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LNS Novembre 2019

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14<br />

amarcord<br />

▲<br />

la rivoluzione dei Beatles<br />

di quasi mezzo secolo dopo.<br />

Non è dato sapere sino a<br />

quanto il padre approvò la<br />

sua scelta artistica (anche se<br />

in parte dovuta alle proprie<br />

passioni musicali) ed i numerosi<br />

conflitti che ne caratterizzarono<br />

il rapporto (sia<br />

pure sempre cementato, nel<br />

figlio, dall’idolatria per l’intaccabile<br />

figura mitica del<br />

padre), forse possono dire<br />

qualcosa in proposito ma<br />

anche Ghigo, come Giovanni,<br />

aveva i cosiddetti e quindi,<br />

sinchè potè, proseguì la<br />

sua strada sicuro, animando<br />

per un decennio l’anzidetta<br />

via Mati ma anche località<br />

di grido come Abetone e la<br />

francese Megeve, nell’Alta<br />

Savoia.<br />

Solo nel 1958, ormai sposato<br />

e con prole, al ritorno da<br />

un tour trovò sulla tavola un<br />

biglietto paterno che, ricordandogli<br />

come una nota<br />

agenzia marittima di città<br />

l’attendesse il giorno dopo<br />

per assumerlo, lo invitava a<br />

smettere di fare il giramondo<br />

per dedicarsi alla famiglia<br />

(che Ghigo si era fatto<br />

sposando nel 1945 Oretta<br />

Taccini, di 3 anni più giovane,<br />

ed ottenendone Laura nel<br />

1946 e Massimo nel 1953).<br />

Allora non si discutevano i<br />

consigli dei genitori ed il<br />

dado fu tratto chiudendo una<br />

carriera di grande prestigio<br />

artistico per aprirne un’altra<br />

non meno significativa nel<br />

mondo lavorativo se è vero,<br />

com’è vero, che alla fine<br />

degli anni cinquanta fondò la<br />

Compagnia Portuali Misuratori<br />

di Livorno (primo esempio<br />

in Italia, poi copiato dappertutto)<br />

ove rimase Console<br />

sino alla pensione del<br />

1988 dopo l’inglobamento<br />

della struttura nei Portuali di<br />

Piccini.<br />

Ma cos’era quel tendone in<br />

via Mati? Se siete curiosi<br />

▲<br />

1941: Ghigo con il padre Giovanni<br />

come me quando ne ho sentito<br />

parlare per la prima volta,<br />

ascoltate.<br />

Dopo l’arrivo in Italia centrale<br />

collo sbarco ad Anzio<br />

il 22 gennaio 1944, le truppe<br />

statunitensi iniziarono la risalita<br />

dello stivale e giunsero<br />

ben presto anche a Livorno<br />

ove la V Armata entrò il<br />

19 luglio: la città risultò la<br />

maggiormente minata in Italia<br />

e quindi gli interventi di<br />

messa in sicurezza e di riattamento<br />

delle strutture portuali<br />

pesantemente bombardate<br />

richiedettero ingenti risorse<br />

colla creazione di molti<br />

depositi nella pineta di Tombolo<br />

che sopravvissero fino<br />

al 31 dicembre 1947 (Camp<br />

Darby nacque nel 1951).<br />

A Livorno, in via Micali venne<br />

installata una sede della<br />

Red Cross (Croce Rossa)<br />

che presto organizzò anche<br />

qualche festa danzante: il<br />

successo fu tale da richiedere<br />

maggior spazio e fu<br />

così che il pittore Giovanni<br />

Lomi si sentì chieder l’uso<br />

di un ampio campo vicino a<br />

casa sua (nell’area attualmente<br />

occupata dai condo-<br />

Via Tommaso Mati parzialmente distrutta dai bombardamenti. In primo<br />

piano la casa Lomi alla sinistra della quale nel 1949 sorse lo Sci 13.<br />

1953: Oretta e Ghigo con i figli Laura e Massimo.<br />

mini di via Tommaso Mati<br />

18) ove, sino ad allora, avevano<br />

giocato a pallone i ragazzi<br />

che lo chiamavano il<br />

Campo del Macelloni.<br />

Ottenuto l’assenso, i militari<br />

vi realizzarono una specie di<br />

circo circondato da strutture<br />

perimetrali in legno, suddivise<br />

in stanzette (per i bagni,<br />

il bar ed il guardaroba),<br />

e copertura centrale con un<br />

enorme tendone a punta, ottenendone<br />

un locale coperto<br />

di circa 400 mq ben illuminato<br />

e capace di ospitare sino<br />

a 400 persone.<br />

Purtroppo, non restano foto<br />

del tendone e dell’insegna<br />

dello Sci 13, ma la figlia di<br />

Ghigo, Laura, li rammenta<br />

come una struttura suggestiva<br />

dall’esterno, con un cancello<br />

tipo saloon. Tutte le<br />

sere vi si svolgevano feste<br />

danzanti con musica registrata<br />

e la cosa finì solo nel<br />

1945, quando il grosso delle<br />

truppe statunitensi se andò:<br />

come pagamento, al pittore<br />

restò la struttura.<br />

Cosa farne? Fu il giovane<br />

Ghigo, già esperto autodidatta<br />

pianistico, memore<br />

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