contiene - Il Mattino di Bolzano
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58.déjà vu Exibart.onpaper<br />
TRENTO.<br />
Joan Jonas<br />
La ritualità e la cinepresa <strong>di</strong>ventano un<br />
tutt'uno, nell'idea <strong>di</strong> confronto con l'esterno<br />
e la natura. Jonas l'ha imparato<br />
da Aby Warburg e dagli in<strong>di</strong>ani Hopi. Lo<br />
ha confessato nella corrispondenza<br />
"privata" con Valie Export, sulla rivista<br />
della Galleria Civica. Ora lo <strong>di</strong>mostra...<br />
Strutture in legno<br />
su pie<strong>di</strong>stalli si<br />
aprono per porgere<br />
all'altezza dello<br />
sguardo i monitor<br />
posizionati all'interno.<br />
Sono una sorta<br />
<strong>di</strong> teatrini che introducono<br />
lo spettatore<br />
dentro l'immagine,<br />
dentro l'esperienza<br />
privata <strong>di</strong> Joan Jonas (New<br />
York, 1936). I video raccontano un'in<strong>di</strong>vidualità,<br />
i passaggi per appropriarsi<br />
della propria identità, il passare del<br />
tempo. Le installazioni richiamano l'idea<br />
degli antichi teatri delle meraviglie<br />
e a questi fa riferimento anche il titolo<br />
della mostra, My Theater. Ma ciò che<br />
viene mostrato non ha nulla <strong>di</strong> meraviglioso,<br />
<strong>di</strong> fittizio, <strong>di</strong> lontano; è la vita<br />
stessa. Quella <strong>di</strong> una donna <strong>di</strong> mezza<br />
età. Mai si nasconde <strong>di</strong>etro a un atteggiamento<br />
teatrale, scenografico,<br />
costruito; l'artista non teme <strong>di</strong> ripetere,<br />
trent'anni dopo, un progetto come My<br />
New Theater VI, Good Morning, Good<br />
Night '06. Per un mese si è svegliata e<br />
addormentata "salutando" la macchina<br />
da presa. Lo ha fatto nel '76, lo ha<br />
rifatto nel 2006. E in questa ripresa<br />
fissa la videocamera, si riflette con lei<br />
in uno specchio: è una seconda protagonista.<br />
Per Jonas, che ha iniziato a<br />
fare arte negli anni '60, il video è sempre<br />
stato un mezzo espressivo fondamentale,<br />
e non solo uno strumento per<br />
documentare le sue performance, ma<br />
un simbolo dello sguardo dell'Altro con<br />
cui confrontarsi. L'artista ha sfruttato il<br />
pro<strong>di</strong>gio - per usare un termine da<br />
wunderkammer - della cinepresa<br />
come qualcosa che è entrato a far<br />
parte della sua arte così come della<br />
sua vita. Niente a che vedere con un'idea<br />
<strong>di</strong> Grande Fratello che osserva <strong>di</strong><br />
nascosto dall'alto. Nelle sue opere,<br />
infatti, <strong>di</strong>etro alla videocamera c'è sempre<br />
qualcuno che viene citato nelle<br />
<strong>di</strong>dascalie, che non mancano <strong>di</strong> aggiungere<br />
riferimenti biografici e ispirazioni<br />
letterarie, che <strong>di</strong>vengono tutt'uno con il<br />
video. Del resto, la cinepresa è un analogo<br />
dello specchio, che è un altro elemento<br />
centrale della sua ricerca,<br />
soprattutto <strong>di</strong> quella degli anni '70, in<br />
cui moltiplicava parti del proprio corpo<br />
per esprimere l'identità femminile<br />
come sfaccettata in se stessa. Ma lo<br />
specchio è presente anche nelle opere<br />
in mostra che fanno parte della serie<br />
recente My New Theater. In My New<br />
Theater II, Big Mirror <strong>di</strong>segna senza<br />
guardare la lavagna nera, ma rivolgendola<br />
verso uno specchio, che invece è<br />
fuori campo. Gli specchi sono centrali<br />
anche nell'installazione Mirror Pieces<br />
(1969-2004), allestita nel piano interrato:<br />
qui una tv è rivolta verso una<br />
parete <strong>di</strong> specchi. Al centro è un grande<br />
cerchio metallico, come se fossimo<br />
noi a doverlo attraversare e come fa il<br />
suo cane bianco nel video. La circolarità<br />
del tempo e un cerchio da attraversare<br />
rimandano <strong>di</strong>rettamente all'idea<br />
<strong>di</strong> ritualità, d'iniziazione alla vita. La<br />
ritualità del legame con la natura è<br />
riscontrabile in maniera imme<strong>di</strong>ata nel<br />
terzo protagonista delle sue opere<br />
(oltre a lei e alla cinepresa): il cane. In<br />
My New Theater V, Moving in Place<br />
(Dog Dance) (2002-2005) Jonas si<br />
agita e i suoi movimenti sono velocizzati<br />
dalla videocamera, mentre il cane<br />
appare <strong>di</strong> fronte a lei, immobile a<br />
segnare la scansione del tempo.<br />
[mariella rossi]<br />
Galleria Civica d'Arte<br />
Contemporanea<br />
fino al 2 marzo 2008<br />
Joan Jonas - My Theater<br />
a cura <strong>di</strong> Anna Daneri, Criastina<br />
Natalicchio, Roberto Pinto<br />
via belenzani, 46 (centro storico)<br />
da martedì a domenica ore 10-18<br />
ingresso libero<br />
Tel 046 1985511 Fax 046 1237033<br />
info@galleriacivica.it<br />
www.workartonline.net<br />
Catalogo Charta<br />
MONFALCONE (GO).<br />
Nicola Verlato<br />
Un po' <strong>di</strong> pop, <strong>di</strong> porno, skate, comics e<br />
cultura alternativa. Mixate a dovere con<br />
genio barocco e follia visionaria. Ine<strong>di</strong>te<br />
sinopie su carta e <strong>di</strong>segni complessi dal<br />
chiaroscuro teatrale. Che aprono cieli e<br />
spingono alla meraviglia...<br />
La lucida follia visionaria <strong>di</strong> Nicola<br />
Verlato (Verona, 1965; vive a New<br />
York) lascia esterrefatti. <strong>Il</strong> suo è un<br />
mondo in cui alto e basso, triviale e<br />
sublime si ricercano, incrociano e alimentano<br />
vicendevolmente, in un vortice<br />
tempestoso e spiraleggiante <strong>di</strong><br />
richiami che spaziano dalla storia dell'arte<br />
alla pornografia, dalla pittura a<br />
soggetto mitologico-religioso alla<br />
street culture. La mostra <strong>di</strong><br />
Monfalcone raccoglie la sua ultima<br />
produzione su carta e su tela, e fornisce<br />
interessanti strumenti interpretativi<br />
della produzione dell'artista, a partire<br />
dalle modalità <strong>di</strong> ideazione e sviluppo<br />
dei contenuti visivi. Verlato, che ormai<br />
da qualche anno vive a Brooklyn, è<br />
infatti figura atipica e per certi aspetti<br />
isolata. <strong>Il</strong> suo è un modus operan<strong>di</strong> che<br />
conserva l'artigianalità della bottega<br />
rinascimentale, in cui la scelta e la<br />
composizione del soggetto, ma anche<br />
il lavoro <strong>di</strong> ricerca necessario a coglierne<br />
gli elementi <strong>di</strong> resa chiaroscurale,<br />
sono assolutamente accademici, in<br />
linea con la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un'arte che,<br />
inevitabilmente, è anche mestiere.<br />
L'artista ha sviluppato così una procedura<br />
che parte dall'immagine bi<strong>di</strong>mensionale<br />
(per esempio una foto trovata<br />
sul web, il fotogramma <strong>di</strong> un video, una<br />
sequenza <strong>di</strong> videogame) grazie alla<br />
quale tratteggia dei bozzetti; la fase<br />
successiva è la realizzazione <strong>di</strong> un<br />
modello plastico che rende visibili le<br />
interazioni spaziali dei soggetti, cui<br />
segue il lavoro finale sul supporto prescelto.<br />
Le sale della galleria sono allestite<br />
proprio come lo stu<strong>di</strong>o dell'artista,<br />
con numerosi schizzi alle pareti e sul<br />
pavimento, a testimoniare valutazioni,<br />
mo<strong>di</strong>fiche, ripensamenti, successivi sviluppi.<br />
La scelta dei soggetti invece è<br />
assolutamente anticonvenzionale e<br />
testimonia le incursioni della cultura<br />
popolare che va dalla musica heavy<br />
metal (come in Zakk) ai videogiochi, ai<br />
film <strong>di</strong> animazione, allo skate (è il caso<br />
<strong>di</strong> Gator). Uno spiccato amore per gli<br />
aspetti più truci e splatter rende possibile<br />
sgocciolamenti <strong>di</strong> sangue, liqui<strong>di</strong><br />
corporali, talvolta in situazioni violente,<br />
altrove in <strong>di</strong>namiche più teatrali. Ed è<br />
proprio questa la cifra più peculiare del<br />
suo lavoro: la creazione delle situazioni<br />
più <strong>di</strong>sparate, rese con un registro<br />
barocco, dove le figure si contorcono e<br />
si <strong>di</strong>latano fino a esplodere, nella prepotente<br />
resa muscolare, nei punti <strong>di</strong><br />
fuga, nelle linee <strong>di</strong> forza che si moltiplicano<br />
e s'intrecciano. E il barocco,<br />
senza lasciare respiro all'osservatore,<br />
deflagra nella superficie. Sarebbe scorretto<br />
pensare a tutto questo come a<br />
una semplice pittura <strong>di</strong> maniera<br />
(anche se talvolta l'eccesso non dà<br />
respiro), poiché è sempre nuova la<br />
capacità <strong>di</strong> stupire, <strong>di</strong> risemantizzare<br />
con contenuti contemporanei procedure<br />
secentesche, in una pittura che è<br />
essenzialmente ricercata preziosità<br />
estetica. Parafrasando Marino<br />
potremmo <strong>di</strong>re che "è del pittor il fin la<br />
meraviglia".<br />
[daniele capra]<br />
GC.AC - Galleria Comunale<br />
d'Arte Contemporanea<br />
Nicola Verlato<br />
a cura <strong>di</strong> Andrea Bruciati<br />
piazza cavour, 44<br />
Tel 0481 494369 Fax 0481 494352<br />
galleria@comune.monfalcone.go.it<br />
www.comune.monfalcone.go.it/galleria<br />
Catalogo con saggi <strong>di</strong> Michaël Amy<br />
e Andrea Bruciati, 15,00 euro<br />
MILANO.<br />
Daniele Puppi<br />
Fatiche senza tempo che riempiono<br />
lo spazio, senza nulla aggiungervi.<br />
Un Hangar fatto esplodere in un<br />
assordante battito <strong>di</strong> piatti. <strong>Il</strong> primo<br />
<strong>di</strong> tre gran<strong>di</strong> appuntamenti per l'artista<br />
friulano. E già si sente il sapore<br />
della consacrazione.<br />
Lo spazio non è soltanto lo scenario<br />
in cui l'azione si svolge. Oltre alle<br />
tonalità emotive e ai ricor<strong>di</strong> personali<br />
con cui lo connotiamo, qualunque<br />
luogo ha proprie tensioni e<br />
atmosfere autonome; una realtà<br />
formale che ha altri tempi e durate<br />
rispetto a quelli della storia che vi<br />
accade all'interno. Daniele Puppi<br />
(Pordenone, 1970) si occupa da<br />
oltre un decennio <strong>di</strong> accentuarne la<br />
visibilità e l'emozione, confrontandosi<br />
<strong>di</strong>rettamente con lo spazio<br />
attraverso il video, in modo che l'azione<br />
ripetuta del proprio corpo lo<br />
contenga e sia contenuta da esso,<br />
nello stesso tempo, aderendovi<br />
completamente.<br />
La mostra all'Hangar Bicocca appare<br />
punto <strong>di</strong> arrivo e <strong>di</strong> partenza, probabile<br />
momento <strong>di</strong> consacrazione<br />
della sua maturità artistica e inizio<br />
<strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> prestigiose mostre,<br />
con Londra e Roma ad attenderlo<br />
dopo Milano. Anche in questa<br />
nuova Fatica è lo spazio il protagonista.<br />
L'Hangar è un vecchio e<strong>di</strong>ficio<br />
industriale che ha mantenuto l'imponente<br />
ere<strong>di</strong>tà formale in volumetrie,<br />
shed, mattoni e lamiere, che<br />
l'artista ha voluto rispettare completamente.<br />
Ne ha stu<strong>di</strong>ato le linee<br />
<strong>di</strong> forza, i materiali e le timbriche <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ffusione sonora per "farne esplodere",<br />
come l'artista stesso <strong>di</strong>chiara,<br />
le tensioni spaziali e sonore a<br />
esso connaturate. La video installazione<br />
occupa completamente la<br />
parete opposta all'entrata.<br />
L'inquadratura riprende il busto dell'artista<br />
e sfrutta l'andamento delle<br />
tre navate, <strong>di</strong>videndo la pareteschermo<br />
in tre sezioni. Sulle due<br />
laterali si agitano le braccia che<br />
muovono piatti a percussione.<br />
Quella centrale inquadra la maglietta<br />
nera dell'artista e rimane in<br />
ombra, tranne quando i due piatti si<br />
scontrano l'uno contro l'altro. Nel<br />
momento in cui si <strong>di</strong>ffonde l'assordante<br />
battito accompagnato dall'eco<br />
metallica delle lamiere, su alcuni<br />
shed, a <strong>di</strong>verse altezze, sono proiettati<br />
frammenti dell'immagine,<br />
dando un'illusione tri<strong>di</strong>mensionale.<br />
Dopo il battito le braccia tornano a<br />
muoversi sugli schermi laterali, per<br />
poi ritornare a scagliare i piatti<br />
l'uno contro l'altro, in un movimento<br />
continuo. Fatica 16 riesce a riempire<br />
lo spazio senza aggiungervi nulla<br />
al <strong>di</strong> fuori dei sette proiettori, ma<br />
non solo. Impone anche allo spettatore<br />
<strong>di</strong> non inoltrarsi eccessivamente<br />
al suo interno. [... continua a pag.<br />
84]<br />
Hangar Bicocca<br />
[stefano mazzoni]<br />
fino al 9 marzo 2008<br />
Daniele Puppi - Fatica 16<br />
a cura <strong>di</strong> Federica Schiavo<br />
viale chiese (zona bicocca)<br />
da martedì a domenica ore 11-19;<br />
giovedì ore 14.30-22<br />
biglietto intero 6,00 euro;<br />
ridotto 4,00<br />
Tel 02 853531764<br />
Fax 02 85354364<br />
info@hangarbicocca.it<br />
www.hangarbicocca.it<br />
Catalogo Electa 35,00 euro<br />
CINISELLO BALSAMO (MI). TORINO.<br />
Storie immaginate<br />
Werner Herzog<br />
in luoghi reali<br />
<strong>Il</strong> regista <strong>di</strong> Fitzcarraldo. Ma anche<br />
La fotografia su committenza non è più l'attore, il documentarista, il regi-<br />
solo un reportage d'autore. La tradusta <strong>di</strong> opere liriche, lo scrittore.<br />
zione in immagini <strong>di</strong> un momento della Colto mentre promette - e mantie-<br />
vita dell'artista <strong>di</strong>venta nello stesso ne - <strong>di</strong> mangiare la propria scarpa.<br />
tempo intima e con<strong>di</strong>visa. Una grande O mentre viene colpito da una pal-<br />
collettiva a due passi da Milano... lottola vagante durante un'intervista.<br />
Un omaggio al cinema estremo<br />
<strong>di</strong> un campione del "Nuovo cinema<br />
tedesco"...<br />
Nato nel 2004 come spazio espositivo<br />
de<strong>di</strong>cato al legame fra fotografia e<br />
committenza pubblica sul territorio, il<br />
Museo <strong>di</strong> Fotografia Contemporanea<br />
<strong>di</strong> Cinisello Balsamo ha recentemente<br />
affidato a otto fotografi italiani ed europei<br />
il compito <strong>di</strong> tracciare luoghi umani<br />
e sociali della Lombar<strong>di</strong>a attraverso<br />
un'impresa artistica partecipata. <strong>Il</strong><br />
risultato è la collettiva Storie immaginate<br />
in luoghi reali, serie <strong>di</strong> ricerche<br />
fotografiche in cui ogni artista ha interpretato<br />
luoghi oggettivi alla luce della<br />
propria sensibilità creativa. <strong>Il</strong> progetto<br />
vuole infatti superare la nozione limitante<br />
che fa della fotografia su committenza<br />
un lavoro meramente documentale,<br />
enfatizzandola piuttosto<br />
come un'occasione per approfon<strong>di</strong>re<br />
in totale libertà una personale ricerca<br />
artistica già avviata. Jitka Hanzlová ha<br />
scelto giovani modelli per un progetto<br />
legato a Leonardo da Vinci a Palazzo<br />
Melzi d'Eril, tentando un approccio contemporaneo<br />
a <strong>di</strong>pinti del XV secolo: un<br />
lavoro realizzato nella cornice <strong>di</strong> Vaprio<br />
d'Adda, in cui l'artista ha concentrato<br />
tutte le sue esperienze passate. Jean<br />
Louis Garnell cattura invece<br />
nell'Abbazia <strong>di</strong> Morimondo frammenti<br />
<strong>di</strong> luce e rapporti spaziali particolari<br />
per fotografie che parlano della solitu<strong>di</strong>ne<br />
- l'unica persona raffigurata è un<br />
autoritratto - riflessa nel tempo dai<br />
monaci cistercensi in volontario esilio<br />
dai clangori del mondo: Morimondo,<br />
morte del mondo. Le immagini non raffigurano<br />
le cose nella loro staticità<br />
bensì nel loro <strong>di</strong>venire, ma nello stesso<br />
tempo sembrano voler accogliere la<br />
sensazione <strong>di</strong> fissità e profon<strong>di</strong>tà delle<br />
ombre da esse stesse prodotte. <strong>Il</strong> lavoro<br />
<strong>di</strong> Alessandra Spranzi è invece fantasmatico.<br />
Scegliendo il luogo della<br />
decadenza per eccellenza come il<br />
defunto Casinò Municipale <strong>di</strong> San<br />
Pellegrino Terme, vuole dar forma all'idea<br />
<strong>di</strong> un tempo passato che <strong>di</strong>venta<br />
cosa, arredo costitutivo <strong>di</strong> un luogo che<br />
fu. È la naturale deriva degli oggetti,<br />
che si autocancellano nel tempo ma<br />
che possono paradossalmente venir<br />
<strong>di</strong>svelati attraverso l'applicazione <strong>di</strong> un<br />
velo, membrana attiva che rende visibile<br />
l'invisibile. Olivo Barbieri sceglie egli<br />
stesso il punto d'inizio della lettura dell'immagine.<br />
<strong>Il</strong> risultato è la trasformazione<br />
del mondo in un modello: fotografare<br />
la realtà in modo tale che sembri<br />
un plastico (progetto realizzato presso<br />
il Castello <strong>di</strong> Somaglia). Paola De Pietri<br />
coglie il magico rapporto fra la natura<br />
e persone - <strong>di</strong>stretto dei monti e dei<br />
laghi briantei - mentre Vittore Fossati<br />
a Villa Menafoglio Litta Panza <strong>di</strong> Biumo<br />
mutualizza l'idea <strong>di</strong> misura dalla pittura<br />
e dalla musica per render conto <strong>di</strong><br />
spazi che siano più vicini alla vita. Come<br />
il video antiiconico <strong>di</strong> Gilbert<br />
Fastenaekens, che rappresenta<br />
momenti bloccati e istanti particolari<br />
abbandonati a se stessi (Villa Litta a<br />
Milano), mentre Andrea Abati si fa<br />
ricettore <strong>di</strong> storie, anteponendo il narrare<br />
- luoghi e persone - al mostrare.<br />
[emanuele beluffi]<br />
Museo <strong>di</strong> Fotografia<br />
Contemporanea<br />
fino al 27 aprile 2008<br />
Storie immaginate in luoghi reali<br />
a cura <strong>di</strong> Roberta Valtorta<br />
villa ghirlanda - via frova, 10<br />
da martedì a domenica ore 10-19; giovedì<br />
ore 10-23; chiuso 23-24 marzo<br />
ingresso libero<br />
Tel 02 6605661 Fax 02 6181201<br />
info@museofotografiacontemporanea.org<br />
www.museofotografiacontemporanea.org<br />
Catalogo in formato video realizzato<br />
da Meris Angioletti e Angelo Boriolo,<br />
con uno scritto <strong>di</strong> Paola Capriolo<br />
"È stato come incontrare qualcuno<br />
che conosco ma che non capisco<br />
del tutto". Responso insindacabile<br />
<strong>di</strong> Werner Herzog (Monaco,<br />
1942) all'indomani della visita alla<br />
propria mostra Segni <strong>di</strong> vita.<br />
Werner Herzog e il cinema. Come<br />
dargli torto? Ritrovarsi faccia a<br />
faccia col proprio io sconvolgerebbe<br />
chiunque, tanto da condurre<br />
alla pazzia (come insegna la parabola<br />
della Storia infinita), a meno<br />
che non si possieda una buona<br />
dose <strong>di</strong> fiducia in se stessi e coraggio<br />
da vendere. Che non mancano<br />
certo al regista tedesco, autore <strong>di</strong><br />
ben cinquantadue film tra corti,<br />
me<strong>di</strong>, lungometraggi e documentari<br />
a <strong>di</strong>r poco estremi, realizzati nel<br />
corso <strong>di</strong> quarantacinque anni <strong>di</strong><br />
attività, senza quasi mai programmare<br />
nulla. Perché "sono i progetti<br />
che vengono da me". Dunque, un<br />
personaggio e una carriera da<br />
celebrare con un omaggio-evento,<br />
pianificato per un anno e mezzo<br />
dallo stesso Herzog col Museo<br />
Nazionale del Cinema <strong>di</strong> Torino e<br />
reso attraverso articolate proposte.<br />
Innanzitutto, la retrospettiva<br />
completa <strong>di</strong> tutti i suoi film (trentacinque<br />
dei quali ristampati per l'occasione<br />
dall'istituzione torinese, a<br />
partire dai negativi originali). Poi<br />
un cine-concerto, un laboratorio <strong>di</strong><br />
cinema e scrittura <strong>di</strong> due giorni<br />
<strong>di</strong>retto dal regista presso la<br />
Scuola Holden. Senza <strong>di</strong>menticare<br />
l'ampia monografia-intervista, per<br />
nulla biografica o cronologica, realizzata<br />
da Grazia Paganelli, che ha<br />
saputo entrare nel vivo della sua<br />
poetica. Infine, la mostra alla<br />
Sandretto, sezionata per l'occasione<br />
in un<strong>di</strong>ci salette cinematografiche<br />
per accogliere altrettante<br />
videoinstallazioni de<strong>di</strong>cate ad<br />
aspetti e momenti della sua vita e<br />
opera. Oltre a tutti quei materiali<br />
fotografici - foto <strong>di</strong> scena, con l'aggiunta<br />
<strong>di</strong> scatti della moglie Lena<br />
sul set <strong>di</strong> Rescue Dawn (2006) -<br />
che costituiscono l'archivio della<br />
sua omonima casa <strong>di</strong> produzione.<br />
L'allestimento segue un percorso<br />
scan<strong>di</strong>to per gra<strong>di</strong> successivi <strong>di</strong><br />
complessità ed è pertanto funzionale<br />
a condurre lo spettatore-visitatore<br />
al cospetto della "verità<br />
estatica" herzoghiana. Proprio la<br />
ricerca dell'estasi è la chiave per<br />
decifrare al meglio gran parte dei<br />
suoi film, sempre in bilico tra finzione,<br />
documentario e video d'artista.<br />
[... continua a pag. 84]<br />
[clau<strong>di</strong>a giraud]<br />
Fondazione Sandretto Re<br />
Rebaudengo<br />
Segni <strong>di</strong> vita.<br />
Werner Herzog e il cinema<br />
a cura <strong>di</strong> Alberto Barbera, Stefano<br />
Boni e Grazia Paganelli<br />
via modane, 16 (borgo san paolo)<br />
Tel 011 3797600 Fax 011 19831601<br />
info@fondsrr.org<br />
www.fondsrr.org