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Storie e luoghi della Grande Guerra

Storie e luoghi della Grande Guerra - Esedra editrice - Biblioteche Valle del Sacco - Progetto finanziato dalla Regione Lazio (LR.n.26/2009) - Associazione culturale Progetto Arkés

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Il distretto di Roma contò al termine <strong>della</strong> guerra 7.891 morti,<br />

quello di Frosinone 4.610, quello di Viterbo 3.608 e quello di<br />

Orvieto 1.889.<br />

La maggioranza dei soldati laziali morì a causa dei combattimenti:<br />

ma 8.852 morirono subito o in seguito per le ferite riportate<br />

e altri 2.329 furono dichiarati dispersi, i corpi non furono<br />

mai individuati e furono sepolti come “Ignoti” nei grandi sacrari<br />

del Nord Italia.<br />

Dai dati si rileva ancora che la maggior parte delle perdite si<br />

ebbe per i soldati nati nel 1894 e nel 1895, dunque ragazzi di<br />

20, 21 anni; <strong>della</strong> classe 1899, morirono 633 ragazzi, i più giovani,<br />

appena diciottenni. Il maggior numero di caduti <strong>della</strong> Provincia<br />

del Lazio, 12.420, apparteneva alla fanteria; molti erano<br />

studenti, la maggior parte lavorava nei campi o nelle fabbriche.<br />

I <strong>luoghi</strong> in cui maggiormente vennero sacrificati furono il Carso,<br />

che costò la perdita di ben 433 soldati provenienti dalla Regione<br />

Lazio durante le battaglie combattute tra il giugno 1915 e il luglio<br />

1916, e Col di Lana, di fronte a Cortina, dove persero la vita<br />

278 soldati del Lazio.<br />

1. Il terremoto del 1915<br />

Quella del 13 gennaio del 1915 sembrava una mattina come tutte<br />

le altre. Alcuni erano già usciti per andare nei campi o al lavoro,<br />

qualcuno era alle prese con le faccende domestiche; qualcun’altro<br />

stava leggendo sui giornali le notizie di una guerra lontana alla quale<br />

il nostro Paese non aveva ancora aderito, nonostante gli scontri<br />

tra il fronte degli interventisti e quello dei neutralisti.<br />

Qualche minuto prima delle 8 (le 07:52:48, secondo i dati ufficiali<br />

dell’INGV) la terra cominciò a tremare e continuò per alcuni<br />

lunghissimi istanti in cui sembrò che il mondo dovesse finire. Già da<br />

alcune settimane si erano cominciate a sentire alcune piccole scosse,<br />

che però non avevano destato preoccupazione. L’epicentro <strong>della</strong><br />

scossa fu nella Conca del Fucino, in Abruzzo, ma il sisma coinvolse<br />

ben otto province delle tre regioni italiane dell’Abruzzo, del Lazio e<br />

<strong>della</strong> Campania. La prima scossa, violentissima, fu attribuita all’11°<br />

grado <strong>della</strong> scala Mercalli e fu avvertita distintamente dalla Pianura<br />

Padana alla Basilicata. A Roma, in particolare, il re Vittorio Ema-<br />

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