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Arcobaleno 02/2018

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La parabola di Buzz Lightyear<br />

Il noto protagonista del film d’animazione “Toy Story” e la lezione sull’umiltà.<br />

“L’uomo superbo guarda tutti e tutto dall’alto in basso.<br />

E se guardi in basso non puoi vedere qualcosa che sta sopra di te”<br />

(Carl Lewis)<br />

Alzi la mano senza vergogna chi, anche<br />

superata la fase dell’infanzia,<br />

ha piacere di vedere, magari condividendo<br />

con la famiglia, i bellissimi film<br />

d’animazione, o cartoni animati, moderni.<br />

Ebbene, seduto in salotto, tra un popcorn<br />

ed una bibita gassata (diventata analcolica<br />

e light con l’età!) si comincia a riflettere<br />

su quello che si guarda, accendendo involontariamente<br />

dei collegamenti<br />

mentali che somigliano a voli<br />

pindarici.<br />

E così capita che, guardando<br />

Toy Story, colpisca<br />

particolamente uno dei<br />

giocattoli protagonisti, simulacro<br />

di un’astronauta,<br />

che con fare goliardico<br />

ed impudente esordisce<br />

sulla scena al grido di<br />

“verso l’infinito ed oltre!”<br />

senza risparmiare<br />

un certo sbeffeggiamento,<br />

arrogante, degli<br />

altri giocattoli. Buzz<br />

Lightyear, questo il nome del<br />

cosmonauta, rimarca con orgoglio<br />

il suo essere progredito<br />

e tecnologico, il cui destino<br />

roboante lo ha incaricato<br />

niente meno che di salvare<br />

il mondo.<br />

Ma, si sa, le storie non<br />

sempre vanno come ci si<br />

aspetta: presto il colorato<br />

pupazzetto deve<br />

fare i conti con i<br />

suoi limiti di giocattolo,<br />

acquisendone<br />

gradualmente<br />

e dolorosamente consapevolezza.<br />

Ed è proprio allora che, strana la vita, viene<br />

fuori tutta la forza e l’impeto del personaggio<br />

che, solo rivelandosi il giocattolo<br />

qual è, riesce a salvare la situazione. Umiltà<br />

passa per umiliazione ha detto qualche<br />

tempo fa Papa Francesco, e così la storia<br />

di Buzz Lightyear assume i connotati di<br />

una Parabola, affrontando un argomento<br />

che, di questi tempi, sembra essere anche<br />

imbarazzante. Il prototipo dell’uomo<br />

moderno, infatti, assomiglia più ad<br />

una famosa pubblicità, quella del<br />

profumo e delle finestre in cui<br />

un “macho nostrano” si<br />

trasformava in “colui che<br />

non deve chiedere mai”<br />

risultando, perlomeno al<br />

sottoscritto, dotato di<br />

un’irritante spocchia.<br />

Eppure, sono convinto,<br />

se la pubblicità<br />

avesse avuto<br />

un seguito, magari<br />

una situazione<br />

imbarazzante per<br />

il suddetto ominide,<br />

avremmo potuto conoscere il<br />

suo lato vero, la sua umanità<br />

mescolata di punti forti e debolezze<br />

e, probabilmente, lo avremmo<br />

trovato anche simpatico. Di questo<br />

argomento, della doppia faccia<br />

di ognuno, parlava già Anna Frank<br />

nel suo diario, descrivendo a Kitty<br />

la sua “maschera dell’apparire” e<br />

rivelando la necessità di mantenere<br />

degli atteggiamenti<br />

innaturalmente estroversi<br />

per ottenere l’approvazione<br />

dei suoi amici, in un’eterna<br />

scelta tra essere umili e ap-

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