinghia, motore sincrono 300 rpm<br />
AC Piatto: in delrin da 33 mm di spessore e 3 kg di peso Velocità<br />
(RPM): 33 e 45, cambio manuale Braccio: 10 pollici<br />
MoFi Ultra Alzabraccio: idraulico Wow & Flutter (%): 0,017-<br />
0,025 Rumble (dB): 74 Note: base in MDF e tre lastre in<br />
allumino. Perno piatto invertito in acciaio indurito, sede in<br />
bronzo e zaffiro reggi spinta<br />
Braccio Mobile Fidelity Electronics UltraArm<br />
Tipo: dritto, canna in alluminio e cablaggio Cardas Articolazione:<br />
cardanica Lunghezza (mm): 254 Massa<br />
effettiva (g): 35 Peso massimo ammesso (g): 5-10 Regolazioni:<br />
tracking force, VTA, azimuth e offset (+/- 2°) Antiskating:<br />
si Overhang (mm): 18<br />
Fonorivelatore Mobile Fidelity Electronics StudioTracker<br />
Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 3,5 Risp. in freq.<br />
(Hz): 20-20.000 Forza di appoggio (g): 1,8-2,2 Stilo: ellittico<br />
Impedenza di carico (Ohm): 47k/100pF Note: generatori<br />
V-Twin dual-magnet; corpo in polimero<br />
Fonorivelatore Mobile Fidelity Electronics UltraTracker<br />
Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 3,5 Risp. in freq.<br />
(Hz): 20-25.000 Forza di appoggio (g): 1,8-2,2 Stilo: Nude<br />
Elliptical Impedenza di carico (Ohm): 47k/100pF Note: generatori<br />
V-Twin dual-magnet; corpo in lega di alluminio e<br />
acciaio inossidabile<br />
Fonorivelatore Mobile Fidelity Electronics MasterTracker<br />
Tipo: MM Tensione di uscita (mV): 3,0 Risp. in freq.<br />
(Hz): 20-25.000 Forza di appoggio (g): 1,8-2,2 Stilo: Mcro<br />
Line Impedenza di carico (Ohm): 47k/100pF Note: generatori<br />
V-Twin dual-magnet: corpo in lega d’alluminio e<br />
acciaio inossidabile<br />
Unità phono Mobile Fidelity Electronics UltraPhono<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): 75, 100, 500, 1k, 10k,<br />
47k Note: guadagno regolabile 40-66 dB; THD < 0.006% (MM) / < 0.055% (MC). Uscita cuffia con stadio di amplificazione<br />
8V RMS Max, 62 Ohms, 1.5 W per canale e controllo di volume a 31 passi, 2dB per step da 0 a 62 dB. Alimentazione separata<br />
Mobile Fidelity Electronics al momento non è importata in Italia; sito: www.mofielectronics.com<br />
8 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
MISSION POSSIBLE<br />
Quando Moreno Conti ebbe l’idea di produrre tavolini per componenti Hi-Fi (1990) erano pochissimi i costruttori di questo<br />
tipo e questa storicità è uno degli elementi che ha permesso al marchio Solidsteel di conquistare una solida reputazione in<br />
tutto il mondo pur restando l’azienda di piccole dimensioni (“Our is a small Italian company” recita la pubblicistica<br />
aziendale). La morte del fondatore nel 2013 non ha frenato lo sviluppo aziendale affidato da allora ai<br />
due figli Gaetano e Manfredi (nella foto) che hanno via via razionalizzato il catalogo dividendolo in due linee,<br />
Hyperspike e Serie S.<br />
“I nostri tavoli Hyperspace Prestige sono i nuovi top di gamma perché hanno le parti strutturali finemente tornite<br />
e nuovi e innovativi ripiani in ceramica frutto di una ricerca durata un anno e mezzo: una lastra di ceramica viene<br />
alloggiata in superficie mentre all’interno del ripiano c’è schiuma poliuretanica di media e alta densità. I bordi<br />
sono resinati per permettere le forature e la parte opposta, il retro è in laminato. I bordi e la parte sottostante sono<br />
interamente verniciati e le superfici sono interamente antigraffio. La serie S, all’opposto, è nella gamma entry level il<br />
più economico. Il nostro scopo è quello di utilizzare lo stesso criterio tecnico basato sulle punte per produrre articoli<br />
che, in base al differente impiego di materiali, abbiano costi differenti”. Dal 2006 la gamma Hyperspike è anche<br />
completamente modulare e ha sostituito i prodotti saldati con piani ed elementi disaccoppiati con l’obiettivo<br />
di smorzare maggiormente le vibrazioni.<br />
Abbiamo chiesto ai due fratelli qual è l’obiettivo principale nel costruire mobili audio: “Avere un mobile progettato<br />
appositamente per l’audio/video è una prerogativa primaria per un buon ascolto: l’utilizzo di superfici come il cristallo<br />
o il vetro, che generano risonanze, l’abbiamo sempre escluso. La ceramica è un materiale estremamente rigido ma<br />
anche in grado di avere delle proprietà antigraffio e, insieme al telaio in acciaio, è in grado di smorzare le vibrazioni...”.<br />
Paolo Corciulo<br />
Un VPI per cominciare<br />
In principio fu il Player, giradischi essenziale nelle sue forme quanto<br />
ricco di elementi che lo rendono di fatto un sistema all-in-one:<br />
braccio, testina premontata, sezione phono e amplificatore cuffia<br />
integrati. Da questo prodotto in VPI hanno preso spunto per un’altra<br />
novità, questa addirittura promossa con il claim “il nostro primo<br />
giradischi sotto i mille dollari”. In realtà lo street price è addirittura<br />
sui 900 ma c’è un altro elemento importante in questo prodotto: il<br />
nome Cliffwood. Ai meno attenti dirà poco ma Cliffwood è il paese<br />
sede di VPI: in questo modo l’azienda ha voluto sottolineare come,<br />
anche se si tratta di un entry-level, è un prodotto realizzato proprio<br />
qui e non lontano migliaia di chilometri nel Far East. Giradischi<br />
essenziale, soprattutto per chi ha negli occhi l’opulenza di forme e<br />
materiali del resto della produzione: tavola in MDF da 32 mm di<br />
spessore sulla quale è stato montato il motore in AC da 600 RPM;<br />
piatto in alluminio e soprattutto un buon braccio da 9 pollici in<br />
alluminio che riprende la struttura Yoke su supporto Gimball, che<br />
sono la caratteristica di VPI. Prodotto semplice da utilizzare, di<br />
quelli che togli dall’imballo e fai partire, per cui in VPI hanno deciso<br />
di premontare una testina. Non una qualunque: hanno chiesto ai<br />
Giradischi VPI Cliffwood<br />
Dimensioni: 47 x 10 x 34,3 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5,9 Kg<br />
Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />
Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />
www.audiogamma.it<br />
Tipo: completo di testina Telaio: in MDF<br />
da 32 mm di spessore Trasmissione: cinghia<br />
Piatto: in alluminio da 30 cm Velocità<br />
(RPM): 33,3 e 45 Braccio: 9 pollici tipo Yoke<br />
in alluminio Note: Testina VPI/Grado Green.<br />
Possibilità di montare il braccio JMW 9.<br />
quasi vicini di casa di Grado di realizzare per questa esigenza una<br />
versione rivista della loro Green. Per chi ha voglia di fine-tuning è<br />
possibile montare su questa base, in alternativa al braccio di serie,<br />
un JMW 9 della stessa VPI. Consideriamo che lo Junior, l’attuale<br />
entry-level dell’azienda, in Italia è venduto a 2.000 euro (con<br />
testina Ortofon 2M Red), per cui lo sforzo del produttore per riuscire<br />
a proporre il Cliffwood è una scelta ben precisa e non casuale<br />
nel volersi proporre a un pubblico nuovo, magari lo stesso che ha<br />
iniziato ad acquistare vinile in tempi recenti<br />
e adesso cerca un prodotto per far evolvere il<br />
proprio sistema rimanendo ancora su prezzi<br />
“possibili”. Uno sforzo che speriamo venga<br />
riconosciuto anche dal distributore italiano di<br />
VPI che, al momento, in listino non ha ancora<br />
né il Player né tanto meno il nuovo Cliffwood.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
10 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
Tagliamo i fili!<br />
Affidandosi a un laconico “compatibile con file 24 bit / 192 kHz”<br />
BryFi non affronta il nuovo con l’abituale e originale punto di vista<br />
di Bryston: manca il Bluetooth ma è presente l’AirPlay! Utilizza<br />
una doppia tripletta di altoparlanti che, secondo le informazioni<br />
aziendali, sono quelli che vengono utilizzati nel diffusore Mini<br />
A. Speaker e sono amplificati da una sezione di potenza (verosimilmente<br />
in Classe D) da 2x75 watt. Uno sportellino alla base del<br />
pannello anteriore copre il tasto di accensione, l’ingresso minijack,<br />
il volume (di tipo analogico come sottolineano in Bryston),<br />
le quattro porte USB tipo A (ma una viene sacrificata per il dongle<br />
del Wi-Fi) e la porta di rete Ethernet 10/100 Mbps con funzione<br />
UPnP. Sul pannello posteriore un secondo ingresso mini-jack<br />
e l’uscita per subwoofer nello stesso formato. Un elemento tra<br />
quelli positivi è che la sezione di controllo del BryFi BW-1 è di<br />
fatto costituita<br />
dal Raspberry<br />
Pi: una piattaforma<br />
che può<br />
regalare prestazioni<br />
e caratteristiche<br />
inversamente<br />
proporzionati<br />
al suo prezzo<br />
piccolo piccolo<br />
in cambio, però, di una forte personalizzazione hardware e<br />
software.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Streaming Player Bryston BryFi BW-1<br />
Prezzo: € 2.210,00<br />
Dimensioni: 49 x 26 x 17 cm (lxaxp)<br />
Peso: 7,30 Kg<br />
Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />
www.audioreference.it<br />
Supporti compatibili: SSM (Solid State Memory) Tipo: stereo Tecnologia:<br />
a stato solido Amplificazione: 2 x 75 W su 8 Ohm in classe<br />
AB Risp. in freq. (Hz): 60 - 20.000 +/- 3 dB Ingressi analogici: 1<br />
RCA Ingressi digitali: USB High resolution (4), Ethernet (1), WiFi<br />
(1) Sistema di conversione D/A: 24 bit - 192 kHz Note: Ingressi<br />
analogici: 2x mini-jack 3,5 mm. Uscita: mini-jack 3,5 mm per subwoofer.<br />
AirPlay, UPnP, WiFi. Speaker: 2x woofer 16,5 cm; 2x midrange 9 cm; 2x<br />
tweeter 2,5 cm. Max SPL 115 dB.<br />
UN FUTURO BELLISSIMO<br />
Segni particolari? Bellissimo! Ma non è una novità, almeno per B&O che<br />
con il Beolab 50 ripercorre in termini di ricaduta tecnologica e in versione<br />
ridotta il percorso inaugurato con l’ammiraglia Beolab 90, mentre<br />
dal punto di vista del design ci si è ancora una volta “sbizzariti” con un<br />
diffusore a pianta triangolare e un disegno in cui la parte inferiore è<br />
stata concepita per sollevare visivamente il diffusore dal pavimento,<br />
dandogli un senso di stabilità al centro.<br />
BeoLab 50: un diffusore amplificato (con moduli IcePower) che utilizza la<br />
soluzione Active Room Compensation, basata sul controllo attraverso il<br />
DSP Analog Devices ADSP-21489 (400 MHz) per la correzione ambientale<br />
attraverso filtri di compensazione e l’originale Acoustic Lens Technology<br />
che, grazie a un sistema motorizzato, regola la dispersione del tweeter<br />
con vari settaggi.<br />
Il collegamento al diffusore avviene per via digitale tramite connessione<br />
fisica (24/192) o in wireless che nella modalità WiSA avviene a 24/96.<br />
Agostino Bistarelli<br />
Diffusori Bang & Olufsen BEOLAB 50<br />
Dimensioni: 43,5 x 109 x 42,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 61 Kg<br />
Distributore: Bang & Olufsen Italia S.p.A.<br />
Via Santa Maria Valle, 3 - 20123 Milano (MI)<br />
Tel. 02.72.74.001 - Fax 02-89.01.05.20<br />
www.bang-olufsen.it<br />
Tipo: da pavimento N. vie: 3 Risp. in freq (Hz): 15 - 43,000 Altoparlanti:<br />
1 tw da 3/4’’, 3 midrange da 4’’, 3 wf da 10’’ Note: amplificato con 7 moduli<br />
IcePower da 300 W e controllato da DSP Analog Devices ADSP-21489 per<br />
calibrazione acustica. Ingressi USB e SPDIF a 24/192, ottico a 24/96. Wi-Fi.<br />
12 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
VOCE GROSSA<br />
La collocazione visiva della linea Reference K all’interno del sito di Canton la dice lunga su questi diffusori: non sono<br />
compresi in nessuna delle categorie, nemmeno in quella Hi-Fi dove ci saremmo aspettati di trovarli. In effetti già a un<br />
primo sguardo i Reference K dimostrano tanta sostanza, maggiormente in evidenza nel top di gamma 1K. Sistema a<br />
pavimento, come lo sono anche i 3K, 5K e 7K mentre il 9K è l’unico bookshelf, il 50K è un canale centrale e sub attivo. Tre<br />
vie e quattro altoparlanti per l’1K (stessa configurazione anche per gli altri tower della serie) con doppio woofer da 310<br />
mm per la gamma bassa, midrange da 180 mm e tweeter a cupola da 25 m. Proprio sugli altoparlanti in Canton hanno<br />
fatto un lungo lavoro tecnologico di affinamento dei componenti. Per woofer e midrange, ad esempio, sono intervenuti<br />
direttamente sulla struttura molecolare dell’alluminio per trasformarne una parte in una struttura di tipo ceramico e su<br />
questa hanno applicato elementi in tungsteno. Tutto ciò per ottenere una membrana che potesse estremizzare il rapporto<br />
tra peso, rigidità e smorzamento. Composito ceramico anche per la cupola del tweeter. Midrange con doppia sospensione<br />
e cestello in pressofusione di alluminio. Quattro connettori sul pannello posteriore, per bi-wiring e bi-amping, con possibilità<br />
di accettare cavi fino a 10 mmq e connettori a banana. Il modello 1K, insieme soltanto al 3K, mette a disposizione<br />
dei ponticelli per intervenire separatamente sulla gamma media e alta sulle posizioni -1.5 / 0 / +1.5 dB. Il sistema reflex<br />
del diffusore è nascosto nella base: il condotto è posizionato sul pannello inferiore e sfocia nella base sagomata che<br />
provvede a controllare il flusso dell’aria per disperderlo, in misura diversa, tra la parte anteriore e quella posteriore.<br />
Un sistema (denominato Bass-Guide con tanto di brevetto) che svincola abbastanza il reflex dalla posizione in ambiente<br />
del diffusore e ne semplifica la collocazione. Chiaramente la base è stata progettata e realizzata per sostenere il doppio onere del peso del diffusore (134<br />
chili per ogni unità) e della pressione dell’aria del condotto reflex. In realtà è tutto il diffusore a essere di grande solidità e bassa propensione alle risonanze:<br />
l’interno è stato adeguatamente rinforzato da diversi elementi orizzontali che vincolano le pareti e bloccano il propagarsi delle onde; ogni altoparlante,<br />
inoltre, ha una sua camera di risonanza distinta e separata. Finitura piano con dodici diversi strati di vernice.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Diffusori Canton Reference 1K<br />
Prezzo: € 20.806,00<br />
Dimensioni: 48 x 127 x 69 cm (lxaxp)<br />
Peso: 134 Kg<br />
Distributore: Hi-Fi United<br />
Via Manfredi, 98 - 29122 Piacenza (PC)<br />
Tel. 0523.71.61.78 - Fax 0523.71.60.76<br />
www.hifiunited.it<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza (W):<br />
500/900 Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di crossover (Hz): 180-400-<br />
2800 Risp. in freq (Hz): 18-40.000 Sensibilità (dB): 89,5 Altoparlanti:<br />
2x Woofer 310 mm Ceramic Tungsten, 1x Midrange 180 mm Ceramic<br />
Tungsten, 1x Tweeter 25 mm Aluminum Ceramic Oxyd Rifinitura:<br />
piano, nero, bianco<br />
La mia prima volta<br />
“Il più semplice possibile!”. In sintesi il Cor, primo amplificatore<br />
della inglesePMC (Professional Monitor Company – nome<br />
, a questo punto, non così omen) è un inno al tradizionale<br />
approccio britannico all’Hi-Fi dove c’è molto dello zampino di<br />
Oliver Thomas (il figlio del fondatore Peter Thomas). Basato<br />
su una configurazione Darlington pura, con circuiti bilaciati<br />
e completamente analogico, l’integrato utilizza un sistema di<br />
monitoraggio del calore tramite chip mentre volume, controlli<br />
di tono e balance sono motorizzati; l’alimentatore è in MuMetal<br />
da 360 VA. Il progetto ha richiesto 4 anni di sviluppo dove,<br />
a detta degli interessati, una buona parte del tempo è stata<br />
dedicata ad accoppiare<br />
i componenti<br />
che “elettricamente possono essere uguali ma non sempre<br />
suonano nella stessa maniera”. Cura che si estende anche ai<br />
particolari: completamente costruito in Ingilterra, l’apparechio<br />
dispone di un telecomando orignale realizzato in alluminio e<br />
di un ingresso cuffia di qualità.<br />
Il tremila<br />
Amplificatore integrato Pmc Cor<br />
Dimensioni: 43,20 x 8,70 x 40,10 cm (lxaxp)<br />
Peso: 12 Kg<br />
Distributore: Gammalta Group S.r.l.<br />
Via S. Maria, 19/21 - 56126 Pisa (PI)<br />
Tel. 050 2201042 - Fax 050 2201047<br />
www.gammalta.it<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido Potenza: 2 x 95 W su 8<br />
Ohm in classe AB Risp. in freq. (Hz): 20 - 20.000 +0/-0.2dB<br />
5Hz THD (%): 0.001 S/N (dB): 101 Ingressi analogici: 4<br />
RCA 1 XLR<br />
14 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
L’elegante che mancava<br />
Nella parte alta del listino di Rockport Technologies si era creato un<br />
vuoto che l’azienda ha colmato con il modello Lyra: diffusore che<br />
si colloca tra i 300.000 euro del top di gamma Arrakis e i 130.000<br />
circa di Altair. Il nuovo arrivato, oltre a completare la gamma prezzi,<br />
si presenta con una caratteristica estetica che si stacca in maniera<br />
netta dai due modelli citati e tende a celare le sue caratteristiche<br />
e prestazioni dietro un design relativamente semplice. C’è un primo<br />
elemento di discontinuità, che molto probabilmente sta a indicare<br />
una nuova via intrapresa da Andrew Payor: l’uso dell’alluminio per<br />
la realizzazione dei due telai (uno dentro l’altro) che compongono<br />
il diffusore, mentre in Arrakis e Altair è stato utilizzato un doppio<br />
telaio in fibra di vetro, carbonio e speciali polimeri. Altra differenziazione<br />
estetica tra Lyra e i due Arrakis e Altair è la mancanza nel<br />
primo dei woofer laterali, quelli che sostanzialmente obbligavano a<br />
uno sviluppo molto evidente in profondità del mobile a svantaggio<br />
delle belle proporzioni. Qui la gamma bassa è affidata alla coppia di<br />
woofer da 25 cmm collocati sul pannello anteriore, come lo sono i due<br />
midrange che racchiudono il tweeter tipicamente in berillio. Anche<br />
gli altoparlanti per woofer e midrange hanno ricevuto degli step-up,<br />
forse meno nella composizione e più nel processo di lavorazione, che<br />
ora vede un passaggio ulteriore che ha il compito di dare ulteriore<br />
rigidità alla membrana, sempre realizzata con nove strati di fibra di<br />
carbonio e Rohacell. Al tweeter è stata aggiunta una guida d’onda<br />
che, oltre a controllare l’emissione nello spazio, permette anche un<br />
incremento della sensibilità media dell’altoparlante.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Diffusori Rockport technologies Lyra<br />
Prezzo: € 187.000,00<br />
Dimensioni: 35,8 x 136 x 67,3 cm (lxaxp)<br />
Peso: 254 Kg<br />
Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />
www.audioreference.it<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 3 Potenza<br />
(W): minimo 30 Impedenza (Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 20 -<br />
30.000 -3 dB Sensibilità (dB): 90 Altoparlanti: 2x Woofer 25 cmm<br />
in fibra di carbonio; 2x midrange 16.5 cm in fibra di carbonio; Tweeter<br />
2,5 cm in berillio<br />
E DSD SIA!<br />
Ha un doppio ruolo il neo arrivato DAC Abacus di Heed Audio: va a rivitalizzare la serie Elixir, si colloca strategicamente<br />
tra la serie Modulare e i più costosi Obelisk e Thesis (costituito dal solo amplificatore integrato omonimo) e<br />
introduce la conversione da DSD nativo. Sull’Abacus poche le informazioni tecniche ufficiali, come da tradizione<br />
Heed Audio, che solo a richiesta diretta ci fornisce qualche dato tecnico come quello del processore utilizzato<br />
per la sezione di conversione DA che, in questo caso, è uno stagionato ma sempre valido AK 4490 con supporto nativo per il DSD, fino a 5.6448<br />
MHz, mentre per il PCM il dato è 32 bit / 384 kHz su USB e 24 bit / 192 kHz su tutti gli altri ingressi. I progettisti di Heed Audio puntano molto l’attenzione<br />
sullo stadio analogico del loro convertitore, quello che alla fine caratterizza sonicamente la macchina e sul quale è più facile intervenire per fine-tuning. Nel<br />
caso dell’Abacus sono stati utilizzati in questa sezione componenti discreti. Per gli ingressi ottici e coassiali è stata utilizzata un’interfaccia AKM IC mentre per<br />
l’USB la classica XMOS. Lo stadio analogico e i filtri utilizzano sezioni di alimentazioni separate. Quattro i filtri disponibili: linear phase fast roll-off, linear phase<br />
slow roll-off, minimum phase fast roll-off, minimum phase slow roll-off, mentre per il DSD abbiamo il normal (attraverso il convertitore Delta Sigma) e il direct<br />
(percorso diretto dalla stadio di conversione). La selezione dei filtri è controllabile direttamente dal telecomando in dotazione. Il display OLED sul frontale<br />
mostra il sampling rate del file in ascolto e l’ingresso selezionato. A proposito di ingressi, sul pannello posteriore quelli disponibili: coassiale RCA, coassiale<br />
BNC, due ottici, USB e uno spazio vuoto (ma previsto nella selezione degli ingressi) da utilizzare per prossimi sviluppi hardware della macchina; uscita RCA.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Convertitore Heed Audio Abacus<br />
Prezzo: € 1.090,00<br />
Dimensioni: 22 x 8,7 x 32,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 4,5 Kg<br />
Distributore: DML Audio<br />
Via Del Salice, 28 - 47822 Santarcangelo di Romagna (RN)<br />
Tel. 0541.62.39.05 - Fax 0541.62.67.61<br />
www.dmlaudio.it<br />
Frequenza di campionamento (kHz): PCM: 32bit/384 kHz - DSD 5.6<br />
MHz Risp. in freq. (Hz): da 3 Hz Ingressi analogici: RCA Ingressi<br />
digitali: BNC, 2x ottico, USB Uscite analogiche: linea RCA Note: Filtro<br />
DSD 50 kHz come standard da Scarlet Book<br />
16 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
ANTENNA<br />
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
L’anello mancante<br />
Si era creato un “buco” all’interno del listino dei giradischi<br />
di Gold Note: quello tra l’entry level Valore (intorno ai 1.000<br />
euro) e la coppia Giglio e Mediterraneo (grossomodo tra 4.000<br />
e 6.000 euro). Ora arriva il Pianosa con i suoi 2.750 euro che a<br />
un primo sguardo veloce è molto vicino come stile alla coppia<br />
top di gamma, con l’elemento in legno inferiore (da 50 mm di<br />
spessore) dalle forme morbide e dal design elegante e raffinato.<br />
Curve che non sono solo estetiche (secondo la letteratura<br />
aziendale richiamano le colline di certe zone della Toscana)<br />
ma aggiungono anche ulteriore rigidità al pannello: il legno<br />
scelto è il noce italiano, stagionato e stabilizzato a temperatura,<br />
quello che combina rigidità ed elevata massa. Questo pannello<br />
è ulteriormente rinforzato con elementi in acciaio da 3 mm<br />
di spessore, il tutto vincolato a un secondo pannello di MDF<br />
da 20 mm laccato nero. Tre grossi piedi in acciaio fungono da<br />
disaccoppiamento meccanico con la superficie di appoggio del<br />
giradischi. Il piatto del Pianosa, da 23 mm di spessore, è realizzato<br />
in Sustarin: un copolimero senza pori, facilmente lavorabile<br />
con elevate caratteristiche<br />
di stabilità nel<br />
tempo, resistenza all’attrito,<br />
combinazione di resistenza e rigidità,<br />
deformazione<br />
permanente minima e ottima resistenza alla flessione. Il giradischi<br />
è già completo di braccio, si tratta del B5.1, realizzato<br />
dalla stessa Gold Note: canna da 9 pollici in alluminio 6000<br />
rettificato (conosciuto anche come Anticorodal, in lega con<br />
silicio e magnesio) da 10 grammi di massa dinamica effettiva,<br />
con VTA regolabile, anti-skating a filo, azimuth regolabile con<br />
grani, cablaggio interno con Hyper Litz schermato OFC. Motore<br />
sincrono a 12 V PMW con selezione e controllo elettronico<br />
della velocità.<br />
Vincenzo Maragoni<br />
Giradischi Gold Note Pianosa<br />
Prezzo: € 2.750,00<br />
Distributore: Akamai S.r.l.<br />
Via della Gora, 6 - 50025 Montespertoli (FI)<br />
Tel.+39 0571 675005 - Fax +39 0571 675013<br />
www.goldnote.it<br />
Tipo: con braccio Telaio: basamento in noce da 50 mm accoppiato con<br />
uno zoccolo MDF di 20 mm e rinforzato con una piastra in acciaio inox<br />
da 3 mm Trasmissione: cinghia Piatto: Ultra Dead Design Sustarin<br />
da 23mm di spessore Velocità (RPM): 33,3 e 45 con cambio elettronico<br />
e regolazione fine Braccio: B5.1 Wow & Flutter (%): 0,1 Rumble<br />
(dB): -77 Note: motore sincrono 12 Volt High Torque sincrono con<br />
alimentazione esterna PWM. Cuscinetto del perno in acciaio e bronzo<br />
temperato. Finiture disponibili: walnut, laccato nero, laccato bianco.<br />
NUOVE FRONTIERE PER DALI<br />
La collaborazione tra Lenbrook (proprietaria dei<br />
marchi Bluesound, Nad e PSB) e Dali comincia<br />
a dare i suoi frutti, partendo dal<br />
settore wireless dove la casa danese ha<br />
deciso di utilizzare la piattaforma BluOs (in<br />
grado di garantire lo stream a 24/192 con<br />
compatibilità con Roon e MQA e provvisto<br />
di App) per il suo sistema Callisto costituito da un<br />
hub digitale e da diffusori wireless amplificati in grado di riprodurre<br />
segnali fino a 24/96. Sono disponibili ingressi coassiale, ottico (2),<br />
USB e analogico (2 gli ingressi che vengono convertiti in digitale) e<br />
l’apparecchio è compatibile bluetooth. I diffusori utilizzano un woofer da 16,5<br />
cm in fibra di legno e un sistema tweeter ibrido a cupola e nastro e sono alimentati da un ampli in classe<br />
D. Al momento ancora da definire l’introduzione sul mercato.<br />
Agostino Bistarelli<br />
Pathos in Italia direttamente<br />
La casa vicentina ha deciso di distribuirsi direttamente nel nostro<br />
paese: dopo tanti anni di proficua collaborazione si conclude così<br />
il rapporto di partnership distributiva tra Pathos acoustics e Music<br />
Tools. A partire da settembre, pertanto, la gestione commerciale<br />
del mercato italiano sarà di responsabilità diretta di Pathos.<br />
Per info: sales@pathosacoustics.com<br />
18 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
di Vincenzo Maragoni<br />
Una cuffia salverà l’Hi-Fi?<br />
Cresce l’interesse intorno al CanJam e al suo modo di presentare e far conoscere i prodotti. Siamo<br />
andati all’edizione di Londra per cercare di capire il segreto di questo successo.<br />
15e 16 luglio: l’appuntamento è al Park Plaza Westminster,<br />
giusto dall’altra parte del Westminster Bridge, quello che<br />
termina a ridosso del palazzo omonimo e dell’imponente<br />
Big Ben. È qui che si svolge il CanJam London 2017: l’edizione britannica<br />
di una serie di eventi che vengono realizzati anche a Los Angeles,<br />
Singapore, New York e Denver (il punto di partenza di tutta l’organizzazione).<br />
CanJam nasce nel 2006, anche se allora la sua denominazione<br />
era National Head-Fi Meet, poi diventata per un paio di anni HeadFest<br />
fino ad assumere, nel 2008, l’attuale nome. Da allora l’evento è stato<br />
presente a Los Angeles, Chicago, New York, Londra, Singapore e al Rocky<br />
Mountain Audio Fest a Denver. Per il 2018 è possibile che vengano<br />
aggiunte ulteriori due location a quelle già in calendario, una delle quali<br />
sarà molto probabilmente Shangai. L’edizione 2017 di Londra ha accolto<br />
1.600 appassionati con un incremento del 20% rispetto al 2016; 62 gli<br />
stand, spesso con più marchi, presenti all’evento. Se non si conosce la storia<br />
del CanJam è lecito pensare che dietro ci sia un’organizzazione complessa<br />
e articolata, magari una di quelle nate dall’accordo delle aziende<br />
produttrici. Niente di più sbagliato: CanJam nasce “dal basso”, perfetto<br />
esempio di come saper interpretare e gestire le esigenze di appassionati<br />
che si ritrovano dietro un social media. In questo caso parliamo del<br />
forum Head-Fi (head-fi.org), la più ampia comunità che ruota intorno<br />
al mondo della cuffia e dell’audio portatile. Un forum che, evitando le<br />
risse verbali e le inutili chiacchiere da bar tipiche di situazioni nostrane,<br />
ha saputo conquistarsi una posizione da influencer del settore fino alla<br />
massima consacrazione dell’organizzazione del CanJam, in collaborazione<br />
con Ethan Opolion. Head-Fi ha saputo raccogliere le esigenze e<br />
gli interessi di un “nuovo pubblico” di appassionati della riproduzione<br />
audio, molti dei quali provenienti dall’esperienza con iPod e simili e che<br />
cercavano un modo per far evolvere lo strumento utilizzato e la qualità<br />
dell’ascolto. Una comunità consapevole ed esperta, che cerca nel forum<br />
risposte a nuove domande e non solo uno spazio dove riversare richieste<br />
assurde o, ancora peggio, creare scompiglio. Una comunità che alla fine<br />
anche le aziende tengono in considerazione, come dimostra il caso di<br />
iBasso che, in fase di progettazione del proprio nuovo DAP top di gamma,<br />
ha sondato proprio le richieste degli iscritti ad Head-Fi. Un nuovo<br />
pubblico ampio come numero e come possibilità di utilizzo di strumenti<br />
diversi per ascoltare musica (mobile, computer…). Lo stesso pubblico<br />
che molti degli operatori nazionali ha snobbato, valutando l’iPod come<br />
una semplice moda e non come uno strumento fondamentale (a modesto<br />
avviso di chi scrive) per il passaggio tra due generazioni di “ascoltatori”.<br />
Uno strumento, l’iPod e simili, che a distanza di qualche anno si sono<br />
trasformati nei DAP ad alta risoluzione che ormai conosciamo bene e<br />
con loro i modesti auricolari bianchi di serie si sono trasformati in una<br />
nuova generazione di cuffie ad alte prestazioni e, non di rado, prezzo<br />
contenuto. Proprio questi nuovi appassionati hanno prima popolato<br />
gli spazi di Head-Fi (e anche di altri spazi dal contenuto simile) e poi le<br />
stanze delle diverse edizioni del CanJam. Qui si respirava un’atmosfera<br />
diversa, simile a quanto registrato all’evento Headroom del marzo scorso,<br />
sempre a Londra e sempre dedicato al mondo della cuffia e dell’audio in<br />
mobilità. Qui gli appassionati che arrivano sono consapevoli delle novità<br />
che trovano - potere dei social media e della buona organizzazione delle<br />
aziende presenti - e che vogliono provare. Anche gli espositori hanno un<br />
20 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
REPORTAGE LONDON CANJAM<br />
La grande Ballroom del Park Plaza Westminster ha ospitato l’edizione 2017 del<br />
CanJam a Londra con i suoi 1.600 partecipanti e i 62 espositori.<br />
Da sinistra Jude Mansilla e Ethan Opolion: il primo è il creatore di Head-Fi, l’altro<br />
è il braccio operativo in CanJam.<br />
approccio diverso: sono meno “ingessati”, non presentano i loro prodotti<br />
come “i migliori del mondo” ma, anzi, invitano a fare confronti e verifiche<br />
con altri simili. L’atmosfera è in generale sempre molto rilassata e meno<br />
formale, i prodotti si toccano, si provano, spesso è possibile parlare<br />
direttamente con il progettista. Anche i metodi di vendita sono<br />
diversi e diversificati rispetto all’Hi-Fi tradizionale: crowdfunding,<br />
vendita diretta dal sito, riferimenti continentali e non distributori<br />
nazionali, rivenditori anche non proprio Hi-Fi, piattaforme come<br />
Amazon e simili… La sensazione è che questo possa essere, anzi sia,<br />
l’esempio e il traino anche per i prodotti più tradizionali. Sempre<br />
che i prodotti e i produttori tradizionali abbiano voglia di cercare<br />
una nuova strada…<br />
Oltre alle edizioni americane ed europee per il 2018 è ormai certa almeno una data in Cina per il<br />
CanJam. Inevitabile visto il numero di produttori cinesi presenti nelle varie edizioni dell’evento.<br />
TANTO IN POCO SPAZIO<br />
Il nuovo amplificatore per cuffia A5 Fiio prende il posto del precedente E12A anche se a un colpo d’occhio<br />
veloce i due sembrano piuttosto uguali. La linea, in effetti, è simile come è simile la struttura tecnica<br />
anche se qui in Fiio hanno lavorato di affinamento e di precisione per tirare fuori un amplificatore di<br />
nuova generazione, con componenti migliorati e, con essi, le prestazioni numeriche, come la distorsione<br />
e il rapporto segnale-rumore; miglioramenti anche nella sezione di alimentazione, con una tensione di<br />
lavoro più alta (11 V) e una maggiore gamma dinamica. A bordo operazionali del calibro di MUSES02 e LME49600, ai quali si aggiungono resistenze in film metallico.<br />
La batteria integrata è formata da tre celle in serie per un totale di 880 mAh per circa 13 ore di autonomia; può essere ricaricata via USB o con il charger dedicato e, in<br />
questo caso, il “pieno” di energia arriva in due ore e mezza. Amplificatore per cuffia senza la sezione di conversione D/A (a questi Fiio ha dedicato un’altra piccola serie<br />
specifica), quindi l’ingresso è analogico in formato mini-jack da 3,5 mm, lo stesso che troviamo in uscita per la cuffia. Entrambi i connettori sono realizzati con un telaio<br />
di acciaio lavorato in CNC e un anello di tenuta interno: in questo modo il contatto tra sede e connettore è solido per cui anche in movimento sono scongiurati falsi<br />
contatti. Accanto a questi il selettore per il guadagno, regolabile su due posizioni, così da potersi adattare più facilmente a cuffie con diverse impedenze. A proposito<br />
del carico Fiio dichiara la potenza del suo A5 in un range che va da 32 a 300 con un risultato di 800 e 150 mW. Il prezzo è di 152 euro.<br />
Distributore: Audio Azimuth - www.audioazimuth.it<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 21
INSIDE<br />
AUGURI IN MUSICA (HI-RES)<br />
iBasso festeggia i suoi primi dieci anni e lo fa con un prodotto ad alte prestazioni: il DAP DX200, che già<br />
dalla sigla lascia intendere essere un’evoluzione del DX100 presentato nel 2012 e ormai pronto a lasciare<br />
il posto a una macchina più moderna e prestazionale. Un nuovo prodotto che l’azienda ha realizzato<br />
a stretto contatto con l’ampia comunità di Head-Fi, raccogliendo e valutando le tante indicazioni e<br />
i suggerimenti che arrivano da questo importante forum che ha saputo crescere ed evolversi fino a<br />
diventare un vero e proprio influencer mondiale per tutto quello che riguarda il mondo della cuffia e<br />
dell’audio in mobilità in generale. Un modo nuovo di sviluppare un prodotto, con attenzione a quello che<br />
“la base” chiede e cerca: una sorta di condivisione social di un progetto audio. Già a un primo sguardo il<br />
DX200 comunica tutta la sua consistenza: il display multi-touch copre quasi tutto il panello frontale (con<br />
risoluzione di 768 x 1280); il telaio è in alluminio aeronautico lavorato in CNC con un elevato senso di<br />
solidità; schermo per interferenze RF e EMI; la manopola del volume è meccanica ed è protetta da una<br />
barretta di alluminio che a sua volta integra i comandi elettronici del controllo delle tracce. A bordo del<br />
DX200 un processore Arm Cortex A53 con struttura a 8 Core; a seguire la sezione di decodifica D/A che<br />
utilizza una coppia di Sabre ES9028PRO 8 Core (era un singolo 9018S singolo core nel DX100) grazie<br />
ai quali è possibile utilizzare file audio sia PCM (a 32 bit / 384 kHz) che DSD512, mentre nel DX100 era<br />
supportato solo il PCM 24/192. A tutto questo si aggiunge una versione focalizzata sulle funzioni audio<br />
di Android 6.0 con player<br />
audio Mango integrato. Ne consegue che i numeri del DX200 schizzano in alto, come testimoniato dai 125 dB per il rap- porto segnale/rumore e i -114<br />
dB per la THD (sensibili i progressi, dunque, rispetto al precedente DX100, che aveva valori rispettivamente di 116 e -94 dB). In evidenza la presenza di una porta USB<br />
tipo C con ricevitore Xmos XU208 che permette di utilizzare il lettore come un vero e proprio DAC esterno a supporto di computer Windows, Apple e Linux: il primo<br />
ha bisogno di driver (messi a disposizione da iBasso) mentre gli altri due, come sempre, sono pronti all’uso immediato. Ancora in tema di connessioni: uscita SPDIF,<br />
utilizzabile con mini-ottico o coassiale; line-out con mini-jack da 3,5 mm; slot per mini-SD; per la cuffia abbiamo a disposizione un’uscita single-ended e una bilanciata<br />
da 2,5 mm. In dotazione con il DX200 la custodia, il cavo USB-C, il coassiale e quello definito burn-in, da utilizzare nelle prime ore di utilizzo del player per stabilizzare<br />
circuiti e componenti elettronici. Il prezzo è di 990 euro.<br />
Distributore: Audio Point Italia - www.audiopointitalia.it<br />
NOBILE DISCENDENZA<br />
In Pioneer hanno fatto un lungo lavoro di ricerca e affinamento sui materiali e sulla struttura della cuffia flagship SE-Master1 e dal<br />
top di gamma, come inevitabilmente succede in ogni settore di mercato, deriva ora una seconda cuffia che riprende alcuni elementi<br />
tecnici e alla quale tende in fatto di prestazioni sonore. SE-Monitor5 la sigla, per una cuffia chiusa con trasduttori dinamici e struttura<br />
sovraurale. Le dimensioni importanti dei padiglioni nascondono un sistema a doppia camera, dove la seconda (più piccola di quella<br />
principale) ha il ruolo di controllare la pressione alle spalle del trasduttore per limitare fenomeni di compressione. Il risultato, secondo<br />
Pioneer, è una gamma bassa più pulita e controllata, con pochi fenomeni di risonanze e una maggiore discesa in frequenza. Un<br />
elemento importante in questo processo è la forma e la composizione del padiglione e, di conseguenza, delle due camere<br />
di risonanza: è stato ampiamente utilizzato il magnesio così da contenere il peso e, allo stesso tempo, aumentare la rigidità<br />
strutturale. Trasduttore da 50 mm realizzato con nano-fibre di polpa di cellulosa naturale, bobina mobile con filo in alluminio<br />
rivestito in rame, anche per il cestello dell’altoparlante è stato utilizzato il magnesio, risposta in frequenza accreditata da 5 a<br />
85k Hz. In dotazione tre diversi cavi per altrettanti utilizzi: uno da 1.6 metri con connettore da 3.5 mm sbilanciato; uno da 3 metri<br />
con doppio connettore da 3.5 mm sbilanciato; uno da 1.6 metri con doppio connettore bilanciato da 2.5 mm a 4 poli; in tutti i casi<br />
il cavo è di tipo Litz. Doppia scelta per il cuscinetto: uno in velluto e uno in pelle, per entrambi l’imbottitura è in memory foam per<br />
adattarsi meglio alla forma dell’orecchio. L’archetto si innesta nel padiglione con un meccanismo in duralluminio con sistema in gomma<br />
che ha il compito di isolare meccanicamente il più possibile proprio il padiglione dal suo supporto.<br />
Prezzo: € 1.130,00 Peso: 480 g. Distributore: Pioneer Italia - www.pioneer.it<br />
NUOVA SERIE<br />
www.pmc-speakers.com<br />
The definition of performance.<br />
vieni ad ascoltarle a Mantova da:<br />
GAROSI RENZO HI-FI,<br />
DAL 1970 A MANTOVA<br />
Via Broletto, 7 - Mantova<br />
Ph / Fax +39 0376 328604<br />
renzo.garosi@garosihifi.it<br />
22 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INSIDE<br />
VOCE AUTOREVOLE<br />
Un nome di riferimento del settore cuffia che non presenta novità tutti i giorni: l’emozione degli organizzatori<br />
del CanJam London 2017 era forte nell’annunciare la presenza di Stax e del suo nuovo SRM-T8000,<br />
amplificatore dedicato al difficile carico delle proprie cuffie che si colloca direttamente al top di gamma e<br />
che dopo tanti anni va a sostituire, come prodotto di riferimento, l’attuale SRM007TII. Il prezzo dovrebbe<br />
collocarsi (ancora non è stato ufficializzato) nella zona 6/7.000 euro. A differenza degli attuali amplificatori<br />
il nuovo SRM-T8000 si differenzia già per le dimensioni, con la larghezza che raddoppia e supera i 30 cm.<br />
Altro elemento di differenziazione è la presenza a bordo del primo trasformatore toroidale mai utilizzato<br />
da Stax per i suoi amplificatori. La struttura è quella ibrida con una coppia di triodi 6922 per lo stadio di<br />
ingresso e semiconduttori, chiaramente in alta polarizzazione, per quello di uscita. Le due 6922 sono<br />
collocate su una scheda fisicamente separata dal resto dell’elettronica di bordo, così da tenerle lontane<br />
il più possibile da vibrazioni e rumori che possono rientrare. In questo senso è di aiuto anche la combinazione<br />
tra il telaio di alluminio a-magnetico e i piedini isolanti, anche questi in alluminio. Due uscite sul<br />
pannello frontale da utilizzare con tutte le cuffie Stax Pro con connessione a cinque poli. In ingresso: due<br />
RCA e un XLR, cui si aggiunge un ulteriore ingresso al momento non attivo e pronto (secondo quanto<br />
comunicato ufficialmente dal produttore) ad accogliere prossimi ed eventuali formati. L’SMR-T8000<br />
utilizza la funzione External Bypass che permette di utilizzare il controllo del volume da sorgenti esterne.<br />
Amplificatore per cuffie Stax SRM-T8000<br />
Dimensioni: 32 x 10,3 39,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 7.3 kg<br />
Tipo: Ibrido Risp. in freq. (Hz): 1 - 115.000 THD (%): 0,01 Ingressi: 2x RCA,<br />
1x XLR Uscite: 2x connettori 5 poli per cuffie Stax Pro Impedenza cuffie:<br />
50k Note: Massimo livello di uscita: 470 V RMS. Guadagno: 60 dB.<br />
Distributore: Pro Audio International S.r.l.<br />
Via Guido Guinizelli, 15 - 20127 Milano (MI)<br />
Tel. 0236589184<br />
www.proaudiointernational.it<br />
INVERSAMENTE PROPORZIONATO<br />
Ancora prima delle sue caratteristiche tecniche e di utilizzo il Naos di Ultrasone si presenta<br />
con quattro cifre: 48, 18, 6 e ancora 6 dove le prime tre sono i millimetri delle sue dimensioni e<br />
l’ultima è il peso in grammi. Stiamo parlando di qualcosa di simile a una delle tante pen-drive<br />
che riempiono la borsa del computer e i cassetti della nostra scrivania. E proprio al mondo<br />
dell’informatica-audio è destinato principalmente il piccolo Neos. Ultrasone lo indirizza specificatamente<br />
agli “audiomobili” già nella compilazione della scheda tecnica: nessuna informazione<br />
su chip e configurazione adottata, evidenza alla dotazione di cavi grazie ai quali possiamo<br />
collegare il Naos a qualsiasi computer, tablet e smartphone. Il solo dato tecnico evidenziato<br />
è la possibilità di gestire file audio PCM fino a 24 bit / 192 kHz. Come dire: è più importante il<br />
risultato che non il modo con il quale lo si raggiunge. Dimensioni ridotte e funzionalità ridotte<br />
al minimo: da una parte l’ingresso mini-USB, dall’altra l’uscita jack 3.5 mm. Cavi adattatori in<br />
dotazione permettono di interfacciarsi facilmente in ingresso con dispositivi in formato USB-A, USB-C, Ligthing e OTG. L’uscita analogica può essere utilizzata sia come<br />
uscita linea che per collegare una cuffia, sebbene in questo caso sia necessario che la sorgente abbia la regolazione del volume in uscita. Più che per una valenza strettamente<br />
tecnica il Neos ha un importante significato strategico e commerciale: un produttore di cuffie di livello medio-alto si affaccia al mondo dell’audio in mobilità<br />
con un prodotto a proprio nome, certificando in questo modo un settore in sviluppo verso il quale tutti gli operatori devono confrontarsi e fare delle proposte credibili<br />
e facilmente utilizzabili anche (e soprattutto) da un pubblico di non esperti.<br />
Convertitore Ultrasone Naos<br />
Prezzo: € 169,00<br />
Dimensioni: 0,48x0,18x0,16 cm (lxaxp)<br />
Peso: 0,06 kg<br />
Frequenza di campionamento (kHz): 24 bit - 192 kHz Ingressi digitali:<br />
USB mini Uscite analogiche: Mini-jack 3.5 mm S/N (dB): 110 Note: in dotazione<br />
cavi adattatori per USB-A, USB-C, Lightning, OTG.<br />
Distributore: Texim<br />
Via Concordia 6 - 20838 RENATE (MI)<br />
Tel. 0362-923811 - Fax 0362-9238205<br />
www.texim.it<br />
24 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
REPORTAGE LONDON CANJAM<br />
PRONTO ALLE SFIDE<br />
Scarne le notizie ufficiali (la sensazione è che sia una scelta ben precisa per far salire la curiosità)<br />
sul nuovo amplificatore per cuffia top di gamma di Auris Audio, che porta il nome di<br />
Headonia. Supera in listino l’attuale HA2 SE con un prezzo che dovrebbe aggirarsi intorno ai<br />
6.000 euro. L’obiettivo dell’Headonia è quello di poter gestire tutte le cuffie in commercio,<br />
anche quelle dal carico più difficile nel range compreso tra 32 e 600 Ohm. In Auris Audio<br />
sono talmente sicuri della stabilità di erogazione di potenza (fino a 3 watt dichiarati) del loro<br />
Headonia che hanno collocato sul pannello frontale due uscite per la cuffia, una in formato<br />
XLR e l’altra jack da 6,3 mm, utilizzabili contemporaneamente. Sulla parte superiore dell’amplificatore<br />
due distinti regolatori di impedenza dedicati alle due uscite. Ancora sulla parte<br />
superiore quelle che sono le star dell’apparecchio, le due 2A3 utilizzate in single-ended e,<br />
tra di loro, la singola ECC99. Come da tradizione Auris Audio finiture in legno ed elementi<br />
(manopole e piedi) in alluminio.<br />
Amplificatore per cuffie Auris Audio Headonia<br />
Dimensioni: 30 x 28 x 41 cm (lxaxp)<br />
Peso: 17 kg<br />
Tipo: a valvole single-ended Potenza (W/Ohm): 3 Ingressi:<br />
4 linea Uscite: cuffia: bilanciato e sbilanciato Impedenza cuffie:<br />
tra 32 e 600 Note: Valvole utilizzate: 1x ECC99, 2x 2A3.<br />
Sensibilità di ingresso: 1 V. Resistenza di ingresso: 100k Ohm.<br />
Distributore: Labtek<br />
Viale del Lavoro, 46 - 32010 Pieve D’Alpago (BL)<br />
Tel. 0437.37.01.76 - Fax 0437.37.01.77<br />
www.labtek.it<br />
IL BINAURALE AMA LA CUFFIA<br />
Tanto colorate le sue camicie quanto serio e professionale diventa Mike<br />
Valentine quando parla del suo lavoro. Al CanJam London mi presenta la<br />
novità dei Master Tape Copy di alcune delle sue registrazioni, ora disponibili<br />
per l’acquisto direttamente dal sito della sua etichetta discografica Chasing<br />
The Dragon (chasingthedragon.co.uk). Questi nastri da un quarto di pollice<br />
derivano direttamente dai master realizzati in fase registrazione con due<br />
macchine Studer restaurate e modificate in parte dallo stesso Mike e in parte<br />
presso gli Air Studios a Londra: si tratta di uno Studer A820 da mezzo pollice<br />
e uno Studer A80 15ips CCIR da un quarto di pollice. Una produzione limitata,<br />
considerato il tempo e l’attenzione per creare le singole copie, che inevitabilmente<br />
si riflette sul costo, 360 sterline. La presenza di Mike Valentine e del<br />
catalogo di Chasing The Dragon al CanJam è motivata dalla registrazione<br />
binaurale di uno dei titoli di questi Master Tape Copy: in particolare si tratta<br />
del titolo Mozart by Candelight, registrato in direct-to-disc nella chiesa St.<br />
Martin in The Fields a Trafalgar Square a Londra. Mike è uno dei pochi ad abbinare la registrazione direct-to-disc con il metodo binaurale. In una esibizione<br />
dedicata al mondo della cuffia l’ascolto di una registrazione binaurale è un momento da ritagliarsi nella giornata e godersi appieno. Il front end scelto da<br />
Mike Valentine per l’ascolto dei suoi demo era costituito da una cuffia Stax SR-L700 e da un amplificatore Tron Antares in versione DeLuxe; per le tracce<br />
demo sono stati utilizzati file DSD e WAV 24/192, anche questi disponibili per il download dal sito ufficiale. Chiaramente ho focalizzato l’attenzione su<br />
come e quanto una registrazione binaurale possa essere differente da quella tipicamente multi-microfonica più facilmente utilizzata. La collocazione nello<br />
spazio è decisamente avvertibile, i singoli strumenti sono ben distinti l’uno dall’altro con un senso di 3D tangibile e assolutamente godibile. Nel catalogo<br />
di Chasing The Dragon sono disponibili sei titoli in Master Tape Copy (di cui uno in binaurale); cinque titoli in LP direct-to-disc e sei in binaurale; sei titoli<br />
in CD; una dozzina di digital download in DSD e WAV HD.<br />
Per info: www.chasingthedragon.co.uk<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 25
INSIDE<br />
NON CHIAMATEMI PICCOLO!<br />
Facile, molto facile fare l’errore di sottovalutare il DiGiGrid Q basandosi<br />
solo sul suo aspetto, sulle sue finiture poco eleganti e un appeal<br />
che il tipico utente di Hi-Fi non subisce. Il piccolo Q entra nella linea<br />
Desktop Series di DiGiGrid, l’azienda nata dalla fusione di Waves<br />
(leader nel settore dei plugin audio) con DiGiCo (riferimento per la<br />
realizzazione delle consolle per mixing). La Desktop Series propone<br />
soluzioni di basso ingombro, utilizzabili negli spazi ridotti delle<br />
sale di registrazione o dei sistemi Hi-Fi home o, come suggerisce il<br />
nome della serie di appartenenza, per un uso in scrivania abbinato<br />
al computer. Il Q è l’amplificatore per cuffia della serie: con i suoi 10<br />
centimetri per lato e le viti a vista non brilla certo per design e colpo d’occhio<br />
ma le sue doti migliori sono quelle che non si vedono, come spesso succede<br />
per i prodotti di origine professionale. Sul pannello frontale le due uscite per cuffia in formato 3,5 e 6,3 mm; su quello posteriore<br />
l’ingresso RCA, l’XLR AES/EBU e la porta di rete Cat5. Questa permette di collegare il Q a un network con altri prodotti DiGiGrid tra i quali il modello S, un hub Ethernet<br />
che utilizza quattro porte di rete compatibili con il protocollo Dante. A questi ingressi cablati si aggiunge la connessione Bluetooth. L’alimentazione del piccolo Q arriva<br />
dall’alimentatore 12 V esterno dedicato o via PoE. Sul pannello superiore la manopola che regola il livello di uscita della cuffia con vistosa scala di led colorati. Fino a 8.8<br />
V in uscita su un carico di 600 Ohm, mentre il carico minimo dichiarato è di 16 Ohm. Il prezzo in Italia è in via di definizione, in UK è intorno alle 400 sterline.<br />
Distributore: AudioLink - www.audiolink.it<br />
L’OTL PER COMINCIARE<br />
La storia di Feliks Audio è interessante almeno quanto i suoi prodotti e, anche se molto sinteticamente,<br />
la proponiamo qui di seguito. Siamo a Lubliniec, nel sud della Polonia, anno 1967: è<br />
qui che Henryk Feliks realizza un amplificatore a valvole per chitarra dietro richiesta diretta di<br />
un gruppo rock locale. Questo segna la sua carriera professionale che per i successivi 25 anni è<br />
focalizzata proprio su amplificatori per uso da palco e PA. All’inizio degli anni ’90 Henryk prova<br />
a defilarsi da questo settore per iniziare a progettare e costruire, quasi per hobby, ancora amplificatori<br />
a valvole ma stavolta per uso Hi-Fi: ne realizza diversi per sé e per i propri amici. Una<br />
piccola produzione assolutamente artigianale che raccoglie sempre più consensi fino al punto<br />
che la nuova generazione di Feliks (i tre figli di Henryk) inizia a gestire commercialmente il tutto<br />
e crea nel 2005 il marchio Feliks Audio. Nuova generazione ma idee ancora ben allineate allo stile<br />
del fondatore: realizzazione a mano con materiali reperiti quanto più possibile vicino alla sede dell’azienda. Al CanJam Feliks Audio ha presentato il nuovo entry-level<br />
per la sezione degli amplificatori per cuffia, l’Espressivo. Piccolo e poco costoso ma che a un ascolto, seppur veloce, ha dimostrato prestazioni interessanti e da tenere<br />
conto per un sistema low-price di qualità. Single-ended OTL con una coppia di 6N1P nella sezione pre e una seconda di 6NSP di potenza, tutte NOS; alimentatore<br />
toroidale custom made stabilizzato; circuito di bias automatico, per cui non è richiesto nessun intervento manuale anche dopo la sostituzione delle valvole. A proposito<br />
di re-tubing, la stessa Feliks Audio suggerisce le possibili varianti alla coppia di 6N1P con E88CC, 6N23P, 6DJ8 o 6922. Tre ingressi linea e l’interessante plus di un’uscita,<br />
così da poter utilizzare l’Espressivo anche come preamplificatore. Sul pannello frontale l’unica uscita per cuffia in formato jack da 3,6 mm. Il carico ideale suggerito dal<br />
produttore è quello oltre i 100 Ohm (fino a 600) con una potenza dichiarata di 400 mW. 449 dollari il prezzo ufficiale sullo store del produttore.<br />
Amplificatore per cuffie Feliks Audio Espressivo<br />
Dimensioni: 33 x 14 x 22 cm (lxaxp)<br />
Peso: 3,5 kg<br />
Tipo: a valvole Potenza (W/Ohm): 400 mW Risp. in freq. (Hz): 15 -<br />
45.000 THD (%): 0,4 Ingressi: 3x linea RCA Uscite: 1x linea RCA Impedenza<br />
cuffie: 100 - 600 Note: Valvole. 2x 6N1P, 2x 6N6P. Prezzo sul sito<br />
del produttore: 449 USD.<br />
Distributore: OnLine<br />
http://feliksaudio.pl<br />
UN NUOVO FUTURO PER L’AUDIO MOBILE<br />
Come tipico di THX, il prodotto non sarà in vendita come elemento singolo ma entrerà a far parte<br />
integrante di un altro certificato diventando di fatto “invisibile”. Quello presentato al CanJam<br />
per l’Europa è l’amplificatore per cuffia denominato semplicemente AAA, dove l’acronimo<br />
sta per Achromatic Audio Amplifier. Quello sotto i nostri occhi è una vera e propria scheda,<br />
racchiusa in un essenziale case trasparente, che lascia in vista componenti e schemi. L’elemento<br />
fondamentale dell’AAA è il circuito TSTHX-88 sviluppato da Triad Semiconductor: caratteristiche<br />
principali sono la riduzione della distorsione armonica e della intermodulazione, un alto livello<br />
di rapporto segnale-rumore (siamo a -137 dB). A questi si aggiungono una bassa richiesta di<br />
potenza (THX dichiara addirittura 100 ore di autonomia) in una configurazione che richiama<br />
lo schema della Classe G, per cui l’amplificatore potrà essere utilizzato facilmente con prodotti<br />
per uso in mobilità, anche se la potenza dichiarata rimane sempre sufficiente: sono dichiarati<br />
2.2 V su 300 ohm e 2x63 mW su 16 ohm. In dimostrazione al CanJam London 2017 l’AAA ha pilotato senza problemi e con ottimi risultati sul piano timbrico sia una<br />
PM-3 di Oppo che una Sennheiser HD 800, in questo caso con una configurazione dual-mono cosi da rispondere adeguatamente alle richieste della cuffia tedesca.<br />
Per info: www.thx.com<br />
26 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INSIDE<br />
È NATA UNA STELLA<br />
Una delle maggiori attrazioni del CanJam London 2017, attesa da tanti appassionati ai quali<br />
Sonoma ha dedicato una saletta separata con alcune unità M1 pronte all’ascolto. In realtà, più<br />
che una cuffia, questo è un vero e proprio sistema completo di elettronica dedicata da utilizzare<br />
in simbiosi con la cuffia. Elettronica che integra l’amplificazione, il DSP e la doppia sezione di<br />
conversione DAC e ADC di supporto agli ingressi digitali e analogici. La cuffia del sistema M1 è<br />
la prima al mondo a utilizzare il diaframma elettrostatico HPEL (High-Precision Electrostatic Laminate)<br />
sviluppato da Warwick Audio Technologies. Un sistema elettrostatico tradizionale utilizza una membrana conduttiva tra<br />
due armature metalliche. Il sistema HPEL, detto in maniera molto sintetica e semplice, si distingue per il fatto di utilizzare una<br />
membrana flessibile molto sottile (15 micron) che può fare a meno della griglia anteriore, quella che si trova dal lato dell’orecchio. La membrana è tenuta in sede da una<br />
struttura posteriore e tutto il sistema è stato progetto e sviluppato utilizzando il metodo a elementi finiti FEA. Secondo i progettisti la presenza della griglia anteriore<br />
costituisce un elemento di disturbo alla corretta propagazione del suono e la soluzione HPEL apporta dei vantaggi in questo senso. Gli elevati standard di produzione<br />
permettono di contenere in 0,8 dB le possibili differenze tra canale destro e sinistro. Il padiglione della cuffia M1 è realizzato in pressofusione di magnesio, scelto per<br />
la sua struttura rigida e la leggerezza, che lo rendono il partner perfetto per la particolare struttura della membrana. Anche l’archetto utilizza un materiale scelto per le<br />
sue determinate caratteristiche strutturali, il Poliamide 12, che combina resistenza all’uso e alto smorzamento meccanico. Per i cavi dedicati al collegamento tra cuffia<br />
ed elettronica Sonoma ha dato vita a una partnership con Straight Wire che ha realizzato, su richieste ben specifiche, un sistema di cablaggio a bassa capacità (50 pF/m)<br />
composto da rame OFC con rivestimento in argento; l’isolante è in polietilene. La struttura del cavo è fatta in modo da non avere massa in comune: i due canali e i due<br />
conduttori sono tenuti il più possibile distanti tra di loro, con elementi in kevlar che aggiungono resistenza al tutto. Come tutte le cuffie elettrostatiche anche questa,<br />
nonostante le sue particolarità, necessita di un amplificatore ad alto voltaggio: in questo senso è stata sviluppata l’elettronica che è parte integrante del sistema M1,<br />
che opera in configurazione single-ended con FET discreti. Lo stesso amplificatore mette a disposizione ingressi analogici RCA e mini-jack 3.5 mm, digitali coassiale e<br />
USB 2.0. Il coassiale gestisce PCM fino a 24 bit / 192 kHz mentre l’USB arriva a 32 bit / 384 kHz e DSD 128 via DoP. Chip ESS Sabre per la conversione DA e AKM per quella<br />
AD. Il telaio è in alluminio lavorato CNC. Il carattere sonoro del sistema M1 è riassumibile come “dolce con fermezza”: la precisione tipica dell’elettrostatico qui si fonde<br />
e si esalta con una potenza elevata, ma anche a livelli di pressione elevati rimane di fondo una qualità elevata, senza apparenti segni di distorsione. La gamma bassa<br />
è netta e ben delineata, anche se forse non profondissima; la media e l’alta sono estremamente raffinate, delicate ma ben presenti allo stesso tempo. La collocazione<br />
nello spazio è ai massimi livelli mai ascoltati in cuffia: le distanze tra gli strumenti sono ben percepibili e la loro posizione è ferma e delineata adeguatamente. Prezzo<br />
non popolare ma prestazioni eccellenti.<br />
Cuffia Sonoma M1<br />
Prezzo: € 5.695,00<br />
Peso: 303 g<br />
Tipo: aperta Trasduttori: elettrostatici Risp. in freq. (Hz): 10 - 60.000 Auricolari: Area: 3570 mmq<br />
Note: Sistema con amplificatore / DAC dedicato: ingressi digitali e analogici; sezione DAC a 32 bit /<br />
384 kHz; sezione ADC a 32 bit / 384 kHz; DSP a 64 bit; configurazione single-ended a FET discreti.<br />
Distributore: OnLine<br />
www.sonomaacoustics.com<br />
ALLA MODA SI AGGIUNGE LA QUALITÀ<br />
Il marchio V-Moda, anche se ancora poco noto in Italia, ha alle sue spalle una storia di circa 13 anni. Nasce<br />
da una considerazione del suo fondatore Val Kolton in merito al fatto che, secondo le sue osservazioni<br />
dell’epoca, non esistevano cuffie che potessero abbinare lo stile e il design alle qualità sonore.<br />
Il prodotto V-Moda nasce in collaborazione con il designer Joseph Bucknall che prova a rendere la<br />
cuffia dell’azienda personale e il meno possibile allineata agli standard mondiali. V-Moda raccoglie<br />
un enorme successo presso il mondo dei DJ e da qui al grande pubblico che li segue: a oggi sono<br />
oltre quattro milioni le cuffie V-Moda vendute in tutto il mondo. Da allora questi prodotti non<br />
hanno abbandonato lo stile personale e per certi aspetti ben deciso: un elemento che caratterizza<br />
le cuffie è la possibilità di cambiare la placca in alluminio che copre esternamente il padiglione,<br />
potendo scegliere in un ampio catalogo dove non mancano colori e soggetti anche molto sgargianti.<br />
Clamore e successo che hanno portato V-Moda a essere acquisita da Roland nel 2016, uno<br />
dei maggiori nomi a livello mondiale per l’audio professionale. Un boost economico e di know-how<br />
tecnico che ha permesso un ampliamento del catalogo e la possibilità di utilizzare nuovi elementi<br />
e fornitori. Al CanJam London 2017 V-Moda ha presentato Crossfade 2 Wireless, evoluzione del<br />
modello precedente. Tanti gli spunti tecnologici di questa cuffia, a cominciare dal brevetto Dual-<br />
Diaphragam: in sintesi lo stesso driver è costituito da due parti, dove quella centrale è chiamata a<br />
riprodurre la gamma media e alta mentre l’anello periferico contribuisce per quella più bassa. In quanto<br />
cuffia attiva a bordo della Crossfade 2 Wireless è integrato e condensato il cuore tecnologico del Vamp,<br />
l’amplificatore/DAC che costituisce uno dei maggiori successi commerciali dell’azienda sin dai primi anni, qui<br />
denominato Micro Vamp. È presente anche il codec Qualcomm aptX, quello che cura la trasmissione e ricezione<br />
dei segnali audio via Bluetooth per preservarne al massimo la qualità e spingersi anche in territorio HD. Anche se destinata a un uso prevalentemente senza fili<br />
la Crossfade 2 Wireless può essere utilizzata anche in modalità cablata (con cavo fornito), con lo switch per l’esclusione del circuito elettronico integrato per un<br />
uso completamente passivo.<br />
Cuffia V-Moda Crossfade 2 Wireless<br />
Prezzo: € 360,00<br />
Peso: 309 g<br />
Tipo: chiusa Trasduttori: dinamici Impedenza (Ohm): 32 Risp. in freq.<br />
(Hz): 5 - 40.000 Sensibilità (dB): 100 Cavo: con microfono Auricolari: 50<br />
mm Dual-Diaphragam Note: Clip di copertura dei padiglioni sostituibili.<br />
Distributore: OnLine<br />
http://v-moda.com<br />
28 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INSIDE<br />
di Paolo Corciulo<br />
Da Jean a Jean<br />
50 anni fa nasceva l’azienda francese che porta il nome del suo fondatore. 50 primavere dopo i principi<br />
ispiratori rimangono gli stessi e nel passaggio da un Jean (Jean-Marie) a un altro Jean (Jean-Claude) c’è<br />
tutta la logica del rapporto padre - figlio ma anche di più…<br />
Jean-Marie Reynaud (1938 - 2011) inizia la sua attività lavorativa<br />
negli anni ’60 come elettrotecnico presso la Hitone,<br />
azienda di amplificatori a valvole che l’arrivo del transistor<br />
porta rapidamente alla scomparsa, proprio come accadde a molte<br />
altre realtà del tempo. Reynaud, che oltre a essere un tecnico è<br />
anche un musicista, viene sollecitato dai suoi clienti a continuare<br />
l’attività e nel 1967 si mette in proprio dando vita a un’azienda che<br />
porta il suo nome: l’obiettivo, almeno inizialmente, è ovviamente<br />
quello di sviluppare amplificatori a valvole (ne vengono realizzati<br />
tre differenti modelli) ma, quasi a sorpresa, prende invece forma<br />
abbastanza rapidamente un diffusore, il Pavane, che diventa il<br />
primo prodotto ufficialmente marchiato JMR (si trattava di un<br />
3 vie da scaffale con woofer da 25 cm).<br />
Pur essendo un’azienda giovane e piccolissima, grazie alla personalità<br />
e alle idee del suo fondatore JMR comincia a riscuotere<br />
un discreto credito nell’agone Hi-Fi, credito che si concretizza<br />
quando, più grande e stabilizzata, continua a professare le idee<br />
originali e una certa impermeabilità alle sirene del mercato,<br />
a favore delle proprie convinzioni; Jean-Marie è un umanista<br />
sui generis: fermamente convinto della validità della ricerca di<br />
laboratorio (meno nei materiali e nelle soluzioni sensazionali<br />
“spesso nati più per concetti di marketing rispetto a un progresso<br />
reale”), non trascura l’importanza dell’ascolto: “L’orecchio aiuta<br />
a fare le proprie scelte, le convalida, ma serve a confermare<br />
o a negare i risultati di laboratorio: in nessuna circostanza<br />
una modifica viene apportata a orecchio; se il risultato non è<br />
soddisfacente vengono eseguiti nuovi cicli di misurazione e/o si<br />
sceglie di adottare nuove soluzioni tecniche...”. Un fautore del<br />
metodo olistico ante litteram, diremmo oggi!<br />
Non particolarmente prolifico in termini di modelli (tutt’ora la<br />
gamma ne comprende 14), preferisce metterli piuttosto a punto<br />
nel tempo, come nel caso dell’Offrande, uno dei cavalli di battaglia<br />
della casa. La sua scomparsa il 31 marzo 2011 lascia un<br />
vuoto e un grande eco nell’Hi-Fi francese e non solo visto che,<br />
nel tempo, il marchio, pur mantenendo le sue dimensioni a livello<br />
artigianale (oggi la sede occupa circa 2.000 mq a Barbezieux in<br />
30 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INTERVISTA JEAN-CLAUDE REYNAUD<br />
Charente, con una dozzina di dipendenti) assume una rilevanza<br />
internazionale visto che più di metà del fatturato è destinato<br />
all’estero.<br />
Orfana del fondatore ma confortata dalla presenza del figlio, che<br />
nel tempo gli si è affiancato, JMR festeggia quest’anno i 50 anni<br />
di presenza sul mercato ma anche il successo di una formula a<br />
cavallo tra l’artigianale e l’industriale, che è al tempo stesso la<br />
giusta ottica per un prodotto Hi-Fi (qui il termine viene utilizzato<br />
come sinonimo di Hi-end) ma anche alchimia difficilissima da<br />
mantenere in un settore, come tutti, sottoposto alle regole della<br />
globalizzazione e a un assembramento (determinato dalle sempre<br />
più frequenti acquisizioni) che colpisce soprattutto i costruttori<br />
di diffusori.<br />
Abbiamo incontrato l’altro Jean, Jean-Claude Reynaud; ecco che<br />
cosa ci ha raccontato...<br />
Raccontaci per sommi capi che cosa è JMR...<br />
La società è stata creata da mio padre nel 1967, così il prossimo<br />
anno festeggeremo il 50mo anno di vita . It’s a long time… Siamo<br />
sempre stati una società a dimensione “uomo”, a partire dal<br />
nome, che sottolinea la presenza di una visione molto personale<br />
del suono che ci piace. C’è sempre una persona dietro quello che<br />
facciamo e sono sempre persone, un gruppo di persone, quelle che<br />
lavorano per creare il prodotto, grazie a un approccio artigianale<br />
nel produrre, stabile nel tempo.<br />
Siete una realtà faberless con progettazione interna e<br />
produzione estera o producete direttamente qualcosa<br />
e che cosa?<br />
Tutti i progetti sono realizzati da una sola persona che sono io<br />
(mio padre lo ha fatto prima di me e io cerco di fare il mio meglio!<br />
– ride, ndr) perché, ancora, un marchio che corrisponde a<br />
un nome significa una scelta, un gusto. Oggi quel gusto è il mio<br />
e il prodotto è frutto della mia vision!<br />
Per quello che riguarda i componenti noi lavoriamo con diverse<br />
società e tutti i nostri prodotti sono realizzati in OEM: non costruiamo<br />
driver, non costruiamo mobili ma tutto viene realizzato sulla<br />
base delle nostre specifiche, anche i condensatori sono custom<br />
made, i cavi sono i nostri cavi. Tutto quello che c’è in un nostro<br />
diffusore è realizzato unicamente per noi.<br />
Le nuove tendenze in fatto di diffusori tendono a concentrare<br />
in un prodotto una serie di tecnologie e competenze<br />
sempre maggiori… Voi volete rimanere tradizionali<br />
produttori di diffusori o guardate a nuovi temi e istanze?<br />
In fondo sei giovane!<br />
Ho 47 anni e sono “quasi” un giovane! Ho lavorato cinque anni<br />
come designer a un sistema attivo completo che abbiamo poi<br />
È possibile per questa formula sopravvivere nell’era<br />
della globalizzazione che punta alla concentrazione, soprattutto<br />
nel campo dei diffusori?<br />
Notizie come la chiusura della fabbrica inglese di Tannoy per<br />
me sono brutte notizie! La questione, in effetti, è assolutamente<br />
attuale, io e mio padre la pensavamo allo stesso modo in merito:<br />
la molla principale non può essere il business ma deve restare la<br />
passione. La prima cosa deve essere un prodotto che incontra le<br />
necessità di una persona, piuttosto che cercare di fare un prodotto<br />
bene accetto dal mercato. Penso che questo possa rappresentare<br />
un tipo di approccio differente da quello generalmente utilizzato.<br />
Anche perché noi abbiamo scelto di rimanere piccoli ma reattivi<br />
perché non abbiamo bisogno di grandi numeri per sopravvivere.<br />
In questo modo anche nei momenti in cui il mercato non è particolarmente<br />
favorevole (e oggi il mercato è perlomeno “strano”)<br />
noi possiamo sopravvivere perché abbiamo posizionato le nostre<br />
aspettative a un livello non particolarmente elevato.<br />
Questa è la ragione per cui rispettiamo i nostri piani e possiamo<br />
rimanere fedeli alle esigenze dettate dalla nostra filosofia. Non<br />
siamo orientati verso le tecnologie d’effetto (fashion tecnology)<br />
ma perseguiamo la nostra visione che cerca di corrispondere con<br />
le necessità dei consumatori. Questa è la principale ragione per<br />
cui riusciamo ad andare avanti: abbiamo un rapporto di fedeltà<br />
con il consumatore che diventa trans-generazionale, clienti che<br />
conoscevano il nostro marchio per merito dei padri e dei padri<br />
dei padri! Il nostro prodotto entra nelle famiglie i cui componenti<br />
hanno modo di apprezzarne il suono di generazione in<br />
generazione!<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 31
INSIDE<br />
in frequenza incredibilmente piatta e tante altre caratteristiche<br />
allo stato dell’arte ma per me l’obiettivo non è questo; l’obiettivo<br />
è quello di trovare un modo di ottenere più performance e un migliore<br />
suono tenendo bene a mente che il prodotto deve avere quel<br />
soul, quell’anima, che da sempre ricerchiamo: questa è la sfida!<br />
Ci sono due modi di utilizzare un DSP; molti lo utilizzano per<br />
risolvere i problemi dei driver ma sappiamo che i driver funzionano<br />
sia dal punto di vista elettrico che meccanico e non puoi<br />
controllare i problemi meccanici con l’elettricità! O perlomeno<br />
non tutti… Quindi non puoi trasformare un altoparlante cattivo<br />
in buono solo con la correzione acustica via DSP. Alcuni non lo<br />
sanno e tentano di correggere i vari parametri senza ottenere<br />
però un suono naturale; i driver vengono stressati nel tentativo<br />
di fare quello che non sono in grado di fare…<br />
Nel nostro caso cerchiamo di progettare e costruire il miglior<br />
sistema possibile per via passiva, utilizzando il DSP solo per<br />
il crossover, e questo è tutto: il più semplice possibile. Invece<br />
di tentare di raddrizzare la risposta di un drive non adatto, noi<br />
utilizziamo un driver che lo sia il più possibile, così il DSP può<br />
essere utilizzato nel crossover per ottenere un allineamento temporale,<br />
utilizzandone il 2% delle capacità di calcolo. Questo è il<br />
mio punto di vista.<br />
fatto vedere a Parigi nel 2015. Si tratta di una vision del futuro<br />
che vedrà sempre più prodotti farne parte; i tempi cambiano,<br />
vero, ma non così velocemente come ci saremmo aspettati. Sto<br />
cercando di fare il mio meglio per tenere aggiornata la nostra<br />
linea di diffusori più tradizionali e proporre nuove tecnologie e<br />
nuovi prodotti in futuro. Abbiamo bisogno che le nuove generazioni<br />
siano interessate nella riproduzione del suono di qualità e<br />
quindi dobbiamo rispettare i loro bisogni e il modo di esaudirli<br />
(lo streaming, le operazioni nel dominio digitale), sebbene siamo<br />
principalmente, io stesso lo sono, persone nate nel dominio<br />
analogico. Mi sento un po’ un ponte tra queste due condizioni:<br />
completamente analogico o nativo digitale. Bisogna però tenere<br />
a mente che comunque tutto quello che accade all’interno di<br />
un diffusore deve poi essere “umanizzato”. Per me è una sfida<br />
affrontare il disegno di una “cosa” che sia digitale ma rispecchi<br />
gli ideali di un diffusore JMR. Buona parte di quei 5 anni sono<br />
stati dedicati a cercare di rendere più umano possibile il suono<br />
del prodotto! La ricchezza dei vari timbri sonori, come seguire<br />
l’interpretazione... Insomma tutte quelle caratteristiche che per<br />
me e prima di me per mio padre erano importanti all’interno<br />
delle performance di un prodotto.<br />
Grazie al digitale oggi in laboratorio puoi ottenere una risposta<br />
Consideri JMR come parte di una scuola francese o, per<br />
così dire, ballate da soli?<br />
Certamente c’è una scuola francese dal punto di vista delle caratteristiche<br />
sonore ma mio padre usava dire spesso che la musica<br />
francese è molto specifica: se ascolti Debussy o Ravel ci sono un<br />
sacco di colori in questa musica, differenti strumenti differenti<br />
e nuance. È molto complessa e necessita di una grande capacità<br />
interpretativa da parte di uno strumento di riproduzione.<br />
La scuola francese è legata alla precisione e a una forte presenza<br />
del tweeter con una naturalezza acustica molto pronunciata e<br />
strumenti il più possibile reali. A volte questo sound francese è<br />
un po’ troppo prezioso, quasi troppo ricco. Nella mia esperienza<br />
come sound engineer mi spingevano a essere più live, più fast,<br />
più dinamico...<br />
È più facile o più difficile essere “un figlio di…”?<br />
È duro, più duro. Perché le aspettative nei tuoi confronti sono<br />
molto elevate. Come sai mio padre era molto rispettato nel settore<br />
e ben conosciuto in tutto il mondo per la sua forte personalità,<br />
per la sua visione e la sua capacità di camminare anche da solo<br />
senza mai seguire la massa.<br />
All’inizio, quando sono arrivato nella società, avevo la mia esperienza<br />
come sound engineer; non sono uscito dalla scuola ed<br />
entrato nella società del papà: avevo una mia esperienza lavorativa<br />
ed era quello che avevo voluto per arrivare in maniera confortevole<br />
nella società. Ciononostante ci sono state sin da subito<br />
grosse aspettative da parte di chi mi considerava “il successore”;<br />
la società ha una lunga storia e ci si aspettava che io fossi bravo<br />
come mio padre. Spero di essermi dimostrato tale, mantenendo<br />
il mio punto di vista, sebbene questa pressione abbia reso ovviamente<br />
tutto più difficile.<br />
32 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INSIDE DOSSIER<br />
di Paolo Corciulo<br />
Generazione… boh?<br />
Essere nati in un determinato momento storico determina in buona parte le proprie abitudini, il modo<br />
di pensare e, soprattutto, di comunicare. Non a caso ogni generazione ha le proprie icone, elementi<br />
cult differenti, aspirazioni e riferimenti. Accade anche nella musica e nel suo consumo...<br />
Poco prima della pausa estiva ho avuto modo di tenere una<br />
lezione a un publico di giovani (sotto i 18 anni) provenienti da<br />
tutta Italia in occasione di uno stage a pagamento (dico questo<br />
per sottolineare che, almeno un po’, dovessero essere motivati) sul<br />
giornalismo. Alla domanda “Quanti di voi è mai entrato in un’edicola?”<br />
ha riposto positivamente una sola persona, aggiungendo un po’<br />
imbarazzato di averlo fatto unicamente per acquistare una ricarica per<br />
il telefonino… ! Alla domanda “Quanto conta per voi la musica nella<br />
vita?” all’unisono tutti hanno risposto con un “10” che, suppongo,<br />
fosse il massimo di una scala da 1 a 10.<br />
È evidente, al di là di questo piccolo test, la cui validità statistica è<br />
chiaramente minima, che ci troviamo di fronte a una rivoluzione più<br />
che un’evoluzione culturale, anche se alcuni paletti sembrano lasciare<br />
intendere che, almeno nel campo della comunicazione, più che le cose<br />
stesse è il modo di raggiungerle o di fruirne che è cambiato drammaticamente.<br />
Ma che si tratti di informazione, e <strong>SUONO</strong> inevitabilmente<br />
34 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
CAMBIO GENERAZIONALE<br />
GENERAZIONE Z<br />
1997 – 2015<br />
Nati nel nuovo secolo o giù di lì sono i veri nativi<br />
digitali, iperconnessi, ipermultimediali, riescono<br />
a gestire una mole elevatissima di informazioni<br />
predilegendo gli aspetti di rapidità a quelli di accuratezza.<br />
Le modalità di “ingaggio” sono completamente<br />
cambiate!<br />
MILLENNIANS<br />
1980 – 1996<br />
Figli delle nuove tecnologie (ma spesso attenti<br />
più alla forma che alla sostanza) sono abituati a un<br />
mondo liquido dalle poche certezze dove tutto<br />
può trasformarsi e dalla morte delle ideologie.<br />
Perenni figli di papà tendono a esperienze per<br />
interposto avatar...<br />
GENERAZIONE X<br />
1965 – 1979<br />
A cavallo tra realtà e virtuale (dai primi videogames<br />
ai computer) è figlia della disillusione e di un<br />
modo di pensare pragmatico. Ha cominciato ad<br />
apprezzare la dimensione nomade della portabilità<br />
e una flessibilità che non è intaccabile dalle<br />
dottrine ideologiche.<br />
BABY BOOMERS<br />
1947 – 1964<br />
Figlia del dopo guerra e della ricostruzione, è la<br />
generazione che ha disegnato il mondo che c’è<br />
ma che sta cambiando con un atteggiamento che<br />
svaria ampiamente tra ottimismo e nichilismo: i<br />
suoi poli di riferimento si stanno disgregando, dal<br />
mito “on the road“ ai grandi temi sociali e politici.<br />
deve affrontare il problema di come raggiungere con il suo “sapere”<br />
le nuove generazioni, o del mercato della musica, occorre confrontarsi<br />
con nuove modalità (e prodotti che e riflettono) della fruizione<br />
musicale. Anche perché Millennians (nati tra il 1980 e il 1996) e Generazione<br />
Z (1997 - 2015), a cui appartiene il gruppo che “non mette<br />
piede in edicola” (e che, si può supporre, non legge giornali di carta)<br />
rappresentano una quota consistente dell’intera popolazione: quasi<br />
il 50% negli USA e non molto di meno da noi in Italia.<br />
Questa metà della popolazione ha abitudini e metodologie di consumo<br />
che si distaccano da quelle delle generazioni precedenti; un fatto<br />
di per sé non insolito, sebbene con l’avvento del nuovo secolo sia<br />
avvenuta una rivoluzione o quantomeno una cesura nell’evoluzione<br />
tecnica e culturale che separa i nuovi “alieni” da chi li ha preceduti: si<br />
tratta della Generazione X (1965 - 1979) e dei i Baby Boomers (1947<br />
- 1964) a cui mi pregio di appartenere (cantando sovente Born in the<br />
Fifties - copyright: The Police) e il residuo sparuto gruppo di chi è nato<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 35
INSIDE DOSSIER<br />
La “rivoluzione” del cinematografo<br />
La rivoluzione dei nativi digitali<br />
prima ancora e che, al tempo, non si sentiva la necessità di etichettare.<br />
Questo accadeva forse proprio per una sorta di andamento a strappi<br />
nell’evoluzione culturale che prevede anche momenti di stanca o, più<br />
semplicemente, in ragione di strumenti in passato meno evoluti e<br />
invadenti come il marketing e la necessità di segmentare il mercato<br />
per cercarne in ogni elemento la profilazione più aderente ai reali<br />
modelli di consumo. Proprio questa necessità - si è parlato anche<br />
di Generazione M (in movimento) e Generazione C (perennemente<br />
connessa) - sottolinea la difficoltà da parte delle altre generazioni di<br />
comprendere i mutamenti avvenuti in seguito allo tsunami culturale<br />
legato al nuovo secolo. Forse niente di nuovo, visto dal lato dei vecchi<br />
(anche gli spettatori della prima proiezione dei fratelli Lumière scapparono<br />
terrorizzati di fronte al treno che, dallo schermo, sembrava<br />
investirli a tutta velocità) ma certamente un problema se si produce, si<br />
vende o si fa conoscere carrozze a cavallo nell’era del motore a scoppio<br />
(e di quello elettrico o a idrogeno che seguirà…)! In questo senso la<br />
comunità Hi-Fi si è ancora una volta chiusa a riccio nella sua torre<br />
d’avorio dove già si era relegata in occasione del grande trauma degli<br />
anni ’90; allora i grandi produttori consumer decisero di abbandonare<br />
o limitare la loro permanenza nell’audio (il paradosso è che oggi vi<br />
vogliono rientrare, cosa che farebbe un gran bene al settore, ma sono<br />
ostacolati dalle difficoltà e delle resistenze di quei paletti che hanno<br />
contribuito a piantare…).<br />
In fondo il breve test sul campo da me effettuato un elemento concreto<br />
lo sottolinea: quel 50% che non legge e si rapporta alla realtà con<br />
modalità che sono sconosciute a noi vecchi, ama la musica come buna<br />
parte del restante 50%! Lo fa approcciandosi alla riproduzione musicale<br />
in maniera differente che più che dileggiata andrebbe studiata per<br />
sviluppare un modello di crescita che porti inevitabilmente il nuovo<br />
consumatore a elevare la qualità dei suoi consumi, cosa insita con l’aumento<br />
dell’età e del potere d’acquisto! Bisognerebbe guardare a queste<br />
nuove modalità di consumo scevri da preconcetti e chi lo ha fatto o lo<br />
farà ha avuto e avrà successo, anche perché in ogni passaggio epocale<br />
ci sono elementi meno buoni ma anche altri da cui prendere spunto…<br />
Pensate solo per un momento all’introduzione del personal computer:<br />
si narra che la grande difficoltà a imporlo ai manager consistesse nel<br />
fatto che questi fossero abituati a farsi gestire la corrispondenza dalle<br />
segretarie e trovassero “volgare” doversi scrivere una lettera da soli!?!<br />
Come giudichereste oggi qualcuno che si comporta così? Non esiste<br />
dunque solo una questione generazionale (per la quale i miti, gli eroi<br />
e gli obiettivi di ogni generazione rimangoono gli stessi e differenti tra<br />
loro) ma anche dei cambiamenti epocali che, specialmente in settori<br />
tecnologici, sono senza ritorno.<br />
Se vi piace viaggiare, vi procurate una vettura e non una carrozza a<br />
cavalli; allo stesso modo occorre prendere atto dei pro e dei contro<br />
delle nuove forme di utilizzo della musica…<br />
36 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INSIDE DOSSIER<br />
di Salvatore Nocerino<br />
Una chance, un rischio<br />
o la grande disillusione?<br />
Comprendere i grandi cambiamenti che hanno caratterizzato le modalità di fruizione della musica<br />
significa non solo capire come cambiano i tempi e come “impattano” le nuove generazioni; significa<br />
intuire come saranno i servizi e gli apparecchi che ci attendono; in poche parole, come sarà il futuro,<br />
a meno di non richiudersi tenacemente nella torre d’avorio (e la storia, in quel caso, è nota).<br />
Un aspetto importante che riguarda la musica registrata è<br />
il fatto che il suo arrivo ha in parte significato la perdita di<br />
quella dimensione pubblica che da sempre ha connotato la<br />
musica. Con la registrazione e la diffusione del disco, infatti, la maggior<br />
parte dell’ascolto musicale è diventato privato. Ad accentuare<br />
maggiormente questo aspetto sono state le innovazioni tecnologiche<br />
come le audiocassette, i walkman, le autoradio e i CD, che hanno<br />
dato luogo ad altre possibilità di ascolto ancor più interessanti. Oggi<br />
con l’MP3 e l’affermazione della musica liquida, tutto ciò è portato<br />
a livelli ancor più estremi.<br />
Le implicazioni della musica come dato informatico sono molto<br />
discusse e d’importanza estremamente rilevante anche a livello economico.<br />
Qualsiasi supporto veicoli la musica, questa resta sempre<br />
tramite di testi intesi incorporati in un prodotto culturale e per<br />
connotazione ricchi di messaggi simbolici, che rispondono alla libera<br />
interpretazione del pubblico di riferimento influenzandone fortemente<br />
le decisioni e, pertanto, la vita. L’MP3 ha realizzato, grazie<br />
a strumenti come l’iPod e lettori MP3, smartphone e affini, ciò che<br />
già era cominciato col walkman, ovvero ha conferito alla musica<br />
un’ulteriore elemento di utilità ascrivendola anche a colonna sonora<br />
della nostra vita, proprio come avviene nei film o nelle serie TV.<br />
La registrazione sonora sradica di fatto la musica dal suo luogo<br />
d’origine e la porta ovunque nel mondo, oggi come mai prima nella<br />
storia. Così facendo, si diffonde e influenza generi e culture (è indirettamente<br />
anche fonte di diffusione di strumenti musicali di culture<br />
straniere, verso i paesi che riesce a raggiungere), cosa che spesso<br />
comporta anche la creazione di nuovi generi. Un fattore significativo<br />
di cambiamento che avviene all’origine della registrazione sonora<br />
è la durata dei brani. Dall’introduzione del disco di Berliner si crea<br />
uno standard di durata del singolo brano come già prima era successo<br />
con il cilindro di Edison. Il disco a 78 giri che anticipa l’LP a<br />
33 giri (introdotto poi nel ’48 e destinato, assieme alla registrazione<br />
su nastro magnetico, a cambiare la concezione della musica sotto<br />
molti aspetti) e il 45 giri (che utilizzava sempre il microsolco e la<br />
stessa tecnologia dell’LP e conteneva esattamente per ogni facciata<br />
la durata esatta di una canzone), poteva contenere pochi minuti<br />
di registrazione per facciata (inizialmente si registrava solo una<br />
faccia, successivamente fronte e retro). Probabilmente nessun tipo<br />
38 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
CAMBIO GENERAZIONALE<br />
Nel lontano passato la fruizione della musica era un fatto elitario demandato alla filantropia dei potenti.<br />
di registrazione, nemmeno in futuro, potrà invece mai essere fedele<br />
alla realtà della musica suonata dal vivo (come testimonia qualsiasi<br />
musicista e buon ascoltatore): l’amplificazione degli strumenti attraverso<br />
i pickup ma anche semplicemente con microfoni, il fatto stesso<br />
che si passi per l’amplificazione che poi trasmette a sua volta attraverso<br />
i diffusori, fa parte del complesso mondo della manipolazione<br />
del suono che, talvolta, diventata a sua volta elemento compositivo.<br />
In seguito l’avvento del supporto digitale a metà degli anni Ottanta<br />
ha di fatto aperto le porte a una ulteriore “rivoluzione”: il venir meno<br />
del supporto fisico. Già sul finire degli anni ’90 la musica si poteva<br />
trasmettere attraverso la neo diffusa rete internet e di lì a poco si<br />
potrà scaricare, fruire e condividere da e tra i computer attraverso i<br />
servizi di telefonia. I primi anni del nuovo millennio decreteranno<br />
il successo del Compact Disc ma già tra il 2004/2005 si deve fare<br />
spazio alla concorrenza digitale che vede la smaterializzazione del<br />
supporto, ovvero quella che presto verrà definita (proprio da questa<br />
rivista) musica liquida e che inizialmente opererà con il file sharing,<br />
migrando poi verso lo streaming, sia audio che video. Grazie all’MP3<br />
(MPEG Layer III) e alla diffusa rete informatica è stata possibile la<br />
diffusione di file audio musicali in quantità illimitata, di ogni genere<br />
ed epoca storica. Ciò non solo ha determinato la smaterializzazione<br />
del supporto ma ne ha condizionato definitivamente la distribuzione,<br />
che avviene inesorabilmente attraverso il web. Prima di tutto<br />
a proliferare è stata la pirateria, attraverso le piattaforme di filesharing<br />
come Kazaa, Napster e successivamente emule e Torrent che<br />
diedero luogo a una lotta spietata alla pirateria nella quale furono<br />
coinvolti film, libri, videogiochi e qualsiasi altra cosa veicolabile<br />
via web. In seguito i file digitali verranno venduti legalmente attraverso<br />
piattaforme come iTunes e portali e-commerce come Amazon<br />
(caso interessante per la vendita incrociata di vari supporti<br />
fisici e non), conteggiando diversi miliardi di unità che sommate<br />
al download illegale, attesta numeri impressionanti. Anche qui il<br />
repertorio di riferimento coincide col core business dei generi musicali,<br />
cioè il repertorio Pop Rock e interessa principalmente ma<br />
non esclusivamente la musica giovanile. Inoltre i lettori MP3 come<br />
l’iPod (e successivamente gli smartphone come l’iPhone) hanno<br />
sostituito ampiamente il walkman, creando un nuovo e fiorente<br />
mercato e dimostrandosi uno strumento molto più congruo al nuovo<br />
formato digitale legato al download e allo streaming. Tutto questo<br />
non comporta però la totale scomparsa del supporto, anzi, esso<br />
prolifera, e ogni supporto viene conservato e archiviato assieme ai<br />
rispettivi repertori e dispositivi di riproduzione. Inoltre va segnalato<br />
che la stessa musicologia ha riconosciuto l’importanza e la centralità<br />
del supporto disco come documento musicale, al pari delle partiture.<br />
Il mercato discografico sfrutta in larga misura la sfera emotiva<br />
legata alla registrazione sonora e al supporto di cui si serve. Fra tutti<br />
i supporti, l’LP sembra aver acquisito in questi anni la dimensione<br />
dell’oggetto simbolo dell’industria discografica e della musica stessa.<br />
In parte perché è stato il supporto più utilizzato nella storia della<br />
musica registrata e in parte perché con il suo design e la sua grafica,<br />
veicolo di numerose informazioni, è divenuto il principale vettore<br />
della storia della musica e di certo ne ha influenzato il corso.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 39
INSIDE DOSSIER<br />
Con la nascita del fonografo di Eison nasce la serialità della musica il cui accesso<br />
diventa più ampio e semplice.<br />
Tra gli elementi caratterizzanti della musica liquida, l’abbattimento<br />
dei prezzi al consumatore e l’intersecarsi di due categorie industriali<br />
(discografica e informatica) e delle reti telematiche. Per quanto la<br />
qualità del file digitale fosse inizialmente scarsa (venivano spesso<br />
diffusi file con alti livelli di compressione per il più rapido e facile<br />
trasferimento di memoria virtuale attraverso la rete), i servizi internet<br />
sarebbero presto migliorati, consentendo la diffusione di file<br />
di alta qualità. Tra il 2010 e il 2013 il formato CD dovrà dividere<br />
più di metà del mercato con il servizi di download estreaming. La<br />
rete ha permesso attraverso il formato MP3 la diffusione di file audio<br />
in quantità e contenuto potenzialmente illimitati. Ovvia conseguenza<br />
di quanto appena detto è che la distribuzione principale è<br />
diventata immateriale (resta sempre la distribuzione materiale del<br />
vinile e del CD, questo non va dimenticato, perché i due formati<br />
non sono mai scomparsi). iTunes e Amazon sono tra i casi più degni<br />
di nota nell’e-commerce, per quanto riguarda la distribuzione<br />
digitale. Anzi, Amazon va segnalato anche per quanto riguarda una<br />
singolare distribuzione incrociata che spesso permette, unitamente<br />
all’acquisto di musica su supporto (sia se si acquista un CD, un LP<br />
o una musicassetta) la possibilità attraverso l’audiorip di scaricare<br />
nell’immediato (appena effettuato il pagamento dell’ordine) il disco<br />
in formato audio MP3. L’interesse del consumatore e del mercato<br />
punta verso la nuova dimensione tecnologica e sulla trasportabilità<br />
di questa in dimensioni il più possibile contenute (ovvero lettori MP3<br />
di piccole dimensioni o smartphone che danno la possibilità di unire<br />
più tecnologie e diminuire al minimo l’ingombro fisico dell’oggetto).<br />
Il genere musicale di riferimento per la più ampia fetta di mercato<br />
è, come accennato, il Pop Rock. Ciò dipende anche dal fatto che il<br />
pubblico più giovane è da tempo addestrato all’utilizzo delle nuove<br />
tecnologie informatiche, spesso esperto di informatica e strumenti<br />
elettroacustici. Resta che nessun genere musicale può sfuggire<br />
alla rete, anzi, sotto molto aspetti la rete si presenta talvolta come<br />
un disordinato e confuso archivio di informazioni capace di documentare<br />
e diffondere (una volta era impossibile anche solo pensare<br />
di ascoltare certi dischi relativi a piccole produzioni o riuscire a<br />
trovare un film VHS del 1918) quanto di più remoto c’è al mondo.<br />
Il repertorio Pop Rock si aggiudica agli inizi del XXI secolo il 92%<br />
del mercato totale, lasciando il restante mercato al Jazz, alla musica<br />
classica, musica da film, quella di tradizione orale e il resto<br />
del mondo musicale. Scenario nettamente opposto a quello che<br />
si presentava circa 50 - 60 anni prima, dove la musica classica e<br />
il Jazz rappresentavano la stragrande maggioranza del repertorio<br />
musicale complessivo. Seppure risulti appurata una certa elasticità<br />
di un pubblico più giovane, capace di apprezzare formati come l’LP<br />
pur facendo un uso trasversale dei vari formati, la tendenza in linea<br />
di massima vede l’ascolto analogico destinato a precisi generi e a una<br />
fascia d’età adulta o avanzata. Questa fascia di utenza ricerca qualità<br />
sonora e precise marche per i componenti relativi alla riproduzione<br />
del suono. Un tipo di ascolto principalmente casalingo. Il CD, invece,<br />
non incontra questo tipo di ostacoli, prestandosi a un uso sia su apparecchi<br />
domestici che portatili. L’ascolto digitale, infine, si sottrae<br />
per sua natura alla riproduzione domestica affidandosi all’ubiquità<br />
della rete e alla trasportabilità di lettori MP3 e smartphone. Questi<br />
dispositivi si possono sincronizzare wireless a qualsiasi apparecchio<br />
di fortuna si trovi in giro, sebbene l’ascolto più diffuso sembra continui<br />
a essere quello in cuffia. Resta comunque da considerare una<br />
fetta non indifferente di utenza capace di identificarsi in modo critico<br />
con i vari formati, simboli e oggetti per la riproduzione del suono, che<br />
non fa fatica ad ascoltare trasversalmente LP, CD e streaming audio.<br />
Nel complesso la fonografia, che si tratti di registrazione analogica<br />
o digitale, de-sacralizzando e de-socializzando la musica (rendendo<br />
ripetibile l’evento e privatizzando l’ascolto) ha avuto l’effetto di<br />
creare nell’ascoltatore (che ricordiamo è libero di ascoltare tutta<br />
la musica che vuole quando vuole) il desiderio di una musica che<br />
non si possa ascoltare ovunque e in qualsiasi momento. Musica<br />
con una precisa collocazione spaziale e temporale, che riacquisti<br />
quella dimensione collettiva di cui si parlava prima. Questo avvie-<br />
Il Walkman, lo strumento che assicurò l’ascolto di musica in movimento.<br />
40 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
CAMBIO GENERAZIONALE<br />
Lo ricordate ancora? È l’iPod. Penato per il download ella musica ha fatto la fortuna<br />
della Apple.<br />
ne nella musica dal vivo, che continua a fare grandi numeri anche<br />
oggi. Il live business, infatti, ha conosciuto un incremento notevole<br />
già dal 2006, rendendo le esibizioni dal vivo la principale risorsa<br />
finanziaria delle band (laddove la musica liquida ha dato un duro<br />
colpo mercato della musica su supporto fisico). Il rilancio del live<br />
risponde sicuramente a una smania semi-consapevole per l’evento<br />
irripetibile, proprio mentre la musica registrata diventa gratuita.<br />
La gratuità, però, corrisponde a una perdita di valore. Lo spettacolo<br />
dal vivo, invece, non si può condividere con chi non è presente nel<br />
luogo e all’ora dell’evento e non si può copiare. Resta, dunque, un<br />
momento esclusivo che può essere vissuto solo una volta. Il concerto<br />
valorizza e impone un ascolto costante e ininterrotto, ricco di coinvolgimento<br />
personale e collettivo che mette in rapporto il pubblico<br />
con il musicista e i musicisti con il pubblico, con la musica che si<br />
dipana ovunque e rimbalza tutto intorno. L’idea dello spettacolo<br />
dal vivo come tour di promozione del nuovo album viene capovolta.<br />
L’album oggi promuovere la performance dal vivo ed è necessario<br />
a ottenere più ingaggi.<br />
Per contro grazie a internet e all’MP3 con uno sforzo finanziario modesto<br />
si può creare una collezione mastodontica e accedere alle più<br />
recondite conoscenze. Il collezionismo di file digitali è letteralmente<br />
esente da particolari vincoli economici e di spazio. Una connessione<br />
relativamente buona e una discreta quantità di memoria rigida<br />
hanno infatti permesso il proliferare delle maggiori piattaforme<br />
di filesharing. Si tratta di forme estreme di collezionismo dove tutto<br />
è disponibile e tutto può essere condiviso. Reynolds definisce questo<br />
fenomeno sharity, termine coniato dalla crasi delle parole share, charity<br />
e rarity. Sulle piattaforme di file sharing sono disponibili discografie<br />
complete e rarità, a titolo completamente gratuito. Un aspetto<br />
fondamentale che cambia nel digitale rispetto al collezionismo del<br />
disco in vinile è che mentre in quest’ultima forma di collezionismo<br />
l’aspetto dominante è la possibilità di avere qualcosa che nessun<br />
altro può avere, in quella che Reynold definisce Sharity si tratta di<br />
mettere le mani su qualcosa che nessun altro ha e renderlo istantaneamente<br />
disponibile a tutti. Il fondatore di Mutant Sound (sito che<br />
si occupa di materiale musicale per cosi dire esotico, poiché fuori<br />
catalogo e raro), Jim distingue tra il collezionista di dischi e l’appassionato<br />
di musica, puntualizzazione molto comune tra i collezionisti<br />
online e non, che desiderano separare chi cerca il pezzo raro da chi<br />
semplicemente vuole trasmettere agli altri il suo grande amore per<br />
la musica. Internet elimina i costi, e i file sono infinitesimamente<br />
compatti. I downloaders, infatti, forti di questi due aspetti, sono<br />
affetti da questa fame cronica di collezionismo e i primi tra loro sono<br />
proprio gli autori stessi di questi blog di condivisione, che riempiono<br />
montagne di hard disc e che a un certo punto collezionano più la<br />
velocità con cui riescono a pubblicare materiale nuovo rispetto agli<br />
altri che non musica in sé. Spesso nel fare questo perdono l’interesse<br />
tanto per la musica che per le dimensioni della propria collezione,<br />
al punto di procurarsi gli album ancor prima della pubblicazione.<br />
Com’è ampiamente noto questa forma di collezionismo (digitale)<br />
ha fatto diverse vittime nell’industria discografica, primi tra tutti<br />
gli artisti e i settori che dipendono strettamente da essa, come la<br />
stampa musicale, i negozi di dischi e molte altre attività. Per fortuna<br />
lo streaming si dimostra essere una grande soluzione da questo<br />
punto di vista. Pur non risolvendo il problema relativo all’ascolto<br />
concentrato, poiché offre un’enorme quantità di informazione musicale,<br />
lo streaming quantomeno legalizza l’ascolto di musica digitale<br />
pagando le royalties ai musicisti e alle etichette.<br />
L’iPod rappresenta l’applicazione estrema del collezionismo (non<br />
nella sua concezione tradizionale) con fenomeni di compulsione<br />
alla caccia, riorganizzazione infinita e accumulo, assumendo una<br />
dimensione ontologica.<br />
Le modalità di ascolto della musica sono cambiate moltissimo oggi<br />
ma sappiamo che erano varie già prima della musica registrata e<br />
dipendevano (come continua a essere anche oggi) da fattori di tipo<br />
pratico sociale e culturale. La reintroduzione di un sistema di ascolto<br />
come l’LP avviene in un momento storico molto particolare e<br />
probabilmente quasi opposto alle modalità odierne e più comuni<br />
di ascolto. Infatti, laddove l’LP vuole un ascolto domestico e concentrato<br />
dovuto a numerosi fattori, gli ultimi anni 2000 hanno visto<br />
una proliferazione di articoli, relativi agli effetti nocivi della vita in<br />
rete sulle nostre capacità di concentrazione. Si potrebbe dire che il<br />
ritorno di uno strumento che prevede un ascolto concentrato avviene<br />
in un momento in cui il genere umano fa fatica a prendersi un po’<br />
di tempo per concentrarsi sull’ascolto musicale. La sovrabbondanza<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
- Lidia Baratta, www.linkiesta.it - Il grosso grasso mercato dei concerti<br />
in mano alle multinazionali<br />
- Simon Reynolds, Retromania, musica cultura pop e la nostra ossessione<br />
per il passato, ISBN Edizioni, Milano 2011<br />
- Luca Cerchiari, Il disco, musica tecnologia e mercato dal positivismo<br />
al web, Casa editrice Odoya 2014<br />
- Dominik Bartmanski & Ian Woodward, Vinyl: The Analog Record in<br />
the Digital Age, Bloomsbury Academic, 12/02/2015<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 41
INSIDE DOSSIER<br />
Sempre connessi. In realtà il dettato di Carly Fiorina, allora CEO di HP (“in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, qualsiasi cosa”) è realizzabile a partire dall’era degli smartphone,<br />
primi strumenti multimediali ubiqui.<br />
di stimoli a cui ci sottopone la rete, infatti, sembra essere la causa<br />
della dilagante facilità di distrazione, che viene definita sindrome<br />
da deficit di attenzione e la cui causa è proprio il sovraccarico di dati<br />
che riceve il cervello. Ad esempio non esiste un vero corrispettivo in<br />
musica della lettura rapida ma possiamo ascoltare musica facendo<br />
altre cose come leggere un libro, una rivista, lavare i piatti e rifare i<br />
letti, o navigando in internet. Ciò rende fragile l’esperienza musicale<br />
(non è un fenomeno che avviene solo in campo musicale), lasciandoci<br />
un segno flebile nel cuore e nella mente.<br />
Volendo analizzare alcune tipologie di ascolto per così dire portatile,<br />
inoltre, potremmo individuare nell’atto di girare in macchina<br />
con l’autoradio a tutto volume una sorta di contributo alla vitalità<br />
cittadina, mentre nell’utilizzo dell’iPod con le cuffiette (un po’ come<br />
avveniva già dagli anni ’70 con il walkman) una sorta di fuga dalla<br />
vita da strada. La funzione shuffle, che permette di esimere l’ascoltatore<br />
dalla scelta del brano, e l’usanza di alcuni ascoltatori di<br />
riprodurre solo frammenti di alcuni brani per poi passare a quello<br />
successivo sono indice del frenetico ascolto portatile odierno. Secondo<br />
Reynolds questa tecnologia offre a un ascoltatore onnivoro<br />
nel dilagante panorama sonoro della musica Pop l’esenzione dalla<br />
scelta, mettendogli a disposizione quello che l’industria musicale<br />
più mercificata predilige.<br />
Viene da chiedersi se questi aspetti non abbiano in qualche modo<br />
indotto gli ascoltatori di musica verso la strada del supporto, in particolare<br />
quello analogico. È probabile che i fenomeni relativi a questo<br />
tipo di ascolto che si fa della musica oggi vadano a far parte di quel<br />
quadro che ha prodotto la rinascita del supporto LP. L’abbondante<br />
varietà e facilità di accesso di cui si dispone oggi, soprattutto nel<br />
settore musica, sembra aver ottenuto proprio l’effetto opposto. Le<br />
testimonianze a riguardo vanno da voci quali quelle di Reynolds,<br />
Bartmanski, Woodward ed Evans a quelle di distributori che lavorano<br />
sul campo. A ulteriore riprova di quanto detto le testimonianze<br />
di vari articoli pubblicati verso la fine del primo decennio del 2000,<br />
secondo i quali il downloading provoca apatia e indifferenza. Non indugiano<br />
inoltre nell’indicare sintomi ancora più profondi e più gravi,<br />
nel momento in cui sostengono che l’accessibilità abbia fatto in modo<br />
che gli ascoltatori dessero per scontato la musica in sé, al punto che<br />
questa non necessiti più di quella passione e quel profondo impegno<br />
emotivo che vi sono sempre stati legati. Questo tipo di fruizione è<br />
esattamente l’opposto del modo di esperire la musica nell’epoca a cui<br />
appartiene e si sviluppa invece il vinile. Laddove il vinile è il supporto<br />
utilizzato in un’epoca in cui la musica era un tesoro prezioso al quale<br />
venivano (e vengono tutt’ora) attribuiti spiccati poteri comunicativi<br />
fondamentali, l’iPod invece appartiene a un’epoca in cui, sebbene la<br />
musica sia ampiamente più diffusa e tutti ne ascoltino molta più di<br />
quanto non si facesse prima, l’ascolto non indica necessariamente<br />
un investimento emotivo. Le origini di questo svilimento secondo<br />
il dottor Adrian North, psicologo musicale dell’università di Leicester,<br />
si possono trovare nel passaggio dall’analogico al digitale.<br />
Inizialmente, infatti, la musica veniva trasformata in un oggetto da<br />
comprare e custodire con parsimonia e riguardo. Ora, invece, è stata<br />
liquefatta, convertita in dati informatici trasportabili e trasmissibili<br />
da un apparecchio all’altro con somma facilità e velocità. L’MP3,<br />
secondo questa teoria, svaluta doppiamente la musica; in parte<br />
perché ce n’è troppa e in parte perché si insinua nella quotidianità<br />
degli ascoltatori come una corrente o come un fluido. Per certi versi<br />
ha cominciato ad assomigliare a un servizio pubblico come il gas e<br />
l’elettricità, perdendo la fruibilità tipica dell’opera d’arte. Ciò l’ha<br />
resa in qualche modo una costante dovuta, e non più qualcosa di<br />
ambito e desiderabile. In ogni caso Reynolds decreta che la registrazione,<br />
sia essa analogica o digitale, ha l’effetto di de-sacralizzare e desocializzare<br />
l’esperienza di musica perché rende l’evento ripetibile e<br />
ne privatizza la dimensione collettiva. A sostegno di ciò cita Jacques<br />
Attali, che afferma che il ruolo rituale e la funzione sociale e catartica<br />
42 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
CAMBIO GENERAZIONALE<br />
Ieri, oggi e anche domani? La rinascita del vinile è sorprendente in termini di trend<br />
commerciale ma rappresenta la perfetta antitesi al consumo liquido (nella foto Marlene<br />
Dietrich – 1956).<br />
della musica vengono erosi dalla facoltà individuale di accumulare<br />
registrazioni e ascoltarle a piacere perdendo il Kairos, il momento<br />
clou dell’evento, per arrendersi a Chronos, il tempo quantificato del<br />
lavoro e dello svago.<br />
C’è anche un altro fattore importante da considerare: un’imperfezione<br />
può essere un vantaggio così come la perfezione può risultare<br />
sterile. Questo è il motivo per cui i media non sono dei semplici strumenti<br />
ma anche un messaggio pieno di significato. Il medium è un<br />
oggetto culturalizzato, è così che se ne avverte in primis la percezione<br />
sociale. Per molte persone la cosa più importante non è tanto quello<br />
che ascoltano ma come lo ascoltano e come suona. Il mezzo con cui<br />
ascoltano è tanto importante quanto il contenuto; la conoscenza e<br />
il gusto musicale, infatti, possono essere giudicati non solo in base<br />
a ciò che si ascolta ma anche attraverso la mediazione di ciò che si<br />
vede e di altri sensi ancora che accompagnano l’ascolto. In questo<br />
modo l’ascolto diviene come molte altre arti, dove la mediazione del<br />
rapporto avviene attraverso oggetti di consumo dal valore estetico<br />
e tecnologico, e in questo caso specifico si parla di musica e suono.<br />
Un rapporto simile, parlando di cucina, può essere evidenziato nelle<br />
preferenze di uno chef rispetto a una tecnica o a un’altra, e nella preferenza<br />
di un marchio piuttosto che un altro in termini di prodotto<br />
o di utensileria. Ancora più vicino al nostro caso sono le preferenze<br />
di un chitarrista rispetto a una particolare marca di chitarre, forma<br />
o corde. Molti ancora vedono nel vinile un veicolo per un contatto<br />
più puro e diretto con la musica.<br />
In ultima analisi c’è un ampio gruppo di amanti dell’LP, quelli<br />
che adottano un approccio ibrido e che usufruiscono in maniera<br />
parallela dei diversi formati di ascolto e delle diverse interfaccia,<br />
piuttosto che utilizzare esclusivamente un supporto a discapito di<br />
un altro. Altri ancora, affezionati e amatori del vinile, convengono<br />
sul fatto che esso offra un’esperienza uditiva caratteristica. In ogni<br />
caso c’è una cerchia di amanti del vinile per la quale il formato non<br />
ha mai perso il suo status. Si tratta dei DJ: molti di questi, infatti,<br />
continuano a lavorare col vinile, nonostante i cambiamenti del<br />
mondo circostante. Uno dei motivi per cui questo avviene è che il<br />
vinile si è trasformato, per così dire, in un formato organico nel<br />
momento in cui sono comparsi i formati digitali, che rappresentano<br />
il formato per così dire sintetico della musica.<br />
Per un DJ suonare l’LP significa avere la possibilità di creare<br />
qualcosa di crudo e grezzo, non ottenibile con una produzione<br />
puramente digitale e sintetica; così è testimoniato in Vinyl di Bartmanski<br />
e Woodward dal duo Techno dei Paresque, che parla di<br />
suono analogico per gente analogica. A supporto di questa caratteristica<br />
Michael, anche conosciuto come Puresque, sostiene che<br />
quando si è a casa nella propria intimità si può tranquillamente<br />
ascoltare la radio, ma se in nostra compagnia c’è ad esempio una<br />
ragazza, non accenderemo mai una radio né metteremo su un CD<br />
avendo a disposizione un giradischi. Infatti, sostiene, è l’unico tra<br />
questi strumenti a rendere l’ambiente sensuale, caldo e accogliente.<br />
Il suono caldo e organico del vinile viene spesso contrapposto a<br />
quello pulito e clinico dei formati digitali.<br />
Un altro elemento interessante che questa volta riguarda la pratica<br />
rituale del vinile è l’elemento visivo che entra in gioco durante<br />
l’ascolto personale ma anche la visione d’insieme che si ha del DJ<br />
durante le serate nei club, quindi non solo del disco in sé. Laddove<br />
infatti l’ascolto domestico è legato al piatto che gira, alla ricerca del<br />
solco con la puntina e al braccetto che trasporta il suono dal disco<br />
all’amplificatore, l’elemento visuale del DJ che suona nel club è<br />
invece pubblico. C’è una fisicità diversa tra un DJ che riproduce LP<br />
e uno che utilizza un’interfaccia digitale. C’è un diverso linguaggio<br />
corporeo, che nel primo caso è molto più accentuato, tanto per il<br />
DJ all’opera quanto per il pubblico di riferimento che osserva,<br />
senza contare il contatto visivo diverso che avviene durante quella<br />
che potremmo chiamare la raccolta del suono dal disco attraverso<br />
il braccetto e la puntina. L’LP e il libro cartaceo sono due media<br />
che occupano lo stesso ruolo, con l’unica differenza che il libro<br />
non necessita della mediazione di un dispositivo di riproduzione.<br />
Nell’ascolto domestico il vinile non si può ignorare, come invece<br />
facilmente può avvenire nella riproduzione in serie di file MP3. Il<br />
disco va cambiato di lato a un certo punto e il movimento circolatorio<br />
attira l’attenzione. Non è un ascolto totalmente passivo,<br />
tutt’altro, richiede una certa attenzione, come fosse un ospite, il che<br />
fa del vinile l’equivalente musicale dello slow food, laddove l’ascolto<br />
digitale ha introdotto grandi innovazioni, come un’ampia mobilità<br />
e accessibilità. Una testimonianza del valore del vinile nel modo<br />
della fruizione può venire anche da Gino Nobile (proprietario dello<br />
storico negozio di Ragusa, Magic Music) che ricorda l’utilizzo che se<br />
ne faceva già dagli anni ’60 quando era ragazzino e ha cominciato<br />
a comprare 45 giri senza avere supporto per ascoltarlo. Tra amici,<br />
dice, ognuno comprava qualche disco senza avere un giradischi e<br />
poi si andava a casa di qualche altro amico che ne possedeva uno<br />
per ascoltarli insieme. Il vinile al tempo andava fortissimo: “Per<br />
questo è tornato il vinile”, afferma, “perché è un momento di condivisione.<br />
Inoltre il bello è che è un supporto che si può tenere in<br />
mano, è come un libro. Come leggere un libro.”<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 43
INSIDE<br />
di Antonio Gaudino<br />
50 anni senza di lui…<br />
Sax soprano e tenore e flauto, nato a Hamlet, North Carolina, nel 1926, il 17 luglio del 1967, a New York, ci<br />
lasciava uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi, John Coltrane.<br />
Uno dei maestri del jazz, essenziale figura di collegamento tra<br />
il jazz moderno post-bop e la scuola free. Iniziò la sua carriera<br />
in gruppi di rhythm and blues; poi, all’inizio degli anni ’50,<br />
fu scritturato da Dizzy Gillespie per la sua Orchestra, in cui suonò il<br />
sax alto. Nel 1955, balzando al centro dell’attenzione da un relativo<br />
anonimato, fu chiamato da Miles Davis a far parte del suo quintetto.<br />
Nelle sue incisioni con Miles, il tenorista dimostra chiaramente la sua<br />
derivazione da Dexter Gordon; in alcuni passaggi denota anche una<br />
certa incoerenza, che però si alterna a improvvise illuminazioni di<br />
notevole forza e originalità. Round Midnight dà un primo assaggio<br />
della sua carica emozionale (Talest Trees). Nell’anno e mezzo della sua<br />
permanenza con Davis Coltrane lavorò molto sul suo linguaggio tentando,<br />
come in seguito spiegò a Wayne Shorter, di prendere le mosse dal<br />
centro della frase per dirigersi poi simultaneamente in entrambe le direzioni.<br />
Il risultato pratico è un fiotto continuo di arpeggi in semicrome<br />
che muovono salendo a spirale. I Problemi degli accordi costituivano<br />
la sua ossessione e il passaggio, nel 1957, nel quartetto di Thelonious<br />
Monk, segnò la necessaria fase successiva. Il senso armonico di Monk<br />
era profondamente originale e Coltrane apprese con lui a suonare quasi<br />
galleggiando sopra gli inciampi ritmici di Monk’s Moode le ondate<br />
44 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
IN RICORDO DI JOHN COLTRANE<br />
sobbalzanti dell’accompagnamento pianistico in Nutty.<br />
Dopo aver lavorato con i maestri del Bop – Gillespie, Miles e Monk<br />
– Coltrane si mise in proprio. Le sue migliori esecuzioni del primo<br />
periodo – Good Bait, Lush Life e Traneing In – generarono uno slancio<br />
ritmico nuovo e personale, le volate sul sassofono si coagulano<br />
nei famosi sheets of sound, cortine di suono; lunghe, acuminate note<br />
affiorano dalla complessa trama con forza incisiva (More Lasting than<br />
Bronze e John Coltrane). L’incontro con l’altro grande innovatore, il<br />
pianista Cecil Taylor (Coltrane Time), viceversa, mostra che, sebbene<br />
Coltrane stesse cercando di disincagliarsi dalle strettoie dell’hard bop,<br />
non aveva ancora superato le strutture funzionali dell’armonia come<br />
Taylor od Ornette Coleman.<br />
Miles Davis, che pure era alla ricerca di un impianto formale più libero<br />
ed elastico, avanzò a quell’epoca la proposta di adottare l’atemporalità<br />
modale della musica indiana (Kind of Blue), e Coltrane trovò la libertà<br />
armonica di quella concezione assai illuminante ai fini della sua ricerca.<br />
Nel 1959 Coltrane raggiunse infine la prima maturità con la pubblicazione<br />
di due importanti album. Dotato di una sonorità uniforme<br />
intensa su un registro di tre ottave, si dimostrò capace delle sottigliezze<br />
necessarie per interpretare il delicato Naima o il turbolento blues Mr.<br />
P. C. (Giant Steps). C’era una nuova austerità e disciplina nel suo stile,<br />
e in Harmonique (Coltrane Jazz) affiorano anche segni di un nascente<br />
interesse per gli armonici e le doppie note. Nelle sue mani il sax soprano<br />
fa la sua comparsa in un brano indissolubilmente legato al suo nome, il<br />
lirico e amabile My Favourite Things. Più importante fu la formazione<br />
del suo storico quartetto, comprendente McCoy Tyner al pianoforte,<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 45
INSIDE<br />
Jimmy Garrison al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria; un organico<br />
scelto come campo di battaglia per le sue inesauste esplorazioni.<br />
L’energia e le dense trame accordali di Tyner, la sua abilità nel sostenere<br />
accompagnamenti interattivi che favorissero l’immergersi del<br />
sassofono del leader nei meandri dell’armonia; la solidità di Garrison<br />
e il suo senso del collettivo; i ritmi multidirezionali di Elvin Jones che<br />
avviluppavano Coltrane: tra il 4/4 scandito dal piatto della batteria<br />
di Elvin Jones, gli aggressivi ritmi incrociati e il repertorio pesante,<br />
ammaliatore, del sax tenore, l’uditorio fu spinto a trovare un nuovo<br />
modo di accostarsi alla musica. Nel periodo di contratto discografico<br />
con la label Impulse! il quartetto produsse una serie ininterrotta di<br />
capolavori. Molti dei critici che avevano salutato con favore Giant<br />
Steps fecero ostentatamente pollice verso a chilometriche esecuzioni<br />
come Chasin’ the Trane (Live at the Village Vanguard) ma dovettero<br />
ricredersi di fronte alla suite A Love Supreme, un’opera in quattro parti<br />
di ispirazione religiosa che sarebbe, a sua volta, divenuta un ulteriore<br />
punto di svolta.<br />
Tra il 1960 e il ’65 Coltrane aveva lasciato esecuzioni classiche<br />
come Blues Minor (Africa Brass), Transition (Transition) e Out of<br />
This World (Coltrane), una tenera e robusta rilettura di canzoni (Ballads),<br />
e aveva felicemente collaborato con Eric Dolph, sia in concerto<br />
che su disco. Con Elvin Jones si era fatto pioniere di un nuovo modo<br />
di far respirare su archi ritmo-melodici più lunghi. A questo punto<br />
Coltrane trasse nuovi stimoli dai giovani alfieri della New Thing.<br />
Affascinato dal Free Jazz, il grande esperimento collettivo di Ornette<br />
Coleman esplorò le possibilità offerte dalla libera improvvisazione<br />
collettiva, allargando il quartetto ad Aechie Shepp, Pharoah Sanders,<br />
Marion Brown, John Tchicai, Freddie Hubbard, Dewey Johnson e Art<br />
Davis (Ascension). La sua musica densa, rabbiosa, richiedeva ormai<br />
pressantemente un batterista più elastico e libero di Elvin Jones.<br />
Coltrane chiamò nel gruppo il sassofonista Pharoah Sanders, di cui lo<br />
stimolava l’approccio allo strumento alquanto energico e tormentato,<br />
e aggiunse, alla batteria, il mobile, fluttuante Rashied Ali. Il successivo<br />
periodo creativo di Coltrane alterna tesori e pagine incerte. Quello<br />
che si può ritenere il miglior album, Meditations, vede i due tenoristi<br />
intrecciarsi, lottare, esplorare la musica fino ai suoi estremi vertici<br />
emotivi sopra un ribollire ritmico che però non scade mai nel caos.<br />
Un’esecuzione come Naima (Coltrane Live at the Village Vanguard<br />
Again!), in cui la grandiosità di Coltrane racchiude nel suo centro un<br />
contorto assolo di Sanders, presenta una notevole simmetria. Con<br />
l’uscita di Tyner e Jones, piano e batteria, rimpiazzati dalla seconda<br />
moglie di Coltrane, Alice, al pianoforte, e da Rashied Ali, Coltrane<br />
ancora una volta ributtò tutte le sue conquiste nel calderone per aprire<br />
una nuova fase sperimentale, interrotta solo dalla sua improvvisa<br />
scomparsa. Tralasciando per un istante le considerazioni sul gruppo,<br />
l’ultimo Coltrane appare caratterizzato dalla pura maestosità della<br />
sua voce strumentale, particolarmente evidente nel suo album in<br />
duo con Rashied Ali, Interstellar Space, e in Offering, che è incluso<br />
nell’ultimo album da lui inciso, Expression.<br />
L’influenza di John Coltrane sul corso del jazz è stata enorme, anche<br />
se limitata alle sue acquisizioni anteriori alla volta free, e dopo la sua<br />
morte la pubblicazione di album inediti è stata ininterrotta. Tranquillo,<br />
introspettivo, modesto, John Coltrane sembra aver dedicato quasi<br />
interamente la sua esistenza alla ricerca musicale e spirituale.<br />
JOHN COLTRANE<br />
A Love Supreme: The Complete Masters<br />
Impulse! Records<br />
John Coltrane (ts),<br />
Elvin Jones (d),<br />
McCoy Tyner (p),<br />
PLUS<br />
Jimmy Garrison (b),<br />
Archie Shepp (ts) & Art Davis (b)<br />
Registrato. 9 e 10 dicembre 1964 e 26 luglio 1965.<br />
Il 9 dicembre 1964 Coltrane e il suo “quartetto classico” hanno registrato A Love<br />
Supreme, che è stato certificato Album Gold nel 2001 per vendite superiori a<br />
500.000 copie. Molto meno noto è che Coltrane, il suo quartetto (con McCoy Tyner,<br />
Jimmy Garrison e Elvin Jones) e due musicisti aggiuntivi, il sax tenore Archie Shepp<br />
e il bassista Art Davis, sono tornati nello studio il giorno successivo per tagliare<br />
di nuovo la parte iniziale della suite. Anche se abbiamo avuto l’idea di ciò che è<br />
accaduto durante quel secondo giorno con la pubblicazione di due take numero 1<br />
e 2 di A Love Supreme DeLuxe Edition del 2002, l’immagine completa di quello che<br />
è successo - in altre parole, tutti i take, overdub e la chiacchierata in studio - è ora<br />
disponibile in A Love Supreme: The Complete Master, pubblicata per celebrare sia<br />
il cinquantesimo anniversario della session di registrazione che il 60° anniversario<br />
dell’etichetta Verve, con la ripubblicazione di miriadi di cataloghi, esclusive digitali<br />
e box set promesse fino alla fine del 2016 e 2017. Ashley Khan, che ha scritto le<br />
note a margine della Deluxe Edition, ancora una volta scrive alcune note per The<br />
Complete Master e c’è un’introduzione personale in A Love Supreme di Carlos Santana<br />
(per il quale Khan ha recentemente curato l’autobiografia). Ci sono ulteriori<br />
informazioni sul live set ad Antibes ma soprattutto è interessante l’iconografia che<br />
è stata scoperta, in particolare, per questa pubblicazione.<br />
La questione di quale musica sia stata o non pubblicata prima diventa un po’<br />
complicata, quindi abbiate pazienza, è l’invito che rivolgiamo a tutti coloro che<br />
hanno amato e amano Coltrane e questo straordinario album. Innanzitutto chiariamo<br />
che questi commenti si riferiscono al set di 3 CD, poiché esiste anche un<br />
set più “economico” di 2 CD che viene pubblicato contemporaneamente solo per<br />
confondere le acque (giochi commerciali della discografia). Quindi, nel set di 3 CD,<br />
il disco 1 ci dà l’album stereo originale, quello che venne rilasciato sul vinile come<br />
Impulse!, e che precedentemente apparve sull’Edizione Deluxe, oltre a due brani<br />
registrati mono inediti: la Parte III Pursuance e la Parte IV Psalm. Questi provengono<br />
dai master personali di Coltrane Mono Reference destinati ai suoi ascolti personali<br />
e casalinghi. Essendo tracce stereo riportate nella versione originale, mono,<br />
si tratta di composizioni che non aggiungono niente alla nostra conoscenza di<br />
questi pezzi. Il disco 2 comprende undici tracce in tutto, di cui quattro brani pre-<br />
46 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
XXX XXX<br />
cedentemente apparsi su Deluxe Edition. Queste 11 tracce rappresentano tutte le<br />
tracce sopravvissute ai due giorni in cui Coltrane ha registrato A Love Supreme - il<br />
quartetto del giorno uno e il sestetto del giorno due. Dal primo giorno, la session<br />
del quartetto, le due alternative take di Resolution (precedentemente apparse<br />
nella Deluxe Edition); da questo stesso quartetto ora abbiamo altri due overdub<br />
vocali su Acknowledgement (overdub 2 e overdub 3) e una versione undubbed<br />
di Psalm in The Complete Master. Le overdub di Acknowledgement suggeriscono<br />
che Coltrane stava sperimentando con una tessitura di voce più spessa alla fine;<br />
finalmente decise di andare con il primo overdub vocale sulla traccia pubblicata.<br />
Nella versione undubbed di Psalm Coltrane suona il sassofono e manca la risoluzione<br />
(la versione pubblicata contiene un secondo corno - sassofono alto - e<br />
ovviamente la risoluzione).<br />
Dalla sessione del sestetto del giorno successivo, in altre parole il “Quartetto classico”<br />
più Shepp e Davis, abbiamo le takes 1 e 2 di Acknowledgement nella Deluxe<br />
Edition, a cui ora si aggiungono take 3 (breakdown con chiacchierata in studio),<br />
take 4 (in alternativa), take 5 (falsa partenza), take 6 (in alternativa) dello stesso<br />
pezzo - cioè Acknowledgement del sestetto. L’intero disco 3, l’unico riconosciuto<br />
live di A Love Supreme al Festival Mondial du Jazz Antibes il 26 luglio 1965, fu<br />
precedentemente pubblicato nella Deluxe Edition nel 2002. Per quanto riguarda<br />
la session del “sestetto”, The Complete Master, è la prima volta che abbiamo tutte le<br />
6 take di Acknowledgement, la sezione di apertura della suite, nella loro interezza<br />
dal gruppo esteso. Ci offre uno spaccato di come Coltrane ha consentito alla<br />
propria musica di svilupparsi in studio. Dove si stesse dirigendo con questo pezzo<br />
particolare non lo sapremo mai, perché la versione definitiva di A Love Supreme è<br />
ovviamente la versione del quartetto registrata il giorno prima. Ma quello che<br />
abbiamo oggi in mano è uno sguardo sul suo pensiero musicale e sull’uso di due<br />
sassofoni che alla fine saranno consolidati con l’aggiunta di Pharoah Sanders.<br />
Nella prima metà del 1965 vediamo che il suono di Coltrane diventa sempre più<br />
esternamente legato (certamente l’influenza di Albert Ayler con cui suonò per<br />
un periodo si fece sentire), e dopo aver registrato Ascension il 28 giugno 1965, sia<br />
con Archie Shepp che Pharoah Sanders nella formazione (e, in modo significativo,<br />
Art Davis), Sanders entrò a far parte definitivamente del gruppo di Coltrane nel<br />
settembre del 1965. Il pensiero di Coltrane sull’inclusione di Art Davis nelle registrazioni<br />
del sestetto è meno chiaro; certamente l’espressione del tempo diventa<br />
un po’ più ambigua con due bassi e probabilmente stava pensando a un approccio<br />
più astratto al tempo che si compie quando Rashied Ali sostituì Elvin Jones e Alice<br />
Coltrane sostituì McCoy Tyner ma che, come si dice, è un altro vaso di Pandora.<br />
Album essenziale e oggi ancor più completo con l’inclusione di ciò che era stato<br />
“scartato” dal genio Coltrane, che forse non riteneva il tutto compatibile all’interno<br />
di un album concept composto, come è noto, da tre suite più una (Psalm),<br />
suite ipnotiche e straordinarie che influenzeranno, inevitabilmente, anche il rock<br />
progressive (che fu susseguente a questo album) per la lunghezza dei brani e<br />
l’improvvisazione, cosa che precedentemente a Coltrane era impensabile nel rock<br />
e in altri generi musicali. Capolavoro immortale e oggi completo.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 47
INSIDE<br />
di Elena Marisol Brandolini<br />
Terra e fuoco<br />
È tornata prepotentemente e anche se sostiene che la musica non è tutto, per Carmen Consoli (Catania,<br />
1974) le sette note svolgono un ruolo predominante nella vita, così come le proprie radici...<br />
La nota cantautrice siciliana è stata a Barcellona il 29 e 30 giugno<br />
scorsi per tenere due concerti nella Sala Jamboree, con il<br />
suo trio, Claudia della Gatta al violoncello ed Emilia Belfiore<br />
al violino. Con l’occasione ha partecipato a un incontro pubblico presso<br />
l’Istituto Italiano di Cultura, discorrendo con la direttrice Roberta<br />
Ferrazza della musica e della figura di Rosa Balistreri. Ne abbiamo<br />
approfittato per intervistarla...<br />
Cominciamo da questo tour che l’ha portata a Barcellona:<br />
qui ha registrato un grande successo.<br />
Portare la propria musica fuori da casa e trovare qualcuno che la celebra<br />
assieme a te: quando questa cosa succede chiudo gli occhi e la dedico<br />
a mio padre perché mi piace molto.<br />
Oggi all’IIC avete fatto un percorso nella sicilianità, da Pirandello<br />
a Rosa Balistreri: che cos’è per Carmen Consoli la sicilianità?<br />
Innanzitutto le origini, un legame molto forte con i miei antenati, con questa<br />
terra che evoca un po’ il mal d’Africa. Il siciliano è terra e fuoco, è agrodolce,<br />
è come l’ostrica che più si allontana dallo scoglio più s’indebolisce.<br />
Cambia il concetto di sicilianità nel tempo?<br />
Cambia, come cambia il concetto di multi-culturalità. Oggi la sicilianità<br />
è un multi-comunitarismo, un popolo pronto a cambiare e a<br />
plasmarsi per accogliere culture diverse. Vedo lo sforzo e la volontà<br />
dei miei corregionali nell’accogliere questi stranieri che vengono<br />
a bussare alle nostre porte, con un atteggiamento di apertura. Ciò<br />
non ha a che fare con il multi-culturalismo ma con il multi-comunitarismo<br />
che, per me, si colloca a un gradino superiore: si è pronti<br />
a plasmarsi, cambiarsi.<br />
Le proprie origini che si mischiano con quelle degli altri?<br />
E si rinnovano, bianco e nero che si mescolano e diventano una<br />
sorta di grigio. Noi siamo questo miscuglio: Federico II di Svevia<br />
ci tramanda la convivenza tra popolazioni diverse e il fatto di<br />
fonderci insieme. La Scuola Poetica Siciliana, che nasce prima<br />
di quella toscana, è questo e in fondo la poetica dell’italiano è<br />
molto legata a questa lingua che è il siciliano. Sicilianità vuol<br />
dire saper essere come l’acqua: prendere la forma delle diverse<br />
cose, adattandosi.<br />
48 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
INTERVISTA MARIO CACCIA<br />
Pirandello è uno dei suoi scrittori preferiti: che sicilianità<br />
esprime?<br />
Pirandello esprime una sicilianità umoristica. Lui parla della<br />
tragedia riuscendo a farti sorridere, questo è l’umorismo, il sentimento<br />
del contrario. È un siciliano piuttosto innovativo perché<br />
indaga nei meandri della psiche, quando la psicanalisi era agli<br />
inizi. Io rivaluterei anche Verga, la mia proposta è sostituire<br />
Mastro don Gesualdo ai Promessi Sposi, non perché sia siciliano<br />
ma per il campione di umanità che rappresenta.<br />
Parliamo di Rosa Balistreri, lei hai cantato alcune sue<br />
canzoni, le ha tributato vari omaggi. Che voce è quella<br />
di Rosa Ballistreri?<br />
È una voce antica, un’anima antica, più antica del suo tempo. È la<br />
voce dei nostri avi, è una voce profonda stimolata da un’urgenza,<br />
non dal desiderio di successo. Il suo è un canto di dolore ma di<br />
un dolore che trasforma le avversità in opportunità. Un esempio<br />
di donna molto forte che riesce a trasformare il proprio destino<br />
anche se non completamente.<br />
Qual è il rapporto di Rosa Balistreri con la Sicilia?<br />
È un rapporto di contrasto, figurarsi che è ancora sepolta a Firenze...<br />
basti pensare a Terra ca nun senti. Rosa è l’esempio di una<br />
donna che proviene da una famiglia molto povera e che riesce ad<br />
essere visionaria, si circonda di artisti, pittori, letterati, perché<br />
pensa che la cultura possa salvarci. Come diceva Peppino Impastato,<br />
che la cultura ci avrebbe salvato dalla bruttezza.<br />
Ha cantato al concerto per i 25 anni della strage di Capaci<br />
e Borsellino; quando avvennero i fatti, lei era ancora<br />
adolescente. Cosa ricorda di quei giorni?<br />
I miei genitori erano in Spagna e io in casa di un’amica di mia<br />
madre; quando diedero la notizia al telegiornale fu come la fine<br />
di un sogno. Perché in Sicilia si stava cominciando a respirare<br />
un’aria di pulizia. Quella strage fu come un “adesso basta!” e<br />
per noi fu come vedere sotterrate le nostre speranze. Ero molto<br />
giovane, militavo nei centri sociali, fu un duro colpo, un lutto.<br />
Poi fu ancora più dura la revisione che ne fu fatta, sulla magistratura,<br />
sul ruolo di questi giudici: nel passato ci è toccato anche di<br />
celebrare di nascosto l’anniversario della scomparsa di Falcone<br />
e Borsellino.<br />
È cambiata la Sicilia da allora?<br />
La mafia è cambiata, ha messo da parte la pistola, ha cambiato<br />
vestito, si è ripulita. Ma è la mentalità mafiosa che dobbiamo<br />
combattere, il raggiro del popolo per ottenere altri fini. La mafia<br />
è la menzogna e l’inganno dietro ideali romantici e questa mentalità<br />
è stata esportata in tutto il mondo.<br />
Perché la chiamano cantantessa, cantante e poeta?<br />
In realtà si trattò di un errore di grammatica. Avevo un fonico anglofono<br />
che non sapeva quale fosse il femminile di cantante. C’era<br />
un cane che abbaiava e allora disse: “Fate stare zitta la canessa<br />
che deve cantare la cantantessa”. Fu così che nacque il termine<br />
e, siccome non mi sono mai definita una cantante, mi piace più<br />
essere una cantantessa, cioè non prendermi troppo sul serio.<br />
Cos’è la musica per lei?<br />
Avevo un papà musicista e fece con me quello che io faccio con<br />
mio figlio: mi diede una chitarra e imparai a suonare prima che a<br />
parlare. Esprimevo tutti i miei pensieri già musicati, per cui è un<br />
linguaggio a me consono, lo utilizzo non solo per fare concerti ma<br />
in tutte le manifestazioni della mia vita. Per me è come un’urgenza,<br />
quando devo esprimere qualsiasi tipo di sentimento utilizzo<br />
la musica. Utilizzo anche altre cose, cucino, faccio bricolage...<br />
La musica non è tutto nella mia vita, tanto che mi sono anche un<br />
po’ ritirata per sei anni, ho fatto la mamma, ho seguito gli affari<br />
di famiglia, ho aiutato mia madre dopo la morte di mio padre, poi<br />
mi è ritornata questa passione. Sono tornata a Catania, perché<br />
desidero che mio figlio cresca lì, che acquisisca certi modi che<br />
Catania ha ancora nell’approccio con le persone. Mi piace molto<br />
la mia città, la trovo elegante e umana.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 49
INSIDE<br />
di Vittorio Pio<br />
Una “magia” jazz<br />
da riascoltare<br />
insieme<br />
foto Giovanni Daniotti<br />
Sarà l’ospite musicale di Sintonie High-End Video Exhibition che si terrà il 22 e 23 settembre prossimi<br />
al Palacongressi di Rimini. Fabio Concato ne approfitterà per presentare Gigi, il recente album dai toni<br />
crepuscolari condiviso con il trio jazz guidato dal pianista Paolo Di Sabatino, a cui l’artista milanese è legato<br />
da amicizia e stima.<br />
festeggio una ricorrenza importante”,<br />
esordisce Concato, “ovvero i miei primi quaranta<br />
“Quest’anno<br />
in musica, per cui mi sono voluto fare questo regalo<br />
davvero speciale. Si tratta di un lavoro spontaneo, nato<br />
sul palco. Dopo tanti concerti in cui la gente ci chiedeva quando<br />
sarebbe uscito il disco, lo abbiamo fatto per davvero, cercando<br />
di fissare quello che via via, sui diversi palcoscenici, abbiamo<br />
costruito. Ognuno di noi ha portato in dote le proprie emozioni<br />
e quello che si ascolta è la verità di quell’istante unico e irripetibile,<br />
eppure continuamente rinnovato, che è rappresentato<br />
dalla magia della musica”. E quella magia Concato cercherà di<br />
trasmetterla anche in occasione della ventesima edizione di Sintonie<br />
High-End Video Exhibition: insieme a Di Sabatino sarà<br />
ospite della manifestazione sabato 23 settembre alle 16 e i due<br />
artisti visiteranno la rassegna, ascolteranno insieme al pubblico<br />
il vinile del disco e ne faranno ascoltare alcuni brani dal vivo,<br />
voce e pianoforte.<br />
Fra lei e il jazz intercorre una lunga storia d’amore, in<br />
questo caso suggellata dall’amore che aveva Gigi, che<br />
tutti sanno essere suo padre…<br />
Il jazz come la bossa nova rappresenta un incrocio obbligato per<br />
tutti coloro che amano la musica di qualità. Ho avuto la fortuna<br />
di avere in famiglia papà, che nutriva una grande passione al riguardo.<br />
Gigi (mi piace sempre chiamarlo così) mi ha avvicinato a<br />
essa con divertimento e me l’ha fatta amare. Lui ascoltava molto<br />
jazz e i suoi eroi erano Chet Baker, Bill Evans, Gerry Mulligan.<br />
Ma adorava anche la bossa nova, meglio se suonata e cantata<br />
da Joao Gilberto e i palchi di Broadway, quelli illuminati dalle<br />
grandi canzoni di Cole Porter e George Gershwin.<br />
Quasi inevitabile, quindi, che la sua vita prendesse una<br />
deriva artistica…<br />
Mio padre era spesso via per il suo lavoro ma quando era a casa<br />
suonava anche la chitarra. E io, non appena ho avuto le mani<br />
abbastanza grandi per appoggiarle sul manico della sua, l’ho<br />
fatto, anche se tentare di riprodurre gli accordi della bossa o del<br />
jazz era complicato, come dico nella canzone che gli ho dedicato.<br />
50 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
FABIO IN RICORDO CONCATO DI E JOHN IL SUO COLTRANE “GIGI”<br />
foto Roberto Manzani<br />
Improvvisavo suonando un pettinino, una sorta di kazoo; sono<br />
un’autodidatta, tutto quello che ho espresso con la musica lo<br />
avevo già dentro.<br />
Come è nata, invece, la collaborazione con Di Sabatino?<br />
Ci siamo conosciuti qualche anno fa, quando lui ha realizzato un<br />
disco dedicato alle voci. Feeling istantaneo come spesso accade<br />
nel jazz e quindi tante serate in giro. Diciamo che questa è la logica<br />
evoluzione del lavoro precedente firmato insieme a Fabrizio<br />
Bosso e Julian Mazzariello. Solo che qui ci siamo concentrati sulle<br />
cose mie piuttosto che sulle pagine storiche e dorate dei colleghi.<br />
Qual è il valore aggiunto di una musica come il jazz al tuo stile?<br />
Forse la capacità di sapersi rinnovare. Ho avuto il privilegio di<br />
lavorare con altri musicisti straordinari del calibro di Stefano Bollani<br />
come Franco Cerri e Renato Sellani, restando incantato dalla<br />
loro straripante umanità. Ne ho conosciuti poi altri come Paolo<br />
Fresu o Enrico Pieranunzi, che è anche un profondo conoscitore<br />
dell’estetica di Bill Evans, che non smetto di ascoltare ancora<br />
oggi, provando sempre nuove emozioni. Penso che il jazz goda di<br />
foto Alberto Peconio<br />
un ottimo momento e piace anche alle generazioni successive alla<br />
mia. Ci sono anche musicisti giovani molto interessanti: uno di<br />
questi è il fantastico pianista di origine armena Tigran Hamasyan,<br />
un vero mago: oppure Lars Danielsson, un contrabbassista svedese<br />
più grande di età ma sconosciuto ai più. Di entrambi consiglio<br />
di approfondire le rispettive incisioni.<br />
Quarant’anni di musica: voltandosi indietro cosa scorge?<br />
Tanti incontri bellissimi e una coerenza di percorso. Il mio pubblico<br />
non mi ha mai abbandonato, anzi, le fila si sono rinforzate.<br />
Certo oggi rispetto a quando ho iniziato io mi sembra proprio<br />
che sia cambiato tutto. Ragionare su un disco prevedeva un team<br />
affiatato, delle idee, un budget. Ora da una parte è meglio che<br />
un album possa anche autoprodursi e diffondersi secondo altri<br />
canali, dall’altra c’è un impoverimento generale, adesso si pensa<br />
più ad arraffare facendo cassa di risonanza sul piccolo schermo<br />
attraverso i talent. Ma di X Factor autentico io, onestamente,<br />
ne vedo poco.<br />
Cosa chiede di più alla sua carriera?<br />
Non molto di più rispetto a quanto sto facendo. Scrivo sempre<br />
cose nuove ma non è necessario che finiscano su un disco, vista<br />
la situazione in cui versa il mercato. Sono stato fermo per oltre<br />
dieci anni perché mi sono voluto e dovuto concentrare su altri<br />
obiettivi, ma adesso che ho risentito in maniera consolidata il<br />
calore della gente per me è tornato fondamentale andare in giro<br />
e stare in mezzo alla gente. Cantare nelle piazze come a teatro,<br />
mischiando repertorio e formazioni. Poi, dal momento che sono<br />
fuori dal tritacarne di quello che resta della discografia, senza<br />
pressioni mi piacerebbe approfondire e magari tradurre il repertorio<br />
di grandi brasiliani come ho già fatto per Chico Buarque,<br />
allargando lo spettro ad altri giganti del calibro di Tom Jobim,<br />
Caetano Veloso e Gilberto Gil.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 51
tabili manchevolezze dei medesimi<br />
che, proprio per la loro principale<br />
virtù (uno spessore di pochi<br />
centimetri), non sono in grado<br />
di contenere (a meno che le re-<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
de Il tremila<br />
La Soundbar incontra l’Hi-Fi<br />
E se... ? Certo, “il dubbio è scomodo ma la certezza<br />
è ridicola (Voltaire)” e l’evoluzione del mercato<br />
autorizza a sfuggire alle classiche categorie<br />
della mente. Ma da qui a immaginare che una<br />
Soundbar suoni bene ce ne passa! O no?<br />
Breve ma indispensabile<br />
riassunto: le soundbar<br />
nascono tipicamente per<br />
essere piazzate sotto i televisori<br />
moderni a sopperire delle inevi-<br />
Prezzo: € 799,00<br />
Dimensioni: 72 x 58 x 38 cm (lxaxp)<br />
Peso: 8,60 kg<br />
Distributore: Nital S.p.A.<br />
Via Vittime di Piazza Fontana, 54 - 10024 Moncalieri (TO)<br />
Tel.011.899.68.04 - Fax 011.899.62.25<br />
www.nital.it<br />
STREAMING PLAYER SONOS PLAYBASE<br />
Tipo: multicanale Tecnologia: a stato solido Ingressi digitali:<br />
Ottico (1), Ethernet (1), WiFi (1) Accessori e funzionalità aggiuntive:<br />
Telecomando, Controlli di tono, Loudness Decoder<br />
surround integrato: Dolby Digital Note: sistema multiamplificato<br />
con 6 mid, 3 tweeter e 1 subwoofer indipendenti e controllati<br />
da DSP. Abbinabile a tutti i sistemi SONOS e collegato<br />
al televisore con connessione digitale ottica con opzione per<br />
miglioramento dei dialoghi e modalità notturna.<br />
52 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST SONOS PLAYBASE<br />
Per certi versi la nuova PlayBase è accumunabile al Play5 (la singola unità può funzionare<br />
anche in stereo). Il confronto diretto mostra le doti di competitività in ambito<br />
audio puro del PlayBase in questa modalità, mentre 2 Play5 sono superiori da questo<br />
punto di vista ma costano anche sensibilmente di più.<br />
gole della fisica, tra le poche cose<br />
se non certe almeno plausibili,<br />
vengano rivoltate come calzini)<br />
altoparlanti in grado di emettere<br />
suoni plausibili almeno in campo<br />
Hi-Fi, che però non è (o non era)<br />
il loro compito precipuo. Aggiungiamo<br />
che la ragion d’essere delle<br />
soundbar, e il motivo del loro successo,<br />
è proporre una rappresentazione<br />
sonora accettabile delle<br />
colonne sonore in luogo di una<br />
complicazione logistica (5.1, 7.1 e<br />
oltre canali) proposti per l’home<br />
theater di qualità e, aggiungeremmo<br />
noi, impraticabili per la maggioranza<br />
della nostra specie…! Il<br />
fallimento dei giganteschi amplificatori<br />
multicanale (e del multicanale<br />
stesso) e della schiera di<br />
diffusori che i vari e progressivi<br />
standard vorrebbero ci si piazzasse<br />
in casa ha dato spazio in questo<br />
modo alle soundbar, intese quale<br />
addendo dello schermo televisivo;<br />
uno spazio ritagliato all’interno<br />
del nuovo focolaio domestico di<br />
natura elettronica. Va aggiunto<br />
che proprio l’evoluzione del mercato,<br />
o quelle che siamo abituati a<br />
definire “le nuove modalità dell’ascolto<br />
musicale”, hanno generato<br />
una “massa” di consumatori<br />
musicali dotati di dispositivi di<br />
tipo portatile per la riproduzione<br />
sonora, che approdano a quel<br />
focolaio con le loro esigenze. Così<br />
da qualche anno si assistite a un<br />
ritorno di attenzione da parte dei<br />
produttori di soundbar per le esigenze<br />
della musica sia in termini<br />
di qualità della riproduzione sonora<br />
che della compatibilità dei nuovi<br />
lettori multimediali itineranti<br />
con il sistema stanziale presente<br />
tipicamente nel salotto di casa<br />
che per volontà o obtorto collo si<br />
è trasformato nell’impianto principale<br />
anche per la musica, visto<br />
che obiettivamente pochi riescono<br />
a far convivere separatamente il<br />
televisore con il sistema Hi-Fi.<br />
Ex start-up ormai di successo, la<br />
californiana Sonos, votata al successo<br />
di massa, nel 2013 aveva<br />
abbracciato anche il settore A/V<br />
con un prodotto invero abbastanza<br />
tradizionale per i suoi standard,<br />
neanche particolarmente esaltante:<br />
Playbar. Oggi torna alla carica<br />
con la Playbase (offerta allo stesso<br />
prezzo) e con un manifesto di intenti<br />
(Una bella TV si vede. Ma<br />
un cattivo audio si sente) che è<br />
tutto un programma, di un certo<br />
interesse anche in ambito audiofilo<br />
perché un sistema completo<br />
di riproduzione sonora basato su<br />
uno streaming player è davvero<br />
difficile da comporre agli stessi<br />
prezzi e men che meno un tradizionale<br />
sistema Hi-Fi! Il punto<br />
chiave è l’eventuale qualità sonora<br />
offerta: accettabile, indecente,<br />
sorprendente?<br />
Sonos ci ha abituato a tante sorprese,<br />
interpretando e recuperando<br />
con gli apparecchi dedicati<br />
principalmente alla riproduzione<br />
musicale (Play:1, Play:3 e Play:5)<br />
soluzioni tecniche poco utilizzate<br />
in passato (diffusori attivi e multiamplificazione)<br />
o troppo precocemente<br />
esecrate come i DSP; nel<br />
caso di Playbase l’implementazione<br />
di queste soluzioni alla ricerca<br />
di un effetto spaziale pronunciato,<br />
tipico delle riproduzioni delle colonne<br />
sonore, ha sortito un “effetto<br />
di risulta” davvero interessante;<br />
utilizzato per la sterofonia il sistema<br />
è in grado di fornire prestazioni<br />
davvero interessanti! Tanto<br />
interessanti da far concorrenza in<br />
casa propria con apparecchi che<br />
a opinione di <strong>SUONO</strong> rappresentano<br />
delle vere killer app come il<br />
Play:1 e il Play:5, provati in passato<br />
da questa rivista.<br />
Il paragone tra il Play:1 (il più piccolo<br />
sistema pensato per la musica)<br />
e Playbase è tutto a favore di<br />
quest’ultimo, il che sarebbe logico<br />
e quasi inevitabile in termini di costi,<br />
meno per il fatto che Playbase<br />
è chiamato a svolgere anche altre<br />
funzioni. Quel che colpisce, invece,<br />
è il fatto che l’accoppiata Play:1<br />
+ Sub (che invece ha un costo<br />
superiore), benché pensato specificatamente<br />
per la musica, non<br />
prevalga o lo faccia solo in parte<br />
rispetto alla Playbase destinata<br />
all’A/V. Se quasi inevitabilmente<br />
le performance nella porzione<br />
delle basse frequenze risulti preferibile<br />
con Play:1 + Sub, in termini<br />
di ricostruzione scenica e piacevolezza<br />
complessiva è preferibile il<br />
“vituperato” strumento per l’A/V!<br />
Anche nel caso del confronto con<br />
un Play:5 (studiato per funzionare<br />
sia come unica unità che in coppia,<br />
nel primo caso meno costoso di<br />
Playbase) siamo di fronte a una<br />
profonda scossa dei nostri parametri<br />
abituali e dei valori aspettati.<br />
I due prodotti sono al tempo<br />
stesso molto simili e molto differenti,<br />
pensati in epoche vicine fra<br />
loro, anche se pochi mesi in ambito<br />
tecnologico possono significare<br />
“ere geologiche”.<br />
Un unico collegamento ottico, oltre alla presa ethernet (l’apparecchio si collega anche in<br />
wi-fi), limita fortemente l’utilzzo nell’ambito audio tradizionale. Per il collegamento al tv,<br />
Sonos ha scelto questo formato cosiderandolo più popolare e meno complesso dell’HDMI.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 53
SELECTOR<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
10 gli altoparlanti alimentati da singole<br />
unità di amplificazione in Classe D. I comandi<br />
sono a sfioramento per il volume<br />
o il cambio traccia e, uniti alla spia di alimentazione,<br />
costituiscono l’interfaccia di<br />
bordo ma tutte le regolazioni avvengono<br />
più comodamente tramite app.<br />
La prima differenza macroscopica<br />
è costituita dalle dimensioni: 11 litri<br />
il Play 5 e 15,8 litri il Playbase!<br />
Quindi apparentemente il Playbase<br />
risulta “volumetricamente”<br />
quasi il 40% più grande del Play:5<br />
anche se poi è il form factor che fa<br />
la differenza, e non solo a livello<br />
estetico! Il Play:5, seppur più piccolo,<br />
ha un’estensione e un impatto<br />
più deciso del Playbase. Ovvio<br />
però che i sei centimetri scarsi in<br />
altezza della Playbase sono imbattibili<br />
e inarrivabili e, complessivamente,<br />
l’apparecchio restituisce<br />
un suono molto concreto, potente<br />
e che ha ben poco da invidiare al<br />
Play:5 con alcune “interpretazioni”<br />
soprattutto in gamma media<br />
che creano un suono interessante<br />
e per nulla scontato. Non sono<br />
solo le dimensioni in altezza a<br />
fare la differenza però, anzi: il<br />
Play:5 è molto poco profondo e<br />
potrebbe essere più accomodante,<br />
anche posto sotto un televisore<br />
in un mobile basso. La scelta della<br />
casa è stata, in entrambi i casi, di<br />
dotare gli apparecchi (sia per chi<br />
è indirizzato verso l’audio puro<br />
che chi lo è verso l’A/V) di connessioni<br />
minimali al televisore:<br />
Playbase ha un unico ingresso<br />
ottico mentre Play:5 è dotato di<br />
ingresso linea analogico e, come<br />
descritto anche nel manuale di<br />
uso, si può utilizzare in forma non<br />
compressa per la riproduzione<br />
dell’audio del televisore anche se<br />
si possono verificare varie forme<br />
di ritardo nella sincronizzazione<br />
con tempi variabili da caso a caso.<br />
È quindi nelle specifiche relative<br />
all’audio abbinato a un display<br />
che i due apparecchi differiscono<br />
sensibilmente in quanto non solo<br />
la connettività ma anche la post<br />
elaborazione del segnale è più<br />
specifica per la riproduzione di<br />
solo audio o dei flussi collegati al<br />
video. Eppure, dal punto di vista<br />
solo audio, il Playbase beneficia<br />
della tecnica di ottimizzazione<br />
ambientale e, almeno a grandi linee,<br />
sfrutta un’architettura molto<br />
simile a quella del Play:5 per la<br />
creazione di un campo sonoro virtuale<br />
attraverso i vari altoparlanti<br />
indipendenti fra loro. Nel Play:5 è<br />
presente la possibilità di regolare<br />
il balance mentre nel Playbase no,<br />
nonostante la regolazione del balance<br />
nel Play:5 non dia gli stessi<br />
effetti che siamo abituati ad ascoltare<br />
negli impianti tradizionali,<br />
anche perché l’intervento avviene<br />
prevalentemente in gamma alta e<br />
medio-alta. Playbase, invece, durante<br />
la riproduzione del flusso<br />
audio legato al video si arricchisce<br />
di due funzioni estranee agli<br />
altri prodotti (ad eccezione della<br />
precedente Playbar): la modalità<br />
suono di notte e quella di miglioramento<br />
dei dialoghi. Due funzioni<br />
espressamente legate alla<br />
riproduzione dei flussi audio del<br />
video e particolarmente utili soprattutto<br />
quando implementate<br />
bene, che aumentano notevolmente<br />
l’usabilità e fruibilità di<br />
un impianto audio-video. Certo,<br />
può sembrare un atteggiamento<br />
eretico quello di “deturpare” il<br />
segnale originale delle colonne<br />
sonore, ma il fatto è che la mancanza<br />
di standard funzionali e<br />
soprattutto di cultura nel post<br />
processing delle tracce multicanale<br />
comunque non rende fruibile<br />
l’ascolto in condizioni “comuni<br />
e frequenti”. Quindi, ad eccezione<br />
delle sale A/V multicanale o di altre<br />
installazioni molto spinte, gli<br />
interventi di “miglioramento &<br />
ottimizzazione” smart possono<br />
solo che essere una mano santa<br />
nella maggior parte delle condizioni<br />
di utilizzo. C’è poi da notare<br />
che proprio Sonos, che pure non<br />
ha un lungo passato e una storia<br />
dedicata all’audio, raggiunge<br />
risultati estremamente concreti<br />
sul trattamento del segnale audio,<br />
e ha distanziato notevolmente i<br />
concorrenti. Una distanza raggiunta<br />
anche con la capacità di<br />
ricostruzione della scena a partire<br />
da un oggetto largo poco più di<br />
70 cm: tra i sistemi “tradizionali”<br />
non c’è integrato A/V di fascia<br />
bassa dotato di sistema di correzione<br />
ambientale con microfono<br />
annesso e con 5 o più diffusori che<br />
riesca a ricreare un campo sonoro<br />
plausibile ma al contempo godibile<br />
al pari del Playbase!<br />
In questo scenario il Playbar risponde<br />
anch’esso a tanti dei bisogni<br />
in una installazione A/V,<br />
anzi, al momento del lancio fu<br />
una vera rivelazione anche se<br />
in modalità stand alone non<br />
era in grado di creare un campo<br />
sonoro completo e ampio<br />
come fa la Playbase: abbinato<br />
al Playsub raggiungeva risultati<br />
molto godibili in A/V ma<br />
nettamente meno raffinati per<br />
quanto riguarda la riproduzione<br />
di musica, sia nella timbrica che<br />
nella ricostruzione della scena.<br />
In questi due parametri, invece,<br />
il Playbase diventa un vero osso<br />
duro per sistemi potenzialmente<br />
concorrenti ma anche, in assoluto,<br />
per una catena più tradizionalmente<br />
Hi-Fi.<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................1<br />
9 Velocità........................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci................................2<br />
11 Frequenze alte..............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................1<br />
14 Timbrica.......................................................1<br />
15 Coerenza......................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche...............................1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Un concentrato di tecnologie e elementi impossibile<br />
da trovare a pari prezzo.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Peccato per la limitazione, tanto in ambito<br />
audio che A/V, determinata dal tipo di connessione.<br />
L’interfaccia è la più solida e affidabile tra<br />
quelle in giro e assicura una esperienza d’uso di<br />
altissimo livello.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
L’utilizzo di un DSP forse reintepreta la performance<br />
sonora ma l’archetipo scelto è dei<br />
migliori e l’esperienza sonora è ottima! In grado<br />
di competere ad armi pari nella sua fascia di<br />
prezzo con i sistemi tradizionali.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Da start up a certezza, con uno sguardo paradossalmente<br />
conservatore su certi particolari,<br />
per Sonos secondari. Il tutto all’interno di un<br />
ecosistema ormai granitico.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Sorprendente anche utilizzando l’apparecchio<br />
“fuori target” per la pura riproduzione della musica.<br />
Quasi impossibile assemblare un sistema<br />
concorrente.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
54 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
GIRADISCHI<br />
Elac Miracord 90<br />
Sebbene il Miracord 90<br />
possa essere da un lato<br />
considerato un omaggio<br />
o una edizione Anniversary<br />
– festeggia infatti il<br />
90mo anno di attività della<br />
Elac, che a quel tempo era<br />
in altre cose affaccendata<br />
(radar e sonar) – esiste<br />
comunque una storicità<br />
nel nome Miracord: giradischi<br />
con quel nome vennero<br />
prodotti dalla casa<br />
tedesca a partire da metà<br />
degli anni ’50.<br />
Che l’attuale Miracord<br />
90, appena presentato<br />
al Monaco Hi-End,<br />
rappresenti qualcosa di più<br />
che un omaggio o un modo di<br />
festeggiarsi addosso lo rivela<br />
proprio la natura dell’apparecchio<br />
e il momento storico<br />
dell’azienda che in gran parte<br />
di quei 90 anni preferì rifugiarsi<br />
nella produzione unicamente<br />
di diffusori, attività per<br />
la quale è conosciuta in tutto<br />
il mondo.<br />
Ma vuoi per l’inserimento di<br />
capitale fresco, vuoi per l’accorta<br />
guida manageriale, vuoi<br />
soprattutto, chiosando e prendendo<br />
spunto dal film dei fratelli<br />
Coen, perché questo non<br />
è un paese per… “produttori<br />
di soli diffusori”, oggi Elac si<br />
propone come marchio che<br />
affronta l’Hi-Fi a tutto campo<br />
(streamer e, con l’acquisizione<br />
di Audio Alchemy, anche<br />
elettroniche), sebbene il suo<br />
catalogo di diffusori rimanga<br />
il più corposo.<br />
All’interno di questa logica l’originalità<br />
del prodotto non è<br />
più un optional ma un elemento<br />
fondante e, come nel caso<br />
del rivoluzionario (una piccola<br />
rivoluzione ma pur sempre<br />
una rivoluzione)<br />
Element EA<br />
101EQ-G<br />
provato su<br />
<strong>SUONO</strong> 513 (febbraio 2017),<br />
anche l’esordio (o il ritorno?)<br />
di Elac nell’analogico vanta<br />
un’originalità persino superiore<br />
a quella del capostipite<br />
che annoverava braccio e altri<br />
parte realizzate da terzi, segnatamente<br />
Dual.<br />
Il Miracord 90, invece, appare<br />
farina del sacco della casa<br />
tedesca, per quanto in un’era<br />
di globalizzazione si possa<br />
parlare di originalità; proprio<br />
il braccio, pur mostrando alcuni<br />
elementi che ricordano<br />
quelli di altri produttori, nel<br />
suo complesso appare<br />
esclusivo e realizzato<br />
ad hoc per ELAC<br />
con alcune soluzioni<br />
di pregiata<br />
“fattura”. Per<br />
le regolazioni<br />
bisogna ricorrere<br />
a dime e<br />
a una bilancia<br />
esterna, ma<br />
si tratta di<br />
operazioni<br />
che verranno<br />
effettuate<br />
raramente in<br />
seguito alla<br />
sostituzione<br />
Prezzo: € 2.600,00<br />
Dimensioni: 47 x 17 x 36 cm (lxaxp)<br />
Peso: 17,1 kg<br />
Distributore: LP Audio<br />
Via della Tesa, 20 - 34138 Trieste (TS)<br />
Tel. 040.56.98.24<br />
www.lpaudio.it<br />
GIRADISCHI ELAC MIRACORD 90<br />
Tipo: completo di testina Telaio: rigido in MDF e alluminio<br />
Trasmissione: a cinghia Piatto: alluminio da 6,5 kg Braccio:<br />
dritto in fibra di carbonio altezza 35 mm, peso 6,5 kg Note:<br />
Testina Audio Technica, braccio in carbonio, motore con doppio<br />
disaccoppiamento. Piedini in silicone speciale. Alimentatore del<br />
motore esterno.<br />
56 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST<br />
della<br />
testina. C’è da<br />
notare che il contrappeso<br />
aderisce al perno tramite due<br />
O-ring molto stretti, che consentono<br />
una regolazione accurata<br />
del peso di lettura e inibiscono<br />
movimenti accidentali<br />
o indesiderati. Il cablaggio<br />
scorre all’interno della canna<br />
e del supporto cilindrico del<br />
cardano senza intralciare il<br />
movimento e la regolazione<br />
in altezza.<br />
La scelta di un piatto ad alta<br />
massa distingue ulteriormente<br />
l’apparecchio, praticamente<br />
unico nella sua classe di<br />
prezzo; il foro, tuttavia, ha<br />
un gioco abbastanza ampio<br />
e ne consegue che la collocazione<br />
perfettamente in asse<br />
del piatto al contropiatto è<br />
praticamente “impossibile” e,<br />
anche se estremamente lieve e<br />
poco accennata, è apprezzabile<br />
una rotazione eccentrica del<br />
piatto con, in certi casi, anche<br />
una posizione non del tutto<br />
complanare fra piatto e contropiatto.<br />
Il posizionamento<br />
del piatto sul<br />
contropiatto<br />
Il punto di presa sulla testina<br />
utilizza una leggera lamina in<br />
alluminio tenero che si può<br />
piegare facilmente anche con<br />
una lievissima pressione. Tuttavia<br />
è facile riportarla nella forma<br />
corretta ed è anche possibile<br />
rimuoverla del tutto allentando<br />
le viti di sostegno della testina,<br />
anche se in questo caso<br />
risulterebbe necessario regolare<br />
l’allineamento.<br />
DATI RILEVATI<br />
BRACCIO<br />
lunghezza (“): 9.33<br />
ETL (mm): 237<br />
PTS (mm): 217.5<br />
OvH (mm): 19.5<br />
Peso sulla puntina senza contrappeso (gr): 17.1<br />
Contrappeso (gr): 105<br />
PIATTO<br />
Diametro (mm): 297<br />
Massa totale rotante (gr): 6470<br />
Diametro perno (mm): 12<br />
Legenda<br />
ETL = effective tonearm lenght PTS = distanza<br />
tra gli assi OvH = overhang<br />
non è molto age- vole a<br />
causa del peso del piatto e lo<br />
spazio esiguo a disposizione<br />
fra piatto e base in cui le punte<br />
delle dita, poco prima del raggiungimento<br />
della posizione di<br />
riposo, vengono “compresse”<br />
energicamente! Tuttavia, alzando<br />
e spostando la posizione,<br />
con pochi tentativi si riesce<br />
a minimizzare l’effetto di non<br />
complanarità e non assialità.<br />
Poiché i piedini non sono regolabili<br />
in altezza è fondamentale<br />
che il piano d’appoggio sia ben<br />
in piano. Tra l’altro il particolare<br />
rivestimento estetico della<br />
base del giradischi renderebbe<br />
molto scomodo un intervento<br />
manuale un po’ alla cieca senza<br />
voler, ogni volta, sollevare<br />
il giradischi. La scelta è stata<br />
dunque quella della ricerca<br />
della massima efficacia nel sistema<br />
di smorzamento tramite<br />
questi non banali accoppiatori<br />
con il piano d’appoggio, affidando<br />
a quest’ultimo l’onere<br />
della orizzontalità del sistema.<br />
Nonostante peso, massa e sospensioni<br />
elastiche sparse un<br />
po’ dappertutto, il sistema<br />
sembra suscettibile alle basse<br />
frequenze con rumori che<br />
si trasmettono sia attraverso<br />
il piano di appoggio che dalla<br />
base del giradischi. Sollecitazioni<br />
in alta frequenza,<br />
invece, sembrano abbastanza<br />
attenuate con l’effetto di ridurre<br />
rumori di trascinamento<br />
e di rotazione del motore e<br />
di altre sollecitazioni ad alta<br />
frequenza.<br />
Il controllo di velocità elettronica<br />
ci toglie anche la relativa<br />
scocciatura di spostare<br />
manualmente la cinghia, tra<br />
due puleggie, quando si cambia<br />
la velocità di rotazione del<br />
piatto. Un led, vicino alla manopola<br />
di controllo, ci indica,<br />
cambiando colore, quando la<br />
velocità corretta è raggiunta.<br />
L’avviamento del giradischi è<br />
molto lento e con poca coppia<br />
applicata, probabilmente per<br />
non sollecitare inutilmente<br />
la cinghia di trasmissione.<br />
Una volta raggiunta la<br />
velocità di rotazione, invece, il<br />
motore reagisce, anche se non<br />
proprio repentinamente, alle<br />
sollecitazioni, correggendo la<br />
velocità per riportarla a quella<br />
nominale.<br />
Il braccio, del tipo cardanico<br />
con una canna in carbonio,<br />
termina con uno shell costituito<br />
in pratica da due pezzi:<br />
uno incollato direttamente alla<br />
canna in carbonio che termina<br />
con una asola lungo la quale<br />
far scorrere la vite di fissaggio<br />
del pezzo mobile inferiore che<br />
contiene i due tradizionali fori<br />
per il fissaggio del fonorileva-<br />
Sulla sinistra le connessioni<br />
con doppio RCA a pannello,<br />
estremamente robuste; dal lato<br />
opposto il connetore DIN a 3 poli<br />
per l’alimentatore esterno che<br />
fornisce una tensione di 18 V in<br />
continua.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 57
SELECTOR<br />
L’isolamento fra piatto e base<br />
viene effettuato con un sistema di<br />
contropiatto disaccoppiato tramite<br />
quattro elementi in sorbotane.<br />
Il perno in acciaio da 12<br />
millimetri di diametro è<br />
collocato in una sede in<br />
bronzo molto profonda e<br />
poggia in basso su una sfera<br />
di rubino industriale da 8<br />
millimetri di diametro.<br />
Il tutto è cosparso di grasso<br />
molto viscoso e adesivo.<br />
La parte della sede della<br />
bronzina è dotata di<br />
coperchio anch’esso in<br />
bronzo mentre il supporto<br />
della bronzina e quello<br />
dell’asse, che assolve<br />
anche alla funzione di<br />
contropiatto, sono in<br />
alluminio tornito dal pieno.<br />
QUASI PERFETTO<br />
La base è in MDF ad alto spessore,<br />
impiallacciata sui lati a vista per le<br />
versioni in legno e ricoperta con uno<br />
spesso strato di vernice per le versioni<br />
laccate. Anche la parte inferiore, non<br />
a vista, è rivestita con uno spesso<br />
strato di vernice trasparente che isola<br />
e salvaguarda l’MDF alleggerito dalla<br />
fresatura per gli incassi dei dispositivi.<br />
Il piatto è realizzato dalla tornitura<br />
di un blocco unico di alluminio in<br />
cui è ricavato nella parte inferiore la<br />
sede per l’innesto sul contropiatto. Si<br />
tratta di un modello a massa elevata,<br />
praticamente “unico” nella sua classe<br />
di prezzo, uno dei pochi di questo tipo<br />
in assoluto, se si considera che è scavato<br />
dal pieno. Il disaccoppiamento<br />
del piatto ha comunque dato luogo<br />
ad una eccentricità nella rotazione<br />
del piatto seppur lieve: le grandezze<br />
in gioco sono notevoli per quel che<br />
riguarda il momento di inerzia del<br />
piatto e la suscettibilità alla vibrazioni.<br />
Il motore è collocato in un cilindro in<br />
alluminio fissato agli estremi tramite<br />
due centratori simili a quelli utilizzati<br />
negli altoparlanti in prossimità della<br />
bobina mobile, che consentono un<br />
movimento verticale ma mantengono<br />
tenacemente la posizione rispetto<br />
al piano orizzontale. Il gruppo a sua<br />
volta è fissato su un pannello in metallo<br />
avvitato alla base in MDF tramite<br />
tre giunti elastici in gomma.<br />
58 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST ELAC MIRACORD 90<br />
La lunghezza del braccio si attesta sui 9 pollici e un terzo, che lo colloca fra i<br />
bracci più lunghi della categoria, nove pollici nominali. La canna è in fibra di<br />
carbonio su cui è stato innestato, da un lato, il terminale in allumino, che funge<br />
da supporto alla barretta rotante di sostegno della testina che consente la<br />
regolazione fine dell’orientamento. È possibile la regolazione del VTA.<br />
All’altro estremo della canna è<br />
innestato il supporto in alluminio<br />
che fa parte del giunto cardanico<br />
su cui agiscono i cuscinetti ed<br />
è dotato di un prolungamento<br />
filettato che fa da sostegno al<br />
contrappeso che si trova così<br />
in asse alla canna. L’antiskating<br />
è implementato con il piccolo<br />
peso fissato su una barra in<br />
alto al supporto cardanico del<br />
movimento. Eccellente la precisione<br />
meccanica e la totale assenza di gioco<br />
negli accoppiamenti.<br />
tore e include anche il “dito”<br />
per sollevare o abbassare manualmente<br />
il sistema dal disco.<br />
Una volta fissato il fonorilevatore<br />
al pezzo inferiore si fissa<br />
quest’ultimo tramite una vite<br />
al pezzo fisso superiore. In<br />
pratica con il solo fissaggio<br />
superiore possiamo angolare e<br />
far avanzare o arretrare, lungo<br />
il foro ad asola, il fonorilevatore,<br />
in modo da allinearlo correttamente.<br />
La regolazione degli<br />
angoli di offset e overhang<br />
avviene in modo facile senza<br />
troppe contorsioni con le dita<br />
o pericoli per la puntina. Un sistema,<br />
questo dello shell sdoppiato<br />
in due pezzi, che non è<br />
nuovissimo ma è più funzionale<br />
di quanto si creda, ritrovabile<br />
anche in bracci di elevato<br />
livello realizzati da Clearaudio,<br />
Funk Firm o altri. Il fonorilevatore<br />
di serie è già premontato<br />
e allineato ma un controllo è<br />
sempre meglio farlo. Il braccio<br />
consente, oltre alla regolazione<br />
del peso di lettura, con un sistema<br />
semplice quanto efficace<br />
e stabile, senza dover ricorrere<br />
a micro viti per il fissaggio<br />
del contrappeso, l’antiskating<br />
con pesetto appeso a un filo, in<br />
modo del tutto simile a quelli<br />
visti in molti giradischi Pro-<br />
Ject. Ultima, ma non meno<br />
importante, è la regolazione in<br />
altezza, il VTA: basta allentare<br />
una vite che fissa la colonna<br />
dell’articolazione alla base del<br />
braccio e farla scorrere, delicatamente,<br />
in alto o in basso fino<br />
a quando non trovate l’altezza<br />
ideale, cioè quella che pone<br />
il sistema di lettura perfettamente<br />
orizzontale mentre legge<br />
un disco. Il fonorivelatore<br />
montato, nero come il braccio,<br />
è marchiato Elac D90 E<br />
18 ma il costruttore dichiara<br />
che deriva da un modello MM<br />
di Audio-Technica. Fortunatamente<br />
non si tratta dei soliti<br />
modelli super economici made<br />
in Japan come gli onnipresenti<br />
AT91 e AT95 che, per carità,<br />
per quanto costano fanno benissimo<br />
il loro lavoro, ma non<br />
sono proprio all’altezza di un<br />
giradischi di questo livello.<br />
Il modello montato sembra<br />
derivato dall’AT-440MLa con<br />
stilo ellittico e profilo Micro<br />
Line, con bobine in rame di<br />
elevata purezza.<br />
Quando si ha a che fare con<br />
un fonorilevatore MM di<br />
solito l’interfaccia con<br />
uno stadio phono<br />
è semplice e<br />
spesso automatica<br />
per<br />
quanto riguarda<br />
l’impedenza<br />
di<br />
carico, fissa<br />
a 47 kOhm,<br />
Il motore è in corrente continua<br />
del tipo coreless, espressamente<br />
progettato per avere l’asse<br />
rotante a basso momento<br />
angolare e una coppia molto<br />
elevata anche a bassi giri in<br />
rapporto ai motori tradizionali<br />
con indotto in ferro. La velocità<br />
e la coppia vengono regolate<br />
tramite un alimentatore dotato di<br />
rilevamento tachimetrico.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 59
SELECTOR<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
l fondo della base è chiuso da una lastra in<br />
metallo su cui sono installati i quattro piedi di<br />
appoggio realizzati in silicone da uno stampo<br />
unico. Si tratta di un elemento cilindrico su cui<br />
sono stati praticati dei fori a diamentro variabile<br />
per fornire una struttura differenziata che reagisce<br />
alla sollecitazioni. La parte superiore del piedino,<br />
inoltre, è dotata di una protuberanza che si innesta<br />
nel foro della lamiera su cui poggia la vite di fissaggio<br />
che, a sua volta, si fissa all’elemento che poggia sul piano:<br />
ne consegue un totale disaccoppimento fra il giradischi e il<br />
piano di appoggio in quanto l’unico elemento in contatto comune è<br />
il supporto in silicone. Tuttavia l’accoppiamento è abbastanza rigido e<br />
non isola in particolar modo il gruppo di lettura da rumori impulsivi e<br />
da sollecitazioni a bassa freqeunza presenti sul piano di appoggio.<br />
ma questo è un modello già di<br />
una certa sofisticazione per il<br />
quale viene consigliato anche<br />
un carico induttivo tra i 100<br />
e i 200 microF. Meglio avere<br />
quindi un buon stadio phono<br />
che consenta questa regolazione<br />
e il fonorilevatore ve ne<br />
sarà grato. In particolare con<br />
il nostro sistema con diverse<br />
amplificazioni e diffusori, tutti<br />
di livello alto, abbiamo potuto<br />
constare come variando questo<br />
parametro si possono bilanciare<br />
le caratteristiche, soprattutto<br />
timbriche, avvicinando<br />
le prestazioni dei vari sistemi<br />
provati insieme al suono che<br />
preferiamo.<br />
Nel suo insieme il sistema<br />
presenta un’ottima musicalità,<br />
una naturalezza piacevole<br />
con il timbro un po’ più aspro<br />
o caldo, a seconda di come<br />
abbiniamo elettricamente<br />
il fonorilevatore allo stadio<br />
phono che segue, ma sempre<br />
nell’ambito di una corretta<br />
neutralità e buona estensione<br />
in frequenza. I risultati che si<br />
ottengono con il fonorilevatore<br />
di serie sono già più che buoni<br />
ma si capisce che il Miracord<br />
90 può fare molto di più. A dispetto<br />
di alcune incongruenze,<br />
alcune attenzioni tecniche ed<br />
estetiche non sembrano corrispondere<br />
a risultati altrettanto<br />
gratificanti. Il sistema<br />
di lettura con un braccio molto<br />
ben fatto, di massa media<br />
e versatile, può permettersi<br />
tranquillamente fonorilevatori<br />
di maggior pregio, soprattutto<br />
tra quelli che sono in grado di<br />
restituire un dettaglio ancora<br />
superiore e un punch dinamico<br />
altrettanto più incisivo. Non è<br />
difficile trovare modelli anche<br />
MC che possano fare al caso,<br />
come Ortofon serie Quintet,<br />
Sumiko BPS, Grado o Audio-<br />
Technica. Comunque non abbiate<br />
fretta, quello che già c’è<br />
potrebbe bastarvi.<br />
In termini merceologici l’apparecchio<br />
si pone in una fascia<br />
di mercato del tutto particolare<br />
e insidiosa. Non è un modello<br />
super economico, spartano,<br />
all-in-one e, diciamolo, come<br />
spesso capita di osservare, clone<br />
di modelli simili di scuola<br />
Rega o Pro-Ject, quindi non<br />
pare rivolto ai neofiti né ai<br />
giovani. Non è neppure un colosso,<br />
alcuni<br />
dei quali si<br />
possono ammirare<br />
all’IFA di Berlino o al CES<br />
di Las Vegas ma assai difficilmente<br />
li ritroverete su robusti<br />
scaffali di qualche negozio Hi-<br />
Fi. Non è tronfiamente lussuosamente<br />
lucidato a specchio,<br />
silver o gold ma è un giradischi<br />
“normale”, di un certo peso<br />
senza per questo richiedere<br />
degli scaricatori di porto per<br />
spostarlo e sufficientemente<br />
regolabile e versatile, rivolto<br />
quindi a un cliente maturo ed<br />
esperto. Nulla di eclatante magari<br />
ma tutto fatto bene e con<br />
materiali di eccellenza, leggi<br />
palla in rubino, elementi in<br />
silicone e sorbotane, canna in<br />
carbonio e MDF, scavato e laccato<br />
ovunque ad alto spessore.<br />
L’obiettivo di Elac sembra<br />
quello di offrire un giradischi<br />
dalle eccellenti potenzialità<br />
musicali, dalle solide fondamenta<br />
e che possa attrarre chi<br />
vuole un’ottima base analogica<br />
senza doversi svenare o precludersi<br />
importanti possibilità di<br />
sviluppo e miglioramenti. Senza<br />
voler tirare fuori la vecchia<br />
storia del garbage in = garbage<br />
out di scuola Linn, dobbiamo<br />
però ribadire, ancora una volta,<br />
come con una buona base<br />
si è già sulla strada giusta per<br />
ottenere grandi risultati.<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................3<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................2<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................2<br />
9 Velocità........................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci................................2<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................2<br />
14 Timbrica.......................................................2<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Eccellente scelta di materiali e di soluzioni, in<br />
particolar modo nei punti critici del sistema. Si<br />
colloca “solo” ai vertici di una categoria a causa<br />
di qualche samagliatura ma con poco avrebbe<br />
potuto essere una killer app!<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Massima versatilità nelle regolazioni e nella ottimizzazione<br />
della geometria di tracciamento:<br />
pratiche e molto efficaci.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Prestazioni di alto livello nella versione standard;<br />
il braccio e tutto il sistema possono beneficiare<br />
sensibilmente di testine più performanti.<br />
Grande versatilità del sistema, che accetta di<br />
buon grado testine anche molto spinte.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Voto all’azienda che affronta un segmento di<br />
mercato ancora inesplorato.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Costo conveniente se si considerano i vari<br />
elementi che compongono il giradischi: braccio,<br />
testina, perno, motore e piatto in genere<br />
equipaggiano prodotti di una fascia almeno “il<br />
doppio” di quella del Miracord!<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
60 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
UNITÀ PHONO<br />
VTL TP 2.5 II<br />
I principi di David<br />
Manley sono legati alla<br />
semplicità del disegno puntando<br />
molto sulla brevità<br />
del percorso di segnale, sui<br />
pochi componenti impiegati<br />
ma della migliore qualità<br />
possibile. Ben presto<br />
la concorrenza ha portato<br />
David a dotare i suoi amplificatori<br />
di una serie di<br />
accessori, dal telecomando,<br />
ai circuiti di controllo<br />
e sicurezza elettronici che<br />
di certo hanno complicato<br />
la loro realizzazione, ora<br />
però più affidabile e all’altezza<br />
dei migliori concorrenti..<br />
La produzione VTL si<br />
mantiene concentrata<br />
sulle amplificazioni,<br />
compresi un paio di pre-phono.<br />
Il modello di punta TP 6.5<br />
Signature con doppi ingressi e<br />
uscite, di cui uno XLR e quello<br />
più economico, il TP 2.5 di cui<br />
una prima versione fa la sua<br />
comparsa agli inizi del nuovo<br />
secolo mentre alla fine del 2016<br />
viene presentata l’attuale che, a<br />
dispetto di un look del tutto simile<br />
a quella precedente (come<br />
pure il prezzo rimasto lodevolmente<br />
invariato), si presenta<br />
decisamente più versatile.<br />
Al di la delle soluzioni tecniche<br />
utilizzate per la seconda serie<br />
del T.P. 2.5 crediamo che quello<br />
che più interessa al potenziale<br />
acquirente è il fatto che, per<br />
esempio, con un fonorilevatore<br />
di tipo MC sia ora possibile<br />
scegliere tra cinque valori di<br />
carico tra 100 e 47 kOhm contro<br />
il valore fisso precedente<br />
di 500 Ohm. Il guadagno è<br />
selezionabile tra tre valori da<br />
42 ai 62 dB, con quest’ultimo<br />
particolarmente utile con i fonorilevatori<br />
a bassa tensione<br />
d’uscita. La sensibilità d’ingresso<br />
è rimasta invariata per<br />
l’ingresso MM, mentre è stata<br />
migliorata per quello dedicato<br />
ai modelli MC, passando dai 0,5<br />
mV della vecchia versione ai 0,2<br />
mV del modello attuale. Sono<br />
modifiche non di poco conto<br />
in quanto aumentano sensibilmente<br />
la capacità di adattarsi a<br />
un numero molto più vasto di<br />
fonorilevatori. A fronte di questi<br />
intelligenti miglioramenti si<br />
è adottato il sistema di modificare<br />
il settaggio dell’elettronica<br />
tramite piccoli jamper sparsi<br />
per la scheda madre, vicino a<br />
valvole o altro che è bene non<br />
toccare con il pre-phono acceso.<br />
Ma, soprattutto, il lato noioso<br />
della faccenda è che bisogna<br />
togliere il coperchio avvitato<br />
al telaio dell’apparecchio per<br />
mezzo di un nutrito numero di<br />
piccole viti. Il consiglio è quindi<br />
quello di, una volta tolto il coperchio,<br />
tenere aperto il TP 2.5<br />
finché non avete trovato i valori<br />
che più vi soddisfano prima<br />
di richiudere il tutto. Anche il<br />
selettore tra MM e MC è realizzato<br />
tramite dip switch e, considerando<br />
che questo pre-phono<br />
ha due ingressi distinti tra MM<br />
e MC, forse sarebbe stato meglio<br />
mettere un interruttore esterno,<br />
magari tra le due coppie d’ingressi,<br />
per la loro selezione. L’unica<br />
spiegazione che si può dedurre<br />
è che la soluzione attuale<br />
Prezzo: € 3.860,00<br />
Dimensioni: 48,25 x 9,5 x 35,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 11,00 kg<br />
Distributore: Audio Living Design<br />
Via Pantanelli, 119<br />
61025 Montelabbate (PU)<br />
Tel.0721.472.899 - Fax<br />
http://www.musictools.eu<br />
UNITÀ PHONO VTL TP 2.5 II<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: a valvole Sensibilità (mV): minimo<br />
0,2 Risp. in freq. (Hz): 10-50.000 +0, -1 dB Impedenza MM<br />
(kOhm): 47 Impedenza MC (Ohm): 100, 250, 470, 1k, 4k, 47k<br />
S/N (dB): 85 (MM), 70(MC) Note: valvole impiegate: 1x12AU7,<br />
2x12AX7 e 1x12AT7. Guadagno: 42, 56 o 62dB.<br />
62 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST<br />
pur se scomoda è quella che permette<br />
di accorciare al massimo<br />
il percorso del segnale. L’unico<br />
comando accessibile direttamente<br />
dal pannello frontale, accanto<br />
all’interruttore principale, è costituito<br />
così da una levetta che<br />
seleziona lo stato tra mute, operativo<br />
e rumble. Il pur esaustivo<br />
manuale d’istruzione, completo<br />
di grafici relativi alle prestazioni<br />
elettriche di questa unità, manca<br />
però di illuminarci proprio alla<br />
voce rumble.<br />
Abbinando fonorilevatori MM e<br />
successivamente MC, abbiamo<br />
rilevato un carattere timbrico<br />
abbastanza simile tale da presumere<br />
che sia tipico di questo<br />
modello, accanto ad alcune differenze<br />
che fanno propendere<br />
L’ascolto è stato effettuato “a cuore<br />
aperto” in modo da effettuare<br />
rapidamente i cambiamenti nei<br />
settaggi. Gli jamper sono sparsi per<br />
la scheda madre, vicino a valvole o<br />
altro che è bene non toccare con il prephono<br />
acceso<br />
per l’ascolto con fonorilevatori<br />
a bobina mobile. Gli elementi in<br />
comune sono legati a una timbrica<br />
ricca e dettagliata, brillante in<br />
alto, precisa in basso. L’impressione<br />
è quella di una risposta<br />
in frequenza un po’ sbilanciata<br />
verso l’alto con una progressiva<br />
attenuazione verso il basso. Questo<br />
è particolarmente evidente<br />
con i fonorilevatori MM, specie<br />
quelli di medio livello che spesso<br />
hanno caratteristiche timbriche<br />
simili. Il passaggio ad un modello<br />
a bobina mobile di livello superiore<br />
e molto equilibrato nella<br />
risposta in frequenza e dal timbro<br />
neutro si abbina decisamente<br />
meglio con il TP 2.5. In questo<br />
caso il pre-phono, si dimostra<br />
più corretto e regolare, esaltando<br />
ulteriormente le sue doti di<br />
trasparenza, dettaglio e pulizia.<br />
Il basso appare ancora<br />
leggermente attenuato,<br />
I connettori RCA sono del tipo a<br />
pannello, direttamente avvitati alla<br />
lamiera. Meccanica robusta e molto<br />
spazio a disposizione. Sono disponibili<br />
due coppie separate, anche se non<br />
indipendenti per ingresso MM e MC e<br />
una coppia uscita linea. Molto efficace il<br />
collegamento di massa.<br />
per altro estremamente netto e<br />
pulito. Tutto sommato quello<br />
che adesso è un minimo sbilanciamento,<br />
può essere contenuto<br />
tramite l’abbinamento con<br />
fonorilevatori particolarmente<br />
generosi verso le basse frequenze<br />
(pensiamo a Kiseki, Benz o<br />
Grado) piuttosto che con modelli<br />
molto più freddi e radiografanti,<br />
vedi certe Lyra, Sumiko e Audio-<br />
Technica di alto bordo. Questo<br />
è un apparecchio che va inserito<br />
in un sistema dalla risposta<br />
generosa, quanto ferma e netta<br />
in basso come è il caso dei Pro-<br />
Ac Response DT8 (in prova in<br />
questo numero di <strong>SUONO</strong>) o i<br />
Triangle, riferimento nella sala di<br />
ascolto della rivista. Il carattere<br />
timbrico, eccellente e ricco, le sue<br />
doti dinamiche più che buone,<br />
l’agilità e la fluidità del suo<br />
suono suggeriscono,<br />
come generi musicali<br />
d’elezione,<br />
prevalente-<br />
mente quella acustica sia per<br />
pochi strumenti che per la<br />
grande orchestra. Meno indicati<br />
quei generi che richiedono<br />
una esplosività e un suono<br />
martellante, come certo rock,<br />
disco e così via. Il TP 2.5 Serie<br />
II va dunque inserito in un sistema<br />
con una certa attenzione<br />
a queste sue caratteristiche sonore<br />
ed è indirizzato più ad un<br />
pubblico smaliziato ed esperto<br />
che preferisce l’introspezione e<br />
l’accuratezza musicale, agli effetti<br />
più vistosi e smaccatamente<br />
sgargianti.<br />
Le funzionalità sono essenziali,<br />
ottima la versatilità con valori<br />
elettrici di accettazione e guadagno<br />
che ne ampliano notevolmente,<br />
la possibilità di abbinamento<br />
con i più differenti<br />
fonorilevatori. Il risultato offre<br />
sonorità raffinate, eleganti ed<br />
accurate che richiedono solo<br />
una certa cautela negli abbinamenti<br />
e nell’inserimento nella<br />
catena audio. Considerando il<br />
tutto il prezzo appare un po’<br />
alto ma certo non scandaloso<br />
per godere appieno del vinile,<br />
soprattuto se si considera che lo<br />
si fa con un VTL. Anche questo<br />
è un valore...<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 63
SELECTOR<br />
La componentistica<br />
è di elevata qualità<br />
anche se il montaggio<br />
non è fra quelli più<br />
smaccatamente<br />
“vintage”.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
I jumper sono installati<br />
direttamente sul<br />
PCB e il ponticello è<br />
stato ricoperto con<br />
della guaina termo<br />
restringente per<br />
facilitare le operazioni<br />
di inserimento e<br />
rimozione.<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................3<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................1<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................3<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................3<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................2<br />
9 Velocità........................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci................................2<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................1<br />
14 Timbrica.......................................................2<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................3<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
L’accesso alle<br />
regolazioni tramite<br />
jumper è fra i meno<br />
intuitivi che si siano<br />
visti. Viene in aiuto il<br />
manuale e si tratta di<br />
una operazione che<br />
si fa raramente, ma<br />
forse la disposizione<br />
apparentemente<br />
disordinata ha<br />
privilegiato alcune<br />
restrizioni sul percorso<br />
del segnale.<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Un approccio spartano e smaccatemente artigianale<br />
che si contrappone ad un dispendio di<br />
risorse notevole. Il voto è una media tra i due.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Un po farraginosa le procedure di ottimizzazione,<br />
ampie le potenzialità dell’apparecchio che<br />
consentono la configurazione di un sistema per<br />
il vinile al top.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
La certezza di ottenere il massimo dagli elementi<br />
in gioco grazie anche al facile interfacciamento<br />
e un carattere spiccato.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
A quasi 25 anni dalla nascita la solidità di questo<br />
piccolo artigiano è indubbia come la sua politica<br />
che non ha mia perso la bussola nella ricerca di<br />
obiettivi “alternativi”.<br />
QUALITÀ E VERSATILITÀ<br />
ILa costruzione mostra una filosofia ad<br />
ampio respiro anche se l’impostazione<br />
dell’apparecchio è molto essenziale<br />
e con poche chance al superfluo.<br />
Tuttavia, non mancano scelte poco<br />
“vintage” e tradizionali sopratutto per<br />
un pre phono a valvole, anzi: spicca il<br />
grande PCB su cui è sviluppato tutto<br />
il circuito e oggetti come i jumper<br />
(utilizzati prevalentemente in ambito<br />
informatico) e trimmer di precisione. I<br />
jumper, anche se più economici di altre<br />
soluzioni, comunque garantiscono<br />
un collegamento abbastanza stabile<br />
e duraturo, anche se meno pratico da<br />
utilizzare. Il trasformatore di alimentazione<br />
toroidale è fissato al fondo con<br />
un elemento in gomma, mentre tutti i<br />
circuiti di livellamento e stabilizzazione<br />
sono sul PCB. Vengono impiegati<br />
nove condensatori da 270µF a 400V<br />
e uno da 68µF a 500V, valori inusitati<br />
per un prodotto di questa categoria.<br />
È presente anche un setto metallico<br />
che separa il trasformatore dal resto<br />
del circuito.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Per un formato, quello analogico, che rischia<br />
disparire è giusto dedicare qualche sforzo in più<br />
scevro da mere considerazioni di convenienza. E<br />
un VTL è per sempre!<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
64 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
MECCANICA + CONVERTITORE<br />
PS Audio: DS, Huron e altre storie<br />
Alcuni feedback dei lettori<br />
sul test dedicato al PS Audio<br />
DirectStream Memory Player<br />
(apparsa su <strong>SUONO</strong> 515<br />
- maggio 2017) ci hanno indotto<br />
a ritornare sulla categoria<br />
delle sorgenti, alle problematiche<br />
legate alle meccaniche<br />
e più in generale al<br />
percorso del segnale digitale.<br />
L’argomento si è espanso a<br />
macchia d’olio fino a generare<br />
questa prova atipica, quasi<br />
irreplicabile altrove (per<br />
la mancanza degli elementi<br />
che la costituiscono) e dunque<br />
praticamente unica con<br />
un risultato che magari non<br />
fa luce a una domanda mal<br />
posta (come suona una meccanica?)<br />
ma può risultare<br />
particolarmente utile nella<br />
comprensione delle moderne<br />
problematiche della codifica<br />
digitale e delle performance<br />
degli apparecchi di questo<br />
tipo.<br />
Svariati anni fa un articolo<br />
apparso su <strong>SUONO</strong><br />
in merito all’influenza<br />
della unità di lettura sulle<br />
performance sonore diede il<br />
via a una lunga riflessione<br />
sull’influenza della meccanica<br />
all’interno della riproduzione<br />
da supporti digitali. In questo<br />
lasso di tempo, come accade<br />
frequentemente per tutto ciò<br />
che attiene le problematiche<br />
digitali, molte cose sono cambiate<br />
condizionando, a prescindere<br />
dal valore assoluto<br />
del quesito, la valutazione in<br />
merito...<br />
Innanzitutto sotto la spinta<br />
della musica “incorporea” che<br />
ha conquistato larghe fette di<br />
mercato e delle ovvie logiche<br />
legate alla globalizzazione,<br />
sono scomparsi quasi del tutto<br />
i costruttori delle meccaniche<br />
di lettura riducendo il panorama<br />
delle scelte che si presenta<br />
a chi si avventura nella<br />
costruzione di un lettore digitale<br />
di supporti destinati alla<br />
riproduzione musicale. Per<br />
certi versi si tratta di un paradosso<br />
perché mai come ora<br />
l’unità di lettura, a prescindere<br />
MECCANICA PS AUDIO DIRECTSTREAM MEMORY PLAYER<br />
Prezzo: € 9.000,00<br />
Tipo: doppio laser per lettura CD, DVD e SACD<br />
con supporto a: AVCHD, HRx, SACD, CD, CD-R/RW,<br />
DVD±R/RW, DVD±R DL Caricamento: frontale con<br />
vassoio Uscite: AES/EBU, 3 x coax, 3 x IIS Note: supporto<br />
a formati FLAC, APE, WMA, MP3, M4A, AAC,<br />
DTS, AC3, WAV, DSF, MKA, PCM, OGG contenuti nel<br />
disco ottico o nella memoria di massa collegabile<br />
alla presa USB frontale.<br />
CONVERTITORE PS AUDIO DIRECTSTREAM JUNIOR<br />
Prezzo: € 5.900,00<br />
Sistema di conversione: DSD Sovracampionamento:<br />
PCM e DSD a 20 x DSD Risp. in freq.<br />
(Hz): 20-20.000 +/- 0.25dB THD (%): 0.03 Ingressi<br />
digitali: I2S, coassiale, XLR, TOSLINK, USB, Ethernet<br />
Uscite analogiche: 2 RCA (low 0.170V/100 Ohm<br />
e normal 1.3V/100 Ohm) 2 XLR (low 0.340V/200<br />
Ohm e normal 2.6V/200 Ohm) Display: a matrice di<br />
punti monocromatico Note: modulo di rete Bridge<br />
II integrato; controllo di volume e bilanciamento,<br />
supporto a Tidal e MQA.<br />
CONVERTITORE PS AUDIO DIRECTSTREAM<br />
Prezzo: € 8.500,00<br />
Sistema di conversione: DSD Sovracampionamento:<br />
PCM e DSD a 20 x DSD Risp. in freq.<br />
(Hz): 20-20.000 +/- 0.25dB THD (%): 0.03 Ingressi<br />
digitali: XLR, RCA, TosLink, USB asincrono 24/192<br />
e DSD DoP, due I2S Uscite analogiche: 2 RCA (low<br />
1.41V/100 Ohm e high 2.81/100 Ohm) 2 XLR (low<br />
3.15V/200 Ohm e high 5.3V/200 Ohm) Display:<br />
touch screen Note: uscita linea a trasformatori.<br />
Modulo di rete Bridge II opzionale 1.500 EURO installabile<br />
nello slot<br />
Distributore: MPI ELECTRONIC SRL- Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)- Tel.02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36- http://www.mpielectronic.com<br />
66 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST<br />
PSAudio è stato tra i primi a standardizzare un collegamento digitale secondo<br />
la trasmissione IIS (flusso dati separato dal clock e trasmissione bilanciata<br />
del segnale), utilizzando un cavo HDMI standard. La possibilità di veicolare<br />
anche segnali DSD è riservata all’abbinamento tra l’MDP e il Direcstream in<br />
quanto l’estrazione dei dati nativi da un supporto ottico è ancora limitata dalle<br />
normative del HDCP. Con convertitori di altre marche (nella foto a destra il<br />
collegamento con il Matrix di cui si parla nel testo) comporta comunque alcuni<br />
benefici nelle performance.<br />
da quella di conversione, sta<br />
assumendo un’importanza<br />
maggiore che in passato, in<br />
funzione del rimescolamento<br />
delle categorie di prodotti che<br />
offre il mercato. L’ampio sviluppo<br />
dei convertitori stand<br />
alone, dei convertitori più<br />
ampli cuffia e degli amplificatori<br />
integrati con a bordo una<br />
unità di conversione fa si che<br />
chi giustamente non vuole rinunciare<br />
alla sua biblioteca di<br />
supporti fisici possa trovare<br />
proprio nell’unità di lettura<br />
il giusto complemento privo<br />
delle inutili ridondanze che,<br />
ad esempio, offre il tradizionale<br />
lettore CD integrato dove<br />
è presente un’ulteriore unità<br />
di conversione la cui prematura<br />
obsolescenza condiziona<br />
l’intero apparecchio.<br />
Se da un lato, interpretando<br />
una esigenza di mercato, si<br />
sono dunque riaffacciati prodotti<br />
appartenenti a quella<br />
categoria che impropriamente<br />
sull’annuario definiamo “meccaniche”<br />
(intendendo l’intero<br />
apparecchio e non solo l’unità<br />
di lettura), dall’altro questi<br />
apparecchi, perlomeno nella<br />
meccanica vera e propria,<br />
sono abbastanza standardizzati.<br />
Anche costruttori che<br />
in passato dedicavano i loro<br />
sforzi a questo segmento, se si<br />
eccettua dCS e Weiss, si sono<br />
orientati su questa linea se<br />
non per consigliare, addirittura,<br />
l’utilizzo di meccaniche<br />
terze come accade per MSB e<br />
Playback Design con la loro<br />
partnership con Oppo; due autentiche<br />
autorità in materia di<br />
digitale che per certi versi con<br />
le loro scelte “sminuiscono”<br />
l’importanza della meccanica<br />
ma non quella del trasporto<br />
del segnale... Addirittura Andreas<br />
Koch ha sviluppato una<br />
scheda dedicata per l’Oppo per<br />
estrarre e trasportare il segnale<br />
digitale secondo un protocollo<br />
proprietario!<br />
Questo tipo di priorità ci riporta<br />
in generale alle modalità di<br />
valutazione di un’unità di lettura,<br />
separatamente dal suo<br />
convertitore: ha senso allora<br />
parlare in generale di caratteristiche<br />
sonore di questo tipo<br />
di apparecchi o ha più senso<br />
inserire perlomeno nel contesto<br />
la modalità di trasporto dei<br />
dati e quindi “tirare dentro”<br />
inevitabilmente il convertitore?<br />
E se così fosse, quali caratteristiche<br />
allora “valorizzano<br />
l’unità di lettura”? Possiamo<br />
identificare almeno due elementi<br />
distintivi: la maggiore<br />
o minore capacità di adattarsi<br />
ai molteplici formati con cui<br />
viene codificata la musica e,<br />
appunto, le modalità, magari<br />
molteplici, di trasmissione del<br />
segnale. Un ulteriore elemento<br />
è costituito dalla GUI (Graphical<br />
User Interface), aspetto<br />
assai trascurato in genere in<br />
Hi-Fi e in particolare nei lettori<br />
CD dove, addirittura, i<br />
contenuti grafici per il quale il<br />
formato era predisposto sono<br />
stati mortificati quando non<br />
aboliti in toto.<br />
Da ognuno di questi punti di<br />
vista (e non solo da questi) il<br />
lavoro di PS Audio è encomiabile<br />
visto che il costruttore è<br />
stato tra i primi a intuire la<br />
necessità di “mutazione” del<br />
settore proponendo con determinazione<br />
la formula del<br />
separato (meccanica + convertitore)<br />
e la coabitazione<br />
tra la dimensione liquida e<br />
quella materica della musica.<br />
Con l’attuale meccanica, il Directstreamer<br />
Memory Player,<br />
la pletora di formati accettati<br />
diventa davvero ampia: da<br />
quelli più comuni come il CD<br />
e l’SACD ai file musicali depositati<br />
in forma materica e ad<br />
alta risoluzione che vengono<br />
trasferiti in maniera diretta al<br />
convertitore esterno tramite il<br />
collegamento I2S proprietario.<br />
A questi va aggiunta la possibilità<br />
di utilizzare all’interno<br />
dell’ecosistema di uno streamer<br />
di contenuti musicali immateriali<br />
e delocalizzati, ottenibile<br />
con la scheda opzionale<br />
Bridge che consente la connessione<br />
ethernet (il Directstreamer<br />
Memory Player stesso dispone<br />
di una presa di rete che<br />
serve però esclusivamente per<br />
la gestione dei metadati relativi<br />
ai brani e alle copertine).<br />
Una pletora di possibilità che<br />
forse rappresentano la norma<br />
in ambito informatico ma sono<br />
abbastanza uniche in quello<br />
Hi-Fi! Come il predecessore<br />
(siamo alla seconda generazione<br />
di unità di lettura PS Audio)<br />
l’apparecchio adotta un ampio<br />
display a sfioramento, soluzione<br />
tutt’ora con poco seguito da<br />
parte dei concorrenti se si eccettua<br />
Classé... In sostanza in<br />
termini di versatilità siamo al<br />
massimo, perlomeno rispetto<br />
a quanto offerto nel segmento<br />
di competenza!<br />
Ma, come abbiamo sottolineato<br />
in apertura di questo articolo,<br />
sono le modalità di trasporto<br />
(e quindi le caratteristiche<br />
di interfacciamento di quanto<br />
sta a valle) a rappresentare,<br />
in termini di performance, il<br />
tratto distintivo di una unità<br />
di lettura. Da questo punto di<br />
vista vale la pena riportare le<br />
note d’ascolto formalizzate in<br />
occasione del test della meccanica<br />
(<strong>SUONO</strong> 516 - giugno<br />
2017): “le effettive prestazioni<br />
a livello sonoro si collocano a<br />
un livello quasi indescrivibile,<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 67
SELECTOR<br />
il comportamento al banco di misura<br />
del DS e del DS Junior mette in<br />
evidenza il gran lavoro effettuato a<br />
partire dai primi rilasci del DS che<br />
è stato comunque in vendita oltre<br />
un anno prima del lancio del Junior.<br />
Sebbene i due prodotti condividano<br />
gran parte delle soluzioni relative<br />
all’architettura di conversione<br />
del segnale digitale, le differenze<br />
hardware sono piuttosto evidente<br />
a partire dal fatto che nel DS, a differenza<br />
dello Junior, viene utilizzato un<br />
trasformatore di uscita sul segnale<br />
linea. Inoltre, nello Junior il modulo<br />
di comunicazione di rete (il Bridge)<br />
è integrato all’interno del PCB a differenza<br />
del DS in cui è sostituibile<br />
tramite uno slot con innesto rapido.<br />
Differenze da un certo punto di vista<br />
“marginali” ma anche significative<br />
(ad esempio il trasformatore) che<br />
rendono necessari alcuni adattamenti<br />
dei software di gestione del<br />
dispositivo, in quanto la sezione<br />
dedicata al trattamento “puro” del<br />
segnale rimane pressoché invariata,<br />
ma tutto quello che coinvolge le altre<br />
sezioni del circuito devono essere<br />
giocoforza ottimizzate ad hoc per<br />
le due macchine.<br />
Gli apparecchi godono quindi di un<br />
aspetto duale di sovrapponibilità<br />
con al tempo stesso una biforcazione<br />
nelle ottimizzazioni che li allontana<br />
sempre di più che man mano si ottimizzano<br />
i risultati. Di sicuro si tratta<br />
di uno degli approcci più “illuminati”<br />
evidenti sulla risposta dell’apparecchio<br />
con una “sovrapponibilità”<br />
soprattutto in banda audio in tutte le<br />
versione. d’altronde non è da questi<br />
dati che si individuano le differenze<br />
progettuali e quelle che poi hanno<br />
impatto sulla resa acustica, anzi, per<br />
questo c’è ancora molta strada da<br />
far per azzardare correlazioni diretal<br />
banco di misura<br />
del settore in quanto la tentazione di<br />
“standardizzazione” è sempre dietro<br />
l’angolo e l’azienda invece tende a<br />
portare avanti il lavoro con un approccio<br />
sia parallelo, per le componenti<br />
comuni, ma anche distinto per<br />
la valorizzazione delle peculiarità di<br />
ogni singolo apparecchio.<br />
Ci son state molte versioni “ufficiali”<br />
e non è dato sapere quante versioni<br />
in prova e quante varianti sono<br />
state tentate prima delle proposte<br />
ufficiali: se ne contano disponibili<br />
sul sito PS Audio cinque per il DS e<br />
tre per lo Junior, il che è ragionevole<br />
considerato l’anno che separa i due<br />
apparecchi. Già dalla prime versioni<br />
si apprezzano poche variazioni<br />
DirectStream<br />
elevatissimo, che mette in discussione<br />
tanti luoghi comuni<br />
riguardo alle meccaniche<br />
tradizionali e non di lettura<br />
del formato CD red Book e<br />
altri tipi di supporti, come ad<br />
esempio il CD dati o il DVD<br />
dati o audio e, per ultimo ma<br />
non ultimo, il SACD. Praticamente<br />
tutti sembrano beneficiare<br />
del sistema di estrazione<br />
dei dati contenuti sul disco<br />
ma soprattutto del trasporto<br />
al DAC. Sebbene per più motivi<br />
nell’eterna diatriba su chi<br />
maggiormente influenzi la riproduzione<br />
sonora tra meccanica<br />
e DAC sia quest’ultimo a<br />
prevalere, l’MDP applica una<br />
sorta di effetto a espansione<br />
sull’apparecchio che si trova<br />
a valle limitando le differenze<br />
tra i migliori e i meno dotati”.<br />
In quella occasione vennero effettuati<br />
dei test con il Matrix<br />
(<strong>SUONO</strong> 515 - maggio 2017),<br />
un convertitore di prezzo relativamente<br />
contenuto rispetto<br />
all’accoppiata con convertitori<br />
PS Audio, ottenendo ottimi risultati<br />
(con l’unica limitazione<br />
dell’impossibilità della riproduzione<br />
del formato DSD e<br />
SACD). Anche con la pletora<br />
di prodotti PS Audio (dunque<br />
potendo usufruire a pieno della<br />
connessione proprietaria), le<br />
differenze tra Direct e Junior<br />
(che pure sono convertitori di<br />
acclarato pregio differente) il<br />
gap tra l’uno e l’altro risultava<br />
assottigliato, a riprova del fatto<br />
che esprimere opinioni degne di<br />
fondamento sulle qualità sonore<br />
di un qualcosa non può eluderne<br />
le condizioni di utilizzo ne<br />
la considerazione del fatto che<br />
quel che si giudica è un insieme,<br />
mai un singolo elemento... A<br />
questa considerazione, proprio<br />
grazie al lavoro di PS Audio, va<br />
aggiunto ora anche un elemento<br />
temporale, relativo al rilascio<br />
di questa o quella release del<br />
firmware utilizzato in un prodotto.<br />
Anche questo è un valore o<br />
un valore aggiunto nel momento<br />
in cui il produttore opera con<br />
prontezza e capacità. Nel caso<br />
di PS Audio, la prima settimana<br />
di giugno è stato rilasciato l’aggiornamento<br />
firmware (Huron)<br />
per il DirectStreamer e qualche<br />
giorno dopo per il DS Junior. Il<br />
rilascio è stato monitorato anche<br />
attraverso il forum di PS Audio<br />
in un thread dedicato appositamente<br />
alla nuova versione del<br />
firmware. La cosa desta un certo<br />
interesse non tanto per le modalità<br />
di proposta e di supporto al<br />
pubblico in senso generale (in<br />
quanto in altri ambiti commerciali<br />
si tratta di procedure ampiamente<br />
utilizzate da anni che<br />
hanno ben poco di innovativo)<br />
68 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST PS AUDIO DS URON<br />
al banco di misura<br />
te e incontrovertibili fra causa ed<br />
effetto. Tuttavia, l’architettura del<br />
DirectStreamer e di altri pochi prodotti<br />
in commercio, consentono il<br />
controllo diretto di quello che accade<br />
nella fase di conversione e per questo<br />
i progettisti si possono permettere<br />
il lusso di sperimentare e di metter<br />
in campo varianti da poter valutare<br />
DirectStream Junior<br />
con un panel di ascolto.<br />
Possiamo osservare una certa costanza<br />
nell’impostazione del DS almeno<br />
fino all’introduzione dell’ultima versione,<br />
l’Huron, in quanto, oltre alla<br />
costante attenuazione all’estremo<br />
superiore effettuata nel dominio<br />
analogico con un filtro collocato a<br />
poco oltre i 55 kHz con una pendenza<br />
di circa 6 dB si notano piccole variazioni<br />
all’estremo inferiore e un lieve<br />
innalzamento della risposta in alta<br />
frequenza prima dell’intervento<br />
del filtro. Sono evidenti invece gli<br />
interventi di filtratura e di mascheramento<br />
del rumore, che comunque<br />
mantiene una impostazione costante<br />
che tende a innalzarsi dopo i 50 kHz<br />
in seguito alla configurazione del<br />
DAC, che fino alla versione Huron<br />
è rimasta invariata. Si nota invece<br />
una trasformazione radicale in seguito<br />
alla variazione dell’upsampler<br />
che passa dai 10xDSD a 20xDSD a<br />
partire dal rumore di fondo che ora<br />
rimane costante a livelli molto bassi<br />
fino a 100 kHz. Anche la risposta in<br />
frequenza mostra un andamento<br />
costante senza innalzamenti fino<br />
all’intervento del filtro analogico il<br />
cui punto di intervento rimane invariato.<br />
Si apprezzano anche evidenti<br />
riduzione della distorsione armonica<br />
e da intermodulazione fra i vari aggiornamenti<br />
con un miglioramento<br />
sensibile con l’Huron i particolar<br />
modo sui formati CD 44.100 Hz a 16<br />
bit che sembrano beneficiare particolarmente<br />
del post processing.<br />
Tuttavia, in tutte le varianti firmware<br />
è evidente una eccellente realizzazione<br />
della sezione hardware sia per<br />
il basso rumore di fondo sia per le<br />
caratteristiche dello stadio di uscita<br />
che è in grado di mettere in evidenza<br />
le variazioni introdotte dai filtri<br />
software, di entità spesso inferiore<br />
ma che hanno un effetto tutt’altro<br />
che marginale nella riproduzione. Ed<br />
è proprio per questo motivo e per<br />
le affermazioni del progettista che<br />
pensiamo l’avventura tutt’altro che<br />
finita ma addirittura al suo inizio i<br />
visto che, il funzionamento di base<br />
è stato appena stravolto (da 10xDSD<br />
a 20xDSD).<br />
ma nel settore Hi-Fi si tratta di<br />
una sorta di piccola rivoluzione<br />
tecnologica e culturale che,<br />
senza mezzi termini, possiamo<br />
considerare come apripista della<br />
nuova era dei prodotti “ad alta<br />
godibilità” per l’utente.<br />
I punti chiave di questa politica<br />
sono di fatto due. Da un<br />
lato vale l’affermazione che ci<br />
ha rilasciato Ted Smith (uno<br />
dei progettisti PS Audio), dopo<br />
un lungo carteggio relativo alle<br />
modalità e agli obiettivi di questi<br />
aggiornamenti; Smith ci ha dichiarato<br />
che sebbene l’hardware<br />
possa sempre essere migliorato,<br />
dal punto di vista software<br />
non è ancora stato trovato il<br />
limite, lasciando intendere che<br />
una continua politica di miglioramento<br />
del firmware possa<br />
produrre incrementi nelle performance<br />
ancora sconosciuti!<br />
Dall’altro l’entità di questi<br />
“miglioramenti” e la volontà di<br />
perseguirli determina il valore e<br />
il valore “atteso” di un sistema.<br />
Come potete immaginare ci siamo<br />
subito messi all’opera e senza<br />
girare troppo intorno all’argomento,<br />
con un bell’ingresso<br />
a gamba tesa sulle impressioni<br />
di ascolto, possiamo affermare<br />
che il risultato è strepitoso,<br />
quasi un inno all’audiofilia nel<br />
senso stretto del termine che<br />
identifica tutti gli appassionati<br />
che anelano migliorare “a tutti i<br />
costi”. Anche se poi la maggior<br />
parte delle volte “lo fanno col<br />
ripenso...”, e dopo un momento<br />
di iniziale entusiasmo tornano<br />
sui loro passi, giù, come arieti<br />
a cercar conferme e rassicurazioni!<br />
In questo caso siamo di<br />
fronte al concetto di miglioramento<br />
“assoluto”, quello senza<br />
compromessi e senza perplessità!<br />
Il miglioramento che non<br />
si fatica a percepire, quello che<br />
passa subito e rimane vivo anche<br />
dopo molte ore di ascolto, quello<br />
che senti quando torni indietro,<br />
quello che ti fa dimenticare l’ansia<br />
da paragone e ti libera dagli<br />
ascolti critici.<br />
Entrando più in profondità, possiamo<br />
dire che si vive la tipica<br />
esperienza in cui la maggior definizione,<br />
luminosità e chiarezza<br />
della gamma alta non si traduce<br />
in aumento di livello, anzi,<br />
in prima istanza si è portati ad<br />
alzare il livello del volume come<br />
se si volesse vivere l’evento musica<br />
ancora più coinvolti. Però<br />
si tratta di un coinvolgimento<br />
che non affatica, naturale, che<br />
scorre fluido soprattutto nella<br />
gamma media e mediobassa,<br />
in cui si apprezza ancor di più<br />
il contributo della nuova versione<br />
del software. Per usare<br />
un termine ormai ampiamente<br />
diffuso, oltre a un aumento del<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 69
SELECTOR<br />
Insieme al “vecchio” Perfect Wave Transport, ora fuori produzione (vedi foto di apertura)<br />
abbiamo utilizzato la nuova unità di lettura Memory Player e i convertitori DS Junior e<br />
DS (qui sopra) della stessa casa, oltre al Matrix Audio X-Sabre Pro provato su <strong>SUONO</strong> 515.<br />
P.R.a.T., ci troviamo di fronte anche<br />
a una musicalità e una fluidità<br />
che non sempre coesistono con il<br />
ritmo e punch. Ma l’aspetto più<br />
sorprendente è il beneficio che<br />
ne ha tratto il DS JR che, inizialmente,<br />
anche se caratterizzato da<br />
uno spiccato family sound con il<br />
DS, mostrava un suono più compassato,<br />
più levigato ma senza<br />
particolari impennate di vigore e<br />
piglio. Un caratterizzazione che,<br />
abbinata a una fluidità comunque<br />
lodevole, lo avevamo inteso<br />
come il più “analogico/vinilista”<br />
dei DAC di ultima generazione,<br />
soprattutto per quei canoni di<br />
smussatezza e godibilità di alcuni<br />
setup analogici. Eppure oggi sfodera<br />
una definizione e un ritmo<br />
inaspettati, come se l’upgrading<br />
fosse stato tagliato proprio su di<br />
lui! Tutto ciò potrebbe indurre a<br />
pensare che siamo di fronte a uno<br />
stravolgimento timbrico dell’apparecchio<br />
(che potrebbe dirottare<br />
verso altri equilibri e “non piacere”<br />
più come un tempo, o meglio<br />
come quando lo si scelse fra tanti)<br />
ma non è così: proprio da questo<br />
punto di vista viene in aiuto il paragone<br />
analogico e quei casi in cui<br />
un fonorilevatore fa la differenza<br />
e, pur non alterando sostanzialmente<br />
la timbrica totale, introduce<br />
un dettaglio, una grazia e una<br />
definizione tali da rendere inutile<br />
perdere tempo con definizioni e<br />
“tentativi” di quantificazioni su<br />
gamma alta, bassa, media, etc.!<br />
Si tratta di un netto, percepibile<br />
e indiscusso aumento di qualità,<br />
universalmente percepito.<br />
Appurato il salto evolutivo, poi si<br />
apprezzano le differenze fra il DS<br />
e il DS JR e con altri DAC di riferimento<br />
in quanto il miglioramento<br />
è indiscusso ma i due apparecchi<br />
hanno una caratterizzazione molto<br />
spiccata e di fatto estremamente<br />
migliorata. Si assottigliano invece<br />
le differenze con DAC anche molto<br />
differenti come tecnologie e classi<br />
di prezzo ma guadagna ancor più<br />
terreno il Junior che assurge a un<br />
concreto ruolo di killer nella sua<br />
fascia di prezzo, calcolando anche<br />
il bridge a bordo che, con l’aggiornamento,<br />
beneficia anch’esso di<br />
alcune migliore soniche e funzionali.<br />
Se prima dell’aggiornamento<br />
gli apparecchi non manifestavano<br />
una particolare predilezione sugli<br />
ingressi e per qualche formato<br />
in particolare, come se fossero<br />
di bocca molto buona e,<br />
comunque, prevalesse il<br />
sistema di sovracampionamento<br />
interno, con<br />
l’aggiornamento rimane<br />
abbastanza mantenuta<br />
l’elevata qualità per ogni<br />
ingresso ma vengono<br />
privilegiate in particolar<br />
modo le connessioni con<br />
le due meccaniche PS Audio<br />
e con il collegamento<br />
di rete tramite il Bridge<br />
II come se, in barba alle<br />
due “opposte” sorgenti<br />
(una del tutto fisica e l’atra<br />
completamente “liquefatta”),<br />
prevalesse la<br />
connessione I2S (tramite<br />
HDMI per il transporter<br />
e interna per il Bridge).<br />
Il sistema completo, quindi, anche<br />
se molto elevato come classe<br />
di prezzo, sembra valorizzare in<br />
assoluto i due estremi dell’offerta<br />
musicale (contando che l’aggiornamento<br />
del bridge ora offre<br />
pieno supporto a Tidal nativo<br />
e MQA) e l’abbinamento con il<br />
DMP consente la riproduzione<br />
dei SACD, senza sottovalutare<br />
anche le altre connessioni che comunque<br />
supportano il DoP. Ma il<br />
più grande beneficio è percepibile<br />
per i formati CD (oramai viene da<br />
considerarli a bassa risoluzione!)<br />
come se l’impianto di sovracampionamento<br />
e di filtratura completamente<br />
rinnovato fosse stato<br />
pensato in modo particolare per la<br />
valorizzazione e il miglioramento<br />
di uno dei formati comunque più<br />
diffuso e, inoltre, più bisognoso di<br />
accortezze dal punto di vista della<br />
conversione. I formati ad alta,<br />
invece, sarebbero già di per sé<br />
meno suscettibili alle condizioni<br />
al contorno. Un fatto noto, ampiamente<br />
testato sul campo, ma<br />
particolarmente apprezzato nelle<br />
sessioni di ascolto in occasione del<br />
nuovo firmware sia tramite il DS<br />
che il DS JR.<br />
In sintesi, anche alla luce del recente<br />
upgrading software, il sistema<br />
DirectStreamer, nella sua<br />
essenza, propone un modello tutto<br />
nuovo di affrontare la conversione<br />
audio, non tanto nella tecnologia<br />
di base, che è stata affrontata da<br />
altri costruttori in tempi in cui<br />
non si parlava di convertitori<br />
Sigma Delta e R2R, quanto nella<br />
realizzazione di una piattaforma<br />
hardware e di una software che,<br />
a distanza di quasi due anni dal<br />
lancio, ha visto molte varianti<br />
software, fra cui l’ultimo rilascio<br />
che ha “stravolto” l’apparecchio,<br />
sempre offerto a titolo gratuito<br />
ai possessori del prodotto, anche<br />
quelli della prima ora! Il termine<br />
di aggiornabilità dei prodotti viene<br />
spesso abusato in quanto, anche<br />
se sono disponibili aggiornamenti,<br />
migliorie e correzioni di malfunzionamenti,<br />
non siamo mai<br />
incappati in una trasformazione<br />
“quasi” totale dell’apparecchio<br />
che, volenti o nolenti, mette sia<br />
gli utenti che i costruttori innanzi<br />
a uno scenario nuovo da cui è difficile<br />
sottrarsi oggi.<br />
Infine l’unità di lettura sottolinea<br />
il fatto che i giochi attorno<br />
al CD, apparentemente conclusi,<br />
possono ancora arricchirsi in una<br />
certa misura nei casi in cui si dispone<br />
di una collezione musicale<br />
in forma solida: se non sono stati<br />
“liquefatti” il modo migliore per<br />
riprodurli passa per un sistema<br />
di lettura che “aggira” le limitazione<br />
del Red book! Il DMP<br />
consente anche la riproduzione<br />
del SACD e, per giunta, se si ha<br />
musica “liquida” ma su chiavetta<br />
USB (PCM o DSD) è sempre più<br />
semplice passare per un lettore<br />
“fisico”. Per tutte le altre situazione<br />
si passa per la rete e, per<br />
questo, il Bridge è una soluzione<br />
praticamente sovrapponibile. Da<br />
un certo punto di vista la proposta<br />
di McGowan oggi abbraccia<br />
tutte le possibilità, a patto di usare<br />
il sistema Full PSAudio…<br />
70 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
LETTORE DIGITALE<br />
Rotel CD14<br />
L’eccezione che conferma<br />
la regola o quel che non ti<br />
aspetti. In passato Rotel ci<br />
aveva abituati a uno sviluppo<br />
dei nuovi prodotti<br />
per affinamenti progressivi,<br />
ora il passo è un po’<br />
più lungo, proprio in un<br />
segmento di mercato che<br />
invece manifesta una staticità<br />
crescente dovuta a<br />
scelte del consumatore che<br />
si orientano anche altrove.<br />
Un prodotto destinato allo<br />
zoccolo duro del mercato.<br />
Nel corso degli anni la<br />
strategia di Rotel nello<br />
specifico segmento<br />
dei lettori CD ha sposato alcuni<br />
elementi di stabilità ed evoluzione<br />
per affinamenti progressivi<br />
poco cari all’audiofilo tipo,<br />
sempre alla ricerca della novità<br />
ma molto validi in termini di raggiungimento<br />
di un soddisfacente<br />
rapporto costi/prestazioni. Se si<br />
esclude infatti la grande cesura<br />
avvenuta all’inizio de nuovo secolo,<br />
quando dall’RCD-855 (un<br />
multibit/ladder basato su TDA<br />
1541) si è passati a progetti più<br />
tradizionali e condivisi, l’evoluzione<br />
della gamma di lettori della<br />
casa è proseguita nel tempo<br />
con un certo numero di varianti<br />
anche dal costo variabile, nonostante<br />
differenze assai meno<br />
evidenti sia dal lato strutturale<br />
che da quello progettuale: stesse<br />
alimentazioni, stessa struttura,<br />
stessa progettazione... Giusto un<br />
“salto” avvenuto con l’adozione<br />
del DAC Burr Brown che non costituisce<br />
un balzo epocale ma una<br />
semplice evoluzione tecnologica!<br />
Le scelte commerciali più attuali<br />
(ma anche una progressiva<br />
perdita di importanza della<br />
categoria “lettori CD”) hanno<br />
indotto in tempi recenti l’azienda<br />
a rendere essenziale la line up<br />
del genere: sostanzialmente ora<br />
è costituita da un apparecchio e<br />
mezzo, considerando il fatto che<br />
il CD14 è il diretto discendente<br />
dell’RCD 1572 (l’unico altro lettore<br />
CD in catalogo) o, se si vuole<br />
e si esamina la cosa in termini<br />
cronologici sulla base dell’uscita<br />
dei due apparecchi, l’RCD 1572<br />
Prezzo: € 699,00<br />
Dimensioni: 43 x 9,80 x 31,20 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5,90 kg<br />
Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />
Via Pietro Calvi, 16<br />
20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />
www.audiogamma.it<br />
LETTORE DIGITALE ROTEL CD14<br />
Tipo: da tavolo Formati compatibili: CD, CD-RW, MP3 Convertitore<br />
audio D/A: Wolfson Sistema di conversione audio<br />
D/A: 24 bit - 192 kHz Separazione canali (dB): 115 Risp. in<br />
freq. (Hz): 20 - 20.000 THD (%): 0,002 S/N (dB): 118 Uscite<br />
audio analogiche: Stereo Uscite analogiche RCA (V/Ohm):<br />
<strong>n°</strong>1 - 0,5 V/100 Ohm Uscite digitali: Coassiale Note: Sezione<br />
di alimentazione indipendente per circuiti digitali e analogici.<br />
Condensatori ultra-veloci. Display grafico LCD a 4 righe. iOS /<br />
Android control App.<br />
72 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST<br />
è l’evoluzione in alto del CD14.<br />
I due apparecchi hanno lo stesso<br />
PCB a cui mancano i componenti<br />
per l’uscita XLR nel caso<br />
del CD14! Da segnalare, inoltre,<br />
anche se congrua con le attuali<br />
tendenze del mercato, la scelta<br />
di utilizzare nella categoria “lettori<br />
CD” una soluzione tecnologica<br />
per la conversione digitale<br />
che almeno sulla carta è meno<br />
aggiornata rispetto a quanto<br />
scelto nel campo dell’amplificazione<br />
(il Rotel A14 provato<br />
nello scorso numero di <strong>SUONO</strong><br />
utilizza un AKM di ultima generazione)<br />
dove il convertitore a<br />
bordo di quest’ultimo (sempre<br />
in via teorica) è più moderno di<br />
quello del lettore, pur essendo<br />
le due macchine della stessa generazione<br />
e della stessa famiglia.<br />
In questo senso per il lettore<br />
CD ha sempre prevalso la logica<br />
degli affinamenti progressivi,<br />
almeno rispetto all’ RCD 1572,<br />
visto che il CD14 deriva direttamente<br />
da questo e non dai<br />
precedenti sistemi. Di fatto è<br />
proprio l’RCD 1572 ad aver segnato<br />
uno strappo con le precedenti<br />
soluzioni utilizzate in merito<br />
mentre il CD14 rappresenta<br />
l’“economizzazione” di questo<br />
“strappo” con una politica che<br />
in passato aveva comunque consentito<br />
ai prodotti della casa di<br />
poter vantare un value for money<br />
elevato. La ricerca del nuovo<br />
sembra invece demandata a<br />
quel campo in perenne fermento<br />
degli ampi-hub-digitali, i cui<br />
confini sono ancora tutti da verificare.<br />
Il layout del CD14, infatti,<br />
contrariamente a quanto<br />
eravamo abituati con le varie<br />
generazioni di prodotti precedenti,<br />
è stato completamente<br />
ridisegnato: gli ampi PCB ampiamente<br />
distribuiti su tutta la<br />
superficie interna dell’apparecchio,<br />
ad esempio, oggi sono stati<br />
condensati e ricablati e l’apparecchio<br />
si allinea esteticamente<br />
al layout tradizionalmente utilizzato<br />
per questi prodotti. Lo<br />
stadio di uscita e l’elettronica al<br />
contorno, anche se con evidenti<br />
chicche estetiche, sono comunque<br />
rimasti pressoché invariati.<br />
Anche il display, ora a matrice<br />
di punti rispetto a quello a led<br />
utilizzato in passato, rivela l’intenzione<br />
di adattare la macchina<br />
a esigenze che stanno drammaticamente<br />
cambiando (in questo<br />
caso parliamo della problematica<br />
relativa alla comunicazione<br />
delle informazioni all’utente): la<br />
leggibilità è assolutamente imparagonabile<br />
rispetto ai modelli<br />
precedenti! Una rivoluzione invero<br />
a metà finché le informazioni<br />
che vengono veicolate al<br />
display resteranno scarse come<br />
in passato. Si sono comunque<br />
facilitate altre necessità accessorie,<br />
come ad esempio la programmabilità<br />
di alcune funzioni<br />
o la possibilità di aggiornare il<br />
firmware della macchina, tutte<br />
operazioni che necessitano di<br />
un display a matrice per essere<br />
ben gestite, mentre per quel<br />
che abbiamo potuto apprezzare,<br />
i settaggi “spinti” si possono<br />
fare attraverso un’app passando<br />
per l’amplificatore A14. Magari<br />
sarebbe stata auspicabile una<br />
migliore leggibilità e godibilità<br />
da lontano delle informazioni<br />
essenziali, quelle relative alla riproduzione<br />
dei soli CD, visto che<br />
non si possono cambiare filtri o<br />
altre regolazioni e l’apparecchio<br />
non sembra supportare CD dati<br />
mp3 e altre cose estranee al CD<br />
Audio. Sull’info sheet presentata<br />
anche nel sito Rotel “operativo”<br />
è indicato che l’apparecchio supporta<br />
la riproduzione dell’mp3,<br />
mentre nel manuale di istruzioni<br />
non viene fatta menzione alcuna<br />
sia ai formati audio supportati<br />
(ad esempio wav, wma, ogg vorbis...)<br />
sia a quelli fisici (ad esempio<br />
CD-RW, CD-R e così via).<br />
Poiché il supporto del formato<br />
(mp3) è subordinato alla capacità<br />
dell’apparecchio di gestire<br />
cartelle, sottocartelle e quantità<br />
di file (e non viene fatto nessun<br />
cenno in tal senso nel manuale)<br />
riteniamo verosimile che l’apparecchio<br />
non sia pensato per<br />
questo tipo di utilizzo al di là del<br />
fatto che possa farlo in maniera<br />
minimale. In termini operativi<br />
va infine segnalato che il vassoio<br />
della meccanica a slot in, non<br />
È presente una sola coppia di uscita<br />
linea RCA e una digitale coassiale,<br />
molto distanziate fra loro. Presente<br />
anche il collegamento proprietario<br />
di comunicazione che consente di<br />
controllare il CD quando collegato<br />
all’amplificatore integrato A14.<br />
La connessione rs-232 è di servizio<br />
per interventi di manutenzione e<br />
aggiornamento.<br />
uscendo completamente dal corpo<br />
dell’apparecchio, impedisce<br />
l’estrazione agevole del disco.<br />
Per il resto in termini costruttivi<br />
e di utilizzo il prodotto si allinea<br />
ai valori aspettati per un prodotto<br />
di qualità con riferimento alla<br />
specifica fascia di prezzo.<br />
In termini sonori il prodotto<br />
sfodera un suono che si rivela<br />
estremamente piacevole e seducente,<br />
come in sostanza accadde<br />
con le prime macchine che<br />
installarono il DAC Wolfson e<br />
che per molti versi ha segnato<br />
un’epoca. Un suono che soprattutto<br />
per i formati CD risulta<br />
gradevole e raramente appuntito<br />
anche con registrazioni di<br />
scarsa qualità. A voler cercare<br />
il pelo nell’uovo si tratta di un<br />
suono un po’ d’antan considerando<br />
che il segmento dei DAC<br />
è progredito e oggi molti costruttori<br />
optano per una riproduzione<br />
sonora più dettagliata<br />
e meno arrotondata, senza peraltro<br />
essere fastidiosa; in un<br />
certo senso, è questo il livello di<br />
evoluzione, almeno nell’estetica<br />
di riproduzione. D’altronde<br />
è nelle stesse premesse di Rotel<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 73
SELECTOR<br />
La meccanica di lettura è<br />
espressamente realizzata per il<br />
supporto del formato CD con<br />
laser e sopratutto con l’asse<br />
di rotazione specifico per il<br />
supporti a bassa velocità.<br />
L’asse, infatti, è molto lungo e<br />
distanzia il disco dal motore.<br />
La lettura avviene a 1x.<br />
È presente un circuito di<br />
alimentazione dei circuiti di<br />
controllo e di stand by, mentre<br />
quello relativo alla sezione di<br />
conversione e di amplificazione<br />
è di tipo tradizionale con un<br />
trasformatore a lamierini e<br />
circuiti differenziati<br />
per le varie sezioni.<br />
Il DAC è un Wolfson WM8740SE<br />
sfruttato in questa occasione<br />
per la decodifica di segnali<br />
a 44.1Khz 16 bit. Le<br />
linee di alimentazione<br />
e di trasmissione sono<br />
ampiamente filtrate con<br />
condensatori di varie<br />
tecnologie collocati quasi a<br />
ridosso delle connessioni sul PCB.<br />
Coesistono sul PCB componenti di tipo<br />
SMD e a montaggio tradizionale,<br />
per di più di vari livelli di qualità<br />
e tolleranza. I resistori a strato<br />
metallico sono all’1% e a impasto,<br />
abbinati a condensatori elettrolitici<br />
a basso ESR e corazzati ad alta<br />
concentrazione.<br />
LO STANDARD EVOLVE<br />
L’impostazione del CD 14 evidenzia<br />
l’assoluta propensione al supporto<br />
dell’esclusivo formato CD con una<br />
meccanica di lettura dedicata che fa<br />
capo a un microcontroller Toshiba,<br />
un TC94A93MFG, sviluppato per il<br />
supporto di altri formati anche compressi<br />
e altri utilizzi sempre nel settore<br />
audio. Il microchip si interfaccia<br />
anche con il sistema di gestione dei<br />
motori e dei sensori che si occupano<br />
del trascinamento e della correzione<br />
dei movimenti.<br />
Il sistema è implementato a bordo del<br />
grande PCB e sostituisce in pratica<br />
i front end SONY e quelli Mediatek,<br />
che hanno avuto vita meno duratura<br />
di SONY. La meccanica è installata<br />
su una culla in lamiera stampata<br />
che consente la regolazione fine<br />
della posizione del gruppo di lettura<br />
e del vassoio di caricamento che<br />
non fuoriesce del tutto dal pannello<br />
anteriore, anche se lo spessore e il<br />
montaggio non sembrano precludere<br />
un’installazione più avanzata<br />
verso l’esterno. Lo stadio di uscita<br />
e la sezione di filtraggio utilizzano<br />
amplificatori operazionali Texas N<br />
E5532 e Burr Brown OPA2604.<br />
Le alimentazioni risultano sovradimensionate<br />
per le condizioni di impiego,<br />
comunque pensate per ridurre<br />
al minimo interferenze e disturbi di<br />
rete e alimentazione.<br />
74 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST ROTEL CD14<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
La risposta mostra una lieve attenuazione all’estremo inferiore<br />
dovuta al filtro DC presente in uscita e un andamento<br />
estremamente lineare in gamma alta. Estremamente<br />
contenuta la presenza di alias fuori banda, anche se non<br />
vengono effettuati upsampling massicci del segnale.<br />
Eccellenti i risultati a livello elettrico in cui sono assenti<br />
disturbi di alimentazione e spurie in banda e fuori banda.<br />
Assente qualsiasi componente di distorsione armonica<br />
e da intermodulazione. Eccellente anche la risposta alla<br />
sollecitazione TIM in cui sia i filtri digitali che lo stadio<br />
di uscita analogico esibiscono una risposta da manuale<br />
anche al massimo livello di uscita.<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................1<br />
8 Risposta ai transienti....................................1<br />
9 Velocità........................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci................................2<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................2<br />
14 Timbrica.......................................................2<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Il prodotto si allinea su livelli di alta gamma con<br />
soluzioni scolastiche ma funzionali nel tempo.<br />
(e nel sottile gioco di coerenza<br />
con il passato e innovazione ragionata)<br />
il fatto di non tentare<br />
boutade eccessive, forte di un<br />
certo carattere conservatore da<br />
parte degli utilizzatori-tipo e dei<br />
loro canoni espressivi. Questo<br />
approccio alla riproduzione,<br />
infatti, non rappresenta affatto<br />
un problema se si pensa al<br />
CD14 come a un lettore stand<br />
alone inserito in un qualsiasi<br />
sistema di riproduzione e, anzi,<br />
per certi aspetti l’apparecchio<br />
rappresenta anche una grande<br />
opportunità di avere un lettore<br />
nuovo ma con un’impostazione<br />
gradevole e musicale. Stride<br />
almeno un po’, invece, questo<br />
tipo di impostazione sonora, se<br />
in abbinamento al suo “unico”<br />
partner elettivo, l’amplificatore<br />
A14, in cui la sezione digitale<br />
dà luogo a un’impronta sonora<br />
abbastanza differente da quella<br />
del CD14, che si può leggere<br />
in due modi: un’opportunità di<br />
verificare due approcci sonori<br />
differenti (che mettono in crisi<br />
il totem della riproduzione assoluta)<br />
o una sorta di apertura,<br />
nel caso di una line up costituita<br />
da computer più ampli con<br />
convertitore, a nuovi codici<br />
sonori generazionali, evidentemente<br />
differenti da quelli di<br />
chi utilizza il CD! La qual cosa ci<br />
porta a una considerazione più<br />
generale: oggi i lettori CD non<br />
si dovrebbero più costruire o,<br />
meglio, non si possono più costruire,<br />
intendendo con questo<br />
la realizzazione di un prodotto<br />
completamente o in gran parte<br />
originale. Se si costruiscono è<br />
per soddisfare un piccolo manipolo<br />
di utenti “esigenti”. Proprio<br />
queste esigenze riducono<br />
il manipolo di concorrenti del<br />
CD14, sulla carta una trentina<br />
ma veramente pochi nella fascia<br />
di prezzo presa in considerazione<br />
e se si considera quelli validi.<br />
In questa condizione Rotel “irrompe”<br />
da sempre offrendo non<br />
tanto qualcosa di molto orientato<br />
quanto, piuttosto, qualcosa<br />
di ragionevole nella logica del<br />
buon padre di famiglia (formula<br />
giuridica che rende il senso delle<br />
cose). Una costanza di presenza<br />
sul mercato e performance che<br />
rappresenta una sicurezza e che,<br />
in questo segmento di mercato,<br />
è il valore in più che pochi possono<br />
vantare...<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Uno dei pochi apparecchi che non manifesta la<br />
saturazione con un segnale TIM in uscita, anche<br />
a 0 dBFS: un risultato veramente notevole!<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Voto riservato all’utilizzo come puro lettore CD<br />
stand alone. Se parte di un insieme più articolato,<br />
app e altre utility sono ancora da rivedere.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Suono estremamente piacevole e seducente, i<br />
cui canoni hanno segnato un’epoca.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Valore molto alto per un prodotto che fa gran<br />
parte di quello che serve e dovrebbe godere di<br />
lunga vita, a meno di stravolgimenti del segmento<br />
di appartenenza.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Voto per il valore percepito; un punto in più in<br />
base alle performance, in un’area di mercato<br />
dove i concorrenti stentano a palesarsi, forse<br />
per poca competitività, forse per consunzione.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 75
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Pmc Twenty 5.23<br />
Sempre più calata<br />
nell’ambito consumer, la<br />
PMC di Peter Thomas continua<br />
ad ampliare il suo<br />
raggio d’azione (è appena<br />
stata inaugurata la nuova<br />
fabbrica) e in occasione del<br />
suo 25mo anniversario si è<br />
regalata una nuova linea<br />
la Twenty5.<br />
Presentata quasi a sorpresa<br />
in occasione del<br />
salone di Monaco del<br />
2016, l’ultima nata tra le linee<br />
di diffusori di PMC, la twenty5,<br />
da un lato festeggia una importante<br />
ricorrenza aziendale,<br />
dall’altro (lo diciamo per una<br />
sensazione “a pelle” più che<br />
per incontrovertibili riscontri<br />
oggettivi) segna un salto qualitativo<br />
non tanto o non solo nel<br />
prodotto ma nelle modalità di<br />
progettazione. Nelle chiacchierate<br />
che abbiamo avuto con lo<br />
staff della casa inglese abbiamo<br />
rilevato come una sorta di<br />
nuova consapevolezza, unita<br />
a una maggior fiducia nell’utilizzo<br />
di strumenti scientifici<br />
nel processo di progettazione<br />
e determinazione del risultato<br />
aspettato. Sarà anche l’ingresso<br />
di linfa nuova che si affianca<br />
alla vecchia guardia, come<br />
nel caso di Oliver Thomas, il<br />
figlio del proprietario e progettista,<br />
che dopo aver lavorato<br />
per un periodo presso il team<br />
di formula 1 Red Bull ha contribuito<br />
con le sue conoscenze<br />
e ricerche in aerodinamica<br />
all’evoluzione della trasmission<br />
line, concetto al quale la<br />
PMC si affida ormai da anni<br />
nella progettazione dei suoi<br />
diffusori, che ora si avvale di<br />
una doppia porta con specifico<br />
design della griglia denominata<br />
Laminair. Il compito o l’obiettivo<br />
del sistema Laminair è<br />
quello di ridurre la turbolenza<br />
del flusso che percorre la porta<br />
d’accordo con una maggiore<br />
efficenza del sistema “testimoniata”<br />
dalla pletora di grafici e<br />
analisi effettuate con l’accelerometro<br />
che ci vengono sottoposti<br />
in fase di presentazione<br />
della nuova gamma. Gamma<br />
che in termini di prodotti ricalca<br />
fedelmente la precedente<br />
twenty: 2 modelli da scaffale<br />
e tre da pavimenti, due a due<br />
vie e uno che utilizza anche<br />
un midrange. Le similitudini,<br />
almeno a sentire lo staff<br />
dell’azienda, finiscono qui in<br />
quanto la nuova linea “ha in<br />
comune con il passato qualche<br />
vite e… il grado di inclinazione<br />
dei diffusori da pavimento”!<br />
Al netto dell’enfasi tipica<br />
della pubblicistica aziendale<br />
si può comunque affermare<br />
che effettivamente quasi ogni<br />
aspetto del progetto sia stato<br />
quantomeno rivisitato, con<br />
l’eccezione del tweeter (che è<br />
lo stesso della serie precedente)<br />
e del woofer, che invece è<br />
cambiato radicalmente. Ora<br />
è un corsa lunga con cono in<br />
fibra di vetro (invece che in<br />
carta) e motore più efficiente;<br />
proprio il woofer nella serie<br />
Prezzo: € 4.146,78<br />
Dimensioni: 16,2 x 90,7 x 33 cm (lxaxp)<br />
Peso: 15 Kg<br />
Distributore: Gammalta Group S.r.l.<br />
Via S. Maria, 19/21 - 56126 Pisa (PI)<br />
Tel. 050 2201042 - Fax 050 2201047<br />
www.gammalta.it<br />
DIFFUSORI PMC TWENTY5.23<br />
Tipo: da pavimento Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di crossover<br />
(Hz): 1.800 Risp. in freq (Hz): 28 - 25.000 Sensibilità<br />
(dB): 86.5 1W 1m Rifinitura: Walnut, Amarone, Oak, Diamond<br />
Black<br />
76 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST<br />
twenty rappresentava probabilmente<br />
il punto più debole<br />
del progetto. Scompare invece<br />
la possibilità di biwiring...<br />
Il crossover è praticamente<br />
sovrapponibile al precedente<br />
anche se gli altoparlanti sono<br />
molto differenti, il che (visto<br />
che una cosa simile accade<br />
anche nel caso dei ProAc in<br />
prova in questo stesso numero<br />
di <strong>SUONO</strong>, vedi più avanti)<br />
apre a un’interessante elemento<br />
di riflessione... Da un certo<br />
punto di vista, infatti, decade<br />
la bella favola (abusata) sui<br />
filtri crossover, in cui si pensa<br />
che i valori dei componenti e<br />
lo schema siano scelti con attenzione<br />
maniacale, quando<br />
invece le reti di compensazione<br />
sono le stesse anche per<br />
altoparlanti fra loro estranei, e<br />
i tagli usano schemi standard<br />
e comunque ricorrenti, anche<br />
per altoparlanti molto differenti.<br />
Per contro proprio questa<br />
considerazione ci dice che i<br />
risultati dipendono da altri fattori<br />
dove, per carità, anche le<br />
scelte tecniche “corrette” hanno<br />
la loro importanza ma a far<br />
la differenza è comunque ben<br />
altro. Un “altro” spesso non<br />
pubblicizzato, non tanto per il<br />
I morsetti sono installati<br />
su un pannello in metallo.<br />
Il corpo in metallo e la<br />
filettatura a passo fine<br />
consentono un serraggio<br />
molto tenace del cavo.<br />
mantenimento di<br />
un progetto o segreto<br />
industriale quanto per la<br />
sua ovvietà, legata a una capacità,<br />
magari poco evocativa ma<br />
certamente basilare, di saper<br />
mettere insieme i pezzi di un<br />
progetto! Tornando invece nello<br />
specifico, va segnalato che il<br />
mobile dei diversi modelli, pur<br />
rimanendo simile in termine<br />
di volume interno, utilizza una<br />
differente mescola dell’MDF e<br />
fruisce di un differente posizionamento<br />
dei plinti interni.<br />
Il nuovo sistema di appoggio<br />
con due staffe in acciaio, inoltre,<br />
alleggerisce esteticamente<br />
la struttura, dando più slancio<br />
alla linea e al contempo appesantendo<br />
anche la base, che diventa<br />
ancor più stabile anche<br />
grazie alla rigidità delle staffe.<br />
Poiché la serie Twenty e la<br />
nuova Serie Twenty5 rimangono<br />
entrambe in catalogo (e<br />
quest’ultima è caratterizzata<br />
da prezzi di listino maggiori<br />
nell’ordine del 20/30%) di<br />
fatto più che di una nuova<br />
versione o di una evoluzione<br />
di linea occorre parlare a tutti<br />
gli effetti di una nuova gamma<br />
di prodotti offerta da PMC<br />
che, al limite, avendo limitato<br />
le finiture della serie Twenty<br />
a quella più economica, vuole<br />
marcare il differente posizionamento<br />
sul mercato.<br />
Come già accadde per la<br />
serie Twenty, anche nel<br />
caso della Twenty5 la<br />
nostra attenzione è caduta<br />
sul modello 23, il<br />
più piccolo dei floorstanding<br />
disponibili. Una volta<br />
messo nelle condizioni di utilizzo<br />
una delle caratteristiche<br />
che contraddistinguono questo<br />
prodotto è il facilissimo posizionamento<br />
in ambiente che ci<br />
ha spinto fino ad accostare la<br />
coppia di diffusori alla parete<br />
di fondo, con risultati sorprendenti:<br />
un aumento della<br />
corprosità in bassa frequenza<br />
naturalmente (che mantiene<br />
però un ampio controllo)<br />
senza che la scena sonora<br />
subisca cambiamenti repentini<br />
e/o peggiorativi.<br />
Davvero<br />
una “ecletticità”<br />
ragguardevole!<br />
Anche dal punto<br />
di vista dell’interfacciamento<br />
il<br />
diffusore si comporta<br />
in maniera “generosa”; tenendo<br />
conto però del fatto<br />
che il diffusore è leggermente<br />
meno efficiente dell’omologo<br />
nella linea Twenty, l’unica<br />
accortezza è quella di orientarsi<br />
verso amplificazioni robuste,<br />
non necessariamente<br />
caratterizzate da una particolare<br />
accuratezza.<br />
Nelle condizioni migliori di<br />
utilizzo si avverte quello che,<br />
a questo punto, possiamo<br />
considerare<br />
una sorta<br />
di marchio<br />
di fabbrica<br />
aziendale: un<br />
effetto che è riduttivo<br />
definire monitor,<br />
visto che il suono<br />
risulta ricco, dettagliato<br />
e con un’immagine ampia<br />
e scolpita.Una performance<br />
confortata da un’emissione<br />
sonora ricca di energia, a memoria<br />
superiore a quella dei<br />
Twenty23. La tavolozza sonora<br />
offerta risulta molto estesa<br />
e accurata agli estremi banda<br />
con performance particolari<br />
nella riproduzione delle voci e<br />
un notevole grado di realismo<br />
della rappresentazione sonora.<br />
Questa caratteristica, unita a<br />
una notevole articolazione agli<br />
estremi bassi della gamma e a<br />
una precisione che non scade<br />
in iperanalicità in gamma alta<br />
rendono l’ascolto particolarmente<br />
piacevole con ogni genere<br />
musicale, senza che uno<br />
o l’altro risulti “di elezione”.<br />
Un ascolto che a tratti può risultare<br />
Uno dei fornitori di eccellenza<br />
è SEAS, in particolar modo per i<br />
tweeter che equipaggiano anche<br />
le serie al vertice del catalogo.<br />
Per la nuova Twenty5 il woofer è<br />
stato completamente ridisegnato<br />
nell’equipaggio mobile e nella<br />
membrana, non più in carta ma in<br />
fibra sintetica G-Weave.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 77
SELECTOR<br />
Il woofer ha il cestello in alluminio pressofuso<br />
aerodinamico con l’equipaggio mobile a vista.<br />
La flangia del cestello non è completamente piatta<br />
per cui è necessaria una piccola guarnizione per<br />
assicurare la tenuta.<br />
La cupola è in Sonolex, un tessuto impregnato con una trama sottile che<br />
si adatta alla modellazione della cupola e della sospensione. La griglia<br />
esterna in acciaio con aperture esagonali di grandi dimensioni è stata<br />
disegnata per modellare la risposta fuori asse del tweeter.<br />
Il gruppo magnetico<br />
dispone di una<br />
camera posteriore di<br />
decompressione riempita<br />
di assorbente che abbassa<br />
notevolmente la frequenza<br />
di risonanza del tweeter.<br />
Le due barre in acciaio sono installate tramite<br />
due bulloni di grande diametro ma non a<br />
diretto contatto con il pannello di fondo<br />
attraverso quattro rondelle in sughero.<br />
AVANZAMENTO LAVORI<br />
La struttura del mobile risulta estremamente<br />
rigida in seguito a una<br />
ottima realizzazione e al fatto che<br />
le pareti interne che costituiscono<br />
la linea di trasmissione ripiegata si<br />
rivelano elementi di rinforzo eccellenti.<br />
Le superfici interne sono rivestite<br />
con pannelli bugnati che riducono<br />
leggermente l’efficienza della linea di<br />
trasmissione ma al contempo abbattono<br />
le risonanze spurie e le riflessioni<br />
che in genere si innescano in sistemi<br />
di questo tipo.<br />
Gli altoparlanti sono installati a diretto<br />
contatto con il pannello anteriore tramite<br />
bulloni che si avvitano su innesti<br />
in metallo annegati nell’MDF. La rigidità<br />
della struttura nel suo complesso<br />
è coadiuvata dalla presenza di due<br />
barre in acciaio inox fissate al fondo<br />
che ampliano la pianta di appoggio<br />
e non accennano la benché minima<br />
flessione. Il tweeter è realizzato da<br />
SEAS su specifiche e mostra più elementi<br />
in comune con quelli utilizzati<br />
nella serie Fact che nella precedente<br />
Twenty, mentre il woofer evidenzia<br />
particolarità molto caratteristiche di<br />
Peerless anche se la membrana e altri<br />
piccoli accorgimenti sono inediti e<br />
probabilmente realizzati su specifica<br />
del costruttore. Il filtro utilizza uno<br />
schema abbastanza tradizionale con<br />
una doppia cella a 12 dB/oct per ogni<br />
driver.<br />
78 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST PMC TWENTY 5.23<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................2<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................3<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................2<br />
9 Velocità........................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci................................3<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................2<br />
14 Timbrica.......................................................3<br />
15 Coerenza......................................................3<br />
16 Contenuto di armoniche...............................2<br />
La risposta in frequenza è molto estesa e abbastanza<br />
lineare con una lieve attenuazione poco al di sopra della<br />
frequenza di incrocio fra tweeter e woofer. In alto si<br />
nota la lieve attenuazione oltre i 16 kHz che si evidenzia<br />
maggiormente fuori asse, caratteristica del tweeter<br />
SEAS. Il woofer, ridisegnato rispetto a quello impiegato<br />
nella serie Twenty, mostra un modulo dell’impedenza<br />
praticamente sovrapposto al precedente ma senza la<br />
lieve anomalia in precedenza centrata intorno a 1500<br />
Hz. Anche la risposta in alto è più estesa e meno caratterizzata<br />
ed esibisce un’estensione i verso il basso<br />
decisamente inconsueta in merito all’azione della TL.<br />
perfino “impegnativo” rispetto<br />
a un easy listenig, ma per quelli<br />
a cui piace il coinvolgimento il<br />
risultato è strepitoso.<br />
In sostanza tutte le evidenze<br />
(analisi costruttiva, banco di<br />
misura, ascolto) sembrano<br />
convergere sul fatto che un<br />
concreto passo in avanti sia<br />
stato compiuto con la nuova<br />
serie Twenty5 e il fatto che<br />
questa linea sia comunque<br />
il frutto dell’evoluzione<br />
della Twenty<br />
consente in questo senso<br />
di percepirne con più precisione<br />
l’entità. In un mondo<br />
ormai funestato da un marketing<br />
pervasivo che fa leva, nei<br />
Il condotto è particolarmente privo di disturbi e risonanze,<br />
un risultato molto apprezzabile anche grazie all’adozione<br />
massiva di assorbente acustico di varia natura che,<br />
sebbene riduca l’intervento della Linea di Trasmissione,<br />
riduce proporzionalmente anche gli effetti secondari<br />
negativi e del profilo aerodinamico installato a ridosso<br />
della porta. Il modulo dell’impedenza, sempre al di sopra<br />
dei 6 Ohm, una buona sensibilità e le caratteristiche di<br />
smorzamento in gamma bassa della Linea di Trasmissione<br />
consentono un buon abbinamento con moltissimi<br />
amplificatori a stato solido ma anche a valvole a basso<br />
fattore di smorzamento.<br />
peggiori casi, sull’analfabetismo<br />
funzionale e l’ignoranza<br />
di ritorno (cavallo di battaglia<br />
di molti scritti di <strong>SUONO</strong>), è un<br />
bel segnale! Meno lo è l’entità<br />
dello sforzo economico definito<br />
da PCM per commisurarlo.<br />
Se si riesce a matenere un certo<br />
distacco verso il maggior<br />
esborso, il prodotto è garanzia<br />
di gran soddisfazione sia per<br />
l’integrabilità in ambiente che<br />
per le prestazioni complessive.<br />
E, si sa, non viviamo in un<br />
mondo perfetto...<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Eccellente scelta di materiali e finiture con un<br />
incremento del valore percepito anche solo<br />
alla vista.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Perfettamente in linea con i presupposti di progetto:<br />
risposta estesa ma senza particolare caratterizzazione<br />
e carico facilmente sopportabile.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Ottima abbinabilità con amplificazioni anche<br />
non eccessivamente potenti sebbene le caratteristiche<br />
di riproduzione portano l’utente a<br />
volere un po’ di più in termini di punch e coinvolgimento<br />
alzando la manopola del volume.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Un livello incondizionatamente coinvolgente,<br />
che non lascerà impassibili.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Un prodotto “senza tempo”, che potrà soddisfare<br />
molti senza particolari compromessi.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Meno favorevole che per la linea Twenty ma<br />
l’incremento di performace per alcuni “non ha<br />
prezzo”...<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 79
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
ProAc Response DT8<br />
ProAc è uno dei pochi<br />
costruttori puri rimasti:<br />
smaccatamente anglosassone<br />
nella proprietà, specificatamente<br />
concentrato<br />
sulla produzione di diffusori,<br />
quasi unicamente a due<br />
canali (un unico centrale<br />
la concessione al mondo<br />
dell’A/V).<br />
La casa inglese sembra<br />
riflettere un universo<br />
molto particolare, pervaso<br />
di grande intuito e coraggio:<br />
tradizione e sfrontatezza sono i<br />
principali ingredienti che l’hanno<br />
caratterizzata e, con i DT8 fra<br />
le mani, l’impressione è che tali<br />
principi siano ancora ben saldi<br />
nell’humus aziendale!<br />
Per quanto riguarda la tradizione<br />
il marchio è una “garanzia”,<br />
almeno in merito alle soluzioni<br />
tecniche consolidate nel tempo;<br />
relativamente al coraggio, abbiamo<br />
visto prodotti trasversali e innovativi<br />
che in parte hanno mantenuto<br />
il loro appeal nel tempo,<br />
come ad esempio i Tablette, che<br />
rappresentano una pietra miliare<br />
nel mondo dell’alta fedeltà, soprattutto<br />
se si pensa al momento<br />
storico in cui sono stati presentati;<br />
poi altri sistemi, come ad esempio<br />
quelli della serie Future, che<br />
hanno determinato veramente il<br />
“futuro” ma, a dispetto del nome,<br />
non hanno avuto la stessa fortuna,<br />
nonostante le prestazioni di assoluto<br />
rilievo per l’epoca. Ed è forse<br />
la tradizione che di volta in volta<br />
torna a dettare le regole massime,<br />
lasciando un certo spazio all’innovazione<br />
e agli esperimenti, anche<br />
se sempre all’interno dei canoni<br />
tradizionali ProAc. Sempre a<br />
proposito dei Future, il progetto<br />
era andato molto fuori alle righe,<br />
con il medio a emissione dipolare<br />
e il pannello anteriore, di conseguenza,<br />
trapezoidale e “smussato”<br />
ai bordi. Canoni con molta<br />
probabilità troppo osé per essere<br />
facilmente accettati da un mercato<br />
così conservativo come quello Hi-<br />
Fi (noi ne parlammo assai bene<br />
ma non fu sufficiente), ma i risultati<br />
comunque non hanno frenato<br />
l’indole coraggiosa dell’azienda.<br />
Per quanto riguarda invece i criteri<br />
più tradizionali, le cose sono<br />
chiare oltre ogni ragionevole dubbio:<br />
cabinet a sviluppo verticale<br />
con pannelli in MDF rivesti internamente<br />
di pannelli in bitume,<br />
altoparlanti fissati direttamente<br />
al pannello anteriore a contatto diretto<br />
(cosa che ha reso necessario<br />
far realizzare flange hoc) e schema<br />
di filtro praticamente invariato da<br />
anni per i sistemi a due vie, con<br />
una cella del terzo ordine sul tweeter<br />
e una del secondo sul woofer<br />
con un taglio intorno ai 3 kHz. Piccole<br />
ma significative modifiche le<br />
abbiamo invece notate nel corso<br />
degli anni sul condotto di accordo<br />
dei sistemi a torre in cui, dal<br />
pannello posteriore è “migrato” su<br />
quello inferiore, con notevoli benefici<br />
in termini di interazione e<br />
inserimento in ambiente. Soluzione<br />
comune sia ai sistemi della serie<br />
Response sia quelli della serie<br />
Studio che, seppur distinti da una<br />
differente classe di appartenenza,<br />
Prezzo: € 3.325,00<br />
Dimensioni: 19,3 x 97,8 x 22,9 cm (lxaxp)<br />
Peso: 26 Kg<br />
Distributore: Audio Reference S.r.l.<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4<br />
20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.29.404.989 - Fax 02.29.404.311<br />
www.audioreference.it<br />
DIFFUSORI PROAC RESPONSE DT8<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: bass reflex N. vie: 2 Potenza (W): 20 -<br />
180 Impedenza (Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 38 - 30.000 Sensibilità (dB):<br />
90 Altoparlanti: 1 tw da 25 mm in seta a cupola morbida, 1 wf da 16,5 cm<br />
con membrana in polpa di cellulosa e mica, 1 wf da 16,5 cm con membrana<br />
in polipropilene. Rifinitura: cliegio, frassino nero, mogano, acero, bianco,<br />
quercia naturale Griglia: tela acustica in crimplene Note: disponibile anche<br />
con finitura in ebano oppure in palissandro a 4.005 Euro.<br />
80 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST<br />
condividono gran parte delle soluzioni<br />
semplici ma efficaci smaccatamente<br />
ProAc.<br />
Questa comunanza è sottolineata<br />
dalla pubblicistica aziendale che<br />
nel presentare i nuovissimi DT8<br />
ne annovera i natali a una discendenza<br />
dagli Studio 148 che,<br />
addirittura, sostituirebbero. In<br />
linea di massima la serie Studio<br />
si dovrebbe collocare nella fascia<br />
“sottostante” alla serie Response.<br />
Quindi parlare di “sostituzione”<br />
sarebbe in altri casi fuori luogo.<br />
Va però detto che mentre i prodotti<br />
Response, un po’ tutti in tutte le<br />
evoluzioni del catalogo, sono stati<br />
“omogenei” almeno nei principi,<br />
anche se proposti a prezzi con ampie<br />
variazioni da modello a modello,<br />
la “classe” Studio ha visto prodotti<br />
altalenanti come qualità e<br />
come “discendenza”, tanto che, ad<br />
esempio, gli Studio 100 hanno fatto<br />
storia a sé e molti altri sistemi<br />
(Studio 110, 120 e “limitrofi”) non<br />
erano minimamente assimilabili<br />
agli Studio 100 per prestazioni,<br />
componenti utilizzati, e prezzo,<br />
quasi a disattendere una regola<br />
non scritta ma pedissequamente<br />
applicata nelle gamme di prodotto<br />
Hi-Fi: tutti i modelli successivi<br />
al capostipite dovrebbero essere<br />
“discendenti” o almeno assimilabili,<br />
e non prodotti a se stanti<br />
con pochi elementi in comune!<br />
Qui l’animo anarchico di Stewart<br />
Tyler, al tempo stesso Chairman e<br />
Chief Designer dell’azienda, deve<br />
averci messo lo zampino!<br />
In questo coacervo di nobili<br />
discendenze spicca, come<br />
detto, il nuovissimo DT8 che,<br />
I morsetti sono<br />
installati su un<br />
piano in MDF con i<br />
terminali interni che si<br />
avvitano direttamente<br />
sul PCB. Scomoda<br />
la collocazione, ma<br />
accettano ogni tipo di<br />
connessione.<br />
contraddistinto da soluzioni più<br />
tradizionali di casa ProAc, esibisce<br />
al contempo un altro aspetto<br />
decisamente unico nel suo genere,<br />
usualmente abbastanza ignorato<br />
dalla gran parte dei costruttori. Si<br />
tratta dell’utilizzo di due woofer<br />
dello stesso diametro ma dotati<br />
di membrane, equipaggi mobili e<br />
gruppi magnetici molto differenti<br />
fra loro, collegati elettricamente in<br />
parallelo e che impiegano il medesimo<br />
volume di carico acustico.<br />
La prima considerazione che<br />
consegue dall’analisi del prodotto<br />
è la “classificazione” standard: si<br />
tratta di un due vie, di un due vie<br />
e mezzo o c’è bisogno di un’altra<br />
definizione ad hoc?<br />
La risposta non è né diretta né<br />
univoca ma ricorrendo a classici<br />
criteri e analizzando il tipo di circuito<br />
di separazione a livello elettrico<br />
si tratta di un due vie classico,<br />
in quanto i due altoparlanti,<br />
seppur con emissioni differenti,<br />
sono connessi in parallelo. Molti<br />
potrebbero obiettare sul fatto che<br />
a livello acustico e non elettrico si<br />
tratterebbe di un due vie e mezzo,<br />
oppure di qualcos’altro considerato<br />
che la parte di sovrapposizione<br />
dei due woofer non è comunque<br />
omogenea; si tratta infatti di un sistema<br />
che devia dalle regole e dalle<br />
classificazioni standard e che,<br />
per questo ringraziamo ProAc, ha<br />
rotto, e anche di molto, gli standard.<br />
D’altronde, se prendiamo<br />
un altoparlante equipaggiato con<br />
un doppio cono e con una ogiva<br />
al centro, e lo colleghiamo diretto<br />
all’amplificatore senza crossover,<br />
siamo portati a classificarlo<br />
come un largabanda monovia,<br />
quando nella realtà ci sono più<br />
di tre emissioni distinte e “problematiche”<br />
che di fatto potrebbero<br />
lasciar adito a classificazioni<br />
addirittura del tipo: a tre vie con<br />
filtratura passiva. Si tratta di una<br />
piccola rivoluzione soprattutto se<br />
rapportata all’azienda britannica,<br />
in quanto la risposta complessiva<br />
è stata ottenuta con l’adattamento<br />
delle caratteristiche degli altoparlanti<br />
su un impianto testato e<br />
consolidato negli anni. In realtà,<br />
a nostro parere, questo è il valore<br />
di maggior entità che Tyler riesce<br />
a trasmettere negli anni attraverso<br />
le sue creazioni! Da notare che<br />
continua a rimanere invariata la<br />
disposizione simmetrica della<br />
posizione del tweeter, mentre<br />
i due woofer sono disposti<br />
in modo simmetrico con il<br />
tweeter al centro, anche se le<br />
emissioni sono molto differenti<br />
fra loro prevalentemente in gamma<br />
media. Quindi, anche da questo<br />
punto di vista, non si potrà<br />
utilizzare la formula ricorrente<br />
di “configurazione<br />
D’Appolito” (tra l’altro<br />
nemmeno soddisfatta<br />
dalle dimensioni interasse<br />
e dalla frequenza<br />
di crossover) o simmetrica<br />
che dir si voglia.<br />
Quando sono cominciati i test d’ascolto,<br />
abbiamo potuto apprezzare<br />
la facilità di inserimento in<br />
ambiente e l’ottimo mantenimento<br />
di una scena<br />
acustica anche nelle installazioni<br />
più a ridosso<br />
della parete posteriore.<br />
Sembra quasi una formula<br />
scontata ma da quando Pro-<br />
Ac ha impiegato la soluzione di<br />
far emettere il reflex verso il pavimento,<br />
i paramenti di emissione<br />
in gamma bassa e soprattutto di<br />
estensione e articolazione sono<br />
migliorati sensibilmente sia<br />
per le serie Response che per<br />
le Studio. I DT8, inoltre, si abbinano<br />
abbastanza bene anche<br />
ad amplificazioni non particolarmente<br />
robuste sebbene, forse<br />
in seguito a un carico un po’ più<br />
basso di molti altri sistemi ProAc<br />
della stessa classe, sia preferibile<br />
utilizzare amplificazioni non necessariamente<br />
ad alta potenza ma<br />
con una buona riserva di energia;<br />
in questo modo si ottengono risultati<br />
molto soddisfacenti già con<br />
un collegamento bi-wiring per<br />
arrivare a una biamplificazione<br />
passiva, in cui il miglioramento<br />
è tangibile in particolar modo in<br />
gamma media.<br />
Nelle migliori condizioni di utilizzo<br />
va rilevato come il carattere<br />
dell’ultima creatura di Tyler<br />
Il tweeter è uno Scan Speak serie<br />
D2604, mentre i due woofer sono<br />
realizzati da SEAS su specifiche,<br />
a partire dalla flangia piatta del<br />
cestello, unica nel suo genere, e dalle<br />
membrane, una in pasta di cellulosa<br />
e l’altra totalmente sintetica.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 81
SELECTOR<br />
I due woofer condividono esclusivamente il cestello, mentre le<br />
membrane, gli equipaggi mobili e le sospensioni sono molto<br />
differenti. Anche i magneti sono sensibilmente differenti, con quello<br />
di maggior diametro impiegato nel midwoofer.<br />
Il condotto di accordo è posto sul pannello inferiore al<br />
quale è fissato il piano di appoggio a terra tramite due<br />
elementi in MDF avvitati al fondo.<br />
Il tweeter ha una frequenza di risonanza molto bassa nonostante non sia accentuata la<br />
camera posteriore. La membrana a cupola presenta all’interno un anello di materiale<br />
smorzante che modifica l’emissione periferica e ottimizza la risposta fuori asse.<br />
SFIDA ALLE CONSUETUDINI<br />
L’impostazione del cabinet ricalca<br />
fedelmente quella che si potrebbe<br />
definire la regola aurea di ProAc:<br />
mobile a torre senza rinforzi interni,<br />
pannelli bituminosi ad altro spessore<br />
incollati all’interno, flange degli<br />
altoparlanti a diretto contatto con<br />
l’MDF e componenti di filtro installati<br />
sulla linea di massa.<br />
Quasi una linea di pensiero, una<br />
filosofia aziendale, altro che tecniche<br />
di costruzione, per non parlare<br />
del tweeter installato fuori asse in<br />
modo simmetrico! Eppure nei DT8<br />
assistiamo all’introduzione di un<br />
piccolo stravolgimento in quanto<br />
i due woofer collegati in parallelo<br />
fra loro sono abbastanza differenti<br />
l’uno dall’altro ma connessi al<br />
classico filtro con cella del terzo<br />
ordine sul tweeter e del secondo<br />
sulla coppia di woofer. L’esecuzione<br />
è eccellente con un livello di finitura<br />
impeccabile.<br />
Colpisce in particolar modo la pulizia<br />
e l’accuratezza delle giunture<br />
e dei particolari come ad esempio i<br />
fori di ampie dimensioni che, grazie<br />
alle flange maggiorate dei woofer,<br />
consentono un flusso d’aria nella<br />
parte posteriore dell’altoparlante<br />
privo di ostacoli e impedimenti.<br />
L’interno del mobile è riempito<br />
con materiale fonoassorbente in<br />
schiuma espansa molto efficace.<br />
82 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
TEST PROAC RESPONSE DT8<br />
al banco di misura<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
Il progetto è caratterizzato dalla risposta asimmetrica<br />
dei woofer in particolar modo in gamma media, in cui i<br />
fenomeni di cancellazione dovuti alla sovrapposizione<br />
delle emissioni sono in gran parte ridotti dalla differente<br />
risposta dei due. Un risultato ottenuto a livello meccanico<br />
e non a livello elettrico, in quanto le curve di attenuazione<br />
del filtro sono abbastanza comuni a molti sistemi a<br />
due vie ProAc. Ne consegue una risposta molto lineare<br />
ed estesa con una dispersione altrettanto regolare sia<br />
sul piano verticale che su quello orizzontale. Il modulo<br />
dell’impedenza scende sotto i 4 Ohm senza oltrepassare<br />
i 3,5 Ohm con un andamento non critico...<br />
prenda un po’ le distanze dagli<br />
abituali valori aspettati per il<br />
suono ProAc: con i DT8 c’è più<br />
sangue e vita rispetto al solito e<br />
una apparente minor raffinatezza<br />
che fa pensare a un suono più<br />
monitor che in passato. Abbiamo<br />
utilizzato l’aggettivo “apparente”<br />
perché solo dopo un periodo di<br />
acclimatazione, buona per sgretolare<br />
gli abituali pregiudizi<br />
tipici dell’audiofilo,<br />
si scopre una piacevolezza<br />
complessiva<br />
della rappresentazione<br />
sonora offerta<br />
dal diffusore davvero<br />
elevata.<br />
Una volta abituati dalla<br />
porzione bassa della<br />
gamma di frequenza non si apprezza<br />
più una certa immanenza<br />
quanto la capacità di coinvolgimento<br />
e il ritmo che rappresenta<br />
la chiave di lettura di questo diffusore<br />
che anche in gamma alta va<br />
conosciuto per essere apprezzato.<br />
In sostanza con i DT 8 si è trovata<br />
una mediazione (di prezzo e performance)<br />
tra i valori tipici delle<br />
due linee principali di prodotto<br />
ProAc che tornano a intrecciarsi<br />
in un mélange che richiede solo<br />
una virtù, la pazienza, per essere<br />
apprezzato.<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio....................3<br />
2 Messa a fuoco e corposità.............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza........................2<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza....................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità..................2<br />
6 Escursioni micro-dinamiche.........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche........................2<br />
8 Risposta ai transienti....................................2<br />
9 Velocità........................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci................................3<br />
11 Frequenze alte..............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse...........................................3<br />
14 Timbrica.......................................................2<br />
15 Coerenza......................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche...............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Altoparlanti “su misura” e soluzioni coraggiose<br />
e anticonvenzionali rendono il marchio, tradizionale<br />
per definizione, uno degli alfieri delle<br />
ricerca di “cambiamento”.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Il progetto, consolidato nel tempo, si sposa perfettamente<br />
con gli adattamenti sulla risposta<br />
dei singoli componenti.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Ottimi gli abbinamenti con le amplificazioni con<br />
ampio margine di scelta in basa a raffinatezza e<br />
potenza. Collocazione in ambiente facile.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Un carattere che non ti aspetti che non colpisce<br />
al primo colpo ma alla fine ammalia.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Uno dei “passi lunghi” di ProAc, spesso illuminanti<br />
e in grado di aprire nuove strade, non<br />
sempre concretizzate nel tempo.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Un’occasione per unire i pregi di una riproduzione<br />
di qualità superiore con i costi della linea più<br />
economica.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 83
SELECTOR<br />
di Andrea Sartini<br />
Ars Antiqua<br />
Nel Basso Medioevo il canto gregoriano era ormai quasi definitivamente scritto. Al fine di ampliare il servizio<br />
liturgico, quindi, prese forma una pratica in ambito sacro che consisteva nel dividere il coro in due gruppi e<br />
nel fare intonare parallelamente un canto gregoriano al primo e la stessa melodia, trasportata a distanza di<br />
una quarta o una quinta, al secondo.<br />
La prima voce, quella che<br />
intonava il canto gregoriano,<br />
veniva chiamata<br />
vox principalis, la seconda voce<br />
era invece denominata vox organalis.<br />
Nacque un nuovo tipo di<br />
canto che, nonostante si basasse<br />
sul canto gregoriano, non poteva<br />
più essere definito monodico; fu,<br />
al contrario, il primo esempio di<br />
polifonia di cui abbiamo testimonianza:<br />
l’organum. Con il termine<br />
“polifonia” intendiamo la tecnica<br />
della composizione musicale<br />
che utilizza più linee melodiche<br />
contemporaneamente; tali linee,<br />
dette anche “parti” o “voci”, sono<br />
indipendenti tra loro, sia per la<br />
melodia che per il ritmo, anche<br />
se il loro complesso segue determinate<br />
regole armoniche.<br />
L’organum, plurale organa, era<br />
una composizione polifonica<br />
del XII - XIII secolo, contraddistinta<br />
dall’uso di un canto della<br />
tradizione gregoriana nella voce<br />
inferiore, aumentandone la durata<br />
dei suoni, al quale venivano<br />
sovrapposte delle linee melodiche<br />
nelle voci superiori (da una a<br />
tre), di cui la più acuta adottava<br />
rapidi vocalizzi, detti melismi.<br />
L’organum, quindi, non era considerato<br />
una composizione “originale”,<br />
bensì rappresentava un<br />
arricchimento della tradizione<br />
gregoriana. In latino organum ha<br />
il significato di “piccola macchina”,<br />
inteso come un oggetto capace<br />
di compiere un’azione; allo<br />
stesso modo anche gli strumenti<br />
musicali erano considerati organa,<br />
tanto che oggi con il termine<br />
“organico” intendiamo l’insieme<br />
di strumenti presenti nella composizione.<br />
Ben presto gli esperimenti<br />
iniziali dei primi organa<br />
portarono a una complessa<br />
trama polifonica in cui il canto<br />
gregoriano utilizzato divenne<br />
solo il pretesto. La cattedrale di<br />
Notre Dame fu costruita a partire<br />
dal 1163 e consacrata nel 1182.<br />
Quando si parla di organum si fa<br />
riferimento al grande repertorio<br />
prodotto dai monaci che vissero<br />
nella cattedrale parigina. Grandi<br />
compositori di organa furono i<br />
monaci Leoninus e il suo successore<br />
Perotinus, attivi appunto<br />
ANONIMO: I CONSOLI DI MILANO DAVANTI A FEDERICO BARBAROSSA CHIEDONO CLEMENZA<br />
Federico I di Hohenstaufen (1122-1190), divenuto Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1152, discese in Italia nel 1154<br />
con il proposito di farsi incoronare re della penisola, volendo ristabilire il controllo sui Comuni delle regioni settentrionali,<br />
sfuggito da qualche anno alla corona tedesca.<br />
tra il XII e il XIII secolo, ricordati<br />
sotto il nome della Scuola<br />
di Notre Dame; un viaggiatore<br />
inglese anonimo, che studiò a<br />
Parigi intorno al 1275, scrisse<br />
di questi affermando che Leoninus<br />
scrisse un Magnus Liber<br />
Organi, una raccolta di organa<br />
a due voci, riveduto e ampliato<br />
da Perotinus in seguito. Questi<br />
due monaci furono forse i primi<br />
nomi di “autori musicali” pervenutici,<br />
anche se non era ancora<br />
dell’epoca il concetto attuale di<br />
“compositore”. Presto l’organum<br />
divenne più complesso e formato<br />
da più voci, costruite dal cantus<br />
firmus, ovvero il canto gregoriano<br />
da cui l’autore trovava spunto<br />
per la composizione. Gli organa<br />
di Perotinus distesero nel tempo<br />
le note del cantus firmus<br />
fino all’inverosimile, rendendolo<br />
quasi irriconoscibile: la voce<br />
che cantava queste lunghe note<br />
fu chiamata tenor (da cui il nostro<br />
“tenore” come estensione<br />
vocale) proprio perché “teneva”<br />
le note. Le voci superiori, invece,<br />
coprivano una gran numero<br />
di suoni intonati sulla medesima<br />
sillaba: queste voci furono dette<br />
“melismatiche”. Con il termine<br />
“melisma” si intende una ornamentazione<br />
melodica che fa corrispondere<br />
una gran quantità di<br />
note alla stessa sillaba. Il contrario<br />
di un canto melismatico è il<br />
canto sillabico. Nel XII secolo,<br />
una volta fissato definitivamente<br />
l’insieme dei canti gregoriani<br />
consentiti da Roma, gli stimoli<br />
creativi si spostarono verso la<br />
consuetudine di arricchire i canti<br />
mediante l’aggiunta di note o<br />
84 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
Medioevo e canto gregoriano<br />
AMOS CASSIOLI: BATTAGLIA DI LEGNANO<br />
Nel 29 maggio 1176, con la Battaglia di Legnano, l’imperatore dovette ammettere la sconfitta, scendendo a patti con i Comuni e confermandone ufficialmente<br />
l’autonomia con la pace di Costanza (1183).<br />
Esempio di organum parallelo<br />
di un nuovo testo; ciò avvenne<br />
parallelamente in due modi:<br />
1) Inserendo delle frasi melodiche<br />
all’interno di un canto preesistente,<br />
ottenendo così un tropo<br />
o una sequenza;<br />
2) Costruendo una o più linee<br />
melodiche parallele a un canto<br />
gregoriano (cantus firmus), ottenendo<br />
un mottetto.<br />
Il tropo è un canto medievale di<br />
carattere sacro, tuttavia mai accettato<br />
dalla liturgia ufficiale, ottenuto<br />
dall’aggiunta di un nuovo<br />
testo a una melodia preesistente<br />
(spesso un vocalizzo privo di un<br />
testo originario), oppure all’integrazione<br />
nel canto di alcune<br />
frasi melodiche nuove, o tutti e<br />
due i casi assieme. La sequenza<br />
segue lo stesso principio del tropo<br />
applicato al vocalizzo finale di<br />
un’alleluja. Il mottetto, invece, è<br />
una composizione sacra o profana<br />
polifonica a tre o quattro<br />
voci, su testi in lingue differenti,<br />
comparsa a partire dal XII secolo<br />
e costruita su una melodia preesistente.<br />
Tra il 1260 e il 1280 il monaco<br />
tedesco Francone da Colonia<br />
scrisse il trattato Ars cantus<br />
mensurabilis, illustrando nuove<br />
tecniche per la durata delle<br />
note. Il trattato ebbe una notevole<br />
diffusione in tutta Europa,<br />
poiché introduceva un metodo<br />
di misurazione delle durate<br />
innovativo, tanto da essere<br />
tutt’oggi utilizzato: la durata<br />
delle note veniva associato alla<br />
forma della nota stessa, le durate<br />
si suddividevano in lunghe<br />
e corte con un rapporto preciso<br />
tra loro, di cui il valore più<br />
lungo era rappresentato dalla<br />
duplex longa o maxima, seguita<br />
dalla longa, la brevis e infine<br />
semibrevis. Il rapporto tra le<br />
durate era rigorosamente ternario,<br />
detto anche “perfetto”, con<br />
riferimento alla Trinità: questo<br />
significa che ciascuna nota si<br />
poteva suddividere in tre della<br />
sua durata immediatamente<br />
più veloce, ad esempio una<br />
longa equivaleva a tre brevis;<br />
la suddivisione binaria, invece,<br />
era considerata imperfetta,<br />
utilizzata più raramente, verrà<br />
meglio teorizzata nel Trecento<br />
nei trattati dell’Ars Nova.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 85
SELECTOR<br />
di Antonio Gaudino<br />
Neil Young: riassunto e a capo<br />
Ci sono artisti il cui lavoro collettivo è così impossibile classificare se non - in sostanza - come “one-man genere”. In cima alla lista<br />
c’è Neil Young, così stravagante, utopico, capriccioso e imbarazzante che una volta la sua casa discografica ha cercato di citarlo in<br />
tribunale per materiale “non rappresentativo” (il periodo Geffen). Una guida all’acquisto, quindi, pone la domanda: quale Neil Young?<br />
Rocker elettrico, solitario e sofferente romantico, hippie acustico, country rocker o padrino del grunge? Di sicuro Neil Young è il grande<br />
camaleonte del rock, che cercheremo di raccontare attraverso la scelta di alcuni suoi album a parer nostro fondamentali, nella speranza<br />
di riuscirci, proprio ora che in Giappone hanno deciso di ristampare in remastered edition HQ gran parte della sua sconfinata discografia.<br />
EVERY KNOWS THIS IS NOWHERE<br />
Reprise – 1969<br />
Dopo aver abbandonato i Buffalo Springfield per incamminarsi da solo<br />
nei suoi momenti country e nei suoi deliri elettrici, Neil Young pubblicò<br />
il suo album di debutto nel gennaio ’69. Sei mesi dopo nel suo secondo<br />
album lo ritroviamo con una band: i Crazy Horse. Erano insieme da solo<br />
tre settimane quando hanno registrato questo brillante L.P. che include i<br />
classici Cowgirl In The Sand e Down By The River, che includono anche<br />
gli intensi esercizi di chitarra di Young.<br />
AFTER THE GOLD RUSH<br />
Reprise – 1970<br />
Registrato nella sua casa nel Topanga Canyon - le orecchie più attente<br />
potrebbero sentire i cani nel cortile - Neil Young fece seguire<br />
ai suoi LP con i Crazy Horse e CSN & Y (Déjà Vu) alcune delle sue<br />
canzoni migliori, riteniamo. A parte Southern Man, dove il suono<br />
(Bird, I Believe In You e Only Love Can Break You Heart) è più<br />
dolce, anche se liricamente ancora permeato dalla confusione e<br />
dalla disillusione.<br />
86 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
Neil Young<br />
TONIGHT’S THE NIGHT<br />
Reprise – 1975<br />
La sua casa discografica non ha voluto pubblicare questa antitesi al più<br />
accattivante Harvest (che ritenevano di più facile di comprensione per<br />
i consumatori), registrato dal vivo in una scia di tequila. Apparso due<br />
anni dopo, è uno degli album rock più estremi e più tetri mai realizzati.<br />
Dedicato al chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten e al tecnico di<br />
Young Bruce Berry, entrambi morti per overdose di eroina.<br />
DECADE<br />
Reprise – 1977<br />
Neil Young non è mai stato interessato a rendere le cose più semplici per<br />
se stesso né per altri. Da qui, a differenza di altri grandi artisti, questo è<br />
sul serio uno dei pochi Best Of e Greatest Hits che potevano servire come<br />
introduzione alla sua musica in modo quasi totale. Questa incredibile<br />
eccezione racchiusa in 2 CD (in vinile, ai tempi, erano 4 LP) inizia con i<br />
Buffalo Springfield e finisce con Stills-Young e, tra di loro, include rarità<br />
e classici, sia da solista che con i Crazy Horse. Imperdibile.<br />
RUST NEVER SLEEPS<br />
Reprise – 1979<br />
I due essenziali LP di Rust (Live Rust seguì cinque mesi dopo) sono stati<br />
descritti come “quel che i Sex Pistols non hanno mai fatto” (uscirono in<br />
periodo punk e il contrasto con gli inglesi fu una provocazione pubblicitaria,<br />
probabilmente). Metà acustico, metà elettrico, le canzoni erano<br />
parti uguali che influenzano la commozione e la minaccia costante dei<br />
“rumori” che Young ha sempre tradotto dalla sua anima alle proprie<br />
canzoni. Tra i tanti momenti salienti, My My, Hey Hey (la rivisitazione<br />
elettrica Hey Hey, My My) con menzione particolare a Johnny Rotten<br />
e Powderfinger. In fondo, una forma di ringraziamento per aver risvegliato<br />
il rock ‘n’ roll che prima del punk sonnecchiava da troppo tempo.<br />
UNPLUGGED<br />
Reprise – 1993<br />
Nonostante le continue battaglie con MTV, la possibilità di reinventare<br />
il suo vecchio materiale per un pubblico giovane era irresistibile.<br />
Il risultato: un’eccellente retrospettiva acustica e anche la cosa<br />
più vicina a un Best Of suonato dal vivo “senza cavi”. Comprende<br />
i classici (Like A Hurricane, con pump-organ invece della chitarra)<br />
e canzoni meno suonate del solito nei suoi live album e tour,<br />
come Transformer Man: meno vocoder e più auto-harp. Uno dei<br />
migliori Unplugged MTV di sempre.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 87
SELECTOR<br />
di Antonio Gaudino<br />
Luca Aquino<br />
AQUSTICO VOL. 2<br />
Rvb - 2017<br />
Magie acustiche<br />
Aquino è uno di quegli artisti che per natura ama indagare la natura<br />
delle musiche possibili, creando suoni che evocano immagini che<br />
restano nella mente come impronte sulla sabbia: indelebili.<br />
T<br />
ag’s Smile, Frangetta,<br />
Luna di Ghiaccio, La<br />
danza delle cicogne,<br />
Lei, Cip e ciop, White Sky, Blue<br />
Vessel, Blue Sky e in più accoglie<br />
nel suo orizzonte sonoro<br />
musiche di altri e le rilegge<br />
a modo suo, comodamente,<br />
come nel caso della quinta<br />
traccia Lei dell’istrione Charles<br />
Aznavour, così come La<br />
danza delle cicogne, composta<br />
del fidato e amico fisarmonicista<br />
Carmine Ioanna. Non<br />
sono sue invenzioni, anche<br />
se sono una parte consistente<br />
dell’Universo Aquino e del suo<br />
nuovo album. Ma non c’è da<br />
meravigliarsi: tutto l’album,<br />
dall’inizio alla fine, rispecchia<br />
in pieno lo stile di questo musicista<br />
ed è una testimonianza<br />
vivissima della sua ammirevole<br />
creatività.<br />
Da notare che Aqustico Vol. 2,<br />
diversamente dai lavori che lo<br />
hanno preceduto, è un album<br />
quasi del tutto acustico, in cui<br />
Aquino fa un minore ricorso<br />
alla strumentazione elettronica,<br />
o almeno così sembra,<br />
quasi che sia alla ricerca di<br />
una sua intimità che vuole<br />
cogliere e porgere ai più sensibili,<br />
anche quelli abituati<br />
agli effetti con i quali filtra<br />
il suono magico della sua<br />
tromba. C’è qua e là qualche<br />
richiamo, eco, bisbiglio che<br />
attira la nostra attenzione ma,<br />
in generale, Aqustico Vol. 2 si<br />
concentra sulla bellezza del<br />
suono, sulla sua magia quando<br />
esso è spoglio di qualsiasi<br />
artificio. Possiamo affermare<br />
che siamo in presenza di un<br />
lavoro esemplare: per la godibilità<br />
di questa piacevolezza<br />
di quasi 42 minuti di musica,<br />
per il livello sonoro della<br />
registrazione ma, più di ogni<br />
altra cosa, per lo spessore e<br />
il carisma di ogni nota che<br />
Luca Aquino ci fa assaporare<br />
da anni, e in questo album<br />
ancor di più.<br />
Traks<br />
TK<br />
Titolo<br />
1 White Sky<br />
2 Tag’s Smile<br />
3 Frangetta<br />
4 Luna di ghiaccio<br />
5 La Danza delle cicogne<br />
6 Cip e Ciop<br />
7 Lei<br />
8 Blue Sky<br />
9 Blue Vessel<br />
88 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
Antonio Faraò<br />
EKLEKTIK<br />
Warner Music - 2017<br />
Director’s cut<br />
di Antonio Gaudino<br />
Maneggiare<br />
con cura<br />
Antonio Faraò ci offre la sua visione unica e il suono della musica nera<br />
contemporanea.<br />
E<br />
klektik combina diversi<br />
stili, come hip-hop,<br />
rap, ballads soul, funk,<br />
techno, soul e R&B in qualcosa<br />
che è immediatamente riconoscibile<br />
ai dintorni del jazz e<br />
allo stesso tempo sfida ogni definizione.<br />
Faraò, una vita a realizzare<br />
album straordinari di<br />
jazz, sembra sentire l’esigenza<br />
di cambiare senza dimenticare<br />
la sua storia e le linee guida del<br />
jazz che si trasforma in quel che<br />
negli anni ’80 veniva definito<br />
“Jazzy”. Eklektik rappresenta<br />
la veridicità della musica nera:<br />
far viaggiare le persone mentre<br />
ascoltano la varietà diffusa del<br />
suo talento, che spunta dietro<br />
ogni singolo brano. Una sorta<br />
di guida della black music, nella<br />
migliore innovazione. Le canzoni,<br />
un mix di originali di Faraò,<br />
suonati da grandissimi musicisti<br />
invitati dal pianista italiano<br />
per questo nuovo lavoro, suona<br />
piacevolmente nelle orecchie.<br />
E così, a distanza di quattro anni<br />
dal precedente e ottimo Evans, il<br />
jazzista nativo di Roma ma cresciuto<br />
a Milano, compone dodici<br />
brani e invita collaboratori<br />
quali il dramme Manù Katché,<br />
Marcus Miller, Snoop Dogg e<br />
Robert Davi. Un album difficile<br />
da afferarre, è come una saponetta:<br />
se lo prendi piano scivola,<br />
se lo prendi forte schizza via, ci<br />
vuole equilibrio per farlo proprio.<br />
Tra tempi dispari e pari,<br />
recupera sonorità anni ’70, così<br />
come sonorità modernissime<br />
che guardano al presente e al<br />
futuro. Considerarlo un passo<br />
avanti, sarebbe un errore, perché<br />
ogni album di Antonio ha<br />
sempre alzato l’asticella più in<br />
là del precedente lavoro; in questo<br />
caso ci sono novità sonore<br />
solide, fresche, radiofoniche da<br />
Jazz Fm made in USA, che vivono<br />
in modo diffuso sparse nelle<br />
12 tracce che il pianista ci offre,<br />
lasciandoci felicemente spiazzati<br />
durante l’ascolto di questo<br />
nuovo album. Una registrazione<br />
avventurosa del XXI secolo. Da<br />
non perdere!<br />
Traks<br />
TK<br />
Titolo<br />
1 Eklektic “Intro”<br />
2 Line<br />
3 I Send to You<br />
4 Motion<br />
5 Europe<br />
6 News from<br />
7 Quiet<br />
8 Part of You<br />
9 Frammenti<br />
10 Nueva quarto<br />
11 Through the Day<br />
12 Rough<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 89
CUT ‘N’ MIX CONCERTI | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE<br />
L’uomo che<br />
ricreò<br />
la donna<br />
di Massimo Bargna<br />
Il fumettista pop britannico che si è inventato una costellazione di eroine insolenti, sexy e raffinate,<br />
tra suggestioni musicali e cinematografiche.<br />
Tutti amiamo sognare ma ci sono persone che hanno il dono di<br />
far sognare gli altri, sollevandoli per un momento dalla routine e<br />
asperità della vita quotidiana. A questa categoria di “benefattori<br />
dell’umanità” appartiene sicuramente Des Taylor, illustratore londinese<br />
di grande talento che è ormai diventato una stella nell’ambito della<br />
cultura Pop. Il suo legame con la musica è strettissimo, tanto che fra i<br />
suoi estimatori e clienti c’era anche il compianto Michael Jackson che<br />
gli ha commissionato dei lavori ai tempi di Dangerous. L’opera di Des si<br />
concentra sulla forma femminile attraverso una serie di eroine sexy che<br />
si rifanno al mondo sfavillante del burlesque, delle pin-up e delle dive del<br />
jazz e del grande schermo. Ragazze bellissime e dal fascino conturbante<br />
ma che, lungi dall’essere delle bambole senza cervello, dimostrano spirito<br />
di indipendenza, forza di carattere e ottimismo. La più famosa fra loro<br />
è Vesha Valentine, cantante e attrice di origini italiane che richiama la<br />
Sophia Loren di Tu vuo fa l’Americano e la Silvana Mangano di El negro<br />
zumbon. E poi ci sono Katie Rogers, malata di shopping compulsivo,<br />
Scarlett Couture, una specie di James Bond in gonnella, e l’esordiente<br />
Blue Lotus, che strizza l’occhio all’universo delle supereroine col mantello<br />
90 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
della DC, la casa editrice di fumetti<br />
americana per cui Des ha realizzato<br />
splendide copertine.<br />
Come hai iniziato a disegnare<br />
fumetti e come sei riuscito a<br />
trasformare questa tua passione<br />
in un lavoro?<br />
Ho cominciato come designer<br />
grafico — ci racconta Des, che è<br />
un tipo simpatico e alla mano —<br />
creando illustrazioni per riviste<br />
femminili come “Cosmopolitan”,<br />
“More”, “Company” e altre. Ma<br />
dopo che mi ruppi il tendine della<br />
rotula del ginocchio destro, rimasi<br />
fuori gioco per un anno. Fu in quel<br />
periodo che mi prese la passione<br />
del fumetto e inventai i personaggi<br />
per cui sono conosciuto oggi.<br />
Da dove trai l’ispirazione per<br />
i personaggi glamour delle<br />
tue storie?<br />
Gran parte della mia ispirazione<br />
risale agli spettacoli televisivi e ai<br />
film degli anni Sessanta e Settanta<br />
come In like Flint, Matt Helm,<br />
Man from Uncle, Star Trek, Mission<br />
Impossible e alcune pellicole<br />
di Elvis. Le ragazze sembravano<br />
sempre perfette con naturalezza.<br />
Qual è il tuo rapporto con la<br />
cultura pop e gente del calibro<br />
di Andy Warhol e Roy<br />
Lichtenstein che diedero dignità<br />
artistica al fumetto?<br />
A introdurmi alla Pop Art sono<br />
stati artisti come Johnny Romita<br />
Sr, Jack “King” Kirby, Jose Garcia<br />
Lopez e Sal Buscema. Kirby, in particolare,<br />
era in anticipo sui tempi<br />
e la sua arte ispira ancora grandi<br />
artisti del livello di Bruce Timm,<br />
Steve Rude e il tardo Darwyn Cooke.<br />
Lichtenstein, artista pop degli<br />
anni Sessanta influenzato dai fumetti,<br />
ha avuto una forte influenza<br />
su di me a causa di tutto questo.<br />
Sono curioso di sapere quali<br />
sono i tuoi canti e le tue<br />
band preferite e che generi<br />
musicali hanno influenzato<br />
il tuo lavoro.<br />
Mi attraggono i compositori di colonne<br />
sonore come Lalo Schifrin,<br />
Roy Budd, Michael Giachinno,<br />
John Barry, Quincy Jones (che<br />
tra l’altro collaborò per i dischi<br />
di di Michael Jackson e Frank Sinatra),<br />
Alan Silvestri e John Williams,<br />
quest’ultimo autore delle<br />
musiche di Indiana Jones, Guerre<br />
stellari e Jurassic Park. Non posso<br />
lavorare senza l’atmosfera che<br />
la loro musica diffonde nel mio<br />
studio mentre disegno. L’energia<br />
di Michael Jackson mi mette in<br />
movimento. Ascolto la versione<br />
live di Another Part Of Me quasi<br />
ogni giorno.<br />
Vorrei che raccontassi ai nostri<br />
lettori del tuo incontro<br />
con Michael Jackson.<br />
L’ho visto in due occasioni, nel<br />
’92 e nel 2002. La prima volta gli<br />
ho mostrato una mia opera nel<br />
backstage durante il Dangerous<br />
Tour. Rise del mio accento londinese<br />
e mi disse quanto amava le<br />
mie illustrazioni. La seconda volta<br />
ho avuto l’onore di presentarlo sul<br />
palco per il Killer Thriller Party<br />
a Londra. Fu molto divertente e<br />
rimasi scioccato che si ricordasse<br />
ancora chi fossi. Memorabile fu<br />
anche la corsa in un negozio per<br />
procurargli delle caramelle e fermare<br />
un taxi per farlo uscire dal<br />
palazzo. Una folla si era ammassata<br />
fuori dal club e il servizio di<br />
sicurezza non riusciva a portarlo<br />
alla sua macchina. Così corsi fuori<br />
sul retro e bloccai un taxi nero.<br />
Avreste dovuto vedere la faccia del<br />
conducente quando gli dissi chi<br />
era il cliente che stava caricando...<br />
Il tuo personaggio più strettamente<br />
legato alla musica<br />
è Vesha Valentine, una cantante<br />
sexy, ballerina e attrice<br />
di talento nata a New York<br />
da genitori italiani. Come ti<br />
è nata l’idea?<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 91
CUT ‘N’ MIX<br />
È una storia divertente. Mia moglie mi sfidò a fare qualcosa che nessun<br />
altro potesse fare per San Valentino. Così mi presi nove mesi di tempo<br />
per creare il personaggio, disegnare le tavole, scrivere la storia, trovare<br />
un editore e spedire l’album in tempo per la festa degli innamorati.<br />
E tutto senza che lei sapesse niente! Da qui il nome Vesha (che deriva<br />
da quello di mia moglie Wiesia) e Valentine.<br />
Hai una passione speciale per gli anni Quaranta e Cinquanta<br />
l’età dell’oro di Hollywood, la “fabbrica di sogni”, e per le grandi<br />
dive come Ava Gardner, Rita Hayworth e Marylin Monroe. È<br />
un’epoca che non hai vissuto tranne che sullo schermo della<br />
TV. Cosa ti colpisce tanto di quel periodo?<br />
La classe e lo stile! Le donne avevano un’eleganza e una bellezza naturali.<br />
Il modo in cui si vestivano e si atteggiavano mi mettevano soggezione. Nei<br />
miei film preferiti c’erano sempre scene divertenti di come gli spasimanti<br />
reagivano alle loro moine. Anche gli uomini erano molto eleganti, sempre<br />
infilati in abiti ricercati. Al giorno d’oggi il tipo medio che incontri per<br />
strada non ha più quel genere di stile... e di cavalleria.<br />
Cosa significa per te disegnare? Mi sembra che il tuo scopo<br />
principale sia di far vivere alla gente storie da sogno come nei<br />
vecchi film in bianco e nero.<br />
Proprio così. Mi piace divertire e portare gioia ai miei lettori. Per riuscirci<br />
torno indietro a un’epoca in cui le cose erano più semplici. Quando leggo<br />
sui social media i commenti dei miei ammiratori che dicono quanto<br />
amano ciò che sto facendo, mi sento invogliato a continuare a creare<br />
92 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
nuove opere e personaggi.<br />
Ho l’impressione che ti piaccia molto il cinema italiano,<br />
film come La dolce vita di Fellini, ispirato alla figura della<br />
Gardner, e attrici come Sophia Loren, Gina Lollobrigida e<br />
Silvana Mangano...<br />
Sottoscrivo. Sirene come Sophia Loren, Monica Vitti e Claudia Cardinale<br />
sono i miei classici preferiti. Monica Bellucci mi piace ma l’attrice<br />
italiana che amo di più è Maria Grazia Cuccinotta. Signore, che corpo!<br />
Conosci il fumettista italiano Milo Manara? Cosa ne pensi del<br />
suo lavoro e dei suoi personaggi femminili sexy?<br />
Ricordo di aver visto per la prima volta i disegni di Manara alla scuola<br />
d’arte. Il suo stile è molto gradevole ma personalmente trovo le sue<br />
opere troppo erotiche. A me piace lasciare qualcosa all’immaginazione.<br />
Cosa ne dici della musica italiana? C’è anche qualche cantante<br />
e compositore italiano a stimolare la tua creatività?<br />
Certo. Ma il genere di musica italiana che mi piace va sul funky: Puccio<br />
Roelens e Mario Molino (un genere che ricorda le colonne sonore dei<br />
film blaxploitation, ndr.). Il mio tema sono preferito è l’epica colonna<br />
sonora di Riz Ortolani per I giorni dell’ira usata anche in due altri film<br />
che amo, Monkey Kung Fu e più recentemente Django di Quentin Tarantino.<br />
Se dovessi scegliere una musica da ascoltare mentre cammino<br />
per strada sarebbe questa.<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 93
CUT ‘N’ MIX<br />
CHI ERA VESHA VALENTINE?<br />
E, soprattutto: come è stato possibile che il suo nome e il suo talento siano<br />
rimasti finora sconosciuti al nostro pubblico? Tanto più inspiegabile è la cosa se<br />
si considera che questa strepitosa show-girl, che passava con disinvoltura dal<br />
cabaret al burlesque, dal cinema al musical, era di origini inequivocabilmente<br />
italiane. Da un lontano e fulgido passato riemerge la storia di questa diva<br />
dimenticata la cui fama, bellezza e sensualità non aveva nulla da invidiare a<br />
quella di altre stelle degli anni d’oro di Hollywood come Lana Turner, Veronica<br />
Lake e Ava Gardner. Nata a Brooklyn nel 1941, Vesha Di Maria, in arte Vesha<br />
Valentine, era la figlia illegittima di una starlette di nome Linda che perì in un<br />
incidente aereo lasciandola orfana in tenera età. Ma buon sangue non mente.<br />
Cresciuta dai nonni, la piccola Vesha rivelò presto un’innata predisposizione<br />
per il mondo dello spettacolo. La sua infanzia la trascorse a spiare gli show<br />
musicali da dietro le tende. E già allora aveva chiaro in testa che il suo destino<br />
era di diventare una star. Negli anni Cinquanta, all’età di sedici anni, volò a<br />
Parigi dove iniziò la sua carriera come ballerina e cantante del Club Renard,<br />
uno dei locali notturni più in vista della ville lumière. Da allora fu un continuo<br />
susseguirsi di successi. La straordinaria bellezza di Vesha non poteva passare<br />
inosservata e passò poco tempo prima che il cinema si interessasse a lei. I film<br />
girati a Cinecittà come “La divina seduttrice” la immortalarono come la nuova<br />
dea del grande schermo. Poi arrivò Hollywood. Vesha rientrò negli Stati Uniti<br />
dove l’attendeva la fama, il successo, l’amore ma anche molte disavventure.<br />
Ma perché rovinarvi questa eccitante storia quando potete gustarne il proseguo<br />
sfogliando le pagine di “The Vesha Valentine”, il bellissimo libro illustrato<br />
pubblicato da Des Taylor nel 2011?<br />
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Il tuo stile dai tratti semplici<br />
e i colori brillanti sembra influenzato dai cartoni animati. Hai<br />
mai pensato di portare i tuoi personaggi sul grande schermo?<br />
Attualmente sto completando il prossimo fumetto di Scarlett Couture,<br />
l’avventura di un nuovo personaggio, Blue Lotus, una superoina votata<br />
a combattere la criminalità e un’opera dedicata al mio lavoro di artista.<br />
Riguardo ai cartonometraggi, il mio primo libro, The Trouble With Katie<br />
Rogers, è stato opzionato per uno spettacolo televisivo e ho ricevuto l’offerta<br />
di un produttore per girare un programma animato su Blue Lotus.<br />
Stiamo a vedere cosa porterà il futuro…<br />
Hippie<br />
o quel che rimane<br />
di Paolo Corciulo<br />
Il fenomeno del movimento hippie compie<br />
cinquant’anni, mezzo secolo dallo storico Human<br />
Be-in, il raduno che si tenne a San Francisco nel<br />
1967 e che risultò propedeutico per la leggendaria<br />
Summer of Love.<br />
Dalla costa Occidentale a quella Orientale (Woodstock, 1969) un<br />
movimento culturale a tutto tondo si allargò a macchia d’olio e rese<br />
quasi possibile l’utopia di un mondo migliore; pacifismo (mettete dei<br />
fiori nei vostri cannoni), libertà sessuale e moda che condizionarono<br />
cinema, letteratura, musica e l’arte in generale. Ma cosa rimane di<br />
quel tempo cinquant’anni dopo?<br />
Valori morali magari utopistici ma edificanti, creatività spumeggiante,<br />
un grande anelito a navigare fuori del mainstream in quella<br />
che venne definita controcultura e, al netto di tutto, un periodo<br />
particolarmente creativo per la musica, anche se non altrettanto<br />
felice: molti dei suoi protagonisti hanno poi trovato una prematura<br />
morte nell’abuso di droghe.<br />
San Francisco viene celebrata per quello che, non è ridondante<br />
94 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
IN ALTO: Abiti tipici del tempo esposti in occasione del cinquantenario della nascita<br />
del movimento hippie.<br />
A DESTRA: L’ingresso della storica dimora di Janis Joplin a Ashbury Road<br />
affermarlo, fu uno degli eventi che cambiarono il mondo (creando la<br />
scintilla anche per le lotte universitarie e la rivoluzione sessuale) ma, al<br />
di là di quelli che oggi consideriamo come diritti acquisiti, cosa è rimasto?<br />
Non sembrano chiederselo gli abitanti della città californiana che<br />
oggi sfrecciano rapidi per le strade, assai più che allora trasformati in<br />
colletti bianchi, con le eccezioni dei pochi che più che personaggi fedeli<br />
alla linea sembrano dei sopravvissuti e si aggirano nei luoghi di culto di<br />
allora, diventati delle sorte di set da reality. Questo è quel che rimane di<br />
un movimento che per quasi un decennio aspirò realmente a cambiare il<br />
mondo, senza riuscirsi ma lasciando un’eredità ricchissima se pur datata:<br />
dai gruppi musicali che trovarono qui la lor sponda agli scrittori della<br />
beat generation, da Warhol ai diritti degli omosessuali…<br />
Una mostra ne ripercorre gli aspetti più legati alla moda, un museo permanente<br />
ci ricorda gli eventi e i personaggi stampati nell’empireo di una<br />
cultura che, pur coincidendo per alcuni con il proprio periodo formativo<br />
(e quindi indimenticabile), ha scritto comunque capitoli importanti su<br />
ecologia, non violenza, antimilitarismo e, in generale, sulla cultura della<br />
tolleranza. Quel che invece non c’è più è il sogno, l’utopia, la creatività<br />
fuori dagli schemi. Oggi occorre cercarla nell’X-Factor e accontentarsi<br />
così, ma San Francisco vale comunque una visita…<br />
<strong>SUONO</strong> settembre 2017 95
CUT ‘N’ MIX<br />
PILLOLE DA 3000 MCG<br />
ROCKIN’1000 DA ESPORTAZIONE<br />
In principio (2005) fu una riunione di fan dei Foo Fighters, un po’ tantini magari: 1.000 musicisti che<br />
all’unisono suonarono Learn to Fly con l’intento di convincere il gruppo a suonare a Cesena. Obiettivo<br />
raggiunto ma soprattutto raggiunto un inaspettato successo che in poche ore trasformò in virale il video<br />
dell’evento (oltre 39 milioni di visualizzazioni). Rockin’1000 in poco tempo divenne una band e, soprattutto,<br />
un format da esportare, ultimamente in una cornice d’eccezione: ai piedi del Monte Bianco, in una valle<br />
a pochi minuti da Courmayeur, si sono ritrovati 240 cantanti, 241 bassisti, 260 batteristi, 267 chitarristi e<br />
29 tastieristi, per un totale di 1.039 musicisti provenienti da tutto il mondo. Rockin’1000 Summer Camp<br />
nella sua originalità è oggi un progetto molto ben strutturato che attraverso i suoi video condivide con<br />
i comuni mortali ogni tappa del programma, attraverso paesaggi naturali italiani che mozzano il fiato.<br />
L’UKULELE A TAHITI<br />
La musica nelle isole di Tahiti gioca un ruolo fondamentale per conoscere, comprendere e,<br />
soprattutto, vivere in prima persona lo spirito della popolazione: le melodie polinesiane accompagnano<br />
le attività collettive, soprattutto le celebrazioni religiose che si tengono in luoghi<br />
suggestivi come gli antichi Marae, siti sacri immersi nella natura. La musica e le tipiche danze<br />
polinesiane costituiscono un tratto inconfondibile di queste terre lontane. Ori Tahiti, la danza<br />
polinesiana, era anticamente legata ai diversi aspetti della vita quotidiana per esprimere gli<br />
stati d’animo, come forma di seduzione o come modalità di venerazione e preghiera agli dei,<br />
come espressione di sfida nei confronti di un nemico o, al contrario, forma di accoglienza verso<br />
i visitatori; movimenti molto delicati e allo stesso tempo pieni di energia, accompagnati dagli<br />
strumenti musicali tradizionali, come percussioni, strumenti a corda e flauti.<br />
Numerosi i festival e gli eventi che vengono organizzati ogni anno per tramandare questa<br />
tradizione anche alle generazioni più giovani. Tra questi l’Ukulele Festival, dall’11 al 17 settembre,<br />
con una serie di appuntamenti dedicati a questo strumento tipico delle isole del Pacifico.<br />
750 VOLTE GIOTTO<br />
Magister Giotto, ovvero un percorso espositivo multimediale organizzato in concomitanza con la ricorrenza dei 750 anni dalla nascita dell’artista,<br />
la cui vita e le cui opere vengono raccontate presso la Scuola Grande della Misericordia di Venezia. Musica e narrazione giocano un ruolo fondamentale:<br />
il visitatore vive un’esperienza unica e immersiva nell’opera giottesca, accompagnato dalla voce di Luca Zingaretti e dalla colonna sonora<br />
che Paolo Fresu ha composto per l’occasione, trasmessi individualmente ai visitatori in cuffia (Yamaha HPH- M82); un pianoforte Disklavier, inoltre,<br />
crea un background musicale unico, che unisce la performance “live” dello strumentista alla riproduzione Hi-Fi della voce e degli strumenti che la<br />
accompagnano. Nell’occasione Yamaha Music estenderà l’esperienza musicale a serate organizzate con artisti italiani.<br />
ROMA E IL CINEMA<br />
Lo stretto rapporto tra Roma e il cinema dura ormai da<br />
decenni. Sono tanti i film che, nel corso degli anni, hanno<br />
avuto come sfondo la Città Eterna, un set cinematografico<br />
perfetto per qualsiasi genere di film. La storia del cinema<br />
romano inizia nel 1924 con la fondazione dell’Istituto Luce<br />
e poi, a 10 anni di distanza, di Cinecittà. Sono tantissime le<br />
pellicole che, grazie alla maestosità dei monumenti e alla<br />
bellezza dei vicoli e dei quartieri, sono diventate famose:<br />
dalla scena della Fontana di Trevi con Marcello Mastroianni<br />
e Anita Ekber a Vacanze Romane o, più recentemente,<br />
La grande Bellezza, con i luoghi di Roma immortalati da<br />
Sorrentino: il Colosseo, le Terme di Caracalla, il Gianicolo<br />
o Palazzo Spada. Così Uno più (azienda specializzata in<br />
arredamento ma anche fornitore dell’amaca Amanda del<br />
film di Paolo Sorrentino) ha realizzato l’infografica “Roma<br />
città del cinema” che ripercorre la storia del cinema a Roma.<br />
Interessante darci un’occhiata...<br />
96 <strong>SUONO</strong> settembre 2017
Dove trovarci<br />
Redazione<br />
Casella postale 18340 - Roma Bravetta<br />
(t) 06.44.70.26.11<br />
(f ) 06.44.70.26.12<br />
@ info@suono.it<br />
Amministrazione<br />
Maria Grazia Concutelli<br />
(t) 06.44.70.26.11 + 105<br />
(f ) 06.44.70.26.12<br />
@ amministrazione@suono.it<br />
Abbonamenti e arretrati<br />
Pietro Antolini<br />
(t) 06.44.70.26.11 + 100<br />
(f ) 06.44.70.26.12<br />
@ diffusione@suono.it<br />
Nella rete<br />
www.suono.it<br />
www.facebook.com/suono.it<br />
pinterest.com/suono/<br />
twitter.com/@SuonoStereoHiFi<br />
Edizione digitale<br />
Copia singola: 4,75 euro<br />
suono.ezpress.it<br />
Pubblicità<br />
Concessionaria pubblicità<br />
Variedeventuali S.r.l.<br />
Direzione pubblicità<br />
Maurizio Massarotti<br />
(t) 335.76.03.234<br />
@ mauriziomassarotti@suono.it<br />
Condirezione<br />
Guido Bellachioma (Musica)<br />
Art Director<br />
Tommaso Venettoni<br />
Hanno collaborato<br />
Massimo Bargna, Agostino Bistarelli, Elena Marisol Brandolini, Paolo Corciulo, Carlo D’Ottavi, Antonio<br />
Gaudino, Vincenzo Maragoni, Salvatore Nocerino, Vittorio Pio, Andrea Sartini, Il Tremila<br />
Abbonamenti: annuale Italia € 60,00 (all inclusive).<br />
Pagamenti: c/c postale n. 62394648 o bonifico (IBAN: IT04W0760103200000062394648)<br />
specificare sempre la causale - da intestare a: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo.<br />
Per info vedi www.suono.it/La-rivista<br />
International Subscriptions rates: 1 year air-mail digital edition € 30,00; 1 year air-mail Europe<br />
€ 90,00; Africa € 100,00; Asia/America € 110,00; Oceania € 120,00. Payments by international<br />
check (to: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - c/o casella postale 18340 Roma Bravetta - Italy).<br />
Direttore responsabile Paolo Corciulo<br />
Reg. Trib. Roma N.130 del 14/3/95 - anno XLVII numero <strong>519</strong><br />
© Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - P. IVA 04028131003<br />
Manoscritti, foto e originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.<br />
È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie senza l’autorizzazione<br />
scritta dell’Editore.<br />
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990/n.250.<br />
Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo<br />
Direttore editoriale<br />
Paolo Corciulo<br />
Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di settembre 2017.<br />
INDICE INSERZIONISTI<br />
Distributore per l’Italia<br />
Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />
20134 Milano<br />
Stampa<br />
Tiber S.p.A.<br />
Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />
(t) 030.35.43.439<br />
(f) 030.34.98.05<br />
Audio Reference 19<br />
Audiogamma - Pro-Ject 11<br />
Audiogamma - CH Precision 27<br />
Audiogamma - B&W<br />
II Cop.<br />
Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 71<br />
Coral Electronic - Indiana Line 13<br />
Gammalta Group 5, 22, 23<br />
High Fidelity Italia - Roksan 29<br />
High Fidelity Italia - Accuphase 61<br />
Il Centro Della Musica 15<br />
Laboratorium 33<br />
Lp Audio<br />
III Cop.<br />
Mpi Electronic - McIntosh 5<br />
Mpi Electronic - Monitor Audio 17<br />
Mpi Electronic - Advance Acoustic 37<br />
Mpi Electronic - Sonus Faber<br />
IV Cop.<br />
Tecnofuturo - Focal 9<br />
Tecnofuturo S.r.l. 6, 24, 25, 36, 55<br />
Tecnofuturo - Luxman 65<br />
98 <strong>SUONO</strong> settembre 2017