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n. 02/20febbraio<strong>2018</strong>, pag. 14<br />

LA RIFLESSIONE<br />

di DON COSIMO SCORDATO<br />

www.diocesimazara.it<br />

POLITICA E BISOGNI<br />

Necessariorimuovere<br />

le sperequazioni<br />

sociali<br />

Chiediamo scusa fin dall’inizio<br />

perché ci permettiamo di leggere<br />

(non senza una qualche forzatura<br />

esegetica) la scandalosa situazione siciliana<br />

(i cosiddetti stipendi d’oro dell’assemblea<br />

regionale) alla luce della<br />

parabola di lazzaro e del ricco epulone;<br />

ci sembra, però, il modo più semplice<br />

per cogliere la situazione contraddittoria,<br />

alla quale siamo costretti ad assistere<br />

e alla quale vorremo reagire<br />

cristianamente e civilmente. infatti, da<br />

un lato, vediamo il ricco epulone, che<br />

guarda soltanto se stesso e i suoi bisogni,<br />

che crescono quanto più vengono<br />

realizzati; dall’altro lato, vediamo il povero<br />

lazzaro, che si trova a vivere delle<br />

briciole di un banchetto, carezzato soltanto<br />

dalla vicinanza di un cane.<br />

Ebbene, pensando all’assemblea regionale<br />

siciliana da un lato, abbiamo visto<br />

crescere gli stipendi in maniera smisurata,<br />

col sostegno di un regolamento<br />

fatto apposta; dall’altro lato, vediamo<br />

tanta povera gente, che vive tra stenti e<br />

deprivazioni e qualche volta ha anche<br />

difficoltà a sopravvivere; pensiamo ai<br />

senza lavoro, ai senza casa, ai diversi<br />

emarginati. la contraddizione si fa ancora<br />

più palese se teniamo presente che<br />

la sicilia, secondo le ultime statistiche,<br />

è stata dichiarata l’ultima delle regioni<br />

a livello europeo, mentre gli stipendi<br />

dell’assemblea (agganciati a quelli del<br />

senato) sono diventati i più alti a livello<br />

europeo (stipendio, diaria esentasse,<br />

irpef dimezzata, indennità e benefit a<br />

non finire!), riuscendo a superare anche<br />

quello del Presidente della repubblica!<br />

Se nel passato si è potuto pensare che<br />

la povertà e la ricchezza fossero considerati<br />

come fatti naturali, da secoli<br />

siamo ormai consapevoli che esse<br />

hanno cause e responsabilità ben precise<br />

sul piano sociale, culturale ed economico;<br />

esse sono riconducibili a<br />

egoismi di singoli, di classi o di caste,<br />

che possono mascherarsi anche con<br />

leggi o regole sbagliate o con uno scorretto<br />

funzionamento delle legalità.<br />

compito della politica è rimuovere le<br />

cause delle sperequazioni sociali promuovendo<br />

leggi volte a favorire occasioni<br />

di sviluppo e di benessere per<br />

tutti; in questo contesto, il riferimento<br />

alla parabola diventa una denunzia permanente<br />

dell’assurdità di una tavola imbandita,<br />

nella quale c’è uno sazio e uno<br />

digiuno; uno seduto alla mensa e l’altro<br />

ai piedi di essa; ma, u saziu nun può capiri<br />

u riunu!<br />

Il riferimento alla parabola, però, non<br />

è per mantenere lo status quo o per rinviare<br />

il tutto al giudizio finale di dio;<br />

piuttosto ha il compito di anticipare fin<br />

da adesso il giudizio di dio, portando<br />

all’evidenza, da un lato, l’insostenibilità<br />

di detta situazione di clamorosa sperequazione;<br />

dall’altro lato, la prospettiva<br />

positiva che la mensa vada imbandita<br />

per tutti perché tutti devono stare intorno<br />

ad essa; solo quanto più condivisa,<br />

essa diventa più bella e possiamo<br />

fare veramente festa!

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