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Novembre 17

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LIVORNOnonstop è...<br />

12<br />

Leggi Livornine<br />

da pag. 11<br />

Mazzei, ma chi era costui? verrebbe<br />

da dire pensando al Carneade<br />

manzoniano. Ebbene, tornando<br />

all’incipit (Ci son più cose<br />

in cielo e in terra, Orazio, di<br />

quante ne sogni la tua filosofia.),<br />

non solo egli era toscano<br />

ma addirittura visse a Livorno e<br />

potrebbe aver sostenuto il suo<br />

suggerimento a Jefferson donandogli<br />

una copia delle Leggi<br />

Livornine (1591-1593) con cui i<br />

Medici fondarono la nostra città.<br />

Non basta, perché una sua parente,<br />

ancora in vita, risiede qui<br />

con noi, vedova di uno dei più<br />

grandi scacchisti al mondo che<br />

a lungo abitò all’ombra dei 4<br />

Mori.<br />

Ma andiamo per gradi.<br />

Quella di Filippo Mazzei, conosciuto<br />

anche come Philip Mazzei<br />

e talvolta erroneamente citato<br />

con la storpiatura del cognome<br />

in Mazzie, (<strong>17</strong>30 - 1816) è una<br />

grande storia italiana, curiosamente<br />

poco nota ma di straordinario<br />

rilievo come dimostra lo<br />

stesso fatto che il suo ritratto<br />

più noto (del <strong>17</strong>90, ora al Louvre)<br />

lo si deve al grande pittore<br />

francese Jacques-Louis David<br />

(<strong>17</strong>48-1825), l’autore dei più famosi<br />

ritratti di Napoleone e di<br />

altri grandi quadri come il Marat<br />

Assassinato, il Giuramento<br />

degli Orazi e la Grande odalisca.<br />

Filippo era nato a Poggio a Caiano,<br />

nel fiorentino, oggi provincia<br />

di Prato, ma, dopo gli studi<br />

compiuti tra Prato e Firenze nel<br />

<strong>17</strong>52, in seguito a dissapori col<br />

fratello maggiore Jacopo sulla<br />

gestione del patrimonio familiare,<br />

decise di intraprendere l’attività<br />

di medico seguendo lo specialista<br />

ebreo Salinas stabilendosi<br />

prima, brevemente, a Pisa e<br />

poi subito da noi, ove presto fu<br />

noto fra la gente come il “giovane<br />

chirurgo venuto in Livorno<br />

per grazia del cielo”.<br />

Dopo due anni, ancora per seguire<br />

Salinas con cui aveva condiviso<br />

l’attività nella città labronica<br />

si mise in viaggio come chirurgo<br />

per l’Italia ed in Europa<br />

Una stampa del porto e della Città di Livorno del <strong>17</strong>00.<br />

fino a Smirne in Turchia.<br />

Nel <strong>17</strong>54 giunse infine a Londra<br />

dove riuscì nel corso dei tre lustri<br />

successivi ad arricchirsi con<br />

il commercio dei prodotti mediterranei,<br />

principalmente vino,<br />

inserendosi lentamente nei salotti<br />

dell’alta borghesia londinese.<br />

Una breve parentesi italiana si<br />

concluse con un precipitoso ritorno<br />

in Inghilterra a seguito di<br />

una denuncia al tribunale dell’Inquisizione<br />

per “importazione<br />

di libri proibiti” che, come<br />

noto, a quei tempi Livorno stampava<br />

col tipografo Marco Coltellini<br />

(<strong>17</strong>24-<strong>17</strong>77).<br />

Nel <strong>17</strong>67 Mazzei, che aveva<br />

conservato familiarità con il<br />

granduca Leopoldo di Toscana,<br />

fu da lui richiesto di procurargli<br />

le stufe disegnate dal grande<br />

scienziato ed inventore (parafulmini,<br />

pinne, lenti bifocali,<br />

contachilometri, ora legale) ma<br />

anche politico e padre fondatore<br />

degli USA Benjamin Franklin<br />

(<strong>17</strong>06-<strong>17</strong>90), che allora si trovava<br />

in Inghilterra per sostenere<br />

la causa delle colonie americane:<br />

fu l’amicizia con questi che<br />

lo lanciò nell’avventura americana,<br />

la più straordinaria (anche<br />

se non l’unica) della sua vita.<br />

Convinto da Franklin, fra il <strong>17</strong>71<br />

ed il <strong>17</strong>72 infatti Filippo liquidò i<br />

suoi affari inglesi e tornò in Italia<br />

per procurarsi uomini e materiali<br />

per un progetto imprenditoriale:<br />

realizzare in Virginia,<br />

che per clima gli appariva favorevole<br />

alle coltivazioni mediterranee,<br />

un’azienda agricola per<br />

la produzione di derrate alimentari.<br />

Partì da Livorno il 2 settembre<br />

<strong>17</strong>73 a bordo della nave Triumph<br />

con dieci contadini lucchesi<br />

ed uno genovese, un sarto piemontese<br />

(che successivamente<br />

si arricchì lanciando la moda di<br />

giacchette di pelle molto ambite<br />

dai benestanti virginiani), la vedova<br />

Maria Martin che poi sposò<br />

nel <strong>17</strong>78 e l’amico Carlo Bellini<br />

che tra il <strong>17</strong>79 ed il 1803 sarebbe<br />

divenuto il primo insegnante<br />

di italiano in un’università<br />

americana, il College of William<br />

and Mary in Virginia. Aveva<br />

con se’ un sacco di cose e<br />

tanti libri: i classici della cultura<br />

occidentale (Dante, Virgilio,<br />

Boccaccio, Ariosto, Tasso), le<br />

opere più importanti dell’illuminismo<br />

fra cui “Dei delitti e delle<br />

pene” di Beccaria (testo chiave<br />

del pensiero giuridico moderno<br />

stampato dal Coltellini a Livorno<br />

nel <strong>17</strong>64) e, ovviamente, le<br />

Livornine.<br />

Sbarcato a Williamsburg alla<br />

fine del mese di novembre quando<br />

vi era riunita l’Assemblea<br />

della Virginia, vi prese parte ed<br />

entrò in cordiale rapporto con i<br />

Il marchio della Tipografia Coltellini<br />

di Livorno.<br />

personaggi più autorevoli della<br />

società locale, incontrando per<br />

la prima volta Thomas Jefferson<br />

e George Washington. Jefferson<br />

conosceva abbastanza bene la<br />

lingua italiana ed accolse amichevolmente<br />

Mazzei nella sua<br />

splendida tenuta di Monticello<br />

offrendogli ospitalità ed iniziando<br />

la lunga e duratura amicizia e<br />

stima reciproca che durerà per il<br />

resto delle loro esistenze. L’americano<br />

non voleva perder di vista<br />

quell’affascinate italiano e lo<br />

indusse ad acquistare una proprietà<br />

di cinquecento acri confinante<br />

con la propria, alla quale<br />

aggiunse come regalo circa duecento<br />

acri delle sue terre.<br />

Filippo vi costruì la sua nuova<br />

casa che chiamò “Colle” (in<br />

onore di Colle Val d’Elsa) cominciando<br />

subito a sperimentare per<br />

verificare la rispondenza delle<br />

sementi e delle piante al suolo<br />

sul quale avrebbe dovuto avviare<br />

la nuova attività agricola. Gli<br />

esperimenti agricoli furono soddisfacenti<br />

ed anche se danneg-

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