Novembre 17
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Livorno<br />
Anno 31 - N° 644<br />
non stop<br />
Omaggio<br />
mensile indipendente «strettamente» livornese<br />
<strong>Novembre</strong><br />
20<strong>17</strong> l’ira di Melioco<br />
Se in consiglio comunale deve far discutere<br />
e dare anche adito a battute<br />
poco rispettose sulla proposta di intitolare<br />
la Rotonda a Carlo Azeglio Ciampi,<br />
uno tra i livornesi più illustri di tutta la storia<br />
della nostra città, beh, ci cadono completamente le<br />
braccia. Se questi sono i signori che ci rappresentano,<br />
siamo davvero messi male. Povera Livorno!<br />
Legame tra Leggi Livornine<br />
e Dichiarazione<br />
di indipendenza Usa?<br />
All’interno di Marco Rossi<br />
La fantastica storia del Giornalino<br />
e del Chiosco Balloni<br />
Quando in Piazza Cavour<br />
sventolava<br />
la bandiera amaranto...<br />
All’interno<br />
All’interno riflessione<br />
di Stefania S’Echabur
LIVORNOnonstop è...<br />
2<br />
attualità/opinioni<br />
Domenica 12 novembre città invasa dai podisti<br />
Che spettacolo!<br />
Servizio e foto<br />
di Roberto Onorati<br />
Come ormai è tradizione da ben<br />
37 anni, la seconda domenica di<br />
novembre, le strade di Livorno<br />
profumano... di Maratona. Quest’anno,<br />
però, sarà la prima edizione<br />
della Half Marathon, dopo<br />
quella numero zero del 2016, che<br />
ha sostituito la classica distanza<br />
dei 42,195 km.<br />
Il prossimo 12 novembre apprestiamoci<br />
quindi a “convivere”<br />
con i 2-3mila podisti che sfileranno<br />
per le vie del centro, percorrendo<br />
i tratti più caratteristici<br />
e suggestivi della città e sui<br />
bellissimi viali a mare.<br />
Immancabile, ci sarà l’emozionante<br />
passaggio all’interno dell’Accademia<br />
Navale con il transito<br />
dal Piazzale Allievi, intorno<br />
al brigantino interrato e, novità<br />
di quest’anno, il transito anche<br />
dentro il Porto Mediceo costeggiando<br />
le antiche mura portuali<br />
per poi entrare nel Cantiere Azimut/Benetti<br />
che nell’occasione<br />
sarà allestito a festa per fare una<br />
cornice spettacolare al passaggio<br />
degli atleti e aprirà le porte<br />
alla città per visite guidate.<br />
Oltre alla gara clou della Mezzamaratona,<br />
ci saranno anche la<br />
mezzamaratona a staffetta in due,<br />
la Stralivorno, la Family Run, la<br />
Urban Nordic Walking e la Urban<br />
Dog Walking dove ognuno potrà<br />
avere la possibilità di correre insieme<br />
agli agonisti.<br />
Lungo tutto il percorso numerose<br />
le manifestazioni di intrattenimento<br />
musicale e spettacolare<br />
con bande, cori ed altre attività<br />
per le quali si spera in una numerosa<br />
presenza di cittadini che<br />
oltre a vedere la corsa potranno<br />
godere di questi spettacoli.<br />
Il giorno precedente la maratona,<br />
ovvero sabato 11 novembre,<br />
poi, in programma anche la Campestre-Scuola-Maratona<br />
riservata<br />
agli alunni/e delle Medie di Livorno<br />
e provincia che vedrà anche<br />
qui la partecipazione di oltre<br />
1.000 ragazzi.<br />
Sempre nella stessa giornata ci<br />
sarà l’apertura dell’Expo dove<br />
all’interno, oltre a ritirare il pettorale<br />
e pacco-gara ci sarà la<br />
possibilità di visitare vari stand<br />
con molteplici prodotti.<br />
Una preghiera infine alla cittadinanza:<br />
per una mattinata lasciate<br />
i mezzi a casa e venite a correre<br />
con noi oppure ad applaudire<br />
il passaggio degli atleti.<br />
« I livornesi utilizzano sempre di<br />
più i nostri autobus. Quest’estate<br />
ogni corsa serale sulle line A, B,<br />
8N e 8R ha avuto in media 75<br />
passeggeri, un dato che dimostra<br />
come la scelta degli autobus<br />
gratuiti serali sia stata apprezzata<br />
da tutti i cittadini. Questa politica<br />
ha permesso di ridurre il flusso<br />
automobilistico in città ed è stata<br />
intrapresa dalla nostra amministrazione<br />
per venire incontro alle<br />
richieste e alle esigenze quotidiane<br />
di molti nostri concittadini»: FI-<br />
LIPPO NOGARIN, Sindaco di<br />
Livorno (Il Telegrafo dell’1/10/<strong>17</strong>).<br />
«Le statistiche recenti - secondo i<br />
dati Aci Istat - sono impietose: a<br />
Livorno abbiamo avuto lo scorso<br />
anno 1031 gli incidenti, nove<br />
morti e 1347 feriti, dato di gran<br />
lunga più alto rispetto a qualsiasi<br />
altro capoluogo toscano, eccetto<br />
Firenze, sia provinciale con <strong>17</strong>41<br />
sinistri cion 28 morti e 2280 feriti»:<br />
FRANCO PARDINI, Presidente<br />
di Aci Livorno (Il Telegrafo<br />
del 18/10/<strong>17</strong>).<br />
«Ho visitato il Mercato Centrale<br />
di Livorno e l’incredibile rete sotterranea,<br />
un gioiello di caratura<br />
europea. E’ grande e bello ma adeguarlo<br />
per trasformarlo sarebbe<br />
un investimento colossale. Al momento<br />
il percorso è in salita ed è<br />
bene coltivare e sviluppare le iniziative<br />
che stanno vedendo l’alba<br />
e che piacciono alla gente. E’ importante<br />
incoraggiare ogni iniziativa<br />
che inquadri il “Luogo mercato”<br />
come un contenitore e anche<br />
di cultura. Edifici storici come<br />
quello di Livorno potrebbero dialogare<br />
anche l’arte contemporanea.<br />
La domanda è: il pubblico<br />
sarebbe in grado di ripagare questi<br />
costi? Quale sarebbe l’afflusso?»:<br />
UMBERTO MONTANO,<br />
presidente del Consiglio di amministrazione<br />
del Mercato Centrale<br />
di Firenze (Il Telegrafo del 19/10/<br />
<strong>17</strong>).<br />
«L’alimentazione scolastica dei<br />
bambini di asili nido, materne ed<br />
elementari è cambiata per motivi<br />
etici, di salute, religiosi e culturali.<br />
Rispetto a 4 anni fa tra le famiglie<br />
che scelgono menù vegani e vegetariani<br />
per i loro figli, c’è stato un<br />
raddoppio del 103%. In generale,<br />
quando il primo piatto è costituito<br />
da un prodotto amidaceo (pasta,<br />
riso, gnocchi di patate, polenta), è<br />
m<br />
a<br />
b<br />
r o<br />
g<br />
p<br />
s<br />
e<br />
Questo,<br />
l’ho<br />
detto io!<br />
frasi<br />
estrapolate<br />
dalla<br />
stampa<br />
cittadina<br />
e non<br />
opportuno che il contorno non sia<br />
costituito da patate in quanto ricche<br />
di carboidrati. La frequenza di<br />
somministrazione delle patate, pur<br />
graditissime, è indicata una volata<br />
a settimana»: FRANCA SALA,<br />
responsabile dell’ufficio Ristorazione<br />
Scolastico del Comune (Il<br />
Tirreno del 20/10/<strong>17</strong>).<br />
«Se il progetto della maxi-Darsena<br />
è stato salvato dal governo è<br />
perché Livorno ha già lavorato<br />
da tempo, e prima di altri, sulle<br />
interconnessioni e sulla capacità<br />
di inoltro della merce verso i mercati<br />
di destinazione. Noi oggi abbiamo<br />
l’unico porto in Italia ad<br />
avere la connessione diretta della<br />
ferrorvia con la rete nazionale»:<br />
LUCA BECCE, amministratore<br />
delgato di Tdt (Il Tirreno del 30/<br />
10/<strong>17</strong>).<br />
Reg. Trib. Livorno n. 451 del 6/3/1987<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione e Stampa:<br />
Editrice «Il Quadrifoglio» S.a.s.<br />
Via C. Pisacane 7 - Livorno<br />
Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />
e-mail: ediquad@tin.it<br />
Direttore responsabile:<br />
Bruno Damari<br />
Comitato redazione:<br />
Luciano Canessa, Claudia<br />
Damari, Stefania D'Echabur,<br />
Michela Gini, Marcello Faralli,<br />
Cesare Favilla, Giovanni<br />
Giorgetti, Marco Rossi.<br />
Photo: Roberto Onorati.<br />
Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />
unicamente le opinioni dell'autore.<br />
Numero chiuso il giorno 31/10/20<strong>17</strong>
LIVORNOnonstop è...<br />
La terza pagina<br />
3<br />
la terza pagina<br />
di Cesare Favilla<br />
Buche e tombini<br />
“Secondo me, - disse Giovanni<br />
conversando con gli amici<br />
– non c’è niente da reclamare<br />
perché la questione è<br />
senz’altro regolata da qualche<br />
legge altrimenti, il Comune<br />
o la Provincia sarebbero<br />
già intervenuti. È a tutti<br />
nota la loro solerzia nel<br />
risolvere i problemi che affliggono<br />
i cittadini. Se a tutt’oggi<br />
non hanno fatto niente<br />
significa che il problema<br />
non è tecnicamente solubile.<br />
E che diamine, sempre a<br />
criticare, sempre pronti a fare<br />
i bastian contrari!”.<br />
“Hai finito di blaterare a<br />
vanvera? – aggiunse un<br />
ascoltatore – i tuoi discorsi<br />
non stanno né in cielo ne in<br />
terra. Sappiamo con esattezza<br />
quanti chilometri ci sono<br />
tra noi ed ogni stella del cielo,<br />
sappiamo calcolare l’infinitesimo<br />
di un millimetro e<br />
non riescono a risolvere questo<br />
problema! Ma vallo a<br />
raccontare ai bimbi in fasce,<br />
ti rideranno in faccia anche<br />
loro…”.<br />
Queste sembrerebbero le ultime<br />
frasi di una lunga ed accorata<br />
discussione tra amici<br />
ma, in effetti, una soluzione<br />
finale non fu presentata da<br />
nessuno e le cose rimasero<br />
come erano. Le diatribe passarono<br />
sulla bocca di altri cittadini<br />
e anche oggi lo stesso<br />
argomento termina la sua ennesima<br />
puntata mandando i<br />
responsabili al diavolo o in altri<br />
posti più oscuri e decenti.<br />
Scusate, non vi ho ancora<br />
detto di cosa sto per dire perché<br />
spero abbiate la compiacenza<br />
di terminare la lettura<br />
di questo mio raccontino. Si<br />
tratta di tombini o bottinelli,<br />
chiamateli come vi pare ma resta<br />
chiaro il fatto che sono<br />
stretti parenti, anzi veri sinonimi<br />
di buca, avvallamento, depressione<br />
del territorio e, certe<br />
volte, financo di botola senza<br />
imposta di chiusura!<br />
Tutti noi abbiamo sperimentato,<br />
anzi sperimentiamo ogni<br />
giorno, gli scossoni che il nostro<br />
veicolo ci infligge ogni<br />
volta che transitiamo lungo alcune<br />
nostre strade cittadine. A<br />
parte le buche che, da un punto<br />
di vista archeologico potrebbero<br />
essere valide testimonianze<br />
di quanto vecchia o antica è<br />
la nostra città, i peggiori rimbalzi<br />
del nostro veicolo sono dovuti<br />
a tutti quei tombini che<br />
quasi alla rinfusa, senza il rispetto<br />
di un ordine tecnico, son<br />
sparsi lungo tutti i percorsi cittadini.<br />
Non si capisce perché la<br />
chiusura di alcuni tombini debba<br />
essere sempre al di sotto del<br />
piano stradale di qualche centimetro,<br />
anche di dieci centimetri!<br />
Io non pretendo che i tombinari<br />
siano reclutati in Svizzera<br />
presso il sindacato degli orologiai,<br />
ma insomma, un po’di<br />
attenzione non guasterebbe<br />
anche perché nei capitolati di<br />
appalto di certi lavori c’è sempre<br />
la clausola dell’esecuzione<br />
“a regola d’arte” e, se questa<br />
regola c’è, dovrebbe essere<br />
prevista anche una voce per<br />
compensare il prezzo da pagare.<br />
Purtroppo le cose vanno come<br />
vanno ed alcuni tombini continuano<br />
ad essere una vera e propria<br />
insidia per tutti gli utenti<br />
della strada a cominciare dai<br />
poveri pedoni, fino ai ciclisti,<br />
motociclisti ed anche automobilisti.<br />
Infatti, nessuno può negare<br />
che i tombini come quelli<br />
che abbiamo a Livorno costituiscano<br />
ancora un’insidia oggettivamente<br />
invisibile e, spesso,<br />
imprevedibile. Ed è sulla<br />
particolare natura di questa insidia<br />
che cresce l’indifferenza<br />
degli addetti ai lavori.<br />
Infatti, un qualsiasi utente della<br />
strada che dovesse subire un<br />
danno fisico o materiale per non<br />
Un tombino "sprofondato" sul Viale della Libertà.<br />
aver avuto l’accortezza di evitare<br />
un tombino od una buca<br />
sarebbe sempre dalla parte del<br />
torto perché il giudice dirà<br />
che egli doveva prevedere<br />
quell’insidia essendo noto a<br />
tutti che i tombini di Livorno<br />
non sono costruiti a livello<br />
del piano stradale!<br />
In altre parole, i “tombini”<br />
come le innumerevoli “buche”<br />
che caratterizzano i nostri<br />
marciapiedi, sono davvero<br />
autentiche insidie che, pur<br />
essendo spesso visibili, è<br />
sempre impossibile evitarle<br />
perché scansandone una cadi<br />
automaticamente nell’altra<br />
come sosteneva il manzoniano<br />
don Ferrante “che per evitar<br />
questa Scilla, si cade in<br />
Cariddi”.<br />
Insomma oltre l’onirico programma<br />
per la realizzazione di<br />
piste ciclabili sarebbe opportuno<br />
organizzare gare di gimcana<br />
ed assegnare premi a<br />
quei cittadini che riescono a<br />
percorrere un tratto di marciapiede<br />
evitando… cento buche!<br />
I ciclisti e tutti i motorizzati<br />
dovrebbero invece percorrere<br />
un tratto di strada (per<br />
esempio il viale della Libertà)<br />
evitando i numerosi tombini<br />
senza mettere in pericolo il<br />
normale flusso del traffico.<br />
Sto facendo dell’umorismo<br />
intorno ad un problema veramente<br />
serio che attende una<br />
sollecita soluzione. Non è<br />
soltanto questione di sicurezza<br />
per tutti i cittadini, i quali,<br />
oltre ad essere pedoni o motorizzati,<br />
sono anche onesti<br />
contribuenti: è soprattutto<br />
una questione di civiltà.<br />
siamo proprio “nelle bu’he”<br />
come si usa dire a Livorno?!
LIVORNOnonstop è...<br />
4<br />
attualità<br />
Una riflessione a margine della tragica alluvione del 10 settembre scorso<br />
Livorno è questo,<br />
un delirio<br />
collettivo di amore<br />
di Stefania D'Echabur<br />
Alluvione 10 settembre 20<strong>17</strong><br />
Pensavo per motivi personali<br />
che in questo periodo non<br />
avrei più scritto.<br />
Poi improvvisamente, immersa<br />
in un garbuglio di pensieri<br />
ossessivi e farneticanti, la realtà<br />
mi ha svegliato dal torpore<br />
rimettendomi in mano la<br />
mia adorata penna.<br />
Sì, perché l’uomo ha un bisogno<br />
estremo di nutrimento,<br />
di esserci, di comunicare<br />
e di non pensare solo a se<br />
stesso. Spesso racconto storie<br />
che mi conducono a scrivere<br />
di cose belle che mi girano<br />
intorno, questa non lo è<br />
decisamente, ma alcuni<br />
aspetti da elogiare ci sono.<br />
Argomento: l’alluvione della<br />
notte del 10 settembre 20<strong>17</strong><br />
che ha imperversato sulla nostra<br />
città.<br />
Il dolore che ha inondato Livorno<br />
è stato immenso,<br />
come traboccante è stata la<br />
generosità delle persone:<br />
tanti uomini e donne, bambini<br />
e anziani, si sono adoperati<br />
ognuno in mille maniere.<br />
Tanti giovani si sono guadagnati<br />
il nome di “i ragazzi della<br />
mota”, forse all’inizio mossi<br />
da una specie di euforia<br />
collettiva, ma poi nei giorni<br />
trascorsi insieme hanno contattato<br />
insieme al dolore e<br />
alla distruzione, l’innamoramento<br />
per l’amore comune e<br />
romanticamente mi piace<br />
pensare che tra loro sia<br />
sbocciata qualche storia<br />
d’amore.<br />
Tanto si è scritto sui giornali,<br />
in bene, ma ahimè purtroppo<br />
non sono mancate sgradevoli<br />
polemiche e prese di posizione<br />
fuori luogo.<br />
I post in rete sono stati un tributo<br />
di umanità, alcuni di questi<br />
hanno avuto una cassa di<br />
risonanza tale da avere la curiosità<br />
di conoscere gli autori.<br />
È successo anche a me…<br />
(…) Una bimba, secondo me<br />
sui 15 anni, coi capelli spennacchiati,<br />
avete presente<br />
quando una fa la chemio, no?<br />
(…)<br />
Ecco, vesta bimba spennacchiata,<br />
con un sorriso stampato<br />
in faccia, era contenta<br />
come una Pasqua a spalà ir<br />
fango, a fa le ‘atene, forse<br />
pensando che il su problema<br />
di salute era meno grave der<br />
casino che era successo.<br />
Volevo andà a danne un bacino…<br />
(…) Livorno tanto lo so che ti<br />
riarzi, non ci butta giù nemmeno<br />
lo stiacciaghiaia. (Massimo<br />
Casalini FB).<br />
Personalmente c’è un aspetto<br />
di questa tragedia sul quale<br />
mi vorrei soffermare: il grande<br />
lavoro della Protezione Civile,<br />
delle squadre del volontariato<br />
e dei Vigili del Fuoco.<br />
Una macchina perfetta che ha<br />
lavorato per giorni senza sosta,<br />
riportando in poco tempo<br />
una città devastata, quasi<br />
alla normalità.<br />
Rivolgo qualche domanda e<br />
ringrazio due amici che fanno<br />
parte di questi organismi<br />
e mi hanno dato una mano per<br />
comprendere meglio.<br />
*Come si è messa in moto la<br />
macchina dei soccorsi? È<br />
stata tempestiva?<br />
*Quali turni di lavoro avete fatto<br />
nei giorni del disastro?<br />
* Nelle storie ci sono sempre<br />
delle microstorie che a volte<br />
vogliono essere raccontate.<br />
Ne hai una da regalare ai nostri<br />
lettori?<br />
La macchina del soccorso si<br />
è attivata dal momento delle<br />
prime chiamate, l’importanza<br />
della situazione la danno il numero<br />
delle chiamate e la gravità<br />
che esse hanno. Si formano<br />
le prime squadre oltre<br />
a quelle che sono già in servizio,<br />
richiamando personale<br />
libero e facendo raddoppiare<br />
i turni.<br />
I turni sono stati di ventiquattro<br />
ore, perché dopo le normali<br />
dodici ore di servizio, invece<br />
di staccare ne abbiamo<br />
fatte ulteriori dodici, con turni<br />
di riposo a seconda delle<br />
esigenze del ruolo e della<br />
specializzazione.<br />
Le microstorie purtroppo oggi<br />
non sono da raccontare, c’è<br />
la magistratura di mezzo, ma<br />
la micro grande storia è la<br />
macchina umana dei Vigili del<br />
Fuoco, lo spirito che ci contraddistingue<br />
e l’instancabile<br />
dedizione al prossimo. Stanchi,<br />
fangosi, senza magari<br />
poterci cambiare indumenti,<br />
bagnati e con pasti veloci e<br />
frugali, ma sempre con lo<br />
spirito e la voglia di essere<br />
un pompiere. (Massimo Andorlini,<br />
capo squadra Vigili del<br />
Fuoco).<br />
Subito nella mattinata intorno<br />
alle sei, il COC (Centro<br />
Operativo Comunale) era già<br />
stato attivato, una volta entrato<br />
in servizio le prime<br />
squadre erano state assegnate<br />
per portare in salvo le<br />
persone che abitavano nei<br />
punti critici. Il coordinamento,<br />
una volta attivato, ha preso<br />
coscienza della gravità<br />
della situazione, attivando<br />
immediatamente la colonna<br />
di Protezione Civile della Regione<br />
Toscana, la quale intorno<br />
alle ore dodici era già<br />
presente ed operativa nella<br />
zona del nuovo palazzetto<br />
dello sport, gestendo tutte le<br />
squadre di volontari e mezzi<br />
in arrivo da tutta la regione.<br />
Normalmente i turni sono di<br />
sei ore, ma in un’emergenza<br />
di tale entità nessuno pensa<br />
segue a pag. 5
LIVORNOnonstop è...<br />
da pag. 4<br />
mai di tirarsi indietro, quindi<br />
siamo rimasti in servizio ben<br />
oltre le ore di turno. Questo si<br />
è ripetuto nei giorni a seguire,<br />
perché c’era sempre un ultimo<br />
secchio di acqua da togliere,<br />
un’ultima pala di “mota”<br />
da levare o una famiglia disperata<br />
che chiedeva aiuto.<br />
La macro storia che ho vissuto<br />
è stato vedere vicino a<br />
noi la partecipazione di centinaia<br />
e centinaia di bambini,<br />
ragazzi, uomini, donne e<br />
anziani disposti ognuno con<br />
le proprie forze a darci una<br />
mano, spinti da questo senso<br />
di solidarietà e altruismo.<br />
Chi fa volontariato conosce<br />
benissimo questo senso di<br />
partecipazione verso gli altri,<br />
per cui il mio auspicio è che<br />
questa fiamma che si è accesa<br />
non vada a spengersi<br />
e che tante di queste persone<br />
si avvicinino a qualsiasi<br />
forma di volontariato: nella<br />
nostra città è vivo e presente;<br />
diventare parte attiva di un<br />
meccanismo qualificato e<br />
organizzato per eventuali disastri<br />
che ahimè in questi<br />
ultimi anni stanno crescendo.<br />
Massimo Bendinelli, volontario<br />
Croce Rossa Italiana comitato<br />
Livorno.<br />
La macchina della solidarietà<br />
sta ancora lavorando, tanti<br />
gli artisti labronici e non<br />
solo che stanno programmando<br />
concerti e performance<br />
per devolvere il ricavato.<br />
Sta prendendo forma un calendario,<br />
un’iniziativa dalla<br />
pagina fb, “I BIMBI MOTOSI”<br />
realizzata in collaborazione<br />
con RESET. Dietro il lavoro<br />
di una confederazione di anime<br />
che ricrea una sinergia<br />
per un obbiettivo comune.<br />
Livorno è questo, un delirio<br />
collettivo di amore.<br />
Un motore vivo della solidarietà<br />
che ha fatto emergere<br />
le nostre caratteristiche:<br />
spesso irriverente, ma generoso<br />
e tenace e grazie a questo<br />
carattere talvolta un poco<br />
folle la città si è rialzata a<br />
tempi di record.<br />
5<br />
attualità<br />
LE CICATRICI DELL’ALLUVIONE<br />
Federica e Yasmine<br />
a ripulire 60mila negativi<br />
Le figlie e un gruppo di amiche unite per cercare di salvare<br />
l'archivio del noto e famoso fotografo livornese Daniele Dainelli<br />
di Marcello Faralli<br />
Che l’alluvione di Livorno fosse<br />
una immane tragedia, per la<br />
perdita di vite umane e danni<br />
materiali incalcolabili, era apparso<br />
chiaro fin dal primo momento.<br />
E tutti i media nazionali<br />
ne avevano dato ampia copertura.<br />
Con il trascorrere dei giorni<br />
emergono tanti fatti e storie<br />
personali che aggiungono particolari<br />
non insignificanti del<br />
triste evento.<br />
Tra i tanti danni subiti dal territorio,<br />
dalle case, dal patrimonio<br />
artistico (si sono viste cataste<br />
di libri inservibili fuori dalle abitazioni)<br />
ve ne sono stati anche<br />
a quello affettivo e culturale.<br />
Raccontiamo qui le cicatrici lasciate<br />
dall’alluvione sull’archivio<br />
di foto, salvato dal fango,<br />
del livornese Daniele Dainelli.<br />
Sconosciuto ai più, Dainelli è<br />
un famoso fotografo, collaboratore<br />
dell’agenzia Contrasto.<br />
Con il progetto Matropolis, reportage<br />
sulle più importanti metropoli<br />
del mondo, si pone presto<br />
all’attenzione internazionale.<br />
Nel 2001 si trasferisce a New<br />
York e lavora sul post-11 settembre.<br />
Con il servizio Le Stanze<br />
dell’Arte, sugli artisti e i loro<br />
spazi creativi, vince il Premio<br />
Canon 2002. Successivamente,<br />
comincia a girare il mondo tra<br />
l’Indonesia, la Cina e il Giappone,<br />
dove sposa una ragazza del<br />
Sol levante, ma lascia a Livorno,<br />
all’Ardenza, un archivio fotografico<br />
analogico dei suoi<br />
inizi di fotoreporter. Vi sono raccolti<br />
sessantamila negativi su<br />
pellicola, tra cui i reportage su<br />
Kosovo, Bosnia, Berlino, New<br />
York, nell’anno delle Twin<br />
Towers (apprezzati anche da<br />
Stern e Time).<br />
Dal seminterrato in cui erano<br />
custoditi, essi riemergono intrisi<br />
di fango. Le figlie, Federica e<br />
Yasmine, a stento riescono a<br />
metterci le mani e non hanno il<br />
coraggio di dire al padre che<br />
cosa hanno trovato e cosa sono<br />
riuscite a salvare. Lo informano<br />
comunque del disastroso<br />
evento. Daniele pochi giorni<br />
dopo piomba a Livorno. Già si<br />
era mobilitato, via Facebook,<br />
un gruppo di amiche (tra cui<br />
Laura Lezza, conosciuta e stimata<br />
fotoreporter livornese che<br />
da anni lavora e collabora con<br />
le più grandi agenzie internazionali),<br />
Elvira la restauratrice,<br />
Costanza la storica dell’arte, Sara<br />
la bibliotecaria) che gli mostra<br />
quel poco che è stato possibile<br />
ripulire (fino ad allora).<br />
La prima reazione di Dainelli è<br />
di sconcerto. Inquietanti interrogativi<br />
affollano la sua mente.<br />
Si può salvare qualcosa? Si<br />
deve salvare? Ma a chi interessa?<br />
E’ un patrimonio personale?<br />
O è un bene culturale? E’<br />
tentato di buttare via tutto. Poi<br />
il ricordo del recupero e restauro<br />
delle foto dello tsumani di<br />
Fukushima, del 2011 (finanziato<br />
dalla Fuji), la drammatica bellezza<br />
di quelle immagini lo convincono<br />
a stabilizzare e rispettare<br />
la loro drammatica menomazione.<br />
E così vivranno, ma ci<br />
vorranno tempo e soldi. Porteranno<br />
sulla loro pelle gelatinosa<br />
le ferite di una guerra né dichiarata,<br />
né combattuta, quella<br />
che l’uomo fa a se stesso quando<br />
dimentica il rispetto per la<br />
natura e i fenomeni che le sono<br />
propri. Una ulteriore testimonianza<br />
degli errori e dei guasti<br />
che la storia ci tramanda.<br />
Un giornale nazionale, “la Repubblica”<br />
ha riportato alcune<br />
delle immagini, recuperate dall’alluvione<br />
che mostrano evidenti<br />
i danni subiti: una strada<br />
di Livorno, Forte dei Marmi, la<br />
figlia Yasmine, Banda Aceh in<br />
Indonesia dopo lo tsumani del<br />
2004, il Palio di Siena straordinario<br />
per l’anno del Giubileo.<br />
E il lavoro di restauro continua…
LIVORNOnonstop è...<br />
6<br />
amarcord<br />
Dal 1956 la fantastica storia del Chiosco Balloni e del Giornalino,<br />
il primo foglio in Italia a uscire dopo le partite di calcio.<br />
Quando in Piazza Cavour<br />
sventolava<br />
la bandiera<br />
amaranto...<br />
di Bruno Damari<br />
C’è sempre stato un capannello<br />
di persone intorno al<br />
Chiosco Balloni, in piazza<br />
Cavour, angolo via Sansoni.<br />
Soprattutto la domenica pomeriggio<br />
quando gli sportivi alzavano<br />
lo sguardo sul tabel-<br />
lone, appena fissato sulla<br />
parte alta della struttura, dal<br />
buon Fausto o dalla signora<br />
con l’aiuto di uno scaleo sempre<br />
traballante, per via anche<br />
della ressa, per conoscere<br />
non solo i risultati di calcio<br />
ma soprattutto la sequenza<br />
dei segni 1X2. Per tutti la speranza<br />
era che fosse la volta<br />
23 .9.1956: Il primo numero del Notiziario Sportivo, poi Il Giornalino.<br />
ANNI SESSANTA: Chiosco Balloni in piazza Cavour con gli sportivi in<br />
attesa dell’arrivo de Il Giornalino. Da notare la bandiera amaranto che<br />
veniva innalzata solo quando il Livorno vinceva.<br />
buona. Già, perché un 13 alla<br />
schedina della Sisal (Sport<br />
Italia società a responsabilità<br />
limitata), poi Totocalcio,<br />
poteva cambiare la vita. Parliamo<br />
degli anni Cinquanta/<br />
Sessanta. Il Paese si leccava<br />
ancora le ferite della guerra<br />
mondiale e la schedina rappresentava<br />
il sogno di tante<br />
famiglie per un futuro migliore.<br />
Ma in quel tardo e piovigginoso<br />
pomeriggio del 23 settembre<br />
1956, l’attesa che si<br />
respirava era ancora più trepida.<br />
Si era difatti diffusa la<br />
notizia, già dalla settimana<br />
precedente, dell’uscita di un<br />
“foglio” sul quale, oltre alla<br />
schedina, si poteva leggere<br />
anche il risultato degli amaranto,<br />
ciò che sarebbe stato<br />
una piacevole anteprima per<br />
la massa degli sportivi, specie<br />
se il Livorno giocava fuori<br />
casa. Quel “foglio”, numero<br />
unico con distribuzione in<br />
omaggio, stampato dalla Tipografia<br />
Pozzolini, si chiamava<br />
Notiziario Sportivo e, nel<br />
mezzo della pagina, ecco<br />
scritto in bella evidenza il risultato:<br />
LIVORNO-BIELLE-<br />
SE 1-1. Nient’altro. Neppure<br />
i marcatori. Ma era già qualcosa.<br />
Militando il Livorno in<br />
serie C, non c’erano altre alternative.<br />
O eri presente allo<br />
stadio oppure dovevi attendere<br />
le ore 20.30 passate e<br />
ascoltare Radiosera per conoscere<br />
il risultato, altrimenti<br />
rimandare il tutto al lunedì<br />
mattina con la lettura dei<br />
quotidiani per apprendere<br />
l’esito e l’andamento della<br />
partita.<br />
Quel foglio, che incontrò subito<br />
il favore dei livornesi, ben<br />
presto si organizzò con una<br />
redazione propria e con<br />
l’iscrizione al tribunale di Livorno<br />
nel registro della stampa,<br />
prendendo il nome de Il<br />
Giornalino. L’ideatore fu Giovanni<br />
Lucchesi - “Giovannino”<br />
per gli amici, ma anche il<br />
“rossino” - titolare assieme al<br />
padre Carlo (1901-1979) della<br />
Tipografia Pozzolini. Come<br />
primo direttore responsabile,<br />
venne nominato Renzo Antoni<br />
(1919-1991), livornesissi<br />
segue a pag. 7
LIVORNOnonstop è...<br />
da pag. 6<br />
mo verace, già collaboratore<br />
de Il Tirreno, giornalista dalla<br />
penna brillante (autore di una<br />
raccolta di sonetti ebbe a<br />
scrive “O di Livorno è meglio<br />
il Paradiso o il Padreterno<br />
parla livornese”). Ora, sulle<br />
quattro paginette del Giornalino,<br />
oltre al risultato e le formazioni<br />
degli amaranto e della<br />
squadra avversaria, si poteva<br />
leggere l’intero resoconto<br />
della partita: insomma un<br />
vero e proprio servizio giornalistico<br />
a tamburo battente.<br />
Il Giornalino fu così il primo<br />
giornale in Italia a uscire la<br />
domenica pomeriggio, unadue<br />
ore dopo il termine delle<br />
partite.<br />
Ma quanto lavoro, quanto<br />
“salti mortali”, quanti sacrifici<br />
alle spalle per essere in “piazza”<br />
il prima possibile. Con il<br />
mangiare ancora sullo stomaco<br />
(le partite avevano tutte<br />
inizio su ogni campo d’Italia<br />
alle ore 14.30 e non come ora<br />
che c’è lo “spezzatino”, spesso<br />
sgradevole e indigesto), il<br />
tipografo, con il testo dattiloscritto<br />
sott’occhio passatogli<br />
dal giornalista che, in collegamento<br />
telefonico, buttava<br />
giù le prime notizie della partita,<br />
“pescava” ad uno ad uno<br />
dall’apposita cassa i vari caratteri.<br />
A composizione terminata,<br />
il tutto, ben legato strettamente<br />
da fili di spago, veniva<br />
poi “strusciato” sulla macchina<br />
stampante; un’altra<br />
strizzatina, questa volta a<br />
mezzo dei cunei, e poi via, a<br />
tutta velocità, alla stampa.<br />
Senza ovviamente passare<br />
dalla correzione delle bozze,<br />
perché di tempo non se ne<br />
poteva perdere. D’altra parte<br />
con i coniugi Balloni che incalzavano<br />
sempre al telefono,<br />
quasi implorando: “Ma quando<br />
mi portate i giornalini? Qui<br />
dalla ressa ci buttano giù il<br />
chiosco!”, non c’era altra soluzione.<br />
Il rischio dei refusi era<br />
sempre alto ma l’importante<br />
era uscire quanto prima e se<br />
c’erano degli errori, pazienza.<br />
Anche i lettori non ne avrebbero<br />
fatto un dramma. Una<br />
volta però si spazientirono più<br />
del solito e se la presero con<br />
il buon Fausto, che c’entrava<br />
come il cavolo a merenda.<br />
“Ma cosa scrivete? E’ la Reggiana<br />
e non la Reggina”. Avevano<br />
perfettamente ragione<br />
ma il compositore di turno,<br />
che non era sportivo, si era<br />
messo in testa che la squadra<br />
avversaria si scrivesse<br />
con una sola “a” e quindi andò<br />
avanti per la sua strada, sia<br />
7<br />
amarcord<br />
Altra immagine di tifosi il Chiosco Balloni n attesa del Giornalino<br />
nel titolo che nel corpo dell’articolo,<br />
travisando quindi la<br />
squadra emiliana con quella<br />
calabrese.<br />
Questo per quanto riguarda<br />
il capitolo stampa, ma anche<br />
la vita degli inviati era alquanto...<br />
agitata. Di regola dovevano<br />
effettuare quattro collegamenti<br />
con la redazione,<br />
ovvero quattro telefonate (a<br />
metà e alla fine sia del primo<br />
che del secondo tempo) per<br />
raccontare appunto l’andamento<br />
della partita. Stiamo<br />
parlando sempre degli anni<br />
Cinquanta/Sessanta quando<br />
trovare il telefono all’interno<br />
di uno stadio era davvero<br />
un’impresa. Anzi, alcuni impianti<br />
ne erano addirittura<br />
sprovvisti. E quando esisteva,<br />
era messo sotto chiave<br />
dal magazziniere di turno perché<br />
le interurbane all’epoca<br />
costavano un occhio della testa.<br />
Allora il ‘povero’ inviato<br />
era costretto ad inventarsi<br />
qualcosa, magari bussando<br />
alle porte di tutte le abitazioni<br />
vicine all’impianto sportivo con<br />
la speranza di trovare un telefono.<br />
Il buon Mario Tognetti,<br />
per tutti “Mariolino”, il primo<br />
degli inviati del Giornalino, che<br />
certo non gli mancava la …ghigna<br />
per cercare di essere persuasivo<br />
nelle sue richieste, ce<br />
ne raccontava di tutti i pezzi...<br />
A Empoli, per esempio, il telefono<br />
più vicino allo stadio si<br />
trovava a circa tre chilometri,<br />
addirittura in un convento di<br />
suore. Immaginatevi le difficoltà<br />
incontrate per superare la<br />
diffidenza della Madre Superiora<br />
per l’utilizzo dello stesso.<br />
A Carbonia, quando il Livorno<br />
affrontò la Carbosarda<br />
(una squadra che, tra l’altro,<br />
ci faceva sempre patire), “Mariolino”<br />
fu costretto invece a<br />
guardare la partita da un tetto<br />
di una casa che dava sul campo<br />
e a convincere l’inquilino<br />
che la telefonata (una sola, al<br />
termine del match) sarebbe<br />
segue a pag. 8<br />
Giovanni Lucchesi e Franco Balloni.<br />
Vinicio Saltini e Bruno Castagnoli in tribuna stampa allo stadio ardenzino.
LIVORNOnonstop è...<br />
8<br />
amarcord<br />
da pag. 7<br />
stata in “tariffa R”, ovvero a<br />
carico del Giornalino.<br />
All’indimenticato Vinicio Saltini<br />
capitò ancora di peggio,<br />
in occasione di un Cesena-<br />
Livorno, del 4 dicembre 1960,<br />
che vide la schiacciante vittoria<br />
degli amaranto per 3-0.<br />
Non essendo disponile per la<br />
trasferta Tognetti, Giovanni<br />
Lucchesi si affidò all’amicizia<br />
di Vinicio dicendogli se<br />
poteva effettuare i fatidici<br />
quattro collegamenti telefonici.<br />
Ebbene, il buon “Cicio”,<br />
che era inviato per Il Tirreno,<br />
per mantenere fede all’impegno<br />
con il Giornalino,<br />
non vide addirittura neppure<br />
un gol! Cosa successe? All’inizio<br />
della partita scese<br />
dalla tribuna per raggiungere<br />
la postazione telefonica che<br />
era collocata in una saletta.<br />
Il tempo di trovare l’assistente<br />
per farsi aprire la porta<br />
chiusa a chiave, chiamare la<br />
centralinista per la prenotazione<br />
in tariffa R, evidenziando<br />
l’urgenza trattandosi di<br />
servizio stampa, e, poi, dopo<br />
minuti di trepida attesa, finalmente,<br />
comunicare a Giovannino<br />
all’altro capo del telefono<br />
le formazioni scese in<br />
campo. Non fa in tempo a<br />
leggerle che sente un boato,<br />
sordo però. Torna velocemente<br />
in tribuna, vede il Cesena<br />
che batte la palla al<br />
centro e quindi realizza che<br />
il Livorno è in vantaggio. La<br />
conferma gli viene dall’abbraccio<br />
del vice presidente<br />
della società amaranto, dottor<br />
Gino Romano, e dal segretario<br />
Ottorino Giacomelli.<br />
Aveva segnato Lodi. Alla<br />
mezzora scende per la seconda<br />
telefonata e capita la<br />
stessa situazione: boato sordo,<br />
scalini saliti d’un balzo,<br />
palla al centro e nuovo abbraccio<br />
con i due dirigenti<br />
amaranto. 2-0 e gol, questa<br />
volta, di Gratton. Sembra incredibile<br />
ma la scena si ripete<br />
identica per la terza segnatura,<br />
con ancora Gratton<br />
protagonista. Roba da matti!<br />
Franco Ferretti, inviato del Giornalino,<br />
che guardava le partita sempre<br />
in piedi sulle scale, pronto a scattare<br />
per rispondere al telefono.<br />
Una partita che finisce con tre<br />
gol e l’«inviato» che neppure<br />
riesce a vederne l’ombra. Il<br />
giorno dopo seguì l’inevitabile<br />
incazzatura con Giovannino<br />
e il monito di “Mai e mai<br />
più chiedermi un favore del<br />
genere”. Poi, col tempo, riparlando<br />
dell’episodio, tra uno<br />
sfottò e l’altro, il buon ‘Cicio’<br />
disse che sarebbe stato pronto<br />
a dare una mano in caso<br />
di emergenza, a patto però<br />
che il risultato finale fosse<br />
stato lo stesso.<br />
In altre occasioni, quando Tognetti<br />
era indisponibile, Giovanni<br />
Lucchesi si affidò ad altri<br />
giornalisti che all’epoca seguivano<br />
costantemente il Livorno,<br />
ovvero ai compianti<br />
Bruno Castagnoli (La Nazione),<br />
Ulisse Cerri (Paese<br />
sera), Sergio Benincasa, Ermanno<br />
Benedetti e Mario<br />
Ferretti (quest’ultimi tre del<br />
Tirreno anche se Benedetti<br />
era pure la “penna” di Stadio).<br />
Proprio in questi giorni se ne<br />
è andato un’altra grande firma<br />
del giornalismo nostrano,<br />
quel Gino Bacci (gran carriera<br />
poi nella redazione di Tuttosport)<br />
che pure qualche volta<br />
ha “dato una mano” a quelli<br />
del Giornalino.<br />
Mariolino Tognetti è rimasto<br />
in sella per oltre vent’anni, a<br />
partire dalla fine degli anni<br />
Cinquanta. Poi il testimone<br />
passò a Franco Ferretti, altro<br />
tipo disinvolto, che levava<br />
il …fumo dalle schiacciate<br />
quando c’era da disimpegnarsi,<br />
in sella per un altro<br />
ventennio, su è giù per tutta<br />
la penisola, col solo rimborso<br />
spese. Già, perché al<br />
Giornalino si lavorava solo per<br />
la passione e l’amore per i<br />
colori amaranto, non certo<br />
per fare quattrini. Anzi, spesse<br />
volte, gli inviati si dovevano<br />
frugare!<br />
Con l’acquisto della linotype<br />
da parte della vecchia Pozzolini<br />
(con gli anni cambiò<br />
varie denominazioni, da Ellegi<br />
a Grafica Duemila a Novastampa),<br />
i tempi di uscita del<br />
Giornalino furono ulteriormente<br />
ridotti, mentre aumentò la<br />
tiratura. Il record fu quello<br />
delle 3000 copie, nel campionato<br />
1969/70 di serie B quando<br />
a Puccinelli subentrò alla<br />
guida tecnica Armando Picchi.<br />
Il “buon” Armandino riuscì<br />
nell’impresa di rivitalizzare<br />
la squadra portandola nella<br />
zona alta della classifica,<br />
grazie a dodici risultati utili<br />
consecutivi da gennaio a<br />
aprile, facendo addirittura<br />
sognare i tifosi per la promozione<br />
in serie A. Sogno che<br />
poi svanì nella parte conclusiva<br />
della stagione.<br />
Il Giornalino e il Chiosco Balloni<br />
erano ormai divenuti parte<br />
integrante e protagonisti<br />
delle domeniche pomeriggio<br />
cittadine. Tradizionale divenne<br />
anche l’esposizione della<br />
bandiera da parte dei coniugi<br />
Balloni, e poi dal figlio<br />
Franco, un segno distintivo<br />
che faceva cambiare di umore<br />
gli sportivi al loro ingresso<br />
in piazza Cavour. Di cosa si<br />
trattava? Se al chiosco era<br />
appesa la bandiera amaranto<br />
significava che il Livorno<br />
aveva vinto. Ma anche in<br />
caso di pareggio, però in trasferta,<br />
il risultato veniva considerato<br />
positivo per i nostri<br />
colori e puntualmente veniva<br />
esposto il vessillo. “Addio,<br />
non c’è la bandiera!”: questa<br />
invece l’espressione d’istinto<br />
dello sportivo, ancor prima<br />
di leggere il Giornalino,<br />
quando da lontano non scorgeva<br />
il drappo amaranto, accompagnato<br />
da “moccoli” e<br />
dallo sgomento più assoluto.<br />
Significava che il Livorno<br />
aveva perso o pareggiato in<br />
casa.<br />
segue a pag. 9<br />
<strong>17</strong>.1.1982: Franco Ferretti, inviato de Il Giornalino, con i colleghi Mario<br />
Ferretti (Il Tirreno), Bruno Castagnoli (La Nazione) e il presidente del Livorno<br />
Corasco Martelli ripresi a Caserta poco prima di Casertana-Livorno.
LIVORNOnonstop è...<br />
9<br />
amarcord<br />
5.6.1983 - Tifosi in piazza Cavour, sgomenti per il titolo sul Giornalino: Il Livorno è retrocesso in C2.<br />
da pag. 8<br />
Anche con l’avvento e il diffondersi<br />
di Tutto il calcio minuto<br />
per minuto - la popolare trasmissione<br />
radiofonica condotta<br />
in studio da Roberto Bortoluzzi<br />
con collegamenti in diretta<br />
sui vari campi (mitiche<br />
le voci degli inviati Sandro<br />
Ciotti, Enrico Ameri, Beppe<br />
Viola, Everardo Della Noce,<br />
Carlo Nesti, Bruno Gentili,<br />
Emanuele Dotto ed altri) - il<br />
Giornalino rimaneva pur sempre<br />
la prima “voce stampata”<br />
in Italia. Casomai c’è da segnalare<br />
la nuova moda dei<br />
transistor attaccati all’orecchio<br />
dei tifosi che, pur passeggiando<br />
a fianco di fidanzate,<br />
o della dolce consorte, sul lungomare<br />
o in qualsiasi parte<br />
della città, non volevano perdersi<br />
un attimo delle fasi delle<br />
partite.<br />
Frattanto, alla fine degli anni<br />
Settanta, si facevano spazio<br />
anche le emittenti locali, sia<br />
radiofoniche che televisive (in<br />
ordine sparso da Radio Rosa<br />
a Radio Livorno Città Aperta,<br />
Radio Studio 82, Radio Flash,<br />
Tele Livorno, TT1, Telecentro,<br />
Granducato Tv), con programmi<br />
dedicati al Livorno, per la<br />
felicità dei tifosi amaranto.<br />
Poi, a partire dal 2002 ecco<br />
le dirette tivvù a livello nazionale<br />
con Tele+ (di Berlusconi)<br />
e, dopo l’acquisizione di<br />
Murdoch (2003), con Sky e<br />
nei palinsesti c’è anche il Livorno,<br />
tornato in B, dopo una<br />
attesa lunga 30 anni, e quindi<br />
in A, dopo una attesa ancora<br />
più lunga, di oltre mezzo<br />
secolo (55 anni per la precisione).<br />
Il mondo dell’informazione in<br />
diretta ha ulteriormente fatto<br />
passi da gigante con i telefonini<br />
e i giornali on line, ma il<br />
Giornalino, imperterrito, a oltre<br />
60 anni (sottolineiamo,<br />
sessanta anni) da quella sua<br />
prima uscita del settembre<br />
1956 (Livorno-Biellese, ricordate?),<br />
continua per la sua<br />
strada e rimane sempre al<br />
primo posto in Italia - anche<br />
questo va sottolineato - come<br />
“voce stampata”. E’ una delle<br />
tante cose che a Livorno,<br />
quando ci si mette di “buzzo”<br />
buono riusciamo a sfornare.<br />
Dopo la scomparsa di Giovanni<br />
Lucchesi (1996), il testimone<br />
è passato a Bruno<br />
Damari, già presente in redazione<br />
dagli anni Sessanta, ed<br />
è cambiata anche metodologia<br />
di stampa . Il Giornalino è<br />
ora tutto digitalizzato, composto<br />
e stampato dalla editrice<br />
Il Quadrifoglio, di cui lo<br />
stesso Damari è titolare. Anche<br />
la diffusione del giornale<br />
si è ... aggiornata all’evolversi<br />
dei tempi. Già quando il<br />
Chiosco Balloni fu “inghiottito”<br />
dalla morza dei divieti di<br />
circolazione (piazza Cavour<br />
completamente chiusa al traffico<br />
privato: per Franco Balloni,<br />
anche lui prematuramente<br />
scomparso nel 2009, fu un<br />
colpo al cuore perché di fatto<br />
si “uccise” la tradizione del<br />
punto-ritrovo che andava<br />
avanti da una quarantina di<br />
anni), il Giornalino propose altri<br />
due punti-distribuzione,<br />
con l’utilizzo dei famosi pullmini<br />
amaranto (con tanto di<br />
scritta illuminata, con il solito<br />
rito dell’innalzamento della<br />
bandiera), posti in piazza<br />
Grande, lato Pizzeria Lilly, e<br />
viale Alfieri, davanti all’ingresso<br />
principale dell’Ospedale.<br />
Oggi il “foglio amaranto” è<br />
consegnato addirittura porta<br />
a porta, nei principali locali<br />
pubblici (bar, pizzerie, ristoranti<br />
ecc.) in maniera che i<br />
lettori lo possono trovare in<br />
tutti i quartieri della città, senza<br />
necessariamente passare<br />
dal centro e utilizzare l’auto.<br />
Certo, non ha più l’esclusiva<br />
della notizia: basta un telefonino<br />
(che ormai è alla portata<br />
di tutti) per sapere in diretta<br />
come è andata la partita<br />
del Livorno.<br />
Ma la carta stampata, lo<br />
stesso profumo dell’inchiostro,<br />
ha sempre il suo fascino<br />
ed è rimasto tale nonostante<br />
il correre dei tempi.<br />
Leggere un giornale si porta<br />
dietro le sue comodità: lo puoi<br />
fare in ogni istante, seduto<br />
comodo su una panchina, al<br />
bar tra un caffè e l'altro, a letto<br />
prima di dormire e, perché<br />
no?, sulla tazza del wc.<br />
ANNI NOVANTA: Pulmino “Il Giornalino” in piazza Grande (un altro punto distribuizione era posto davanti<br />
l’ingresso della direzione dell’Ospedale).
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11<br />
Leggi Livornine<br />
Filippo Mazzei - medico e commerciante fiorentino che visse a lungo nella nostra citttà -<br />
potrebbe aver influenzato Thomas Jefferson nella stesura del famoso documento americano<br />
Legame tra Leggi Livornine<br />
e Dichiarazione indipendenza Usa?<br />
di Marco Rossi<br />
“Ci son più cose in cielo e in<br />
terra, Orazio, di quante ne sogni<br />
la tua filosofia”: dice Amleto<br />
all’amico nell’atto I, scena<br />
V, dell’omonima tragedia shakespeariana<br />
e la frase viene spesso<br />
citata per sintetizzare la sorpresa<br />
che talora proviamo di<br />
fronte a scoperte che non<br />
avremmo mai immaginato.<br />
La scoperta (o, come vedremo,<br />
le scoperte) di cui vi voglio parlare<br />
oggi riguarda qualcosa (o<br />
qualcuno) che iniziò ad apparire<br />
internazionalmente nel 1958.<br />
In tale data, infatti, John Fitzgerald<br />
Kennedy (19<strong>17</strong>-1963, 35°<br />
presidente Usa dal 1961 al 1963)<br />
nel suo libro A Nation of Immigrants<br />
(Una nazione di immigranti)<br />
afferma: “La grande<br />
dottrina ‘All men are created<br />
equal’, incorporata nella Dichiarazione<br />
di Indipendenza<br />
da Thomas Jefferson, è stata<br />
parafrasata dagli scritti di<br />
Filippo Mazzei, un patriota<br />
italiano e caro amico di Jefferson”.<br />
A gennaio 2009 (il 21) nel suo<br />
discorso d’insediamento Barack<br />
Obama (1961- , 44° presidente<br />
USA dal 2009 al 20<strong>17</strong>, primo<br />
afroamericano a ricoprire<br />
tale ruolo) tornò a citare, sia pure<br />
indirettamente, il Mazzei:<br />
“…tutti sono uguali, tutti sono<br />
liberi, e tutti meritano una possibilità<br />
per conseguire pienamente<br />
la loro felicità”.<br />
L’uguaglianza di tutti gli uomini,<br />
del resto, è una delle caratteristiche<br />
più originali della dichiarazione<br />
americana, vero e<br />
proprio caposaldo dell’american<br />
dream e la si deve proprio<br />
ad un toscano che la suggerì al<br />
suo grande amico Thomas Jefferson<br />
(<strong>17</strong>43-1826, 3° presidente<br />
Usa dal 1801 al 1809).<br />
A sancire la cosa il 103° Congresso<br />
degli USA nella sua Risoluzione<br />
Congiunta n.<strong>17</strong>5 del<br />
Leggi livornine.<br />
Filippo Mazzei (<strong>17</strong>30-1816) in un<br />
celebre ritratto di J.L. David del<br />
<strong>17</strong>90 (Museo del Louvre di Parigi).<br />
5 agosto 1994 ha riconosciuto<br />
che la frase della Dichiarazione<br />
“Tutti gli uomini sono creati<br />
uguali” fu suggerita dal patriota<br />
ed immigrante italiano Filippo<br />
Mazzei.<br />
Questa figura storica è riemersa<br />
solo alla fine del XX secolo grazie<br />
all’infittirsi degli studi accademici<br />
in occasione del bicentenario<br />
della rivoluzione americana,<br />
fino ad essere onorata in<br />
occasione del 250º anniversario<br />
della sua nascita nel 1980 con<br />
un’emissione filatelica congiunta<br />
speciale delle poste italiane e<br />
statunitensi.<br />
In ricordo di Mazzei è stato istituito<br />
il premio The Bridge (Il<br />
ponte) dell’American University<br />
di Roma per celebrare un toscano<br />
che insieme ai padri costituenti<br />
degli Stati Uniti<br />
d’America diede vita alla stesura<br />
della Dichiarazione d’indipendenza<br />
tanto da esser considerato<br />
un vero e proprio Assisting<br />
Funding Father (Padre<br />
Fondatore Aiutante) degli USA.<br />
Thomas Jefferson (<strong>17</strong>43-1826) è<br />
stato il 3° presidente degli Stati Uniti<br />
d'America. segue a pag. 12
LIVORNOnonstop è...<br />
12<br />
Leggi Livornine<br />
da pag. 11<br />
Mazzei, ma chi era costui? verrebbe<br />
da dire pensando al Carneade<br />
manzoniano. Ebbene, tornando<br />
all’incipit (Ci son più cose<br />
in cielo e in terra, Orazio, di<br />
quante ne sogni la tua filosofia.),<br />
non solo egli era toscano<br />
ma addirittura visse a Livorno e<br />
potrebbe aver sostenuto il suo<br />
suggerimento a Jefferson donandogli<br />
una copia delle Leggi<br />
Livornine (1591-1593) con cui i<br />
Medici fondarono la nostra città.<br />
Non basta, perché una sua parente,<br />
ancora in vita, risiede qui<br />
con noi, vedova di uno dei più<br />
grandi scacchisti al mondo che<br />
a lungo abitò all’ombra dei 4<br />
Mori.<br />
Ma andiamo per gradi.<br />
Quella di Filippo Mazzei, conosciuto<br />
anche come Philip Mazzei<br />
e talvolta erroneamente citato<br />
con la storpiatura del cognome<br />
in Mazzie, (<strong>17</strong>30 - 1816) è una<br />
grande storia italiana, curiosamente<br />
poco nota ma di straordinario<br />
rilievo come dimostra lo<br />
stesso fatto che il suo ritratto<br />
più noto (del <strong>17</strong>90, ora al Louvre)<br />
lo si deve al grande pittore<br />
francese Jacques-Louis David<br />
(<strong>17</strong>48-1825), l’autore dei più famosi<br />
ritratti di Napoleone e di<br />
altri grandi quadri come il Marat<br />
Assassinato, il Giuramento<br />
degli Orazi e la Grande odalisca.<br />
Filippo era nato a Poggio a Caiano,<br />
nel fiorentino, oggi provincia<br />
di Prato, ma, dopo gli studi<br />
compiuti tra Prato e Firenze nel<br />
<strong>17</strong>52, in seguito a dissapori col<br />
fratello maggiore Jacopo sulla<br />
gestione del patrimonio familiare,<br />
decise di intraprendere l’attività<br />
di medico seguendo lo specialista<br />
ebreo Salinas stabilendosi<br />
prima, brevemente, a Pisa e<br />
poi subito da noi, ove presto fu<br />
noto fra la gente come il “giovane<br />
chirurgo venuto in Livorno<br />
per grazia del cielo”.<br />
Dopo due anni, ancora per seguire<br />
Salinas con cui aveva condiviso<br />
l’attività nella città labronica<br />
si mise in viaggio come chirurgo<br />
per l’Italia ed in Europa<br />
Una stampa del porto e della Città di Livorno del <strong>17</strong>00.<br />
fino a Smirne in Turchia.<br />
Nel <strong>17</strong>54 giunse infine a Londra<br />
dove riuscì nel corso dei tre lustri<br />
successivi ad arricchirsi con<br />
il commercio dei prodotti mediterranei,<br />
principalmente vino,<br />
inserendosi lentamente nei salotti<br />
dell’alta borghesia londinese.<br />
Una breve parentesi italiana si<br />
concluse con un precipitoso ritorno<br />
in Inghilterra a seguito di<br />
una denuncia al tribunale dell’Inquisizione<br />
per “importazione<br />
di libri proibiti” che, come<br />
noto, a quei tempi Livorno stampava<br />
col tipografo Marco Coltellini<br />
(<strong>17</strong>24-<strong>17</strong>77).<br />
Nel <strong>17</strong>67 Mazzei, che aveva<br />
conservato familiarità con il<br />
granduca Leopoldo di Toscana,<br />
fu da lui richiesto di procurargli<br />
le stufe disegnate dal grande<br />
scienziato ed inventore (parafulmini,<br />
pinne, lenti bifocali,<br />
contachilometri, ora legale) ma<br />
anche politico e padre fondatore<br />
degli USA Benjamin Franklin<br />
(<strong>17</strong>06-<strong>17</strong>90), che allora si trovava<br />
in Inghilterra per sostenere<br />
la causa delle colonie americane:<br />
fu l’amicizia con questi che<br />
lo lanciò nell’avventura americana,<br />
la più straordinaria (anche<br />
se non l’unica) della sua vita.<br />
Convinto da Franklin, fra il <strong>17</strong>71<br />
ed il <strong>17</strong>72 infatti Filippo liquidò i<br />
suoi affari inglesi e tornò in Italia<br />
per procurarsi uomini e materiali<br />
per un progetto imprenditoriale:<br />
realizzare in Virginia,<br />
che per clima gli appariva favorevole<br />
alle coltivazioni mediterranee,<br />
un’azienda agricola per<br />
la produzione di derrate alimentari.<br />
Partì da Livorno il 2 settembre<br />
<strong>17</strong>73 a bordo della nave Triumph<br />
con dieci contadini lucchesi<br />
ed uno genovese, un sarto piemontese<br />
(che successivamente<br />
si arricchì lanciando la moda di<br />
giacchette di pelle molto ambite<br />
dai benestanti virginiani), la vedova<br />
Maria Martin che poi sposò<br />
nel <strong>17</strong>78 e l’amico Carlo Bellini<br />
che tra il <strong>17</strong>79 ed il 1803 sarebbe<br />
divenuto il primo insegnante<br />
di italiano in un’università<br />
americana, il College of William<br />
and Mary in Virginia. Aveva<br />
con se’ un sacco di cose e<br />
tanti libri: i classici della cultura<br />
occidentale (Dante, Virgilio,<br />
Boccaccio, Ariosto, Tasso), le<br />
opere più importanti dell’illuminismo<br />
fra cui “Dei delitti e delle<br />
pene” di Beccaria (testo chiave<br />
del pensiero giuridico moderno<br />
stampato dal Coltellini a Livorno<br />
nel <strong>17</strong>64) e, ovviamente, le<br />
Livornine.<br />
Sbarcato a Williamsburg alla<br />
fine del mese di novembre quando<br />
vi era riunita l’Assemblea<br />
della Virginia, vi prese parte ed<br />
entrò in cordiale rapporto con i<br />
Il marchio della Tipografia Coltellini<br />
di Livorno.<br />
personaggi più autorevoli della<br />
società locale, incontrando per<br />
la prima volta Thomas Jefferson<br />
e George Washington. Jefferson<br />
conosceva abbastanza bene la<br />
lingua italiana ed accolse amichevolmente<br />
Mazzei nella sua<br />
splendida tenuta di Monticello<br />
offrendogli ospitalità ed iniziando<br />
la lunga e duratura amicizia e<br />
stima reciproca che durerà per il<br />
resto delle loro esistenze. L’americano<br />
non voleva perder di vista<br />
quell’affascinate italiano e lo<br />
indusse ad acquistare una proprietà<br />
di cinquecento acri confinante<br />
con la propria, alla quale<br />
aggiunse come regalo circa duecento<br />
acri delle sue terre.<br />
Filippo vi costruì la sua nuova<br />
casa che chiamò “Colle” (in<br />
onore di Colle Val d’Elsa) cominciando<br />
subito a sperimentare per<br />
verificare la rispondenza delle<br />
sementi e delle piante al suolo<br />
sul quale avrebbe dovuto avviare<br />
la nuova attività agricola. Gli<br />
esperimenti agricoli furono soddisfacenti<br />
ed anche se danneg-
LIVORNOnonstop è...<br />
13<br />
Leggi Livornine<br />
giati (nella notte tra il 4 e il 5<br />
maggio <strong>17</strong>74) da un’eccezionale<br />
gelata, senza precedenti a memoria<br />
d’uomo, le piante sopravvissute<br />
dettero risultati più che<br />
soddisfacenti<br />
Nel frattempo Mazzei cominciò<br />
a partecipare coll’azione e col<br />
pensiero ai moti rivoluzionari<br />
per l’indipendenza delle colonie.<br />
Eletto speaker dell’assemblea<br />
parrocchiale dopo solo sei mesi<br />
dal suo arrivo in Virginia, ebbe<br />
modo di esporre le sue idee sulla<br />
libertà religiosa e politica ad<br />
un vasto oratorio, composto<br />
anche di persone umili ed ignoranti,<br />
che lo ascoltavano assorte.<br />
Un suo scritto, redatto come<br />
istruzioni per i delegati della contea<br />
di Albemarle alla convenzione<br />
autoconvocatasi dopo lo<br />
scioglimento forzato dell’assemblea<br />
della Virginia imposto dal<br />
Sia le Poste Italiane che quelle americane hanno dedicato un francobollo<br />
per commemorare la figura di Filippo Mazzei.<br />
governatore inglese, conteneva<br />
fra l’altro un passo (Noi teniamo<br />
per certe queste Verità. Che<br />
tutti gli Uomini sono creati<br />
uguali, che essi sono dotati dal<br />
loro Creatore di certi diritti<br />
inalienabili…) che fu riproposto<br />
anche sulla Gazzetta della<br />
Virginia del <strong>17</strong>74.<br />
Quando, nel <strong>17</strong>76, Thomas Jefferson<br />
presentò la sua celebre<br />
Bozza di Dichiarazione d’Indipendenza,<br />
lo fece dopo essersi<br />
confrontato a lungo con Mazzei<br />
su tali suoi scritti e sulla propria<br />
Bozza in evoluzione e dopo<br />
aver probabilmente letto la copia<br />
delle Livornine che Mazzei<br />
gli avrebbe donato. Per quella<br />
che poi sarebbe divenuta la Dichiarazione<br />
d’Indipendenza degli<br />
stati Uniti Jefferson derivò<br />
anche un motto (Ex Pluribus<br />
Unum) da quello (Diversis Gentibus<br />
Una) presente sull’Unghero,<br />
la prima moneta livornese<br />
d’oro fatta coniare dal Granduca<br />
Ferdinando II nel 1655.<br />
Più tardi, con Mazzei ormai stabilmente<br />
tornato in Toscana,<br />
Jefferson arrivò ad inviare una<br />
delegazione americana sul Tirreno<br />
per studiare le Livornine<br />
come esempio riuscito di convivenza<br />
tra popolazioni eterogenee.<br />
Nel <strong>17</strong>80 Filippo ebbe una lite<br />
per ragioni di denaro con la moglie<br />
e per evitare ulteriori scandali,<br />
decise di raggiungere Jefferson<br />
a Parigi. Sua moglie rimase<br />
fino alla sua morte nel <strong>17</strong>88<br />
alla tenuta del Colle, che Mazzei<br />
nel <strong>17</strong>83 aveva donato alla<br />
figliastra, Margherita Maria<br />
Martini ed al di lei marito, il francese<br />
Justin Pierre Plumard, Conte<br />
De Rieux (sposato a Parigi nel<br />
<strong>17</strong>80).<br />
A Parigi Mazzei si dedicò per<br />
due anni a scrivere una storia<br />
degli Stati Uniti che fu pubblicata<br />
nel <strong>17</strong>88. Il libro voleva offrire<br />
“una completa ed imparziale<br />
descrizione della confederazione<br />
americana” e, nonostante<br />
il mancato successo editoriale,<br />
rimane tutt’oggi una preziosissima<br />
fonte di informazioni<br />
sul movimento che innescò la<br />
rivoluzione americana, in quanto<br />
gli altri scritti contemporanei<br />
erano quasi sempre infarciti di<br />
propaganda.<br />
La notorietà delle sue idee e la<br />
costante attività di propaganda<br />
a favore dei neonati Stati<br />
Uniti d’America lo fece venire<br />
in contatto con re Stanislao<br />
Augusto di Polonia, illuminato<br />
sovrano liberale, di cui divenne<br />
prima consigliere e poi rappresentante<br />
a Parigi.<br />
Nel <strong>17</strong>91 si trasferì a Varsavia<br />
come Consigliere di Corte assumendo<br />
la cittadinanza polacca<br />
e contribuendo alla stesura<br />
della costituzione. Dopo un<br />
anno passato a Varsavia rientrò<br />
definitivamente in Italia, stabilendosi<br />
a Pisa nel <strong>17</strong>92.<br />
Tornò in contatto con Jefferson<br />
nel <strong>17</strong>96 per ricevere il certificato<br />
di morte della prima moglie<br />
visto che, ancor vispo nonostante<br />
i 65 anni d’età, intendeva<br />
ammogliarsi con la bella governante<br />
proveniente da Fivizzano<br />
Antonia Antoni, “Tonina”<br />
che nel <strong>17</strong>98 gli donò la figlia<br />
Elisabetta.<br />
Nel 1802, all’età di 72 anni Filippo<br />
Mazzei, pressato da necessità<br />
finanziarie intraprese un avventuroso<br />
viaggio a Pietroburgo<br />
ed a Varsavia allo scopo di<br />
recuperare parte del denaro che<br />
gli aveva promesso Re Stanislao<br />
e che non era riuscito ancora<br />
a riscuotere: l’imperatore<br />
russo Alessandro lo accolse<br />
molto bene e lo congedò con<br />
una soddisfacente rendita a saldo<br />
dei suoi compensi fino ad<br />
allora insoddisfatti.<br />
Nel 1810 cominciò a scrivere<br />
Memorie di vita e delle peregrinazioni<br />
del fiorentino Filippo<br />
Mazzei, che terminerà nel<br />
1813 e sarà pubblicato nel 1846,<br />
trent’anni dopo la sua morte<br />
avvenuta a Pisa il 19 marzo 1816.<br />
Avete capito che tipo?<br />
Non solo poliglotta (poiché, sicuramente,<br />
parlava anche inglese<br />
e francese oltre all’italiano) e<br />
grande viaggiatore (quando<br />
ogni viaggio durava settimane<br />
se non mesi) ma anche con le<br />
idee chiare. La sua precisione e<br />
serietà è dimostrata da come<br />
segue a pag. 14
LIVORNOnonstop è...<br />
da pag. 13<br />
Sylvia Mazzei nel 1951<br />
avesse preparato scrupolosamente<br />
la sua spedizione in America.<br />
L’elenco degli oggetti che<br />
si portò dietro nel viaggio, infatti,<br />
occupa pagine e pagine di<br />
un quaderno manoscritto e rappresenterebbe<br />
un primo esempio<br />
di promozione di un marchio<br />
territoriale se questo fosse esistito.<br />
Tale elenco includeva anche<br />
trentatrè tipi di vite, piante<br />
di olivo e di noce, ovuli di baco<br />
da seta, scarpe, carta da musica,<br />
due capre, i semi di granoturco<br />
conosciuto in Toscana<br />
come “cinquantino” (che negli<br />
Stati uniti ora è noto come il<br />
Mazzei’s Corn), barbatelle per<br />
impiantare vigneti, piante di<br />
agrumi, Parmigiano reggiano<br />
«della migliore qualità», biscotti<br />
di Prato, acqua del Tettuccio,<br />
una botticella di aceto di Portoferraio,<br />
castagne, pan di ramerino,<br />
piccioni di Firenze «da far<br />
razza», fichi di Carmignano «con<br />
gli anaci», poponi retati di Prato,<br />
cocomeri di Pistoia, «cioccolata<br />
con vainiglia» di Firenze, limoni<br />
di Genova.<br />
Ed avete capito come provò a<br />
parlar di Livorno nel mondo?<br />
Perché, altrimenti portarsi dietro<br />
le Livornine e l’Unghero?<br />
Bene, io l’ho scoperto conoscendo<br />
una sua parente, Sylvia<br />
Mazzei la quale, pur nata in Pennsylvania<br />
(a West Pike Run, vicino<br />
a Daisy Town, da un pronipote<br />
di Filippo, Silvio), da tempo<br />
(precisamente dal 1956) vive<br />
a Livorno dov’era arrivata quale<br />
dipendente civile del Genio<br />
militare statunitense. E già questo<br />
è una bella coincidenza, no?<br />
Un’americana che torna nella<br />
città da cui era partito un suo<br />
avo che aiutò a scrivere la Dichiarazione<br />
d’Indipendenza della<br />
sua patria.<br />
Ma non basta, perché nel 1967<br />
Sylvia ha sposato in seconde<br />
nozze uno dei maggiori scacchisti<br />
statunitensi, sicuramente il<br />
maggiore vissuto nella nostra<br />
città. Stuart Wagman era nato<br />
nel 1919 ed è deceduto qui da<br />
noi nel 2007. Pur lui inizialmente<br />
14<br />
Il Grand Hotel Corallo quando era sede del Genio militare statunitense.<br />
Stuart Wagman<br />
militare, dopo aver partecipato<br />
allo sbarco in Normandia sin<br />
dalle sue prime fasi, giunse a Livorno<br />
nel 1956 da dipendente<br />
civile del Genio Usa che allora<br />
era posizionato all’Albergo Corallo,<br />
vicino alla Stazione. Arrivato<br />
per starvi solo qualche<br />
anno in realtà non se ne andò<br />
più seguendo il trasferimento<br />
del Genio al Palazzo Grande.<br />
Stuart era una persona dal carattere<br />
tranquillo, dedito alla lettura<br />
ed allo studio, amante dell’esercizio<br />
colto della mente, e<br />
si innamorò della nostra città e<br />
dei suoi abitanti.<br />
Poteva chiedere ed ottenere di<br />
Leggi Livornine<br />
andare pressoché ovunque,<br />
come tornare in America o farsi<br />
trasferire in Asia oppure in un<br />
altro qualsiasi paese europeo,<br />
invece fu colpito al cuore dai<br />
livornesi. In città era giunto con<br />
la prima moglie da cui, nel 1959,<br />
ebbe un figlio, ora docente universitario<br />
di studi classici negli<br />
Stati Uniti. Nel 1967, come detto,<br />
Wagman sposò Sylvia Mazzei,<br />
assai più giovane e conosciuta<br />
al Genio. In pensione<br />
presto, nel 1976, per giocare<br />
come aveva iniziato a fare a 5<br />
anni, Stuart potè divenire uno<br />
dei maggiori late-bloomer<br />
(sbocciati tardi perché esordiente<br />
internazionalmente solo<br />
a 46 anni) e nel 2006 partecipò<br />
al mondiale di scacchi per anziani<br />
risultando, a 87 anni, il secondo<br />
partecipante più vecchio<br />
che vi abbia mai preso parte. A<br />
cavallo del cambio di millennio<br />
ospitò a casa sua i maggiori<br />
scacchisti al mondo facendo<br />
loro conoscere la nostra città<br />
di cui spesso gli chiedevano<br />
notizie. Quando non giocava il<br />
nostro frequentava i caffè, in<br />
particolare la baracchina di fronte<br />
al vecchio Forte di Antignano,<br />
un tempo nota come Bar<br />
Nencini, all’imbocco della strada<br />
che conduce al porticciolo.<br />
In questo periodo di decadimento<br />
culturale che sembra caratterizzare<br />
la nostra città mi ha<br />
colpito scoprire queste perle<br />
della nostra storia cittadina<br />
sconosciuta. Da un lato un pratese<br />
considerato uno dei padri<br />
fondatori degli Stati Uniti che a<br />
Livorno visse prima di tuffarsi<br />
nella rivoluzione americana con<br />
in borsa alcune copie delle Livornine<br />
e del tallero d’oro di<br />
Ferdinando II! Dall’altro una<br />
sua discendente che, pur americana,<br />
sceglie di vivere a Livorno<br />
e qui conosce un compatriota,<br />
pur lui innamorato della città,<br />
che ha reso per un decennio<br />
la nostra città una protagonista<br />
dello scacchismo mondiale!<br />
Si, Amleto, avevi proprio ragione:<br />
Ci son più cose in cielo e in<br />
terra, Orazio, di quante ne sogni<br />
la tua filosofia. Sicuramente<br />
più di quante ne conoscano<br />
molti livornesi.
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intorno al 1970 (nel quartiere<br />
Cigna-Picchianti) e le è stato<br />
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di un tedesco e di una italiana,<br />
nacque ad Atene nel 1848<br />
e venne giovanissimo in Italia<br />
dove fu insegnante all'Università<br />
di Torino. Pubblicò molti<br />
studi di grande importanza.<br />
Morì a Torino nel 1913.<br />
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2<br />
...<br />
e il Rio Maggiore?<br />
A Km. 22,2<br />
B Km. 16,8<br />
C Km. 10,5<br />
3<br />
Il<br />
A<br />
B<br />
C<br />
4<br />
In<br />
A<br />
B<br />
C<br />
Rio Maggiore da dove<br />
nasce?<br />
Poggio Lecceta<br />
Monte La Poggia<br />
Montenero<br />
quale quartiere si trova<br />
la via Amedeo Modigliani?<br />
Borgo Cappuccini<br />
Sorgenti<br />
San Jacopo<br />
5<br />
In<br />
quale data il Trenino elettrico<br />
(Livorno-Tirrenia-Marina di<br />
Pisa) effettò l'ultima corsa?<br />
A 15 settembre 1960<br />
B 31 dicembre 1972<br />
C 30 ottobre 1965<br />
6<br />
...<br />
e quanto era lungo il<br />
tracciato complessivo<br />
della linea elettrica?<br />
A Km. 41,620<br />
B Km. 32,645<br />
C Km. 28,987<br />
7<br />
In<br />
quale anno Alì Nannipieri<br />
fu eletto Sindaco di<br />
Livorno?<br />
A 1985<br />
B 1975<br />
C 1966<br />
8<br />
In<br />
quale anno ci fu la visita<br />
a Livorno di Papa<br />
Giovanni Paolo II?<br />
A 1982<br />
B 1990<br />
C 1979<br />
RISPOSTE: 1 (A), 2 (C), 3 (A), 4 (B), 5 (A), 6 (B), 7 (B), 8 (A), 9 (A), 10 (A), 11 (A), 12 (C)<br />
Meno di 2 risposte corrette: all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: sui generis<br />
Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />
Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />
Che razza di livornese sei?<br />
...di SCOGLIO,<br />
di FORAVIA<br />
o... PISANO?<br />
Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />
della tua città. Sai riconoscere di<br />
quale via si tratta?<br />
9<br />
Quanti<br />
bombardamenti<br />
subì la nostra città nell'ultima<br />
guerra?<br />
A 70<br />
B 94<br />
C 56<br />
10 A<br />
B<br />
C<br />
11 Dove era posta la cosidetta<br />
"Porta coi sassi"?<br />
Piazza Damiano Chiesa<br />
Piazza Roma<br />
Viale Carducci<br />
Costanzo Balleri, ex giocatore<br />
amaranto recentemente scomparso,<br />
in quale anno era nato?<br />
A 1933<br />
B 1937<br />
C 1929<br />
12 A<br />
B<br />
C<br />
...e quale è stata la sua<br />
prima squadra da allenatore?<br />
Perugia<br />
Livorno<br />
Montevarchi<br />
Se trovi degli errori in questo<br />
giornale, tieni presente<br />
che sono stati messi di proposito.<br />
Abbiamo cercato di<br />
soddisfare tutti, anche coloro<br />
che sono sempre alla<br />
ricerca di errori!<br />
Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />
che sei un... livornese di scoglio!<br />
Se rispondi CONFONDENDO la via<br />
con altra della stessa zona, significa<br />
che sei un...livornese di foravia,<br />
Se NON RIESCI A CAPACITARTI di<br />
quale via si tratta, allora significa<br />
che... sei un pisano!<br />
Per la risposta, vedi pag. 23<br />
Grado di difficoltà:
LIVORNOnonstop è...<br />
16<br />
scuole<br />
“Viaggio tra le scuole pubbliche livornesi”: 2ª puntata<br />
Liceo Classico<br />
di Luciano Canessa<br />
(2) - Il granduca Leopoldo II,<br />
con legge quadro 30.6.1852<br />
“Sul riordinamento delle scuole<br />
pubbliche” , fissò il nuovo assetto<br />
delle scuole in Toscana e<br />
con il decreto di esecuzione<br />
16.6.1855 dette origine al primo<br />
Liceo della nostra città, con il<br />
conseguente smembramento<br />
della scuola di S. Sebastiano,<br />
gestita dai padri Barnabiti, che<br />
assunse la denominazione di<br />
Liceo-Ginnasio.<br />
Il Ginnasio, che aveva iniziato<br />
le lezioni il 3 novembre 1650, rimase<br />
di pertinenza comunale,<br />
mentre il Liceo divenne granducale,<br />
cioè il granduca nominava<br />
sulle cattedre della “sezione filosofica”<br />
che potevano essere<br />
Giovanni Pascoli e (a fianco) la lapide<br />
posta all'interno del Liceo Niccolini che<br />
ricorda gli anni del suo insegnamento.<br />
Il Liceo in una foto del 1910<br />
conferite ai Barnabiti. Con<br />
l’Unità d’Italia saranno la legge<br />
Ridolfi, del governo provvisorio<br />
di Toscana, e la legge Casati<br />
a regolamentare la scuola<br />
dando una concezione decisamente<br />
più laica all’insegnamento,<br />
così nel 1866 l’insegnamento<br />
laico assorbì di fatto anche la<br />
sezione ginnasiale.<br />
Al Barnabita padre Giuseppe<br />
Ferrero, direttore provvisorio<br />
dopo la caduta dei Lorena, subentrò<br />
il preside Luigi De Steffani,<br />
nativo di Belluno, che come<br />
primo atto dispose il trasferimento<br />
immediato del Liceo nella<br />
sede di via della Pace (oggi<br />
via Ernesto Rossi), appena finita<br />
di imbiancare, già ospedale<br />
israelitico. Era il maggio 1862.<br />
La sopraelevazione dell’edificio<br />
era stata disposta nel 1860,<br />
mentre la cancellata esterna in<br />
ferro, sopra la panchina di pietra,<br />
era dell’anno successivo.<br />
Qui prese alloggio anche il Ginnasio.<br />
Prima vi avevano ubicato la<br />
Scuola Nautica (dal 1861 al 1863)<br />
e la Scuola Tecnica che vi rimase<br />
fino al trasferimento nell’edificio<br />
Antonio Benci, nel 1893.<br />
In questa sede di via della Pace,<br />
poi via E. Rossi, il Liceo Classico<br />
di Livorno è sempre rimasto.<br />
Con l’inizio dell’anno scolastico<br />
1862/63, il 2 novembre, il Liceo<br />
fu intitolato a Giovanni Battista<br />
Niccolini che era morto a<br />
Firenze l’anno prima. Il Ginnasio,<br />
su proposta del consigliere<br />
comunale Adolfo Mangini , figlio<br />
di Antonio, fu intitolato a<br />
Francesco Domenico Guerrazzi<br />
con delibera del 13.4.1883.<br />
In questi locali venne sistemata,<br />
nel 1865, anche la Biblioteca<br />
Labronica. Gran parte del patrimonio<br />
librario andò distrutto<br />
dai bombardamenti del ’43.<br />
Al preside De Steffani, uomo<br />
preciso e volitivo, subentrò<br />
Giuseppe Chiarini dal 1867 al 1884,<br />
quindi Ottaviano Targioni Tozzetti<br />
dal 1884 al 1897. Di quest’ultimo<br />
si devono ricordare il figlio Giuseppe,<br />
librettista di “Cavalleria<br />
Rusticana” insieme a Guido Menasci,<br />
e il figlio Dino, poeta dialettale<br />
noto come Cangillo.<br />
A Ottaviano fecero seguito il prof.<br />
Silvio Cecchi dal 1897 al 1910 e<br />
Achille Dina dal 1910 al 1932.<br />
Il concittadino Alberto Razzauti,<br />
studioso, naturalista, scrittore,<br />
fu preside dal 1941, proveniente<br />
dall’Istituto Commerciale<br />
“Vespucci”, fino al 1956.<br />
Il Razzauti portò con sé, dal “Vespucci”,<br />
anche la raccolta di collezioni<br />
che formavano il gabinetto<br />
di storia naturale in sette stanze<br />
del secondo piano, in via Cassuto.<br />
Questo insieme organico<br />
diventerà il “Museo provinciale<br />
di storia naturale”.<br />
Il più noto tra i docenti del Liceo<br />
è, certamente, Giovanni Pascoli<br />
che insegnò latino e greco dal<br />
1887 al 1895, otto anni. Nel suo<br />
soggiorno livornese Pascoli abitò<br />
in via Micali, insieme alle sorelle.<br />
Qui compose e pubblicò le<br />
“Myricae” presso l’editore Giusti.<br />
L’edificio di via Ernesto Rossi<br />
subì gravissimi danni dagli attacchi<br />
aerei e le lezioni proseguirono<br />
presso la scuola De Amicis, poi<br />
villa Medina, villa al Buffone, la<br />
Fattoria del Pino a Montenero e<br />
perfino a Campolecciano.<br />
Finalmente il 16 ottobre 1950 le<br />
aule di via E. Rossi tornarono a<br />
riempirsi di studenti liceali e del<br />
ginnasio con i propri professori.<br />
Il ’68 arrivò anche al Liceo, con<br />
il suo carico di problematiche, la<br />
voglia di discutere di tutto, di<br />
cambiare, e modificò il rapporto<br />
docente-allievo, rendendolo<br />
meno “militaresco”, ma senza<br />
nessun nocumento alla serietà<br />
degli studi. Così è stato al “Classico”<br />
di Livorno.<br />
Il Liceo, piaccia o non piaccia, è<br />
sempre stata la scuola deputata<br />
segue a pag. 10
LIVORNOnonstop è...<br />
<strong>17</strong><br />
scuole<br />
1951/52: III Liceo. La classe era composta da Augusto Baracchino Caputi, Gabriele Bedarida, Gina Belforte,<br />
Pier Luigi Boroni, A. Maria Bracali, Mirella Carlesi, Nedo Chiavacci, Eugenia Costa, M. Grazia Fabris, Jone<br />
Fiamberti, Giancarlo Garro, Faustomaria Gavella, M. Grazia Giorgi, Anna Grassi, Stanilslao Lojacono, M.<br />
Luigia Micheli, M. Paola Monteleone, Ruggero Papino, G. Carmelo Patania, Adriana Poggiali, Carla Saltini,<br />
Luigi Sauerpreis, Ignazio Tursellino, Maria Ugliarolo, Enrico Vincenzini. Nella foto, si può notare, al centro il<br />
preside Razzauti e, in prima fila, i prof. Anna Aurili, Giovanni Buti, Gabriele Nigro e Giulio Piccioni.<br />
da pag. 9<br />
alla formazione delle future classi<br />
dirigenti, perché canale d’accesso<br />
unico o privilegiato, nel corso<br />
del tempo, all’Università.<br />
Il Liceo Classico di Livorno ha<br />
visto tra le proprie mura docenti<br />
illustri, oltre al citato Giovanni<br />
Pascoli, quali Ottaviano Targioni<br />
Tozzetti, Antonio Pedemonte,<br />
Gustavo Coen, Vincenzo<br />
Rosa (che dette lezioni private a<br />
Guglielmo Marconi), Carlo Bevilacqua,<br />
Pilo Albertelli, don<br />
Renato Roberti, Gabriele Nigro,<br />
Giovanni Buti, Angela Enrica<br />
Giordanengo, Francesco De<br />
Luca, Carlo Di Spigno, Anna<br />
Aurili ecc.<br />
Fra gli alunni più famosi si ricordano<br />
Pietro Vigo, Pietro Mascagni<br />
(solo Ginnasio), Guido Donegani,<br />
Amedeo Modigliani<br />
(solo ginnasio), Giuseppe Emanuele<br />
Modigliani, Giovanni Marradi,<br />
Sabatino Lopez, Pietro Gori,<br />
Giosuè Borsi, Alberto Razzauti,<br />
Dino Provenzal ecc.<br />
Anche Paolo Virzì frequentò il Liceo<br />
Classico con buoni risultati,<br />
ma poi si trasferì al più proletario<br />
Liceo Scientifico “Cecioni”.<br />
Carlo Azeglio Ciampi, invece, ha<br />
frequentato l’Istituto S. Francesco<br />
Saverio, mentre ha insegnato<br />
al “Classico” nel 1945/46.<br />
“L’Associazione ex-studenti ed<br />
ex docenti del Liceo Ginnasio<br />
statale Niccolini e Guerrazzi di<br />
Livorno “Prof.ssa Anna Aurili”<br />
ha dato alle stampe due interessanti<br />
volumi riguardanti la storia<br />
della gloriosa scuola dove, tra<br />
l’altro, meritoriamente si ricordano<br />
persone rimaste nel cuore di<br />
molti studenti del dopoguerra,<br />
quali i bidelli Piero Mataresi e<br />
Pietrino Fenzi.<br />
Concludendo, come non parlare<br />
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dei padri Barnabiti nel 1839 e si<br />
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fece dispensare dagli obblighi di<br />
culto per dedicarsi anima e corpo<br />
allo studio delle osservazioni meteorologiche<br />
aprendo, a proprie<br />
spese, un Osservatorio sulla<br />
sommità del Liceo di via della Pace.<br />
Pietro Monte era talmente competente<br />
nelle sue rilevazioni che<br />
la sua stazione fu inserita nella<br />
rete internazionale meteorologica<br />
francese, avente il centro di<br />
raccolta dati a Parigi. Alla sua<br />
morte, avvenuta nel 1888, padre<br />
Monte donò l’Osservatorio al<br />
Comune di Livorno.<br />
Un interessante studio su Pietro<br />
Monte è stato fatto dal prof.<br />
Francesco Mumolo.<br />
A seguito degli accorpamenti<br />
delle scuole, recentemente, il Liceo<br />
Classico è stato accorpato<br />
all’Istituto Magistrale “A. Palli”<br />
e fa parte dell’Istituto di Istruzione<br />
Superiore “Niccolini-Palli”.<br />
La attuale preside è la<br />
prof.ssa Nedi Orlandini.<br />
Fonti: ricerche personali; “Il Liceo<br />
Classico a Livorno” dell’Associazione<br />
Pro Liceo Classico di Livorno,;<br />
“Pietro Monte e l’osservatorio meteorologico<br />
di Livorno” della stessa<br />
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LIVORNOnonstop è...<br />
20<br />
storia<br />
Tra i due musicisti c'era grande stimna e amicizia per aver studiato insieme al Conservatorio<br />
Le parole forti di Mascagni<br />
per la morte del compagno Puccini<br />
di Massimo Grillo<br />
Giacomo Puccini morì a Bruxelles<br />
il 29 novembre 1924 mentre<br />
stava per varcare la soglia dei 66<br />
anni. Due giorni prima, alla Camera,<br />
in apertura di seduta, l’on.<br />
Costanzo Ciano aveva dato notizia<br />
della grave infermità del<br />
Maestro, dicendo tra l’altro: “E’<br />
il cantore dalla Patria, della<br />
finezza e del sentimento”.<br />
Tutta l’Italia era in lutto. Cordoglio<br />
che si estese all’Europa e al<br />
mondo, tanto era conosciuto ed<br />
amato il compositore della Bohème.<br />
Questa, ad esempio, la reazione<br />
di Pietro Mascagni, il compagno<br />
di Conservatorio a Milano,<br />
documentata da una lettera<br />
spedita da Vienna proprio il 29<br />
novembre all’amico Belli di<br />
Roma: “ ... Un quarto d’ora fa,<br />
un telegrammna urgente di Orsini-Baroni<br />
ad Angelo Ettner<br />
annunziava la cosa spaventosa:<br />
Puccini è morto! Dio mio!<br />
Non ci posso pensare! Non so<br />
più cosa dire! Puccini è morto!<br />
La mia mente è in tumulto, tutta<br />
piena di ricordi... e tutta l’anima<br />
mia è tutta piena di dolore...<br />
Piango... Piango l’amico,<br />
il collega, il fratello, piango il<br />
grande Maestro, piango l’uomo<br />
che fu sempre buono... Quale<br />
strazio! L’Italia perde un figlio<br />
che ha conquistato la Gloria<br />
al suo nome e alla sua Patria!<br />
Piangiamo insieme”.<br />
La salma di Puccini restò nella<br />
tomba di famiglia dei Toscanini<br />
al Monumentale di Milano per<br />
due anni, poi fu portata a Torre<br />
del Lago, per essere tumulata<br />
nella cappella costruita all’interno<br />
della sua villa da Pilotti, De<br />
Carolis e Magrini, cappella che<br />
in seguito accoglierà anche Elvira<br />
ed Antonio.<br />
Quel 29 novembre 1926, l’amico<br />
Bavagnoli diresse musiche tratte<br />
dalle sue opere e Mascagni<br />
pronunciò l’elogio funebre, superato<br />
però nel suscitare una<br />
Pietro Mascagni e Giacomo Puccini.<br />
viva commozione nei presenti<br />
da Renato Simoni, che disse:<br />
“Staccandoci da questa religiosa<br />
pace, non ci allontaniamo<br />
da Lui. Potremo errare per<br />
tutte le faticose strade degli<br />
uomini, e lo troveremo ovunque.<br />
Ovunque, tra le genti più<br />
diverse e sconosciute, noi sentiremo<br />
questa materna carezza<br />
della Patria”.<br />
Il compositore di Cavalleria ripropose,<br />
tuttavia, la sua commemorazione<br />
il 24 agosto 1930,<br />
e con più alti esiti, quando -<br />
come ha scritto Emilio Gragnani<br />
(a fianco nel riquadro)- “il<br />
carro di Tespi lirico ideato e<br />
realizzato da Giovacchino<br />
Forzano (dette) una memorabile<br />
rappresentazione della Bohème<br />
a Torre del Lago”, a due passi<br />
dalla villa del Maestro, che<br />
conservava le sue spoglie. Mascagni,<br />
infatti, non solo volle dirigerla,<br />
come aveva già fatto nel<br />
1909 al Costanzi di Roma, raccogliendo<br />
i ringraziamenti entusiastici<br />
e commossi dell’autore, ma<br />
una volta salito sul podio volle<br />
anche pronunciare queste parole<br />
dopo essersi rivolto al pubblico:<br />
“Signori e Signore, voi tutti<br />
siete qui<br />
raccolti<br />
per rendere<br />
omaggio<br />
alla<br />
memoria<br />
di Giacomo<br />
Puccini<br />
e per<br />
ascoltare<br />
in questa<br />
terra, ove<br />
fu concepita, l’opera che rimane<br />
il suo capolavoro. Ricordate<br />
e pensate che là, in quella<br />
casetta, egli giace per sempre<br />
inanimato. Ascolterete religiosamente<br />
quest’opera come religiosamente<br />
viene da tutti eseguita,<br />
ma intanto io vi invito ad<br />
un minuto di raccoglimento per<br />
rievocare l’anima grande che<br />
ha tanto onorato l’Italia”.<br />
La casa natale di Giacomo Puccini in Corte San Lorenzo a Lucca con di<br />
fronte la statua del Maestro.<br />
La casa natale di Pietro Mascagni in piazza Cavallotti a Livorno. Nello<br />
stesso palazzo era collocato il Forno Italia gestito dal padre.
LIVORNOnonstop è...<br />
21<br />
ricordo<br />
LA PERDITA DI UN CARO E ARGUTO AMICO<br />
Ciao Mario,<br />
il tuo libro<br />
non era carta<br />
da gabinetto!<br />
di Giovanni Giorgetti<br />
Serenamente sabato 28 ottobre,<br />
all’età di 85 anni, si è spento,<br />
vinto da un male incurabile, il<br />
caro amico Mario Santarelli.<br />
Docente di fisica che ha tirato<br />
su generazioni di studenti dell’Ipsia<br />
Orlando, era anche uno<br />
spirito arguto e profondo appassionato<br />
della storia livornese<br />
tanto che ferequentavamo<br />
con piacere la sua casa all’Ardenza,<br />
dove la moglie Anna Zalun<br />
trovava spesso libri e foto<br />
datate che erano motivo di conversazione,<br />
nonché spunti per<br />
articoli su questo giornale.<br />
Malgrado fosse ben conscio<br />
della gravità del suo male non<br />
Il libro di Mario Santarelli<br />
aveva perso la sua forza d’animo<br />
tant’è che aveva scritto di recente<br />
un articolo su LIVORNOnonstop<br />
sulla storia del ponce.<br />
Ma le sue ultime energie le aveva<br />
spese nel pubblicare un arguto<br />
libretto Le Avventure di<br />
Pinocchio tradotte e sciagattate<br />
in livornese. Il libro è la trasposizione<br />
in vernacolo livornese<br />
del più celebre testo di Carlo<br />
Collodi ed è stato stampato dalla<br />
nostra Editrice «Il Quadrifoglio»<br />
nello scorso mese di giugno,<br />
dopo un perentorio<br />
avvertimento:“Fate presto a tirarlo<br />
fuori perché altrimenti<br />
non farò in tempo a vederlo”.<br />
Si sentiva addosso i giorni contati<br />
anche se fisicamente e, soprattutto,<br />
come spirito, sembrava<br />
che dovesse<br />
campare fino a 100<br />
anni. Prima di salutare<br />
la vita terrena<br />
voleva però lasciare,<br />
e regalare, ai parenti<br />
e agli amici<br />
quasi duecento<br />
pagine di questo<br />
suo primo gradevole<br />
e arguto impegno<br />
letterario. E<br />
così è stato.<br />
Prima di chiudere<br />
questo ricordo<br />
vogliamo però<br />
dire una cosa a<br />
Mario: “Il tuo libro<br />
è di un'arguzia<br />
fuori dal<br />
comune. E non<br />
ti preoccupare.<br />
Non l’ho utilizzato<br />
per carta<br />
Mario Santarelli con al video il suo libro in una foto dello scorso giugno.<br />
da gabinetto. Ma lo tengo gelosamente<br />
conservato in prima fila<br />
tra quelli della mia libreria!”.<br />
Questa la (simpaticissima) biografia<br />
di Mario Santarelli, alias Mario<br />
Ravi, inserita nel suo libro.<br />
Mi chiamo Mario Santarelli,<br />
sono nato a Ravi di Gavorrano<br />
(di qui il mio pseudonimo) in<br />
provincia di Grosseto il 6 giugno<br />
1932, esattamente a mezzogiorno,<br />
quindi ho 85 anni<br />
belli e suonati (boia de… e ti<br />
ciò un giro di sveglia!). Sono<br />
sposato da quasi 65 anni con<br />
una bella signora, che mi ha<br />
regalato tre figlioli, un maschio<br />
e due femmine, che a loro volta<br />
mi hanno reso nonno di quattro<br />
nipoti (più una adottiva) e<br />
un bisnipote.<br />
Come lavoro primario ho fatto<br />
il docente di fisica, cercando di<br />
“inculcare” questa difficile<br />
materia nella zucca degli alunni<br />
dell’Ipsia Orlando per ben<br />
35 anni, e non è stata un’impresa<br />
facile! Contemporaneamente<br />
ho insegnato disegno e<br />
teorie geometriche alla Libera<br />
Accademia di Belle Arti “Trossi<br />
Uberti”, di cui sono stato anche<br />
direttore per diversi anni.<br />
Come Hobby ho praticato il modellismo<br />
aereo e navale, poi<br />
sfruttando le conoscenze acquisite<br />
ho collaborato con Vittorio<br />
Monteleone nella sua ditta<br />
di giocattoli e modellismo. Non<br />
contentandomi di questo ed essendo<br />
divenuto abbastanza<br />
esperto nella lavorazione del<br />
legno ho fatto diverse consulen-<br />
ze per la riparazione di imbarcazioni<br />
in legno. Come attività<br />
sportiva ho navigato, col mio<br />
catamarano cabinato a vela<br />
Pao Pei, in su e in giù per le<br />
isole dell’arcipelago toscano,<br />
spingendomi spesso fino in<br />
Corsica e nel nord della Sardegna,<br />
nell’arcipelago della<br />
Maddalena. Sono stato fondatore<br />
e presidente di un circolo<br />
velico, il CVL, sono stato anche<br />
presidente di una squadra<br />
femminile di pallavolo, il Montagnani<br />
Volley, e vice presidente<br />
del comitato provinciale FI-<br />
PAV di Livorno.<br />
Come vedete nella mia lunga<br />
vita non mi son annoiato!<br />
Invecchiando mi è venuto voglia<br />
di approfondire meglio le<br />
mie conoscenze sulla vita, i costumi<br />
e il vernacolo della mia<br />
città, approfittando anche delle<br />
nuove tecnologie, che ti permettono<br />
di navigare il mondo<br />
stando seduto in poltrona a<br />
casa tua. Nel fare ciò mi sono<br />
imbattuto nella ristampe della<br />
prima edizione del Pinocchio<br />
di Collodi, allora mi sono detto<br />
“perché non tradurlo in livornese?”.<br />
Ci ho provato e mi<br />
sembra che sia venuto benino e<br />
allora lo ho fatto stampare per<br />
condividerlo (gratis) con gli<br />
amici e parenti.<br />
Ora se potete leggetelo e se vi è<br />
piaciuto bene! Se no un ci posso<br />
fa gnente! Ma non lo mettete<br />
ar gabinetto per un artro uso,<br />
perché la ‘arta è di vella bona<br />
e un assorbe vi graffiereste ir<br />
culo e vi rimarrebbe merdoso!
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