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La parabola di Buzz Lightyear<br />
Il noto protagonista del film d’animazione “Toy Story” e la lezione sull’umiltà.<br />
“L’uomo superbo guarda tutti e tutto dall’alto in basso.<br />
E se guardi in basso non puoi vedere qualcosa che sta sopra di te”<br />
(Carl Lewis)<br />
Alzi la mano senza vergogna chi, anche<br />
superata la fase dell’infanzia,<br />
ha piacere di vedere, magari condividendo<br />
con la famiglia, i bellissimi film<br />
d’animazione, o cartoni animati, moderni.<br />
Ebbene, seduto in salotto, tra un popcorn<br />
ed una bibita gassata (diventata analcolica<br />
e light con l’età!) si comincia a riflettere<br />
su quello che si guarda, accendendo involontariamente<br />
dei collegamenti<br />
mentali che somigliano a voli<br />
pindarici.<br />
E così capita che, guardando<br />
Toy Story, colpisca<br />
particolamente uno dei<br />
giocattoli protagonisti, simulacro<br />
di un’astronauta,<br />
che con fare goliardico<br />
ed impudente esordisce<br />
sulla scena al grido di<br />
“verso l’infinito ed oltre!”<br />
senza risparmiare<br />
un certo sbeffeggiamento,<br />
arrogante, degli<br />
altri giocattoli. Buzz<br />
Lightyear, questo il nome del<br />
cosmonauta, rimarca con orgoglio<br />
il suo essere progredito<br />
e tecnologico, il cui destino<br />
roboante lo ha incaricato<br />
niente meno che di salvare<br />
il mondo.<br />
Ma, si sa, le storie non<br />
sempre vanno come ci si<br />
aspetta: presto il colorato<br />
pupazzetto deve<br />
fare i conti con i<br />
suoi limiti di giocattolo,<br />
acquisendone<br />
gradualmente<br />
e dolorosamente consapevolezza.<br />
Ed è proprio allora che, strana la vita, viene<br />
fuori tutta la forza e l’impeto del personaggio<br />
che, solo rivelandosi il giocattolo<br />
qual è, riesce a salvare la situazione. Umiltà<br />
passa per umiliazione ha detto qualche<br />
tempo fa Papa Francesco, e così la storia<br />
di Buzz Lightyear assume i connotati di<br />
una Parabola, affrontando un argomento<br />
che, di questi tempi, sembra essere anche<br />
imbarazzante. Il prototipo dell’uomo<br />
moderno, infatti, assomiglia più ad<br />
una famosa pubblicità, quella del<br />
profumo e delle finestre in cui<br />
un “macho nostrano” si<br />
trasformava in “colui che<br />
non deve chiedere mai”<br />
risultando, perlomeno al<br />
sottoscritto, dotato di<br />
un’irritante spocchia.<br />
Eppure, sono convinto,<br />
se la pubblicità<br />
avesse avuto<br />
un seguito, magari<br />
una situazione<br />
imbarazzante per<br />
il suddetto ominide,<br />
avremmo potuto conoscere il<br />
suo lato vero, la sua umanità<br />
mescolata di punti forti e debolezze<br />
e, probabilmente, lo avremmo<br />
trovato anche simpatico. Di questo<br />
argomento, della doppia faccia<br />
di ognuno, parlava già Anna Frank<br />
nel suo diario, descrivendo a Kitty<br />
la sua “maschera dell’apparire” e<br />
rivelando la necessità di mantenere<br />
degli atteggiamenti<br />
innaturalmente estroversi<br />
per ottenere l’approvazione<br />
dei suoi amici, in un’eterna<br />
scelta tra essere umili e ap-