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Novembre 17

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Livorno<br />

Anno 31 - N° 644<br />

non stop<br />

Omaggio<br />

mensile indipendente «strettamente» livornese<br />

<strong>Novembre</strong><br />

20<strong>17</strong> l’ira di Melioco<br />

Se in consiglio comunale deve far discutere<br />

e dare anche adito a battute<br />

poco rispettose sulla proposta di intitolare<br />

la Rotonda a Carlo Azeglio Ciampi,<br />

uno tra i livornesi più illustri di tutta la storia<br />

della nostra città, beh, ci cadono completamente le<br />

braccia. Se questi sono i signori che ci rappresentano,<br />

siamo davvero messi male. Povera Livorno!<br />

Legame tra Leggi Livornine<br />

e Dichiarazione<br />

di indipendenza Usa?<br />

All’interno di Marco Rossi<br />

La fantastica storia del Giornalino<br />

e del Chiosco Balloni<br />

Quando in Piazza Cavour<br />

sventolava<br />

la bandiera amaranto...<br />

All’interno<br />

All’interno riflessione<br />

di Stefania S’Echabur


LIVORNOnonstop è...<br />

2<br />

attualità/opinioni<br />

Domenica 12 novembre città invasa dai podisti<br />

Che spettacolo!<br />

Servizio e foto<br />

di Roberto Onorati<br />

Come ormai è tradizione da ben<br />

37 anni, la seconda domenica di<br />

novembre, le strade di Livorno<br />

profumano... di Maratona. Quest’anno,<br />

però, sarà la prima edizione<br />

della Half Marathon, dopo<br />

quella numero zero del 2016, che<br />

ha sostituito la classica distanza<br />

dei 42,195 km.<br />

Il prossimo 12 novembre apprestiamoci<br />

quindi a “convivere”<br />

con i 2-3mila podisti che sfileranno<br />

per le vie del centro, percorrendo<br />

i tratti più caratteristici<br />

e suggestivi della città e sui<br />

bellissimi viali a mare.<br />

Immancabile, ci sarà l’emozionante<br />

passaggio all’interno dell’Accademia<br />

Navale con il transito<br />

dal Piazzale Allievi, intorno<br />

al brigantino interrato e, novità<br />

di quest’anno, il transito anche<br />

dentro il Porto Mediceo costeggiando<br />

le antiche mura portuali<br />

per poi entrare nel Cantiere Azimut/Benetti<br />

che nell’occasione<br />

sarà allestito a festa per fare una<br />

cornice spettacolare al passaggio<br />

degli atleti e aprirà le porte<br />

alla città per visite guidate.<br />

Oltre alla gara clou della Mezzamaratona,<br />

ci saranno anche la<br />

mezzamaratona a staffetta in due,<br />

la Stralivorno, la Family Run, la<br />

Urban Nordic Walking e la Urban<br />

Dog Walking dove ognuno potrà<br />

avere la possibilità di correre insieme<br />

agli agonisti.<br />

Lungo tutto il percorso numerose<br />

le manifestazioni di intrattenimento<br />

musicale e spettacolare<br />

con bande, cori ed altre attività<br />

per le quali si spera in una numerosa<br />

presenza di cittadini che<br />

oltre a vedere la corsa potranno<br />

godere di questi spettacoli.<br />

Il giorno precedente la maratona,<br />

ovvero sabato 11 novembre,<br />

poi, in programma anche la Campestre-Scuola-Maratona<br />

riservata<br />

agli alunni/e delle Medie di Livorno<br />

e provincia che vedrà anche<br />

qui la partecipazione di oltre<br />

1.000 ragazzi.<br />

Sempre nella stessa giornata ci<br />

sarà l’apertura dell’Expo dove<br />

all’interno, oltre a ritirare il pettorale<br />

e pacco-gara ci sarà la<br />

possibilità di visitare vari stand<br />

con molteplici prodotti.<br />

Una preghiera infine alla cittadinanza:<br />

per una mattinata lasciate<br />

i mezzi a casa e venite a correre<br />

con noi oppure ad applaudire<br />

il passaggio degli atleti.<br />

« I livornesi utilizzano sempre di<br />

più i nostri autobus. Quest’estate<br />

ogni corsa serale sulle line A, B,<br />

8N e 8R ha avuto in media 75<br />

passeggeri, un dato che dimostra<br />

come la scelta degli autobus<br />

gratuiti serali sia stata apprezzata<br />

da tutti i cittadini. Questa politica<br />

ha permesso di ridurre il flusso<br />

automobilistico in città ed è stata<br />

intrapresa dalla nostra amministrazione<br />

per venire incontro alle<br />

richieste e alle esigenze quotidiane<br />

di molti nostri concittadini»: FI-<br />

LIPPO NOGARIN, Sindaco di<br />

Livorno (Il Telegrafo dell’1/10/<strong>17</strong>).<br />

«Le statistiche recenti - secondo i<br />

dati Aci Istat - sono impietose: a<br />

Livorno abbiamo avuto lo scorso<br />

anno 1031 gli incidenti, nove<br />

morti e 1347 feriti, dato di gran<br />

lunga più alto rispetto a qualsiasi<br />

altro capoluogo toscano, eccetto<br />

Firenze, sia provinciale con <strong>17</strong>41<br />

sinistri cion 28 morti e 2280 feriti»:<br />

FRANCO PARDINI, Presidente<br />

di Aci Livorno (Il Telegrafo<br />

del 18/10/<strong>17</strong>).<br />

«Ho visitato il Mercato Centrale<br />

di Livorno e l’incredibile rete sotterranea,<br />

un gioiello di caratura<br />

europea. E’ grande e bello ma adeguarlo<br />

per trasformarlo sarebbe<br />

un investimento colossale. Al momento<br />

il percorso è in salita ed è<br />

bene coltivare e sviluppare le iniziative<br />

che stanno vedendo l’alba<br />

e che piacciono alla gente. E’ importante<br />

incoraggiare ogni iniziativa<br />

che inquadri il “Luogo mercato”<br />

come un contenitore e anche<br />

di cultura. Edifici storici come<br />

quello di Livorno potrebbero dialogare<br />

anche l’arte contemporanea.<br />

La domanda è: il pubblico<br />

sarebbe in grado di ripagare questi<br />

costi? Quale sarebbe l’afflusso?»:<br />

UMBERTO MONTANO,<br />

presidente del Consiglio di amministrazione<br />

del Mercato Centrale<br />

di Firenze (Il Telegrafo del 19/10/<br />

<strong>17</strong>).<br />

«L’alimentazione scolastica dei<br />

bambini di asili nido, materne ed<br />

elementari è cambiata per motivi<br />

etici, di salute, religiosi e culturali.<br />

Rispetto a 4 anni fa tra le famiglie<br />

che scelgono menù vegani e vegetariani<br />

per i loro figli, c’è stato un<br />

raddoppio del 103%. In generale,<br />

quando il primo piatto è costituito<br />

da un prodotto amidaceo (pasta,<br />

riso, gnocchi di patate, polenta), è<br />

m<br />

a<br />

b<br />

r o<br />

g<br />

p<br />

s<br />

e<br />

Questo,<br />

l’ho<br />

detto io!<br />

frasi<br />

estrapolate<br />

dalla<br />

stampa<br />

cittadina<br />

e non<br />

opportuno che il contorno non sia<br />

costituito da patate in quanto ricche<br />

di carboidrati. La frequenza di<br />

somministrazione delle patate, pur<br />

graditissime, è indicata una volata<br />

a settimana»: FRANCA SALA,<br />

responsabile dell’ufficio Ristorazione<br />

Scolastico del Comune (Il<br />

Tirreno del 20/10/<strong>17</strong>).<br />

«Se il progetto della maxi-Darsena<br />

è stato salvato dal governo è<br />

perché Livorno ha già lavorato<br />

da tempo, e prima di altri, sulle<br />

interconnessioni e sulla capacità<br />

di inoltro della merce verso i mercati<br />

di destinazione. Noi oggi abbiamo<br />

l’unico porto in Italia ad<br />

avere la connessione diretta della<br />

ferrorvia con la rete nazionale»:<br />

LUCA BECCE, amministratore<br />

delgato di Tdt (Il Tirreno del 30/<br />

10/<strong>17</strong>).<br />

Reg. Trib. Livorno n. 451 del 6/3/1987<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione e Stampa:<br />

Editrice «Il Quadrifoglio» S.a.s.<br />

Via C. Pisacane 7 - Livorno<br />

Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />

e-mail: ediquad@tin.it<br />

Direttore responsabile:<br />

Bruno Damari<br />

Comitato redazione:<br />

Luciano Canessa, Claudia<br />

Damari, Stefania D'Echabur,<br />

Michela Gini, Marcello Faralli,<br />

Cesare Favilla, Giovanni<br />

Giorgetti, Marco Rossi.<br />

Photo: Roberto Onorati.<br />

Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />

unicamente le opinioni dell'autore.<br />

Numero chiuso il giorno 31/10/20<strong>17</strong>


LIVORNOnonstop è...<br />

La terza pagina<br />

3<br />

la terza pagina<br />

di Cesare Favilla<br />

Buche e tombini<br />

“Secondo me, - disse Giovanni<br />

conversando con gli amici<br />

– non c’è niente da reclamare<br />

perché la questione è<br />

senz’altro regolata da qualche<br />

legge altrimenti, il Comune<br />

o la Provincia sarebbero<br />

già intervenuti. È a tutti<br />

nota la loro solerzia nel<br />

risolvere i problemi che affliggono<br />

i cittadini. Se a tutt’oggi<br />

non hanno fatto niente<br />

significa che il problema<br />

non è tecnicamente solubile.<br />

E che diamine, sempre a<br />

criticare, sempre pronti a fare<br />

i bastian contrari!”.<br />

“Hai finito di blaterare a<br />

vanvera? – aggiunse un<br />

ascoltatore – i tuoi discorsi<br />

non stanno né in cielo ne in<br />

terra. Sappiamo con esattezza<br />

quanti chilometri ci sono<br />

tra noi ed ogni stella del cielo,<br />

sappiamo calcolare l’infinitesimo<br />

di un millimetro e<br />

non riescono a risolvere questo<br />

problema! Ma vallo a<br />

raccontare ai bimbi in fasce,<br />

ti rideranno in faccia anche<br />

loro…”.<br />

Queste sembrerebbero le ultime<br />

frasi di una lunga ed accorata<br />

discussione tra amici<br />

ma, in effetti, una soluzione<br />

finale non fu presentata da<br />

nessuno e le cose rimasero<br />

come erano. Le diatribe passarono<br />

sulla bocca di altri cittadini<br />

e anche oggi lo stesso<br />

argomento termina la sua ennesima<br />

puntata mandando i<br />

responsabili al diavolo o in altri<br />

posti più oscuri e decenti.<br />

Scusate, non vi ho ancora<br />

detto di cosa sto per dire perché<br />

spero abbiate la compiacenza<br />

di terminare la lettura<br />

di questo mio raccontino. Si<br />

tratta di tombini o bottinelli,<br />

chiamateli come vi pare ma resta<br />

chiaro il fatto che sono<br />

stretti parenti, anzi veri sinonimi<br />

di buca, avvallamento, depressione<br />

del territorio e, certe<br />

volte, financo di botola senza<br />

imposta di chiusura!<br />

Tutti noi abbiamo sperimentato,<br />

anzi sperimentiamo ogni<br />

giorno, gli scossoni che il nostro<br />

veicolo ci infligge ogni<br />

volta che transitiamo lungo alcune<br />

nostre strade cittadine. A<br />

parte le buche che, da un punto<br />

di vista archeologico potrebbero<br />

essere valide testimonianze<br />

di quanto vecchia o antica è<br />

la nostra città, i peggiori rimbalzi<br />

del nostro veicolo sono dovuti<br />

a tutti quei tombini che<br />

quasi alla rinfusa, senza il rispetto<br />

di un ordine tecnico, son<br />

sparsi lungo tutti i percorsi cittadini.<br />

Non si capisce perché la<br />

chiusura di alcuni tombini debba<br />

essere sempre al di sotto del<br />

piano stradale di qualche centimetro,<br />

anche di dieci centimetri!<br />

Io non pretendo che i tombinari<br />

siano reclutati in Svizzera<br />

presso il sindacato degli orologiai,<br />

ma insomma, un po’di<br />

attenzione non guasterebbe<br />

anche perché nei capitolati di<br />

appalto di certi lavori c’è sempre<br />

la clausola dell’esecuzione<br />

“a regola d’arte” e, se questa<br />

regola c’è, dovrebbe essere<br />

prevista anche una voce per<br />

compensare il prezzo da pagare.<br />

Purtroppo le cose vanno come<br />

vanno ed alcuni tombini continuano<br />

ad essere una vera e propria<br />

insidia per tutti gli utenti<br />

della strada a cominciare dai<br />

poveri pedoni, fino ai ciclisti,<br />

motociclisti ed anche automobilisti.<br />

Infatti, nessuno può negare<br />

che i tombini come quelli<br />

che abbiamo a Livorno costituiscano<br />

ancora un’insidia oggettivamente<br />

invisibile e, spesso,<br />

imprevedibile. Ed è sulla<br />

particolare natura di questa insidia<br />

che cresce l’indifferenza<br />

degli addetti ai lavori.<br />

Infatti, un qualsiasi utente della<br />

strada che dovesse subire un<br />

danno fisico o materiale per non<br />

Un tombino "sprofondato" sul Viale della Libertà.<br />

aver avuto l’accortezza di evitare<br />

un tombino od una buca<br />

sarebbe sempre dalla parte del<br />

torto perché il giudice dirà<br />

che egli doveva prevedere<br />

quell’insidia essendo noto a<br />

tutti che i tombini di Livorno<br />

non sono costruiti a livello<br />

del piano stradale!<br />

In altre parole, i “tombini”<br />

come le innumerevoli “buche”<br />

che caratterizzano i nostri<br />

marciapiedi, sono davvero<br />

autentiche insidie che, pur<br />

essendo spesso visibili, è<br />

sempre impossibile evitarle<br />

perché scansandone una cadi<br />

automaticamente nell’altra<br />

come sosteneva il manzoniano<br />

don Ferrante “che per evitar<br />

questa Scilla, si cade in<br />

Cariddi”.<br />

Insomma oltre l’onirico programma<br />

per la realizzazione di<br />

piste ciclabili sarebbe opportuno<br />

organizzare gare di gimcana<br />

ed assegnare premi a<br />

quei cittadini che riescono a<br />

percorrere un tratto di marciapiede<br />

evitando… cento buche!<br />

I ciclisti e tutti i motorizzati<br />

dovrebbero invece percorrere<br />

un tratto di strada (per<br />

esempio il viale della Libertà)<br />

evitando i numerosi tombini<br />

senza mettere in pericolo il<br />

normale flusso del traffico.<br />

Sto facendo dell’umorismo<br />

intorno ad un problema veramente<br />

serio che attende una<br />

sollecita soluzione. Non è<br />

soltanto questione di sicurezza<br />

per tutti i cittadini, i quali,<br />

oltre ad essere pedoni o motorizzati,<br />

sono anche onesti<br />

contribuenti: è soprattutto<br />

una questione di civiltà.<br />

siamo proprio “nelle bu’he”<br />

come si usa dire a Livorno?!


LIVORNOnonstop è...<br />

4<br />

attualità<br />

Una riflessione a margine della tragica alluvione del 10 settembre scorso<br />

Livorno è questo,<br />

un delirio<br />

collettivo di amore<br />

di Stefania D'Echabur<br />

Alluvione 10 settembre 20<strong>17</strong><br />

Pensavo per motivi personali<br />

che in questo periodo non<br />

avrei più scritto.<br />

Poi improvvisamente, immersa<br />

in un garbuglio di pensieri<br />

ossessivi e farneticanti, la realtà<br />

mi ha svegliato dal torpore<br />

rimettendomi in mano la<br />

mia adorata penna.<br />

Sì, perché l’uomo ha un bisogno<br />

estremo di nutrimento,<br />

di esserci, di comunicare<br />

e di non pensare solo a se<br />

stesso. Spesso racconto storie<br />

che mi conducono a scrivere<br />

di cose belle che mi girano<br />

intorno, questa non lo è<br />

decisamente, ma alcuni<br />

aspetti da elogiare ci sono.<br />

Argomento: l’alluvione della<br />

notte del 10 settembre 20<strong>17</strong><br />

che ha imperversato sulla nostra<br />

città.<br />

Il dolore che ha inondato Livorno<br />

è stato immenso,<br />

come traboccante è stata la<br />

generosità delle persone:<br />

tanti uomini e donne, bambini<br />

e anziani, si sono adoperati<br />

ognuno in mille maniere.<br />

Tanti giovani si sono guadagnati<br />

il nome di “i ragazzi della<br />

mota”, forse all’inizio mossi<br />

da una specie di euforia<br />

collettiva, ma poi nei giorni<br />

trascorsi insieme hanno contattato<br />

insieme al dolore e<br />

alla distruzione, l’innamoramento<br />

per l’amore comune e<br />

romanticamente mi piace<br />

pensare che tra loro sia<br />

sbocciata qualche storia<br />

d’amore.<br />

Tanto si è scritto sui giornali,<br />

in bene, ma ahimè purtroppo<br />

non sono mancate sgradevoli<br />

polemiche e prese di posizione<br />

fuori luogo.<br />

I post in rete sono stati un tributo<br />

di umanità, alcuni di questi<br />

hanno avuto una cassa di<br />

risonanza tale da avere la curiosità<br />

di conoscere gli autori.<br />

È successo anche a me…<br />

(…) Una bimba, secondo me<br />

sui 15 anni, coi capelli spennacchiati,<br />

avete presente<br />

quando una fa la chemio, no?<br />

(…)<br />

Ecco, vesta bimba spennacchiata,<br />

con un sorriso stampato<br />

in faccia, era contenta<br />

come una Pasqua a spalà ir<br />

fango, a fa le ‘atene, forse<br />

pensando che il su problema<br />

di salute era meno grave der<br />

casino che era successo.<br />

Volevo andà a danne un bacino…<br />

(…) Livorno tanto lo so che ti<br />

riarzi, non ci butta giù nemmeno<br />

lo stiacciaghiaia. (Massimo<br />

Casalini FB).<br />

Personalmente c’è un aspetto<br />

di questa tragedia sul quale<br />

mi vorrei soffermare: il grande<br />

lavoro della Protezione Civile,<br />

delle squadre del volontariato<br />

e dei Vigili del Fuoco.<br />

Una macchina perfetta che ha<br />

lavorato per giorni senza sosta,<br />

riportando in poco tempo<br />

una città devastata, quasi<br />

alla normalità.<br />

Rivolgo qualche domanda e<br />

ringrazio due amici che fanno<br />

parte di questi organismi<br />

e mi hanno dato una mano per<br />

comprendere meglio.<br />

*Come si è messa in moto la<br />

macchina dei soccorsi? È<br />

stata tempestiva?<br />

*Quali turni di lavoro avete fatto<br />

nei giorni del disastro?<br />

* Nelle storie ci sono sempre<br />

delle microstorie che a volte<br />

vogliono essere raccontate.<br />

Ne hai una da regalare ai nostri<br />

lettori?<br />

La macchina del soccorso si<br />

è attivata dal momento delle<br />

prime chiamate, l’importanza<br />

della situazione la danno il numero<br />

delle chiamate e la gravità<br />

che esse hanno. Si formano<br />

le prime squadre oltre<br />

a quelle che sono già in servizio,<br />

richiamando personale<br />

libero e facendo raddoppiare<br />

i turni.<br />

I turni sono stati di ventiquattro<br />

ore, perché dopo le normali<br />

dodici ore di servizio, invece<br />

di staccare ne abbiamo<br />

fatte ulteriori dodici, con turni<br />

di riposo a seconda delle<br />

esigenze del ruolo e della<br />

specializzazione.<br />

Le microstorie purtroppo oggi<br />

non sono da raccontare, c’è<br />

la magistratura di mezzo, ma<br />

la micro grande storia è la<br />

macchina umana dei Vigili del<br />

Fuoco, lo spirito che ci contraddistingue<br />

e l’instancabile<br />

dedizione al prossimo. Stanchi,<br />

fangosi, senza magari<br />

poterci cambiare indumenti,<br />

bagnati e con pasti veloci e<br />

frugali, ma sempre con lo<br />

spirito e la voglia di essere<br />

un pompiere. (Massimo Andorlini,<br />

capo squadra Vigili del<br />

Fuoco).<br />

Subito nella mattinata intorno<br />

alle sei, il COC (Centro<br />

Operativo Comunale) era già<br />

stato attivato, una volta entrato<br />

in servizio le prime<br />

squadre erano state assegnate<br />

per portare in salvo le<br />

persone che abitavano nei<br />

punti critici. Il coordinamento,<br />

una volta attivato, ha preso<br />

coscienza della gravità<br />

della situazione, attivando<br />

immediatamente la colonna<br />

di Protezione Civile della Regione<br />

Toscana, la quale intorno<br />

alle ore dodici era già<br />

presente ed operativa nella<br />

zona del nuovo palazzetto<br />

dello sport, gestendo tutte le<br />

squadre di volontari e mezzi<br />

in arrivo da tutta la regione.<br />

Normalmente i turni sono di<br />

sei ore, ma in un’emergenza<br />

di tale entità nessuno pensa<br />

segue a pag. 5


LIVORNOnonstop è...<br />

da pag. 4<br />

mai di tirarsi indietro, quindi<br />

siamo rimasti in servizio ben<br />

oltre le ore di turno. Questo si<br />

è ripetuto nei giorni a seguire,<br />

perché c’era sempre un ultimo<br />

secchio di acqua da togliere,<br />

un’ultima pala di “mota”<br />

da levare o una famiglia disperata<br />

che chiedeva aiuto.<br />

La macro storia che ho vissuto<br />

è stato vedere vicino a<br />

noi la partecipazione di centinaia<br />

e centinaia di bambini,<br />

ragazzi, uomini, donne e<br />

anziani disposti ognuno con<br />

le proprie forze a darci una<br />

mano, spinti da questo senso<br />

di solidarietà e altruismo.<br />

Chi fa volontariato conosce<br />

benissimo questo senso di<br />

partecipazione verso gli altri,<br />

per cui il mio auspicio è che<br />

questa fiamma che si è accesa<br />

non vada a spengersi<br />

e che tante di queste persone<br />

si avvicinino a qualsiasi<br />

forma di volontariato: nella<br />

nostra città è vivo e presente;<br />

diventare parte attiva di un<br />

meccanismo qualificato e<br />

organizzato per eventuali disastri<br />

che ahimè in questi<br />

ultimi anni stanno crescendo.<br />

Massimo Bendinelli, volontario<br />

Croce Rossa Italiana comitato<br />

Livorno.<br />

La macchina della solidarietà<br />

sta ancora lavorando, tanti<br />

gli artisti labronici e non<br />

solo che stanno programmando<br />

concerti e performance<br />

per devolvere il ricavato.<br />

Sta prendendo forma un calendario,<br />

un’iniziativa dalla<br />

pagina fb, “I BIMBI MOTOSI”<br />

realizzata in collaborazione<br />

con RESET. Dietro il lavoro<br />

di una confederazione di anime<br />

che ricrea una sinergia<br />

per un obbiettivo comune.<br />

Livorno è questo, un delirio<br />

collettivo di amore.<br />

Un motore vivo della solidarietà<br />

che ha fatto emergere<br />

le nostre caratteristiche:<br />

spesso irriverente, ma generoso<br />

e tenace e grazie a questo<br />

carattere talvolta un poco<br />

folle la città si è rialzata a<br />

tempi di record.<br />

5<br />

attualità<br />

LE CICATRICI DELL’ALLUVIONE<br />

Federica e Yasmine<br />

a ripulire 60mila negativi<br />

Le figlie e un gruppo di amiche unite per cercare di salvare<br />

l'archivio del noto e famoso fotografo livornese Daniele Dainelli<br />

di Marcello Faralli<br />

Che l’alluvione di Livorno fosse<br />

una immane tragedia, per la<br />

perdita di vite umane e danni<br />

materiali incalcolabili, era apparso<br />

chiaro fin dal primo momento.<br />

E tutti i media nazionali<br />

ne avevano dato ampia copertura.<br />

Con il trascorrere dei giorni<br />

emergono tanti fatti e storie<br />

personali che aggiungono particolari<br />

non insignificanti del<br />

triste evento.<br />

Tra i tanti danni subiti dal territorio,<br />

dalle case, dal patrimonio<br />

artistico (si sono viste cataste<br />

di libri inservibili fuori dalle abitazioni)<br />

ve ne sono stati anche<br />

a quello affettivo e culturale.<br />

Raccontiamo qui le cicatrici lasciate<br />

dall’alluvione sull’archivio<br />

di foto, salvato dal fango,<br />

del livornese Daniele Dainelli.<br />

Sconosciuto ai più, Dainelli è<br />

un famoso fotografo, collaboratore<br />

dell’agenzia Contrasto.<br />

Con il progetto Matropolis, reportage<br />

sulle più importanti metropoli<br />

del mondo, si pone presto<br />

all’attenzione internazionale.<br />

Nel 2001 si trasferisce a New<br />

York e lavora sul post-11 settembre.<br />

Con il servizio Le Stanze<br />

dell’Arte, sugli artisti e i loro<br />

spazi creativi, vince il Premio<br />

Canon 2002. Successivamente,<br />

comincia a girare il mondo tra<br />

l’Indonesia, la Cina e il Giappone,<br />

dove sposa una ragazza del<br />

Sol levante, ma lascia a Livorno,<br />

all’Ardenza, un archivio fotografico<br />

analogico dei suoi<br />

inizi di fotoreporter. Vi sono raccolti<br />

sessantamila negativi su<br />

pellicola, tra cui i reportage su<br />

Kosovo, Bosnia, Berlino, New<br />

York, nell’anno delle Twin<br />

Towers (apprezzati anche da<br />

Stern e Time).<br />

Dal seminterrato in cui erano<br />

custoditi, essi riemergono intrisi<br />

di fango. Le figlie, Federica e<br />

Yasmine, a stento riescono a<br />

metterci le mani e non hanno il<br />

coraggio di dire al padre che<br />

cosa hanno trovato e cosa sono<br />

riuscite a salvare. Lo informano<br />

comunque del disastroso<br />

evento. Daniele pochi giorni<br />

dopo piomba a Livorno. Già si<br />

era mobilitato, via Facebook,<br />

un gruppo di amiche (tra cui<br />

Laura Lezza, conosciuta e stimata<br />

fotoreporter livornese che<br />

da anni lavora e collabora con<br />

le più grandi agenzie internazionali),<br />

Elvira la restauratrice,<br />

Costanza la storica dell’arte, Sara<br />

la bibliotecaria) che gli mostra<br />

quel poco che è stato possibile<br />

ripulire (fino ad allora).<br />

La prima reazione di Dainelli è<br />

di sconcerto. Inquietanti interrogativi<br />

affollano la sua mente.<br />

Si può salvare qualcosa? Si<br />

deve salvare? Ma a chi interessa?<br />

E’ un patrimonio personale?<br />

O è un bene culturale? E’<br />

tentato di buttare via tutto. Poi<br />

il ricordo del recupero e restauro<br />

delle foto dello tsumani di<br />

Fukushima, del 2011 (finanziato<br />

dalla Fuji), la drammatica bellezza<br />

di quelle immagini lo convincono<br />

a stabilizzare e rispettare<br />

la loro drammatica menomazione.<br />

E così vivranno, ma ci<br />

vorranno tempo e soldi. Porteranno<br />

sulla loro pelle gelatinosa<br />

le ferite di una guerra né dichiarata,<br />

né combattuta, quella<br />

che l’uomo fa a se stesso quando<br />

dimentica il rispetto per la<br />

natura e i fenomeni che le sono<br />

propri. Una ulteriore testimonianza<br />

degli errori e dei guasti<br />

che la storia ci tramanda.<br />

Un giornale nazionale, “la Repubblica”<br />

ha riportato alcune<br />

delle immagini, recuperate dall’alluvione<br />

che mostrano evidenti<br />

i danni subiti: una strada<br />

di Livorno, Forte dei Marmi, la<br />

figlia Yasmine, Banda Aceh in<br />

Indonesia dopo lo tsumani del<br />

2004, il Palio di Siena straordinario<br />

per l’anno del Giubileo.<br />

E il lavoro di restauro continua…


LIVORNOnonstop è...<br />

6<br />

amarcord<br />

Dal 1956 la fantastica storia del Chiosco Balloni e del Giornalino,<br />

il primo foglio in Italia a uscire dopo le partite di calcio.<br />

Quando in Piazza Cavour<br />

sventolava<br />

la bandiera<br />

amaranto...<br />

di Bruno Damari<br />

C’è sempre stato un capannello<br />

di persone intorno al<br />

Chiosco Balloni, in piazza<br />

Cavour, angolo via Sansoni.<br />

Soprattutto la domenica pomeriggio<br />

quando gli sportivi alzavano<br />

lo sguardo sul tabel-<br />

lone, appena fissato sulla<br />

parte alta della struttura, dal<br />

buon Fausto o dalla signora<br />

con l’aiuto di uno scaleo sempre<br />

traballante, per via anche<br />

della ressa, per conoscere<br />

non solo i risultati di calcio<br />

ma soprattutto la sequenza<br />

dei segni 1X2. Per tutti la speranza<br />

era che fosse la volta<br />

23 .9.1956: Il primo numero del Notiziario Sportivo, poi Il Giornalino.<br />

ANNI SESSANTA: Chiosco Balloni in piazza Cavour con gli sportivi in<br />

attesa dell’arrivo de Il Giornalino. Da notare la bandiera amaranto che<br />

veniva innalzata solo quando il Livorno vinceva.<br />

buona. Già, perché un 13 alla<br />

schedina della Sisal (Sport<br />

Italia società a responsabilità<br />

limitata), poi Totocalcio,<br />

poteva cambiare la vita. Parliamo<br />

degli anni Cinquanta/<br />

Sessanta. Il Paese si leccava<br />

ancora le ferite della guerra<br />

mondiale e la schedina rappresentava<br />

il sogno di tante<br />

famiglie per un futuro migliore.<br />

Ma in quel tardo e piovigginoso<br />

pomeriggio del 23 settembre<br />

1956, l’attesa che si<br />

respirava era ancora più trepida.<br />

Si era difatti diffusa la<br />

notizia, già dalla settimana<br />

precedente, dell’uscita di un<br />

“foglio” sul quale, oltre alla<br />

schedina, si poteva leggere<br />

anche il risultato degli amaranto,<br />

ciò che sarebbe stato<br />

una piacevole anteprima per<br />

la massa degli sportivi, specie<br />

se il Livorno giocava fuori<br />

casa. Quel “foglio”, numero<br />

unico con distribuzione in<br />

omaggio, stampato dalla Tipografia<br />

Pozzolini, si chiamava<br />

Notiziario Sportivo e, nel<br />

mezzo della pagina, ecco<br />

scritto in bella evidenza il risultato:<br />

LIVORNO-BIELLE-<br />

SE 1-1. Nient’altro. Neppure<br />

i marcatori. Ma era già qualcosa.<br />

Militando il Livorno in<br />

serie C, non c’erano altre alternative.<br />

O eri presente allo<br />

stadio oppure dovevi attendere<br />

le ore 20.30 passate e<br />

ascoltare Radiosera per conoscere<br />

il risultato, altrimenti<br />

rimandare il tutto al lunedì<br />

mattina con la lettura dei<br />

quotidiani per apprendere<br />

l’esito e l’andamento della<br />

partita.<br />

Quel foglio, che incontrò subito<br />

il favore dei livornesi, ben<br />

presto si organizzò con una<br />

redazione propria e con<br />

l’iscrizione al tribunale di Livorno<br />

nel registro della stampa,<br />

prendendo il nome de Il<br />

Giornalino. L’ideatore fu Giovanni<br />

Lucchesi - “Giovannino”<br />

per gli amici, ma anche il<br />

“rossino” - titolare assieme al<br />

padre Carlo (1901-1979) della<br />

Tipografia Pozzolini. Come<br />

primo direttore responsabile,<br />

venne nominato Renzo Antoni<br />

(1919-1991), livornesissi<br />

segue a pag. 7


LIVORNOnonstop è...<br />

da pag. 6<br />

mo verace, già collaboratore<br />

de Il Tirreno, giornalista dalla<br />

penna brillante (autore di una<br />

raccolta di sonetti ebbe a<br />

scrive “O di Livorno è meglio<br />

il Paradiso o il Padreterno<br />

parla livornese”). Ora, sulle<br />

quattro paginette del Giornalino,<br />

oltre al risultato e le formazioni<br />

degli amaranto e della<br />

squadra avversaria, si poteva<br />

leggere l’intero resoconto<br />

della partita: insomma un<br />

vero e proprio servizio giornalistico<br />

a tamburo battente.<br />

Il Giornalino fu così il primo<br />

giornale in Italia a uscire la<br />

domenica pomeriggio, unadue<br />

ore dopo il termine delle<br />

partite.<br />

Ma quanto lavoro, quanto<br />

“salti mortali”, quanti sacrifici<br />

alle spalle per essere in “piazza”<br />

il prima possibile. Con il<br />

mangiare ancora sullo stomaco<br />

(le partite avevano tutte<br />

inizio su ogni campo d’Italia<br />

alle ore 14.30 e non come ora<br />

che c’è lo “spezzatino”, spesso<br />

sgradevole e indigesto), il<br />

tipografo, con il testo dattiloscritto<br />

sott’occhio passatogli<br />

dal giornalista che, in collegamento<br />

telefonico, buttava<br />

giù le prime notizie della partita,<br />

“pescava” ad uno ad uno<br />

dall’apposita cassa i vari caratteri.<br />

A composizione terminata,<br />

il tutto, ben legato strettamente<br />

da fili di spago, veniva<br />

poi “strusciato” sulla macchina<br />

stampante; un’altra<br />

strizzatina, questa volta a<br />

mezzo dei cunei, e poi via, a<br />

tutta velocità, alla stampa.<br />

Senza ovviamente passare<br />

dalla correzione delle bozze,<br />

perché di tempo non se ne<br />

poteva perdere. D’altra parte<br />

con i coniugi Balloni che incalzavano<br />

sempre al telefono,<br />

quasi implorando: “Ma quando<br />

mi portate i giornalini? Qui<br />

dalla ressa ci buttano giù il<br />

chiosco!”, non c’era altra soluzione.<br />

Il rischio dei refusi era<br />

sempre alto ma l’importante<br />

era uscire quanto prima e se<br />

c’erano degli errori, pazienza.<br />

Anche i lettori non ne avrebbero<br />

fatto un dramma. Una<br />

volta però si spazientirono più<br />

del solito e se la presero con<br />

il buon Fausto, che c’entrava<br />

come il cavolo a merenda.<br />

“Ma cosa scrivete? E’ la Reggiana<br />

e non la Reggina”. Avevano<br />

perfettamente ragione<br />

ma il compositore di turno,<br />

che non era sportivo, si era<br />

messo in testa che la squadra<br />

avversaria si scrivesse<br />

con una sola “a” e quindi andò<br />

avanti per la sua strada, sia<br />

7<br />

amarcord<br />

Altra immagine di tifosi il Chiosco Balloni n attesa del Giornalino<br />

nel titolo che nel corpo dell’articolo,<br />

travisando quindi la<br />

squadra emiliana con quella<br />

calabrese.<br />

Questo per quanto riguarda<br />

il capitolo stampa, ma anche<br />

la vita degli inviati era alquanto...<br />

agitata. Di regola dovevano<br />

effettuare quattro collegamenti<br />

con la redazione,<br />

ovvero quattro telefonate (a<br />

metà e alla fine sia del primo<br />

che del secondo tempo) per<br />

raccontare appunto l’andamento<br />

della partita. Stiamo<br />

parlando sempre degli anni<br />

Cinquanta/Sessanta quando<br />

trovare il telefono all’interno<br />

di uno stadio era davvero<br />

un’impresa. Anzi, alcuni impianti<br />

ne erano addirittura<br />

sprovvisti. E quando esisteva,<br />

era messo sotto chiave<br />

dal magazziniere di turno perché<br />

le interurbane all’epoca<br />

costavano un occhio della testa.<br />

Allora il ‘povero’ inviato<br />

era costretto ad inventarsi<br />

qualcosa, magari bussando<br />

alle porte di tutte le abitazioni<br />

vicine all’impianto sportivo con<br />

la speranza di trovare un telefono.<br />

Il buon Mario Tognetti,<br />

per tutti “Mariolino”, il primo<br />

degli inviati del Giornalino, che<br />

certo non gli mancava la …ghigna<br />

per cercare di essere persuasivo<br />

nelle sue richieste, ce<br />

ne raccontava di tutti i pezzi...<br />

A Empoli, per esempio, il telefono<br />

più vicino allo stadio si<br />

trovava a circa tre chilometri,<br />

addirittura in un convento di<br />

suore. Immaginatevi le difficoltà<br />

incontrate per superare la<br />

diffidenza della Madre Superiora<br />

per l’utilizzo dello stesso.<br />

A Carbonia, quando il Livorno<br />

affrontò la Carbosarda<br />

(una squadra che, tra l’altro,<br />

ci faceva sempre patire), “Mariolino”<br />

fu costretto invece a<br />

guardare la partita da un tetto<br />

di una casa che dava sul campo<br />

e a convincere l’inquilino<br />

che la telefonata (una sola, al<br />

termine del match) sarebbe<br />

segue a pag. 8<br />

Giovanni Lucchesi e Franco Balloni.<br />

Vinicio Saltini e Bruno Castagnoli in tribuna stampa allo stadio ardenzino.


LIVORNOnonstop è...<br />

8<br />

amarcord<br />

da pag. 7<br />

stata in “tariffa R”, ovvero a<br />

carico del Giornalino.<br />

All’indimenticato Vinicio Saltini<br />

capitò ancora di peggio,<br />

in occasione di un Cesena-<br />

Livorno, del 4 dicembre 1960,<br />

che vide la schiacciante vittoria<br />

degli amaranto per 3-0.<br />

Non essendo disponile per la<br />

trasferta Tognetti, Giovanni<br />

Lucchesi si affidò all’amicizia<br />

di Vinicio dicendogli se<br />

poteva effettuare i fatidici<br />

quattro collegamenti telefonici.<br />

Ebbene, il buon “Cicio”,<br />

che era inviato per Il Tirreno,<br />

per mantenere fede all’impegno<br />

con il Giornalino,<br />

non vide addirittura neppure<br />

un gol! Cosa successe? All’inizio<br />

della partita scese<br />

dalla tribuna per raggiungere<br />

la postazione telefonica che<br />

era collocata in una saletta.<br />

Il tempo di trovare l’assistente<br />

per farsi aprire la porta<br />

chiusa a chiave, chiamare la<br />

centralinista per la prenotazione<br />

in tariffa R, evidenziando<br />

l’urgenza trattandosi di<br />

servizio stampa, e, poi, dopo<br />

minuti di trepida attesa, finalmente,<br />

comunicare a Giovannino<br />

all’altro capo del telefono<br />

le formazioni scese in<br />

campo. Non fa in tempo a<br />

leggerle che sente un boato,<br />

sordo però. Torna velocemente<br />

in tribuna, vede il Cesena<br />

che batte la palla al<br />

centro e quindi realizza che<br />

il Livorno è in vantaggio. La<br />

conferma gli viene dall’abbraccio<br />

del vice presidente<br />

della società amaranto, dottor<br />

Gino Romano, e dal segretario<br />

Ottorino Giacomelli.<br />

Aveva segnato Lodi. Alla<br />

mezzora scende per la seconda<br />

telefonata e capita la<br />

stessa situazione: boato sordo,<br />

scalini saliti d’un balzo,<br />

palla al centro e nuovo abbraccio<br />

con i due dirigenti<br />

amaranto. 2-0 e gol, questa<br />

volta, di Gratton. Sembra incredibile<br />

ma la scena si ripete<br />

identica per la terza segnatura,<br />

con ancora Gratton<br />

protagonista. Roba da matti!<br />

Franco Ferretti, inviato del Giornalino,<br />

che guardava le partita sempre<br />

in piedi sulle scale, pronto a scattare<br />

per rispondere al telefono.<br />

Una partita che finisce con tre<br />

gol e l’«inviato» che neppure<br />

riesce a vederne l’ombra. Il<br />

giorno dopo seguì l’inevitabile<br />

incazzatura con Giovannino<br />

e il monito di “Mai e mai<br />

più chiedermi un favore del<br />

genere”. Poi, col tempo, riparlando<br />

dell’episodio, tra uno<br />

sfottò e l’altro, il buon ‘Cicio’<br />

disse che sarebbe stato pronto<br />

a dare una mano in caso<br />

di emergenza, a patto però<br />

che il risultato finale fosse<br />

stato lo stesso.<br />

In altre occasioni, quando Tognetti<br />

era indisponibile, Giovanni<br />

Lucchesi si affidò ad altri<br />

giornalisti che all’epoca seguivano<br />

costantemente il Livorno,<br />

ovvero ai compianti<br />

Bruno Castagnoli (La Nazione),<br />

Ulisse Cerri (Paese<br />

sera), Sergio Benincasa, Ermanno<br />

Benedetti e Mario<br />

Ferretti (quest’ultimi tre del<br />

Tirreno anche se Benedetti<br />

era pure la “penna” di Stadio).<br />

Proprio in questi giorni se ne<br />

è andato un’altra grande firma<br />

del giornalismo nostrano,<br />

quel Gino Bacci (gran carriera<br />

poi nella redazione di Tuttosport)<br />

che pure qualche volta<br />

ha “dato una mano” a quelli<br />

del Giornalino.<br />

Mariolino Tognetti è rimasto<br />

in sella per oltre vent’anni, a<br />

partire dalla fine degli anni<br />

Cinquanta. Poi il testimone<br />

passò a Franco Ferretti, altro<br />

tipo disinvolto, che levava<br />

il …fumo dalle schiacciate<br />

quando c’era da disimpegnarsi,<br />

in sella per un altro<br />

ventennio, su è giù per tutta<br />

la penisola, col solo rimborso<br />

spese. Già, perché al<br />

Giornalino si lavorava solo per<br />

la passione e l’amore per i<br />

colori amaranto, non certo<br />

per fare quattrini. Anzi, spesse<br />

volte, gli inviati si dovevano<br />

frugare!<br />

Con l’acquisto della linotype<br />

da parte della vecchia Pozzolini<br />

(con gli anni cambiò<br />

varie denominazioni, da Ellegi<br />

a Grafica Duemila a Novastampa),<br />

i tempi di uscita del<br />

Giornalino furono ulteriormente<br />

ridotti, mentre aumentò la<br />

tiratura. Il record fu quello<br />

delle 3000 copie, nel campionato<br />

1969/70 di serie B quando<br />

a Puccinelli subentrò alla<br />

guida tecnica Armando Picchi.<br />

Il “buon” Armandino riuscì<br />

nell’impresa di rivitalizzare<br />

la squadra portandola nella<br />

zona alta della classifica,<br />

grazie a dodici risultati utili<br />

consecutivi da gennaio a<br />

aprile, facendo addirittura<br />

sognare i tifosi per la promozione<br />

in serie A. Sogno che<br />

poi svanì nella parte conclusiva<br />

della stagione.<br />

Il Giornalino e il Chiosco Balloni<br />

erano ormai divenuti parte<br />

integrante e protagonisti<br />

delle domeniche pomeriggio<br />

cittadine. Tradizionale divenne<br />

anche l’esposizione della<br />

bandiera da parte dei coniugi<br />

Balloni, e poi dal figlio<br />

Franco, un segno distintivo<br />

che faceva cambiare di umore<br />

gli sportivi al loro ingresso<br />

in piazza Cavour. Di cosa si<br />

trattava? Se al chiosco era<br />

appesa la bandiera amaranto<br />

significava che il Livorno<br />

aveva vinto. Ma anche in<br />

caso di pareggio, però in trasferta,<br />

il risultato veniva considerato<br />

positivo per i nostri<br />

colori e puntualmente veniva<br />

esposto il vessillo. “Addio,<br />

non c’è la bandiera!”: questa<br />

invece l’espressione d’istinto<br />

dello sportivo, ancor prima<br />

di leggere il Giornalino,<br />

quando da lontano non scorgeva<br />

il drappo amaranto, accompagnato<br />

da “moccoli” e<br />

dallo sgomento più assoluto.<br />

Significava che il Livorno<br />

aveva perso o pareggiato in<br />

casa.<br />

segue a pag. 9<br />

<strong>17</strong>.1.1982: Franco Ferretti, inviato de Il Giornalino, con i colleghi Mario<br />

Ferretti (Il Tirreno), Bruno Castagnoli (La Nazione) e il presidente del Livorno<br />

Corasco Martelli ripresi a Caserta poco prima di Casertana-Livorno.


LIVORNOnonstop è...<br />

9<br />

amarcord<br />

5.6.1983 - Tifosi in piazza Cavour, sgomenti per il titolo sul Giornalino: Il Livorno è retrocesso in C2.<br />

da pag. 8<br />

Anche con l’avvento e il diffondersi<br />

di Tutto il calcio minuto<br />

per minuto - la popolare trasmissione<br />

radiofonica condotta<br />

in studio da Roberto Bortoluzzi<br />

con collegamenti in diretta<br />

sui vari campi (mitiche<br />

le voci degli inviati Sandro<br />

Ciotti, Enrico Ameri, Beppe<br />

Viola, Everardo Della Noce,<br />

Carlo Nesti, Bruno Gentili,<br />

Emanuele Dotto ed altri) - il<br />

Giornalino rimaneva pur sempre<br />

la prima “voce stampata”<br />

in Italia. Casomai c’è da segnalare<br />

la nuova moda dei<br />

transistor attaccati all’orecchio<br />

dei tifosi che, pur passeggiando<br />

a fianco di fidanzate,<br />

o della dolce consorte, sul lungomare<br />

o in qualsiasi parte<br />

della città, non volevano perdersi<br />

un attimo delle fasi delle<br />

partite.<br />

Frattanto, alla fine degli anni<br />

Settanta, si facevano spazio<br />

anche le emittenti locali, sia<br />

radiofoniche che televisive (in<br />

ordine sparso da Radio Rosa<br />

a Radio Livorno Città Aperta,<br />

Radio Studio 82, Radio Flash,<br />

Tele Livorno, TT1, Telecentro,<br />

Granducato Tv), con programmi<br />

dedicati al Livorno, per la<br />

felicità dei tifosi amaranto.<br />

Poi, a partire dal 2002 ecco<br />

le dirette tivvù a livello nazionale<br />

con Tele+ (di Berlusconi)<br />

e, dopo l’acquisizione di<br />

Murdoch (2003), con Sky e<br />

nei palinsesti c’è anche il Livorno,<br />

tornato in B, dopo una<br />

attesa lunga 30 anni, e quindi<br />

in A, dopo una attesa ancora<br />

più lunga, di oltre mezzo<br />

secolo (55 anni per la precisione).<br />

Il mondo dell’informazione in<br />

diretta ha ulteriormente fatto<br />

passi da gigante con i telefonini<br />

e i giornali on line, ma il<br />

Giornalino, imperterrito, a oltre<br />

60 anni (sottolineiamo,<br />

sessanta anni) da quella sua<br />

prima uscita del settembre<br />

1956 (Livorno-Biellese, ricordate?),<br />

continua per la sua<br />

strada e rimane sempre al<br />

primo posto in Italia - anche<br />

questo va sottolineato - come<br />

“voce stampata”. E’ una delle<br />

tante cose che a Livorno,<br />

quando ci si mette di “buzzo”<br />

buono riusciamo a sfornare.<br />

Dopo la scomparsa di Giovanni<br />

Lucchesi (1996), il testimone<br />

è passato a Bruno<br />

Damari, già presente in redazione<br />

dagli anni Sessanta, ed<br />

è cambiata anche metodologia<br />

di stampa . Il Giornalino è<br />

ora tutto digitalizzato, composto<br />

e stampato dalla editrice<br />

Il Quadrifoglio, di cui lo<br />

stesso Damari è titolare. Anche<br />

la diffusione del giornale<br />

si è ... aggiornata all’evolversi<br />

dei tempi. Già quando il<br />

Chiosco Balloni fu “inghiottito”<br />

dalla morza dei divieti di<br />

circolazione (piazza Cavour<br />

completamente chiusa al traffico<br />

privato: per Franco Balloni,<br />

anche lui prematuramente<br />

scomparso nel 2009, fu un<br />

colpo al cuore perché di fatto<br />

si “uccise” la tradizione del<br />

punto-ritrovo che andava<br />

avanti da una quarantina di<br />

anni), il Giornalino propose altri<br />

due punti-distribuzione,<br />

con l’utilizzo dei famosi pullmini<br />

amaranto (con tanto di<br />

scritta illuminata, con il solito<br />

rito dell’innalzamento della<br />

bandiera), posti in piazza<br />

Grande, lato Pizzeria Lilly, e<br />

viale Alfieri, davanti all’ingresso<br />

principale dell’Ospedale.<br />

Oggi il “foglio amaranto” è<br />

consegnato addirittura porta<br />

a porta, nei principali locali<br />

pubblici (bar, pizzerie, ristoranti<br />

ecc.) in maniera che i<br />

lettori lo possono trovare in<br />

tutti i quartieri della città, senza<br />

necessariamente passare<br />

dal centro e utilizzare l’auto.<br />

Certo, non ha più l’esclusiva<br />

della notizia: basta un telefonino<br />

(che ormai è alla portata<br />

di tutti) per sapere in diretta<br />

come è andata la partita<br />

del Livorno.<br />

Ma la carta stampata, lo<br />

stesso profumo dell’inchiostro,<br />

ha sempre il suo fascino<br />

ed è rimasto tale nonostante<br />

il correre dei tempi.<br />

Leggere un giornale si porta<br />

dietro le sue comodità: lo puoi<br />

fare in ogni istante, seduto<br />

comodo su una panchina, al<br />

bar tra un caffè e l'altro, a letto<br />

prima di dormire e, perché<br />

no?, sulla tazza del wc.<br />

ANNI NOVANTA: Pulmino “Il Giornalino” in piazza Grande (un altro punto distribuizione era posto davanti<br />

l’ingresso della direzione dell’Ospedale).


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LIVORNOnonstop è...<br />

11<br />

Leggi Livornine<br />

Filippo Mazzei - medico e commerciante fiorentino che visse a lungo nella nostra citttà -<br />

potrebbe aver influenzato Thomas Jefferson nella stesura del famoso documento americano<br />

Legame tra Leggi Livornine<br />

e Dichiarazione indipendenza Usa?<br />

di Marco Rossi<br />

“Ci son più cose in cielo e in<br />

terra, Orazio, di quante ne sogni<br />

la tua filosofia”: dice Amleto<br />

all’amico nell’atto I, scena<br />

V, dell’omonima tragedia shakespeariana<br />

e la frase viene spesso<br />

citata per sintetizzare la sorpresa<br />

che talora proviamo di<br />

fronte a scoperte che non<br />

avremmo mai immaginato.<br />

La scoperta (o, come vedremo,<br />

le scoperte) di cui vi voglio parlare<br />

oggi riguarda qualcosa (o<br />

qualcuno) che iniziò ad apparire<br />

internazionalmente nel 1958.<br />

In tale data, infatti, John Fitzgerald<br />

Kennedy (19<strong>17</strong>-1963, 35°<br />

presidente Usa dal 1961 al 1963)<br />

nel suo libro A Nation of Immigrants<br />

(Una nazione di immigranti)<br />

afferma: “La grande<br />

dottrina ‘All men are created<br />

equal’, incorporata nella Dichiarazione<br />

di Indipendenza<br />

da Thomas Jefferson, è stata<br />

parafrasata dagli scritti di<br />

Filippo Mazzei, un patriota<br />

italiano e caro amico di Jefferson”.<br />

A gennaio 2009 (il 21) nel suo<br />

discorso d’insediamento Barack<br />

Obama (1961- , 44° presidente<br />

USA dal 2009 al 20<strong>17</strong>, primo<br />

afroamericano a ricoprire<br />

tale ruolo) tornò a citare, sia pure<br />

indirettamente, il Mazzei:<br />

“…tutti sono uguali, tutti sono<br />

liberi, e tutti meritano una possibilità<br />

per conseguire pienamente<br />

la loro felicità”.<br />

L’uguaglianza di tutti gli uomini,<br />

del resto, è una delle caratteristiche<br />

più originali della dichiarazione<br />

americana, vero e<br />

proprio caposaldo dell’american<br />

dream e la si deve proprio<br />

ad un toscano che la suggerì al<br />

suo grande amico Thomas Jefferson<br />

(<strong>17</strong>43-1826, 3° presidente<br />

Usa dal 1801 al 1809).<br />

A sancire la cosa il 103° Congresso<br />

degli USA nella sua Risoluzione<br />

Congiunta n.<strong>17</strong>5 del<br />

Leggi livornine.<br />

Filippo Mazzei (<strong>17</strong>30-1816) in un<br />

celebre ritratto di J.L. David del<br />

<strong>17</strong>90 (Museo del Louvre di Parigi).<br />

5 agosto 1994 ha riconosciuto<br />

che la frase della Dichiarazione<br />

“Tutti gli uomini sono creati<br />

uguali” fu suggerita dal patriota<br />

ed immigrante italiano Filippo<br />

Mazzei.<br />

Questa figura storica è riemersa<br />

solo alla fine del XX secolo grazie<br />

all’infittirsi degli studi accademici<br />

in occasione del bicentenario<br />

della rivoluzione americana,<br />

fino ad essere onorata in<br />

occasione del 250º anniversario<br />

della sua nascita nel 1980 con<br />

un’emissione filatelica congiunta<br />

speciale delle poste italiane e<br />

statunitensi.<br />

In ricordo di Mazzei è stato istituito<br />

il premio The Bridge (Il<br />

ponte) dell’American University<br />

di Roma per celebrare un toscano<br />

che insieme ai padri costituenti<br />

degli Stati Uniti<br />

d’America diede vita alla stesura<br />

della Dichiarazione d’indipendenza<br />

tanto da esser considerato<br />

un vero e proprio Assisting<br />

Funding Father (Padre<br />

Fondatore Aiutante) degli USA.<br />

Thomas Jefferson (<strong>17</strong>43-1826) è<br />

stato il 3° presidente degli Stati Uniti<br />

d'America. segue a pag. 12


LIVORNOnonstop è...<br />

12<br />

Leggi Livornine<br />

da pag. 11<br />

Mazzei, ma chi era costui? verrebbe<br />

da dire pensando al Carneade<br />

manzoniano. Ebbene, tornando<br />

all’incipit (Ci son più cose<br />

in cielo e in terra, Orazio, di<br />

quante ne sogni la tua filosofia.),<br />

non solo egli era toscano<br />

ma addirittura visse a Livorno e<br />

potrebbe aver sostenuto il suo<br />

suggerimento a Jefferson donandogli<br />

una copia delle Leggi<br />

Livornine (1591-1593) con cui i<br />

Medici fondarono la nostra città.<br />

Non basta, perché una sua parente,<br />

ancora in vita, risiede qui<br />

con noi, vedova di uno dei più<br />

grandi scacchisti al mondo che<br />

a lungo abitò all’ombra dei 4<br />

Mori.<br />

Ma andiamo per gradi.<br />

Quella di Filippo Mazzei, conosciuto<br />

anche come Philip Mazzei<br />

e talvolta erroneamente citato<br />

con la storpiatura del cognome<br />

in Mazzie, (<strong>17</strong>30 - 1816) è una<br />

grande storia italiana, curiosamente<br />

poco nota ma di straordinario<br />

rilievo come dimostra lo<br />

stesso fatto che il suo ritratto<br />

più noto (del <strong>17</strong>90, ora al Louvre)<br />

lo si deve al grande pittore<br />

francese Jacques-Louis David<br />

(<strong>17</strong>48-1825), l’autore dei più famosi<br />

ritratti di Napoleone e di<br />

altri grandi quadri come il Marat<br />

Assassinato, il Giuramento<br />

degli Orazi e la Grande odalisca.<br />

Filippo era nato a Poggio a Caiano,<br />

nel fiorentino, oggi provincia<br />

di Prato, ma, dopo gli studi<br />

compiuti tra Prato e Firenze nel<br />

<strong>17</strong>52, in seguito a dissapori col<br />

fratello maggiore Jacopo sulla<br />

gestione del patrimonio familiare,<br />

decise di intraprendere l’attività<br />

di medico seguendo lo specialista<br />

ebreo Salinas stabilendosi<br />

prima, brevemente, a Pisa e<br />

poi subito da noi, ove presto fu<br />

noto fra la gente come il “giovane<br />

chirurgo venuto in Livorno<br />

per grazia del cielo”.<br />

Dopo due anni, ancora per seguire<br />

Salinas con cui aveva condiviso<br />

l’attività nella città labronica<br />

si mise in viaggio come chirurgo<br />

per l’Italia ed in Europa<br />

Una stampa del porto e della Città di Livorno del <strong>17</strong>00.<br />

fino a Smirne in Turchia.<br />

Nel <strong>17</strong>54 giunse infine a Londra<br />

dove riuscì nel corso dei tre lustri<br />

successivi ad arricchirsi con<br />

il commercio dei prodotti mediterranei,<br />

principalmente vino,<br />

inserendosi lentamente nei salotti<br />

dell’alta borghesia londinese.<br />

Una breve parentesi italiana si<br />

concluse con un precipitoso ritorno<br />

in Inghilterra a seguito di<br />

una denuncia al tribunale dell’Inquisizione<br />

per “importazione<br />

di libri proibiti” che, come<br />

noto, a quei tempi Livorno stampava<br />

col tipografo Marco Coltellini<br />

(<strong>17</strong>24-<strong>17</strong>77).<br />

Nel <strong>17</strong>67 Mazzei, che aveva<br />

conservato familiarità con il<br />

granduca Leopoldo di Toscana,<br />

fu da lui richiesto di procurargli<br />

le stufe disegnate dal grande<br />

scienziato ed inventore (parafulmini,<br />

pinne, lenti bifocali,<br />

contachilometri, ora legale) ma<br />

anche politico e padre fondatore<br />

degli USA Benjamin Franklin<br />

(<strong>17</strong>06-<strong>17</strong>90), che allora si trovava<br />

in Inghilterra per sostenere<br />

la causa delle colonie americane:<br />

fu l’amicizia con questi che<br />

lo lanciò nell’avventura americana,<br />

la più straordinaria (anche<br />

se non l’unica) della sua vita.<br />

Convinto da Franklin, fra il <strong>17</strong>71<br />

ed il <strong>17</strong>72 infatti Filippo liquidò i<br />

suoi affari inglesi e tornò in Italia<br />

per procurarsi uomini e materiali<br />

per un progetto imprenditoriale:<br />

realizzare in Virginia,<br />

che per clima gli appariva favorevole<br />

alle coltivazioni mediterranee,<br />

un’azienda agricola per<br />

la produzione di derrate alimentari.<br />

Partì da Livorno il 2 settembre<br />

<strong>17</strong>73 a bordo della nave Triumph<br />

con dieci contadini lucchesi<br />

ed uno genovese, un sarto piemontese<br />

(che successivamente<br />

si arricchì lanciando la moda di<br />

giacchette di pelle molto ambite<br />

dai benestanti virginiani), la vedova<br />

Maria Martin che poi sposò<br />

nel <strong>17</strong>78 e l’amico Carlo Bellini<br />

che tra il <strong>17</strong>79 ed il 1803 sarebbe<br />

divenuto il primo insegnante<br />

di italiano in un’università<br />

americana, il College of William<br />

and Mary in Virginia. Aveva<br />

con se’ un sacco di cose e<br />

tanti libri: i classici della cultura<br />

occidentale (Dante, Virgilio,<br />

Boccaccio, Ariosto, Tasso), le<br />

opere più importanti dell’illuminismo<br />

fra cui “Dei delitti e delle<br />

pene” di Beccaria (testo chiave<br />

del pensiero giuridico moderno<br />

stampato dal Coltellini a Livorno<br />

nel <strong>17</strong>64) e, ovviamente, le<br />

Livornine.<br />

Sbarcato a Williamsburg alla<br />

fine del mese di novembre quando<br />

vi era riunita l’Assemblea<br />

della Virginia, vi prese parte ed<br />

entrò in cordiale rapporto con i<br />

Il marchio della Tipografia Coltellini<br />

di Livorno.<br />

personaggi più autorevoli della<br />

società locale, incontrando per<br />

la prima volta Thomas Jefferson<br />

e George Washington. Jefferson<br />

conosceva abbastanza bene la<br />

lingua italiana ed accolse amichevolmente<br />

Mazzei nella sua<br />

splendida tenuta di Monticello<br />

offrendogli ospitalità ed iniziando<br />

la lunga e duratura amicizia e<br />

stima reciproca che durerà per il<br />

resto delle loro esistenze. L’americano<br />

non voleva perder di vista<br />

quell’affascinate italiano e lo<br />

indusse ad acquistare una proprietà<br />

di cinquecento acri confinante<br />

con la propria, alla quale<br />

aggiunse come regalo circa duecento<br />

acri delle sue terre.<br />

Filippo vi costruì la sua nuova<br />

casa che chiamò “Colle” (in<br />

onore di Colle Val d’Elsa) cominciando<br />

subito a sperimentare per<br />

verificare la rispondenza delle<br />

sementi e delle piante al suolo<br />

sul quale avrebbe dovuto avviare<br />

la nuova attività agricola. Gli<br />

esperimenti agricoli furono soddisfacenti<br />

ed anche se danneg-


LIVORNOnonstop è...<br />

13<br />

Leggi Livornine<br />

giati (nella notte tra il 4 e il 5<br />

maggio <strong>17</strong>74) da un’eccezionale<br />

gelata, senza precedenti a memoria<br />

d’uomo, le piante sopravvissute<br />

dettero risultati più che<br />

soddisfacenti<br />

Nel frattempo Mazzei cominciò<br />

a partecipare coll’azione e col<br />

pensiero ai moti rivoluzionari<br />

per l’indipendenza delle colonie.<br />

Eletto speaker dell’assemblea<br />

parrocchiale dopo solo sei mesi<br />

dal suo arrivo in Virginia, ebbe<br />

modo di esporre le sue idee sulla<br />

libertà religiosa e politica ad<br />

un vasto oratorio, composto<br />

anche di persone umili ed ignoranti,<br />

che lo ascoltavano assorte.<br />

Un suo scritto, redatto come<br />

istruzioni per i delegati della contea<br />

di Albemarle alla convenzione<br />

autoconvocatasi dopo lo<br />

scioglimento forzato dell’assemblea<br />

della Virginia imposto dal<br />

Sia le Poste Italiane che quelle americane hanno dedicato un francobollo<br />

per commemorare la figura di Filippo Mazzei.<br />

governatore inglese, conteneva<br />

fra l’altro un passo (Noi teniamo<br />

per certe queste Verità. Che<br />

tutti gli Uomini sono creati<br />

uguali, che essi sono dotati dal<br />

loro Creatore di certi diritti<br />

inalienabili…) che fu riproposto<br />

anche sulla Gazzetta della<br />

Virginia del <strong>17</strong>74.<br />

Quando, nel <strong>17</strong>76, Thomas Jefferson<br />

presentò la sua celebre<br />

Bozza di Dichiarazione d’Indipendenza,<br />

lo fece dopo essersi<br />

confrontato a lungo con Mazzei<br />

su tali suoi scritti e sulla propria<br />

Bozza in evoluzione e dopo<br />

aver probabilmente letto la copia<br />

delle Livornine che Mazzei<br />

gli avrebbe donato. Per quella<br />

che poi sarebbe divenuta la Dichiarazione<br />

d’Indipendenza degli<br />

stati Uniti Jefferson derivò<br />

anche un motto (Ex Pluribus<br />

Unum) da quello (Diversis Gentibus<br />

Una) presente sull’Unghero,<br />

la prima moneta livornese<br />

d’oro fatta coniare dal Granduca<br />

Ferdinando II nel 1655.<br />

Più tardi, con Mazzei ormai stabilmente<br />

tornato in Toscana,<br />

Jefferson arrivò ad inviare una<br />

delegazione americana sul Tirreno<br />

per studiare le Livornine<br />

come esempio riuscito di convivenza<br />

tra popolazioni eterogenee.<br />

Nel <strong>17</strong>80 Filippo ebbe una lite<br />

per ragioni di denaro con la moglie<br />

e per evitare ulteriori scandali,<br />

decise di raggiungere Jefferson<br />

a Parigi. Sua moglie rimase<br />

fino alla sua morte nel <strong>17</strong>88<br />

alla tenuta del Colle, che Mazzei<br />

nel <strong>17</strong>83 aveva donato alla<br />

figliastra, Margherita Maria<br />

Martini ed al di lei marito, il francese<br />

Justin Pierre Plumard, Conte<br />

De Rieux (sposato a Parigi nel<br />

<strong>17</strong>80).<br />

A Parigi Mazzei si dedicò per<br />

due anni a scrivere una storia<br />

degli Stati Uniti che fu pubblicata<br />

nel <strong>17</strong>88. Il libro voleva offrire<br />

“una completa ed imparziale<br />

descrizione della confederazione<br />

americana” e, nonostante<br />

il mancato successo editoriale,<br />

rimane tutt’oggi una preziosissima<br />

fonte di informazioni<br />

sul movimento che innescò la<br />

rivoluzione americana, in quanto<br />

gli altri scritti contemporanei<br />

erano quasi sempre infarciti di<br />

propaganda.<br />

La notorietà delle sue idee e la<br />

costante attività di propaganda<br />

a favore dei neonati Stati<br />

Uniti d’America lo fece venire<br />

in contatto con re Stanislao<br />

Augusto di Polonia, illuminato<br />

sovrano liberale, di cui divenne<br />

prima consigliere e poi rappresentante<br />

a Parigi.<br />

Nel <strong>17</strong>91 si trasferì a Varsavia<br />

come Consigliere di Corte assumendo<br />

la cittadinanza polacca<br />

e contribuendo alla stesura<br />

della costituzione. Dopo un<br />

anno passato a Varsavia rientrò<br />

definitivamente in Italia, stabilendosi<br />

a Pisa nel <strong>17</strong>92.<br />

Tornò in contatto con Jefferson<br />

nel <strong>17</strong>96 per ricevere il certificato<br />

di morte della prima moglie<br />

visto che, ancor vispo nonostante<br />

i 65 anni d’età, intendeva<br />

ammogliarsi con la bella governante<br />

proveniente da Fivizzano<br />

Antonia Antoni, “Tonina”<br />

che nel <strong>17</strong>98 gli donò la figlia<br />

Elisabetta.<br />

Nel 1802, all’età di 72 anni Filippo<br />

Mazzei, pressato da necessità<br />

finanziarie intraprese un avventuroso<br />

viaggio a Pietroburgo<br />

ed a Varsavia allo scopo di<br />

recuperare parte del denaro che<br />

gli aveva promesso Re Stanislao<br />

e che non era riuscito ancora<br />

a riscuotere: l’imperatore<br />

russo Alessandro lo accolse<br />

molto bene e lo congedò con<br />

una soddisfacente rendita a saldo<br />

dei suoi compensi fino ad<br />

allora insoddisfatti.<br />

Nel 1810 cominciò a scrivere<br />

Memorie di vita e delle peregrinazioni<br />

del fiorentino Filippo<br />

Mazzei, che terminerà nel<br />

1813 e sarà pubblicato nel 1846,<br />

trent’anni dopo la sua morte<br />

avvenuta a Pisa il 19 marzo 1816.<br />

Avete capito che tipo?<br />

Non solo poliglotta (poiché, sicuramente,<br />

parlava anche inglese<br />

e francese oltre all’italiano) e<br />

grande viaggiatore (quando<br />

ogni viaggio durava settimane<br />

se non mesi) ma anche con le<br />

idee chiare. La sua precisione e<br />

serietà è dimostrata da come<br />

segue a pag. 14


LIVORNOnonstop è...<br />

da pag. 13<br />

Sylvia Mazzei nel 1951<br />

avesse preparato scrupolosamente<br />

la sua spedizione in America.<br />

L’elenco degli oggetti che<br />

si portò dietro nel viaggio, infatti,<br />

occupa pagine e pagine di<br />

un quaderno manoscritto e rappresenterebbe<br />

un primo esempio<br />

di promozione di un marchio<br />

territoriale se questo fosse esistito.<br />

Tale elenco includeva anche<br />

trentatrè tipi di vite, piante<br />

di olivo e di noce, ovuli di baco<br />

da seta, scarpe, carta da musica,<br />

due capre, i semi di granoturco<br />

conosciuto in Toscana<br />

come “cinquantino” (che negli<br />

Stati uniti ora è noto come il<br />

Mazzei’s Corn), barbatelle per<br />

impiantare vigneti, piante di<br />

agrumi, Parmigiano reggiano<br />

«della migliore qualità», biscotti<br />

di Prato, acqua del Tettuccio,<br />

una botticella di aceto di Portoferraio,<br />

castagne, pan di ramerino,<br />

piccioni di Firenze «da far<br />

razza», fichi di Carmignano «con<br />

gli anaci», poponi retati di Prato,<br />

cocomeri di Pistoia, «cioccolata<br />

con vainiglia» di Firenze, limoni<br />

di Genova.<br />

Ed avete capito come provò a<br />

parlar di Livorno nel mondo?<br />

Perché, altrimenti portarsi dietro<br />

le Livornine e l’Unghero?<br />

Bene, io l’ho scoperto conoscendo<br />

una sua parente, Sylvia<br />

Mazzei la quale, pur nata in Pennsylvania<br />

(a West Pike Run, vicino<br />

a Daisy Town, da un pronipote<br />

di Filippo, Silvio), da tempo<br />

(precisamente dal 1956) vive<br />

a Livorno dov’era arrivata quale<br />

dipendente civile del Genio<br />

militare statunitense. E già questo<br />

è una bella coincidenza, no?<br />

Un’americana che torna nella<br />

città da cui era partito un suo<br />

avo che aiutò a scrivere la Dichiarazione<br />

d’Indipendenza della<br />

sua patria.<br />

Ma non basta, perché nel 1967<br />

Sylvia ha sposato in seconde<br />

nozze uno dei maggiori scacchisti<br />

statunitensi, sicuramente il<br />

maggiore vissuto nella nostra<br />

città. Stuart Wagman era nato<br />

nel 1919 ed è deceduto qui da<br />

noi nel 2007. Pur lui inizialmente<br />

14<br />

Il Grand Hotel Corallo quando era sede del Genio militare statunitense.<br />

Stuart Wagman<br />

militare, dopo aver partecipato<br />

allo sbarco in Normandia sin<br />

dalle sue prime fasi, giunse a Livorno<br />

nel 1956 da dipendente<br />

civile del Genio Usa che allora<br />

era posizionato all’Albergo Corallo,<br />

vicino alla Stazione. Arrivato<br />

per starvi solo qualche<br />

anno in realtà non se ne andò<br />

più seguendo il trasferimento<br />

del Genio al Palazzo Grande.<br />

Stuart era una persona dal carattere<br />

tranquillo, dedito alla lettura<br />

ed allo studio, amante dell’esercizio<br />

colto della mente, e<br />

si innamorò della nostra città e<br />

dei suoi abitanti.<br />

Poteva chiedere ed ottenere di<br />

Leggi Livornine<br />

andare pressoché ovunque,<br />

come tornare in America o farsi<br />

trasferire in Asia oppure in un<br />

altro qualsiasi paese europeo,<br />

invece fu colpito al cuore dai<br />

livornesi. In città era giunto con<br />

la prima moglie da cui, nel 1959,<br />

ebbe un figlio, ora docente universitario<br />

di studi classici negli<br />

Stati Uniti. Nel 1967, come detto,<br />

Wagman sposò Sylvia Mazzei,<br />

assai più giovane e conosciuta<br />

al Genio. In pensione<br />

presto, nel 1976, per giocare<br />

come aveva iniziato a fare a 5<br />

anni, Stuart potè divenire uno<br />

dei maggiori late-bloomer<br />

(sbocciati tardi perché esordiente<br />

internazionalmente solo<br />

a 46 anni) e nel 2006 partecipò<br />

al mondiale di scacchi per anziani<br />

risultando, a 87 anni, il secondo<br />

partecipante più vecchio<br />

che vi abbia mai preso parte. A<br />

cavallo del cambio di millennio<br />

ospitò a casa sua i maggiori<br />

scacchisti al mondo facendo<br />

loro conoscere la nostra città<br />

di cui spesso gli chiedevano<br />

notizie. Quando non giocava il<br />

nostro frequentava i caffè, in<br />

particolare la baracchina di fronte<br />

al vecchio Forte di Antignano,<br />

un tempo nota come Bar<br />

Nencini, all’imbocco della strada<br />

che conduce al porticciolo.<br />

In questo periodo di decadimento<br />

culturale che sembra caratterizzare<br />

la nostra città mi ha<br />

colpito scoprire queste perle<br />

della nostra storia cittadina<br />

sconosciuta. Da un lato un pratese<br />

considerato uno dei padri<br />

fondatori degli Stati Uniti che a<br />

Livorno visse prima di tuffarsi<br />

nella rivoluzione americana con<br />

in borsa alcune copie delle Livornine<br />

e del tallero d’oro di<br />

Ferdinando II! Dall’altro una<br />

sua discendente che, pur americana,<br />

sceglie di vivere a Livorno<br />

e qui conosce un compatriota,<br />

pur lui innamorato della città,<br />

che ha reso per un decennio<br />

la nostra città una protagonista<br />

dello scacchismo mondiale!<br />

Si, Amleto, avevi proprio ragione:<br />

Ci son più cose in cielo e in<br />

terra, Orazio, di quante ne sogni<br />

la tua filosofia. Sicuramente<br />

più di quante ne conoscano<br />

molti livornesi.


LIVORNOnonstop è...<br />

15<br />

quiz<br />

La storia delle nostre strade<br />

...a spasso<br />

per la città<br />

dallo Stradario Storico di Livorno, antico,<br />

moderno e illustrato di Beppe Leonardini<br />

e Corrado Nocerino e della<br />

Editrice Nuova Fortezza di Livorno.<br />

Via Arturo Graf - Dia via Chiabrera<br />

a fondo cieco. E' sorta<br />

intorno al 1970 (nel quartiere<br />

Cigna-Picchianti) e le è stato<br />

assegnato questo nome per ricordare<br />

il poeta e letterato. Figlio<br />

di un tedesco e di una italiana,<br />

nacque ad Atene nel 1848<br />

e venne giovanissimo in Italia<br />

dove fu insegnante all'Università<br />

di Torino. Pubblicò molti<br />

studi di grande importanza.<br />

Morì a Torino nel 1913.<br />

Proverbi<br />

livornesi<br />

✔ Donna nana tutta tana<br />

✔ Se ‘r mondo fosse ‘n<br />

culo, Livorno sarebbe ‘r<br />

buo.<br />

✔A san Contadino tant’è<br />

un corno che un violino<br />

✔ La nobiltà di Livorno comincia<br />

da ‘na stanga e finisce<br />

in un corno.<br />

✔ Dopo ‘r dorce, si ca’a<br />

l’amaro<br />

✔ Pisci a gocciole?<br />

✔ Bisogna fa’ come quelli<br />

dell’Ardenza, di quer che<br />

‘un hanno e fanno senza.<br />

QUIZ A PUNTEGGIO PER SAGGIARE LA TUA LIVORNESITÀ<br />

LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />

Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />

1<br />

Quanti<br />

è lungo il Rio Cigna?<br />

A Km. 8,4<br />

B Km. 16,7<br />

C Km. 10,04<br />

2<br />

...<br />

e il Rio Maggiore?<br />

A Km. 22,2<br />

B Km. 16,8<br />

C Km. 10,5<br />

3<br />

Il<br />

A<br />

B<br />

C<br />

4<br />

In<br />

A<br />

B<br />

C<br />

Rio Maggiore da dove<br />

nasce?<br />

Poggio Lecceta<br />

Monte La Poggia<br />

Montenero<br />

quale quartiere si trova<br />

la via Amedeo Modigliani?<br />

Borgo Cappuccini<br />

Sorgenti<br />

San Jacopo<br />

5<br />

In<br />

quale data il Trenino elettrico<br />

(Livorno-Tirrenia-Marina di<br />

Pisa) effettò l'ultima corsa?<br />

A 15 settembre 1960<br />

B 31 dicembre 1972<br />

C 30 ottobre 1965<br />

6<br />

...<br />

e quanto era lungo il<br />

tracciato complessivo<br />

della linea elettrica?<br />

A Km. 41,620<br />

B Km. 32,645<br />

C Km. 28,987<br />

7<br />

In<br />

quale anno Alì Nannipieri<br />

fu eletto Sindaco di<br />

Livorno?<br />

A 1985<br />

B 1975<br />

C 1966<br />

8<br />

In<br />

quale anno ci fu la visita<br />

a Livorno di Papa<br />

Giovanni Paolo II?<br />

A 1982<br />

B 1990<br />

C 1979<br />

RISPOSTE: 1 (A), 2 (C), 3 (A), 4 (B), 5 (A), 6 (B), 7 (B), 8 (A), 9 (A), 10 (A), 11 (A), 12 (C)<br />

Meno di 2 risposte corrette: all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: sui generis<br />

Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />

Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />

Che razza di livornese sei?<br />

...di SCOGLIO,<br />

di FORAVIA<br />

o... PISANO?<br />

Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />

della tua città. Sai riconoscere di<br />

quale via si tratta?<br />

9<br />

Quanti<br />

bombardamenti<br />

subì la nostra città nell'ultima<br />

guerra?<br />

A 70<br />

B 94<br />

C 56<br />

10 A<br />

B<br />

C<br />

11 Dove era posta la cosidetta<br />

"Porta coi sassi"?<br />

Piazza Damiano Chiesa<br />

Piazza Roma<br />

Viale Carducci<br />

Costanzo Balleri, ex giocatore<br />

amaranto recentemente scomparso,<br />

in quale anno era nato?<br />

A 1933<br />

B 1937<br />

C 1929<br />

12 A<br />

B<br />

C<br />

...e quale è stata la sua<br />

prima squadra da allenatore?<br />

Perugia<br />

Livorno<br />

Montevarchi<br />

Se trovi degli errori in questo<br />

giornale, tieni presente<br />

che sono stati messi di proposito.<br />

Abbiamo cercato di<br />

soddisfare tutti, anche coloro<br />

che sono sempre alla<br />

ricerca di errori!<br />

Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />

che sei un... livornese di scoglio!<br />

Se rispondi CONFONDENDO la via<br />

con altra della stessa zona, significa<br />

che sei un...livornese di foravia,<br />

Se NON RIESCI A CAPACITARTI di<br />

quale via si tratta, allora significa<br />

che... sei un pisano!<br />

Per la risposta, vedi pag. 23<br />

Grado di difficoltà:


LIVORNOnonstop è...<br />

16<br />

scuole<br />

“Viaggio tra le scuole pubbliche livornesi”: 2ª puntata<br />

Liceo Classico<br />

di Luciano Canessa<br />

(2) - Il granduca Leopoldo II,<br />

con legge quadro 30.6.1852<br />

“Sul riordinamento delle scuole<br />

pubbliche” , fissò il nuovo assetto<br />

delle scuole in Toscana e<br />

con il decreto di esecuzione<br />

16.6.1855 dette origine al primo<br />

Liceo della nostra città, con il<br />

conseguente smembramento<br />

della scuola di S. Sebastiano,<br />

gestita dai padri Barnabiti, che<br />

assunse la denominazione di<br />

Liceo-Ginnasio.<br />

Il Ginnasio, che aveva iniziato<br />

le lezioni il 3 novembre 1650, rimase<br />

di pertinenza comunale,<br />

mentre il Liceo divenne granducale,<br />

cioè il granduca nominava<br />

sulle cattedre della “sezione filosofica”<br />

che potevano essere<br />

Giovanni Pascoli e (a fianco) la lapide<br />

posta all'interno del Liceo Niccolini che<br />

ricorda gli anni del suo insegnamento.<br />

Il Liceo in una foto del 1910<br />

conferite ai Barnabiti. Con<br />

l’Unità d’Italia saranno la legge<br />

Ridolfi, del governo provvisorio<br />

di Toscana, e la legge Casati<br />

a regolamentare la scuola<br />

dando una concezione decisamente<br />

più laica all’insegnamento,<br />

così nel 1866 l’insegnamento<br />

laico assorbì di fatto anche la<br />

sezione ginnasiale.<br />

Al Barnabita padre Giuseppe<br />

Ferrero, direttore provvisorio<br />

dopo la caduta dei Lorena, subentrò<br />

il preside Luigi De Steffani,<br />

nativo di Belluno, che come<br />

primo atto dispose il trasferimento<br />

immediato del Liceo nella<br />

sede di via della Pace (oggi<br />

via Ernesto Rossi), appena finita<br />

di imbiancare, già ospedale<br />

israelitico. Era il maggio 1862.<br />

La sopraelevazione dell’edificio<br />

era stata disposta nel 1860,<br />

mentre la cancellata esterna in<br />

ferro, sopra la panchina di pietra,<br />

era dell’anno successivo.<br />

Qui prese alloggio anche il Ginnasio.<br />

Prima vi avevano ubicato la<br />

Scuola Nautica (dal 1861 al 1863)<br />

e la Scuola Tecnica che vi rimase<br />

fino al trasferimento nell’edificio<br />

Antonio Benci, nel 1893.<br />

In questa sede di via della Pace,<br />

poi via E. Rossi, il Liceo Classico<br />

di Livorno è sempre rimasto.<br />

Con l’inizio dell’anno scolastico<br />

1862/63, il 2 novembre, il Liceo<br />

fu intitolato a Giovanni Battista<br />

Niccolini che era morto a<br />

Firenze l’anno prima. Il Ginnasio,<br />

su proposta del consigliere<br />

comunale Adolfo Mangini , figlio<br />

di Antonio, fu intitolato a<br />

Francesco Domenico Guerrazzi<br />

con delibera del 13.4.1883.<br />

In questi locali venne sistemata,<br />

nel 1865, anche la Biblioteca<br />

Labronica. Gran parte del patrimonio<br />

librario andò distrutto<br />

dai bombardamenti del ’43.<br />

Al preside De Steffani, uomo<br />

preciso e volitivo, subentrò<br />

Giuseppe Chiarini dal 1867 al 1884,<br />

quindi Ottaviano Targioni Tozzetti<br />

dal 1884 al 1897. Di quest’ultimo<br />

si devono ricordare il figlio Giuseppe,<br />

librettista di “Cavalleria<br />

Rusticana” insieme a Guido Menasci,<br />

e il figlio Dino, poeta dialettale<br />

noto come Cangillo.<br />

A Ottaviano fecero seguito il prof.<br />

Silvio Cecchi dal 1897 al 1910 e<br />

Achille Dina dal 1910 al 1932.<br />

Il concittadino Alberto Razzauti,<br />

studioso, naturalista, scrittore,<br />

fu preside dal 1941, proveniente<br />

dall’Istituto Commerciale<br />

“Vespucci”, fino al 1956.<br />

Il Razzauti portò con sé, dal “Vespucci”,<br />

anche la raccolta di collezioni<br />

che formavano il gabinetto<br />

di storia naturale in sette stanze<br />

del secondo piano, in via Cassuto.<br />

Questo insieme organico<br />

diventerà il “Museo provinciale<br />

di storia naturale”.<br />

Il più noto tra i docenti del Liceo<br />

è, certamente, Giovanni Pascoli<br />

che insegnò latino e greco dal<br />

1887 al 1895, otto anni. Nel suo<br />

soggiorno livornese Pascoli abitò<br />

in via Micali, insieme alle sorelle.<br />

Qui compose e pubblicò le<br />

“Myricae” presso l’editore Giusti.<br />

L’edificio di via Ernesto Rossi<br />

subì gravissimi danni dagli attacchi<br />

aerei e le lezioni proseguirono<br />

presso la scuola De Amicis, poi<br />

villa Medina, villa al Buffone, la<br />

Fattoria del Pino a Montenero e<br />

perfino a Campolecciano.<br />

Finalmente il 16 ottobre 1950 le<br />

aule di via E. Rossi tornarono a<br />

riempirsi di studenti liceali e del<br />

ginnasio con i propri professori.<br />

Il ’68 arrivò anche al Liceo, con<br />

il suo carico di problematiche, la<br />

voglia di discutere di tutto, di<br />

cambiare, e modificò il rapporto<br />

docente-allievo, rendendolo<br />

meno “militaresco”, ma senza<br />

nessun nocumento alla serietà<br />

degli studi. Così è stato al “Classico”<br />

di Livorno.<br />

Il Liceo, piaccia o non piaccia, è<br />

sempre stata la scuola deputata<br />

segue a pag. 10


LIVORNOnonstop è...<br />

<strong>17</strong><br />

scuole<br />

1951/52: III Liceo. La classe era composta da Augusto Baracchino Caputi, Gabriele Bedarida, Gina Belforte,<br />

Pier Luigi Boroni, A. Maria Bracali, Mirella Carlesi, Nedo Chiavacci, Eugenia Costa, M. Grazia Fabris, Jone<br />

Fiamberti, Giancarlo Garro, Faustomaria Gavella, M. Grazia Giorgi, Anna Grassi, Stanilslao Lojacono, M.<br />

Luigia Micheli, M. Paola Monteleone, Ruggero Papino, G. Carmelo Patania, Adriana Poggiali, Carla Saltini,<br />

Luigi Sauerpreis, Ignazio Tursellino, Maria Ugliarolo, Enrico Vincenzini. Nella foto, si può notare, al centro il<br />

preside Razzauti e, in prima fila, i prof. Anna Aurili, Giovanni Buti, Gabriele Nigro e Giulio Piccioni.<br />

da pag. 9<br />

alla formazione delle future classi<br />

dirigenti, perché canale d’accesso<br />

unico o privilegiato, nel corso<br />

del tempo, all’Università.<br />

Il Liceo Classico di Livorno ha<br />

visto tra le proprie mura docenti<br />

illustri, oltre al citato Giovanni<br />

Pascoli, quali Ottaviano Targioni<br />

Tozzetti, Antonio Pedemonte,<br />

Gustavo Coen, Vincenzo<br />

Rosa (che dette lezioni private a<br />

Guglielmo Marconi), Carlo Bevilacqua,<br />

Pilo Albertelli, don<br />

Renato Roberti, Gabriele Nigro,<br />

Giovanni Buti, Angela Enrica<br />

Giordanengo, Francesco De<br />

Luca, Carlo Di Spigno, Anna<br />

Aurili ecc.<br />

Fra gli alunni più famosi si ricordano<br />

Pietro Vigo, Pietro Mascagni<br />

(solo Ginnasio), Guido Donegani,<br />

Amedeo Modigliani<br />

(solo ginnasio), Giuseppe Emanuele<br />

Modigliani, Giovanni Marradi,<br />

Sabatino Lopez, Pietro Gori,<br />

Giosuè Borsi, Alberto Razzauti,<br />

Dino Provenzal ecc.<br />

Anche Paolo Virzì frequentò il Liceo<br />

Classico con buoni risultati,<br />

ma poi si trasferì al più proletario<br />

Liceo Scientifico “Cecioni”.<br />

Carlo Azeglio Ciampi, invece, ha<br />

frequentato l’Istituto S. Francesco<br />

Saverio, mentre ha insegnato<br />

al “Classico” nel 1945/46.<br />

“L’Associazione ex-studenti ed<br />

ex docenti del Liceo Ginnasio<br />

statale Niccolini e Guerrazzi di<br />

Livorno “Prof.ssa Anna Aurili”<br />

ha dato alle stampe due interessanti<br />

volumi riguardanti la storia<br />

della gloriosa scuola dove, tra<br />

l’altro, meritoriamente si ricordano<br />

persone rimaste nel cuore di<br />

molti studenti del dopoguerra,<br />

quali i bidelli Piero Mataresi e<br />

Pietrino Fenzi.<br />

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fece dispensare dagli obblighi di<br />

culto per dedicarsi anima e corpo<br />

allo studio delle osservazioni meteorologiche<br />

aprendo, a proprie<br />

spese, un Osservatorio sulla<br />

sommità del Liceo di via della Pace.<br />

Pietro Monte era talmente competente<br />

nelle sue rilevazioni che<br />

la sua stazione fu inserita nella<br />

rete internazionale meteorologica<br />

francese, avente il centro di<br />

raccolta dati a Parigi. Alla sua<br />

morte, avvenuta nel 1888, padre<br />

Monte donò l’Osservatorio al<br />

Comune di Livorno.<br />

Un interessante studio su Pietro<br />

Monte è stato fatto dal prof.<br />

Francesco Mumolo.<br />

A seguito degli accorpamenti<br />

delle scuole, recentemente, il Liceo<br />

Classico è stato accorpato<br />

all’Istituto Magistrale “A. Palli”<br />

e fa parte dell’Istituto di Istruzione<br />

Superiore “Niccolini-Palli”.<br />

La attuale preside è la<br />

prof.ssa Nedi Orlandini.<br />

Fonti: ricerche personali; “Il Liceo<br />

Classico a Livorno” dell’Associazione<br />

Pro Liceo Classico di Livorno,;<br />

“Pietro Monte e l’osservatorio meteorologico<br />

di Livorno” della stessa<br />

Associazione.<br />

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LIVORNOnonstop è...<br />

20<br />

storia<br />

Tra i due musicisti c'era grande stimna e amicizia per aver studiato insieme al Conservatorio<br />

Le parole forti di Mascagni<br />

per la morte del compagno Puccini<br />

di Massimo Grillo<br />

Giacomo Puccini morì a Bruxelles<br />

il 29 novembre 1924 mentre<br />

stava per varcare la soglia dei 66<br />

anni. Due giorni prima, alla Camera,<br />

in apertura di seduta, l’on.<br />

Costanzo Ciano aveva dato notizia<br />

della grave infermità del<br />

Maestro, dicendo tra l’altro: “E’<br />

il cantore dalla Patria, della<br />

finezza e del sentimento”.<br />

Tutta l’Italia era in lutto. Cordoglio<br />

che si estese all’Europa e al<br />

mondo, tanto era conosciuto ed<br />

amato il compositore della Bohème.<br />

Questa, ad esempio, la reazione<br />

di Pietro Mascagni, il compagno<br />

di Conservatorio a Milano,<br />

documentata da una lettera<br />

spedita da Vienna proprio il 29<br />

novembre all’amico Belli di<br />

Roma: “ ... Un quarto d’ora fa,<br />

un telegrammna urgente di Orsini-Baroni<br />

ad Angelo Ettner<br />

annunziava la cosa spaventosa:<br />

Puccini è morto! Dio mio!<br />

Non ci posso pensare! Non so<br />

più cosa dire! Puccini è morto!<br />

La mia mente è in tumulto, tutta<br />

piena di ricordi... e tutta l’anima<br />

mia è tutta piena di dolore...<br />

Piango... Piango l’amico,<br />

il collega, il fratello, piango il<br />

grande Maestro, piango l’uomo<br />

che fu sempre buono... Quale<br />

strazio! L’Italia perde un figlio<br />

che ha conquistato la Gloria<br />

al suo nome e alla sua Patria!<br />

Piangiamo insieme”.<br />

La salma di Puccini restò nella<br />

tomba di famiglia dei Toscanini<br />

al Monumentale di Milano per<br />

due anni, poi fu portata a Torre<br />

del Lago, per essere tumulata<br />

nella cappella costruita all’interno<br />

della sua villa da Pilotti, De<br />

Carolis e Magrini, cappella che<br />

in seguito accoglierà anche Elvira<br />

ed Antonio.<br />

Quel 29 novembre 1926, l’amico<br />

Bavagnoli diresse musiche tratte<br />

dalle sue opere e Mascagni<br />

pronunciò l’elogio funebre, superato<br />

però nel suscitare una<br />

Pietro Mascagni e Giacomo Puccini.<br />

viva commozione nei presenti<br />

da Renato Simoni, che disse:<br />

“Staccandoci da questa religiosa<br />

pace, non ci allontaniamo<br />

da Lui. Potremo errare per<br />

tutte le faticose strade degli<br />

uomini, e lo troveremo ovunque.<br />

Ovunque, tra le genti più<br />

diverse e sconosciute, noi sentiremo<br />

questa materna carezza<br />

della Patria”.<br />

Il compositore di Cavalleria ripropose,<br />

tuttavia, la sua commemorazione<br />

il 24 agosto 1930,<br />

e con più alti esiti, quando -<br />

come ha scritto Emilio Gragnani<br />

(a fianco nel riquadro)- “il<br />

carro di Tespi lirico ideato e<br />

realizzato da Giovacchino<br />

Forzano (dette) una memorabile<br />

rappresentazione della Bohème<br />

a Torre del Lago”, a due passi<br />

dalla villa del Maestro, che<br />

conservava le sue spoglie. Mascagni,<br />

infatti, non solo volle dirigerla,<br />

come aveva già fatto nel<br />

1909 al Costanzi di Roma, raccogliendo<br />

i ringraziamenti entusiastici<br />

e commossi dell’autore, ma<br />

una volta salito sul podio volle<br />

anche pronunciare queste parole<br />

dopo essersi rivolto al pubblico:<br />

“Signori e Signore, voi tutti<br />

siete qui<br />

raccolti<br />

per rendere<br />

omaggio<br />

alla<br />

memoria<br />

di Giacomo<br />

Puccini<br />

e per<br />

ascoltare<br />

in questa<br />

terra, ove<br />

fu concepita, l’opera che rimane<br />

il suo capolavoro. Ricordate<br />

e pensate che là, in quella<br />

casetta, egli giace per sempre<br />

inanimato. Ascolterete religiosamente<br />

quest’opera come religiosamente<br />

viene da tutti eseguita,<br />

ma intanto io vi invito ad<br />

un minuto di raccoglimento per<br />

rievocare l’anima grande che<br />

ha tanto onorato l’Italia”.<br />

La casa natale di Giacomo Puccini in Corte San Lorenzo a Lucca con di<br />

fronte la statua del Maestro.<br />

La casa natale di Pietro Mascagni in piazza Cavallotti a Livorno. Nello<br />

stesso palazzo era collocato il Forno Italia gestito dal padre.


LIVORNOnonstop è...<br />

21<br />

ricordo<br />

LA PERDITA DI UN CARO E ARGUTO AMICO<br />

Ciao Mario,<br />

il tuo libro<br />

non era carta<br />

da gabinetto!<br />

di Giovanni Giorgetti<br />

Serenamente sabato 28 ottobre,<br />

all’età di 85 anni, si è spento,<br />

vinto da un male incurabile, il<br />

caro amico Mario Santarelli.<br />

Docente di fisica che ha tirato<br />

su generazioni di studenti dell’Ipsia<br />

Orlando, era anche uno<br />

spirito arguto e profondo appassionato<br />

della storia livornese<br />

tanto che ferequentavamo<br />

con piacere la sua casa all’Ardenza,<br />

dove la moglie Anna Zalun<br />

trovava spesso libri e foto<br />

datate che erano motivo di conversazione,<br />

nonché spunti per<br />

articoli su questo giornale.<br />

Malgrado fosse ben conscio<br />

della gravità del suo male non<br />

Il libro di Mario Santarelli<br />

aveva perso la sua forza d’animo<br />

tant’è che aveva scritto di recente<br />

un articolo su LIVORNOnonstop<br />

sulla storia del ponce.<br />

Ma le sue ultime energie le aveva<br />

spese nel pubblicare un arguto<br />

libretto Le Avventure di<br />

Pinocchio tradotte e sciagattate<br />

in livornese. Il libro è la trasposizione<br />

in vernacolo livornese<br />

del più celebre testo di Carlo<br />

Collodi ed è stato stampato dalla<br />

nostra Editrice «Il Quadrifoglio»<br />

nello scorso mese di giugno,<br />

dopo un perentorio<br />

avvertimento:“Fate presto a tirarlo<br />

fuori perché altrimenti<br />

non farò in tempo a vederlo”.<br />

Si sentiva addosso i giorni contati<br />

anche se fisicamente e, soprattutto,<br />

come spirito, sembrava<br />

che dovesse<br />

campare fino a 100<br />

anni. Prima di salutare<br />

la vita terrena<br />

voleva però lasciare,<br />

e regalare, ai parenti<br />

e agli amici<br />

quasi duecento<br />

pagine di questo<br />

suo primo gradevole<br />

e arguto impegno<br />

letterario. E<br />

così è stato.<br />

Prima di chiudere<br />

questo ricordo<br />

vogliamo però<br />

dire una cosa a<br />

Mario: “Il tuo libro<br />

è di un'arguzia<br />

fuori dal<br />

comune. E non<br />

ti preoccupare.<br />

Non l’ho utilizzato<br />

per carta<br />

Mario Santarelli con al video il suo libro in una foto dello scorso giugno.<br />

da gabinetto. Ma lo tengo gelosamente<br />

conservato in prima fila<br />

tra quelli della mia libreria!”.<br />

Questa la (simpaticissima) biografia<br />

di Mario Santarelli, alias Mario<br />

Ravi, inserita nel suo libro.<br />

Mi chiamo Mario Santarelli,<br />

sono nato a Ravi di Gavorrano<br />

(di qui il mio pseudonimo) in<br />

provincia di Grosseto il 6 giugno<br />

1932, esattamente a mezzogiorno,<br />

quindi ho 85 anni<br />

belli e suonati (boia de… e ti<br />

ciò un giro di sveglia!). Sono<br />

sposato da quasi 65 anni con<br />

una bella signora, che mi ha<br />

regalato tre figlioli, un maschio<br />

e due femmine, che a loro volta<br />

mi hanno reso nonno di quattro<br />

nipoti (più una adottiva) e<br />

un bisnipote.<br />

Come lavoro primario ho fatto<br />

il docente di fisica, cercando di<br />

“inculcare” questa difficile<br />

materia nella zucca degli alunni<br />

dell’Ipsia Orlando per ben<br />

35 anni, e non è stata un’impresa<br />

facile! Contemporaneamente<br />

ho insegnato disegno e<br />

teorie geometriche alla Libera<br />

Accademia di Belle Arti “Trossi<br />

Uberti”, di cui sono stato anche<br />

direttore per diversi anni.<br />

Come Hobby ho praticato il modellismo<br />

aereo e navale, poi<br />

sfruttando le conoscenze acquisite<br />

ho collaborato con Vittorio<br />

Monteleone nella sua ditta<br />

di giocattoli e modellismo. Non<br />

contentandomi di questo ed essendo<br />

divenuto abbastanza<br />

esperto nella lavorazione del<br />

legno ho fatto diverse consulen-<br />

ze per la riparazione di imbarcazioni<br />

in legno. Come attività<br />

sportiva ho navigato, col mio<br />

catamarano cabinato a vela<br />

Pao Pei, in su e in giù per le<br />

isole dell’arcipelago toscano,<br />

spingendomi spesso fino in<br />

Corsica e nel nord della Sardegna,<br />

nell’arcipelago della<br />

Maddalena. Sono stato fondatore<br />

e presidente di un circolo<br />

velico, il CVL, sono stato anche<br />

presidente di una squadra<br />

femminile di pallavolo, il Montagnani<br />

Volley, e vice presidente<br />

del comitato provinciale FI-<br />

PAV di Livorno.<br />

Come vedete nella mia lunga<br />

vita non mi son annoiato!<br />

Invecchiando mi è venuto voglia<br />

di approfondire meglio le<br />

mie conoscenze sulla vita, i costumi<br />

e il vernacolo della mia<br />

città, approfittando anche delle<br />

nuove tecnologie, che ti permettono<br />

di navigare il mondo<br />

stando seduto in poltrona a<br />

casa tua. Nel fare ciò mi sono<br />

imbattuto nella ristampe della<br />

prima edizione del Pinocchio<br />

di Collodi, allora mi sono detto<br />

“perché non tradurlo in livornese?”.<br />

Ci ho provato e mi<br />

sembra che sia venuto benino e<br />

allora lo ho fatto stampare per<br />

condividerlo (gratis) con gli<br />

amici e parenti.<br />

Ora se potete leggetelo e se vi è<br />

piaciuto bene! Se no un ci posso<br />

fa gnente! Ma non lo mettete<br />

ar gabinetto per un artro uso,<br />

perché la ‘arta è di vella bona<br />

e un assorbe vi graffiereste ir<br />

culo e vi rimarrebbe merdoso!


Ti aspettiamo<br />

per<br />

scambiarci<br />

gli auguri<br />

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23<br />

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di livornese sei?<br />

La strada in questione, di cui a<br />

pag. 16, è:<br />

Via della Chiesa<br />

di Salviano<br />

posta tra la via di Salviano e<br />

via Peppino Impastato.


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